La Legge Imperfetta
(Agenzia Serendipità)

di

Federico Cristiani

- Mendoza, uomo 60-65enne.
- Reagan e Muriel, le due figlie 30-35enni.
- Nirvan, asiatico di età indefinibile.
- Ester, 20-25enne. Molto attraente.

Primo Quadro Notte. Penombra. Un letto sulla sinistra con un comodino accanto. Sopra il comodino un telefono. In centro scena un tavolo con due sedie. Sul letto un uomo in canottiera e pantaloni del pigiama. È una nottata soffocante. Si sentono fastidiosi rumori sferraglianti in lontananza. In sottofondo musica indiana-singalese per tutta la durata della scena.

MENDOZA (Si agita irrequieto. A lungo. Si alza e si avvicina alla quinta di destra. Grida) Nirvan! Nirvan!! Mi senti? Sto morendo di sete… Mi hai preparato la limonata? (Pausa) Mi hai sentito, Nirvan? Ho sete, esci di lì! Per caso hai deciso di farmi morire di sete? Me la porti o no questa cazzo di limonata? (Guarda sul comodino, vede la caraffa) …ah, l’hai messa qui ... potevi anche dirmelo invece di farmi sgolare! 
(Prende la caraffa e si riempie il bicchiere. Poi beve, tutto d’un fiato) …ma … Nirvan … (Sputa) questa roba è disgustosa! (Pausa) È calda come il … (grida) È schifosa Nirvan, fa vomitare! Ci voleva molto a metterci un cubetto di ghiaccio? Era così difficile? (Si mette a girare borbottando tra sé e sé) È assurdo. Un giorno mi chiamano e …: – Signor Mendoza, presto riceverà un nostro collaboratore domestico. Starà sempre con lei, le farà compagnia… – Ma perché? Chi vi ha chiesto niente? – replico io. Macchè, quello se n’era già andato! (Pausa) E il mattino dopo ti trovo qui. Ti pare normale tutto questo, Nirvan? Ok, penso io, non l’ho chiesto, ma visto che è qui mi farò dare una mano in casa, che c’è di complicato? (Nessuna replica. Scuote la testa, si mette a girare) E invece… neppure una limonata sai preparare … è inconcepibile! (Pausa, annusa il bicchiere e fa una smorfia di ribrezzo) Io mi domando perché mai quelli dell’Agenzia … (Pausa. Si siede. Riflette) Gli dirò di andarsene, sì, lo manderò via subito! … prima possibile!
(Si alza, si rivolge verso la quinta di destra) Nirvan, vieni qui e ascolta bene quel che ho da dirti. Ho preso una decisione importante. (Pausa) Allora, ti decidi a venire? (Non arriva nessuno) Ok, d’accordo, resta là se preferisci. Sappi comunque che ho deciso di mandarti via… sì, di toglierti di mezzo. Hai capito Nirvan? 
(Pausa. Pensa) No, la cattiveria non c’entra. Non mi sei di alcun aiuto, ecco tutto! Mi crei solo problemi. E di quelli ne ho già abbastanza. (Pausa, si alza e va verso la quinta) Mi hai seguito Nirvan? (Nessuna risposta) Come diavolo faccio a farti capire che devi andartene? 
(Si avvicina alla quinta e comincia a gesticolare) Nirvan, guardami. Tu … (indica la quinta) qui (indica in basso) via! (Indica l’altra quinta) …via, capisci? (Pausa) Porcogiuda, che devo fare? Eliminarti fisicamente, estirparti con le mie mani? (Si siede. Pausa) Sto male, sto sempre peggio! Da quando ci sei tu sto sempre peggio. Guarda! (Mostra le mani tremolanti) E queste terribili … (si tocca la fronte) Mai avute emicranie così maligne! 
(Si alza e comincia a girare attorno al tavolo) Chi ti ha mandato da me Nirvan? Sì, lo so che è stata l’Agenzia. Ma perché ti hanno mandato proprio da me? Ti decidi a spiegarmelo? Rispondimi, avanti! Perché l’Agenzia mi ha fatto una cosa del genere? Io “devo” saperlo, capisci? Altrimenti impazzisco. (Pausa) È da quando sei arrivato qui che ci penso. Perché? Che senso ha? Tu non mi capisci, io non capisco te… Che rapporto può esserci tra di noi? È assurdo! 
(Pausa. Come se avesse avuto una folgorazione) …dì la verità Nirvan, da quanto tempo sei qui? Settimane o mesi? Avanti, rispondi! (Pausa, Sarcastico) Magari sei qui da anni, chi può saperlo? Magari sono 10 anni che te ne stai zitto zitto e acquattato in casa mia senza che io … (Pausa, ironico) Pensa, tu eri qui e io neppure lo sapevo. Perché sta accadendo tutto questo? Te lo chiedo Nirvan. Già, perché è questo che mi dà angoscia: non sapere il perché… 
(Pausa. Si siede e sfoglia il giornale) L’angoscia è una brutta bestia, credimi, Nirvan. Ti divora: giorno dopo giorno, un pezzetto alla volta. (Pausa) Tu riesci a vivere senza capire quel che ti succede attorno? Io no. Io proprio non ci riesco. Non ci sono mai riuscito neppure da bambino. (Pausa) Vuoi sapere perché, Nirvan? Non lo so. Io sono fatto così: ho bisogno di capire, di trovare le ragioni di tutto quello che m’accade, altrimenti sto male. (Lunga pausa. Sfoglia il giornale nervosamente) 
È proprio per questo che tu per me sei una presenza allarmante. Perché non riesco a spiegarmi perché mai tu sia capitato proprio a me, capisci Nirvan? (Pausa. Si alza) …un groppo alla gola, un macigno nello stomaco, un sassolino nel cervello, ecco che cosa sei tu per me. Sono sensazioni brutte, sai Nirvan? All’improvviso ti guardi allo specchio e capisci di aver perso il controllo della tua vita. Te la senti scivolare via, ti accorgi che sta rotolando giù per un precipizio e che non puoi fare niente, niente! È terribile, Nirvan. (Pausa) Capisci ora perché voglio estirparti dalla mia vita, eliminarti, toglierti di mezzo? 
(Silenzio) Non lo capisci? Ok, allora te lo spiego in un altro modo: Nirvan, se non ti elimino io, lo farai tu. Sì, sarai tu ad eliminare me! È questa la cruda verità. E io l’ho capito da un pezzo. Tu ti ci ingrassi con le mie angosce! (Pausa. Sfoglia il giornale. Scuote la testa) Eppure … forse non te ne rendi conto, ma stai commettendo un errore imperdonabile. E bada bene, lo dico nel tuo interesse. Già, Nirvan, perché nessuno è tanto stupido da uccidere chi lo ospita; nessuno, né in cielo, né in terra! 
(Pausa. Silenzio) Non dici niente? Bene, molto bene. Allora, te la vedrai con i tuoi capi. Che altro posso fare? Non mi dai alternative, Nirvan. (Si avvicina al telefono) Ora provo a chiamarli… (Fa il numero e si mette in ascolto. Pausa) … niente, è occupato… (Si siede. Prende una penna in mano per fare l’enigmistica. Scrive una definizione) Già. E così una mattina mi sveglio e ti trovo qui; qui nella mia casa, qui nel mio letto, qui … (si tocca la tempia, con rabbia) proprio qui, dentro la mia testa…
(Pausa. Si alza di scatto e va verso la quinta) Come cazzo hai fatto ad entrarci? E perché sei capitato proprio a me? (Lunga pausa) Ma ora basta! Ho fatto di tutto per comunicare con te, per coinvolgerti; ti ho supplicato Nirvan… Niente, tu te ne freghi, non mi rispondi neppure… (Rivolto alla quinta) Al punto in cui siamo non mi resta che chiamare l’Agenzia… se la vedranno loro! (Avvicina a sé al telefono. Guarda a destra) … lo sai che sto per fare, Nirvan? Sto per telefonare all’Agenzia. Sì, proprio all’Agenzia… (Silenzio) 
Non t’importa niente? (Pausa) Ok, se va bene a te, perché dovrei preoccuparmene io? (Si mette a girare) Mi servi a qualcosa forse? Mi aiuti? Mi fai compagnia? Nirvan, una pietra mi farebbe più compagnia di te! Non fai che ascoltare questa musica lamentevole. (pausa) Una pianta, ecco cosa sei. Che dialogo può esserci con una pianta? Puoi convincerla? Puoi farla ridere? Puoi commuoverla? No, quella se ne frega, continua a ramificarsi. Continua a crescere e basta… 
Una pianta, sì, ecco cosa sei: una pianta cattiva! (si siede sul letto, prende il telefono sulle gambe. Compone il numero) Dunque: sì … zero zero… … nove nove… sì, ecco fatto, così risolviamo il problema una volta per tutte! (Grida verso la quinta di destra) Nirvan, non vuoi sentire cosa … Forza, esci di lì e vieni ad ascoltare. (Pausa. Non viene nessuno) Ok, allora resta là. Ecco … (tocca la tastiera: mette il vivavoce) ti ho messo il vivavoce, così puoi … (Si sente il suono di occupato)
Ancora occupato… Bé, non importa, ci parlerò dopo. (Pausa) Sai cosa dirò a quelli dell’Agenzia, Nirvan? (Pausa. Si siede e si mette a fare l’enigmistica) …niente di particolare: la verità, solo la verità: venite a riprendervelo perché io sto sempre peggio! (Pausa) Così tu te ne torni a casa tua e io … beh, a me basta un po’di tranquillità e serenità…
(Pausa) Che cosa ne sarà di te non posso saperlo. No, dovresti chiederlo a loro. Sono loro a deciderlo, lo sai, sono loro a decidere tutto. (Pausa)Però, se vuoi ti ci faccio parlare… (Pausa) Allora, che vuoi fare Nirvan? Per me faresti bene a parlarci. È il tuo futuro … Non è giusto che siano loro a deciderlo per te. No, non è giusto. Anche se loro sono l’Agenzia, cioè la Legge. (Pausa, scrive) Io non glielo lascerei fare… 
(Nessuna reazione di Nirvan. Mendoza si rimette a girare) Io però questi … signori dell’Agenzia non li capisco. A che cazzo mi serve un … mezzo demente? Devono essere ammattiti. (Pausa) Oppure si è trattato d’un errore. Già, un errore, perché no? L’ennesima dimostrazione che anche gli “infallibili” prima o poi sbagliano. (Rinfrancato) Ma sì, è evidente! Si è trattato di un errore. (Si rivolge verso la quinta) Nirvan, vuoi saperlo? Non era da me che dovevi venire! (Pausa) Quindi i casi sono due: o ti hanno dato un indirizzo sbagliato, oppure sei stato tu a leggerlo male … (Lunga pausa) Se la logica ha un senso …
Nirvan, ascoltami attentamente, ti prego: sei proprio sicuro di aver letto bene l’indirizzo? Sei assolutamente certo che dovevi venire proprio da me? (Silenzio. Pausa) Ti scongiuro, Nirvan, questa volta rispondimi. È importante per me, anzi è vitale… sai cosa vuol dire vitale? (pausa breve) Vuol dire che ne va della vita, Nirvan. Della mia vita… 
(Pausa) Ti dispiacerebbe andare a controllare il foglio, Nirvan? Mi chiamo Francisco Mendoza (pron. Fransisco Mendossa) ... sì, Mendoza … scritto con la zeta. (Breve pausa) Stai controllando? C’è scritto Mendoza … con la zeta?
(Silenzio. Si mette a sedere. Scuote la testa) Che senso ha, mi domando, mandare in giro un … ritardato mentale come te! È inconcepibile. Nessuno può commettere un errore tanto grossolano. Tantomeno l’Agenzia!
(Pausa. Preoccupato) …la cosa è grave, Nirvan. Estremamente grave. (Pausa) Già, perché se l’Agenzia prende queste cantonate vuol dire che le cose vanno male, molto male. (Si avvicina alla quinta) Non hai niente da dire tu? La cosa non ti preoccupa? Sbagli, Nirvan, perché quello che oggi capita a me, domani potrebbe capitare ad un altro, a chiunque altro. E le notizie fanno presto a diffondersi. Che ne sarebbe del prestigio dell’Agenzia se si sapesse che non è più quella di una volta, che è inaffidabile? Prova pensarci. Sarebbe un colpo mortale! (Lunga pausa, si mette a girare, borbottando tra sé e sé) E noi, caro e sprovveduto Nirvan, ci troveremmo in un caos infernale! 
Ti pare che stia esagerando? No, no, non credo proprio. Può reggersi una casa senza fondamenta? Te lo chiedo, Nirvan. No, non può farcela. (Si siede) Da qualunque parte del mondo tu provenga, devi sapere che niente si regge senza fondamenta, niente! (Pausa. Fa l’enigmistica) E di chi è la colpa se le nostre fondamenta si stanno sbriciolando? (Pausa) Dell’Agenzia. Dei suoi errori e delle sue iniquità… 
E se è caduta così in basso vuol dire soltanto una cosa, Nirvan. (Pausa. Sconsolato) Vuol dire che l’Agenzia non funziona più! Vuol dire che l’Agenzia non sa più fare il suo mestiere! Cioè che non esiste più! (Scandisce) NON ESISTE PIU’! Sì, sconclusionato Nirvan. L’Agenzia è defunta, morta stecchita! Non occorre essere dinamite per capirlo. L’Agenzia è morta. È morta!
(Lunga pausa. Borbotta tra sé e sé: è morta… è morta…) …e sai da cosa mi deriva questa certezza Nirvan? (pausa) Dalla tua presenza qui! Sì, esattamente! (Pausa) C’è qualcuno in tutto l’universo che sappia spiegarmi perché sei capitato proprio a me? (Subito, infuriato) No, non c’è! Non c’è nessuno! Non lo sanno neanche loro. E questa è la prova che l’Agenzia è morta, Nirvan! 
(Pausa. Sfoglia il giornale. Si alza) Devono saperlo… devo dirglielo! Ora li chiamo e … (Si avvicina al telefono. Lunga pausa) …ma perché mandarti proprio da me? Non me lo spiego. Non gli avevo chiesto niente… Certo, loro possono farlo anche d’ufficio, loro possono far tutto, ma ci sarà stata una ragione che li ha indotti a … o sarà stato un caso? No, una ragione ci sarà stata. Gli avrò dato un motivo! (Scuote la testa) Che motivo posso avergli dato? (Riflette) Non mi sembra… io non ne ricordo alcuno… Ne sai qualcosa tu, Nirvan? Ho fatto qualcosa per cui l’Agenzia … (riflette, deciso) …no, non mi pare. Non mi sono lasciato sfuggire né lamentele, né … no, mai, né per scherzo né seriamente. 
(Lunga pausa, cammina) …sì, è vero, nelle ultime settimane mi sono un po’ lagnato … sì, ma così … niente di eclatante. D’altro canto, a chi non è mai capitato di lamentarsi? (Pausa) Ma questo non vuol dire che … No, sono momenti, stati d’animo suscitati dall’amarezza e dal … sì, lo sai anche tu Nirvan…
(Si siede) …io poi, ultimamente … beh, non si può certo dire che abbia passato un bel periodo. (Lunga pausa) Eh, sì, me ne sono capitate parecchie ultimamente: (Pausa) …prima Marta … poverina … (Lunga pausa) poi tutto il resto. Insomma, se anche mi fosse scappato un lamento, sarebbe più che giustificato … non credi Nirvan? (Pausa. Si siede) Non penso sia stato quello a convincere l’Agenzia a … 
D’altra parte è risaputo che, se si vuole, una colpa si trova a chiunque! E quelli dell’Agenzia tu li conosci meglio di me, Nirvan. Se vogliono ti tengono sotto osservazione per anni. E prima o poi qualcosa ti trovano, è matematico. (Lunga pausa, borbotta tra sé e sé) È quel che devono aver fatto con me. Ed ecco il risultato: mi capiti tu tra capo e collo! Ora mi domando: le stesse attenzioni le hanno riservate anche agli altri? A tutti gli altri, Nirvan?
Non credo proprio. E sai perché? Perché uscire indenni da un’indagine dell’Agenzia è impossibile! E i primi a saperlo sono loro! (Pausa, verso il pubblico) E allora che dovremmo fare? Non pensare più? Tacere ubbidendo? Ubbidir tacendo? (Verso la quinta) No, Nirvan, io voglio vederci chiaro in questa faccenda. Non mi bastano le mezze verità. Meglio una verità tragica che una menzogna pietosa! È sempre stato questo il mio motto. Ho sempre preferito la schiettezza io, caro Nirvan. (Si mette a leggere il giornale. Ripiega il giornale e, alzandosi, lo sbatte sulla tavola) Dire sempre quel che si pensa! È questo il mio motto!
E “sempre”, Nirvan, non vuol dire solo quando fa comodo! Vuol dire anche quando ci sono dei prezzi da pagare! (Pausa) Sai quanti mestieri ho cambiato, quanti rapporti ho compromesso per rispettare questo principio? Un’infinità! Ma neppure una volta mi sono lasciato corrompere dalle convenienze. (Pausa) E questo atteggiamento non è frutto né del caso, né della consuetudine. No, è esperienza! Sì, caro Nirvan: esperienza e ragionamento! Concetti di cui il mondo non vuol più sentir parlare… (Pausa. Si siede)
Ora chiamo l’Agenzia. (Si avvicina al telefono. Pausa) Vedrai, in un attimo risolveranno tutto. Sarà stato un disguido, un banalissimo errore di persona, niente di più facile. (Fa il numero) …ti metto il vivavoce, Nirvan … così puoi ascoltare anche tu…
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ESTER (Subito) Pronto? Sono Ester, mi dica …
MENDOZA (Sorpreso) Prego? Come? Chi è lei? 
ESTER Sono Ester… In cosa posso esserle utile signor Mendoza? 
MENDOZA Ester? … ah, sì Ester … ma come fa a sapere chi sono? (pausa) Ok, ok, non importa. Senta Ester, vorrei parlare con … cioè, potrebbe passarmi un … responsabile? (Leggera pausa) Ha capito? Voglio un responsabile! (Si sente un borbottio incomprensibile) Che cosa? Non ho capito! Accidenti, la linea è disturbata e non riesco a capire niente. (Grida verso la quinta) Nirvan! Nirvan! Spegni quella cazzo di musica piagnucolosa, non sento niente! (Pausa) Le spiacerebbe ripetere, Ester? Non ho capito bene. 
ESTER Signor Mendoza, ha chiesto di parlare con un responsabile dell’Agenzia, vero? 
MENDOZA Esattamente. Voglio parlare con un responsabile! Ha capito finalmente?
ESTER (Perentoria) Ho capito benissimo Mendoza. Ma con quale responsabile vuole parlare? Non sia sempre così vago.
MENDOZA (Intimorito) Come? Vago? (pensa) Ah, sì, certo, ha ragione, di responsabili possono essercene tanti… Giusto! Allora … diciamo … sì… (deciso) mi passi il Presidente. Mi faccia parlare con il Presidente! 
ESTER D’accordo Mendoza, la sua richiesta sarà esaudita appena possibile. (Silenzio. Mendoza resta con la cornetta in mano, perplesso. Passano pochi secondi. Si sente bussare energicamente alla porta. Mendoza, sorpreso, fa per andare verso la quinta. Entra una donna. Mendoza resta con la cornetta in mano) Buongiorno signor Mendoza … 
MENDOZA Buongiorno a lei signora. Ma scusi… lei chi è?
ESTER Sono Ester. (Breve pausa) Ricorda? L’Agenzia … (Mendoza guarda sconcertato la cornetta)
MENDOZA Mi ricordo, certo che mi ricordo … (guarda la cornetta, poi l’appoggia sul telefono) … che è venuta a fare Ester? Io avevo chiesto di parlare con il Presidente! 
ESTER Infatti, signor Mendoza. Sono qui per questo ... parli pure … sono io il Presidente.
MENDOZA (Sconcertato) …ah, (la squadra dalla testa ai piedi) … così lei è il Presidente dell’Agenzia?
ESTER Sì, sono io. In carne ed ossa. (Si guarda compiacente) Non mi crede?
MENDOZA Quello che credo io non ha alcuna rilevanza, Ester. Quel che importa è altro… 
ESTER Cioè? Mi dica. A cosa si riferisce? Con chi è arrabbiato stavolta? (Sorride) 
MENDOZA Mi riferisco alla vostra “presunta” infallibilità! (Pausa) Infallibilità? Ormai non siete più neppure scrupolosi! (Pausa) O devo pensare che non lo siate stati solo con me? (pausa) Da voi francamente non mi sarei mai aspettato un errore del genere. (Pausa) Scommetto che ora mi dirà che non spetta a me giudicare le decisioni dell’Agenzia e che io non ho né le informazioni né tantomeno l’intelligenza per comprenderne il senso. Può darsi Ester, ma di fronte ad una topica così macroscopica non ci vuole tanta perspicacia… 
ESTER Mendoza… vada al punto!
MENDOZA …se vi ho interpellato è perché sono coscienzioso e consapevole che … (Ester sbuffa e si mette a girare per casa)
ESTER (L’interrompe) …sa che si è sistemato proprio bene, signor Mendoza? Lei non immagina quanta gente farebbe carte false per vivere qui… a casa sua. 
MENDOZA …d’accordo Ester, vado al punto. Il punto è questo: Il vostro … come chiamarlo? Addetto …? Dipendente …? Emissario …? Che peraltro non ho mai …cercato …
ESTER (L’interrompe) …si riferisce al nostro RDP, signor Mendoza? 
MENDOZA RDP? 
ESTER Sì, voglio dire il nostro Risolutore Domestico Personalizzato. Noi li chiamiamo RDP, si fa prima. E lui (fa un cenno con la testa verso la quinta di destra) è uno di loro…
MENDOZA Ah, quindi conoscete Nirvan …
ESTER (Come tra sé e sé) Chi? Nirvan? Che bel nome, Mendoza… (Risoluto) Sì, certo che conosciamo Nirvan. È un bravissimo collaboratore… 
MENDOZA (La interrompe. Stupito) Collaboratore Nirvan? … mah… che collaborazione può darmi uno che non sa far niente e che non capisce una parola di quel che dico? Me lo spieghi lei Ester. Vuole sapere la verità? Dal giorno in cui mi è capitato addosso – e senza alcuna spiegazione, sarà bene ribadirlo! – per me le cose sono andate sempre peggio. Guardi le mie mani … (Mostra le mani tremolanti. Pausa)
Ma deve stare con me per forza? (pausa) Perché non lo mandate da qualcun altro? Che so, uno della sua terra, uno come lui, uno che perlomeno capisca la sua lingua! (Pausa) Possibile debba essere io a suggerirvi come sistemarlo? (Lunga pausa) Insomma fate quel che vi pare, ma venite a riprendervelo presto, anzi subito. Io non lo voglio più. Lo rifiuto, lo rimando indietro. Sono stato chiaro? 
ESTER Lei è stato chiarissimo signor Mendoza, ma, vede, la procedura non è né semplice, né immediata. Per il recesso del suo RDP occorre inoltrare formale richiesta all’Agenzia. Lei è disposto a farlo?
MENDOZA Formale richiesta? Beh, se serve … sì, sono disposto a farlo. (Pausa) Guardi, faccio tutto! Purché mi risolviate il problema il più presto possibile! Venite a riprendervelo! (Pausa) Lo sa che non sono ancora riuscito a sapere da dove viene? Non ha ancora proferito una parola…! È questo che m’innervosisce e che mi angoscia! Sa che cos’è Nirvan? Un assedio silente, ecco cos’è! Non ce la faccio più… 
ESTER Mi sta dicendo che si è comportato male nei suoi riguardi? 
MENDOZA Comportato male Nirvan? (Ride) Non peggio di come si comporterebbe un sasso… o una pianta.
ESTER Ma allora, Mendoza, perché è giunto a questa … spiacevole decisione? Non capita spesso che un nostro collaboratore venga rifiutato, lo sa? Da quando svolgo quest’incarico non ne ricordo … E sono parecchi anni, ormai. 
MENDOZA Vuol dire che sono io il primo a richiederlo?
ESTER Questo, signor Mendoza, non sono in grado né di affermarlo né di negarlo. (Sorride) Io ho un incarico specifico, personalizzato… esattamente come Nirvan, anche se incommensurabilmente più elevato… (Sorride. Pausa) Posso dirle però che la gente comune non pensa mai al recesso. No, quasi mai. E ancor meno ci spera… (Pausa) Certo è una questione incresciosa …
MENDOZA Incresciosa? Che … ?
ESTER Beh sì, ci saranno conseguenze. È inevitabile. Non possiamo permetterci il lusso di sottovalutare i recessi. Comprende vero? No, dobbiamo reagire con prontezza e decisione!
MENDOZA …cioè? Che mi farete? 
ESTER (Ride) No, a lei niente. Sarà aperta un’indagine sul suo RDP. Un recesso è un evento delicato, complesso e laborioso… 
MENDOZA Che vuol dire? Che accadrà a Nirvan?
ESTER Signor Mendoza, il regolamento prevede una procedura rigorosissima…
MENDOZA Ah… capisco… e in che cosa consisterebbe questa … 
ESTER …Nirvan dovrà sottoporsi ad una serie di … trattamenti. Sì… insomma – per dirla con un linguaggio da profani – dovrà essere … destrutturato … disgregato. Capisce? 
MENDOZA (Pausa. Sarcastico) … sì, certo, capisco perfettamente…
ESTER Purtroppo c’è da dire che non sempre la procedura funziona al primo tentativo. E allora va ripetuta … potenziata … inasprita. E anche così il risultato non è affatto scontato. D’altra parte, signor Mendoza, usiamo così raramente quella macchine che gli ingranaggi – anzi gli … elettrodi (sorride) – per così dire… scricchiolano un po’…
MENDOZA Gli elettrodi? Che c’entrano gli … 
ESTER (Sdrammatizzante) Ma perché pensare al peggio, Mendoza? Perché abbandonarsi sempre al pessimismo? Non ce n’è motivo. Vedrà, stavolta andrà tutto bene, ne sono “ragionevolmente” sicura. 
MENDOZA …ragionevolmente sicura … (tra sé e sé) sì, certo, ragionevolmente sicura … (Pausa) …sa una cosa, Ester? Ci riflettevo mentre lei parlava: a pensarci bene non è proprio lui … sì, voglio dire Nirvan, a crearmi i problemi più grossi. No, lui potrei anche tenerlo … ma sì, tanto che fastidio può darmi? Mangia quel che mangio io, dorme quando dormo io … e la sua musica … d’accordo, è piagnucolosa, ma oggigiorno si sente di peggio! E col tempo potrebbe imparare qualche parola della mia lingua … o io della sua… perfino a farmi la limonata (Sorride) … perché no? Sì, a rifletterci bene, Nirvan potrei anche tenermelo! La vera questione, quella che più mi preoccupa e che mi mette tutta quest’ansia addosso è un’altra…
ESTER …mi dica signor Mendoza, siamo qui per risolvere i suoi problemi …
MENDOZA Il mio problema, Ester, non è Nirvan in sé e per sé. No, sono piuttosto le ragioni che vi hanno indotto a mandarmelo qui e a mandarmi proprio lui che mi creano parecchio scompiglio. Perché Nirvan è capitato proprio a me? Perché?
ESTER (L’interrompe) Le rispondo subito signor … 
MENDOZA (Interrompe) …perché mandarmi un … forestiero? Uno che chissà da dove viene, uno con cui non posso comunicare, uno che … ? Perché proprio lui? 
ESTER Mendoza, se mi dà un minuto le spiego tutto. Dunque, ascolti: innanzitutto lei deve sapere una cosa fondamentale… 
MENDOZA Cioè? Mi dica! Che devo sapere?
ESTER Deve sapere che Nirvan è qui da noi da molti, moltissimi anni. 
MENDOZA Da moltissimi anni? E allora? Che vuol dire, Ester, si spieghi.
ESTER Voglio dire, Mendoza, che erano molti anni che Nirvan aspettava…
MENDOZA Aspettava? Chi aspettava? (la guarda, lei sorride) Cioè? Vuol dire che aspettava me? 
ESTER Sì, aspettava lei, proprio lei, signor Mendoza. 
MENDOZA Me? Non capisco. E da quanto tempo mi aspettava?
ESTER Da quanto? (pausa) Da sempre, Mendoza. Da sempre… 
MENDOZA (Infuriato) Che diavolo vuol dire da sempre, Ester? Niente, non vuol dire niente. È una parola insensata!
ESTER D’accordo Mendoza, ammetto la mia … imprecisione. Allora diciamo che Nirvan l’ha aspettata per il tempo … necessario. (pausa) Sì, per tutto il tempo necessario.
MENDOZA Tempo necessario? Che vuol dire? Mi spieghi, io voglio sapere, io ho il diritto di sapere!
ESTER Sapere, sempre sapere! Lei è insaziabile, Mendoza. Che vuol sapere ancora? Le concedo un’ultima domanda. Nulla di più…
MENDOZA Mi dica solo questo Ester: come mai Nirvan è capitato a me e a nessun altro? 
ESTER Perché? Signor Mendoza, non l’ha ancora capito? Nirvan era destinato a lei e solo a lei…! 
MENDOZA (Si siede sulla sedia, afferra il telefono e lo sbatte in terra, con violenza) BUIOFINE PRIMO QUADRO


Secondo QuadroPomeriggio. Stessa stanza. Mendoza è sul letto. Sul fornello c’è una teiera. Il timer suona. 
MENDOZA (Grida, alla quinta) Nirvan! Nirvan! Il tè! Sta suonando, Nirvan… (Scuote la testa, si alza dal letto e blocca il timer. Prende la teiera, si siede e si versa il tè. Passano alcuni secondi: bussano alla porta. Entrano Reagan e Muriel)
REAGAN Buongiorno babbo. Come va stamattina? Stai meglio? (Si avvicina e lo bacia) 
MENDOZA (Si guarda attorno circospetto) Ciao Reagan … l’avete visto? 
MURIEL Ciao papà, come stai? (Lo bacia) Ti abbiamo portato il giornale. (Tira fuori il giornale dalla borsa) …visto chi, scusa? 
MENDOZA Ciao, Muriel. (Pausa. Deciso) L’avete visto o no? 
MURIEL Chi papà? Chi dovevamo vedere?
MENDOZA Come siete entrate, chi vi ha aperto la porta? 
REAGAN Ho aperto io, con le mie chiavi. (Mostra le chiavi, che tiene ancora in mano).
MENDOZA Ah, credevo che … (Pausa) Ah… così hai aperto tu con le tue chiavi.
MURIEL Che c’è papà? Qualcosa non va?
MENDOZA (Alterato) Nirvan! Insomma, l’avete visto o no, stavolta? 
REAGAN (Reagan e Muriel si guardano perplesse) Ancora con questo … Nirvan? Non abbiamo visto nessuno! Dov’è? (Mendoza indica la quinta. Reagan esce e rientra subito dopo) Qui non c’è anima viva, babbo! Né Nirvan né … nessun altro!
MENDOZA C’è, c’è! È che non gli va di farsi vedere ... lo fa anche con me. È bravissimo a mimetizzarsi. Però c’è, è lì, lì dietro... Stamattina ho perfino telefonato, per lui.
REAGAN (Prende in mano il telefono e nota che è rotto. Lo mostra a Muriel. Fa una smorfia) …ah, hai telefonato … 
MURIEL (Perplessa) A chi hai telefonato, papà? 
MENDOZA All’agenzia. Per Nirvan… 
REAGAN È la stessa agenzia di cui mi dicevi la settimana scorsa? L’agenzia … Serendipità? 
MURIEL (A Reagan) Come si chiama, Reagan?
REAGAN Agenzia Serendipità … così almeno la chiama lui... 
MURIEL Perché hai telefonato all’agenzia, papà?
REAGAN Che c’entra Nirvan con l’agenzia?
MENDOZA Che c’entra Nirvan? Ma allora non avete capito un … ! (Irritato) Sono loro che me l’hanno mandato! Quindi ora devono venire a riprenderselo! Chiaro? Voglio che si portino via Nirvan! 
REAGAN (Perplessa, ma compiacente) …hai fatto bene, babbo. Sì, proprio bene! A che ti serve Nirvan? A niente! E di sicuro non ti fa stare tranquillo … al contrario, ti rende nervoso e intrattabile. Hai fatto bene a telefonare. Che sta a fare qui? Meglio che se ne vada. 
MURIEL Gliel’hai detto? (Mendoza annuisce) …e loro? Che ti hanno risposto?
MENDOZA (Sconsolato) Niente da fare! Ester dice che non possono riprenderselo…
REAGAN Chi te l’ha detto? Ester? (Guarda Muriel perplessa)
MENDOZA Sì, Ester, proprio lei. Niente da fare! Non possono … (Pausa) o meglio … forse potrebbero … ma … 
REAGAN …ma, cosa papà? 
MENDOZA La procedura è rigorosa … il regolamento inflessibile … se lo rifiuto … loro devono … insomma … 
MURIEL Che devono fare, spiegati, santo cielo! 
MENDOZA …la prassi prevede che debbano … sottoporlo ad un trattamento… … insomma, non ho capito bene. Devono … destrutturarlo. 
MURIEL Destrutturarlo? Sant’iddio, che significa? 
MENDOZA …Ester m’ha detto che c’è una macchina …
MURIEL Una macchina? Ma è mostruoso! Come possono …
REAGAN …ma santiddio, non era meglio se questo Nirvan lo mandavano a qualcun altro? Perché questa brutta bega è capitata proprio a te? Gliel’hai chiesto il perché? (Mendoza annuisce) 
MURIEL E lei? Ti ha risposto?
MENDOZA (annuisce) …m’ha risposto, m’ha risposto… (Pausa. Le due figlie lo guardano) 
REAGAN Allora? Che t’ha risposto ? Che aspetti a parlare?
MENDOZA Non l’avete capito? Non l’avete ancora capito? 
MURIEL (Le due donne si guardano, sconcertate) Che dobbiamo capire? Con tutto l’affetto, papà, questa storia è a dir poco …
REAGAN (La interrompe) Diccelo tu quel che non abbiamo capito. Così finalmente la finiamo di parlare sempre di questo Nirvan. Avanti, perché è capitato proprio a te?
MENDOZA Perché lui era destinato a me, e solo a me. Ecco perché! Quindi Nirvan … (Lunga pausa. Si mette a pensare)
MURIEL Nirvan … cosa? Finisci la frase, papà! 
MENDOZA Nirvan può stare solo con me. (Si muove) Ragion per cui ho deciso di tenerlo! (Guarda Reagan che fa una smorfia perplessa) Sì, hai capito bene, Reagan. Lo tengo qui con me. (Pausa. Si siede e fa il cruciverba) …vedrete, uno di questi giorni si farà vedere anche da voi... Non è cattivo Nirvan, è solo un po’ timido. Non è cattivo.
MURIEL (Reagan fa per parlare. Muriel l’anticipa) Sì, certo papà, ma ora non stare a preoccuparti per questo. Noi non abbiamo nulla contro di lui, vero Reagan? Quando deciderà di farsi vedere, lo vedremo. E lo saluteremo e … lo ringrazieremo … 
MENDOZA Ringraziarlo? E di che?
MURIEL Di … farti compagnia … di stare con te … 
REAGAN …di darti una mano..
MENDOZA (Ride, sarcastico) Compagnia Nirvan!?! Aiutarmi Nirvan!?! Come devo dirvelo che non fa niente, non capisce niente e non dice niente? No, credetemi, Nirvan serve solo a farmi incazzare, niente altro! 
REAGAN Santo cielo, babbo, ma allora perché non lo mandi via? Perché non …
MENDOZA Perché Reagan? (Pausa. Si alza e gira) Non lo so ... (Lunga pausa, scuote la testa) …non te lo so spiegare (pausa) … ma c’è un limite a tutto.
MURIEL Va bene papà, ora però non pensarci più. Se hai deciso di tenerlo, fallo e basta. Tanto, che fastidio può darti? 
MENDOZA Già, giusto piccola Muriel!, che fastidio può darmi? Nessuno! (Si muove) E voi? Ditemi di voi. State bene? Avete passato un buon week-end? (pausa) E la vostra cara mamma, sta bene anche lei? 
REAGAN Sì, sta bene e ti saluta. Ti manda questa… (estrae dalla borsa una vecchia foto e gliela porge) …l’ha trovata qualche giorno fa in un vecchio scatolone in soffitta. 
MENDOZA (Sorride) Ah, ma questa è la foto del nostro viaggio a Parigi! (Pausa) Voi due eravate ancora alle elementari… ve lo ricordate?
MURIEL Parigi? (Pensa) Siamo stati a Parigi? 
REAGAN Io ricordo qualcosa … ma molto vagamente…
MENDOZA È stato un bel viaggio… ci siamo divertiti. 
REAGAN La sola cosa che rammento è il viaggio in treno. Un incubo, non si arrivava mai…
MURIEL (Con entusiasmo) …il treno me lo ricordo anch’io! Sì, sì, ora m’è venuto in mente. Era notte … abbiamo dormito sul treno, vero papà? Sì, sì, me lo ricordo… Tutta la notte su quel bellissimo treno che sferragliava... (Pausa) …e tu Reagan che non mi volevi nella tua cuccetta, me lo ricordo benissimo! 
REAGAN Davvero? (ride) Abbiamo bisticciato? 
MURIEL Tutto il viaggio! 
REAGAN Devo averlo rimosso. Però ricordo benissimo le litigate del babbo e della mamma… (Sorride e guarda Mendoza) Una cosa è sicura, non ci avete fatto mancare proprio niente voi due! (Pausa) Deve essere stato un piacere sublime litigare con la mamma al Louvre e a Place Vendome, vero babbo? (Mendoza la guarda in silenzio. Pausa) Ma se invece di fare due figli vi foste comprati due gatti… o due cani! O due criceti! (Ride)
MURIEL (Si guarda attorno e per terra) Sì… sarà meglio fare un po’ di pulizia qui dentro. Eh, papà? (Pulisce la tavola e porta tutto nella quinta a destra) 
REAGAN Ti ho portato il pigiama, lavato e stirato… (Dalla sportina di plastica estrae un pacco) …e ti ho comprato tre canottiere nuove. (Si avvicina e controlla la canottiera di suo padre) …mi pare che sia il caso di cambiarla ... sì, direi proprio di sì! (Mendoza si toglie la canottiera e prende in mano quella nuova. Fa per indossarla) …prima dovrai lavarti, suppongo! O vuoi metterti la canottiera pulita senza neppure lavarti? (Rientra Muriel con una scopa. Comincia a spazzare)
MENDOZA Io mettermi la canottiera pulita senza lavarmi? Io commettere un … misfatto del genere? Ma per chi mi hai preso Reagan, per un criminale? Vado subito a lavarmi…
REAGAN Ecco, sì, bravo, va’ a lavarti ... (Breve pausa, Mendoza esce di scena a sinistra) e già che ci sei, cambiati anche il pigiama e le mutande… sì … e metti tutto qui dentro. (Gli allunga la sportina di plastica) 
MURIEL (Si avvicina a Reagan, con la scopa in mano. Parla piano) C’era proprio bisogno che gli dicessi tutte quelle cose? Non riesci proprio a trattenerti, vero? 
REAGAN Che ho fatto di male stavolta? Di cosa parli? Non capisco ... (Muriel si avvicina al letto, toglie la federa dal cuscino e la mette in una sportina) 
MURIEL Invece hai capito benissimo! Che c’entravano le litigate con la mamma? Dovevi proprio ricordarglielo? E poi la storia dei criceti! La ripeti da anni quella cattiveria, Reagan! Possibile che tu non abbia un grammo di sensibilità né di compassione? Trasudi sempre e solo rancore… (Pausa) Anche ora che lui … 
REAGAN (La interrompe) …No, Muriel, ti prego, non ricominciare col tuo giochino di farmi passare da strega cattiva! Non essere ipocrita. Sei sempre tu la prima a lamentarti, a tirar fuori il suo egoismo e a ripetere che non lo sopporti più. E, bada bene, lo fai da quando lui se n’è … sì, insomma, fin da bambina. (Sarcastica) Già, piccola e fragile Muriel, è da allora che biasimi il tuo … paparino e ti riprometti di … (dura) Poi però, quando gli sei davanti non hai il coraggio di dire niente! 
MURIEL Le cose non stanno così, Reagan. Ma se ti fa piacere pensarlo, pensalo pure! Non voglio mettermi a litigare con te. Lo sai benissimo anche tu che … 
REAGAN (La interrompe) Sa qual è il mio torto, il mio unico torto, sorellina? Quello di avergli sempre detto in faccia quel che pensavo. È per questo che le colpe me le sono sempre prese io! No, Muriel, finiamola con questa favola! Io non sono Grimilde e tu non sei Biancaneve! (Pausa. Prende fuori lo specchietto dalla borsa e si toglie qualcosa dagli occhi, poi si dà una rassettata ai capelli) …ma l’hai visto? È patetico ... all’improvviso è diventato sensibile … Nirvan, ora si preoccupa di Nirvan! (Risata sforzata) Davvero incredibile! Se ne è sempre fregato di tutto e di tutti e ora va in … paranoia per questo … Nirvan. Manco fosse suo figlio! 
MENDOZA (Da dietro la quinta) …e la mia enigmistica? Vi siete ricordate di prendermi l’enigmistica? (Rientra con gli indumenti puliti. Muriel prende l’enigmistica dalla sua borsa e gliel’allunga. Riprende a spazzare) Ah, molto bene, grazie, grazie mille…
(Si siede e sfoglia la rivista) Ecco, vedete, è questa qua. Marta faceva sempre questa per prima: sì, questa senza schema, la più difficile. Era bravissima. (Pausa) Le rare volte (sorride) che non ci riusciva, sapete che faceva? Lasciava tutto qui sopra e se ne andava a fare altro. (Imita i gesti. Appoggia l’enigmistica si allontana e poi torna) Allora io la prendevo (si siede) e gliela completavo di nascosto (finge di scrivere). Poi la rimettevo dov’era. Così … (l’appoggia sul tavolo) …come se niente fosse. (Pausa) Ci credete? Mai una volta che mi abbia ringraziato di averla aiutata. Mai! (Ride)
Un’ora dopo era capace di venire da me e di vantarsi d’aver fatto tutto da sola e in un batter d’occhio. Diceva proprio così: in un batter d’occhio! (Pausa) …tutto da sola, capite? Da non credere! Una volta – e quella volta gliel’avevo fatta praticamente tutta io – volle a tutti i costi partecipare ad un concorso. E sapete cosa accadde quando, per mia sventura, le comunicarono che aveva vinto? Ebbe il coraggio di venirmi a dire che lei era molto più brava di me! Sì, perché: “…tu non hai mai vinto niente!”. Che orgoglio smisurato aveva quella donna! E che bugiarda era! (Ride a squarciagola)
REAGAN (Smorfia di sopportazione, occhiata a Muriel e sorrisino di circostanza) …Babbo … (prende un foglio dalla borsa) …in clinica ci hanno consegnato il programma del tuo nuovo ciclo di terapie. Iniziano giovedì …(Gli passa il foglio. Lui lo appoggia sul tavolo senza neppure guardarlo. Lunga pausa) 
MENDOZA (Si alza di scatto. Cammina. Deciso) Sai Muriel, ci ho pensato bene; hai proprio ragione: che fastidio può darmi Nirvan? Nessuno. (Breve pausa) D’accordo, non parla, non sa far niente e mi fa solo incazzare … (pausa) … ma non è un buon motivo per … capisci Muriel? 
MURIEL …papà, hai sentito Reagan? Giovedì ricominciano le terapie. È importante che tu … (pausa) …hai capito? 
REAGAN (Prende il foglio e controlla) …sì, giovedì prossimo alle nove precise. Hai capito babbo?
MENDOZA (Deciso) E voi due l’avete capito che ho deciso di tenermi Nirvan? (Pausa) L’avete capito o preferite continuare a far finta di niente? (Scandisce) Ho-deciso-di-tenermi-Nirvan! (Pausa, Si mette a girare) Volete sapere perché? Perché lui fa parte di me. Sì, fa parte di me. (Gira a lungo in silenzio. Poi si ferma. Guarda verso il pubblico, deciso) …e perché c’è un limite a tutto! C’è un limite a tutto!


Terzo Quadro Notte. Stessa stanza. Stessa musica. La testata del letto è in luce. Tutto il resto in fitta penombra. Mendoza è disteso a letto. Si solleva di scatto e si siede con la schiena appoggiata alla testata del letto.
MENDOZA Nirvan! Nirvan! Vieni qui, Nirvan! Corri, ti prego, non c’è più tempo … (Si agita, sofferente. Quasi implorante) Ti prego Nirvan, non c’è più … (sempre più flebilmente) … per favore … non c’è più tempo … (Lentamente si alza e si guarda attorno. Accende l’abat-jour. Aggrappato alla struttura ai piedi del letto c’è Nirvan. Mendoza gli si avvicina, lentamente, con andatura leggermente vacillante)
Ah, sei qui Nirvan. Ciao… (sorride) Lo sai che sei proprio bravo a nasconderti? Glielo dicevo a Muriel e Reagan che sei bravissimo a non farti trovare … (Pausa) …da quanto tempo sei lì? Bravo, proprio bravo. Pensa Nirvan, non ti avevo né visto, né sentito… (Pausa) Vuoi alzarti? Vieni … (allunga il braccio per aiutarlo ad alzarsi. Nirvan lo guarda con l’espressione sofferente e rassegnata, senza muoversi) Non vuoi? Preferisci restare lì? D’accordo, vengo io lì da te… Ci metto un po’ (s’inginocchia faticosamente) ma … vedrai ci riesco. Ecco fatto! (Lentamente si siede in terra, a fianco di Nirvan. Entrambi appoggiati con la schiena alla struttura del letto)
Eh sì… il tempo è davvero tiranno, Nirvan. (pausa) Non è cosi che si dice in questi casi? (Ride di gusto. Poi ha uno spasmo di dolore. Nirvan si aggrappa al letto con forza) …non preoccuparti, sto bene… sto bene, ora è tutto passato. (Nirvan gli appoggia una mano sulla spalla) …mi sento meglio, davvero. (Pausa) No, non ho paura, Nirvan. Tu ne hai? (Pausa) No, io non ho nessuna paura. (Sorride. Lo guarda) Non ci crederai Nirvan, ma io sono ancora curioso… (pausa)
Sì, lo so, ti sembrerà assurdo, ma è vita anche questa, no? E poi non sono mica io a deciderlo. Mi viene istintivo. Io voglio sapere, capire, sempre. Ma se mi chiedi perché, non so risponderti… (Pausa, si tocca la fronte) …ti sembrerà assurdo quel che sto per dirti, Nirvan. Penserai che sono solo i pensieri sconclusionati di un vecchio pazzo moribondo … ma vedi … mi sono sentito uno straniero per tutta la vita ... ti sembrerà insensato, ma per la prima volta sento d’aver ritrovato la strada di casa. Ora, sì, proprio ora che … (Lunga pausa) Il tempo è davvero tiranno, Nirvan. (Ride) Non è così che si dice in questi casi?
Saremo perdonati per la nostra inadeguatezza? Saremo mai perdonati dai vivi? (Spasmo di dolore, Nirvan si aggrappa a Mendoza)Addio piccolo Nirvan…(Pausa. Nirvan appoggia la testa sulla spalla di Mendoza) 
NIRVAN …addio dolce Mendoza…
Buio

FINE