MARE D’INVERNO

di

Davide Monti

(2004)

Personaggi

Lapo (uomo sui sessanta)
Mariagrazia (donna sui cinquanta)

Si alza il sipario su un salone di un hotel di lusso, sul fondo della scena c’è una grande vetrata che da su un terrazzo con vista sul mare. Fuori il tempo è pessimo, sta piovendo ed è molto scuro dentro però tutte le luci sono accese e la tanta luce unita allo scintillio delle decorazioni rende il salone regale. Sulla sinistra c’è una porta. Seduta su un divano sulla destra sta seduta Mariagrazia, una signora sulla sessantina. È in pigiama e pantofole, sopra il pigiama indossa una grossa giacca imbottita rossa. Ha capelli grigi un po’ spettinati. Tiene una gamba accavallata e oscilla con il piede sospeso mentre parlotta da sola a bassa voce. Ha lo sguardo perso nel vuoto e rimarrà tale fino alla fine della scena. Dalla porta entra Lapo, richiude la porta e si avvicina alla vetrata. Guarda fuori. Lapo è un uomo basso e un po’ sovrappeso, ha un paio di pantaloni di velluto marroni e una felpa verde, in testa pochi capelli grigi e un cappelletto bianco da fornaio. Ha una spalla più alta dell’altra. Anche lui dimostra circa sessant’anni.

LAPO (si volta verso la signora) Scusi? (lei continua a parlare da sola senza considerarlo) Scusi signora, dico a lei.
MARIAGRAZIA (si accorge di lui e smette di parlare da sola. Con voce dolce) Dica, dica pure.
LAPO Le dispiace se fumo una sigaretta?
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Se non dispiace alla sua salute?
LAPO Ah, la mia salute! Signora, a ottantadue anni ci sono arrivato. Cosa posso pretendere di più?
MARIAGRAZIA (con voce roca) E cosa vuole che mi importi? Qualcuno le ha chiesto quanti anni ha?
LAPO (sorpreso) Come dice, scusi?
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Fumi, prego. Fumi pure se le va.

Lapo rimane un attimo a fissare la donna poi si accende una sigaretta e si volta ancora a guardare fuori, mentre Mariagrazia torna a parlottare tra se.

LAPO Accidenti se è un bel posto questo. Proprio un posto da signori. È proprio vero che il destino è imprevedibile. Uno lavora una vita senza mai un giorno di vacanza, poi… la vecchiaia e la fine che si avvicina. (si volta verso Mariagrazia) Io signora non sono mica un tipo che frequenta posti come questi, sa? (pausa, ritorna guardare fuori) Un giorno un cliente lascia una cartolina sul bancone, è una cartolina di un concorso a premi. Non sapevo neppure quale fosse il primo premio, ma decido di spedirla. A nome mio s’intende. Ed eccomi qua, per un’intera settimana. Questo vuol dire essere ricompensati di una vita di fatiche. Dico bene?
MARIAGRAZIA (con voce roca) Mi faccia il piacere! Cosa vuole che ne sappia? Non ho mai lavorato in vita mia. Sono una signora, io!
LAPO (ancora sorpreso) Come scusi?
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Signore, ha avuto il suo giusto premio.
Sicuro che è così. Sono felice.
Fatto il dovere, goda del diritto.
LAPO (rimane dubbioso e si avvicina al divano) Già, proprio così.
MARIAGRAZIA (con voce roca) E allontani quella ciminiera da me, per carità!
LAPO (si allontana subito nascondendo la mano dietro la schiena) Mi scusi, mi scusi tanto signora. Pensavo che non le desse fastidio.
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Non è niente, non se ne rammarichi.
Solo che il fumo arrossisce gli occhi.
Anche lei non dovrebbe esagerare.
LAPO Ha ragione signora, è una brutta abitudine. Ma la notte, davanti al forno, una sigaretta tiene sempre compagnia. È dura lavorare di notte. Almeno un po’ di tabacco, quello non la si nega neppure ai condannati a morte.
MARIAGRAZIA (con voce roca) Giusto, comunque loro devono morire!
LAPO (sospira, ma adesso ha capito la situazione) Come scusi?
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Certamente ci sono situazioni
Per cui non se ne può far proprio a meno.
Credo che abbia le sue buone ragioni.
LAPO (sorridendo divertito) Lei non ha mai fumato, signora? Voglio dire, nessuno nella sua famiglia ha mai fumato?
MARIAGRAZIA (sospira, poi con voce dolce) Eh, si! Mio figlio ha fumato molto.
LAPO È riuscito a smettere? Beato lui…
MARIAGRAZIA (con voce roca) È crepato. Forse mentre stava proprio fumando! Ecco come è riuscito a smettere. È contento adesso?
LAPO Oh, mi scusi tanto signora. Non sapevo, non sapevo.

Lapo abbassa la testa, torna vicino alla finestra e spenge la sigaretta in un posacenere. Poi si mette a guardare fuori.

LAPO Però che tempo balordo, eh? Sono già tre giorni che non smette di piovere.
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Ha proprio ragione, caro signore.
Almeno per il tempo e per il clima,
Non siamo stati molto fortunati.
LAPO (si volta ancora verso Mariagrazia) Lei è qua in vacanza, signora?
MARIAGRAZIA (con voce roca) Cosa pensa che faccia? La collaudatrice di divani?
LAPO (timidamente) No, appunto. Era così, tanto per parlare.
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Non se ne dolga. Son qua per pensare.
Mio marito in città ha tanti impegni
Ed io volevo solo rilassarmi.
Cosa c’è di meglio per riposare
Di questa grigia stagione del mare.
LAPO Giusto signora. Ogni tanto un po’ di relax è necessario. (sussurrando timoroso) Poi, con quello che le è successo, lo credo bene! (nessuna risposta) Se non sono indiscreto, signora, quanto tempo è che suo figlio… si insomma… quand’è che è venuto a mancare?
MARIAGRAZIA (con voce roca) Ma che mancare e mancare! Mancare è mancato tante volte. È mancato tutte le volte che usciva con gli amici. È mancato quando se n’è andato in vacanza da solo. È mancato quando andava ad infrattarsi con quelle vacche delle sue amiche. Caro signore, adesso mio figlio è crepato! Morto! Finito! Si è schiantato. Ha capito?
LAPO (rimane un attimo impietrito, poi si volta verso la finestra e si tocca la spalla più alta) Eh si, che burrasca! Lo sentivo nei giorni scorsi un certo dolore. Doveva proprio piovere.
MARIAGRAZIA (con voce dolce e sospirando) La ringrazio per l’interessamento.
Da non molto è passato a miglior vita. (pausa)
Un sinistro d’auto fu il mio tormento.
LAPO (si volta sempre più sorpreso) Mi dispiace molto, signora. Se non si è solidali in queste situazioni!
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Con amici, erano in tutto quattro.
La macchina è finita su un platano,
Il tutto è stato una vera disgrazia.
LAPO (dopo una pausa di silenzio in tono molto addolorato) Un colpo di sonno, eh? Succede, purtroppo succede sempre più spesso.
MARIAGRAZIA (con voce roca) Vuole sapere come è morto mio figlio? Vuole sapere come è morto veramente? Si fa presto a dire “sinistro d’auto”. Sa quale è stata la vera causa della morte di mio figlio?…
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Una disgrazia, solo questo è stato.
Fu tanto tremendo. Misericordia!
LAPO (diffidente) Lo credo signora. D’altronde le strade sono sempre più pericolose. Pensi che anche mio figlio ha avuto due incidenti stradali. E lo sa Dio se è un uomo prudente, lui. Per fortuna non si è mai fatto niente di grave. (pausa, poi pensieroso) Certo ha fatto diversi milioni di danni alla macchina. (pausa) Ed è mancato da lavoro…
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Ha visto? Anche suo figlio.
LAPO Anche mio figlio cosa?
MARIAGRAZIA (con voce roca) È mancato!
LAPO (toccandosi) Si, ma...
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Poi, per sua fortuna, è pure tornato.
LAPO Eh si, per fortuna! A volte basta poco.
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Avvolte basta niente, mio signore.
Guardiamo sempre fin troppo lontano
In piedi sull’orlo di un precipizio.
LAPO Certo, certo. Credo che abbia proprio ragione. (pausa) Ricordo non molto tempo fa… proprio a causa di una sigaretta, tra l’altro. Ricordo che per poco non faccio un macello. Mi era caduta accesa sui pantaloni, sa? (mima la scena) Ho cercato di riprenderla, ma ho perso di vista la strada e quando ho rialzato la testa mi sono accorto che ero tutto spostato nell’altra corsia…
MARIAGRAZIA (con voce roca) Mio figlio era seduto dietro, mio caro signore. Non guidava lui. L’urto con l’albero lo ha mandato a sbattere con la fronte contro la nuca di quel coglione che guidava. (pausa) Si sono sfondati il cranio a vicenda. Bella roba, vero? (Lapo si mette una mano sulla fronte) E sa perché è successo?
LAPO (dopo una pausa) Signora è terribile! Credo che la cosa migliore per lei sia dimenticare quella scena. Non stia a pensare a cosa è accaduto, dia retta a me.
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Certo, ha proprio ragione, mio caro.
Tutti noi dovremmo dimenticare
Prima di tutto per non impazzire
Spesso sarebbe la cosa migliore,
Ma creda, è sempre più difficile.

Mariagrazia inizia a singhiozzare, Lapo allora dopo un po’ di titubanza le si siede accanto e le mette una mano su una spalla. Pausa.

MARIAGRAZIA (smette di singhiozzare con voce roca) Sa di chi è la colpa? Sa perché mio figlio è morto? (Lapo toglie la mano dalla spalla di Mariagrazia e scuote la testa intimorito) Perché nessuno dei suoi amici valeva quanto valeva lui. Nessuno era bello quanto era bello lui. Nessuno era intelligente quanto lo era lui. Nessuno aveva la metà dei soldi che noi davamo a lui. (pausa) Era circondato da invidia.
LAPO Ma signora, cerchi di ragionare. Come può l’invidia far andare un auto contro un albero?
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Ma c’è qualcos’altro, mio caro amico?
Sembra che ci fosse un’altra macchina
Coinvolta, nel silenzio e nel buio.
LAPO Come un’altra auto? E di chi?
MARIAGRAZIA (con voce roca) Se i suoi amici non fossero stati così insignificanti non sarebbero dovuti andare tanto lontano per rimorchiare quattro galline. Mio figlio non aveva bisogno di andare lontano, aveva tutte le donne che voleva vicino a casa. Loro, i suoi amici, erano delle nullità.
LAPO (dopo una pausa) Non creda signora, gli incidenti possono avvenire dovunque…
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Testimoni dicono di aver visto
Un’auto invadere la corsia.
Hanno dovuto evitare l’impatto
Finendo dritti fuori dalla strada.
LAPO (nervosamente) Ma allora… non è colpa loro. È… è mai stata trovata l’altra auto?
MARIAGRAZIA (con voce roca) Non è colpa di mio figlio. No che non è colpa sua. La colpa è di quei morti di fame dei suoi amici. Non è possibile mandare in giro dei ragazzi con una macchina da diecimila euro. Se non avevano i soldi per permettersi un’auto decente che li tenessero in casa. Ma loro no, invidia! Loro dovevano fare le stesse cose che faceva mio figlio. Lo volevano copiare, essere come lui. (pausa, poi alzando la voce) Mio figlio non avrebbe dovuto viaggiare su un auto del genere.
LAPO (un po’ irritato) Signora, anch’io ho un’utilitaria. E allora? La maggior parte delle persone ha un’utilitaria. Sono d’accordo con lei che le auto più grandi sono più solide, ma purtroppo non tutti possono permettersi macchine del genere, signora. E a casa ci poteva tenere suo figlio, se aveva tanta paura delle utilitarie.
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Non se la prenda, mio caro signore.
Un’utilitaria era pure quella
Che fu ladra della loro corsia.
Chi vide non ha saputo dir di più.
LAPO (sempre più nervoso) Niente… niente, signora, riporterà in vita suo figlio.
MARIAGRAZIA (con voce roca) Quello che mi chiedo io, è perché gli altri due si sono salvati. Perché loro si e mio figlio no? Li ho sentiti i loro genitori all’ospedale. Li ho sentiti dire che i loro figli avevano resistito bene all’urto. (alzando la voce) Figli di puttana. Mio figlio era mille volte più forte di tutti loro. (dopo una pausa) Perché non sono morti loro, perché?
LAPO Signora non si dovrebbe mai augurare il male. Neppure dopo un dispiacere così grande.
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Ha di nuovo ragione, mio signore.
Siamo venuti qua per riposare.
Dobbiamo riposare anche la mente
E su tutto ritrovare la pace.
La pace. Si trova con la verità.
LAPO (si alza sempre più nervoso e va verso la finestra) Con questo tempo, poi, dovremmo veramente soltanto rilassarci. (si accende una sigaretta e rimane a guardare fuori)
MARIAGRAZIA (con voce roca) Ricordi! Il malocchio può arrivare lontano. Anche questa pioggia è frutto del malocchio.
LAPO Io non credo a queste cose signora.
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Alcune volte il malocchio non basta.
Ci vuole ben altro per il dolore.
LAPO (cercando di sdrammatizzare) Un bel po’ di nuvole, per esempio.
MARIAGRAZIA (con voce roca senza ridere alla battuta) Sa quanti anni ho, signore? Quarantuno. Quanti ne dimostro? Mio figlio ne aveva diciannove. Mio marito è un imprenditore. Io portavo sempre i capelli di un bellissimo rosso mogano. Vestivo Armani appena alzata da letto e Dior a letto. Passavo ore in palestra e avevo un Adone per estetista che. Mio figlio mi diceva che ero la madre migliore del mondo. (pausa) Certo quelle cagne. Le madri dei suoi amici…
MARIAGRAZIA (con voce dolce) No. Non è giusto prendersela così
Con coloro che non ebbero colpa.
Sono stati sempre ragazzi onesti
Al mio bambino volevano bene
Non gli avrebbero fatto mai del male. (pausa)
Quella macchina, lei è colpevole.

Lapo, che stava fumando nervosamente, spenge la sigaretta, si volta verso la signora.

LAPO (con tono triste e senza espressione) È dura lavorare di notte. Lei non lo sa. Non si trova più nessuno che sia disposto a farlo. Una sigaretta ogni tanto serve a rimanere svegli. Avvolte non basta. Non si trova nessuno che sia disposto a fare certi sacrifici. Ma qualcuno bisogna che faccia il pane.
MARIAGRAZIA (con voce roca) Quella svergognata voleva fare un funerale unico. Una sola cerimonia per mio figlio e quell’altro. Ah, come se quella nullità che lei chiamava figlio potesse essere anche solo paragonato al MIO.
MARIAGRAZIA (con voce dolce) Erano tutti ragazzi valenti.
Studiavano tanto per la laurea.
Avevano un futuro davanti a se.
Poi da la è passata quella macchina …
LAPO (c.s.) È dura lavorare di notte. Lei non lo sa. Il caldo del forno ti secca i pensieri. Poi il gelo delle strade per consegnare il pane. La notte è un inferno per lavorare. È un inferno, signora.
MARIAGRAZIA (con voce roca) Una vergogna! Questa storia è tutta una vergogna. Se un Dio c’è farà morire quegli animali in un modo molto più atroce. Non sarebbero neppure degni di morire con il cranio sfondato. Non valgono abbastanza.
MARIAGRAZIA (con voce dolce scuotendo la testa) No. Se il mio Dio c’è, com’è vero che c’è.
colui che guidava quella macchina
presto o tardi se ne renderà conto.
Lo capirà, lo capirà prima o poi
che nel mondo c’è solo una giustizia.
LAPO È dura lavorare di notte. Lei non lo sa. La notte è bella per andare in giro. Per andare a divertirsi. La notte è bella per scrivere versi. Per stare con le donne. Lavorare di notte è una condanna.
MARIAGRAZIA (con voce roca) Lei è arrivato a ottant’anni signore, e anch’io posso già dire di esserci arrivata. Lui, mio figlio, valeva molto più anche di lei e di suo figlio. Lui, mio figlio, è arrivato a diciannove anni e nessuno che lo ricorderà per quello che valeva veramente. (con estrema tristezza) Sarà per sempre soltanto un giovane rimasto ucciso in un incidente un venerdì notte.

Lapo le volta le spalle indispettito e si avvia verso la porta per uscire dal salone.

MARIAGRAZIA (con voce dolce) Le dico l’ultima cosa, signore (Lapo si ferma con la mano sulla maniglia, ma non si volta)
Qualcuno ha visto l’uomo alla guida
Solo intravisto, ma sembrava strano.
Hanno notato che aveva qualcosa.
Qualcosa come una spalla più alta
Ed ovviamente anche… una più bassa.
Proprio così ha detto il testimone:
Una spalla più alta ed una più bassa.
LAPO (aprendo la porta senza voltarsi) Buona serata signora.
MARIAGRAZIA (con voce roca) Che Dio la maledica.

Lapo esce fuori la pioggia aumenta e la Mariagrazia riprende a parlare da sola sussurrando.

Sipario.