L’incontro 

di

Maria Teresa de Sanctis



Personaggi: Memoria, Pena 
Sulla scena tanti coppi di carta per terra, sparsi e un cubo marrone scuro sulla destra a metà palcoscenico

BUIO 

Musica: Cycles (Darling) traccia 2 (Cycle one: Namaste`) 

Sopra il brano musicale una voce comincia a contare, con voce piatta, si interrompe e ogni volta ricomincia 

Pena:- Uno, due, tre, quattro, cinque … uno, due, tre, … uno, due, tre, quattro, cinque, sei, …

Conta, conta, conta.
Il tempo passa,
l’acqua scorre.
Ma conta, conta, conta.
E dietro? E sotto? E la prima? E l’ultima?
Saputo, pensato, non detto,
come sempre.
Non provarci, non farlo, non serve.
Conta, conta, conta.
Il tutto resta, non muta, non cambia.
Si ingrossa, e ogni tanto, forse, scoppia.
E poi un’altra, un’altra, un’altra ancora.
A che serve?
Ma sì, per contare, … contare … contare ….

Dopo la poesia sfuma la musica e si passa a 

Danza 1 (Native calls Dangaa) Sulla musica entra la danzatrice per uscire alla fine del brano. 

Una donna dai capelli castani chiari, poveramente vestita attraversa freneticamente la scena in diagonale, piu’ volte.

Pena (comincia a farneticare e cammina in tondo):- No! (pausa) Tutto a posto, ogni cosa al suo posto, tutto a posto. Deve essere ogni cosa al suo posto, solo io lo posso fare … ogni cosa al suo posto … (prende un peluche dalla borsa, si rabbuia e guarda con odio alla sua destra) Che cosa vuoi? Pausa (con alterigia, guarda verso l’alto e poi come se ricevesse un segno si rivolge ad una persona precisa, dura e decisa) Devi fare quello che dico io.
(con derisione) Vediamo se sei brava: ( con forza) devi stare zitta, solo ascoltare, zitta! (cambia di scatto, battendosi la mano sulla spalla) Brava, come sei brava, giudiziosa, sì, proprio giudiziosa. (si ferma e confusa comincia a farfugliare, va avanti e indietro):- Non ci sono riusciti, non ci sono riusciti, no, no, non ci sono riusciti …Volevano farmi arrabbiare. Ma niente, stavolta non ci sono riusciti.(si ferma di botto, triste) Ma non si può cambiare nulla. E ogni cosa ha il suo posto. (guarda alla sua destra in basso dietro)Il tuo qual è? Pena (noncurante della risposta):- Ma no, non mi interessa,(sbrigativa) non posso pensare a te. (fra sé, inizia una specie di nenia e si slancia a destra e a sinistra) Io lo sapevo, loro lo sapevano e io lo sapevo, loro lo sapevano e io lo sapevo, loro lo sapevano e io lo sapevo, loro lo sapevano … (si ferma, prende il peluche dalla borsa, lo guarda con dolcezza e lo rimette dentro) – Tu stai con me. (prende uno specchio tutto rotto dalla borsa, guardando dentro lo specchio):- È qui che le cose cambiano e pure le persone. Però (Come se cercasse ai bordi, negli angoli dello specchio, dietro) qualcuno poi non c’è più, non c’è più … (si ferma in un angolo del proscenio ed è come se guardasse fuori da una finestra) Come è bello, sì, tutto a posto, ma sì, lì fuori tutto a posto, case, … persone, il cielo, (come se lo riconoscesse e si illumina) guarda il cielo … che bello …le macchine, il semaforo … (si rabbuia) il fischio, lungo, poi s’interrompe, poi di nuovo lungo, terribile quel fischio, terribile, e poi nessuno… nessuno, nessuno che gli risponda mai!! Nessuno! (si calma e ancora cerca nello specchio e comincia ad agitarsi cercando nei bordi poi ad un tratto urla, stufa, e rimette lo specchio in borsa):- non ci sei, non ci 
sei … (sguardo alla sua destra in basso dietro) Basta, va bene, va bene … anzi, non mi interessa! (si sistema gli abiti e di nuovo sguardo alla sua destra, con sdegno)Ti piace? Non mi interessa! (ora è dolce e si passa la mano sul vestito come per togliere la polvere)

(cambia di scatto, battendosi la mano sulla spalla) Brava, come sei brava, va bene, tutto 
in ordine, a posto, tutto a posto (stop mano sulla spalla) 

Loro a posto, la piccola a posto … ed io stavo arrivando, stavo …. (come se lo dicesse a qualcuno verso una quinta ) Arrivo! (pausa ) Ma … loro … (incredula) non c’erano più. 

Musica in sottofondo Cycles (Darling) traccia 6 (Cylce three, quintet and coda)

E ho visto … ho visto, io ho visto ogni cosa, ma …(si calma nuovamente) nessuno, nessuno, nessuno … (con un sorriso ironico) mi ha creduto.(seria) Lo sapevo, io lo sapevo ma nessuno mi ha ascoltato. Come il fischio …
(Riprende lo specchio dalla borsa e continua come prima a cercare lungo i bordi, finchè lo sguardo non si rivolge nuovamente alla sua destra dietro in basso, con rabbia) Che cosa vuoi? Vattene! (con più furia) E vattene! (Guarda dentro lo specchio) Tanto non c’è nessuno qui. (cambiando tono) Solo io (dopo aver posato lo specchio prende dalla borsa il pacchetto con i ceci e si siede sul cubo e comincia a contare i ceci uno per volta e ogni volta che si interrompe ricomincia con un po’ di stizza perché vorrebbe continuare):- Uno, due, tre, oggi il cielo non mi piace, uno, due, tre, la borsa … , uno, due, … , otto, nove … (e continua a contare, questo contare talvolta è frenetico, poi calmo, con una sua dinamica interiore, nella enumerazione cambia i toni come se dicesse parole e invece dice i numeri, qualcosa che si ricollega logicamente a quel che viene dopo) ventuno, ventidue, ventitre … -(come se dicesse che schifo, ma … c’è il mare) :- Il mare, dalla mattina al tramonto. L’ultimo tuffo, il più bello. Le parole, tante tante tante inutili e poi l’ultima, quella…, uno, due, … (ferma un attimo il suo conteggio e poi riprende) che cosa vuoi? va bene … Smettila allora! (con uno scatto mette tutto via) 
(si alza e prende un quaderno dalla borsa): Questo non si tocca. … (si intristisce) (lo rimette in borsa, scoppia a ridere e poi calmandosi come se parlasse con qualcuno) …no, mi fai male, non mi stringere così … e adesso perché piangi ? dove sei? (come se piangesse e invece ride, quindi prende nuovamente lo specchio dalla borsa e cerca di pulirlo con un pezzo di stoffa del vestito e comincia a cercare prima con calma e poi sempre più freneticamente) Troppo sporco, troppo sporco, troppo, troppo,troppo
gridando) noooooo …. E ora (come se chiedesse al pubblico, implorante in lacrime) … non la trovo più, non ci trovo più nessuno, solo io … (poi come se rivelasse il mistero, con un sorriso ironico, come se volesse tranquillizzare gli altri) … È in macchina, in macchina col padre, con suo padre. E io l’ho visto, l’ho visto … ma non mi credono. (prende i ceci dai coppi per terra, almeno da tre, e ricomincia sempre a contarli freneticamente ) 1,2,3, …. (si ferma) Contare. Conto, conto, conto, e non ci riesco …. E il tempo passa e lo sento e conto le gioie e conto i dolori. E … non ci riesco ad arrivare … a quell’ultimo ultimo … Non posso, posso solo … contare, contare… ma … 
Stop Musica io so tutto … (esce) 

DANZA 2 (Novalia) Sulla musica entra la danzatrice che uscirà quando finisce il brano

Arriva un uomo e si guarda intorno. È vestito con un anonimo abito grigio, deve dare l’idea di un letterato. 

Memoria:- Sì, è qui. Non so bene come ho fatto ad arrivare, ma non importa. Ora sono qui.(e si muove tutto intorno come se stesse riconoscendo il luogo e alterna l’entusiasmo con la delusione) Dovevo essere qui, ora. E ora lo so, io appartengo a questo posto.-

Mentre l’uomo parla la donna attraversa piu’ volte la scena con passo furtivo, il capo chino e l’andatura storta, per i fatti suoi.

Memoria :- Credo che qui ci sia chi ci viva, e sopravvive, e chi è di passaggio. Però sono tutti sordi, gli uni e gli altri, e neppure se ne accorgono. (ci pensa un po’) Qualcuno mi ha chiamato, qualche anima persa magari, che nessuno cerca e che solo qui si ritrova. Certo, non capisco come siano arrivati sino a me. (Ripassa la donna di prima, camminando sempre allo stesso modo ma tagliando la scena diversamente. Lui la scorge solo all’ultimo) Forse lei, lei forse non è sorda … . (mostrando di capire) Forse lei è soltanto altrove (si guarda intorno e poi come se avesse visto quello di cui parla). Qui le carrozze d’epoca portano in giro la povertà e le ninfe cacciate dalle loro nicchie non hanno più casa. (guardando per terra) I topi sono di casa qui, anzi sono i veri padroni. E famelici. Qualche volta finiscono male però … (come se avesse visto qualche topo schiacciato per terra. Di nuovo passa la donna e stavolta lui la chiama.) Scusi, senta, mi scusi … no, non volevo!- 

La donna ha un moto di paura e le cade la borsa per terra e ne escono fuori fra le tante cose che possono stare in una borsa: un peluche, uno specchio rotto, una sveglia, un pacchetto di ceci abbrustoliti e uno di semi di zucca (in siciliano calia e semenza), qualche piccolo vecchio quaderno di scuola.

Memoria (andando verso la donna e mortificato per averla spaventata):- Aspetti, la aiuto.-

Pena (impietrita osserva la borsa in terra):- Non toccare!- 

Memoria (cerca di raccattare gli oggetti da terra):- Ma, ecco …- 

Pena (sguardo atterrito e di fuoco, con forza):- Non toccare ho detto!- 

Memoria (si ferma un po’ preoccupato, ma gentile):- Va bene.-

Pena (sempre immobile):- No!- 

Memoria (sempre gentile):- Ma va bene, come vuole lei, non tocco nulla.- (Lascia la borsa e osserva anche lui gli oggetti per terra) 

Pena (comincia a farneticare e a poco a poco si muove):- Tutto a posto, ogni cosa al suo posto, tutto a posto. Devo rimettere ogni cosa al suo posto, solo io lo posso fare … ogni cosa al suo posto … (e comincia a prendere gli oggetti, raccatta da terra un peluche vecchio e lo accarezza, si rabbuia e guarda l’uomo con odio) Che cosa vuoi?- 

Memoria (un po’ confuso e esitante):- Se vuole … posso (cercando qualcosa da dirle)… posso rendermi utile.-

Pena(con alterigia):- Che ci fai qui?-

Memoria:- Sto cercando… (cerca qualcosa da dire) delle persone.-

Pena (con rabbia):- E chi sono?-

Memoria (con dolcezza ma anche imbarazzo):- Dei miei … vecchi amici …di … qualche tempo fa, se così posso dire. (Aspetta un po’) Allora posso aiutarla a raccogliere le sue cose?- (E comincia a chinarsi per raccogliere gli oggetti e prende la borsa e gliela dà)

Pena (lo ferma):- Aspetta. (guarda verso l’alto e poi come se ricevesse un segno dalle nuvole) Se fai quello che dico io.-(e si rimette la borsa sulla spalla)

Memoria (fermandosi, sempre con dolcezza)- Mi dica che cosa devo fare e lo farò.-

Pena(comincia a farfugliare e si dondola con il peluche in mano):- Non ci sono riusciti, non ci sono riusciti, no, no, non ci sono riusciti …Volevano farmi arrabbiare. Ma niente, stavolta non ci sono riusciti.(quasi da bambina dispettosa e contenta e dondolando quasi si mette a ballare con il peluche, ma poi si ferma di botto, triste) Ma non si può cambiare nulla. E ogni cosa ha il suo posto. (E guarda l’uomo con severita’, come se lo vedesse per la prima volta) Il tuo quale è?-

Memoria (come se cercasse di trovare qualcosa da dire):- Oh bè, ecco, io potrei dire che …che una volta vivevo qui.-

Pena :- Non ti ho mai visto.(con serietà) Non sei di qui, ma non mi importa, non posso pensare a te. (fra sé, come se cercasse fra gli oggetti per terra e inizia una specie di nenia) Io lo sapevo, loro lo sapevano e io lo sapevo, loro lo sapevano e io lo sapevo, loro lo sapevano e io lo sapevo, loro lo sapevano … (si ferma quando trova uno specchio, mette con dolcezza il peluche in borsa) – Tu stai con me. (poi indica uno specchio tutto rotto per terra e si rivolge a lui) Prendi quello.-

Memoria:- Questo? -

Pena (glielo toglie dalle mani e guardando dentro lo specchio, con solennità):- È qui che le cose cambiano e pure le persone. Però (Come se cercasse ai bordi, negli angoli dello specchio, dietro) qualcuno non c’è più. Non c’e’ piu’ ! Capito? Non c’e’ piu’! La cerco, (guarda il pubblico con attenzione come se cercasse qualcuno) ma non c’e’ … li’ i suoi occhi, forse, i suoi capelli, ogni tanto i suoi occhi li vedo … ma lei no, non c’e’, non c’e’ piu’, nel mio specchio non c’e’ … (e’ addolorata) -

Memoria (cercando di confortarla):- Anche io non riesco a trovare quello che cerco. (riflettendo fra sé) Forse è così che deve essere.- 

Pena (Si ferma delusa, mette lo specchio in borsa e gli indica una sveglia):- Non mi interessa! Non lo voglio sapere, non cambia nulla ormai e ogni cosa deve essere al suo posto. Dammi quella!-

Memoria (si china e come se riconoscesse la sveglia) :- Oh questa, certo …-

Pena (con sdegno, quasi strappandogliela dalle mani):- Ti piace? Non mi interessa! (cambia bruscamente tono, ora è dolce) Tutto a posto, tutto sempre a posto. Il cielo a posto, lui a posto, la piccola a posto, solo io ancora no. (come se lo dicesse a qualcuno) Arrivo! Una spazzolata e arrivo! Una signora deve essere sempre in ordine, a posto, l’ultima aggiustatina e arrivo! (pausa e poi cambia tono e si sposta sul proscenio e si mette di profilo e si batte la mano sulla spalla sinistra) Brava, tutto a posto, brava, giudiziosa, sei proprio giudiziosa! (e torna a guardare l’uomo) Ma loro … loro non c’erano piu’ … solo confusione, confusione, solo confusione e loro … (incredula) non c’erano più. E l’ho visto, l’ho visto e nessuno mi ha creduto. Lo sapevo, io lo sapevo ma nessuno mi ha ascoltato.(Mette dentro la borsa la sveglia, mestamente) Deve essere tutto a posto, tutto a posto. (riprende lo specchio e continua come prima a cercare dentro lo specchio qualcosa, addolorata) Ma lei non c’e’, nel mio specchio non c’e’ piu’ … –

Memoria (riflettendo e cercando di distrarla):- Lo … lo sa che io … io sento che appartengo a questo posto, lo so, so che sono ... di qui.-

Pena (infastidita e lo guarda come se fosse la prima volta che lo vede):- Che vuoi? Vattene! -

Memoria (sempre con calma ma piu’ sicuro):- Le ho già detto che cercavo qualcuno, ora devo solo avere un po’ di pazienza … è come se una voce di … un passato che non conosco, non volesse più tacere … quindi ora occorre che io abbia pazienza.-

Pena (rassicurata):- E vattene! (Guarda dentro lo specchio) Tanto non c’è nessuno qui. (cambiando tono) Solo io. -(E prende da terra il pacchetto con i ceci e si siede in un angolo sul cubo e comincia ad aprire il pacchetto)

Memoria (osservando intorno, come se da cio’ capisse):- Nei tempi i volti si ripetono, e anche le anime … e le vite … -

Pena (come se non lo avesse sentito e comincia a prendere i ceci e a contarli uno per volta):- uno, due, tre, oggi il cielo non mi piace, uno, due, tre, la borsa … , uno, due, … , otto, nove … (e continua a contare, questo contare talvolta è frenetico, poi calmo, con una sua dinamica interiore, nella enumerazione cambia i toni come se dicesse parole e invece dice i numeri, qualcosa che si ricollega logicamente a quel che viene dopo) ventuno, ventidue, ventitre … -

Memoria(come se lo sentisse nell’aria):- Il passato qui c’è, si racconta, vive con i suoi morti che parlano più dei vivi che spesso non riescono a parlare. –

Pena (continuando come se nulla fosse, ricomincia quando vuole):- trenta, trentuno, … -

Memoria (guardando la donna):- Forse lei può farlo ma non lo sa.- 

Pena (ferma un attimo il suo conteggio e con improvvisa serietà e attenzione verso l’uomo):- quarantuno, quarantadue … che cosa è che cerchi qui?- 

Memoria:- (dopo avere riflettuto un attimo) Ancora non lo so, anche se qualcosa, o qualcuno, potrebbe avere trovato me …-

Pena (delusa racconta) :- D’estate, da bambina, andavo al mare ogni giorno, dalla mattina fino alla sera. E l’ultimo bagno era sempre il più bello. (con nostalgia riprende a contare) quarantatre, quarantaquattro, quarantacinque…-

Memoria :- (alle sue parole si illumina) Ogni età ha i suoi tesori ed è da saggi riuscire a custodirli quando le età diventano tante. Ma se ancora sentiamo, allora sì siamo saggi. 
E riconosciamo. E ascoltiamo. E capiamo. (mostrando di non capire il contare di lei) O quasi.(trova un quaderno per terra, lo prende e comincia a leggerne qualche pagina) Guarda qui … un quaderno … sembrano temi, si’ … La mia famiglia. Io ho una bella famiglia. Siamo in quattro, la mia mamma, il mio papà, Quartino, il mio cagnolino e io che mi chiamo Giovanna ed ho 11 anni. Mia mamma si chiama Elena ed ha i capelli che certe volte sembrano biondi … (si intristisce)-

Pena (lentamente, come se non volesse sentire l’uomo):- Uno, due, tre … Lo sapevo, quando c’è il cielo coperto è così. (rivolta all’uomo) quattro, cinque… -

Memoria (triste):- Il caso che si diverte a giocare. No, non si deve stare al suo gioco, queste vite, qui e … il caso …il caso non esiste.-

Pena (interrompendolo):- E io lo so dov’e’… È in macchina con suo padre. E io ho visto, ho visto tutto ma … non mi credono. (mette di nuovo tutti i ceci nel pacchetto e ricomincia a contarli) uno, due, tre …-

Memoria(sfogliando ancora il quaderno):- Una gita in campagna. Ogni domenica io faccio delle gite col mio papà, la mia mamma e il mio cane Quartino. Certe volte siamo anche con i miei zii e i miei cugini …-

Pena:- … dieci, undici, dodici, (si ferma di botto e a voce alta rivolta a lui) Certe volte i numeri non mi capiscono. (pausa) Le persone non mi capiscono mai. Ma io lo so, la mia bambina è fuori con suo padre, mi aspettano. Ora io non sono a posto e non posso. Appena finisco. Tredici, quattordici… (riprende a contare più velocemente, infastidita)-

Memoria(continua a leggere):-E tutti insieme andiamo nei boschi con la palla e le cose da mangiare. Domenica scorsa …(si ferma colpito dal comportamento della donna)-

Pena (intercalando il parlare al contare):- ventuno, ventidue …le sue braccia intorno al collo, il suo sorriso e i suoi occhi pieni di lacrime. (si ferma) Ma non la trovo più, nel mio specchio non c’è più. (si rivolge a lui) Non so dov’è. – 

Memoria (rivolto a lei):- Certe regole non le conosciamo. Sembra non ci siano, ma invece ci sono e non le conosciamo. E sono molto severe. E appena si cade nell’errore, e sbagliare è molto facile, di colpo tutto finisce. E fa il suo ingresso nella vita il dolore. (fra sé) Non sempre siamo pronti per il dolore.- 

Pena:- Basta… (si ferma, posa i ceci dentro la borsa e prende lo specchio nuovamente, si alza e cerca di pulirlo con un pezzo di stoffa del vestito) Troppo sporco, troppo; e non la trovo più, non ci trovo più nessuno …-

Memoria (cercando di confortarla):- Non importa se non ci sono vicino le persone che amiamo, è importante amarle. Lei non e’ qui , è vero, ma è con te lo stesso.-

Pena (desolata, guardando lo specchio):- Non è più nel mio specchio. –

Memoria:- Ma è ancora nel tuo cuore. -

Pena (con dolore indica il quaderno):- Quello era suo.-

Memoria:- L’avevo capito.-

Pena (mettendo nella borsa lo specchio e indicando il quaderno):- Dammelo.-

Memoria (dandole il quaderno con cortesia):- Perchè non mi racconti una storia.-

Pena (mette subito il quaderno dentro la borsa):- Storie! Mi urlano per essere raccontate, ma non voglio. E poi non mi piace la fine.- 

Memoria:- Possiamo cambiarla, se vuoi. E poi le storie cambiano sempre. E continuano. E si intrecciano.-

Pena:- Ma no, non mi interessa,(sbrigativa) non posso pensare a te. (fra sé, inizia una specie di nenia e si slancia a destra e a sinistra) Io sapevo tutto, lo sapevo, li avevo visti, lo sapevo e loro lo sapevano e io lo sapevo, loro lo sapevano e io lo sapevo, loro lo sapevano … (si ferma e guarda avanti il pubblico e lamentandosi) nessuno, nessuno ha voluto ascoltare la mia storia, nessuno … (con foga) non mi piacciono le storie, sono brutte le storie, finiscono male le storie (guarda alla sua destra in basso come se parlasse con qualcuno) vuoi sentirne una? E allora stai zitta! Se continui a sussurrarmi nell’orecchio, qui, qui dentro, (e col dito si indica con violenza la testa) come vuoi che possa raccontare la mia storia (guarda avanti il pubblico) no, non quella li’, quella e’ mia, (tra se’ e si rabbuia) nessuno mi crede, nessuno … (ancora cerca nello specchio e comincia ad agitarsi cercando nei bordi poi ad un tratto urla, stufa, e rimette lo specchio in borsa) non ci sei, non ci sei … (sguardo alla sua destra in basso dietro) Basta, va bene, va bene … anzi, non mi interessa! (si sistema gli abiti e di nuovo sguardo alla sua destra, con sdegno) Ti piace? Non mi interessa! (ora è dolce e si passa la mano sul vestito come per togliere la polvere, cambia di scatto, battendosi la mano sulla spalla) Brava, come sei brava, va bene, tutto in ordine, a posto, tutto a posto (stop mano sulla spalla) loro a posto, la piccola a posto … ed io stavo arrivando, stavo …. (come se lo dicesse a qualcuno verso una quinta ) Arrivo! (pausa ) Ma … loro … (incredula) non c’erano più. 

Memoria:- Ci sono tante storie, non pensare solo a quella. -

Pena: - Un’altra storia, certo, un’altra storia. (guarda davanti da un lato come se ci fosse una sedia) Li’ c’era la sedia. La vecchia stava sempre lì, sulla sedia, a lavorare la paglia, fra sedie e cesti, a lavorare … quando passavo, mi salutava, si’ , mi sorrideva, i suoi occhi, buoni, con i suoi occhi buoni mi sorrideva, mi … (si ricorda all’improvviso di una cosa) ecco (prende un piccolo cestino di vimini dalla borsa) mi ha dato questo… per me … (si illumina in volto) passo e mi sorride, io la guardo lavorare, intrecciare i fili di paglia, e vedo le sue mani rosse, le dita rosse, rosse come gli occhi, pieni di pianto … (si intristisce) e poi, un giorno … (cerca qualcuno che le dia una risposta) non la vedo piu’. La sua sedia e’ vuota, li’ , li’ davanti sulla strada, li’ … e lei non c’e’, non c’e’ piu’. (guarda il cestino) Io le cerco, le cerco le persone ma … non le trovo, non ci sono, non ci sono persone, e anche nelle mie storie … non le trovo, le cerco ma … le cerco ma … non le trovo. (posa il cestino dentro la borsa e si volta di scatto a destra) Devi stare zitta! Non posso farci nulla, zitta! 

(cambia di scatto, battendosi la mano sulla spalla) Brava, come sei brava, giudiziosa, sì, proprio giudiziosa. (guarda nuovamente avanti, cerca affannosamente qualcosa nella borsa, si ferma e prende il peluche dalla borsa, lo guarda con dolcezza e lo rimette dentro) 

Memoria (guarda fisso un angolo come se ci fosse qualcosa, magari una sedia, quella di cui si stava parlando, poi con tono consolatorio) :- Le troverai, le troverai le persone … (si guarda intorno) qui e’ diverso, non e’ come laggiu’ , qui le cose parlano, la citta’ ancora parla, le sue vecchie mura, i palazzi … -

Pena (calma, lo guarda) Raccontami tu qualcosa.- 

Memoria :- Certo.(come se le vedesse) Le vedo. Sono belle, radiose, rotonde. Fra il legno delle casse. Sul carretto le arance risplendono. E poi le sponde, dipinte. Forse un po’ sbiadite, ma si vede, si sente il profumo delle zagare. Per la festa di nozze il carretto è decorato, riluce. La sposa è bella, raggiante, lo sposo forte, virile. Tutti felici e il genio lassù, non visto, ride. Nella fontana al centro della piazza, lì, se la spassa al ricordo, la piazza di una volta, sempre in festa, se la spassa ancora, i balconi fioriti, una volta ... ma se la spassa anche allo sfacelo, se la spassa... Ride, fa l'occhiolino alle arance che passano ancora, salutando, di sottecchi, la sposa.-

Pena (è in un angolo):- Le arance … (si mette di profilo e si batte la mano sulla spalla) Brava, sei stata brava, brava e giudiziosa… (torna guardando il pubblico) Era il premio … per me … guarda! (gli si avvicina, e’ euforica, prende dalla borsa dei semini, la semenza siciliana) Dammi la mano. (gli versa nel palmo della mano un mucchietto di semi) Ecco .
(ne prende altri e li guarda sulla sua mano) I semi del genio. Ogni giorno passo dalla villa, passo dalla villa e dalla statua e … lui li spargeva per la città e … e la città cresceva (li va spargendo) cresceva, cresceva e …. Ora sono io che ci penso. Ogni giorno ne butto un po’ in giro, dove capita, (come in confidenza) no, dove non c’è nessuno. Voglio più persone intorno, (con forza) voglio persone… io le cerco, ma non le trovo, qui non le trovo … (continua a parlare e si stringe la borsa) e allora le ho tutte qui, tutte, quelle che ho e … le altre … e allora … sono tutti qua… e … Lei è morta. Ecco, non voglio, e torna sempre. Lei è morta. Questa è la storia che urla più di tutti e … non finisce mai.-

Memoria :- Qui ci sono tante storie …E la città le conosce tutte, te l’ho detto. Un giorno qui qualcuno ha perso il sorriso, qualcuno ha perso qualcosa ma … qualcuno chissa’ … qualcuno ha trovato l’amore, ha trovato … ha fatto fortuna … e per sempre, la citta’ per sempre custodira’ ogni cosa , lieta o triste che sia. - 

Pena : - (mesta si siede e comincia a contare con stanchezza) Uno, due, tre , …

Memoria:- (fra se’) Contare. Ognuno si inventa il proprio passatempo, la propria illusione. La propria distrazione dal sapere della fine. E il tempo passa, l’acqua scorre, e lo sentiamo, e anche se non vogliamo arrivare alla fine … a quell’ultima gioia o dolore che sia … non possiamo, possiamo solo non pensare, far finta di non sapere. Sempre meglio che fingere di sapere.

Musica Cycles (Darling): traccia 7 (Jessica’s sunwheel) 

Memoria:- (come se stesse spiegando a sé stesso) Siamo in uno stagno dove ogni tanto ribolle una bolla, una bolla d’aria, e rimbalza e lo stagno ribolle. Una bolla d’ira, d’amore, di dolore, di sdegno. O di gioia. Non importa, quel che importa è che lo stagno non e’ piu’ stagno. E qualcosa pulsa. E tutto intorno la pozza, c’è terra, ferma, che vorrebbe tremare, gridare, gridarlo che sotto lo stagno (si agita un po’) c’è tanto ma tanto ricco, pieno, pulsante, vivo … fango. (si calma nuovamente) E intanto rimane stagno. Tutto diventa stagno. (come se vedesse quello che sta dicendo) Si perde il calore del fango, nulla più bolle, né sdegno, né dolore, né gioia, né rabbia, né desiderio. Non c’è più un’anima vera e tutto finisce in quiete. Una silenziosa, immota, inodore quiete … lo stagno. Delle anime come delle cose. E su tutto un velo nebbioso a poco a poco, lentamente, ricade e ricopre quel paesaggio la cui assenza non sarà mai notata da nessuno.(pausa) Una bolla d’aria, una bolla d’aria mi ha portato qui.- (ed esce come seguendo qualcosa nell’aria) 


DANZA 3 ( Willem) Quando finisce il brano la danzatrice esce


Pena (si alza e da’ calci ai coppi per terra) :- Uno, due, tre, … uno due tre ….(infastidita) non voglio contare. (con veemenza) Voglio persone !!! (si calma e come se spiegasse) 

Musica Cycles (Darling) traccia 3 (Fly)

La mia bambina, sì, Anna si chiama, ha 12 anni, è fuori, in macchina, è fuori col padre, mi aspettano. Ora io non sono a posto e ancora non posso. Appena … appena finisco … appena finisco …di prepararmi.
(di nuovo cammina in tutte le direzioni, frenetica, cercando di contare, interrompendosi sempre e sempre ricominciando, dando calci ai coppi per terra) 
1,2, 3, … 1,2,3,4 …1,2,3 … 20 (quindi come se cercasse fra il pubblico, negli occhi, la sua bambina) Qui no, qui no, qui no, … come se ritrovasse una somiglianza con la figlia, si ferma e si rattrista) 
No, lei qui no … i suoi occhi, …forse i suoi occhi, ma lei no, lei non c’è, non c’è …. 
Lei non c’è più, nel mio specchio non c’è più ….non lo so dov’è. Non è più nel mio specchio e … non c’è più. (si risiede sconsolata) Ma … fra poco arrivano … le parole … nel cervello … la fine … (si alza e si agita) Mi urla per essere raccontata, ma non voglio … E pulsa, pulsa …la testa mi pulsa … e io … conto, ecco (prende a calci di nuovo i coppi per terra) li conto tutti! Tutti! 

E poi non mi piace, non mi piace la fine, la fine non mi piace.... (calmandosi, sorridendo con complicità) Ah certo, potrei, potrei cambiarla, sì, lo so, e poi le storie cambiano sempre, continuano, si intrecciano … Questa non urla, sì, questa non urla …

C’era un cesto pieno di tante belle cose. Così anche il cesto era bello. Ad un certo punto si fece un grosso buco nel cesto e tutte le cose belle si andarono a poco a poco perdendo. E il cesto rimase vuoto. E divenne brutto. E nessuno lo voleva e il cesto cominciò a stare sempre da solo. Però poi a poco a poco, come per magia, si riempì di nuovo, ma nessuno lo vide, non se ne accorse nessuno e per questo tutti lo vedevano ancora brutto, il cesto, e non lo volevano, ma il cesto in realtà era di nuovo bello, molto bello, solo che fuori non si vedeva. E così era molto solo. Ma era … pieno.

(agitandosi di nuovo) Ci sono le scarpe che premono sulla testa e i pugni nello stomaco e le preghiere inutili, sono tutti in fila lì che mi cercano e quei baffi con maniche bianche e lunghe, lunghe, lunghe …bianche, bianche, troppo bianche, troppa luce, troppa… ed il passo si affretta ed impaurito diventa una corsa e corro, e corro e la luce mi insegue e mi assale sfrenata e schiaffeggia il mio viso e… le bolle mi martoriano
… ovunque, il dolore … un pensiero si lancia impazzito al galoppo.

Stop musica

(mano sulla spalla) La pillola del dolce sonno, se fai la brava … l’iniezione se fai la cattiva …


Lei è morta. Ecco, non voglio, e torna sempre. E le parole mi afferrano, si prendono il cervello, ma io non voglio, e conto e non posso, non posso e non voglio. Sono bombe e sono nuvole. Bombe che mi scoppiano dentro e nuvole che mi riempiono la testa e non sento più nulla, non sento più e … non finisce mai. 
Buio

(ha la borsa all’orecchio, come se ascoltasse qualcosa) … Risate... (ridacchia e poi si rattrista) sono rotonde, come i balconi … (sommessa) risuonano, come stanze vuote (inaspettatamente si spaventa) …. sono minacciose, come la notte, quando miseria fa rima con cattiveria. E … c’è chi ride di notte, chi ride anche con me, chi mi prende di notte, quanto vuoi, mi dice, e … e c’è chi ride e chi piange e … si ride e si piange di notte (e ride e piange) e queste cose non le sapevo … e … non lo sapevo, quell’ultima domenica, non lo sapevo, … e ora sono bombe e sono nuvole e …io … io ho la fine. Ho visto tutto. So tutto ma … dicono … la mia testa, shock, e-mo- ti- vo … (sillabando la parola come se fosse strana) e … ora sono qui … (come se lo dicesse a qualcuno) ARRIVO!! 

Musica Cycles , Cycle one: Namastè (Darling) 

Li vedo, sì, sono fuori che mi aspettano, Anna è in macchina col padre, e io ancora non sono pronta, no … (come se fosse in imbarazzo per quello che ha detto, come se fosse stata una confessione) ARRIVO!!! 
… ecco (come se leggesse le parole nello spazio davanti a lei) “senza fissa dimora” , “incapace di intendere e di volere” …. Questo dicono … ma io … io … ho la fine, io so tutto …

FINE