IL METODO


Commedia in 2 atti di

Anna Mauro

Personaggi

Franco
Antonella
Bobo
Ines
Valeria
Patrizia
Carla



Primo atto
Il sipario si apre su una stanza piuttosto squallida.Sedie di legno e un tavolo sgangherato sono gli elementi dell’arredamento. Franco cataloga dei fogli e li dispone ordinatamente sul tavolo.

Antonella
(entra in scena) Ciao Franco (lo bacia e appoggia la sua borsa su una sedia)
Franco
Ciao bellezza. Ma sei proprio un fiore.
Antonella
Non esageriamo…
Benedette siano queste sere. Non puoi immaginare quanto sia soddisfatta di essere riuscita a ritagliare questo spazio per me.E’ un modo per staccare la spina ed entrare in un’altra dimensione.
Franco
A proposito...grazie per avermi coinvolto in questa situazione. E’ bastata una cena fra amici ed eccomi catapultato in una realtà che ho sempre desiderato e per la quale non mi era mai stata data l’occasione. Spero di farcela e di non deludere nessuno.
Antonella
Ce la farai, ne sono certa.
Franco
Ma dimmi…come ti è venuto in mente di farmi questa proposta?
Antonella
Sai? E’ strano. Moltissime sono le donne che vogliono cimentarsi in questa esperienza, pochi gli uomini. Al regista mancava una figura maschile. Due avevano dato forfait ed un altro lo ha rimandato a casa perché non riusciva ad imparare la sua parte a memoria.
Franco
E’ una persona esigente?
Antonella
Abbastanza. Soprattutto con gli uomini. E’ comunque una bella persona, distinta, corretta e molto, molto precisa.
Franco
Questo l’ho notato. Ho trovato tutto pronto: copione, fotocopie del corso di dizione…dev’essere una persona molto seria.
Antonella
Infatti.
Franco
(a causa di un gesto brusco gli cadono tutti i fogli per terra) Volevo ben dire! Me ne capita una al minuto (raccoglie i fogli, Antonella lo aiuta) Una al minuto.
Antonella
Non sei il solo (si alza e appoggia i fogli raccolti sul tavolo). Sapessi…Oggi, a scuola, ho fatto una figura di merda.
Franco
Bah! Non sei il tipo.
Antonella
A te sembra…Prima ora? A disposizione. Neanche il tempo d’entrare che m’inchiappettano una classe non mia, perché la collega di scienze è assente. Mi arrovello alla ricerca di un argomento per intrattenere i ragazzi, ma sono troppo rincoglionita di prima mattina. Improvvisamente…la vista di una chewingum mi fa ripensare a un messaggio pubblicitario lanciato da due capezzoli maschili…

Franco
Ho capito! Quelle due cose orripilanti che s’allungano a dismisura.
Antonella
Bravo, proprio quelli.
Franco
Che schifo! Quando guardo ‘sta pubblicità, ho l’impressione che s’allunghino pure i miei. Più di altro, più di qualsiasi altra cosa.(ride)
Antonella
(ride) Magari!
Franco
Allora, raccontami…
Antonella
Ah, sì. Chiamo l’appello e comincio a parlare di pubblicità, di messaggi subliminali, di business aziendali…
Franco
E questa sì che è roba che piace ai ragazzi…
Antonella
Avresti dovuto vedere come pendevano dalle mie labbra.
Franco
Un successo, quindi.
Antonella
Se non fosse capitato dell’altro.
Franco
Altro?
Antonella
Sì, il discorso è scivolato sulla pubblicità delle televisioni locali e lì è cominciato il nostro divertimento perché abbiamo passato in rassegna tutti gli imbonitori cittadini.
Franco
Bellissimo.
Antonella
…La tischi toschi…(imita l’imbonitrice) …la mise che state osservando, signori e signore, è di una raffinatezza, ma di una raffinatezza…Guardate i particolari…queste perle e questi fiori. Che delizia, signore telespettatrici, che delizia! (Franco ride). E poi quell’altro, Franco, quello che vende corredi e articoli per la casa.
Franco
Ho capito di chi parli. Come, no? (imita l’imbonitore) Dieci euro per le prime 10 telefonate. Ultima telefonata, ultima telefonata, ultimissima telefonata. Uno, due, due e mezzo, due e tre quarti, tre meno un quarto. Che tipo!
Antonella
E dì, l’hai mai visto quel tale che vende abiti fuori misura per i ciccioni?
Franco
Certo che sì. Palla di lardo. Come, no? Quel grassone grassissimo che ha i rotoloni che gli sbracano dai calzoni e gli penzolano fino a terra…tipo…tipo quei capezzoli della pubblicità lievitati. Che personaggio repellente!
Antonella
Giusto quello. Durante la lezione…non comincio a parlare di lui come stai facendo tu in questo momento? E’ una palla di lardo…dico ai ragazzi…lardo qua e qua e qua e qua ..e sghignazzo senza ritegno…U’ pacchiuni ‘nchiappatu i’ sapuni…
Uno sganascio…un riso convulso fino alle lacrime…un casino, mi cade la lentina, il mascara scola sul registro e fa sbracare l’inchiostro della mia firma…I singulti ridanciani mi colgono finché non mi rendo conto che sono avvolta da un silenzio tombale. Sollevo lo sguardo in direzione dei banchi e intravedo…occhi sgranati imploranti, ammiccamenti penosi in direzione dell’ultima fila e gesti pietosi che m’invitano a smettere. Mi rimetto la lentina, cerco di mettere a fuoco e intuisco una paratragedia all’ultimo banco a sinistra. Una ragazzina singhiozza disperata. Mi alzo, mi avvicino e le chiedo…Che c’è? … Mi guarda con gli occhi devastati dalle lacrime e mi dice…Prof…è mio padre.
Franco
Minchia!
Antonella
Suo padre, capisci? Suo padre. Ho messo alla berlina quel disgraziato, quel povero padre di famiglia.
Franco
Però, la figlia…che fegato! Ammirevole, veramente ammirevole. Non si è vergognata di dire che era suo padre. E’ riuscita a farti sentire in colpa.
Antonella
Che pena che mi ha fatto.

Franco
Quel padre può andarne fiero. Ma guarda un po’ la grandezza della ragazza. Mia figlia non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Sarà l’età, sarà chissà che cosa, ma lei mi avrebbe dato in pasto ai porci. Ma che ti devo raccontare? Speravo che la fase dell’adolescenza si concludesse col diciottesimo anno…ma quando mai! Ne ha ventidue e si comporta con me e con sua madre come se ne avesse tredici. Sempre in lotta, sempre in guerra, sempre in aperta contraddizione. Scusami Antonella, perdona il mio sfogo di padre. Sei stata sfortunata a non avere incontrato mia figlia. A quest’ora non saresti così a terra.
Antonella
Credimi. Non mi posso dare pace, non mi posso dare pace. Ma sono una demente, una cerebrolesa.
Franco
Ma dai, sono gaffes che possono capitare a tutti. Quand’è morta la suocera del presidente della società io, che non avevo capito che la morta fosse la suocera, ho fatto il necrologio per sua madre. Perché il ruffiano, alla suocera che era ricca sfondata la chiamava… mamma. E’ morta la mamma …mi ha detto al telefono.
Antonella
Va bè, per te è stata una cosa diversa. Io, invece, sono stressata. Corro tutto il giorno a destra e a manca per campare. Non ho marito, non ho figli, ma i soldi non mi bastano mai lo stesso.
Franco
A chi lo dici!
Antonella
Ma perché la vita mi deve passare ad aspettare il ventisette di ogni mese…perché? Per cosa? Per uno stipendio da fame? La vita me la sento squagliare fra le dita come i soldi che guadagno. E a che mi servono? Per viaggiare? Per vestire bene? No, per campare io e mia madre. Seicento euro solo solo d’affitto. Ma che vita è? Dì un po’, che vita è?
Franco
Almeno tu il ventisette lo stipendio ce l’hai, il fisso ce l’hai…Io, per inseguire le provvigioni, mi rodo il fegato, mi esaurisco giorno dopo giorno. Non posso permettermi neanche il lusso di stare male. 

Antonella
Eppure è così bello vedere voi rappresentanti sempre così sicuri di voi, sempre decisi e sempre sorridenti.
Franco
Già, la maschera dell’agente di commercio. Devi indossare una corazza perché diventi il cuscinetto dell’azienda che rappresenti. Qualcosa non va per il verso giusto? Sei tu che ne rispondi, sei tu che ti fai le budella marce. Tu, non il presidente. Neanche un buongiorno al mattino. (Imita la voce del presidente) Volume di zona? Produzione subagenti?…Poco, poco, muoversi…lista nomi, contatti, appuntamenti, bisogna correre. In tempo di crisi, il debole muore e il forte diventa sempre più forte…L’ansia m’acchiappa dall’ombelico al cervello…(Imita la voce del presidente)..Positivi, è necessario essere positivi…Poi lo guardo bene, quella sottospecie di spremilimoni e mi accorgo che scarica negatività da tutti i pori con la velocità della luce. E vorrei urlargli…ma vaffanculo pezzo di merda che sei. Ti passii la scimmia parlando tutto il giorno al telefono e a me, povero cristo, mi fai schiattare dalla mattina alla sera. Ma tu…che diavolo fai mentre io inseguo i fatturati, tratto i resi e contrasto con la clientela? Che fai? Ti metti quella maledetta faccia di bronzo e ti chiudi a chiave nella stanza con l’ultima segretaria. E ci scommetto le palle, le palle ci scommetto che è quella che farà carriera.
Antonella
Calmati, per favore, calmati. Sei paonazzo, a momenti ti prende un infarto. (Franco si tocca). Ma…allora…quei sorrisi solari, quelle strette di mano decise e sicure…
Franco
Immagine, immagine. Il dentro, quello che portiamo dentro non lo immagini nemmeno. Ma hai mai provato a guardare gli occhi di un rappresentante mentre sorride? Certo, il sorriso è aperto…a trentadue denti, ma lo sguardo il più delle volte è spento, angosciato. Diventa una maschera. Adesso osservami bene, Antonella (le mostra il suo viso), segui il corso delle mie rughe. Guarda le mie labbra. Vedi qui? C’è una rete abbastanza fitta. Guarda qui, adesso (le mostra gli occhi). La gente che sorride e ride di gusto ha le rughe tutt’intorno agli occhi. Io no, io no.(finge un sorriso stereotipato). 

Antonella
Però, non ci avevo mai fatto pensato... interessante…il linguaggio delle rughe.
Franco
Sai Antonella? Dalle rughe ho imparato a capire la personalità e il carattere di ogni persona, a conoscere il percorso della vita di ognuno. Capisco se hanno sofferto, se hanno sorriso, se sono sereni…
Antonella
Ti prego, guarda le mie, dimmi, cosa noti?
Franco
(indica il punto fra le due sopracciglia) Qui, non senti tensione? Queste rughe qui sono il sintomo di un travaglio interiore. E’ il punto che gli orientali chiamano del terzo occhio. Tu non stai bene Antonella, c’è qualcosa che ti tormenta, anche se non vuoi darlo a vedere. Ma le rughe del terzo occhio mi comunicano che in te c’è uno sforzo sovrumano per capire cosa ti riserva il futuro.
Antonella
Caspita! E’ proprio così, sono esterrefatta. Ma come…
Franco
Anni ci ho messo, anni…Dai, accompagnami al bar. Andiamo a prenderci un bel caffè con panna. 
Antonella
E vai! Quale miglior antidepressivo…(escono di scena)
Bobo
(entra in scena e da un’occhiata ai copioni disposti sul tavolo. Inizia a sfogliarne uno, ma bussano alla porta: è Valeria) Ciao amore mio. Dove sono le altre?
Valeria
Sono sola. Togliti, non voglio essere baciata. Perché non sei venuto alle prove ieri pomeriggio?
Bobo
Sssh!
Valeria
Non c’è nessuno. Il segretario è dall’altra parte dell’appartamento. Posso gridare quanto voglio, posso gridare come mi pare e piace, va bene?

Bobo
Ti prego. Sai quanto sia difficile per me provare il pomeriggio. Mia moglie ha preteso che lavassi i cessi e spolverassi la libreria.
Valeria
Où, ma tu sì scemo. Ma chi te lo fa fare? (alterandosi) Ma che sei lo sciacquino del suo cesso? Lo zerbino del suo ingresso? O cosa?
Bobo
Sssh! Non vorrei che le altre ci sentissero. Tu conosci la mia situazione. Tu, soltanto tu sai, amore mio.

Valeria
Ma quale amore mio e amore mio! Una volta devi grattugiare le cipolle, un’altra…pelare le patate, un’altra ancora…devi sgrassare le mattonelle. Amore mio, dici pure? Ma che è, amore platonico? Neanche per tutti i soldi che ho buttato in perizoma, culottes e completini intimi. L’ultimo che ho comprato, quello verde petrolio, neanche l’hai voluto intravedere. Tu, a furia di fare il casalingo, te lo stai facendo ammosciare. Neanche con la gru ti si alza dopo le faccende domestiche.
Bobo
Sssh!
Valeria
Ma come puoi farti trattare così.
Bobo
Perché mi attacchi? Sai quante sofferenze mi provoca questa situazione.
Valeria
E daglie! Ma me lo vuoi fare conoscere questo psicologo che che ti ha detto che s’ammazza se non fai quello che vuole?
Bobo
Cerca di capirmi. Non posso non preoccuparmi. Capisci? Non posso fare a meno di preoccuparmi. Ma in quante lingue te lo devo spiegare?
Valeria
Quella ti prende per il culo. Quella ti fa fesso. (Ines entra in scena, Valeria se ne accorge e tenta di cambiare discorso) Così va bene Bobo? Sai dove devo inserire questa battuta?


Ines
Che è nuova?
Valeria
Sì, fresca fresca di giornata. (agli altri) Caffè?
Ines
Sì, grazie. Ti accompagno?
Valeria
No, faccio in un lampo e faccio salire gli altri, così risparmiamo tempo. (esce di scena, mentre Ines si avvicina provocante a Bobo)
Ines
Chi aspettiamo? Antonella e quello nuovo sono arrivati, Valeria sta tornando…Ah, manca Carla!
Bobo
Amore…
Ines
Gioia…
Bobo
Pulcino…
Ines
Ciollettone (ringalluzzita) Allora, quando me la dai? 
Bobo
Così…a bruciapelo amore mio? Sai che sono innamorato di te. Sai cosa provo, ma sai benissimo che sono molto legato alla mia famiglia.
Ines
(canta la sigla del carosello) Quello è il posto giusto per la tua famiglia, quello! Tutti ammodino, tutti bravi, tutti perfetti…Ma me lo spieghi perché mi mandi decine di messaggi al giorno? Non ne paghi telefono?
Bobo
Io ti amo.
Ines
Sì, tu mi ami e io ti voglio. Mettiamoci d’accordo…quando me la dai?
Bobo
Quando sarò pronto per lasciare la mia famiglia. Non posso ingannarti, tu non puoi accontentarti delle briciole.
Ines
Ma chi te l’ha fatta ‘sta confidenza? Io…sono una che s’accontenta anche delle briciole. Quando me la dai?
Bobo
Tu mi fai riscoprire emozioni dimenticate…o rimosse. Tu non sai il tormento che provo..La passione mi rode l’anima. L’altro giorno ho parlato di te col mio padre spirituale.
Ines
Pure!
Bobo
Te lo devo presentare, ti vuole conoscere.
Ines
Ma tu sei pazzo! Io sono atea.
Bobo
Gli ho confidato il mio travaglio.
Ines
Ma cosa ne può capire lui?
Bobo
Mi ha detto che dobbiamo approfondire la nostra amicizia…che il contatto va bene, ma solo per le mani.
Ines
Mani e altro? Ci sto.
Bobo
No, che hai capito? Mani e mani (intreccia le sue mani con quelle di Ines) 
Ines
Ma và a morì ammazzato, tu e il tuo padre spirituale. Digli che io aspetto, non mi muovo. Aspetto. Ciao Ciollettone, vado a cambiarmi. (esce di scena, dalla parte opposta entra Carla; Bobo le fa cenno di fare piano)
Carla
(sottovoce) Tesoro mio, zucchero mio, dolcezza della mia vita: E’ bellissima quella poesia che mi hai dedicato. Non potevo ricevere regalo più gradito per il mio compleanno. Amore mio…
Bobo
Meriteresti ben altro gelatino mio.
Carla
Mi basta, mi basta. So che mi ami e questo mi basta. Non stavo nella pelle…Non vedo l’ora che arrivi la sera per incontrarti. Tutta la mia vita, tutti i miei desideri giostrano intorno alla tua presenza.
Bobo
Ti prego, non voglio che sia così. Tu sei troppo giovane e io non ho nulla da darti.

Carla
Io non voglio nulla. Mi basta guardarti, ascoltarti…sfiorarti. Mi riempi di gioia. Mi basta starti vicino, rasserenarti, alleggerirti la vita.
Bobo
E l’hai riempita la mia vita. Quando sono giù di corda, sento una mano che mi accarezza il cuore. E’ la tua.- Tu, soltanto tu, mi dai la forza di andare avanti. Sempre, sempre e non fermarmi mai. Che sentimento bellissimo è il nostro…Ogni volta che ti penso mi sento avvolgere da una tenerezza indicibile.
Carla
Vita mia. (gli sfiora le mani)
Bobo
Tu, solo tu sei la mia vita.
Carla
(apre la borsa e tira fuori un maglione) Ecco il tuo maglione, il maglione che mi hai prestato l’altra sera quando siamo usciti da qui. Mi sono addormentata abbracciandomelo…Il tuo odore passava attraverso le narici, e puntava dritto dritto al cuore. E il mio cuore batteva…
Bobo
Giuggiolina…Stasera ti presto quest’altro… (le mostra un cardigan) così mi sembrerà di dormire con te.
Adesso, per favore zuccherino, scendi al bar e chiama a raccolta tutti gli altri. Facciamoci trovare pronti. Sta arrivando la persona che prenderà il posto di Michele.
Carla
Subito, amore. Ogni tuo desiderio è un ordine. (esce di scena, mentre Bobo comincia a scrivere sulla sua agenda).
Antonella
(entra in scena con Franco) Bobo, ti presento Franco, quell’amico che mi hai fatto contattare per il ruolo rimasto scoperto.
Bobo
(non stringe la mano che Franco gli porge, ma gli indica una sedia) La prego, si accomodi.
Franco
Grazie (si siede pensieroso).
Bobo
Mi permetta, mancano tre minuti alle prove e non capisco come mai ancora si attardano al bar. Permette?
Franco
Prego. (Bobo esce di scena) (ad Antonella) Ma è sempre così glaciale? Perdonami, ma non m’ispira per niente. Non è che mi faccia grande simpatia. Tutt’altro!
Antonella
No, lui è così, ma è proprio una brava persona. E’…è carattere.
Franco
Non è che l’inizio sia dei migliori! Ma poi…perché mi dà del lei?

(irrompono nella stanza Ines, Valeria e Carla, che vanno velocemente a prendere posto intorno al tavolo)

Bobo
(mieloso) Un minuto (cronometra).
Carla
(Stupita, a Franco) Papà, tu qui?
Tutti gli altri
Tuo padre? Ma guarda un po’ che combinazione…
Antonella
Tua figlia?
Carla
Papà, che ci fai qui?
Franco
Io…veramente…dovrei entrare a far parte del cast. Tu, piuttosto…
Carla
Papà, non ti avevo detto che frequentavo una scuola di recitazione? Eccola. E’ questa qui.
Bobo
Scusate se m’intrometto, ma dobbiamo cominciare.

Carla
Scusa Bobo, è colpa mia.
Valeria
(legge, dando il via alle prove) Oddio, oddio! Come potrò fare a meno di me?
Bobo
(corregge) Come potrò fare a meno di te.
Valeria
Già. (ripete) Oddio, oddio, come potrò fare a meno di te?
Bobo
Più calore, più sofferenza!
Valeria
(contorcendosi) Oddio, oddio, come potrò fare a meno di te?

Bobo
Bene.
Ines
Vai, vai, potrai, oh sì che potrai fare a meno di lui.
Bobo
No, non così. Lei (indica Valeria) sta distruggendo la tua famiglia. Questo…vai, vai, potrai, oh sì che potrai fare a meno di lui…è un incoraggiamento a farla desistere dalle sue intenzioni. Così… (ripete, risultando alquanto patetico) Vai, vai, oh sì che potrai fare a meno di lui.
Ines
(decisa)Vai, vai, potrai, oh sì, che potrai fare a meno di lui.
Bobo
Ecco, brava. Carla! 
Carla
Mamma, ti prego, non infierire!

Bobo
Carla, Carla, qui entra in gioco la solidarietà femminile.
Carla
Mamma, ti prego, non infierire!
Bobo
Eccola lì. Bene. (a Franco) Legga, legga.

Franco
(legge) Nella vita è una que… (Bobo lo interrompe)
Bobo
(cambia tono) Nella vita è…
Franco
Nella vita è…
Bobo
Non ci siamo. Nella vita è …
Franco
Nella vita è…
Bobo
Nella vita è una questione …(si abbassano le luci)

Sipario.



Secondo atto

Il sipario si apre sul salone della casa di Franco. Sul divano, Franco e sua moglie Patrizia discutono animatamente.

Franco
Impensabile…ritrovarmi in una situazione del genere. Invitare a cena una compagnia della quale fino a tre giorni fa sconoscevo l’esistenza. Mi dispiace per te e per il lavoro che hai dovuto fare.
Patrizia
Dai, non preoccuparti. Tanto, ognuno porterà una pietanza. Ma come mai questa idea?
Franco
A quanto pare si riuniscono due volte al mese in casa di uno degli attori.. Oggi era il turno di nostra figlia.
Patrizia
Perché sei così nervoso…cosa stai cercando di dirmi?
Franco
Ieri sera sono tornato tardi, stamattina sono andato via presto e tu dormivi ancora…Senti, se non fosse per Antonella e per Carla, sarei già fuori dalla compagnia. Quel tizio, il regista, quel Bobo non mi piace per niente. A pelle…non mi piace. Non so spiegarti…è un concentrato di stranezze.
Patrizia
E le rughe? Gliele hai studiate le rughe? (ride divertita)
Franco
Gliele ho studiate, gliele ho studiate. E ti dico che ha gli occhi da cocker.
Patrizia
Cosa? (ride) Gli occhi di un cane?
Franco
Io non mi diverto affatto.
Patrizia
Dai, dimmelo…
Franco
Ma tanto tu non mi prendi sul serio.
Patrizia
E dai! Ti giuro che non rido più.
Franco
Ho ritrovato gli occhi da cocker in tutti quelli che vogliono suscitare tenerezza e commiserazione, in poche parole in quelli che vogliono impietosire qualcuno. Questa caratteristica è accompagnata nella zona della bocca, o del muso, che dir si voglia, dalle labbra a cucchiaino, come se stessero lì lì per scoppiare a piangere. Ma la cosa più sconcertante è la doppiezza di questo tizio. Due volti: uno per le donne…

Patrizia
Il cocker.
Franco
Esatto. E l’altro volto per gli uomini. Sguardo gelido, impenetrabile, fissità dei lineamenti, rigidità nucale. In più ha dei gesti così misurati, ma così misurati, che mi creano un’ansia terribile.
Patrizia
Ma che è uno stoccafisso, un baccalà? Ma è proprio da buttare in una pattumiera. Non vedo l’ora di conoscerlo.
Franco
Mi sento troppo nervoso, stanotte non ho chiuso occhio. Sono seriamente preoccupato per Carla.
Patrizia
Che c’entra Carla?
Franco
Avresti dovuto vederla. Esageratamente lecchina, dipendente da quell’uomo. Lei, proprio lei. Cosa le abbiamo insegnato finora? Ad essere libera, indipendente. E lei? Pendeva dalle sue labbra in adorazione, in adorazione ti dico. Ieri sera non ha avuto occhi che per lui. Sono preoccupato, seriamente preoccupato. Sembra…non so come dirtelo…sembra che si sia innamorata di lui.
Patrizia
Io non mi preoccuperei più di tanto. Tante volte è il ruolo che certi uomini ricoprono nella vita che spinge ragazze giovani a innamorarsi di loro. Poi passa.
Franco
Me lo auguro. Intanto io non mi muoverò da lì neanche a cannonate. Lo marcherò stretto il tizio. Cosa pensa? Di essere il sultano di un harem? E di potersi servire di mia figlia? Credo proprio che ieri mi avrebbe fatto fuori molto volentieri.
Patrizia
Ma no, non ti fissare.
Franco
Il pensiero che fra un po’ sarà a casa nostra mi rende inquieto, non so…ho un brutto presentimento.
Patrizia
Rilassati Franco, andrà tutto bene, vedrai.
Carla
(entra in scena trafelata. E’ bellissima, indossa un tubino nero e ha i capelli raccolti sulla nuca) Mamma, è tutto pronto? Allora…li riceviamo qua e li facciamo accomodare poi di là? Mamma, ti prego. Ci tengo tanto a questa cena. Come sto? Bobo sarà qui a momenti.
Franco
Bobo…che nome! Il nome di un cane. Bobo …da che viene Bobo…da Bobby?
Carla
Papà, smettila, è il diminuitivo di Roberto.

Franco
E che è? Roberto è un nome troppo comune per uno che crede di fare il regista? Forse vuole cominciare dal nome…Bobo. Puah!
Carla
Papà, se non ti piace, puoi anche evitare di recitare con noi. Nessuno ti obbliga.
Franco
T’ha delegato come suo avvocato difensore?
Carla
Papà.
Patrizia
Franco.
Franco
Scusate, scusate, la figura del regista è sacra. (Bussano alla porta) E non dimenticate i tappeti rossi. Ah, i fiori sul tavolo e le candele. E il posto d’onore, ti raccomando.
Carla
Uffa papà, ma perché devi essere sempre così negativo...Ma fai finta che si tratti di un tuo cliente. Oramai sei capace di sorridere soltanto ad uno di loro. (Apre la porta ed entra Antonella ) Buonasera, benvenuti. Mamma, vieni che ti presento gli ospiti. Antonella…
Patrizia
(le stringe la mano) Patrizia.
Antonella
(a Patrizia) Ciao, io sono l’ex-compagna di scuola superiore di Franco.
Patrizia
Piacere di conoscerti. Ciao. (La bacia) Quindi l’altro ieri sera vi siete rivisti dopo trentacinque anni.
Antonella
E’ stato bellissimo, credimi, un’esperienza unica. Sai che Franco era il mio compagno di banco? Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe diventato l’uomo che è. Complimenti. Hai una perla d’uomo accanto.
Franco
Grazie, bontà tua.

Antonella
No, veramente. Scusami se l’ho coinvolto nella nostra avventura teatrale, ma m’è sembrato totalmente disponibile.
Patrizia
Ma che dici? Non devi scusarti affatto.
Lui ha sempre desiderato di entrare a far parte di una compagnia teatrale, ma nessuno gliene aveva mai dato l’occasione. E io sono contenta. Almeno la smette la sera di rimuginare sul suo lavoro e sul suo fallimento personale. Che pizza! Si parla addosso per ore intere.
Franco
Vedi? Non sta nella pelle dalla contentezza. Le basta non vedermi girovagare per casa ed è la persona più felice del mondo.

(Bussano alla porta, Carla va ad aprire ed entrano Ines e Valeria)

Ines e Valeria
Buonasera.
Carla
Benvenute (le bacia). Mamma, ti presento Ines e Valeria.
Ines
Piacere.
Valeria
Piacere, Valeria.
Carla
Mamma, nella commedia Ines fa la parte di mia madre e questa è Valeria, nella finzione l’amante di mio padre.
Valeria
Piacere, Valeria.
Patrizia
Molto lieta. Nella finzione, infati. Nella realtà non avrebbe il tempo di coltivarsi un’amante (ridono spensierate)
Franco
Ridi, ridi. Sai che sono la palma della fedeltà coniugale. Un fesso sono, altro che storie.
Carla
Avete notizie di Bobo?

Valeria
Non sai che al regista piace farsi aspettare? In fondo, forse, lui vive di queste cose. No, nessuna notizia.
Antonella
Allora, dove li posiamo i nostri piatti-cavalli di battaglia della nostra cucina?
Patrizia
Accomodatevi con Franco e Carla. Ceneremo giù nella tavernetta. Datemi il tempo di posare i soprabiti e le borse e vi raggiungo.
Carla
Papà, prendi i pacchi, aiutale. Seguitemi.(escono di scena)

Bussano alla porta. 

Patrizia
Carla (nessuno risponde, apre).

Bobo
Buonasera. Bo…(le stringe la mano, ma viene subito interrotto)
Patrizia
Roberto…
Bobo
Patrizia…quanto tempo è passato…
Patrizia
Ma chi l’avrebbe mai detto…il regista di Carla. Ma da quando in qua hai scoperto di possedere questa vena artistica?

Bobo
Ti ritrovo alquanto acidina, noto.
Patrizia
Non mi sarei mai aspettata di rincontrarti a casa mia.
Bobo
Devi ringraziare Carla di questo. Hai una figlia deliziosa, Patrizia. Complimenti.
Patrizia
Sta lontano da lei.

Bobo
Perché, sei gelosa di lei? Ma certo che sì. Tutte le cinquantenni sono gelose delle figlie. Carla, figlia, un fiore che sboccia…Patrizia, madre, un fiore che appassisce.
Patrizia
Bastardo! Te lo ripeto. Stai lontano da lei.
Bobo
Minacci? Sai che non mi fermo davanti a nulla…
Patrizia
Invece sì che ti fermerai stavolta…(ride istericamente, mentre Carla entra in scena)
Carla
Vi siete già presentati, vedo. Ciao Bobo, bacino bacino.
Franco
(entra in scena) Buonasera, l’aspettavamo con sua moglie.
Carla
Che dici, papà, i consorti non vengono mai alle nostre riunioni…ma poi come mai ancora vi date del lei?
Bobo
E’ capitato. Bobo. (stringe la mano a Franco) Grazie per l’invito. Gli altri sono di là? Scusatemi, ma non ho avuto il tempo di preparare nulla.
Carla
Non importa. C’è tanta roba di là…Può cenare un reggimento. Eppoi la mamma ha preparato un sacco di cose buonissime. E’ vero mammuccia? (Patrizia non risponde) Mamma!
Patrizia
Scusa amore, ero soprapensiero.
Franco
Tutto a posto Patrizia?
Patrizia
Sì, bada tu agli ospiti. Non mi sento bene.
Carla
Andiamo Bobo, mia madre ci raggiungerà fra poco. Papà, ti aspettiamo?
Franco
Arrivo subito, andate. (si avvicina a Patrizia, che ha il corpo scosso da tremori) Patrizia, che ti succede, Patrizia? (Patrizia lo accarezza tremante) Chiamo un medico. (Patrizia scuote la testa in segno di diniego) Hai le mani ghiacciate. Và a metterti a letto. Forse è un po’ di febbre. (Patrizia nega) Tu vuoi dirmi qualcosa, coraggio, parla.
Patrizia
Amore mio…
Franco
Da quanto tempo non mi chiami così…Che c’è, ti prego, per l’amor di Dio, parla.
Patrizia
Franco. Dio mio , Franco!
Carla
Papà, dai vieni, è tutto pronto. Manchi soltanto tu. Stiamo facendo aspettare Bobo. Ma perché quelle facce…Dai, si sta raffreddando tutto.
Franco
Grazie al suo ritardo, è già tutto freddo. Adesso non venirmi a fare fretta. Non a me. Noi abbiamo aspettato? Che aspetti lui adesso qualche minuto. Tua madre mi preoccupa.
Carla
Papà, sei veramente impossibile. Ti ricordo che tu sei il padrone di casa. Non possiamo aspettare ancora, Bobo ha fame. Oggi ha saltato il pranzo.
Franco
Ma da quando in qua tutte queste premure per un ospite…ogni qualvolta abbiamo persone a pranzo, dobbiamo richiamarti ripetutamente.
Carla
(piagnucola) Bobo è Bobo. E io a lui ci tengo particolarmente.
Franco
Ti sei innamorata di lui.
Carla
Papà, ti prego, non sono cose che ti riguardano. La vita mia voglio gestirmela io.
Patrizia
Sei innamorata di lui.

Carla
Mamma, ti ci metti pure tu? Lo so, è molto più grande di me, ma non ho intenzione di rovinare la sua vita, né di costringerlo a lasciare la famiglia. Quel poco che mi dà, mi basta e mi riempie la vita.
Patrizia
(si alza come un automa dal divano) Tu lo devi lasciare perdere.
Carla
Mai.
Patrizia
Non devi vederlo più.
Carla
Ma tu stai dando i numeri. Ma che ti ha fatto, che ti ha fatto?
Patrizia
Tu non devi vederlo più.
Carla
Ma sei impazzita? (Patrizia le molla un ceffone) Mamma! Perché?
Patrizia
E’ tuo padre.
Carla
Cosa?
Patrizia
E’ tuo padre.
Carla
Non è vero, non ti credo.
Patrizia
(urla) E’ tuo padre!
Carla
Bobo, vieni, aiutami! Sto male. Aiutatemi, aiutatemi (sviene, mentre calano le luci.) Mi ha detto che…
Bobo
Che cosa le hai imbrogliato, che le hai raccontato?
Patrizia
La verità.
Bobo
Cioè?
Patrizia
Che sei suo padre.
Bobo
(Ride sguaiatamente, perdendo ogni ritegno)
Buona questa. Mi hai scambiato per lo Spirito Santo? Bugiarda. Io non ho mai tradito mia moglie. Ho sempre giocato con le donne, ne ho approfittato, mi sono divertito, me ne sono servito per raggiungere i miei scopi, ma per me la mia famiglia è al di sopra di tutto.
Patrizia
Anche quando tua moglie ti tradì col tuo migliore amico la tua famiglia era al di sopra di tutto? (ride) Come hai potuto dimenticare quei momenti…ci sei o mi fai? Trovasti quella lettera e giurasti di fargliela pagare. E chi fu lo strumento della tua vendetta? Io, io che avevo abbandonato un gentiluomo colpevole soltanto di dedicare troppo tempo al lavoro per portare avanti la famiglia. Che schifo che mi faccio…
Bobo
Tu sei pazza. Le stai raccontando tutto questo perché sei gelosa di lei.
Patrizia
Tu sei un verme schifoso. Esci subito da questa casa.
Bobo
Carla, zuccherino, credimi, non è vero niente. Può capitare a chiunque di dare i numeri. Ci vediamo domani sera alle prove. Ti aspetto.
Antonella
(sbuca da una tenda insieme a Ines e a Valeria. Le tre donne hanno sentito tutto) Vai via senza salutare? Non so se Carla verrà…io, no di certo. Tu hai approfittato della mia solitudine, hai sfoggiato galanteria per legarmi a te e per raggiungere i tuoi sporchi obiettivi. Ti sei divertito anche con me, ne sono certa.
Ines
Vigliacco, ecco qual è il tuo gioco. Ti serviva un’attrice rossa con gli occhi verdi? Mi avevi trovata, ma non ti bastava. Avevi bisogno che questa persona non abbandonasse la compagnia. Mi hai illuso, mi hai ingannato. Il padre spirituale, i complessi di colpa. Infame. Bene, vado via stronzo. Cercati un’altra rossa adesso.
Valeria
Cosa saresti stato senza di noi? Ma non ti vergogni? Sei stato capace di fingere una relazione anche con me me. Vai via essere immondo. Fuori da qui. (Bobo esce sbattendo la porta, mentre le tre donne cercano di consolare Carla) (Franco, nel sentire le parole della moglie, si è accasciato sul divano) 
Patrizia
(a Franco) So che non mi perdonerai mai, ma non ho potuto nascondertelo. Lei si era innamorata di lui e lui ne avrebbe approfittato come ha sempre fatto…come ha approfittato di me quando io e te abbiamo avuto quel momento di crisi. Mi innamorai di lui, ma il parassita mi succhiò tutto l’amore possibile e poi mi mollò. Non sarei ritornata insieme a te se non avessi scoperto di essere incinta. La mia fu una decisione sofferta, ma la mia creatura avrebbe avuto un padre perbene e un cognome rispettabile. (Franco, con la testa tra le mani, piange a dirotto) Carla, dovevi sapere che tuo padre è lui. Se la storia fosse andata troppo avanti, avrebbe potuto concludersi con un atto incestuoso.
Franco
Cristo, aiutami! Ho sempre creduto che fosse mia figlia, neppure per un attimo ho pensato che potesse essere figlia di chiunque altro. Tu parli d’incesto…ma io l’ho vista nascere, l’ho vista muovere i primi passi, ho ascoltato le sue prime parole, l’ho accompagnata a scuola. Sono io il padre, sono io! Il padre è chi ha tremato per i morbilli, per le bronchiti, chi si è preoccupato delle sue carenze scolastiche, chi è andato a riprendersela la notte all’uscita delle feste in discoteca. Io sono il padre, io, una persona, non uno spermatozoo più veloce degli altri. Dio mio, aiutami…aiutami…falle capire che sono io suo padre, il suo vero padre, quello che l’ha amata più di ogni altra cosa al mondo. Più di sua madre, più di suo padre, più di sua moglie. (Franco, impallidisce e sviene. Antonella lo soccorre).
Carla
Ti prego, fa qualcosa. E’ mio padre. Papà, papà (Franco la stringe a sé e la bacia) 

Sipario

Ogni riferimento a fatti o persone esistenti è puramente casuale.