MARIONETTE

di

Valerio Di Piramo



PERSONAGGI

Lo Spirito del teatro;
Alfa, la sua compagna;
Aldo, professore di storia;
Luca, giovane architetto;
Carla, sua compagna;
Maria, attrice;
Anna, sua sorella;

Scenografia:
Nero. Tutto completamente nero. Solo nero. Due panche sul fondo. E una sedia. Il resto è immaginazione, fantasia, e luci usate sapientemente.


I° ATTO

Scena I


Entra lo “spirito del teatro” a sipario chiuso. Completamente vestito dello stesso colore del sipario. Si rivolge al pubblico con trasporto. Tra il pubblico ci saranno tre attori, regolarmente seduti, uno accanto all’altro: un signore a destra e una giovane coppia a sinistra. Saranno accese le luci di sala.


ST In altre sedi, molto più autorevoli di questa, si mormora che il sottile ingegno che hanno certi giovani architetti non è altro che una demenza precoce che li porta a pensare progetti senza senso, utopistici, privi di scopo. E qualcuno sussurra anche che questo voler costruire in verticale, verso il cielo, sarebbe solo un desiderio represso di stringere tra le mani un grosso, enorme fallo. Ora, premesso che l’idea di considerare tutti gli architetti abitanti dell’altra sponda non mi sfiora nemmeno, non posso tuttavia esimermi dal pensare che loro stessi facciano intendere molte cose in tal senso; il modo di vestire, di parlare, di gesticolare; e quello strano profumo che aleggia intorno alle loro persone non contribuisce certo a schiarirmi le idee. Chiedo scusa a lor signori se mi esprimo con un linguaggio quasi Shakespiriano: ma stamani mi sono alzato così. E forse è meglio, perché ciò mi eviterà spiacevoli turpiloqui o parole volgari e senza senso. E se qualcuno non capisce l’arguzia di tale linguaggio, ciò non inciderà sull’andamento della commedia di questa sera. Basterà che se ne stia zitto zitto e non rompa i coglioni a chi lavora.
Aldo Shakespeare non l’avrebbe mai detto!
ST Non avrebbe mai detto cosa?
Aldo Quella parola!
ST Quale parola?
Aldo Quella che ha detto ora!
ST E quale sarebbe, di grazia?
Aldo Ha capito benissimo…non caschi dalle nuvole!
ST Lei deve avere nozioni di fisica molto consistenti per affermare una cosa del genere… esaminando superficialmente la faccenda, trovo alquanto complicato stare in equilibrio su una massa di vapore acqueo…e comunque, anche se ciò fosse possibile, l’idea di cadere dalle nuvole non mi sfiora neppure.
Aldo Insomma! Non sono venuto per farmi prendere in giro!
ST E no caro signore, questo non è esatto. Tutti coloro che sono qui questa sera, eccetto gli addetti ai lavori, hanno pagato il biglietto di entrata consapevoli di assistere a qualcosa di falso, magari bello, magari ben fatto, ma comunque falso, e quindi a farsi prendere garbatamente e coscientemente per le mele. E se ora volesse essere così gentile da proferire la parola che urtato in maniera così significativa il suo senso civico e morale, io e tutti i presenti le saremmo eternamente grati.
Aldo E va bene! Coglioni! La parola è coglioni! Shakespeare non l’avrebbe detto!
ST Ma caro signore, chi lo può sapere? Avete voi una conoscenza così profonda di questo autore da poter affermare senza ombra di dubbio ciò che asserite? E se anche fosse, se anche voi foste un suo discendente o un lontano cugino, come farete a dimostrare tale teoria? Ormai è largamente risaputo che il linguaggio di un uomo è incontrollabile, e muta a seconda delle situazioni e delle locazioni.
Aldo Insomma, basta! Io insegno storia al liceo classico da undici anni: ne saprò pur qualcosa!
ST Per quanto riguarda l’argomento che stiamo discutendo, e cioè la volgarità gratuita e immediata, ne sapreste molto di più se aveste frequentato porti e bettole, e aveste rischiato almeno una volta di giocarvi vostra madre a scopone.
Aldo (Alzandosi e perdendo le staffe) Come ti permetti, guitto maledetto!?!? Sei veramente una testa di…..
ST Fermo là! Non una parola di più! Avete sentito signori miei? Avete prestato orecchio a ciò che il buon professore di liceo stava per dire? Non avevo forse ragione? Chissà, forse è un credente, un timorato di Dio che va a messa tutte le domeniche e le feste comandate; ma ciò non è valso a placare la rabbia che in questo momento lo fa sembrare più simile ad un animale che ad un uomo. E pensare che è un professore! E non un professore qualunque… un professore di storia! Figuriamoci le parole che sarebbero uscite dalla sua dolce boccuccia se fosse stato uno scaricatore di porto. Coglioni! Sì, caro signore moralista e moralizzatore, proprio coglioni! Io e lei, siamo in due…mi guardi negli occhi…le cedo il passo, e le faccio scegliere se preferisce essere il coglione di destra o quello di sinistra…sicuramente se fosse un architetto afferrerebbe saldamente il centro…
Luca Insomma, basta! Siamo venuti a vedere una commedia, e non a sentire discorsi senza senso e volgarità a non finire!
ST (Al pubblico, in modo complice) Eccolo qui! Tutte le sere ne salta fuori uno! Basta gettare l’amo…e zac! Abboccano come barbi in frega!
Scusi, solo per una mia curiosità personale, lei che mestiere esercita?
Luca Sono architetto.
ST (Felicissimo, mima un pescatore mentre recupera la preda) Vieni, bello, vieni! Ormai ti ho preso…è inutile e stupido che tu ti dibatta … sei mio, e non avrò pace fin che non ti avrò messo in padella, con un filo d’olio e un ciuffo di prezzemolo… e non ti illudere mio caro: io non sono come quei buoni pescatori dal cuore d’oro che dopo aver lottato delle ore intere ributtano in acqua la preda…io ti prendo per le palle e te le strizzo fino a che non riuscirai a cantare la Butterflay in tonalità originale. E chi è quella bella donna seduta di fianco al nostro architetto? Scommetto che è la fidanzata! Poverina! Chissà quanto tempo è che non batte chiodo!
Carla Ma perché ce l’avete così tanto con gli architetti?
Aldo Già, perché? Scommetto che uno di loro è scappato con vostra moglie!
ST Se fosse come voi dite, ora mia moglie sarebbe davvero infelice…
E poi non dovete pensare che io odi gli architetti…anzi! Che mondo sarebbe se non ci fossero? Vi assicuro che non appena parlo ad uno di loro la mia vita assume di colpo toni entusiastici e le campane cominciano a suonare come la mattina di Pasqua!
Luca Insomma, basta! Ora mi hai stufato! Aspettami lì, che salgo sul palcoscenico a darti una lezione!
ST Che roba! Ora questo distinto signore ha iniziato anche a darmi del tu! Nemmeno avessimo avuto il piacere di cenare assieme, o di essere andati insieme a fornicare in un bordello!
Carla Calmati Luca…non è che un povero idiota…
Luca Calmarmi? Ora salgo sul palcoscenico e lo riduco come uno straccio! Lo farò pentire di aver osato insultarmi così! E per giunta davanti a tutta questa gente!
Aldo Luca ha ragione, Carla. Non ci possiamo far trattare come pezze da piedi. Andiamo, Luca, vengo a darti una mano.
ST Bravi. Non dimenticate però di portare anche la signorina che è lì accanto…l’unica nota positiva di questa strana serata…ma ricordatevi che sul palcoscenico tutto può accadere; quassù il mondo non segue più le solite leggi fisiche, ma è imprevedibile, a volte sconcertante; e non meravigliatevi se nulla vi apparirà come l’avete immaginato…o magari tutto vi apparirà come avreste voluto che fosse. (Mimando) Marameo!!! ( Entra dentro il sipario, mentre i tre personaggi in sala si alzano di scatto e escono di platea; Il sipario si apre, via le luci di sala, e ST è nel centro della scena; al pubblico, con tono complice)

Scena II

Ecco fatto…tra non molto arriveranno, e finalmente avrà inizio la commedia…o forse, per loro, chissà... potrebbe essere già iniziata…chissà. Guardatemi…mi trovate invecchiato? Chi di voi ha in passato frequentato teatri mi avrà visto mille volte…oddio, visto è una parola grossa, me ne rendo conto. Diciamo annusato, percepito tra le quinte, confuso con i cordami e le scene polverose di qualche precedente rappresentazione. Ma ciò non deve autorizzarvi a pensare che io sia solo una figura retorica, un dinosauro che è riuscito ad ingannare la scala dell’evoluzione rimanendo tale. Io sono più moderno di quanto ci si possa aspettare. E’ vero, non sono cambiato molto da quando esiste il teatro; ma forse semplicemente perché non ne ho avvertito la necessità, o forse semplicemente perché non è ancora arrivato il mio tempo. (Tendendo l’orecchio)E ora scusatemi, sento dei rumori: devo prepararmi ad accogliere degnamente coloro i quali diverranno parte integrante del mio e del vostro futuro. (Torna nello spazio davanti al sipario, a sinistra; entrano i tre, guardandosi intorno, meravigliati)
Aldo Che posto strano…
Luca Tutto nero…funereo…
Aldo Sembra un palcoscenico di un teatro.
Luca Sembra? Come, sembra! “E’” il palcoscenico di un teatro!
Carla Sì, ma non è un palcoscenico come gli altri…non vedete quel muro di mattoni? (Indica il pubblico; si capisce che per loro esiste un muro innalzato proprio sulla bocca del palcoscenico, all’altezza del sipario)
Luca (Si avvicina al proscenio, e mentre parla, bussa contro un muro invisibile, più o meno all’altezza del sipario) Che cosa bizzarra! Chissà perché hanno innalzato un muro proprio qui.
Carla Sembra che questo muro sia molto antico…
Aldo Forse è un teatro smesso… (Guardando B e C) Ma voi chi siete?
Carla A dir la verità non ne ho la più pallida idea. Ma la cosa strana è che non mi importa di saperlo.
Luca Ora che ci penso neanche io so chi sono…
Aldo Io…io non ho ricordi. Solo presente, presente...per quanto ne so potrei benissimo essere nato qua, in questo teatro. Dovrei arrabbiarmi?
Luca E perché? Siamo tutti e tre nella stessa situazione…
Carla Vediamo se qui intorno c’è qualcuno che ci possa indicare l’uscita.
Aldo L’uscita? E perché? Io non voglio uscire!
Luca Nemmeno io. Se siamo qui ci sarà una ragione. Cerchiamo di scoprirla. (ST entra sul proscenio e mette la testa dentro l’invisibile muro)
Carla Ahhh!!!! Una testa!!!!
Aldo (Avvicinandosi) Sì, effettivamente è proprio una testa…
ST (Con un salto entra dentro) Benvenuti, signori, nella mia umile dimora. Io vivo qui.
Luca Accidenti! Avete visto? Ha attraversato il muro!
Carla Già…come fosse un…un…
ST Un fantasma? Uno spettro? No, rassicuratevi! Niente di tutto questo…
Aldo E allora? Non si può attraversare un muro di mattoni e far finta che non sia successo niente!
ST Infatti qualcosa è accaduto. Una cosa che era scritta da molto tempo nell’albo del destino. Si è compiuto un prodigio, e la mia mente è venuta a contatto con la vostra mente… Magari così, su due piedi, vi sembrerà una cosa trascurabile, ma vi assicuro che d’ora in avanti per voi niente avrà più importanza di questo. Ed ora, prima che mi prendiate per pazzo, permettete che mi presenti: Sono lo Spirito del teatro.
Carla (Agli altri due) Santo cielo! Lo spirito del teatro! E chi avrebbe mai pensato di incontrarlo proprio qui?
Luca Bèh, abbiamo appena detto che questo è un palcoscenico, dunque…
Aldo Ma sì, ma sì! Sono proprio felice! Sapete quanto tempo è che lo volevo incontrare? Saranno almeno…almeno…
Carla Non importa, non importa…l’importante è che l’abbiamo trovato e che ora sia qui in mezzo a noi!
Luca Bene! (Pausa; tutti si guardano) E ora che facciamo?
ST Ora? Ora si fa l’estrazione.
Carla Evviva! Adoro le lotterie!
Aldo E cosa c’è in palio?
ST Una cosa molto importante…la vita. La vostra vita.
Luca Scusi, ma non capisco…come sarebbe a dire?
ST E’ molto semplice. Voi ora siete sospesi in una specie di limbo, senza sapere chi siete, da dove venite, cosa volete. In altre parole non esistete. O meglio, esistete solo nel senso fisico della parola. Respirate, parlate, potete piangere, ridere, divertirvi: ma non sapete perché. Siete come dei computer a cui sono state cancellate tutte le informazioni. Sono stati azzerati tutti i ricordi, e senza questi non possono esserci né desideri né sogni, né passato né futuro. Solo presente, presente…
Luca Sì, ma l’estrazione?
ST L’estrazione serve proprio a questo. A darvi una personalità. A farvi rinascere, e forse vivere una vita che non avreste mai vissuto se non foste saliti su questo palcoscenico.
Carla E perché non possiamo scegliere? A me piacerebbe essere un’artista di un circo… o forse no. Meglio una contessa. Servita, riverita…con una grande villa, e un parco in riva al mare…e magari poter prendere il sole sulla mia spiaggia privata…sì, sicuramente sceglierei questo.
ST Scegliere? E quando mai durante la vita avete potuto scegliere? Magari qualche volta vi è sembrato di essere liberi, e di aver preso proprio la strada che avreste voluto: ma era tutta un illusione. Vi assicuro che le vostre scelte sono sempre state condizionate da fattori esterni, qualche volta palesi, ma nella maggior parte dei casi reconditi; stavano lì, in attesa, aspettando il momento di farvi fare una cosa piuttosto di un’altra. E perché cambiare proprio ora? La vostra vita, la vita di tutti noi è totalmente affidata al caso. E lo sarà anche questa volta. (Batte le mani; immediatamente appare dal fondo una donna con una lunga tunica bianca, che porta nelle mani un vassoio dove vi sono tre piccoli peluche rappresentanti degli orsetti di diverso colore) Ecco qua. Vi presento Alfa, la compagna migliore che uno spirito libero come me potesse trovare. Adesso la vedete vestita di bianco, e quindi è la vita, l’amore, il desiderio, il tutto; ma a volte si veste di nero. E allora le cose cambiano…Non chiedetele niente, non parla, ma non perché è muta o malata. Non parla per scelta, perché ha capito che la vera saggezza dimora nel cervello e non tra i denti. Ebbene? Chi vuol tirare a sorte? Chi vuol decidere il futuro?
Carla Io!! Vi prego, fatemi provare! Sono sicura che avrò fortuna!
Luca E perché non io? A me piacerebbe essere un…un…ma perché non mi viene in mente niente?
ST Forse un architetto?
Luca Macchè architetto! Gli architetti sono tutti…tutti così…
Aldo Insomma, basta! Facciamo scegliere a lei e finiamola con questa storia…Non ne posso più di questo anonimato... voglio essere qualcuno.
Carla Che devo fare? Devo prendere un orsacchiotto? Dio, come sono carini! Prendo questo…(Ne prende uno a caso; immediatamente buio sul palco; fortissimo stacco di musica sui bassi, tipo terremoto; durante il buio sono usciti tutti meno che lo SDT)

Scena III

ST Ecco. Tutto è compiuto. Non vi resta che osservare; farvi travolgere dalle parole, dalle situazioni. Cessare di essere chi siete e aprire il cervello, proprio come si apre una porta chiusa da anni…con circospezione, con la paura di trovare cose che non si sono mai volute trovare, con il timore di capire cose che non si sono mai volute capire. Ancora pochi istanti e questo palcoscenico sarà testimone di qualcosa di unico e forse di irripetibile: la conoscenza di noi stessi. E anche se questo miracolo durerà solo un battito di ciglia, basterà a farci comprendere la grandezza della nostra mente. Io resterò qui, con coloro che si apprestano a sfidare il tempo e lo spazio, dimentichi perfino della propria essenza; e fino a quando calpesteranno queste tavole polverose e respireranno illusioni rimaste tali, dimenticheranno le promesse della vita mai mantenute.

(Ancora un attimo di buio, ma proprio un attimo; torna la luce e ci sarà Carla, vestita da bambina, di spalle al pubblico, appoggiata alla destra del telone.Il personaggio che interpreterà Luca sarà effeminato;)

Scena IV

Carla (Contando) Trentasette, trentotto, quarantuno, quarantasei e cinquanta. Arrivo! Tremate, tremate! Le streghe son tornate! (Si gira e si mette a cercare) Ma dove vi siete cacciati tutti quanti? Ora vi scovo! Ricordatevi che chi perde paga la penitenza…. Chi c’è lì? ( Si allontana dal posto dove contava; immediatamente Aldo, con un cappello universitario in testa e dei libri in mano esce da dietro una quinta e vi si reca)
Aldo Per me! Per me, per te, per tutto l’universo!
Luca (Esce da un’altra quinta con in mano una rotella da geometri per misurare le strade e nell’altra mano uno di quei treppiedi con il binocolo per misurare le distanze; sarà evidentemente efeminato) Evviva! Aldo ci ha liberati! Siamo tutti liberi! Abbiamo vinto!!!! Evviva!!!
Carla Ecco, lo sapevo. Perdo sempre io. Uffa! Sono sicura che avete barato.
Luca Noi non abbiamo barato! Eri tu che saltavi i numeri! Trentotto, quarantuno, quarantasei! Eri tu che baravi! Ti ho sentito!
Carla Ah sì!?!? E va bene! Sapete che faccio? Smetto di giocare.
Aldo Come sarebbe a dire? Non puoi smettere di giocare! Tu vivi solo per giocare. Sarebbe assurdo.
Luca Già. E poi devi fare la penitenza.
Carla Penitenza? E quale sarebbe questa penitenza?
Aldo (Allargando la mano) Ecco, scegli…dire fare baciare lettera o testamento. Aspetta che mescolo de dita…ecco fatto. Scegli.
Carla (Afferra il medio di Aldo e lo torce) Scelgo questo.
Aldo (Curvandosi e inginocchiandosi dal gran dolore) Aaaaahhh…….mi fai male….smettila…hai scelto lettera…aaahhhh….
Carla Bene. (Lasciandolo e andandosene) Vado a scrivere la lettera. La porto tra poco. (Esce)
Luca Cosa vai a scrivere?!?! Carla, aspetta, non è così che funziona…è andata via.
Aldo Eh sì, è proprio testarda. Quando si mette in testa una cosa…tu quanto tempo è che la conosci?
Luca Chi, Carla? Da sempre. Ora di preciso non saprei dirtelo, ma credo da sempre…scusami Aldo, ma ora devo proprio andare. Mi aspettano per la misurazione del terreno vicino al mare.
Aldo Perché? Qualcuno vuole costruire qualcosa?
Luca Beh, si capisce…altrimenti non mi avrebbero chiamato. Devo recarmi in un posto chiamato Algaiòla… (Guardandosi intorno con circospezione) Tengono all’oscuro anche me… ho sentito parlare di un castello, o qualcosa di simile…un progetto enorme, già approvato dal piano regolatore, in cui lavoreranno almeno due imprese edili. Francamente non so altro. So solo che devo andare a fare delle misurazioni, e dopo dovrei fare anche il progetto. Quando saprò qualcosa te lo farò sapere…Tornerò tra poco. Ti troverò ancora qui?
Aldo (Con una risata) E dove, altrimenti? Io vivo qui!
Luca (Uscendo) Salutami Carla…e tu non studiare troppo…
(Salutando Luca ad Aldo cadono dei libri; si china a raccoglierli; un libro è rimasto aperto; lo prende e legge ad alta voce) “ La conoscenza dei perché dell’universo altro non è se non un passaggio obbligato della mente dell’uomo; quando questo sarà avvenuto, tutte le cellule dell’universo medesimo verranno risucchiate dall’ultimo buco nero del creato, e resterà solo un’unica, infinita intelligenza.” Ma chi è quel cretino che scrive questa roba? (Entra Carla con un foglio in mano)
Carla Ecco fatto. L’ho scritta.
Aldo Hai scritto cosa?
Carla Sveglia Aldo, sveglia! La lettera! La penitenza, ricordi? Dire, fare, baciare….L’ho appena finita.
Aldo Ma non è così che funziona….tu ti dovevi mettere di spalle, e poi io…
Carla Insomma, se ti va è così, altrimenti non faccio la penitenza… (guardandosi intorno) Ma dov’è Luca?
Aldo L’hanno chiamato a misurare il terreno di un castello che dovranno costruire.
Carla Bene. Allora la leggo a te. “ Mi avete stufata. Tu, Aldo, con la tua conoscenza di storia che non ti ha mai portato a niente, se non a sapere che nel milleequattrocentonovantadue Colombo ha scoperto l’America e un sacco di nomi di generali morti ammazzati…e tu Luca sei veramente un cretino, con quella tua superiorità di chi conosce l’arte di costruire case e palazzi…(Si ferma un attimo)…Conoscevo qualcuno che l’aveva a morte con gli architetti…ma non ricordo chi…(Riprende a leggere).. e io sola a giocare per far passare il tempo, senza sapere cos’altro fare. Eppure io sono una donna, voi siete due uomini…almeno credo…non vi dice niente questo? Non è che per caso vi si accende una lampadina che illumini se pur tenuemente l’immenso buio che regna nel vostro cervello?... (Entra Luca)
Luca Buio? Che buio?
Carla Zitto, non mi interrompere. Non ho ancora finito. (Legge) Siccome io sono giovane e ho voglia di vivere, e voi due siete già morti e sepolti anche se state respirando, allora ho preso una decisione importante. Me ne vado. E non provate a cercarmi. Non mi troverete mai. Tutto questo è irrevocabile. Addio.”
Aldo Ma è ridicolo! Prima di tutto non è così che funziona, e poi non puoi prendere da sola una decisione che riguarda tutti e tre. Non è corretto!
Luca Aldo ha ragione! E poi, cosa sarebbe quel discorso sul fatto che noi siamo già morti e sepolti?
Carla Ecco, vedi? Non capisci niente! E’ proprio per questo che voglio andarmene!
(Pausa)
Aldo Hai finito?
Carla Sì.
Aldo Bene, la penitenza l’hai fatta. Adesso a che cosa giochiamo?
Carla (Strappando la lettera) Ma, non so, possiamo giocare a palla avvelenata…ma ci vorrebbe una palla…
Luca Uffa! Sempre i soliti giochi! (Guardandosi intorno con aria circospetta) Siamo solo noi tre… bene…venite qui, devo dirvi una cosa importante…
Aldo Che succede?
Carla Già, che succede?
Luca Una cosa incredibile. Non indovinerete mai. Potete fare le supposizioni più fantasiose, ma non indovinerete mai con chi ero solo cinque minuti fa.
Carla Dai, non tenerci sulle spine!
Luca Ero con tre donne. (Guardando Carla) Ed una ti assomigliava in maniera impressionante. Era in costume, e stava prendendo il sole…una specie di contessa…l’hanno chiamata vecchia baldracca!
Aldo Vecchia baldracca? E perché?
Carla Si vede che se lo meritava.
Aldo Accidenti! E le altre due?
Luca Una era incinta. E’ stata lei che l’ha chiamata vecchia baldracca. L’altra un tipo insignificante, una che pare abbia perso una villa…
Carla Santo cielo! Ha perso una villa al gioco?
Luca No, no, che gioco! L’ha persa, e basta…non si trova più. Ma poi…poi ho visto anche un’altra persona.
Aldo Hai visto lui. Lo spirito del teatro.
Luca Chi te lo ha detto? Eh? Chi te lo ha detto?!? Mi hai seguito?
Aldo No, ho tirato a indovinare…
Carla Davvero?!?! Davvero eravate insieme?
Luca Sì. Lo vedevo come adesso vedo te. E ci ho anche parlato.
Aldo Aspetta, Carla, aspetta… e cosa ti avrebbe detto?
Luca Beh, ormai ve lo posso dire, tanto è ufficiale. Sarò io l’architetto che farà il progetto del castello.
Carla Accidenti! Tu? Complimenti!
Luca Eh sì, in fondo me lo merito. Anni e anni di duro lavoro, ma finalmente le mie capacità professionali sfoceranno in qualcosa di concreto, di veramente importante. Questo è davvero il sogno di una vita…un castello! Ma ci pensate? Un castello!
Aldo Bravo. Ma perché proprio un castello?
Luca Per te, me, lei…per noi tre. Per insegnarci un nuovo gioco, che ha inventato appositamente. Una ruota che gira, e che si ripete. Il passato diventerà presente, il futuro passato…insomma, il tempo non sarà più così schematico, ma evanescente, mutevole. Ha detto che questa situazione sta per cambiare, e che tra non molto sapremo cos’è la vera felicità… senza preoccupazioni, senza pensieri. Vivremo come vivevano Adamo ed Eva nell’Eden. Solo che noi siamo in tre.
Carla Già…siamo in tre. Due uomini e una donna.
Aldo Un nuovo gioco? E di che si tratta?
Luca Non ne ho la più pallida idea. So solamente che si chiama “Verità”; ma non chiedetemi perché.
Aldo Forse è un gioco da tavolo…
Luca Già. Forse. O forse no. (Entra ST, ma nessuno lo vede) Non ci resta che aspettare…presto sapremo.
Carla O Mamma che emozione! Un gioco nuovo! Comincio a essere davvero curiosa. Speriamo che questa attesa non duri molto.

Scena V

(Va via la luce un attimo; quando torna al centro del palcoscenico c’è Alfa, con la tunica bianca, ed in mano ha una palla di stoffa, molto colorata)
Aldo E…e ora? Cosa dobbiamo fare?
Carla Forse dovremmo prendere la palla.
Luca Già. Forse. O forse no.
(Carla porge la mano per prendere la palla, ma Alfa la nasconde dietro la schiena; quindi si guarda intorno furtivamente)
Carla (Quasi urlando) Dammela! Dammi la mia palla!
Alfa No.
Carla E’ mia! Dammi la palla!
Alfa (Guardandosi intorno impaurita) Non urlare così! Potrebbe sentire…
Luca Chi? Chi potrebbe sentire?
Carla Urlo quanto mi pare e piace! Dammi la mia palla!
Alfa (Porgendogliela) E va bene…tieni la palla!
Carla (Prende la palla e se la stringe al petto, poi, da quando inizia a parlare, la nasconde dietro la schiena) Mia! Finalmente mia!
Luca Adesso giochiamo?
Aldo Dai, tira la palla!
Carla (Urlando isterica) Non ci penso neanche! E’ mia! Mia!
Alfa Zitta! Zitta, per l’amor del cielo! E anche voi…ascoltatemi, ma in silenzio, senza commentare…non sapete con chi avete a che fare… cosa sta per accadere…
Luca Ma insomma …
Alfa Zitti! Vi ho detto di ascoltare; poi deciderete. Voi non lo sapete, ma siete caduti in una trappola mortale. Le vostre menti sono state manipolate, distorte, plasmate da un essere orribile, una entità che vive nutrendosi di pensieri altrui, di sentimenti, di cervelli umani; un mostro che ha tessuto la sua ragnatela proprio su questo palcoscenico, e dopo avervi attirato qua aspetta solo il momento di succhiarvi l’anima. Vi ha già privato della vostra vera personalità, e tra poco i vostri non saranno che tre gusci vuoti, tre corpi senza senso, tra poco sarete solo sei occhi che guardano ma non vedono. Là c’è un muro? (Indica il proscenio) Non esiste. E’ solo nelle vostre menti. Al di là di quei mattoni c’è il pubblico, che sta seguendo lo spettacolo, e magari qualcuno si sta anche divertendo. Avete avuto sfortuna; poteva capitare a qualsiasi altro. Lui esiste da quando esiste il teatro. Non è di questo mondo. Non vi è dato sapere da dove viene. Semplicemente, esiste. Ne dovete prendere atto.
Aldo (Cadendo seduto per terra)Ho paura!
Carla Che ne sarà di noi?
Luca Ma cosa vuole?
Alfa Ve l’ho già detto: Voi stessi. In tutti questi secoli si è tenuto in vita nutrendosi dei più esasperati sentimenti di sprovveduti attori e spettatori. Come la paura. Come l’odio. Come la gelosia e l’invidia. Raramente l’amore, poiché solo in pochi casi raggiunge estreme forme. Gira di teatro in teatro, tutte le sere. Arriva e si insinua tra la gente; la spia, la ascolta, sente pulsare i cuori, scorrere il sangue: e poi decide. E’ simile ad un vampiro, e potete stare certi che vi svuoterà l’anima. Voi eravate stati scelti anche prima di alzarvi dalle vostre poltrone. Questa è la sua commedia, e voi siete i suoi inconsapevoli attori.
Aldo Ma perché ci dici tutto questo? Credevo che tu fossi la sua compagna!
Alfa Lo sono stata…l’ho anche amato, in un certo senso…con lui mi sentivo forte, vitale, invincibile. Poteva far accadere in teatro tutto ciò che voleva… e lo può ancora. L’ammiravo per questo; ma poi ho capito che razza di mostro è. I primi tempi si accontentava di ciò che accadeva sopra il palcoscenico, ma poi…poi non gli è bastato più. Ha iniziato a manipolare le menti, e da allora ho visto attori perdere la propria personalità, registi abbandonare le proprie convinzioni e fuggire dal teatro, musicisti impazziti scagliare i propri strumenti in platea. E lui, beato, che succhiava tutte queste emozioni, riempiendosi spettacolo dopo spettacolo di sentimenti così forti da far tremare l’universo. Adesso non gli basta più. Dice che vuole diventare sempre più forte, dice che vuole fuggire da queste mura, andare per il mondo a vivere un’ altra vita.
Luca Ma chi è?
Alfa Come, non lo avete capito? E’ colui che si fa chiamare lo Spirito del teatro!
Aldo Lo spir…ma non è possibile!
Luca Io non ci credo. E’ così gentile, affabile…e poi proprio ora che devo fare quel progetto…
Alfa Potete credere a me. Oppure a lui. Tanto questo non cambierà la sostanza. Il vostro futuro ormai è scritto, e non potete far niente per cambiarlo.
Carla Io ti credo.
Aldo E perché le credi?
Carla Mi ha dato la palla!
Luca Ma insomma, non possiamo fare niente?
Alfa No. Non potete neppure cercare di reprimere i vostri sentimenti, perché non appena se ne accorgerà riprogrammerà i vostri cervelli, e voi inizierete a vivere nuove le emozioni di una nuova vita. E questa volta non sarà una vita di semidemenza come quella attuale, ma una vita d’odio e di invidia. Ed è proprio da questi ultimi che il mostro trae la maggior parte del suo nutrimento.
Aldo Io…io non capisco. Cosa vuol dire riprogrammare i cervelli?
Luca Già, cosa vuol dire?
Carla Non permetterò a nessuno di toccare il mio cervello!
Alfa Non preoccupatevi, non vi accorgerete di niente…la cosa sarà breve come un battito d’ali e totalmente indolore.
Luca E dopo? Cosa succederà dopo?
Alfa Vi metterà uno contro l’altro, e vi spremerà fino alla fine.
Carla Moriremo?
Alfa E chi lo può sapere? Qualcuno muore, altri impazziscono…oppure può tornare tutto com’era prima della commedia…(Si guarda intorno, impaurita) Lui è qua.
Aldo Presto! Presto scappiamo! (Esce da ds)
Luca Via, via! (Segue Aldo)
Carla Aspettatemi! Vigliacchi! Aspettatemi! (Via dietro a loro, ma perde la palla)

Alfa raccoglie la palla, si guarda ancora intorno, poi comincia ridere sommessamente, poi sempre più forte, fino ad un riso isterico, mentre si abbassano le luci e si chiude il sipario.

FINE I° ATTO


I° ATTO

Scena I

Quando apre il sipario lo Spirito del teatro è nel centro della scena, seduto a cavalcioni di una sedia; ha un mantello nero con cappuccio; ha la testa bassa, guarda in terra davanti a se’; sul fondo a sinistra un’altra sedia, con Alfa legata sopra; le corde dovranno cadere a comando. Due panche, atte a contenere tre persone ognuna saranno sul fondo, quasi attaccate al telone.


ST (Senza alzare la testa) Mai capirò l’animo umano. Mai. Un giorno nero, un giorno bianco. Un giorno bello, un giorno brutto. Potrei andare avanti all’infinito, ma ho paura che il gentil pubblico si annoi, e decida di lasciare anzitempo questo luogo di ricreazione. E sarebbe per me la più atroce delle beffe.
Quando ciò è accaduto, non è mai stato per causa mia, ma di altri: attori che prima di intraprendere tale carriera avrebbero fatto meglio a rappresentare la propria squallida vita sul palcoscenico del mondo, o autori degni solo di scrivere nei gabinetti delle stazioni. E forse neanche lì. (Guarda il pubblico intensamente)
Voi! Ma davvero pretendete di sapere tutto, voi? Davvero credete che il seguito di questa misera parte di commedia a cui state assistendo vi stia per svelare l’arcano, il misterioso mondo di un essere senza tempo? (Alfa si lamenta) Silenzio! Abbi almeno il pudore di non lamentarti! Tu, che hai volontariamente privato questa serata della magia scaturita dalla polvere di queste vecchie tavole! Che hai raccontato un sacco di stupidaggini solo per il gusto di essere al centro della scena! Stupido essere umano più stupido di tutti gli umani… quando imparerai a stare al tuo posto? Quando udrai suonare le trombe per qualcosa di intelligente che hai detto? Se solo potessi intuire il mio fine, lo scopo per cui sta accadendo tutto questo… Tu dici che io vivo di emozioni altrui… e allora? Sono forse diverso da tutta questa bella gente seduta su comode poltrone di velluto? Non credi che anche loro si alimentino di emozioni altrui? Altrimenti cosa ci farebbero qui? A che vale provare odio e amore se intorno non c’è qualcuno da odiare o amare? L’unica diversità è che io ho bisogno di tutto questo per vivere, mentre loro (indica il pubblico) usciranno da questo teatro esattamente come sono entrati, e domani sera o sabato prossimo torneranno in teatro per assistere ad un’altra rappresentazione. Stupida donna! Non so nemmeno come punirti, perché ormai ti ho già succhiato tutta la paura che provi…Potevi essere in cielo, e invece ti ritroverai in un inferno che neppure immagini.
Anna (Entrando da destra seguita da Maria; importante: Maria indossa un vestitino a fiori) C’è qualcuno qui?
Maria (Entra e vede Alfa legata) Oh signore!
Anna (Vedendola anche lei) Oh Signore!
ST (Al pubblico) Complicazioni, sempre complicazioni… vorrei sapere quando finirà tutto questo…
Anna Ma che fa, parla con un muro?
Maria Andiamocene Anna, ti prego! Quella è una donna legata!
ST (Avvicinandosi con grande balzo) Giusto. Ovvero, giusta la prima parte dell’analisi. Quella è una donna. In un concetto puramente temporale questa affermazione non fa una grinza. E’ una donna, che sia legata oppure no. Ma, per questo stesso principio, il termine legata non rispecchia in pieno la situazione. Intendiamoci, non quella attuale, che è palesemente giusta. Mi riferisco a poco fa, quando Alfa, questo è il suo nome, era libera, e poteva correre felicemente sul prato, ammesso che qui si riesca a trovarne uno… oppure a un prossimo futuro, quando magari quelle corde cadranno ( alla parola cadranno schioccherà le dita, le corde cadranno a terra e Alfa, dopo essersi guardata intorno incredula, si ritroverà libera e fuggirà dietro le quinte) Ecco…avete visto? A che è valso renderla libera se ora non potremo più godere della sua presenza? La gratitudine non è di questo mondo…
Anna Senta, noi stiamo cercando il teatro (dire il nome del teatro)…
ST Eccolo qua! L’avete trovato! Avete l’onore di calpestare le tavole del palcoscenico del suddetto teatro.
Maria Questo…questo è il palcoscenico? E che ci fa quel muro di mattoni? Lì non ci dovrebbe essere la platea?
ST Eh già, ci dovrebbe essere la platea…
Anna Io non me ne intendo, questa è la prima volta che monto sul palcoscenico di un teatro, ma direi…
ST E direbbe bene, gentile signorina, direbbe bene! Il fatto però è un po’ più complicato delle apparenze…quello non è un muro…è una scenografia.
Maria Una scenografia? Proprio lì davanti? E il pubblico dov’è? Come fa a vedere lo spettacolo?
ST Il pubblico? Ma dove vuoi che sia, benedetta figliola! E’ seduto sulle comode poltroncine foderate di velluto proprio giù, in sala…non mi credete? Bene, guardate: adesso faccio un cenno al macchinista e il muro sparisce. (Schiocca le dita, guardando in alto) Guardate…
Anna Guarda, Maria, guarda! E’ sparito davvero!
Maria E là…là c’è il pubblico…
ST E’ un nuovo tipo di scenografia. Roba moderna, all’avanguardia. Si chiama scenografia mentale.
Maria Ma…il pubblico…sta guardando noi…che non stiamo facendo niente…
ST Tranquille, è tutto a posto. Sta facendo una prova.
Anna Una prova? Io non me ne intendo molto, ma non ho mai sentito dire che il pubblico facesse le prove!
ST E chi lo dice? Avete mai assistito ad uno spettacolo in cui il solito imbecille di turno comincia ad applaudire quando non dovrebbe? E che ne dite di quelle risate sguaiate che non stanno né in cielo né in terra e disturbano gli altri spettatori? Ebbene, da oggi tutto questo finirà: proverà anche il pubblico, così imparerà quando ridere, quando piangere, battere le mani…nuova tecnica.
Maria Andiamocene, Anna, comincio ad avere paura…
ST Bene! Cioè, volevo dire, date pure sfogo a tutte le vostre emozioni…senza vergogne, pudori…ma ora potrei sapere, di grazia, perché siete qui?
Maria Siamo qui per il provino…
ST Provino? Che provino?
Anna Ma lei non è un addetto? Non sa nulla dell’annuncio?
ST Ma certo che lo so! Solo...solo che ne mettiamo talmente tanti…il vostro riguarderebbe..?!?
Maria Eh? Ah sì, quello per la parte di Mirandolina nella Locandiera.
ST Ah, quello! Sì,sì…e chi di voi due…?!?
Anna Non guardi me, sa! Io sono qui solo per accompagnare mia sorella…è lei che ha letto l’annuncio, e siccome ha recitato proprio quella parte l’anno scorso nella sala parrocchiale di (nominare un posto vicino)…
ST Ecco, ecco…
Maria Non le dico…gli applausi…il parroco mi fece i complimenti, anche se la commedia…lei mi capisce…è un po’…
ST Osè? Spinta? Un pornazzo? Come la vogliamo definire? L’avrò vista e vissuta centinaia di volte, e non mi annoia mai…anzi, mi diverte la spudoratezza e la decisione di Mirandolina…eh sì, donne così ne sono rimaste ben poche!
Anna Ma questo…provino? Chi dovrebbe far fare questo provino a mia sorella?
Maria Se magari mi indica da chi devo andare…
ST O dolce fanciulla caduta da una nuvola di panna montata in una tazza di cioccolato fondente! Ma da chi vorresti andare? Io sono il regista! Io decido tutto quello che accade su questo palcoscenico.
Anna Ma…quella donna legata…
ST Ma che legata! Era una prova. Stavamo provando una scena di una nuova commedia che rappresenteremo tra poco, proprio qui.
Maria Che bello! E il cast è già completo?
ST Beh, a dir la verità stavo cercando altre due donne…
Anna Le ho già detto di non guardare me! Io non voglio fare l’attrice.
ST E chi parla di fare l’attrice? Questa sarà una commedia talmente innovativa che non serviranno attori, ma solo esseri umani...pieni di sentimenti, non importa se buoni o cattivi: l'importante è che siano veri, autentici, intensi.
Maria E qual'è il titolo di questa commedia? E' di Pirandello? O forse di Moliere?
ST No, no, nessuno dei due... è una commedia un po’ diversa da quelle che siete abituate a vedere o a rappresentare. Ci sono altri tre attori che reciteranno con voi. Non dovrete far caso se ciò che diranno vi sembrerà magari fuori luogo, o peggio, fuori tempo... loro provano continuamente, perchè sanno che la data della prima è vicina.
Maria E la trama? Potrebbe almeno anticiparci la trama? Così, sa, tanto per sapere…
ST La trama? Ecco, è un po’ complicato… (Rumori in sala. Dal fondo del teatro entrano, al buio, nell’ordine: Aldo, Carla, Luca. Camminano piano, in punta di piedi per non disturbare, dirigendosi verso il palcoscenico; Sono vestiti normalmente, ma truccati pesantemente, come se stessero per rappresentare una commedia) Ma chi c’è laggiù in sala? Luce! (Alla parola luce si accenderà un proiettore che li illuminerà tutti e tre, congelandoli nella posizione in cui si trovano)
Scena II

Aldo Chiediamo scusa del ritardo…ma sa…il traffico…e poi non riuscivamo a trovare il teatro…
Luca Scusi, ma è questo, vero, il teatro (Nome del teatro)
ST Sì, proprio questo. Vi stavamo aspettando con impazienza
Carla Ah, dunque l’agenzia teatrale ha comunicato…
ST Ha comunicato, ha comunicato…venite, salite sul palco. Stiamo per iniziare le prove. (I tre spariscono da una porta laterale; si spegne il proiettore in sala)
Maria Sono loro? Sono gli altri attori? Dio, come sono emozionata! Sembrano simpatici… Sono sicura che andremo daccordo!
ST Mah, su questo non ci giurerei molto…
Anna Scusi sa, ma ancora non ci ha detto il titolo della commedia…
St Ah, beh…si intitola “Marionette”…
Anna Marionette? Ma è il titolo che c’è sulla locandina all’ingresso del teatro…e se non sbaglio c’è anche scritto che verrà rappresentata questa sera.
ST Ah, sì. Stanno facendo le prove.
Maria Le prove? Chi è che fa le prove?
ST I manifesti e le locandine. Abbiamo iniziato a far provare anche la stampa. Voi non potete immaginare la potenza medianica che hanno i manifesti e gli articoli dei giornali… capaci di stroncare sul nascere capolavori o di elevare porci sulla luna. Quindi dobbiamo essere certi che tutto funzioni per il verso giusto, compresa la stampa. Questa è la vera globalizzazione. Essere sicuri che tutto vada come vogliamo noi. Così non esisteranno ne’ contraddittori ne’ tanto meno sorprese.
Carla (Entrando; avrà sempre l’aria di attrice vissuta) Eccomi qua. Possiamo cominciare?
ST E gli altri?
Carla Si sono fermati a parlare con una certa Alfa, che dice di essere l’aiuto regista…
ST Bene. Intanto prendete posto su quelle panche. (Entra Alfa seguita da Luca e Carlo) Ah, eccovi qua. Bene, sedete anche voi…(Tutti si siedono, mentre Alfa resta in piedi, alla destra di ST)
Allora, voi cinque rappresentate il cast della nuova commedia che andremo a rappresentare tra poco. La commedia si intitola “Marionette”, e man mano che procederemo con le prove prenderete coscienza di ciò che dovrete fare e quale personaggio interpretare. Presentiamoci: Io sono il regista, e quando vi rivolgete a me mi chiamerete semplicemente “Regista”. Lei (Indica Alfa) è la mia collaboratrice, e si chiama Alfa; provvederà a tutto ciò che è necessario allo svolgimento dello spettacolo.
Aldo Bene. Prima di iniziare, che ne direste se parlassimo di vile denaro?
Luca La signorina dell’agenzia ha detto che avremmo dovuto concordare con lei la cifra…
Maria Perché…voi siete pagati?
Aldo Ma dove vivi? Certo che siamo pagati!
Carla (Al regista) Regista, ma queste due non sono professioniste?
ST Un attimo di pazienza, per favore. Allora, del compenso se ne occupa Alfa, e ne parlerete con lei dopo le prove, se tutto andrà liscio ed io sarò soddisfatto.
Luca Come sarebbe a dire? E se la commedia non andrà in porto?
ST Amici come prima e chi s’è visto s’è visto.
Carla Eh no! Questo no! Io voglio firmare il contratto prima delle prove!
ST Va bene, signorina. Ora mi ascolti, perché sembra che il nostro rapporto stia prendendo una brutta piega fin dall’inizio. A me servono cinque personaggi, tre donne e due uomini. Sono disposto a farvi firmare il contratto a tutti voi, purchè reputi le prove soddisfacenti. Se non le va bene, quella è la porta.
Carla (Si alza inviperita, e si dirige con decisione verso l’uscita; giunta in prossimità della quinta si gira) E va bene. Ma solo una prova. E spero che dopo ci sarà un contratto vantaggioso.
Maria Hai sentito, Anna? Ci pagheranno anche noi!
Aldo Ora che tutto sembra volgere al meglio, si potrebbe avere un copione?
ST Non esiste un copione.
Luca Come sarebbe a dire che non esiste un copione?
Aldo Aspetti aspetti aspetti aspetti… come sarebbe a dire che non esiste un copione?
Carla Cioè, signor regista, mi faccia capire bene: siamo o non siamo qui per provare una nuova commedia?
ST Su questo non v’è alcun dubbio.
Carla Bene. Appurato questo, mi spiega, signor regista, come diavolo faremo a rappresentare una commedia che non conosciamo senza neppure uno straccio di parte scritta? (Poi, indicando la platea) E perché c’è già il pubblico seduto?
Luca Il pubblico? E’ vero! Cribbio!
Aldo Accidenti! Devono essere arrivati tutti ora, perché quando siamo passati noi la platea era vuota…ma che fa tutta quella gente?
ST Semplice. Assiste alle prove.
Maria E va bene, ma almeno un copione…
Carla Beh, io la devo dire. Quando una cosa non mi va giù la devo dire, o scoppio. Mi sembra tutto abbastanza scemo. Niente copione, niente contratto, il pubblico in sala quando facciamo le prove…
ST Sentite, è arrivato il momento di cominciare. Andate dietro le quinte con Alfa, che vi spiegherà cosa dovete fare. Io sarò qui da qualche parte, ma voi non mi vedrete. Forza, ora andate, andate…(Tutti dietro con Alfa)

Scena III

ST (Al pubblico) Bene. Un piano cartesiano. Voglio che immaginiate questo palco come un piano cartesiano. (Indica col dito linee immaginarie) Sulle ascisse lo spazio, il tempo sulle ordinate. Sta a voi individuare quella sottile linea che separa la finzione dalla realtà… Sta a voi capire la vera anima del teatro, guardando ed ascoltando queste cinque anime in pena, questi cinque attori-personaggi che saltellano tra queste due semirette, come mossi da fili invisibili, disperdendo tonnellate di emozioni… odio, amore, invidia, gioia, paura.
E state pur certi che io ci sarò, a raccogliere, attingere, assorbire…

Scena IV

(Entra Maria, con un pancione di una donna ormai prossima al parto; ha un ombrellone da mare sotto il braccio. E’ seguita da sua sorella Anna, che trasporta una poltroncina da mare ripiegata; indossano ambedue un vestitino leggero e modesto; le segue Carla, in costume da mare e un vistoso prendisole; ha delle riviste sotto un braccio, una borsa da mare, un largo cappello ed occhiali da sole molto grandi)

Carla Bene, mettiamoci qui…e speriamo che il vento non ci faccia rientrare anzitempo in villa… (Guardando il pubblico) Il mare mi sembra calmo, quest’oggi. Forse più tardi farò anche un bagno. Maria, porta qui l’ombrellone…
Maria (Sistemando l’ombrellone, e mentre Anna apre la poltroncina) Va bene così signora contessa?
Carla Bene, bene…vai a controllare la temperatura dell’acqua…anzi, Anna, vai tu. Non vorrei che tua sorella avesse un malore, in quello stato…già che ci sei, controlla anche la profondità.
Anna Subito, signora contessa…(Va verso il proscenio, mette un piede fuori dal palco come se ci fosse il mare, lo ritira subito; poi tira fuori un metro di legno e misura)
Beh, l’acqua è freddina…e qui ci sono ottantasei centimetri esatti.
Maria (Avvicinandosi alla sorella in proscenio) Quella parte doveva essere mia!
Anna Zitta! Zitta, per l’amor del cielo! Ricordati che siamo pagate…comportati da professionista.
Maria La odio la odio la odio! Maledetta! Io Ero venuta per la parte da protagonista e mi ritrovo a fare la serva…incinta!
Carla La smettete voi due di parlare sottovoce? Non è educazione, sapete? E tu, Maria, togli i piedi dall’acqua se non vuoi che ti accada qualcosa…così poi sarò costretta a pagarti anche la mutua…con quello che mi costate!
Maria (Sottovoce) Maledetta! (A voce alta) Sì, signora contessa…(Si allontana dal proscenio)
Anna Scusi signora contessa, se non ha bisogno di altro io tornerei su in villa a preparare per il pranzo.
Carla Vai pure, Anna… tanto resterà qui tua sorella…ah, già che vai a casa, controlla la posta…sto attendendo una busta da Londra, e non vorrei che andasse persa.
Anna Va bene. (Sta per uscire)
Carla Va bene…”Che cosa”?
Anna Mi scusi…Va bene “signora contessa.”
Carla Ah, ecco…lo sapete che non ci tengo al titolo…lo faccio per voi, per insegnarvi un po’ di educazione…e che diamine! Cerchiamo di comportarci da persone civili…non siamo mica tra i barbari! (Anna esce, Carla si mette a leggere il giornale e Maria si siede in terra, vicino alla poltroncina di Carla, mimando il gesto di prendere della sabbia da terra e farla cadere; dopo una pausa) Fammi un favore, Maria…nella borsa da mare c’è un asciugamano…stendilo qua davanti, che voglio prendere un po’ di sole sulla schiena.
Maria Subito, signora contessa… (Esegue, e stende l’asciugamano a terra, davanti alla poltroncina; piegandosi emette un gemito di dolore)
Carla Attenta, Maria, attenta! Non fare movimenti bruschi! (Si stende sull’asciugamano col volto rivolto al pubblico) Nella tasca esterna ci deve essere la crema protettiva…spalmamela sulle spalle, altrimenti mi scotto…
Maria Sì signora contessa…(Prende la crema, si mette a cavalcioni della contessa sulle ginocchia e comincia a spalmare)
Carla Piano… fai piano…che mani rudi che hai! Se non si capisse dal tuo accento, basterebbe dare un’occhiata alle tue mani per scoprire le tue origini contadine! E questo pancione che mi preme sulla schiena… Quanto manca?
Maria Ho quasi finito, signora contessa…
Carla Come al solito non capisci niente…volevo sapere quanto manca alla nascita del bambino!
Maria Ah, quello! Se tutto va come deve andare il prossimo mese, signora contessa…ma non è un bambino. E’ una bambina.
Carla Un bambino, una bambina…tanto non cambia nulla. Sarà sempre un mocciosetto che piangerà tutta la notte e non ti farà chiudere occhio…e come la chiamerai?
Maria Ancora non lo so, signora contessa. Mi piacerebbe Anita…
Carla Anita? Come la donna di Garibaldi? Ma per l’amor del cielo! Rischia di diventare un parto politico! Ancora non riesco a capire come hai fatto a farti abbindolare così...da un uomo sposato, poi…e almeno fosse stato bello! L’ho intravisto solo una volta, ma non dubitare che mi è bastato…anche basso, era…AHI! FAI PIANO!
Maria (Alzandosi e riponendo la crema) Ho finito, signora contessa…
Carla Era l’ora. Siediti pure sulla mia poltroncina da mare…per adesso non mi serve.

Scena V

Luca (Entra dalla parte opposta alle due donne; è vestito come nella scena quarta del primo atto; ha con se’ la rotella da geometri, il treppiedi, un quaderno e una penna; appoggia il treppiede, e comincia a prendere le misure annotandole di volta in volta)
Carla (Lo guarda a lungo, tirandosi giù gli occhiali da sole e squadrandolo dalla testa ai piedi) Non mi vorrei intromettere nei suoi affari, ma si può sapere cosa sta facendo?
Luca (Senza degnarla di uno sguardo) Ecco, brava, non si intrometta. Mi sto facendo gli affari miei.
Carla (Cercando di trattenersi) Bene. Questa è la sua risposta?
Luca Sì.
Carla Allora sono costretta a farle notare che lei ora sta calpestando una proprietà privata. Quindi, se lei e la sua scortesia ve ne andate entro due minuti tutto finisce qui, altrimenti mi vedrò costretta a far intervenire la polizia.
Luca Bene. Ed io sono costretto a farle notare che lei non può chiamare la polizia, perché questa commedia ha solamente cinque personaggi, e nessun attore copre la parte del poliziotto. E sono altresì costretto a farle notare che non è affatto bello stare così, mezza nuda, sul palcoscenico di un teatro, davanti a tutte quelle persone (Indica il pubblico) che la stanno guardando, forse anche un po’ schifate.
Maria Ma lei…lei non fa parte della commedia?
Luca Certamente. Come del resto ne fate parte voi.
Carla Ma…ma non capisco…lei lavora qui? E’ il macchinista del teatro? Ah, adesso ho capito: sta prendendo le misure per le scenografie della commedia che stiamo per rappresentare!
Luca Macchè scenografie! Il terreno. Sto misurando il terreno.
Carla Ecco, il terreno. Ma quale terreno? Non ha detto ora che questo è un teatro?
Luca Tutto cambia. Basta variare il punto di osservazione. Per voi questo è il palcoscenico di un teatro. E questo è vero. Almeno per il momento. Ma per me questo è un terreno edificabile. Località Algaiòla. Lì c’è il mare. E qui sorgerà un magnifico castello, completo di mura, fossato, torri e quant’altro. E sarò io che lo progetterò. Sapete, sono un architetto.
Maria Ma…insomma, si può sapere qual è la commedia vera? La sua o la nostra?
Luca Ma come, non avete ancora capito? Tutte e due. Sono tutte e due vere, e si intersecano lungo il tempo, e si dilatano lungo lo spazio…l’abbiamo rappresentata, la stiamo rappresentando, la rappresenteremo. E poi di nuovo, e di nuovo ancora…forse per tutta la nostra misera esistenza in questo mondo materiale.
Maria Mi sento male…(sviene, cadendo dalla poltroncina).
Carla Su, su! Neanche tu fossi veramente incinta!
Luca Beh, forse lo è davvero…qui può accadere di tutto…
Anna (Rientrando) Signora contessa, signora contessa! La villa non c’è più! Sparita, volatilizzata! Ora dove vado a preparare il pranzo?
Carla Ma non dire sciocchezze, Anna! Hai guardato bene dappertutto?
Anna Signora contessa! Ma è una villa!
Maria (Rinvenendo) Cos’è accaduto?
Anna (Si precipita ad aiutare la sorella) Oddio, Maria, che hai fatto? Ma lo sai? E’ sparita la villa della signora contessa!
Luca (Continuando a misurare) Che vi avevo detto? Può succedere di tutto…a proposito, stavo cercando una persona…non avete mica visto la Spirito del teatro?
Carla Lo spirito del teatro? E chi è?
Luca E’ difficile dirlo. Ho capito solo che si trasforma continuamente. Ultimamente stava curando la regia della vostra commedia.
Maria Se allude al regista deve essere dietro le quinte da qualche parte…
Carla Maria, riponi l’asciugamano e chiudi l’ombrellone. Si torna a casa.
Maria Ora basta. Quando si passa il limite…Chiuditelo da sola, vecchia baldracca. E ringrazia Iddio che sono una signorina perbene, altrimenti ti potrei indicare anche altri usi che potresti fare con l’ombrellone.
Carla Cosa… cosa hai detto?
Anna (Con soddisfazione) Non vorrei aver udito male, ma mi pare di aver sentito “vecchia baldracca,” signora contessa. E che l’ombrellone se lo può anche…
Luca (Interrompendola) Eh sì. Ha detto proprio vecchia baldracca.
Carla Ma come…come ti permetti? Perché mi insulti?
Maria Perché quella parte doveva essere mia!
Anna E’ vero. Lei ha fatto Mirandolina. Anche il parroco le aveva pronosticato un futuro pieno di soddisfazioni come attrice. Invece si è ritrovata a fare la serva, e per giunta incinta.
Luca Sentite, ho una proposta da farvi. Perché non andate fuori a sbrigare i vostri affari, cosicché io possa prendere le misure in pace senza essere disturbato da tre oche che mi starnazzano intorno?
Carla (Inseguendo Maria) Vieni qui…vieni qui che ti cavo gli occhi…(Fuori)
Anna (Correndo dietro alle due) Maria! Maria! Non dovresti correre, nelle tue condizioni… (Fuori)
Luca Finalmente! (Al pubblico) Sentite che pace? Che tranquillità?
ST (Entrando) Bene, Luca. Eccomi qui. Hai preso le misure?
Luca Ho finito ora ora. Naturalmente dovrò tornare…
ST Si capisce, si capisce… ora vieni, che ti accompagno nell’altra commedia che hai gìà rappresentata e che stai ancora rappresentando, così ti finisco di illustrare i miei piani futuri…andiamo, seguimi. (Fuori)

Scena VI

(Entra Alfa, completamente vestita di nero; con calma ripiega l’asciugamano, chiude l’ombrellone e la poltroncina; mentre sta per uscire portando via questi oggetti arriva sulla scena Aldo, come la quarta scena del prima atto, e cioè con un cappello universitario e dei libri sotto il braccio.)
Aldo Buonasera…mi scusi, stavamo giocando a nascondino e mi sono perso…lei saprebbe dirmi dove mi trovo?
Alfa Troppo tardi. Ormai è troppo tardi. Tutto è compiuto.
Aldo Che cosa vuol dire? Insomma, ero con Carla e Luca, e improvvisamente sono spariti tutti e due. Non riesco più a trovarli…pagherei per sapere dove si sono nascosti…
Alfa Non si sono nascosti. Stanno semplicemente rappresentando un’altra commedia, in un altro tempo, in un altro luogo…
Aldo Commedia? Che commedia? Non siamo mica in un teatro!
Alfa Già, è vero. Non siamo mica in un teatro…(Esce)
Aldo Che strana donna…misteriosa, funerea…
Anna (Entra dalla parte opposta da dove è uscita Alfa; vestita come la prima scena del primo atto) Scusi…sto cercando mia sorella…non ha visto per caso una ragazza alta più o meno come me, carina, con un vestito a fiori?
Aldo No, mi dispiace…qui sembra che tutti stiano cercando qualcuno…
Anna Anche lei è qui per quell’annuncio sul giornale?
Aldo Annuncio? Che annuncio?
Anna Ah, non sa niente? Stanno cercando degli attori per mettere in scena la Locandiera di Goldoni…io ho portato mia sorella per la parte di Mirandolina…se vedesse come è brava…anche il parroco le ha fatto i complimenti.
Carla (Entrando come una furia, ma vestita come nella prima scena del primo atto) Aldo! Finalmente ti ho trovato… e Luca dov’è? Accidenti, vi ho perso di vista non appena abbiamo messo piede sul palcoscenico!
Aldo Palcoscenico? E dagli! Ma siete davvero convinti tutti quanti di essere in un teatro?
Carla Aldo? Che cos’hai, Aldo? Quell’attore scortese non vi ha mica picchiato, eh? Spero che tu non abbia battuto la testa…
Maria (Entra, vestita ancora da serva e col pancione) Anna, sei qui! (Vede Carla) O mamma mia la contessa!
Anna Maria! Che cos’è quella pancia? Ti sei già truccata? Ma Mirandolina non era incinta!
Maria Mirandolina? Che Mirandolina! Io voglio fare la contessa! Sicuramente sarei più brava di quella vecchia…di quella lì! (Indica Carla)
Carla Ce l’ha con me? Ma io la conosco? (Entrano Luca e ST a braccetto, ridendo e scherzando; Luca è ancora vestito come prima, e porta con sé ancora la ruota e il treppiede ) Luca? Ma…ma avete fatto la pace? Dopo tutto quello che ti ha detto? E io che pensavo di essermi fidanzata con un vero uomo…vuoi vedere che aveva ragione quell’attore? E lei non si senta così furbo, sa…non pensi di averla fatta franca così. Guardi che sono capace anch’io di darle un pugno sul naso!
Luca Carla! Per l’amor del cielo! Ti sembra questo il modo di parlare? Un pugno sul naso! E perché poi? Non capisco… (A ST) La scusi sa, a volte è così infantile…da quando ha perduto la palla non è più lei. Irriconoscibile.
Carla La palla?!? Luca, ma che stai dicendo? Ma che cosa è successo a tutti e due? Vi hanno stregato? Aldo, almeno tu…
Aldo Ti vorrei aiutare, Carla, ma ricordo solo che ci hai letto una lettera dove c’era scritta una quantità enorme di sciocchezze.
ST Bene, basta così. Direi che la prova della commedia possa considerarsi terminata. Adesso andate di là dietro le quinte e lasciate il vostro recapito ad Alfa. Vi contatteremo al più presto, e vi faremo sapere.
Maria Ma…ma come, ci liquida così? Senza una parola, un gesto…
Anna Non può. No davvero. Questa è la prima volta che recito, e voglio sapere come sono andata.
Aldo Ci siamo seduti tra il pubblico. Abbiamo fatto esattamente quello che ha voluto lei, rappresentando una cosa assurda che sta a metà strada tra la paranoia e schizofrenia, e ora ci viene a dire che ci farete sapere? Ma stiamo dando i numeri? Io voglio la parte! E soprattutto voglio essere pagato!
Carla E io? Ho sputato sangue per adattarmi ad un personaggio che non mi confaceva neanche un po’, e ora dovrei andare a casa ed aspettare? Ma neanche per sogno! Se c’è qualcosa che non va lo voglio sapere subito. Almeno posso guardarmi intorno e valutare altre occasioni. E pensare che per venire qui ho rinunciato alla parte di Sostrata nella Mandragola!
Luca Su, faccia il bravo regista, ci dica qualcosa … non ci tenga tutti così, relegati in questo purgatorio di attesa…
ST E va bene. Ma solo a patto che ve ne andiate tutti dal palcoscenico. Ora serve a me. (Tutti escono; Luca, Aldo e Carla tornano ai loro posti in platea; naturalmente Luca non ha più ne’ la ruota né il treppiede, ed Aldo non ha più ne’ cappello ne’ libri; Maria e Anna restano dietro le quinte)

Scena VII

St Bene. Tutto è tornato com’era poco fa. Proprio così, gentili signori, tutto. Anche la mia grande predisposizione ad interpretare la commedia dell’arte, da Goldoni a Moliere, da Pirandello a Shakespeare. (Entra Alfa, pian piano, dal fondo, e va a sedersi sul palcoscenico con le gambe incrociate) E quindi mi par giusto riallacciarmi al linguaggio forbito che ha deliziato i vostri padiglioni auricolari all’inizio della serata. Vi gratificherò ancora per un fuggevole attimo con la mia maestria di parola, con la mia notoria arguzia e col mio notevole senso dell’humour. Ma se qualcuno, stanco di cotanta superbia da parte mia mi vorrà dare una lezione di comportamento, di dizione od altro, sono a completa disposizione. Basterà che questa persona venga qui, sul palcoscenico, insieme a me e ad Alfa. Ma sappia, questo sventurato, che qui può succedere di tutto, e che il tempo e lo spazio possono variare a piacimento mio o di eventi imponderabili; sappia, questo sventurato, che qui niente è vero e niente è falso, niente è voluto e niente è casuale.
Aldo Non è possibile. Questo non è proprio possibile.
ST Che cosa non è possibile?
Aldo Quello che ha detto ora. Il tempo è una misura precisa, matematica. Ed anche lo spazio. Non possono variare a piacimento di qualcuno. Io so tutto del tempo. Sono un professore di storia.
Luca Ha ragione. D’altro canto io sono architetto, e so tutto dello spazio.
ST Architetto? Ci avrei giurato…comunque, se siete così sicuri di ciò che dite, se nella vostra testa così limitata c’è posto solamente per i pensieri che scorrono in una direzione unica, perché non venite a dimostrare la vostra teoria su questo palco?
Luca Testa limitata sarà la sua! Che fa, offende?
ST Lungi da me tal pensiero! Stavo solo seguendo il corso dei miei pensieri, e se qualcosa di ciò che è uscito dalla mia bocca involontariamente vi ha recato offesa, vi prego di perdonarmi.
Aldo Così va meglio. Non sono disposto a farmi offendere da nessuno.
ST Allora? Volete, onorarmi della vostra gradita presenza, facendomi la cortesia di salire su questo palcoscenico e convincere anche me dei vostri fermi e incrollabili convincimenti?
Aldo Con piacere. Aspetti lì.
ST E dove dovrei andare? Sono troppo curioso di vedervi danzare sulle ipotesi ed i teoremi che avete imparato a scuola…di vedervi arrampicare su pareti così ripide da far impallidire anche il monte Bianco…di vedervi difendere una posizione che è diventata indifendibile nello stesso momento in cui avete cominciato a dialogare con me del tempo e dello spazio.
Luca Vieni, Carla, vieni anche tu… andiamo a dare una bella lezione di fisica a quel signore che si crede padrone dell’universo! (I tre si alzano e si dirigono verso il palcoscenico)
ST (Quando sono spariti dalla platea) “Padrone dell’universo”…ne sono lusingato. Ma non è vero. (Pausa) Però è vero che questa sera sono stato il “padrone del teatro”. Dalla mia posizione manipolare l’animo umano diventa un gioco da ragazzi. Perché io non sono lo spirito del teatro. Lo spirito del teatro è solo una fantasia, una piccola divagazione sul tema, un espediente per rendere la commedia appetibile, per introdurre uno sconvolgimento continuo, quel pizzico di sale senza il quale niente ha sapore.
Io sono l’autore. Da questo momento dovete smettere di pensare a me come un semplice attore: io sto interpretando colui che ha creato questa serata, colui che ha violentato vostre menti, il vero Deus ex Machina. E potete giurare che mi sono presa una bella rivincita su tutti coloro che non mi rispettano, che stravolgono i miei testi, che cambiano personalità ai miei personaggi per “esigenze di regia”: e buttano le mie idee migliori nel più remoto angolo del palcoscenico. Questa sera il protagonista sono io, nel bene e nel male.
Ed ora, quando i miei tre attori saranno di nuovo saliti sul palcoscenico, si ricomincerà…ancora una volta, e poi ancora, e ancora, giorno dopo giorno, sera dopo sera…e voi vi chiederete ad ogni nuova scena dove comincia la finzione, dove finisce la realtà. E potrete fare le supposizioni più azzardate, ma non lo capirete fino a quando io non lo vorrò.
Ma di una cosa potete star certi: che io sarò sempre qui, ancora una volta, a creare emozioni, a bere sensazioni nuove, a divorare odio e amore. Perché questa è la mia vita, questo è ciò per cui vivo, respiro.
Ed ora, gentile pubblico, come diceva il Machiavelli, non aspettate che gli attori tornino fuori e ricominci lo spettacolo…vi assicuro che l’attesa sarà lunga. Andate sani!|

FINE