Meteore

Commedia in due atti di

Anna Mauro



A SONIA, GIUSEPPE E ALDO...




a Gabriella Re
“ Silvana Sardina e Valeria La Martina
“ Luigi e Gabriele Impresario
“ Ugo Giambona
“ Maria Teresa Di Caro, Francesco e Chiara Rotolo
“ Maurizio Cacciatore
“ Irene Salvo
“ Flavio ed Elvira Li Vigni
“ Valentina Gebbia
“ Dario Allegra
“ Sarah Di Benedetto
“ Giovanni Vesco
“ Valentina Perino



a Guglielmo Sansone,Rosy Intergugliemi e
Francesca Adragna
“ Dino Pizzuto
“ Alessandra Scirè, Tiziana Martorana,
Angela Albanese, Cristina Pensovecchio.
Tiziana Tarantolo, Romina Seminara.
Antonella Imborgia, Giuliana Caruana
“ Francesco Siculiana, Salvatore Maltese,
Santi Cinà, Franco Giuliano




== PROFILO DEI PERSONAGGI PRINCIPALI ==


IRENE DOMENICONI
E’ stata abbandonata dal suo unico figlio. Ha una mentalità… casalingoide. Soffre del fatto che non può più cucinare, spazzare o riordinare. Non sa fare lavori creativi ed è analfabeta. Critica tutto e tutti. Segue le telenovelas ed il bingo di Mike Bongiorno.-
E’ pettegola e maliziosa. Somatizza qualunque disturbo e soffre di manie di persecuzione. E’ sempre imbronciata, scocciata ed annoiata. Tutto la disturba: il chiasso, il silenzio, il pianto e la risata.

VALENTINA BALDI
Vecchietta elegante, svampita e presuntuosa. Direttrice didattica in pensione. Cerca di porsi sempre al centro dell’attenzione, rimembrando episodi a lei accaduti assolutamente privi di fondamento. Crede di piacere ancora e pensa che tutti le muoiano dietro. Ocheggia con tutti gli uomini, piccoli o grandi che siano. Ha molta cura della sua persona, è sempre impeccabile, mai un capello fuori posto. Segue la soap opera: Joan Collins e il suo mito.

CHIARELLA DENARO, IN ARTE MIOU-MIOU
Vecchietta esuberante ed impertinente. Ex attrice di teatro. Per lei la vita si svolge perennemente su un palcoscenico. Non rinnega il suo passato. Il suo trucco è vistoso, il suo abbigliamento sfarzoso. Una stola di struzzo ed un paio di guanti in pizzo nero, ricoperti di anelli andranno a caratterizzarla.

ANNIBALE FORMIGONI, DETTO IL CAPITANO
Simpaticamente militaresco, autoritario, irascibile e con punte di palese arteriosclerosi. Soffre di incontinenza. Tende ad imporre la sua volontà sul gruppo, con scarsi risultati. E’ abbarbicato ad un’etica ormai superata.

ELVIRA MESSINA
Vecchia dama di carità. Ha scoperto nella vecchiaia le gioie dell’amore. Sogna di mettere su casa. Spera sempre nella scoperta di un elisir di giovinezza per lei e per il suo partner, il prof.Meschis.

ACHILLE MESCHIS, DETTO IL PROFESSORE
Pantaloni sdruciti, giacca informe, occhialini dorati. Ginecologo in pensione ed uomo di grande cultura. Idealista per antonomasia, si innamora di Elvira per potere soddisfare le sue esigenze interiori. Soggetto a sbalzi di umore, passa dalla calma più serafica all’esuberanza più tumultuosa.



PERSONAGGI

IRENE DOMENICONI anziana analfabeta
IRENE DOMENICONI bambina
VALENTINA BALDI anziana direttrice didattica
VALENTINA BALDI bambina
ANNIBALE FORMIGONI anziano capitano in pensione
ANNIBALE FORMIGONI bambino
CHIARELLA DENARO IN ARTE MIOU-MIOU anziana attrice di teatro
CHIARELLA DENARO IN ARTE MIOU-MIOU 
ELVIRA MESSINA anziana dama di carità
ELVIRA MESSINA bambina
ACHILLE MESCHIS anziano ginecologo
ACHILLE MESCHIS bambino
GIUSTINA infermiera dell’ospizio
FRANCESCO DOMENICONI nipote preadolescente di Irene
DARIO FORMIGONI “ “ del capitano
SONIA compagna di scuola di Dario e Francesco
SARAH DOMENICONI nipotina di Irene e sorella di Francesco
GIUSEPPE compagno di Sarah e fratello di Sonia
CARLINO E MARIUCCIA figli del maggiordomo di casa Domeniconi





PRIMO A T T O 
S I P A R I O 




Il salone di una casa di riposo: piante, poltrone, quadri e televisore come elementi di arredamento.
Tre vecchiette (Irene e Valentina ed Elvira) sono calamitate da una telenovela. Irene è vestita interamente di nero. Valentina indossa un tailleur sobrio.




Irene
Disgraziata, disgraziata (scuote Valentina)
L’ha visto signora quant’è disgraziata?
Ci vuole rubare il marito a sua sorella. L’ha capito signora? Ci vuole fare capire che il figlio che ci è nato a lei è di suo cognato. Grandissima mascherata. Dovrebbe buttare sangue. Prima se l’è fatta con tutti i maschi che incontrava e ora ci vuole fare accollare il figlio a suo cognato. A me mi si sbuovono i nerbi.

Valentina
Peggio per lui se c’è cascato.
Irene
Ma forse lei, signora, non l’ha seguita giusta quella puntata quando se l’è fatta con suo cognato.
E’ stata lei, la degenerata. Lei. Per colpa sua. Lui era seccato perché ci pareva che sua moglie se l’era fatta con l’amico suo, si è ubriacato e lei s’è spogliata e si ci ha infilato nel letto. Quello sempre uomo è. Non e che è femminella...
(la sigla musicale annuncia la fine della puntata. Irene, sbuffando e lamentandosi, si alza dalla poltrona e va a spegnere il televisore) 
Elvira
Io non capisco perchè finisce sempre sul più bello. E’ una manovra televisiva per costringerci a seguirli domani. Già, come se noi avessimo qualcos’altro di meglio da fare domani. Fossimo in inverno, magari! Ce ne sarebbero tante telenovelas e soap-opera da seguire. Invece in agosto... meno male che continuano a trasmettere questa.
Irene
Peccato che è finita. Peccato! (alza il tono della voce)
Signora, domani mattina ce la vediamo che alle undici la fanno di nuovo?

Valentina
Si, così ce la ripassiamo.
Irene
Peccato che è finita. Peccato! Ora dobbiamo aspettare tutto domani per venire a sapere se sua moglie lo lascia.
(Valentina inizia a leggere un libro)
Signora, signora...quel giornale di ieri che ci aveva la signorina Chiara non ce l’ha più?

Valentina
Quale?

Irene
Quello dove c’era scritto tutto quello che deve succedere all’indomani nei romanzi.


Valentina 
Io non leggo quella robaccia!
Elvira
E’ lì (indicando il tavolino portariviste), Signora Irene, aspetti che gliela prendo.
Irene
Grazie, signorina Elvira, meno male che c’è Lei.
(Riceve la rivista da Elvira ed inizia una pantomima col giornale, girandolo e rigirandolo, aggiustandosi gli occhiali ed altro, nell’intento di dissimulare che non è in grado di leggere)
…‘sti occhiali non funzionano, Signora Valentina me lo legge lei che questi occhiali sono appannati…
Valentina
(con aria di bonaria alterigia) Già non funzionano… (quasi sottovoce) come se non sappiamo che è analfabeta…
Irene
Alfabeta, alfabeta, allora me lo vuole leggere come va a finire Luis Antonio?
Valerntina
Allora...(sfoglia la rivista fino a quando non trova la pagina interessata) 
La sua piccola anima nobile...puntata dell’ 11 agosto...(legge) Luis Antonio, dietro insistenza della madre Ramona, chiederà al laboratorio di analisi l’esame del DNA per verificare se il piccolo Manuel è realmente suo figlio.
Irene
Signora, che è l’esame del dinni-a?
Valentina
Di enne A...
E’ un esame di sangue particolarissimo, molto approfondito, che rivela i caratteri genetici di una persona.
Irene
Ahhh...mi paria cos’era: i caratteri generici.
Valentina
Non generici, signora, g e n e t i c i.
Irene
Ho capito, ho capito... no, anzi, non ho capito niente!
Lei palla troppo difficoltoso assai. Io non sono allittrata come a lei.
Valentina
Acculturata, prego, si dice acculturata.
Irene
Accutturata... Signora accutturata ora me lo dice che è l’esame del dinni-a?
Valentina
Certo! Ascolti anche lei, signorina Elvira, che le può interessare. Allora…in pratica il l DNA è come un elica (gesticola con enfasi tracciando in aria un’elica) dove sono riportati...come posso spiegarle... sono scritti, sono incastonati, sono riportati i caratteri ereditari dei genitori, dei nonni e così via.
Irene
Maronna! (vivamente interessata) Allora c’è scritto nel sangue di chi è figlio uno? Mihh! Allora con queste cose modernizzate la giustizia si può fare sempre...Maronna!
Prima uno poteva aspettare solo la giustizia del Signore. Ne aveva tempo...meno male che stanno inventando tutte queste cose moderne...Così quella tappinara della sorella di Lionela si può asciugare il muso. Perchè sicuro ci esce scritto nel sangue a suo figlio che non è figlio di Luis Antonio... E’ vero signora? Non è che ci sbagliano gli analesi...
Valentina
No, non credo.
Irene
No, perchè sennò quella mischina muore di crepacuore. E anche io, sono accussi attamatica…
(assume un’espressione di sofferenza)
Ahi! Mi fa male tutto qua… (si porta la mano sui reni) ahi, Signora che c’è qua il reno…
Valentina
…(con un sorriso ironico) Tamigi.
Irene
(con ingenuità, equivocando che si tratti di una medicina) Ah, grazie, domani me lo faccio scrivere dal dottore.
Ahi, non mi posso aggrizzare, mi si sta risvegliando pure la lucciola… (portandosi la mano nell’altro fianco) 
(tira fuori un medaglione con il ritratto del marito defunto ed implora la fotografia) Perchè mi hai lasciato solo, perchè? vienimi a pigliare, che ci campo a fare... (andando in escandescenze) vienimi a pigliare... (piagnucola)
Capitano
(entra in scena canticchiando) Com’è delizioso andar sulla carrozzella...(rivolto alle due pensionate) Si potrebbe vedere un pò di telegiornale qui? Si è guastato il televisorino della mia stanza.
Valentina
Capitano...sono circa le ventidue. Il telegiornale è finito da un pezzo. Dovrà aspettare il TG della notte.
Capitano
(inalberandosi) E aspettiamo, aspettiamo. Aspettiamo sempre. Alla nostra venerabile età dovremmo aspettare soltanto la morte...
Irene
(segnandosi) Dio ne scansi e liberi!
Capitano
(imperioso) Soltanto la morte!
Irene
Se se l’ave a chiamare, se la chiamasse solo per lei alla morte.
Non l’ho capito! Chi ce l’ha fatto questa confidenza a lei che aspettiamo solo alla morte...
Capitano
Si calmi signora, ma che cosa le ho detto, si calmi che le si alza la pressione. Dicevo così per dire... dicevo che aspettiamo sempre, nel senso che la vita è un’attesa continua. Aspettiamo i notiziari, aspettiamo i figli che vengono a trovarci, aspettiamo la pensione...a proposito di pensione, questi gran lestofanti di onorevoli ci hanno aumentato la pensione soltanto di ventimila lire. Ma dico io, cosa sono ventimila lire… non bastano nemmeno per il barbiere, io oggi per tagliarmi i capelli ho pagato venticinquemilalire (toglie il cappello per presentare il taglio dei capelli). 
Irene
E canciassi varveri, capitano, che lo ha consumato.
A me il professore Meschisi, prima di ricoverarisi, mi aveva detto...Signora Irene, appena pigliamo l’aumento ce ne andiamo a festeggiare in un ristorante, pecchè sono stanco di brodini di pollo e di pastine a minestra...
Capitano
E vuole Dio! Con la scusa che non possiamo masticare ci propinano sempre brodaglie, passati e purè.
Irene
(urlando verso le quinte, come per farlo sentire ai proprietari dell’ospizio)
...che sembrano lanzati dai cani. Ahh, ce l’ho detto.
Capitano
Appena prendo gli arretrati mi faccio aggiustare la dentiera e, quanto è vero Iddio, mi faccio preparare una bistecca alla fiorentina spessa così...(indica con dita tremolanti uno spessore immaginario di almeno quattro centimetri)
Irene
Perchè, che ci ha la sua dentiera, capitano?
Capitano
Come “che ci ha”…(avvicinandosi ad Irene, quasi vicino al viso, e mimando le inefficienze della dentiera) Mi sta larga. Mi entra e mi esce e fa rumore.
Irene
(sconcertata) Chi schifiu!
Elvira
(con commiserata convinzione) Poverino, quasi quasi gli presterei quella mia…
Irene
(allibita) Ma chi dici signorina Elvira, ci si mette pure lei… ma che è stu cancia e scancia… (rivolgendosi al capitano) Si vede che ci stanno asciugando le gengive. Allora non ce la possono aggiustare, ce lo dico io, se la deve fare rifare di nuovo nuova.
Capitano
Si nuova. Mi-li-o-ni ci vogliono. Milioni, milioni. E chi me li dà. Con quello che percepisce di pensione ogni due mesi un capitano, come me, che ha fatto la guerra...che è stato insignito di una medaglia d’argento, 

Elvira
(con serafica convinzione) non di bronzo!
Irene 
(ripetendo come una litania) per gesta eroiche in azioni belliche…
Capitano
Si, proprio così, al valore militare per gesta eroiche in azioni belliche. (rimarcando solennemente le parole) … e di una medaglia d’oro, dicasi d’oro 18 carati, al valore civile per avere salvato la vita a due bambini che stavano annegando… 
Irene
(burlescamente) si, no Gibbiuni…
Capitano
…mettendo a repentaglio la propria, di vita.
Che cosa può fare un povero pensionato come me... può soltanto comprarsi una dentiera di seconda mano dai parenti di qualche defunto, prima che questi venga seppellito.
Irene 
Chi schifio! Mi sta facenno gomitare...
(come illuminata da un’idea) Ma scusi, capitano, ma pecchè non si vende le medaglie e si compra la dentiera nuova?
Capitano
Giammai!! (sdegnato, gridando) Signora, mi meraviglio di lei: lungi da me un tale offensivo pensiero, (cammina nervosamente sulla scena ripetento all’infinito)...la dentiera...la mia vita per una dentiera...le mie medaglie… la mia dignità …il mio onore. 
Irene
Mih e che ci ho detto a questo cristiano. Mih! Manco si ci può arraggionare. (rivolgendosi a Valentina che nel frattempo si è appisolata) Signora, signora, signora (strattonandola) Signora, ma che ciò detto che fa così...
Valentina
(intontita) Oh si, va bene, con molto piacere vengo anch’io al ristorante. Il professore ha proprio delle ottime idee.
Irene
Ma chi dici… ma chissa è sempri chi dormi…
Elvira
A proposito...E’ arrivato un invito per il trenta settembre. Si va in gita.
Capitano
Per andare?...?
Valentina
Al Santuario della Madonna di Tindari. E ci regaleranno pure un thermos.
Irene
Io ci vengo! la prima. Ma...quant’è?
Elvira
Ventisettemila lire, tutto compreso.
Capitano
Per caso si tratta di una gita organizzata dalla stessa ditta che ci ha portati al Santuario della Madonna delle lacrime di Siracusa.
Elvira
Sembrerebbe di si. Lo stampato è lo stesso. Cambia solo la fotografia.
Capitano
Non contate su di me. Ancora non mi sono ripreso dall’ultima gita. Gita...altro che gita. Più che gita io la chiamerei “mezzo volgare” per propinarci le porcherie che vendono. Callifughi, incolladentiere, antiodorante alito, deodorante per i piedi... come se fossimo essere puzzolenti usciti da un cassonetto della spazzatura. 
Irene
Il deodorante alito gli bisogna, Capitano.
Capitano
Lei pensi al suo di alito. E poi... questo dover essere rinchiuso fra quattro mura e costretto ad assistere alle loro dimostrazioni mi fa andare in bestia. (inalberandosi sempre più) Se dipendesse da me, capitano Formigoni, del glorioso II battaglione artiglieri di montagna, al muro li metterei...al muro…
Irene
Non si ‘ncazzassi capitano, che se a me mi sale la pressione, a lei ci alza il polistirolo.
Valentina
Colesterolo!
E comunque, capitano, non si preoccupi. L’aumento del colesterolo non è determinato da un’arrabbiatura, ma da un eccesso di grassi nel sangue.
Irene
Ora non pallo più! Manco si può pallare che diventano tutti professori. (mette il broncio e pone le braccia conserte mostrandosi profondamente offesa e in preda ad un attacco di isteria)
Elvira
Giustina, Giustina, presto porti la medicina per la signora Irene.
(Entra Giustina, una ragazza mozzafiato con gambe lunghissime, vestita da infermiera. Attraverserà lentamente tutta la scena dinoccolandosi, come se fosse in passerella, e, dopo aver preparato la medicina, la farà ingurgitare ad una Irene refrattaria a prenderla)
Irene
Ma chi mi state ranno… (dopo aver inghiottito lo sciroppo, tossisce) …mi stanno avvelenannu!
Capitano
(che nel frattempo non ha tolto gli occhi di dosso dalle grazie di Giustina)
(come un bambino) Giustina, anche a me lo sciroppo.

(Giustina ripete l’azione anche con il capitano che dopo aver preso con grande soddisfazione la prima dose ne reclama un’altra)
Capitano
Giustina, ancora… Giustina ancora…

Giustina
Basta Capitano, che le può fare male. (esce di scena con eleganza)
Chiarella
(entra in scena,saluta ripetutamente gli astanti, e si muove nervosamente per tutta la scena)
Buongiorno... buongiorno,buongiorno...

Irene
Giustina!
Valentina e Elvira
…Buonasera
Chiarella
(con distacco) … ah, si, buonasera…
Capitano
(come a voler indagare sul palese nervosismo di Irene)
Come è andato oggi pomeriggio il suo poker, signorina Chiarella?
Chiarella
Non me lo chieda capitano, la prego. (confortata dall’interessamento) Se sapesse...Oggi pomeriggio io, Chiarella Denaro, in arte Miou-Miou, ho subito la più grande umiliazione della mia vita. Io, Miou-Miou, veterana dei palcoscenici più famosi d’Italia, attrice prediletta del grande Eduardo, prima stella del “Duce” sono stata messa alla porta. E da chi poi? da una pseudo-nobildonna, la Marchesa Guardetti-Lodi, da me soprannominata Cecilia Carolis Pecorellisi Vofà-Vofà, come la moglie di un nobile caduto in disgrazia, celebre personaggio di una commedia del mio grande maestro Eduardo.
Capitano
Non posso crederle, signorina Chiarella. Lei messa alla porta: ma è un’assurdità! Lei è troppo carismatica, troppo affascinante , troppo tutto, signorina Chiarella, per essere trattata in questo modo. (ispirato) E’ la donna che ognuno vorrebbe accogliere nel suo salotto: colta, elegante, intelligente, ricca di buon gusto...(con sconcerto) messa alla porta... un’offesa da lavare col sangue. (esaltato) Santi cannoni di tutte le trincee, mi dia il permesso, signorina Chiarella, e tutelerò il suo onore.
Chiarella
Non è il caso capitano, grazie. Piuttosto ascolti come sono andate le cose. (rivolgendosi alle altre) Venite, venite sentite anche voi.
Dunque, abitualmente noi, fra un giochetto e l’altro, parliamo di tante piccole cose: raccontiamo barzellette e ci facciamo, anzi ci facevamo, considerando che il tavolo si è rotto, tante risate. Orbene, alcune settimane fa la baronessa Salina, occasionalmente invitata, vista la gioviale atmosfera che si veniva a creare, ci suggerì di registrare le nostre conversazioni per poterle riascoltare, a distanza di tempo, con calma. L’idea sembro a tutti interessante, tuttavia andò scemando con il prosieguo del gioco.
Punto.
Oggi pomeriggio solito tavolo: io, la marchesa, la pittrice Bruscolini-Scotti e la farmacista Salvatini-Rosti. Soliti giochetti, solita posta, solito the, soliti pasticcini. Nulla lasciava presagire ciò che sarebbe successo. Intorno alle 18, invece, la Carolis Pecorellis Vofà-Vofà fa saltare fuori un registratore dicendoci: “Ho in serbo una sopresa per voi, ho registrato, a vostra insaputa, quest’incontro. Ascoltiamo insieme la cassetta. Se vi piace ve la duplico.”
Tutto questo lo diceva con fare ampolloso, brillante e plateale, come se avesse avuto un’idea geniale. Noi tre, invece, eravamo lì lì per svenire. 
Capitano
E per quale motivo? Penso sia stato divertente...
Chiarella
Santa pazienza, aspetti...aspetti...
Dunque, inizialmente la marchesa rideva di gusto nel risentire la nostra conversazione. Poi, improvvisamente, è successo ciò che non doveva succedere: Noi speravamo ancora nell’impossibile. Che la cassetta fosse nel frattempo finita...

Valentina
Non ci capisco niente, quando doveva finire questa benedetta cassetta?

Chiarella
...nel momento in cui la padrona di casa era andata in cucina a preparare il the. Invece, che disdetta, non solo la cassetta era più che capiente ma finanche il registratore era sensibilissimo...
La voce della marchesa, più nitida che mai...(imita la voce della marchesa) “ Le cinque... è l’ora del the.”... ed ancora più nitidi i suoi passi mentre si dirigeva in cucina. E la registrazione che continuava imperterrita a martellare i nostri pettegolezzi alle sue spalle... “se n’è andata?” “Si,si” “Mariamariamaria! Ora dobbiamo bere in quelle tazze schifiate?...” e giù risate a crapapelle...la Bruscolini-Scotti “...con la grascia che c’è in questa casa, viene la nausea solo ad entrarci, figuriamoci ad ingurgitare le sue brodaglie brrr...” e tutte a fingere di vomitare...e la Salvatini-Rosti “facciamo finta che ci casci il the, tanto lei, spilorcia per com’è, non ce ne offrirà sicuramente un altro” e giù a sghignazzare...



Valentina e Irene
...e la marchesa?

Chiarella
La marchese era pietrificata; ha spento il registratore, ci ha preso ad una ad una dalle spalle con due dita e ci ha sbattuto fuori nel pianerottolo, senza profferire parola.
Avrei voluto morire.
Non ci ha lasciato neppure il tempo di spiegare. Ha, quindi, riaperto la porta e con finta signorilità ha depositato le nostre borse sullo zerbino d’entrata apostrofandoci con voce perentoria: “Da questo momento in poi, la vostra presenza in questa casa non sarà più nè richiesta, nè gradita, nè tollerata. E questa porta, per voi, resterà chiusa per sempre. Addio!
Valentina
E’ inaudito... questo non è modo di comportarsi. Per il suo compleanno, signorina Miou-Miou, le regalerò un libro di galateo.
Chiarella
(Stizzita) Preferirei che mi regalasse un flacone crema di anti-aging, considerando il fatto che, appena metto il naso fuori da questa struttura, lei, signora Valentina, mi deruba della mia crema da notte. A chili la usa, cara professoressa. Neppure il tempo di comprarla che è già finita.
Valentina
(in preda ad una crescente agitazione)
Derubarla? Io?... ma come si permette ad insinuare una cosa del genere... (convulsa) Ma io la denuncio per diffamazione. (al capitano) Come se io avessi bisogno dei suoi intrugli con la pelle di pesca che ho, io! (presa di se) Tutti, dico tutti, si stupiscono quando leggono la mia data di nascita sui miei documenti. Tutti, dico tutti, asseriscono che dimostro non più di quarantacinque anni. (scopre maliziosamente il ginocchio accarezzandosi le gambe) (declamando) “ La donna ha l’età delle sue ginocchia “ . Mary Quant.
Chiarella
(con aria di sufficienza)
“ Per una parola un uomo è reputato saggio. Per una parola un uomo è reputato sciocco “. Confucio.

Irene
“ Quanno piove, friddo fa “. Giufà.
Professore
(entra in scena raggiante canticchiando un’aria di Rossini)
“ ...largo al factotum della città, largo. “

(viene accolto da tutti con festosità)
Capitano
Professore Meschis, quale piacere riaverla qui fra noi. La trovo benone, quando è stato dimesso?
Professore
(risponde cantando)
Questa mattina, questa mattina, questa mattina mi hanno dimesso.
Felicità, trallalala.
Irene
Ma come ci spercia? Ci fa male, professore, ci alza lo zucchero.

Professore
(con eccitazione)
Ma quale zucchero e zucchero... Ho il piacere di comunicarvi che fra due mesi... mi sposo!
Tutti in coro
Si sposa... e con chi ?
Professore
Con la donna dei miei sogni, dei miei desideri: la signora Elvira.
Capitano
(stupito)
Non avrei mai sospettato quale trama sottile si tessesse intorno a noi.

Professore
Eh capitano, galeotta fu la gita al Santuario della Madonna delle Lacrime. Fra una prova e l’altra dell’antiodorante alito, ci scoprimmo Elviruccia ed io e fu... il desiderio, il miele, il tormento... l’estasi.
Capitano
Professore, ma come... avete già consumato ?
Professore
Consumato... (indispettito) che parola triviale. Giammai consumato. Io, Elviruccia mia, l’ho sempre rispettata e m’inchino dinanzi all’integrità fisica e morale della mia promessa sposa.
Capitano
Allora... per questo la glicemia le è salita alle stelle.
Piuttosto, mi tolga una curiosità, Lei è al suo primo matrimonio, giusto? Adesso mi spieghi come ha potuto, Lei, ginecologo di fama, con tutto quello che ha visto ed ha toccato nel corso della sua esperienza professionale, conservarsi celibe fino alla sua venerabile età.
Professore
Oè capitano, lei si riallaccia alla famosa idiozia che il ginecologo lavora dove gli altri si divertono, vero? Come se tutte le donne fossero rose e fiori. Come se non ci fossero pure le vecchie, le malate, quelle che, solo a guardarle, ti fanno rivoltare lo stomaco.
Certo è ciò che pensano tutti... quante belle donne, quante belle mammine, quante femmine hanno sfilato davanti a lui. Che fortuna! Ma quelle erano pazienti, capitano, erano clienti; erano quelle che facevano aumentare la tua fama ed il tuo prestigio. Quelle potevi corteggiarle solo con il pensiero sul sottofondo di un brano di musica lirica. O addio professionalità, addio dignità. E la vita di relazione di un affermato medico ginecologo, capitano, dove la mette? Che valore ha per lei? Io le posso confessare che per me questo aspetto della vita non è quasi mai esistito. Proprio così, caro Capitano, un valore pari a zero... Chiamate nel cuore della notte, quando, dopo una giornata intensa di lavoro, non riesci a tenere gli occhi aperti neppure con le pinze... nessun natale, nessuna festa, nessuna estate sulla quale poter fare dei programmi, dei progetti... sentirsi sempre avvolto da un’impalpabile incertezza nel definire il tuo domani... E quando ti guardi allo specchio... è già troppo tardi, troppo tardi per tutto... vedi soltanto riflessa una vita che è scivolata via.
Chiarella
Ma no Professore! Pensi invece a tutti quei bambini che, grazie a lei, hanno avuto il primo respiro vitale. La prego, non si avvilisca.
Professore
Affatto. Vorrei solo dimostrarvi che quel “troppo tardi” io non lo accetto. Io voglio vivere i miei ultimi giorni assaporando le cose che mi sono state sempre negate. Voglio vivere accanto ad una persona che si curi di me, che mi colmi di tenerezza ed alla quale possa finalmente dare tutto me stesso senza “incertezze” .
E non voglio finire la mia esistenza in questa “anticamera della morte”. Elviruccia mia mi hanfidato di avere una casetta, due camerette, niente di più, e ieri, mentre mi trovavo in ospedale ha preso accordi con il suo avvocato per sfrattare gli inquilini. E...( risoluto) statene certi: noi moriremo lì, l’uno accanto all’altra. ...Felici!
(esce di scena)

Capitano
Sarà stato un professorone, ma ogni tanto lo pigliano queste crisi.

(il professore Meschis rientra in scena con una busta tra le mani e, nell’ascoltare la frase del capitano, si irrigidisce contrariato)
E poi... non capisce che uno sfratto oggigiorno va tanto per le lunghe. E che proprio questa lunghezza burocratica possa uccidere lui ed i suoi sogni...
(il professore rimane nascosto ad origliare)
Chiarella
E chi se lo poteva mai immaginare. Elvira, proprio lei, con quella sua faccia da santerellina. E poi decidere di sposarsi adesso... alla loro età... il pensiero di dover rimettere su casa. Fra l’altro Elvira mi aveva già parlato dei suoi inquilini, due giovani sposi... Mi sa tanto che non gliela ridaranno in tempo quella casa... che non riusciranno, lei ed il professore, a godersela.
Valentina
Lei spera tanto in quello che dice, non è vero? Dica la verità, anche a lei piacerebbe trovarsi un marito... nei suoi discorsi avverto come... come una punta di invidia. 


Chiarella
(invelenita)
Lei ha sempre sentenziato, sempre pontificato. Lei ha sempre avuto l’abitudine di fare prediche dall’alto del suo pulpito, signora professoressa direttrice didattica. Non pensi di avere a che fare con una sprovveduta maestrina. Con me, non attacca!
Invidiare Elvira, io? Io, che ho avuto nella mia vita gli uomini più belli, più affascinanti, più ricchi. Io ? Io che sono stata corteggiata da sceicchi, da industriali, da politici...
Valentina
(imperterrita)
Si, è vero. Ogni tanto dimentico, signorina Chiarella, il suo passato di attrice di teatro, di donna navigata, di femmina vissuta.
Ma il passato è passato... è il presente quello che conta, cara la mia signorina.

Irene
... manco al municipio, si-gno-ri-na...

Valentina
Cosa ne è stato di tutti coloro che le sono stati vicini nei momenti di gloria, cosa ne è stato di tutti i suoi corteggiatori...
Nessuno che venga a trovarla, nessuno che le porti un fiore, nessuno che glielo porterà, un fiore, sulla sua tomba. Nemmeno la consolazione di un figlio. Si è fatta spupazzare tutta la vita per raccogliere solo e soltanto solitudine.
Chiarella
Ma io non sono sola. Io vivo con i miei ricordi, che sono tanti e preziosi. Lei ha avuto i figli, è vero, ma lei non vive con i suoi figli. Io ho avuto tanto dalla vita, oserei dire tutto. Ho fatto le mie scelte in gioventù e ne sono soddisfatta tanto da non avere rimpianti. Lei, invece? Tre figli, e allora? Ha fatto la spola per decenni tra la sua scuola e le pappe, i pannolini, la preoccupazione per il loro avvenire... e tutto questo per che cosa, quale è stata la sua ricompensa... ha mai cercato di dare una risposta a questa domanda? Ebbene no! Man mano che i suoi figli diventavano grandi lei si è sentita sempre più esclusa o perlomeno emarginata rispetto all’interesse che lei pretendeva da loro. Era insaziabile e voleva essere sempre presente ad ogni loro problema. Come poteva soddisfare questa prorompente esigenza, quando le loro vite non le appartenevano più, scivolavano via. Non poteva rinunciare allo scopo della sua vita ed ha risolto il problema con l’illusione... l’illusione di essere ancora importante per loro... ma questa è pur sempre e soltanto fantasia, questa ha accentuato il suo egoismo.
In realtà è rimasta sola, in compagnia dei fantasmi che si crea ed ai quali crede fermamente per non cedere... per non accettare il suo “ niente “.
Valentina
(imperturbabile)
Non si alteri.
“ Una discussione è uno scambio di conoscenze, un litigio uno scambio di ignoranze “ Robert Quillen.
Chiarella
(isterica)
Capitano, per favore, la faccia smettere. Sono ai limiti della sopportazione.
Capitano
Signore, vi prego...
Irene
E che c’è bisogno di fare così.
Professore
( esce dal suo improvvisato nascondiglio)
Non avrei mai potuto supporre che esternare la mia felicità potesse scatenare tali indecenze...
Capitano
(confuso)
Ma allora lei ha sentito ?!
Professore
Tutto! Ho trovato una lettera indirizzata al suo nipotino e sono tornato per consegnargliela... Che tristezza, l’animo umano non ha limiti nella sua cattiveria...Che tristezza!... Ma non riuscirete a farmi sentire finito... non stanotte... perchè stanotte è la notte di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti.

Irene
E allora? Che fa? L’onomastico?
Professore
Il suo senso dell’humour è sempre fuori posto, signora... Forse non lo sa, ma una leggenda dice che chi assiste alla caduta delle stelle cadenti nella notte di San Lorenzo, vedrà esauditi i desideri che esprimerà.
Irene
Si, a lei stanno pensando le stelle cadenti...
Professore
Faccia come crede, lei. Io vado a prendere Elviruccia mia e mi siedo in prima fila. (esce di scena)
Capitano
Vi raccomando, lasciate la prima fila al professore. (ride di gusto)
Che figura! La Signora Elvira lo ha fatto rimbambire più che mai... 
(guarda la busta che gli ha consegnato il professore e legge il nome del destinatario) 
Dario Formigoni... Che il mio nipotino cominci già a ricevere missive d’amore?... Vediamo un po’... (apre la busta e legge il biglietto d’invito) 
Il dieci agosto festeggerò il mio settimo compleanno con una caccia al tesoro in maschera. Sarah Domeniconi.
Irene
Sarah Domeniconi?
Capitano
(continua a leggere)
Ti aspetto a casa mia, villa Domeniconi, via delle Egadi 27, alle ore 17.
Irene
A casa di mio figlio...
Capitano
(legge)
Post scriptum. Porta tanti amici. Il divertimento è assicurato.
Irene
Io ci vado.


Valentina
Ma dove va, dove va? Da anni non la invitano neanche per un the perchè si vergognano di lei... Ma mi faccia il piacere...
Irene
Che ci mette di scommessa che ci vado?... travestita da vecchia.
Valentina
Ma mi faccia il piacere... si vede lontano un miglio che lei è decrepita, che lei è incartapecorita...
Irene
Intanto, incantapecorina c’è lei, eppoi ci debbo dire che ora, appena passano le stelle cadenti ci dico il desiderio di ritornare bambina e ci vado, a casa di mio figlio.
(prende una sedia e si posiziona nel terrazzino guardando il cielo in attesa dell’evento)
Chiarella
Bum. Allora, se è così, veniamo pure noi. Vero capitano?
(entrambi prendono posizione accanto ad Irene. Valentina li segue.)
(entrano in scena il professore ed Elvira, altezzosi ed impettiti, si scelgono i posti migliori dove ammirare la notte stellata)
Chiarella
(rivolgendosi ad Irene con sfottò)
Di grazia, quante stelle dovremmo contare?

Irene
Mah, io dico che dieci avessero a bastare.
Tutti in coro
(seguendo dei lampi che illumineranno la scena)
Uno... due... tre... quattro... cinque... sei... sette... otto... nove... dieci.

( in seno ad una nuvola creata da un effetto fumo, sei bambini prenderanno il posto dei vecchietti. Ognuno di loro indosserà un abito di uguale fattura e uguale taglia, nonchè gli stessi accessori)

Irene
Aiuto! Non ci vedo più, non ci vedo più. Aiuto...Gesù, Giuseppe e Maria...
Professore
Cosa le succede signo... ( si accorge insieme agli altri di ciò che è accaduto ed urla)

S I P A R I O



SECONDO A T T O 
S I P A R I O 





Villa Domeniconi. Lo studio artistico della padrona di casa. Un cavalletto da pittore, una poltrona ed una seggiola, un paravento, qualche tappeto e dei ripiani sui quali sono ammassate numerose bomboniere in ceramica di dubbio gusto. La stanza è ricca di quadri alle pareti.

Voce fuori scena del padrone di casa
Ma che bel travestimento... ma che bel gruppetto... bambini travestiti da vecchietti...

Irene
(entra in scena)
Ciao figlio... (tossisce imbarazzata per la gaffe commessa. E’ stata accolta, infatti dal figlio)
Bongiorno signore... qua c’è la partecipazione.

Professore
(correggendola ed entrando in scena)
Il biglietto d’invito 
(si inchina rispettosamente in direzione della prima quinta a destra) 
La mia signora.
Elvira
(entra in scena porgendo la mano in direzione della quinta)
Molto lieta. Elvira Messina, dama di carità.
Chiarella
(atteggiandosi a donna fatale in attesa di un baciamano)
Chiarella Denaro, in arte Miou-Miou.
Capitano
(entra in scena con passo marziale volgendo lo sguardo verso la prima quinta a destra)
Sull’attenti, figliolo, quando arriva il capitano. Attenti! Riposo.
Valentina
(entra in scena ancheggiando)
Valentina Baldi, preside in pensione, nonché tuttologa ed opinion-leader.
Voce fuori scena del padrone di casa
Perfetti, originali, ben calati nei personaggi, sembrate dei veri vecchietti. Aspettate qui ragazzi, gli altri non sono ancora pronti. Non rompete niente, vi raccomando... buonini buonini...
Valentina
(palesemente attratta dal fascino del padrone di casa. Rivolgendosi ad Irene)
Che uomo affascinante suo figlio, Signora: Penso proprio che anche lui sia rimasto colpito dalla mia classe e dal mio sex-appeal. Oh che caro... potessi avere vent’anni di più...
Irene
L’ha visto ch’è bello mio figlio, signora? L’ha visto, ah l’ha visto?

Chiarella
Io l’avevo già conosciuto durante una delle sue visite. E’ veramente un gran bell’uomo.
Irene
Tutto preciso a suo patre. Perzino la camminata ci ha preso di mio marito. (tira fuori il medaglione e bacia ripetutamente la fotografia del marito) Perchè mi hai lasciato sola, ah perchè? Che ci avevo fatto io al Signore che mi ha lasciato orfana, ah, che ci avevo fatto... (guarda i quadri) Capitano, la vede questa stanza? ah la vede? 
(nel frattempo il professore si sbaciucchia con Elvira) 
Professore, professore: ce lo dico pure a lei. Qua prima mi ci avevano messo a me. Era la mia stanza. Signorina Muuuhh, poi a me non me può levare nessuno dalla testa, quella schirpiona di mia nuoro la pittora, mi ha mandato fuori di casa quando qua doveva indorare i quatri. Signora Elvira, ma bella, la verità, questi quatri sono? Dopo che sono io tinta, a verità questa non è ch’è pittora questa è inchiappatora. Ma poi come li ha messi questi quatri... A me non mi piacciono come sono messi. Ora ci penso io. 
(comincia a staccare i quadri dalle pareti ed a cambiarli di posto) 
Questo lo mettiamo qui... e questo, tenghi capitano, capitanooo, 
(distoglie il capitano dagli approcci che riserva a Chiarella) 
capitano mi aiutassi pi piacere, a questo lo conservi nascosto che fa più schifo di quella schifezza di mia nuoro sana sana, e questo lo buttiamo dal barcone... a proposito... signora Valentina, signora presite, lo sa che ha detto il cazzettino ieri mattina? che un barcone è affondato nel mare e hanno moruto sette cristiani. Ora me lo dica lei, signora Valentina, che è tuttoloca com’è che un barcone di un palazzo può affondare nel mare?
Valentina
Barcone, signora, barcone e non balcone, da questo nasce l’equivoco. 
Che brutta cosa l’ignoranza.
Chiarella
Se devo essere sincera, capitano, questi quadri mi sembrano molto interessanti. Le combinazioni cromatiche indubbiamente sono riuscite ed i messaggi insiti, per quanto ermetici, risultano efficaci.
C’è da dire, per la verità, che rimango sempre estasiata da qualsiasi opera pittorica, non fosse altro che io non riesco a tenere nemmeno un pennello fra le dita.
Capitano
Lei, come al solito, è troppo modesta, signorina Chiarella. Con quelle mani, mi permette, con queste mani potrebbe creare l’opera più eccelsa: la felicità di un uomo.
Valentina
(stizzita per le attenzioni del capitano nei confronti di Chiarella)
Anch’io ho sempre amato la pittura. Circa trent’anni fa partecipai ad una mostra di pittori contemporanei; esposi tre quadri... e vinsi il primo, il secondo ed il terzo premio. Tutti i critici si congratularono con me ed insistettero per venire a casa mia dove comprarono tutti i miei dipinti.
Chiarella
Chi si loda s’imbroda. Proverbio cinese.
Valentina
E’ vero che più passano gli anni e più si accrescono le risorse della nostra pazienza. Natalia Ginzburg.
Irene
... Cu nasci tunnu un po moriri quadrato. Giovanni Zappal….
(fissa lo sguardo sulle bomboniere)
L’ha visto, capitano, dove sono finite tutte le mie bomboniere? Ah l’ha visto? Ci pare che l’ha messa nel salone quella svergognata di mia nuora, qua le ha messe, nel catasto! Guardi qua... la bomboniera delle nozze d’oro dello zio Fifì, e questa: peccato, peccato, l’ostreca della lauria di mia nipote Filomena... Ora me la conservo, che ci pare che si debbono perdere così, è roba di valore, specialmente l’ostreca.
Elvira
Brava, ottima idea, così le mette insieme a quella del mio matrimonio.
Capitano
In trincea, miei prodi, sta arrivando qualcuno.
Nascondiamo dietro quel paravento.

(entrano Dario e Francesco)
Francesco
Ti ringrazio per essere venuto. Sei un amico.
Dario
Non c’è di che.

Francesco
E ti prego... fa che non si sappia in giro.
Dario
Se non ci si aiuta fra amici...
Francesco
Ma dico io... ma è umano questo? Costringermi nel mese di agosto a travestirmi da clown. E questo per fare piacere a loro, ai miei superintelligenti, astronomici, impareggiabili, incommensurabili genitori. (imita la voce del padre) “devi partecipare alla festa in onore della tua sorellina. Ancora sei piccolo. Ti facciamo capitano della caccia al tesoro...” Ma che delizia, ma che piacere. Ma chi se ne fotte a stare in mezzo alla piccionaia; ma chi se ne fotte.
Dario
Stai attento che se ti sentono ti fanno schizzare fuori i denti dalle gengive.
Francesco
Non mi sentono, non mi sentono. Sono tutti di là ad agghindare la pupolla. E non credere che non siamo tutti appattati per far vincere la squadra della streghetta. Che schifo! Ed io qui ad avallare tutte le loro stronzate.
Dario
E parla piano. In fondo sei in compagnia; mal comune mezzo gaudio... e non guardare troppo il mio vestito, sennò ti lanzi, vomiti! Mi madre quando glielo proposto era una pasqua... (imita la voce della madre, sottolineando un’artefatta erre alla francese) “ Una festa a casa di Francesco Domeniconi. Vai caro, vai. Francesco non è il figlio dell’architetto e della pittrice? Vai caro, vai. Mi fa piacere questa vostra amicizia, lo sai...” Non è per te, Francesco, giuro... però mi spieghi perchè non posso mai fermarmi a giocare con i figli del mio portiere che sono tanti simpatici... e perchè mi è proibito parlare di calcio col garzone del macellaio?
Francesco
Bohh, perchè non lo chiedi a tua madre?
Dario
Si, una parola, mi risponde soltanto di non dare troppa confidenza agli altri. Invece quando le ho detto che tu mi avevi invitato... (imita la voce della madre) “ Di cosa hai bisogno, caro, di un costume? Ma certo, andiamo dal sarto... proprio una bella idea questa caccia al tesoro in maschera. La genialità e la classe non sono acqua. Tienilo bene in mente, cucciolo. E’ ora di finirla con tutte queste feste in pizzeria. I dodicenni non vanno in pizzeria. Figurarsi poi in discoteca. Agli altri i figli avanzano, a me no, hai capito? Gli altri ne scavallono tre, quattro. Razza di incoscienti. Nella società in cui viviamo... io ho preferito farne uno, un figlio unico. E me lo guardo. E che anche il cielo me lo guardi.
Francesco
E’ una fortuna, anche se tu non ci credi è una fortuna.
Dario
Si proprio, devi fare tutto quello che vogliono loro. A bacchetta mi comandono, cosa credi? Vogliono fare di me tutto quello che avrebbero voluto essere loro. E guai se non faccio sports, se non faccio teatro, se non imparo l’arte del mosaico e della ceramica, se non voglio studiare il pianoforte. Guai... e seri. A me mi sta abbuttando, mi sono rotto di sopportarli. Appena faccio diciottanni faccio fagotto e me ne scappo di casa e chi s’è visto s’è visto. Li lascio con un palmo di naso... A costo di andare in Inghilterra a fare il lavapiatti o il pizzaiolo!
Francesco
Anch’io, quando sarò maggiorenne inizierò a lavorare, così’ mi comprerò il motore e non dovrò più essere accompagnato da nessuno. Cosa credi? Che io sia orgoglioso di non sapere attraversare la strada da solo? la classe ride e si sganascia alle mie spalle, mi piglia a fischi, ma i miei sostengono che sono ancora troppo incosciente. In più mi appioppano la pupolla e ne l’appiopperanno per chissà quanti altri lunghi anni ancora. (imita la voce della madre) “ Bada a tua sorella Francesco, che non si faccia male. Perchè se si farà male, ne risponderai tu...” Ah, per questo sono grande? Si. Per rassettare la mia stanza sono grande? Si. Per aiutare mio padre sono grande? Si. Per uscire da solo sono grande? No!!
Dario
Ma tu potresti anche ribellarti...
Francesco
Si, come se servisse a qualcosa. Le mie ribellioni lasciano il tempo che trovano, caro mio. Non gliene frega niente. Mi fanno gli occhi storti e io... mi caco sotto. Sono un cacasotto, caro mio, un cacasotto. Ma un giorno gliela farò pagare. Gliela farò vedere io.
Dario
E pure io. Loro approfittano di noi. E guai se abbiamo il broncio. Sfottono...(imita la voce dei genitori) “ Ma cosa ti manca? Cosa puoi chiedere di più della vita? Faccia di malaugurio... tu, da grande, solo il beccamorto potrai fare ”.
Francesco
Me lo strapperei addosso questo vestito. Nudo come un verme mi farei trovare dalla pupolla e dai suoi amici. Nudo.
Dario
Facciamo proprio schifo. Poi con tutti questi brufoli... le nostre compagne ci sfottono a ragione... Quanto rimpiango quand’ero bambino! Allora si che non avevo problemi. Mi sedevo sulle ginocchia del mio nonno capitano e ascoltavo le sue avventure di guerra, storie di bombe, di feriti e di crocerossine... Tempi felici! Mi sembrava di sentire lo scoppio delle mine, il rombo degli aerei, il lamento dei feriti, il borbottio del suo stomaco di quando pativa la fame.
Francesco
Come lo racconti bene.
Dario
Com’ero contento allora. Oggi, invece, con mio nonno non abbiamo più nulla da dirci. Quando vado a trovarlo è una toccata e fuga. Non ti nascondo che qualche volta vorrei sedermi sulle sue ginocchia, come allora, e sentire la sua voce imperiosa dare gli ordini. Però mi vergogno... forse... se ci fosse più tempo...
Francesco
Ma dai, se solo il tempo, quello lo si trova. Ti basterebbe rimanere a casa sua un po’ di più.
Dario
Ma mio nonno non sta in una casa sua. E’ pensionato in una casa di riposo. E i miei, quando andiamo a trovarlo, accampano mille pretesti per andare vie.
Francesco
Anche mia nonno abita in un pensionato. Chissa… che non sia lo stesso... Quelle rare volte che vado a trovarla, mi viene una tristezza... E, ti confesso, non vedo l’ora di andare via. C’è una strana puzza in quel posto, una puzza di vecchio.
Dario
A mio nonno l’hanno portato lì perchè era, dicono, arteriosclerotico.
A me, invece, pareva il più normale di tutti. L’unico guaio era che qualche volta se la faceva addosso e mia madre non sopportava più il fatto di dovergli lavare le braghe. E così l’unico appoggio che avevo a casa, è andato a farsi benedire. Lui si che prendeva sempre le mie difese e i miei giù a lamentarsi e a dire che la mia educazione spettava a loro ed il nonno non doveva intromettersi...
Tua nonna come mai si trova lì?
Francesco
Mia nonno è un caso a parte... Un caso patologico. Per lei non fa nessuna differenza vedere la corrida o telemike o dallas a casa mia a casa sua o al pensionato. E’ una fusa! Vive solo per la televisione. Non le importa altro. E poi hai presente gli stacchi pubblicitari o le sigle nusicali tra una telenovela e l’altra? Quel tempo lei lo occupa brontolando, in maniera allucinante, elencando tutti i suoi problemi di salute e di sopravvivenza. Se i suoi idoli ricominciano a lagnarsi ed a piangersi addosso, lei si riprende immediatamente. E se per caso qualcuno di noi va a trovarla mentre guarda la televisione, lei non fa altro che grugnire. Ignora chiunque. Se stesse qui, addio cartoni e films polizieschi! E poi mia madre dice che è insopportabile, che sputa fiele, che semina zizzania a destra e a manca e che, se stesse qui, finirebbe con il guastare la nostra educazione con la sua ignoranza. Comunque cambiamo discorso, perchè questi argomenti mi rendono triste. Uffa questo costume non lo sopporto più. Figurati se ci vedesse Sonia in questo momento. A settembre ci svergognerebbe scuola scuola. A lei si che i suoi permettono tutto: dal cinema con gli amici alla pizzeria, dal teatro itinerante alla discoteca per ragazzi. Quella già a dodici anni si trucca come una di trenta. Dario non fare scherzi, eh? Guai se un giorno dovessi raccontarle qualcosa.
Dario
E come potrei? Dimmi tu come potrei giustificarmi del fatto di avere partecipato anch’io, oggi, a questa buffonata. Dovrei essere proprio un grande imbecille. Meno male che siamo in piena estate e molta gente si trova in villeggiatura. Stai tranquillo, non corriamo grossi rischi.
Sonia
( dalle quinte )
Dario, Francesco, ma dove vi siete cacciati?


( Dario e Francesco atterriti che Sonia possa vederli in quel buffo travestimento, urlano come forsennati e cercano di nascondersi senza tuttavia riuscirvi in quanto Sonia entra subito in scena )

Francesco
(con un filo di voce)
Parliamo del diavolo e spuntano le corna. 
Ciao.


Dario
Ciao, Sonia. 
(si accascia sulla poltrona)
Sonia
Perchè quella faccia, non siete contenti di vedermi? Bella accoglienza che riservate ad una compagna che non vedete da due mesi. 
(guardandoli attentamente esplode in una risata) 
...Ah ah ah che siete buffi... ma come vi siete conciati.
Francesco
(imbarazzatissimo)
Cosa sei venuta a fare, come mai in città?
Sonia
(veste in maniera sofisticata ostentando un atteggiamento di superiorità nei confronti dei compagni e di donna realizzata)
Mah! Mio fratello e stato invitato da qualcuno. A quanto pare c’è penuria di gente in questo periodo, in quanto a partecipazione a feste. Ed io ho accettato di buon grado. Ogni esperienza è una goccia d’acqua in più in quella grande brocca che è la vita. Non lo sapevate? Appena traboccherà l’acqua dell’esperienza dalla brocca della vita, saremo nel pieno della nostra maturità.
Francesco
Ma sei sempre di un contorto, tu... Ma cosa ci guadagni ad essere così complicata. Io stento a capire quello che dici.
Sonia
Cerca di fare crescere il tuo cervellino infantile, mio caro. Solo così un giorno, chissà, potrai raggiungere le mie vette.
Dario
(ammiccando)
Non fare lo gnorri, Francesco. Anche noi siamo qui per fare esperienza oggi.
Francesco
(cogliendo l’allusione al volo)
Già per fare esperienza. Del resto i cinema sono chiusi, l’arena apre soltanto alle nove, questa sera, ed al mare siamo già andati stamattina.
Sonia
Allora stasera andrete all’arena?
Dario
Chi noi... Certo! Ci andiamo tutte le sere... poi ci si va a fare una pizza... Perchè non vieni anche tu ?

( Francesco guarda incredulo Dario non riuscendo a capire quello che dice. Dario, dal canto suo, con dei gesti, cerca di tranquillizzarlo)
Sonia
Stasera... stasera, dici? Mi piacerebbe, purtroppo però devo andare a cena da certi miei cugini mega. Sono talmente tosti! Sarebbe un peccato rinunciarvi.
Dario
Allora... domani sera. Danno l’ultimo film di Michael Jackson.
Sonia
Proprio domani sera no! Sono stata invitata ad un matrimonio. Uffi. Allucinante.
Francesco
Allucinante per davvero un matrimonio in agosto. E tu non andare.
Sonia 
Uffi, come faccio. La sposa è mia zia. Allucinante.
Dario
Fa niente, ti aspettiamo per dopodomani.
Sonia
Dopodomani... non posso! Vado alle acque calde.
Dario
Eh! Ma sembri il presidente della repubblica. Sempre impegnata. Scegli tu una sera o una mattina. Domani mattina, per esempio.
Sonia
(titubante ed incerta)
Domani mattina... fammi pensare... Che tocca! Dimenticavo, parto per Roma.

Dario e Francesco
Parti ?!?!
Dario 
E quanto starai via?
Sonia
(alle strette)
Una decina di giorni, credo.

(si lascia andare sconfitta su una poltrona rendendosi improvvisamente conto della contraddittorietà delle sue affermazioni)
Francesco
E dopodomani si sposa tua zia. Stai raccontando un sacco di balle!
Sputafuori il rospo, ultrapupasuperagghiacciante. Da qui non esci se non ti decidi a dire la verità !
Sonia
(angosciata)
Voi non lo direte in giro, vero?
Dario e Francesco
Nooo...!
Sonia
Ebbene si, vi ho raccontato un sacco di balle. Ma credevo di potere reggere il gioco per tanto tempo.
Dario
Che significa?
Sonia
Che non sono libera come vi ho lasciato credere. Avete bevuto tutto quello che vi raccontavo ... ma cosa credevate? che i miei mi lasciassero truccare, che mi facessero indossare gonne micro?
Dario
(esterrefatto) E allora come...
Sonia
In ascensore, tutto in ascensore. Dal trucco all’arrotolamento alla cintura delle gonne. E meno male che abito al tredicesimo piano. Ho tutto il tempo che voglio.
Francesco
Ma come tutto il tempo... vuoi proprio dire che ci hai preso in giro per tanto tempo. E tuo fratello... lo accompagni tu a scuola, non fa la spia?
Sonia
Neanche a parlarne. Se solo accenna ad un ricatto, gli sferro una calcagnata negli stinchi. E oggi sono venuta qui perchè è una delle poche occasioni che mi si presenta per sganciarmi dai miei. 
Francesco
Ma al cinema da sola ci andavi. Ti ho vista anch’io una sera che sono andato con la mia famiglia.
Dario
E ti hanno vista pure Fernando e Valentina.
Sonia
Grazie. In quale cinema? Solo in quello, sempre in quello. Mio padre fa la maschera lì. Mi controlla col fucile spianato, anzi, con la torcia a pile spianata. Quanti pacchi e polpettoni ho dovuto vedere... Perchè, se non lo sapete, quel cinema funziona anche da baby-sitter quando mia madre fa straordinario.
Dario
Ma che pallista... sua madre modella, suo padre regista...
Francesco
Si, il regista dei posti a sedere... e noi imbecilli che l’abbiamo bevuta. Però, complimenti, adesso mi stai quasi simpatica. Le raccontavi convinta quelle balle. Che toca.
Dario
Immagino che anche la discoteca sia un’altra delle tue invenzioni...
Sonia
Infatti... come sono sfortunata! Qualche giorno scappo di casa.
Dario
E siamo di più...
Francesco
Non te la prendere. Adesso ti offro i cioccolatini. (suona il campanello) Vedrai che ti passa. (entra un bambino in divisa da maggiordomo con un vassoio)
Bambino
(compito)
La merenda è servita.
Sonia
Che bel costume. Sembra vero.
Francesco
(ride di gusto)
Vero è, vero! Sonia, questo è Carlino, figlio del nostro maggiordomo. Guardate come è elegante e raffinato.
Carlino
Grazie signorino...
Francesco
Che “grazie signorino”, sei veramente un cretino!
Sciogliti, non rimanere così impettito, sciogliti. Dai l’impressione di avere ingoiato una scopa.
Carlino
Scusi tanto signorino, provvederò.
Francesco
Già. La tua massima aspirazione è quella di prendere il posto di tuo padre. Niente problemi di disoccupazione. Ma oggi devi giocare con noi. Anzi sai che ti dico? chiama tuo fratello e venite a giocare con noi. 
Carlino
(piagnucolando)
Non mi chieda questo, signorino, la scongiuro. Io non ci riesco, mi sento in soggezione. Non mi sento all’altezza. La prego, signorino, per favore.
Francesco
Ho detto che dovete giocare con noi e non ti permettere di controbattere, hai capito, consideralo un ordine.
Carlino
Sissignorino! (esce di scena)
Francesco
Vieni Sonia, ti faccio vedere la mia stanza, viene anche tu Dario.
(escono di scena)


( i vecchi - bambini escono dal loro nascondiglio)

Irene
Non ci posso pensare, non ci posso pensare, non ci posso pensare.
L’ha sentito quello che ha detto ah, l’ha sentito? Mio nipote, sangue del mio sangue, sangue delle vene mie, ha detto che sono inzoppottabile. Io inzoppottabile sono ? Ah inzoppottabile sono?
Professore
Signora, non faccia così, non se la prenda, dopotutto si tratta di un bambino.
Irene
... ma la coppa non è sua. No, che non è sua... e di quella tappinara di sua madre che c’infrusca il cirivello. Disgraziata, che ci guasto l’erucazione, ah? Ci guasto l’erucazione? Signora presettice, perchè sono alfabeta ci guasto l’erucazione ai miei nipoti?
Valentina
Signora, a volte subentra l’incomprensione, magari suo nipote non riesce a capirla. Dopotutto il galateo e l’istruzione procedono di pari passo.
Irene
Giusto! Ha visto che mi da ragione pure lei?
Valentina
Veramente signora...
Irene
La verità è che questa mia nuora è una disgraziata. Disgraziata! Mio figlio l’ha fatta signora a questa disgraziata, mio figlio. Se l’ha scordato di quando ci stricava i piatta a sua matre e veniva a casa mia e diceva... (imita la voce della nuora) guardasse le mie papole mamma, ci ho l’alleggia ai detessivi. Non pozzo tenere manco le pennelle nelle mani... Disgraziata! Ora ci ha il maggiordomo? Se mio figlio non faceva l’arichitetto, se lo poteva scordare il maggiordomo. Ce li poteva stricare lei i piatta a suo marito e a quel cortigliaro di suo figlio dissanguato, che è più disgraziato di lei. E poi l’ha sentito, ah l’ha sentito che dice? che io mi sto tutto il giorno davanzi alla televisione. Perchè io mi sto tutto il giorno davanzi alla televisione, ah? Che mi sto tutto il giorno davanzi alla televisione? ... (sbircia l’orologio) 
Peccato! M’ho perso Manuela! Sa se ce l’ha detto il laboratorio di analisi a Luis Antonio che il neonato non era figlio suo, ma del fratello del patrastro di Lionela... peccato... sa come and• a finire.
Chiarella
Ci ritroviamo, Dio solo sa come, in una situazione straordinaria. Noi sappiamo come andrà a finire, non sappiamo cosa ci aspetta e lei signora che fa? Si avvilisce perchè non può vedere la quattromilionesima puntata della sua telenovela.
Elvira
E allora io cosa dovrei dire... tutta la vita ho aspettato il giorno del mio matrimonio, per tutta la vita ho anelato questo momento fatale, il giorno del mio primo incontro d’amore... e ora... piccola così, mi è passato il desiderio.
Professore
(abbraccia Elvira in lacrime)
La mia micina ha ragione. Su non fare così: anch’io mi trovo nelle stesse condizioni... E per quanto mi sforzi... da questo punto di vista stavo meglio prima. 
(gradualmente va in escandescenze coinvolgendo nei suoi sproloqui Valentina e Chiarella. Il capitano rimane in disparte pensieroso) 
Dovevate essere più precisi nell’esprimere quel desiderio. La fantasia deve avere le briglie sciolte, ma (urla come un forsennato) deve seguire una logica matematica. Non può esistere un’anarchia cerebrale.
Capitano
Attenti! (tutti scattano sull’attenti condizionati dalla voce imperiosa del capitano)
Riposo. (l’ordine viene eseguito. Tutti assumono la posizione di riposo. Il capitano appare trasognato). 
...vorrebbe sedersi sulle mie ginocchia. Mio nipote vorrebbe ancora sedersi sulle mie ginocchia. Come allora . (urla) E perchè non lo fa? 
(gli altri indietreggiano spaventati fino a sedersi sulle poltrone) Attenti (c.s.) Riposo (c.s.)
Lo sapevo, lo sapevo di essere il più sano di mente di tutti in quella casa. E il mio nipotino me l’ha confermato. La nevrotica madre si era stancata di lavarmi le braghe? Ma se mi spillava sempre soldi con la scusa della lavanderia, corpo tuonante dei mille cannoni...
Chiarella
E daglie con le lamentele. Da quando sono arrivata non ho ascoltato altro che lamentele. Speravo di godere del sapore dell’infanzia, della freschezza del mio organismo e invece mi ritrovo fra adolescenti che vogliono scappare di casa e tra vecchi bambini che sono rimasti vecchi nei pensieri. Ma come non riuscite ad apprezzare questa nuova condizione. Lei, capitano, lo capisce che non ha più ferite di guerra, che non ha più malattie, che non è più incontinente. Perchè continua a prendersela con sua nuora? Sa benissimo che le braghe gliele lavava. E lei, signora Irene, forse non capisce molte cose, però signora glielo debbo dire... lei è egoista e forse non se ne rende conto, lei è... è veramente insopportabile. Non parliamo poi di voi due. Sposini, vi lamentate perchè non potete fare niente oggi... e che cosa volevate fare... e soprattutto chi vi garantiva che ieri potevate fare qualcosa... Ed infine lei, signora direttrice. Ma come può credere che il mondo gira solamente grazie alle sue virtù. Non sia così egocentrica. Non lo capisce che così facendo mette a nudo tutte le sue debolezze. Basta, ora basta, non ne posso proprio più. Siamo più vecchi di prima.
( si odono delle voci provenienti dalle quinte )
Professore
Dietro il separè, presto! Arriva qualcuno.
Francesco
(entra in scena con Dario e Sonia)
A chi lo potevano accollare il pacco secondo voi? A noi.
Sonia
Che cosa toca! Grandi non ce ne sono. Tuo padre... dove ha detto che andava?
Francesco
Dalla baronessa Geraldini, la sua migliore cliente. Ricca sfondata e squilibrata. Ma siccome paga sempre in contanti... Però non farti illusioni, mia madre sarà giù sulla strada del ritorno. Doveva soltanto prendere accordi per le cornici dei suoi ultimi quadri.
Dario
Bella soddisfazione contrastare con la piccionaia. Che siamo baby-sitter? Che fa tuo padre, ci paga per guardagli la pupolla, visto che riscuoterà in contanti?
Sonia
E giochiamo anche noi! Almeno passiamo il tempo...
Dario
E va bene, giochiamo.
Carlino
(entra e batte tre volte il bastone sul palcoscenico)
La signorina Sarah (aspira l’acca rimanendo senza fiato)
Francesco
Bravo. ( a Dario ed a Sonia ) 
Sentite che acca aspirata che ha? Peccato che gli sopraggiunga l’asma.
Carlino
La signorina Sarah Domeniconi nel festeggiamento onorificale del suo settimo anniversario dalla nascita.

( entra Sarah. Indossa un abito principesco con strascico, sostenuto da Mariuccia, la figlia del maggiordomo. E’ tenuta per mano da Giuseppe, il fratello di Sonia. Si guarda intorno. Vede soltanto suo fratello e i suoi due amici. Fa una smorfia di disappunto perchè sperava che gli invitati fossero più numerosi. Poi scoppia a piangere. E’ isterica. Francesco, Dario e Sonia accolgono il suo ingresso intonando una marcia trionfale. Sarah, piangente, fa un giro del palcoscenico e, nello stesso tempo, Chiarella, Valentina, Elvira, Irene, il capitano ed il professore sgattaiolano dal loro nascondiglio per unirsi alla processione. Sarah si arresta in lacrime sul proscenio, gli altri si schierano alle sue spalle)
Francesco
(a Sarah) ...e c’è bisogno di commuoversi così...
Sarah
Non sono commossa. Sono arrabbiata. Non è venuto nessuno...nessuno.
Sonia
Ma quante persone volevi? (conta) Non te ne bastano tredici?
Sarah
(si gira e si accorge degli altri bambini)
Evviva, che sopresa! Non me n’ero accorta, (al gruppo di vecchi-bambini) che siete travestiti bene! Non vi riconosco nemmeno...
Professore
E non devi riconoscerci. Che gusto ci proveresti altrimenti... 
Sarah
Già, ma tanto non m’interessa (cantilenando) Avanti giochiamo...avanti giochiamo... (a Francesco) Cicci, che gioco facciamo?
Dario e Sonia
(guardando Francesco meravigliati)
Cicci?!
Francesco
(a Sarah) Te l’ho ripetuto mille volte. Non voglio essere chiamato in quel modo vomitevole. E’ il terrore!
Sarah
Va bene Cicci, ora giochiamo però.
Dario
(a Sonia) Certo che sta pupolla ha una faccia da boffe. Se fosse mia sorella l’affogherei.
Francesco
Lasciala perdere, oggi ne approfitta perchè è il suo compleanno. Domani gliela faccio pagare... Allora per prima cosa formiamo le squadre. Chi vuole andare con la pupolla?
Giuseppe
(seguito dai vecchi-bambini) Io, io, io!
Capitano
( a Dario)
Io voglio stare con te.
Dario
Ma chi ti vuole?
Capitano
Siediti sulle mie ginocchia.
Dario
Ma che sei pazzo?
Capitano
Te lo ordino!
Dario
Ma va a fa...
Capitano
Come allora... (gli schiaccia l’occhio)
Dario
Ue moccioso piscialetto, non è che tu hai certe tendenze già a questa età, togliti dai piedi!

( il capitano, deluso ed amareggiato, viene fatto rientrare nel gruppo dal professore)

Professore
(a Dario)
Non farci caso. Mio fratello soffre di psicosi da comandante. Fa persino delle sedute analistiche da uno psicoterapeuta. Suvvia capitano si controlli.
Dario
Io quello lì non lo voglio nella mia squadra. Dividiamoci in questo modo: quelli travestiti da vecchi di là, e noi tre giochiamo con il resto della piccionaio... sei contro cinque... tanto vinciamo lo stesso.
Sarah
Cicci-Francesco, dove sono le domande che ha preparato papi?
Francesco
Già, dove sono? Dove cacchio li avrò messe? Non le trovo.
Sarah (scoppia a piangere) 
Carlino!
Carlino
Comandi, signorino!
Francesco
Le hai perse tu, pezzo di cretino...
Carlino
Nossignorino...
Francesco
Le hai perse tu. 
(lo chiama in disparte e lo invoglia a dire di si)
Dì di si, dì di si...
Carlino
Dì di si, dì di si.
Francesco
(con gli occhi fuori dalle orbite)
Si!
Carlino
Si.
Sarah
(piagnucolando)
Ora ti faccio licenziare... a te e a tuo padre.
Carlino
(sconvolto)
La prego signorina, non lo faccia, non lo faccia. Non ci butti in mezzo alla strada...
Francesco
Non ci vai in mezzo alla strada, stai tranquillo non ci vai. Rimediamo subito. Improvvisiamo. Allora... Carlino e Mariuccia, voi farete il gong. Gonfiate le guance. Così...non troppo imbecille altrimenti scoppi. Tenete. Un libro a te ed uno a te. Comincia Carlino... scegli uno scioglilingua. Leggilo pian pianino. Adesso le squadre possono scegliere il loro rappresentante.
Sonia
Io.
Chiarella
Io.

Carlino
L’ho trovato, signorino, l’ho trovato. (gonfiando le gote)
Se l’arcivescovo di Costantinopoli...
Francesco
Ma puoi leggere mai in quel modo, pezzo di imbranato. Sgonfiati!
Carlino
Se l’arcivescovo di Costantinopoli
si disarcivescoviscostantinopolizzasse,
vi disarcivescoviscostantinopolizzereste voi?
Sonia
Se l’arcivescovo di Costantinopoli
si disarcivescoviscostantinopolizzasse,
vi disarcivescoviscostantinopolizzereste voi?
Chiarella
Se l’arcivescovo di Costantinopoli
si disarcivescoviscostantinopolizzasse, 
vi disarcivescoviscostantinopolizzereste voi.
E se la sua disarcivescoviscostantinopolizzazione
non corrispondesse alla vostra disarcivescoviscostantinopolizzit…,
vi ridisarcivescoviscostantinopolizzereste voi?
Francesco
Non ci sono dubbi: uno a zero per i vecchietti. 
Mariuccia, a te. Scegli un gioco.
Mariuccia
... non mi viene niente. (di sobbalzo) Si, si: la gara di cucina.
(legge dal libro dei giochi) 
Immaginate di trovarvi sole in casa... la dispensa, il frigorifero, ben forniti, sono a vostra disposizione... la fame vi attanaglia lo stomaco. Cosa vi preparereste da mangiare?
Sarah
Io, io, prima rispondo io.
Sceglierei una scatoletta con la chiavetta, così non mi farei male nell’aprirla, la svuoterei e la mangerei.
Mariuccia
Ottima idea.
Irene
(a Chiarella) Sua matre c’insegna ad aprire scatolette...sua matre. Ora ci faccio vedere io a questa mia nipote. (rivolta agli altri) Io, pallo io.
Io, avendomi a trovare morta di apititto a casa mia, non mi accontentassi di buatte. Io, io, mi prenderei la semola del cuscus, la incoccerei con l’acqua e la conserei con l’oglio, il sale e il pepe. Poi la metterebbi nella pignata-cuscus con i buchi su un’altra pignata piena d’acqua e le incollassi tutt’e dua con acqua e farina. In un’altra pignata ancora preparassi l’agghiotta di pesce. Pomidoro spellato,cipolla,aglio,oglio e ammaru. Facessi cucinare tutte cose e poi, quando l’acqua della pignata incollata si asciugasse, togliessi il cuscusu e lo arrucerei con l’agghiotta di pesce.
Dario
La lingua italiana lascia molto a desiderare, ma, in tutta sincerità, io premierei questa bambina, in arte signora...
Irene
Crocifissa... mi chiamo Crocifissa per l’arte.
Chiarella
Ma si scelga un nome migliore...
Irene
(risentita)
Lei si chiama Muuh per l’arte? E io mi chiamo Crocifissa.
(a Sarah, che nel frattempo ha ripreso a piagnucolare) 
E tu, è inutile che piangi. Ci devi dire a tua matre... non è che uno si può accomodare sempre. Una pure il tempo per la cucina deve trovare. Sennò con tutte queste buatte, quando siete grandi, vi viene la via Bete, la lucciola e il polistirolo.
Valentina
(precisa) Voleva dire il diabete, l’ulcera e il colesterolo.

Elvira
(a Irene) Signora, la prego. Sta tentando di tutto per farsi riconoscere.
Francesco
Non c’è storia. Ancora un punto per i finti vecchietti.
Giuseppe
Ma che vincono sempre loro. Che schifo! (scoppia a piangere)
Non vale. (a Sarah) Mih, mi avevi detto che non c’erano queste gare. Io, alla prima domanda dovevo rispondere l’aereo più pazzo del mondo.
Sarah
(a Giuseppe) Sta’ zitto imbecille, altrimenti capiscono che sapevamo già tutte le risposte.
Sonia
(a Giuseppe) E smettila di piangere. Ci stai rompendo. Non sai perdere, cretino, scocca di camurria.
Dario
Va be’, va be’, ora ti faccio vincere io. Come ti chiami?
Giuseppe
Giuseppe.
Dario
Organizziamo un coro. Sai cantare?
Giuseppe
No, non so cantare. So ballare.
Dario
Ok, ok, ma non ricominciare a piangere. Ti daremo noi man forte... Sonia, Francesco, Battistino, Mariuccia. Voi, cari vecchietti, nel frattempo, preparatevi. Anzi, sapete che vi dico? Siccome avete un doppio vantaggio su di noi... se preparerete una canzone antica, raddoppierete il punteggio, viceversa torneremo alla pari e ricominceremo da zero dopo il taglio della torta. Accettate la sfida?
Capitano
Perchè no?

( la squadra della pupolla si esibisce in una disco-dance)

Dario
Adesso a voi, cari, finti vecchietti. (a Giuseppe) Sta’ tranquillo Giuseppe, non hanno l’età..
Capitano
(seguito dai compagni di squadra)
Come delizioso andar
sulla carrozzella (braccio dx alto, sx basso, fianco dx)
due, tre (spostamento del peso sulla gamba sx e sulla dx)
sulla carrozzella (fianco sx, braccia in alto)
sottobraccio (a braccetto)
alla tua (schiocco di labbra)
bella (schiocco di lingua)
il cavallo sa (schiocco di lingua)
dove deve andar (schiocco di lingua
con la carrozzella
sulla carrozzella (fianco dx)
sottobraccio alla tua bella.

Francesco
Ma è inaudito. Dite la verità, vi siete messi d’accordo con i miei per soffiarci la vittoria.
Dario
Ma che dici Francesco... niente era preparato. (Sarah e Giuseppe piangono) Lo sai benissimo.
Sonia
Neanche a me la cosa convince affatto. C’è qualcosa che puzza sotto sotto.
Sarah
Chi siete?

Professore
Questo non possiamo dirvelo.
Francesco
Ah no? Allora come avete avuto il biglietto d’invito? Come siete riusciti ad entrare.
Capitano
Non sono affari che ti riguardano.
Francesco
Non riguardano me, il padrone di questa casa? Ma siete forse impazziti? Ma con chi credete di avere a che fare? Carlino!
Carlino
Sissignorino!
Francesco
Mettili alla porta!
Chiarella
Di nuovo! In ventiquattr’ore ho battuto tutti i records di permanenza sui pianerottoli... Ma tu lo sai chi sono io? Miou, Miou, veterana dei palcoscenici più famosi d’Italia, attrice predi...

(il capitano l’ammutolisce ponendole la mano sulla bocca e trascinandola fuori dalla scena. Nel frattempo Carlino e Mariuccia prendono gli altri vecchi-bambini dalle spalle e li accompagnano dietro le quinte)
Dario
(in direzione delle quinte)
Toglietemi una curiosità... Come fate a sapere tutte queste case?
Capitano
(rientrando dalle quinte)
Come dici?... Noi trascorriamo tanto tempo con i nostri nonni. Sono loro il nostro segreto. Sono loro che c’insegnano tutto ciò che sappiamo. Dovreste farlo anche voi. Chissa che qualche giorno non riusciate a vincere una caccia al tesoro senza trucchi e senza imbrogli.

Il sipario si chiude sugli sguardi stupiti di Sonia, Dario, Francesco, Sarah e Giuseppe.
I vecchi-bambini escono dalle quinte e si piazzano sul proscenio con fronte al pubblico.
Professore
Che sono nervoso! Ma nervoso... (Elvira lo segue tentando inutilmente di abbracciarlo)... Che sono nervoso... mai nella mia vita mi sono sentito così nervoso... Io, io non sono mai stato abituato a tutta questa esuberanza giovanile... eppoi, questo corpo... che non ha rispondenza con i miei desideri più intimi, mi angoscia.
Elvira
Anche a me è tornata l’ansia... da decenni non ne soffrivo più. Mai, mai, mai mi sono sentita così fuori posto in tutta la mia vita. E’ come se tentassi di rubare qualcosa che non mi appartiene...
Capitano
Un cane bastonato... ecco come mi sento... come se mi avessero massacrato di botte. Rifiutato dal mio unico nipote, offeso dal mio unico nipote... E non ditemi che non lo sapeva, la voce del sangue chiama sempre. Volevo soltanto che si sedesse sulle mie ginocchia come allora. Nient’altro, non chiedevo nient’altro. Tutto ciò mi ha provocato più ferite di due guerre mondiali messe insieme...
Irene
Maronna mia, maronna mia, maronna mia. Tutti dissanguati sono in questa famiglia, pure il maggiordomo. 
Valentina
Ma di che cosa vi lamentate adesso, dov’è finito tutto il vostro entusiasmo? La verità è che avete voluto fare il passo più lungo della gamba e ora ne piangete le conseguenze.
Chiarella
Perchè parla sempre al di sopra delle parti? Forse ancora non ha capito che anche lei è coinvolta quanto noi. La verità è che in questa situazione innaturale e fantastica, tornando bambini col senno del poi, siamo ancor più fuori posto di prima. Oddio, mai mi è stato affidato un ruolo così difficile... In nessuna commedia... eppure non sto recitando. E’ tutto così poco naturale.
Professore
Proprio così, signorina Chiarella, siamo voluto andare contro natura e abbiamo fatto un buco nell’acqua. Non abbiamo capito che l’uomo non è che una meteora. Proprio così, noi siamo come delle meteore. La nostra vita non è che una parabola discendente che inizia al momento della nascita. E non si può tornare indietro. L’uomo vorrebbe ma non può...
Elvira
E noi lo abbiamo sperimentato... Questa esperienza mi ha insegnato tante cose. Come posso spiegarvelo? E come quando una madre si lamenta perchè un figliolo è disoccupato. Prega, si dispera, farebbe di tutto... E poi il figlio finalmente trova un impiego, un buon impiego che lo costringe a lasciare la sua terra, a lasciare la sua famiglia... E la madre, quando lui non sarà più con lei, rimpiangerà i pranzi da preparare, i calzini da lavare, il letto da rifare, perchè capirà che non potrà più riaverlo indietro. Perchè non si può tornare indietro. Bisogna fermare l’attimo. 
Valentina
Eppure l’uomo si lamenta sempre...sempre ! Abbiamo sentito lamentare i bambini più piccoli, i più grandicelli, gli adolescenti, i genitori. Tutti volevano essere liberi, tutti volevano essere indipendenti e noi, unici fortunati ad esserlo, abbiamo voluto tornare indietro per stare insieme ad altri, di generazione diversa.
Capitano
Ognuno di noi pensa di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ha ragione, signorina Elvira, se l’uomo riflettesse sul fatto che è simile ad una meteora, farebbe di tutto per fermare l’attimo, perchè proprio quell’attimo non tornerà mai più. Ma è difficile... è triste, desolante essere una meteora.
Chiarella
Ma cosa dice capitano? Ma ha presente la spettacolarità di una stella cadente? il fascino di quella scia luminosa che illumina il cielo? E’ il fascino della nostra vita vissuta in maniera unica e irreversibile.
Capitano
Non sono del tutto convinto...
Chiarella
Le faccio un esempio... Quante volte abbiamo sentito dire con indifferenza: quel cantante è stato una meteora. E se invece pensassimo a quante persone ha fatto innamorare con le sue canzoni, alla gioia di quegli attimi, agli automatismi che quei brani sono riusciti ad innestare nella gente? Credetemi, non lo diremmo più con tale disprezzo. Che ne pensa professore?
Professore
Sono d’accordo con lei. Meglio essere una meteora che il nulla, che il non essere mai esistito.
Chiarella
Lasciamo stare le illusioni e le pozioni magiche. Bisogna accettare il proprio tempo così com’è, anche se non sarà certo il massimo per nessuno. Essere vecchi, giovani, bambini... questo è solo un particolare... La vera età è quella che si vive con consapevolezza e senza rimpianti. 
E adesso scrutiamo insieme questo splendido cielo, con la speranza di vedere una stella cadente ed esprimere il desiderio di tornare come eravamo... prima che sia troppo tardi...
Irene
Una stella cadente che fa, ci basta? Quante ne dobbiamo contare per tornare indietro?
Elvira
Non saprei. Forse otto, forse dieci, forse due... purchè lo vogliamo veramente.
(inizia a contare insieme agli altri)

Uno, due, tre...
(le voci dei vecchi si accavallano a quelle dei bambini, che escono di scena silenziosamente, mentre il sipario si apre sul salone della casa di riposo. Sulle poltrone siedono i vecchi sereni e rilassati)

Dario
(entra in scena e si rivolge al capitano)
Nonno!
Capitano
(stupito) Dario !
Dario
Ho sentito all’improvviso il bisogno di vederti...
(siede sulle ginocchia del nonno e lo abbraccia)

S I P A R I O