Contessa Ladiva

di

Aquilino





CONTESSA Camelia!
CAMELIA Se rispondo subito, pensa che non stavo facendo niente. Di solito, aspetto la terza chiamata.
CONTESSA Camelia!
CAMELIA Lo faccio per lei. Le piace gridare il mio nome a ripetizione. Le fornisce il pretesto per la sfuriata.
CONTESSA Camelia!
CAMELIA Più mi chiama, più si sente padrona. Se rispondo tra quindici giorni, va in giuggiole. Avanti e indietro per la casa gridando: Camelia! Camelia! Camelia!
Mi ha chiamata, contessa Ladiva?
CONTESSA Camelia, non arrivi mai. Io sono angosciata e tu non ci sei.
CAMELIA Se non fosse angosciata, signora contessa, non avrebbe più motivo di andare dallo psicanalista, e questo la manderebbe in depressione. Le donne comuni non vanno dallo psicanalista, si limitano a scambiarsi pettegolezzi nei negozi, e lei non è una donna comune.
CONTESSA Non è la solita angoscia. A quella mi sono rassegnata. Chi sale in alto, deve sostenere il peso degli alti e bassi, prima su e poi giù.
CAMELIA Su e giù è il suo movimento preferito, signora contessa.
CONTESSA Questa angoscia è terribile, Camelia. Non guardarmi! Ho le occhiaie, il volto disfatto dall’afflizione. Mio dio, sono la maschera di me stessa.
CAMELIA La solita gastrite.
CONTESSA L’incessante donarmi agli altri mi costa caro, ma ho fatto la mia scelta. L’arte sublime invece di una vita anonima e mediocre. Tu ne sai qualcosa, Camelia.
CAMELIA So tutto sulle vite anonime e mediocri.
CONTESSA Camelia, aiutami. Non stare lì impalata, aiutami. È così che ti prendi cura di me?
CAMELIA Una camomilla, contessa?
CONTESSA Che cosa può fare una camomilla contro le tempeste dell’anima? Ho bisogno di qualcosa di più forte.
CAMELIA Due braccia muscolose. Biondo o bruno?
CONTESSA Biondo... bruno... che differenza fa? Forse che per il naufrago ha qualche importanza il colore della scialuppa di salvataggio?
CAMELIA Mercenario, come il solito?
CONTESSA Ti esprimi come una popolana, Camelia. D’altronde, lo sei. L’amore non è mai mercenario. La sua purezza redime. Io ti parlo, ma tu... non per colpa tua... tu non capisci.
CAMELIA Faccio un giro di telefonate. Vedo che cosa riesco a trovare.
CONTESSA Non con quel tono! Cerco un amico affettuoso, non un amante prezzolato.
CAMELIA Gli amici affettuosi si fermano a condividere gioie e dolori, questi condividono il letto e il compenso, poi schizzano nella camera di un’altra meschina.
CONTESSA Sono bella, Camelia? Dimmi che sono bella. Taci? Invidiosa. Me lo faccio dire dall’amico affettuoso. Lo sa dire così bene che i pensieri tristi se ne vanno. Ma tu... tu che vuoi capire? Tu sei un’anima semplice.

CAMELIA È fatta così. Non è cattiva, è solo senza cuore. Eravamo amiche intime, da bambine. Io figlia del panettiere, lei del carrettiere del barone. Sognavamo di fare le dive. Ci mettevamo addosso gli stracci e recitavamo Anna Karenina. Lei faceva Anna, io il treno. Venutolo a sapere, il barone si è incuriosito. L’ha chiamata in villa per recitare Salomè. Lei si è tolta i veli e da quel momento si è sentita nobile.
CONTESSA Camelia!
CAMELIA Scusate, devo fare le telefonate. Pronto, cavaliere Gabriele? Mi perdoni, sono la governante della contessa Ladiva. La mia signora vuole sapere se può venire a farle il servizio. Bene, glielo dico subito. Contessa, la terapia è in arrivo!
CONTESSA Lo spirito è accasciato. L’anima fuggitiva, tanto lacerante è la prostrazione. Visioni di mesti paesaggi, ove ninfe e satiri si cercano senza trovarsi. Ho dato tutto e ricevo dolore. Destino di una grande artista, ahimé!
CAMELIA Poi il barone le ha fatto fare un film con certi suoi amici. Le hanno fatto fare Salomé in una pellicola riservata. L’hanno chiamata a Roma e quel giorno fatidico mi ha detto:
CONTESSA Camelia, è la nostra occasione. Tu vieni con me.
CAMELIA Sei matta? Mio padre mi ammazza.
CONTESSA Vuoi sacrificargli la vita? Vuoi sposare un buzzurro e fargli da serva mentre allevi sette figli?
CAMELIA No.
CONTESSA A Roma ci aspetta la gloria. Diventiamo dive. Il mondo ai nostri piedi.
CAMELIA Se mio padre non mi ammazza prima.
CONTESSA Vieni con me. Le regine del cinematografo.
CAMELIA Io non li conosco nemmeno, i tuoi amici.
CONTESSA Lascia fare a me. Dove vado io, vieni anche tu.
CAMELIA Così è stato. Lei è diventata diva, io cameriera della diva.

CONTESSA Camelia, suonano alla porta.
CAMELIA È arrivato il vate.
CONTESSA Mio adorato!
CAMELIA È molto passionale, tra una depressione e l’altra.
CONTESSA Camelia, accendi le candele, spargi effluvi d’incenso, chiudi le tende, metti la musica, servi lo champagne, va’ nella tua camera.

CAMELIA A Roma facciamo Salomè. Lei Salomè, io una schiava nubiana. Stesso albergo, stessa camera. Lei non ci dorme una notte. Sempre impegni. Registi, attori, poeti, produttori, inservienti, posteggiatori... Non se ne lascia scappare uno. M’insegna che tutti, prima o poi, vengono utili. Io studio recitazione, mi diplomo all’Accademia. Lei non ne ha bisogno, essendo nata diva. Penso che è peggio per lei. Che io divento una grande attrice e lei finisce male. Così non è stato.
CONTESSA Camelia, accompagna l’ospite alla porta.
CAMELIA Trascorro il mio tempo così: faccio entrare, faccio uscire, su e giù. Come lei, solo che lei resta su, io sempre giù.
CONTESSA Camelia, fammi compagnia.
CAMELIA È la fase depressiva. Come si fa a essere su e sentirsi giù?
CONTESSA Mi sento così giù, Camelia.
CAMELIA Non ci capisco niente. Io mi sveglio ore prima di lei, vado a letto ore dopo di lei, a volte giorni, perché capita che telefoni e dica: Camelia, prepara cena per otto. Preparo cena per otto e aspetto. Lei torna dopo due giorni. Abbiamo improvvisato una capatina al casinò! Io butto la cena per otto, niente avanzi in questa casa, si butta tutto.
CONTESSA Dobbiamo invitare qualcuno, che ne pensi? Non posso patire questa solitudine senza reagire. Che ne dici di una cena per otto?
CAMELIA Dico che lei è la padrona e io la serva, che altro posso dire? Ottima idea, signora contessa. Vado a svuotare il bidone della spazzatura.
CONTESSA Non prenderla come un’offesa, ma è questo che fa la differenza tra noi, la qualità del lessico. Se tu avessi imparato, come ho fatto io, a evitare parole e frasi di basso lignaggio, sicuramente avresti avuto maggiori soddisfazioni.
CAMELIA Vado a liberare il contenitore del superfluo?
CONTESSA Suona meglio.
CAMELIA Povera me, sono rimasta una popolana.
CONTESSA Destino, Camelia. Questo grande mistero.
CAMELIA Che sia un mistero, è evidente. Chiunque, guardandola, dovrebbe dire: mah! ... non ci capisco niente.
CONTESSA Parlami, Camelia, ho bisogno di sentire una voce amica.
CAMELIA E se fosse un desiderio irrealizzabile?
CONTESSA Dimmi di te, di come trascorri la giornata.
CAMELIA Questo è sadismo.
CONTESSA Che cosa fai quando io non ci sono?
CAMELIA Indosso i suoi vestiti.
CONTESSA Nel tempo libero, dimmi, che cosa fai nel tempo libero?
CAMELIA Definire tempo libero, prego.
CONTESSA Scommetto che indossi i miei vestiti.
CAMELIA Mi spia!
CONTESSA E poi, che altro? Sogni di essere me?
CAMELIA Mi spia nei pensieri!
CONTESSA Perché non dici niente? Parlami, Camelia.
CAMELIA Non so che cosa dire, contessa.
CONTESSA Anche questo fa la differenza, Camelia cara. Non bisogna mai restare senza parole. Mai. Il silenzio è terribile. Chi tace, pensa. Mai pensare, Camelia, mai.
CAMELIA Comincio a capire.
CONTESSA Fa’ finta di essere come me. Che cosa dici?
CAMELIA Contessa, sono angosciata.
CONTESSA Bene. Continua.
CAMELIA Non è la solita angoscia. A quella mi sono rassegnata. Chi scende in basso, deve sostenere il peso degli alti e bassi, mai su e sempre giù.
CONTESSA Brava. Di che cosa hai bisogno per farti passare l’angoscia? Dello psicanalista?
CAMELIA No, grazie. Sono più efficaci i pettegolezzi nei negozi.
CONTESSA Di un uomo?
CAMELIA Non voglio approfittare, ma un uomo, magari...
CONTESSA Che aspetti? Telefona.
CAMELIA Posso farlo venire qui?
CONTESSA Certo, sciocca. Fatti bella. Io accendo le candele, spargo effluvi d’incenso, chiudo le tende, metto la musica, servo lo champagne, vado nella tua camera.
CAMELIA Eccolo. È bello. Ricco. Famoso. Cavaliere Gabriele, la contessa si scusa e manda me a sostituirla. Le va bene lo stesso? Dice di sì.

CONTESSA Racconta, Camelia. Sono curiosa di sapere. Questo gioco mi coinvolge. Che cosa ha detto Gabriele? Che cosa ha fatto? È scoppiato in una risata? Si è arrabbiato? Ti ha insultata?
CAMELIA Non posso dirle che ho dovuto mandarlo via. Non voleva più uscire dal letto! Non posso riferirle quello che ha detto di lei. Non posso annunciarle che vuole sposarmi. Io sono la serva e lei la padrona, non posso pugnalarla alle spalle. Mi piacerebbe, ma non posso.
CONTESSA Non parli? Povera Camelia, chissà come ti ha umiliata. Non sognare di essere me, ti fai solo del male.
CAMELIA Vedo che la signora sta meglio.
CONTESSA Per sostenere il mio ruolo ho dovuto imparare a stare bene anche quando la sofferenza mi lacera. Non c’è pace per gli spiriti inquieti dell’arte.
CAMELIA Ha bisogno di qualcosa?
CONTESSA Ricordi, Camelia, quando abitavamo nella borgata? Sognavamo di diventare dive. Ricordi che recitavamo Anna Karenina? Io interpretavo Anna e tu il treno.
CAMELIA Ciuf ciuf!
CONTESSA Proprio così. Brava, lo fai ancora bene. Il fischio annuncia l’arrivo del treno nella stazione e la partenza di Anna per l’aldilà. Io sto in piedi, la testa alta, lo sguardo fiero e lacrimoso, le mani congiunte sul cuore... su, fa’ il treno che si avvicina.
CAMELIA Sono giù d’esercizio, ma ci provo.
CONTESSA Un drago alita fumo nero, riflessi metallici di mille spade mi trafiggono il cuore, la gente intorno non si accorge di nulla, sono sola e disperata, ecco... ecco il mostro che piomba su di me! Addio, addio!
CAMELIA Sono stata brava, signora contessa?
CONTESSA Hai tutti i numeri per fare la comparsa. Ma tu… davvero sogni di essere me? Il gioco si fa appassionante. Tra poco vengono un produttore e un regista per propormi una parte da protagonista. Li ricevi tu. Fai tu il provino. Ecco, ti scrivo due righe per loro. Io vado a chiudermi in camera. È il tuo momento, Camelia. Bada, non ci sono vie di mezzo. O su o giù.

CAMELIA O su o giù. Pensa che non conosca la differenza? La mia forza è che sono giù e, se mi muovo, non posso andare che su. Lei è su. Se si muove, precipita.
Suonano alla porta. Eccoli. Sono belli. Sono ricchi. Sono famosi. Signori, la contessa si scusa e manda me a sostituirla. Vi va bene lo stesso? Dicono di sì.

CONTESSA Racconta, Camelia. Sono curiosa di sapere. Che cosa hanno detto il produttore e il regista? Che cosa hanno fatto? Sono scoppiati in una risata?
CAMELIA Non posso dirle che ho fatto il provino e che sono rimasti entusiasti. Non posso riferirle quello che hanno detto di lei. Non posso annunciarle che sarò io la protagonista del film e che per lei c’è una parte di vecchia cameriera con una battuta. Io sono la serva e lei la padrona, non posso pugnalarla alle spalle. Eppure, quanto mi piacerebbe!
CONTESSA Non parli? Povera Camelia, chissà come ti hanno umiliata. Non sognare di essere me, ti fai solo del male.
CAMELIA Vedo che la signora sta sempre meglio.
CONTESSA Improvvisamente, mi sento liberata da un peso. Il vederti nei miei panni mi rassicura sulla mia identità. I ricordi dei tempi duri nella borgata mi rassicurano sul mio presente. Ho tutto quello che mi merito.
CAMELIA Se la signora contessa non ha più bisogno di me, io vado a sbrigare le faccende. Devo studiare il copione e rispondere a Gabriele che continua a telefonare.
CONTESSA Rimani, Camelia, te lo chiedo con tutto il cuore. La tua vicinanza mi è di consolazione.
CAMELIA La signora contessa sente di nuovo l’angoscia?
CONTESSA Non è la solita angoscia, a quella mi sono rassegnata. Chi sale in alto, deve sostenere il peso degli alti e bassi, prima su e poi giù.
CAMELIA Su e giù è il mio movimento preferito.
CONTESSA Questa angoscia è terribile, Camelia. Non guardarmi! Ho le occhiaie, il volto disfatto dall’afflizione. Mio dio, sono la maschera di me stessa.
CAMELIA È vero, signora contessa.
CONTESSA Che cosa dici?
CAMELIA Confermo quello che ha detto lei.
CONTESSA Come ti permetti?
CAMELIA Non si agiti, l’angoscia potrebbe soffocarla.
CONTESSA Camelia, perché mi tratti così?
CAMELIA Prima su, poi giù.
CONTESSA Non capisco.
CAMELIA Capirà.
CONTESSA Sei strana. Che cosa ti succede? Ti sei offesa perché ho fatto di te il mio balocco? È solo un gioco, Camelia cara. Sai che ti sono affezionata.
CAMELIA La ringrazio delle buone intenzioni, signora contessa.
CONTESSA Si scherza. Se non mi aiuti tu a uscire da questo labirinto di pensieri cupi e devastanti, chi può farlo?
CAMELIA Gabriele, signora contessa. O il produttore, oppure il regista.
CONTESSA Ti svelo un segreto, Camelia. Loro non sono veramente amici. È solo opportunismo, il loro. Nel mio ambiente, non si fanno vere amicizie. Sono tutti ipocriti. Io ho solo te.
CAMELIA Sono onorata, signora contessa.
CONTESSA Sono consapevole di quanto tu faccia per me e mi sento in debito. È molto che ci penso, sai? Mi dicevo: la povera Camelia che mi serve con tanta dedizione, non è ora di darle un premio? Sai a che cosa ho pensato?
CAMELIA Me lo dica subito, contessa, altrimenti cado a terra per l’emozione.
CONTESSA A una parte nel mio prossimo film.
CAMELIA Devo mostrarmi stupidamente sorpresa e baciarle le mani. Se non le do soddisfazione, si vendica.
Contessa, davvero? Davvero mi darà una parte? Davvero reciterò?
CONTESSA So già in quale parte. Una vecchia governante, un ruolo adatto a te. Avrai perfino una battuta.
CAMELIA Contessa, posso baciarle le mani?
CONTESSA Mi dà soddisfazione vederti così contenta.
CAMELIA La benedirò per tutto il resto della mia vita, per quello che ha fatto per me.
Questo è vero. Se non si fosse baloccata a darmi in pasto a Gabriele e agli amici del cinema, sarei morta serva, ora invece vivrò eternamente diva.
CONTESSA Ora basta. Vattene. Voglio rimanere sola. Non fare rumore per la casa. Non fare entrare la luce del sole. Non voglio vedere nessuno. Nessuno. Io sono sola. Angosciata e disperata.

CAMELIA Tra poco chiama.
CONTESSA Camelia!
CAMELIA Non rispondo.
CONTESSA Camelia!
CAMELIA Non rispondo.
CONTESSA Camelia!
CAMELIA La lascio là a urlare il mio nome fino a sgolarsi. Sola. Io vado in automobile con Gabriele. Fine settimana sulla Costa Azzurra. Poi negli studi a girare il film. Poi faccio la diva.
CONTESSA Camelia!
CAMELIA Mi fa pena, ma lei stessa mi ha insegnato che la vita è solo un su e giù. O sei su o sei giù. Niente, però, è definitivo.
CONTESSA Camelia, perché non rispondi? Sono stata tanto buona con te, perché mi lasci sola? Camelia!
CAMELIA La parte della vecchia governante le si addice. L’assumo come cameriera personale. Sono l’unica ad avere una cameriera ex diva.
CONTESSA Dove vai, Camelia?
CAMELIA Vado a fare la diva.
CONTESSA Non puoi, la diva sono io.
CAMELIA Non più, ora sei la governante.
CONTESSA Che cosa sono, io?
CAMELIA Prepara cena per otto, forse ritardo o forse sto via alcuni giorni, come faccio a saperlo? Questa incertezza mi dà l’angoscia e mi piace tanto questa angoscia che me la voglio tenere tutta e non vado nemmeno dallo psicanalista. Non mi faccio consolare da Gabriele, ho già tutta la consolazione di cui ho bisogno.
CONTESSA Tu non hai le qualità, Camelia. Stai facendo una follia.
CAMELIA Nessuno le ha, le qualità. Alcuni vanno su, altri giù, a caso.
CONTESSA E io?
CAMELIA Svuota il bidone della spazzatura.
CONTESSA Non è giusto!
CAMELIA Sono pienamente d’accordo.
CONTESSA Sono io la diva!
CAMELIA Ora basta. Vattene. Vuoi rimanere sola. Non fare rumore per la casa. Non fare entrare la luce del sole. Non vuoi vedere nessuno. Nessuno ti vuole vedere. Ora sei davvero sola. Angosciata e disperata.
CONTESSA E tu?
CAMELIA Io sono la diva. Ho tutto. Ho anche te.