L' INCIDENTE
(per un paio di mutandine)
tre atti di
LUIGI LUNARI
Personaggi
Il ragionier Meroni
Il dottor Scotti
La signora Meroni
La signora Scotti
Guido Scotti
L'Onorevole
Il ragionier Bestetti
La signora Bestetti
Natascia
Mimosa
L'azione si svolge nell'appartamento dei Meroni,
a Milano, negli anni Sessanta.
NB. Le battute tra ((( ))) sono degli "a parte", che riportano i pensieri dei
personaggi. Potrebbero anche essere registrati e fatti sentire al pubblico
attraverso altoparlanti.
La scena.
Il soggiorno - che funge anche da sala da pranzo - di un appartamento di piccola
o media borghesia milanese, abitazione dei coniugi Meroni.
A destra e a sinistra, due porte conducono ad altri locali. Sul fondo, una
grande apertura ad arco, con porta scorrevole a vetri, conduce ad una seconda
parte del soggiorno, distinta da un paio di scalini. La porta a vetri è
solitamente chiusa, perchè quella parte del soggiorno si utilizza soltanto nelle
grandi occasioni.
L'arredamento denuncia una certa disponibilità finanziaria, ma più che altro
perchè i coniugi Meroni non hanno figli e possono spendere per la casa tutto
quello che guadagnano. Assenti - per conto - originalità e personalità. Qualche
riproduzione d'autore alle pareti (di quelle che i settimanali regalano agli
abbonati), qualche pezzo rustico obbligatorio, e una piccola libreria in cui
sono raccolti un buon numero di volumi rilegati di dispense settimanali: Bibbia,
Muse, Universo, Natura e Scienza, e via dicendo.
ATTO PRIMO
All'alzarsi del sipario la scena è vuota e buia. Subito però si apre la porta
d'ingresso ed entra il ragionier Maroni, in stato di grande agitazione nervosa.
La porta rimane aperta dietro di lui. Maroni accende la luce, ed entra nella
stanza a grandi passi, compiendo lazzi di estrema disperazione.
MERONI - Maledetta! Maledetta! Maledetta!... Maledetta te! Maledetto il giorno
che t'ho conosciuta! Maledetto il giorno che t'ho sposata! Maledetto il giorno
che siamo venuti in questa casa!
Dove sei?...
Vieni dentro, maledetta! Dài! E chiudi la porta! Maledetta! Saranno tutti lì
sulle scale a sentire!...
(Entra, timidamente, dalla porta d'ingresso, chiudendola lentamente la signora
Meroni. Bella, formosa, vistosa. E' in atteggiamento colpevole e penitente.)
Maledetta!... Ma che cosa ti è saltato in mente?! Che cosa ti è passato per
quella testa di legno? Mi hai rovinato! Rovinato, mi hai! Rovinato!
Maledetta!...
(Pausa. Lei accenna a un gesto)
Sta zitta! Non dir niente! Fammi il piacere, in nome di Dio, non dire niente!
Abbi almeno il pudore di non dire niente! Sta zitta! Zit-ta!
(Pausa. Sconforto. Rievocazione.)
Perdere le mutande in pubblico!
Durante l'inaugurazione della nuova sede... Con tutte le autorità: il
presidente, il vescovo... Col direttore lì, in prima fila!...
LA SIGNORA MERONI (debolmente, in stato di colpa, sulle difensive) - .... si è
rotto l'elastico...
MERONI - Taci! Non dare la colpa all'elastico! Noi siamo responsabili dei nostri
elastici, maledetta! Mi son mai cadute, a me, le mutande? E al direttore?
LA SIGNORA MERONI - ...voi avete i calzoni...
MERONI - E alla moglie del direttore? E al vescovo? No! A nessuno cadono mai le
mutande! Mai! Ma a te sì, maledetta! E "quando" ti cadono le mutande? In un
giorno qualsiasi? Eh, no! Magari! Troppo bello! Ti cadono oggi!,
all'inaugurazione della nuova sede!, con tutte le autorità civili e religiose in
prima fila!
LA SIGNORA MERONI - ...non ha visto quasi nessuno...
MERONI - "Quasi" nessuno! Come se le voci non girassero, in questo mondo di
pettegoli!
Finito! Tutto finito! Mi hai rovinato! Ci sei riuscita! Inutile prendersela: il
direttore non me lo perdonerà mai! Alla presenza del presidente, poi! Carriera
chiusa!
(E' affranto. Pausa.)
E non star lì impalata! Fa' da mangiare... Che si mangi, almeno, in questa casa!
(La donna indossa un grembiule da cucina, e comincia a trafficare, avanti e
indietro dalla cucina, preparando da mangiare e apparecchiando la tavola. Meroni
intanto prosegue, a sé stesso e all'universo:)
Maledetta!... Maledetta!...
LA SIGNORA MERONI - Che cosa vuoi da mangiare?
MERONI - Non c'è della pastasciutta avanzata? Fammela al salto. Maledetta!...
Sta attenta alla crosta!
(Pausa)
Perdere le mutande in pubblico! Col direttore in prima fila, e i colleghi a due
passi!...
Con i sacrifici che hanno fatto i miei genitori per darmi un'istruzione. Mia
madre me lo diceva: "Lasciala perdere, dà troppo nell'occhio, non è la moglie di
un ragioniere! Troppe curve, per tener bene una casa!" Aveva ragione, oh, se
aveva ragione! Ma io... testone, innamorato, cretino! E adesso pago; per un
fallo di gioventù, ecco rovinato tutto quello che ho costruito giorno per
giorno, con la pazienza di un santo e la precisione di un orologiaio!
In banca a ventiquattr'anni, venti anni di carriera, la simpatia del direttore
arrivato sei mesi fa, l'invidia dei colleghi perchè la scrivania più bella e
meglio in luce - dopo quella del direttore - è la mia! Capito? La mia! Un
appartamento di proprietà, tutto pagato, nel condominio dei bancari, nella
stessa casa dove abita il direttore, capito? Altra scala, scala C invece di A,
ma lo stesso numero civico! E tutto questo costruito da me! Con queste...
(Le braccia..)
...e con questa!
(...la testa.)
Mattone per mattone, giorno per giorno! Cortese con i clienti, il primo ad
arrivare, l'ultimo ad andar via! Sempre il più svelto a scattare, per aprire la
porta quando il direttore va a bere il caffè!.. Mai uno sciopero!..
Ma tu!, che cosa credi che me l'abbia data la scrivania vicino alla finestra? Lo
sai che andando per anzianità dovrebbe averla il Bestetti, che ha due mesi più
di me? Lo sai perchè ce l'ho io?, eh?, tu che non pensi mai a niente, e che vai
in giro a seminare mutande?
(Pausa. Risposta e spiegazione:)
Perchè sono il più bravo, il più paziente, il più furbo! Perchè alle barzellette
del direttore io rido prima, e meglio degli altri: più di gusto, più rotondo,
più convinto! Perchè le ho pensate tutte, perchè niente ho lasciato al caso!
Mai, ho fatto sapere a nessuno che i miei sono dei fruttivendoli! Mai, ho fatto
sapere che tu, maledetta, hai un cugino impiegato alla CGIL! Tenevo all'Inter:
via anche questo! Perchè domani può capitare un direttore che "non" tiene all'Inter,
e allora è meglio non aver motivi di attrito! Non ho trascurato niente, sono
stato perfetto!...
Ma ci hai pensato tu, maledetta!
LA SIGNORA MERONI - Dopo la pastasciutta, cosa ti faccio?
MERONI - Quello che vuoi. Un uovo.
LA SIGNORA MERONI - In camicia?
MERONI (associazione con volo pindarico) - No!! Basta!!
(Ansimando si abbatte su una poltrona.)
Maledetta!
(Pausa.)
(((LA SIGNORA MERONI - Ufffff! Dio, quanto parla! Non la finirà mai! Ho perso le
mutande: e allora? Mi si è rotto l'elastico, e sono cadute. Come se tutti
avessero viso! Mi sono chinata, le ho prese, le ho nascoste nella borsetta.
Guardalo lì:adesso va vicino alla finestra... Sono le sette meno un quarto.
Adesso mi domanda dove sono le dispense.... )))
MERONI - Dove sono le dispense?
LA SIGNORA MERONI - Sul tavolino al solito posto.
MERONI - Cos'è quel tono?
LA SIGNORA MERONI - Quale tono?
MERONI - Uhm... sta attenta!
(Prende le dispense, siede in poltrona...)
(((LA SIGNORA MERONI - Ogni sera, alla stessa ora, la stessa domanda: "Dove sono
le dispense?" Beh, se non altro si calma un po'… Adesso comincia a leggermi un
sacco di cose che a me non interessano niente… "Curiosa!, senti questa!" )))
MERONI - Curiosa!, senti questa! Sai qual è il vero nome di Carla Del Poggio?
Maria Luisa Attanasio.
LA SIGNORA MERONI (totalmente disinteressata) - Noo!..
MERONI - Sì. Attanasio. Con due Ti. A meno che non sia un errore di stampa. Ma
non credo, perchè di solito queste dispense sono fatte piuttosto bene. E' nata
nel 1925. Però!
LA SIGNORA MERONI (come sopra) - E' più giovane o più vecchia della Masiero?
MERONI (irritato) - Che domande sceme! La Masiero! Cosa vuoi che sappia della
Masiero, che è della lettera Emme!
LA SIGNORA MERONI - Scusa, non ci avevo fatto caso.
MERONI - Eh, già, lei non fa mai caso a niente!
Il guaio di queste dispense è che cominciano tutte con la lettera A. D'accordo
che è l'inizio dell'alfabeto; ma intanto oggi uno sa tutto fino alla Di, e
niente della Elle, della Emme, della Erre! Pensa soltanto alla Erre: Raffaello,
Rascel, Robinson Crusoè...niente! Fino a maggio o giugno dell'anno prossimo, non
se ne sa niente!
LA SIGNORA MERONI - Comprati la Treccani.
MERONI - Eh, la Treccani! E chi la legge, poi? Le dispense son comode perchè un
fascicolo alla settimana.. uno fa a tempo. E poi costa un sacco di soldi.
LA SIGNORA MERONI - Con tutto quello che spendi in dispense...
MERONI - Sì, sentila lei! Ma già!, a parlar di cultura con te...
(((LA SIGNORA MERONI - "Fa' da mangiare, piuttosto!")))
MERONI - Fa' da mangiare, piuttosto!
(Pausa. Meroni cerca invano di concentrarsi.)
(((MERONI - Non riesco a leggere! E' inutile! Questa è la volta che il Bestetti
mi frega la scrivania! Maledetta! Già che ci sono le mogli dei colleghi che la
guardano male perchè quando cammina fa andare i fianchi! Invece di tenersi
indietro... di non dare nell'occhio... va a perdere le mutande in pubblico!
Presente un onorevole, che è poi il presidente della banca; e il direttore, che
ha il terrore del presidente! Meno male che domani sera va da sua madre! Le dirò
di starci almeno una settimana, sperando che intanto lo scandalo si smorzi!
Maledetta! Niente da fare: non riesco a leggere!...))
(Mette da parte le dispense. Si alza.)
MERONI - Dov'è la scacchiera?
LA SIGNORA MERONI - Sulla credenza.
MERONI - Sii precisa nelle tue cose: "sulla credenza, dietro il vassoio".
LA SIGNORA MERONI - E se lo sai perchè me lo domandi?
MERONI - E vuole anche aver ragione lei!
(Improvvisamente, colto dal panico)
Santo cielo... e se stasera non venisse?
LA SIGNORA MERONI - Chi: il direttore? E perchè non dovrebbe venire?
MERONI - Beh...
LA SIGNORA MERONI – E’ una vita, che ogni sera alle sette viene qui a giocare a
scacchi... Perchè questa sera non dovrebbe venire?
MERONI - Dopo quel che è successo oggi?
LA SIGNORA MERONI - Uffa!...
MERONI - Eh già, perchè non lo conosci?! Se non viene, è chiaro: sono finito!...
Che ore sono?
(Guarda l'orologio a muro, e grida:)
Le quattro e un quarto fa quell'orologio! Cos'è: fermo?
LA SIGNORA MERONI - E' rotto.
MERONI - Perchè è rotto? Da quando?
LA SIGNORA MERONI - Da ieri. E' caduto.
MERONI - Anche lui!
LA SIGNORA MERONI - Sono le sette meno quattro.
MERONI - Quattro minuti. Uno... due... tre... quattro... Sei per quattro
ventiquattro. Fino a duecentoquaranta! Non ce la faccio! Guarda: tremo tutto.
Quello non viene!
LA SIGNORA MERONI - Aspetta a dirlo che siano le sette!
MERONI - Sì, aspetto le sette: quando non c'è più niente da fare!
LA SIGNORA MERONI - Può darsi sia solo in ritardo.
MERONI - Lui?! Non lo conosci. Che ore sono?
LA SIGNORA MERONI - Che ore erano?
MERONI - Le sette meno quattro.
LA SIGNORA MERONI - Saranno le sette meno tre.
MERONI - Non rispondere a quel modo! Anche i secondi sono importanti! Se alle
sette non è qui, io sono finito! E tu idem: finita la bella vita, le vacanze un
anno a Induno e un anno a Milano Marittima, e il gelato quando ti pare…. Sul
lastrico mi butta, se vuole!
Che ore sono?
LA SIGNORA MERONI - Le sette meno due.
MERONI - E' uscito dalla nuova sede cinque minuti prima di noi. Il tempo di
andare a casa a cambiarsi le scarpe che gli facevano male... - l'ho capito da
come beveva lo champagne, che le scarpe gli facevano male!.. Dovrebbe essere
qui.!
Non viene!
(Squilla il telefono.)
E' lui ! E' lui che dice che non viene!
(Alza il ricevitore)
Pronto... Eh?... No, ha sbagliato...
(Riappende.)
LA SIGNORA MERONI - Hai visto?
MERONI - Hai visto? Non mi telefona neanche! Basta, non resisto più: gli vado
incontro nell'atrio....
(Sta per uscire, ma si ferma indicando un'immagine sacra sopra la porta.)
Il lumino spento davanti al Sacro Cuore! Accendilo, maledetta! In un momento
come questo non possiamo trascurare niente!
(Esce. La donna sale su una sedia per accendere il lumino. Suona il campanello
della porta d'ingresso. La donna scende dalla sedia e apre. Entra un ragazzo di
venticinque anni circa, in divisa militare. Entra deciso, si porta in mezzo alla
stanza, torna indietro, chiude la porta, poi afferra la mano della donna -
attonita - e se la preme contro le labbra in un lungo caldissimo bacio. Poi si
stacca, indietreggia di un passo, fa un leggero inchino con garbato ma deciso
battito di tacchi.)
IL SOLDATO - Permette che mi presenti? Mi chiamo Guido. Guido Scotti. Sono il
figlio del direttore della banca in cui lavora suo marito. Abito sulla scala A.
LA SIGNORA MERONI (interdetta) - Ppp...piacere. Mio marito... è sceso in questo
momento. Non l'ha incontrato?
GUIDO SCOTTI - L'ho visto, ma non volevo incontrarlo. Ero nascosto sulla scala,
qui sopra. Passato attraverso il solaio. Visto suo marito uscire.... eccomi qui.
LA SIGNORA MERONI - Ma... desidera qualcosa?
GUIDO SCOTTI (sempre un po' spiritato) - Sono arrivato oggi, dopo nove mesi
ininterrotti di leva. Sono a Sassari, in Sardegna, e ho fatto il CAR a Viterbo.
(Squilla il telefono. Il soldato afferra il ricevitore.)
Pronto?...
(Coprendo il ricevitore con la mano, alla signora Meroni)
Si chiama Francesca?
(E poichè la donna fa cenno di no...)
No, guardi, ha sbagliato. Prego.
(Riattacca. Riprende:)
Questo pomeriggio sono venuto all'inaugurazione della nuova sede. Ero dietro di
lei... quando... lei ha capito: quando è successo...!
LA SIGNORA MERONI - Dio mio!
GUIDO SCOTTI (con calore) - Vorrei dirle la mia emozione, portarle la
testimonianza della mia più partecipe solidarietà....
LA SIGNORA MERONI - Mi scusi... non capisco...
GUIDO SCOTTI - Si metta nei miei panni. Unico figlio maschio di un direttore di
banca, frequento l'asilo dalle suore, le elementari e le medie dai Barnabiti, il
liceo dai Salesiani. Legge a Urbino, perchè è più facile, poi vado militare. Tre
mesi di CAR a Viterbo, poi nove mesi ininterrotti a Sassari...
(Squilla il telefono.)
Pronto?... No, guardi, non c'è nessuna Francesca. Ha sbagliato ancora. Prego.
(Riattacca.)
Dov'ero rimasto?...
LA SIGNORA MERONI - ...a Sassari...
GUIDO SCOTTI - Nove mesi ininterrotti a Sassari. In nove mesi, signora,
dall'amplesso di due esseri umani nasce una creatura umana, viva e vitale! Per
me, questo lasso di tempo, è stato il coronamento di un'opera di mortificazione
sistematica nel rigore delle più vuote convenzioni.
Conosce mio padre, vero? Lo sa che sempre, ogni sera, sedendosi a tavola dice
"Oh, anche stasera si mangia!"? E mia madre?... Lo sa che ogni anno, la vigilia
di Pasqua e l'antivigilia di Natale ci porta a far visita a una nostra vecchia
cameriera paralizzata, all'ospizio dei vecchi? E in classe, per quattordici
anni, ogni giorno, l'appello e il segno della croce! E in caserma, ogni mattina,
l'appello e l'alzabandiera!
E' vita, questa? Ah, poter una sola volta infrangere quelle stupide regole: un
calcio al professore, una pernacchia al tenente.... Ma non si può! La
convenzioni vanno rispettate! Bisogna salutare, inchinarsi, sorridere...
Ribellarsi, dirà lei. Sì!, ma fino a che punto ce ne è data la concreta
possibilità? Di nascosto da mio padre, mi sono iscritto al partito radicale. E'
un primo passo, d'accordo; ma ci vuol altro, signora mia, ci vuol altro! E
intanto soffoco... soffoco!...
Capisce ora il perchè della mia emozione?
LA SIGNORA MERONI - Nnn... no...
GUIDO SCOTTI - Non capisce?! Ma è evidente!...
(Squilla il telefono. Guido Scotti afferra con furia il ricevitore.)
Pronto! No, guardi... ci dev'essere un contatto!... Va bene: tengo staccata la
cornetta.
(Prosegue la scena con telefono nella sinistra e cornetta nella destra.)
Si metta nei miei panni e capirà. In licenza, torno in famiglia: inquadrato tra
madre e sorella, e mi deportano all'inaugurazione della nuova sede. Subisco una
prolusione di mio padre, già sentita, a casa, quattro volte nell'arco della
mattinata. Sotto la divisa fremo in un lago di sudore… Aria, aria!, grido
nell'intimo! Ed ecco, nel grigiore assurdo di quella ridicola cerimonia... una
folgore!, una ventata di primavera!, un raggio puro di luce!...
Vedo cadere le sue mutande!
Ah, che schiaffo alle convenzioni! Che gesto di ribellione! Che pregnanza di
novità!
(Nell'impeto ha strappato il filo che collegava il telefono al muro.)
LA SIGNORA MERONI - Ma scusi... lei non crederà...
GUIDO SCOTTI (interrompendola) - Signora! Voglio aprirle per intero il mio
animo, dirle la mia più completa solidarietà per il suo geniale gesto di
scherno...
LA SIGNORA MERONI - Ma lei scherza!
GUIDO SCOTTI - Scherzo? Vedrà stanotte!
LA SIGNORA MERONI - Stanotte?!
GUIDO SCOTTI - No, stanotte no. Sono in viaggio da ieri, e sono stanco. Domani
notte. Verrò da lei domani notte.
LA SIGNORA MERONI - Ma... signore!... E mio marito?
GUIDO SCOTTI - Ci penso io.
Dobbiamo parlare! Verrò!
(Squillo di campanello. Guido Scotti porta la cornetta all'orecchio.)
Pronto?... No, è la porta.
(La signora Meroni è già andata ad aprire. Entra Meroni, che solertemente fa
strada al dottor Scotti, direttore della banca: è un uomo di qualche anno più
anziano di Meroni: fisico asciutto, nervoso, è il tipo del piccoletto
dittatore.)
MERONI (molto cerimonioso) - Dottore, prego, si accomodi! Come fosse a casa sua,
dottore.
(Alla moglie:)
Il dottore era in ritardo: una telefonata.
SCOTTI - Già, in ritardo: per la prima volta in vita mia, mi creda!
Oh, come mai sei qui, tu?
GUIDO SCOTTI - Passato dentro un momento babbo. Oggi la signora mi aveva chiesto
in un libro che credevo di avere e invece no. Ero venuto... a dirglielo.
SCOTTI - Conosce mio figlio, ragioniere?
MERONI (ossequioso) - Molto lieto, dottore...
GUIDO SCOTTI (stringendogli la mano) - Ragioniere...
SCOTTI - Cos'è quel telefono?
GUIDO SCOTTI - Ah, è della signora, babbo.
MERONI - Rotto?
LA SIGNORA MERONI - Caduto.
SCOTTI - Beh, ora vattene, chè dobbiamo giocare a scacchi.
GUIDO SCOTTI - Sì, babbo.
SCOTTI - Se vuoi puoi andare a far due passi.
GUIDO SCOTTI - Sì, babbo, grazie.
SCOTTI - Si cena alle otto. Sii puntuale.
GUIDO SCOTTI - Sì, babbo.
SCOTTI - Saluta i signori.
GUIDO SCOTTI - Signora... ragioniere...
MERONI - Caro dottore, molto lieto di aver fatto la sua conoscenza...
GUIDO SCOTTI - Ah, il telefono.
(Riconsegna il telefono, ed esce.)
MERONI - Simpatico giovanotto!
SCOTTI - Sì, un bravo ragazzo: molto obbediente, tutto studio e famiglia, niente
grilli per il capo... Un po' la mia tempra.
MERONI - Stavo per dirlo io: un po' la sua tempra.
SCOTTI - La scacchiera è pronta?
MERONI - Lì, dottore, ai suoi ordini.
SCOTTI - Partita nuova, vero?
MERONI - Partita nuova.
SCOTTI - L'ultima, se non erro, l'ho vinta io.
MERONI - Eh, lei è più forte, dottore!
SCOTTI - Dove preferisce stare?
MERONI - Per carità, scelga lei.
SCOTTI - Le dispiace se tengo io i bianchi?
MERONI - Ma s'immagini! Anzi: mi fa piacere.
SCOTTI - Le fa piacere? Perchè?
MERONI - Ma... niente... ho detto così per dire.
SCOTTI - Non dica mai così per dire, ragioniere. E' un consiglio che le dò.
Faccia come me, che rifletto sempre lungamente prima di parlare.
MERONI - Sì, dottore.
(Si sono seduti.)
SCOTTI - Sa perchè preferisco i bianchi?
MERONI - Non saprei.
SCOTTI - Ha mai riflettuto su questo fatto?
MERONI - Nnn... no.
SCOTTI – Lei non riflette molto, vero, Meroni?
MERONI - Mah... sa... io leggo molto.
SCOTTI - Non più di me!
MERONI - Ah, no, certo: questo mai!
SCOTTI - Perchè "mai", scusi? Non bisogna ipotecare il futuro. Se io diventassi
cieco, lei leggerebbe più di me.
MERONI - Per carità, diventare cieco?! Tocchiamo ferro!
SCOTTI - Tocchiamo ferro? E' superstizioso, ragioniere?
MERONI (ride) - Nooo!
SCOTTI - Io sì: sono molto supertizioso. Non c'è niente da ridere!
(Meroni smette di ridere più in fretta che può. Scotti mette a posto i pezzi.)
Che cosa stavamo dicendo?
MERONI - Perchè lei preferisce i bianchi.
SCOTTI - Ah, già! Perchè mi piace aver la prima mossa! Ha capito?
MERONI (che non ha capito cosa c'è da capire) - Bello!
SCOTTI - Sa che per gli psicologi è una manifestazione di forte personalità?
MERONI - Lo credo.
SCOTTI - Lo sa che anche Beethoven, quando giocava a scacchi, voleva sempre i
bianchi?
MERONI - Infatti... lei ha qualcosa di Beethoven... come carattere.
SCOTTI - Non la capigliatura. (Ride.)
MERONI (ride) - Non la capigliatura! Buona questa, ottima!
SCOTTI - Non che io abbia pochi capelli!
MERONI - Noo. Era Beethoven che ne aveva troppi.
SCOTTI - Esatto. Io... dal punto di vista fisico... ho tutto "giusto".
Capelli... denti... Sa che ho un solo difettuccio... anatomico, diciamo?
MERONI - Ma no!
SCOTTI - Indovini quale.
MERONI - Non saprei...
SCOTTI - Indovini, le ho detto!...
MERONI - Mah... forse... le orecchie...
SCOTTI - Le orecchie?! Che cosa c'è che non va nelle mie orecchie?
MERONI - Mah... forse.. un pochino... come dire? Divaricate...
SCOTTI (seccatissimo) - Ho il mignolo del piede sinistro un po' rincagnato!
Altro che orecchie!
MERONI - Ho detto orecchie... così per dire. Perchè non avrei saputo
cos'altro...
SCOTTI - Lei parla troppo spesso "così per dire", ragioniere! Ho mosso!
(La partita è cominciata, e prosegue.)
(((MERONI - Accidenti! Stasera ce l'ha con me. Io lo conosco: non ha digerito la
storia delle mutande. Sono caduto in disgrazia, e lui sta cercando un pretesto
per litigare! Anche che ha le orecchie un po' divaricate, sono andato a dirgli!
Dai, muovi, deficiente! ))))
Caro dottore, a lei il gioco!
SCOTTI (movendo) - Là! Scacco scacchetto! Bella mossa, eh?
MERONI - Accidenti! Bella mossa davvero! E adesso io cosa faccio?
SCOTTI - Sù, sù, è facilissmo!
(Meroni pensa. La signora Meroni passeggia per la stanza preparando la tavola,
osservata con interesse dallo Scotti.)
((( Però, però, però!... La moglie del Meroni! Le mutandine nere col pizzo! Chi
l'avrebbe mai detto, lui, così all'antica! Puntuale, preciso, sempre lui che mi
apre la porta quando vado a bere il caffè, ma... è il classico tipo da doppia
vita. Intanto, ha la moglie che porta mutandine nere col pizzo. E a me, la
bianchieria nera mi fa andare il sangue alla testa!.. )))
MERONI - Mosso.
SCOTTI - E io muovo... No, ci devo pensare.
MERONI - Tutto il tempo che vuole, dottore.
(Si alza per andare a prendere qualcosa alla credenza. Incrocia sua moglie.)
LA SIGNORA MERONI - Il tuo direttore... seguita a guardarmi..
MERONI - Taci, maledetta!, che è il direttore! E se vuole mi rovina!
LA SIGNORA MERONI - Va bene: mi lascerò guardare.
MERONI - Mica ho detto di dargli corda, o di andargli a letto insieme. Lascia...
che guardi un po'.
(Torna al tavolino. Siede.)
Scusi... dottor Scotti, volevo dire... per oggi...
SCOTTI - Che cosa?
MERONI - Sì, insomma... l'incidente che è successo a mia moglie... Voglio
sperare che non alteri il rapporto che mi lega alla nostra banca... e che non
modifichi la sua buona opinione... nei miei riguardi.
SCOTTI - Caro Meroni! Poichè ritengo di poter escludere ogni... diciamo...
volontarietà in quanto è successo...
MERONI - Assolutamente, assolutamente!
SCOTTI - ... sarei portato a considerare l'episodio del tutto fortuito.
MERONI - L'elastico che si è rotto.
SCOTTI - Spero solo che nè l'onorevole nè il vescovo si siano accorti di niente.
Lei però, Meroni... eh, eh! Lei mi nasconde qualcosa!
MERONI - Io?!
SCOTTI - Mosso!
MERONI (recitando sgomento) - Sono di nuovo nei pasticci!
SCOTTI - Macchè! Macchè! E' facilissmo!
MERONI - Come sarebbe a dire, che io le nascondo qualcosa?
SCOTTI - Eh, non lo so... Mi dica: una domanda non da superiore ad inferiore,
ma... da uomo a uomo.
... Donne?...
MERONI - Come?
SCOTTI - Ho detto: ... Donne?...
MERONI - Ma... mia moglie.
SCOTTI - Donne!
MERONI - Mia moglie... è una donna!
SCOTTI - "Altre" donne. Donnacce. ... Eh?
MERONI (finalmente ci arriva) - Mai, dottore! Sono sposato in chiesa e faccio il
primo venerdì del mese!
Penso anzi sia dovere di ogni buon bancario...
SCOTTI (seccato) - Che cosa c'entra questo, Meroni! Io sono un buon bancario,
eppure, non le nascondo... - è sempre da uomo a uomo che parlo! - ...che certe
volte ho delle... voglie, diciamo... dei ghiribizzi! Le donne oggi vestono in
modo provocante, Meroni! E io sono nel pieno delle forze, bello-elastico,
virile,. Qualche strappo alla regola, non credo di quella virilità
qualitativamente affinata dalla maturità. non so se mi spiego... io non sono un
ottuso moralista... semel in anno, non solo non lo vedo come riprovevole, ma lo
sento anzi come garanzia di un buon funzionamento morale per tutto il resto
dell'anno, come sfogo di certi umori che altrimenti potrebbero riversarsi...
perniciosamente... sul lavoro...
MERONI - Ah, considerato da questo punto di vista, certo: è molto giusto!
SCOTTI - Solo che... bisognerebbe conoscere. E io, direttore di banca...
MERONI - Eh già!
SCOTTI - Già!
E mi dispiace, Meroni, che lei non abbia di queste entrature... perchè... si
poteva parlarne.
Ha mosso?
MERONI - Ecco.
(Muove. E mentre Scotti annuisce meditabondo sulla scacchiera....)
((( Hai capito che cosa vuole, il direttore? Vuole l'orgetta, vuole! E chi
gliela deve organizzare? Io!, il pregiudicato, l'uomo dello scandalo, quello che
ha la moglie che perde le mutande! Cosa sono andato a dirgli, che io di donne
niente! Ah, ma gliele trovo! Accidenti, se gliele trovo! E poi... amici per la
pelle e carriera assicurata! )))
(Si riscuote. Passa all'azione.)
Direttore... devo chiederle scusa. Ho detto una bugia.
SCOTTI - Una bugia, ragioniere? Una bugia?!
MERONI - Prima: quando ho detto che io... donne... mai! Per dire la verità...
qualche numero di telefono ce l'ho anch'io... E qualche volta, insomma...
qualche strappo alla regola...
SCOTTI - Ah, bravo Meroni!...
MERONI - Solo quel tanto che, come ha detto lei giustamente, è garanzia di buon
comportamento del perfetto bancario...
SCOTTI - ... Così inappuntabile, così preciso sempre! Bravo!
MERONI - Oddìo, dottore! Se però è necessario, per il bene della banca, io da
questo momento tronco ogni rapporto col passato...
SCOTTI - No, no, Meroni, non occorre. La vita privata è sacra, anche quella del
bancario. Mai mi pernetterei di interferire... E poi le dirò che anch'io -
sempre da uomo a uomo - ho un qualche interesse per questo genere di cose. Non
solo perchè, come ho già detto, un semel in anno di questo tipo potrebbe anche
essere un buon regolatore fisico... ma anche perchè... (questo è un segreto, mi
raccomando!)... sto scrivendo un libro, un romanzo moderno, realistico, a sfondo
morale, naturalmente, ma destinato a fare un po' notizia... e vorrei
documentarmi su certi ambienti. Oggi la letteratura è vita, Meroni!...
Quindi!, a scopo precipuamente scientifico!, se qualche volta, Meroni!, le
capitasse, anche a me, senza impegno naturalmente, si potrebbe organizzare,
insieme, ma ciascuno per conto suo, una bella ragazza, pagando s'intende, ma che
lo faccia anche un po' per passione, possibilmente colta, con la massima
discrezione possibile, ça va sans dire! (è francese), io insomma non sarei
alieno, ecco.... Lei mi ha capito.
MERONI - Ah, ma senz'altro: si può organizzare.
SCOTTI - Niente di urgente, naturalmente. E' una cosa che mi è venuta in mente
così, questo pomeriggio... all'inaugurazione della nuova sede, pensi, ah ah ah!,
non so neanche perchè... e gliela butto lì così... non ho nessuna fretta,
ripeto: fosse anche... domani sera, benissimo! Tra l'altro, domani sera mia
moglie è via...
MERONI - Anche la mia: va da sua madre.
SCOTTI - Sì, sì, ma non importa! Come già detto: guardi lei. Non vorrei dar
l'impressione di uno che è lì che non aspetta altro...
MERONI - Per carità, dottore! Sono io che ho fatto la proposta...
SCOTTI - Appunto.
MERONI - Sono io che insisto. E insisto perchè capisco... i motivi di studio...
SCOTTI - Lei sa com'è la gente! Se dicessi a un altro quel che ho detto lei...
cosa crede che penserebbe la gente? Che cerco l'orgetta!
MERONI - Beh, sa, le malelingue...
SCOTTI - Bah, non pensiamoci! Ché a forza di chiacchiere ci siamo quasi
dimenticati gli scacchi! Là!
(Muove)
MERONI - Bella mossa! Complimenti!
SCOTTI - Un giochetto da ragazzi! Muova, muova, che è già tardi e abbiam fatto
pochissime mosse.
MERONI - Eh, qui c'è da pensare!
(Si concentra, mentre Scotti canterella contento, fregandosi le mani. La signora
Meroni passa accanto, ed egli ne registra il passaggio accompagnandolo con gli
occhi.)
SCOTTI (con galante euforia) - Cara e bella signora!
LA SIGNORA MERONI - Non si disturbi!
SCOTTI (piccato, ma di buon umore, a Meroni) - Nervosina, eh?, la dolce metà!
MERONI - Mosso. Cavallo.
(Ha mosso di furia, probabilmente a caso. E mentre Scotti osserva la scacchiera,
si alza nervosamente e facendo finta di andare a prendere qualcosa da qualche
parte si avvicina a sua moglie.)
Maledetta! Fa la smorfiosa col direttore, sai? Io che mi sto dannando l'anima
per riparare a quel che hai combinato oggi! E tu fai la seccata!
SCOTTI - Mosso, Meroni: venga a vedere dove ho messo la torre.
MERONI (si avvicina, ancora distratto e nervoso) - Sì... bella mossa... E io
faccio... scacco al re!
(Ancora una volta ha mosso di furia, certamente a casaccio. Poi ritorna dalle
parti di sua moglie, lasciando Scotti a pensare.)
SCOTTI (allegro) - Scacco al re \ quel che ci vuole per me! Bene, bene! E io
muovo il cavallo... No! Porto qui l'alfiere... neanche! La torre può mangiare...
Macchè! La regina... Ma... ma questo... è scacco matto!
MERONI (accorre, pallidissimo, preoccupatissimo) - Come, scacco matto?! Non è
possibile!
SCOTTI (ricapitolando) - Il cavallo non si può... l'alfiere neanche... la
torre... la regina...
MERONI (sudando) - Può mangiare la mia torre con la sua...
SCOTTI - Già, e la regina? Dove la mettiamo la regina? E' scacco matto, Meroni,
è proprio scacco matto! Bravissimo!
MERONI - Ma no, guardi... ci dev'essere un errore...
SCOTTI - Le torno a dire che è scacco matto, Meroni! Saprò riconoscere uno
scacco matto, no? Ho perso, niente da dire, complimenti!
(Si appresta ad uscire.)
MERONI (facendosi tappeto) - Io non so come scusarmi...
SCOTTI - Ragionier Meroni! Domani sera, alle diciannove e trenta, l'onorevole
Barsanti, presidente della nostra banca, sarà - come lei sa - ospite mio per un
piccolo cocktail. La mia signora le ha chiesto di poter usufruire per
l'occasione di questo salotto, che è più grande del nostro, e lei ha...
gentilmente accondisceso. La festa si svolgerà dunque in casa sua: lei è già
stata invitato.... venga pure: cosa posso farci?
Ma dia un ordine al suo comportamento, ragioniere! E' un consiglio, che le do!
Buonasera!
(E' uscito. Un attimo di attonimento.)
MERONI - Maledetta! Hai visto? Sei contenta di quel che sei riuscita a
combinare? Scacco matto, gli ho dato! Tutta sera a cercare di riparare a quel
che è successo, e poi... scacco matto! Non me lo perdonerà mai! Sono rovinato!
E' finita!
LA SIGNORA MERONI - La pastasciutta è pronta! Guarda se va bene la crosta.
(Meroni siede.)
MERONI (infastidito, noncurante) - Sì, sì, va bene...
(Comincia a mangiare. A bocca piena:)
Maledetta! Maledetto il giorno che t'ho conosciuta, il giorno che t'ho
sposata...
Fine del primo atto
ATTO SECONDO
La sera del giorno dopo. L'appartamento dei Meroni è stato preparato per il
piccolo ricevimento annunciato. Tavolo spinto contro una parete, a far da
buffet, e grande porta a vetri aperta, a mostrare la prosecuzione del soggiorno.
Il telefono è stato aggiustato.
In mezzo alla scena campeggia la signora Scotti. Grande, grossa e autoritaria,
dirige le operazioni di messa a punto del locale, manualmente svolte dal marito
e dal figlio.
LA SIGNORA SCOTTI - Il tavolo un po' più a destra!... Tu, dà una mano a tuo
padre!... Quell'applique mi sembra un po' storta: raddrizzala!... Troppo... un
po' meno... un po' di più... Alt, basta così! Il divano ha tutti i cuscini
ammaccati: possibile che voi non vediate niente? I tovagliolini di carta, divisi
in due mazzi: uno di qua e uno di là!
Ti pare che vada bene?
SCOTTI - Mi pare di sì.
LA SIGNORA SCOTTI - E a me pare di no.
Prendi quella poltroncina e portala in quell'angolo... Quella sedia: là! Devo
proprio dirvi tutto! L'applique è di nuovo storta: ci dev'essere uno spiffero.
Controllate le finestre. Ti pare che vada bene?
SCOTTI - Mah...
LA SIGNORA SCOTTI - Va benissimo. Non capisci niente.
(Al figlio)
Tu, puoi andare. Vatti a lavare le mani.
GUIDO SCOTTI - Sì, mamma.
LA SIGNORA SCOTTI - A che ora sarà qui il presidente?
SCOTTI - Alle diciannove e trenta.
LA SIGNORA SCOTTI - Alle nove e mezzo ho la riunione del patronato e non voglio
perderla assolutamente.
SCOTTI - Ma sì, per le ventuno al massimo sarà tutto finito. L'onorevole deve
partire... E anche i Meroni.
LA SIGNORA SCOTTI - E dove vanno, i Meroni?
SCOTTI - Lui... a pescare. Lei da sua madre, a Varese.
LA SIGNORA SCOTTI - Scappa, eh?, dopo lo scandalo!
SCOTTI - Ma quale scandalo!
LA SIGNORA SCOTTI - Sai benissimo quale, sporcaccione!
SCOTTI - Io?! Cosa c'entro io?
LA SIGNORA SCOTTI - Tu li difendi. Chi è che ha voluto invitarli?
SCOTTI - Oddio, gli chiediamo in prestito l'appartamento perchè loro hanno il
salone più grande, e non li invitiamo neanche?
LA SIGNORA SCOTTI - Se ce lo imprestano, ce lo imprestano; se non ce lo
imprestano, non ce lo imprestano. Pensa al bambino!
SCOTTI - Quale bambino?
LA SIGNORA SCOTTI - Tuo figlio, sciagurato! Farle frequentare quella donnaccia!
SCOTTI - Donnaccia! Neanche fosse una prostituta!
LA SIGNORA SCOTTI - Peggio! Perchè se fosse una prostituta il mio patronato
potrebbe fare qualcosa per lei! Che cos'hai detto?
SCOTTI - Niente...
LA SIGNORA SCOTTI - Buon per te! E prega Iddio che il presidente non abbia
visto. e che non abbia visto niente neanche il vescovo, che è presidente
onorario del patronato! Che cos'hai detto?
SCOTTI - Niente...
LA SIGNORA SCOTTI - Sta attento! Fa un giro vedere se è tutto in ordine!...
(Aggancia al volo il figlio che sta passando)
Povero bambino mio!
GUIDO SCOTTI - Perchè, mamma?
LA SIGNORA SCOTTI - Niente, caro, niente.
(Attimo di commozione)
Ascolta la tua mamma, e ricordatelo anche quando io non ci sarò più: guardati
dalle cattive compagnie! E' la mela marcia che guasta quella sana!
GUIDO SCOTTI - Sì, mamma.
LA SIGNORA SCOTTI - Ricordatelo. E adesso... va a lavarti le mani.
(Lo bacia e lo licenzia, commossa.)
SCOTTI - Mi sembra tutto a posto, cara.
LA SIGNORA SCOTTI (corregge) - "E'" tutto a posto
(Campanello. Agitazione.)
SCOTTI - Oddio, il presidente!
(Corre ad aprire, ma l'agitazione si placa. Entrano i coniugi Bestetti. Più o
meno l'età dei Meroni. Lui è un precisino, con la mania delle citazioni latine:
lei, piccola e magra, arcigna, avviata sulla stessa strada della signora Scotti.
Le due donne sono molto amiche, solidali nel modo impietoso di considerare e
giudicare il prossimo.)
BESTETTI - "Vengo al gradito invito \ sperando benigne stelle \ nel ciel sgombro
di nubi..."
SCOTTI - Bello!
BESTETTI - Marziale.
SCOTTI - Te', mi sembrava più.. romantico.
BESTETTI - Marziale il poeta: l'epigrammista latino.
SCOTTI - Ah, che smemorato!
(Scotti e Bestetti escono verso il fondo.)
LA SIGNORA SCOTTI - Carissima...
LA SIGNORA BESTETTI - Avevo una voglia di parlare con lei!... Si sa qualcosa
dello scandalo?..
LA SIGNORA SCOTTI - Stasera parte!
LA SIGNORA BESTETTI - Ah, sì? Dica, dica.
LA SIGNORA SCOTTI - Va a Varese, da sua madre.
LA SIGNORA BESTETTI - Per sempre?
LA SIGNORA SCOTTI - Fino a lunedì.
LA SIGNORA BESTETTI (delusa) - Ah!
LA SIGNORA SCOTTI - Quella sfacciata!
LA SIGNORA BESTETTI - Chissà suo marito!
LA SIGNORA SCOTTI - Quell'idiota! Ah, "mio" marito? Furente!
LA SIGNORA BESTETTI - Me lo immagino. Lui così serio, così intransigente! Ha
visto il colore?
LA SIGNORA SCOTTI - Nero! Con due dita di pizzo!
LA SIGNORA BESTETTI - Sporcacciona!
LA SIGNORA SCOTTI - Dimmi il colore della tua bianchieria, ti dirò il colore
della tua coscienza!
LA SIGNORA BESTETTI - Come è vero!
LA SIGNORA SCOTTI - Stia a sentire: le ho chiesto in prestito il salotto per
stasera, perchè è più grande del nostro. Loro hanno più spazio, non hanno
figli...
LA SIGNORA BESTETTI - Quelle civette lì, i figli non li vogliono!
LA SIGNORA SCOTTI - ... e sa cosa mi ha risposto?... "Ma con piacere!, anche
tutta la casa!" Ha capito? "Ma con piacere!, anche tutta la casa!"
LA SIGNORA BESTETTI - Che sfacciata!
LA SIGNORA SCOTTI - Non si può chiederle un dito, che subito vogliono importi
tutto il braccio!
Eccola: attenta!
(Si è aperta la porta e sono entrati i coniugi Meroni, evidentemente di ritorno
da qualche ultima compera per il ricevimento. Saluti vari, a soggetto, con le
signore presenti e con Scotti e Bestetti, prontamente accorsi. Un lungo silenzio
imbarazzato, mentre i Meroni dispongono le cose acquistate. Silenzio rotto
peraltro dai "pensieri" dei presenti:)
(((MERONI - Maledetta! Guarda come le tengono tutti gli occhi addosso!... )))
(((LA SIGNORA SCOTTI - Guarda come si fa guardare, sporcacciona! )))
(((LA SIGNORA BESTETTI - Un bel coraggio, venire qui come se niente fosse!
Sfacciata! )))
(((SCOTTI - Bella donna, però! E' proprio un gran bel pezzo di donna! Però
anch'io, tra due ore e mezza... )))
(((BESTETTI - Voglio stare attento se per caso le perde ancora. Ieri ero
distratto... )))
(Meroni e consorte escono verso il fondo.)
LA SIGNORA SCOTTI - Una donnaccia, che attira gli uomini come mosconi!
LA SIGNORA BESTETTI - Che cosa ci trovano, poi, io non lo so!
LA SIGNORA SCOTTI - Perchè muove i fianchi quando cammina, e porta i vestiti
aderenti, che le fanno saltar fuori tutto il grasso! Neanche un briciolo di
pudore.
LA SIGNORA BESTETTI - Per me è volgre. Guardi che sedere!
LA SIGNORA SCOTTI (severissima) - Quello non è neanche un sedere: è un culo!
LA SIGNORA BESTETTI - Sa che cosa le dico: apposta, ha fatto!
LA SIGNORA SCOTTI - Ah, senz'altro!
LA SIGNORA BESTETTI - Per civetteria.
LA SIGNORA SCOTTI - L'ho pensato subito anch'io.
LA SIGNORA BESTETTI - E infatti... tutti gli occhi addosso a lei!
LA SIGNORA SCOTTI - Si è rotto l'elastico, dice!
LA SIGNORA BESTETTI - Che coraggio! Li importiamo dalla Germania, gli elastici!
I tedeschi facevano le V2 prima degli americani, e non sanno fare gli elastici!
LA SIGNORA SCOTTI - Figuriamoci!
LA SIGNORA BESTETTI - Meglio non parlarne!... Vado di là un momento a ravvivarmi
i capelli.
LA SIGNORA SCOTTI - Carissima!...
(La signora Bestetti esce. Passa di lì Scotti, e la signora Scotti lo aggredisce
al volo.)
Tu! Smettila di guardarla a quel modo, hai capito? Sporcaccione! E guarda che i
tedeschi hanno fatto le V2 prima degli americani, e sanno fare gli elastici
meglio di te e di me messi insieme! Hai capito?
SCOTTI - Io?!
(Ma la signora Scotti si è già allontanata, mentre dalla parte opposrta si
avvicina Meroni. Meroni si accerta che tutto sia sgombero, abborda Scotti e gli
rifila a tradimento una complice gomitata sul fianco.)
MERONI - Dottore, in gamba! Siamo alle soglie dell'orgia!
SCOTTI (scattando, e riversando sul subalterno la sfuriata ricevuta poc'anzi) -
Ragioniere, cosa sono queste confidenze? Si raffreni, e gestisca con proprietà!
MERONI (sbiancando) - Ma, dottore...
SCOTTI - Non c'è dottore che tenga, Meroni! Non creda che io non sappia che i
tedeschi hanno fatto le V2 prina degli americani. E un'altra cosa, ragioniere:
gliel'ho detto ieri, glielo ripeto oggi: dia un ordine al suo comportamento. E
al più presto, Meroni: al più presto!
(Si allontana, mentre dalla parte opposta si avvicina la signora Meroni.)
LA SIGNORA MERONI - Per piacere, guarda se mi pende la sottoveste.
MERONI (furente) - Non dirlo neanche per scherzo, maledetta, incosciente, rovina
della mia vita! Pensa alle V2!
LA SIGNORA MERONI - Ma io...
MERONI - Zitta! Hai guardato bene? L'elastico: l'hai controllato?
LA SIGNORA MERONI - Ma sì, sono nuove, mai messe!
MERONI - Non rispondere a quel modo! .... No, non pende. Dov'è il direttore?
LA SIGNORA MERONI - L'ho visto andare di là...
(Meroni si avvia nella direzione indicata; incontra Guido Scotti, che attendeva
il momento del proprio ingresso spiando da dietro uno stipite, quasi fosse una
spia da melodramma.)
MERONI - Caro dottore!...
GUIDO SCOTTI - Caro ragioniere!...
(Pausa. Imbarazzo.)
Lei... che si chiama Meroni.. E' per caso parente dell'onorevole Meroni...
quello che...
MERONI - Nn... no, mi dispiace...
GUIDO SCOTTI - Te', credevo...
MERONI - No, no... Un'altra volta, magari...
(Inchini, e Meroni esce. Guido Scotti si guarda intorno, poi, ex abrupto:)
GUIDO SCOTTI - Ma come, come, lei così geniale, così insofferente di
convenzioni, di ipocrisie... come può vivere con quel tanghero senz'arte nè
parte...
LA SIGNORA MERONI - Ma, signore! E' mio marito!
GUIDO SCOTTI - E' ben quello che sto dicendo! Come può essere suo marito quell'uomo
arido e inutile, lei, così assetata di libertà, d'aria pura, di luce... Ah, ma
non posso dirle qui quel che mi urge nell'anima! Stanotte verrò da lei!
LA SIGNORA MERONI - Ma signore...
GUIDO SCOTTI - A mezzanotte!
LA SIGNORA MERONI - Ma... e mio marito?
GUIDO SCOTTI - Tutto previsto. Gli verserò un sonnifero nel bicchiere del
brindisi. Effetto un po' lento, ma sicuro. A mezzanotte dormirà come un ghiro.
LA SIGNORA MERONI - Non penserà che io le apra la mia porta.
GUIDO SCOTTI - Verrò dalla finestra. Lungo la grondaia... dal tetto.
LA SIGNORA MERONI - Lungo la grondaia?!
GUIDO SCOTTI - Tanta potenza d'affetti necessita di un degno cimento! Zitta,
eccoli!
(Torna ad uscire, con altri inchini incrociando Scotti e Meroni che entrano, ma
ricomparirà poi di tanto in tanto, a spiare il succedersi degli eventi.)
MERONI (onde sgomberare il terreno) - La signora Scotti... di là... ha bisogno
di aiuto.
(La signora Meroni esce.)
SCOTTI - Che ora è?
MERONI - Le sette e mezza.
SCOTTI - Risponda con proprietà, Meroni! Gliel'ho detto diecimila volte!
MERONI - Ah, pardon!... Le diciassette e trenta.
SCOTTI - Meroni, perdiana, non mi faccia irritare!
MERONI (correggendosi) - Le diciannove e trenta.
SCOTTI - Le sette e mezza corrispondono alle diciannove e trenta, non alle
diciassette e trenta! Per le ore pomeridiane si fa dodici più ics, non dieci più
ics! Le quindici sono le tre e non le cinque, le diciotto sono le sei e non le
otto!
MERONI - Un lapsus..
SCOTTI - Sù, mi dica che cosa c'è, e perchè mi ha chiamato.
MERONI - Dottore... bisognerebbe parlare un momento per stasera.
SCOTTI - Che cosa c'è da parlare? Non è già tutto deciso, tutto combinato da
lei?
MERONI - Sì, ma...
SCOTTI - Mi sembra che lei dia troppa importanza a questa cosa. Le ho già detto
ieri: è solo... una curiosità... così... per il mio romanzo...
MERONI (solerte) - Lo so, dottore: ricordo quanto ho dovuto insistere, pensando
al suo romanzo, perchè lei accettasse.
SCOTTI - Precisamente. E allora?
MERONI - E allora io avrei pensato, come si era detto, per stasera alle dieci,
qui. Mia moglie va da sua madre, la sua signora dalle patronesse...
SCOTTI - Beh, siamo già d'accordo, che bisogno c'è di ripeterlo?
MERONI - Ma c'è un'altra cosa: io mi sono messo d'accordo con una ragazza che
conosco io, e che mi ha dato una lista di amiche disponibili.
SCOTTI - Come si chiama questa ragazza?
MERONI - ... Mimosa Pallida. In arte.
SCOTTI - Uhm, Pallida. Non sarà mica malata, no?
MERONI - Noo, è un pezzo di ragazza...
SCOTTI - Beh, e l'altra?
MERONI - L'altra bisogna appunto sceglierla. Ho qui una lista di nomi...
SCOTTI - Sentiamo.
MERONI - Fraçoise...
SCOTTI - No, è francese: banale.
MERONI - Jenny...
SCOTTI - No, no, tutta questa mania dell'inglese a me mi dà fastidio.
MERONI - Dolores... Mariolina... Graziella... Samantha...
SCOTTI - Samantha?... Eh!...
MERONI - ... Andreina... Natascia...
SCOTTI (folgorato) - Natascia! E' fatta: nessun dubbio: Natascia mi convince!
Natascia me lo sento: mi scivola nelle viscere... Natascia!
MERONI - Natascia dei Bastioni!
SCOTTI (trasportato) - Natascia dei Bastioni Ragioniere: io me la immagino su
una barricata...
MERONI - Eh, i bastioni...
SCOTTI - ... con gli stivaletti e il frustino...
MERONI - Allora telefono all'altra, che la avverta.
SCOTTI - Deve telefonare... da qui?
MERONI - Per forza. Faccio in un attimo.
SCOTTI - Io sorveglio.
(Dopo qualche falso allarme, Meroni riesce a comporre il numero.)
MERONI - Pronto?... La signorina... Mimosa? Sono il ragionier Meroni, della
Cassa di Risparmio.... Lei è stata così gentile da aderire quest'oggi alla mia
richiesta di un incontro tête à tête... Eh?... Sì, vengo al sodo: per l'altra
signorina, il mio amico, il dottor...
SCOTTI - Meroni, vuol rovinarmi? L'incognito!
MERONI - ... il dottor... Scottini, dopo matura riflessione, avrebbe orientato
la propria scelta sulla signorina Natascia... sempre che la sua amica aderisca
alla richiesta con la stessa simpatica disponibilità... Bene. Alla stessa ora,
certo. Signorina cara... à bientôt!...
(Riappende.)
SCOTTI - Quanti salamelecchi!
MERONI - Lo stile della nostra banca.
SCOTTI (irritato) - Meroni, non mischi la banca in queste cose! Ricordi che
questa avventura serotina è piuttosto un semel in anno, una parentesi nella
nostra vita di uomini e di bancari. E tale vorrei che restasse!
MERONI - Certo: e poi... motivi di studio.
SCOTTI - Diciamo... una licenza poetica!
MERONI (ride, solerte) - Ah, ah, buona questa! Ottima! Una licenza poetica!...
SCOTTI - L'ho detto molto seriamente, ragioniere.
(Meroni smette di ridere più in fretta che può.)
Lei ride troppo spesso, e troppo spesso a sproposito, ragioniere. Non è la prima
volta che mi si offre il destro di farle questa osservazione.
(Entra un gruppetto, nel quale il Bestetti.)
Ecco Bestetti: proprio lei: com'è quel proverbio latino?... Il riso abbonda...
BESTETTI - Risus abundat in ore stultorum.
SCOTTI (ripetendo, a beneficio di Meroni) - Il riso abbonda sulle labbra degli
sciocchi. Eh, grande popolo i romani!
BESTETTI (lanciato sul suo tema preferito) - Accidenti! Pensi solo a che cosa
hanno fatto dopo Canne.
SCOTTI (che evidentemente non ne sa niente) - Davvero!
MERONI (solerte ma imprudene) - Che cosa hanno fatto?
SCOTTI - Andiamo, Meroni! Non dica che non sa cos'hanno fatto i romani dopo
Canne!
(Magnanimo:)
Glielo dica lei, Bestetti.
BESTETTI - Con Annibale alle porte... hanno conservato tutta la loro calma. Come
l'Inghilterra dopo Dunkerque!
SCOTTI - Esatto!
BESTETTI - Mutatis mutandis, si capisce?
MERONI - Come?...
BESTETTI - Ho detto... mutatis mutandis...
(Grande imbarazzo. Il gruppetto che si era formato si disperde sotto il penoso
effetto della gaffe. Scotti tossicchia e si allontana, Meroni sembra per un
istante volersi scagliare sull'infame. Ciascuno cerca di darsi un contegno.)
LA SIGNORA BESTETTI (a parte, al marito) - Bella gaffe che vai a fare! Non
l'imparerai mai, a stare zitto?
LA SIGNORA SCOTTI - Le sta bene, a quella sfacciata! Bravo ragioniere!
MERONI (a sua moglie) - Hai sentito, maledetta?, tu che vai in giro a seminare
le mutande?
(Incrocia Guido Scotti.)
Caro dottore...
(Un trillo di campanello disperde il clima di disagio.)
VOCI - Il presidente! L'onorevole!...
SCOTTI - E' lui: lo riconosco da come suona.
(Tutti si riassettano, si predispongono. L'ingresso dell'onorevole Barsanti
trova tutti schierati come per una sfilata. L'onorevole è un uomo dall'aria
efficiente, cordiale, gioviale, come si addice ai grandi e ai potenti. Scotti,
dopo averlo salutato ossequiosamente, lo guida nella presentazione dei presenti.
Per ciascuno, l'onorevole ha brev iparople di circostanza.)
SCOTTI (presentando) - La mia signora... che lei già conosce... La signora
Bestetti... Il ragionier Bestetti.. un pilastro della nostra agenzia: valuta
straniera. Un po' come dire il nostro ministro degli esteri.
BESTETTI - Si licet parva componere magnis!
SCOTTI - Un latinista... Fuori orario, naturalmente.
(Sorvolando:)
La signora Meroni... il ragionier Meroni...
(Riprendendo:)
Mio figlio, laureato in legge...
(Terminato il tutto, l'onorevole prende l'iniziativa.)
L'ONOREVOLE - Vorrei pronunciare due brevi parole, ed esternare anzitutto...
(Trae di tasca un foglietto.)
... i sensi della mia più viva soddisfazione nell'essere qui presente quest'oggi,
dopo la vibrante manifestazione di ieri, e dopo la seduta di lavoro cui ci siamo
dedicati - vero, caro Scotti? - questa mattina.
LA SIGNORA BESTETTI (solerte) - Come parla bene!
MERONI (più solerte ancora) - Sssst!
L'ONOREVOLE - Quel che vorrei dire, signore e signori, colleghi, anzi: amici, è
che per me è motivo di grande soddisfazione l'aver potuto constatare con quanta
solerzia, nell'agenzia che riposa sulle vostre spalle - caro Scotti, caro
Bestetti, caro...
(Non ricorda)
MERONI - Meroni!
L'ONOREVOLE - ... caro Meroni... si contribuisce a quel progresso non solo
economico, sibbene anche civile e spirituale che caratterizza il corso storico
voluto dall'attuale governo. Nel mentre dunque constato la vostra indefessa
attività, formulo voti per un sempre più immancabile avvenire, ed auspico che
essa attività possa pacificamente inserirsi nell'opera che tanto ci preme, per
la pace nel mondo, il superamento della logica dei blocchi, e il progresso
economico e sociale...
(Non ricorda: guarda il foglietto)
... del popolo italiano.
TUTTI - Bravo!
(Applausi e congratulazioni vivissime.)
LA SIGNORA SCOTTI - Onorevole, vogliamo passare in salone per un drink?
L'ONOREVOLE - Molto volentieri!
(Escono verso il fondo: Onorevole in testa con signora Scotti, gli altri dietro
come un gregge.)
((( MERONI (rimasto solo in scena, si avvicina al telefono) - Maledetto! Hai
sentito l'inno che ha fatto al Bestetti? "Il nostro ministro degli esteri! Una
colonna della nostra banca!" E io: "lasignorameroni ilragioniermeroni..." e via!
Qui bisogna puntare tutto sull'orgia, se no ho già capito che vado in disgrazia.
Natascia, eh? E se la immagina con gli stivaletti e il frustino! Adesso ci penso
io: anche la giacca con gli alamari, le faccio mettere! E il colbacco! E il
knut! )))
(Ha composto il numero.)
Pronto?... Vorrei parlare con la signorina Natascia... E' uscita? Sa dove posso
trovarla? ... Eh, va bene: mi passi l'economato.
((( Anche l'economato hanno, salute! Che organizzazione! Oddio, c'è qui quel
deficiente del figlio dello Scotti: è tutta sera che mi viene dietro. )))
Caro dottore!
(Guido Scotti gli si avvicina con un vassoio su cui è posata una coppa di
spumante)
GUIDO SCOTTI - Caro ragioniere, ci lascia bere da soli?
MERONI - Grazie, dottore.
(Prende il bicchiere, ma non beve: attende la comunicazione, mentre Guido Scotti
si ritira in disparte,ad osservarlo con interesse, in attesa che beva.)
(((GUIDO SCOTTI - Bevi, Rosmunda, nel teschio di tuo padre! Doppia dose di
sonnifero, per risvegliarti domani con più corna in testa di tutta l'Iliade!
Ecco: sta per bere!...)))
(Meroni sta infatti per bere, ma....)
MERONI - Pronto... economato? Sa dove posso trovare la signorina Natascia?..
Fuori per un appuntamento di lavoro?.. Alle otto?... Ma con chi?, scusi... Ah,
non potete dirlo: giusto, più che giusto... Solo che stasera... alle dieci... ha
un appuntamento con me... Come, non è possibile? ... Stasera ha un solo
appuntamento alle otto?...
(Guido Scotti gli si avvicina. Meroni conclude in fretta.)
Grazie, scusi tanto.
(Riappende.)
Caro dottore!...
GUIDO SCOTTI - Caro ragioniere, non beve?
MERONI - Come? Ah, subito...
(Fa per bere. Ma dal salotto rientra l'onorevole con lo stesso codazzo di prima.
Il gruppo compirà il periplo della stanza, per uscire di nuovo. Ma intanto:)
L'ONOREVOLE - Caro Meroni, mi tolga una curiosità. Lei è per caso parente
dell'onorevole Meroni... quello che...
MERONI - No, mi dispiace...
LA SIGNORA SCOTTI - Onorevole, ci parli ancora dei suoi viaggi.
LA SIGNORA BESTETTI - E' stato anche in Asia, onorevole?
L'ONOREVOLE - No, in Asia no. Però una volta ho inaugurato l'istituto italiano
di cultura di Mendrisio, in Svizzera.
BESTETTI - Eh, una volta andavo sempre in Svizzera anch'io, a fare il pieno di
benzina!...
LA SIGNORA SCOTTI - Che peccato, onorevole, che debba partire stasera stessa!...
L'ONOREVOLE - Eh, purtroppo sì, e non più tardi delle otto e mezza. Ho un
impegno improrogabile a Mantova...
BESTETTI - Io ho un secondo cugino a Mantova...
(Il gruppo è uscito, ad eccezione di Scotti che viene affannosamente trattenuto
da Meroni.)
SCOTTI - Che cosa c'è, Meroni! Si può sapere che cos'ha, stasera?
MERONI - Dottore, qui ho paura che ci sia un piccolo inconveniente. Ho
telefonato in questo momento alle... signorine. Per un piccolo controllo, perchè
come lei mi insegna quotidianamente in banca...
SCOTTI - Sì, sì, ho capito. Dica l'inconveniente.
MERONI - Ecco: sembra - e dico "sembra" perchè come lei mi ha più volte e
giustamente ricordato, e come io...
SCOTTI - Dài, dài, ho capito: tagli!
MERONI - Insomma: sembra che le signorine abbiano un appuntamento alle otto...
SCOTTI - Va bene: e alle dieci saranno qui.
MERONI - Ecco: all'economato, dove ho telefonato per andare a fondo della cosa;
ben ricordandomi, come lei sempre mi insegna…
SCOTTI - Meroni, insomma, vuole decidersi?
MERONI - Ecco: all'economato non risulta che abbiano altri appuntamenti.
SCOTTI - Come sarebbe a dire, ragioniere? Lei ha fissato o non ha fissato?
MERONI - Io ho fissato, dottore.
SCOTTI - E allora, scusi, vuole spiegarsi?
MERONI - Ecco: non vorrei aver detto l'ora sbagliata. Per dire le dieci, non
vorrei avere detto le venti... invece delle ventidue...
SCOTTI - Eh, naturale! Lei non la capirà mai, Meroni! Quante volte non gliel'ho
detto? Per le ore pomeridiane si aggiunge dodici: le tredici sono le una, e non
le tre... Io cosa devo fare, più che dirglielo? Si arrangi!
MERONI - No, dottore, "ci arrangiamo", salvo sempre l'onore della banca. Perchè
se davvero ho detto venti invece di ventidue, quelle arrivano qui alle otto!
Stasera! Adesso!
(Scotti, che finalmente connette, ha un attimo di crollo.)
Dottore!
SCOTTI - Ragioniere, io la distruggo! Si rende conto? Si configura la scena
delle due... signorine, che arrivano qui, alle otto, con l'onorevole in casa?...
(Rientra l'Onorevole, seguito dal corteo come prima, per un secondo periplo
della stanza.)
LA SIGNORA SCOTTI - Il nostro patronato si occupa delle fanciulle traviate:
ragazze madri, anche di sinistra, non facciamo nessuna differenza.
L'ONOREVOLE - Nobile apostolato!
LA SIGNORA SCOTTI - Il nostro presidente è il Vescovo.
L'ONOREVOLE - Il Vescovo è un mio ottimo amico. Abbiamo fatto il ginnasio
insieme. Parla di chissà quanti anni fa, ahimè!
BESTETTI - Eheu, fugaces, Postume, Postume, labuntur anni...
LA SIGNORA SCOTTI - Una vera e propria piaga sociale, onorevole, queste ragazze!
Bisognerebbe fare qualcosa!
L'ONOREVOLE - Che cosa vuole, cara signora! Più che auspicare e formulare voti,
noi non possiamo fare. Abbiamo tante preoccupazioni! Pensi che in questo momento
c'è addirittura tensione tra i liberali e i socialdemocratici!...
BESTETTI - De minimis non curat praetor.
LA SIGNORA SCOTTI - Sì, ma intano le ragazze madri aumentano! Oh dio, a noi fa
comodo, da un certo punto di vista; perchè lo scopo del patronato è quello.
L'ONOREVOLE (passando vicino a Scotti) - Caro Scotti, non ci concede la sua
compagnia?
(Scotti concede e si unisce al gregge che, terminato il periplo, esce. Dal
corteo si stacca la signora Meroni, chesi avvicina al marito. Si stacca anche
Guido Scotti, che ha notato che il bicchiere è ancora pieno.)
GUIDO SCOTTI - Non beve, ragioniere?
MERONI (distratto) - Ah sì... dov'è il mio bicchiere?
GUIDO SCOTTI - Lì, vicino al telefono.
(Meroni prende il bicchiere, mentre Guido Scotti si ritira dietro uno stipite, a
spiare. Sta per bere, ma sua moglie gli si avvicina ed egli desiste.)
LA SIGNORA MERONI - Che cos'hai?
MERONI - Perchè?
LA SIGNORA MERONI - Hai una faccia!...
MERONI - Vorrei vedere te, maledetta!
(Riprende il bicchiere, e fa per bere.)
LA SIGNORA MERONI (forse solo d'istinto) - Non bere...
MERONI - Perchè?
LA SIGNORA MERONI - Devo dirti una cosa: il tuo onorevole, il vostro presidente,
vuole accompagnarmi lui a Varese, da mia madre, in mcchina.
MERONI (non beve) - Ma se va a Mantova.
LA SIGNORA MERONI - Ha detto che passando mi lascia giù a Varese.
MERONI - Beh, lascia che ti accompagni: mi pare gentile.
LA SIGNORA MERONI - Non mi sembra che lo faccia per gentilezza, se ti può
interessare.
MERONI - Ah!
LA SIGNORA MERONI - Eccolo che arriva.
MERONI (in fretta) - Ohei, maledetta, non fare la cretina! Se vuole
accompagnarti, lascia che t'accompagni. T'ho mica detto di andarci a letto
insieme. Non hai visto come mi snobba il direttore? O vuoi che il Bestetti mi
passi davanti?
(Entra l'Onorevole. Entra Guido Scotti, con un bicchiere, per tentare di
contagiare Meroni nel brindisi.)
GUIDO SCOTTI - Alla sua salute, ragioniere!
(Beve)
MERONI (distratto) - Sì... grazie..
(Fa per bere, ma desiste perchè l'Onorevole lo interpella.)
L'ONOREVOLE - Caro Meroni.... ho sentito che la sua signora deve andare a
Varese, e dal momento che anch'io sono di partenza tra poco, mi sono offerto di
accompagnarla.
MERONI - Ma perchè questo distubo, onorevole!...
L'ONOREVOLE - Nessun disturbo, caro Meroni... Capirà se tra colleghi...
MERONI - Oh, onorevole: colleghi!...
L'ONOREVOLE - Colleghi, colleghi, Meroni! Tutti sono necessari, nessuno è
indipensabile: questo è il motto della nostra banca. E questo vale tanto per il
presidente, quanto per l'ultimo dei cretini!
MERONI - Lei mi confonde!
L'ONOREVOLE - Dunque è fatta: la sua signora, lei mi concede l'onore di
accompagnarla a Varsese. Se anche la signora è d'accordo, naturalmente.
(Rientra Scotti)
SCOTTI - Ragionier Meroni, permetta una parola! Scusi, onorevole.
(Meroni posa il bicchiere sul tavolo accanto al telefono, ed esce assieme a
Scotti. Rimangono in scena l'Onorevole e la signora Meroni. Pausa.)
LA SIGNORA MERONI - Davvero tiene tanto ad accompgnarmi a Varese, onorevole?
(L'Onorevole si guarda intorno, si sincera che non ci sia nessuno, poi ex
abrupto si lancia, come dando libero sfogo ad una troppo a lungo trattenuta
emozione:)
L'ONOREVOLE - Ventisette ore, signora! Dalle quattro e mezza del pomeriggio di
ieri! Ventisette ore che attendo questo momento, che vivo nella speranza di
questo incontro, che a fatica trattengo la mano che vorrebbe correre al
telefono, chiamarla, sentire la sua voce!...
(Spiegazione:)
Signora! Ho una grave forma di strabismo intermittente, che mi coglie
immancabilmente durante le cerimonie noiose. All'occhio destro. Un difetto,
trascurato da piccolo, ormai è cronico, non c'è più niente da fare.
LA SIGNORA MERONI (che non sa cosa dire) - Mi dispiace...
L'ONOREVOLE - Ieri pomeriggio, all'inaugurazione della nuova sede, mi sono
annoiato come raramente in vita mia. E mentre il mio viso rimaneva rivolto verso
l'oratore, il mio occhio destro vagava, incontrollato e libero, in cerca di
distrazioni. E ad un tratto... ho "visto"!...
LA SIGNORA MERONI (melodrammatica) - Zitto!... Oh, anche lei!, anche lei come
gli altri!
L'ONOREVOLE - No, signora, io no: non mi fraintenda!
LA SIGNORA MERONI - Anche lei non ha in mente che una cosa sola!...
L'ONOREVOLE - Oh no, signora, sono un parlamentare! Sono rimasto folgorato, è
vero!, ma ciò che ho ammirato ed immediatamente adorato in lei non sono state le
pur pregevoli forme su cui un banale incidente veniva a richiamare una subitanea
attenzione, bensì le doti... starei per dire "diplomatiche", di cui lei ha dato
prova in quell'istante.
Che calma, ah, signora, che calma! Che freddezza, che padronanza, che eleganza
di soluzione!, che forma, signora, che forma! Io, che ho visto ambasciatori di
provata esperienza impallidire e mettersi a balbettare per la gaffe di un
maggiordomo; governi crollare incapaci di sopportare la diffusione di una
fotocopia... ah, come ho ammirato, signora, il garbo con cui lei si è tratta
d'impaccio! Il passettino laterale per liberare le caviglie dall'indumento
caduto, l'agile chinarsi a terra di fianco per raccogliere l'inanime cencio,
come il gesto di una cantante che raccoglie la rosa lanciatale dl loggione; e la
mano destra che lo appallottola veloce, mentre la sinistra apre la borsetta e
subito la richiude... Sparito! Sparita ogni traccia, ogni testimonianza, ogni
indizio!... che dico: ogni sospetto! E la calma più olimpica, virginale, tornare
sul suo viso, a deludere il ghigno con cui la folla brutale dei presenti
attendeva la sua vergogna! Come una damina del Settecento, che esce dal talamo
del sanculotto e ricompone sul proprio viso di porcellana l'imperturbabile velo
di cipria e la raffinata trama dei nèi! Ah, signora, il giorno che la diplomazia
vorrò una Musa, saprò ben io dove trovarla!...
LA SIGNORA MERONI (un po' ottusa) - La ringrazio... Ma... per questo vuole
accompagnarmi a Varese?
L'ONOREVOLE (altro tono) - Avevo anche un'altra idea: appena fuori
dell'autostrada conosco un buen retiro... un alberguccio grazioso..
Ma ecco: vien gente! Di questo, poi!
(Entra infatti la turba, con bicchieri in mano, solerti tutti nella celebrazione
delle festa, ad eccezione di Scotti e Meroni che mascherano male la loro
preoccupazione.)
LA SIGNORA SCOTTI - Caro onorevole, non beve con noi?
L'ONOREVOLE - Molto volentieri.
(Gli è vicino il famoso bicchiere di Meroni: lo prende, lo solleva nel gesto
augurale, lo accosta alle labbra.
Guido Scotti vede il tutto: non sa come fare per impedire a che l'Onorevole si
disseti di sonnifero: annaspa un istante alla ricerca della soluzione, poi ha il
colpo di genio:)
GUIDO SCOTTI (a voce altissima, stentoreo e vibrante) - Viva l'Italia!
(L'Onorevole sobbalza e non beve. Posa il bicchiere e - al pari degli altri -
rimane interdetto, guardandosi in giro.)
VOCI - Ma chi è stato?... Ma che cosa è successo?... Perchè ha gridato?...
GUIDO SCOTTI - Niente, babbo: così! Ad un certo punto ho provato il bisogno di
gridare "Viva l'Italia!"
L?ONOREVOLE - Molto encomiabile, certo! Un po' improvviso, ma...
(Il gruppo prosegue, sullo sfondo, a commentare il fatto. Meroni si avvicina
alla moglie, in primo piano.)
MERONI - Io l'ho capito fin dal primo momento che quello è scemo. Allora: ti
accompagna?
LA SIGNORA MERONI - Sì.
MERONI - Bene. Sta attenta. Ricordati quel che t'ho detto!
Dov'è il mio bicchiere?
(Lo trova.)
E' tutta sera che mi domandano se sono parente dell'onorevole Meroni. Al
prossimo gli dico di sì: voglio vedere se smettono.
(Fa per bere, sempre spiato con speranza da Guido Scotti, dietro qualche stipite
o qualche vaso di fiori, ma è interrotto da Scotti.)
SCOTTI - Meroni, venga qui!
(Meroni posa il bicchiere e lascia sua moglie, trascinato in disparte da
Scotti.)
Senta: cerchi almeno di riparare ai guai che ha combinato. Sono le diciannove e
cinquantacinque! Corra giù al portone, e se le vede arrivare le blocchi! Faccia
presto, per carità!
MERONI - Subito!
(Si avvia ed esce.
Scotti ha un sospiro di allentata tensione - Pfiuuuu! - si asciuga il sudore
della fronte, e improvvisamente ha sete. Si guarda intorno, vede - intonso - il
bicchiere di Meroni, lo prende, fa per bere. Ma ancora una volta Guido Scotti ha
seguito con attenzione tutte queste vicissitudini, e ancora una volta
interviene.)
GUIDO SCOTTI (a voce altissima, stentoreo e vibrante) - Viva l'Italia!
SCOTTI (sobbalza e non beve) - Ma insomma!...
TUTTI (accorrendo) - Ancora?.. Forse perchè è di leva!... Sì, comunque non mi
sembra il caso!... Non capisco, non gli era mai successo!...
GUIDO SCOTTI - Babbo, babbo!
SCOTTI (che non capisce niente) - Sì, figlio mio, ma sta attento che mi fai
spandere!...
(Posa il bicchiere)
LA SIGNORA SCOTTI - Ma ti senti bene?
GUIDO SCOTTI - Sì, sì, mamma, mi sento benissimo.
L'ONOREVOLE - Forse lo stress della vita militare...
LA SIGNORA SCOTTI - Mah, non dovrebbe: lavora negli uffici.
LA SIGNORA BESTETTI - Che abbia preso un po' di freddo?
SCOTTI - E' sempre stato molto patriottico.
BESTETTI - Patria amanda est!
L'ONOREVOLE (convinto) - Delenda Carthago!
(Sono usciti tutti, ad eccezione di Scotti.Squilla il telefono. Scotti
risponde.)
SCOTTI - Pronto?.... Meroni, dov'é? ... E che cosa fa in portineria? ... Sono
salite?! Che cosa significa che sono salite, Meroni?... In ascensore?! ... E
perchè non ha fatto a tempo?... Ragioniere, corra sù subito!, superi
l'ascensore, le blocchi sul pianerottolo! ... Guai a lei! Se fugge si consideri
licenziato!... Ma come vuol che faccia a fermarle io?... Siamo perduti! Come? Ci
pensa lei?! Lei si sacrifica per me?! Che cosa vuol dire? Meroni, non dica
scemenze!... Pronto, pronto!...
(Ma Meroni ha evidentemente riattaccato. Scotti si agita per la stanza, alla
tormentosa ricerca di una soluzione.)
(((SCOTTI - Ci pensa lui, quel deficiente! Si sacrifica per me! Ma che cosa vuol
dire? E adesso cosa faccio? Chiudo quella porta? No, se ne accorgerebbero!
Scappo anch'io? Non posso, non serve a niente: ho una famiglia, una banca sulle
spalle... La prima orgia della mia vita.... Le fermo sulla porta dell'ascensore,
le rispedisco indietro...
(Squillo di campanello.)
Troppo tardi! )))
LA SIGNORA SCOTTI - Apri!
SCOTTI - Perchè?
LA SIGNORA SCOTTI - Hanno suonato.
SCOTTI - Io... non ho sentito niente.
(Di nuovo lo squillo del campanello. Scotti conferma con un gesto: come a dire:
Vedi? neanche stavolta ho sentito niente.)
LA SIGNORA SCOTTI - Arteriosclerosi!
(E' Guido Scotti che va ad aprire.)
SCOTTI (più a Dio che ai servi di scena) - Sipario! Sipario!
(Guido Scotti apre, e introduce Mimosa e Natascia.)
GUIDO SCOTTI - Ci sono due... signorine...
LA SIGNORA SCOTTI (dopo un attimo di stupore, si distende in un bonario sorriso)
- Oh, ma... ma care, ma che sorpresa!... Venite avanti, prego, venite avanti! Ma
che piacere!... Come mai...?
(E' entrato l'Onorevole)
Onorevole, guardi che combinazione! Ecco qui due prove viventi delle benemerenze
del nostro patronato! Pensi che queste due ragazze, una volta, erano... come
dire?... su una cattiva strada. Non vi dispice, vero, carine, se faccio cenno
del vostro triste passato?..
Ed ora, onorevole, sono ritornate sulla retta vita: vivono del sussidio mensile
che pssa loro il patronato, e dell'onesto frutto del loro lavoro. Hanno lasciato
il marciapiede, ed ora lavorano... Dove lavorate, care?
UNA DELLE DUE - Ai... ai telefoni.
LA SIGNORA SCOTTI - Ed ora lavorano ai telefoni. E presto avranno una casa, una
famiglia, dei figli...
L'ONOREVOLE - Ah, me ne compiaccio vivamente.
LA SIGNORA SCOTTI - E ho indovinato subito perchè sono qui. Sono venute a
prendermi per andare insieme al patronato.
UNA DELLE DUE - Sì.
LA SIGNORA SCOTTI - Care! Ma stasera la riunione è riservata alle patronesse!
Beh, vorrà dire che mi accompagnate là, e che poi ci salutiamo. Mi sono molto
affezionate, sa, onorevole? Sapesse la vita che conducevano prima, su quel
marciapiede! Ora, ai telefoni... è tutto diverso!
(Improvvisamente entra Meroni, spalancando la porta, agitatissimo.
MERONI (gridando, eroico) - Io! Sono stato io! E' tutta colpa mia! Il dottor
Scotti è innocente! Su di me, tutto su di me!
(Silenzio attonito dei presenti, che lo guardano stupiti. Meroni continua, a
poco a poco colto da un dubbio.)
Mia è stata l'idea, io ho insistito, cadano su di me le conseguenze! E' mia la
colpa! Mia, soltanto mia!
(Nota la assoluta perplessità dei presenti. Imbarazzato, non sa più cosa dire. E
dice, con leggero inchino:)
Bbb... buonasera...
LA SIGNORA SCOTTI (quasi feroce) - Ragioniere, è sicuro di sentirsi bene?
LA SIGNORA BESTETTI (maligna) - Ha detto che è tutta colpa sua. Che cosa è colpa
sua?
MERONI - Dicevo.. così per dire. Tutti abbiamo le nostre colpe.
L'ONOREVOLE - Sì, ma non capisco perchè proprio stasera...
(Guido Scotti esplode improvvisamente, il braccio teso ad indicare qualcosa sul
mobile accanto al telefono.)
GUIDO SCOTTI (gridando) - Il bicchiere! Il bicchiere!
(Afferra il bicchiere, lo mostra agli altri.)
Il bicchiere è vuoto! Babbo, mamma, onorevole!... Questo bicchiere è vuoto, e il
ragionier Meroni non c'era! Qualcuno l'ha vuotato, ma non è stato Meroni!
Qualcuno ha bevuto mentre il ragionier Meroni era fuori!...
MERONI (conciliante) - Sì, ma non importa!...
LA SIGNORA BESTETTI - Che sia per questo che si sente in colpa?
L'ONOREVOLE - Ma in colpa di che cosa?
GUIDO SCOTTI (continua, agitatissimo sempre) - Questo bicchiere è stato vuotato
mentre il ragionier Meroni non c'era!
SCOTTI - Sì, ma non vedo che cosa ci sia di male!
MERONI (scusandosi) - Io sono uscito un attimo, e mai mi sarei aspettato...
GUIDO SCOTTI - Bisogna trovare chi è stato!
L'ONOREVOLE - Un bicchiere! Chiunque può essere stato! Posso essere stato io...
BESTETTI - Io quoque!
SCOTTI - Non mi sembra, però, che sia molto importante...
MERONI (solerte) - Per me, non si faccia riguardo. Si può bere anche senza
dirmelo.
UNA DELLE DUE - Signora, se disturbiamo...
LA SIGNORA SCOTTI - Ma no, carine, figuriamoci! L'incidente è chiuso. Possiamo
perdonare al ragionier Meroni d'essersi assentato un momento, non le pare,
onorevole?
L'ONOREVOLE - Ah, certo: fuori orario, poi...
MERONI (a Scotti) - Ma perchè mi perdonano?
SCOTTI - Stia zitto, Meroni: e ringrazi Iddio!
LA SIGNORA SCOTTI - Un ultimo drink, onorevole?
L'ONOREVOLE - No, cara signora. Sono le otto passate e devo purtroppo lasciare
questa simpatica e... vivace compagnia. Tanto più che ho promesso di dare un
passaggio alla signora, che va a Varese...
(Alla signora Meroni.)
La signora è pronta?
LA SIGNORA MERONI - Devo solo prendere la valigia
SCOTTI - Allora... possiamo uscire tutti assieme.
LA SIGNORA SCOTTI - E voi, carine, che cosa fate questa sera?
UNA DELLE DUE - Abbiamo una lezione alla scuola di cucito.
LA SIGNORA SCOTTI - Ha sentito, onorevole? Dedicano le ore serali
all'apprendimento del cucito.
L'ONOREVOLE - Ah, me ne compiaccio vivamente!
(Fervono i preparativi della partenza. Si intrecciano brevi commenti, notizie,
accordi, "a parte".)
LA SIGNORA MERONI (al marito) - Allora... io vado.
MERONI - Ricordati quel che ti ho detto, maledetta! Che quello, se vuole, mi
rovina!
BESTETTI (avvicinandosi a Meroni) - Scusi, Meroni, a proposito di onorevoli: una
cosa che mi son sempre dimenticato di chiederle: lei è per caso parente
dell'onorevole Meroni... quello che parla sempre dappertutto?
MERONI (con forza) - Sì!
BESTETTI - Beh, peccato! Perchè io non lo posso proprio soffrire.
(Si allontana)
MERONI - Deficiente! Lui non lo può soffrire!
LA SIGNORA MERONI - Che te ne importa? Non lo conosci neanche!
MERONI - Sì, ma mi secca.
(L'onorevole gli si avvicina per salutarlo.)
Egregio onorevole...
GUIDO SCOTTI (si avvicina alla donna rimasta sola) - Non so chi abbia bevuto il
sonnifero, ma non abbia paura: seguirò suo marito, e a tutto i costi riuscirò a
drogarlo!
LA SIGNORA MERONI - Ma signore, io vado a Varese! Mi accompagna l'Onorevole con
la sua macchina!
GUIDO SCOTTI (con sarcasmo demoniaco) - Dice? Vede queste chiavi? Sono le chiavi
della macchina! Sottratte abilmente! L'onorevole non lascerà Milano, lei tornerà
a casa sua, e suo marito cadrà in letargo entro due ore. A mezzanotte sarò alla
sua finestra!
LA SIGNORA SCOTTI - Allora, tutti pronti? Possiamo uscire?
L'ONOREVOLE - Prenderemo un taxi, e raggiungeremo la mia macchina davanti alla
prefettura.
UNA DELLE DUE (a Meroni) - Noi accompagnamo la vecchia perchè ormai ci ha
incastrate: Ma tra un'ora siamo qui, come d'accordo.
(Le due escono.)
L'ONOREVOLE - Benediciamo questa casa ospitale...
BESTETTI - Domus aurea...
(Escono.)
LA SIGNOR BESTETTI - Ha sentito? Si fa accompagnare a Varese, quella sfacciata
LA SIGNORA SCOTTI - E la macchina dell'onorevole è a due posti. Ha capito?
(Escono)
GUIDO SCOTTI - C'è nessuno che si sente le palpebre pesanti?
SCOTTI - Tu hai bisogno di un periodo di riposo.
MERONI - Io volevo solo dire che tutti abbiamo le nostre colpe.
GUIDO SCOTTI - Ho gridato "Viva l'Italia", ma non vedo che cosa ci sia di male!
MERONI - Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
GUIDO SCOTTI - Viva l'Italia posso gridarlo a testa alta!
MERONI - Sono parole del Vangelo, in fondo!
(Guido Scotti è uscito.)
SCOTTI - Che cosa ha detto quella?
MERONI - Che tra un'ora tornano qui.
SCOTTI - Meroni: preghi Iddio che tutto si concluda per il meglio. Ha capito?
Preghi Iddio!
(Esce. Meroni, sulla soglia, sta per spegnere le luci. Ha un'idea, ritorna sui
suoi passi, vede spento il lumino sotto il Sacro Cuore, prende una sedia, vi
sale, accende il lumino. Poi spegne le luci, raggiunge gli altri, hiudendosi la
porta alle spalle. Scena vuota per un attimo, illuminata fiocamente dalla luce
rossa del lumino. Poi...)
Fine del secondo atto
ATTO TERZO
Il salotto dei Meroni è ora immerso nel buio, rotto però dai lampi di un
temporale che si annuncia imminente con lontani brontolii. Dopo qualche istante
la porta si apre ed entra, di fretta, Meroni. Accende la luce. Durante la prima,
lunga battuta f.c. compirà vari preparativi per l'orgia che lo attende. Ha in
mano una bottiglia di spumante, che libererà dalla carta e che metterà in un
secchiello per il ghiaccio accanto al telefono.
((( MERONI - Maledetto! Maledetto! Non mi ha lasciato un minuto! Mai immaginato
che il direttore potesse avere un figlio più scemo di lui! Mi ha preso in
simpatia, mi si è attaccato alle costole e non mi ha mollato un attimo da quando
siamo usciti da qui. In cento metri mi ha fatto entrare in quattro bar: "Ma non
ho sete, grazie, non voglio niente!" Niente da fare. Tre gazzose, una coca cola
e un lemonsoda. Sono tutto gonfio! E tra mezz'ora c'è l'orgia!
Dunque, vediamo un po': lo spumante è in fresco. Cos'altro ci può volere per
un'orgia? Per le camere, mi pare ci sia tutto. Io vado in camera mia, lo Scotti
nella camera degli ospiti. Orgia sì, ma niente cose strane, E domani, a lavorare
come un pazzo per mettere tutto a posto, perchè mia moglie torna lunedì e non
vorrei... Mia moglie! Maledetta! A spasso di notte, con l'onorevole,
sull'autostrada dei laghi, che ha una pessima fama. E se lui ci prova?.. Quella
è capace di mollargli una sberla!... Oddìo, sono rovinato! ))))
(Suona il campanello)
Lo Scotti.
(Apre, ha un gesto di sconforto. Entra Guido Scotti con un thermos in mano.)
GUIDO SCOTTI (gioviale) - Caro Meroni!
MERONI - Caro dottore!
GUIDO SCOTTI - Sono venuto a darle un salutino prima di andare a nanna.
MERONI - Troppo buono!
GUIDO SCOTTI - Il suo bruciore di stomaco?...
MERONI - Beh...
GUIDO SCOTTI - So io quel che ci vuole per lei. Permette che me ne occupi?..
MERONI - Veramente... io stavo andando a letto...
GUIDO SCOTTI - Non senza il canarino che le ho preparato io con le mie mani. Un
po' d'acqua calda, una scorzetta di limone, una punta di zucchero. Lasci fare a
me. Lei si sieda. Dove trovo una tazzina?... La cucina?... Di là?... Grazie.
(Esce verso la cucina)
((( MERONI - E' pazzo. E' nato scemo e mi ha preso in simpatia. Mi fa da balia!
Tutta la sera che vuol farmi bere. Tre gazzose, una coca cola e un lemonsoda. E
adesso il canarino. Farò finta di aver sonno, e speriamo che se ne vada! )))
(Torna Guido Scotti dalla cucina.)
GUIDO SCOTTI - Voila le canarin! Ha sentito il temporale che sta arrivado?...
Con questo non lo sentirà neanche: le scaricherà di dosso tutta la tensione
nervosa. Zuccherato al punto giusto?.. Beva, beva!... Scotta?... Soffi,
soffi!...
MERONI - Sì, aspetto un attimo che si raffreddi.
((( GUIDO SCOTTI - Bevi, Menelao, per risvegliarti domani recordman mondiale
delle corna. Tutta la sera che lo faccio bere, senza riuscire a ficcargli dentro
la polverina. Tre gazzose, una coca cola e un lemonsoda! Mi è costato un
patrimonio! Ma stavolta è fatta. Amo quella donna alla follia, e nulla potrà più
fernarmi. Dormirai... oppure... morirai! Ho lasciato aperto il gas in cucina; e
se Menelao andrà a farsi un altro canarino... salterà in aria con tutti i
filistei!... )))
(Meroni ha approfittato dell'attimo in cui Guido Scotti ha alzato gli occhi al
cielo - "amo quella donna alla follia!" - ed ha versato il canarino in un vaso
di fiori. Poi ha fatto finta di bere.)
GUIDO SCOTTI - Buono?
MERONI - Ottimo! Ah, mi sento un altro!
GUIDO SCOTTI - Glielo avevo detto?
MERONI - Veramente rilassante. Mi sento già... come dire?.. Mi è venuto già
sonno.
GUIDO SCOTTI - Di già?... Il canarino fa miracoli!
MERONI (sbadiglia) - Oh, che sonno...
GUIDO SCOTTI - E' meglio che vada a letto. Io la lascio.
MERONI (sbadiglia) - Mi dispiace...
GUIDO SCOTTI - Mi prometta una cosa, ragioniere: se tardasse ad addormentarsi,
si faccia un altro canarino.
MERONI (sbadiglia) - Non dubiti.
GUIDO SCOTTI - Me lo promette?
MERONI - Glielo giuro.
(Sono giunti alla porta.)
Buona notte.
GUIDO SCOTTI - E sogni d'oro!...
(Meroni chiude la porta, manda con un gesto all'inferno il rompiscatole, si
avvia verso la cucina. Ma dopo pochi istanti il campanello suona di nuovo.
Meroni apre. Entra Scotti, con fagotto sotto il braccio e grandissimi occhiali
da sole neri sul naso. Gli occhiali gli impediscono di vedere bene.)
MERONI (gioviale) - Dottore carissimo, benvenuto nel regno del piacere!
SCOTTI - Piano, piano, Meroni. Non diamo troppa pubblicità alla cosa. Sono già
arrivate?
MERONI - Non ancora.
SCOTTI - Ho evitato mio figlio per un pelo. Veniva da qui?
MERONI - Sì... Era venuto a farmi un canarino. Dev'essere rimasto male perchè
stasera, alla festa, avete bevuto senza di me. Un ragazzo molto sensibile.
SCOTTI - Beh... è tutto pronto?
MERONI - Tutto pronto. Ho messo in ghiaccio una bottiglia di spumante...
(Gliela indica.)
Ma che cos'ha in quel pacchetto?
SCOTTI - Qui?... Il mio pigiama.
MERONI - Il pigiama?!
SCOTTI (seccato) - Ma sì, un pigiama di flanella.
MERONI - Ma il pigiama... non... come dire?... non impaccia?
SCOTTI - Insomma, Meroni, impaccia o non impaccia! Io vent'anni non li ho più, e
un colpo di freddo si fa presto, tutto sudato...
MERONI - Tutto sudato, eh? Ha intenzione di darci dentro, ahò, dottò!
SCOTTI (seccatissimo) - Meroni, cos'è questo "dottò"! Abbia pazienza!
MERONI - Ma... dottò per dottore.... Affettuoso.
SCOTTI - Eh no, scusi: non manifesti il suo affetto con storpiature dialettali e
ridicole. E poi: se io l'orgia la voglio fare col pigiama di flanella, me la si
deve lasciar fare col pigiama di flanella! Oh!
MERONI (riparando) - Ha ragione. E' più che giusto, a un certa età!...
SCOTTI - Ma che età d'egitto! Non ho affatto detto di essere vecchio, Meroni:
stia un po' attento! E non creda che non potrei farcela anche senza pigiama. Ma
è inutile correre rischi!
MERONI - Ah, sì! Anch'io, d'inverno, sempre la panciera!
SCOTTI - E dunque vede!
Non è un po' buio qui dentro?
MERONI - Non mi pare.
SCOTTI - Forse sono io. Questi occhiali da sole sono troppo scuri.
MERONI - Volevo appunto chiederle: come mai...?
SCOTTI - Ho pensato di mettermeli perchè... non vorrei essere riconosciuto.
MERONI - Da chi?
SCOTTI - Dalle due... signorine.
MERONI - Riconosciuto... come? Perchè?
SCOTTI - Ma... così: di fama.
MERONI - Di fama?!
SCOTTI (cominciando a seccarsi) - Di fama, sì. Sono direttore di banca, in
fondo. Non sono proprio l'ultimo arrivato.
E poi... ci sono i giornali!
MERONI - I giornali?..
SCOTTI - Ma Meroni, che cos'ha stasera? Non si ricorda, quattro mesi fa, quella
foto sulla Notte? "Un gruppo di dirigenti bancari della nostra città in gita sul
Lago Maggiore"? C'ero anch'io, e mi si vede benissimo: in seconda fila, un po'
di profilo...
MERONI - Sì, ma cosa vuole che sia...
SCOTTI (decisamente seccato) - Ma come, cosa vuol che sia! Meroni, qualche
volta, glielo dico francamente, ho l'impressione che lei parli per invidia!
MERONI - Io?!
SCOTTI - Sì, Meroni! Perchè lei, o bene o male, la fotografia sui giornali non
l'ha mai avuta! E siccome ho una faccia piuttosto espressiva, di una evidente
nobiltà di lineamenti, con un che di tormentato e di aggressivo che può anche
fare una certa impressione sul pubblico femminile, così non ci sarebbe niente di
strano che le due signorine si ricordassero e mi riconoscessero!
MERONI - Ah sì, sì, giustissimo! Non ci avevo pensato.
SCOTTI - Lei parla spesso senza riflettere, Meroni. Non è la prima volta che mi
si offre il destro di farle questo appunto.
Dov'è la mia camera?
MERONI (si precipita ad aprire la porta) - Eccola qui. Questa.
SCOTTI - Metto giù il pigiama.
(Sulla soglia)
Dov'è la luce?
MERONI - E' già acceso.
(Scotti entra in camera.)
((( MERONI - Ma guarda: i giornali! A parte il fatto che quel giorno lì, in
questa zona, i giornali non li ha letti nessuno perchè tutte le copie le ha
comprate lui!.. Ha paura che lo riconoscano! Per il profilo tormentato e
aggressivo! Adesso glielo tormento io, il profilo!...)))
(Entra Scotti, in maniche di camicia.)
MERONI - Dottore bello! In maniche di camicia è un giovanotto!
SCOTTI - Visto? Eh, Meroni, lei non sa cosa vuol dire tenersi in forma! Lei per
quanto più giovane... è già un po' sfatto. Io invece, che ho qualche anno più di
lei... senta il bicipite.
(Porge il braccio destro, facendo il muscolo. Meroni cerca, lungo il braccio,
con le dita.)
Lì, lì! Dove va a cercare?
MERONI (con ammirazione) - Accidenti, però!
SCOTTI - Faccio la mia figura?
MERONI - Càspita!
(Suono di campanello.)
Sono loro.
SCOTTI - Oddio, sono loro. Devo mettermi la giacca?
MERONI - Forse è meglio.
(Scotti corre in camera, ne riesce con la giacca.)
Come si fa? Gli si dà del tu o del lei?
SCOTTI - Cominciamo con il lei. Teniamo un po' di stile. Poi vediamo che piega
prendono le cose.
MERONI - Bene. Le presentazioni le faccio io?
SCOTTI - Noms de plume, mi raccomando!
MERONI - Eh?
SCOTTI - Pseudonimi... Insomma: nomi falsi! Nomi di battaglia!
(Meroni apre la porta. Emtrano Mimosa e Natascia, spigliate, professionali, in
contrasto con il formalismo manierato dei due inesperti: Mimosa è il tipo
tranquillo e materno, riposante, muccona; Natascia è invece più pepata, vivace,
fantasiosa.)
MERONI - Care signorine!...
MIMOSA - Buona sera...
NATASCIA - Ciao ciao. Simo un po' in ritardo, chiediamo scusa, ma abbiamo dovuto
accompagnare la Befana fino in centro.
MIMOSA - La Scotti. La chiamiamo la Befana. La conoscete?
SCOTTI - Noo... così, così.
MIMOSA - Però stasera, quando siamo capitate qui, era qui con voi.
SCOTTI - Una coincidenza.
NATASCIA - Bella figura ci fate fare, a momenti! La Befana che ci passa il
sussidio del comitato, perchè crede che abbiamo smesso la vita, e voi che ci
fate venire qui mentre c'è lei!
MERONI - Un piccolo errore cronologico.
MIMOSA - Ma te lo immagini se perdevamo il sussidio? Lo sapete che è col
sussidio che ci siamo messe in proprio, con centralino, ricerca automatica, e
tutta un'organizzazione all'americana? Se lavoriamo in grande, lo dobbiamo al
comitato.
MERONI - Le signorine vogliono bere qualcosa?
NATASCIA (suadente e piccante, a Scotti) - Ci avete invitate qui per farci bere?
SCOTTI (ringalluzzito) - No, signorina! Direi proprio di no!
MIMOSA - Allora possiamo cominciare. Come ci dividiamo?
(A Meroni) - Tu hai delle preferenze, tesoro?
MERONI - Io... Bambola...
NATASCIA - Se non ti dispiace il vecchietto lo prendo io. Sono un po' stanca.
MIMOSA - Va bene; io prendo l'altro.
NATASCIA (a Scotti) - Eccomi, sono tutta tua.
(Si dividono, per i conversari preliminari: Scotti e Natascia verso la porta
delle loro camera, su un divano, gli altri due dall'altra parte. Natascia recita
la sua parte con colorita fantasia:)
Dimmi come mi vuoi. Hai qualche segreto, eh? Qualche vizietto nascosto in fondo
in fondo...
SCOTTI - Oddìo, vizietto...
NATASCIA - Lo sai che a ne piacciono più gli uomini maturi, come te, che i
giovanotti? Brutali, senza fantasia, senza fascino... Con te invece mi sento
protetta, tranquilla...
SCOTTI - Beh, sono un dirigente...
NATASCIA - Senti i tuoni? Sta per venire un temporale, il cielo è tutto nero,
pieno di nuvoloni, di lampi... Tra poco... brrrumm brumm... e acqua a torrenti,
e fulmini, e le nuvole come le onde del mare... E io e te con la luce spenta,
nudi, su una pelle di giaguaro stesa per terra...
SCOTTI - La pelle di giaguaro credo che non ce l'abbiamo...
NATASCIA - E io tutta tremante, e tu pronto a ghermirmi come una tigre, con gli
occhi che splendono nelle tenebre, iniettati di sangue... Perchè porti gli
occhiali neri?
SCOTTI - Così...
NATASCIA - Sei strabico e ti vergogni?
SCOTTI - Io strabico? Ma neanche per sogno!
NATASCIA - Allora vuoi conservare l'incognito.
SCOTTI - Beh, più o meno.
NATASCIA - Il mio tigrotto vuol essere l'uomo del mistero.
(Lo accarezza con mano felina.)
SCOTTI (subito eccitato) - No, signorina, non dietro le orecchie!... Dopo,
dopo...
(Gli altri due, intanto:)
MIMOSA - Dio che acqua che sta per venire! Dovremo tornare a casa in taxi.
Tesoro, vuoi che andiamo?
MERONI - Beh, un momento. Possiamo sederci qui un attimo, e fare un po' di
conoscenza
MIMOSA - Allora ti dispiace, tesoro, se intanto faccio un quadratino?
MERONI - Che cosa?
MIMOSA - Un quadratino.
(Tira fuori dalla borsa ferri, maglia, scampoli variopinti di lana, di una
quindicina di centimetri di lato.)
Mi sono ripromessa di farne dieci al giorno, nei momenti di riposo. Li faccio
con gli avanzi, con i pezzetti di lana che mi capitano. Di tutti i colori. Poi,
con un punto nero a sopraggetto, li attacco tutti insieme e viene fuori una
coperta per il letto.
MERONI - ... Bello.
MIMOSA - E' tipo patchwork. Facile da fare, costa niente perchè si utilizzano
gli avanzi, e fa un figurone. E tu cosa fai, tesoro?
MERONI - Io? Sono ragioniere.
MIMOSA - Eh già, dite tutti così: ragionieri, tutti ragionieri.
MERONI (recitando ruolo di seduttore) - Bambola...
MIMOSA - Vengo, vengo subito: lasciami finire.
MERONI (c.s.) - Bambola, il solo pensiero del tuo corpo nudo...
MIMOSA - No, sta buonino, tesoro, se no perdo il conto dei punti. Adesso vengo.
MERONI (in calando) - Bambola...
(Gli altri due intanto...)
SCOTTI - Natascia! Credevo fossi russa.
NATASCIA - Un po' russa sì: per parte di nonna.
SCOTTI - Però hai l'accento romano.
NATASCIA - Perchè ho fatto del cinema. Non hai visto "Non son degno di te", con
Renato Zero.
SCOTTI - No.
NATASCIA - Beh, a un certo punto si vede una spiaggia, e una sdraiata che prende
il sole. Passano due ragazzi in motorino, e uno dice: "Anvedi quella!" Beh,
quella sono io. Non è una gran parte, ma è sempre cinema.
SCOTTI - E tu... non mi riconosci?
NATASCIA - Hai fatto del cinema anche tu?
SCOTTI - No, ma... non leggi mai la Notte?
NATASCIA - La prendo qualche volta per vedere i cinema...
SCOTTI - Beh, sulla Notte... Guardami il profilo.
NATASCIA - Mi par che vada bene.
SCOTTI (un po' seccato) - Lo so che va bene! Ma un profilo così... non ti
richiama niente?
NATASCIA - Mah... sai, per me, che uno sia bello o brutto m'importa poco.
SCOTTI - Dico se non l'hai mai visto! Se non mi riconosci!
NATASCIA - ???
SCOTTI (seccatissimo) - Perchè legge poco i giornali, signorina! Altrimenti lo
avrebbe visto! Sulla Notte, per la precisione!
NATASCIA (che non ha capito niente) - Ti sei arrabbiato?
(Gli fa le fusa, felina.)
SCOTTI - No. Ma... mi meraviglia molto che tu non mi abbia riconosciuto, ecco!
NATASCIA - Ma se tieni gli occhiali apposta per non farti riconoscere!
SCOTTI - Certo, certo! Hai fatto benissimo!... Però, ugualmente, non credevo...
NATASCIA - Come sei carino col musetto arrabbiato!
SCOTTI - Come?
NATASCIA - Che carino che sei quando fai il musetto arrabbiato!
SCOTTI - Ti... piace... se faccio... il musetto arrabbiato?..
NATASCIA - Oh, adesso però mi fai paura! Vuoi farla morire di spavento, la tua
micina? Uh, che unghioni, tu sei una tigre! Che cosa sarà della povera micina
tra le unghie della tigre?
SCOTTI - Grrr... Grrrr...
NATASCIA - No, no, tigrotto, perdonami... sono una povera micina...
SCOTTI - No, signorina... non dietro il collo...
NATASCIA - Dietro il collo, sì... dietro il collo...
SCOTTI - Un momento... piano... ho un po' di pressione...
NATASCIA - Portami via con te...
SCOTTI - Sì, sì, andiamo...
(Si alzano, si avviano verso la camera da letto.)
MERONI (scatta in piedi a salutare) - Dottore... signorina...
(Escono Scotti e Natascia.
Meroni si risiede accanto a Mimosa:)
Hai visto che fretta i nostri amici?
MIMOSA - Adesso vengo anch'io, tesoro. Finisco il quadratino e vengo. Vogliamo
magari regolare i conti, intanto?
MERONI - Ah, sì...
(Impacciato)
Ecco... ho messo qui in una busta... te li dò brevi manu... spero tu non ti
offenda... Volevo fare un assegno, ma...
MIMOSA - Per me o per tutte e due?
MERONI - Ma... per tutte e due... Capisco che dei soldi può sembrare volgare,
ma...
MIMOSA (dopo aver controllato il contenuto della busta) - Cento? Tesoro caro,
non ti sei mica rovinato, sai?
MERONI - Ma... mi pare che...
MIMOSA - No, amore mio!, centomila per una cosa così, serata intera, in due, le
dài a quelle che tiri sù dai viali... Tesoro, per fare una cosa appena appena,
bisogna che di questi ne metti dentro altri due.
MERONI - Trecentomila?! Ohei, ma trecentomila è una cifra!
MIMOSA - Amore caro, è tariffa.
MERONI - Per due o tre ore...
MIMOSA - Tesoro, te l'ho detto: stanotte alle una fai un giro sui viali, e a
trentamila più la camera trovi tutto quello che vuoi. Ma se ti rivolgi a noi,
scusa: La serietà, l'organizzazione, la qualità della merce e delle
prestazioni...
MERONI - Sì, ma trecentomila... io ci metto dieci giorni a guadagnarle.
MIMOSA - Tesoro, non è mica colpa mia. Io vorrei che tu guadagnassi un milione
al giorno. Ma si vede che per i ragionieri c'è meno richiesta. E' una legge di
mercato.
MERONI - Sì, ma trecentomila...
MIMOSA - Amore mio, non sei obbligato. Se vuoi, mi dai qualcosa per il tempo
perso, io faccio un fischio alla mia amica...
MERONI (pagando) - No, no, ecco: te'! Trecentomila! Che santa Lucia vi protegga
la vista...
MIMOSA - Grazie, amore. Vuoi la fattura o ti basta la ricevuta fiscale?
MERONI - No, no, non voglio niente!
(Seccato, si chiude nei propri pensieri, mentre Mimosa, intascato il danaro,
continua bovinamente a sferruzzare.)
(((MERONI - Trecentomila! Salute! Tutto per rimediare a una gaffe! Perchè quella
maledetta va in giro a perdere le mutande! E il direttore là dentro che
festeggia; e mica posso dirgli "dammene la metà"! Un terzo di stipendio andato!
E questa qui che lavora a maglia! Beh, visto quel che costa... che si combini
almeno qualcosa!.. )))
MERONI - E allora, l'hai finito questo quadratino?
MIMOSA - Finito, tesoro. Ti piace? E adesso sono tutta per te.
MERONI - Bambola!...
MIMOSA - Aspetta che metto via i ferri.
MERONI - Bambola, il solo pensiero del tuo corpo nudo...
MIMOSA - Dove ci mettiamo? Vuoi che stiamo qui?
MERONI - No, bambola. Andiamo di là!
MIMOSA - Vedrai, tesoro, che i tuoi soldi te li faccio spendere bene.
MERONI - Bambola!...
(Mimosa lo precede verso la stanza, sbottonandosi e canticchiando i primi versi
della canzone "Dio, come ti amo..." o cosa del genere.
I due escono.
Scena vuota.
Temporale, come nel Barbiere di Siviglia....
Poi, la porta d'ingresso si apre.
Entrano la signora Meroni e l'Onorevole.)
LA SIGNORA MERONI - Venga, si accomodi.
L'ONOREVOLE - E' sicura... che suo marito non sia in casa?
LA SIGNORA MERONI - Sì, sì, non abbia paura. Al sabato sera parte sempre e va a
pescare. E come al solito, ha lasciato la luce accesa.
Che cosa cerca?
L'ONOREVOLE - Guardo se per caso ho lasciato qui le chiavi della macchina. Non
capisco... E' la prima volta che mi succede.
(Sbadiglia)
Le avevo in tasca, me lo ricordo benissimo.
LA SIGNORA MERONI - Domani se ne farà rifare un paio.
L'ONOREVOLE - Domani è domenica.
(Sbadiglia.)
Pare impossibile: una città come Milano, e tutti i negozi d'accessori d'auto
chiusi alla domenica! Come se uno potesse perdere le chiavi solo di giorno
feriale.
(Sbadiglia.)
Mi scusi, mi deve aver preso un colpo di sonno.
LA SIGNORA MERONI - Vede che forse è meglio non essere partiti? Se il colpo di
sonno la prendeva in macchina...
L'ONOREVOLE - Oh, ma mi passa subito, sa?
(Sbadiglia.)
Guardi, c'è qui ancora una bottiglia di spumante, ancora in fresca. Ne prendo un
goccio e vedrà che mi snebbierà subito il cervello. Un goccio anche a lei?
LA SIGNORA MERONI - Sì, grazie.
L'ONOREVOLE (sturando la bottiglia) - E non abbia paura per suo marito. Mi rendo
conto di come lo Scotti possa avere interpretato l'incidente che le è capitato
ieri... privo di poesia e di fantasia com'è... Ma ci penserò io... Scriverò una
lettera... Vedrà!
(Sbadiglia.
(Ha sturato, ha versato il vino in due coppe, ed ora siede accanto a lei,
cingendole la vita con un braccio.)
LA SIGNORA MERONI - Grazie, onorevole.
L'ONOREVOLE - Signora... per lei...qualsiasi cosa.
(La bacia, ma si stacca subito per sbadigliare.)
Incredibile, questo colpo di sonno.
(Beve, e scuote la testa, come per liberarla dalle nebbie.)
LA SIGNORA MERONI - Meglio?
L'ONOREVOLE (poco convinto) - Un po' meglio, sì.
(La bacia.)
Andiamo... signora...
LA SIGNORA MERONI - No, non in camera mia... Andiamo di là...
(Indica il salotto sul fondo, al di là della porta a vetri.)
L'ONOREVOLE (galante, sbaigliando) - Ah, comprensibile delicatezza, adorabile
pudore, casto riserbo, nota inimitabile di grazia femminile...
(Escono, portandosi dietro la bottiglia.
Immediatamente dopo si apre la porta della stanza dello Scotti, il quale esce
sussurrando un "micina!" verso l'interno. Si è tolto gli occhiali neri ed è in
pigiama a grandi righe verticali. Si guarda intorno, cercando qualcosa che non
trova. Allora bussa alla porta di Meroni.)
SCOTTI - Meroni!... Meroni!... Ragioniere!...
MERONI (da dentro) - Che cosa c'è?
SCOTTI - La bottiglia! Non trovo la bottiglia di spumante.
MERONI (da dentro) - Vicino al telefono, dottore.
SCOTTI - Grazie. E scusi il distrubo!...
(Ma vicino al telefono la bottiglia non c'è. Scotti torna a bussare.)
Meroni! Ragionier Meroni!
MERONI (da dentro) - Cosa c'è?
SCOTTI - Vicino al telefono non c'è nessuna bottiglia.
MERONI (da dentro) - Vengo subito. Un momento.
(Scotti è in attesa, ma sulla soglia della sua stanza si affaccia Natascia.)
NATASCIA - Tigrotto! Tigrotto mio! Perchè lasci tanto tempo sola la tua micina?
SCOTTI - La bottiglia di spumante...
NATASCIA - La prendi dopo. Vieni, vieni dalla tua micina!...
(Lo trascina in camera.
Come Scotti e Natascia scompaiono, rientra dal salotto l'Onorevole,
sbadigliando, con la bottiglia, che ripone nel secchiello del ghiaccio.)
L'ONOREVOLE - La rimetto qui, così resta bella ghiacciata...
(Sbadiglia, torna ad uscire verso il salotto sul fondo.
Immediatamente dopo entra Meroni, uscendo dalla propria stanza. E' senza giacca,
e senza camicia: in canottiera o maglia di lana.)
MERONI - Eccomi, dottore. Io la bottiglia l'avevo lasciata qui...
(E in effetti la bottiglia è lì.)
Eccola qui dov'è, deficiente!
(Bussa alla porta dello Scotti.)
Dottore! Guardi che la bottiglia è lì nel secchiello vicino al telefono!
SCOTTI (da dentro) - Grazie, ragioniere. Vengo subito.
(Meroni torna in camera sua.
Appena un attimo, e la signora Meroni entra in scena, proveniente dal salotto
sul fondo, dove ha lasciato l'onorevole.)
LA SIGNORA MERONI (parlando verso l'onorevole) - Sai cosa devi fare? Mettere un
po' di ghiaccio nel fazzoletto e passartelo dietro la nuca. Adesso ti insegno
io.
(Esce, verso il salotto oltre la porta a vetri, portandosi dietro il secchiello
del ghiaccio.
Subito, esce dalla sua stanza lo Scotti, che si dirige verso il telefono. Cerca,
non trova, si irrita, torna a bussare alla porta di Meroni.)
SCOTTI - Meroni! Ragionier Meroni, si può sapere a che gioco giochiamo?
MERONI (da dentro) - Cosa c'è?
SCOTTI - Vicino al telefono non c'è nè la bottiglia nè il secchiello del
ghiaccio!
MERONI (da dentro) - Vengo.
(Esce dalla camera)
SCOTTI - Se vicino al telefono c'è la bottiglia, me la trovi lei!
MERONI - Oh, bella! Eppure mi sembrava proprio di averla vista lì!..
SCOTTI - Che sia in cucina?
MERONI - Mah, a me sembra proprio d'averla messa lì... Andiamo a vedere.
(Escono verso la cucina.
Entrano in scena l'Onorevole e la signora Meroni. L'Onorevole fatica ormai a
reggersi in piedi, e a tenere gli occhi aperti. Ha in mano il secchiello con la
bottiglia, che posa sulla credenza. Beve da un bichiere che la signora Meroni
gli porge, e cammina cercando di reagire.)
LA SIGNORA MERONI - Come va?...
L'ONOREVOLE - Mah... forse un po' meglio... speriamo.... Vieni, torno a sedermi
un momento.
(Escono verso il salotto sul fondo.
Rientrano Scotti e Meroni dalla cucina.)
MERONI - Non c'è, non capisco proprio.
SCOTTI - Non c'era odore di gas, in cucina?
MERONI - Non mi è sembrato. Ha sentito odore di gas?
SCOTTI - Mi è parso di sì.
(La vista della bottiglia distrae i due dal problema.)
MERONI - Eccola là! Sulla credenza! Mi pareva bene d'averla vista!
SCOTTI - Ah, meno male. Grazie!
MERONI (prima di tornare in camera) - Dottore, ehi!.. Come va?
SCOTTI - Una cosa da non credere, ragioniere Una donna incredibile! In un primo
tempo m'è sembrato perfino che avesse la bianchieri nera, che a me fa diventar
matto.
MERONI - Invece?
SCOTTI - Invece no. Ero io, con gli occhiali da sole. Ma è una cosa incredibile
lo stesso!
NATASCIA (affacciandosi) - Tigrotto!... Tigrotto mio!...
SCOTTI - Vengo. Grrrr!...
(A Meroni)
Mi chiama tigrotto!... Addio, Meroni...
MERONI - Buon lavoro, dottore.
(Entra in camera sua.)
SCOTTI - Prendo la bottiglia e vengo, micina.
(Prende la bottiglia, ma s'accorge subito che è vuota. Torna alla porta di
Meroni, e bussa con forza.)
Meroni! Meroni!
MERONI (da dentro) - Cosa c'è?
SCOTTI (severo) - Esca un momento!
MERONI (obbedisce, ma è un po' spazientito) - Scusi, dottore, ma anch'io, già
che ci sono, avrei qualcosa da fare!...
SCOTTI (mostrandogli la bottiglia) - Ragioniere, a che gioco giochiamo? Questo è
un vuoto della festa di stasera!
MERONI - Dottore, io le giuro...
SCOTTI - Ragioniere, o lei mi trova immediatamente questa bottiglia di spumante,
o io non posso più garantire che la banca necessiti ancora della sua
collaborazione.
MERONI - Adesso guarderò anche in camera mia...
SCOTTI - E faccia presto, Meroni. Faccia presto!
(Entra in camera sua. Meroni si guarda attorno preoccupato, poi entra nella
propria camera.
Entra in scena l'Onorevole, ormai completamente groggy: sbadiglia, ha gli occhi
chiusi, barcolla...)
L'ONOREVOLE - Non capisco... è la prima volta che mi succede...
(Crolla sul divano)
La prima volta... che mi... succe...de...
(Dorme come un ghiro.
La signora Meroni esce tranquillamento dal solotto sul fondo, controlla la
situazione dell'Onorevole, accende una sigaretta, prende un giornale, si siede,
in primo piano o in fondo alla scena.
Si apre la porta della camera dello Scotti, che si affaccia irritatissimo sulla
soglia, invano trattenuto da Natascia.)
SCOTTI - No, lasciami! Se non mi trova lo spumante io lo ammazzo, e poi lo
licenzio! Un'orgia senza spumante è inammissibile, nel ventesimo secolo!
(Alla porta di Meroni)
Meroni, la mia pazienza è gli sgoccioli!
NATASCIA - Tigrotto, tigrotto mio! Fammi ancora Grrr!
SCOTTI - Grrr!
NATASCIA - Oddio, che paura! Povera micina!... Che terribili unghioni ha quel
tigrotto!
SCOTTI - Grrrr!
(La insegue ed entra in camera con lei.
Esce dalla propria camera Meroni.)
MERONI - In camera non c'è proprio. Non capisco dove possa essere.
MIMOSA (si affaccia sulla soglia della camera) - Amore mio, mi fai passare tutta
la sera in questo modo? Guarda che a un cert'ora, se sto lì senza far niente, a
me vien sonno!
(Rientra in camera.)
MERONI - Devo trovare la bottiglia, se no quello non mi lascia respirare.
(Attraversa la scena, passando davanti - o dietro - a sua moglie, che ha
osservato attentamente e incuriosita l'accaduto.)
LA SIGNORA MERONI - Stai cercando qualcosa?
MERONI - La bottiglia di spumante! Non riesco a capire: l'ho messa lì quando
sono entrato, me lo ricordo benissimo, e adesso non la trovo più. E' un
mistero...
(Esce, sempre parlando, ma poi si rende conto dell'accaduto e torna sui suoi
passi, risolvendo la magra figura in aggressività.)
Che cosa fai tu qui?
LA SIGNORA MERONI - E tu?
MERONI - Io... dovevo andare a pescare.
LA SIGNORA MERONI - E invece?
MERONI - Si è messo a piovere.
LA SIGNORA MERONI - Perchè: i pesci si rintanano, quando piove?
(L'Onorevole russa sul divano)
MERONI - L'onorevole?! Che cosa fa qui l'onorevole?
LA SIGNORA MERONI - Dorme. Non lo vedi?
MERONI - Dorme?! Qui con te, in casa nostra... voi due soli?
LA SIGNORA MERONI - Soli?! Mi pare che non ci sia mai stata tanta gente in
questa casa come stasera.
MIMOSA (riappare sulla soglia della camera) - E allora, tesoro...?
(Vede la signora Meroni)
Oh!...
LA SIGNORA MERONI - Non si preoccupi, signorina. So già tutto. Si rivesta e poi
vada pure. A mio marito penso io.
(Mimosa rientra in camera.)
Complimenti! E' carina.
MERONI - Non voltare la frittata! Spiega piuttosto cosa fai qui in casa con
l'onorevole!
LA SIGNORA MERONI - L'ho portato qui io, perchè aveva perso le chiavi della
macchina e voleva che andassimo in albergo! E sapevo che si sarebbe addormentato
da un momento all'altro, perchè il figlio dello Scotti l'aveva drogato. Puoi
star tranquillo. Stasera non correvi rischi. Stasera!
MERONI - Nnn... non ha fatto niente? Lo giuri?
LA SIGNORA MERONI - Non ha fatto niente. E ti darà una spinta per la carriera.
MERONI - Te l'ha detto lui?
LA SIGNORA MERONI - Me l'ha detto lui. E adesso vergognati, tu e quell'altro
maiale del tuo direttore! In casa, in camera nostra, con una sgualdrina!
MERONI - Taci, disgraziata, maledetta, rovina della mia vita! Che tutto questo è
per riparare a quel che hai fatto! Hai capito? Trecentomila lire, hai capito? Un
terzo di stipendio, maledetta, tu che vai in giro a seminare mutande!
LA SIGNORA MERONI - Già, tutti scatenati! Tutti, dal primo all'ultimo, perchè mi
è successo che mi si rompesse un elastico! Come se non lo sapessi che è tutta
una scusa!, che non aspettavate altro, per tirar fuori tutte le vostre voglie,
tutte le porcherie...
(Ma grida concitate giungono dalla camera dello Scotti. Si apre la porta,
compare sulla soglia Natascia.)
NATSCIA - Aiuto, aiuto... Oh santo cielo, presto... Si è fatto male...
(Vede la signora Meroni, si ferma.)
Oh, scusi...
LA SIGNORA MERONI - Faccia pure, signorina, non si preoccupi per me.
MERONI - Cos'è successo?
NATASCIA - Si è fatto male. Il vecchietto si è fatto male... Venga ad
aiutarmi...
MERONI - Ma cosa si è fatto?...
NATASCIA - Mah, non lo so. Era lì... con me... e a un certo punto di è messo a
gridare.
(Natascia e Meroni escono verso la stanza di Scotti.
Dall'altra parte entra Mimosa, che si sta rivestendo con la consueta aria
tranquilla, bovina, materna.)
MIMOSA (con calma, alla signora Meroni) - Lei è la moglie di quello più giovane?
LA SIGNORA MERONI - Sì, io sono la moglie di quello più giovane.
MIMOSA - Tesoro, mi dispiace tanto... Cosa vuol che le dica: io faccio il mio
mestiere. E' molto innamorata?
LA SIGNORA MERONI - Stia tranquilla, non me ne importa niente.
MIMOSA - Certo che è sempre imbarazzante trovarsi di fronte le mogli. Son cose
che dispiacciono... Posso aspettare la mia amica?
LA SIGNORA MERONI - Si accomodi.
MIMOSA (siede, e tira fuori ferri e lana) - Intanto faccio un quadratino. E' per
la coperta del letto: oggi ne ho già fatti due in più del previsto, e se va
avanti così, a fine mese l'ho finita.
(Entrano Meroni e Natascia che sostengono lo Scotti, sofferente e sempre in
pigiama.)
SCOTTI - Oddio, oddio... piano, piano... ahi!
MERONI - Coraggio, dottore, coraggio!
SCOTTI - Piano, Meroni, accidenti!...
NATASCIA - Povero il mio tigrotto arruginito! Si è fatto male alla schiena, lui!
Ha voluto fare il giovanotto, e si è preso un bello strappo muscolare!
MERONI (rimproverandolo, scherzoso) - Eh, eh, dottore!
SCOTTI - S'impicci dei fatti suoi, ragioniere! Nessuno le ha chiesto il suo
parere!... Ahi, ahi!...
(Viene sistemato in poltrona.)
MIMOSA - Ci vorrebbe della pomata: della vegetallumina.
MERONI - Vegetallumina ne abbiamo.
NATASCIA - Dov'è?
MERONI (indicando) - Nell'armadietto in bagno.
(Natascia esce verso il bagno.)
SCOTTI - Oddio, che male!...
Meroni, cosa fa qui l'onorevole?
MERONI - Un... un riposino.
LA SIGNORA MERONI - Buona sera, dottore!
SCOTTI - Signora, abbia pazienza: ho mal di schiena.
(A Meroni, quasi commosso:)
E stavo andando così bene, Meroni! Stavo andando così bene!
NATASCIA (entrando) - Ecco la pomata, con lo speciale applicatore.
(Obbliga lo Scotti a piegarsi da un lato sul bracciolo, gli scopre la schiena e
comincia a spalmargli la pomata sulle reni.)
Vedrà che si sentirà subito meglio!
(Squilla il telefono.)
MERONI - Il telefono? E chi può essere, a quest'ora?
LA SIGNORA MERONI - Aspettavate altra gente?
MERONI (non afferra il sarcasmo...) - No.
(...e afferra invece il telefono.)
Pronto?... Ah, buonasera.... No, nessun disturbo, dica pure... Come?... Sulla
finestra?!... C'è un uomo sulla nostra finestra? Sì, sì, ho capito: verso corte.
Ma... no, non aspettiamo nessuno; e poi.... non dalla finestra, comunque. ... Va
bene... grazie...
(Riappende. Agli altri:)
Quello che abita dall'altra parte del cortile... Dice...che c'è un uomo sulla
nostra finestra...
LA SIGNORA MERONI - Beh, va a vedere chi è, invece di star lì impalato a far
niente.
MERONI - Come, a vedere chi è! Così, disarmato? Potrebbe essere un ladro, una
spia, un malintenzionato... Forse è meglio chiamare la polizia.
LA SIGNORA MERONI - Oh, quante storie! Venga, signorina, andiamo noi due.
(Esce con Mimosa, verso il salotto sul fondo.)
MERONI - Attente! Siate prudenti! Io vi copro le spalle...
NATASCIA - Beh, un uomo sulla finestra è la prima volta che mi capita.
MERONI - Zitta!...
SCOTTI - Signorina, per piacere, mi metta un altro po' di pomata, e mi faccia un
massaggino.
NATASCIA - Subito, tigrotto mio, vedrai che domani sarà tutto passato...
MERONI (lo sguardo verso il salotto in fondo) - Ma... dottore... è suo figlio!
SCOTTI - Mio figlio?!
MERONI - Suo figlio, sì... tutto bagnato.
SCOTTI - Sulla finestra, senza il mio permesso?
(Entrano la signora Meroni e Mimosa, che reggono Guido Scotti, tossicchiante,
fradicio, affranto, moralmente distrutto.)
MIMOSA (materna) - Dio, tesoro, come sei fradicio! Star sulla finestra con
questo temporale!
SCOTTI - Figlio, figlio mio!.. Ohi, la mia schiena!
GUIDO SCOTTI - Babbo, babbo! Oh, dodda, dodda! Chi dice dodda dice daddo!...
(Vittima di un fortissimo raffreddore, Guido Scotti parla con un generalizzato
accento nasale: la battuta di cui sopra sta per "Oh, donna, donna! Chi dice
donna dice danno!")
MIMOSA - Mettiti qui a sedere, tesoro, e togliti la camicia che è tutta
inzuppata...
LA SIGNORA MERONI - Ma senti che raffreddore!
MERONI (che non sa cosa dire) - Ma... caro dottore, che cosa faceva sulla mia
finestra a quest'ora?
GUIDO SCOTTI - Diedde, diedde!... Ahibè, dod bi faccia paddade!
MIMOSA - Bisogna fargli bere subito qualcosa di caldo.
LA SIGNORA MERONI - Vado a fargli un punch.
GUIDO SCOTTI (insorgendo, con passione) - Do, do, lei do! Lei, ragiodiede, abico
bio! Un pucc caddo dadde sue dadi!
MERONI - Io? Va be', se ci tiene... Glielo faccio io.
(Esce verso la cucina. Guido Scotti insorge subito in un guizzo di energia
ritrovata. Si avvicina alla signora Meroni, le afferra con calore la mano.)
GUIDO SCOTTI - Signoda! Debborade, fidestra, viddolo batribodiale! Dulla può
ferbarbi orbai! Passiode ibbade bi travolge! Lei sarà bia, bia, lo giuro in dobe
di dio! Dod resta orbai che l'obicidio, ba deacche questo bi spavedda! La
cucida! La cucida, ibbregnata di gas! Opera bia! Opera bia! Ed ora suo barido...
zac!, un cerido: buuuuuub! Lui adiba sadda, lei vedova, doi due udidi per
sebbre!
(Grande esplosione dalla cucina)
Così il destido si cobbie! Liberi, orbai, si schiudodo ora per noi le libbide
fonti d'abode sublime!
LA SIGNORA MERONI - Mio marito!
GUIDO SCOTTI - Suo barido, signoda, dod è più che ud bugghieddo di cededi!..
Babbo, io abo quesda dodda! Dacci la dua bededdiziode!..
NATASCIA (all'orrenda visione che le appare) - Aiuto!...
(Entra barcollando dalla cucina il ragionier Meroni: abiti stracciati,
fumigante, tutto sporco di nero, come un personaggio dei cartoni animati dopo
essere saltato in aria con una polveriera. Si dirige verso Guido Scotti.)
MERONI - Io lo strozzo!... Io lo ammazzo con le mie mani!...
(Le donne si frappongono tra lui e l'oggetto della sua ira.)
Lasciatemelo fare a pezzi! Voglio strozzarlo con le mie mani!
(Gesticolando, porta una mano al viso e la ritrae sporca di sangue.
Immediatamente dimentica tutto il resto.)
Oddio, sangue! Sono ferito... Guardate... Sangue! Sto perdendo sangue...
Aiuto!... Sono ferito... Una trasfusione!...
MIMOSA - Siediti qui, tesoro. Lasciati vedere...
(Lo fanno sedere)
Non è niente: qualche taglietto. Basta un po' d'alcool, tesoro: ti disinfetto
io.
SCOTTI - Non lasciatemi qui con la mia schiena.
GUIDO SCOTTI - Fide d'ogni speranza, babbo! Fide per sebbre orbai!
MERONI - Aiuto, sono ferito! Chiamate un dottore!
(Il canaio dei tre feriti assume proporzioni notevoli.)
LA SIGNORA MERONI - Silenzio! State un po' zitti tutti e tre! Adesso vi curiamo,
un po' alla volta! Prendete esempio da quello là che dorme! Non vi pare di
averne combinate abbastanza per stasera?
Ecco: qui c'è la cassetta del pronto soccorso. Vediamo un po'. Alcool, cotone...
(Natascia si impadronisce di alcool e cotone e si dedica a Meroni.
La signora Meroni, a Mimosa:)
Signorina, guardi in bagno che c'è una bacinella. La riempia d'acqua calda, per
piacere, e la porti qui con un asciugamano.
(Mimosa esce verso il bagno, da cui tornerà subito con bacinella e asciugamani.
Si dedicherà poi a Guido Scotti, costringendolo a fare delle inalazioni.)
MERONI - Ahi, ahi, brucia!.. Piano, piano...
NATASCIA - E sta fermo, se no come faccio a disinfettarti? Dio, che paura del
sangue che hanno sempre gli uomini!
LA SIGNORA MERONI - Oh, mio marito, poi! Se vede un po' di sangue nella
bistecca, sviene!
SCOTTI - La mia schiena, ohi, che male! Qualcuno faccia qualcosa per la mia
schiena!
LA SIGNORA MERONI - Sù. le faccio io un massaggino con la vegetallumina.
SCOTTI -Sì, ma nessun commento, signora, per piacere!
GUIDO SCOTTI - Sodo un faddibeddo, babbo! Debbedo didabidaddo! Debbedo
bidabidaddo! Sodo un buodo a dudda! Peddodo! Peddodo!
MIMOSA - Ecco, tesoro, fa un po' d'inalazioni, e vedrai che se non altro ti si
libera il naso.
LA SIGNORA MERONI - Sprema dentro quel tubetto lì, signorina. E' un inalante: è
buonissimo.
MIMOSA - Questo? Me lo terrò a mente. Perchè anch'io soffro di raffreddori. Mi
prendono alla testa e resto come utta ingolfata.
GUIDO SCOTTI -Do, do, signodida, do! E' troppo caddo!
MIMOSA (facendosi obbedire) - Sta lì, se vuoi guarire!
(Indica l'onorevole.)
Quello lì, non sarà meglio coprirlo?
(Una delle donne prende una coperta o un cappotto e ne copre con cura
l'onorevole.
La scena si riassume così: l'onorevole dorme, pacificamente, fuori uso, ben
coperto, russando a volte con gusto. Il dottor Scotti è piegato in due sul
bracciolo della poltrona, a schiena parzialmente scoperta. Guido Scotti fumiga
da sotto l'asciugamani bianco. Il ragionier Meroni è abbandonato sulla sedia,
sporco e stracciato.
Le donne - calme ed efficienti - li curano: Natascia disinfetta Meroni, Mimosa
controlla sferruzzando che Guido Scotti faccia bene le inalazioni, la signora
Meroni massaggia con cura le reni del dottor Scotti.
E intanto conversano amabilmente, tra i lamenti e le proteste dei feriti.
Il temporale è cessato...)
MIMOSA - Signora, vuol che faccia io?
LA SIGNORA MERONI - No, signorina, grazie. E' un amico di famiglia.
MERONI -Ahi, brucia!
NATASCIA - E sta fermo!...
SCOTTI - Un po' più sù, signora, per piacere...
GUIDO SCOTTI - Debbedo didabidaddo! Debbedo didabidaddo!
MIMOSA - Sta sotto, tesoro, se vuoi guarire!
(E via di questo passo, anche a soggetto.)
MIMOSA - Avete visto, che ha smesso di piovere?
NATASCIA - Perchè non apriamo un poco? Le dispiace, signora?
LA SIGNORA MERONI - No, no, anzi.... C'è un'aria così bella e pulita, dopo i
temporali!...
F i n e