GLI OCCHI DEGLI SCONOSCIUTI

MESSICO & NUVOLE

di

Angelo Orlando





©1993



PERSONAGGI: NUVOLA: Il barista. Uomo tra i trenta, trentacinque anni.

RUBINIA: Giovane donna. Venticinque, trent’anni

GABRIELE: Fratello di Rubinia. Giovane sui venticinque, trent’anni.

ORSO: Fidanzato di Rubinia. Uomo intorno ai quarant’anni.

MIRKO: Un ragazzo.

JESSICA: Una ragazza.



LA SCENA: Un bar notturno. Periferia estrema romana. Un bancone attorno al quale ci sono diversi sgabelli di legno. Lampade ad olio sui tavolini e luci fioche sugli specchi delle mensole dove sono poggiate le bottiglie dei liquori. L’arredamento dà l’idea del provvisori e precario. Specchi adagiati per terra. Poster arrotolati e appoggiati alle pareti. Cappelli a falde larghe. Sombreri. Cassette di liquori sono per terra o ammassati sui tavolini. Un juke-box. Un biliardino. Sul lato sinistro del bancone c’è una porta che dà sul retro. Sul lato destro, un’apertura che porta alla toilette.


AZIONE: Si svolge durante due atti che si svolgono nell’arco di una notte fredda e piovosa d’inverno. Da mezzanotte in poi.



Lei mi vede. Per un istante, i nostri occhi s’incrociano attraverso la vetrata. Poi lei si volta e s’allontana. Io torno al mio caffè e scopro che ormai è freddo. Fuori continua a piovere.

(Nathan Never)




PRIMO ATTO

RUMORE TEMPORALE: FORTE, INTENSO.

NEL BUIO, UNA MUSICA.

UN UOMO SEDUTO AL BANCONE STA SORSEGGIANDO DA UNA TAZZA. DALLO SCHERMO DI UN COMPUTER PORTATILE, VICINO LA CASSA, PROVIENE UNA LUCE FIOCA.

NUVOLA SPUNTA ALL’IMPROVVISO DAL BANCONE.


NUVOLA: Lei fuma?

ORSO: No!


NUVOLA SI ACCENDE LA SIGARETTA.


NUVOLA: Le dà fastidio se fumo?

ORSO: Fumi pure. Il bar è il suo.

NUVOLA: No, non è mio. L’ho preso solo in gestione.

ORSO: Bene.

NUVOLA: Io rispetto quelli che non fumano e glielo chiedo se a loro dà fastidio e se a loro dà fastidio lo sa che faccio?

ORSO: Cosa fa?

NUVOLA: Spengo la sigaretta.

ORSO: Bene!

NUVOLA: Che vuole qualche altra cosa?

ORSO: Un’altra camomilla!

NUVOLA: Altra camomillina, subito!

ORSO: Grazie… la bustina per favore… non la apra… mi riempia solo una tazza d’acqua calda…

NUVOLA: Acqua calda, certo. (Va dietro al bancone e riscalda l’acqua) Io lo dico sempre il miglior amico dell’uomo è il cane.

ORSO: Cosa c’entra questo?

NUVOLA: Cosa?

ORSO: Che il miglior amico dell’uomo è il cane!

NUVOLA: Per la camomilla. Il miglior amico dell’uomo è il cane, ma se non c’è il cane diventa la camomilla. La camomilla distende i nervi. Io la prendo sempre… per far distendere i nervi.

ORSO: Lei ha i nervi tesi?

NUVOLA: Io? Tesissimi. Sono una corda tesa. Sono un po’ in tensione. Sa il bar… sto facendo un periodo di prova e resto aperto tutta la notte. La mattina dovrei dormire, ma sono preoccupato che c’è un ragazzo qui che fa le colazioni… non è tanto pratico… mi fa certi casini… e allora non dormo… e se non dormo resto qui anche alla mattina e mi dico: vabbè dormo il pomeriggio… il pomeriggio però sono preoccupato perché devo preparare tutto per la notte e va a finire che attacco troppo presto e allora non dormo mai…

ORSO: Eh… quel sonno mirabile, di cui dormono solo i fortunati che non sanno che siano né emorroidi, né pulci, né troppo elevate capacità intellettuali…


PAUSA. NUVOLA GLI VERSA L’ACQUA CALDA NELLA TAZZA.


ORSO: Era una citazione.


NUVOLA SORRIDE SENZA COMMENTARE.


ORSO: Gogol… Nikolaj Vasil’evič…

NUVOLA (pensando che abbia starnutito): Salute!


NUVOLA GLI PORGE UN FAZZOLETTINO.


NUVOLA: Prego!

ORSO: Grazie.

NUVOLA: Scusi la domanda… Lei ha fatto le scuole alte?

ORSO: L’università!

NUVOLA: Chiaro! Si vede… è intelligente!

ORSO: Tutti gli uomini hanno una certa dose d’intelligenza. Anche lei sarà intelligente, no?

NUVOLA: Certo… non sempre però… cioè non come lei che è intelligente sempre. Lei ha fatto l’università e all’università l’insegnano l’intelligenza e non è che poi uno se la dimentica… io che non ho fatto l’università, certe volte me lo dimentico.

ORSO: Mi scusi, non la seguo… che cosa si dimentica?

NUVOLA: Che ho l’intelligenza. E perché a me nessuno l’ha insegnata…

ORSO: Ma l’intelligenza non s’insegna.


NUVOLA VA AL SUO COMPUTER PORTATILE. COMINCIA A GUARDARE SULLO SCHERMO, CONTINUANDO A PARLARE.


NUVOLA: Lo dice lei… cioè… lei lo può dire perché è sicuro di essere intelligente… e allora può affermare che l’intelligenza non s’insegna perché l’ha già acquisita… fissa… in modo permanente… a me che nessuno l’ha insegnata… ho dovuto prendere qua e di là sprazzi d’intelligenza, man mano che la riconoscevo da qualche parte… zac! Me ne prendevo un po’… per esempio… internet… è una grande possibilità di prendere intelligenza, ma devi stare attento a riconoscerla… certe volte pensi di aver preso cose che ti fanno diventare intelligente e invece diventi più stupido…

ORSO: Lo vede che anche lei è intelligente?

NUVOLA: No, io sono un pendolare dell’intelligenza.

ORSO (Divertito): In che senso?

NUVOLA: Nel senso che io mi sento…che ho un’intelligenza che va e che viene... che va e che viene… Ho un’intelligenza corsara… viaggiatrice… è colpa del fatto che non ho fatto le scuole alte… lei invece no… lei ha l’intelligenza fissa sul posto… vero?

ORSO: Sul posto, sì.

NUVOLA: Bravo!

ORSO: Beh… mica è un merito…

NUVOLA: Su, non faccia il modesto.

ORSO: Non è questione di modestia.

NUVOLA: Tutti gli intelligenti sono modesti.


ORSO (Sorridendo): È un bel tipo lei… (Bagna il filtro nell’acqua calda) Davvero un bel tipo… (Si volta verso le porte dell’ingresso) si diverte a incuriosire i suoi clienti… (Distratto) Questa notte, un barista originale… in vena di scherzare… (Di nuovo lo guarda in faccia) o di prendere in giro?

NUVOLA: Come? Prendere in giro? Chi?

ORSO: Lasci perdere…

NUVOLA: Lei ha viaggiato molto?

ORSO: Eh?

NUVOLA: Mi chiedevo se… se per caso ha viaggiato molto… visitato posti esotici… lontani… se sì, se sì… per esempio? Cioè mi può dire dove è stato per esempio?

ORSO: Beh… ho viaggiato, sì… (sorseggia la camomilla) ho viaggiato tanto…

NUVOLA: È mai stato in Messico?

ORSO: Diverse volte.

NUVOLA (Si esalta): Diverse volte? Mi dica, mi dica un suo concetto sul Messico… lo sa che io sento come… come un richiamo… qualcosa che ho dentro e che mi spinge verso il Messico… a me tutto quello che è Messico, mi fa impazzire…

ORSO: Potrebbe essere un’infatuazione che risale ai tempi della sua infanzia… qualcosa che ha visto… anche un colore particolare può fare quest’effetto…

NUVOLA: Un colore?

ORSO: Un colore… un ricordo… una sensazione… o se vogliamo andare sull’esoterico… perché no? Un richiamo carmico.


PAUSA.


ORSO: Carmico… da Carma… conosce il carma lei?

NUVOLA: Il carma? (Annuisce come se sapesse. Poi dopo una pausa confessa.) No!

ORSO: Il termine deriva dalla radice sanscrita Kr…

NUVOLA (Ripete arrotando la erre): Krrr…






ORSO: Kr… che significa fare, agire, produrre… insomma, movimento… azione… tutto nel mondo obbedisce ad una legge… che è la legge di causa ed effetto. Dato che ogni evento è l'effetto di una qualche forza invisibile che interagisce in armonia con la legge di causalità… sicuramente anche questo suo richiamo per il Messico obbedisce a questa legge… caro mio, se non conosci la legge del carma prima o poi sono cazzi… (sorseggia) l’ha fatta troppo carica questa camomilla. Me la potrebbe diluire leggermente?


PAUSA.

NUVOLA ESTASIATO DALLE PAROLE DI ORSO, LO GUARDA RAPITO.


NUVOLA: Di… diluire… certo… mi… mentre gliela diluisco… potrebbe chiarire un po’… questo concetto? Ma… magari con parole un… leggermente meno intelligenti… solo leggermente però. Carmico è una parola che mi piace. La sapevo eh? L’avevo già sentita, solo che non avevo approfondito, ecco…



NUVOLA ALLUNGA LA CAMOMILLA CON L’ACQUA CALDA.


ORSO: Ah… non c’è nulla da approfondire… dia retta a quello che sente. Ascolti la voce interiore… quella che la spinge lontano, quella voce che troppo spesso cacciamo via a calci… (lo guarda con tenerezza) Mi dia retta, anzi, si dia retta, lei è un puro, si vede lontano un miglio e si ricordi che quando deve prendere una decisione nel giro di pochi secondi, deve fare la prima cosa che le viene in mente… è sempre quella giusta! Perciò…


CON LO SGUARDO INCOLLATO A LUI, NUVOLA GLI PORGE DI NUOVO LA CAMOMILLA DILUITA.


ORSO: … perciò se sente che il Messico la sta chiamando, ci vada… ci vada...

NUVOLA: Ci vado?

ORSO: Ci vada... (Smorfia di disgusto) Mmmh… me l’ha diluita troppo adesso…

NUVOLA: Mi… mi scusi… è che mi ero distratto… lei parla troppo bene… non so che darei io per saper parlare così… tutti questi concetti… ogni cosa che… la legge di causa ed effetto… tutte cose belle… gliela rifaccio subito la camomilla… aspetti… non si distragga… rimanga concentrato su… su questi concetti…


NUVOLA RISCALDA ALTRA ACQUA E PREPARA VELOCEMENTE UN’ALTRA CAMOMILLA E GLIELA POSA DAVANTI CON UN’ALTRA BUSTINA. ORSO INSERISCE DA SOLO IL FILTRO NELLA TAZZA.


NUVOLA: Pensa le donne…

ORSO: Come, scusi?

NUVOLA: No, dico… uno come lei… scusi se glielo dico… glielo dico da uomo a uomo… cioè da maschio… senza offesa… cioè… lei è proprio affascinante… cioè immagino che per una donna… uno che parla così bene… susciterà di sicuro un… un nonsoché in una donna… perché alle donne piace sentir parlare così…


ORSO DA’ UN SORSETTO ALLA SUA CAMOMILLA, CAMBIA ESPRESSIONE. S’IRRIGIDISCE. POI DI COLPO POSA LA TAZZINA E SI PRECIPITA FUORI DAL BAR.

NUVOLA RESTA INCHIODATO A FISSARE LE PORTE APERTE.

LA PRIMA REAZIONE È QUELLA DI PRENDERE LA TAZZINA E ASSAGGIARE LA CAMOMILLA.


NUVOLA: Non era male… (mette la tazza nel lavello) forse è qualcosa che ho detto… si è offeso quando gli ho detto che era affascinante…


VA VERSO LE PORTE E LE RICHIUDE.


NUVOLA: Mah! Questi intelligenti però sono strani… più uno è intelligente più è strano… è perché l’intelligenza stimola i cosi… quelli… i cosi strani che abbiamo nella capoccia.


VA DI NUOVO DIETRO IL BANCONE. SI CHINA. SI RIALZA. ACCENDE LA RADIO E COMINCIA A CANTARE E A BALLARE INSIEME ALLE PAROLE DELLA CANZONE. SI ABBASSA DI NUOVO SOTTO AL BANCONE.

GABRIELE APPARE SULLA SOGLIA.

NUVOLA SPUNTA CON LA TESTA DA DIETRO AL BANCONE.

I DUE SI GUARDANO.

QUALCHE ATTIMO DI SILENZIO.

NUVOLA ABBASSA IL VOLUME DELLA RADIO.


GABRIELE: Ha visto per caso, una ragazza con un cappotto pervinca?

NUVOLA: Pervinca?

GABRIELE: Sì, un azzurro violaceo!

NUVOLA: No, non mi pare!


GABRIELE SI VOLTA ED ESCE.

NUVOLA SBUFFA. SPEGNE LA RADIO, VA PER L’ENNESIMA VOLTA VERSO LE PORTE E LE RICHIUDE.


NUVOLA (Tra sé): Pervinca… ma va’ va’… certa gente ad una certa ora, se ne dovrebbe andare a letto… pervinca… ma che vuoi? Metti a riposo la mente… pervinca! Che è?


SI FERMA ACCANTO AL JUKE-BOX E LO GUARDA CON ARIA DI SFIDA. TIRA FUORI UN GETTONE E SELEZIONA UN DISCO. RESTA FERMO AD ASPETTARE UNA CANZONE CHE NON ARRIVA.


NUVOLA: Ti vendo! Che ti credi che non lo trovo un… un appassionato di chincaglieria? Un… un antiquario? Un robivecchi?


LE PORTE SI RIAPRONO.

RIAPPARE ORSO.


NUVOLA: La porta per favore! Ah! È lei?


ORSO RICHIUDE LE PORTE.


NUVOLA: Mi fa piacere che è ritornato. Due volte nella stessa notte… così possiamo riprendere il discorso lasciato a metà…

ORSO (Appoggia i gomiti sul bancone. A testa bassa): Mi scusi… stanotte non è aria… la mia camomilla?

NUVOLA: C’è! Gliel’ho tenuta al fresco, cioè, in caldo. Anzi, sa che faccio? Gliela rifaccio!

ORSO: Grazie! (Appare all’improvviso molto nervoso) Grazie!


NUVOLA SI PORTA DI NUOVO DIETRO AL BANCONE E SI METTE AL LAVORO DIETRO LA MACCHINA A VAPORE


NUVOLA: Io lo dico sempre… il miglior amico dell’uomo è il cane… ma poi, a ruota, c’è la camomilla! Pensi… pensi a quanti amici che abbiamo bevuto nella nostra vita… (Ride da solo)

ORSO (Alzando la testa): Cosa ride?

NUVOLA (Spaesato): Eh?

ORSO: Le fa ridere questa cosa che ha detto? Che c’è da ridere? (Alza la voce) No! Mi dica che diamine c’è da farla ridere così. Lei si crede divertente, vero? Sì, è così… lei si crede spiritoso e pretende che gli altri debbano ridere per forza alle sue spiritosaggini. Mi dia questa camomilla, per favore!


NUVOLA, TIMIDO NON DICE UNA PAROLA. SI LIMITA A PRENDERE DUE BUSTINE DI CAMOMILLA CHE ADAGIA SUL PIATTINO, AFFIANCO ALLA TAZZA DI ACQUA CALDA.

ORSO RESPIRA FORTE.


ORSO: Mi scusi, non volevo aggredirla.

NUVOLA: Ma no…

ORSO: Che ho gridato vero?

NUVOLA: Ma no… poco poco…

ORSO: No perché certe volte, mi lascio prendere da… dai miei pensieri… e capita che i miei pensieri certe volte mi portino lì dove ho paura anche io di andare… è un posto in bilico tra la calma e la follia pura… esagero… perdo il controllo… (Grida) E quando perdo il controllo, (sbatte un pugno sul bancone) DIVENTO UNA BELVA!


NUVOLA, TIMIDAMENTE, PRENDE UNA TERZA BUSTINA DI CAMOMILLA E L’ADAGIA SUL PIATTINO.

ORSO ABBASSA LA TESTA SUL BANCONE E COMINCIA LENTAMENTE A SBATTERE PIANO LA FRONTE SUL RIPIANO RIGIDO.


NUVOLA: No, no, no… non faccia così…su… uno come lei… uno con… con la testa come la sua…

ORSO: Questa testa… questa dannata testa…

NUVOLA: No, no… non è dannata per niente… è una bella testa… (guarda il bancone) bella e dura… guardi che botta… (tira fuori pacchetto di sigarette e accendino) Senta… se la camomilla non le basta… io… avrei… anche… (gli fa una smorfietta di complicità)

ORSO: Che?

NUVOLA: No, dico… se volesse qualcosa di più… calmante… della camomilla… io avrei anche… (stessa smorfia di complicità)
ORSO: Non la capisco!

NUVOLA: Eh… non mi capisce… io però non ci casco… io non posso dire quello che ho… è lei che me lo deve chiedere. Io non so chi è lei. Io so solo che è intelligente… che non fuma… nel senso che non fuma… (stessa smorfia di complicità) sigaretteeeee…

ORSO: Infatti, non fumo…

NUVOLA: Va bene… allora se lo fa un whisketto?

ORSO: No, non bevo!

NUVOLA: Non fuma, non beve… e allora parliamo… comunichiamo. Lo sa che la gente risolve i suoi problemi, soprattutto parlando al bar? Lo sapeva questo? Si chiamano statistiche… io lo so… lei lo sapeva questo? Mi dica… lo sapeva? Esprima un suo parere su questo concetto.

ORSO: Un parere su quale concetto?

NUVOLA: Un suo parere su un concetto a piacere. Basta che parli. Su, parli… mi dica… esprima un parere… lo infili in un discorso.

ORSO: Un discorso su che?

NUVOLA: Non lo so. Lo sa lei. Faccia uno di quei discorsi che gli vengono meglio. Un discorso come quello di prima… sulla legge di causa ed effetto… era bello quel discorso… era interessante… la legge di causa ed effetto… per esempio… lei è entrato in questo bar… cos’è? Cos’è? Una causa o un effetto?

ORSO: Guardi… mi sa proprio che è tutte e due le cose messe insieme…

NUVOLA: Straordinario! E cosa significa questo?

ORSO: Guardi… non ne ho la minima idea!

NUVOLA: Che bella frase. Non ne ha la minima idea. Apriamo un discorso su questo concetto. Ha ragione sa? Qui nessuno più ha idea di qualcosa. È vero. Ora che mi ci fa pensare. Lo sa quanti ne vedo che passano qui che non ne hanno la minima idea? Arrivano qui, mi si mettono di fronte e chiedono un caffè… ma me lo chiedono in automatico… senza neanche guardarmi negli occhi… e in questa città, non ci si guarda più negli occhi e lo sa perché? Perché affondare nello sguardo di un altro ormai è troppo impegnativo… che ne pensa di questo concetto che ho appena espresso… mi dica… dica la sua.






ORSO (Sconcertato): Dio santo! La mia cosa?

NUVOLA: La sua! Lei ne avrà tante di sue… ne tiri fuori una e la esponga… secondo lei perché la gente non si guarda più negli occhi?

ORSO: La gente non è portata a guardarsi negli occhi.

NUVOLA: Per natura?

ORSO: Bravo! Per natura. La natura della gente è evitarsi!

NUVOLA: Non ci avevo mai pensato. Questo è un bel concetto da universitario intelligente.


LE PORTE DEL BAR SI APRONO.

ENTRA MIRKO.


MIRKO (inflessione romanissima): Nuvolino! Al Cipolla hanno bucato du’ rote der cinquino! Stamo a ffa’ ‘na colletta de rote… tu non è che stai a rote?

NUVOLA (Scusandosi): Mi scusi… (Verso Mirko) Che c’è? Che vuoi?

MIRKO: ‘Na rota! Ce l’hai?

NUVOLA: Vedi ruote qua? Non mi sembra. Per favore che sto lavorando.

MIRKO: Vabbè… non hai manco un succedaneo de ‘na rota? Dai Nuvola… datti ‘na mossa… se non hai niente… sgancia cinquantaeuri… er Cipolla nun po’ sta cor cinquino sgonfio… sai che ce lavora… sbrigate che ho lasciato Jessica in mezzo ai lupi… pronto? Nuvola…

NUVOLA (Sorridendo a Orso): Tornatene da Jessica e da Cipolla… per favore… sto parlando di cose importanti… te ne vai? Te ne vai?


MIRKO SBUFFA ED ESCE.



NUVOLA: Me lo scusi… questo sono i vantaggi e svantaggi di gestire un bar in un quartiere popolare… lei per esempio di dov’è? Di che zona?

ORSO: Parioli!

NUVOLA: Cazzo… Scusi… scusi il termine… è che non ne avevo mai visto uno… cioè non avevo mai visto un pariolo… cioè uno del suo quartiere da queste parti a quest’ora… lontanuccio… e cosa l’ha spinto qui nel Bronx?


ORSO (sorridendo): La vuole una bella frase intelligente?

NUVOLA: Magari!

ORSO: Quanto le devo per la camomilla?

NUVOLA (Riflettendo): Quanto le devo per la camomilla? Cosa c’è dietro?

ORSO: No! È che s’è fatto tardi. (Gli sventola sotto al naso una banconota di grosso taglio) Ce l’ha il resto?

NUVOLA: Eh… no… ho appena aperto… me ne dice un’altra?

ORSO: Un’altra?

NUVOLA: Un’altra frase intelligente…

ORSO: Certo… la frase è questa… non so quando tornerò da queste parti, ma quando tornerò, si ricordi che le devo una camomilla… grazie!


ORSO INDIETREGGIA E FA PER ANDARSENE.


NUVOLA: Genio! Aspetti… dove va? Lo scontrino.

ORSO: Ma se non ho pagato, che me lo dà a fare lo scontrino?

NUVOLA: Come non ha pagato?

ORSO: Non ho pagato.

NUVOLA: E se ne va senza pagare?

ORSO: E certo! Io vado via sempre senza pagare.


ORSO ESCE.

LE PORTE DEL BAR RESTANO APERTE.

APPARE MIRKO.


MIRKO: Nuvoletto! Abbisogniamo urgentemente de’ ‘n criccke! Dai che ‘r Cipolla ce sta a prova’ co Jessica! Ce l’hai o nun ce l’hai?

NUVOLA: Hai capito il pariolone intelligente. Se ne è andato e non ha pagato.

MIRKO: Che stai a ddi’ Nuvola… ce l’hai ‘sto criccke o no?

NUVOLA VA VERSO IL JUKE-BOX, INSERISCE MECCANICAMENTE UN GETTONE E SELEZIONA UN DISCO CHE NON PARTE. POI GUARDA IN FACCIA MIRKO.


NUVOLA: M’ha rincoglionito de chiacchiere intelligenti… Che cricche?

MIRKO: Er crick!

NUVOLA: Non c’è! Mi hai preso per un meccanico?

MIRKO: E tanto ci voleva a dirlo?

NUVOLA: Quando esci mi chiudi le porte, graz…


MIRKO ESCE FUORI SENZA CHIUDERE LE PORTE.

NUVOLA VA VERSO L’INGRESSO E LE RICHIUDE.


NUVOLA: Queste porte le inchiodo! Mi barrico dentro. Non deve entrare più nessuno.



PASSANDO PER IL JUKE-BOX GLI DA’ UN CALCIO.

SI DIFFONDE UN PEZZO DEGLI ANNI SETTANTA.

LE PORTE DEL BAR SI APRONO DI NUOVO.

APPARE MIRKO, POI DIETRO DI LUI JESSICA.

ENTRANO BALLANDO. GIRANO INTORNO A NUVOLA CHE IN UN PRIMO MOMENTO LI OSSERVA BALLARE, POI DI SCATTO, SI METTE A BALLARE ANCHE LUI. AD UN TRATTO, IL BARISTA NON SI CONTIENE: AFFERRA JESSICA E COMINCIA A FARLA GIRARE VORTICOSAMENTE ATTORNO A LUI, STRUSCIANDOSI TUTTO.

MIRKO SI BLOCCA E LO OSSERVA.

POI VA VERSO IL JUKE-BOX E STACCA LA SPINA.


NUVOLA: No! Che hai fatto?

MIRKO: Ho tolto la spina!

NUVOLA: E ho visto! Perché lo hai fatto? Proprio ora che mi stavo sciogliendo?

MIRKO: Ti eri sciolto troppo!

NUVOLA: Perché hai staccato la spina?
MIRKO: E visto che non la potevo stacca’ a te… l’ho staccata ar coso! (Si va a riprendere Jessica) Nuvola… fatti prelevare un po’ di testosteroide… mi sa che ce ne hai in eccedenza! (A Jessica) E pure te… te pare questo il modo de strofinasse co’ no sconosciuto vecchio?

JESSICA: Ma non è uno sconosciuto. E poi mica è tanto vecchio? Strufoletto… sei geloso?


MIRKO LA PORTA AD UN TAVOLINO E LA FA SEDERE SULLE SUE GAMBE.


MIRKO: Ma che geloso? Geloso… falla finita! E smettila… (Esasperato) nummetoccà!!!

JESSICA: Strufolino geloso! Strufolino geloso!


COMINCIANO A BACIARSI E A SCAMBIARSI EFFUSIONI SEMPRE PIU’ INTENSE.

NUVOLA SE LI GUARDA. POI SI AVVICINA A LORO.


NUVOLA: Prendete qualcosa, ragazzi?


MIRKO E JESSICA NON GLI BADANO MINIMAMENTE.


NUVOLA: Strufolino… prendi qualcosa?


MIRKO NON LO ASCOLTA. È ALLE PRESE CON LA LINGUA DI JESSICA. LA COSA STA DIVENTANDO ESTREMAMENTE PORNO. POI AD UN TRATTO, COME SE LASCIASSE UN OGGETTO DI CUI S’È STUFATO, MIRKO AFFRONTA IL BARISTA.


MIRKO: Nuvola… m’è venuta ‘n mente ‘na cosa! Vai a vede’ ner retro sicciai ‘na sveglia!

NUVOLA: Ho un cappuccino! Lo vuoi un cappuccino?

MIRKO: Sveglia!

NUVOLA: Non è una merceria qui. Non è neanche un mercatino dell’usato. È un bar!

MIRKO: Vai a vede che forse ce la si potrebbe trovare!

NUVOLA: Non ce la si potrebbe… mi dispiace!


NUVOLA S’ALLONTANA. JESSICA SI ALZA E SI BUTTA ADDOSSO A MIRKO DA DIETRO.


JESSICA: Hai visto come piove Struffi? Noi ce ne stiamo qui e aspettiamo che spiova… tutti intimi, intimi…


MIRKO SEMBRA UN AUTOMA CHE REAGISCE AD IMPULSI. SI LASCIA CONVINCERE MECCANICAMENTE A RICAMBIARE LE EFFUSIONI DI JESSICA E SI APPARTA NUOVAMENTE SULLE SEDIE ACCANTO AD UN TAVOLINO.

NUVOLA RIMETTE LA SPINA AL JUKE-BOX.


NUVOLA: Buoni ragazzi… che io devo lavorare… (seleziona un’altra canzone che non parte) Lo sapevo… non funziona più. (Si volta verso i ragazzi che hanno ripreso a baciarsi) Me lo hai scassato un’altra volta. Lo avevo appena aggiustato.


I RAGAZZI SONO AI LIMITI DELL’HARD. MIRKO HA STESO JESSICA SUL RIPIANO DEL TAVOLINO E LA STA SPOGLIANDO E PALPEGGIANDO.


NUVOLA (Preoccupato): Ragazzi, no… buoni… (li osserva meglio. Poi va a controllare fuori se arriva qualcuno) No… non mi sembra il luogo adatto per… (Guarda meglio) Oh… e questi mo’ scopano qua…


DI SCATTO, COME PRIMA, COME SE SMETTESSE DI GIOCARE CON UN TRENINO ELETTRICO, MIRKO SI STACCA DA JESSICA E SI PRESENTA A TU PER TU CON NUVOLA.


MIRKO: Aoh! A me è venuta fame. Che c’hai da magna’?

NUVOLA: Da magna’? E da magna’ c’ho un bel toast… prosciutto cotto e formaggio?

MIRKO: Negativ!

NUVOLA: Medaglione mozzarella e pomodoro?

MIRKO: Me se rinfaccia!

NUVOLA: Una pizzetta rossa?

MIRKO: Me se ripropone!

NUVOLA: Una specialità della casa!


MIRKO: La rivedo la specialità della casa!

NUVOLA: Lo vuoi il dolce? Una bella fetta di torta della nonna!

MIRKO: La tua! Me fa schifo!

NUVOLA: Il tiramisù? Ti va il tiramisù?

MIRKO: Me stai a stomaca’!!!

NUVOLA: Preferisci un bel cannolo con la ricotta e il cioccolato? Parla… che vuoi?

MIRKO: Ce l’hai un babà?


NUVOLA ACCUSA IL COLPO.

LE PORTE DEL BAR SI APRONO. NESSUNO ENTRA.

PAROLE CONFUSE.

IL BARISTA SI VOLTA VERSO L’INGRESSO. NON SI VEDE NESSUNO.


VOCE RUBINIA: Lasciami… non voglio venire con te… lasciami in pace… guarda che chiamo aiuto… aiut…


LA VOCE DI DONNA SI SPEZZA. SILENZIO. SOLO RUMORE DI PIOGGIA.

NUVOLA GUARDA MIRKO CHE RICAMBIA LO SGUARDO.


NUVOLA: Hai sentito?

MIRKO: Che?

NUVOLA: Niente!


NUVOLA SI DIRIGE VERSO LA PORTA DEL BAR. MIRKO LO SEGUE.


MIRKO: Ce l’hai ‘na meringa?

NUVOLA: No! Non ce l’ho!

MIRKO: Ce l’hai ‘na cassatina siciliana?


NUVOLA RICHIUDE LE PORTE.
NUVOLA: NO! Non ce l’ho!

MIRKO: La panna cotta?

NUVOLA: Né cotta, né cruda!

MIRKO: Vabbè… dammi du’ stecche de zucchero filato!

NUVOLA: Sì e due gettoni per il trio al bersaglio!

MIRKO: Du’ profitterolles?

NUVOLA: Nada!

MIRKO: ‘Na macedonia cor rumme e er marasco?

NUVOLA: Nada de nada!


MIRKO VA CON LUI DIETRO AL BANCONE E COMINCIA A ROVISTARE TRA LE COSE DA MANGIARE. NUVOLA NON SE NE ACCORGE E COMINCIA A LAVARE LE COSE NEL LAVELLO.


MIRKO: Nun c’hai ‘na mazza! Nuvola… famme vede’ che ce sta qua?

JESSICA: Struffi… io esco vado a telefonare a mio padre!

MIRKO (con la bocca piena di tramezzino): Hmm… Ciottolina… aspettami…


JESSICA SI FERMA.


MIRKO (Boccone in bocca): Senza che vai… il Nuvolino ora ti fa telefonare da qui, vero?


NUVOLA (Realizza solo ora la presenza del ragazzo dietro al bancone): Che fai qua? Che ci fai qua dietro? Non ci devi venire qua dietro tu. Hai capito?

JESSICA: Struffolo… io vado!

MIRKO (masticando): Aspetta Ciottolo… Nuvola… sii magnate… fai fare una telefonata al mio amoretto.

NUVOLA: Che stai mangiando?

MIRKO (ingozzandosi): Niente!


NUVOLA: Che stai mangiando? Devi rispettare la prassi. Alla cassa… fai la tua ordinazione, ritiri lo scontrino e poi, mangi. Che hai preso? Che stai masticando?


MIRKO SPUTA IL BOCCONE DI ROBA IN UNA MANO, POI PRESENTA LA POLTIGLIA DAVANTI AL NASO DI NUVOLA.


MIRKO: Non lo so di preciso che c’era. Sicuramente un pisello… poi forse mascarpone… o maionese, non so…

NUVOLA: Vattene via di qui. Stai al tuo posto. Il tuo posto è dall’altra parte.


IN QUEL MOMENTO SI RIAPRONO LE PORTE DEL BAR.

RIAPPARE LA FIGURA DI ORSO.

JESSICA E MIRKO SI RIABBRACCIANO.

ORSO NON AVANZA DI UN PASSO. SI FERMA SULLA SOGLIA.


NUVOLA: Buonasera.

ORSO: Buonasera!

NUVOLA: Un’altra volta qui. Tre volte… tre volte in una sola notte… s’è affezionato?

ORSO: Mi scusi, solo un’informazione… è passata di qua, per caso, una ragazza con un cappotto colorato?

NUVOLA: Che colore?

ORSO: Pervinca!

NUVOLA: Pervinca, pervinca… no… pervinca no!

ORSO: La ringrazio.


ORSO ESCE.

LE PORTE RESTANO APERTE. NUVOLA LE VA A RICHIUDERE. PASSA VICINO A MIRKO E JESSICA CHE POMICIANO. POI VA AL JUKE-BOX. APPIOPPA UN CALCIO BEN ASSESTATO. NESSUNA CANZONE.


NUVOLA: Pervinca… pervinca…


JESSICA (si scosta di scatto da Mirko): Amore! Basta! Devo telefonare a mio padre!

MIRKO (Continuando a baciarla): Hmm… un’altra volta? Non avevi già chiamato?

JESSICA: No!

MIRKO: Nuvola! Fai fare uno squillo a casa al mio amoretto? Non la fare uscire fuori che fuori piove. (Affonda il viso nella scollatura) E poi si bagna tutta!

JESSICA: E Mirko! Smettila!

NUVOLA: Buoni! Buoni! Il telefono sta di là! (Indica la porta alla sua sinistra) In fondo alle scalette, la porticina a destra.


JESSICA SI RITRAE DALL’ABBRACCIO DI MIRKO.


JESSICA: Vado amo’!

MIRKO: E vengo con te!

NUVOLA (lo blocca): No! Tu resti qui!


JESSICA IMBOCCA LA PORTA ALLA SINISTRA DEL BANCONE E SPARISCE.


NUVOLA: Tu lo conosci questo pervinca?

MIRKO: Me sa che er negro che gioca nel Cagliari.


DI SLANCIO, MIRKO SPOSTA IL BARISTA E S’INFILA ANCHE LUI OLTRE LA PORTA DEL RETRO, LADDOVE SI ERA AVVIATA JESSICA

NUVOLA RESTA QUALCHE ISTANTE FERMO, PENSOSO, POI SI PORTA NUOVAMENTE DIETRO AL BANCONE. PRENDE UNA CASSETTA, LA INSERISCE NELLO STEREO.

UNA NUOVA CANZONE SI DIFFONDE NEL BAR.

NUVOLA COMINCIA A SCIACQUARE TAZZE E BICCHIERI. OGNI TANTO APRE LA BOCCA, SEGUENDO LE PAROLE DELLA CANZONE.

LE PORTE DEL BAR SI RIAPRONO.

APPARE RUBINIA. È COMPLETAMENTE BAGNATA. RICHIUDE LA PORTA DEL BAR E S’AVVICINA AL BANCONE.

NUVOLA RIMANE INCANTATO E LA OSSERVA AVVICINARSI. LENTAMENTE, ABBASSA IL VOLUME DELLA RADIO.
RUBINIA: Un cognac, per favore. Liscio!

NUVOLA: Liscio, sì.

RUBINIA: È torta alle mele quella?

NUVOLA: Mele! Mele signorina! Mele appena colte dall’albero. Dal frutteto al forno.


NUVOLA SI VOLTA, PRENDE UN BICCHIERE, LA BOTTIGLIA DI COGNAC DA UNA MENSOLETTA DIETRO DI LUI E COMINCIA A VERSARE.


NUVOLA: Signorina… mi dica lei quanto!


IL LIVELLO DEL COGNAC NEL BICCHIERE COMINCIA A SUPERARE ABBONDANTEMENTE LA META’.


RUBINIA: Quanto!

NUVOLA: Quanto!

RUBINIA: Non vendete sigarette, qui?

NUVOLA: Sigarette? No, no… vuole una sigaretta?

RUBINIA: Sì, la ringrazio.

NUVOLA: Ecco… (gli offre una sigaretta delle sue) Ecco la sigaretta… sigarettina.


NUVOLA COMINCIA A CERCARE IL SUO ACCENDINO.

LA RAGAZZA LO PRECEDE. ESTRAE IL SUO DALLA BORSETTA E ACCENDE LA SIGARETTA, NELLO STESSO ISTANTE IN CUI IL BARISTA FA SCATTARE LA FIAMMELLA.

GEMITI E SOSPIRI DAL RETRO.


NUVOLA: Lo sa che ha proprio un bel cappotto?

RUBINIA: Ah, grazie!


GEMITI PIU’ INTENSI. SONO GEMITI DI DUE CHE FANNO L’AMORE.



RUBINIA: Ma che succede di là?

NUVOLA: Niente, niente… è un coso… un videogame… di che colore è il suo cappotto?
RUBINIA (Sorridendo): È un colore tra l’azzurro e il viola.

NUVOLA: Diciamo… Pervinca?

RUBINIA: Bravo! (Beve il suo cognac d’un sorso) Non tutti conoscono questa gradazione di blu.

NUVOLA: Eh… ma io ho viaggiato. Ho girato il mondo. E ho appreso diverse cose… nozioni… (tira un bel respiro e la spara grossa) Ho fatto anche l’università…

RUBINIA: Complimenti… che facoltà?

NUVOLA (Esita): Fa… secondo lei?

RUBINIA: Lettere?

NUVOLA: Lettere!

RUBINIA: Lettere e Filosofia?

NUVOLA: Filosofia, Lettere, sì…

RUBINIA: Un dottore in Lettere…

NUVOLA: In Lettere, grazie…

RUBINIA: Per corrispondenza?

NUVOLA: Lettere e corrispondenza, certo…

RUBINIA (sorridendo): No, dicevo… dove lo ha trovato il tempo di laurearsi visto che ha viaggiato tanto? Si è laureato per corrispondenza.

NUVOLA (Nel panico): Come vuole lei!

RUBINIA (Sorridendo e spegnendo la sigaretta): Mi dà un altro cognac?

NUVOLA: Altro cognac… (Afferra la bottiglia) Liscio?

RUBINIA: Liscio!

NUVOLA: LISCIO! Mi dica lei quanto…


LA RAGAZZA NON PARLA. FISSA IL BICCHIERE CHE SI RIEMPIE.



NUVOLA: Quanto lo dico io… signorina… mi scusi, mi sono permesso di dire quanto! Questa la lasciamo qua, eh? (Poggia la bottiglia affianco al bicchiere pieno) Ecco fatto!

RUBINIA: Grazie. E mi stava dicendo dei suo viaggi… dove è stato? In che posti?


ALTRI GRIDOLINI ARRIVANO DAL RETRO.


NUVOLA: Eh… sì… viaggi… in posti… posti…un po’ dappertutto… ho girato il mondo… ho conosciuto tanta gente… ho avuto molte donne… ce le ho ancora tante donne che sono affascinate da me… affascinate da come parlo…

RUBINIA (Divertita ma senza perdere il velo di tristezza): Ah sì? Perché? Come parla lei?

NUVOLA: Parlo… parlo così… diciamo… che parlo intelligente… Cioè uso vocaboli… perché… non si nota? Per esempio… (si prepara) Causa ed effetto!


RUBINIA LO GUARDA ABBOZZANDO UN SORRISO. NUVOLA CONTINUA.


NUVOLA: Carmico… quanto le devo per la camomilla? Eh?...

RUBINIA (Ride): Che camomilla?

NUVOLA: Niente… racchiude un significato dietro… È mai stata in Messico lei?

RUBINIA: In Messico? No, mai stata. Lei sì?

NUVOLA (Deglutendo per la bugia): Certo! Svariate… volte…

RUBINIA: Mi parli del Messico!

NUVOLA: Oh! Il Messico… il Messico… nel Messico ci sono… i Messicani… che… sono un popolo… messicano… al completo… tutti… e cosa molto strana… ci sono i richiami del coso… del carma… che sono una specie di… cosi misteriosi che se tu hai vissuto lì… questi richiami creano… ti fanno… cioè… sono cazzi!

RUBINIA: Beh… sì…presumo di sì…

NUVOLA: Lei l’ha fatta l’università?

RUBINIA: No! Cioè sì… ma non l’ho finita…mi mancavano pochi esami…

NUVOLA: … e queste cose le insegnano all’università… magari proprio in quegli esami che le mancavano… ti spiegavano come andava a finire ‘sta cosa del carma.


RUBINIA GLI SORRIDE.

NUVOLA LA OSSERVA ESTASIATO E S’APPOGGIA CON I GOMITI SUL BANCONE.

DALLA PORTA DEL RETRO, APPARE MIRKO. SI STA INFILANDO LA CAMICIA DEI PANTALONI.


MIRKO: ‘A Nuvola… possiamo usare il flipper?

NUVOLA: Sì ma non pe’ scopa’!!!

MIRKO: Cambiame ‘sto scudo!


NUVOLA NON GLI BADA E RICOMINCIA A GUARDARE RUBINIA.

MIRKO COMINCIA A BATTERE SUL REGISTRATORE DI CASSA.


MIRKO: Lo scudo! Lo scudo! Nuvola, andiamo con questo scudo!

NUVOLA: Oh! Oh! Che batti? Qui è delicato! E poi non si chiamano più scudi. Ora c’è l’euro…

MIRKO: E tu cambiame sto scudo de cinque euri… grazie!


NUVOLA GLI CAMBIA LE MONETE.

APPARE JESSICA CHE SI RICOMPONE.

MIRKO PRENDE I SOLDI, ABBRACCIA JESSICA E LA PORTA VICINO AL FLIPPER.


RUBINIA: Mi dà un’altra sigaretta?

NUVOLA: Certo! Ecco sigaretta… (gliela offre) Ecco qui…

MIRKO (Scuotendo il flipper): OOOH! NUVOLAAA! La palletta? La palletta nun ce sta?

NUVOLA (A Rubinia): Mi scusi, signorina… (A Mirko) Che c’è? Cosa gridi? Che vuoi ancora?

MIRKO: La palletta!

NUVOLA: Che palletta?

MIRKO: La palletta del flipper… ‘ndo sta?

NUVOLA: Non ci sta! È un flipper che si gioca senza palletta!


MIRKO: Che dici Nuvola? Nun se po’ gioca’ a flipper senza palletta!

NUVOLA: È un flipper creativo. La palletta te la devi immaginare.

JESSICA: Mirko… lascia perdere la palletta! (Lo abbraccia da dietro) Vieni qui…


NUVOLA VA AL LAVANDINO E COMINCIA A SCIACQUARE I BICCHIERI.



NUVOLA (A Rubinia): Scusi… ma non la mangia la torta? La mangi, la mangi… ha appena due giorni.

RUBINIA: Ma come… due giorni… prima aveva detto: dal frutteto al forno…

NUVOLA: Avevo detto? Ah sì… prima, prima… ma vede, prima gliel’ho detto quando lei era ancora una cliente con la quale non c’era una certa confidenza. Adesso c’è una certa confidenza e quindi l’avverto che la torta ha due giorni.


RUBINIA RIDE. SPEGNE LA SIGARETTA.


NUVOLA: Perché ride, signorina… vedrà, vedrà… più io e lei si entra in confidenza e più aumenta l’età della torta.



RUBINIA RIDE PIU’ FORTE.

NUVOLA SMETTE DI SCIACQUARE. LA GUARDA SERIO.


NUVOLA: Lo sa signorina… che lei ha degli occhi bellissimi?

RUBINIA (Si schernisce): Grazie! (Pausa) Perché quel ragazzo ti chiama Nuvola?

NUVOLA: Mi chiama Nuvola? Non lo so. Non gliel’ho mai chiesto. Glielo chiedo? Glielo chiedo. Senti…perché… (Si accorge che i due ragazzi sono impegnati) Dopo… glielo chiedo dopo… quando si stacca… glielo chiedo…

RUBINIA: C’è un bagno, qui?

NUVOLA: Bagno, bagno, bagno… fammi pensare… certo che c’è… in fondo… la vede quella porta? Ci sono delle scalette, scendendo le scalette, la porta sulla destra.

RUBINIA: Grazie. Mi dà un’altra sigaretta?

NUVOLA: Signorina… (le dà un’altra sigaretta) Io gliela do un’altra sigaretta, ma lei non le fuma. Le spegne subito.
RUBINIA (Accendendosela sensuale): Lo so… mi piace solo accenderle.


NUVOLA RESTA PARALIZZATO A GUARDARLA FINO A QUANDO NON LA VEDE SCOMPARIRE DIETRO LA PORTA. POI SI VOLTA E CON UN GESTO AUTOMATICO, ACCENDE LA RADIO.

MUSICA.

APPARE GABRIELE.


NUVOLA: Sta piovendo? (Abbassa la radio) Mi sa che sta piovendo.


GABRIELE RESTA FERMO CON LO SGUARDO PERSO.


NUVOLA: Carino qui? È interessato a qualche oggetto in particolare?



NESSUNA RISPOSTA. GABRIELE CONTINUA A FISSARE IL VUOTO.


NUVOLA: Mi faccia indovinare… è una rapina?



MIRKO SCATTA IN PIEDI, UN PO’ SPAVENTATO.

GABRIELE GUARDA IL BARISTA, POI I DUE RAGAZZI SUL FLIPPER E VA VIA, SCOMPARENDO NELLA NOTTE. NUVOLA SPEGNE LA RADIO.


NUVOLA (rivolgendosi ai due ragazzi): No perché io mi aspetto da un momento all’altro la mia prima rapina. È che mi vorrei levare subito il pensiero. Una bella rapina a mano armata… Io glielo direi subito. Posate la pistola e prendetevi tutto quello che volete, per carità… io ho troppa paura delle pistole.

MIRKO: Nuvola! A proposito! (Tira fuori un foglietto di carta) Allora, segnati ‘ste giocate. Chievo, Piacenza, Salernitana e Casarano… tutti uno… e ce metti pure er Pontedera con l’handicap…


NUVOLA CERCA DI MINIMIZZARE E TENTA DI PRENDERSI QUEL FOGLIETTO CHE L’INCHIODEREBBE COME GESTORE DI PICCHETTO ABUSIVO.


NUVOLA: Ma che ti sei impazzito? No, dico ma… ma che ti sei impazzito? (Gli strappa il foglio dalle mani)
MIRKO: Aoh! Le quote! Ridammi le quote!

NUVOLA: Ssshhhhh! Zitto, zitto… te le ridò le quote… (tutti e due lottano per impossessarsi del foglietto) Che gridi? Mi vuoi far chiudere tutto, qui?

MIRKO: E allora segnati le giocate che ti ho detto!

NUVOLA: Sssshhh! Allora sei scemo? (Si guarda intorno circospetto) Queste sono cose fuorilegge. Hai capito? Ssssh! (Prende penna e taccuino dal taschino. Poi sottovoce, come se ordisse un piano diabolico) Piacenza?

MIRKO: Piacenza, Salernitana, Chievo e Casarano… tutte vincenti… e poi mi metti il Pontedera minimo tre goal e l’Ascoli con l’handicap…

NUVOLA (a bassa voce): No… l’handicap non lo accetto…

MIRKO (a bassa voce anche lui): Ma la settimana scorsa…

NUVOLA (continua a parlare a bassa voce): Settimana scorsa me so’ rovinato… er Conte m’ha levato le mutande con l’handicap… (ad alta voce) Ecco il suo Fernet, signore…

MIRKO: Che Fernet? Non lo voglio il…

NUVOLA: Prego… (A bassissima voce, ma stridulo) Pigliati il Fernet… imbecille.


NUVOLA VERSA IL FERNET. MIRKO GLI ALLUNGA UNA BANCONOTA.


NUVOLA: Che? Che… Metti via, metti via… Idiota… metti via… (con un filo di voce) Vieni alla cassa! Vieni alla cassa!


NUVOLA SI PORTA ALLA CASSA. FA FINTA DI BATTERE AL REGISTRATORE.


NUVOLA (Declamando): Allora… il signore ha preso? (Pausa) Il signore ha preso? (Mirko lo guarda senza parlare) Che ha preso il signore?

MIRKO: Chi?

NUVOLA: Lei…

MIRKO: Lei…

NUVOLA: Lei tu… che hai preso? Un Fernet…

MIRKO: Ma me fa schifo er Fernet… te lo bevi tu…

NUVOLA (Gli fa smorfie e cenni): Una coca-cola? Una birra, poi?

MIRKO (Intuendo): Aaah! Sì… coca-cola… birra… un cappuccino…

NUVOLA: Cappuccino…

MIRKO: Un pacchetto de caramelle!

NUVOLA: Caramelle…

MIRKO: Un panettone, du’ crodini, ‘n latte de mandorla, un caffè freddo e uno caldo… un Campari…

NUVOLA: E basta!

MIRKO: E basta… (Ostentatamente finto) Quanto le devo? (Mostrandogli la banconota)

NUVOLA: E sono cinque euro!

MIRKO: Graaaazie! È conveniente questo bar!

NUVOLA (Gli dà un altro foglio come ricevuta): Grazie a lei! (Sottovoce) Nascondila! Nascondila!


MIRKO SI ALLONTANA, CONTROLLANDO SU FOGLIETTO LE SUE GIOCATE. POI, COME UN ROBOT, SI BUTTA ADDOSSO A JESSICA E RICOMINCIA A BACIARLA DAPPERTUTTO.

NUVOLA SI PASSA UNA MANO SULLA FRONTE.

VA ALLA RADIO L’ACCENDE E ALZA IL VOLUME.

APPARE RUBINIA. LENTAMENTE SI SCOSTA I CAPELLI DAL VISO.

NUVOLA LA GUARDA. LE SORRIDE.

LEI RISPONDE AL SORRISO. SI SIEDE AD UN TAVOLINO, POGGIA LA TESTA TRA LE MANI E COMINCIA A PIANGERE PIANO. UN PIANTO LEGGERO, TRISTE E SILENZIOSO.

IL BARISTA RESTA UN ATTIMO COSI’, FERMO AD OSSERVARLA PIANGERE, POI SPEGNE LA RADIO E CAUTAMENTE LE SI AVVICINA.










NUVOLA: Signorina… signorina no, non faccia così, perché piange? Signorina… eh lo so… è la vita che… cioè, lei piange, lo so… le giuro che anche a me qualche volta, mi verrebbe da piangere, ma non piango, cioè lo so, a volte piangere fa bene… aah! Un bel pianto e poi uno sta meglio, ma certe volte, mi chiedo: a che serve piangere? E allora, su… non pianga! (Cerca di scorgerle il viso abbassando il capo) Oppure sa che le dico? Pianga! Se questo l’aiuta, pianga! (Pausa) L’aiuta? Senti… mi scusi… le posso dare del tu? Le do del tu… ti voglio dire una cosa: niente è così catastrofico da meritare la nostra tristezza. Giustamente se piangi, un valido motivo ci sarà, per carità… io non voglio levare importanza a questo motivo… ma ci vogliamo rovinare la vita per una cosa che qualunque essa sia, io non lo so, non la voglio sapere… non la voglio sapere… ma sicuramente non può farci star male più di tanto… e su, non fare così… e che sarà mai?


RUBINIA LO GUARDA NEGLI OCCHI.


RUBINIA: Faccio l’amore con mio fratello!


NUVOLA RESTA AMMUTOLITO.

SILENZIO.


NUVOLA: E che sarà mai? (Pausa) Fratello… fratello?

RUBINIA: Fratello!

RUBINIA: Fratello! Scusi un attimo…


VA VERSO IL BANCONE.


NUVOLA(Tra sé): Faccio l’amore con mio fratello… questa è grossa!


PRENDE LA BOTTIGLIA DI COGNAC E IL BICCHIERE. RITORNA IMMEDIATAMENTE VERSO DI LEI. LE VERSA DA BERE.


NUVOLA: E diciamo… diciamo con questo fratello, com’è… com’è che vi siete conosciuti? No… conosciuti no, non va bene… (Beve un sorso, poi si siede accanto a lei) Questo fratello, diciamo… è stato sempre fratello così, com’è fratello adesso o prima no… prima era proprio un fratello caratteristico, così come sono di solito i fratelli in generale…

RUBINIA: È da sei anni. Sei anni… diomio… sono già sei anni… Non mi ricordo più com’è che è iniziato… non mi ricordo… forse la curiosità…


NUVOLA: La curiosità… la curiosità di che? La curiosità di provare… chiamiamola… come la chiamiamo? La curiosità di provare come si fanno certe cose in famiglia? Cioè… tra fratelli? Come curiosità? Può chiarire questo concetto di curiosità?

RUBINIA: Ci spiavamo… io lo spiavo… lui mi spiava e io… sapevo che lui mi spiava… e… ricordo che mi piaceva questo… mi piaceva sapere che lui era lì che mi guardava…

NUVOLA: Guardava… e guardava… cioè guardava te… ma precisamente… guardava cosa?

RUBINIA: Sentivo i suoi occhi addosso. E lui sapeva che io sapevo;.. sì lo sapeva. E io sapevo che lui lo sapeva…

NUVOLA: Sapeva? Cioè lui sape… abbandoniamo per un istante questo concetto di sapere reciproco che mi sembra un tantinello complicato e ritorniamo al concetto base di lui che guardava… lui ti guardava ma ti guardava come? Nuda per caso?

RUBINIA (Distratta): Nuda? Sì…

NUVOLA: Nuda! Eri nuda!

RUBINIA: Ma mica sempre nuda?

NUVOLA: No! Non sempre… diciamo? Come diciamo? A volte sì e a volte no? Alternando?

RUBINIA: E naturalmente mi masturbavo!


IL BARISTA RESTA NUOVAMENTE IMMOBILE, POI PRENDE LA BOTTIGLIA DI COGNAC E SI ATTACCA.

LA DONNA SOCCHIUDE GLI OCCHI COME PER CATTURARE QUALCHE RICORDO.


RUBINIA: E così ho cominciato anche io a guardarlo!

NUVOLA (Rauco): A guar… (Si schiarisce la voce) A guardarlo che… cioè anche lui nudo… alternato che…

RUBINIA: Sì!

NUVOLA: Sì che?

RUBINIA: Che si masturbava!

NUVOLA: Chiaro! (Beve ancora dalla bottiglia)

RUBINIA: E lo spiavo anche io e mi piaceva spiarlo e sapere che lui sapesse che io ero lì… era un gioco… un bel gioco…

NUVOLA: Immagino!

RUBINIA: Mi piace il corpo di mio fratello… è un corpo conosciuto…

NUVOLA: E certo… è suo fratello!

RUBINIA: No, cerca di comprendere… è come ritrovare su di sé certe cose riportare al maschile… è come rassicurarmi su me stessa, sulla vita… non bisogna dirsi nulla… non bisogna parlare… facciamo l’amore sorridendo per tutto il tempo… un sorriso lungo mille anni… quando faccio l’amore con lui, sto bene… stiamo bene… non è sesso il nostro, no… sono felice che lui è felice con me… e questo non posso negarlo, no… (Viene scossa ancora dal pianto e alza la voce) NON POSSO NEGARLO!


MIRKO SI ALZA COME UN BURATTINO A CUI QUALCUNO HA TIRATO I FILI. SI METTE IN ALLERTA. IL BARISTA SI VOLTA VERSO DI LUI.


NUVOLA: Buono! Buono! Continua… continua pure… usa pure il flipper come vuoi… come ripiano… adagiala… stendila lì e pensa a lei… alla tua ragazza… soddisfala… qui, è tutto a posto…


JESSICA SI RIMPOSSESSA DEL SUO RAGAZZO.

NUVOLA SI CONCENTRA DI NUOVO SUL RACCONTO DI RUBINIA.


RUBINIA: Sai perché non posso rinnegare nulla? Perché l’ho voluto anch’io… ma ora… è da qualche tempo, che dentro di me è entrata una nuova consapevolezza… è come se la coscienza fosse stata rinchiusa in una cantina buia per tutto questo tempo… ad un certo punto, qualcuno è entrato in questa cantina… e ha lasciato la porta aperta…

NUVOLA: Eh… non me lo dica… qua me le lasciano sempre aperte le porte…

RUBINIA: E allora, spiragli di luce sono entrati… si sono posati su ciò che fingevo di non vedere… hanno evidenziato tutte le mie paure… le mie menzogne… le mie giustificazioni… e ora non posso più continuare… non credi?

NUVOLA: Io credo! Signorina… sì… senza dubbio… il fatto della cantina è un fatto preciso… quando la luce entra in cantina… i topi ballano… e… io penso che… signorina… tagliando la testa al toro… cioè, qui bisogna prenderlo per le corna… al toro… ma prima di tagliargli la testa… se no è troppo semplice, prendere il toro per le corna quando è senza testa… cioè alla testa… dalla parte della testa… dove ci sono le corna… l’altra parte la lasciamo là… non ci serve… e allora… tempo al tempo signorina… tempo al tempo e il tempo aggiusta tutto… dopotutto… siete fratelli, no?

RUBINIA: Grazie!

NUVOLA: Grazie? E di che?

RUBINIA: Sei così gentile con me, anche se io per te sono solo una sconosciuta.

NUVOLA: Non dire così. Io non ti sento affatto come una sconosciuta. Io ti sento… ti sento vicina… come… come un’amica… come una sorella… no, sorella no… amica, amica… è la parola giusta. Si può essere amici da subito, lo sai? Anzi… le vere amicizie secondo me, sono quelle che nascono così, all’improvviso.

RUBINIA: È incredibile. Mi sento come svuotata… ma adesso sto bene, lo sai? Ma è così terribile questo star bene…

NUVOLA: È perché ti sei liberata di un peso!

RUBINIA: Sei tu!

NUVOLA: Io?

RUBINIA: Sei tu… il primo e l’unico che adesso lo sa.


NUVOLA FA UN CENNO, QUASI SOLENNE, DI ASSENSO, COME AD ACCETTARE QUESTO RUOLO DI CUSTODE DI SEGRETI.


RUBINIA (Cominciando a ridere nervosamente): L’ho detto… l’ho detto a te… a te…


NUVOLA: L’hai detto a me…

RUBINIA: E chi sei tu? Chi sei… chi sei… (ricomincia a piangere) chi sei…

NUVOLA (Con aria smarrita): Chi sono? No… e che fai ricomincia a piangere? Te l’ho detto… piangere in questi casi non serve.


MIRKO SI STACCA DA JESSICA


MIRKO: Sì, signorina… ha ragione il Nuvola. Piagne nun serve. Io glielo dico pure a mia madre, perché mi’ padre la fa piagne spesso. (Grida) A ma’ nu’ ppiagne… nun te conviene. Te rovino solo ‘r viso… le lacrime fanno male alla pelle… lo sapete?


NUVOLA SI ALZA DALLA SEDIA. AFFERRA PER UN BRACCIO IL RAGAZZO CHE HA UN MOTO DI REAZIONE, AFFERRA A SUA VOLTA LE MANI DEL BARISTA E GLIELE METTE SULLA TESTA.


NUVOLA: Buono! Stai buono. Buono e tranquillo. Che volevi prima? Un crick? La palletta? La sveglia? Tutte cose belle che non ho. Se le avessi avute, te le avrei date. Guarda chi c’è là? (Indica Jessica) Guarda che bella ragazza. Molto carina. Complimenti. Stai un po’ con lei. Non la lasciare troppo da sola e soprattutto stai buono e tranquillo… tranquillo!
MIRKO, COME IPNOTIZZATO TORNA DA JESSICA CHE GLI LANCIA SGUARDI LANGUIDI. NUVOLA RITORNA A SEDERSI AFFIANCO A RUBINIA.


JESSICA: Che dici? Ce ne andiamo? Se faccio troppo tardi mio padre chi lo sente?

MIRKO: Jessica. Vabbè che tuo padre è rincoglionito, ma lo vede che piove, no?

JESSICA: E allora, aspettiamo che spiova?

MIRKO: E aspettiamo che spiova!

JESSICA: Stare qui con la pioggia è più intimo, no?


RUBINIA SEMBRA ESSERSI RIPRESA.


RUBINIA: Lo sai che certe volte faccio dei pensieri… dei brutti pensieri.

NUVOLA: Cacciali via! Cacciali via subito. I brutti pensieri sono come il mal di testa. Se non lo cacci via con una bella aspirina, te lo tieni tutta la giornata.

RUBINIA: Pensieri che fanno paura.

NUVOLA: Lo vedi? Cacciarli via subito, altrimenti fanno paura. Cacciali via con l’aspirina dei brutti pensieri: la musica. Vuoi che ti metta un po’ di musica?

RUBINIA: Ci credi tu alla reincarnazione?

NUVOLA: Sì… la fettina ad esempio, mi piace ben cotta.

RUBINIA: Non ti capita mai di pensare a cose che la tua mente non ce la fa a contenere? Non ti capita mai, di non riuscire a seguire quello che il tuo cervello capisce all’istante, ma che tu fai fatica a raggiungere? Forse… forse tutto questo appartiene ad una vita che hai vissuto precedentemente… oppure che devi ancora vivere… pensieri a cui ritornare oppure, ancora da raggiungere… che ne dici… (scandendo il suo nome) Nuvola?

NUVOLA: La musica è meglio!

RUBINIA: Qualcosa di marcio.

NUVOLA: Sì?

RUBINIA: In ognuno di noi c’è qualcosa di marcio. E il più bravo è sempre quello che riesce a tenerla nascosta. Il più bravo è sempre il più vigliacco. Essere coraggiosi serve solo a star male. Essere coraggiosi e dialogare con lo schifo che è in te, serve solo ad accelerare la fine. È vero, Nuvola?

NUVOLA: Non lo so… è da poco che lavoro qui.

RUBINIA: Adesso avrei bisogno di prendere un po’ d’acqua!

NUVOLA: Subito. Ora te la porto!

RUBINIA (alzandosi): No! Volevo dire che ho bisogno di un po’ d’acqua in faccia!

NUVOLA: Ci metto un attimo. Riempio un bicchiere a metà… te lo butto tutto in faccia… aaah! Una bella rinfrescata. Frizzante o naturale?

RUBINIA (sorridendo): Ma che dici? Esco fuori a prendere un po’ di pioggia. (Si chiude l’impermeabile) Quanto ti devo?

NUVOLA: Sì… allora… due cognac… uno te l’ho offerto io… la fetta di torta… le sigarette un petit cadeau… cinque e cinquanta in tutto! Aspetta che ti do lo scontrino.

RUBINIA: Oh! Sono uscita in fretta e furia, praticamente scappata da casa... mi accorgo solo ora che non ho soldi con me.

NUVOLA: Està bien! No se preocupe señorita

RUBINIA: Scusami, scusami. Salgo un attimo a casa poi… (Riflettendo rapidamente) No, no… che dico? Io a casa questa notte non voglio… non posso tornare.

NUVOLA: Ti ho detto che non ti devi preoccupare.

RUBINIA: Scusami, ma io a casa no… no… te li darò domani sera… quando apri?

NUVOLA: Alla stessa ora, da mezzanotte in poi sono aperto.

RUBINIA: A mezzanotte va bene… a mezzanotte domani.

NUVOLA: Aspetta! Se… se non vuoi tornare a casa… resta qui… con questo tempo, dove vai?

RUBINIA: Dove vado? (Guarda l’orologio) Senti, non c’è un telefono qui?

NUVOLA: Telefono… telefono c’è! Sta di là

RUBINIA: Grazie! Chiamo il mio fidanzato. Mi faccio venire a prendere da lui, così stanotte, dormo a casa sua!

NUVOLA (Colpito dalla rivelazione del fidanzato): Ah!

RUBINIA: Dov’è il telefono?

NUVOLA: Telefono sta… senti ma… ma scusa se… no, solo per curiosità… ma… fidanzato… cioè il fidanzato… è… un uomo…

RUBINIA: Un uomo, certo!


NUVOLA: Un uomo che…è il fidanzato?

RUBINIA: Fidanzato!

NUVOLA: Un classico fidanzato…

RUBINIA: Classico… fidanzato… sì…

NUVOLA: Classico fidanzato sì… e diciamo che questo fidanzato esplica…cioè… espleta funzioni da fidanzato che… cioè… e ci sei fidanzata da molto?

RUBINIA: Stiamo insieme da tre anni circa… sono già tre anni… come passa il tempo. Adesso siamo un po’ in crisi… sai le solite crisi di quando cala l’ondata della passione…

NUVOLA: Quella quando cala è terribile…

RUBINIA: Già… (Seria) Ci stai pensando, vero?

NUVOLA: Cosa?

RUBINIA: Ti stai facendo un po’ di conti!

NUVOLA: No, quelli li faccio alla chiusura!

RUBINIA: I conti! Stai pensando a come faccio io ad avere anche un fidanzato!

NUVOLA (Cominciando a fingere di essere indaffarato): No! Perché? È normale. Molta gente ha un fidanzato… soprattutto…

RUBINIA: Soprattutto?

NUVOLA: Soprattutto… le donne! Una donna incontra un uomo… gli piace… e si fidanza. Le donne si fidanzano così, come… come se piovesse… (candido) Sta ancora piovendo fuori?

RUBINIA: Tu stavi pensando a come possa una come me, avere un fidanzato che magari è anche all’oscuro di tutto.

NUVOLA: Ma no!

RUBINIA: Lo stavi pensando! Te l’ho letto negli occhi!

NUVOLA: Ma no!

RUBINIA: Tu pensi che io sia un mostro, vero?

NUVOLA: Ma no! Che dici?




RUBINIA: Tu credi che io sia una depravata. Un fenomeno da isolare o un’infelice. Sai che cosa è successo? Sei semplicemente entrato in un mondo che non ti appartiene e ne sei affascinato. Quasi sconvolto. E allora sai cosa devi fare? Devi dimenticare. Dimenticare quello che ti ha detto la piccola infelice. Dimentica e scusala se poi perché lei per un attimo ha ceduto. Ha creato un piccolo squarcio nel suo mondo di segreti… adesso tu, mi devi fare un favore… armati di ago e filo… e rattoppa questo squarcio… e dimenticatelo… dimentica perché queste sono cose brutte e cattive… (Mielosa e finta. Accarezzandolo) Povero innocente. Ti ho turbato?

NUVOLA: Ma no! Ma no…

RUBINIA: Ti ho eccitato allora? Hai ascoltato la storia proibita e hai fatto pensieri peccaminosi. Vuoi provare qualcosa di diverso perché credi che io sia qualcosa di diverso? Cosa ho di diverso? Dimmelo, ti prego… Nuvola!


RUBINIA GLI SI AVVICINA DI PIU’. LO ACCAREZZA E LO BACIA PIANO SULLE LABBRA.


RUBINIA: Ti piaccio, Nuvola? Io sono un mondo a parte. Io non ho niente da perdere. Io l’amore lo conosco in tutte le sue varianti. Quelle pulite. Quelle immacolate, ma anche quelle sporche. Quelle che se le racconti a qualcuno così… lo fai vergognare… lo fai arrossire… vuoi arrossire Nuvola? Vieni di là con me che la povera infelice ti farà arrossire. La povera bimba malata ti farà fare le cose più hard che un uomo può fare ad una donna… e allora? Ci vieni di là con me? Nuvola?

NUVOLA: Non so… se…

RUBINIA: Non so, se… che pensi che possa farti male? Il mostro cattivo? La donna a tre teste? Medusa con lo sguardo che uccide? Allora hai paura… (lo stuzzica. Gli dà un morsetto ad un orecchio) Ha i capelli che sono mille serpenti. Ha la coda. Ha gli occhi di fuoco. Ha il diavolo dentro. Te ne sei accorto? Ma come sa fare l’amore tu non lo sai… Piccolo uomo. Ti fa l’amore come non te lo ha mai fatto nessuno. Vieni di là. Ti aspetto.


SI ALLONTANA, POI SI VOLTA VERSO DI LUI, CON ARIA CANDIDA.


RUBINIA: Hai detto che il telefono sta di là?


NUVOLA ANNUISCE.

LEI SCOMPARE IMBOCCANDO LA PORTA CHE DA’ SUL RETRO.

NUVOLA IMMOBILE.

MIRKO INSERISCE UNA MONETA NEL JUKE-BOX. SELEZIONA UN DISCO. ASPETTA. NATURALMENTE IL DISCO NON PARTE. COMINCIA A SCUOTERLO FORTE.


NUVOLA: Aspetta… non funziona…


PARTE LA MUSICA ALL’IMPROVVISO.

MIRKO SE NE TORNA BALLANDO DALLA SUA JESSICA.

NUVOLA VA VERSO IL TAVOLINO DOVE PRIMA ERA SEDUTO INSIEME A RUBINIA. PRENDE LA BOTTIGLIA DI COGNAC. IL BICCHIERE. LI OSSERVA, MA DOPO QUALCHE ISTANTE, LI RIMETTE SUL TAVOLO.

MIRKO E JESSICA BALLANO.

NUVOLA LI OSSERVA. SI SIEDE. SI ACCENDE UNA SIGARETTA. OGNI TANTO LANCIA UNO SGUARDO VERSO LA PORTA DOVE È SPARITA RUBINIA. AD UN TRATTO, SI ALZA. FA QUALCHE PASSO VERSO LA PORTA DEL RETRO, MA POI SI RIMETTE A SEDERE. LA PORTA D’INGRESSO SI APRE. APPARE GABRIELE. È INFREDDOLITO. RICHIUDE LA PORTA E SI AVVIA AL BANCONE.


GABRIELE: Buonasera! Un caffè americano per favore!


NUVOLA FUMA IN SILENZIO. SI ALZA DALLA SEDIA E LENTAMENTE, SI AVVIA DIETRO AL BANCONE. IL SUO SGUARDO VOLA VERSO QUELLA PORTA CHE NASCONDE LA PRESENZA DI RUBINIA.


NUVOLA (Distratto): Americano?

GABRIELE: Americano! Grazie!

NUVOLA (Pensoso): Americano! Grazie!


PRENDE PIATTINO, CUCCHIAINO E LI POGGIA SUL BANCONE.


NUVOLA: Americano…


PRENDE UNA TAZZA. SI BLOCCA. FISSA GABRIELE.


NUVOLA: Mi scusi!

GABRIELE: Sì?

NUVOLA: Scusi se glielo chiedo, ma… ma lei è… diciamo è uno normale?


GABRIELE: Come?

NUVOLA: Cioè… lei diciamo che è uscito di casa… come uno normale e… e sempre come uno normale, ha chiuso la porta di casa e non s’è dimenticato il portafogli, vero?

GABRIELE (Sorridendo): No… non l’ho dimenticato, no…

NUVOLA: Può controllare un attimo? Controlliamo, controlliamo un momento… no perché stasera è una serataccia!

GABRIELE (Estrae il portafoglio): Ce l’ho… ce l’ho… eccolo qua…

NUVOLA: Americano!

GABRIELE: Americano!


AD UN TRATTO, LE LUCI DEL LOCALE VACILLANO E SEMBRA CHE STIANO PER ANDARSENE.

UN TUONO PIU’ FORTE DEGLI ALTRI, RIMBOMBA DALLE LONTANANZE.

INFATTI, LA LUCE VA VIA.

LA MUSICA CESSA DI COLPO.


JESSICA: AAAAHHH! Amore! È andata via la luce! Io ho paura!

MIRKO: DE ME CE DEVI AVE’ PAURA! Nuvola! Recupera una candela che al mio amore piace vedermi in faccia quando è che mi bacia!

NUVOLA: Buoni! Calmi! Non vi muovete. C’è il gruppo elettrogeno. Tra poco si mette in funzione automaticamente.


LA LUCE TORNA DI COLPO.

MIRKO, COME UNA VERA E PROPRIA APPARIZIONE, È DIETRO AL BANCONE CON LA BOCCA PIENA DI ROBA CHE STA MASTICANDO.


NUVOLA: Che fai qua?

MIRKO (Con la bocca piena): Gnafalmagna…

NUVOLA (Grida): NON DEVI TOCCARE NIENTE HAI CAPITO? Vuoi qualcosa? Vai alla cassa e ordini! Te ne devi andare da qua! Sto lavorando!


MIRKO SI ALLONTANA E SI RICONGIUNGE A JESSICA.
NUVOLA (Porgendo la tazza a Gabriele): Ecco l’americano!

GABRIELE: Mi scusi, c’è un bagno qui?

NUVOLA: Bagno? Sì! C’è! Scendere scalette, prima porta sulla destra.

GABRIELE: Grazie!


SENZA TOCCARE IL SUO CAFFE’, SI AVVIA VERSO IL BAGNO.

DAL RETRO APPARE RUBINIA, PROPRIO NELL’ISTANTE IN CUI GABRIELE SCOMPARE DIETRO L’ALTRA PORTA.

NUVOLA OSSERVA DI SOTTECCHI LA RAGAZZA CHE SI METTE DAVANTI AL BANCONE, PROPRIO DAVANTI ALLA TAZZA FUMANTE DI GABRIELE.

SILENZIO.


RUBINIA: Scusa… mi offriresti un’altra sigaretta? Domani oltre ai soldi, ti porto un pacchetto.


NUVOLA ESTRAE IL SUO PACCHETTO E NE OFFRE UNA ALLA RAGAZZA.


RUBINIA: Grazie!

RUBINIA ACCENDE LA SIGARETTA. I DUE SI SCAMBIANO SGUARDI SILENZIOSI. NUVOLA FINGE DI ESSERE MOLTO INDAFFARATO.


RUBINIA: Qual è allora il tuo vero nome? Aspetta… posso indovinare? No! Non mi interessa… per me tu sei Nuvola… è bello Nuvola… ti chiamano tutti così o solo quel ragazzo? Ma chi se ne frega! Senti… (Spegne la sigaretta) Non so se si è capito… sto cercando di scusarmi per prima. Non volevo . Non ce l’avevo con te. Scusa se ti sono sembrata un po’ eccessiva… tu sei stato così buono con me. Soltanto che questo è un periodo brutto per me. Un periodo che mi sta divorando. Un periodo nel quale mi torturo. Ora è arrivato il momento delle decisioni drastiche. E mi ha fatto bene parlare con te. Lo sai?

NUVOLA (Sorride): Lo so. Lo so… la maggior parte della gente risolve i suoi problemi parlando con la categoria, lo sapevi?

RUBINIA: No! (Sorride) Però pensandoci, è vero. Quante persone incontrerai ogni notte qui? Le vedi passare, si fermano qualche minuto, una manciata di secondi, il tempo di un’ordinazione e via. Scomparse di nuovo nella notte. Ritornate sui binari della loro esistenza. (Sorride di nuovo) Non ci avevo pensato. Lo sai? IL bar è come un tempio. Un luogo sacro dove mettere a riposo per pochi istanti i propri pensieri. Un tempio… e tu in un certo senso, sei il sacerdote di questo tempio… sei una figura carismatica, lo sai?

NUVOLA: Sì, diciamo mi interesso di carismi, francobolli, scommesse sportive… un po’ di tutto…

RUBINIA: Addirittura… uno psicologo! Che dici?

NUVOLA: Dico… è vero… sì… psicologo…


NUVOLA E RUBINIA INCROCIANO PER UN ATTIMO I LORO OCCHI.


NUVOLA (Prendendo coraggio): Senti… scusa…


RUBINIA: Sì?

NUVOLA: Ti volevo dire…

RUBINIA: Dimmi…

NUVOLA: Sì… (Si versa un po’ di whisky nel bicchiere) Prima… quando mi hai detto di venire di là… ma così per curiosità… diciamo… che… ma se fossi venuto di là… tanto per immaginare questa cosa… assurda… di là… tu avevi detto… vieni di là che…

RUBINIA: Ti sei pentito di non averlo fatto?

NUVOLA: No! Per carità! Non mi sarei mai permesso…

RUBINIA: Vorresti sapere cosa ti sei perso?


NUVOLA DA’ UN ALTRO SORSO AL SUO BICCHIERE. È IMBARAZZATISSIMO.


RUBINIA: Niente! Non ti sei perso niente…

NUVOLA: Ah… niente immagina…

RUBINIA (Non facendogli finire la frase): Forse avremmo scopato… ma avresti avuto solo il mio corpo.


NUVOLA ACCUSA IL COLPO, DIVENTA PAONAZZO E SPUTA FUORI IL WHISKY NEL LAVANDINO, MA NON PUO’ IMPEDIRE AD UN SORSETTO DI ANDARGLI DI TRAVERSO. COMINCIA A TOSSIRE.

MIRKO E JESSICA SI VOLTANO VERSO DI LUI.

NUVOLA ESCE DAL BANCONE E SI VA A SEDERE AD UN TAVOLINO, CONTINUANDO A TOSSIRE.

MIRKO: Nuvola stai bene? Ti serve una mano?


MIRKO SI AVVICINA DI CORSA AL BARISTA CHE GLI FA CENNO DI NO CON LA MANO.


MIRKO: Respira! Respira piano! (Comincia a dargli pacche sulla schiena) Respira! Prendi aria!

NUVOLA: BASTA! Basta! Sto bene… tutto bene… stavo solo soffocando un attimo… ma niente di più… ora sto bene… vai…torna al tuo posto… cuccia al tuo posto… cuccia là…

MIRKO: Bevi… bevi acqua… bevi acqua!

NUVOLA: Ho capito… vai…vai… vai… torna da Jessica l’amore tuo… vai…


MIRKO TORNA DA JESSICA.


MIRKO: Amorino… ho salvato la vita al Nuvola… stava a mori’ strozzato!

JESSICA: Amore eroico! Ce ne andiamo?

MIRKO: Ma dove andiamo co’ ‘sta pioggia?

JESSICA: Che facciamo aspettiamo che spiova?

MIRKO (Abbracciandola con foga): Aspettiamo che spiova!


INTANTO, RUBINIA HA COMINCIATO A RIDERE PIANO.

NUVOLA LA OSSERVA ANCORA IMBARAZZATO. SI PORTA DIETRO AL BANCONE.


RUBINIA: Tra un po’ arriva il mio fidanzato… poverino… era appena arrivato a casa. L’ho costretto ad uscire di nuovo… non abita in questo quartiere lui… abita lontano… tu ce l’hai la fidanzata?

NUVOLA (Timidamente ma di scatto): No! Io no! Single!


IN QUELL’ISTANTE FA IL SUO INGRESSO GABRIELE. VEDE RUBINIA E SI FERMA DI COLPO.


NUVOLA: Senti… mentre aspetti il tuo fidanzato… ti va di bere qualche altra cosa? Offro io…

RUBINIA SI ACCORGE DI GABRIELE E SCAPPA, VELOCE COME UN FULMINE. ESCE DAL BAR. LE PORTE RESTANO APERTE. MIRKO E JESSICA SI VOLTANO VERSO NUVOLA, POI VERSO LE PORTE, POI DI NUOVO VERSO NUVOLA.

NUVOLA È FERMO. NON SI È ACCORTO CHE LEI SI ERA RIVOLTA A GABRIELE, E PENSANDO CHE STESSE DICENDO A LUI, RESTA DI GHIACCIO.


JESSICA: Ho freddo amo’! Chiudi.

MIRKO: Nuvola! Pe’ sta volta te le chiudo io ‘ste porte… ma che non sia un atto destinato a ripetersi… (richiude le porte del bar) Vie’ qquabbelladecasa… che te riscaldo io…


MIRKO SI RITUFFA IN JESSICA, APPIOPPANDOLE UN BACIO AZZECCOSO E LUNGO. GABRIELE FISSA IL BARISTA ANCORA STUPITO.


GABRIELE: Scusi… (non riceve risposta) scusi… che ha detto quella ragazza? Stava aspettando il fidanzato?

NUVOLA: Il fidanzato…

GABRIELE: E il fidanzato sarebbe venuto qui?

NUVOLA: Il fidanzato… sarebbe… venuto… non lo so… io non so niente… io sto qui… io lavoro…(esce dal bancone) lasciatemi in pace…


NUVOLA PASSA DAVANTI A MIRKO E JESSICA E LI OSSERVA PER QUALCHE ISTANTE. POI SENZA DIR NULLA, VA VERSO LE PORTE DEL BAR E GUARDA FUORI, POI TORNA A GUARDARE I RAGAZZI AVVINGHIATI E ATTORCIGLIATI TRA LORO.


NUVOLA: Ma come respirano? (Si risistema dietro al bancone) Se ne è andata… E ora? Non le ho neanche fatto pagare quello che aveva consumato. Si era dimenticata il portafoglio. Lei ce l’ha il portafoglio?

GABRIELE: Ce l’ho. Ce l’ho!

NUVOLA: Ce l’ha! No perché le donne se ne approfittano. Più sono belle e carine e più se ne approfittano. Ma io lo so perché s’è arrabbiata così… mannaggia… se ne è andata… e dove la ritrovo? Non so come si chiama… (Riprende a fare le sue cose al bancone) Eh… non se l’aspettava che le resistessi. Eh! Pensava che bastasse fare la sensuale. La misteriosa. Glielo dico io. Certe donne ci trattano come se fossimo pedalini. Che sono un pedalino io?

GABRIELE: No, non credo!

NUVOLA: No, non crede! Il sesso non è tutto. Prima di tutto c’è il sentimento… no?


GABRIELE (bevendo il suo caffè): Certo, certo…

NUVOLA: Certo, certo… l’ha vista quella ragazza che è appena uscita?

GABRIELE: Certo…

NUVOLA: Certo… ha visto come era provocante?

GABRIELE: Dice?

NUVOLA: Dico! Lei se la sarebbe fatta… diciamo… come la chiamiamo… una sveltina?


GABRIELE NON RISPONDE. LO FISSA. NUVOLA INCALZA.


NUVOLA: Lei sì, vero? Io no! (Trionfante) AH! Ho rifiutato!

GABRIELE: Ha rifiutato? Perché invece lei voleva?

NUVOLA: Sicuro che voleva! Ma io no! Io ho una dignità. Non mi faccio trattare come una cosa… un rasoio usa e getta… come un pannolino… come un assorbente? Che sono un assorbente io?

GABRIELE: No, non credo!

NUVOLA: No, non crede! Io sono un essere umano. Mi è venuta a dire: vieni di là… che ti faccio vedere io… di là… ti faccio arrossire… ti faccio fare l’amore come nessuno te lo ha mai fatto fare… oh! Chi ti credi di essere? Solo perché si donna affascinante e mi tratti come una pezza morta? Che sono una pezza morta io? (Lo previene) No, non crede! Infatti! Non sai che ti sei perso! Secondo lei che mi sono perso?

GABRIELE: Assolutamente niente!

NUVOLA: Bravo! Assolutamente niente… bisogna avere una dignità ne… nell’intimo… da rispettare… mi viene a dire… ti faccio fare le cose hard… cosa sono queste cose hard… eh? Cosa saranno mai?

GABRIELE: Assolutamente niente! Ben poca cosa rispetto alla dignità.

NUVOLA: Bravo! Ben poca cosa… bravo…

GABRIELE: Ogni lasciata è persa però!

NUVOLA: Bravo! Ogni lascia… (si blocca) Come?

GABRIELE: Se la ricordi questa cosa… un’occasione così… quella di fare l’amore con una ragazza così… non le capiterà più!

NUVOLA: E… e… chi… perché? Non… non mi… lei dice?

GABRIELE: Certo… ben poca cosa però, rispetto a quello che lei ha guadagnato in dignità!

NUVOLA: Bravo! Ben poca… cosa… (sempre più poco convinto) rispetto… a… alla dignità… che… che… chi se ne frega però della dignità… quella me la dava… e io l’ho rifiutata… che deficiente! Quella mi bacia… le cose hard… e io… che faccio? La rifiuto… come… come se fossi… Brad Pitt… hai capito che ho fatto? Ma io sono veramente un deficiente!

GABRIELE: Su, su… non faccia così… la vuole una mia impressione? Secondo me, quella ragazza scherzava. Le piaceva solo provocare. E basta!

NUVOLA: Era una ninfomane! Ecco cos’era. E quando la trovo io un’altra ninfomane? Manco più su Facebook si trovano… Facebook… manco l’amicizia posso chiederle… come si chiama? Me l’ha detto? No… non me l’ha detto…

GABRIELE: Stia a sentire. Non dia retta alle apparenze. La gente a volte può apparire per quella che non è. Siamo noi che abbiamo bisogno di vederla in un certo modo… di notare certi aspetti negli altri… forse perché non abbiamo il coraggio di indagare a fondo in noi stessi…

NUVOLA: Tutti filosofi stasera? Era bella! Ha visto quanto era bella? Se ne è andata! Pure incazzata! Giustamente! Ha incontrato un pazzo che l’ha rifiutata… l’unico deficiente del circondato qui… non potevo nascere ai Parioli… lì so’ tutti intelligenti… viaggiano… e trombano pure…

GABRIELE: Non era incazzata con lei… era…

NUVOLA: Era bellissima. Bella piena di problemi… tanti problemi in testa… problemi enormi… come piacciono a me… lo sa che più una donna è problematica e più mi piace? Più m’intriga? Che deficiente…

GABRIELE: E lei dice che quella ragazza è piena di problemi?

NUVOLA: Piena! Piena zeppa! Strana, bella e perversa… con la voce calda, sensuali… era sesso che camminava… sesso che parlava…

GABRIELE: Ma cosa le ha detto? Perché ha capito che aveva dei problemi?

NUVOLA: L’ho capito!

GABRIELE: Come?

NUVOLA: L’ho… io sono un po’ psicologo, sa?

GABRIELE: Ah, sì?

NUVOLA: Certo! Uno come me che fa questo lavoro ci diventa prima o poi psicologo. Il bar è come un tempio dove… il sacerdote che sarei io… (Ci pensa) Ma che cazzp ne so io? Io so solo che quella mi ha detto vieni di là e ti faccio le cose… e io … per tutta risposta me ne sto fermo e mi accendo una sigaretta!


GABRIELE: E secondo lei… che tipo di problemi potrebbe avere una ragazza così?

NUVOLA: Problemi… problemi vari… soprattutto problemi di… di famiglia!

GABRIELE: E che tipo di problemi di famiglia?

NUVOLA: Che tipo di… i soliti problemi che si hanno in famiglia… anzi no! I soliti problemi forse no. Diciamo, qualche problemuccio tra familiari. Non con tutti. Ci sarà qualcuno in famiglia con cui andrà sicuramente d’accordo. Col padre, con la madre… magari con la sorella… con il fratello ci andrà sicuramente d’accordo!

GABRIELE: Sono io suo fratello!


NUVOLA, IN UNA FRAZIONE DI SECONDO SI BLOCCA IN UNA POSA RIGIDA E NON SI MUOVE PIU’. GABRIELE SI PORTA LA TAZZA ALLA BOCCA PER BERE IL SUO “AMERICANO” NUVOLA AMMUTOLITO, LO FISSA.


GABRIELE: Ce l’ha un tovagliolino?


SILENZIO.


GABRIELE: Tovagliolino!


ANCORA SILENZIO.


GABRIELE: Tovagliolino di carta. Ce l’ha?

NUVOLA (Animandosi all’improvviso): Fazzolettino?

GABRIELE: Fazzolettino, tovagliolino è uguale!

NUVOLA: Fazzolettino è uguale tovagliolino…


NUVOLA COMINCIA A PRENDERE UNO DOPO L’ALTRO UNA SERIE DI FAZZOLETTINI DI CARTA.


NUVOLA: E diciamo… che… che quanti… (porgendogli la manciata di fazzolettini) quanti fazzolettini siete in famiglia? Cioè… quanti tovagliolini… quanti fratelli siete in famiglia?

GABRIELE: Due!

NUVOLA: Due! (Fa il cenno con le dita) Nel senso di… due… numero due…

GABRIELE: Due! Perché?

NUVOLA: Due perché… due… cioè… il primo fratello che sta qui, in qualità di lei presente… e la seconda… fratella… sorella è la signorina appena… che…

GABRIELE: Esatto!

NUVOLA: Finiti? Cioè… niente più fratelli?

GABRIELE: Niente più. E abbiamo anche una famiglia senza eccessivi problemi. Certo qualche discussione ogni tanto, ma come ce ne sono in ogni famiglia. Sa… i miei sono un po’ all’antica!

NUVOLA: Immagino. All’antica, all’antica!

GABRIELE: E io conosco bene mia sorella. Mia sorella si diverte. Si diverte a giocare con gli uomini. Gioca a fare la femme fatale! In realtà è una bambina. Una ragazza sensibile e anche molto timida.

NUVOLA: Timida certo!

GABRIELE: Ma se mi ha detto che pensava fosse addirittura una ninfomane!

NUVOLA: Ho detto? No! Per carità… io ho detto ninfomane… nel senso… senso simpatico del termine…

GABRIELE: Mia sorella è tutto tranne che ninfomane!

NUVOLA: Ma si capisce. Si vede lontano un miglio che non lo è. Io le ninfomani le conosco bene. Sono fatte di altra pasta. Sono… più… più… grosse…

GABRIELE: E le posso assicurare che mia sorella non è una di quelle da sveltina nello squallido retro di un bar! È solo una donna fragile…

NUVOLA: Assolutamente d’accordo con lei!

GABRIELE: Facilmente influenzabile… e se le ha detto quelle cose, era per giocare.

NUVOLA: Per giocare, certo! Per farci quattro risate… tanto per…

GABRIELE: E le ha detto… proprio così? L’ha invitata a seguirla?

NUVOLA (ridendo): Ah! Sì… pensi un po’… a seguirla… ma per ridere…

GABRIELE (ridendo anche lui): Però un po’ c’era cascato!

NUVOLA (ridendo): Giusto un po’!

GABRIELE: Lo sa che se dovessi venire a sapere che mia sorella s’è fatta una sveltina nel retro di un locale, potrei arrivare anche ad ammazzare qualcuno?

NUVOLA SMETTE PIAN PIANO DI RIDERE.


GABRIELE: Sia ben chiaro. Mia sorella può fare quello che vuole… ma se un disgraziato dovesse approfittare di lei… della sua debolezza… non risponderei di me stesso… ammazzerei lui con le mie mani… e poi a lei le darei una caterva di botte e sa perché?

NUVOLA: Pe… perché?

GABRIELE: Perché lei è fidanzata con il mio più caro amico. Le sembra giusto questo mio ragionamento?

NUVOLA: Non fa una grinza!

GABRIELE: Perciò… dia retta a me… prima di giudicare una persona per quello che lei crede che sia, ci pensi cento volte, non una. Le persone bisogna conoscerle prima di giudicarle. E anche quando le hai conosciute, devi andarci piano, perché, nella maggior parte dei casi, conoscere non è mai abbastanza. Non si smette mai di conoscere e di conoscersi. Quanto le devo?

NUVOLA: Niente! Offro io!


GABRIELE SORRIDE. SI SPOSTA. VA AL JUKE-BOX. OSSERVA LE SELEZIONI MUSICALI. SI VOLTA DI SCATTO.


GABRIELE: Questo bar…


NUVOLA: Sì?

GABRIELE: Questo bar ha cambiato nome?

NUVOLA: Solo da quando ci sto io!

GABRIELE: È un bel nome!

NUVOLA: Grazie!


PARTE IL DISCO E LA MUSICA.


FINE PRIMO ATTO




SECONDO ATTO.



Il locale immerso nell’oscurità, è rischiarato solo dalla luce di candele s u qualche tavolino e sul ripiano del bancone del bar.

Da fuori, la pioggia continua a battere inesorabile e il fragore dei tuoni echeggia da lontano.

Nella luce sbiadita s’intravedono due persone accanto al biliardino.

RUMORE DI PALLE MOSSE.

GABRIELE e JESSICA stanno giocando al buio.


JESSICA: Mi sa che ho vinto!

GABRIELE: Che hai vinto? Come fai a dire che hai vinto se non si vede nulla e non sappiamo neanche a cosa stiamo giocando.

JESSICA: Ho vinto. Ho mandato altre tre palle in buca e ne resta solo una. Fatti i conti. Stiamo sei a quattro per me. Se segni tu vai a cinque e comunque i o resto a sei.

GABRIELE: Ma perché… tu tenevi il punteggio?

JESSICA: Tenevo il punteggio, sì.

GABRIELE: Non si vede niente. Tu sei riuscita pure a tenere il punteggio? Secondo me hai imbrogliato.

JESSICA: Uffa! Ma tu non sarai mica uno di quelli che non sanno perdere? Guarda che se vuoi, ti do la rivincita!

GABRIELE: No! Basta! Mi sono stufato! Sai che ore sono?

JESSICA: No, ma sarà tardissimo!

GABRIELE: O prestissimo!


GABRIELE SI PORTA VICINO ALLE PORTE D’INGRESSO.

JESSICA GLI VA ACCANTO. ENTRAMBI GUARDANO FUORI.


JESSICA: Come piove! Sembra la fine del mondo!

GABRIELE: Forse è la fine del mondo!


JESSICA: Ma che fanno quei due? Perché non tornano?

GABRIELE: A te non piace la pioggia?

JESSICA: Sì, un po’… ma quando piove così forte no. Mi fa un po’ paura.

GABRIELE: Paura?

JESSICA (un brivido): Paura, paura!

GABRIELE: Qualche volta penso… quando la pioggia cade così forte… che non c’è niente che mi piaccia più della pioggia. L’acqua che cade dal cielo. Le lacrime del cielo. Mi piace pensare che il cielo si commuove di fronte alla miseria dell’uomo.

JESSICA: Ah! Comincia pure a far freddo!

GABRIELE: La vuoi sentire una poesia?

JESSICA: Poesia sulla pioggia?

GABRIELE: Una poesia d’amore!

JESSICA: Belle le poesie d’amore. C’entra la pioggia.

GABRIELE: C’entra anche la pioggia.

JESSICA: L’hai scritta tu?

GABRIELE: No! L’ha scritta un mio caro amico. Mi ascolti?

JESSICA: Aspetta… che mi metto comoda…


JESSICA VA A SEDERSI SUL FLIPPER.

GABRIELE ESTRAE DALLA TASCA DEI PANTALONI, UN FOGLIETTO SPIEGAZZATO E LO SPIEGA DAVANTI AI SUOI OCCHI.


JESSICA: Ecco… avanti…

GABRIELE: Ascolta… ho scoperto la mia nullità grazie a te… da quel momento, ho scoperto la via per arrivare a me!


GABRIELE ALZA LA TESTA DAL FOGLIETTO. SI È COMMOSSO, MA CERCA DI NON FARLO VEDERE A JESSICA, VOLTANDOSI E RIPIEGANDO IL FOGLIETTO DELLA POESIA.


JESSICA: Finita?
GABRIELE: Finita. Ti piace?

JESSICA: Profonda. Che c’entra la pioggia?

GABRIELE: Quando me l’ha scritta, pioveva!

JESSICA: Non so… a me piace Tiziano Ferro…

GABRIELE: Ma che dici? Questa è una poesia.

JESSICA: Pure Tiziano scrive poesie. Solo che se chiamano canzoni. Mica dico che a tutti funziona allo stesso modo come funziona a me. Per me… è così…per un altro sarà diverso… io dico solo che le canzoni de Tiziano me piaciono de più… ma solo perché me sento qualcosa che me piglia la pancia… la… come se la estrae dal suo intimo più profondo… un intimo fatto de sogni, speranze, desideri, amori, passioni… e so’ contenta perché le canzoni de Tiziano me fanno pensa’ che la vita è bella… e se po’ mori’ da un momento all’altro… te ce pensi che poi mori’ da’ n momento all’altro?

GABRIELE: No, sinceramente non ci penso.

JESSICA: E fai male… perché se pensi che poi mori’ pure adesso…

GABRIELE: E per favore…

JESSICA: Lo vedi? Nun ce voi penza’ mica… e mica sai che te perdi? Te perdi un mondo de gioia…

GABRIELE: Se penso alla morte mi viene il panico.

JESSICA: Io invece se penso alla morte che pone fine a tutto questo… beh… mi commuovo. Divento triste… però alla fine dico… ecco… questa canzone è bellissima proprio per questo… perché me riporta a ‘sto momento… e perciò racchiude tutto quello che prima era dentro e mo’ me sta fori… e io m’accorgo che è bello che so’ ancora viva… che posso bacia’… che posso ama’ er ragazzo mio… che posso fa l’amore cor ragazzo mio.

GABRIELE: Ma… ma tu… scusa… ma come fai a parlare così? Chi… chi sei… scusa?

JESSICA: Piacere, Jessica!

GABRIELE: Piacere Gabriele!


JESSICA TENDE LA MANO A GABRIELE CHE GLIELA STRINGE.


GABRIELE: Jessica… è una bella teoria questa… e tutto questo grazie a Tiziano Ferro.

JESSICA: No, grazie pure a Nathan Never.

GABRIELE: Nathan Never… il fumetto?

JESSICA: Sì! Nathan me piace un casino! Me piacciono i suoi capelli bianchi… er fatto che è uno che pensa… e che ha un cuore d’oro… e che tratta bene le donne… Una volta mi ha ispirato una poesia. Veramente l’ho dedicata a Mirko, però me l’ha ispirata Nathan… te va de sentilla?

GABRIELE: Certo!

JESSICA: Nadane… la matina quanno me alzo dal lettino, me vie’ voglia de mette’ la testa di nuovo sott’ ar cuscino… quanno er sole tocca ‘r cuscino, io riapro li occhi… e penso a te e a Mirko mio… che nun t’assomija pe’ niente, ma che è diverso da tutta l’artra gente… perché so che è l’omo mio... come te che sei eroe de carta… tu sei l’omo mio de carta… lui è l’omo mio in questa vita boiacca… volevo di’ boiaccia ma qui è licenza poetìcca… Nadan… anche si nun esisti tu pe’ me esisti… perché me aricordi che anch’io… nun esisto… senza l’omo mio.

GABRIELE: Bella.

JESSICA: Te piace?

GABRIELE: Bella.

JESSICA: So’ contenta che te piace.

GABRIELE: Ne hai scritte altre?

JESSICA: Mirko s’è ‘ncazzato… ha detto che quando me vede legge’ Nadan… me lo strappa… è geloso. Ma e po’ esse gelosi de’ n’ fumetto?

GABRIELE: La gelosia è terribile. Quante cazzate l’uomo fa per gelosia.

JESSICA: Ma che è saltato pure il riscaldamento? Ho freddissimo!

GABRIELE: Il riscaldamento. La luce. Quando succedono queste cose, mi accorgo di come gli uomini siano totalmente fuori dalla natura. Hai visto gli animali?

JESSICA: Oddio ci ho paura… che animali? Da dove so’ entrati?

GABRIELE: No… dico… per esempio… i cani. Hai mai visto un cane scappare per non bagnarsi quando piove? Quando comincia a piovere gli uomini fuggono. Sembrano pazzi. Per esempio, agli uomini dà fastidio infangarsi. Ci sono animali che addirittura si rotolano nel fango.

JESSICA: Io ho una cugina che fa la lottatrice di ketch e che sse rotola ner fango!

GABRIELE: Ma che dici? Io intendevo dire che ci sono cose, come bagnarsi sotto la pioggia o semplicemente sporcarsi, perché è normale sporcarsi quando piove, che sono del tutto naturali… e mi accorgo, soprattutto in questi casi, di come l’uomo sia lontano dalla natura…

JESSICA: Perché?




GABRIELE: Perché l’uomo è falso. È l’unico animale ambiguo per natura. L’uomo ha sovvertito tutte le regole naturali. Tu mi chiederai come? Dandosi delle regole e quindi andando contro natura, perché in natura non ci sono regole. Dandosi delle morali e quindi andando contro natura perché non ci sono morali in natura. Questo si fa, quello non si fa… ma perché? Chi l’ha detto?

JESSICA: Chi l’ha detto?

GABRIELE: Nessuno! Siamo falsi e ipocriti. E poi ci diciamo da soli: rispettiamo la natura. Bel rispetto, se della natura, siamo i primi ad avere paura. E giriamo anche armati per difenderci da chi poi? Da noi stessi…

JESSICA: Tu giri armato?

GABRIELE: No, ma sono cresciuto in mezzo alle armi. Mio padre… è guardia giurata. In casa c’è una collezione di pistole. Lui se le cura, le olia, le pulisce… come se fossero dei figli…


GABRIELE HA UN ATTIMO D’ESITAZIONE, COME SE VOLESSE AGGIUNGERE QUALCOSA CHE HA DENTRO E CHE STA LI’ LI’ USCIRE. JESSICA SCENDE DAL FLIPPER E GLI VA VICINO. GLI PRENDE UNA MANO.


JESSICA: Come?


UNA LUCE TREMOLANTE DI CANDELA.

ENTRANO NUVOLA E MIRKO.

NUVOLA REGGE LA CANDELA TRA LE MANI.


MIRKO: Il gruppo elettrogeno nu’ ppo’ funziona’ perché inesistente!

NUVOLA: Inesistente!


MIRKO HA SOTTO UN BRACCIO UN CRICK E NELL’ALTRA MANO, HA UNA GROSSA SVEGLIA.


MIRKO: Prima ci doveva essere per forza. Quando se ne andava la luce in tutto il quartiere, ‘sto bar era l’unico ad essere sempre illuminato! In compenso ho trovato il crick e la sveglia…

JESSICA: Amore! Quanto ci hai messo? Io paura! Paura tanta paura senza te!


JESSICA SI BUTTA TRA LE BRACCIA DI MIRKO CHE SUBITO LA CINGE E LA BACIA APPASSIONATAMENTE.
NUVOLA LI GUARDA CON ESPRESSIONE SCONSOLATA E S’AVVIA VERSO IL BANCONE.


GABRIELE: A me pare che la luce sia tornata. Qui di fronte, vedo i lampioni illuminati e pure le finestre del palazzo di fronte sono illuminate.

NUVOLA: Come illuminate?

GABRIELE: Illuminate. Illuminate dalla luce elettrica.

NUVOLA (Avvicinandosi alle vetrate): Non mi dite queste cose così violente in questo modo.

GABRIELE: Vedi?

NUVOLA: No!

GABRIELE: Come no? Sì!

NUVOLA: No! No! Non può essere!

MIRKO (Cingendo Jessica per il collo): Nuvola! Mi sa di sì!

NUVOLA: E allora perché qui non è tornata?

MIRKO: Forse che l’impianto elettrico ti si è dissolto nel nulla?

NUVOLA: Ma che dici?

MIRKO: Forse siamo passati attraverso un campo magnetico che ti ha smagnetizzato l’impianto e per ricompensa ti ha materializzato il crick e la sveglia!

NUVOLA: Sì, vabbé! Qua la cosa è grave! Come faccio senza luce?

MIRKO: Struffolo… ho paura! E se sono gli extraterrestri che ci vogliono portare sull’astronave?

MIRKO: E ce sto qua io! Li pijo tutti a criccate su la capoccia agli extraterrestri!

JESSICA: E se nun ce l’hanno la capoccia?

MIRKO: Je do du’ zampate nei coglioni!

NUVOLA: Tacete? Tacete un attimo? Come faccio io senza luce? Senza luce se ne va a male tutto… aspettate… forse… forse sarà scattato il coso… l’interruttore generale?


ATTIMI DI SILENZIO.


MIRKO: Potrebbe essere. Se esistesse un interruttore generale. Esiste?

NUVOLA: Certo che esiste!

MIRKO: E ‘ndo sta?

NUVOLA: Starà… da qualche parte! Io lo vado a cercare. Voi che fate?

MIRKO: Io direi che aspettiamo qua!

JESSICA: Aspettiamo che spiova!

MIRKO: Aspettiamo che spiova!

NUVOLA: Che spiova! Va bene!


SI AVVIA NUOVAMENTE VERSO IL RETRO LOCALE.


GABRIELE: Sì, ma quando spiove?


MIRKO E JESSICA TORNANO A BACIARSI.

GABRIELE SI PORTA VERSO IL BILIARDINO.

LE PORTE SI APRONO.

ENTRA ORSO.


ORSO: È andata via la luce?

GABRIELE: Bravo cognatino! Ottima constatazione.

ORSO: Gabriele… ciao… avevo appuntamento con tua sorella.

GABRIELE: Sì, lo so.

ORSO: E allora?

GABRIELE: Allora che?

ORSO: E allora che?

GABRIELE: Non so… sono forse il guardiano io di mia sorella?

ORSO: Dov’è? Mi ha dato appuntamento qui…


GABRIELE: Sai com’è Rubinia… pensa una cosa e ne fa un’altra…

ORSO: Ma che dici? Lo sa che abito lontano… con questo tempo… deve star qui per forza… ha detto che non si sarebbe mossa da qui…

GABRIELE: Io non ti so dire perché se ne sia andata… fatto sta che se ne è andata…

ORSO: E dov’è andata?

GABRIELE: Non ne ho idea. So solo che aveva fretta. È corsa via. Un impegno improvviso. Qualcosa di urgente.

ORSO: A quest’ora? Qualcosa di urgente a quest’ora?

GABRIELE: A quest’ora sì. Ma poi che ne so? Rubinia non parla molto in questo periodo, specialmente con me.

ORSO: Ma tu che ci fai qui?

GABRIELE: Ti stavo aspettando!

ORSO: Ma allora?

GABRIELE: Allora?


ORSO HA UNO SCATTO E SI ALLONTANA DA LUI. SI PORTA VERSO IL BANCONE.


ORSO: Dov’è il barista? Come mai è così buio qui? (Pervaso da una certa agitazione) Tua sorella certe volte non la capisco proprio… perché mi ha chiamato se se ne doveva andare?

GABRIELE : Continui a pendere dalle sue labbra, vero? Lei chiama. Tu accorri.

ORSO: Lei chiama e io accorro? Ma che cazzo dici pure tu? (Nervoso) Con un tempo come questo? Lei mi chiama, mi chiede di venirla a prendere. Non solo. Mi dà appuntamento al bar sotto casa. E non si fa trovare. Perché se ne è andata?

GABRIELE (Tranquillo): Perché ti arrabbi?


ORSO (Grida): E mi arrabbio! Potevo fare a meno di uscire con questo tempo del cavolo!


GABRIELE COMINCIA AD AVVICINARSI A LUI.


GABRIELE: Non puoi pensare che le cose non sono come tu credi che siano?


ORSO: Che? Come sono le cose? Che cose?

GABRIELE: Le cose! Immagina… mia sorella ti chiama… perché io le chiedo di chiamarti. Immagina… ti chiede di venirla a prendere perché io le chiedo di dire così. Ti dà un appuntamento perché sono io che voglio un appuntamento con te… immagina…

ORSO: Che vuoi dire?

GABRIELE: Nulla! Sono parole… prendile così come vengono.

ORSO: Che hai detto a Rubinia?

GABRIELE: Nulla! Immagina soltanto… immagina una piccola complicità tra me e lei…

ORSO:: Che hai detto a Rubinia?

GABRIELE: Te l’ho detto… nulla (sorriso)… o nulla che lei non immaginasse già.


ORSO HA UNO SCATTO IMPROVVISO E SI SCAGLIA ADDOSSO A GABRIELE, AFFERRANDOLO PER IL COLLO.


ORSO: Che dici? Dimmi che hai detto a tua sorella!

GABRIELE: Niente! Lasciami… non le ho detto niente… lasciami…

ORSO LASCIA LA PRESA.


GABRIELE SI PORTA UNA MANO AL COLLO.


GABRIELE: Mi hai fatto male!

ORSO: Scusami!

GABRIELE: Mi hai fatto male!

ORSO: Ti ho detto: scusami!

GABRIELE: Mi hai fatto male.

ORSO: E falla finita!

GABRIELE: Male. Quel male che ti stordisce. Quel male che ti lascia senza fiato e che ti riempie la testa… che te la fa scoppiare. Tu non ne hai idea di cosa sia il MALE vero? (Gli si avvicina al viso) Male. Noi due… te ed io… ormai…

ORSO (Spostandosi): Zitto. Stai zitto per favore.

GABRIELE: Tu… non sai neanche cosa sia il tormento di un piccolo dubbio? Tu sei sempre così sicuro di tutto?

ORSO: Stai zitto!

GABRIELE: No! Io non sto zitto… io parlo. Sei tu quello che sta zitto. Resta pure in silenzio. Il tuo caro silenzio che ti fa star tranquillo. Io non ci sto in silenzio. Io non voglio la tranquillità. Io voglio soffrire. Voglio soffrire perché voglio parlare. Voglio sbatterti in faccia tutto il mio male. Il MALE piccolo mio… è molto più interessante del BENE… mai sottovalutare, il potere dell’OPPOSIZIONE…

ORSO: Zitto. Non ti voglio sentire. Io vado…

GABRIELE: Prima devi essere chiaro. Tu sei chiaro con me e io ti giuro che me ne andrò da quella porta e che scomparirò per sempre dalla tua vita. Tu… tu…

ORSO: Ho sbagliato. Ho sbagliato. Non era come pensavo…

GABRIELE: Avanti, dillo… io? Dillo! Lo devi dire…

ORSO: Cosa? Cosa?

GABRIELE: Lo sai cosa! Voglio sentirti dire che vuoi finirla qui. Mi dici chiaramente che io sono niente per te.

ORSO (Spostando lo sguardo): Tu sei niente per me.

GABRIELE: Negli occhi.

ORSO: Cosa…

GABRIELE: Ridimmelo guardandomi negli occhi.


GABRIELE SI RIAVVICINA LENTAMENTE A LUI. SEMPRE PIÙ VICINO.


ORSO (Guardandolo negli occhi): Mi dispiace. Tu sei niente per me.

GABRIELE: È una spirale alla quale non potrai mai sottrarti. È un baratro senza fine. Ci sei ad un solo passo e tu ti stai aggrappando all’unica cosa che ti si è parata di fronte. L’unico appiglio. Fragile… come l’amore che credi di avere nei confronti di mia sorella…

ORSO: Sei niente per me…. sei niente per me… mi hai sentito? Sei niente per me.

GABRIELE: Lo credi davvero? Ridimmelo ora…


GABRIELE A POCHI CENTIMETRI DA LUI. LENTAMENTE ALZA UNA MANO E GLI SFIORA UNA GUANCIA.

ORSO LO GUARDA SENZA AGGIUNGERE UNA PAROLA. LO SPOSTA E SI DIRIGE VERSO LE PORTE DEL BAR. APRE LA PORTA.

IL RUMORE DELLA PIOGGIA CHE BATTE SULL’ESTERNO.


GABRIELE: Orso, aspetta!


GABRIELE SI AVVICINA AD ORSO PIAN PIANO, DA DIETRO.

GABRIELE ARRIVA DIETRO LE SPALLE DI ORSO. GABRIELE ACCOSTA IL SUO PETTO ALLA SCHIENA DI ORSO E LO ABBRACCIA.

GABRIELE FA VOLTARE PIANO ORSO VERSO DI LUI.

ORSO E GABRIELE ACCOSTANO LE LORO LABBRA E SI BACIANO.

MIRKO E JESSICA SI STACCANO DAL LORO BACIO ETERNO. MIRKO OSSERVA L’UOMO FERMO SULLA SOGLIA.


GABRIELE: Non andartene!

ORSO: Dimmi un motivo valido perché non dovrei farlo!

MIRKO: Perché ‘sta a grandina’! E comunque o vai o resti! Io intanto, chiuderei la porta. Perché c’ho una giannetta che mi sta accarezzando le reni!


ORSO NON SI VOLTA. È BLOCCATO E NON FA UN PASSO.

MIRKO PRENDE PER MANO JESSICA E L’ALLONTANA.


MIRKO: Spostamose va’… che questo c’ha le calorie!



GABRIELE SI AVVICINA AD ORSO PIAN PIANO, DA DIETRO.

MIRKO E JESSICA SI SIEDONO IN UN ANGOLINO DEL BAR.

LUCE NEL LOCALE.


JESSICA: WOOOOW!!! È tornata la luce! Meno male amo’… cominciavo a gela’!

MIRKO: E vieni qua che sono un fornello a legna!


GABRIELE ARRIVA DIETRO LE SPALLE DI ORSO. GABRIELE ACCOSTA IL SUO PETTO ALLA SCHIENA DI ORSO E LO ABBRACCIA.

MIRKO E JESSICA RICOMINCIANO A BACIARSI VOLUTTUOSAMENTE.

GABRIELE FA VOLTARE PIANO ORSO VERSO DI LUI.

ORSO E GABRIELE ACCOSTANO LE LORO LABBRA E SI BACIANO.

RIAPPARE NUVOLA: CANDELA ACCESA TRA LE MANI. RAGGIANTE.


NUVOLA: Luce! Fiat lux! Era proprio l’interruttore generale. Evidentemente è stato il juke-box che non funziona mai… hai funzionato e ha creato qualche scompenso…


PASSA ACCANTO A MIRKO E JESSICA CHE STANNO CONSUMANDO QUASI UN AMPLESSO SUL TAVOLINO.


NUVOLA: Sì, ciao! Ma come fanno? Come fanno a baciarsi così? Io quando ero ragazzino mica mi baciavo così?


NUVOLA SI PORTA VERSO LE PORTE APERTE DEL BAR.

ORSO E GABRIELE CONTINUANO A SCAMBIARSI TENEREZZE.


NUVOLA: Mi sa che non mi baciavo proprio. Al limite un paio di minuti. Poi scattavano seri problemi all’inguine e dovevo smettere.


NUVOLA RICHIUDE LA PORTA D’INGRESSO. LANCIA UNO SGUARDO DISTRATTO VERSO I DUE UOMINI CHE SI ABBRACCIANO FACENDO NE’ PIU’ NE MENO QUELLO CHE STANNO FACENDO ANCHE MIRKO E JESSICA.


NUVOLA: A parte il fatto che i ragazzini di oggi sono tutti un po’ strani. Al parte il fatto che…


NUVOLA SI BLOCCA.

LENTAMENTE, QUASI A MISURARE OGNI PICCOLO MOVIMENTO DEL SUO CORPO, SI VOLTA VERSO QUELLO CHE HA VISTO ACCANTO ALLE PORTE D’INGRESSO…

E RESTA ANCORA UNA VOLTA, FULMINATO SUL POSTO. A FATICA, CERCANDO DI DISTOGLIERE LO SGUARDO, SENZA DIRE PIU’ UNA PAROLA, SI VOLTA DI N UOVO E COMINCIA A CAMMINARE: DIREZIONE BANCONE.

MIRKO, SI ACCORGE DELLA SUA CAMMINATA GOFFA.

NUVOLA GLI FA UNA SMORFIA COME A DIRE: “È tutto a posto!”

MIRKO NON CAPISCE, LASCIA JESSICA E GLI SI METTE AL FIANCO.


MIRKO: Che?


MIRKO LO SEGUE FIN DIETRO AL BANCONE.


MIRKO: Che c’è Nuvola?

NUVOLA: Niente… vattene via… vattene… non li imbarazziamo… non li imbarazziamo…


NUVOLA SI ABBASSA SOTTO AL BANCONE. MIRKO LO SEGUE CON LO SGUARDO.


MIRKO: Che stai addi’ Nuvola?


NUVOLA AFFERRA IL RAGAZZO PORTANDOLO GIU’ INSIEME A LUI.


NUVOLA: Sssshh! Che gridi? Che gridi? Non gridare che poi mi dispiace!

MIRKO: Ma te dispiace de che?


NUVOLA ESCE IN GINOCCHIO DAL BANCONE. COMINCIA A CAMMINARE A CARPONI. MIRKO LO SEGUE, CAMMINANDO PURE LUI A CARPONI. JESSICA LI OSSERVA TUTTI E DUE.


JESSICA: Amore che c’è?

MIRKO: Ssssh! Io e il Nuvola stiamo in missione!

JESSICA: Vengo anch’io?

MIRKO: No, tu no! È roba de omini!


NUVOLA E MIRKO ARRIVANO DIETRO AL BILAIRDINO.

IN QUEL MOMENTO, GABRIELE E ORSO SI STACCANO E SI SIEDONO AD UNO DEI TAVOLINI. SI GUARDANO NEGLI OCCHI E SI SFIORANO LE MANI.
MIRKO: Qual è il nostro obiettivo?

NUVOLA: Zitto! Zitto! Ssshh! Che qua succede un casino. Ci manca solo che mi arriva la buoncostume… che mi vuoi far chiudere il bar? Alzati piano… che vedi?

MIRKO: Me devo alza’? E me alzo… che c’è?

NUVOLA (Lo afferra di nuovo): Ssshhh! Cretino! Che urli? Non devi gridare. Che poi mi dispiace.

MIRKO: Ma te dispiace de che?

NUVOLA: Io sono fatto così. Va bene? Sono discreto e prima di farmi vedere, voglio essere sicuro che loro, siano sicuri che quello che fanno, non lo fanno solo perché pensando di essere da soli. Hai capito?

MIRKO: Veramente… non ho capito ‘na mazza!

NUVOLA: Ssssh! Affacciati, affaciati.

MIRKO: Eh?

NUVOLA: Affacciati, affacciati… che vedi?

MIRKO: Che devo vede’?

NUVOLA: Che vedi? Che vedi?

MIRKO: Vedo… a che è un gioco de società?

NUVOLA: Vuoi dirmi che vedi o no?

MIRKO: Oggetti o persone?

NUVOLA: Persone! Che fanno?

MIRKO: Persone! Due persone, sedute a un tavolino. Credo che stiano aspettando che te dai ‘na mossa pe’ ordina’ quarcosa!


NUVOLA DA TERRA, GUARDA IL RAGAZZO, POI, LENTAMENTE, S’AFFACCIA DA UNA SPONDA DEL BILIARDINO E VEDE ORSO E GABRIELE SEDUTI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO.

NUVOLA PRENDE UNA MANO DI MIRKO E LO ACCOMPAGNA VICINO A JESSICA, SPINGENDOLO AD ABBRACCIARLA. SORRIDE, ANNUISCE E STRIZZA L’OCCHIO AD ENTRAMBI. POI S’ALLONTANA VERSO IL BANCONE.


MIRKO: Jessica… me sa che ‘r Nuvola se fa de Tavernello!

MIRKO LE SCOSTA I CAPELLI DAL COLLO E RICOMINCIA A BACIARLA.

JESSICA FA ANDARE LA TESTA ALL’INDIETRO E S’ABBANDONA.

NUVOLA DIETRO AL BANCONE.

ORSO SI ALZA DALLA SEDIA E VA VERSO DI LUI.

NUVOLA LO GUARDA SORRIDENDO IMBARAZZATO.


NUVOLA: Salve!

ORSO: Salve!

NUVOLA: Qual… qual buon vento?

ORSO: Come?

NUVOLA: No… volevo dire… qual buon vento, nel senso che… è di nuovo qui… è lei vero? Cioè… è lo stesso di prima che… si ricorda?

ORSO: Mi ricordo… sono lo stesso sì… qualche problema con me?

NUVOLA: No! Che problema con lei? Io ho un caro amico come lei…

ORSO: Come me, come?

NUVOLA: No, per carità… lui è normale… solo che si viveva male questo suo… diciamo… che per lui era un problema, poi quando ha capito che per lui non era un problema, non lo è stato più…

ORSO: Ma che cosa?

NUVOLA: Il problema…

ORSO: Ma che problema?

MIRKO: Che problema, Nuvola?

NUVOLA: Che problema?

MIRKO: Tu hai detto: “Il problema?” Problema de che?

NUVOLA (Portandolo in disparte. Sottovoce): De pijallo ar culo… (A voce alta) Venghi un attimo che le ho da mostrare una cosa…

MIRKO: Ma che cosa? Aoh… lasciami che me fai paura, eh?

ORSO: Sembra che questo bar sia l’unico aperto nel quartiere…
NUVOLA: Certo. Lo è infatti… lei poi è un cliente affezionato… sta qui da quando ho aperto… e mi fa piacere…

GABRIELE (si avvicina anche lui): Stai qui da quando è aperto?

NUVOLA: Tranquillo… non vorrei aver fatto quello che non si fa i fatti suoi… e che… diciamo… non vorrei far nascere dissidi… situazioni strane… scusate un attimo…


NUVOLA SI VOLTA VERSO LE MENSOLETTE DEI LIQUORI. PRENDE UNA BOTTIGLIA E SI VERSA DA BERE.


GABRIELE: Quando sei venuto qui?

ORSO: Prima!

GABRIELE: Prima quando? Ma che passi le notti a spiare le nostre finestre?

ORSO: Ma no… Volevo salire a casa tua. Mi sono fermato qui e ci ho pensato troppo. Poi mi era sembrato di vedere Rubinia, anzi, era proprio lei… ho visto dai vetri del bar una macchia di colore… mi sembrava il suo cappotto pervinca…

NUVOLA: Pervinca!


ORSO E GABRIELE GUARDANO ENTRAMBI VERSO DI LUI.


NUVOLA: È un colore! Tra l’azzurro e il violaceo… che… (in preda al panico. Si volta verso Mirko e Jessica) Eh? Che hai detto?

MIRKO: Che c’è che vuoi?

NUVOLA: Un whisky?

MIRKO: E fattelo! Sei tu il barista!

NUVOLA: Ecco il whisky!

MIRKO: Non lo voglio io!


ORSO E GABRIELE DISTOLGONO LO SGUARDO DA LUI.


JESSICA: Amore, devo andare al bagno!

MIRKO: Aspetta che t’accompagno io. (Verso Nuvola, sillabando come si parla ai bimbi) Bagno… an-dia-mo al ba-gno…

GABRIELE E ORSO INTRECCIANO LE DITA DI UNA MANO TRA LORO.


NUVOLA: Bagno? Vengo anch’io!

MIRKO: Come vieni anche tu?

NUVOLA: Al bagno con voi. Vi indico la strada!

MIRKO: La sappiamo la strada. La sappiamo. (Si allontana sospettoso, difendendo la sua Jessica)


NUVOLA SI ATTACCA AL BICCHIERE DI WHISKY, OSSERVANDO DI SOTTECCHI ORSO E GABRIELE.


GABRIELE: E poi che hai fatto?

ORSO: Poi… sono uscito. Le sono corso dietro. Te lo giuro volevo parlarle. Volevo dirle… (si blocca) Lei non c’era più. Era sparita. Ho citofonato a casa vostra, ma non mi ha risposto nessuno. Poi sono tornato qui. Poi mi sono sentito male. Non sapevo… avevo voglia di parlare con tua sorella, ma soprattutto…

GABRIELE: Soprattutto?


NUVOLA AFFONDA LA FACCIA NEL BICCHIERE, SORSEGGIANDO IL WHISKY, SEMPRE CON LE ORECCHIE ATTENTE AD ASCOLTARE.


ORSO: Lo sai. Lo sai che?


NUVOLA DA’ UN GRAN SORSO AL SUO WHISKY.


ORSO: Lo sai che è te che amo e non tua sorella!


A NUVOLA VA DI TRAVERSO IL WHISKY. COMINCIA A TOSSIRE.

ORSO E GABRIELE SI VOLTANO VERSO DI LUI.


NUVOLA: Niente! (Tossendo) Niente, non è niente! (Riprende fiato) Scusatemi. Scusatemi. È che mi è andato di traverso il… il whisky… stavo un attimo soffocando… non è niente. È passato. È passato…



ORSO SI ALZA DALLO SGABELLO E CON LO SGUARDO ANNEBBIATO DAI PENSIERI, COMINCIA AD AVVIARSI VERSO L’USCITA.


GABRIELE (Alzandosi anche lui): Orso! Aspetta!

ORSO: Che c’è?


IL BARISTA ALZA LO SGUARDO E FINGE DISTRAZIONE.

GABRIELE NON RISPONDE. SI AVVICINA AD ORSO E GLI POGGIA LA TESTA SULLE SPALLE. TUTTI E DUE SI ABBRACCIANO FORTISSIMO.

NUVOLA OSSERVA LA SCENA A TESTA BASSA.

I DUE UOMINI IMBOCCANO L’USCITA TENENDOSI ABBRACCIATI.

NUVOLA RESTA ANCORA QUALCHE ISTANTE IMMOBILE. POI SENZA DIRE UNA PAROLA, VA A CHIUDERE LE PORTE CHE SONO RIMASTE APERTE. POI SI SIEDE AD UN TAVOLINO, SI ACCENDE UNA SIGARETTA E RIMANE FISSO A PENSARE.

IN QUEL MOMENTO, VA VIA LA LUCE ANCORA UNA VOLTA.

SI SENTE IL GRIDO DI JESSICA DAL BAGNO.


JESSICA: AAAAAAHHHHH!

MIRKO: NUVOLAAAAAAAA!

NUVOLA: Che c’è? Che c’è?


RIAPPARE MIRKO, SUBITO SEGUITO DA JESSICA.


MIRKO: Nuvola! Stavolta se ne è andata per sempre!

NUVOLA: Fuori, vedete luci accese?

JESSICA: Ah! Ah! È tutto scuro!

NUVOLA: È tutto scuro? Tutto scuro! (Va di nuovo verso le porte) Tutto scuro! Eh, sì… è tutto scuro! Stavolta se ne è proprio andata!

JESSICA: Meglio così! È più intimo!


NUVOLA: È più intimo? Ma più intimo che? Che qua è già un “troiume” di per sé! Ancora più intimo, Qua se non torna presto la luce se ne va a male tutto… dolci, latte, latticini e compagnia bella!

MIRKO (Abbracciando Jessica): Nuvola! E non ti preoccupare che quella va e viene, va e viene!

NUVOLA: E speriamo che viene!

MIRKO: Viene! Viene! Magari viene quando spiove!

JESSICA: Sì, ma quando spiove?


LE PORTE DEL BAR SI RIAPRONO DI NUOVO.

ORSO E GABRIELE RIENTRANO DI CORSA, AFFANNATI.


ORSO: Porca miseria… quanta acqua!

NUVOLA: Che… che è successo?

ORSO: Mi hanno rubato una ruota della macchina. Purtroppo quella di riserva l’avevo messa una settimana fa e ho sempre rimandato il gommista…

MIRKO (cercando di parlare italiano perfetto): Mi scusi… se la domanda… ma… potrei sapere quale macchina lei abbia?

ORSO: Ma no… ho una vecchia Clio…

MIRKO: Grazie! Era tanto per conoscenza… (A Jessica sottovoce) È stato er Cipolla!

GABRIELE: Questo è un quartiere disgraziato!

ORSO: Meccanici aperti a quest’ora manco a parlarne…

MIRKO: Niente paura! C’ho il crick! Andiamo a rubba’ ‘na rota…

NUVOLA: Ma come a rubba’ ‘na rota?

MIRKO: E certo… comincia la catena de furti de rote… ne resterà solo uno… senza rota.

JESSICA: Amore, no… non andare… ti bagni tutto!

MIRKO (Sollevandola): Amo’… io so come er destino… c’è chi è fortunato e chi lo pija ar culo…

NUVOLA (Spaventato): Sta bbono… bbono… diceva così per dire…

ORSO: Aspettiamo qui, fintanto che spiova… poi vedremo… le diamo fastidio se restiamo?

NUVOLA: Sì! Cioè… no… macché? Si figuri. Nessun fastidio. Fate come se foste a casa vostra. No! Come a casa vostra meglio di no. Fate come se foste in un bar. In un bar pubblico con diversa gente che… che vi guarda… che non siete soli… ecco…

ORSO: Grazie! Lei è veramente molto carino!

NUVOLA: No! Carino no! Io non sono carino!

ORSO: Le dico di sì. È simpatico, carino e disponibile!

NUVOLA: Disponibile no! Carino, forse… diciamo un tipo! Ecco… però disponibile…

ORSO: Ah! La pago!

NUVOLA: No! Neanche se mi paga!

ORSO: Insisto!

NUVOLA: Anch’io!

ORSO: La camomilla che ho preso prima e che non ho pagato. Guardi. Ho cambiato un po’ di spiccioli. Monete… la posso pagare…

NUVOLA: Camomilla?

ORSO: Camomilla! (Poggia le monete sul bancone) Gabriele, vuoi qualcosa?

GABRIELE: No, grazie… sono tutto bagnato… vorrei solo spogliarmi!

ORSO: A chi lo dici. Anch’io!

NUVOLA: No! Non si può! Nel senso che… sarebbe bello… spogliarsi, ma adesso non si può… perché… perché… (indica Mirko) a lui… dà fastidio.

MIRKO (Leggermente stordito dai baci di Jessica): Che?

NUVOLA: A te dà molto fastidio che… i signori…diciamo… si levino i panni di doso… no? Cioè… che si denudino…

MIRKO: Ma se c’è bisogno, me spoglio anch’io… pe’ me se po’ anna’ pure tutti nudi alla meta!

NUVOLA: Il ragazzo, cioè… i ragazzi… sono ragazzi… e non avendo ancora fatto lo… lo sviluppo… (i ragazzi ricominciano a baciarsi in modo violento, quasi pornografico) si potrebbero impressionare nel vedere il corpo maturo di… di un uomo! Uomo! Ecco…

ORSO: Non si preoccupi. Nessuno ha intenzione di dare scandalo qui. Senta… ho una richiesta un po’ strana da farle… lei è stato così gentile… mi chiedevo… Gabriele… che ne diresti se il signore qui… ci facesse un bel pon…
NUVOLA (Lo interrompe): No! No! Per favore, queste cose no! Io non le faccio. È una richiesta che non posso soddisfare. Mi dispiace. Non nel mio bar. Ma neanche fuori. Ecco. Io non sono il tipo. Non l’ho mai fatto e non mi va di cominciare adesso. Non è che sono contrario, eh? Capisco i gusti di tutti… ma no… non è il momento…

ORSO: Ma no… io volevo solo chiederle di farmi un pon…

NUVOLA: Che fa insiste? No! Basta! Questo genere di approcci così… non sta bene… e poi non mi va… va bene?

ORSO: Un ponch! Un punch caldo…

NUVOLA: No, non glielo faccio un … ponch? Caldo? Il pon… pon…ponch caldo…

ORSO: Al mandarino… o anche al rum se ci fosse.

NUVOLA: Ci fosse…

ORSO: Il rum per il punch caldo!

NUVOLA: Caldo… il rum… sì… c’è…

ORSO: Ma che aveva capito?

NUVOLA: Il ponch! Il punch! Caldo… niente… avevo capito che… niente… ora le faccio il po… po… punch… caldo…


LA PORTA DEL BAR SI APRE DI BOTTO.

MIRKO, JESSICA, GABRIELE, ORSO E NUVOLA SI VOLTANO TUTTI VERSO…

LA FIGURA DI RUBINIA, GRONDANTE ACQUA. IN UNA MANO, STRINGE UNA PISTOLA, LUCIDA E NERA.

SILENZIO.

RUBINIA È IMMOBILE E NON FA UN SOLO PASSO IN AVANTI.


GABRIELE: Rubinia!

RUBINIA: Gabriele!

GABRIELE: Rubinia… che fai?

RUBINIA: Gabriele… io ti voglio bene… lo sai?

GABRIELE: Anch’io…

RUBINIA: Io… io ti voglio bene… tanto bene…
GABRIELE: Anch’io… Rubinia… te lo giuro… ti voglio bene…

NUVOLA: E anch’io… ve lo giuro… vi voglio bene moltissimo… io so’ buddista… cioè… voglio bene a tutti quanti… evviva l’amore… anzi, io credo che qui dentro… AMIAMOCI TUTTI… (Chiede conferma a Mirko che si stringe la sua Jessica) peace and love… e per festeggiare questo AMORE COSMICO… che tutti ci vogliamo… scambiamoci un segno di pace (dando la mano a Mirko)… io propongo un bicchierino…

RUBINIA (Piccoli passi in avanti): Gabriele… io… io… non so se capisci… non dovevamo essere qui, né tu… né io… non dovevamo, eppure siamo qui… tutti e due… lo sai da quanto tempo penso a questo? Lo sai? Te lo giuro… (si commuove) È più facile distruggerti fisicamente che distruggere quello che io e te siamo diventati. E questo peso che mi porto dentro… ne vogliamo parlare? Il dolore che ho finto di annullare in me stessa? Vogliamo parlare di come questo dolore scompare e ritorna? No! Fine! Non voglio più parlare di niente.


RUBINIA SI SIEDE AD UNO DEI TAVOLINI. PIANGE IN SILENZIO.


ORSO: Rubinia…

RUBINIA: Orso… ci sei anche tu? Lo sapevo… scusa… ti ho chiamato e sono scappata… non avrei voluto che assistessi all’epilogo… Orso… scusami… avrei voluto nasconderti per sempre tutto questo dolore… ma arriva un momento in cui tutto esplode… lo sai, Orso… se dentro di noi entra un’embrione di consapevolezza… allora tutto il castello di bugie cade… non puoi più far finta che tutto sia uguale a prima… non si può più mentire… no… la mia coscienza è troppo piccola ora… io non ce la faccio più a portarmi questo peso…

GABRIELE: Rubinia…

RUBINIA: Devo farlo…

GABRIELE: Ti prego… stai zitta…

RUBINIA: Non è più il tempo per star zitti… Orso… io e Gabriele siamo amanti. Io ti tradisco con mio fratello. Lo abbiamo fatto sempre… da quando abbiamo scoperto che potevamo farlo, lo abbiamo fatto… e non ci siamo mai sentiti in colpa per questo… ma tanto tempo fa… una briciolina invisibile di… di… qualcosa che… ci diceva che era sbagliato… entrò nella nostra coscienza… il mio essere è invaso da questa briciolina… ha occupato tutta la mia testa… il mio corpo… le mie mani… io non posso più vivere così…

ORSO: Gabriele, è vero?


MIRKO, JESSICA E NUVOLA SI VOLTANO VERSO GABRIELE.

GABRIELE NON RISPONDE.


ORSO: Rubinia… tu mi hai tradito…

GABRIELE: Lasciala stare. Rubinia non ti ha tradito… Orso… dille la verità… sono io che ho tradito lei… e sono io che ho tradito te!

RUBINIA: No! Orso… tu non hai colpa. Gabriele non ha colpa. Sono io che ho tradito…

ORSO: Ma che cosa… voi due… io… io non ci posso credere… voi due… ma voi… voi siete fratelli…

RUBINIA: Siamo fratelli. Non c’è perdono per questo… ma ora io ti chiedo di perdonarmi… nessuno ci ha mai detto che era peccato… e quando l’abbiamo intuito da soli… era troppo tardi… troppo tardi… ora io… io non so che fare… non voglio più… l’ho detto mille volte… ma non ce la faccio… non ce la faccio più… io devo porre fine a tutto questo…


RUBINIA SOLLEVA LA PISTOLA E LA METTE SUL TAVOLO CONTINUANDO A STRINGERLA TRA LE MANI.


ORSO: Rubinia… amore mio…

RUBINIA: Amore mio… amore mio… chi è l’amore mio? Chi bussa alla mia porta questa notte… non ce la faccio più ad aprirti Gabriele… basta… siamo andati a vivere insieme e non siamo fratello e sorella… cosa siamo io e te? Te l’ho chiesto mille volte… mille volte… non mi hai mai saputo rispondere…

GABRIELE: Non lo so Rubinia…

ORSO: Rubinia… c’è una cosa che forse… che non sai… prima di… di trarre conclusioni… a questo punto io penso che dovresti sapere…

RUBINIA: Ho tradito tutti… ho tradito me stessa!

GABRIELE: No, Rubinia… tu non hai tradito nessuno. Sono io che ho tradito te…

RUBINIA: Ho tradito…

ORSO: No, Rubinia… la colpa è solo mia; Sono io che ho tradito te…


SILENZIO. NUVOLA INTERVIENE TOSSENDO PER DISCREZIONE.


NUVOLA: E anche io ho tradito… una volta… ho dato il resto sbagliato a uno che me stava sul cazzo… poi mi sono pentito però… però era meglio se non lo facevo…

ORSO: Non s’intrometta lei. La questione è delicata!

NUVOLA: Appunto. È delicatissima!


RUBINIA: Orso! Non cercare di giustificarmi. Lo so che tu mi ami. Anche io ti amo. E amo mio fratello. Ma io non posso più continuare così…


RUBINIA SOLLEVA LA PISTOLA E LA GUARDA.


ORSO: Rubinia, no. Tu non sai… io… Gabriele… Dio com’è difficile…

GABRIELE: Rubina, tesoro mio… adesso ti spieghiamo tutto. Però… ti prego…

ORSO: Rubinia… no…

RUBINIA: Ve l’ho detto però… devo farla finita… lo devo fare… è l’unica cosa che posso fare. Gabriele dimmi che mi perdoni… che mi capisci… le nostre anime s’incontreranno ancora… devi crederci… tutto è ripetizione… ma se provoco questa rottura… così improvvisa… tutto non si ripeterà uguale a prima… in un altro posto… in un altro tempo… forse sempre questo… chissà? Torneremo e ci potremo amare senza più vincoli di sangue… o ci potremo voler bene in un altro modo… io ci credo e anche tu devi crederci…

GABRIELE: No, Rubinia… io non ci credo… le nostre anime si sono già incontrate di nuovo… chi lo dice che tutto non sarà uguale a prima? Chi ci dà la sicurezza… che non è già uguale tutto ad un prima identico? Cosa vuoi fare? Ammazzarmi? Ammazzarti? Non è la strada giusta… c’è bisogno di una scelta interiore… fatta di dolore e sofferenza… io ti aiuto… tu mi aiuterai… così romperemo questa catena… altrimenti non finiremo mai di scontare questo peccato.

ORSO: Sì, Rubinia… Gabriele ha ragione… tu…

RUBINIA: Orso! Non parlare tu! Per favore, questa cosa riguarda solo me e mio fratello!

ORSO: Rubinia… riguarda anche me…

GABRIELE: Sì riguarda anche lui.

NUVOLA: Un pochino riguarda anche me… visto che siamo qui riuniti nel mio bar… io direi…

ORSO: Non s’intrometta lei. La questione le ho detto che… è delicata!

NUVOLA (insieme a lui): … delicata, certo!

RUBINIA: Mio Dio… lo devo fare… (Alza la pistola e la punta su Gabriele) Lo devo fare…


JESSICA SI STRINGE TRA LE BRACCIA DI MIRKO.

ATTIMI DI TENSIONE.


RUBINIA: Sento che è l’unica cosa che posso fare per porre fine a questo supplizio. Gabriele… ti prego… dimmi che mi perdoni… che mi capisci…

GABRIELE: Tutto sarà diverso, Rubinia… te lo giuro… adesso…

RUBINIA: No, amore mio, no… non ti preoccupare… non soffrirai… tutto è un attimo… tutto è un attimo…

NUVOLA (Alzando la voce): EH NO!


TUTTI SI VOLTANO VERSO NUVOLA.


NUVOLA: Che ho gridato? Non volevo… solo che… che è questa storia dell’attimo… tutto è un attimo… cos’è un’iniezione? Zac! Tutto è un attimo. Già fatto! Oh! Quella non è una siringa. Quella è una pistola. Signorina… quella ammazza… spacca le ossa… che… vuoi ammazzare tuo fratello? E cosa speri di risolvere così?

RUBINIA: Ti prego… vi prego tutti… non mi rendete tutto più difficile… lui… lui è mio fratello… e mio fratello mi capisce.

NUVOLA: Perdonami, ma… capisce una mazza! Non capisce! Lo vedi che è spaventato? Siamo tutti spaventati… (fa un piccolo passo in avanti) Ti prego di…

RUBINIA: Non ti avvicinare. Non ti avvicinare o comincio a sparare all’impazzata. Ammazzo tutti… e non solo mio fratello e… me…

GABRIELE: Rubinia, no… ho paura… non lo fare… stai scherzando? Mi dici che stai scherzando? Tu… tu vuoi solo punirmi… io… io ti ho trattato male… dovevo ascoltarti quando dicevi che era sbagliato… sono stato debole… ma non pensavo che saresti arrivata a questo punto…pensavo che bastava aspettare… bastava dare tempo al tempo… e tutto si sarebbe risolto…

RUBINIA: Io voglio un’altra opportunità… ma questa vita non me la può più dare… ormai qui è tutto così sporco… contaminato… non dà questa vita… No… non da questa vita…

NUVOLA (Grida): UN MOMENTO!…


TUTTI SI VOLTANO ANCORA VERSO IL BARISTA.


NUVOLA: Che ho gridato? Scusate… non volevo… volevo soltanto invitarvi a riflettere un momento… signorina Rubinia… lei… lei ha ragione… ma qui si parla tanto di… di un’altra vita… questa vita no… e quest’altra sì… e quell’altra chissà… io vorrei invitarvi un semplice istante alla riflessione più profonda che… l’unica cosa certa che abbiamo in questo momento… l’unica certezza che c’ è adesso… è questa vita… perciò… ragazzi… piedi a terra… non c’illudiamo…


SILENZIO.
RUBINIA SEMBRA RIFLETTERE SULLE PAROLE DI NUVOLA.


MIRKO (Sottovoce): Bravo Nuvola… forse hai risolto!


RUBINIA TENDE IL BRACCIO CON LA PISTOLA.


RUBINIA: Mi dispiace…

MIRKO (Sottovoce): Non hai risolto!


SUL VOLTO DI RUBINIA SI DIPINGE LO SFORZO INCREDIBILE DELLA TENSIONE DISPERATA. STA PER SPARARE, QUANDO…


NUVOLA: NOOOO… UN MOMENTO!


NUVOLA SI BUTTA IN GINOCCHIO AI PIEDI DI RUBINIA.

TUTTI OSSERVANO AMMUTOLITI.


NUVOLA: Non sparare. Non sparare Rubinia perché… perché… e perché? Perché io… perché io… SONO INNAMORATO DI TUO FRATELLO!


SILENZIO.


NUVOLA: Sì… è così… ti prego… Gabriele… Gabri… Gabrielino diglielo tu… diglielo tu… diglielo, diglielo… (vedendo Gabriele bloccato) e diglielo! Diglielo perché io non ce la faccio più a tenermi questo peso… non me lo ammazzare, non me lo ammazzare… io lo amo più della mia vita… amore… amore mio… noi avevamo paura di fartela sapere questa cosa… perché avevamo paura di darti troppo dolore… perché volevamo dare tempo al tempo, tempo al tempo…perché pensavamo che solo il tempo poteva spezzare questo cordone ombelicale che c’era tra te e tuo fratello… e avevamo paura di farti sapere la verità… ma questa è la verità… la verità… è che io e… Gabriellino… ci si ama… tanto… (osservando qua e là) Tanto, tanto…


RUBINIA SEMBRA SCOSSA. SI VOLTA VERSO IL FRATELLO CHE HA LO SGUARDO STRAVOLTO E PUNTATO VERSO IL BARISTA.


RUBINIA: Gabriele…



GABRIELE SI VOLTA COME SE FOSSE STORDITO.

NUVOLA SI GETTA TRA LE SUE BRACCIA, PRENDE UNA MANO DI GABRIELE E SE LA PORTA SULLA TESTA. SI FA ACCAREZZARE. GABRIELE COMPLETAMENTE IN BALIA DEGLI EVENTI.


RUBINIA: Gabriele… cosa sta dicendo? È vera questa storia?

GABRIELE: Non… non so…

RUBINIA: È la verità? Ti prego…


NUVOLA GLI FA CENNO DI SI’ CON LA TESTA.


GABRIELE: Beh… (a fatica) sì…


LA RAGAZZA SI LANCIA TRA LE BRACCIA DEL FRATELLO E DI NUVOLA.

MIRKO GUARDA PERPLESSO NUVOLA.


NUVOLA (A Mirko): Ahhahh… che vuoi? Ho fatto outing!

RUBINIA: … amore mio… io non ti faccio del male io… non l’ho mai pensato mai… mai… perché non mi hai mai detto questa cosa… perché… da quanto tempo… da quanto tempo… è… che state insieme…

GABRIELE: Da… da…

NUVOLA: Eh… da tanto… io… ho preso in gestione questo… bar per star vicino a lui… per star vicino a Gabriellino mio…


ORSO LENTAMENTE, SI AVVICINA AL TERZETTO E PRIMA COSA, TOGLIE DALLE MANI DI RUBINIA LA PISTOLA. LA TENSIONE SI SMOLLA. MIRKO E JESSICA STUPEFATTI. RUBINIA SI GETTA TRA LE BRACCIA DI ORSO.


RUBINIA: Amore mio… perdonami anche tu…

ORSO: Su, andiamo… andiamo a casa…


ORSO CINGE CON UN BRACCIO LA VITA DI RUBINIA E LA FA CAMMINARE ACCANTO A LUI, VERSO LA PORTA A VETRO DEL BAR.

RUBINIA SI VOLTA ANCORA VERSO IL FRATELLO.
RUBINIA: Gabrielino… devi raccontarmi tutto…

NUVOLA: Domani… domani Gabriellino ti fa proprio un resoconto preciso di tutti i fatti, vero?

GABRIELE: Sì!


PRIMA DI USCIRE, ORSO SI VOLTA VERSO IL BARISTA. POI ESCE.

NUVOLA SI ACCASCIA SU UNA SEDIA.

GABRIELE LO GUARDA.


MIRKO: Scusateci. Ora vi lasciamo soli!

NUVOLA: Buona giornata ragazzi!

MIRKO: Buona giornata, Nuvola!


MIRKO E JESSICA SPARISCONO OLTRE LE PORTE DEL BAR.

DA FUORI SI SENTE LE VOCI DI MIRKO E JESSICA CHE SI ALLONTANANO.


MIRKO (In lontananza): Hai capito amo’? Nuvola era frocio…

JESSICA (In lontananza): Me sembrava tanto sensibile, infatti…

MIRKO (Sempre più lontano): Hai capito perché voleva veni’ ar bagno co’ mme…


NUVOLA E GABRIELE SOLI.


NUVOLA: Mi raccomando. Secondo me, basta che cominci a frequentare un po’ più spesso questo bar… giusto per non far nascere sospetti a tua sorella… poi colte… tempo al tempo, tempo al tempo… le dirai che io e te ci siamo lasciati, eh? Sai com’è l’amore… va e viene, va e viene… intanto… prima o poi finirà anche l’amore tra coso… il tuo amico e tua sorella… anzi…sai che penso? Che quello sia già finito da un pezzo… così tu e lui, fra un po’… potrete tranquillamente far sbocciare questo nuovo sentimento. E via!


GABRIELE SORRIDE. POI ESCE.

NUVOLA RESTA SEDUTO QUALCHE ISTANTE. PRENDE IL PACCHETTO DI SIGARETTE, MA È VUOTO. SI ALZA. VA VERSO IL BANCONE E PASSA VERSO IL JUKE-BOX CHE COME PER MIRACOLO SI METTE IN AZIONE DA SOLO.

PARTE UN DISCO.

MUSICA.

AD UNA AD UNA…

SI ACCENDONO TUTTE LE LUCI DEL BAR.

IL BARISTA SI GUARDA INTORNO.

SORRIDE.


© 1993. Scritto da Angelo Orlando.
Penultima stesura. 10 Agosto 2002.
Ultima stesura. 4 Febbraio 2009.