Premio "Pirandello – Brecht project" 1994

IL PESENTATORE

ZI’ DIMA conciabrocche

Presentatore

Ecco! sta per incominciare lo spettacolo e alcuni personaggi sono sul punto di prendere vita davanti a voi, proprio come succede quando aprite un libro e i protagonisti escono dalle pagine stampate per narrare la loro storia. Non tutti i personaggi, però, sono docili figli del loro autore, pronti a rientrare nelle pagine del libro o del copione teatrale al termine della lettura o dello spettacolo: alcuni riescono talvolta ad andarsene in giro per conto loro, a vivere una storia che il loro autore non aveva previsto. C'e' poi il caso di protagonisti di vicende non scritte, come racconta Pirandello nei "Sei personaggi in cerca d'autore". Ma qui il discorso esce dai limiti che oggi ci siamo proposti: oggi vogliamo parlare soltanto della vita autonoma che un personaggio puo' avere, fuori dalla storia nella quale ha visto la luce. E giacché abbiamo parlato di Pirandello, occupiamoci di un personaggio creato da lui: di zi’ Dima, il conciabrocche de "La giara". Ve lo ricordate, vero? zi’ Dima con il suo mastice miracoloso, che, entrato in una giara da olio rotta, dopo avere incollato i pezzi non riesce a uscire dall'imboccatura. Zi’ Dima ha un'altra storia da raccontarci. Siamo sempre sull'aia di una cascina siciliana...

(alle spalle del presentatore la scena s'illumina)

…e anche questa volta in cielo c'e' una splendida luna piena...

(si acccende la luna. Il presentatore esce a sinistra; da destra entra zi’ Dima con una cesta, mentre dalla porta della cascina esce Marta, un'anziana contadina)

Marta

A quest'ora venite, zi’ Dima?

Zi’ Dima

Dovete scusarmi, comare Marta, ma alla cascina di Don Vito mi hanno fatto far tardi: mancavano i pezzi di una giara e, per ritrovarli, abbiamo perso del tempo.

Marta

Allora potevate tornarvene in paese e venire qui domattina.

Zi’ Dima

Per rifare tutta la strada dal paese a qui? ero gia' alla cascina di Don Vito, e quindi mezzo arrivato.

Marta

Cosa volete combinare a quest'ora? non c'e' nessuno per darvi una mano, e le giare da accomodare vanno tirate su dalla cantina, a pezzo, a pezzo.

Zi’Dima

Vi ho detto che voglio lavorare, forse?

Marta

Beh, allora è un altro discorso.

Zi’ Dima

Basta che mi diate un pugno di paglia per appoggiare la testa e riposare qualche ora. Alle giare ci penseremo domattina.

Marta

Così va bene, zi’ Dima. Se vi adattate nel fienile, vi darò una coperta.

Grazie, comare… io intanto mi godo un altro po’ di questa luna...non l’avevo mai vista così bianca… come una sposa che si spoglia la prima notte davanti al marito…

Marta

Tacete, zi’ Dima! ci sono orecchi innocenti, intorno.

Zi’ Dima

Cos'ho detto di male? sono cose che anche gli innocenti devono imparare.

Marta

Ci sarà tempo per loro: prima di attaccare l'asino al carro, bisogna aspettare che cresca.

Zi’Dima

Ma la vedete questa luna com'è bella!

Marta

Vado a portare la coperta nel fienile... e state attento con la vostra pipa: non ci vuol nulla per mandare tutto a fuoco.

Zi’ Dima

State tranquilla, comare Marta, non la caverò neppure di tasca…

Felice notte, zi’ Dima.

Zi’ Dima

Felice notte a voi.

(ha un soprassalto)

Ah !...

Zi’ Dima

Che cosa stanno cercando queste mani fra le mie cose?...

(la ragazza cerca di fuggire)

... allora, si può sapere?... soldi?... quando li ho non li tengo nella cesta...

(la ragazza cerca ancora di liberarsi)

... cosa stavi cercando?... non vuoi rispondere?... prima di tutto, guardiamo che faccia hai...

(la tira verso la luce)

Ahi!... mi fate male!

Zi’ Dima

La lingua almeno non ti manca... su con la testa che ti voglio guardare... su... su... un bel faccino, ma non mi sembra di averlo mai visto... chi sei?... non vuoi dirmelo?... allora chiamerò gente e qualcuno forse ti conoscerà...

No, vi prego, zi’ Dima, non chiamate nessuno!

E allora dimmelo tu chi sei.

Sono Annetta, la figlia di Marta.

Ah! sono proprio curioso dl sentire cosa dirà tua madre quando saprà la faccenda.

No, vi prego... mi volete morta?!

Non si muore per così poco alla tua età... Allora, cosa cercavi nella mia cesta?... non me lo vuoi dire?... e va bene! forse tua madre lo saprà...

(fa l'atto di muoversi, ma Annetta gli si attacca al braccio)

No, per carità!... in ginocchio vi supplico, Zi’ Dima... non fate parola con nessuno...

Sei tu che vuoi aprirmi la bocca.

Io?!...

Perché non rispondi alla mia domanda?

Che cosa volete sapere?

Perché frugavi nella mia cesta, che cosa cercavi?

Nulla, vi assicuro.

Che razza di risposta sarebbe? io, per nulla, non vado a mettere le mani in tasca agli altri.

Era... uno scialle... che ho lasciato qua fuori che stavo cercando.

Zi’ Dima

E lo cercavi nella mia cesta? via, trovane un'altra di scuse!

Eppure... no, avete ragione, vi ho detto una bugia... non era lo scialle che cercavo.

Zi’ Dima

Adesso sì che incominciamo a ragionare. Che cos'era, allora?

Mi promettete di non arrabbiarvi?

E anche se mi arrabbiassi, potrei fare paura a qualcuno?

Me lo promettete?

Sta bene: ti prometto di non andare in collera.

Era... il vostro mastice che cercavo.

Il mio mastice?! e per farne che?

Tutti ne parlano... non fanno che dire che è miracoloso... che niente riesce a staccarsi quando è stato unito dal mastice...

E che cosa avevi da attaccare, tu?

Un... un vaso... che ieri m'è caduto di mano e s'è rotto.

E perché non l'hai detto a me? sono il conciabrocche, no ?... vasi, orci, giare... sono qui per questo.

Non volevo che mia madre lo venisse a sapere.

Zi’ Dima

Guardami un po' negli occhi, Annetta... io vedo una grossa bugia che corre, corre... no, non muovere la testa: negli occhi devi guardarmi...

… eccolo, lo sapevo!...

(aspetta che la ragazza si sfoghi; accarezzandola)

… allora, è così brutta questa verità che non si può tirarla fuori?

Non era per un vaso... che mi serviva il vostro mastice...

E per cosa, allora?

Per… per un giovane che viene qui a lavorare…

E rieccoci daccapo. E che cosa doveva farsene quel giovane del mio mastice?

Non era a lui che serviva, ma a me.

Insomma, vuoi farmi perdere la pazienza?! Cosa sono questi bisticci di parole?... è per un giovane, no è per me… vuoi deciderti?

... senti, puoi anche chiudere il rubinetto, perché io non mi commuovo... anzi, è meglio che vada da tua madre…

(fa l’atto di muoversi, ma Annetta lo trattiene)

Fermatevi, in nome di Dio! dirò tutto.

Finalmente!

In giro non si fa che parlare del vostro mastice, dei miracoli che riesce a compiere...

Questo l'hai già detto.

... e allora io ho pensato che, se davvero riesce a far restare unita ogni cosa... forse sarebbe riuscito anche a non far staccare da me quel giovane di cui vi parlavo...

Come, come...?

(parlando e piangendo)

Sì, sono passati tre mesi da quando ha detto di amarmi... ma poi, all'improvviso, s'è raffreddato... e ha incominciato a guardare un'altra...

E tu, col mastice, cosa volevi fare?

Se è così forte da tenere unita ogni cosa, ho detto, riuscirà anche a tenere attaccato quel giovane a me.

E come lo volevi attaccato, con la testa, con un piede?

Non in quel modo, zi’ Dima... di dentro volevo che non si staccasse... gliel'avrei fatto bere il vostro mastice.

E bere come, in nome di Dio?!

Sciolto nell'acqua.

E l'avresti ammazzato, sciagurata!

Un poco soltanto...

Morto, lo volevi, morto!

No, questo no!

(scoppia in singhiozzi)

Ah, piangi, ora... e avresti dovuto piangere per tutta la vita, fino a consumarti gli occhi.

(piangendo)

Sono così disgraziata, zi’ Dima... aveva detto di amarmi... e io l'avevo creduto... e ora, invece...

Invece che cosa?

... ora ha messo gli occhi addosso a quell'altra... io non esisto più... ormai non vede che lei, non pensa che a lei...

Voce di Marta

Annetta!... Annetta!...

Rispondi a tua madre.

Sono qui, mamma... sono qui con zi’ Dima...

E' con me, comare Marta, state tranquilla... con me a guardare la luna...

(ad Annetta)

... e chi sarebbe questo giovane?

E' Rico, il figlio di Salvatore.

Lo conosco... mi pare un ragazzo ammodo.

E' uno spergiuro traditore, mancatore di parola, ingannatore infame...

Eh, chi sarà mai questo mostro!

... un serpente viscido, uno scorpione pieno di veleno...

Bella roba che vuoi tenerti attaccata.

Voi non sapete quello che mi ha fatto passare.

Cosa aspetti a raccontarmelo ?

E' successo tutto tre mesi fa, per la festa della Madonna... lui era uno dei quattro che

portavano il baldacchino, e proprio allora mi dette la sua parola...

Ma come, così, davanti a tutti?

Sì, davanti a tutti: apriva la bocca per cantare, e invece parlava a me.

Ma il baldacchino si muoveva e tu cosa facevi, gli andavi dietro?

Non dietro, davanti.

Davanti ci sarà stato il prete, no?

Il prete era nel mezzo e ai lati c'eravamo noi, vestite di bianco e con i gigli in mano... io ero l'ultima della fila...

... e,invece di cantare, stavi a sentire Rico...

Avrei dovuto strapparmi gli orecchi, invece.

Allora, se ho capito bene, Rico col baldacchino sulla spalla e tu davanti a lui con i fiori in mano, chiacchieravate dei fatti vostri, facendo finta di cantare.

Sì, più o meno così, zi’ Dima.

Più o meno?

Più o meno... c'era pericolo che gli altri ci sentissero, e così qualche volta dovevamo cantare davvero.

Non mi puoi fare un esempio?

Cosa volete dire ?

Fammi sentire come se la cavava Rico... con il più e con il meno, si capisce.

Rico diceva: "Annetta, ti sei accorta che io ti guardo diverso da come guardo le altre ragazze?... regina dei Cieli, madre dei peccatori... ti sei accorta di come ti guardo?... "

Questo lo domandava a te o alla Madonna?

Ma a me, si capisce!... e poi: "io non penso che a te, giorno e notte... Vergine misericordiosa..."

Sempre a te?

No, questo alla Madonna lo diceva... e poi: "Se hai inteso quello che ho detto, lascia cadere un fiore..."

Zi’ Dima

Dal cielo?

Annetta

Ma no, dal mazzo che tenevo in mano.

Ah, era rivolto a te.

"... benedetta fra tutte le donne... fra sei mesi parto per il militare... perdona i miei peccati... prometti di aspettare il mio ritorno…" Questo diceva quel vigliacco; io gli ho creduto e la Madonna mi ha punito.

Ma no... tutt'al più la Madonna ha fatto un po' di confusione fra quello che andava a lei e quello che veniva a te.

Ho creduto a tutto quello che mi diceva e alle occhiate che mi dava quando veniva qui a lavorare... e poi è accaduto il resto: è morto Simone e Santa, la sua vedova, è tornata a stare con i genitori, in quella casa laggiù…

Zi’Dima

Santa ?... quella bruna con...

(fa un gesto con le mani)

...una vecchia di trent'anni...

Vecchia una donna di trent'anni?!

Ma se ha dieci anni più di lui!... eppure Rico non vede che lei, non ha occhi che per lei...

(scoppia a piangere)

Ancora?

E' un pensiero che non mi fa dormire, e che mi porterà a buttarmi in un pozzo o a un'altra sciocchezza.

Zitta con le sciocchezze, che stavi per farne una grossa come quella luna lassù.

Tutte le sere viene qui a guardare la sua finestra.

A guardarla, e basta?

Sì, l'ho visto con questi occhi... si mette seduto accanto a quel cespuglio e resta lì in attesa di vederla affacciare.

E se fosse,invece, per vedere te?

Farmi vedere da lui di notte?! io sono una ragazza onorata.

Lo sa anche lui. E forse è proprio per questo che se ne sta a guardare la finestra di Santa.

Cosa volete dire, zi’ Dima?

Dico che quando un vaso non suona, a volte è diffici1e trovare la rottura...

Io non capisco.

...e che qualche volta, invece, la crepa è così leggera, che basta strusciare appena un po' di mastice col dito, per farla scomparire.

Stasera non volete proprio farvi capire.

E' il tuo caso che sto cercando di risolvere. Non vuoi che l’aggiusti questo vaso?

E com’è possibile con quel traditore spergiuro che...

Stssss... zitta lo senti che suona ancora?

Che cosa suona?

Zi’ Dima

Non si può sbagliare: tu cerchi di sopraffarlo con le parole quel suono, ma quello rimane nel fondo, anche se è un po' soffocato.

Insomma, io non riesco...

Credi che basti a un giovane di venti anni scambiare ogni tanto un'occhiata con una ragazza, oppure parlarle... attraverso la Madonna?

Io non lo so cosa basta, ma non è colpa mia se...

Lo so che non è colpa tua, ma neanche è sua la colpa se davanti agli occhi gli càpita una donna che ha una libertà maggiore della tua.

E io, allora, dovrei...?!

Tu devi solo capire, e basta. Fra poco parte per il militare, hai detto?

Fra tre mesi.

E allora, cosa vuoi che resti di quell'altra, quando sarà lontano?

Voi, lo dite.

Lo dico perché lo so.

Insomma, secondo voi, dovrei lasciarlo fare quello che vuole per i prossimi tre mesi?

Questo io non l’ho detto. Ho detto soltanto che un vaso che è fatto per il vino, può contenere anche l’acqua, a volte. Non è una tragedia: basta gettare via l'acqua e tornare a riempirlo con il vino.

Dite così perché non sapete niente dell'amore: voi non avete mai preso moglie.

E’ vero, non ho mai trovato nessuna che mi volesse, nemmeno quand'ero giovane... ma l'amore so che cos'è, anche se non mi è mai toccato.

Scusate, zi’ Dima, io non volevo...

Credete di essere i soli, voi giovani, a conoscere l'amore?

Io non credo nulla, ma so che mi fa tanto soffrire...

(prende zi’ Dima per un braccio e gli indica qualcosa fuori scena)

... eccolo là, guardate! è arrivato quel vigliacco!... lo vedete?

Sì, lo vedo anch’io.

… sotto la sua finestra s'è messo, come tutte le sere... io adesso...

(fa l'atto di andare avanti, ma zi’ Dima la trattiene)

Ferma, Annetta! vuoi andare a frantumare i cocci che sono ancora sani?

Tanto, ormai, è tutto finito.

Questo lo devo dire io. Sono il conciabrocche, no? Devo essere io a dire quello che si può riparare o quello che è da buttar via.

Allora, io torno in casa... qui non ci resto a vedere questa scena.

Tu invece ti nascondi là dietro…

(indica fuori scena)

… senza fare rumore, e quando mi sentirai battere le mani, tornerai qui.

Che cosa volete fare, zi’ Dima?

Parlare un po’ con Rico. Devo sapere se anche il suo vaso, a bussare, suona ancora… Vai, dunque, e fai come ti ho detto…

(Annetta esce; zi’ Dima si sposta al margine della scena, dalla parte dove si trova Rico; a voce alta)

… C’è qualcuno là in mezzo?!… chi s’è nascosto in quel cespuglio?!… che cos’è, un agguato?!

Voce di Rico

Calmatevi, zi’ Dima...

Non mi troverete un soldo addosso, neppure se mi mettete a testa in giù...

Voce di Rico

Sono io, calmatevi!

Io, chi?

Voce di Rico

Sono Rico, il figlio di Salvatore.

Fatti vedere...

(Rico entra in scena)

... ah, sei tu!... che paura m'hai fatto!.... sembravi proprio un malintenzionato. Che ci facevi in quel cespuglio?

Rico

Nulla, Zi’ Dima, proprio nulla... m'ero fermato lì a riposare e a guardare la luna.

Stasera e' davvero magnifica, vero?... c'è da restare incantati a guardarla.

E' così.

E chissà che, per vedere la luna, non venga fuori anche qualche ragazza da sola.

A quello ci credo poco; le ragazze stanno chiuse in casa la sera, e se escono sono accompagnate dai padri e dalle madri.

E allora, magari, qualcuna che ragazza non lo è piu'... una vedova, per esempio...

Che cosa volete dire?

Toh, adesso che ci penso, c'è Santa, la vedova di Simone che è tornata a star qui.

Allora volete dire che... secondo voi, io...? non è bello, zi’ Dima, mettere in giro certe voci.

Le voci corrono da sole con le loro gambe.

Chi ve l’ha detto?

Ma via, che bisogno c’è che me lo dica qualcuno?... tu, nascosto nel cespuglio, sotto quella finestra illuminata... non occorre sapere il latino per capire la messa.

E allora, giacché l'avete scoperto da solo, io vi scongiuro, zi’ Dima, di tenervelo per voi...

Zi’Dima

Su questo ci puoi contare, ma come ci sono arrivato io, possono arrivarci anche gli altri.

Però, finora, non ci siete che voi a saperlo.

Io non sarei tanto sicuro: la campagna, anche quando è deserta, ha mille occhi e mille orecchi.

Rico

Allora non può che vedere e sentire assai poco di me e di Santa.

Cosa credi che conti di più, quello che si vede e si sente, o quello che si immagina?

Ma, insomma, che delitto è guardare una donna?

Nessuno. Con gli occhi non si fanno peccati.

E io, finora, non ho fatto che guardarla.

E vuoi continuare così?

Ma non mi si può condannare per quello che non ho ancora commesso.

E le intenzioni, credi che non contino ? te, l'avranno detto in chiesa, no ? ma io non sono il tuo confessore, e con me puoi parlare liberamente, tanto non ti devo dare l'assoluzione.

Ebbene, sì... Santa mi piace... parecchio mi piace…

... c’è qualcuno che piange?

(finge di andare a dare un’occhiata e ritorna)

Sarà stato qualche animale… Ma, Santa, non è troppo vecchia per te?

Ha soltanto qualche anno in più.

Zi’ Dima.

Dieci anni, se non sbaglio.

Io non me ne sono mai accorto.

Zi’ Dima.

E fra dieci o venti anni, continuerai a non accorgertene?

E volete che ci pensi ora, zi’ Dima?

E’ ora il momento. Le cose buone devono durare per sempre. La compreresti, tu, una falce che dovesse durarti una sola stagione?

Se le cose durassero eterne, voi non potreste fare il vostro mestiere.

Un incidente puo' sempre capitare: una caduta, un urtone, oppure una stretta del gelo e il coccio si rompe... ma io lavoro per rimetterlo a nuovo e farlo durare in eterno.

Voi avete il vostro mastice segreto.

Non è solo quello, sai, a tenere insieme i pezzi di un vaso, in modo che non ci sia neanche la più piccola infiltrazione.

E che cosa c'è oltre quello?

Zi’ Dima.

L’arte del conciabrocche c’è, che è un’arte delicata e difficile. Altrimenti, tutti potrebbero farlo questo mestiere.

Se lo dite voi.

Prima di mettere il mastice, bisogna che i pezzi combacino tutti alla perfezione, e se c’è qualche scheggia che s’è persa, va rifatta con altri pezzi di coccio, levigata piano, piano e app1icata dove manca. Poi, quando i pezzi si sono saldati, c'è la prova finale da fare: passare la mano all'interno e all'esterno, dolcemente, come una carezza lunga, lunga. Soltanto dopo sai se il lavoro è ben riuscito.

Non è un mestiere facile il vostro, zi’ Dima.

Puoi dirlo. Ma non è qui che finisce.

C’è dell’altro?!

Naturale che c’è, ed è anche la parte più difficile, l’arte vera del conciabrocche, quella che non si può insegnare, perché neanche chi la fa sa di preciso di cosa si tratta.

Cos’è questo mistero, zi’ Dima?

Hai detto bene: un mistero. E’ qualcosa che si sente dentro, senza sapere da dove è venuta. E chi dentro non se la sente, è meglio che cambi mestiere.

Dovete dirmi di più; non potete lasciarmi in sospeso.

Zi’ Dima

Cosa vuoi che ti dica, figliolo, quello che nemmeno io so? Posso farti un esempio, però. Ecco, mettiamo che ti diano da rimettere insieme un orcio che è ridotto a un mucchio di pezzi; cosa fai? Ti metti a cercare a uno, a uno i pezzi da far combaciare? fatica sprecata sarebbe: rischieresti di attaccare un manico al posto della pancia o il collo al posto del fondo.

E allora, cosa ci sarebbe da fare?

Aspettare una giornata speciale, una di quelle, magari, con il cielo pieno di lampi per un temporale lontano, oppure una notte come questa, con una luna così spalancata. Allora, basta affondare le mani nel mucchio per trovare sùbito i pezzi giusti.

Rico

Ma questa è magia!

E di che ti meravigli ? non è in mezzo alle magie che viviamo? che cos'è un seme che butti nella terra e diventa una pianta?

Tutto quello che ci càpita, allora...?

Tutta magia: non c'e' altro, Rico. Perché credi che ti abbia incontrato qui stasera?

Io non lo so, ditemelo voi.

Zi’ Dima

E' stato quel qualcosa che c'è dentro il mio mestiere a spingermi qui. Una notte come questa, con una luna così, non si può buttar via... ci deve essere per forza una magia che devo costruire per te.

Ma io non ho orci a pezzi da rimettere insieme.

Zi’Dima

Cosa dici?! Tutto l'universo è un solo problema di mastice e di cocci.

Voi dite che...?

Prendi la vita di un uomo, da quando nasce a quando diventa grande... tutti pezzi da aggiungere: il lavoro, le annate buone e quelle cattive, le malattie, il matrimonio... Qui il pezzo deve combaciare alla perfezione, se no il vaso è da buttare... i figli... ecco, siamo arrivati all'orlo: la vecchiaia... ora passi la mano tutto intorno, sull’intera superficie: soltanto ora, sotto le dita, puoi sentire se il lavoro che hai fatto è buono o cattivo.

Fantastico, zi’ Dima! dite delle cose così semplici, eppure così importanti! e quale sarebbe la magia che dovete fare per me?

Zi’Dima

Non lo so nemmeno io, ma so che c'è, me la sento dentro le mani, in una notte come questa... vediamo un po'… un pezzo da attaccare alla tua vita, forse...

E quale può essere?

Zi’Dima

Forse quello di Santa, che ne dici?

Non lo so, zi’ Dima.

Zi’ Dima

Lo senti combaciare perfettamente con il resto del vaso ? guarda che non si può sbagliare su questo.

… e come faccio a saperlo... mi sembrava di sì, prima... ma ora non ne sono piu' tanto sicuro...

Zi’Dima

E allora non c'è che da domandare aiuto alle potenze superiori, perché attraverso di esse si possa arrivare a qualcosa. Sei pronto, Rico?

Sì, sono pronto.

Zi’Dima

(a voce alta)

Io chiedo, dunque, che il pezzo giusto per questo giovane mi venga sùbito alla mano!

(batte le mani e Annetta appare davanti a loro)

(sbalordito)

Annetta?!

(come se non avesse visto)

Che c'è... che succede?

(ancora colpito)

E' vero, allora, è vero!

Chi è questa ragazza?

E' Annetta, la figlia di comare Marta!

Zi’Dima

(ad Annetta)

E come sei arrivata qui?

Annetta

Io non lo so... ero in cucina e stavo spazzando... all'improvviso m'è venuta voglia di uscire... come se qualcuno mi avesse chiamato qui...

(convinto)

E' vero, zi’ Dima... è vero!

(quasi fra sé)

E brava, Annetta, che ha imparato al volo la lezione!

Che cosa ha imparato?

Che si trattava di una magia e che non doveva contrastarla.

(inginocchiandosi davanti alla ragazza)

Annetta, io ti domando perdono per questi giorni passati...

Perché... fra voi c’era già qualcosa?

Qualche occhiata c'era e qualche mezza parola.

C'era una promessa precisa, invece… un giuramento!

(sottovoce ad Annetta)

Zitta, tu! vuoi sciupare tutto?

Perdonami, Annetta, ora l'ho capito che per me ci sei tu sola.

Attento a come parli, sai, perche' davanti a questa luna, gli impegni che si prendono vanno rispettati.

Potessi morire sùbito se non li rispetterò; potessi subire le torture piu' feroci, i tormenti più crudeli...

Eh, che abbondanza! basta la tua parola di uomo.

Ce l'avete, zi’ Dima.

Non è a me che devi darla, ma ad Annetta.

Ti do la mia parola, Annetta, la vuoi?

Sì, i due pezzi combaciano bene... visto la magia?!… due cocci separati che hanno ritrovato il punto di attacco...

(i due giovani in piedi, uno di fronte all'altra, si guardano sorridendo)

... è il momento di mettere il mastice... attenti, però, perché una volta messi insieme non si possono più staccare... d'accordo?... io comincio l'applicazione...

(fa un gesto con la mano fra i due giovani)

...uno, due e tre!... ecco fatto!...

... attaccati alla perfezione... un lavoro a regola d'arte!

Voce di Marta

Annetta... Annetta!....

Annetta

(sciogliendosi impaurita dall'abbraccio)

Mia madre!…

Voce di Marta

Annetta!...

Sono qui, mamma.

Voce di Marta

Ma che fai ancora fuori?

(a Rico)

Via, presto!

Nasconditi nel cespuglio.

Nel cespuglio, no!

D'accordo.

E' qui con me, comare Marta.

Addio, Annetta.

(esce)

(entrando)

Non l'avete guardata abbastanza questa luna?

Venite, venite anche voi... è bella, vero?

Cosa c'è di tanto interessante da vedere?

Stavo guardando quell'ombra grande lassù… da quella parte, la vedete?

Sì, la vedo.

Sembra quasi una spaccatura, non vi pare?

Magari avreste voglia di andare lassu' col vostro mastice, eh?

(ride)

Non sarebbe una cattiva idea, comare Marta: potrebbe tornare come nuova, no?…

(risate)

… Sapete, però, che cosa mi trattiene?

Che cosa vi trattiene, zi’ Dima?

Il fatto di non sapere chi mi dovrebbe pagare il lavoro.