LUI, LEI E RUDY

Commedia in due atti di

ALDO LO CASTRO




Personaggi:
SONIA
LUCIO
RUDY, un cane di piccola taglia



L’azione si svolge ai nostri giorni. in una qualsiasi città italiana.




ATTO PRIMO

Soggiorno-cucina di appartamento medio-borghese. A destra, la cucina con relativo piano cottura, lavello, etc. La zona cucina è divisa dal resto del salone da un piccolo muretto. Porta-balcone, al centro del salone sul fondo; una finestra a destra – sempre sul fondo, nella zona cucina – e uscita comune sul fondo, a sinistra, oltre la quale si scorge un corridoio. Il salone-soggiorno è arredato sobriamente: un tavolo, delle sedie, un divano, un televisore, etc.
È una domenica mattina. All’apertura del sipario, la scena è vuota.

1 –
(Entra Lucio, ancora in pigiama e piuttosto assonnato. Sbadiglia un paio di volte. Si dirige come un automa, ai fornelli e inizia a prepararsi il caffé)
SONIA – (entra) Che fai?
LUCIO – Domanda idiota.
SONIA – No. Risposta idiota.
LUCIO – Ho la caffettiera in mano. Sto riempiendo l’apposito contenitore con due misurini di caffé… Cosa vuoi che stia facendo, le tagliatelle?
SONIA – (ironica) I miei rallegramenti. Sei sempre di buonumore!
LUCIO – E tu sempre indisponente.
SONIA – Mi sono accorta benissimo che stai preparando il caffé…
LUCIO – La tua perspicacia m’impressiona.
SONIA - … ma non capisco perché a quest’ora.
LUCIO – Sono le sette o mi sbaglio?
SONIA – Non ti sbagli.
LUCIO – E allora?
SONIA – Arrogante e svanito.
LUCIO – Ma di’, sei scema? Tutte le mattine mi preparo il caffé alle sette in punto, per la semplice ragione che alle otto devo già trovarmi in strada e alle otto e trenta in ufficio. Ergo perché tanta meraviglia?
SONIA – Perché oggi è domenica. “Ergo” perché tanta premura di prepararsi il caffé?
LUCIO – Domenica?
SONIA – Confermo: domenica.
LUCIO – E non potevi ricordarmelo subito anziché menare il can per l’aia?
SONIA – A proposito di cani, bisogna portare fuori Rudy…
LUCIO – Non io! Il piccolo cane alieno espleterà i suoi sporchi bisogni fisiologici, assistito da qualcun altro! (Abbandona la caffettiera) M’è passata anche la voglia del caffé!
SONIA – Sei ridicolo, Lucio. Francamente non riesco a capire perché tu ce l’abbia tanto con quel povero cagnolino…
LUCIO – Chiariamo. Non sono io ad avercela con lui. È lui che non mi sopporta.
SONIA – Ma che dici? Ne parli come fosse un essere umano! Guarda che è solo un cane!
LUCIO – E che vuol dire? I cani – così come le bestie umane – provano antipatia o simpatia. E lui mostra nei miei confronti una chiara, dichiarata, enorme e compiaciuta avversione.
SONIA – Ma non dire sciocchezze!
LUCIO – Sciocchezze?! Ragiona, per favore. Capisco di pretendere troppo quando ti dico “ragiona” ma sforzati ugualmente di ragionare!
SONIA – Farò del mio meglio.
LUCIO – Non basta ma prendo atto della tua buona volontà. E allora, seguimi…
SONIA – Non faccio altro da un quarto d’ora.
LUCIO – Io lo porto fuori, lo faccio passeggiare, assecondo con pazienza francescana i suoi movimenti… Per un’ora – dico “un’ora”! – mi obbliga a stargli dietro, come un’anima in pena, stanco, stressato e incazzato… E lui, niente: né una goccia di pipì né una molecola di cacca! Stremato e persino un po’ in colpa per non aver condotto a termine la mia missione, prendo allora la via del ritorno a casa. Bene. Sai che fa il tuo piccolo Rudy, a quel punto?
SONIA – Lo so. ma è successo soltanto un paio di volte.
LUCIO – Errore. “Tutte” le volte. Entra con me in ascensore e, colto da improvvisa e improrogabile ispirazione… plaff! La fa lì, dentro l’ascensore: abbondante, olezzante e monumentale! Tra parentesi, mi son sempre chiesto come sia scientificamente possibile che un cane così piccolo riesca a fare una cacca così grande! Mistero!
SONIA – Tutto questo po’ po’ di discorso per comunicarmi che stamattina non hai intenzione di portare Rudy fuori!?
LUCIO – Né stamattina né mai! Non mi faccio prendere in giro da venti centimetri di pelo grigio attaccato a una coda!
SONIA – Va bene. Messaggio ricevuto. Dovrò pensarci io, allora. Finisco di vestirmi. (Esce)
LUCIO – Finisco di preparare questo benedetto caffé.
2 –
(Lucio poggia sulla piastra la caffettiera e aspetta).
LUCIO – Domenica! Il mio orologio biologico è decisamente inaffidabile. Una volta su due fa cilecca! Secondo me, in una settimana dovrebbero trovare spazio almeno due domeniche: per dare un’altra chance ai rincoglioniti.
VOCE DI SONIA – Io esco! (Verosimilmente si rivolge al cane) Rudy! (si ode un curioso scampanellio) Eccolo qui, il mio tesoruccio!
LUCIO – Come t’è venuto in mente d’attaccare al collo di un quadrupede peloso, quell’insopportabile sonaglio?
VOCE DI SONIA – Non è un sonaglio ma una vezzosa campanellina! (Al cane) Su, andiamo ché la mammina ti porta fuori… visto che papuccio non ti vuol bene…
LUCIO – (all’indirizzo della moglie) Prendi la macchina, infila l’autostrada e lascialo legato a duecento chilometri da qui! Se ha culo, qualche coglione si fermerà a raccattarlo! E se non ha culo – e ne dubito…
VOCE DI SONIA – Se non sapessi che scherzi, ti avvelenerei alla prima occasione!
(Rumore della porta che si chiude)
LUCIO – Scherzo?! E chi scherza? Mai conosciuto un cane così stronzo e provocatorio, seppure così piccolo e apparentemente innocuo! (Sorseggia il caffé) Che schifo! Ma che cazzo ci ho messo in questo caffé? (Si porta ai fornelli e verifica) Il caffé non l’ho proprio messo, questo è il punto! (Solleva contrariato la confezione presa per sbaglio) “Zucchero di canna”! Benissimo. Questa domenica è iniziata alla grande! E se tanto mi dà tanto, ho il serio sospetto che continuerà anche peggio. Tremo al pensiero che sono appena le otto!
(Si siede e accende una sigaretta. Suona il telefono. Lucio, infastidito, alza il ricevitore)
Chi è? Ciao, Daniele. Ma dove vuoi che sia? Mi hai chiamato al telefono di casa, ti ho risposto da casa e dunque dove diavolo vuoi che sia, in Giappone? Non sono incavolato ma se tu fai domande cretine…! Non sono neppure di cattivo umore. Insomma, taglia corto e non rompere. Dimmi che vuoi. Andare dove? Al lago? Daniele, fermati, prendi fiato: so bene cos’è un lago. Non t’affannare a darmene la definizione scientifica! E allora, che? Non mi va. Non mi va e basta. Ecco, bravo, resto a casa. Perché, cosa? E che ne so?… Probabilmente perché non no nessuna voglia di andare al lago o forse perché non ho proprio voglia di uscire o per un accidente che non ti pigli! Ti sbagli, non sono nervoso. Sì, ne sono certo. Bene. D’accordo. Ho capito, andrai in bici… In macchina? Ma va’ come cazzo vuoi: in bicicletta, in macchina, in aereo, a cavallo…! Non sono agitato. Sì, ciao, ciao. Daniele, ciao! (Riattacca nervosamente) E che…! Non la finiva più con ‘sto lago! (Riflette) Ma di che lago parlava il demente… se non c’è ombra di lago nel raggio di trecento chilometri? Quello è fuori di testa…Chissà dove andrà a finire… Beh, male che vada, lo rimanderanno a casa col foglio di via.
(Si risente il rumore della porta che si chiude e poi ancora lo scampanellio)
VOCE DI SONIA – Siamo qui!
LUCIO – Ho sentito! E staccagliela quella maledetta campanella se proprio non te la senti di staccargli la testa!
VOCE DI SONIA – Campanellina e testa stanno benissimo dove stanno. (Al cane) Vieni qui, amore mio, ché la mamma ti toglie il guinzaglio…
LUCIO – Ti proibisco di fare entrare qui la fastidiosa bestiolina!
VOCE DI SONIA – Va’ a cuccia, tesoro… Non hai sentito l’orco cattivo? Quello ti mangia in un sol boccone. Ahm! Così, ti mangia!
LUCIO – Non sei divertente!
(Altro scampanellio)
3 –
SONIA – (entra) Nemmeno tu mi fai scompisciare dalle risate.
LUCIO – Non ne ho la pretesa.
(Pausa di silenzio)
SONIA – Come intendi organizzarti, oggi?
LUCIO – Non ne ho la più pallida idea.
SONIA – Non ti ho chiesto che cosa vuoi fare della tua vita. Ti ho solamente domandato…
LUCIO – Ed io ti ho risposto. Non lo so.
SONIA – Non è una risposta.
LUCIO – Lo è.
SONIA – Comunque, non è esaustiva.
LUCIO – Pazienza.
SONIA – Sei superficiale, Lucio.
LUCIO – Pazienza.
SONIA – La giornata mi sembra abbastanza bella.
LUCIO – In che senso?
SONIA – In senso meteorologico, naturalmente.
LUCIO – Volevo ben dire.
SONIA – Le sole speranze cui possiamo legittimamente aspirare, ormai, appartengono esclusivamente alla sfera meteorologica. Chissà se nel pomeriggio, il tempo si manterrà altrettanto bello…
LUCIO – Non me ne frega assolutamente nulla.
SONIA – Hai intenzione di restare a casa tutto il giorno?
LUCIO – Probabile.
SONIA – Ottima prospettiva.
LUCIO – Dammi una sola ragione per non rimanere a casa.
SONIA – “Vivere!”, ad esempio. Non ti sembra una ragione accettabile? O meglio, sopravvivere. Sopravvivere a questa noia mortale.
LUCIO – Sonia, ne hai ancora per molto? Ti avverto che questo ridicolo sproloquio mi ha già notevolmente triturato i genitali.
SONIA – Perché li chiami “genitali”? Tale definizione dovrebbe riguardare soltanto quegli attrezzi maschili atti a “generare”. I tuoi, credo, non abbiano affatto espletato il compito per cui madre natura li ha creati.
LUCIO – Ci risiamo? Se i figli non sono arrivati, non è colpa mia e tu…
SONIA – I figli non “arrivano”! I figli “si vogliono”!
LUCIO – Non sono certo stato io a non volerli!
SONIA – Quanto alle colpe, abbiamo solo appurato che “io” non ne ho. Giacché, per quel che riguarda te, hai rinunciato a qualunque tipo d’indagine.
LUCIO – Ora basta! Smettila! Non provocarmi, altrimenti…
SONIA – Altrimenti… cosa?
LUCIO – Ti prendo a calci in culo! E bada che ne son capace!
SONIA – Sì, ne sei capace, lo immagino. Il problema è che, dopo avermi preso a calci, quegli affari che ti ostini a chiamare impropriamente genitali, te li ritroverai al posto delle tonsille! E bada che anch’io ne sono capace!
LUCIO – Bene. Adesso che si siamo sfogati, chiudiamo qui il nostro dialogo.
SONIA – Hai ragione tu: chiudiamo l’argomento, chiudiamo qualsiasi argomento.
LUCIO – Posso sapere che diavolo hai? Sei sempre nervosa, attaccabrighe, insoddisfatta… Ma qual è la ragione?
SONIA – Ah, sarei io l’attaccabrighe, l’annoiata…? E tu? Non mi risulta che tu sia incline al dialogo, equilibrato e soddisfatto.
LUCIO – Se sono diventato scorbutico, la colpa è tua e del tuo comportamento!
SONIA – E ti pareva! Vuoi sapere che ho? Ebbene, sono preoccupata.
LUCIO – Preoccupata… di cosa?
SONIA – Preoccupata per me, per te, per ciò che non abbiamo, per la nostra vita di coppia… Preoccupata per il nostro futuro…
LUCIO – Non vorrai preoccuparti anche della fame nel mondo o della guerra in Iraq, spero…
SONIA – Non ti offenderai se ti dico che sei meschino, presuntuoso, superficiale, inaffidabile, insensibile e caparbiamente cretino.
LUCIO – Hai finito?
SONIA – Potrei continuare ma non voglio straziarti il cervello.
LUCIO – (urla) Vuoi sapere perché non ti sopprimo? Per non darti la soddisfazione di vedermi finito in galera! È assurdo e iniquo, lo so. È immorale, me ne rendo conto ed è soprattutto ingiusto ma se ti ammazzo, avranno l’impudenza di condannarmi all’ergastolo! (Esce)
4 –
(Luce solo su di lei. Si sente la voce di Sonia – naturalmente registrata – che darà vita ai pensieri della stessa).
VOCE DI SONIA – Che buffo! Io amo quest’uomo. L’ho sempre amato. Nonostante i suoi difetti. Nonostante tutto. Però – lo confesso – mi piacerebbe un Lucio… diverso. E una situazione diversa.
(Il sogno di Sonia si materializza. Irrompe in scena Lucio, visibilmente allegro e con l’aria di chi si appresta a fare uno scherzo. Si porta alle spalle di Sonia, le copre gli occhi con le mani e altera goffamente la voce).
LUCIO – Prova a riconoscermi, donna! Rispondi, chi si è intrufolato in casa tua?
SONIA – (ride divertita) Non ti sei intrufolato solo nella mia casa ma anche nella mia vita!
LUCIO – Imperdonabile intrusione. Ma ho un sacco di attenuanti…
SONIA – Per esempio?
LUCIO – Uno, in special modo.
SONIA – Cioè?
LUCIO - Il motivo principale per cui, bella signora, mi sono introdotto nella sua vita è che… l’amo da morire. (L’abbraccia. Lei, per gioco, si scioglie da quella stretta)
SONIA – E perché mai dovrei crederle, caro signore?
LUCIO – Guardi in fondo ai miei occhi, dolcissima signora, e verifichi pure, prego.
SONIA – (sorride e lo scruta platealmente negli occhi) Vediamo un po’. Francamente, non vi scorgo nulla di interessante… o forse, sì… qualcosina… roba di poco conto.
LUCIO – La prego, mi dica che anche lei mi ama alla follia!
SONIA – (gli butta le braccia al collo) Sì, lo confesso: ti amo alla follia!
(I due si scambiano un bacio)
SONIA – Il bambino?
LUCIO – Dorme come un angioletto.
SONIA – E…
LUCIO – Sì, anche Rudy dorme tranquillo nella sua cuccia. (Si alza, mette in funzione lo stereo: la musica di un valzer inonda la scena) Mi concede questo ballo, signora?
SONIA – Con enorme piacere, signore.
(I due ballano. Durante il valzer, lentamente, buio.
Un istante dopo – quando la scena tornerà ad illuminarsi – ritroviamo Sonia, seduta come prima del “sogno”. Entra Lucio)
5 –
LUCIO – La doccia non funziona, ovviamente.
SONIA – Ovviamente.
LUCIO – Ieri ti avevo supplicata di telefonare all’idraulico.
SONIA – Ho telefonato all’idraulico.
LUCIO – E allora?
SONIA – Ieri era sabato, oggi è domenica. Spera di potercela fare – mi ha detto – per domani o martedi.
LUCIO – E perché non giovedi o venerdi… o magari il mese prossimo?
SONIA – Ma perché te la prendi con me? Che cavolo c’entro io?
LUCIO – E con chi dovrei prendermela, secondo te?
SONIA – Con l’idraulico. Sarebbe più sensato seppure inutile.
LUCIO – E invece ce l’ho proprio con te, guarda un po’! Perché non sei stata capace di mandarlo a quel paese e chiamarne un altro! Sarebbe stato così difficile?
SONIA – Non l’ho mandato a quel paese per la semplice ragione che non avrei in nessun modo trovato un altro idraulico disposto ad aggiustarti la doccia il sabato o la domenica. Quindi ho creduto…
LUCIO – Quel che tu credi non ha la minima importanza! Il problema serio, adesso, è che non potrò lavarmi.
SONIA – Infilati nella lavatrice: con un paio di risciacqui e qualche centrifuga, risolverai il tuo problema serio. (Esce)
6 –
LUCIO – (riflette) Nella lavatrice?! (Realizza e inveisce all’indirizzo della moglie) Preferisco la vasca da bagno, se permetti! È più rilassante… ed io ho sempre bisogno di rilassarmi, in questa casa!
VOCE DI SONIA – Anch’io!
LUCIO – (tra sé) Che vita scialba e barbosa! Che vita di merda! Quel che manca è… è il pepe, l’allegria, la voglia di essere – perché no? – trasgressivi e sessualmente intraprendenti! Sarebbe tutta un’altra faccenda…
(Il “sogno” di Lucio si materializza. Rapido cambio di luce.
Lucio è sempre in scena. Appare, alquanto svestita e provocante, Sonia. I due ballano un appassionato, travolgente tango. Poi si abbandonano sul divano).
LUCIO – I tuoi occhi sono gemme preziose abilmente incastonate in un volto incantevole e sfavillante di luce! Le stelle del firmamento - seppure splendide e belle - provano invidia per il fulgido fascino dei tuoi globi oculari e la radiosa luna impallidisce alla tua vista e, confusa, cela la vergogna dietro una compiacente nuvola. Porca troia, quanto mi piaci!
SONIA – Le tue parole sono note dolcissime per i miei organi uditivi. Sono schegge di luce, scintille d’amore, gocce di fresca rugiada che giungono fino all’anima… Prendimi qui, porcone!
LUCIO – (freneticamente le stringe forte il braccio) Sì, ti prendo qui! (Le afferra le spalle) E poi qui! (Le stringe i fianchi) E qui!
SONIA – (stizzita) Prendimi qui, sul divano!
LUCIO – (finalmente capisce) Ah, qui, sul divano? Ma certo, sarai mia sul divano, sotto la doccia, sulla lavastoviglie, dentro la lavatrice, nel cassetto del comò…
SONIA – In ascensore…!Sì, in ascensore! Mi piace il su e giù: lo trovo divertente e alquanto eccitante! Vieni, facciamolo in ascensore, maialone!
LUCIO – In ascensore…? Dici davvero?
SONIA – Sì, mio bel maschio sudicione! Andiamo!
LUCIO – Forse non è il caso… Via, amore, fatti venire qualche altra idea.
SONIA –(nervosamente) Io l’idea l’ho avuta ma tu stai tentando di sabotarla! Se non vieni subito con me, entrerò tutta nuda in ascensore e farò su e giù da sola! (Via, seguita da Lucio.
Buio. Si sente il trillo del telefono. Quando tornerà la luce, rivedremo Lucio, da solo, come prima del “sogno”).
LUCIO – Vuoi rispondere al telefono, sì o no?
VOCE DI SONIA – No!
LUCIO – (alza il ricevitore) Chi è? Pronto! Pronto! Chi cacchio è?
SONIA – (entra) Chi cacchio è?
LUCIO – (ripone il ricevitore) Hanno riattaccato.
SONIA – Perché avrebbero dovuto riattaccare?
LUCIO – Già, perché?
SONIA – C’è una spiegazione a tutto. Magari si sarà reso conto d’aver sbagliato numero e…
LUCIO – Bada che io non sono un fesso!
SONIA – E’ ancora da dimostrare.
LUCIO – Appena il tizio ha sentito la mia voce, ha riattaccato.
SONIA – Appunto. Perché ha capito d’aver sbagliato. E poi, perché dici “il tizio”? Non potrebbe essere stata una “tizia”?
LUCIO – Lo escludo.
SONIA – Lo escludi?
LUCIO – Il respiro m’è parso piuttosto maschile.
SONIA – Ma guarda un po’!
(Suona ancora il telefono)
LUCIO – Adesso lo mando…!
SONIA – Rispondo io. (Alza la cornetta) Sì, pronto. Sì, sono io. Chi è?
LUCIO – Chi è?
SONIA – Sta zitto. No, non dicevo a te… No, non sono sola, infatti. (Guarda il marito con intenzione) Ma è come se lo fossi. Dimmi tutto.
LUCIO – Ma si può sapere chi è questo imbecille?
SONIA – (a Lucio) Non è un imbecille! (All’interlocutore telefonico) Dice che sei un imbecille. Sì, così ha detto.
LUCIO – Ma chi è, Daniele?
SONIA – No. No, non dicevo a te. Che vuoi farci? Sì, è qui con me ma sta’ tranquillo, è innocuo. (Ride di cuore)
LUCIO – Ma che ridi? Cosa c’è da ridere tanto?
SONIA – (continua a ridere) Davvero? Questa è bella… Ma sì, ti credo… Un affare serio, a quanto pare… Ma no, non ti prendo in giro, ci mancherebbe. D’accordo, non rido più, contento? Cosa? Non so se posso. Ho capito ma non so se mi sarà possibile, ti dico. Va bene, vedremo. Va bene, va bene. Ciao. Ciao. Te lo prometto. Ciao. (Riattacca)
LUCIO – Cos’è che gli prometti?
SONIA – Eh? No, niente d’importante.
LUCIO – Posso sapere chi era?
SONIA – Un amico o meglio, un collega.
LUCIO – Un collega?
SONIA – Sì. Che c’è di tanto strano?
LUCIO – Strano e curioso, direi… considerato che tu non lavori.
SONIA – Prima che ci sposassimo, lavoravo in uno studio legale. O no?
LUCIO – Ma sono passati cinque anni. O no?
SONIA – E allora? È così bizzarro che un collega mi chiami seppure dopo cinque anni?
LUCIO – Sì. Assolutamente bizzarro. (Silenzio) E… che ti diceva di tanto divertente da farti crepare dal ridere?
SONIA – Ma figurati, sciocchezze.
LUCIO – Sciocchezze, va bene. Raccontamene una… così, per riderci anch’io.
SONIA – E chi ti dice che ne rideresti?
LUCIO – Tu provaci. E se non riderò, amen.
SONIA – Sei noioso, Lucio.
(Lungo silenzio)
LUCIO – Posso… Posso farti una domanda?
SONIA – Se proprio ti scappa…!
LUCIO – So perfettamente che è una domanda ignobile. Indegna di un marito per bene...
SONIA – Non farla tanto lunga.
LUCIO - … posta ad una moglie per bene.
SONIA – Ho capito. E allora?
LUCIO – Mi tradiresti, tu?
SONIA – Sì.
LUCIO – Evviva la sincerità.
SONIA – E tu? Tu mi tradiresti?
LUCIO – Non cambiare discorso!
SONIA – Non cambio discorso. Ho solo ribaltato le posizioni. Rispondi, dunque: mi tradiresti?
LUCIO – No!
SONIA – E perché?
LUCIO – Perché… perché… Ma che cacchio c’entro io? Sei tu, ora, al centro della questione. E mi hai già dato una risposta, mi pare. Una risposta chiara ed inequivocabile.
SONIA – Leale, soprattutto. Al contrario della tua.
(Silenzio)
LUCIO – Le donne si distinguono in due categorie: le poco di buono e le puttane. Tu a quale specie appartieni?
SONIA – Gli uomini – i maschi, intendo – si suddividono in due tipologie: gli stronzi e gli inetti. Con quale schiera ti identifichi, tu?
(Silenzio.
Entrambi, all’unisono, prendono dal medesimo pacchetto, una sigaretta e l’accendono).
LUCIO – (sorpreso) Stai fumando!
SONIA – Intuito straordinario.
LUCIO – Ma se non hai mai acceso una sigaretta in vita tua!
SONIA – C’è una prima volta per tutto.
LUCIO – Hai sempre sostenuto la lotta antifumo come un’autentica crociata e adesso…
SONIA – Nelle lotte, si vince e si perde. Io ho perso e… ci fumo sopra… per consolarmi della disfatta.
LUCIO – Inaudito! E tutte le tue appassionate filippiche sui danni che provoca…
SONIA – Oh, Falla finita, m’hai stufato. Io fumo e basta!
LUCIO – Magari sarà stato il tuo misterioso… collega a convertirti…
SONIA – No, la conversione è avvenuta per folgorazione divina come per San Paolo, sulla via di Damasco.
LUCIO – Quando lo hai visto, l’ultima volta?
SONIA – Chi?
LUCIO – San Paolo! Chi?! Di chi stiamo parlando?
SONIA – Di chi stiamo parlando?
LUCIO – Di lui! Del tuo affascinante collega!
SONIA – Chi ti dice che sia affascinante?
LUCIO – Non lo è?
SONIA – Non saprei. Per certi aspetti potrebbe dirsi affascinante, per altri, no. Il concetto di fascino è assolutamente opinabile.
LUCIO – Naturalmente. Esci spesso con lui?
(Silenzio)
Quando vi siete visti, l’ultima volta?
(Silenzio)
Smettila di fumare e rispondi.
SONIA – Anche se fumo, potrei risponderti ugualmente, se volessi.
LUCIO – Capisco. Non affannarti a rispondere. Il tuo silenzio è più eloquente di qualsivoglia risposta.
(Silenzio di entrambi. I due, l’uno di fronte all’altra, si guardano fissamente. Luce soltanto su di lui. Il pubblico ascolterà i suoi pensieri).
VOCE DI LUCIO – Ha un amante, ne sono certo. Del resto, me l’ha fatto capire con estrema chiarezza… e persino in maniera sfrontata!
(I pensieri di Lucio si materializzano. Luci. Sonia – languidamente sdraiata sul divano – tormenta, con aria sognante, il telefonino).
LUCIO – (fuma nervosamente una sigaretta) Aspetti una telefonata?
(Sonia annuisce)
Si tratta sempre del tuo misterioso e affascinante “lui”?
(Sonia, senza dargli retta, canticchia innescando in lui una fatale reazione nervosa).
Sonia! Ti ho chiesto se…!
SONIA – Ho sentito benissimo quel che mi hai chiesto.
LUCIO – E allora, rispondi, cazzo!
SONIA – (quasi sorpresa) Ma senti un po’… non sarai geloso, per caso?
LUCIO – Io, geloso? Non farmi ridere!
SONIA – Appunto.
LUCIO – Appunto.
(Improvvisamente, le salta addosso, la schiaffeggia con violenza).
SONIA – (urla fra le lacrime) Ma sei impazzito? Basta! Fermati, mi fai male! Ti prego!
LUCIO – (si ferma ma le sta sempre addosso, pronto a ricominciare) Adesso, mi dirai, spero!
SONIA – (continua a piangere) Che… che cosa vuoi sapere?
LUCIO – Tutto! Chi è lo stronzo, quando e dove vi incontrate… tutto! Perché non mi va d’essere preso in giro!
SONIA – Io non ti ho mai preso in giro. Ti ho, forse, nascosto la sua esistenza?
LUCIO – No, anzi, tott’altro! Da qualche tempo, non fai che compiacerti di questa tresca ignobile e balorda! Puttana!
SONIA – Ma è solo un gioco innocente, il nostro, te lo giuro. Io non ti tradirei mai, Lucio… mai! E la ragione è una. Una soltanto: io ti amo!
LUCIO – Bel modo, questo, di dimostrare il tuo amore! Troia! (la percuote ancora poi, sarcastico) E già che ci sei, dammi un’altra prova del tuo grande amore… Invitalo a cena, una di queste sere! Io, tu e lui… che ne dici, eh?
SONIA – Non ho fatto nulla di male, io. Nulla di cui debba vergognarmi. Mi sono sempre comportata da donna e da moglie onesta. Devi credermi! L’ho incontrato solo una decina di volte… non di più!
LUCIO – (altro schiaffo) Soltanto? E perché mai?
SONIA – (piange) Te l’ho detto: sei tu il mio uomo, l’unico uomo della mia vita.
LUCIO – Puttana e bugiarda. (Si scosta da lei) E va bene. Facciamo le persone civili. (Tira fuori dalla tasca, una pistola).
SONIA – (terrorizzata) Che significa? Che cosa vuoi fare? Sei davvero impazzito?
LUCIO – Mi spiace per te e per lui - soprattutto per te – ma, a questo punto, devo sopprimerti. E’ d’uopo.
SONIA – (urla, in preda al panico) Metti via quella pistola! Mettila via, pazzo!
LUCIO – (serafico) Lo ribadisco, Sonia, comportiamoci da persone civili… Niente urla, niente pianti, niente tragedie, per favore. (Le spara un colpo di pistola. Buio, per qualche istante).
Quando tornerà la luce, rivedremo ancora i due che continuano a fissarsi).
SONIA - … e adesso scopro che sei geloso. Inaudito!
LUCIO – (ancora distratto dai pensieri di prima) Cosa?
SONIA – Figuriamoci se mi ascolti quando ti parlo! Dicevo che questa tua gelosia mi sorprende non poco.
LUCIO – E allora, smetti di sorprenderti giacché ti assicuro che non sono affatto geloso.
SONIA – (delusa,ironica) Ah, ecco. Beh, meno male… Mi sono preoccupata, senza ragione!
LUCIO – La gelosia, mia cara, è un’emozione che appartiene agli idioti.
SONIA – Agli innamorati, direi, non agli idioti!
LUCIO – Per carità, Sonia, non essere melodrammatica.
(Luce solo su Sonia. Sentiremo, ora, i suoi pensieri).
VOCE DI SONIA – Non prova più nulla per me. Chiaro come il sole. Ma guardatelo com’è tranquillo! Si è arrabbiato di più per la doccia guasta che per il mio tradimento! Francamente speravo accadesse ben altro.
(Buio. Le fantasie di Sonia si materializzano. Vedremo lei passeggiare lentamente. Lui è mestamente abbandonato sulla poltrona).
LUCIO – (sospira) Quest’uomo è così importante, per te?
SONIA – Forse.
LUCIO – Cosa pensi di fare?
SONIA – Non lo so.
LUCIO – Lo ami al punto che mi lasceresti?
SONIA – Non lo so.
LUCIO – E di me? Non t’importa nulla di me?
SONIA – E a te, di me?
LUCIO – Che vuoi dire?
SONIA – Per te, vivere insieme vuol dire condividere casa, cibo e letto. A te, per sentirti vivo, è sufficiente litigare per l’idraulico o per Rudy…! A ne, non bastano quattro scenate, per sentirmi viva!
LUCIO – Ma cosa vorresti…? Litigare più spesso?
SONIA – (non raccoglie l’ironia) Non stiamo più bene, insieme, Lucio… è evidente. E allora, è meglio separarsi. (Si siede).
LUCIO – (si butta in ginocchio, ai suoi piedi, quasi piangendo) Ti scongiuro, Sonia, non lasciarmi! Non farmi questo, amore mio, perché ne morirei!
SONIA – Sono certa che sopravvivrai.
LUCIO – Quando verrai al mio funerale, ti pentirai di avermi abbandonato!
SONIA – Per carità, Lucio, non diventare melodrammatico!
LUCIO – …Il rimorso ti spezzerà il cuore! Soffrirai, come mai, in vita tua! E piangerai disperata, sulla mia bara…!
SONIA – Dici? E allora, sarà meglio che io non venga al tuo funerale.
LUCIO – Lo so. Ho un pessimo carattere e non ti ho mai reso felice… ma cambierò! Ti giuro che cambierò! D’ora in avanti, sarò un altro uomo! Io… io non voglio perderti, Sonia! (Piange) Io ti amo! Ti amo più della mia stessa vita!
SONIA – (lo abbraccia) Alzati, scemo! E non mi perderai perché ti amo anch’io!
(Buio per un momento. Squilla il telefono.Poi, rivedremo i due, come prima del “sogno”).
LUCIO – (solleva la cornetta e risponde) Chi è? Pronto! Pronto! (A Sonia) Il tuo spasimante ha riattaccato ancora. Sarà meglio prenda tu il telefono, la prossima volta… La mia voce non gli garba… ovviamente.
SONIA – A quanto pare, non gradisce neppure la mia voce, visto che ha riattaccato anche quando sono stata io a rispondere.
LUCIO – Non ho capito.
SONIA – Non c’è nessuno spasimante… purtroppo.
LUCIO – Ma allora… prima…
SONIA – Ho finto, sì! Ho colto al volo quell’occasione ed ho finto di parlare col mio collega-amante! Parlavo da sola, praticamente! Perché non c’era nessuno ad ascoltarmi… nemmeno tu!
LUCIO – E dunque, tutta quella manfrina…
SONIA – E’ stato solo un patetico monologo.
LUCIO – Tu sei totalmente fuori di testa!
SONIA – Hai perfettamente ragione.
LUCIO – Ma posso sapere perché…
SONIA – Perché l’ho fatto? Per scuoterti! E per scrollarci di dosso questa noia polverosa che ci sta seppellendo!
LUCIO – Ribadisco: tu sei fuori di testa!
SONIA – Sì, è stato proprio un penoso fiasco. Un cadavere avrebbe avuto una reazione più vivace, probabilmente. Tu, invece, sei rimasto lì, sprofondato su quella poltrona, a sciorinare due o tre domande banali… a indagare con la freddezza e l’ottusità di un poliziotto mediocre. Ma quello che avrei voluto sentire, non l’hai detto, Lucio.
(Si sente guaire Rudy).
Sì, tesoro, adesso ti preparo la pappa! Vado da Rudy. Almeno lui mi capisce alla perfezione, ed io capisco lui. Mi basta osservare come muove la coda, per conoscere i suoi pensieri e le sue emozioni… Un piccolo sus-sulto della coda e so cosa mi dice. A te, evidentemente, quel che manca è la coda. (Esce. Lucio rimane da solo, frastornato).

SIPARIO




ATTO SECONDO

Medesima scena del primo atto. Sono trascorsi alcuni anni. È ancora domenica. Tardo pomeriggio. All’apertura del sipario, Lucio, seduto a fumare sul divano, guarda la tv. Squilla il telefono

LUCIO – Rispondi tu?
VOCE DI SONIA – No.
LUCIO – Naturalmente. (Alza la cornetta) Chi è? Ciao, Daniele. Benissimo, grazie e tu? Ne sono felice. E adesso che ci siamo rassicurati sul nostro reciproco stato di salute, direi di passare ad altro. Che ne pensi? Non sono nervoso… e nemmeno di cattivo umore, tranquillizzati. Insomma, cazzo, ti dispiacerebbe dirmi… Ma non ce l’ho con te, Daniele! Perché mai dovresti starmi sulle palle? Solo perché da sei anni, mi chiami tutte le domeniche per delle stronzate? Ma figurarsi! Aspetta… fermati! Ti avverto: se continui a chiedermi se sono nervoso, finirai col farmi incazzare davvero! Ecco, bravo, ti ringrazio. Sì, ti ascolto. Non mi concedi scampo: “devo” ascoltarti. Sì… sì… Che attentato? Dico: a quale attentato ti riferisci? Ce ne sono stati diversi, in Italia, negli ultimi… Stamattina? E dove? Qui? Hanno preso di mira anche la nostra città, adesso… Quanti? Dio mio, sei morti?! Quando la smetteranno, questi pazzi? Sì, hai ragione… stavolta, non hai chiamato per una stronzata… No, non l’ho sentito il tg… Stavo guardando un vecchio film… Lo so, la situazione è allarmante… ce li abbiamo sotto casa, ormai… E che vuoi che dica? Speriamo che al più presto ritorni la calma. Eh? Fai bene. No, rimango a casa anch’io. Dove vuoi che vada, con l’aria che tira? Va bene. Va bene. Ciao. E tu salutami Cristina. Ma chi ha parlato di bambina? Ho detto “Cristina”, salutami Cristina! Esatto! Ciao! (Riat-tacca) Col passare degli anni, si rincoglionisce sempre di più!
2 –
SONIA – (entra) “Chi” si rincoglionisce?
LUCIO – Daniele.
SONIA – Perché dici che è rincoglionito? Cristina non s’è mai lamentata di lui.
LUCIO – Lei non fa testo: è più imbecille di suo marito!
SONIA – Secondo te, eccetto noi, tutti gli altri sono dei poveri imbecilli!
LUCIO – Eccetto “noi”? E chi l’ha detto? Che c’entri tu?
SONIA – Hai ragione. Perdonami se per un attimo – colta da improvviso raptus di megalomania – mi sono indegnamente uguagliata a te!
LUCIO – Comunque, riconosco che non sei idiota quanto Cristina. Seppure…
SONIA – Seppure?
LUCIO – Seppure qualche volta, ho avuto seri dubbi sul tuo stato di salute mentale.
SONIA – Io, invece, sulle tue condizioni mentali, non ho mai avuto il minimo dubbio. Ho sempre saputo che sei cretino.
LUCIO – (sorriso ironico) E’ questo il motivo per il quale t’ho sposata. Se non fossi stato un cretino, mica l’avrei fatto!
SONIA – (ricambia il sorriso ironico) Sì, nella fattispecie, siamo stati due perfetti idioti, lo ammetto.
LUCIO – Ma la tua idiozia, talvolta, ha raggiunto picchi sorprendenti.
SONIA – Ti riferisci a qualche circostanza specifica, immagino.
LUCIO – Mi riferisco esattamente a quella tua infelice sceneggiata…
SONIA – Ho capito: la telefonata col mio presunto amante. Dopo due anni, continui a ricordarti e a ricordarmi questa faccenda!
LUCIO – E come potrei scordarmi…?
SONIA – Da due anni, ne parliamo con una cadenza mensile. Non ti sembra il caso di farla finita?
LUCIO – Va bene, non ne parliamo più. Ho tirato fuori questo episodio, soltanto per puntualizzare il tuo livello di stupidità.
SONIA – Alle volte mi irriti al punto che ti pianterei una coltellata nella pancia. Il guaio è che non ne ho il coraggio!
LUCIO – Ecco un’altra ragione per cui t’ho sposata: con te sono sicuro di non ricevere mai una coltellata nella pancia.
SONIA – Sì ma sta’ in guardia: la natura umana, spesso, è soggetta a metamorfosi sorprendenti.
LUCIO – Assolutamente vero.
(Pausa. Entrambi accendono una sigaretta)
SONIA – Dovremmo smettere di fumare.
LUCIO – Perché?
SONIA – Perché fumare è un brutto vizio.
LUCIO – Se per te è un vizio, smetti pure. La mia è una piacevole abitudine.
SONIA – E ti pareva! Ma sappi che il mio vizio e la tua piacevole abitudine conducono alla tomba esattamente allo stesso modo.
LUCIO – Anche la vita conduce alla tomba. E allora?
SONIA – E allora niente, mi arrendo. (Pausa) Che ti raccontava Daniele?
LUCIO – Nulla d’importante. Il solito attentato terroristico. Ma, stavolta, qui, in periferia…
SONIA – Un altro? Ed è successo qui, da noi?
LUCIO – Perché ti sorprende? Qui o altrove, se ne conta almeno uno a settimana, da qualche tempo. Nel mese scorso, ad esempio…
SONIA – Cosa fai, tieni la contabilità degli attentati?
LUCIO – Non tengo la contabilità. Mi limito alla semplice constatazione di quanto accade da un anno a questa parte.
SONIA – Tu ti limiti a constatare! Ma la faccenda sembra non preoccuparti minimamente.
LUCIO – Servirebbe a qualcosa?
SONIA – Che cavolo c’entra?
LUCIO – Se mi preoccupassi, credi che quei signori smetterebbero di far saltare in aria la gente?
SONIA – No, non credo.
LUCIO – E allora, vedi bene che è pressoché inutile preoccuparsi. Si rischia solamente un esaurimento nervoso. Come Daniele che…
SONIA – E… quante vittime, stavolta?
LUCIO – Sei, pare.
SONIA – Sei morti?! Dio santo, sei morti! E noi, qui, a sonnecchiare e conversare amabilmente…!
LUCIO – Io non direi “amabilmente”.
SONIA – E va bene, va bene, non ci preoccupiamo di nulla! Stiamocene tranquilli a fumare la nostra ennesima, velenosa sigaretta e a vedere il centesimo film alla tv! Tanto, cosa mai potrebbe capitarci? Al massimo, qualcuno ci lancerà una bomba dentro casa! Finiremo spappolati in mille pezzettini! Troveranno le nostre budella spiaccicate al soffitto! Persino il tuo cervello schizzerà fuori da quella testa di cazzo! Non sei curioso di sapere dove troveranno i resti del tuo prezioso cervello?
LUCIO – Francamente, no.
SONIA – Schifosamente incollati allo schermo della tv!
LUCIO – Non diventare isterica, ti prego.
SONIA – E perché no? Non c’è momento migliore per diventare isterici! E sai perché sono isterica? Per la banalissima ragione che ho paura! Una gigantesca, incontrollabile, fottuta paura! Chiaro?
LUCIO – Sì, non v’è dubbio: sei turbata. Quando usi il turpiloquio è segno che sei molto inquieta.
SONIA – Voglio Rudy, qui, con me! Va’ a prenderlo!
LUCIO – Ti ricordo che il veterinario ha detto…
SONIA – Non me ne frega nulla! Il cane è mio, non suo!
LUCIO – Senti, Sonia, io sarei felicissimo di accontentarti, anche perché ogni giorno di degenza in quella clinica… hollywoodiana – dove tu hai preteso venisse ricoverato – mi costa un accidente!
SONIA – Me ne infischio dei soldi! Io desidero che il mio Rudy abbia il meglio.
LUCIO – Giusto. Ma se tu, adesso, lo vai a prelevare, rischi il peggio, per lui… rischi di lasciarlo zoppo per sempre… e magari di farlo crepare, considerata l’entità dell’infezione!
SONIA – (lo guarda a lungo, sorride) In fondo, anche tu gli vuoi bene, ammettilo… e ti dispiacerebbe, se morisse, vero?
LUCIO – Per forza. Dopo tutti i soldi spesi, sarebbe l’ultima carognata che potrebbe farmi, quel figlio di un cane! E smettila di sorridere, per favore.
SONIA – Vorresti apparire più cinico di quel che sei ma, stavolta, non sei credibile, caro.
LUCIO – Non dire scemenze! Ti assicuro che quell’antipatica bestiola continua a starmi regolarmente sulle palle!
SONIA – Comunque, hai ragione tu… Dopo l’intervento, è giusto che Rudy stia qualche giorno, sotto controllo.
(Si sente, improvvisamente il fragore di un’esplosione non molto lontana. Sonia sobbalza e lancia un urlo di spavento).
LUCIO – Che… che è stato?
SONIA – (agitatissima) Una bomba! Che altro potrebbe essere?
(Suona il telefono. I due – già scossi dall’esplosione – urlano all’unisono e si abbracciano istintivamente).
LUCIO – Sta’ calma…
SONIA – Sì… Anche tu.
LUCIO – Forse… dovremmo rispondere…
SONIA – E allora rispondi! Questo trillo m’innervosisce! Muoviti!
LUCIO – (alza la cornetta) Pronto…Chi è? Ah, Daniele… (alla moglie) E’ Daniele.
SONIA – (stizzita) L’avevo intuito!
LUCIO – Sì, Daniele… Beh, anche qui… un’esplosione molto forte… Sonia è ancora particolarmente scossa…
SONIA – Tu, invece, no, eh?
LUCIO – (continua la conversazione al telefono) Non ne ho idea. E da te, ci sono state vittime? Non urlare, ho sentito! E allora? Non sei il solo ad aver paura ma l’isteria non aiuta… Cerchiamo di stare calmi…
(Altra vicinissima esplosione. Lucio e Sonia urlano ancora per lo spavento)
SONIA – (in preda al panico) Io non ci resisto! Andiamo via, Lucio, scappiamo!
LUCIO – Ma dove vorresti andare? Sei matta? (Tenta di riprendere la conversazione al telefono) Daniele… sei ancora lì? Daniele! (A Sonia) S’è interrotta la linea…
SONIA – Metti giù, quel cazzo di telefono e andiamo via!
LUCIO – Ribadisco: dove andiamo?
SONIA – In un posto qualunque purché si esca da questa casa!
LUCIO – Cerchiamo di non perdere la testa. In casi come questi è pericoloso lasciarsi andare e si rischia…
SONIA – Falla finita!
(Si sentono – numerose – le sirene dei mezzi di soccorso. Lucio va alla finestra).
SONIA – Che fai?
LUCIO – Cerco di capire che succede là fuori. (Sbircia con cautela verso l’esterno)
SONIA – Cosa vedi?
LUCIO – Un continuo via vai di ambulanze e di auto della polizia… Laggiù ci sono i pompieri… Sì, vedo delle fiamme e parecchio fumo…
SONIA – Vedi morti, feriti…?
LUCIO – Ma che vuoi vedere da quassù…?!
SONIA – Se riesci a vedere i pompieri, potresti scorgere anche i morti, no?
LUCIO – Non ne vedo, ti dico!
SONIA – Mettiamo insieme quattro cose e andiamocene via da qui!
LUCIO – E insisti?! Dove?
SONIA – Da mia madre.
LUCIO – Ti ricordo che tua madre si trova negli Stati Uniti!
SONIA – E allora raggiungiamo i tuoi!
LUCIO – Preferirei raggiungerli il più tardi possibile.
SONIA – Ma perché, testone?
LUCIO – Perché sono morti da cinque anni!
SONIA – Oddio, è vero, sono morti!
LUCIO – Il problema è che tu non ragioni più! Probabilmente non hai mai ragionato ma, adesso, sei totalmente fuori di testa!
SONIA – Comunque, dobbiamo trovare una via d’uscita…
LUCIO – Abbiamo una sola alternativa.
SONIA – Quale?
LUCIO – Rimanere a casa. Ci barrichiamo dentro e…
SONIA – E moriremo come due sorci in gabbia!! E’ questo che vuoi?
(Altre esplosioni lontane…)
LUCIO – (urla) No, non voglio morire come un sorcio ma non vedo altre possibilità se non quella di restare qui!
SONIA – (urla) Non urlare!
LUCIO – (urla) Sei tu che urli!
SONIA – Sai qual è il tuo guaio? Che sei inetto e sprovveduto! Non sei in grado di prendere decisioni importanti nei momenti importanti!
LUCIO – Ma che diavolo vuoi che faccia?
SONIA – Fuori c’è la fine del mondo, non sappiamo che cazzo stia succedendo e lui non trova di meglio che barricarsi in casa! Ti odio!
LUCIO – E’ forse mia la colpa di tutto? Sono io che lancio le bombe? Rispondi, pazza!
SONIA – Non darmi della “pazza”, sai! Altrimenti ti spacco la testa!
LUCIO – (abbassa i toni, tenta di calmare se stesso e la moglie) Sonia… ti prego… sforziamoci di stare calmi…
SONIA – Non chiedermi l’impossibile. Ho i nervi tesi, come corde di violino!
LUCIO – Lo vedo. (Le prende le mani, si siedono) Ma dobbiamo - capisci? – dobbiamo essere razionali. Anch’io ho paura, che credi? Però, se adesso ci lasciassimo prendere dalle crisi di panico… se scendessimo giù in strada, finiremmo con l’esporci ad un rischio maggiore. Questi sciagurati fanno esplodere le loro bombe in mezzo alla gente, nelle piazze, sugli autobus, dentro gli edifici pubblici o al mercato… E dunque, in casa – credimi - siamo più al sicuro che in qualunque altro posto. Ne convieni?
SONIA – (confusa) Non lo so… non so più niente… non ci capisco più niente… La sola, l’unica cosa che so è che… che ho paura! Ma perché, Lucio? Perché lo fanno? E’ davvero possibile che dei pazzi fanatici ammazzino in nome di un dio? E quale dio sarebbe tanto crudele da permettere queste stragi?
LUCIO – Ho il sospetto che la fede religiosa abbia poco a che vedere con gli attentati… A parer mio, quei poveri esaltati che commettono gli eccidi, sono strumenti inconsapevoli di un progetto disegnato, non da un dio trascendentale ma da autentici pescecani senza scrupoli che mirano a destabilizzare il sistema…
SONIA – E cosa ne guadagnerebbero?
LUCIO – E chi lo sa? Lo strapotere finanziario, probabilmente. O quello politico. O l’uno e l’altro.
SONIA – Lucio…! (Scoppia a piangere)
LUCIO – (l’abbraccia, la consola affettuosamente) Oh… scema… basta. Non sei sola, capito? Tu hai me. Ed io ho te… Soprattutto, io ho te. E se, ora, piangi… se piangi, non mi aiuti! Sei tu, la mia forza. Ho bisogno del tuo coraggio… ho bisogno di te…
SONIA – (tra le lacrime) Era necessario che ti scoppiasse una bomba sotto il culo per riuscire a dirmi qualcosa di carino? (Lo abbraccia ridendo e piangendo contemporaneamente).
LUCIO – La smetti di frignare, sì o no? Anche perchè quando piangi, sei orrenda!
SONIA – (fra le lacrime) In che senso?
LUCIO – Nel senso che sei più brutta del solito.
SONIA – (sorride) Vaffanc…!
LUCIO – (la interrompe) Mi ci hai mandato un sacco di volte ma non è servito a nulla: ritorno sempre da te… più agguerrito e più stronzo di prima!
SONIA – E allora, mi sa che non ho scelta: devo sopprimerti.
LUCIO – Non ti libereresti di me neppure in questo caso. Ritornerei sotto forma di zombi… di morto vivente! (Si atteggia a improbabile zombi)
SONIA – (commenta ironicamente) Più che altro, “morto demente”!
(Risata liberatoria dei due)
LUCIO – Oh, pare abbiano smesso.
SONIA – Meno male.
LUCIO – Non sento più esplosioni, sirene… (Si avvicina al balcone) Sì, è tornata la calma, per fortuna.
(Si spegne improvvisamente la luce)
SONIA – (si agita nuovamente) Che altro succede, ora?
LUCIO – Non è mica la prima volta che va via la luce. Abbiamo una torcia elettrica, in casa?
SONIA – (sempre più agitata) Ma considerato il casino di prima… Insomma, se i telefoni non funzionano e la luce va via, significa che la faccenda è grave, non ti pare?
LUCIO – Non essere catastrofica… Ci vorrebbe una candela, almeno. Non preoccuparti, sarà un semplice guasto alla cabina elettrica… Lo ripareranno in un paio di minuti.
SONIA – Sei sempre stupidamente ottimista!
LUCIO – Vado a prendere il candelabro nello studio.
SONIA – (sconvolta) Non t’azzardare a lasciarmi da sola!
LUCIO – Ma chi ti lascia sola, sciocca?! Vado un istante…
SONIA – (isterica) Non voglio rimanere sola, hai capito, coglione?
LUCIO – (impassibile) Torno subito. (Via per qualche secondo)
SONIA – (urla terrorizzata) Lucio!!
(Lucio rientra col candelabro acceso. Alla luce tremolante delle candele, il suo volto, serio e tirato, diventa goffamente inquietante… Per un momento, Sonia lo fissa in silenzio poi scoppia a ridere fragorosamente).
LUCIO – (l’espressione facciale è, ora, comicamente inebetita) Beh?
SONIA – (non riesce a smettere di ridere) Hai… una… una faccia…!
LUCIO – (ancora immobile e col candelabro all’altezza del viso) Che faccia avrei?
SONIA – (c.s.) Dovresti vederti…! Sembri davvero uno zombi… rincoglionito!
(Il riso di Sonia contagia anche Lucio. Ridono insieme per un bel po’).
LUCIO – (appoggia il candelabro sul tavolo) Dovresti ridere più spesso.
SONIA – Anche tu.
(Per un lungo momento, restano in silenzio, a fissarsi negli occhi)
LUCIO – Che strano… Ho la sensazione… T’è mai accaduto di rivivere, improvvisamente, emozioni già provate, in passato?
SONIA – Sì.
LUCIO – E’ esattamente ciò che capita a me, in questo istante. La luce discreta delle candele… l’oscurità attorno a noi… mi riportano indietro nel tempo…
SONIA - … Al nostro primo incontro.
LUCIO – Al nostro primo incontro.
SONIA – Ricordo persino i dettagli di quella sera…
LUCIO – Anch’io. Tu indossavi una gonna lunga, beige…
SONIA – Mi sa che sbagli serata o persona perché io, quella volta, avevo una minigonna. Ed era bianca.
LUCIO – Una minigonna bianca, dici? Sì, è possibile.
SONIA – No, è assolutamente certo.
LUCIO – Va bene, va bene. Del resto, non ho mai avuto una buona memoria visiva.
SONIA – Te ne do atto.
LUCIO – Però ricordo perfettamente che eri bella e… terribilmente affascinante! Come potrei scordare quello sguardo sbarazzino … e un po’ sfrontato di chi la sa lunga …e i capelli sciolti sensualmente sulle spalle…
SONIA - … Raccolti.
LUCIO – Cosa?
SONIA – I capelli erano raccolti a coda.
LUCIO – Ma va? Non ne azzecco una, insomma.
SONIA – Decisamente, no.
LUCIO – Comunque erano neri! Erano sicuramente neri!
SONIA – Se ti riferisci ancora ai capelli, no, non erano neri bensì di un castano molto chiaro.
LUCIO – Sta di fatto – e qui ti sfido a contraddirmi – che non sei mai stata bionda!
SONIA – Hai lanciato la sfida su un terreno a te particolarmente ostico.
LUCIO – Non mi vorrai dire che qualche volta sei stata bionda!
SONIA – Due volte, per l’esattezza.
LUCIO – Non me ne rammento affatto.
SONIA – Il processo di memorizzazione è successivo e assolutamente subordinato a quello di realizzazione mentale. E poiché spirito di osservazione e perspicacia non fanno parte del tuo corredo cerebrale…
LUCIO – Non continuare: ho capito!
SONIA – Accipicchia, mi sorprendi!
LUCIO – Insomma, vorresti dimostrarmi che io, di quella serata, non ricordo un accidenti! E invece – tolto qualche piccolo e ininfluente dettaglio – tutto è ben stampato nella mia memoria!
(Sonia sorride con materna dolcezza)
E non sorridere in quel modo!
SONIA – Perché? Come starei sorridendo?
LUCIO – Lo stesso, identico sorriso di quella sera. Vuoi sapere perché ero nervoso e impacciato? Perché ogni mio movimento era goffo e maldestro? Perché quel sorriso – lo stesso di ora – mi intimidiva, mi incuteva soggezione…
SONIA – Dici?
LUCIO – Altro che se lo dico! Non mi sono mai sentito a disagio come quella sera!
SONIA – Però il disagio, l’imbarazzo e tutto il resto non ti hanno impedito di infilarmi una mano tra le cosce.
LUCIO – Una mano tra le cosce?!
SONIA – E con disinvolta destrezza, aggiungo.
LUCIO – Beh, questo ti dimostra che mi sono comportato in maniera maldestra, appunto e inopportuna.
SONIA – Perché inopportuna? A me non è mica dispiaciuto.
LUCIO – Ah, no?
SONIA – No, fesso!
LUCIO – Ma… avrai reagito in modo violento, immagino.
SONIA – Ti ho semplicemente guardato fisso negli occhi e ti ho detto:”Metti via da lì quella mano sudaticcia, per favore”.
LUCIO – E io?
SONIA – Hai ubbidito immediatamente.
(Si sente squillare il telefono di casa)
SONIA – Dio sia ringraziato, il telefono funziona. Rispondi.
LUCIO – Sarà Daniele certamente. (Alza il ricevitore) Chi è? Pronto! Non sento!
SONIA – E’ Daniele?
LUCIO – No, è una voce di donna ma non capisco chi possa… Sì, pronto! Sì, adesso la sento meglio… Chi? Ah, sei tu? (A Sonia) La mamma.
SONIA – Tua madre?
LUCIO – Fosse mia madre, saremmo in presenza d’uno straordinario fenomeno paranormale. Mia madre è morta, ricordi? Si tratta di “tua” madre!
SONIA – Mia madre?!
LUCIO – Credi sia indispensabile esaminare prima il tuo albero genealogico o vieni subito al telefono?
SONIA – Non fare lo spiritoso! Ma… chiama dagli Stati Uniti?
LUCIO – Confermo e se non ti decidi in fretta a prendere questo benedetto telefono, gran parte della tua eredità si perderà in fondo all’oceano Atlantico.
SONIA – (prende finalmente il ricevitore) Mamma! Sei tu?
LUCIO – (tra sé) Pazzesco! Continua a chiedere conferme!
SONIA – (al telefono) Ti senti bene? E’ successo qualcosa? Papà come sta?
LUCIO – Dalle il tempo di rispondere a una domanda per volta, ti pare?
SONIA – (a Lucio) Sta’ zitto! (Al telefono) Sì, mamma, ti ascolto. Ah, ecco, meno male… sono contenta. Perché? Cosa hai sentito in televisione? Beh, sì, è vero, in Italia, la situazione non è esattamente idilliaca… Comunque, siamo ancora vivi! (Si sforza di ridere) In America, invece, è tutto calmo o no? Sì, infatti, questi simpaticoni hanno rivolto le loro attenzioni verso l’Europa. Venire dove? Scherzi?! No, mamma, è impensabile. Ho capito, piacerebbe anche a noi andar via da questo casino ma non è possibile. Senza contare i pericoli cui si va incontro, al momento, viaggiando in aereo! No, no, non se ne parla nemmeno… Parla più forte, mamma, non riesco a capire… Pronto! Mamma! Sì, ora ti sento. Va bene, ti prometto che ne parlerò a Lucio ma non sperarci troppo… Ti ho spiegato… D’accordo, ci penseremo. Un bacio anche a te… Salutami papà. Ciao, ciao e riguardati, hai capito? Ciao, a presto. (Riattacca il ricevitore. Si rivolge al marito) Vorrebbe che andassimo da lei, in America.
LUCIO – Sì, ho sentito.
SONIA – E che ne pensi?
LUCIO – Esattamente quello che hai detto di pensarne tu: impossibile.
SONIA – Non so cosa pagherei per scappare da questo inferno! (Pausa. Si guarda attorno, irritata) E ‘sto cavolo di luce che non vuol tornare!
LUCIO – Vedrai che tornerà presto.
SONIA – L’hai detto anche mezz’ora fa!
(Improvvisa esplosione: un bagliore, per un istante, penetra dall’esterno. Sonia urla terrorizzata e corre ad abbracciare Lucio. Restano, immobili, in silenzio. Si percepiscono urla indistinte provenienti dalla strada e ancora sirene. La sensazione è che, fuori, sia accaduto qualcosa di terribile).
LUCIO – (sensibilmente scosso) Deve essere esplosa a un centinaio di metri. Forse è meglio che io scenda giù un momento…
SONIA – No!
LUCIO – Ma… dobbiamo capire…
SONIA – Se ce ne daranno il tempo, capiremo dopo.
LUCIO – Ti giuro che starò via pochi minuti…
SONIA – Se solo fai un passo, ti mollo un cazzotto in bocca!
LUCIO – (molto agitato) Non ci resisto! Finirò per impazzire! Non posso starmene qui, come un coglione! Io devo sapere cosa…
SONIA – L’hai detto tu: dentro casa, siamo più al sicuro che in qualsiasi altro posto! Perciò, calmati!
LUCIO – (in preda ad una crisi nervosa) Non lo so! Non so più se qui siamo davvero al sicuro! Non sono più sicuro di niente! Di niente!
SONIA – Ti prego… abbracciami!
(Lucio l’abbraccia con uno slancio disperato).
Voglio fare l’amore.
LUCIO – (sbigottito) Che stai dicendo?
SONIA – (gli si struscia addosso freneticamente) Sì, adesso!
LUCIO – Per favore, smettila! Non mi pare il momento per…
SONIA – Adesso!
LUCIO – Ma ti rendi conto che è ridicolo? Fuori c’è il finimondo e tu vai a pensare di… Anche la trasgressione ha i suoi limiti…! Questa è follia!
SONIA – Finiscila con la tua noiosa saggezza… Andiamo! (lo trascina fuori)
LUCIO – Dove, in ascensore?
SONIA – (si ferma) In ascensore?!
LUCIO – No… m’era venuto in mente… Nulla, sciocchezze… Aspetta, prendo il candelabro.
(Insieme, via.
Il trambusto, all’esterno è aumentato notevolmente: sembra una folla di persone in preda al panico. Poi, il silenzio.
Breve stacco musicale per commentare un rapido passaggio temporale.
La luce non è ancora ritornata. Squilla un telefonino.
3 –
Rientrano – pressoché svestiti – Lucio e Sonia, ciascuno con un candelabro).
LUCIO – (in cerca del cellulare) Ma dov’è?
SONIA – Sulla poltrona.
LUCIO – (finalmente risponde) Sì! Sono qui, Daniele! (A Sonia) E’ Daniele.
SONIA – (palesemente contrariata) E chi se ne frega?
LUCIO – (al telefono) Sì, Daniele. Non urlare, per favore… e non tartagliare! Non ho capito una sola parola! Ricomincia dall’inizio. Ora ho capito. E tu mi chiami per comunicarmi che non hai trovato gli spaghetti?! Ma sei scemo? E nemmeno lo zucchero, ho sentito! Che vuoi che faccia? Devo piangere e disperarmi anch’io… o preferisci che ti porti a casa un chilo di spaghetti e una tazza di zucchero? Non ricominciare a balbettare! Sì, chiariscimi il motivo della tua preoccupazione. Non ripeterlo più, ho sentito forte e chiaro: i supermercati sono affollatissimi, la gente fa lunghe code ed è rimasta poca merce negli scaffali. Come vedi, ho sentito tutto, parola per parola! Bene. Io, invece, ti dico che non è il caso di farne una tragedia. Pronto, imbecille! Ci sei? Non lo sento più. (A Sonia) Mi si è scaricata la batteria… Controlla se il telefono di casa funziona.
SONIA – (esegue) Niente da fare: muto. (Allarmata) Credi che… l’imbecille abbia esasperato il problema?
LUCIO – Assolutamente sì!
SONIA – Lo spero.
(Lucio, intanto, continuando a discutere, esce e rientra due o tre volte, per rivestirsi).
LUCIO – Che ci sia la ressa nei supermercati, francamente, non mi sorprende per nulla…
SONIA – Perché hai tanta fretta di rivestirti?
LUCIO – (trascura, volutamente, la domanda della moglie) Questi attacchi terroristici hanno fatto perdere la testa a tutti… Basta poco a provocare allarmismi, figuriamoci!
SONIA – Mi spieghi perché questa premura di…
LUCIO – Quanta roba abbiamo in frigo?
SONIA – Perché?
LUCIO - Non fare domande inutili e rispondi.
SONIA – Prima voglio capire cos’è che ti frulla in testa.
LUCIO – Cazzo! Rispondi e basta!
SONIA – Non credo ci sia molta roba e se consideriamo che i surgelati nel freezer fra poco andranno a male…
LUCIO – Faccio un salto al supermercato.
SONIA – A quest’ora è chiuso!
LUCIO – Non mi riferisco a quello che frequentiamo di solito. A meno di un chilometro, vi è un supermercato aperto ventiquattrore su ventiquattro. (Si prepara ad uscire)
SONIA – E mi lasci qui, da sola? Vengo con te.
LUCIO – Non se ne parla nemmeno.
SONIA – Io, da sola, non rimango!
LUCIO – Sonia, non rompere le palle e resta dove sei. Chiaro?
SONIA – Da quando hai deciso di fare “l’uomo”?
LUCIO – Da quando mi sono accorto di non essere una donna. Fra mezz'oretta sarò di ritorno.
SONIA – (isterica) Bada: se varchi quella soglia senza di me, mi uccido!
LUCIO – (sorriso ironico) Una ragione in più per varcare quella soglia.
SONIA – (piange) Mi troverai morta… in un lago di sangue e allora ti pentirai d’avermi abbandonata! Piangerai disperatamente e il rimorso ti tormenterà per il resto dei tuoi giorni!
LUCIO – (c.s.) Io sono fatalista: se così deve essere, così sarà. (Esce)
SONIA – Non sei fatalista! Sei stronzo!
LUCIO – (rientra per un istante) Sonia…
SONIA – (speranzosa) Sì?
LUCIO – Non mi va di ritrovarti in un lago di sangue…Il sangue m’impressiona notevolmente…
SONIA – (fuori di sé) E allora…?
LUCIO – E allora ti suggerisco di avvelenarti: è un metodo altrettanto efficace ed ha un pregio da non sottovalutare: non lascia tracce chiassose o raccapriccianti. Ciao. (La bacia. Via)
SONIA – (schiumante di rabbia) Vaffanculo!
4 –
(Sonia rimane da sola. È infuriata. Si accende una sigaretta).
SONIA – Tornasse questa luce di merda, almeno!
(Come per incanto, ritorna la luce)
Alleluia! Senza saperlo, avrò pronunciato la parola magica. (Spegne il candelabro. Infila una vestaglia.Riflette rapidamente) I telefonini! Devo ricaricarli subito! (Collega alla corrente il primo telefonino. Poi cerca l’altro, quello di Lucio) Ma dove cavolo… Vuoi vedere che quel deficiente se l’è portato dietro? Ma a cosa gli servirà, dico io, un telefono inutilizzabile? Ah, eccolo qui… Tutto sommato, non è poi, così deficiente… (Lo mette sotto carica). Ecco fatto. E speriamo che ‘sta benedetta corrente regga per un po’. (Si siede. Sembra più ri-lassata) Spero tanto che Lucio torni presto. Altrimenti… con chi litigo? (Ride) Che coppia bizzarra siamo noi due… Alle volte, ci comportiamo come due vecchi sclerotici!
(Squilla il telefono di casa). Bene. Anche il telefono è tornato a vivere. (Solleva la cornetta e risponde) Sì? Chi? Ah, ciao, Daniele. Esatto, sono proprio Sonia. Non ti sfugge niente, eh? No, non è in casa. Al supermercato per… Cosa vuoi che ti dica? È voluto andare per forza… e adesso sono un po’ preoccupata. Perché dici che dovrei essere “molto” preoccupata? (sarcastica) Grazie, Daniele… parlare con te, è un vero sollievo! E allora? L’esercito interviene per proteggere la gente, non per fucilarla! “Chi” ha raccomandato di non uscire di casa? No, non abbiamo sentito nessun notiziario! Per la semplice ragione che, qui, siamo stati senza corrente fino a due minuti fa! (urla stizzita) Evidentemente tu hai culo e noi no! Tutto qui! Hai da comunicarmi altre notizie “rassicuranti”? No, il problema è che tu sembri un invasato! Sì, sei totalmente fuori di testa! Senti, mi fai parlare con tua moglie, per favore? Ho capito ma desidero parlare un momento con Cristina! La smetti o no? (Urla) Voglio parlare con Cristina! Ecco, grazie! Sì, ciao, Cristina,,, Ascolta, noi donne siamo più lucide e razionali… Non credi anche tu che Daniele stia un tantino esagerando? Per carità, l’apprensione, in casi del genere, è assolutamente giustificata ma lui profetizza disastri biblici! Tu che ne pensi? Che sta per scoppiare una guerra… e moriremo tutti… Sì, va be’, buona notte… Grazie lo stesso. (Riattacca nervosamente) Lucio ha ragione. Sono due imbecilli! Anzi, due pazzi deliranti! La guerra, figuriamoci! Comunque, se davvero scoppiasse una guerra, creperemmo tutti… eccetto due stromzi: Daniele e Cristina. Chissà perché gli idioti sono iperprotetti dal cielo… A loro non capita mai nulla! (Guarda l’orologio sul tavolino) Speriamo rientri presto! Sono parecchio inquieta… Lui, invece, è andato via tranquillo, con quel suo sorriso sardonico stampato sulla faccia…! “Ti suggerisco di avvelenarti”! Che stronzo! Chissà come reagirebbe se…
(Sonia dà la stura alla sua immaginazione che si materializza subito. Buio per un momento. Quando la scena sarà nuovamente illuminata, vedremo Sonia, riversa, verosimilmente senza vita, sul divano. Accanto a lei, due o tre flaconi vuoti di farmaci. Vediamo rientrare Lucio, con alcuni sacchetti pieni di generi alimentari).
5 –
LUCIO – Sono qui, tesoro! Ho trovato salmone affumicato, formaggi… (lancia uno sguardo a Sonia, lascia cadere giù i sacchetti e si precipita dalla moglie) Sonia! Oddio! Sonia! Che hai fatto? Oddio, respira debolmente! Oddio, anche le pulsazioni sono impercettibili! (Nota i flaconi vuoti) Oddio, perché… perché l’hai fatto? Devo chiamare un’ambulanza! Subito! Prima che sia troppo tardi! Forse è già troppo tardi! (Corre al telefono) Non funziona! Oddio, non funziona! Che posso fare? Dovrei portarla in ospedale… o chiamare un medico…! Ma perderei minuti preziosi, probabilmente… Deve stare sveglia! E’ di vitale importanza! L’ho letto da qualche parte…! E farla vomitare! L’ho visto in un film… (Torna da lei, la scuote) Sonia! Amore mio, ti supplico, svegliati! Dovrei farle bere molto latte! Pare faccia vomitare… Sì, il latte! E’ quello che ci vuole! Oddio, non abbiamo latte! Chissà se la birra andrebbe bene? Sonia! Devi stare sveglia! E vomitare con o senza latte! La colpa è mia! L’ho uccisa io! Le ho detto di avvelenarsi e lei… Ma come cazzo si fa, dico io, a prendere sul serio i suggerimenti di un deficiente come me?! Il telefonino! Dov’è? (Trova il cellulare, digita il numero) Oddio, è occupato! Come si fa a tenere occupato il telefono di un Pronto soccorso? (Intanto, continua a scuoterla energicamente) Amore! Perdonami! Se, almeno, avesse lasciato qualche altro flacone pieno, adesso, potrei avvelenarmi anch’io! E morire insieme a lei! Non ho alternative: per suicidarmi, devo buttarmi giù, dal balcone! Ma sono sei piani… e non ne ho il coraggio! Con una buona dose di pillole, sarebbe più semplice…
SONIA – (con voce tranquilla) Di là, in bagno, l’armadietto è stracolmo di pillole. Serviti pure.
(Buio. Un istante dopo, ritroviamo ancora Sonia da sola. Si sente la porta d’ingresso che si chiude. Lucio è rientrato. Rapidamente si distende sul divano assumendo la stessa posizione in cui l’avevamo vista durante il “sogno” ).
6 –
LUCIO – (entra con due sacchetti in mano. Osserva Sonia) Beh? Che fai, dormi? Sonia! Sveglia! Sono qui! Fortuna che è tornata la luce e ho potuto usare l’ascensore! Fare sei piani a piedi, sarebbe stato un autentico suicidio… non credi? (Le si accosta) Tu non hai mai avuto il sonno pesante… quindi non mi freghi. (si accorge dei flaconi vuoti, li controlla) Flaconi vuoti. E no… con questi, non puoi esserti avvelenata. E’ da un mese che volevo dirtelo, Sonia: l’armadietto delle medicine è riempito solo da flaconi vuoti. Vogliamo buttarli via, una buona volta? Sei tosta, eh? Non accenni ad arrenderti! E va bene. Ora pronuncio la formuletta magica e aprirai gli occhietti. Scommettiamo? (Le siede accanto) So-nia… ti amo.
SONIA – (lo abbraccia ridendo) Anch’io! Ed è stato più bello di prima?
LUCIO – “Prima”, quando?
SONIA – Quando io… beh, non importa! Adesso sei qui! (Continua ad abbracciarlo, felice).
LUCIO – Sei matta, tu. Come ti salta in mente di giocare in una situazione come questa?
SONIA – E’ perché sono matta, no?
LUCIO – Sì, da legare! Lo sai che si temono altri attentati e che l’esercito presidia tutta la città, supermercati compresi?
SONIA – Lo so. Daniele mi ha ragguagliato su tutto prospettandomi scenari apocalittici.
LUCIO – Il che non mi sorprende. Quello è posseduto dalla paranoia. Però, riguardo agli spaghetti, allo zucchero e a tutto il resto, aveva ragione. Ho trovato ben poco.
SONIA – (sorride) E chi se ne importa? Siamo vivi… Siamo insieme… e tanto basta! Sai a cosa pensavo, poco fa?
LUCIO – A cosa, matta?
SONIA – (ride) Pensavo: se Lucio non ci fosse, con chi cacchio litigherei io?
LUCIO – Ho la vaga idea che, fra poco, smetterai di ridere.
SONIA – (si placa improvvisamente) Perché?
(Inaspettatamente, è Lucio che scoppia a ridere)
Beh?
LUCIO – (indica le buste con la spesa) Sai cosa c’è in quei sacchetti?
SONIA – Salmone affumicato? Formaggi…?
LUCIO – (continua a ridere) No…!
SONIA – Insomma, roba commestibile, immagino!
LUCIO – Ah, beh, su questo non v’è dubbio.
SONIA – E allora? E piantala di ridere come uno scemo!
LUCIO – Scatolame.
SONIA – Pazienza.
LUCIO - … Per cani e gatti. Non ho trovato altro. Però, mi è stato assicurato che fra due o tre giorni, tutto ritornerà alla normalità. Ma, nel frattempo, noi… (riprende a sganasciarsi)
SONIA – (piuttosto contrariata) E la faccenda ti diverte così tanto?
LUCIO – Sì, perché tu questa roba non la dai nemmeno a Rudy! Hai sempre asserito che è tutta sozzeria affogata nei conservanti. Ragione per cui Rudy si nutre esclusivamente di vitello, pollo, merluzzo… E adesso, non abbiamo alternative: o questa “sozzeria” o moriremo di fame! Non è paradossale? (Continua a ridere).
SONIA – Hai finito di fare il buffone?
LUCIO – Scusami ma la situazione è talmente curiosa che… (ride)
SONIA – (rovista nei sacchetti) Per cani… per gatti… Io, questa roba non la mangerò mai. Muoio di fame, piuttosto!
LUCIO – E perché? Non è mica veleno. È tutta pappa buona, nutriente, ricca di proteine, vitamine…
SONIA – E allora mangiala tu la “pappa buona, ricca di proteine e vitamine”! Io, al solo pensiero, vomito.
LUCIO – Esagerata! Al massimo, dopo qualche giorno, finiremo per abbaiare e miagolare! (Ride ancora)
SONIA – Tu sei il demente più demente che abbia mai conosciuto! (Contagiata, ride anche lei).
LUCIO – Io abbaierò e scodinzolerò… Tu, invece, miagolerai e farai le fusa… Cane e gatta! Pensa che bello: avremo un nuovo, inevitabile motivo per litigare!
(Non riescono a smettere di ridere).
SONIA – Sei tutto scemo! Irrimediabilmente!
LUCIO – Che coppia di svitati siamo! L’Italia è assediata dai terroristi, la nostra città è in stato d’allerta e noi due, qui, a ridere come due perfetti idioti!
(Qualcuno suona al citofono).
SONIA – (allarmata) Il citofono?!
LUCIO – Pare di sì.
SONIA – Chi sarà?
LUCIO – Se andiamo a rispondere, lo scopriremo. Magari, è quel deficiente di Danie…
SONIA – Lucio, ho paura. Non rispondiamo. Fingiamo di non essere in casa.
LUCIO – Ma perché, sciocca? (Si avvia a rispondere)
SONIA – No, ti prego!
LUCIO – Ma smettila di tremare! Non c’è ragione…
(Suonano ancora)
SONIA – Oddio, non desiste!
LUCIO – Stai calma… I terroristi, di solito, non suonano al citofono! (Risponde) Chi è? Alberto? (A Sonia) Conosciamo qualcuno che si chiama Alberto?
SONIA – No… cioè, sì! L’inserviente della clinica… Oddio, Rudy! (Strappa il citofono al marito) Alberto! Cos’è successo? Come mai…? (Respiro di sollievo) Ah, hai portato Rudy? Ma… sta bene, sì? Sì, sì, certo, ti apro subito! Sesto piano! (Riattacca il citofono) Ci ha portato Rudy! Dio, come sono contenta!
LUCIO – Anch’io: fine del salasso, finalmente! Il suo ricovero ci stava mandando in rovina.
SONIA – Vado ad aprire!
LUCIO – Di’ ad Alberto che, per il saldo del conto, passerò domani…
SONIA – Non pensi ad altro che al denaro! (Via).
7 –
LUCIO – (Si siede, sospira, quasi rassegnato) E la famiglia si ricompone.
(Rientra Sonia con Rudy, al guinzaglio).
SONIA – Eccolo qui, il nostro piccolo Rudy! Bello! Amore mio! La zampetta è guarita, vero, piccolino? Sei contento di essere tornato a casa, dalla mamma? Sei contento?
LUCIO – Se t’aspetti che ti risponda, perdi solo tempo!
SONIA – Ma certo che mi risponde! Mi rispondi con gli occhietti e col codino, vero?
LUCIO – Ma perché ti rincoglionisci quando parli con lui?
SONIA – (non lo sta neppure a sentire) Mi dai un bacetto sul naso? E adesso, un bacetto anche a papuccio!
LUCIO – No, papuccio rinuncia al bacetto! E, comunque, non sono il suo papuccio!
SONIA – (al cane) Fa il burbero ma ti vuol bene, sai? Sì, me l’ha detto lui stesso…
LUCIO – Quando l’avrei detto? Non ho mai detto nulla del genere! E ti prego di non mettergli in testa certe idee!
SONIA – Ti vuol bene tanto tanto!
LUCIO – Sì, lo amo alla follia! Soprattutto adesso che dobbiamo dividere con lui la nostra scorta di cibo!
SONIA – Io gli cedo la mia parte! (Al cane) E’ vero, amore… purtroppo, dovrai accontentarti, per qualche giorno.
LUCIO – Ah! È lui che “deve accontentarsi”!
SONIA – Adesso, ti lascio con papuccio perché la mamma deve prepararti la cuccia… una bella cuccia calda calda! Faccio in un minuto. (Adagia amorevolmente il cagnolino sul divano ed esce)
8 –
(Lucio rimane da solo con Rudy. Lo osserva per un po’).
LUCIO – Comunque, mi fa piacere che tu sia tornato. Davvero. Ti assicuro che non ho mai sperato che una bomba facesse saltare in aria te, la clinica, il veterinario… e il conto da saldare. Mai! Senti, Rudy, dovremmo metterci d’accordo su un paio di cose… Parliamoci da uomo a uomo… cioè da cane a cane… insomma, da persone civili, ecco. Finora, confessalo, ci siamo sempre guardati in cagnesco… Buona, questa, “in cagnesco”! Va be’, non ti chiedo di ridere. Dunque, stavamo dicendo che noi due non ci siamo mai sopportati. No, non negarlo… sai bene che è la verità. Però, adesso, tu sei più grande – di età, dico – io sono stanco… vogliamo cancellare il passato e dichiarare la pace con una bella stretta di zampa? Benissimo. D’ora in avanti… (S’interrompe per l’ingresso di Sonia).
SONIA – Che gli stavi dicendo?
LUCIO – Ci siamo messi d’accordo su alcuni punti essenziali.
SONIA – E cioè?
LUCIO – Abbiamo deciso, per esempio – e con reciproca soddisfazione – che a portarlo fuori, tutte le mattine, domeniche comprese, sarai tu.
 

SIPARIO


30 luglio 2011