LABIRINTO

 

(Due parti)

di

Alfredo Balducci

 

Via Marsala, 11

20121 Milano

Tel.: 02.65.97.585

 

 

PERSONAGGI:

 

- Eva

- Sig

 

 

 

LA SCENA

 

Interno di un capannone accanto a una linea ferroviaria. Di fronte un'ampia vetrata che dà sul binario; la porta d'entrata è un po' a destra. Al proscenio si suppone che si trovi un'altra vetrata. Al centro un tavolino e tre o quattro sedie. Sul pavimento, qua e là, recipienti vuoti, cartacce e altri oggetti abbandonati.

L'azione si svolge in tempo reale.

 

 

Parte prima

 

All'alzarsi del sipario Eva è in scena e si sta guardando intorno. Ad un tratto il suo sguardo si fissa alla vetrata del proscenio. Si ode il rumore di un'auto che si avvicina e si ferma, poi rumore di lamiere smosse e di imprecazioni. La donna arretra e si schiaccia contro la parete. La porta si spalanca ed entra Sig che si precipita sui recipienti in scena, li esamina, li rovescia, li prende a calci.

SIG - (gridando) Nulla!... nulla!... vuoti anche questi... non c'è una goccia d'acqua... una schifosa goccia d'acqua!... e ora?!... e ora?!... (dà un pugno sul tavolo, poi prende a camminare a grandi passi. Si accorge della donna e si ferma davanti a lei)... c'è anche lei?... Non l'avevo vista entrando... (dà un calcio rabbioso a un recipiente; subito dopo guarda verso Eva)... mi scusi... (riprende a camminare; guarda la donna che non s'è ancora mossa).... non s'impressioni per i modi... non è neanche mia abitudine... ma questo maledetto destino!... (ancora un gesto di rabbia)... proprio ora!... scusi... non abbia paura... ma se fosse capitato anche a lei... trovarsi qui senza un goccio d'acqua!... Lei non ha visto dell'acqua da qualche parte?... No, è inutile, lo so... non esiste acqua qui intorno... che cosa può esserci mai fra queste pietre?... Uno schifoso deserto di pietre, maledizione!... (cammina ancora; si ferma) Guardi che non è per me l'acqua... non farei tante storie... è per la macchina... una maledetta vite allentata e il radiatore che si vuota... proprio qui, dove non c'è una lurida goccia d'acqua!... (solleva il pugno).... lo so che non serve... ma proprio adesso doveva capitare?!... Ero sulla pista quando me ne sono accorto, ma ormai era troppo tardi... ho visto il sentiero e questa baracca accanto al binario, e ho detto: chissà?... Così sono uscito dalla pista e ho bruciato l'ultima goccia per arrivare qui... qui, maledizione!... e ora cosa faccio?... Vado a chiedere soccorso a qualche macchina che passa?... Ma se dalla città a qui non ne ho vista una di macchina... non ci passa nessuno da quella pista maledetta… lei come c'è arrivata fin qui?… (aspetta un attimo la risposta)… mi domanderà perché ci sono capitato io… si domandi come può capitarci un idiota!... avevo visto sulla carta che potevo risparmiare qualche chilometro, avevo fretta di arrivare e ho detto: "una strada secondaria, perché no?".... e chi lo sapeva che avrei trovato un deserto di pietre?... quando me ne sono accorto, ho detto: "finirà"… e anche quando non finisce, indietro non si torna più... tanto "che cosa può capitare?"... c'è la benzina, l’olio, la ruota di scorta... che cosa dovrebbe capitare, eh?… l’acqua!… quella stramaledetta vite allentata!… (altro calcio a un recipiente)… mi sto comportando come un pazzo... lei è qui con i suoi pensieri, con i suoi problemi e arriva un energumeno a imprecare... perdoni... mi sto calmando, vede?... Tanto è finita per me... finita in questa lurida baracca!... (trattiene un gesto di rabbia)... ho promesso di star calmo, stia tranquilla... tanto non c'è piú niente da fare... calmo, calmissimo... so stare al gioco, cosa crede... anche se è uno sporco gioco bastardo!... ora sono calmo... è più tranquilla anche lei, vero?... Adesso le dico qualcosa che la rassicurerà completamente. Sa dove stavo andando? All'aeroporto a incontrare una persona che deve partire... anzi... (guarda l'orologio)... sta partendo in questo momento... addio!... tutto finito!... anche se avessi un fiume a disposizione, sarebbe troppo tardi lo stesso... è andata così... ora mi metterò proprio tranquillo... qui, seduto... (siede)... ecco, possiamo parlare di altre cose... di lei, per esempio, di come ha fatto a capitare fin qui.... (aspetta un attimo la risposta)... non vuol dirmelo?... Già, che sbadato! non mi sono neanche presentato... (si alza)... io mi chiamo... (accenna all'inizio di un inchino, ma si arresta)... non rida, però, la prego... mi chiamo Sigismondo... "non è possibile" lei dice?... È possibilissimo... prenda il caso di un padre che va a teatro a vedere «La vita è un sogno» di Calderon De La Barca, ne rimane impressionato e decide di dare il nome del protagonista al figlioletto che sta per nascere... ecco Sigismondo... Sig, per tutti quelli che vogliono aiutarmi a dimenticare il torto subito...

EVA - (davanti alla vetrata di fondo, finora non ha rivolto a Sig che rapide occhiate) Non ho visto acqua qui intorno...

SIG - (sorpreso nel sentire la voce della donna) Acqua?!... Non me ne ricordavo neanche... e chi ci pensava più all'acqua?!... Grazie, comunque, anche se dell'acqua adesso non so più cosa farmene.

EVA - ... però, oltre i binari, da quella parte... (indica)... ci sono degli avvallamenti dove può essere rimasta dell'acqua piovana.

SIG - Lei dice che... ?!

(Sig si precipita fuori della porta. Eva lo guarda allontanarsi attraverso la vetrata, poi esce anche lei. Quando rientra è smarrita e impaurita: muove qualche passo intorno, quasi a cercare una via d'uscita. Vede dalla vetrata che Sig sta tornando e si schiaccia contro la parete. Sig, entrando, non si accorge subito di lei).

SIG - Polvere e sassi, non c'è altro là fuori... acqua piovana, diceva?... E quando mai è piovuto da queste parti? io dico che non è mai successo, a memoria d'uomo. E poi, anche se si mettesse a piovere, quanto potrebbe durare la pioggia sul terreno? Sono bocche assetate queste pietre... (guarda la donna)... che fa ancora là in piedi?... Venga a sedersi... vedo che è inquieta... non avrà ancora paura di me...?

EVA - Non è nulla... (si avvicina a una sedia)

SIG - Non c'è più motivo di essere spaventata... ormai sono calmo, vede?... (va davanti alla porta che è rimasta aperta)... Sta arrivando l’ora piú calda della giornata... fuori non si respira più.... vampate di calore che sembrano venire da un incendio. Qui dentro si resiste perché è costruita con materiale isolante, questa baracca. (chiude la porta e s'avvicina a Eva)... Che cos'è successo, non può dirmelo?

EVA - Non è nulla.

SIG - Sì, capisco: l'ho distolta dai suoi pensieri, arrivando qui... ma non è stata colpa mia... Lo sa anche lei, perché prima, quando mi ha parlato dell'acqua piovana, ho sentito come un lampo di socievolezza... mi sbaglio?

EVA - Non so.

SIG - Ora tutto è come prima: lo sguardo è tornato a riempirsi di tristezza. Vorrei fare qualcosa per lei.

EVA - Non c’è nulla da fare.

SIG - Perché non proviamo? Per esempio, potrebbe incominciare a dirmi come ha fatto a capitare in questa desolazione. Non è curiosità la mia... penso che di lì si possa risalire al male di dentro. Non ci si confessa con uno sconosciuto? E invece uno sconosciuto è la persona più adatta per potersi sfogare. Lo sa che c'è chi fa un numero di telefono a caso e racconta i suoi guai al primo che risponde? Allora, non vuol dirmi nulla?

EVA - Non ho niente da dire.

SIG - D'accordo: non mi dica niente di lei; tutto può funzionare lo stesso. Non voglio saper nulla di prima: si parte di qui; faccia andar via lo spavento che c'è nei suoi occhi, però. Io le ho detto il mio nome; posso sapere il suo?

EVA - Eva.

SIG - E’ un ottimo inizio. Ora incominceremo a parlare della prima cosa che ci viene in testa...

EVA - (all'improvviso) Zitto!.. (alcuni istanti di silenzio).... non ha sentito un fischio?

SIG - Il grido di un uccello mi è sembrato.

EVA - Non era il fischio del treno?

SIG - No, quello è da escludere. Il treno di qui passa esattamente alle... (si arresta improvvisamente e guarda Eva)... non lo so a che ora passa il treno.

EVA - Non lo sa?

SIG - No... ma che c'entra?

EVA - Nulla. (si alza e si allontana)

SIG - Che cosa c'entra il treno, vuole spiegarmelo? Non è mica una stazione ferroviaria questa. E perché dovevano farla qui una stazione, scusi? A chi poteva servire? Non c'è una casa, non c’è nulla qui: polvere, pietre e basta... (come per rispondere a una domanda).... questo capannone? L'avranno tirato su quando hanno costruito la ferrovia... per gli operai, forse, o per i materiali... ora non serve piú a nessuno... o meglio: serve a noi per ripararci dal caldo. Che peccato che qui non ci sia una fermata... sarebbe bello saltare sul treno, e arrivederci... Invece dovremo aspettare che passi il caldo, poi, piano, piano, tornare sulla pista e avviarci verso la città. Se abbiamo fortuna, può capitare anche una macchina a tirarci su, ma è meglio non farsi illusioni: ci sono venti chilometri per arrivare in città e dovremo farceli tutti a piedi... sempre meglio che andare verso l'aeroporto dove di chilometri ce ne sono una quarantina… (lieve pausa).... sa cosa faccio adesso? Vado in macchina a prendere la radio: un po' di musica ci aiuterà a passare il tempo.

(Sig esce. Eva è in stato di agitazione, incerta sulla decisione da prendere. Sig rientra senza radio.)

SIG - (con freddezza, senza guardare in viso la donna) Mi restituisca la mia rivoltella.

EVA - Che?...

SIG - La mia rivoltella... era sul sedile accanto al posto di guida... la rivoglio.

EVA - Ma io non...

SIG - (con fermezza) L'ha presa lei, quando sono andato a cercare l'acqua... è uscita dopo di me.

EVA - Sì, sono uscita e...

SIG - (interrompendola)... s’è avvicinata all'auto e ha preso la mia rivoltella sul sedile.

EVA -·(risentita) Ma come...?!

SIG - Sono sicuro. La tiri fuori... subito... (si avvicina alla borsetta di Eva su una sedia)... è qui dentro?

EVA - (corre a proteggere la borsa) Qui non c’è nulla!

SIG - (la prende per un polso) Dove, allora?

EVA - Mi fa male... mi lasci!...

SIG - Dov'è?

EVA - (con una smorfia di dolore) ...E’ sulla sua auto, sotto il sedile...

SIG - Andiamo a prenderla.

(Sig trascina fuori la donna. Rientrano tutti e due poco dopo, prima Eva, poi Sig.)

SIG - Fa ancora male il polso?... perdoni la violenza, ma ero preoccupato per lei: la rivoltella era carica, poteva farsi del male.

(Una pausa.)

EVA - Devo darle una spiegazione.

SIG - Non importa, ormai... ma se lei crede...

EVA - Lo sportello della macchina era aperto... c’era anche una carta stradale sul sedile... la rivoltella è scivolata giù mentre prendevo la carta... volevo raccoglierla, ma lei stava tornando e non mi piaceva farmi trovare lì.

SIG - Se l’avessi saputo non avrei fatto tante storie, ma ero preoccupato per lei, gliel’ho detto. La tengo sempre a portata di mano, la rivoltella, quando vado in posti isolati come questi… (Eva prende la borsetta come per andarsene)… beh, e adesso cosa fa?

EVA - Me ne vado.

SIG - Ma cosa dice… è diventata pazza?! non ha sentito l’aria là fuori?

EVA - E allora?

SIG - Le sembra il caso di andarsene? Lasci sfogare il caldo, prima.

EVA - (avviandosi verso la porta) Ho deciso così.

SIG - (trattenendola con la mano) Eh, no, non può rispondere in questo modo: bisogna essere ragionevoli. Non può mettersi in viaggio adesso. Quanta strada pensa di fare prima di cascare svenuta?

EVA - Voglio andarmene.

SIG - Sì, ho capito, è per la faccenda di prima. C’è rimasta male, lo so, ma non deve più pensarci. Io sono stato volgare e violento, e le domando perdono; ma l’arma era carica e ho avuto paura per lei, glielo giuro.

EVA - Mi lasci andare.

SIG - Non può, lo capisce?… non può andarsene. Se proprio ha deciso di uccidersi, le posso dare la rivoltella e insegnarle a sparare, se non lo sa... ma lasciarla andar fuori a farsi schiantare da questo sole omicida, questo no! (Eva cerca di superare Sig)... la supplico, rimanga qui ancora un po'... da queste parti, me l'hanno assicurato, se il caldo sale in fretta, altrettanto in fretta viene il fresco... e la notte sembra che faccia addirittura freddo...

EVA. Mi lasci passare!

SIG - (violento) Ho detto di no!

EVA - (fa un passo indietro; con un filo di ironia) E tutte queste premure sono per la mia persona?

SIG - E per chi, se no?

EVA - Può risparmiarsele: da me non ha niente da temere.

SIG - Che cosa significa?

EVA - Significa che può lasciarmi andare tranquillamente: io non so nulla e non ho visto nulla.

SIG - Ah, questa poi!.. E che cosa avrebbe dovuto vedere? (Eva gli volta le spalle).... Sono proprio curioso di saperlo... via, non mi tenga sulle spine... che cosa dovrei temere da lei?... È forse per la faccenda della rivoltella?... Ma io ho un regolare porto d'armi. No, non può essere per quello... per che cosa, allora? Non creda di cavarsela cosi facilmente: io ho diritto a delle spiegazioni, lo capisce anche lei, no? Non si possono dire cose così gravi e poi chiudersi nel mutismo... io devo saperlo che cosa dovrei temere da lei e che cosa lei avrebbe visto.

EVA - Ho detto proprio il contrario: non deve temere niente e non ho visto nulla.

SIG - Oh, senta, non mi piacciono i giochi di parola e nemmeno gli indovinelli! (breve pausa; con dolcezza)... La prego, non mi tenga più in questo dubbio... ha detto di chiamarsi Eva, vero?... E allora, Eva, mi dica tutto quello che ha pensato di me... forse si tratta dl un equivoco che posso chiarire con una sola parola... la supplico... (uno scatto di rabbia)... Oh, al diavolo! Lei mi ha gettato in faccia un'accusa e deve essere in grado di sostenerla, ha capito?! (ci ripensa; ancora dolcemente).... Non così, mi scusi... che diritto ho di assalirla in questo modo?...

EVA - Mi lasci andar via.

SIG - Questo no!... Avrei troppo rimorso a saperla nella canicola sulla pista, magari in attesa di un’auto che non passa. Quando l'aria tornerà respirabile verro anch'io con lei... manderò qualcuno dalla città a prendere la macchina... e poi, non si illuda di andarsene prima di avere risposto alle mie domande... anche se nemmeno io mi illudo di riceverle presto queste risposte... non è troppo in vena di confidenze, mi sembra... non mi ha ancora detto, per esempio, come ha fatto a capitare qui... ma questa forse è una sua faccenda privata e non vuole che io ci ficchi il naso; d'accordo... ma per il resto, quelle risposte le pretendo. (Eva è tornata a sedere) Vedo che ha rinunciato ai suoi tentativi di andarsene: è molto ragionevole da parte sua... (una pausa di riflessione)... Dunque, "Io non devo temere niente perché lei non ha visto nulla"... Lo sa che è un bel rompicapo? Più ci penso e più non lo capisco. Lei ha letto nei miei occhi un delitto che non sapevo di avere commesso... no, non mi dica ancora nulla... anche se non riesco ad arrivarci da solo, è bello far lavorare il cervello... è persino appassionante: un’atmosfera kafkiana in piena regola: mi si accusa di una colpa di cui non so nulla. Ma neppure la colpa viene definita: sono un colpevole e basta... Forse, perché è sufficiente scavare dentro di noi e qualcosa viene fuori, sempre... sconosciuta o palese, una colpa ce la portiamo sempre addosso: nessuno è innocente... nessuno!... Ma sì, che ingenuo a non averci pensato! È il fatto stesso di essere vivi che ci spinge nel gruppo dei colpevoli!... e lei non mi tradirà, non denuncerà a nessuno la mia presenza, l'esistenza di un Sigismondo, - Sig per gli amici - nella schiera degli umani. Io cercherò di non farmi notare, glielo prometto, mi faro piccolo, piccolo, camminerò in punta di piedi, non lascerò la più piccola traccia del mio passaggio, in modo che nessuno, dico nessuno, potrà accorgersi di qualcosa. Grazie per la sua generosità... lei non mi ha visto e io non ho niente da temere: sarò capace anche questa volta di sfuggire al giudizio… perché questo è il tribunale supremo... e fuori c’è l'inferno già pronto!... (corre ad aprire la porta)… sente?!

EVA - È stato quando è andato a cercare l'acqua...

SIG - E chi l'avrebbe mai detto?! Mi ero sforzato di rendere la mia uscita innocente, avevo simulato la più assoluta naturalezza, e invece mi sono tradito...

EVA - ... Quando mi sono avvicinata all'auto e ho visto la carta sul sedile...

SIG - La carta stradale?

EVA - C'era una freccia in rosso, e segnava proprio il posto in cui ci troviamo.

SIG - L'ho fatta io quella freccia, quando mi sono fermato senz'acqua sulla pista.

EVA - C'era un percorso segnato sulla carta... partiva dalla città e finiva qui, come un punto da raggiungere.

SIG - Cioè, secondo lei, non mi troverei qui per caso, ma per una scelta precisa?

EVA - C'era anche un giornale sul sedile, un giornale di un mese fa... è stata la chiave di tutto...

SIG - Quale giornale?

EVA - ... Era spalancato... i titoli erano bene in vista... non avrebbe dovuto lasciarlo lì.

SIG - I titoli del giornale?… ah, no, bisogna che lo veda subito, a costo di morire bruciato… (spalanca la porta ed esce. Rientra subito dopo con un giornale)... E’ questo, vero?... vediamo i titoli, era aperto su questa pagina... «Crollo alla borsa»... (sposta gli occhi su Eva per cogliere un segno di assenso).... no... "Si aggrava la situazione in Medio - Oríente"... no... "Il problema del fabbisogno energetico"… nemmeno… "Rapina all'espresso Parígi - Marsiglia"... un momento, forse ci siamo... non è vero che ci siamo?... L'ho letto anch'io quell'articolo, ricordo benissimo: un colpo perfetto con tre soli uomini... due salgono sul treno a Parigi; durante il viaggio si trasferiscono nel vagone postale e, armi alla mano, immobilizzano tutti... poi, con calma, nel luogo stabilito in precedenza, scaricano dal treno in corsa i sacchi della posta. A terra c’è il complice che raccoglie i sacchi, li carica su un'auto e si dilegua... bello, vero?

EVA - Non avrebbe dovuto lasciar lì quel giornale...

SIG - Lei dice che...?

EVA - ... Accanto alla carta e alla rivoltella, soprattutto.

SIG - Allora lei avrebbe già deciso che...?

EVA - Vuole un'altra prova?

SIG - Sentiamo.

EVA - L'auto là fuori ha la targa della città, ma lei non conosce questi posti.

SIG - E questo cosa significa?

EVA - Che l'auto non è sua. Non è l’«a-b-c» del mestiere, del resto? Mai usare per lavoro l'auto personale. È tanto facile procurarsene un'altra.

SIG - E così, sarei stato smascherato?

EVA - Vuol farmi credere che non lo sapeva?

SIG - Io non sapevo niente.

EVA - Non faccia l'ingenuo. Perché mi avrebbe impedito di andarmene, allora?

SIG - L'ho fatto per...

EVA - (interrompendolo) Per il sole troppo violento, vero?

SIG - Per quello è stato.

EVA - ... o perché non si manda in giro una che ha capito tutto e non si sa quello che può fare?

SIG - Ora capisco perché io non devo temere niente, e perché lei non ha visto nulla.

EVA - C'è arrivato, finalmente!

SIG - La prontezza non è mai stata il mio forte.

EVA - Ma non le mancano altre qualità.

SIG - E quali?

EVA - La capacità di nascondersi sotto un aspetto rispettabile, per esempio.

SIG - Lei trova che...?

EVA - Un colpo del genere non è all'altezza di gente comune; ci vuole un'intelligenza superiore alla media, una certa cultura... un uomo come lei, insomma.

SIG - Ma ecco che, all'improvviso, viene fuori qualcuno che non si accontenta delle apparenze, ma scruta più a fondo.

EVA - Non è l'incidente a cui bisogna esser sempre preparati?

SIG - ... Come la vite allentata che ti blocca in mezzo a un deserto di pietre.

EVA - Ha già trovato una soluzione?

SIG - Una soluzione a che?

EVA - Ma come? Che ne fa dei sacchi che verranno scaraventati giù dal treno, se l'auto è inutilizzabile?

SIG - Stavo riflettendo, appunto.

EVA - Anch'io pensavo che... ma la sua idea sarà certo migliore.

SIG - Sentiamo la sua.

EVA - Pensavo alle buche che ci sono più avanti... in una di queste potrebbero essere nascosti i sacchi, e ricoperti di pietre... a nessuno potrebbe venire in mente di andarli a cercare là sotto...

SIG - (continuando) ....poi aspettare che si calmino le indagini e venirli a ricuperare.

EVA - Ci aveva pensato anche lei?!

SIG - Non c'era molto da scegliere, mi pare.

EVA - E per l'auto che rimane qui?

SIG - Qui non rimarrà che uno scheletro bruciacchiato.

EVA - Darà fuoco al serbatoio?

SIG - Per cancellare ogni traccia… il mestiere dice anche questo. A nessuno verrà in mente che quella poteva essere la macchina destinata a trasportare i sacchi.

EVA - Li cercheranno su altre auto, bloccheranno le strade.

SIG - È probabile. Emozionata?

EVA - Perché?

SIG - Trovarsi coinvolta in una rapina…

EVA - Io sono qui per caso.

SIG - Come è arrivata qui non lo so, perché non me l’ha ancora detto… ma so, invece, com'è entrata in questa operazione. Anzi, giacché ci siamo, mi racconti per bene come ha deciso di diventare mia complice.

EVA - Sua, cosa?

SIG - Complice: ha capito bene. Indiscutibilmente complice, dato che mi ha suggerito il modo di portare a termine l'azione.

EVA - Ma se c'era arrivato anche lei!

SIG - E che vuol dire? Il consiglio c'è stato.

EVA - Senta, io a questa faccenda non avrei neanche accennato, se lei non mi avesse costretta a restare qui.

SIG - … dove s’è affrettata a offrire la sua collaborazione.

EVA - (scrollando le spalle) Dica un po' quello che vuole.

SIG - Perché l'ha fatto? (aspetta la risposta)… non vuole rispondere? guardi che è una domanda seria… estremamente seria.

EVA - Cosa vuole che risponda?

SIG - Ci pensi bene, perché da questa risposta dipendono cose molto importanti.

EVA - Mi lasci in pace.

SIG - Perché l’ha fatto? Forse potrei dirglielo io.

EVA - Lo dica, allora, e la faccia finita.

SIG - Ha avuto paura di rimanere semplice spettatrice.

EVA - E se fosse?

SIG - Ha capito che qui si stava giocando una partita pericolosa, e che forse non sarebbero stati tollerati estranei…

EVA - Può darsi.

SIG - … e ha deciso di partecipare.

EVA - Se la chiama partecipazione…

SIG - Ma non ha pensato al dopo.

EVA - Quale dopo?

SIG - A quando avrò nascosto i sacchi: saremo in due a dividere il segreto.

EVA - Il segreto sarà soltanto suo. Io non vedo l’ora di dimenticare questa faccenda.

SIG - Crede che possa bastare?

EVA - Cosa vuol dire?

SIG - La vita mia e dei miei due compagni sul treno dipenderanno da quel segreto.

EVA - Le ho già detto che da me non ha niente da temere.

SIG - Via, non faccia l’ingenua! Chi potrebbe fidarsi di un’assicurazione del genere?

EVA - E’ la verità.

SIG - Non basta: trovi qualcosa di più convincente.

EVA - Ma come... la mia parola?!

SIG - Non basta.

EVA - Che cosa posso fare di più?

SIG - (dopo una lieve pausa) Nulla. Non vedo nulla che lei possa fare.

(Una pausa. Sig è davanti alla vetrata di fondo.)

EVA - Allora, che cosa ha deciso?

SIG - Non mi piace il termine: le decisioni nascono nel profondo, vengono da lontano.

EVA - Come vuol chiamarle quelle che deve prendere?

SIG - Conseguenze di fatti accaduti fuori dalla nostra volontà.

EVA - Come l'auto che dev'essere abbandonata perché è rimasta senz'acqua?

SIG - Vede che ha capito.

(Un'altra pausa.)

EVA - Quali conseguenze, allora?

SIG - È stata la paura a suggerirle di collaborare, e non è stato un buon suggerimento.

EVA - Come posso convincerla che non parlerò?

SIG - E i due sul treno, come farà a convincerli?

EVA - È fra lei e me la partita. Loro non c’entrano.

SIG - Si sbaglia; in questo momento, sul treno, si gioca anche la mia vita. Io qui devo giocare anche la loro.

EVA - Traduca in parole chiare: che cosa vuol dire? (attende una risposta)... Che cosa vuol fare di me?... risponda.

SIG - Non avrebbe dovuto farsi consigliare dalla paura.

EVA - Deve darmela una risposta!

SIG - E non vede che sto cercandola?!... Ma è tremendamente difficile... il sospetto si annida nell’ombra, la diffidenza alza i suoi muri.

EVA - Lei ha la mia parola: dovrebbe bastarle.

SIG - Una promessa strappata in queste condizioni, quale valore può avere?

EVA - Non le permetto...

SIG - (interrompendola) Ehilà!... piano con questi squilli di tromba... la parola data, le promesse, la propria coscienza...

EVA - Tutta roba che non conta niente per lei?

SIG - E che cosa conterà per lei, invece, quando la metterà di fronte al Dovere civico da compiere o alla Giustizia da far trionfare?

EVA - Ascolti bene quello che le dico: tutta questa faccenda è sua e dei suoi amici sul treno... io ne ho solo sentito parlare per caso, e mai, capisce, mai potrei servirmi di qualche notizia che, per caso, mi è arrivata all'orecchio... sarebbe come impossessarmi di ciò che non mi appartiene: un’autentica appropriazione indebita.

SIG - Insomma, ha orrore del furto?

EVA - E’ così.

SIG - Rubare non è poi cosi ripugnante, mi creda. Comunque, apprezzo il tentativo di spostare la linea della sua difesa, ma siamo al punto di prima.

EVA - Che cosa può darle fiducia, allora?

SIG - Non a me: a quei due sul treno deve domandarlo.

EVA - Non credo di aver niente per loro.

SIG - Continuiamo a pensarci: una soluzione può saltar fuori all'improvviso... c’è tempo per arrendersi.

EVA - Arrendersi a che cosa?

SIG - Continuiamo a pensarci.

EVA - Senta... esiste il modo di assicurare a lei e ai suoi amici tutte le possibili garanzie...

SIG - L'ha trovato, finalmente!

EVA - Lei vuole essere sicuro del mio silenzio, vero?

SIG - È quello il punto.

EVA - E allora mi porti con sé, dopo aver nascosto i sacchi... potrà controllarmi minuto per minuto, acquistare la certezza che io non la tradirò...

SIG - Insomma, lei dovrebbe essere una mia prigioniera in libertà vigilata? Le sembra possibile realizzarlo?

EVA - Perché no?

SIG - Prigioniera, forse per giorni e giorni, in mezzo alla gente, a recitare una parte che potrebbe far crollare con un semplice sguardo? Non ha niente di meglio?

EVA - Fra quanto passa il treno?

SIG - Non manca molto ormai.

EVA - Quanto?

SIG - Meglio non la sappia l’ora precisa.

EVA - Perché non devo saperla?... perché, prima che arrivi... mi vuole uccidere, dunque?... (attende una risposta)... Risponda: mi vuole uccidere?

SIG - E lei che ne parla. Io non ho detto nulla.

EVA - Lo dica chiaro che cosa vuol fare di me.

SIG - Cosa farebbe lei, al mio posto?

EVA - Che razza di domande?! Pensa che dare la morte possa far parte delle mie alternative?

SIG Al mio posto, ho detto.

EVA - Se li sbrighi da solo i suoi problemi di coscienza.

SIG - Mi aiuti, Eva.

EVA - Ha bisogno di un appoggio morale, di sapere che quello che sta per fare rientra nei suoi diritti?

SIG - Sta ancora sbagliando.

EVA - Mi scusi, allora: non ho molta familiarità col delitto.

(Una pausa.)

SIG - Le è costato molto, vero?

EVA - Non sono una donna coraggiosa, lei l'ha capito.

SIG - Infatti... tutto è incominciato di lì… E ora?

EVA - Io non voglio morire per qualcosa che non ho intenzione di fare.

SIG -I fatti precipitano uno sull'altro, come pietre da una collina, portandosi dietro ciuffi d'erba e cespugli.

EVA - Non la posso ascoltare! Sta dicendo delle cose tremende con troppa freddezza.

SIG - Crede che si possano dire altrimenti?

EVA - Lo riconosce, dunque?!

SIG - Bisogna stare molto attenti perché non resti attaccata qualche emozione. Il pericolo è sempre presente: la morte non ci appartiene.

EVA - E che cos'e uccidere, allora?

SIG - Un atto di smisurata presunzione.

EVA - E lei è disposto a compierlo per un po' di denaro?!... Una sudicia azione di malavita... lei che ha capito?!...

SIG - Attenta a giudicare! A volte i fini da raggiungere non sono sempre evidenti.

EVA - Se non c’è il denaro, che cosa può esserci dietro?... La politica?!... Una rapina per finanziare un movimento politico!... Sì, ora tutto torna: il suo aspetto, il modo di ragionare... allora è piú grave di quello che pensavo: non c’è solo lei e quel due sul treno... c'è tutto un gruppo da proteggere...

SIG - L'ha capito anche lei!

EVA - ... E io che speravo di farla riflettere, di impietosirla... no, tutto inutile: lei è invincibile adesso... è corazzato di ideali, armato di principi... chi riesce a tirarla fuori dal suo fortilizio? Adesso sì che per me è finita davvero.

SIG - Mi dia una certezza, una sola a cui possa aggrapparmi.

EVA - Ma che cosa va cercando, ora che qualunque azione può essere giustificata?

SIG - Ha avuto il torto di capire e di avere paura.

EVA -Dovevo far finta di non avere capito?… e quando dal treno sarebbero stati scaricati i sacchi?

SIG - Lei non avrebbe visto niente perché sarebbero stati gettati dall'altra parte del binario: il vagone postale è aperto in quel senso.

EVA - E lei li avrebbe lasciati a terra quei sacchi, per continuare a non farmi capire?

SIG - Le avrei detto che andavo a fare un ultimo tentativo per cercare l'acqua, e avrei approfittato per nasconderli. Al ritorno, poi, l'avrei convinta ad incamminarsi con me verso la città.

EVA - Sempre senza farmi capire?

SIG - Senza capire: esatto.

EVA - Allora, questo è il mio vero delitto; cosa c'entra la paura?

SIG - Sono legati l'uno all'altra, ma a perderla è stata la seconda.

EVA - "A perdermi?"... È già tutto deciso?

SIG - Non ho deciso nulla, ma non voglio che si faccia delle illusioni.

EVA - (si prende la testa fra le mani) Oh, basta! Mi sento scoppiare la testa... stiamo parlando di cose orrende, e lei non vuole che mi illuda... grazie per la sua generosità: mi toglierà le illusioni dalla testa e mi ci caccerà una pallottola! Creperò come un cane, ma senza dovermi illudere!...

SIG - Mi aiuti a cercare un'altra soluzione.

EVA - Ha trovato già la migliore: elementare ma pratica, violenta ma sicura.

SIG - Provi.

EVA - Non la trova alla sua altezza?... Capisco, lei non può fare a meno di certi principi: se disprezza la società in cui vive, lo fa perché crede in un'altra piú giusta.

SIG - Non è su questa strada.

EVA - Come la giudicano i suoi testi la soluzione che ha trovato per me?

SIG - Se la sua vita deve contare, non può misurarla accanto a certi problemi: diventerebbe troppo piccola.

EVA - Non esistono dimensioni per la giustizia.

SIG - Cerchi da un'altra parte, la prego.

EVA - Sentiamo: quale giustizia incomincia da un delitto gratuito?

SIG - Nel caso lo fosse, sarebbe sempre il frutto dell'ingiustizia precedente che ha seminato negli uomini il tradimento e il sospetto.

EVA - No, qui non c'è scampo: ha ragione. L'idealista naviga fra le galassie; come si fa a raggiungerlo?

SIG - Non lo sfidi mai sulla sua certezza.

EVA - E sul suo dubbio?

SIG - Quale, per esempio?

EVA - Potrei essere una sua compagna di fede.

SIG - Se non conosce nemmeno le mie idee!

EVA - Anch’io vorrei cambiare questa società.

SIG - Ma cambiarla come? questo è il punto.

EVA - Io vorrei...

SIG - (pronto) Zitta! Vuole aggravare la sua posizione, aumentare il rischio?

EVA - E perché? Le mie idee, forse, sono eguali alle sue…

SIG - ... E forse sono all’opposto. Vuol darmi un'altra giustificazione?

EVA - Se tutto è perduto, perché non tentare?

SIG - Non sarebbe una prova sufficiente: potrebbe esserci arrivata per caso.

EVA - Non rimane più nulla, vero?

SIG - Lei ha avuto paura... se a spingerla a collaborare fosse stato qualcosa di diverso...

EVA - E che cosa?... Solidarietà?... è un sentimento che nasce dall'amicizia, dalla comunità di idee...

SIG - Ce n’è un altro che può nascere anche fra due sconosciuti, all'improvviso...

EVA - L'amore?

SIG - Potrebbe bastare una semplice simpatia umana.

EVA - E chi le dice che non sia accaduto?

SIG - Sarebbe venuta fuori prima, al posto della paura.

EVA - E non potevano esserci insieme?

SIG - Ecco il primo dubbio, il primo argomento a suo favore che è riuscita a produrre. Un sentimento di simpatia può vivere al di sopra di ogni altra considerazione, può spingere a una forma di collaborazione, non le pare?

EVA - È così.

SIG - Non pretenderà che mi accontenti delle sue parole, però: deve convincermi.

EVA - Vuole che le butti le braccia al collo?

SIG - Chi gliel'ha chiesto? Quando questo succede, non c'è bisogno di gesti, né di parole: si capisce e basta.

EVA - Fra noi è incominciato tutto con una nota sbagliata. È difficile continuare nel tono giusto.

SIG - Sì, è difficile.

EVA - Abbiamo scoperto troppo di noi stessi... aperti, spalancati alla luce del sole...

SIG - A che punto c’è stato l’errore?

EVA - ... Bisognerebbe ricomporre tutto, ricostruire la nostra dignità, ritrovare il pudore perduto.

SIG - Se ricominciassimo da capo?

EVA - Forse.

SIG - Possiamo provare.

EVA - D'accordo.

SIG - Tutto come all'inizio, allora... lei là, contro la parete, come l'ho trovata entrando... (Eva e Sig riprendono gli stessi posti)... tralasciamo la sfuriata per l'acqua; io mi volto e mi accorgo della sua presenza... (nella ricostruzione del dialogo)... Non l'avevo vista, mi scusi... spero di non averla spaventata.

EVA - E perché spaventata?

SIG - Sono entrato come una furia, gridando e imprecando, in cerca di acqua.

EVA - Ha così tanta sete?

SIG - È per l’auto che... (ritornando alla realtà)... è inutile ripetere quello che sappiamo: è quello che non abbiamo detto che importa... (nella ricostruzione).... non me l'aspettavo davvero di trovare una donna in questa baracca... come ha fatto a capitare fin qui?

EVA - È una storia banale; non vale proprio la pena di parlarne... meglio discutere su come andarsene.

SIG - Dovremo aspettare che passi il caldo, prima.

EVA - Sembra che a una cert'ora della giornata l'aria cominci a diventare respirabile, per un vento leggero che viene dal mare... chissà da che parte si trova il mare, poi.

SIG - Di là, forse... o di là...? Lo sapremo quando verrà questo vento.

EVA - Forse sulla pista troveremo una macchina che ci porti in città.

SIG - È difficile che ne passi qualcuna: gli sciocchi come me sono piuttosto rari… e anche, mi scusi, come lei che s'è persa da queste parti.

EVA - Non l'ho scelto io di venire qui.

SIG - E come c’è arrivata… non me lo vuol dire?

EVA - Le interessa davvero? È una storia piuttosto meschina.

SIG - La racconti lo stesso.

EVA - Volevo andare in città, ma il treno era già partito, così ho chiesto un passaggio su un’auto... non ho capito subito perché il guidatore avesse scelto la pista... "si risparmiano un po' di chilometri" aveva spiegato, e io, lì per lì, l'avevo creduto... poi, a poco, a poco, le sue intenzioni si sono rivelate, ma era troppo tardi: o accettare, o scendere... e sono scesa... eravamo da queste parti...

SIG - (nella realtà) E lei pretende che creda a una storiella del genere?!

EVA - È la verità!

SIG - A cosa serve tutto questo senza la sincerità?

EVA - E come fa a sapere che ho mentito?

SIG - Gliel'ho letto negli occhi.

EVA - Che cos'hanno i miei occhi?

SIG - Non adesso: quando sono entrato in questo capannone e l'ho vista là, accanto alla parete... è bastato uno sguardo per capire che c’è un dramma dentro di lei... e non si tratta certo delle «avances» volgari di un automobilista intraprendente.

EVA - Io le ho detto come sono capitata qui... e in quanto al dramma, se c’è o non c’è dentro di me, non posso raccontarlo alla prima persona che incontro.

(Una pausa.)

SIG - Sì, forse ha ragione, ma il suo racconto non mi convince lo stesso.

EVA - Io non ho mentito.

SIG - Può darsi, ma i nostri discorsi sono troppo prevedibili... frasi che s'incastrano perfettamente l'una nell'altra.

EVA - Non ci conosciamo; non può esserci ancora scontro fra noi.

SIG - Ammettiamolo. (nella ricostruzione).... Non si chiedono passaggi agli sconosciuti... e tanto meno deve farlo una donna giovane e bella come lei... (nella realtà), ... no, no... che cos'e questa roba?! Sta diventando uno sciocco, disgustoso chiacchiericcio... non si può ascoltarlo!

EVA - E che cosa pretendeva di trovare?

SIG - Un po' di spontaneità, almeno.

EVA - Fra due persone che s’incontrano per la prima volta? Non chieda cose impossibili.

SIG - (all'improvviso) Silenzio!... (rimane un attimo in ascolto).... No, sono le strida degli uccelli... chissà da dove vengono...

EVA - Sono uccelli marini; non li riconosce dal volo?

SIG - Solo quando c’è il vento a spingerli, quando riempiono il cielo di figure geometriche... perché, poi, verranno da queste parti... qui non c è niente da mangiare.

EVA - Ci sono i loro nidi fra le pietre: vengono a deporre le uova.

SIG - Conosce bene queste zone, lei.

EVA - È ripreso il nostro esperimento?

SIG - No, a che serve? Le parole si smorzano nella piattezza più assoluta.

EVA - Che idea di ricominciare da capo!… non è mai possibile ricominciare niente, mai!

SIG - La vita è sopportabile perché non conosciamo il futuro.

EVA - La nostra conoscenza era già avviata... di lì dovevamo continuare, perché solo a quel punto poteva manifestarsi un sentimento...

SIG - È sicura di quello che sta dicendo?

EVA - ... ma forse "sentimento" è dire troppo, meglio chiamarla emozione: così mi sembra piú giusto... un’emozione che è diventata più precisa, quando ho saputo del treno che doveva passare e della sua vita che si stava giocando là sopra.

SIG - E non è incominciata di lì la paura?

EVA - Sì... ma non so bene se era per me, oppure per lei.

SIG - Vorrebbe farmi credere...?

EVA - È stato lei che mi ha obbligata a espormi senza pudore; crede che per me sia un piacere quest'atto di sfrontatezza?

SIG - Continui.

EVA - ... Poi ho saputo che faceva tutto per un'idea... allora l'emozione è aumentata perché era aumentato il suo rischio... una lotta disperata... un uomo a mani nude contro una montagna...

SIG - (interrompendo) Frasi fatte... retorica. Non mi convincono!

EVA - (gli va vicino) Mi hai detto che ti chiami Sig... non sarà certamente il nome vero, ma è ben trovato: mi piace... Sig! ... così breve, secco, perfino crudele con quella punta lacerante...

SIG - Ecco, comincio a sentirti vera, per la prima volta.

EVA - ... Ho bruciato le tappe, vedi?... ho buttato via tutte le scorie che fin dalla nascita ti mettono addosso... non è uno scherzo, sai: è una vera corazza per difenderti, ma ancor piú per offendere... e io, via, tutto insieme!... Sono nuda ora, vedi?... non c’è stato tempo per giocare al ritardo, per centellinare il finale... tutto insieme... il treno sta per passare e non c’è tempo... ho dovuto ridurlo lo spazio del nostro futuro.

SIG - Eva! (fa per abbracciarla, ma la donna solleva la testa guardando verso il proscenio)

EVA - Sta arrivando un'auto.

SIG - Dove?!... (guarda anche lui)... Sì, viene qui!

EVA - Amici suoi?

SIG - Non aspetto nessun amico.

EVA - Potrebbe essere quello a cui ho chiesto un passaggio.

SIG - L'automobilista intraprendente che viene a implorare il suo perdono?

EVA - Oppure ad accertarsi se per caso non abbia cambiato idea.

SIG - Comunque, è una fortuna che arrivi qualcuno.

EVA - Dice che è una fortuna?

SIG - Non è di questo parere?

EVA - Che succederà, adesso?

SIG - Che cosa deve succedere?

EVA -·Un estraneo che arriva, un testimone... tutto diventa piú complicato, no?

SIG - Oppure piú facile, almeno per lei. Non pensa che sta per arrivare un alleato?

EVA - Le ho già detto che io sono dalla sua parte.

SIG - Era la prova che aspettavo: adesso non ho piú dubbi.

EVA - Mi sembra che abbia rallentato la marcia.

SIG -·Per forza: il sentiero è pieno di buche.

EVA - Cosa farà quando arriva, prenderà la sua auto?

SIG - Basta che mi ceda un po' d'acqua dal suo radiatore. Solo quando è necessaria, la violenza.

EVA - Guardi… s'è fermato!

SIG - Ha visto la mia macchina…non sa cosa fare… forse teme di disturbare un colloquio intimo…

EVA - … oppure ha paura di dover render conto dei suoi tentativi precedenti.

SIG - Bisogna che vada a rassicurarlo.

EVA - Forse dovrei andare io.

SIG - Usciamo insieme, è meglio… venga… (escono tutti e due)

Voci di SIG e di EVA - Ehi!… siamo qui… venga avanti… non abbia paura… avanti, avanti!… ma cosa fa?!… non se ne vada… non torni indietro!… ehi… venga qui… ehi!…

(Sig ed Eva rientrano scoraggiati.)

EVA - Perché se n'è andato?

SIG - Ha avuto paura.

EVA -·Ha visto che ero in compagnia… voleva trovarmi sola.

SIG -·Lei non vede che l'aspetto sessuale?

EVA - E quale potrebbe essere un altro?

SIG -·(guardando oltre il proscenio) È gia sparito sulla pista. Siamo di nuovo soli… due naufraghi su uno scoglio… e intorno un oceano di pietre, sotto un sole nemico.

EVA -·Perché è venuto qui così in anticipo sull'arrivo del treno?

SIG - Per aver tempo di preparare tutto con calma. Pensi se fossi arrivato all'ultimo momento.

EVA -·Quasi come se avesse saputo che io mi trovavo qui.

SIG - Lei era l’imprevisto di cui bisogna sempre tener conto, anche nella circostanza più favorevole.

EVA - Siamo già alla prima lezione?

SIG - Lei che ne dice… se la sente di imparare qualcosa?

EVA - Non aspetto altro.

SIG - Il corso sarà breve; ma molto interessante, glielo prometto.

EVA - Incominciamo subito: sono pronta.

SIG -·Il mezzo migliore per imparare è quello di rendersi conto degli errori commessi. È d'accordo?

EVA - D'accordo.

SIG - Analizziamo i suoi, dunque. Lei ha dimostrato di sapere osservare certi particolari, ma le sue conclusioni sono state troppo affrettate.

EVA - Si riferisce a quello che ho visto sul sedile della sua auto?

SIG - Infatti. La rivoltella, gliel’ho detto, è quella che tengo sempre a portata di mano quando attraverso zone isolate, e la freccia sulla carta indicava il luogo dove ero rimasto senz'acqua…

EVA - E il giornale?

SIG - Si trovava sul sedile per caso, e non perché avessi bisogno di ripassare la parte.

EVA - E la targa della macchina, come la spiega?

SIG - Qui, effettivamente, lei è stata molto acuta: io non conosco questa zona, eppure la mia auto ha la targa della città… ma è tutto molto semplice: la macchina non mi appartiene.

EVA - Rubata?

SIG - No: presa in affitto in un’autorimessa.

EVA - Con un documento falso.

SIG - E perché? Non ce n'era bisogno: l'auto sarebbe stata restituita in giornata.

EVA - Dopo avere messo al sicuro i sacchi?

SIG - Ah, già! C’è ancora un’altra cosa da chiarire… io non ho nessun amico sul treno che deve passare… dal quale, poi, non sarà scaricato nessun sacco che io non dovrò nascondere, né consegnare nessuno… perché io non appartengo a nessuna banda di malviventi e non faccio parte di nessun movimento politico. Mi dispiace deluderla, Eva, ma non ho nessuna rapina da offrirle.

 

 

 

Parte seconda

 

 

(Un attimo dopo)

SIG - Sorpresa?

EVA - No: indignata, disgustata.

SIG - Mi rincresce... le chiedo di perdonarmi.

EVA - Da più di un'ora lei si sta prendendo gioco di me, se ne rende conto?

SIG -·Mi dispiace che lo pensi.

EVA - Lei è un individuo spregevole.

SIG - Non la prenda in questo modo, Eva.

EVA - ...E ha il coraggio di dirmi...?! ... per un'ora sono stata il suo zimbello: mi ha torturata, umiliata... mi ha costretta a supplicarla, con la minaccia di uccidermi... ma che uomo è mai lei... (Sig s'è avvicinato per calmarla)... non mi tocchi!... non si azzardi a mettere un dito su di me: mi fa ribrezzo!

SIG - Non sia così severa.

EVA - Non voglio sentirla parlare! Non glielo permetto... ha condotto un gioco troppo feroce... parlava di vita e di morte con un cinismo ributtante... e intanto si divertiva a vedere il terrore che mi saliva sul viso... ma chi è lei, un mostro, un pazzo?...

SIG - Non faccia così.

EVA - ... dovevo anche soffocare la paura, nascondere il tremito, cercare di essere disinvolta...

SIG - Dimentichi, Eva.

EVA - E non mi chiami per nome! Non voglio sentirglielo pronunciare il mio nome, ha capito?

SIG - Si calmi!... dopo potrà riflettere, e giudicare.

EVA - Giudicare che cosa?... la sua abilità a camuffarsi da rapinatore?

SIG - Più tardi le spiegherò.

EVA -·Vuole farmi credere che non si trattava di un gioco?

SIG - Dopo, ho detto.

EVA - ... o forse il gioco non è ancora finito?... peccato abbandonarlo, vero? aveva funzionato così bene finora. Ha in serbo qualche altra sorpresa?

SIG - Aspetti: non sia ingiusta.

EVA - Aspettare perché? Sono curiosa di sapere che cosa è riuscito a escogitare di nuovo... avanti, incominci subito, non mi tenga in sospeso.

SIG - Deve calmarsi, prima.

EVA - E allora, vada al diavolo! io mi tengo la mia agitazione quanto voglio... non è più lei a dare ordini: lo ha fatto per troppo tempo con quella pistola puntata... che razza di istrione!... e io che ci sono cascata come una cretina qualsiasi!

SIG - Non parli così: aspetti di sapere, prima... e che il risentimento si sia acquietato.

EVA - Dovrei star muta per sempre, allora.

SIG - Si calmerà appena tornerà a riflettere, appena il problema che l'ha condotta qui ritornerà a farle male.

EVA - Cosa ne sa del mio problema?

SIG - Nulla, ma avrei potuto conoscerlo in ogni particolare, se solo avessi voluto. Non è così?

EVA - E se anche fosse?... Sì, forse poco fa, se me l'avesse chiesto, mi sarei aperta, ingenuamente, stupidamente... rovesciata come un guanto.

SIG - Sono stato io a non volerlo.

EVA -·... E ha perso l’occasione, perché adesso non riuscirebbe a cavarmi una parola, neppure con le pinze.

SIG -·Ma io non voglio sapere niente.

EVA - Ci può giurare che non ne saprà niente.

SIG - Anzi, non gliel’avrei neanche ricordato, se non ci fossi stato costretto, adesso, per difendermi.

EVA - Questa è grossa davvero! Un problema che appartiene a me e che lei non conosce, fa parte della sua difesa?... siamo un po' in ribasso,questa volta, in fatto di immaginazione.

SIG - E nato tutto di lì: il suo equivoco, la mia finzione... quella che lei chiama gioco.

EVA - Si spieghi.

SIG - Non ci dovrebbe essere bisogno delle mie parole.

EVA -·Ce n’è bisogno, invece: si spieghi.

SIG - E proprio io dovrei spiegare a lei stessa qualcosa che è dentro di lei?

EVA - Proprio lei che dice di avere scoperto chissà cosa.

(Sig è davanti alla vetrata di fondo. Una pausa.)

EVA -·Allora? Si decide a parlare?

SIG - Quando nella sua voce non ci saranno più incrinature di disprezzo o di odio.

EVA - Se lo tenga il suo segreto: non so cosa farmene.

SIG - Si sta alzando una specie di nebbia, una nebbia di caldo... viene su dalle pietre, chissà da quanto profondo... "l'alito caldo della terra assetata"... potrebbe essere un verso, no?... un tempo ho scritto anch'io poesie... di nascosto, come tutti del resto... lo sa perché le poesie si scrivono di nascosto e ci si vergogna di mostrarle? perché sono lettere d'amore scritte a noi stessi... le mie erano piene di tristezza, gonfie di malinconia: guardavo la natura al crepuscolo, attraverso un velo di lacrime... poi un giorno lessi un verso di un vero poeta, anzi, di una poetessa, e smisi di scrivere... era un verso di Saffo e diceva: "Non si piange nella casa del poeta: non è degno di noi"...

EVA - Si sta costruendo addosso un altro personaggio?… quello del giovane timido che cerca protezione?

SIG - Ecco! Ora la fase emotiva è superata: sta arrivando il cinismo, finalmente, quell'atteggiamento distaccato e sprezzante che può servirle di difesa.

EVA - E da chi dovrei difendermi? Lei per me non è più offensivo.

SIG - Potrei anche essermi ingannato su di lei... in ogni caso, la mia finzione non è stata inutile se l'ha condotta a questo punto.

EVA - Si spieghi meglio.

SIG - Sa perché ho dato corda al suo equivoco, perché l’ho portato all'esasperazione? per quello che avevo letto nei suoi occhi entrando qui... una disperazione profonda che mi ha sconvolto, che mi ha persino fatto dimenticare di essere rimasto prigioniero in questo deserto, senza poter raggiungere l'aeroporto...

EVA - (ironica) Non ho mai saputo di avere tanta forza nello sguardo... oh, ma lei stava parlando seriamente... mi scusi.

SIG - Ma è così che la voglio: ironica ed incredula, inattaccabile dalle emozioni.

EVA - "Mi vuole così" ha detto?... E con quale diritto?

SIG - Nessuno: ha ragione. Mi perdoni.

EVA - (ancora ironica) Allora, le è bastato guardarmi per dimenticare i suoi guai?

SIG - Ho capito che ero di fronte a qualcosa di piú importante, di più serio... sulla sua faccia ho letto una determinazione sinistra... ho pensato che ci trovavamo lontano da tutti, accanto a un binario sul quale sarebbe dovuto passare un treno, e allora nella mente si è insinuato un sospetto...

EVA - Quale?

SIG - ... Ho capito improvvisamente perché era venuta qui...

EVA - Perché?

SIG - ... lei voleva uccidersi.

EVA -·Ne è proprio sicuro?

SIG - No: l'errore era possibile, ma con un margine molto basso; dovevo trascurarlo se volevo fare qualcosa per lei. Per questo mi sono opposto decisamente quando voleva andar via... per questo sono stato cosi violento per ricuperare la mia rivoltella...

EVA -·E la buffonata della rapina, che scopo aveva?

SIG - È stata lei ad offrirmela con il suo equivoco... ho capito che poteva servire... l'ho portata avanti finché mi è riuscito, e si è dimostrata indispensabile...

EVA -·A che cosa?

SIG. - A farle capire il valore di ciò che poco prima aveva in mente di buttar via.

EVA - La mia vita?

SIG - Appunto.

EVA - E non ha pensato che, se avevo deciso di suicidarmi, il fatto che lei mi desse una mano ad andare all'altro mondo, non mi avrebbe fatto né caldo, né freddo?

SIG -·Lei voleva morire per il suo problema, non per un fatto che non le apparteneva. C'è una dedica su ogni suicidio: la sua non poteva certo essere scritta sulla rapina al treno.

EVA - Tutto sbagliato: io non avevo alcuna voglia di uccidermi.

SIG - Può darsi... eppure continuo a credere di aver visto giusto... lei è venuta qui con quell'intenzione... magari, c’è la sua lettera di congedo dal mondo qui dentro... (prende la borsetta di Eva dalla sedia)

EVA - (allungando la mano verso la borsa che Sig solleva) La mia borsetta!...

SIG - Permette quest'atto di indiscrezione?

EVA -·(ritira la mano) Faccia pure.

(Sig rovescia sul tavolo il contenuto della borsetta.)

EVA - Soddisfatto?

SIG - Mi scusi.

EVA - Voleva salvarmi la vita... grazie del pensiero... ma per la sua buona azione quotidiana deve pensare a qualcos'altro.

SIG - (pescando fra gli oggetti sul tavolo una matassa di cordoncino a forma di ciambella).... E questo, che cos'e?

EVA - (osserva) Non lo so.

SIG - Era nella sua borsetta

EVA - Non l'ho mai visto.

SIG - Possibile che non ne sappia nulla?

EVA - Le ho detto di no.

SIG - Come lo spiega, allora?

EVA - Non era nella mia borsa, ecco tutto.

SIG - E com'e arrivato fra gli altri oggetti?

EVA - Era già sul tavolo quando lei ha rovesciato la borsetta.

SIG - Non ho visto niente sul tavolo, prima.

EVA - Ha guardato male.

SIG -·Lo sa che cos’è?

EVA - (osserva ancora) No.

SIG - E' un rotolo di miccia.

EVA -·Ah, ah…

SIG -·E sa a cosa serve la miccia?

EVA -·A far scoppiare qualcosa, immagino.

SIG -·Esatto... si collega con un esplosivo qualsiasi, si accende, ci si allontana, e tutto salta per aria... anche un binario ferroviario, per esempio…

EVA -·Vuol dire che io sono venuta qui per fare saltare il binario?

SIG - (stropicciando un’estremità della matassa tra le dita) Non con questa miccia, però... in questa c’è della cera che si squaglia con il calore di fuori... del resto, se n'è accorto anche chi voleva usarla... vede la cima annerita?... ha tentato di accenderla ma non ce l'ha fatta.

EVA.. Ah, ah...

SIG - Certo che, per un attentato alla linea ferroviaria, il luogo è ben scelto... non c’è nessuna sorveglianza in questo tratto... e poi, non c’è il centro nucleare da queste parti?... ne hanno parlato i giornali...

EVA - E’ accanto all'aeroporto.

SIG - Ora ho capito!... le polemiche sulla stampa, le manifestazioni, le marce di protesta... dunque, questa linea ferroviaria passa vicino all'aeroporto, e quindi anche al centro nucleare... i materiali per il centro transitano di qui.... un attentato su questa linea assume un preciso significato di contestazione…

EVA - Provocare una catastrofe ferroviaria per una contestazione? Non le sembra un po’ esagerato?

SIG -·Perché la catastrofe? C'è sempre la possibilità di telefonare per far arrestare il treno, oppure di provocare l'esplosione quando il treno è già passato: il significato rimane.

EVA -·L'avevo sottovalutata prima; l'immaginazione è ancora viva e al lavoro. C’è solo un piccolo particolare che non quadra: quella miccia non era nella mia borsetta.

SIG - E allora facciamo un’ipotesi... che ci fosse stata e che lei fosse venuta qui per l'attentato... lei arriva in macchina con un amico... viene scelto il luogo dove collocare l'esplosivo e solo allora ci si accorge che la miccia non è adatta... si rinuncia all'attentato?... E perché? In fondo la città è a venti chilometri: si può andare a prendere la miccia giusta. L'amico parte con l'auto, ma quando ritorna ha una sorpresa: qui c’è una macchina ferma. Chi sarà il nuovo arrivato, un amico o un nemico?... Meglio essere prudenti, fermarsi lontano e osservare...

EVA - (continuando) ... ma ecco che la sua amica e il nuovo arrivato escono dalla baracca e tutti e due gli gridano di avvicinarsi... come mai quello se ne va?

SIG - Quando siamo usciti dalla baracca, lei era alle mie spalle e può benissimo avergli fatto cenno di andar via, senza che io me ne accorgessi.

EVA - È ancora un'ipotesi?

SIG - Già.

EVA - Ha abbandonato l'idea che fossi qui per suicidarmi, allora?

SIG - È stato il suo atteggiamento a trarmi in inganno... ora capisco: lo smarrimento e la paura erano dovuti al fatto che fossi arrivato io a disturbare la vostra azione.

EVA -·Non più una suicida, dunque, ma una terrorista.

SIG - Un sospetto che continuiamo a gettarci in faccia.

EVA -·Ma è solo un’ipotesi.

SIG·- Naturale.

EVA - Vogliamo portarla un po' più avanti quest’ipotesi?

SIG -·Avanti... e fin dove?

EVA - Fino a immaginare che cosa può accadere fra un po'.

SIG - Perché no?

EVA - Dunque, l'amico è tornato e ha visto me che, alle sue spalle, gli facevo cenno di andarsene...

SIG - È così.

EVA - ... Allora se n’è andato convinto che lo fossi in pericolo. Ma un pericolo mio è anche un pericolo per tutto il gruppo a cui appartengo... che cosa può fare l'amico, se non dare l'allarme a tutti gli altri?

SIG - E lei pensa che...?

EVA - Tutti gli amici saranno qui tra poco.

SIG - È possibile, certo...

EVA - Lei ha una rivoltella, è vero, ma è solo... non può sperare di farcela.

SIG - No... no davvero... ma basterà una sua parola per mettere tutto a posto.

EVA - A posto, come?

SIG - A dire agli altri che io mi sono trovato qui per caso, e che non sono un nemico del vostro movimento.

EVA - È stato veramente un caso?

SIG - Lei vorrebbe insinuare che io...?

EVA - Sono molte le idee che possono arrivare in testa all'improvviso.

SIG - Per venire qui di proposito, avrei dovuto sapere del vostro attentato.

EVA - Una voce che circola, una spia...

SIG - E sarei venuto da solo?

EVA - Che cosa ne so della tattica che lei avrebbe in mente di adottare?

SIG - Sì, anche un sospetto del genere sarebbe legittimo... ma per fortuna lei sa come sono andate le cose, sa quello che ho cercato di fare per lei...

EVA - Quando mi considerava ancora un’aspirante suicida, non una terrorista. Ora mi deve dimostrare la sua neutralità nei nostri confronti.

SIG - Ma se potrei essere persino un vostro simpatizzante!

EVA - Attento! Non voglio sapere le sue idee: potrebbero essere all'opposto delle nostre... vuol tramutare i sospetti in certezza? Vuole fornirci anche questa giustificazione?

SIG - Si sono rovesciate le parti, vero?... Dopo tutto me lo sono meritato... è il suo momento: si prenda pure la rivincita. Che cosa devo fare per convincerla che non potrei mai tradirla?

EVA - Non deve convincere me, ma gli altri.

SIG - È solo un’ipotesi, no?

EVA - Se è stato proprio lei ad aprirla!

SIG - Ora la chiudo definitivamente: è una supposizione priva di fondamento.

EVA - La mia, invece, prosegue il suo corso. Che cosa era venuto a fare in città?

SIG - Volevo incontrare una persona, ma non ci sono riuscito.

EVA - Una donna?

SIG - Sì... ho saputo che partiva dall'aeroporto, allora ho noleggiato l’auto e ho preso la pista per arrivare prima... Il resto lo sa.

EVA - E ora?

SIG - E’ partita: non la rivedrò più.

EVA - Frughi bene nella sua fantasia: trovi qualcosa di meglio.

SIG - È la verità!

EVA - E’una storiella per giornale a fumetti; non mi convince.

SIG - Che cosa vuole che faccia, che mi getti ai suoi piedi e la supplichi di salvarmi?... Oppure vuole sapere che io non la tradirò mai perché sono innamorato di lei?

EVA - (improvvisamente) Silenzio!... questo è il treno davvero!

(Il lontano fischio del treno.)

SIG - Sì, sta arrivando...

(Tutti e due, alla vetrata di fondo, aspettano il passaggio del treno, ma il fischio e il rumore, anziché avvicinarsi, sembrano allontanarsi.)

EVA - Ma... non è di qui che passa?!...

SIG - Non capisco... (indicando)... là in fondo... guardi!... eccolo là il treno!... un chilometro distante!...

EVA - C'è un'altra linea, allora?!

SIG - Non so... non credevo...

(Sig apre la porta ed esce. Rientra poco dopo: è profondamente turbato.)

SIG - Non aveva guardato, arrivando qui, il binario... da quella parte, subito dopo il sentiero?...

EVA - No... non mi pare...

SIG - Oltre il sentiero, il binario non c'è....

EVA - Non c'è, come?

SIG - Non esiste... due rotaie troncate sulle pietre, come due moncherini arroventati...

(Eva corre fuori e rientra poco dopo, anche lei turbata.)

EVA - ... Un binario morto, allora...

SIG - ... Forse una linea in costruzione... o in corso di smantellamento... chissà...

EVA - Ma allora, tutte le nostre supposizioni, i nostri sospetti...? ... l'attentato, la rapina al vagone postale, il suicidio...?

SIG - Credevamo di scavare nella realtà e navigavamo nell'assurdo. La prima verità che abbiamo incontrato ha bruciato tutto.

EVA - E ora?

SIG - Non si vola più con gli uccelli marini.

EVA - Ci siamo torturati a lungo a vicenda, eppure siamo ancora due sconosciuti. Vuol sapere perché mi trovo qui?

SIG - È inutile: la sua verità non posso stringerla nel pugno, né lei la mia. Resterebbe il dubbio, questo muro invalicabile che ci impedisce di comunicare davvero.

EVA -·Possiamo ancora fare un tentativo... o vuole fermarsi davanti a quel binario... due tronconi di rotaia affacciati su quello che poteva essere e non si è realizzato.

SIG - Diventa crepuscolare, adesso?

EVA - Già! lei, come poeta, ha già superato certe esperienze.

SIG - Non continui a cercare: tutto è tornato nei limiti del consueto.

EVA -·Ma c’è una rotaia spezzata che ha un significato sinistro: il valore di un simbolo.

SIG -·In ogni momento della giornata ci troviamo di fronte a un binario interrotto.

EVA - Lei dice che...?

SIG - Che cos'e un discorso che non si conclude, un telefono che suona a vuoto?... l'appuntamento mancato, l'auto che si ferma senz'acqua...?

EVA - Vuol dire che tutta la vita è un continuo succedersi di rotate spezzate, fino all'interruzione finale? Non le sembra una filosofia un po’ a buon mercato?

SIG - Se può aiutarla a continuare... che importa? ... o vuole restare aggrappata all'equivoco di un segno?

EVA - Ma il nostro, in fondo, è stato solo un errore di binario; per il resto, tutte le supposizioni rimangono in piedi.

SIG - Perché no? adesso, magari, su quella linea ferroviaria laggiú avviene un’esplosione... oppure, da quel treno che corre, vengono scaraventati a terra dei sacchi, e tutto a nostra insaputa... insomma, la nostra entrata in scena potrebbe anche capitare a fatto concluso: il cadavere di Amleto è disteso sul palcoscenico, e noi non ne sappiamo nulla.

EVA - E non succede quasi sempre così?... Perché questa volta non dovrebbe essere possibile?

SIG - Tutto è possibile sul peggiore dei mondi possibili.

EVA -·Ha detto, il peggiore?

SIG -·È una delle poche cose di cui sono sicuro.

EVA - Un pessimismo preoccupante... c'è da chiedersi, fra me e lei, chi fosse più vicino al suicidio.

SIG - Vuol sapere chi sono veramente, e perché sono arrivato fin qui?

EVA -·Me l'ha già detto, no?... o almeno mi ha dato una spiegazione: che cosa potrebbe aggiungere un'altra?

SIG - Una nuova, improbabile verità...

EVA -·Ecco! Ma c'è qualcosa di meglio da registrare: tutto è incominciato perché lei voleva salvarmi la vita.

SIG -·Ne è ben sicura? in questo labirinto di supposizioni e di sospetti, lei riesce a seguire il filo di una certezza?

EVA -·L'ho sentito nella sua voce quando me ne ha parlato... non mi sbaglio: era un accento sincero.

SIG -·Qualcosa si è salvato, allora! rimane un punto fermo sul quale tornare a muovere i passi.

EVA - Lo vede che quel binario non è proiettato verso il nulla?

SIG - (sulla porta spalancata) Sta arrivando l'aria fresca dal mare... un'ala di uccello a volo radente sulle pietre infuocate. Possiamo incamminarci verso la città.

EVA - È l'ora di riprendere a seguire le nostre orbite naturali.

SIG - Certo: la vita di sempre, con la disperazione di sempre, oppure con l'incoscienza di sempre.

EVA - Non ci sono alternative diverse?

SIG - Non ce ne sono. C’è solo da scegliere il modo di camminare, per cercare di appoggiare la nostra ferita nel punto meno dolente.

EVA - Andiamo.

(Sig esce. Cambiamento di luci; Sig rientra mentre Eva va a schiacciarsi contro la parete di fondo come all'inizio. Sig prende a calci i recipienti.)

SIG - (gridando) Nulla!... Nulla!... vuoti anche questi!... non c’è una goccia d'acqua... una schifosa goccia d'acqua!... E ora?!... (dà un pugno sul tavolo; guarda verso Eva)... c'è anche lei?! ... non l'avevo vista, entrando... mi scusi...

 

BUIO