ALLA LOCANDA DI MIRANDO LINA

Tre Atti di

PATRIZIA MONACO


alla maniera di Agatha Christie
per commemorare Goldoni




PERSONAGGI

MIRANDO LINA, proprietaria della locanda
CAPULETI GIULIETTA, in MONTECCHI, signora della Verona-bene
O’THELL JACKSON, suonatore di steel band
ALCESTE PIERRE, sceneggiatore
TENORIO GIOVANNI (DON), play boy internazionale
ANGHELOPULOS CLEOPATRA, ballerina del ventre e altro


TEMPO: presente

LUOGO: esclusiva “locanda” a 4 stelle su un’isola della laguna veneta

Fra il secondo e il terzo atto non si richiede un lungo intervallo


L'AUTRICE A CHI LEGGE

La commedia ALLA LOCANDA DI MIRANDO LINA è un omaggio alla " Locandiera", la prima opera che vidi a teatro,( quando mi presi la febbre che ancor non mi è passata) e può essere, volendo, abbinata a un quiz cultural-teatrale.

Il teatro non è più ( se mai lo è stato) una cosa seria, ma si prende ancora troppo sul serio. Le tragedie non incutono più terrore, le commedie non fanno più smascellare dalle risa. E allora, giochiamo. Let's PLAY.

Non si torna più indietro. Bisogna inoltre prendere atto del malcostume creato dalla televisione, tensile casalingo peraltro necessario, quale il coltello, dipende solo dall'uso che se ne fa.
Lo spettatore teatrale coincide spesso con quello televisivo e non lo si può sottoporre ad una astinenza da quiz per due ore ed oltre quando ha la bontà di recarsi a teatro.
Conosciamo inoltre la crisi in cui versa il teatro. Chi torna a rivedere una commedia?
In questo caso, per via del concorso a premi, si ritorna.

Nella commedia sono celati tot titoli di altrettante opere teatrali molto conosciute, vi appaiono inoltre titoli di romanzi o films, ma non contano, o meglio, servono a confondere le idee.
Perché si ritorna? Per vincere, e nessuno vince alla prima, e neppure alla seconda, o alla terza, perché c'è il trucco. Nessuno vincerà mai. Perché c'è un titolo, che è mio, di un atto unico rappresentato a Roma a PLATEA ESTATE, e siccome non sono famosa, sfido chiunque a trovarlo.
Lo spettatore, dopo anni di frequentazione dei Teatri Stabili o comunque a sovvenzione statale è diventato fatalmente un esperto di teatro classico. e apprezzerà le citazioni e i riferimenti, a volte birichini, alle opere di Shakespeare, Goldoni, Moliere, Ibsen...
All'ingresso verranno consegnate ad ogni spettatore una penna a sfera con luce incorporata e una scheda su cui segnare i titoli trovati, le proprie generalità e il segno astrologico.
La ricerca dei titoli nella speranza di vincere il premio in palio, magari proprio un soggiorno per due persone nella prestigiosa locanda, che sotto altro nome, sorge su un isoletta nella laguna veneta, e l'avidità di ricevere il piccolo omaggio, spingerà gli spettatori a tornare più volte e questo significherà più soldi al botteghino, fine ultimo di ogni commedia.

Non trascuriamo inoltre un piccolo vantaggio supplementare. Lo sforzo di ascoltare obbligherà lo spettatore a stare attento, e chi si azzarderà a tossire sarà prontamente zittito dal vicino, per cui le sale teatrali cesseranno di assomigliare a dei sanatori.

Nel terzo centenario della nascita di Goldoni,
.
Patrizia Monaco







ATTO PRIMO

SIPARIO CHIUSO.
URLA DI DONNA. VASSOIO CHE CADE CON GRAN FRAGORE. URLA DI DONNA.
SI ALZA IL SIPARIO SULLA LOCANDA.
ATRIO DI SOBRIA ELEGANZA. SULLA DESTRA, UN GRAZIOSO BANCO DEL RICEVIMENTO CON IL COMPUTER, STAMPANTE E FAX, TUTTO BEN DISSIMULATO. IN UN ANGOLO, QUALCHE POLTRONA, TAVOLINI IN CRISTALLO, FIORI, RIVISTE PATINATE. UNO SPECCHIO, UN MOBILE TIPO CASSETTONE O TRUMEAU. TRE PORTE: UNA SUL FONDO, CHE CONDUCE ALLE SCALE; UNA DIETRO AL BANCO, CHE CONDUCE ALL'OFFICE E ALL'APPARTAMENTO PRIVATO DELLA PROPRIETARIA E UNA SULLA SINISTRA, CHE CONDUCE ALLA SALA DA PRANZO, AL SALOTTINO PER LA PRIMA COLAZIONE E PRESUMIBILMENTE ALLE CUCINE.
PALCOSCENICO VUOTO.
ENTRA LINA DALLA PORTA SUL FONDO. ESPRESSIONE INDECIFRABILE DI LINA, SUBITO TRASFORMATA IN UNA DI COSTERNAZIONE, APPENA SCORGE GIULIETTA, CHE PROVIENE DALLA SALA DA PRANZO.

GIULIETTA: Cos'è successo?

LINA: Prego?

GIULIETTA: Quelle grida...

LINA: Oh niente...cioè, sì, qualcosa c'è stato. E' meglio che si sieda. La signora Cipriani è morta.

GIULIETTA: Ma...Com'è possibile?

LINA: Soffocata.

GIULIETTA: (SEDENDOSI) Oh.

LINA: Soffocata da un cuscino. Che pubblicità per la mia locanda, un albergo a quattro stelle, citato dalle migliori guide. Signora Montecchi un disastro, un vero disastro.

ESPRESSIONE DI CONDANNA SUL VISO DI GIULIETTA

LINA: Non mi guardi così, coi tempi che corrono, le fatture, l'IVA, le camere, le stelle, tenere un albergo costa e una volta che i clienti scappano, è finita.

GIULIETTA: A me era simpatica.

LINA: Non è vero, lei signora Montecchi si lamentava sempre che la signora Cipriani faceva la doccia alle 5 e mezzo del mattino! Proprio nell'ora, in cui, a suo dire, lei prende sonno.

GIULIETTA: Oh insomma, veniamo qui, ogni anno, per il carnevale,torniamo che è quasi l'alba e proprio quando sono sul punto di addormentarmi, lei fa la doccia.

LINA: Faceva.

PAUSA

GIULIETTA: Ma questo, ora, cosa c'entra?

LINA: Forse niente, ma la polizia vorrà saperlo.

GIULIETTA: Avete chiamato un medico? Polizia?!?!

LINA: Il medico? Con questa nebbia non si traversa la laguna e
poi è morta, a che serve un medico? Neppure il prete. Ormai.

GIULIETTA: Che cinismo spaventoso. Sono...sono...

LINA: Si risparmi gli aggettivi. Così va il mondo. Una seccatura per la locandiera. Ecco cos'è una donna trovata morta nella sua stanza di albergo. Comunque, non si allarmi, può essere stata una disgrazia, benché io ne dubiti.

GIULIETTA: (NON CAPISCE) Certo, cos'altro dovrebbe essere..oh no..no!

LINA: (USCENDO DALLA PORTA DI DESTRA) Con permesso.

PIERRE: (ENTRANDO DALLA PORTA DELLE SCALE, DOPO AVER RIVOLTO LO SGUARDO ALLA SALA DA PRANZO) Non si fa colazione stamattina?

GIULIETTA: E' morta la signora Cipriani.

PIERRE: (SCROLLA LE SPALLE) Mi spiace, ma non la conoscevo neppure.

GIULIETTA: Ma...insomma...

PIERRE: Signorina, le sembra una buona scusa per rinunciare alla colazione?

GIULIETTA: Io sono sposata. (PIERRE LA OSSERVA.) Giulietta Capuleti in Montecchi. Ci siamo già presentati.

PIERRE: Ah sì? Può darsi. Io non sono molto socievole.

GIULIETTA: Ma...

PIERRE: Io sono uno scrittore.

GIULIETTA: Ma...

PIERRE: Lei usa troppi "ma".

GIULIETTA: Ma.. oh insomma, non è il momento di guardare alla mia sintassi, con un morto in casa!

PIERRE: E la smetta di comportarsi da ragazzina.

GIULIETTA: Oh insomma! ( SI AVVIA VERSO LE SCALE E SI SCONTRA QUASI CON DON GIOVANNI)

DON GIOVANNI: Deliziosa. (GIULIETTA TENDE LA MANO AFFINCHÉ DON GIOVANNI GLIELA BACI MA LUI NON LO FA E LEI RESTA CON LA MANO A MEZZ'ARIA)Non si fa colazione stamattina?

GIULIETTA FA PER PARLARE MA PIERRE E' PIU' SVELTO.

PIERRE: La signora Cipriani è morta.

DON GIOVANNI: Desdemona? Desdemona...morta? Una così bella donna, non è possibile.

PIERRE: Belle o brutte, le donne muoion tutte. E allora, a che pro innamorarsene ?

DON GIOVANNI: Un malore?

GIULIETTA: No, soffocata con un cuscino. (ESCE)

DON GIOVANNI: Ma, mi dica, cosa...ma...chi è stato, ma...

PIERRE: Anche lei, con questi ma!

DON GIOVANNI: Perché così incavolato?

PIERRE: Perché voglio incavolarmi! Mi dia una ragione, almeno una, per non incavolarsi, a questo mondo!

PAUSA

DON GIOVANNI: (ESITANTE) Le donne?

PIERRE: Le donne?!! Mi faccia il piacere, se sono proprio loro, la causa principale!

DON GIOVANNI:(A PARTE) E' vero...( FORTE) Ma che dice, sono angeli, quando non sono demoni, eppur sempre affascinanti.

PIERRE: Lei è come se recitasse sempre una parte, vero?

DON GIOVANNI: E lei, no? Sempre così bilioso...misantropo...

PIERRE: Meglio bilioso che appiccicoso come lei. Sempre a far la ruota attorno alle donne, Dongiovanni da barzelletta.

DON GIOVANNI: Appiccicoso? Ma guarda un po' cosa si deve sentire. Io sono una persona cortese, rispetto i miei simili e pretendo altrettanto da loro. Quanto a Don Giovanni, è il mio nome.

ENTRA CLEOPATRA, TIPO EGIZIANO.

DON GIOVANNI: Signora Anghelopulos.

CLEOPATRA: Buongiorno signori. (PIERRE BORBOTTA UN SALUTO)

CLEOPATRA STA PER AVVICINARSI ALLA SALA DA PRANZO.

DON GIOVANNI: E' inutile signora Anghelopulos.

CLEOPATRA: Come?

DON GIOVANNI: Non si fa colazione stamattina.

CLEOPATRA: Perché?

DON GIOVANNI: Desdemona Cipriani è morta.

CLEOPATRA: Morta?

PIERRE: Assassinata, pare.

CLEOPATRA: Non è possibile, soltanto ieri sera era qui con noi a giocare a sette e mezzo. (PIERRE RIDE)Cos’ha da ridere?

DON GIOVANNI: Non gli badi, è un originale.

CLEOPATRA: Ho bisogno di qualcosa di forte.

PIERRE: In tutti gli hotel del mondo, perfino in quei cessi di motel americani c'è un minibar nelle camere...qui c'è solo la vista sulla laguna veneta.

DON GIOVANNI: Dice niente.

PIERRE: Ed è niente, quando c'è nebbia come stamattina.

DON GIOVANNI: Vado a cercarle un cognac. (ESCE)

PIERRE SCRUTA CLEOPATRA.

PIERRE: Dica un po' lei, non si trovava per caso al Pera Hotel di Istanbul nel 1985?

CLEOPATRA: (IMBARAZZATA) Sì.

PIERRE: Me la ricordo bene.

CLEOPATRA: Si?

PIERRE: Fa ancora la danza del ventre con un aspide nell’ombelico?

CLEOPATRA: Lei mi lusinga...non ho più l'età …

PIERRE: E si fa sempre chiamare Cleopatra?

CLEOPATRA: Il mio nome è troppo comune, e poi, non lo rammento più.

PIERRE: Ah, la dama prudente!

CLEOPATRA: E lei signor...

PIERRE: Pierre Alceste.

CLEOPATRA: E lei, monsiuer Alceste, di cosa si occupa?

PIERRE: Scrivo sceneggiature.

CLEOPATRA: Oh (FINTA SORPRESA) conoscerà molte persone nel mondo del cinema,allora.

PIERRE: Nessuno.

CLEOPATRA: Nessuno?

PIERRE: La compagnia degli uomini, e anche quella delle donne, mi da sui nervi.

CLEOPATRA: Mi spiace, sinceramente.

PIERRE: Perché? Io vivo bene così.

CLEOPATRA: Non ne dubito, quel che mi spiace è che lei non conosca nessuno da potermi presentare.

PIERRE: Lei vorrebbe fare del cinema?

CLEOPATRA: Sì.

PIERRE: Meglio lavorare con i serpenti, quelli veri.

NON FINISCE LA FRASE, ENTRA LINA.

LINA: Non so come scusarmi, signori miei, è imperdonabile dimenticarsi così dei propri ospiti.

CLEOPATRA: Date le circostanze...

LINA: La colazione sarà servita al più presto,prego,si accomodino nella saletta da pranzo.

ESCONO TUTTI.
ENTRA DON GIOVANNI COL COGNAC, NON VEDE CLEOPATRA E SE LO BEVE LUI. SCENDE GIULIETTA.

GIULIETTA: Don Giovanni, non si sente bene?

DON GIOVANNI: Sono scosso.

GIULIETTA: A chi lo dice.

DON GIOVANNI: E il marito?

GIULIETTA: E' di sopra, accanto alla povera signora, distrutto.

DON GIOVANNI: Si tratta veramente di un omicidio?

GIULIETTA: Senza dubbio, la cameriera è entrata con la colazione e ha trovato Desdemona col cuscino sul viso. Premuto a forza.

DON GIOVANNI: Il marito dov'era?

GIULIETTA: In camera sua. Hanno, avevano, camere separate perché lui rientra sempre tardi alla notte. (DON GIOVANNI E' STUPITO) lui suona alla "Jamaica Inn", è un famoso suonatore di steel band, sa quei coperchi che suonano i negri della Giamaica, ma lui non è proprio negro, è mezzo irlandese: O, apostrofo Tell.

DON GIOVANNI: Giamaica...( INTONA "BANANA BOAT", SUBITO ZITTITO DA GIULIETTA) Le camere sono comunicanti?

LINA: (ENTRANDO DALL'OFFICE) La colazione è servita. (RIVOLTA A GIULIETTA) A suo marito la portiamo su noi. E a Mr O'Thell manderò in camera un buon caffè.


GIULIETTA E DON GIOVANNI ENTRANO NELLA SALA. LINA PROVA A TELEFONARE, MA LA LINEA E'ANCORA INTERROTTA. SI SENTONO I CORNI DELLA NEBBIA. VOCI DALLA SALETTA DELLA COLAZIONE.

( da fuori )

PIERRE: Quattro stelle sulla Michelin e i croissant sono quelli surgelati passati nel forno a microoonde.

GIULIETTA: Cosa crede, che con questa nebbia passi il panettiere?

PIERRE: Gli assassini però sì.

DALLA SALETTA ENTRA DON GIOVANNI FUMANDO UN SIGARO.

DON GIOVANNI: Non ci badi, è un brontolone.

LINA: Oh,lo conosco, sono anni che viene qui, ogni anno giura che non tornerà più, che scriverà all'APT, che nelle camere non c'è il minibar, i croissant sono surgelati, le lampadine troppo basse… e poi torna.

DON GIOVANNI: E' uno scrittore?

LINA: Di cinema. Prima scriveva per il teatro, ma non ha fatto fortuna, forse per questo è così isterico. Ma basta parlare di quel noioso, mi dica di lei, Don Giovanni Tenorio, si trova bene nella mia locanda? Nessuna lamentela?

DON GIOVANNI: Sono nel ramo anch'io e posso affermare senza ombra alcuna di smentita che lei è una perfetta... un vero anfitrione.

LINA: Grazie, e lei di cosa si occupa? Nella sua scheda c'è scritto uomo di affari, un po' vago.

DON GIOVANNI: Sì, sono un uomo d'affari, e per diversificare il capitale ho investito in una catena di discoteche a Ibiza, alberghi alle Maldive e Seychelles, e in qualche sala di videogiochi a Milano Marittima. Nessun albergo o residence che io possiedo è comunque alla pari della sua splendida attività terziaria, signora Mirando.

LINA: Mi chiami Lina.

DON GIOVANNI: Onorato. (PAUSA BREVE) La sua locanda , come lei con grande modestia la definisce, è un antico palazzetto veneziano che sorge appartato su un'isoletta della laguna. Poche camere, cucina raffinata, clientela scelta, servizio innappuntabile, personale tanto discreto da sembrare invisibile...

PIERRE: (ENTRANDO) E cadaveri.

DON GIOVANNI ESCE SBUFFANDO.

LINA: Monsieur, lei mi fa scappare i clienti.

PIERRE: Quelli come lui è meglio perderli che trovarli. Un playboy internazionale.

ENTRA JACKSON O'THELL, BELLO, ALTO, SEXY, MULATTO. ABBIGLIATO COME I CANTANTI ALLA MODA. OCCHIALI NERI,CATENE D'ORO, GILET O GIUBBOTTO DI PELLE NERA, MOLTO VISTOSO MA NON PACCHIANO. LINA GLI CORRE INCONTRO.

LINA: ESPRESSIONE DI CIRCOSTANZA) Mr O Thell, ha bisogno di qualcosa?

O'THELL: Dalla mia camera non riesco a prendere la linea.

LINA: Purtroppo tutte le linee sono interrotte.

O'THELL: Mandi il suo motoscafo a Riva degli Schiavoni.

LINA: Con questa nebbia? Mi spiace, ma in mattinate come questa è tutto bloccato.

O'THELL: Shit.

PIERRE APPOGGIATO AL BANCO DELLA RECEPTION LO OSSERVA cON PALESE INTERESSE.

O'THELL: Stanotte quando sono rientrato era limpido.

LINA: Il tempo è cambiato all'improvviso.

O'THELL: Ieri era una giornata fantastica. Beautiful.

LINA: Domani splenderà il sole.

ESCONO O'THELL E LINA. ENTRANO DALLA SALETTA GIULIETTA E CLEOPATRA.

GIULIETTA: Parlano del tempo.

CLEOPATRA: (GUARDANDO O'THELL CON INTERESSE) Quest'atmosfera mi fa venire i brividi.

GIULIETTA:Siamo bloccati su quest'isola.

CLEOPATRA: Isolati su un'isola.

PIERRE: E con una donna assassinata al piano di sopra.

CLEOPATRA: Quindi l'assassino potrebbe colpire ancora.

PIERRE: Peggio, l'assassino è uno di noi.

GIULIETTA: E' l'occasione della mia vita, diventare detective come quelli che si vedono in tv. (SORRIDENDO) Dove eravate voi stanotte fra le cinque e le sei?

PIERRE: E che gliene frega?

CLEOPATRA: Si faccia gli affaracci suoi.

GIULIETTA: Quelli dei telefilm trovano gente più educata.

CLEOPATRA: Perché a quell'ora?

GIULIETTA: Perché stamattina non l'ho udita fare la doccia.

CLEOPATRA: La doccia? Chi fa la doccia a un'ora simile?

GIULIETTA: (ABBASSANDO LA VOCE) La buonanima.


PAUSA

CLEOPATRA: Lei la conosceva bene.

GIULIETTA: No, ma mio marito ed io veniamo qui ogni anno, da Verona, per il Carnevale , e così incontravo sempre la signora Cipriani. Chissà poi perché continuano a chiamarla tutti col nome da ragazza... Beh, la signora Cipriani, che era veneziana, veniva qui a trovare i genitori, e il marito in questo periodo ha sempre un contratto al "Jamaica Inn".

CLEOPATRA: Un bell'uomo.

GIULIETTA: Non lo conosceva?

CLEOPATRA: No.

GIULIETTA: Abitano a NY. Lei ha dovuto lottare per sposarlo , sa, il padre, un armatore, veneziano, si figuri, sposare un negro... peggio che un terrone, oh, mi scusi.

CLEOPATRA: Io sono egiziana.

CI SI ACCORGE ORA CHE PIERRE E' SPROFONDATO IN UNA POLTRONA.

GIULIETTA: Lui era più anziano di lei, lei biondissima, quel biondo veneziano, e lui che era più scuro di quanto non lo sia ora, facevano un bel contrasto. Dicono che...ehm (IMBARAZZATA)...le misure dei ...ehm ...dei negri, (ABBASSA LA VOCE) ehm ...beh. (SI RIPRENDE) Non credo lui sia ricco, cioè sa come sono queste star, quel che guadagnano spendono.

CLEOPATRA: E lei pensa che lui l'abbia sposata per denaro e che adesso che ha incontrato un'altra ha ucciso la moglie per ereditare?

GIULIETTA: Chi ha detto che ha incontrato un'altra?

CLEOPATRA: Non so, credevo...

GIULIETTA: Il primo ad essere sospettato è sempre il marito.

PIERRE: Signorina...uhm...signora...

GIULIETTA: (GELIDA) Montecchi.

PIERRE: Signora Montecchi, per caso lei sta comprando in edicola il manuale investigativo del capitano del RIS che esce in edicola abbinato a Cuoca 2000?

GIULIETTA: Io sto solo cercando di rendermi utile, e poi voi non avete ancora risposto alla mia domanda.

PIERRE: Perché dovremmo?

GIULIETTA: Chi non ha niente da nascondere non ha paura della verità.

PIERRE: E lei, saputella, dov'era?

GIULIETTA: In camera, con mio marito, può testimoniare.

PIERRE: E lei testimonia per lui?

GIULIETTA: Mio marito ha una gamba rotta, lui non ha mai lasciato la stanza.

CLEOPATRA: Una gamba rotta? Oh che brutta cosa, per carnevale.

GIULIETTA: Infatti. Era proprio una delle ultime sere di carnevale. Rientravamo da un veglione, e ci siamo accorti di
aver dimenticato le chiavi. Per non svegliare la signora Lina, mio marito ha avuto la brillante idea di salire in camera nostra arrampicandosi su per il muro, come quando da fidanzatini entrava in camera mia scalando il balconcino. (SOSPIRA) Ma si è dimenticato che non ha più quindici anni, è caduto, e così non solo abbiamo svegliato la signora Lina, ma tutto l'albergo.

CLEOPATRA: Che romantico!

PIERRE: Che imbecille.

GIULIETTA: Ah Romeo, Romeo...

PIERRE: Il signor Montecchi non è immobilizzato in camera sua, io l'ho visto stamane all'alba nel giardino dei ciliegi.

ENTRA LINA CHE SI AVVICINA AL BANCO E FA ALCUNI CONTROLLI AL COMPUTER. RIPROVA POI A TELEFONARE.

GIULIETTA: Non è possibile!

PIERRE: Possibilissimo. Io non mi sbaglio. Suo marito è alto...
(MUOVE LE BRACCIA SEGUENDO LO SGUARDO DI GIULIETTA)così...

GIULIETTA: Sì, statura media.

PIERRE: Capelli sul...chiaro...(SEGUE SEMPRE l'ESPRESSIONE DI GIULIETTA) scuro...castano.

GIULIETTA: Castano, sì.

PIERRE: Appunto, è lui.

GIULIETTA: (SGOMENTA) Vado subito a chiedere a Romeo cosa ci faceva nel giardino dei ciliegi.

PIERRE SOGGHIGNA MENTRE GIULIETTA SALE DI CORSA LE SCALE. PIERRE PRENDE IN MANO E POI RIAPPOGGIA DIVERSE RIVISTE, " VARIETY", "TV SETTE"," SORRISI E CANZONI".

CLEOPATRA: Io non ci capisco nulla. (SCROLLA LE SPALLE) Lei monsieur è sposato?

PIERRE: No.

CLEOPATRA: (A PARTE) Odio perder tempo. (SI AVVICINA) Lei abita a Parigi, vero?

PIERRE: Sì.

CLEOPATRA: E non si sente solo?

PIERRE: Ho un setter irlandese, due gatti siamesi, una coppia di filippini, lui autista e lei cuoca, no, non mi sento solo.

CLEOPATRA: Capisco, la solitudine è essenziale per noi artisti.

PIERRE: (FISSANDOLE INTENZIONALMENTE LA PANCIA) E il suo aspide, come sta?

CLEOPATRA: Oh grazie, molto gentile a ricordarsene, una cara bestiola, Lulla, molto affettuosa.

PIERRE: Altrettanto non si può dire nei nostri simili...Stimo più le bestie degli uomini.

CLEOPATRA: Lei è un verde.

LINA: (VOCE BASSA) Di bile compressa.

PIERRE: Grazie, mi ha ricordato che devo prendere la mia medicina, con permesso, signora Cleopatra.

CLEOPATRA: Devo salire anch'io in camera mia. (LO TALLONA PER NON
LASCIARSELO SCAPPARE)

RIENTRA DON GIOVANNI CHE SI AVVICINA A LINA.

DON GIOVANNI: Sempre a lavorare, una bella signora come lei dovrebbe vivere negli agi e starsene tutto il giorno sulla spiaggia dell'Hotel Des Bains, su una chaise longue a sorseggiare long drinks, attorniata da uno stuolo di palestrati.

LINA: In febbraio? Con questa nebbia?

DON GIOVANNI: (NON DEMORDE) Oppure a Parigi, Londra, NY.

LINA: Non ha nominato nessuno dei posti dove lei ha i locali, come mai?

DON GIOVANNI: Oh, i miei locali...le ho detto, sono niente a confronto del suo, eppure, quelli del fisco mi stanno addosso come lupi della steppa.

LINA: (RIDE) Quelli del fisco a chi non stanno addosso.

DON GIOVANNI:Io non sono come liberarmene, (BASSA VOCE) come aggirarli...(PAUSA) Lei...

LINA: Io?

DON GIOVANNI: Non ha un suo...sistemino...?

LINA: Sistemino?

DON GIOVANNI: Per...mi perdoni, ma…lei non vorrà dirmi che paga tutte le imposte sulla sua impresa?

LINA: (MISTERIOSA) Io penso che...penso che l'onestà paghi, alla lunga...

DON GIOVANNI: Oh, alla lunga, molto alla lunga... La precede fama di donna di mondo, di accor..

LINA: Sono perplessa, Don Giovanni, molto perplessa. La precede una fama di gran seduttore. Tuttavia devo dire che lei ha uno strano modo di corteggiare le donne...

DON GIOVANNI: Dice? (SI VOLTA, CAVA UN LIBRETTO DALLA TASCA E LEGGE AVIDAMENTE) Vorrei giorno e notte stringermi a voi, e languente d'amore allacciarvi con fermo nodo. o vi adoro, mia cara.

LINA: (RIDE) Oh,signor mio, quanta irruenza.

GIULIETTA: ( ENTRANDO) No, mio marito non era nel giardino dei ciliegi. (SI ACCORGE CHE NON C'E' PIERRE)

LINA: Gliel'ha detto lui?

GIULIETTA: Quando l'amor mio giura di dire la verità, io gli credo, anche se so che mente.

DON GIOVANNI: Bella frase, permette che me la segni?

GIULIETTA: Senta signora Lina, mi sono permessa di interrogare la servitù. Escluderei tutti, cuoca compresa, dalla lista degli indiziati. Brava gente, che vive e lavora su quest'isola dall’ultima alluvione in terraferma e non avrebbero alcun interesse a portar danno alla locanda.

DON GIOVANNI: Molto acuta, la signorina.

GIULIETTA: Signora.

DON GIOVANNI: Era un complimento, lei sembra, così giovane...

GIULIETTA: Grazie. La cameriera che ha portato la colazione alla signora Desdemona, mi ha detto che quando è entrata ha visto il cuscino, e credeva che la signora dormisse. Poi l'ha sollevato e ha visto gli occhi spalancati e le labbra distorte in una smorfia di terrore. E lei, signor Don Giovanni, dov'era questa notte dalle 5 alle 6?

DON GIOVANNI: Nel mio letto. Ahimè,solo. Come raramente mi capita.

GIULIETTA: (SCRIVE SU UN TACCUINO) A letto. Solo. Il resto è irrilevante e non pertinente.

DON GIOVANNI: Mi spiega cosa sta facendo? Non è per caso una poiziotta?

GIULIETTA: E se lo fossi?

DON GIOVANNI: Troppo graziosa per esserlo. (PAUSA BREVE) Ma lo è?

LINA: Che stereotipo.

GIULIETTA: No.

DON GIOVANNI: E quindi cosa fa?

GIULIETTA: Voglio fare io le indagini, così appena la nebbia sale e arriverò la polizia, io gli offrirò la soluzione su un piatto d'argento.

DON GIOVANNI: La polizia, ci metterà molto ad arrivare?

LINA: Non è molto veloce neppure quando si circola liberamente, figuriamoci in casi come questo.

DON GIOVANNI:(SOLLEVATO) Intanto, abbiamo modo di apprezzare la sua ospitalità. Lei (RIVOLTO A GIULIETTA) non deve andare ad indagare?

GIULIETTA: Con lei non ho ancora finito. Per quali motivi si trova qui?

DON GIOVANNI: Spassarmela.

GIULIETTA: Intendo proprio in questa locanda.

DON GIOVANNI: Mi è stata consigliata da comuni amici vips. Da Beverly Hills a Palazzo Madama non c’è miliardario che non parli della locanda di Lina Mirando.

LINA: Che esagerazione!

GIULIETTA: Lei conosceva la vittima?

DON GIOVANNI: No, cioè sì. Dipende da cosa intende per conoscere. (SORRISO MALIZIOSO) In senso biblico?

GIULIETTA: (INTERDETTA) La conosceva sì o no?

DON GIOVANNI: L'avevo incontrata qui per la prima volta l'altro ieri sera, abbiamo chiacchierato del più o del meno, sa, i soliti viaggi, qualche amico in comune, Brad, George, Silvio, Sharon… e poi ieri sera la signora Cleopatra, la signora Desdedoma, la cuoca ed io abbiamo giocato a sette e mezzo.

GIULIETTA: Interessante, e come le è sembrata?

DON GIOVANNI: Affascinante. Una donna (LEGGE DAL SUO LIBRETTO) piena di glamour e sex appeal, un look very very interesting.

GIULIETTA: (COMPITANDO) Sex appeal. (LO GUARDA)

DON GIOVANNI: Il marito è un tipo geloso?

LINA: Gelosissimo. Come tutti i meridionali.

DON GIOVANNI: Anch'io sono meridionale, di Siviglia, città dalle donne dagli occhi di fuoco! (SEMPRE UN OCCHIATA AL LIBRETTO)

GIULIETTA: E' della Giamaica, vero?

LINA: Non saprei. E' un bugiardo.

GIULIETTA E DON GIOVANNI SONO STUPITI.

GIULIETTA: Cosa glielo fa pensare?

LINA: Oh, tante cose che mi raccontava la povera Desdemona.
Ma questo non è il momento, (ACCENNA AL SOFFITTO) con il suo cadavere ancora caldo. (SMORFIA DI DON GIOVANNI) A proposito, devo organizzare il pranzo.

GIULIETTA: Sa una cosa? Potrei guardare le schede, così sarei avvantaggiata nel mio lavoro e non dovrei importunare i suoi clienti.

LINA: Si accomodi pure. Lo sa usare questo aggeggio? (INDICA IL COMPUTER)

GIULIETTA: (SPAVENTATA) Ah, le schede sono qui dentro??!!

GIULIETTA E LINA SI AVVICINANO AL COMPUTER.

DON GIOVANNI: Ma guardi la nostra locandiera com'è moderna, che brava! Ha tutte le sue cosine nel computer.

GIULIETTA: Perché parla così, è finocchio?

LINA: Se la sentisse, lui che si crede un dongiovanni irresistibile! Venga, glielo insegno.

DON GIOVANNI: Suvvia, due belle donne che usano il computer, dovreste trastullarvi con un optional più consono alla vostra femminilità, un qualcosa che al tocco della mano si faccia più grande, più bello, si dispieghi in tutta la sua ...

LINA: Stop!

DON GIOVANNI: Ma che ha capito? Io parlavo del ventaglio!

GIULIETTA: Lei ci fa arrossire, signor Don Giovanni. Ora se ne stia buono buono che io devo leggere le schede.

LINA: Ecco, vede, deve premere qui, piano, deve accarezzarla, la tastiera. E poi qui, la aiuto io, qui e anche qui sì sì, così. Un po' più su, ecco, lì. In mezzo. Ci mettiamo il ditino...Ora sfioriamo questo tasto, piano, piano...

DON GIOVANNI: (ANSIMANDO, TIPO ORGASMO) Posso provare anch'io?

LINA: Non è un vibratore. E' solo un computer programmato per
gli alberghi.

DON GIOVANNI,IMPROVVISAMENTE SERIO, SI AVVICINA.

GIULIETTA: (LEGGENDO DALLO SCHERMO DEL COMPUTER) Dunque, alla locanda di Mirando Lina, codice fiscale MRN LNA piripi piripì, hanno preso alloggio, dall'inizio dell'anno…

DON GIOVANNI: Solare o fiscale?

GIULIETTA: (IGNORA) Vediamo, questi erano qui prima di noi:
Hedda Gabler, Annie Wobbler, il costruttore Solness,Peer Gynt, Filumena Marturano, Sor Todaro Brontolon,La famiglia dell'antiquario: Il padre, La madre, Lo zio Vania, la figlia di Iorio e Le tre sorelle.

DON GIOVANNI: (PIANO) Questi qui son tutti parenti, scommetto che non gli rilascia neanche la ricevuta fiscale.

GIULIETTA: Dunque, ah eccoci qui: Capuleti Giulietta in Montecchi, nata a ...piripì piripì, Montecchi Romeo,....piripì piripì residenti a Verona... Cipriani Desdemona in O'Thell, nata a Mestre, O'Thell Jackson, nato a Brooklyn...Brooklyn?(OSSERVA LINA) A me ha sempre detto che era della Giamaica, residenti a NYC, Riverside Drive 33... Alceste Pierre, Parigi, Rue Pavèe, 6... Tenorio Albornoz Pisciotta Giovanni Don, residente Montecarlo, Lussemburgo e Isole Cayman. Ostrega!
(DON GIOVANNI SVENTAGLIA DIVERSI PASSAPORTI.) Anghelopulos Maria Concetta detta " Cleopatra", Alessandria, Egitto.

DON GIOVANNI: Codice fiscale?

GIULIETTA: A me non interessa.

DON GIOVANNI: A me sì.

LINA: Perché poi?

DON GIOVANNI: Ah, io...mi diletto di cabalistica, e così dai numeri risalgo alla personalità delle persone.

LINA: Il codice fiscale non è cabala, è una cavolata, inventata dal fisco per spremerci meglio.

GIULIETTA: Tutto questo è irrilevante e non pertinente.

LINA: Non si dimentichi che qui alla locanda dorme anche la donna del mare.

GIULIETTA: La donna del mare?

LINA: La tuttofare, che io chiamo la donna del mare, perché arrivò un giorno in barca chissà da dove, e mi ha chiesto lavoro. Ora serve in tavola, divorata dalla nostalgia.

GIULIETTA: Siamo al completo?

LINA: La locanda non è mai completa, una camera è sempre a disposizione di un certo Hamlet Gunnarson, un principe danese, un tipo indeciso, che prenota, poi annulla, riprenota, una singola, una doppia una tripla, per sé, la madre, il patrigno, la fidanzata, che detto fra noi deve essere un po' sciroccata...Hamlet mi manda l'anticipo e non arriva nessuno, neanche il fantasma del padre…

GIULIETTA: Chi conosceva Desdemona, chi aveva interesse che lei morisse? Come si dice? Qui pro quo?

DON GIOVANNI: Cui prodest? A chi giova?

GIULIETTA: Ecco, a chi giova?

LINA: Era una buona cliente, sicuramente non verranno più. Voglio dire, il marito sicuramente non verrà più.

DON GIOVANNI:Io le ho fatto la corte come a tutte le belle donne,la sua morte non mi porta nessun vantaggio, al contrario, forse ho perso l'occasione per una...

GIULIETTA: Una?

DON GIOVANNI: Siamo fra adulti, ci capiamo. Un uomo è un uomo.

GIULIETTA: (TACCUINO ALLA MANO) No.

LINA: Scopata.

GIULIETTA: Oh.

DON GIOVANNI: Lei, signora Lina, è molto trasparente.

LINA: Dico pane al pane e vino al vino.

ENTRA CLEOPATRA

CLEOPATRA: Ho sentito parlare di scopate.

DON GIOVANNI: Non si illuda, siamo fermi alla nostra indagine.

CLEOPATRA: L'avete scoperto il colpevole?

GIULIETTA: Lei crede di partecipare a un gioco di società? Sa, a quei week end che organizzano le agenzie di viaggio, con un finto morto (BREVE PAUSA) e poi gli ospiti dell'albergo devono indovinare il colpevole.

CLEOPATRA: E se fosse così?

LINA: Purtroppo non è così.

SCENDE O'THELL DALLE SCALE.

O'THELL: Sono sotto stress, avete dei coperchi?

LINA: Prego?

O'THELL: Coperchi. Pentole. Cucina. Mi scarico suonando.

ESCONO INSIEME, POCO DOPO SI SENTE IL RITMO DI UNA STEEL BAND IN UN REGGAE SCATENATO. GLI ALTRI SI GUARDANO.

GIULIETTA: Comincerò da voi le mie domande: consideravate Desdemona Cipriani più di un'occasionale conoscenza alberghiera?

DON GIOVANNI: No.

CLEOPATRA: Come sopra.

GIULIETTA: E il signor O'Thell?

CLEOPATRA: No.

DON GIOVANNI: Idem.

GIULIETTA: (PRENDENDO APPUNTI) Bene. Proseguiamo. Avete sentito niente di sospetto questa notte, diciamo dalle....

ENTRA PIERRE CON UN PERSONAL COMPUTER PORTATILE.

PIERRE: (CACCIANDO UN URLO) No! Finché non arriva la polizia non voglio sentire queste pagliacciate.

GIULIETTA: Lei è un cafone, anche se viene da Parigi.

DON GIOVANNI: In effetti, si ascoltano le persone, per lo meno, prima di incavolarsi.

PIERRE: Come le ho già detto stamattina, io voglio incavolarmi e non ascoltare nessuno.

DON GIOVANNI: E allora perché non se ne sta in camera sua, a scrivere?

GIULIETTA: Già.

CLEOPATRA: Si sentirà solo, o forse avrà paura...

GIULIETTA: Spettri?

DON GIOVANNI: Ah, questi fantasmi!

CLEOPATRA: In fondo, c'è un assassino fra noi. (SCOCCA UNO SMAGLIANTE SORRISO A PIERRE ) N'est pas, mon cheri?

PIERRE: Stavo andando nel salottino a scrivere, in camera mia non ci si vede! Quattro stelle e una lampadina da venti volts!

DON GIOVANNI: Ti pareva se non brontolava un po'. Ma mi dica, perché viene sempre qui, per poi lamentarsi?

PIERRE: Appunto. Per poi lamentarmi!

DON GIOVANNI: Che soggetto!

GIULIETTA: Lei è un tipo che ha molti problemi e non vuole vedere gli altri felici.

SILENZIO

PIERRE: (SOSPIRANDO) Si accomodi pure, se indagare la fa felice.

GIULIETTA: C'ho azzeccato, eh?

ALL'ESPRESSIONE TRISTE DI PIERRE:

CLEOPATRA: Monsieur Pierre, cosa sta scrivendo adesso?

PIERRE: Una sceneggiatura che mi è stata commissionata.(PAUSA) L'ennesimo film su Venezia perché il produttore vuole così. Però nelle mie mani non sarà la solita cartolina illustrata. Non si vedranno i soliti campielli, le calli, i canali, San Marco e quei merdosissimi piccioni e quelle ancor più merdosissime comitive. Non si vedrà la chiesa della Salute, né quella di San Giorgio, né le Zattere né la Riva degli Schiavoni, non si vedrà una gondola, dico una in tutto il film.

GIULIETTA: (DISAPPUNTO) Oh.

PIERRE: E quando dico gondole, intendo anche motoscafi, vaporetti, traghetti, eccetera eccetera, insomma, tutto il ciarpame veneziano.

GIULIETTA: Oh.

CLEOPATRA: E allora cosa si vedrà?

PIERRE: L'Uno.

CLEOPATRA: L'uno?

PIERRE Il bus che da piazzale Roma conduce a Mestre.

GIULIETTA: Ah quella sì che è una bella cittadina, se il film lo grate lì non sembrerà certo una cartolina.

PIERRE: Lei non mi ha capito, non deve sembrare una cartolina, ma neppure il quadro iperrealistico del moderno paesaggio urbano degradato.

GIULIETTA: Sfruttato anche questo, immagino.

PIERRE: Assolutamente.

CLEOPATRA: Mi dica lei cosa non è stato sfruttato. Come si può ancora fare cinema, o teatro.

DON GIOVANNI: Non se ne fanno più di belle storie come quella dell'amore contrastato dei due amanti di Verona, ad esempio.

GIULIETTA: Ah. I due gentiluomini di Verona.

CLEOPATRA: Senta, io posso anche accettare che la Gioconda era l'autoritratto di Leonardo, che la Dama Bruna dei sonetti di Shakespeare era in realtà un suo amante, ma che Giulietta e Romeo erano due gay, no!

PIERRE: Cos'ha contro di loro?

CLEOPATRA: Niente, solo che non prestano mai attenzione.

GIULIETTA: Su (BATTE LE MANI) torniamo alla nostra indagine.

PIERRE: (PRENDE IL COMPUTER E SE NE VA) E' più forte di me. Lei mi ha rotto le scatole. Mademoiselle, vada anche lei a suonare qualche coperchio.

DON GIOVANNI: Ma dov'è la signora Lina?

CLEOPATRA: Appunto, a giocare coi coperchi.

DON GIOVANNI: La cosa mi incuriosisce.

ESCE. RESTANO GIULIETTA E CLEOPATRA.

GIULIETTA: Bene, lavoreremo meglio. Mi dica, signora Cleopatra, per quale motivo si trova a Venezia?

CLEOPATRA: (TONO MONDANO) Vacanze, lavoro, di tutto un po'...

GIULIETTA: Di cosa si occupa?

CLEOPATRA: Sono nel mondo dello spettacolo.

GIULIETTA: Mi pareva, infatti. E' attrice?

CLEOPATRA: (VAGA) Sì.

GIULIETTA: Cinema, teatro o (TREPIDANTE) televisione?

CLEOPATRA: Di tutto un po'. Ma mi dica di lei...cosa fa di bello a Verona?

GIULIETTA: La moglie.

CLEOPATRA: (MALIGNA) La serva amorosa.

GIULIETTA: La padrona di casa. Sa, abbiamo sempre tanti ospiti. Mio marito possiede un'industria dolciaria, la sua specialità sono i pandoro, e poi i cioccolatini, sa quelli con dentro le frasi celebri. La gente anche se non gli piace il cioccolato, li compra per aver qualcosa da dire alle feste.

CLEOPATRA: Interessante, e mi dica, avete figli?

GIULIETTA: No, purtroppo no, non sono venuti...E lei? Ah mi scusi, non le ho neanche chiesto se è sposata.

CLEOPATRA: Ma lo sa, mia cara figliola, che si possono avere bambini anche se non si è sposati? (GIULIETTA FA PER PARLARE, MA IN CLEOPATRA ORA PREVALE LA VOLONTA' DI SCIOCCARE) Io ne ho quattro: Giulio Cesare, il primogenito, poi Coriolano, e infine Troilo e Cressida, i gemellini. Tutti di padri diversi.

GIULIETTA: Anche i gemelli?

CLEOPATRA: (TONO SINCERO) Vivevo tranquilla ad Alessandria, in Egitto, quando incontro 'sto romano, bello come il sole, ricciolini neri, dentatura smagliante. Si chiamava Giulio Cesare, e fu il mio primo amore, ci persi la testa, la verginità, tutto. Poi lui dovette rientrare a Roma d'urgenza, e io ero già incinta, ma lui non lo sapeva, (MEDITABONDA) o forse sì, ripensandoci. Comunque più nessuna notizia da Giulio Cesare. Dopo un po' ne arriva un altro, Antonio, un parente, un suo socio in affari, non ho mai capito bene...Antonio si mette ad organizzare gite sul Nilo e alle Piramidi e io pensavo che Giulio Cesare gli avesse dato il mio indirizzo elettronico per aiutarlo come interprete. Vede, stando con Cesarione, lo chiamavo così perché (LIEVE ESITAZIONE) era grande e grosso, avevo imparato un po' di italiano. Di fare l'interprete invece non si parlava, in compenso si faceva molto l'amore, sa il clima dell'Egitto favorisce molto, l'aria profumata, il caldo delle giornate, si diventa languidi...In poche parole, sono rimasta incinta anche di lui. Quando si è ben divertito, mi ha detto che Cesare gli aveva dato il mio indirizzo perché avevo fama di darla via facilmente. (PAUSA) Facile io, che a casa mi trattavano come una regina. Così avevo due figli, uno ancora me l'avevano fatto passare, ma due no, e così i miei genitori, eh sì, gente del sud, molto severa, mi hanno cacciato di casa, dove mi trattavano come una regina, una regina...(PIANGE) Mi scusi. ( SCAPPA PIANGENDO)

GIULIETTA: E gli altri due? Mi deve finire la storia!

ENTRA O'THELL.

O'THELL: Cleopatra, perché piangeva? Non per mia moglie, lei non la conosceva. Forse per me...

GIULIETTA: Perché, vi conoscete?

O'THELL: Sure. Gran bella donna. Anche se ha sempre avuto il vizio di darla via troppo facilmente.

GIULIETTA: Ah. La regina d'Egitto. Ma lei mi scusi, dove l'ha conosciuta?

O'THELL: Non so, a Bombay forse. Mi scusi. Salgo a prendere una sciarpa, sennò m'infreddo la gola e stasera come faccio a cantare?

GIULIETTA: Stasera?!? Lei pensa stasera di...

O'THELL: Sure. Bye. (ESCE)

ENTRA LINA.

GIULIETTA: Mi sa dire come mai mi sfuggono tutti? Sembra che abbiano qualcosa da nascondere.

LINA: Monsieur Alceste non so, di Don Giovanni non so niente, solo che è appiccicaticcio, ma di sicuro quegli altri due non me la contano giusta...

GIULIETTA: Lei dice...Cleopatra e O'Thell?

LINA: Proprio.

GIULIETTA: (ANSIOSA, COL TACCUINO IN MANO) Ad esempio?

LINA: O' Thell e Cleopatra si conoscono. Da parecchi anni.

GIULIETTA: Io l'ho saputo adesso.

LINA: Credo anche che fra di loro ci sia stata e ci sia tuttora una storia.

GIULIETTA: Oh.

LINA: Si sono conosciuti non so se a Caracas o Rio de Janeiro, in qualche locale di infimo ordine, lui suonava e lei faceva spogliarelli e peggio, sa, quelle cose oscene con serpenti e banane.

GIULIETTA: Oh Gesù! Io ho solo Romeo, che dopo tanti anni...

LINA: Beh, comunque, io so che lui ha grossi debiti, credo con dei biscazzieri di Las Vegas, sa, avevano progettato qualcosa insieme, lui e ...lei.

GIULIETTA: Cleopatra.

LINA: I soldi della povera Desdemona aggiusterebbero tutto.

GIULIETTA Ma lei come fa a saperlo?

LINA: Noi locandieri siamo un po' come dei confessori...

GIULIETTA: Eppure Cleopatra ha negato di conoscerlo. Conoscere una persona non significa ammettere di aver avuto una relazione.

LINA: Se si nega vuol dire che c'è qualcosa sotto.

GIULIETTA: Ah, e lei pensa che l'hanno fatto insieme o solo lui?

LINA: Questo non glielo so proprio dire...

GIULIETTA: Dovrò scoprirlo...

LINA: Faccia domande un poco più accorte, subdole, faccia dei tranelli…

GIULIETTA: Peccato, mi erano simpatici, più di quell'arrogante di un francese e di quel vanesio di uno spagnolo.

LINA: Oh, lasci perdere, quelli me li lavoro io. Sono abituata a clienti ostici e ciononostante, adesivi.

GIULIETTA: Sa cosa penso, che sarebbe bello farli incontrare da soli, con uno stratagemma, e io mi nascondo con un registratore.


SI GUARDA ATTORNO PER UN POSSIBILE NASCONDIGLIO: GRANDE TENDAGGIO CHE COPRE UNA PARETE.

LINA: (IRONIA LIEVE) Lei ha una mente diabolica.

GIULIETTA:(COMPIACIUTA) E' tutta la vita che aspetto un'occasione così. Di solito i gialli mi accontento di vederli, o di leggerli. Quante volte (SOSPIRA) ho chiesto a mio marito di portarmi a Londra, avrei visto la "Trappola per Topi" .

LINA: Non dovevamo mettere in atto la nostra, di trappola?

GIULIETTA: Ha ragione, ma quando io parlo di gialli, non capisco più niente.

LINA: Come per altri il sesso. E senz'altro è così per la nostra Cleopatra!

GIULIETTA: Lei sa chi sono gli altri padri?

LINA: Adesso li chiamo con l'interfono. (A BASSA VOCE PARLA NELL'INTERFONO)

GIULIETTA: Cosa gli ha detto?

LINA: Di scendere.

GIULIETTA: E basta ?

LINA: Basta così. (GIULIETTA HA UN MOTO DI RISPETTO VERSO LINA, CHE VEDE COME DONNA FORTE E VOLITIVA.)

GIULIETTA: Ora devo nascondermi. Dove? (PROVA DIVERSI NASCONDIGLI)

LINA: (LE PORGE UN PICCOLO REGISTRATORE) Eccole il registratore.

LINA ESCE VERSO L'OFFICE E GIULIETTA SI NASCONDE.
ARRIVA PRIMA CLEOPATRA E POI O'THELL.

O'THELL: (GUARDANDOSI ATTORNO) Non c'è nessuno.

CLEOPATRA: Ci sono io.

O'THELL: Shit!

CLEOPATRA: Grazie.

O'THELL: Mi aspettavo i carabinieri.

CLEOPATRA: Lo so che le mie quotazioni sono scese un pochino, da quando a vent'anni facevo la danza del ventre, ma preferirmi addirittura i carabinieri, beh, questa poi...hai cambiato abitudini?

O'THELL: In questo momento non ho alcuna intenzione di provarti il contrario.

CLEOPATRA: Non mi hai ancora degnata di uno sguardo, da quando sono arrivata.

O'THELL: Sai bene che tu non sei una buona referenza. Il "Jamaica Inn" sta cambiando proprietario, e io non sono sicuro di riavere il mio ingaggio.

CLEOPATRA: E io che c'entro? Sono anch'io alla ricerca di un ingaggio. Chi sarà il nuovo proprietario?

O'THELL: Le trattative sono segrete, vi compare una multinazionale, ma tutto fa capo a un certo Don Giovanni Pisciotta Tenorio e non so quali altri cognomi.

CLEOPATRA: Don Giovanni! Ma è qui!

O'THELL: Quel pallone gonfiato? Vado a cercarlo.

CLEOPATRA: No caro, andiamo a cercarlo. Si da il caso che su di lui ho un certo ascendente.

ESCONO. GIULIETTA ESCE DAL NASCONDIGLIO E GUARDA IL REGISTRATORE CON RIMPROVERO. INTANTO ENTRA LINA DALL'OFFICE.

GIULIETTA: Non sono mica sospetti, lui addirittura aspettava i carabinieri!

LINA: E' un volpone. Tutto per fuorviare i nostri sospetti.

GIULIETTA: E come faceva a saperlo?

LINA: Era facile da immaginare che qualcuno stesse ad ascoltare. Forse le si vedevano i piedi sotto la tenda...

GIULIETTA: (SI GUARDA LE SCARPE) E allora perché non me l'ha detto prima?( SBATTE A TERRA IL REGISTRATORE)

LINA: Questo glielo metto in conto. Però si conoscono bene, ha visto? Lui sa fingere, e anche lei, non per niente sono nel mondo dello spettacolo. Sa cosa le dico, mentre loro sono a corteggiare Don Giovanni, lei può andare in camera di O'Thell, e cercare una busta cilestrina.

GIULIETTA: In camera? Oh dio, non so...una busta cilestrina?

LINA: So quel che dico, mi creda.

GIULIETTA ESCE E LINA PARE SODDISFATTA. PARLA NELL'INTERFONO.

LINA: Caterina, finisci di preparare la sala da pranzo.

ENTRA PIERRE SEMPRE INCAVOLATO.

PIERRE: Ora che avevo cominciato ad ingranare bene, comincia l'andirivieni del pranzo! Vengo qui per appartarmi a scrivere e ogni giorno c'è una baraonda. Una sera il carnevale, un'altra ammazzano qualcuno.

LINA: Gliel'ha mai detto nessuno, monsieur Pierre, che lei ha un brutto carattere?

PIERRE: E lei perché si lamenta? Non mi deve mica sposare. Le basta che le paghi il conto, vero?

LINA: Che meschinità.

PIERRE: Praticità. Lei non fa la locandiera?

LINA: Prima sono un essere umano e avrei diritto a un po' di considerazione.

PIERRE: Ah gli esseri umani, mille mille volte meglio le bestie!

LINA: (PIANO, FRA SE') Che barba questi ambientalisti!(FORTE) Mi piacerebbe sapere cosa le hanno fatto, gli uomini, per renderla così.

PIERRE: E lei allora, perché non si è mai sposata?

LINA: Mi piace l'arrosto e del fumo non so che farne. Se avessi sposati tutti quelli che hanno detto di volermi, oh...avrei pure tanti mariti!A maritarmi non ci penso nemmeno, non ho bisogno di nessuno, vivo onestamente e godo la mia libertà.

PIERRE FA PER PARLARE, MA SCENDE GIULIETTA, TRIONFANTE.

GIULIETTA: Signora Lina, può organizzare una riunione qui, per
tutti, dopo pranzo, diciamo, alle tre? Io prenderò solo un panino su in stanza con mio marito, per mettere insieme le tessere del mosaico e per l'ora del tè le servo il suo assassino assieme ai pasticcini.

PIERRE: E quando mai...

GIULIETTA: Penso già di avere abbastanza elementi per incriminare la coppia fatale.

PIERRE: Il cielo ci liberi dalle donne saccenti!

GIULIETTA: (IGNORANDOLO) Lui aveva dei debiti a Las Vegas, una cifra da capogiro e nella lettera si parla anche di una socia. Senta bene, socia, non moglie, in questo suo progetto di aprire un motel con annesso casinò eccetera eccetera...

LINA: Ma davvero!

GIULIETTA: E ritengo inoltre che l'esecutrice materiale del delitto sia stata la donna, perché penso che se si controlla l'ora del decesso, lui risulterà ancora nel locale in cui suonava. Alibi.

LINA: Cleopatra?

GIULIETTA: Non ci vuole molta forza per soffocare qualcuno con cuscino, figuriamoci un'egiziana. ( ESPRESSIONE PERPLESSA DI LINA, CURIOSA DI PIERRE) Quelle piramidi...ci saranno voluti dei bei muscoli per tirarle su.

LINA: Non è detto che le abbia tirate su lei.

GIULIETTA: L’età c’è.

LINA: Gelosa?

GIULIETTA: Gelosa io, di quella... non fatemi parlar male.

PIERRE: Pettegolezzi delle donne. Andiamo a tavola, piuttosto.

LINA: Accomodatevi, io salgo a vedere se la salma è in ordine.

GIULIETTA: Si ricordi del mio panino.

ESCONO. PIERRE VA NELLA SALETTA MENTRE LINA SALE E GIULIETTA SI ATTARDA ANCORA UN ATTIMO.
GONG DEL PRANZO CHE LA FA SUSSULTARE MENTRE CONSULTA IL COMPUTER.
PASSA DON GIOVANNI TALLONATO DA O'THELL E CLEOPATRA CHE SI E' TOLTA LA GIACCA E ORA HA UN CORPINO CHE LE LASCIA SCOPERTO L'OMBELICO.

O'THELL: Don Giovanni, ma com'è possibile che non abbia mai sentito parlare della "Safe Sex Band"? Tutti i locali di un certo nome fanno a gara per averla! E' da mesi in cima alla lista della "hit parade"!


DON GIOVANNI INTONA "MADAMINA, IL CATALOGO E' QUESTO" DAL DON GIOVANNI DI MOZART. O'THELL GUARDA CLEOPATRA PERPLESSO. VANNO IN SALA DA PRANZ0. GIULIETTA SALE. BRUSIO DALLA SALA DA PRANZO.

( voci da fuori)

DON GIOVANNI: Per intrattenervi, vi racconterò delle mie conquiste amorose. (INTONA "FARFALLONE AMOROSO" DA MOZART)

PIERRE: Non trova faticoso il dover essere sempre all'altezza della sua fama?

DON GIOVANNI: La fatica maggiore è quella di scegliere i fiori, il mattino dopo. Di solito me la cavo con una dozzina di rose scarlatte.

CLEOPATRA: Io da un marinaio a Marsiglia ho ricevuto una rosa tatuata.

O'THELL: (CON VOCE CHE VA POI IN DISSOLVENZA) Una sera, a Casablanca, mentre suonavo, ho sentito i discorsi di due sergenti della Legione Straniera. La sera prima dovevano trovarsi all'uscita con un uomo dal fiore in bocca, era un segno di riconoscimento, per vender loro dell'erba, ma non si sa come, erano arrivate la signorina Giulia e la signora Morli, una e due, cioè prima e dopo l'operazione, che risultarono poi essere due loro ex-commilitoni. All'amica delle mogli avevano invece fatto un innesto e ora lei si faceva chiamare Tamerlano il Grande.

ENTRA PIERRE CHE GUARDA L'OROLOGIO, SFOGLIA QUALCHE RIVISTA, POI SI VOLTA VERSO LA PLATEA, PER SIGNIFICARE CHE GUARDA DALLA FINESTRA. ENTRA CLEOPATRA.

CLEOPATRA: Riesce a vedere qualcosa, con quella nebbia?

ENTRA DON GIOVANNI.

PIERRE: Un gabbiano, un'anatra selvatica, un pellicano, forse...
ma niente polizia...

DON GIOVANNI: Meno male. Cioè, volevo dire (GLI ALTRI LO OSSERVANO) che tanto la polizia non risolve mai niente.

PIERRE: Sarà, ma non credo che quella casalinga di Verona riesca a far qualcosa di meglio.

CLEOPATRA: Beh almeno passiamo il tempo, quella ragazzina mi diverte...Le ho fatto credere che ho avuto quattro figli da quattro padri diversi...Dovevate vedere la sua faccia.

PIERRE: E invece? Quanti padri hanno avuto?

CLEOPATRA: Oh, lei mi lusinga...Io sono solo una povera vedova...

DON GIOVANNI: Lei è una vedova scaltra.

CLEOPATRA: Magari... Anghelopulos era un impresario di Smirne.
Durante una tournee a Beirut è saltato in aria. Di lui si è salvato solo il suo cappello di paglia di Firenze. Ed eccomi qui a cercare lavoro.

PIERRE: (PIANO) O marito.

DON GIOVANNI: E adesso, come si mantiene? Suo marito le ha lasciato una pensione? O lei essendo, attrice, ha i contributi ENPALS? E tiene la partita IVA? Prima non ho fatto a tempo a chiederle queste cose perché il signor O'Thell mi ha assordato con i suoi coperchi. E' bravo, non dico di no, ma quanto strepito! Molto rumore per nulla.

CLEOPATRA:, Era un’audizione, come proprietario di locali notturni dovrebbe esserci abituato.

DON GIOVANNI: Oh, io prediligo un genere soft.

ENTRA O'THELL CHE SI SPECCHIA. DALLE SCALE SCENDE LINA, OSSERVA CLEOPATRA.

LINA: (SORRIDENDO) Signora Cleopatra, lei ci illude con un risveglio di primavera.

DON GIOVANNI: La signora Cleopatra ci porta il caldo dell'Egitto, con quel suo esotico corpetto.

CLEOPATRA: Oh, uno straccetto, uno scampolo di broccato comprato qui, da un mercante di Venezia.

ENTRA GIULIETTA ARIA INDAFFARATA. UN TACCUINO IN MANO E UNA LENTE DI INGRANDIMENTO DALL'ALTRA. LI POSA SUL TAVOLINO.

GIULIETTA: (BATTE LE MANI PER IMPORRE SILENZIO, GLI ALTRI, LORO MALGRADO, VI ACCONSENTONO) La signora Lina vi avrà detto che l'ho voluta io questa riunione. ( SILENZIO ) Avete pensato a un nuovo gioco di società? ( SILENZIO ) Ok. Procediamo. Vi ho qui riunito per fare il punto sulla situazione. In queste ore ho messo a punto alcuni dettagli e penso che ora il nostro puzzle sia completato. (SILENZIO) Stamane la signora Desdemona Cipriani O'Thell è stata trovata morta nel suo letto, innegabilmente soffocata con un cuscino. (PAUSA BREVE) Il primo ad essere sospettato è naturalmente il marito.

PIERRE: Naturalmente, che paradosso, e così il matrimonio che dovrebbe essere il coronamento di una storia d'amore ne diventa invece la tomba, nel vero senso della parola.

GIULIETTA:(IGNORANDOLO, PUNTA IL DITO SU O'THELL E CLEOPATRA)Lei, Jackson O'Thell e lei, Cleopatra Anghelopulos, siete i colpevoli di questo orrendo crimine.

PIERRE: Orrendo crimine, frase fatta. Quando mai un crimine è "carino", "grazioso", "civettuolo".

GIULIETTA: (SOSPIRANDO) Voi avevate l'opportunità, il modo e il movente. Movente: ereditare. Opportunità: le stanze comunicanti. Modo: chiunque sa maneggiare un cuscino.

PIERRE: E non c'è neppure bisogno del porto d'armi.

GIULIETTA: (COME SOPRA) Lei signora Cleopatra mi aveva detto che non conosceva mr O'Thell, mentre lui ha affermato che vi eravate già incontrati. Dove?

CLEOPATRA: Istanbul.

O'THELL: (CONTEMPORANEAMENTE) Viareggio.

DON GIOVANNI:A me han detto Saigon. Presumibilmente in un bordello per soldati americani.

CLEOPATRA: Che importanza ha se ci siamo mai conosciuti e dove?

O'THELL: Ok, vada per Saigon. E allora?

LINA: Non è possibile, Desdemona mi aveva detto che suo marito si era fatto riformare. Insufficienza toracica.

GIULIETTA: Per l'ultima volta, dove vi siete conosciuti?

CLEOPATRA: (GUARDA O'THELL) Singapore?

O'THELL: Ri..Singapore.

GIULIETTA: Las Vegas vi dice niente? (O'THELL E' TURBATO) 300.000 dollari agli scagnozzi di Don Luigi Cacace detto Liolà. (SVENTOLA LA LETTERA)

O'THELL: Dove l'ha trovata? Ha frugato in camera mia, bitch!

GIULIETTA: Avevate dei debiti, tutti e due! E così avete ucciso Desdemona ! Il suo patrimonio personale ammonta a cinquanta milioni di euro.

CLEOPATRA: E io cosa c'entro?

O'THELL: Fuck off.

GIULIETTA: Volevate aprire un casinò a Las Vegas.

PIERRE: Come portare vasi a Samo.

GIULIETTA: Cielito lindo. Il nome, già depositato, del casinò con annessi motel, sauna, e piscina climatizzata, tutti forniti di slot machines, anche le toilettes.

CLEOPATRA: Magari! Cielito lindo...

DON GIOVANNI COMINCIA AD INTONARE "CIELITO LINDO" CUI FA SUBITO SEGUITO O'THELL. COLPI DA SOPRA. TUTTI AMMUTOLISCONO. DON GIOVANNI FA GLI SCONGIURI.

DON GIOVANNI: E'.... Desdemona?

GIULIETTA: Mio marito che vuol riposare! Dov'eravamo rimasti?

DON GIOVANNI: Cielito lindo. Eh, ci vorrebbe qui, un cielo pulito. Che fra Mestre e Porto Marghera...

CLEOPATRA: Momento! Alt, stop, fermi tutti. (A DON GIOVANNI) Cos'ha detto lei? Un cielo pulito? Si riferisce a "cielito lindo"?

DON GIOVANNI: Certo.

CLEOPATRA: Lindo per dire pulito?

DON GIOVANNI: Ma certo, Mastro Lindo!

CLEOPATRA: Lei non è di Siviglia?

DON GIOVANNI: Siviglia, città dalle donne dagli occhi di fuoco!

CLEOPATRA: Lasci perdere il fuoco, torniamo al cielo, mi pare di aver capito che per lei "lindo" significa pulito.

DON GIOVANNI: Veramente...

CLEOPATRA: Anche i bambini dell'asilo sanno che in spagnolo "lindo" vuol dire bello.

PIERRE: E'un "falso amico".

CLEOPATRA: Lei non è Don Giovanni Tenorio!

GIULIETTA E' A BOCCA APERTA.

O'THELL: Mi era nato qualche sospetto: non aveva mai sentito parlare di me!

GIULIETTA: Se non è il vero Don Giovanni, allora è l'assassino.

CLEOPATRA: E' vero, aveva sempre paura che arrivasse la polizia!

PIERRE: Tutte quelle frasi amorose imparate a memoria!

LINA: Un momento, lasciatelo parlare.

DON GIOVANNI: Grazie. (MOLTO SUDATO) Lo ammetto, non sono Don Giovanni Tenorio, sono, ecco, sono Mimì Sganarello. Il suo segretario privato. Ho preso la sua carta di credito per farmi una vacanza. Sono quindici anni che lavoro per lui e mai un giorno di ferie. (PAUSA BREVE) L'altra sera eravamo a cena con un commendatore, fra i discorsi, pesantissimi e le pietanze, che sembravano pietre, il mio principale si sentì male e dovetti portarlo in una clinica privata per una lavanda gastrica. La clinica si trova sui Colli Euganei, e per tornare non mi restò altro che riprendere l'ambulanza. Mezzo insonnolito e la testa mi cascava. E così vidi per terra un piccolo rettangolino di plastica, pensai alla tessera della telecom. Fan sempre comodo, io non l'ho io il telefonino. (PAUSA)Guardando meglio vidi che era la Platinum Card del mio padrone. Visto che i medici avevano prescritto a Don Giovanni un riposo completo, e non aveva quindi bisogno di me, pensai a farmi una vacanza. Vacanze romane…
Io ho il piacere dell'onestà, io. E poi quella Desdemona non la conoscevo nemmeno. (SILENZIO) Così è ( se vi pare).

GIULIETTA: (BATTE IL PIEDE STIZZITA) Ma non è una cosa seria.

PIERRE: E' il giuoco delle parti.

CLEOPATRA: Ciascuno a suo modo.

O'THELL: L'uomo (INDICA SE STESSO),, la bestia (INDICA CLEOPATRA), la virtù. (INDICA GIULIETTA)

LINA: Cala la tela.





ATTO SECONDO


E' SERA. LE TENDE SONO TIRATE. NEL FOYER-SALOTTO ORA TRONEGGIA UNA LAVAGNA CON DEGLI SCHIZZI. SUL TAVOLINO UN CUSCINO DA LETTO CON FODERA BIANCA E UN CARTONCINO POSATO DAVANTI CON IL NUMERO 1 SCRITTO A CARATTERI CUBITALI. ENTRA PIERRE E SI SIEDE SUL DIVANETTO, POI CI RIPENSA E ACCOMODA IL CUSCINO IN MODO DA ALLUNGARE I PIEDI SUL DIVANETTO. ENTRA GIULIETTA E DA' UN URLO.

PIERRE: Che strepito è questo?

GIULIETTA: E' l'arma del delitto, il referto numero 1, quello che si è messo sotto i piedi!

PIERRE: Ha paura che si cancellino le impronte?

GIULIETTA: Un po' di rispetto, che diamine!

PIERRE: Il cuscino mi fa pensare che l'assassino o legge gialli o è appassionato di Shakespeare o tutti e due.

GIULIETTA:(DOPO UNA ATTIMO SOPRAPPENSIERO, VA ALLA LAVAGNA E SCRIVE) Lettore di gialli e/o Shakespeare.

PIERRE: Le piace Shakespeare?

GIULIETTA: Insomma, ehm...Le sue storie sono sempre così tragiche...

PIERRE: Mentre i gialli...

GIULIETTA: Ah i gialli non me li perdo mai in Tv e ne leggo anche uno al giorno.

PIERRE: E suo marito?

GIULIETTA: Cosa significa? Che trascuro i doveri di casa? Noi donne non siam le serve dei nostri mariti.

PIERRE: Siamo d'accordo, però è lui che esce la mattina a procurare il pane, pardon, pandoro.

GIULIETTA: Non si vive di solo pandoro.

PIERRE: Infatti, lui fa anche colombe, panettoni, pandolci, meringhe, tartufi...

CLEOPATRA:(ENTRANDO) Un tartufo al caffè, come lo vorrei, adesso.
La cena non era un granchè.

GIULIETTA: Oh, per quello che mangio io... spiluzzico...

CLEOPATRA:Io invece non ho mai dovuto preoccuparmi della linea!
Cesare mi faceva certe pastasciutte, però diceva che la puttanesca gli riusciva bene solo a Roma. La danza del ventre, figliola, è la miglior ginnastica che ci sia, dopo quella che si fa a letto, s'intende. Ma lei lo sa bene, con quel birichino del nostro Romeo.

GIULIETTA: Lo conosce?

CLEOPATRA: Of course. Certo.

GIULIETTA: Ma come! Da quando siamo qui non si è mosso dalla stanza per via della gamba e da Verona non si muove se non per venire a Venezia per il carnevale.

PIERRE HA CHIUSO GLI OCCHI, OGNI TANTO LI APRE PER SEGUIRE.

CLEOPATRA: Ne.. nel novantaquattro non si è per caso allontanato da casa, nel novantaquattro?

GIULIETTA: Sarà andato a Padova, o a Milano, per le quotazioni del pandoro.

CLEOPATRA: Milano. Sì, può essere, al cocktail party dopo la sfilata di Armani.

GIULIETTA: Non è il suo genere.

CLEOPATRA: Ne è sicura?

GIULIETTA: Qualche volta va a Lugano...

CLEOPATRA: Tombola! Lugano, sì, ci siamo incontrati a Lugano.

GIULIETTA: Lugano?!?

PIERRE: Lugano, città peccaminosa se si vuole, se proprio si vuole...

CLEOPATRA: Dipende da quale, dei sette peccati capitali.

GIULIETTA: Salgo subito a chiederglielo. Lei, a Lugano, in quale locale si esibiva?

CLEOPATRA: Nel caveau dell'Ubiesse. Molto frequentato dagli italiani.

GIULIETTA SALE. SOSPIRO DI SOLLIEVO DI PIERRE.

CLEOPATRA: Unione Banche Svizzere. (RIDE)

PIERRE: Secondo me è talmente ingenua da essere furba.

CLEOPATRA: Dice che finge?

PIERRE: Non so, ma ho idea che ella s'umilia per vincere.

CLEOPATRA: Con tutti i miliardi che si ritrovano non sanno far altro che da Verona venire a Venezia per il carnevale.

ENTRA DON GIOVANNI.

DON GIOVANNI: Miliardi? Chi possiede miliardi?

CLEOPATRA: Non io, caro...Mimì.

DON GIOVANNI: Non chiamatemi Mimì. Sono Sganarello.

PIERRE: Sembra il nome di un biscotto.

CLEOPATRA: Monsieur Pierre, siamo sul dolce, eh oggi? Mi sembra che i suoi aculei si siano un po' arrotondati, ultimamente. Si è per caso innamorato?

PIERRE: Fuggo dall'amore quasi quanto dal genere umano!

DON GIOVANNI: Chi teme l'amore, teme la vita.

PIERRE: Adesso può anche risparmiarci le sue citazioni.

DON GIOVANNI: Erano nell'inserto di una rivista: 100 frasi d'amore, l'ho preso a mia moglie.

CLEOPATRA: Ma anche lei che con una Platinum rubata, viene a seppellirsi qui! Capisco monsieur Pierre, che cerca tranquillità per scrivere...

DON GIOVANNI: E lei allora?

CLEOPATRA: Io è diverso. Io l'ho vinto questo soggiorno.

DON GIOVANNI: Vinto? E come?

CLEOPATRA: Oh, è una storia lunga.

PIERRE: Merendine, formaggini, creme?

DON GIOVANNI: Un quiz televisivo? Ora distribuiscono milioni come noccioline, e riescono anche ad evadere il fisco.

CLEOPATRA: Ok, una mattina, mentre stavo prendendo la mia pappa reale dalla giara, suona il telefono, uno squillo intercontinentale...

ENTRA LINA.

LINA: Signora Cleopatra, avrei bisogno del suo aiuto di truccatrice.

DON GIOVANNI: Un momento, che ci deve finire la storia.

CLEOPATRA: Prego?

LINA: Mr O'Thell mi ha pregata di aiutarlo a dare un po' di make up alla povera Desdemona, ma poi lui se l'è svignata con la signora Giulietta e io non so più che fare.

CLEOPATRA: Io veramente, so truccare solo me stessa, e da viva.

LINA: (LA PRENDE DA PARTE) Suvvia, ( BASSISSIMA VOCE) io ho la sua scheda, il locandiere è un po' come un medico, per forza. So quanti anni ha. (SUADENTE) La prego. Lei è donna di garbo.

CLEOPATRA FA CENNO DI SI' ED ESCONO.

PIERRE: (GUARDANDO LINA) Signora Lina!

DON GIOVANNI: Anche a lei piace la nostra locandiera, vero?
Se la farebbe, eh, magari anche stanotte, eh?

PIERRE: (SECCATO) Pensi ai cavoli suoi, cochon!

DON GIOVANNI: Ho fatto centro! (RIDE) Se uno proprio...volesse togliersi la voglia, penso che quella Cleopatra non direbbe certo di no, ma appunto, non ci sarebbe nessun gusto. E' troppo palese che è una...cortigiana.

PIERRE: Cortigiana, che bel eufemismo.

DON GIOVANNI:Tanto fa rima! Sa perché invece la locandiera ci attrae tanto? Perché sembra che noi non le interessiamo!

PIERRE: Sa cosa penso, che lei è chiaramente ossessionato dal sesso, obsexed. Il marito è fuori tutte le notti, lei con una scusa è entrato in camera della povera Desdemona. Qualche frase fatta delle sue, ma non funziona. Allora cerca di prenderla con la forza, la donna le resiste, e lei, ormai eccitato, preso da raptus, afferra il cuscino e (MIMA IL GESTO DI SOFFOCARE COL CUSCINO)così..

DON GIOVANNI: (SCOSTA IL CUSCINO CON ORRORE) Ma queste cose si leggono solo nei romanzi! E metta giù quel cuscino!

PIERRE: Non è carico!

DON GIOVANNI: Io invece penso che è stato lei! La povera signora, facendo la doccia a quelle ore, le impediva di concentrarsi sulla sceneggiatura e si sa che gli scrittori sono egocentrici e hanno una mente perversa. Non potrebbero immaginarsi le cose che scrivono, sennò.

PIERRE: Ora che ci siamo convinti che siamo entrambi degli assassini potenziali, perché non ce lo facciamo un whisky insieme? Andiamo?

ESCONO. DA UNA QUINTA DI PROSCENIO O DALLA PLATEA PER INDICARE CHE VENGONO DA FUORI, ENTRANO CORRENDO O'THELL E GIULIETTA. RIDONO, COME CHI E' STATO INSIEME AL FREDDO MA NON LO HA AVVERTITO SINO A QUEL MOMENTO PERCHE' IN PREDA AD ALTRE EMOZIONI.

GIULIETTA: Oh, che bel calduccio.

O'THELL: (BATTENDO LE MANI) Siamo stati bravi a non cascare in acqua! Che nebbia!

GIULIETTA: Io la nebbia la trovo molto romantica, avvolge tutte le cose e uno se le immagina come vuole...

O'THELL: Più belle?

GIULIETTA: (ESPRESSIONE RAPITA) Sì.

O'THELL: A me è difficile immaginarmi più bello...

GIULIETTA: (COME SOPRA) Sì.

O'THELL: Si stava bene fuori, senza il blabla di questa gente.

GIULIETTA: (C.S.) Sì.

O'THELL: Vado a prenderti qualcosa da bere?

GIULIETTA: No,grazie, stiamo ancora un po' qui, noi due soli. Ho paura che se vai di là, qualcuno ti possa sequestrare.

THELL: (LE PRENDE LA MANO) Nessuno ha mai sequestrato Jackson O'Thell, se lui non voleva...

GIULIETTA: Hai fatto anche dei concerti a Central Park?

O'THELL: Sure.

GIULIETTA: Anche dei video?

O'THELL: Sure.

GIULIETTA: Oh. Dev'essere bello girare il mondo facendo quello Che piace. E far felice la gente. Perché la musica rende felici ... o anche tristi, ma è la stessa cosa, in fondo...

O'THELL: C'è gente che è felice d'esser triste. Mentre io sono triste quando sono felice, perché so che non tutti possono esserlo.

GIULIETTA: Oh...e, dimmi, hai cominciato a suonare da piccolo, in Giamaica?

O'THELL: Non voglio sembrare egoista. Parlami di te, dei tuoi gusti. Ti piaccio? (NON ASPETTA NEPPURE LA RISPOSTA, LA BACIA E LO FA CON CONDISCENDENZA, POI SI SCOSTA PER VEDERE l’EFFETTO CHE IL SUO BACIO HA AVUTO)

GIULIETTA E' SENZA FIATO. MENTRE SI BACIAVANO ERA ENTRATO PIERRE CHE AVEVA DIMENTICATO GLI OCCHIALI SUL TAVOLINO, LI PRENDE, LI INFORCA, GUARDA I DUE CHE SI BACIANO, POI SE LI TOGLIE ED ESCE DALLA STANZA, RIMANENDO NASCOSTO DIETRO UN ANGOLO. LORO NON SE NE AVVEDONO.

GIULIETTA: (MENTRE O'THELL SI E' GIA' GIRATO VERSO IL TAVOLINO PER PRENDERE L'ACCENDISIGARI DA TAVOLO E ACCENDERSI UN SIGARO) Jackson, mr O'Thell, noi, non possiamo continuare così, dobbiamo lasciarci...abbiamo dei doveri. Resteremo buoni amici?

O'THELL: ( SBRIGATIVO, MENTRE LEI PARLA) E' stato bello, addio.

O'THELL ESCE PER SALIRE AL PIANO DI SOPRA, GIULIETTA LO SEGUE E COSI' FA PIERRE, CHE FACENDO L'ANGOLO STRETTO SCONTRA LIEVEMENTE CONTRO UNA MENSOLA E FA CADERE IL TELECOMANDO E SI ACCENDE LA TELEVISIONE, IL CUI SCHERMO NON E'RIVOLTO AGLI SPETTATORI.
TRE SONO GIA' FUORI SCENA.

SPEAKER: Venezia: arrestati per frode fiscale continua e aggravata, il noto finanziere e play boy internazionale Don Giovanni Tenorio Albornoz Pisciotta e il suo segretario Mimì Sganarello. La notizia, che avrebbe dovuto restare segreta fino ad un successivo arresto, è trapelata da ambienti bene informati. Don Giovanni Tenorio e il suo segretario sono attualmente interrogati dal magistrato inquirente.

ENTRA TRAFELATO DON GIOVANNI CHE CERCA DI SPEGNERE, NON TROVA IL TELECOMANDO, SI CHINA E STRAPPA I FILI. IN QUEL MENTRE ENTRANO LINA E CLEOPATRA. LUI E' CHINATO E NON LO VEDONO.

CLEOPATRA: Io penso che non significhi niente...

LINA: Certo, non è di nessuna importanza...

CLEOPATRA: Lo tiene lei?

SI ACCORGONO DI DON GIOVANNI CHINATO.

LINA: Cosa sta facendo?

DON GIOVANNI: Niente, ho perso un bottone.

LINA: (SCRUTANDOLO) Mi sembra li abbia tutti.

DON GIOVANNI: Dei pantaloni.

CLEOPATRA OSSERVA DA VICINO. LINA SORRIDE.

LINA: Volete giocare a Monopoli? Se preferite, la cuoca è disponibile per un sette e mezzo o uno scopone...

DON GIOVANNI: Col morto, oh, scusate, non ci pensavo.

CLEOPATRA: Mi sembra che alla povera Desdemona non ci pensa più nessuno. Adesso è proprio bella, modestamente.

LINA: (A DON GIOVANNI) Senta e per la firma, lei la sa imitare bene, perché non ci voglio mica rimettere, eh? Anche se lei non è il titolare della Platinum Card.

DON GIOVANNI: Non si preoccupi.

CLEOPATRA: Ce lo prendiamo un digestivo?

LINA: Ho qui la mia riserva personale. (SI VOLTA VERSO IL BANCO DELLA RECEPTION SI CHINA E PRENDE UNA BOTTIGLIA E TRE BICCHIERINI)

DON GIOVANNI: (SEDENDOSI SUL DIVANETTO, IMITATO DA CLEOPATRA)
Io stavo bevendo un whisky in compagnia di quel rustego, poi improvvisamente ha detto che aveva dimenticato gli occhiali ed è sparito.

LINA: (APPOGGIANDO IL TUTTO SUL TAVOLINO) Non se la prenda, i rusteghi meglio perderli che trovarli. Però chi l'avrebbe detto?

DON GIOVANNI: Cosa?

LINA: Niente.

CLEOPATRA: (CON UN SOSPIRO) Eh...tante storie...

DON GIOVANNI: (ACCENNANDO AL COMPUTER) Lei tiene tutto lì dentro, anche la sua contabilità.?

LINA: Ho un programma apposta. Evito tante scartoffie in giro, e nessuno vi ha accesso. Solo io e il mio commercialista sappiamo la password.

DON GIOVANNI: Di solito il giorno del proprio compleanno.

LINA: Per carità.

CLEOPATRA: E chi se lo ricorda più.

LINA: (SEDENDOSI ACCANTO A LORO) Ah, lei se lo è dimenticato?

CLEOPATRA: Io ho una memoria come si dice...

DON GIOVANNI: Selettiva?

CLEOPATRA: Eh, misericordiosa, mi fa dimenticare le cose sgradevoli.

LINA: Comodo, molto comodo.

CLEOPATRA: Vero?

LINA: E anche le persone vengono trinciate dalla sua memoria? Dimentica anche loro così facilmente?

CLEOPATRA: Non so cosa voglia dire, ma io ho dovuto presto imparare a indossare la corazza. Vivevo felice ad Alessandria, d'Egitto, poi è arrivato un romano, un commesso viaggiatore, mi ha sedotta, abbandonata, e poi è morto. Dopo la caduta del muro di Berlino è arrivato un altro romano, e la storia si è ripetuta.

DON GIOVANNI: Lo ricorda con rabbia eh?

CLEOPATRA: E così con cinque bambini, ho dovuto arrangiarmi a trovarmi presto un lavoro.

LINA: A Verona.

CLEOPATRA: (STUPEFATTA) Verona? Come lo sa?

DON GIOVANNI: Cinque? Prima non aveva detto...?(NESSUNO GLI BADA)

LINA: La comparsa all'Aida, immagino.

CLEOPATRA: Ma lei lo sa o ha tirato ad indovinare?

LINA LA OSSERVA MOLTO ATTENTAMENTE, CON UN SORRISO DIVERTITO.

CLEOPATRA: Lei sa. Lei sa più di quanto dice.

LINA: E dico meno di quanto penso.

DON GIOVANNI: E pensa più di quanto sembra.

LINA: Grazie!

DON GIOVANNI: Ma, per me è un complimento...

LINA: No eh, che la donna bella dev'essere oca, questo non lo dice più nessuno!

DON GIOVANNI: Nata ieri… un bel film.

CLEOPATRA: Torniamo al punto. Io voglio sapere come fa lei a sapere così tante cose di me.

LINA: Intuito. (GUARDA DON GIOVANNI) Femminile.

CLEOPATRA: Che io dall'Egitto abbia preso su per andare a Verona a fare la comparsa, beh, questo non lo può indovinare nessuno.

DON GIOVANNI: Già, come mai?

CLEOPATRA: Glielo dico dopo.

DON GIOVANNI: (MENTRE CLEOPATRA PROSEGUE CON LA SUA BATTUTA)Deve finirci anche l'altra storia!

CLEOPATRA: Ora voglio sapere dalla signora Lina come fa a saperlo!

LINA: Il locandiere è come un confessore...un medico...un mago...un alchimista ... un negromante...

ENTRA PIERRE.

PIERRE: Signora Lina, devo parlarle, urgentemente.

CLEOPATRA: No, c'ero prima io. Io devo avere una risposta.

LINA: (SORRIDENDO) L'ha avuta, e per ora, si accontenti.

DON GIOVANNI: Venga, signora Cleopatra, continuiamo il giro dei nostri digestivi al bar. E chissà che non riesca a finire almeno una delle storie che ha cominciato...

PIERRE: (ASPETTA CHE LORO ESCANO) Signora Lina, mi parli un po' della signora Montecchi e di suo marito.

LINA: Oh era questa l'urgenza...Una tranquilla coppia di mezza età, il loro è stato un matrimonio un po' contrastato all'inizio... Perché questa curiosità

PIERRE: Un matrimonio d'amore?

LINA: Oh, un grande amore.

PIERRE: E' possibile che Giulietta e O'Thell fossero amanti?

LINA: Come? Oh...non so...era difficile farla a Desdemona, aveva come delle vibrisse e percepiva qualunque tradimento, anche commesso solo col pensiero...mentre lei...

PIERRE: La camera 18 è libera vero?

LINA: Sì è quella che riservo per il principe Amleto. Ma lei monsieur Pierre...

PIERRE: Che non c'è.

LINA: Il giorno che quello prenderà una decisione non sarà mai troppo presto.

PIERRE: Li ho visti entrare in quella camera, poco fa, intendo O'Thell e Giulietta.

LINA: Ah, bene, ma molto bene. Lui ha piantato di punto in bianco il make up di sua moglie quando ha visto Giulietta e sono usciti a fare una passeggiata, con questa nebbia...Bisogna avere dei segreti, o essere proprio innamorati...

PIERRE: Avranno poi preferito la camera numero 18, per non congelarsi...

LINA: Ah no, questo non è l'Albergo del Libero Scambio!

PIERRE: Io ho sempre diffidato delle donne troppo dolci, troppo bionde...

SILENZIO

LINA: Desdemona era bionda.

PIERRE: Le donne mi piacciono forti, volitive, un po' come lei.
Ma non si lusinghi troppo.

LINA: Per carità. Da lei quello era già il massimo.

PIERRE: Mi conosce bene.

LINA LO GUARDA, COL SUO SORRISO ENIGMATICO.

PIERRE: Che ha da guardare?

LINA: Niente.

PIERRE: UN PO' A DISAGIO) Sembra che...lei voglia dirmi qualcosa...

LINA: Vorrei... darle qualcosa...

PIERRE: Darmi? E che cosa?

LINA: Qualcosa che ho trovato in camera di Desdemona. E precisamente, nel suo letto. (SI ALZA PER POTER PRENDERE QUALCOSA DALLA TASCA DELLA GONNA E SI ALZA ANCHE PIERRE, INCURIOSITO)

ENTRANO CLEOPATRA E DON GIOVANNI DALLA SALETTA E GIULIETTA E O'THELL DALLA PORTA SULLE SCALE. RESTANO FERMI, A COPPIE. E COSI' ANCHE LA COPPIA LINA E PIERRE.

LINA: Fossimo in una commedia, e l'avesse scritta Goldoni,
adesso avremmo tre coppie e quindi tre matrimoni.

PIERRE: Fossimo in una commedia e l'avesse scritta Agatha Christie, adesso avremmo l'assassino.

CLEOPATRA: E se l'avesse scritta lei, monsieur Pierre?

DON GIOVANNI: Perché non ci sono più belle commedie?

PIERRE: Moliere quando finiva una commedia, soleva leggerla alla sua cameriera, se lei non rideva, la gettava nel fuoco.

GIULIETTA: Vuol dire che non ci sono più buone commedie perché non c'è più servitù?

PIERRE: Io quando scrivevo per il teatro non me la potevo permettere. (SOSPIRA) Se l'avessi scritta io, per rispondere alla sua domanda, signora Cleopatra, la intitolerei "Sei personaggi in cerca...

DON GIOVANNI: (INTERROMPENDO, FIERO) d'autore!

PIERRE: dell'assassino". E questi sarebbe il personaggio che ha assunto il ruolo di (LIEVE PAUSA) investigatrice. Con mossa astutissima, lei finge di indagare, per stornare da sé i sospetti.( CLEOPATRA E LINA SI SCAMBIANO UN'OCCHIATA)E' smaniosa, la vita di provincia la soffoca, gli anni di matrimonio sono troppi, sembrano secoli... E' pronta a tutto. Malata di bovarismo, s'innamora di un cantante di colore molto macho, ed è ossessione d'amore, attrazione fatale, istinto primordiale. Deve eliminare la rivale. Una volta compiuto il delitto, si accorge che lui ha una tresca con un'altra donna. Tutto inutile? Forse, ma almeno qualcuno pagherà. Così, non cancella le prove dell'omicidio, bastava infatti levare il cuscino dal viso della morta e si poteva pensare ad un malore nel sonno...e tutto finiva lì. Al contrario, lasciandolo, indica che delitto c'è stato, e dissemina di indizi la coppia doppiamente traditrice. Con un colpo, ha eliminato la moglie dell'amante, l'amante e l'amante dell'amante.(PAUSA) Donne attente alle donne.
L'inferno non conosce furia pari a quella di una donna abbandonata.

TUTTI SI GUARDANO. DON GIOVANNI APPLAUDE ENTUSIASTICAMENTE.

GIULIETTA: Lei se ne approfitta perché sono sola! Ci fosse mio marito, la ripagherebbe, misura per misura!

PIERRE: Ah, lei si è riconosciuta!

GIULIETTA: Per forza! Ma non per ...oh, insomma, io sono una putta onorata. E lei è un vigliacco!

O'THELL: Ti difendo io! (DA' UN PUGNO A PIERRE CHE CADE LUNGO DISTESO ACCANTO AL DIVANO)

DON GIOVANNI: Questa è un'aggravante.

LINA VA A PRENDERE UN VASO, NE TOGLIE I FIORI E GETTA L'ACQUA ADDOSSO PIERRE CHE RINVIENE QUASI SUBITO.

CLEOPATRA: Forse dovrei offendermi anch'io. (PRENDE IL VASO E LO DA' IN TESTA A PIERRE CHE SVIENE DI NUOVO)

MENTRE LINA E DON GIOVANNI SOCCORRONO PIERRE GIULIETTA TRASCINA O'THELL VERSO IL PROSCENIO.

GIULIETTA: Grazie. Sei un vero uomo. Ora che...la nostra storia è di dominio pubblico non...non è il caso di troncare, vero?

O'THELL: Storia...veramente, fra noi c'è stato solo quel bacio...E cos'è un bacio?

GIULIETTA: Lascia perdere i cioccolatini di mio marito ....torniamo nella camera 18 ma stavolta non parliamo più del caso, ti prego...sono tutta un fremito...cos'ha detto quello scrittore...smaniosa...sì, così mi sento...secoli, sono secoli che sono sposata...Sono come una gatta sul tetto che scotta. Una lupa, famelica.

O'THELL: Non sarebbe sportivo, tuo marito è invalido...

GIULIETTA: E' un malato immaginario, dopo la caduta, si è rimesso, ma brontola sempre, è noioso, una barba...Nonostante i suoi miliardi, è un avaro...Lo lascerei anche subito, anche in camicia da notte, anche senza, per inseguire l'amore...

O'THELL: Attenta, non si scherza con l'amore.

GIULIETTA: Sono seria, Jackson, mortalmente.

O'THELL: Tu non sai chi sono veramente. E non lo so neppure io. To be or not to be, this is the question. Giulietta, come vorrei essere me stesso, almeno una volta. O essere come tu mi vuoi... Ma non mi è possibile, col passare degli anni l'immagine pubblica si è, per così dire, tanto impastata con quella privata che io non so più chi sono. Il mio manager detta il look. Se sia più conveniente per il botteghino che io sopporti le urla del pubblico con un gilet di pelle a torso nudo o che io prenda dal mio armadio un doppiopetto gessato e disperda così le folle, è lui a deciderlo. Il mio Pigmalione.

PIERRE: (RINVIENE) Cos'è successo?

THELL SI GIRA PER GUARDARE MA GIULIETTA LO TIRA A SE’.

CLEOPATRA: Ha avuto quel che si meritava, ma adesso, accetti le mie scuse, sono andata un po' sul pesante...

PIERRE: Ma, perché, non è stato il cantante a colpirmi?

LINA: Un po' tutti… Ma adesso , fate la pace. (SI VOLTA) Mr O'Thell, la prego...

O'THELL: Ok, vecchio mio, qua la mano!

SI STRINGONO LA MANO E PIERRE SI SIEDE FATICOSAMENTE SUL DIVANO STRINGENDOSI LA TESTA FRA LE MANI.

PIERRE: Avrete capito perchè non scrivo più di teatro. Le mie trame non erano mai apprezzate. Mio padre, un noto chirurgo, voleva che facessi il medico per forza, e forse aveva ragione...

CLEOPATRA: Ne uccide più la penna della spada. (LO ABBRACCIA) e adesso andiamo tutti a guardare il tiggì notte.

DON GIOVANNI: No! E' meglio di no, parla solo di disgrazie...

CLEOPATRA: Mentre noi qui...

LINA: Un bel pokerino?

PIERRE: Vado a dormire.

LINA: Su, lo faccia per me. Per l'armonia.

TUTTI SI AVVIANO, CON UNA CERTA RILUTTANZA, VERSO IL SALOTTINO, TRANNE GIULIETTA CHE TRATTIENE LINA PER UN BRACCIO, NON SENZA AVER SUSSURRATO A O'THELL:

GIULIETTA: (PIANO, A 'THELL) Camera 18, ti aspetto.
(A LINA) Signora Lina, prima, io e il signor O 'Thell siamo stati nella camera 18.

LINA: A chi lo devo mettere in conto?

GIULIETTA: Ma cos'ha capito? Per parlare.

LINA: Si?

GIULIETTA: La smetta con quell’aria ironica, se le dico queste cose è perché lei era convinta della colpevolezza del signor O' Thell, proprio lei mi aveva parlato di quella busta cilestrina.

LINA: Sì?

GIULIETTA: Il signor O'Thell mi ha fatto vedere l'estratto conto della sua banca svizzera, un conto cifrato, che supera il milione di dollari. Poteva pagare il debito con Don Cacace,non aveva dunque alcun motivo di uccidere la moglie.

LINA: Conto cifrato, non è detto che sia il suo...

GIULIETTA: Ma se vi può accedere, è come se lo fosse, comunque io ci credo, lui ha venduto anche un disco d'oro. E quanto a Cleopatra, non sono amanti da un bel pezzo, se mai lo sono stati, lui le può avere giovani, molto giovani...ahimè. Mi ha anche detto che Desdemona aveva un segreto, uno sconvolgente segreto.

LINA: Le ha detto quale?

GIULIETTA: No, sennò che segreto sarebbe?

LINA: E lei gli crede? E’ un bell'uomo e chi non gli crederebbe? Lei poi ne è chiaramente innamorata.

GIULIETTA: Non è vero. Sì, è vero, ma questo non c'entra.

LINA: Oh sì che c'entra. Gli innamorati! Per le vacanze di fine anno erano miei ospiti la duchessa di Malfi e il principe di Homburg. Durante il lungo pranzo di Natale se ne sono dette di quelle da far arrossire i facchini del fronte del porto, poi, la sera, come prima, meglio di prima.

GIULIETTA: Io comunque adesso indago in altre direzioni. Era troppo semplice. Che fosse il marito dico. Mi muoverò delicatamente, come in uno zoo di vetro, nel passato di Desdemona.

LINA: Io le consiglierei un bel sonno.

GIULIETTA: Non so se me lo posso permettere, sento di essere sulla buona strada.

LINA: Cioe?

GIULIETTA: Scartando O' Thell come sospetto, e anche Cleopatra.

LINA: Lei deve riposare, a mente fresca arriverà in un lampo alla soluzione.

GIULIETTA: Forse ha ragione, anche Poirot fa riposare le sue cellule grigie.

LINA: La vedo tesa, mi permetto di consigliarle una bella tazza di latte alla mia maniera.(ALLO SGUARDO INTERROGATIVO DI GIULIETTA) Con un spolveratina di cannella e una foglia di mandragola, e anche un goccetto di brandy.

GIULIETTA: Solo un goccetto, però.

LINA: Lei salga pure, glielo faccio portare subito.

GIULIETTA ESCE PER SALIRE. LINA VA NELL'OFFICE.

(voci da fuori)

GIULIETTA: Signora Giulietta, non viene? Guardi che vengo io a prenderla.

PIERRE: Venga, ho mal di testa, prenda il mio posto.

CLEOPATRA: Ah, io ho la dama di picche! Non gioco più, porta disgrazia!

O'THELL: Shit! Stavo vincendo!

POCO ALLA VOLTA SONO TUTTI IN SCENA E LINA PORTA IL LATTE SU UN VASSOIO E LO APPOGGIA VICINO AL COMPUTER.

LINA: Che sbadata! (RITORNA NELL'OFFICE)

PIERRE: (SI AVVICINA AL BANCO DELLA RECEPTION E COSI' COPRE AL PUBBLICO IL BICCHIERE) Per chi è?

LINA: (DA FUORI) Per la signora Giulietta. E' una bevanda calmante.

PIERRE: Ne ha bisogno.

DON GIOVANNI: Ma anche lei, con le sue ridicole accuse.

PIERRE: (VOLTANDOSI) Ridicole?

BUIO

VOCI : Cosa succede?

LINA: Il generatore. Dev'essere sovraccarico. Succede spesso la sera.

PIERRE: Quattro stelle!

O'THELL: Shit!

RUMORI DI MOBILI SMOSSI, DI PERSONE CHE SI URTANO, BISBIGLI, BESTEMMIE, ECC.

PIERRE: (PIANO) La camera 18 è libera.

SI ILLUMINA UN ANGOLO DEL PALCO. LO SPOT INDICA IL FASCIO DI LUCE PROIETTATO DALLA PILA CHE TIENE IN MANO GIULIETTA. E' DAVANTI AD UNA PORTA, SU CUI SI LEGGE IL NUMERO 18.

GIULIETTA: (IN VESTAGLIA VAPOROSA) Verrà? Faccio bene? Me ne frego. Romeo? Lui si consolerà con la polenta con gli uccelli scappati e il risotto con le rane. (UN RUMORE. GIULIETTA SI RITIRA NELL'OMBRA)

ALTRI FASCI DI LUCE, O CANDELE, SONO PIERRE E CLEOPATRA CHE ILLUMINANO LA SOGLIA DELLA CAMERA 18.

PIERRE: (BISBIGLIANDO) Si sbrighi. Ho sonno e sto male.

CLEOPATRA: Il sonno le passerà e starà ancora peggio, quando sentirà quello che ho da dirle.

SI SPENGONO LE LUCI, COME SE FOSSERO ENTRATI NELLA CAMERA 18.
GIULIETTA BALZA FUORI E SI ACQUATTA DIETRO ALLA SOGLIA E LA APRE PIANO PIANO, ORIGLIA PER QUALCHE ATTIMO. SI SENTE BUSSARE DALL'ALTRO LATO DEL PALCO. GIULIETTA SI ALZA DI SCATTO. ACCENDE LA PILA E VA VERSO L'ANGOLO OPPOSTO, PRESUMIBILMENTE DI FRONTE ALLA SUA CAMERA, DOVE IL FASCIO DI LUCE DELLA SUA PILA ILLUMINA UN VASSOIO SU CUI E' POSATO UN BICCHIERE DI LATTE COPERTO DA UN PIATTINO.

GIULIETTA: (CONTEMPLANDO IL LATTE) Dovrò rassegnarmi ad essere fedele. Almeno per stanotte. (UN FRUSCIO. PIENA DI SPERANZA) Chi sei tu, che così nascosto dalla notte, inciampi nei miei pensieri più segreti? O'Thell? Sei tu, Jackson? (DELUSA) Romeo? (MIAGOLIO. FASCIO DI LUCE IN DIVERSE DIREZIONI)Ah Pericle, sei tu? Vuoi un po' di latte, eh birbante?
(SI CHINA E VERSA UN PO' DI LATTE NEL PIATTINO E LO METTE NELLA ZONA IN OMBRA)

SI ODE DISTINTAMENTE IL LAPPARE DEL GATTO. GIULIETTA STA PER PORTARE ALLE LABBRA IL BICCHIERE, QUANDO SI SENTE UN MIAGOLIO STRAZIANTE E UN PICCOLO TONFO.

GIULIETTA: Che c'è? Pericle! Pericle? (SI CHINA E RESTA META' IN OMBRA) Micio, micio, Pericle, oh no! (MIMA IL GESTO DI APRIRE UNA PORTA) Romeo, il gattino è morto!(ORA RIVOLTA VERSO LA PLATEA,CON SGOMENTO) Romeo, hanno cercato di uccidermi! (PAUSA) (CON STUPORE) Romeo, hanno cercato di uccidermi! (PAUSA BREVE. CON GIOIA) Romeo, hanno cercato di uccidermi! (BALLA DALLA GIOIA, E COSI' ANCHE LA LUCE IMPAZZISCE)Vuol dire che sono sulla pista giusta!(PIANO) Ma quale pista?


Cala la tela


ATTO TERZO


IL MATTINO DOPO. SOLE SFOLGORANTE. NEL FOYER-SALOTTO E' TUTTO IN ORDINE. LINA STA CANCELLANDO DALLA LAVAGNA TUTTO QUELLO CHE VI STA SCRITTO. CANTICCHIA FELICE. POI, INIZIA A SMONTARLA.

DON GIOVANNI: (ENTRANDO DALLA SALETTA DELLA COLAZIONE) Che c'è, il caso è chiuso? Aspetti, l'aiuto. Dov'è la nostra investigatrice? Non si è vista a colazione.

BRUSIO DALLA SALETTA.

LINA: Che bel sole, vero, stamattina?

DON GIOVANNI: Magnifico. (GUARDA DIETRO LA LAVAGNA) Bello quel mobile, autentico? (SI AVVICINA E SI CHINA PER OSSERVARLO)

PIERRE: (ENTRA CON UN CROISSANT, SORRIDE E VA PER IMBOCCARE LINA, POI SCORGE DON GIOVANNI DIETRO LA LAVAGNA, E RIPRENDE IL SUO FARE BRUSCO) Questi croissant surgelati! Stamattina non c'era nebbia, eppure il panettiere non è passato.

CLEOPATRA: (ENTRANDO DALLA SALETTA) Speriamo che arrivino almeno le pompe funebri. (A DON GIOVANNI) Che fa, è in castigo?

O'THELL: (ENTRANDO, COMPLETAMENTE CAMBIATO, VESTITO MOLTO SOBRIO, CON UNA VENTIQUATTR'ORE, ASPETTO DA DIRIGENTE) I telefoni, funzionano? (TUTTI SONO STUPITI DAL NUOVO ASPETTO)

LINA: La linea sarà ripristinata fra breve.

O'THELL: E allora non ha pensato a mandare il motoscafo a Riva degli Schiavoni?

LINA: Quando finisce la nebbia, c'è molta confusione, meglio aspettare, per andare ad avvisare la polizia.

O'THELL: Che disservizio.

LINA: Piano, mr O'Thell, la mia locanda è citata dalle guide Michelin, Touring Club e Gambero Rosso.

O'THELL: E lei verrà citata in tribunale, se non si sbriga a far venire qui la polizia. Voglio concludere la faccenda.

CLEOPATRA: Sei tu o il tuo sosia? ( O'THELL LA IGNORA) Ah, capisco. La signora Giulietta non scende?

O'THELL: Aspetto mezz'ora, poi il motoscafo lo prendo io.

LINA: Comodo eh, e chissà dove se la squaglia!

O'THELL: Cosa? Come osa accusarmi? Sono uomo d'onore. Prove?

CLEOPATRA E' STUPITA, FA PER PARLARE, POI CI RIPENSA. ANCHE PIERRE E' STUPITO.

O'THELL: (ARIA DI COMPATIMENTO) Ma vi pare che io sarei così ansioso di aver qua la polizia se fossi colpevole?

LINA: Tutto fumo negli occhi.

O'THELL: Fra mezz'ora scendo. (ESCE PER ANDARE IN CAMERA SUA)

LINA ALZA LE SPALLE E SORRIDE A PIERRE CHE LE SI AVVICINA.

DON GIOVANNI: Ha ragione lui, oppure lei? (SI TIRA SU DI SCATTO E BATTE LA TESTA) Ahi! A proposito, monsieur Pierre, come va la sua testa?

PIERRE: Bene, grazie, e lei che ci fa lì?

DON GIOVANNI: Lei se ne intende di mobili antichi? Saprebbe valutare questo cassettone?

PARLOTTANO DIETRO ALLA LAVAGNA.

CLEOPATRA: Signora Lina, ma che cosa vuol fare? Ho saputo che vuol ridargli il fazzoletto!

LINA: Certo, può averne bisogno. Con questa umidità è facile buscarsi un raffreddore!

CLEOPATRA: Sia seria! E' una prova e se lei gliela ridà io come faccio a....(SI INTERROMPE)

LINA: Lei come fa a fare cosa?

CLEOPATRA: Niente.

LINA: (LA OSSERVA) Ho in mente che lei stia ricattando monsieur Pierre per quella bagatella.

CLEOPATRA: Mica tanto una bagatella! E' una prova. Un fazzoletto trovato sotto al cadavere!

LINA: Ieri lei era d'accordo con me che non significava niente, e poi? Come mai ha cambiato idea? Ci ha pensato su, ne ha trovato il suo tornaconto. Farsi sposare?

CLEOPATRA: Mi ridia quel fazzoletto, lo abbiamo trovato insieme.

LINA: No, se lei se ne vuol servire per i suoi bassi scopi.

CLEOPATRA: Se è lui l'assassino, perché lo vuol coprire?

LINA: Se è lui l'assassino, cosa che non credo, deve essere assicurato alla giustizia, non ricattato!

CLEOPATRA: Avevo ragione io, a non fidarmi di lei!

LINA: Stia attenta a come parla, ho conoscenze molto in alto, io! Sono capace di farla rientrare col foglio di via, come una extracomunitaria qualsiasi!

DON GIOVANNI: (VOCE ALTA) Signora Lina, questo mobile, me lo venderebbe?

LINA: Non posso, mi spiace.

DON GIOVANNI: Le farei una buona offerta. Quanto chiede?

LINA A MALINCUORE SI AVVCINA ALLA LAVAGNA E A DON GIOVANNI MENTRE CLEOPATRA SI AVVICINA A PIERRE.

CLEOPATRA: Mon cher monsieur Pierre, ci ha pensato al nostro...business? La notte le ha portato consiglio?

PIERRE: Le ripeto adesso quello che le ho detto ieri sera. Lei del mio fazzoletto può farne quel che vuole. Se poi è il mio...

CLEOPATRA: La signora Lina l'ha confrontato con la biancheria che lei ha consegnato al servizio lavanderia.

PIERRE: Tuttavia, la signora Lina me lo vuol ridare!

SQUILLA IL CITOFONO INTERNO. SOBBALZANO.

PIERRE: (ALZA IL RICEVITORE) Pronto? (SI SENTE IL RICEVITORE SBATTUTO DALL'ALTRA PARTE)

LINA: Chi era? Quando chiamano dalle camere il più delle volte ci ripensano.

PIERRE STA PER RISPONDERE QUANDO IL TELEFONO INTERNO SUONA ANCORA. PIERRE FA SEGNO A LINA DI RISPONDERE LEI.

LINA: Pronto? (LUNGHISSIMA PAUSA. ESPRESSIONE SGOMENTA) Sì, sono io. E...lei sta bene. (PAUSA) Come vuole... (LA GUARDANO TUTTI)

LINA SI VOLTA PER INDICARE CHE RICHIEDE PRIVACY.

DON GIOVANNI: (PIANO) Il tempo stringe. (ESCE DALLA PORTA VERSO LE SALE, ESTRAE UN TACCUINO)

CLEOPATRA:(IN PROSCENIO, PARLA RAPIDAMENTE CON PIERRE) Ho l'acqua alla gola. Ho 59 anni, quattro figli, un marito saltato in aria, devo farmi un altro lifting e non ancora pagato quello di tre anni fa.

PIERRE: Ma chi vuole che le presti fede? Voi avete pasticciato con le prove, per non parlar poi del cadavere, che ora sembra quello di una soubrette delle Folies Bergeres.Le ripeto, il suo ricatto è campato in aria, lei vive sulle nuvole. Se le presenterà qualcuno per un lavoro, solo per pietà. Perché so come ci si riduce nel mondo dello spettacolo alla fine di una carriera mediocre. "Gente di scena, amante dell'ozio e di miseria piena". Le lascio il mio numero di Parigi.

DON GIOVANNI: (RIENTRANDO, TACCUINO ALLA MANO, SCRIVENDO) Dai dai e ce l'ha fatta! Quando 'ste donne si mettono in mente qualcosa...

STANNO PER SALIRE TUTTI E TRE, QUANDO QUALCOSA DELLA VOCE DI LINA AL TELEFONO LI BLOCCA.

LINA: (FORTE ) Stanotte? Un fazzoletto? Va bene. (SCOSSA, CHIUDE LA COMUNICAZIONE)

LINA E' CHIARAMENTE SCONVOLTA.

DON GIOVANNI: Signora Lina, ha una faccia, che c'è?

CLEOPATRA: Sembra che ha visto un fantasma. Brutte notizie?

PIERRE: (LE SI AVVICINA, PREMUROSO) Mi dica, posso far qualcosa?

LINA: Niente. Grazie. Non è successo niente.

TUTTI LA GUARDANO E ASPETTANO.

LINA: Pericle. Il mio gatto. E' morto.

CLEOPATRA: Le sciagure non arrivano mai ad una ad una come soldati in avanscoperta, ma a battaglioni.

DON GIOVANNI: E come, come è morto?

LINA: Avvelenato.

CLEOPATRA: Avvelenato? Ci sono serpenti qui?

PIERRE: (ACCENNANDO A CLEOPATRA) Uno, ma vale per cento.

CLEOPATRA: Grazie.

DON GIOVANNI: Possiamo far qualcosa o preferisce star sola?

PIERRE: Resto io.

DON GIOVANNI: No, o tutti o nessuno.

CLEOPATRA: Perchè?

DON GIOVANNI: Perchè se il gatto è stato avvelenato, vuol dire che l'assassino è fra noi e noi dobbiamo controllarci a vicenda.

CLEOPATRA: Non potrebbe essere qualcosa che ha mangiato? Non è
che qui la cucina sia superlativa.

PIERRE: La cucina è squisita. Come la sua padrona. (sI AVVICINA A LINA MENTRE DON GIOVANNI DICE QUALCOSA A CLEOPATRA A BASSA VOCE) Sono addolorato per il suo gatto, mi dispiace molto. Senta, forse non è il momento, ma, potrebbe restituirmi quello che ha trovato?

LINA: Non so. Non so se faccio bene a darglielo.

PIERRE: Ma come, ieri sera era già decisa a darmelo. E poi credo che lei sia sempre convinta che l'assassino sia mr O'Thell.

LINA: Non saprei.

PIERRE: Oh ma chérie, come può pensare che io sia un assassino? Dev'essere la notizia del gatto che l'ha sconvolta...

DON GIOVANNI: (CHE ALLUNGAVA LE ORECCHIE) Quando è morta la signora Desdemona non era così sconvolta.

PIERRE PRENDE LA MANO DI LINA CHE LASCIA FARE. PENSA AD ALTRO. CLEOPATRA SI AVVICINA A PIERRE E LO TIRA PER UN BRACCIO.

CLEOPATRA: Il tempo stringe.

DON GIOVANNI: Il sole. Fra poco arriva la polizia. (ANNOTA)

CLEOPATRA: Ha deciso? C'è il sole. Fra poco arriva la polizia.
E io parlerò se lei non...

LINA: Serpente del vecchio Nilo!

CLEOPATRA: Non sono una ricattatrice di professione. Volessi...
INDICA LE RIVISTE) se mandassi a una di quelle la mia agenda diventerei miliardaria. Ho avuto amanti celebri. Non sono un avanzo del piatto di Cesare.

DON GIOVANNI: Oh, lei è ancora un bocconcino appetitoso. ((LA SPINGE FRA LE BRACCIA DI PIERRE E PRENDE LUI LA MANO DI LINA) Signora Lina, le mie più sentite condoglianze.

LINA FA UN CENNO DI ASSENSO.

DON GIOVANNI: Forse, se andassimo nell'office, nel suo salottino, vuole un cognac, una tazza di tè, un brodo di pollo con l'orzo?

PIERRE: Lina...
GIULIETTA COMPARE SULLA SOGLIA. ENTRATA TEATRALE. MELODRAMMATICA. E' CHIARO CHE SI ASPETTA DAGLI ALTRI UNA REAZIONE. ALLA MANCANZA DI QUESTA E' PALESEMENTE DELUSA. RESTA COMUNQUE FERMA SULLA SOGLIA CON FARE ENIGMATICO. NESSUNO LE BADA.

GIULIETTA: (TOSSICCHIA PER RICHIAMARLI) Ma come! Non dite niente?
(DIVENTA MELODRAMMATICA) Non sento urla di terrore, suppliche, gemiti di pentimento, preghiere. I vostri capelli non si rizzano come mossi di vita propria. Siete dunque così sazi di orrori che un assassinio non arriva più a scuotervi?

DON GIOVANNI: Dev'essere impazzita.

CLEOPATRA: E' l'età critica. Ed è sessualmente insoddisfatta.


GIULIETTA: Non è l'età e quanto al sesso, non sa di che cosa è ancora capace il mio Romeo! (PIANO) Non lo so neanche io. (FORTE) Mi dovreste guardare come si guarda un fantasma!
Dovrei essere morta! Signora Lina? Ma non gliel'ha detto che ero morta?

CLEOPATRA: A noi ha detto che era morto il gatto.

GIULIETTA: Il gatto che aveva bevuto il latte a me destinato
è morto. Io allora avevo pregato la signora Lina di farvi credere che io ero morta. Ma perché non l'ha fatto? Ha rovinato il mio piano!

LINA: Non mi sembrava una buona idea.

GIULIETTA: Ottima, invece, costringevamo l'assassino a scoprirsi.

LINA: Ma qui, tutti sembrano colpevoli! Tutti hanno un comportamento colpevole!

GIULIETTA: Non è una buona ragione per rovinare il mio piano. Lei è invidiosa, ecco!

LINA: Di che? Del suo Romeo. Neanche gratis con una confezione di pandoro!

GIULIETTA:Intanto lei non ha neanche uno straccio di marito!

DON GIOVANNI: Chi ha avvelenato il latte?

PIERRE: Tutti hanno avuto la possibilità di avvelenarlo. Il bicchiere è rimasto vicino al computer per diverso tempo, poi è mancata la luce.

DON GIOVANNI: Molto opportunamente.

LINA: Ve l'ho detto, tutti hanno un comportamento sospetto.

GIULIETTA: (A DON GIOVANNI) Stanotte, prima di scoprire che volevano avvelenarmi, avevo fatto un'altra interessante scoperta. (FISSA PIERRE E CLEOPATRA)) Sicché stamattina ero sicura di sapere chi era il colpevole. E al citofono ha risposto proprio lui! Ho poi parlato con la signora Lina e ho aspettato mezz'ora affinché si mettesse in moto il mio piano. (OCCHIATACCIA A LINA) Nell'attesa, sono venuta a conoscenza di un altro fatto, e non ero più tanto sicura. Un paio di telefonatine mi hanno convinta che...(VIENE INTERROTTA DA O'THELL CHE ENTRA INDOSSANDO UN SOBRIO MONTONE E OCCHIALI DA STUDIOSO.)

O'THELL: Telefonate? Il telefono funziona?

LINA: No.

GIULIETTA: Il cellulare di Romeo, ha sempre funzionato!

O'THELL: E perché non l'ha mai detto?

GIULIETTA: (PIANO) Ci davamo del tu...(FORTE) E il mio passatempo allora? Io ho così poche occasioni per divertirmi!

O'THELL SI APPOGGIA AL MURO, MA TIENE ADDOSSO IL MONTONE, BEN INTENZIONATO A PRENDERE IL MOTOSCAFO.

GIULIETTA: Ho telefonato alla Fondazione Cini, alla Segreteria del Festival del cinema di Venezia, a "Gente” e alle redazioni dei maggiori quotidiani. Da un amico giornalista ho scoperto che a Venezia, tre sere fa, hanno arrestato Don Giovanni Tenorio.

CLEOPATRA: Oh, il suo principale!

GIULIETTA: E il suo segretario personale, Mimì Sganarello.

PIERRE: Tre giorni fa?

O'THELL: Sabato, domenica e lunedì..

GIULIETTA: Per frode fiscale continua ed aggravata, nonché connessioni con il crimine organizzato.

PIERRE: E così lei non è neanche Mimì Sganarello!

CLEOPATRA: E' l'assassino!

O'THELL: Chi è lei?

DON GIOVANNI: ( CONSULTA IL TACCUINO) Io non son colui che mi si crede. Ma che v'importa del mio nome? Quella che noi chiamiamo rosa anche con altro nome avrebbe il suo dolce profumo.

PIERRE: Tu non profumi, puzzi di imbroglio.

DON GIOVANNI: D'accordo. Mi chiamo Fausto Gilardi. Lavoro per il Ministero delle Finanze. Sono ispettore generale.

LINA: Tasse?

DON GIOVANNI: Esatto. Tre giorni fa con dei colleghi eravamo a cena da un commendatore, un pezzo grosso, e abbiamo operato l'arresto di Don Giovanni e del suo segretario. In quel momento io ho avuto l'idea di tenere nascosta la notizia, assumere l'identità di Don Giovanni, entrare nel suo ambiente e controllare più da vicino le entrate e il tenore di vita di altri masnadieri che da anni evadono allegramente il fisco con denunce ridicole. (GUARDA LINA) Nella lista (CANTA IL CATALOGO DAL "DON GIOVANNI" DI MOZART) compare la nostra deliziosa locandiera, signora o signorina MIRANDO LINA, codice fiscale MRN LNA ecc ecc che compila o si fa compilare una dichiarazione dei redditi veramente insultante per la nostra intelligenza. Solo i mobili che possiede, e i paraventi cinesi e i tappeti persiani, - e quanto avrebbe voluto per vendermeli - supera gli introiti dichiarati negli ultimi dieci anni.

LINA: Spia! Servitore di due padroni!

DON GIOVANNI: Io servo solo lo stato. Padre padrone.

CLEOPATRA: Ma perché aveva tanta paura che arrivasse la polizia?

DON GIOVANNI: Volevo finire la mia indagine prima che loro arrivassero ad intralciarmi.

GIULIETTA: Il fisco. E' l'incubo di Romeo. Gli dobbiamo credere?

LINA: Suppongo di sì Ora mi vengono in mente tante cose...

GIULIETTA: Allora non è più il mio indiziato! (SI GUARDA ATTORNO)

PIERRE: Ma questa è la commedia degli errori! Signora Giulietta, a forza di tirare ad indovinare, va a finire che lei alla fine ci azzecca!

GIULIETTA: La finisca di fare lo spiritoso, Lei è tornato ad essere il sospettato numero 1. (PAUSA D'EFFETTO)Il fazzoletto.

O'THELL: Che fazzoletto?

GIULIETTA: Per un curioso accidente, Cleopatra e la signora Lina, hanno trovato, e non hanno detto niente a nessuno, un fazzoletto con le iniziali di monsieur Pierre...nel letto di Desdemona.

O'THELL: Ah!

PIERRE: Avevo trovato la signora Desdemona piangente sulle scale, seduta sul pianerottolo fra il secondo e il terzo piano. Sembrava un gattino bagnato. Le ho dato il mio fazzoletto.

DON GIOVANNI: I fazzoletti portano disgrazia, si sa.

CLEOPATRA: Mi ha rovinato tutto!

GIULIETTA: Lei l'amava, ne è stato respinto, e l'ha uccisa. Vi eravate conosciuti al Lido, il settembre scorso, al Festival del cinema - ho controllato - e lei da allora ne è rimasto ossessionato, l'ha perseguitata, e qui avete avuto la spiegazione finale.

O'THELL: Era lui allora la persona misteriosa che Desdy veniva ad incontrare a Venezia? Lei diceva che veniva dai genitori, ma una volta che l'ho chiamata da loro, i miei suoceri hanno detto che non vedevano la figlia da anni.

CLEOPATRA: E tu, non ti sei insospettito?

LINA: Geloso come un Otello. E’ stato lui, ha trovato il fazzoletto nel letto, ha avuto conferma dei suoi sospetti e l'ha uccisa, in un raptus, così.(CERCA IL CUSCINO)

O'THELL: Geloso io? Fossi stato geloso, con le propensioni di mia moglie.... parlandone da viva era una bella puttana. E io ero un magnifico cornuto.

CLEOPATRA: Ah, poi dicono di me, che la do via facilmente...

O'THELL: Desdy ha avuto una serie infinita di amanti (PAUSA) di ambo i sessi. Sin da ragazzina quando stava nella villa di famiglia sul Brenta andava in camporella con tutti i ragazzotti della zona, poi prendeva la cinquecento e giù a Padova si faceva le commesse della Standa. Era bella...peccato che fosse una sgualdrina. (PAUSA) Il giorno del nostro matrimonio si è fatta i miei testimoni, due gemelli veneziani; la sarta, una venexiana, non meglio identificata, e il garzone della bottega del caffè mentre scaricava per il buffet. Non parliamo poi del viaggio di nozze...eravamo in crociera, si è scopata tutta la nave.

LINA: Lo fa per stornare i sospetti.

GIULIETTA: E' confermato.

LINA: Non dovete credergli, è un bugiardo matricolato, aveva fatto credere a Desdemona che era della Giamaica invece è nato a Brooklyn. da madre nera e padre irlandese. Al padre di Desdemona, all'armatore Cipriani, per farsi accettare aveva detto che si trovava a Venezia con una borsa di studio della Fondazione Cini ma Desdemona scoprì che era qui in cerca di scritture. Come ha ingannato suo padre, ora inganna noi.
(SORRISO MALIZIOSO) Ci sono dei bei ragazzi a Cipro...

CLEOPATRA: Cipro?

LINA: Il suo primo ingaggio, appena sposato, quando lei disobbedì al padre e fuggì con lui, è stato in una discoteca gay a Cipro. Capite, il volpone? Incolpa lei di quello che invece faceva lui... Era lui che scopava la nave....

O'THELL: E invece ero proprio qui con una borsa della Fondazione Cini...

GIULIETTA: Esatto.

O'THELL: Avevo fatto credere a Desdemona che avevo mentito a suo padre per far colpo su di lui, ma invece era a lei che avevo mentito, dicendole che ero un cantante. Lei non avrebbe mai sposato uno studioso. Quanto alle scritture, giocai un po' con le parole, erano iscrizioni paleocristiane, quelle che cercavo. Io avevo perso la testa per lei, la verginità, tutto. Rinunciai alla mia carriera di paleografo e divenni cantante e suonatore in una steel band. Non ho mai potuto soffrire il chiasso. Adesso potrò tornare ai miei tomi prediletti. L'amavo, oh quanto l'amavo e per lei ero disposto a tutto! Anche a fare il bagno nella candeggina.

GIULIETTA: (SI ASCIUGA LE LACRIME) Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce.

DON GIOVANNI: (INDICANDO PIERRE) L'ha uccisa lui, perché è un misantropo.

PIERRE: Misantropo non vuol dire licantropo.

DON GIOVANNI: Il misantropo è colui che odia il genere umano.

PIERRE: Odiare non significa uccidere, ed io non odio nessuno.

CLEOPATRA: Il più delle volte si uccide chi si ama.

PIERRE: Lei legge molto.

CLEOPATRA:: (GUARDANDO GIULIETTA) No, mangio molti cioccolatini.

DON GIOVANNI: Allora cerchiamo due amanti appassionati.

O'THELL E GIULIETTA SI GUARDANO.

GIULIETTA: (A LINA) Signora Lina, da quanto conosceva Desdemona?

LINA: Mia madre era la governante di casa Cipriani. Da piccine giocavamo in un campiello vicino a casa sua. Me le ricordo, le sue smanie per la villeggiatura, io che per tutta vacanza mettevo i piedi a bagno nel canale della Giudecca.

GIULIETTA: E di quelle, diciamo, particolari inclinazioni, della signora Desdemona, che fosse così monella ...sapeva niente? (ACCUSATRICE) Lei non mi ha detto niente!

LINA: Oh io ero e sono tuttora un'ingenua...

PIERRE LE PRENDE LA MANO.

GIULIETTA: Lo sa che la lettera da Las Vegas e il conto degli extra è stampato con gli stessi caratteri?

LINA: Ma benedetta ragazza, adesso questo cosa c'entra?

PIERRE: I caratteri delle stampanti si assomigliano molto.

GIULIETTA: Ad un certo momento,ho deciso di procedere con metodo scientifico. Ho controllato la lettera nella busta cilestrina, ho provato la stampante, ho fatto telefonate all'Associazione Albergatori, alla mafia di Las Vegas.

PIERRE: (A CLEOPATRA) Cosa le avevo detto, non poteva essere così candida!

GIULIETTA: Manovre diversive, per costringere l'assassino a scoprirsi. Avevo accusato tutti, tranne lei, signora Lina.

PIERRE: Appunto, ci manca solo lei!

GIULIETTA: E così, in buona fede, mi sono confidata con lei stamattina, chiedendole di assecondare il mio piano. Ma lei non lo ha fatto. Ripensandoci, al sentire la mia voce mi è sembrata sorpresa, per non dire delusa...

LINA: Non ho assecondato il suo piano perché mi sembrava una cazzata, come tutto quello che lei dice e fa.

GIULIETTA: Mi sono finta scema per anni, perché so che piace agli uomini.

CLEOPATRA: Magari non è neanche bionda...

GIULIETTA: E' la scuola delle mogli.

O'THELL: Per fortuna c'è anche la scuola dei mariti!

GIULIETTA: Questo suo accanimento contro mr O'Thell, forse addirittura falsificare la lettera degli strozzini di Las Vegas e il non rivelarmi le tendenze di Desdemona sono molto sospetti.


O'THELL: Lei ormai era abituata a New York e a Venezia era come spaesata, tutta quest'acqua fra cielo e mare, anche il cielo è abbondante qui a Venezia mentre a New York bisogna accontentarsi degli spicchi ritagliati dai grattacieli.

PIERRE: E questa cos'è, un'analisi psicosomatica della vittima?

GIULIETTA: Partendo dalla vittima si arriva al suo assassino.

PIERRE: C'è della pazzia nel suo metodo...

GIULIETTA: (A LINA) Lei mi ha deliberatamente messo fuori strada.
Ma alla fine le sue false confidenze mi hanno messo una pulce nell'orecchio.

CLEOPATRA: Finirà a Roma in catene.

DON GIOVANNI: Se non ci va per omicidio ci andrà per evasione fiscale, come Al Capone.

LINA: A Roma non incatenano più nessuno. Pensate un po' a quell'aristocratica scozzese che ha fatto un vitalizio nella mia locanda. Sono anni che è qui. Lady Macbeth ha ucciso il principale di suo marito per fargli far carriera ed è stata liberata dopo soli otto mesi per infermità mentale. Adesso sta sempre nella sua stanza a bere whisky di malto.

GIULIETTA: Che faccia tosta! Continua a sviare il discorso!

O'THELL: Io non avevo protestato riguardo alla lettera, c'era qualcosa di vero, anche quando Desdemona me la mostrò dovetti ammettere che dovevo un sacco di dollari a Don Luigi Cacace, detto Liolà, ma che no, non volevo aprire un motel con Cleopatra! Desdy volle credermi, e io non mi curai né di distruggere la lettera né di cercare chi poteva averla falsificata. Ero felice che lei mi avesse creduto. (ABBASSA IL VISO) Ora Desdy non c'è più.


SILENZIO

LINA: Desdy. Non c'è più. (PAUSA) Non era questa la vita che avevo sognato. nei miei temi a scuola non scrivevo " da grande voglio fare la locandiera". Io sognavo le luci della ribalta. Pensai che per introdurmi nell'ambiente fosse una buona idea cominciare come comparsa all'Arena di Verona. Quell'anno davano l'Aida, e il caldo e le luci e il frastuono e la musica e gli elefanti mi avevano ormai convinta che quello era il mio mondo. Venni a sapere che fra di noi volevano scegliere una per una parte di prostituta nell'Opera da Tre Soldi al Piccolo di Milano, e che alla fine eravamo rimaste in lizza soltanto in due. L'altra era un'egiziana che aveva diversi anni più di me, ma possedeva curve, insenature e promontori più invitanti e accessibili dei miei. Un giorno che stavamo in groppa agli elefanti , mi ha spinto giù, senza parere. Mi sono rotta una gamba.

O'THELL: Break a leg! A Broadway è un augurio. Ma solo in senso metaforico.

LINA: Così la mia carriera era finita ancora prima di cominciare. Se almeno quella traviata si fosse rivelata una star, l'avrei digerita meglio, e invece mi rubò la parte per poi finire nei bordelli di mezzo mondo! (PAUSA)Tornai a Venezia in lacrime, e Desdemona mi consolò, come sapeva fare lei...(CENNO DI ASSENSO DI O'THELL) Poi mi ha messo su la locanda, con la promessa di amore eterno. Ma un giorno, è apparso all'orizzonte, quel bel mulatto. Che era molto più scuro di adesso, e che Desdemona ha fatto scolorire, come si fa con i jeans. Lui l'ha stregata e dopo due mesi erano sposati. I genitori erano contrari, contrarissimi e ci eravamo alleati, ma lei, che non era una figlia obbediente, ormai veleggiava verso Cipro. Continuò a promettermi amore eterno e io diventai come l'amante di un uomo sposato, accontentandomi delle briciole del suo amore. Vent'anni. E' così è passata la mia vita, come le foglie volano via col vento nella tempesta la notte dell'epifania in un racconto d'inverno. Ho tirato avanti aspettando quei momenti, spesso rubati alla differenza di fuso orario. Poi, poco prima di Natale, una mail. Non ha avuto neanche il coraggio di dirmelo a voce. A 40 anni aveva scoperto di saper amare un uomo soltanto, suo marito, ma si può?Ho tentato il tutto per tutto, le ho detto cose orribili, l'ho fatta piangere.

PIERRE: Quando io le ho dato quel fazzoletto, sulle scale.

LINA: Era l'ultimo tentativo, giocai la carta che mi ero tenuta in mano. Io avevo attirato qui Cleopatra per far credere a Desdy che suo marito aveva una tresca con lei, che volevano mettere su insieme un motel a Las Vegas. Sapevo dei debiti di O'Thell, e falsificai la lettera, su carta intestata del Caesar Palace. La mostrai a Desdy e lei andò da lui a chiedere spiegazione.

DON GIOVANNI HA NEL FRATTEMPO INTONATO "CIELITO LINDO".

CLEOPATRA: Attirata qui? Ma io questo soggiorno l'ho vinto al concorso "Il naso più bello".

LINA: Desdy ha creduto a O'Thell, e ha ribadito la sua intenzione di lasciarmi. Allora ho cambiato velocemente il mio piano. A questo punto la presenza di Cleopatra mi risultava utilissima, potevo finalmente liberarmi di lei!

CLEOPATRA: Strega! Mi hai braccato per tutto questo tempo!

LINA: Oh, non lusingarti, avevo quasi dimenticato quello che mi avevi fatto...Anche se nei miei sogni ti facevo a pezzi, come fanno le baccanti. Poi, improvvisamente, l'estate scorsa su una di quelle riviste (INDICA IL TAVOLINO) vedo quel volto odiato, tirato sul col collagene! Ti ho fatta pedinare, per tutti questi mesi e appena ho avuto conferma del soggiorno di O'Thell e Desdy alla mia locanda, ti ho telefonato....fingendomi la segretaria dell'Associazione "Il Naso".

DON GIOVANNI: La telefonata intercontinentale!

LINA: Con quel cuscino ho messo fine ad un'ossessione, e ho cercato di far ricadere la colpa sulle due persone che avevano rovinato la mia vita. Tanta fatica a seminare indizi contro di loro, e invece tutti gli ospiti dell'albergo sembravano colpevoli. Pierre ha dubitato persino di Giulietta...

PIERRE E' MOLTO SCOSSO.

O'THELL: Donne attente alle donne.

CLEOPATRA: L'inferno non conosce furia ecc ecc...

LINA: Ho le mani sporche. Neppure tutti i balsami d'Arabia basteranno a profumare questa piccola mano. E ho ucciso anche il mio gatto.

CLEOPATRA: E adesso? Io cosa ci ricavo? Resto con un pugno di mosche.

DON GIOVANNI: Lei è madre coraggio. I suoi figli non andranno all'Albergo dei Poveri.

CLEOPATRA: Come sempre, ci penseranno il diavolo e il buon dio.

O'THELL: Lina, prendi il cappotto, ti condurrò davanti alla legge! (VA INCONTRO A LINA CHE SI E' GIRATA VERSO L'OFFICE E HA PRESO IL CAPPOTTO. SULLE ULTIME BATTUTE O'THELL E LINA USCIRANNO)

PIERRE: Proprio io che fuggo il genere umano, per una volta che me ne avvicino, vado ad innamorarmi di una lesbica...

DON GIOVANNI: La vita è come i crauti, beato chi la digerisce, dicono a Salisburgo.

CLEOPATRA: In Egitto dicono, se la montagna non va a Maometto, Maometto se ne frega e va al mare.

PIERRE: Cari amici, comprendo che cercate di consolarmi, e ve ne sono grato, anche se non mi è possibile lenire le mie pene d'amor perdute.

CLEOPATRA: Sposami, sarò una buona moglie.

DON GIOVANNI:Io le farò una sconto sulla ritenuta fiscale dai diritti della prossima sceneggiatura, se la scrive su di me e sulle mie indagini. Vedo già il titolo: "Corruzione al palazzo di giustizia".

PIERRE: Oh, i titoli non mancano e neppure le trame. Sono le sovvenzioni quello di cui abbiamo bisogno, e la benevolenza del pubblico.

GIULIETTA: Ma tutto è bene quel che finisce bene.

MOTORE DI UN MOTOSCAFO CHE SI AVVIA.

SIPARIO