Le luci di Algeri

(un requiem di fine millennio)

di

Gianni Guardigli

Personaggi:

SAIDA

OM (la madre)

MALIKA

MOHAMMED

FATIMA

VOCE DELLA RADIO

Nuova strage di civili in Algeria. A Sétif, città a trecento chilometri a est di Algeri, una banda di terroristi islamìci ha seminato l'orrore per un'intera notte. Sedici le vittime, fra cui molti bambini. Gli assassini hanno nuovamente messo in atto il macabro rito che sì ripete al calare del sole nel periodo del Ramadan. Tutte le vittime sono state sgozzate.

Scena prima

Saida

SAIDA

Sono cieca.

Il piede tocca una pietra e io non lo vedo.

Cammino senza le scarpe e tutto intorno

è nero.

Non voglio camminare.

Mi fermo e tutto intorno è bianco.

Nero nero nero

O bianco bianco bianco. Il rosso no.

Non lo voglio vedere. Il rosso no.

Non me lo voglio ricordare.

Sono sorda.

Voglio ascoltare quello che era. Le loro voci:

Fatima che canta... si ferma... e canta ancora. Aicha che ride e strilla e ride e mamma ho fame e mamma...

Noureddine non parlava ancora, undici mesi, ma si faceva capire.

(pausa)

Noureddine sapeva quel che voleva. Mia madre e la vecchia Malika a dire:

che carattere in quel piccolo corpo. Che uomo diventerà.

Tu si che sei sicura. Tu si che avrai una bella vecchiaia con un figlio così forte... Con un... figlio... così forte a proteggerti.

Non sei ancora andata alla Mecca? Ma tu sei giovane, noi abbiamo aspettato i cinquant'anni per partire. Tu ne hai di tempo.

(Sputa in terra)

Ma io alla Mecca non ci vado. No. Lo so. Lo so.

(Guarda il cielo)

Lui non vuole questo.

Ma non lo vedo più. Sono cieca. C'è Lui lassù in cielo.

Quando vengono i lupi dicono che lo fanno per Lui. Ma perché? Perché?

I lupi con la mano monca.

lo rimestavo il pois chiche

e la camionetta.... Il rombo della camionetta.

La polvere della strada di terra e le camionette.

Gli urli. Le corse disperate. I tonfi.

Tutto quel rosso, la polvere e tutto quel rosso. (Si mette le mani sulle orecchie.)

Noo.

Sono sorda.

Sono sorda.

Sono sorda perché non voglio sentire.

Tutto quel silenzio che mi aspetta cattivo. C'è già silenzio e silenzio ci sarà. Cattivo. Entro in casa e mi aspetta silenzio.

Griderò io.

Griderò le mie lacrime.

Apro la porta e mi accoglie silenzio.

Non lì sentirò più.

Non diranno più... mamma, mi dai?

Mamma.

Mamma...

Sono sorda e non voglio sentire.

Non voglio sentire quel silenzio cane. Sono sorda.

Sono sorda.

Non sentirò più...

Era tutto color porpora.

No rosso scuro nella polvere.

Fatima era sempre la prima. Al richiamo del Muezzin.

Ed è stata la prima anche lì

Dio... cosa è stato il premio di Dio? Dio è grande, ma a volte...

Fatima, la prima a fare i compiti, la prima a dire la preghiera, la prima a finire di mangiare.

La prima ad alzarsi ed aiutare a sparecchiare.

La primogenita. La prima. Nove anni: La prima.

Quando è nata Mohammed ha ucciso un agnello di otto chili. Era tutto color porpora.

Fatima la prima a cadere. Nove anni e uno squarcio nella gola.

Aicha sei anni e uno squarcio nella gola. Noureddine...

Tre manichini. Tre bambole allineate in fila nell'orlo della strada. Vicine, in fila. Tre bambole rotte buttate là.

Le mie bambole.

Le bambole dei miei giochi.

Non ne farò più di bambole.

No, Allah...

Non è questo che vuoi. Ma io sono cieca.

Non vedo più.

Ma io sono sorda.

Non sento più.

Tre bambole rotte nella polvere. Non andrò alla Mecca.

Tutto quel rosso.

Tutto quel silenzio.

Tutto quel rosso.

Tutto quel silenzio.

Che cosa posso fare io?

(A un ipotetico interlocutore)

Cosa posso fare per lei?

Volete il mio latte. Latte?

Non voglio più sentire il rumore dell'acqua di sorgente. Parlo delle mie bambole rotte.

Lo racconterò alla vecchia Malika, la venditrice di granaglie. Volete il mio latte. Latte?

VOCE DELLA RADIO

Il governo algerino ha annunciato un attacco alle basi dei terroristi islamici ad Hai Bounab. Nel corso della battaglia sono caduti vari guerrieri della GIA, i guerrieri di Allah. E' ufficiale anche la morte del potente emiro della zona, il leader dei terroristi della regione.

Scena seconda

Om (la madre) e Malika

OM

Mi sono inginocchiata e ho lavato il pavimento con la spazzola dalle setole dure. Mi sono inginocchiata e ho lavato le pietre con acqua e candeggina forte. Candeggina che fa lacrimare chi di lacrime non ne ha più. Mi bruciano gli occhi, mi fanno male le ginocchia, i piedi, le dita, le mani.

E mi inginocchierò e laverò

tutte le pietre di questo mio paese.

Laverò i sassi.

Laverò le spine del cactus. Laverò il sole.

Il sole sporco che ha visto tutto.

Appenderò il sole a un filo

per farlo asciugare.

Laverò le urla e le farò diventare bianche come il sorriso. Bianche come le mie tempie. Bianche come il mio sorriso.

MALIKA

In questa notte le stelle sono cadute ad una ad una.

Ma questa notte splendeva di sole. E le stelle sapevano parlare e ridere.

OM

lo chi sono?

E io che rimango chi sono? lo, io che rimango, chi sono, la luna?

La vecchia luna stanca di ponente che non si inginocchia più. Vecchia luna che non si può inginocchiare.

Non posso più pregare Allah. Che posso fare?

Pregare Allah su una pelle di capra... Mi fanno male le ginocchia.

MALIKA

Le luci di Orano, di Algeri, di Tunisi, della Marsa, che si accendono come occhi felici.

Il vento e l'odore dei gelsomini... le luci di Orano...

che guardano il mare.

Ma fin quaggiù le luci non arrivano.

OM

Grazie Allah,

che bella vita ho io. Grazie Allah,

per tutta la vita che mi resta.

Grazie Allah.

Io lo so.

lo sono quella che resta.

Le ho donato il mio sudario. La mia piccola Fatima.

Ha avuto il lenzuolo

che ho profumato ad ogni festa.

Il sudario che ho comprato

quando sua madre era ragazza.

Il lenzuolo bianco che ho portato

alla Mecca.

Fatima deve essere bella. Deve presentarsi al Profeta con il vestito bianco. Queste mani.

Queste mani che tremano

hanno dipinto il verde delle foglie e il rosso delle rose. Le spine no.

Le spine non si devono vedere.

Sono punti piccolissimi e il Profeta non le vedrà.

MALIKA

I gelsomini che ti circondano, il loro profumo.

La voce di una vecchia.

Un bambino.

Una nenia.

Il vento di mare.

La rosa del deserto.

La duna più alta.

OM

Grazie Allah,

che bella vita ho io.

Io resto.

lo sono quella che resta.

lo resto.

Gli altri vanno.

Grazie Dio.

lo resto.

Vivrò oltre la morte di tutti.

Dio mi ha fatto questo regalo.

Quando le ossa mi

faranno male.

Non potrò più inginocchiarmi.

Mi metterò a sedere,

accanto alla casa

e guarderò lontano.

Seduta, accanto alla casa.

Resterò seduta finchè potrò

per giorni e notti...

seduta... fìnchè potrò...

e alzerò queste mani mie tremano.

Grazie Allah.

lo resto.

Gli altri vanno.

Io resto.

lo sono la luna vecchia.

La buona luna che imbianca

la sabbia calma.

La vecchia luna che tinge

le dune d'argento.

La vecchia luna non si

stanca mai di forare

il blu sopra il deserto.

La vecchia luna che sorge

stanca.

No, Allah, non deridermi.

Non farmi implorare la morte.

La vecchia luna non si stanca

mai di vivere.

No, Allah, non deridermi.

MALIKA

In una notte grigia

senza canti.

Senza la guedrà beduina.

Senza stelle filanti.

La luna vecchia è rimasta

ferma nel cielo.

In una notte senza luci piccole.

OM

Il vento porta via le nuvole.

Il vento non spinge via la luna.

Vivrò oltre la morte di tutti.

Dio mi ha fatto questo regalo.

... E quando mi toglierò il velo

resterò seduta per giorni e giorni

e quando mi troverete la polvere

sarà su di me...

sarà il mio velo...

sarà la polvere...

il velo...

il mio velo.

MALIKA

L'aria non ha odore.

L'aria non c'è stasera.

OM

Non voglio respirare l'aria

di questa notte.

Non posso più.

OM e MALIKA

Le stelle sono cadute ad una ad una... Le hanno sgozzate.

OM

Le stelle dormono con la gola tagliata. Le stelle dormono sulla riva di un fosso.

Stelle chiarissime, lucenti.

MALIKA

Non c'è più gelsomino. Non c'è più vento di mare. Non c'è più la nenia della sera.

OM

A chi cantare la ninna nanna?

A chi insegnare la danza?

A chi cuocere la harira?

MALIKA

Il mare è troppo lontano. Orano è troppo lontana.

Il muro bianco non è più bianco.

OM

A chi tessere i veli da sposa?

A chi applicare i piccoli pendagli d'oro?

A chi pulire la bocca sporca di latte?

MALIKA

La calce bianca non è più la sposa del sole.

La calce bianca è macchiata

di rosso.

La calce bianca ha ripudiato il bianco.

OM

Voglio pulire il mare.

Mi voglio inginocchiare e pulire il mare.

Tre finestre azzurre.

Tre grandi occhi sul mare. A che servono queste mani tatuate.

Le mani con le vene grosse. Per chi scioglierò la polvere di henné?

MALIKA

Orano la bella

che guarda il mare. E si scioglie i capelli e danza alla fine del Ramadan.

OM

Loro si alzano e vanno

a riporre il piatto con i resti del cous-cous.

Io resto.

Loro si alzano e vanno a studiare.

lo resto.

Loro si alzano e vanno a giocare.

lo resto.

Loro si alzano e vanno a morire.

lo resto.

MALIKA

Non è più giorno e non è più notte.

Tre piccoli sudari sul bordo della strada.

Su quello più grande sono dipinti dei rametti di rosa.

OM

lo resto.

lo sono quella che resta.

... E quando partirò non sarà

da una stanza d'ospedale...

Quando gli occhi mi

faranno male.

Non potrò piangere più. Le ginocchia per inginocchiarmi.

Gli occhi per piangere. Partirò un mattino, seduta accanto alla polvere, accanto alla casa.

Affiderò la preghiera al vento...

seduta... come sempre.

...E quando mi troverete sarà la polvere...

il velo.

Sarà la polvere

il mio velo.

Scena terza

Malika

MALIKA

Il vaso di coccio sta lì, va bene?

Il vaso di coccio deve stare li e guai a chi lo sposta. lo ci credo a queste cose. Voi ci scherzate...

Se poi viene la Maledizione, io che faccio? La Maledizione, capite?

E tu che dovresti lavorare, ere me lo vuoi dire? Non ci voleva credere la tua povera madre. Povera sorella. Povera sorella mia. Malata. Sempre malata. Sempre con la pancia piena e qualche volta nascevano morti, E' Allah che voleva così.

Ma dimmi, disgraziato che non sei altro... dimmi, è Allah che ti manda? E per Lui che lo fai?

Nooo. Non bestemmiare!!

Abbi rispetto almeno. Portami rispetto per tutte le volte che ti ho imboccato.

E lascialo stare quel vaso, hai capito.

Il vaso sta li e dalla finestra non si esce e nemmeno dalla porta. Va bene?

Aspetto solo che ti tirino il collo.

Come a quell'altro. Quell'altro disgraziato. Altro che emiro!

Lo chiamavano l'emiro.

L'hanno trovato con la carcassa piena di proiettili. Che cosa vuoi fare tu?

Vuoi essere il nuovo emiro?

E io a cucinare per quei delinquenti. Perdonami Alláh!

Tu lo sai. Tu sai tutto. Tu lo sai che io non lo sapevo.

Cosa volete che capisca una povera vecchia?

Le dicono: cucina e lei cucina.

Che cosa vuoi che faccia?

Tutto il giorno con quello straccio in terra a vendere quelle schifezze per due monete.

Due etti di miglio? Bene signora, lo vede che bel miglio ho io? Volete della cannella? La mia è la più bella del suk (Urla) Cannella?

Che cosa dico adesso. Che cosa dirà la gente? Che cosa dico io a quelle là?

Quelle non hanno più fiato per piangere, capisci? Lo capisci questo?

Tu no. Va bene.

Tu no. Ma i tuoi amici si. Porci sanguinari.

Assassini.

Mi taglio le mani. Con le mani ho dato da mangiare agli assassini e io me le taglio le mani. Ecco che cosa faccio.

Altro che emiro!

(Con le braccia dietro la schiena, si attacca al muro)

E di qui non esci. Di qui non esci più.

Va bene?

E allora ammazzami.

Ammazzatemi così non parlo. Non parlo più.

Non voglio vedere la povera Saida.

Mi ha guardata e mi ha squarciata.

Quegli occhi mi hanno sfondato il petto

e il cervello e la fronte e il sangue che grondava

e lei sapeva e lei capiva.

E io... Che ho allevato un assassino.

Mio nipote è un assassino urlavo stanotte.

Tuo nipote è un assassino urlavano le pietre.

 

Hai dato da mangiare a un assassino

hanno detto i muri.

E tu in montagna non ci vai più.

E le lenzuola mi volevano strozzare.

Le grandi mani del profeta parevano.

E non c'è scampo. Capisci?

Di qui non esci. In montagna non ci vai.

Io la brucerei la montagna. Così si stanano le belve.

Si bruciano le tane. Siamo tutti dannati, capisci?

E di qui non esci.

E io... brucio... la tana.

(Sale la musica. L'urlo si trasforma in pianto)

Ma quando è morta tua madre, ti ho visto piangere, lo sai?

Scena quarta

Mohammed

Mohammed

Come dici?

Non ti sento... Parla più forte.

(Lunga pausa)

C'è poco da raccontare, capisci? C'è poco da parlare.

Mi si blocca tutto qui. (Si tocca le tempie)

E’ più facile parlare di cose di tanto tempo fa.

Tanti anni fa. Cose così lontane.

(Pausa)

Ho sentito il lamento delle madri quel giorno.

I pianti delle madri dopo una battaglia. Lunghi, strazianti.

Le madri, le spose, le sorelle...

I Francesi avevano ucciso qualcuno del paese,

un ragazzo, un universitario, mentre stava tornando a casa.

Quel ragazzo era un partigiano, un patriota.

Lo vedo ancora, i suoi libri nella polvere. Uno era aperto

con due e tre pagine spiegazzate.

Io l'ho preso in mano,

Dio mio, gli strilli di sua madre.

L’ho chiuso.

Avrò avuto cinque, sei anni.

Chissà se ho soffiato via la polvere da quelle pagine...

stropicciate.

(Pausa)

Quando rientrai in casa mio padre stava parlando coni miei

fratelli più grandi.

Mia madre mi buttò una djellaba addosso.

Pensava avessi freddo.

I miei vestiti, quella djellaba appunto, erano sempre stati i

vestiti dei miei fratelli più grandi...

(Si passa una mano sul volto)

Quando arrivavano a me...

Mia madre me l'aveva buttata addosso.

Pensava avessi preso freddo. Là nella strada.

Poi tornò di là. Nell'altra stanza, dove c'erano le donne.

Si sentiva il pianto di sua sorella... mia zia.

Mio padre chiamò anche me e n-ù mise una mano sulla testa.

Parlava con voce tranquilla.

Guardava negli occhi il mio fratello più grande, Abdelkader.

Dio, come me lo ricordo bene... eppure ero così piccolo...

La voce cominciò a tremargli.

Cari figlioli ripeteva, il vostro sarà un paese libero, ve lo giuro.

Un paese in pace.

Ricordate: tutto ciò che state vedendo è triste, troppo triste.

Ma presto ci sarà la pace. La vera pace.

E voi crescerete in pace. Studierete, lavorerete.

In pace. Sempre in pace.

Il nostro paese, quando voi sarete come me, sarà il paese dei giusti.

Dove la guerra non metterà mai, mai più il suo sporco piede.

Mai più.

Ricordo il viso del mio secondo fratello, Mahmoud,

imbronciato.

Mi pare che Mahmoud avesse il volto imbronciato e di là il

pianto di nostra zia Leila.

(Scuote la testa)

(Lunga pausa)

La camionetta insanguinata se ne è già andata e voi siete

partiti per sempre.

Bambini miei...

Vostra madre non ha più voce.

Non so dove voi siate.

Ma quaggiù... siete stati così poco quaggiù...

Quaggiù è tutto così ridicolo.

L'ulivo davanti casa ha piegato le braccia storte verso la terra,

è disperato, vuole rientrare in quel terreno sassoso che l'ha

sputato fuori.

Il cielo piove sabbia mista ad acqua sporca e noi ci vergogniamo.

Bambini miei... mi vergogno...

Mi vergogno di non avervi potuto difendere.

La notte i serpenti strisciano fra i sassi. E io non piango. Non mi avete mai visto piangere.

Quelle che sono scese non erano lacrime, gli occhi sono rossi

Perché qualche granello di quella sabbia infame è entrato quando si è alzato il vento.

Si è alzato il vento e io ci ho guardato dentro.

E ho sentito la voce di Noureddine.

Un piccolo strillo... o una risatina... non so...

Un piccolo strillo o una risatina.

Noi abbiamo bisogno di poco.

Un sacco di farina e qualche dattero.

Noi abbiamo sempre mangiato carne, verdure, cous-cous. Non ci è mai mancato niente ma siamo fatti cosi.

Se dovessimo trovarci cosi... per un po' di tempo... senza niente...

Non ce ne faremmo un problema.

Noi ci sappiamo adattare. Un sacco di farina, i datteri, le olive, il latte di una capra, quello non ci mancherà mai.

Quando vostra madre ballava a piedi nudi era la più bella del paese.

Bambini miei, voi non l'avete mai vista così.

Quella sera che sono rientrato presto.

Fatima e Aicha con un disco di Shadia e Noureddine a quattro zampe sul tappeto

che lanciava piccole grida. E Fatima alzava le mani e si muoveva con la musica, una catenella intorno alla vita... Aicha, un foulard intorno alla vita. lo vi ho sgridate. Non è bene che qualcuno vi veda. SI, lo so, è un gioco. Ma non è bene che qualcuno vi veda. Spegnete quel grammofono.

Non è bene.

E vostra madre, non ricordi anch'io un tempo...

e allora io sono andato di là senza parlare e quando non ho sentito più la musica un po' mi è dispiaciuto.

Adesso ve lo dico, un po' mi è dispiaciuto.

Bambini miei. Non so se da dove voi siete adesso, potrete vedere i vostri fratelli che arriveranno. Devono arrivare. Non avranno i vostri vestiti. Vostra madre...

Non avranno i vostri vestiti come io avevo i vestiti dei miei fratelli più grandi.

Il primo bambino sarà un maschio. Lo chiarnerò Abdelkader, come il mio primo fratello. Un nome importante.

Era un grande emiro. E’ importante per noi.

Bambino mio ... E verrà il giorno in cui ti racconterò tutto dei tuoi fratelli. E ti prometterò che un giorno il nostro paese sarà il paese dei giusti.

Il paese... dei giusti...

Ci sarà... la pace... la vera pace...

(si porta le mani sul viso, esce quasi di corsa)

VOCE DELLA RADIO

Sono in corso i preparativi per il primo giorno di festeggiamenti a conclusione del Ramadan. La gente di qui la chiama Aid Essagir, la Piccola Festa: Ognuno si augura che, come ogni anno, questo giorno significhi la chiusura, una specie di tregua alle stragi dei terroristi.

Scena quinta

Fatima

FATIMA

(Entra una ragazzina vestita di un drappo bianco su cui sono disegnate delle grandi rose.

Sullascena Om e Mohammed di spalle. Om seduta su un tappeto.

Mohammed in piedi.

Saida e Malika rimangono in ombra.

La bambina cammina leggera. Si avvicina ora all'uno ora all'altro dei personaggi in scena.

Sembra più grande della sua reale età.

La musica accompagna tutta la scena).

Mamma!

Mamma!

Mamma...

Perché piangevi?

Mamma!

Ti ho sentita. Piangevi.

Mamma! Dove sei?

La vuoi smettere?

Basta piangere, mamma!

Sei peggio di me. Sei peggio di Aicha.

Sei come Noureddine, ecco che cosa sei.

Una bambina piccola. Ecco che cosa sei.

Mamma, basta! Il rosso si pulisce. Vedrai sarà tutto pulito. Che cosa vuoi che sia?

Chi ha detto che sono buona?

lo non sono buona. lo sono come tutte.

Nonna, vuoi bere il caffè?

Nonna, dai, leggimi il fondo della tazzina.

No, così, per gioco. Lo so, il caffè mi fa male. Mica lo bevo io... lo bevi tu.

Ma la tazzina la rovescio io.

Cosi il futuro è mio.

Lo so, sono troppa piccola per il caffè.

Su, leggi nonna, che c'è scritto?

Parla piano... se sente papà...

(Ride)

Se sente papà si arrabbia. Ci pensi? Parlar d'amore ... per me... (Sognante)

Bambinì? Quanti ne avrò? Una femmina?

(Ride)

Quando avrò vent'anni visiterò Parigi. Come perché? Cosi...

Con un bel vestito.

Nonna vuoi che ti pettini?

Nonna, non dirlo. Non è vero. lo non sono...

Mamma, il rosso si pulisce. Vedrai, sarà tutto pulito. Il silenzio non si pulisce...

No, nonna, non sei brutta. (Le tocca il viso)

Perché mi cerchi? lo sono qui. lo ti darò da mangiare. Quando avrai fame.

Quando non avrai più denti. Quando.

Perché mi cercate? lo sono qui. Sono qui. Qui con voi.

Ho camminato un po' nel deserto, ma sono qui.

Perché piangete? Stiamo insieme! (La musica si alza)

E starete bene, bene come sto io. (si tocca il drappo)

Le vedi le rose? Nonna.

Le hai ricamate tu.

Le vedi le rose?

Le hai disegnate tu.

Ma perché, perché non mi credete?

Io sto bene!

E’ bello qui. Tutto bello.

La musica è bella.

Mamma, la senti la musica?

La mia musica, Mamma. La mia musica. Mamma, non dirlo. Non dirlo più. lo non sono...

(Si tappa le orecchie)

II silenzio non va via.

Il silenzio non si pulisce...

Mamma, quando vuoi, quando non ti disturbo...

lo so ... lo so... hai molto da fare... con Noureddine e Aicha...

Quando non ti disturbo... ti farò sentire la mia voce...

Voltati e guarda bene.

Sono qui.

Io sono qui.

lo ti guardo sempre.

Vengo a sporcare il tuo silenzio. lo sono qui.

Mamma, mi vedi?

Mamma...

(Camminando piano, esce di scena) Noureddine, dammi la mano. Aicha, attenta a non cadere. Aicha... non correre.

Chi ha detto che sono buona?

BUIO