IL MISOGINO GENTILUOMO

Atto unico di

Gianluca Arena

Maschera, di ombre e di luci spoglie estorci.

Personaggi:
Arrigo
Clemenzia
Darma
Drusilla
Iolanda
Leonella
Ottavia
Teodora

Davanti alla casa di Arrigo: una porta, una finestra e uscite laterali per le strade della città.

Entrano Iolanda, Leonella, Ottavia e Teodora.
Iolanda: Vedrete quest’oggi, gentile pubblico, nuova favola fresca di penna.
Leonella: Si tratterà niente più e niente meno che di cose ormai risapute.
Ottavia: Tanto risapute da esserne oggi ignari.
Teodora: Questa commedia di bisticci e baruffe…
Iolanda: E non abbiatene a male, per carità.
Teodora: Questa commedia di maschere e di falsi amori…
Leonella: Ma non preoccupatevi, siate sereni…
Teodora: Questa commedia di fiori e ceffoni…
Ottavia: Orsù, orsù, ascoltate…
Teodora: Immaginate che questa sia una piazza di città.
Iolanda: E che questa che vedete sia una casa.
Leonella: Casa di Arrigo, il misogino.
Ottavia: Egli odia assai le donne.
Teodora: Poiché di guai anche troppi ne passò.
Iolanda: E di dolori pure mancati non sono.
Leonella: E così di donne non sente mancanza.
Ottavia: Ma qua vedete Darma e Drusilla…
Teodora: Zitta, zitta. Non tutto adesso.
Iolanda: Lascia che la commedia parli per noi.
Leonella: Abbiamo già detto abbastanza.
Ottavia: Ritiriamoci dunque. Abbiamo il nostro da fare.
Teodora: Gentile pubblico seguite attentamente.
Iolanda: E vogliateci bene a noi e a questa commedia…
Leonella: Del poeta non interessatevi…
Ottavia: Ma guardate l’animo vivo…
Teodora: Di chi stasera è per voi.
Iolanda: E per voi soli!
Escono. In scena Darma e Drusilla.
Darma: Questo non è vero!
Drusilla: Vi è poco da discutere.
Darma: Questo non è vero!
Drusilla: Un bel parlare, sì.
Darma: Dì pure quel che credi.
Drusilla: Dico quel che vedo.
Darma: Con quali occhi?
Drusilla: I miei, i miei.
Darma: Occhi stregati sono, dall’invidia!
Drusilla: Beh, poco da fare: non c’è parità tra i modi che ha di guardarci.
Darma: Quanta certezza, vero?
Drusilla: Onestà.
Darma: E quanta spavalderia.
Drusilla: Pietà direi. Tu vedessi come cambia lo sguardo che tiene davanti a me: occhi così vivi ed espressivi
non se ne vedono a meno che non si provi qualcosa.
Darma: E che mi dici di quando mi passa di fronte?
Drusilla: Direi che sia dispari anche in quello.
Darma: Assolutamente.
Drusilla: Sei d’accordo dunque?
Darma: Tu non sai come rallenta poiché io possa guardarlo in tutto il suo splendore. Rallenta, rallenta…
rallenta così tanto da rimanere su una gamba per almeno mezzo minuto. Oh, tu non sai, non sai… non puoi
sapere…
Drusilla: Di innocue fantasie?
Darma: Di realtà a te ignote.
Drusilla: Parole, solo parole.
Darma: La verità fa male.
Drusilla: Questo non è vero!
Darma: Credilo pure.
Drusilla: Questo non è vero!
Darma: Libera di pensarlo.
Drusilla: Credo si necessiti di un confronto diretto.
Darma: Pur io lo credo. Ma che ci facevi qui?
Drusilla: Attendevo le testimoni. E tu?
Darma: Pure io le attendevo. Ma dove sono?
Drusilla: Là vedo qualcuno.
Darma: Le riconosco: sono le mie.
Entrano Iolanda e Leonella.
Drusilla: Iolanda, Leonella, eccovi finalmente.
Iolanda: In questo posto non sono mai stata.
Leonella: Ci eravamo perse. Ma chi è questa?
Drusilla: Lasciatela stare. Di lei non interessatevi.
Darma: Ma dove sono finite?
Drusilla: Direi che si possa anche bussare. Le mie testimoni bastano e avanzano.
Darma: Di chi ti è a fianco non mi fido.
Drusilla: Povera babbea.
Entrano Ottavia e Teodora.
Ottavia: Scusate il ritardo.
Darma: Alla buonora!
Teodora: Credici, abbiamo fatto il possibile.
Ottavia: E queste chi sono?
Darma: Non guardatele. Non meritano nemmeno un nostro cenno.
Ottavia: (A Teodora) Tu c’hai capito qualcosa?
Teodora: (A Ottavia) No davvero. Ma per ora lasciamo correre.
Iolanda: (A Leonella) Trovo tutto questo un po’ esagerato.
Leonella: (A Iolanda) Sì, sono d’accordo. Ma oramai manteniamo la parola.
Drusilla: Bene, direi che possiamo bussare, no? Che dici?
Darma: Non perdiamo tempo, almeno sapremo la verità.
Bussano alla porta di Arrigo. Più l’una bussa più l’altra insiste per primeggiare su chi ha bussato di più.
Arrigo: (Sporgendosi dalla finestra) Insomma, non si può neanche riposare in pace? Donne?! Che ci fate
qua? Che volete da me?
Darma: Arrigo, non è vero che i tuoi occhi sono solo per me?
Drusilla: Tieniti pure i suoi occhi. A me è rivolto il suo cuore.
Darma: Vattene da qui, screanzata.
Drusilla: Tornatene a casa tua, villana.
Ottavia e Teodora allontanano Darma. Iolanda e Leonella allontanano Drusilla.
Teodora: Insomma, parliamo con ordine!
Leonella: Lasciate fare a noi.
Arrigo: Ma che volete da me? Non ho niente a che fare con voi, sia chiaro.
Teodora: Ecco, Arrigo, le nostre due amiche qui vorrebbero sapere di chi delle due sei innamorato.
Leonella: Perché, da quel che abbiamo capito, tutt’e due non sanno, e ciascuna vorrebbe ricambiarti a suo
modo se tu solo lo volessi.
Arrigo: Dunque credete davvero che mi possa innamorare di una donna? (Ride) Ma non fatemi ridere! E
che cosa le tiene convinte? Fatemi capire…
Iolanda: L’una crede che tu la guardi in modo strano.
Ottavia: L’altra che tu le attiri volutamente l’attenzione.
Teodora: Che vuoi… Le solite cose.
Leonella: Un cuore innamorato vede più del dovuto in chi sta mirando.
Arrigo: Innamorate? Di me? Ma fatela finita! E dove sarebbero innamorate queste due?! Guardatele bene!
Darma: No, Arrigo, vedi bene come tremano le mie gambe? (Fa tremare le gambe)
Drusilla: Io ho il fiatone davanti a te. Senti? (Respira affannosamente)
Darma: Insomma, di chi sei innamorato?
Drusilla: Chi di noi due è la più bella?
Arrigo: Amore o bellezza? Bah! Maschere di cartapesta siete. Ma guardatevi! Guardate che gelose, che
invidiose, tutte, tutte quante. Donne? No, no. Ne ho fin sopra i capelli. Statemi lontane. (A Drusilla) Ti ho
guardato strano? Ma se alla vista mi ripugnate…! (A Darma) Attiro l’attenzione? Ma se fuggo ogni volta che
vi vedo? Andatevene adesso. Puh!
Entra Clemenzia.
Clemenzia: Lasciatelo perdere quell’ignorante. Datemi retta. Non merita minimamente la nostra attenzione.
Arrigo: Chi l’ha detto? Chi sei?
Darma: Tsk! Guarda chi si vede.
Drusilla: La saccente del quartiere.
Clemenzia: Stupide! Anche il vostro sentire è insincero! Portate maschere in volto. Lo si vede da lontano!
Arrigo: Aggiungerei “come qualunque del vostro sesso”.
Clemenzia: Tu hai poco da ridire. Ogni volta che passo di qui li sento i tuoi sberleffi e le tue ingiurie...
Arrigo: Questo e altro. Questo e altro, donna. (Ride)
Clemenzia: Figuriamoci: neanche sai com’è fatta una donna.
Arrigo: Ne so anche troppo, non preoccuparti.
Clemenzia: Devi tirare fuori i soldi per la strada: i lavori sono partiti e vogliono il saldo entro fine mese.
Arrigo: Ma certo. Perché? Credi che non li avrei tirati fuori?
Clemenzia: Da te non di certo mi aspetto qualcosa.
Arrigo: Sei in errore, cara. E ora puoi andare. Grazie per il servigio. (Ride)
Clemenzia: Me ne vado, e non di certo perché me lo ordini tu.
Clemenzia esce. Arrigo rientra in casa.
Drusilla: Comunque confermo: quando mi guarda i suoi occhi sono diversi. E’ solo timido, e se tu e le tue
amiche non foste state qui, me lo avrebbe confessato liberamente.
Darma: Ma che dici? Ma non hai visto come si è voltato subito verso di me?
Drusilla: Sentite, io con questa non posso più parlare. Vado. Ma non credere che finisca qui.
Darma: Sì, andiamo. Altrimenti potrebbe finire peggio.
Darma e Drusilla escono. Ottavia, Iolanda, Teodora e Leonella si fanno avanti.
Leonella: Non credo vi sia da aggiungere altro.
Ottavia: E la favola potrebbe anche finire qui.
Teodora: Ma l’animo umano, che volete, è inquieto.
Iolanda: E spesso agisce più del necessario.
Leonella: Perché in fondo l’uomo non è mai contento.
Ottavia: Ecco che esce Arrigo!
Teodora: Forza, forza, ascoltiamolo attente.
Leonella: Non facciamoci scoprire, muovetevi!
Escono. Entra Arrigo.
Arrigo: Di queste donne, no, io non voglio sapere niente. E come la decisione è presa ecco che, vedete, quanti
guai, anche troppi. Ma io sono uomo probo, e uh! se ne so dei loro misfatti, tant’è che ho deciso di chiudere
del tutto. E voi direte: “ma come? Non vedi, caro Arrigo, come queste morivano per te? Come avrebbero
dato il sangue per ricevere una bella parola da parte tua?” Io vi dico: “macché, macché!” Morire? Sangue?
No, cari signori miei, lasciatevi guidare da chi ne sa qualcosa: costoro sono bisce; oggi gattine innocenti,
domani sanguisughe assassine. Conosco bene il loro animo ed ho modo di dimostrarvelo. Vedete questa
rosa? Io andrò da loro a offrire il mio fiore. Ma quanto volete scommettere che non l’accetteranno? E’
semplice: l’umiltà di un uomo che regala fiori non è più di moda per le donne di oggi. Esse vogliono l’uomo
meschino, ricattatore, strozzino, e che magari, chissà, non gli manchi un bel conto in banca. Guardate come
vi ricrederete. Ecco qua. (Si traveste) Io adesso con questa maschera chiederò loro la mano. Oh, ma eccone
arrivare una, vediamo se l’esperimento funziona.
Entrano Drusilla, Iolanda e Leonella.
Drusilla: Io so che lui mi vuole. Voglio riprovarci.
Iolanda: Drusilla, lascia perdere, non è passato neanche un giorno.
Leonella: Iolanda ha ragione. Perché questa ostinazione?
Drusilla: Perché? Non vorrete mica che quella là mi preceda per poi burlarsi di me?
Iolanda: (A Leonella) Siamo proprio fuori strada.
Leonella: (A Iolanda) Io dico di lasciarla perdere.
Iolanda: (A Leonella) Lasciamola fare per adesso.
Leonella: (A Iolanda) Sì, ma non chiedermi più di venire.
Arrigo: Buonasera signorine. Posso fare due parole con voi?
Drusilla: Non è te che cercavo. Ma dimmi: chi sei? Che ci fai qui?
Arrigo: Sono Rodolfo, cugino di secondo grado del proprietario di questa casa, Arrigo.
Drusilla: Cugino di Arrigo? Non sapevo. E dimmi: dov’è adesso? E’ in casa?
Arrigo: E’ uscito per delle commissioni e io, avendo dimenticato le chiavi, sono costretto qui, aspettando che
torni.
Drusilla: Poco male. Aspetterò anche io.
Arrigo: Ma signorina, lei forse non lo sa, ma io non perdo mai tempo, ed ho comprato questo bellissimo fiore.
Non vedete?
Drusilla: Non mi dice niente. Lo ha pagato caro?
Arrigo: Oh, ma nessun prezzo è abbastanza alto per i miei intenti.
Drusilla: Per chi sarebbe, scusi?
Arrigo: Come per chi? Ma per lei signorina.
Drusilla: Per me?
Arrigo: Sì, signorina. Vi ho visto più volte qui davanti alla casa di mio cugino e i miei occhi non hanno potuto
fare a meno di rivolgersi a lei. E vedevo bene, sì, lo vedevo, come mio cugino la trattava: così giusto e… volevo
dire… così scostante. Poveretto, non sa cosa si perde. Ecco vedete? (Si inchina) Io non sono altro che un umile
uomo, non ho molti soldi, però ho tanto amore da poterle dare, e la farei felice. La prego di prendere questo
fiore sperando in un suo ricambio.
Drusilla: (A Leonella e Iolanda) Chi è questo pazzo?
Leonella: (A Drusilla) Non chiederlo a me. Non l’ho mai visto prima d’ora.
Iolanda: (A Drusilla) Neanche io. Non sapevo che Arrigo avesse un cugino.
Drusilla: (A Leonella e Iolanda) Mi sta offrendo quel fiore. Ma tu guarda che brutto che è.
Leonella: (A Drusilla) Cosa? Il fiore?
Drusilla: (A Leonella) No, lui.
Iolanda: (A Drusilla) Cos’ha che non va?
Drusilla: (A Iolanda) Tu guarda che brutto volto che tiene. E gli occhi…
Leonella: (A Drusilla) Cos’hanno che non ti piacciono?
Drusilla: (A Leonella) Sono neri. A me piacciono azzurri, o almeno verdi. Ma neri così…
Leonella e Iolanda si guardano.
Drusilla: (A Iolanda e Leonella) E poi a me non piacciono i fiori. Avete più visto uomini che offrono fiori
oggigiorno? No, di questi uomini non ne esistono più. Oggi vanno di moda altre cose. Quest’uomo, l’ho capito,
non è per niente il mio tipo.
Iolanda: (A Drusilla) Ma un fiore vale molto più di ogni altra cosa.
Leonella: (A Drusilla) Dovresti dargli una possibilità. Un uomo che porta fiori è d’animo nobile.
Drusilla: (A Iolanda e Leonella) No, sono più che sicura. (Ad Arrigo) Grazie Rodolfo. Ma la tua richiesta non è
accettata.
Arrigo: Ma… questo fiore l’ho comprato per lei. Guardi com’è bello. Esprime tutto quello che ho dentro.
Drusilla: Ringrazio davvero. Ma di un uomo cerco altro.
Arrigo: Lo prenda almeno con sé. Il mio sentimento non svanirà tanto facilmente. La fiamma arde troppo…
Drusilla: Sono sicura che troverà qualcuna che l’accoglierà... E adesso Iolanda, Leonella andiamo, non ho
intenzione di stare ancora qui, non vorrei che la gente mi confondesse per una di quelle stupide sdolcinate
viziose.
Iolanda: (A Leonella) Fine. Questa è l’ultima volta!
Leonella: (A Iolanda) Sicuro. Non vorrei essere scambiata per una come lei.
Drusilla, Iolanda e Leonella escono.
Arrigo: Beh?! Che vi avevo detto?! Avete visto? Vipere. Non accettano fiori, figuriamoci se conoscono le vie
dell’amore. No, no… E come criticavano, attente ad ogni dettaglio...! E’ così. E adesso qualcuno dirà: “sì, ma
era soltanto un caso, non vale per tutte”. Ne siete davvero certi? Oh, ecco arrivare l’altra! Vedrete che andrà
come prima. State a vedere.
Entrano Darma, Ottavia e Teodora.
Darma: Dite che posso riprovarci?
Ottavia: Niente te lo vieta. Ma mio parere stai troppo insistendo.
Teodora: Anche secondo me. Per adesso direi di lasciar perdere questi rancori.
Darma: Rancori? Quali rancori? Io voglio sapere come stanno le cose. E stavolta senza nessuno fra i piedi.
Ottavia: (A Teodora) Che bisbetica è diventata per quest’uomo…
Teodora: (A Ottavia) E per quale uomo. Direi che è tanto attratta quanto più è ignorata.
Arrigo: Signorine, scusate il disturbo. Oh, quale piacere vederla finalmente!
Darma: Prego? Ci conosciamo?
Arrigo: Lei non può sapere chi sono. Questo è certo. Ma io la riconosco. Oh, se la riconosco! Quante volte
l’ho vista davanti alla casa di mio cugino Arrigo.
Darma: Cugino di Arrigo?
Arrigo: Di secondo grado per l’esattezza.
Darma: Non ne sapevo niente.
Arrigo: Il mio nome è Rodolfo. Ma sono qua da poco, è ovvio che non mi sono ancora fatto conoscere in città.
Ma, mi creda, già tante volte l’ho vista respinta da lui, da questo mio cugino. Quante volte ho dovuto
sopportare! Egli non sa minimamente quale gioiello si perde. Io lo vedo nei suoi occhi il tesoro che nasconde
seco. La prego di accettare questo dono. (Si inchina)
Darma: Un fiore? Per me?
Arrigo: Questo fiore l’ho colto io stesso nel mentre venivo qua. E pensavo a lei, signorina, proprio a lei, mentre
lo afferravo. D’incontrarla così presto non avrei mai creduto. Io sono un pover’uomo, ma l’amore che provo
è immenso. Le andrebbe di accettare questo fiore per me? Io potrei renderla felice.
Darma: Un fiore?
Arrigo: E’ tutto quello che posso darle, ma è un dono sincero.
Darma: (A Teodora e Ottavia) Voi conoscete questo tipo?
Teodora: (A Darma) No, io non l’ho mai visto.
Ottavia: (A Darma) Onestamente neanch’io.
Darma: (A Ottavia e Teodora) Di quel fiore non voglio saperne niente. Vi pare un bell’uomo?
Ottavia: (A Darma) Cosa c’è che non ti piace di lui? Mi sembra un uomo come altri.
Teodora: (A Darma) Sì, ma per dichiararsi così non può non essere onesto.
Darma: (A Teodora e Ottavia) Guardate com’è rozzo nelle forme. Mi piacciono gli uomini più mingherlini.
Teodora e Ottavia si guardano.
Darma: (A Teodora e Ottavia) E poi mi sembra che puzzi anche un po’. Non trovate?
Teodora: (A Darma) Se lo dici tu…
Ottavia: (A Darma) Cosa intendi fare?
Darma: (A Teodora e Ottavia) Andiamocene da qui. In tutta onestà, un uomo che offre fiori mi lascia del tutto
spiazzata. Non so cosa pensare. Direi che è tutto tranne che col cervello in capo.
Ottavia: (A Darma) Eppure mi sembra d’intento genuino. No, Teodora?
Teodora: (A Darma) Sì, infatti. Perché non assecondarlo?
Darma: (A Teodora e Ottavia) Non ci penso nemmeno. Non voglio che in città mi vedano per “Darma la
rincitrullita”. Lasciamolo dov’è. (Ad Arrigo) Uomo, respingo ogni tua parola. E adesso non disturbarmi più.
Arrigo: Ma perché? Non vi sentite adorata? Io offro l’onestà e la passione. Perché respingermi così?
Darma: Forse perché non siamo fatti l’uno per l’altra.
Arrigo: Senza neanche aver passato un giorno insieme? D’accordo, avrò rispetto per la vostra scelta, ma
questo non reciderà la passione. Ecco, il mio fiore ha valore di per sé. Prendete. Portatelo, mi faccia felice
almeno in questo.
Darma: Grazie ma va bene così. Andiamo ragazze. Sono stata qui anche troppo. Ripasserò più tardi.
Darma, Ottavia e Teodora escono.
Arrigo: Che vi dicevo? Ecco qua! Di donne che sanno accettare i fiori non esistono più. Tutte a volere schiaffi
e insulti. Ma della sincerità amorosa chi sa più niente oggi? Chi più se ne interessa? Ecco perché di donne non
voglio più sapere. Non perché temo quel che appaiono, ma quel che celano di essere.
Entra Clemenzia che fa per bussare alla porta di Arrigo.
Arrigo: Oh, ma guarda chi viene. Di lei neppur ricordo il nome. Ma ricordo bene come mi rispose. Sì. Con
questa voglio divertirmi un po’. Così che imparerà a portar rispetto a chi non fa altro che gli interessi suoi.
Ma perché bussa alla mia porta? Andiamo a vedere. (Si maschera, poi a Clemenzia) Signorina, mi scusi, chi
cercava?
Clemenzia: Quell’arrogante di Arrigo non è in casa?
Arrigo: Arrog…?! Emh! No, signorina, Arrigo in questo momento non è in casa, è uscito per svolgere alcune
commissioni. Se vuole può dire a me, riferirò io.
Clemenzia: Gli dica, per cortesia, che deve ancora saldare il conto per la ristrutturazione della strada.
Arrigo: Ah già.
Clemenzia: Come?
Arrigo: Emh, no niente... Ma va bene così, me ne occuperò io.
Clemenzia: La ringrazio. E’ di queste parti?
Arrigo: No. Sono arrivato in città da poco. E’ un piacere conoscerla. Il mio nome è Rodolfo, sono un cugino di
Arrigo.
Clemenzia: Ah davvero? Non sapevo…
Arrigo: Beh, che vuole, mio cugino è proprio un… burlone. Mai una volta che mi scrivesse.
Clemenzia: Mi spiace. Già a vederla mi sembra un tipo del tutto diverso da quell’orco.
Arrigo: Orco, eh?! Sì, sì…
Clemenzia: Ma che bella rosa che ha in mano.
Arrigo: Le piace?
Clemenzia: Molto. E’ per la sua amata?
Arrigo: Sì, la mia bellissima amata.
Clemenzia: Fortunata la donna che riceve fiori dal proprio uomo.
Arrigo: Beh, io non ho molti valori, questo è vero, ma spero sempre che la mia donna non badi a quel che ho
ma a quel che sono e al fuoco interiore che ho per lei.
Clemenzia: Sono sicura che la sua donna ricambierà con tutto l’affetto possibile.
Arrigo: Davvero?
Clemenzia: Assolutamente, un uomo così innamorato non si incontra spesso in giro, e una donna saggia lo sa
benissimo. La invidio un po’.
Arrigo: La invidia?
Clemenzia: (Sorridendo) Beh, sì.
Arrigo: (Si inchina) Allora, signorina, lei mi sta dicendo che invidia se stessa, se in questo amore lei crede.
Clemenzia: Ma che significa, mi scusi?
Arrigo: Significa che, cara signorina, la mia donna è lei.
Clemenzia: Non si prenda gioco di me!
Arrigo: Nessun gioco signorina. Da quando mi sono trasferito qua, quante volte l’ho vista passare sotto la
finestra di casa. Quante volte l’ho vista col suo bel vestitino estivo. Ebbene signorina, dopo quest’oggi non ce
l’ho fatta. Non ho potuto resistere. Uscendo, ho colto questa rosa, per lei, signorina, per lei. E adesso eccomi
qua. Io so che non mi conosce, e non chiedo che si fidi di me fin da subito. Ma se mi darà l’opportunità, se mi
darà l’occasione… Io non resisto più. Ne ho viste tante di donne, ma io voglio lei e lei soltanto. Magari non è
il momento giusto… Ma la prego, accetti almeno questo fiore. Non chiedo niente in cambio. Lo prenda e non
mi chieda niente. Lo prenda e rimanga in silenzio. E in quel gesto tutto il mondo per me varrà niente davanti
alla sua mano che sfiora la mia. Ecco, tenga.
Clemenzia prende la rosa.
Arrigo: Ah!
Clemenzia: Cosa?
Arrigo: Emh, niente… E adesso se vuole può tornare per la sua strada, io non la disturberò più.
Clemenzia: Lei non sta scherzando, vero?
Arrigo: Come potrei, signorina?
Clemenzia: Beh, io… sono… ecco… però… grazie.
Arrigo: Se l’ho resa invidiosa di sé stessa la cosa mi renderà felice. Ma se vuole andare vada pure…
Clemenzia: Io…
Arrigo: Vada, vada…
Clemenzia: Ma volevo rimanere…
Arrigo: No, no. Voleva andar via, lo so.
Clemenzia: Ma non voglio andar via…
Arrigo: Ve lo leggo negli occhi.
Clemenzia: Ma perché dovrei?
Arrigo: E quindi non intende andar via?
Clemenzia: No di certo.
Arrigo: Dunque rimane? E perché rimane?
Clemenzia: Si dice che stasera la luna compirà uno stretto giro. Non vuole uscire a guardarla? Mi farebbe
molto piacere.
Arrigo: Stasera!?... Beh, direi che sia perfetto.
Clemenzia: Non vorrei fare troppo tardi però.
Arrigo: Certo. Sono d’accordo. Domani mattina ho anche da alzarmi presto.
Clemenzia: Lei è davvero diverso da quell’incivile di suo cugino.
Arrigo: Incivile?! Emh… Sì, sì… vero, vero… cioè, insomma…
Clemenzia: Allora siamo d’accordo. A stasera.
Arrigo: A stasera signorina.
Clemenzia esce.
Arrigo: Non mi aspettavo che avrebbe preso la rosa. Però… che faccio adesso? Posso comunque tenere il
gioco. In fondo non è Arrigo, ma Rodolfo, a uscire con lei. Perché no? La mia identità rimane comunque sana
e salva, e in fondo le donne non sono poi così inutili. Non trovate? Sì, sì. Farò così. Rodolfo uscirà con
Clemenzia, e quando il gioco sarà durato troppo farò che lui se ne dovrà andare per affari. Sì. Direi che sia
perfetto. Del resto questa donna non si è mai sottomessa ad alcuno, perché non dovrebbe essere questa la
volta buona, ora che ci è finalmente cascata?
Arrigo entra in casa. Sera. Entrano Iolanda, Leonella, Ottavia e Teodora.
Ottavia: Avete visto? Rodolfo e Clemenzia stasera sono usciti insieme.
Teodora: Sono proprio una bella coppia.
Iolanda: Sì, concordo pienamente.
Leonella: Sono contenta per loro.
Ottavia: Lui mi sembra un bel tipo.
Teodora: Eppure è così simile ad Arrigo. Non trovate?
Iolanda: Beh, in fondo sono parenti.
Leonella: Di secondo grado però.
Ottavia: Che nella famiglia di Arrigo siano tutti uguali?
Teodora: E’ possibile.
Iolanda: Sarebbe strano però.
Leonella: Chissà. Lasciamoli stare. Clemenzia è così felice.
Ottavia: Non l’ho mai vista così prima d’ora.
Teodora: Beata lei. E’ una donna semplice. Non come le altre due arpie.
Iolanda: Io quelle le ho lasciate perdere.
Leonella: Sì, non vogliamo più saperne nulla.
Ottavia: Stanno venendo qui. Vedo delle ombre laggiù. Non disturbiamoli.
Escono. Entrano Darma e Drusilla.
Darma: Non hai sentito delle voci?
Drusilla: Sì, ma qui non c’è nessuno.
Darma: Beh, meglio così.
Drusilla: Su, su. Bussa, sentiamo se è in casa.
Darma bussa alla porta. Nessuno risponde.
Darma: No, non c’è nessuno.
Drusilla: Io stento a credere che l’amore fra suo cugino e Clemenzia sia così autentico.
Darma: Anche io ho molti sospetti.
Drusilla: Prima aveva chiesto la mia mano.
Darma: E subito dopo la mia. Com’è che adesso escono loro due insieme così felici? Non lo sopporto.
Drusilla: Si è lasciata incantare dal fiore che aveva con sé.
Darma: (Ironica) Non è che lo facciamo per mettere il naso in faccende che non ci riguardano…
Drusilla: (C.S.) No, no, questo è certo, mica sono una pettegola…
Darma: (C.S.) Lo facciamo soltanto per lei.
Drusilla: (C.S.) Certo, certo. Del resto noi donne dobbiamo saperci difendere, no, da questi uomini corrotti?
Darma: (C.S.) Assolutamente.
Drusilla: Eccoli che arrivano. Nascondiamoci qua e sentiamo cosa dicono.
Darma e Drusilla si nascondono nel buio. Entrano Arrigo, travestito da Rodolfo, e Clemenzia.
Clemenzia: Che silenzio. Eppure non ho paura. Nemmeno di questo buio. Anzi, trovo tutto così vivo, così
pieno di vita.
Arrigo: La notte ha un fascino tutto suo quando si è in buona compagnia. E guarda come si vede da qui la
luna. E’ qualcosa di unico. Peccato che certe cose oggigiorno non si sappiano più apprezzare.
Clemenzia: E’ proprio vero. Senti che bella brezza che si alza.
Arrigo: Già.
Clemenzia: E’ l’ora di andare?
Arrigo: Direi che sia ancora presto.
Clemenzia: E’ sempre troppo presto in queste occasioni. Rimaniamo fuori ancora un po’.
Arrigo: Come vuoi.
Clemenzia: Dunque tu e tuo cugino siete coetanei non è vero?
Arrigo: Sì, esattamente.
Clemenzia: Non avrei mai detto che tu fossi suo parente.
Arrigo: Beh, sai com’è, mio cugino ne ha passate tante. E’ una persona che va capita. Non è cattivo, è solo
fatto così… è cresciuto da solo.
Clemenzia: Ah davvero? Non lo sapevo.
Arrigo: Beh, lui non parla molto con le persone. Crede che tutti gli siano contro.
Clemenzia: In questo sbaglia.
Arrigo: E quindi non ascolta e non è ascoltato da nessuno.
Clemenzia: Peccato per lui.
Arrigo: Davvero. Peccato che non se ne accorga.
Clemenzia: E a te?
Arrigo: Cosa?
Clemenzia: Ti ascolta?
Arrigo: A me? Beh, è un po’ testardo. Quindi a volte ci provo ma non sempre ci riesco. Anzi, diciamo più no
che sì, ecco.
Clemenzia: Tu hai pazienza. Vedrai che ti ascolterà piano piano. Saprai dargli dei buoni consigli.
Arrigo: Tu dici?
Clemenzia: Sì.
Arrigo: Anche tu te la sei dovuta cavare da sola, vero?
Clemenzia: Mio padre ormai non c’è più da molti anni ormai. Io e mia madre non abbiamo avuto molte
possibilità. Ci siamo trasferite qui, ma la situazione sta diventando sempre più difficile. Se continua così
dovremo andarcene nuovamente a cercare qualche posto più economico. I problemi non vengono mai da
soli.
Arrigo: Se vuoi…
Clemenzia: Cosa?
Arrigo: Se vuoi posso darti io una mano.
Clemenzia: Davvero?
Arrigo: Potrei prestarvi del denaro.
Clemenzia: Ma non avevi detto di essere povero?
Arrigo: Sì, ma… tanto per chi ho da spendere… Qui sono solo, e poi mi farebbe piacere darvi una mano. Non
vorrei che tu te ne andassi.
Clemenzia: No?
Arrigo: No.
Clemenzia: Sei molto gentile.
Entrano Darma e Drusilla.
Darma: Oh, ma guarda chi c’è qui!
Drusilla: Clemenzia e Rodolfo?!
Darma: Che ci fate fuori a quest’ora?
Clemenzia: Rodolfo, le conosci?
Arrigo: Io? Sì, di vista…
Darma: Beh, Rodolfo, direi che ti sia andata bene. Vero Drusilla?
Drusilla: Assolutamente, dopo il nostro rifiuto hai trovato sicuramente una che ti renderà più felice.
Clemenzia: Perché scusate?
Darma: Ah, non lo sai?
Arrigo: Beh…
Drusilla: Ah, non te l’ha detto? Oggi pomeriggio si era presentato a noi.
Darma: Ma noi abbiamo rifiutato, sapendo che quest’uomo meritava sicuramente di meglio.
Drusilla: E l’ha trovato. Non c’è che dire.
Darma: Siete proprio una bella coppia.
Drusilla: Sono molto contenta per voi e per lui.
Clemenzia: E’ vero quel che dicono?
Arrigo: Non capisco perché queste due siano qua a rovinarci la serata. Comunque sì, non posso negare. Ma
l’amore che provo per te è di tutt’altro tipo.
Clemenzia: Io credo alle sue parole. Rodolfo è uomo onesto, glie lo leggo negli occhi. Adesso andatavene.
Drusilla: Ah, sì, sì, e chi vi voleva disturbare…
Darma: Passavamo di qui per caso.
Drusilla: (A Darma) Non per caso… (A Clemenzia e Arrigo) In verità volevamo rivedere il nostro Arrigo.
Darma: Sì, volevamo dirgli che lo lasceremo stare.
Drusilla: Sì, perché in fondo gli vogliamo bene.
Darma: Arrigo! (Fa per bussare)
Arrigo: Emh… (Si alza e si frappone fra Darma e la porta) Non credo che sia il caso. E’ probabile che non ci
sia...
Drusilla: Ma a quest’ora è sempre in casa, no?
Arrigo: Sì, ma lasciateci stare adesso.
Darma: E a te che te ne viene?
Drusilla: Lasciaci bussare alla porta e tornatene alla tua serata galante!
Arrigo: A quest’ora dorme sicuramente.
Darma: A quest’ora? Così presto? Un uomo come lui? (Bussa alla porta) Nessuno risponde. Dove sarà?
Clemenzia: Va a controllare che non sia successo niente.
Arrigo: Sì, vado, vado.
Arrigo entra in casa.
Darma: Beh?! C’è nessuno?
Arrigo: (Da dentro, come Arrigo) Emh… eccomi. Che volete?
Drusilla: Arrigo volevamo parlarti un attimo.
Arrigo spunta dalla finestra.
Arrigo: Che c’è? Stavo per andare a letto.
Drusilla: Davvero? Eppure ti vedo ben agghindato.
Darma: Sei uscito stasera?
Arrigo: No, sono rimasto in casa tutto il tempo.
Drusilla: E perché allora prima non ci hai aperto?
Arrigo: Emh, non avevo sentito…
Drusilla: Strano. Non è mai successo.
Clemenzia: Dov’è tuo cugino?
Arrigo: Quale cugino?
Clemenzia: Come “quale cugino”?
Arrigo: Ah, sì, sì, certo. Rodolfo.
Clemenzia: Me lo puoi chiamare per cortesia?
Arrigo: Certo, certo. (Rientra) Rodolfo! Rodolfo!
Darma: Com’è diventato docile tuttod’un tratto!
Drusilla: Ma guarda un po’.
Arrigo: (Da dentro, come Rodolfo) Sì? (Come Arrigo) Ti vogliono fuori! (Come Rodolfo) Sì, vado, vado. (Come
Arrigo) Sbrigati. (Come Rodolfo) Un momento. (Esce dalla porta, travestito da Rodolfo) Eccomi, scusami il
ritardo, ma ero andato un attimo a pulirmi…
Clemenzia: Queste due stanno rovinandoci la serata. Perché non le mandi via?
Arrigo: Giusto, sì.
Darma: Ma noi volevamo parlare con Arrigo.
Drusilla: Arrigo, ci sei?
Arrigo: Emh… mio cugino Rodolfo non vuole saperne di voi, mi ha detto che non uscirà…
Darma: Rodolfo?!
Arrigo: “Rodolfo”?! Arrigo volevo dire!
Drusilla: Che strano…
Darma: Già si comincia a confondere i nomi?
Arrigo: Arrigo, diglielo che devono andare via, diglielo tu! (Entra in casa, e spunta dalla finestra vestito da
Arrigo) Uff… Andatevene.
Darma: Va bene, va bene ce ne andiamo. Ma dov’è tuo cugino?
Arrigo: Rodolfo, ti vogliono! (Rientra) Un momento! (Esce dalla porta vestito da Rodolfo, affaticato) Eccomi,
insomma, andatevene via.
Drusilla: Dov’è tuo cugino?
Arrigo: E’ qui, è qui.
Drusilla: Ah, davvero?
Arrigo: Certo, guarda. (Entra in casa e spunta dalla finestra sempre vestito da Rodolfo) Ecco, vedi? E adesso
andate via.
Drusilla: Ma chi saresti tu?
Arrigo: Arrigo, no?
Darma: No, questo è Rodolfo.
Arrigo: Come è Rodolfo? (Sentendosi il travestimento addosso) Sì, infatti sono Rodolfo. Chi ha detto “Arrigo”?
Non io di certo.
Entra Iolanda.
Iolanda: Ma insomma, è notte fonda lo sapete?
Entra Leonella.
Leonella: State svegliando tutto il vicinato!
Entra Ottavia.
Ottavia: Finitela con tutto questo trambusto!
Entra Teodora.
Teodora: Andatavene a dormire in santa pace!
Drusilla: Io non mi fido di quest’uomo.
Darma: Neanche io! Portaci da Arrigo!
Arrigo: No, ferme!
Darma e Drusilla entrano nella casa di Arrigo. Arrigo rientra.
Clemenzia: Rodolfo! Rodolfo!
Clemenzia entra nella casa di Arrigo.
Ottavia: Non so cos’abbiano in mente ma sono certa che dobbiamo fermarle.
Leonella: Sì, sono d’accordo. Entriamo, presto!
Ottavia, Teodora, Leonella e Iolanda entrano nella casa di Arrigo.
Le battute sono a soggetto: chi urla “Arrigo!”, chi “Rodolfo!”, chi “Darma!”, chi “Drusilla!”, creando grande
confusione. Ad un certo punto Arrigo esce dalla porta inciampando. Mentre dentro la casa la scena vede una
pausa silenziosa e le donne si affacciano chi dalla porta chi dalla finestra a guardare Arrigo, quest’ultimo si
guarda attorno, si tocca il volto, si accorge di non avere la maschera e rientra immediatamente in casa. La
scena riprende nella confusione precedente. Ad un certo punto Clemenzia esce dalla casa con in mano la
maschera di Rodolfo, fermandosi a centro scena. Poco dopo escono Ottavia e Teodora che tengono ferma
Darma, seguite da Leonella e Iolanda che tengono ferma Drusilla.
Teodora: Non potete fare così! Cosa vi salta in testa?!
Iolanda: Siete impazzite? Fatela finita con questi capricci!
Darma: (Vedendo la maschera in mano a Clemenzia) Oh, ma guarda. E quindi Arrigo e Rodolfo...
Drusilla: Dunque Rodolfo non esiste.
Darma: Non credevo. Ci sono rimasta molto male.
Drusilla: Peccato. Eravate una coppia così bella.
Darma: Peccato davvero. Pazienza. Meglio così. Almeno, cara, hai scoperto subito il misfatto.
Drusilla: Meglio subito che troppo tardi.
Clemenzia: E’ già troppo tardi.
Darma: Ci spiace.
Drusilla: Noi non credevamo…
Arrigo esce dalla casa.
Arrigo: Clemenzia io…
Clemenzia tira un ceffone ad Arrigo. Silenzio.
Darma: Direi che sia il caso di andare.
Drusilla: Sì, direi anch’io. Buona serata.
Darma e Drusilla escono. Silenzio.
Ottavia: Clemenzia, noi non volevamo…
Teodora: Abbiamo fatto di tutto per…
Clemenzia: Grazie, amiche mie. Grazie davvero. Ma adesso lasciatemi sola.
Leonella: Facci sapere se avrai bisogno.
Iolanda: Andiamo, questo non è posto per noi ora.
Ottavia, Teodora, Leonella e Iolanda escono.
Clemenzia: Divertente vero? E io sciocca che mi sono anche lasciata andare per un uomo che nemmeno
conoscevo.
Arrigo: Ho provato più volte a dirtelo ma…
Clemenzia: Sono proprio una stupida. Bella cosa l’amore.
Arrigo: No, aspetta. Lascia che…
Clemenzia: Addio.
Clemenzia esce gettando la maschera ad Arrigo.
Arrigo: Dannato me. Dannato sia questo giorno! Ma come ho fatto a lasciare che tutto ciò accadesse? Ma
perché non mi sono confessato prima? E ora che per lei provo un affetto così devastante che cosa faccio? Lei
di me non vuole saperne più niente. Oh, sì! Ma io… Oh, sì! So, so benissimo quel che farò. Andate al diavolo!
Al diavolo tutti quanti! Di donne? Di donne non voglio sapere più niente! Niente!
Arrigo entra in casa. Entrano Teodora, Iolanda, Leonella e Ottavia.
Teodora: Triste la sorte di chi è mosso da troppa presunzione.
Iolanda: E di chi troppo vuole ottenere per essa.
Leonella: E così Arrigo, odiatore di donne, le odiò ancor più.
Ottavia: Ma ancor più, nel far questo, odiava sé stesso.
Teodora: E della perdita di Clemenzia non si dava pace.
Iolanda: Sentite che schiamazzi? Sentite che urla?
Leonella: E’ lui che dalla sua casa non è più uscito.
Ottavia: E non intende uscirci, sia chiaro.
Teodora: E non passa giorno in cui non vituperi le donne.
Iolanda: E non passa giorno in cui non vituperi sé stesso.
Leonella: Come sé stesso?
Ottavia: Sì, sé stesso. Ha detto bene! Esattamente sé stesso.
Teodora: Oh, bella! Di questo non sapevo.
Iolanda: L’ho sentito nel mentre mi dirigevo qui.
Leonella: Sarei curiosa di capire meglio.
Ottavia: Venite, venite! Così capirete quel che intendo.
Teodora: Mi sembra una roba da pazzi. Non capisco.
Si avvicinano alla casa di Arrigo. Leonella bussa alla porta.
Arrigo: (Da dentro) Chi è?
Ottavia: Siamo noi, Arrigo.
Arrigo: Andate via!
Ottavia: Non vedo perché devi trattarci così. Non ti abbiamo mai fatto niente di male!
Iolanda: Né portato alcun guaio!
Arrigo: (Da dentro) Ogni donna è male in questo mondo. (Sempre da dentro, come Rodolfo) Zitto, orco che
non sei altro! (Sempre da dentro, come Arrigo) Orco?! Io? Oh, è arrivato il galantuomo. Che ci fai in casa mia?
(Sempre da dentro, come Rodolfo) Sono sempre stato qui. Ma se vuoi me ne vado! (Sempre da dentro, come
Arrigo) Ecco bravo vattene, corrotto!
Iolanda: Avete sentito?
Ottavia: E’ impazzito del tutto.
Leonella: E adesso in questa casa vivono due anime con un corpo.
Teodora: A tal cosa è giunto per il dolore?
Iolanda: Odia le donne esattamente come odia sé stesso.
Ottavia: Sì, direi che sia così.
Leonella: Ma non è ancora finita, eccolo che viene.
Teodora: Chi viene?
Iolanda: Una delle due facce.
Dalla porta entra Arrigo travestito.
Arrigo: Signorine, buonasera. Desiderate?
Iolanda: Buonasera Rodolfo.
Teodora - Leonella: Rodolfo?!
Ottavia: Shhh!
Iolanda: Cercavamo suo cugino Arrigo. Da molto non lo vedevamo uscire ed eravamo preoccupate. Ma vedo
che forse è troppo impegnato.
Arrigo: Lasciatelo perdere quel primitivo. E’ troppo preso dal voler offendere e schernire. (Rivolto verso
l’interno della casa) Ma io ti sento sai! Ti sentono tutti! Non ti vergogni? (Nessuna risposta) Tsk! Non risponde.
Sarà andato a dormire.
Iolanda: Pazienza. L’importante è che sia in salute.
Arrigo: Anche troppa. Anche troppa. Ma del resto si sa: gli uomini perfidi campano di più. E’ una legge di
natura. In ogni caso riferirò della vostra visita.
Iolanda: Grazie infinite. E perdonaci il disturbo.
Arrigo: Nessun disturbo. Dove regna la gentilezza io mi sento a casa.
Arrigo rientra in casa.
Ottavia: Non si dà pace.
Leonella: Davvero.
Teodora: Non credevo che un uomo simile potesse arrivare a tanto.
Iolanda: L’uomo tutto può.
Ottavia: Sbaglio o quella che vedo laggiù è Clemenzia?
Leonella: Sì, sì, è proprio lei.
Teodora: Ha un’aria piuttosto affranta.
Iolanda: Che le sia successo qualcosa?
Entra Clemenzia.
Ottavia: Clemenzia, perché quest’aria triste?
Clemenzia: Eh, care mie…
Leonella: Dicci tutto quanto.
Clemenzia: Esiste qualcuno al mondo che sappia dimenticare le passioni così in fretta? Beh, se esiste non
sono di certo io.
Teodora: Di iersera non riesci a scordare…?
Clemenzia: E chi potrebbe. Di uomo così gentile e bello non ci si scorda facilmente. Possibile che fosse tutto
un inganno?
Iolanda: Purtroppo è così. E tu questo lo sai bene.
Clemenzia: Preferivo non sapere, allora.
Ottavia: Non hai che da parlarci.
Clemenzia: Con chi?
Iolanda: Con Arrigo, no?
Clemenzia: Sia mai. Lui lo detesto. Così sporco dentro. Non posso: è l’orgoglio che me lo impedisce.
Leonella: Eppure il troppo orgoglio fa danni in amore, lo sai?
Clemenzia: Non amo lui. Amo l’altro che gli appartiene.
Teodora: Nessuno più può dire quale sia il padrone e quale lo schiavo.
Clemenzia: Avete visto anche voi?
Leonella: Proprio in questo momento. Stava… o stavano?... discutendo in casa sua…
Clemenzia: Quanto mi spiace per quel Rodolfo, a sopportare un cugino simile…
Ottavia: Ma con quel Rodolfo non c’è modo d’incontrarsi: egli non esiste.
Teodora: Eppure quante tracce indelebili ha lasciato in questo cuore.
Clemenzia: Eppure di quel Rodolfo voglio sapere. Voglio rivederlo.
Teodora: E come?
Iolanda: Non si può.
Clemenzia: Un modo ci sarebbe. E il mio amore è troppo grande per rinunciarvi. Ma non saranno questi gli
occhi che vedranno.
Iolanda: Cosa vuoi che facciamo?
Clemenzia: Voi andate a prendermi delle vesti. E voi, coglietemi un fiore: una bella rosa. La più bella. Su
andiamo.
Ottavia: (A Leonella) Che avrà in testa?
Leonella: (A Ottavia) Non so davvero. Ma seguiamola e cerchiamo di esserle d’aiuto. Ne avrà bisogno.
Escono.
Arrigo: (Da dentro, come Rodolfo) Sei un putridume fatto persona! Nemmeno sei sceso a salutarle! (Sempre
da dentro, come Arrigo) Tu mi fai schifo con le tue millanterie! (Sempre da dentro, come Rodolfo) Mi stai
dando del vanitoso? Non credo proprio! Si vede che ancora non mi conosci bene! (Sempre da dentro, come
Arrigo) Ah, abbiamo l’uomo tutto d’un pezzo! Ma guardati… ma ti senti quando sospiri preso nei tuoi
pensieri? Ti vedo sai? Ti si sente in tutta la casa! (Sempre da dentro, come Rodolfo) Meglio delle tue ronfate
di mezzanotte! Svegli tutto il vicinato! E adesso lasciami solo, che ho altro a cui pensare adesso.
Entrano, da lati opposti, Darma e Drusilla.
Darma: Ancora qui? Non ti arrendi mai eh?!
Drusilla: Vedo che anche tu sei piuttosto testarda.
Darma: Adesso che Arrigo è di nuovo solo mi appartiene. Lui è mio ed ha occhi solo per me.
Drusilla: Lascia perdere e allontanati se non vuoi rimanere delusa di te stessa. Non mi va di vederti rodere
dall’invidia in futuro.
Darma: Presuntuosa.
Drusilla: Insolente.
Darma: Vattene ora.
Drusilla: Non mi muovo da qui.
Arrigo: (Sbucando dalla finestra) Insomma, cos’è questo baccano? Volete fare silenzio? Ancora voi?
Andatevene.
Drusilla: No, Arrigo aspetta…
Arrigo: Andatevene ho detto.
Darma: Ma noi da te non vogliamo che la riposta più sincera.
Arrigo: Via da qui. Puh! I miei sputi vi faranno compagnia!
Darma: Ma ti ho sempre amato come mai nessun’altro.
Drusilla: No, io ti ho amato di più. Non credere a questa qua.
Arrigo: Di essere lasciato stare, chiedo! Chiedo solo questo, lo volete capire?!
Entra Clemenzia, travestita, con una rosa in mano.
Clemenzia: Lasciatelo perdere. Non vedete com’è volgare?
Darma: Chi sarebbe questa?
Drusilla: Mai vista prima d’ora.
Clemenzia: Non sono niente più e niente meno di quel che i vostri occhi vedono.
Arrigo: Ecco. E quel che vedono non mi aggrada, sai?
Clemenzia: Non è te che cerco, ma quel tuo parente, Rodolfo mi pare si chiami.
Darma: (A Drusilla) Rodolfo? Allora cos’è? Esiste davvero?
Drusilla: (A Darma) Ma non era tutta una messinscena di Arrigo?
Clemenzia: Portamelo, per cortesia.
Arrigo: Non so chi tu sia e non so cosa tu voglia. Di te non voglio sapere niente. Mio cugino se la sbrigherà.
(Rientra)
Clemenzia: E adesso voi andatevene.
Darma: Cosa pretendi? Mica siamo così stupide.
Drusilla: Sappiamo benissimo che Rodolfo non esiste.
Darma: E tu non sei né più né meno che un trucchetto da carnevale.
Arrigo: (Da dentro, come Arrigo) Ti vogliono! (Sempre da dentro, come Rodolfo) A me? (Sempre da dentro,
come Arrigo) Sì, a te, a te. (Sempre da dentro, come Rodolfo) Non c’è bisogno di urlare. Arrivo!
Darma: Ma allora qua dentro sono in due ad abitarci. Non capisco. Ma allora era tutto vero?
Drusilla: Eppure la maschera non era una illusione. Che egli fosse Arrigo ero più che certa.
Clemenzia: Chi dei due siamo ormai è un mistero.
Darma: Dovresti quantomeno presentarti.
Clemenzia: Oh, giustissimo. Perdonate davvero. Il mio nome è Fidelia. Mia cugina, Clemenzia, abita qua nei
dintorni.
Darma: Cugina di Clemenzia?
Drusilla: Non sapevo che ne avesse una.
Clemenzia: Sapete, era tanto che io e mia cugina non ci vedevamo. Però ci vogliamo molto bene. E mi ha
ospitata perché io possa rivedere il mio Rodolfo.
Darma: Rodolfo?!
Clemenzia: Sì, Rodolfo. Abitavamo nella stessa città.
Drusilla: Ma allora Rodolfo…
Darma: Ma noi credevamo…
Clemenzia: Adesso lui si è trasferito per assistere a suo cugino. Ma ho capito che senza di lui non posso stare.
Dalla porta, entra Arrigo travestito.
Arrigo: Eccomi, chi mi cercava?
Clemenzia: Rodolfo!
Arrigo: Prego?
Clemenzia: Non ricordi chi sono? Ma certo, con tutto il tempo che non ci siamo visti…
Darma: (A Drusilla) Costui è Arrigo!
Drusilla: (A Darma) Non ci capisco più niente.
Arrigo: Purtroppo mi spiace ammetterlo, ma proprio non ricordo…
Clemenzia: Provengo dallo stesso posto da dove vieni anche tu.
Arrigo: Ah, davvero?
Darma: (A Drusilla) Mi sento ingannata, eppure sembrano troppo veri.
Drusilla: (A Darma) Anche per me. Non so più cosa pensare: se siamo impazzite noi o loro.
Clemenzia: E adesso, amiche, permettete: gradirei rimanere sola con lui. Mi farete questo favore?
Darma: Certamente. Arrivederci Fidelia, arrivederci Rodolfo.
Drusilla: Rodolfo?!
Darma: Insomma… arrivederci a tutti e due. (A Drusilla) Non so neanche più come chiamarli.
Drusilla: (A Darma) Andiamocene prima di impazzire definitivamente.
Darma: (A Drusilla) Sì, andiamo. Io di questa ho un certo timore.
Drusilla: (A Darma) Non c’è cosa che faccia più paura a una donna di un’altra donna né invidiata né invidiosa.
Darma e Drusilla escono.
Arrigo: Questa rosa, chi ve l’ha donata?
Clemenzia: Questa rosa è per il mio amato.
Arrigo: Uomo fortunato dev’essere chi riceve rose dalla propria donna.
Clemenzia: Tu credi?
Arrigo: Assolutamente.
Clemenzia: E allora, se permetti, la tua fortuna da oggi sarà anche la mia. Questa rosa è per te e per te
soltanto. Ti prego accettala e curati di lei. Io so che tu non sai chi sono, ma io ti ho sempre guardato da
lontano, quando i tuoi occhi miravano ad altro. Ma ora te ne sei andato e la tua mancanza per me era un
silenzio assordante, un cielo vuoto. Quindi, ti prego, accettala, e fammi donna fortunata come ho fatto
fortunato te e te soltanto. Ho provato più volte a dirtelo ma... Io... Ti amo...
Arrigo: Mi ami?
Clemenzia: Sì, Rodolfo. E l’ho visto come mia cugina ti ha allontanato: donna di troppo orgoglio lei è. Ma non
rinunciare a quel che sei, Rodolfo, se tu sei ciò che ho visto.
Arrigo: Oh, beh, io non sapevo. Non ricordo chi tu sia… Il tuo nome… (Prende la rosa) Questo fiore… Sì,
ricordo, ricordo bene. Tu che eri sempre là, lontana lontana, fingendo di non vedermi. Lo so, lo so benissimo.
Sì, ti riconosco. Ricordo bene la tua voce. Tu sei Fidelia, chi altri sennò?
Clemenzia: Ho provato più volte a dirtelo ma… Io… Ti amo…
Arrigo: Anche io me ne rendo conto solo ora.
Clemenzia: Eccomi, sono qui.
Arrigo: Ma certo che sei qui. Siamo qui tutti e due. (Si avvicina a lei, le prende la rosa di mano, la posa sul
proscenio e si abbracciano)
Entrano Ottavia, Teodora, Iolanda e Leonella.
Iolanda: Gentile pubblico, avete ascoltato?
Leonella: Di questa commedia di rose e insulti…
Ottavia: … noi siam qua a chieder congedo.
Teodora: Non pensiate male delle donne se a ferirvi il cuore è stata una sola.
Iolanda: L’uomo rozzo è galantuomo.
Leonella: La donna d’orgoglio è tenera amante.
Ottavia: E chi saprebbe dire chi sia in errore?
Teodora: E chi potrebbe riconoscere occhi ingannati?
Iolanda: Davvero nessuno si è mai ingannato?
Leonella: Beh, questa mi è nuova.
Ottavia: In ogni caso, nella commedia tutto si può.
Teodora: Non v’è legge che non sia inventata e nessuna che ci sia estranea.
Iolanda: E di queste leggi noi vediamo il vero.
Leonella: Noi ci crediamo, il loro amore è onesto.
Ottavia: E voi avete creduto?
Teodora: Vi siete lasciati ingannare?
Iolanda: La commedia non è altro che questo.
Leonella: Puro inganno e niente più.
Ottavia: Voi ci avete creduto in questa flebile fiamma?
Teodora: E in questa rosa che qui giace al suolo?
Iolanda: (Afferra la rosa da terra) Ognuno di noi ha delle rose in sé da consegnare al proprio amante.
Leonella: Donatele tutte, e questa commedia non sarà stata vana.
Ottavia: Essa non è niente più e niente meno di quello che avete visto.
Teodora: Un austero e semplice gioco di specchi.
Iolanda: Non è sempre stato così?

Sipario