MIZZICA, CHE MITICO GRAAL!

Commedia surreale in tre atti di


Antonio Sapienza




Catania, Maggio 1997 – Maggio 2007 



Personaggi:

Vecchio barbone / Merlino di Camelot;
Corrado / Artù di Bretagna;
Nello / Lancillotto del Lago;
Roberto / Parsifal della Foresta;
Toty / Galvano delle Nuvole (il gigante buono del gruppo);
Franz / Tristano della Fonte;
Angela / Ginevra del Fiore; 
Livia/ Cassandra di Avalon;
Pietrino/ Giullare ( mimo - o giovane down- piccolo folletto, smilzo, vivacissimo, ingenuamente furbo, sempre pronto a buttarsi nella mischia facendo confusione e pasticci. Egli non parla, ma dirà una sola battuta, nel terzo atto).
Simo, capo degli Arrapats / Uther di Cambria; 
Ranocchia, capo degli Spietati / Nemo di Nessuno;
1° buttafuori;
2° buttafuori.

E, inoltre, ragazzi e ragazze “Spietate” e “Arrapats”.



Atto Primo


A sipario chiuso, inizierà la musica d’apertura, dolce, suadente. Pochi minuti e il sipario si apre.
Sul palco sarà stata ricostruito uno scorcio di piazza con una viuzza laterale. Al centro dello scorcio ci sarà l’entrata di una discoteca. In scena, man mano, con musica sempre crescente, entreranno gli Arrapats (cinque, sei ragazzi e ragazze) e quindi gli Spietati (ancora cinque o sei ragazzi e ragazze) che iniziano il balletto. Simo e Ranocchia guidano la coreografia, che a poco a poco, seguendo la musica si affievolisce. A questo punto, dalla discoteca escono due buttafuori che li incitano allo “sballo”.
Gioco di luci per tutta la durata dell’operazione.

1° buttafuori – Olè, olè, olè,
siamo forse qui per il pianto?
O non ci siamo per lo schianto?
Ehi, ragazzi svampiti, per provare
emozioni, se vi va di shiokkare,
su, avanti, entrate!

2° buttafuori - Su, su, su,
Dentro si fa un pieno da sballo,
basta un soldo e già sei in ballo,
e un’estasi… d’evasioni
vi aspetta qui - fikettoni.
Suvvia, dai, entrate.

Insieme - E’ già pronto il vostro festino
tra il sesso, il fumo e il vino
- oggi, qui. Presto, “beddi valenti”.
Ehi, non fate gl’indifferenti.
Avanti, dai, entrate!

2° buttafuori - Olè, olè, olè,
ragazzi da sballo,

1° buttafuori - Su, su, su,
col “mito” a cavallo.-

(eventualmente ripetuta più volte)

Riprende la musica sempre più viva e forte. Coreografia fatta da tutti i ragazzi ai quali si unisce il gruppo del Librino, con Corrado in testa e con Pietrino che balla goffamente. Poi la musica scema e finisce, mentre i gruppi affluiscono nella discoteca. Intanto Corrado scorge nei pressi della viuzza, un vecchio barbone raggomitolato nei cartoni, che dorme. Ranocchia, ancora in scena, vestita da Yppie, dondolandosi, sta per accendersi uno spinello, quando nota il barbone, quindi, come colta da improvvisa idea, si china e cerca di dare fuoco ai cartoni dove il vecchio riposa. Corrado che seguiva tutta la scena, a questo punto interviene.
Corrado – (avvicinandosi decido) Ehi, che fai? Spegni quel fiammifero…-
Ranocchia – ( guardando sbalordita il ragazzo che è intervenuto) Toh! Un altro cavaliere senza macchia e senza paura…(continua la sua azione)-
Corrado – Spegni quel fiammifero, per favore.-
Ranocchia - E se non volessi? (si brucia le dita) Ahi! -
Corrado - … ti bruceresti le dita…-
Ranocchia – (accingendosi ad accendere un altro fiammifero con aria di sfida) Vediamo ora cosa ne dici, bamboccio!-
Corrado - Sii cortese, spegni quel fiammifero, non cerco rogne, ma non permetterò che tu faccia del male - a quel poveretto. Lascialo in pace, ha già i suoi problemi…-
Ranocchia – E tu che ne sai?-
Corrado – Non lo so, lo immagino…
Ranocchia -…lo immagina…il cavaliere senza macchia…-
Corrado - … e senza paura…dai spegni.-
Ranocchia- Manco per il cavolo ( si china e accende il cartone)-
Corrado – ( fermandola energicamente e spegnendo la fiamma; intanto sono usciti i Librini in cerca di Corrado, Pietrino lo indica saltellando) Ti ho detto di non farlo!-
Ranocchia – Cornuto e sbirro! Ti fai forte perché siete in sette contro una. Battiti da solo, bamboccio! (prende posizione).
Corrado – Ti ho già detto che non cerco rogne. Vattene via. (poi, ai suoi amici, e impedendo vistosamente l’intervento di Pietrino) E voi state lontani. (alla ragazza) …vai via per favore.-
Ranocchia – Bastardo! Con chi credi di parlare? Io sono Ranocchia, capo degli Spietati, e sono capacissima di sbudellarti – bamboccio.-
Musica in sottofondo. Inizio azione di contrasto. Escono due buttafuori dalla discoteca.
1° buttafuori – Calma, calma…cosa succede? Qui niente schiamazzi, litigi, o pestate! Toglietevi dai piedi… via tutti! Ho detto via tutti!-
Ranocchia – Buttafuori, calma, calma. Ranocchia non cerca rogne con i buttafuori…(a Corrado) ci rivedremo…bamboccio. ( Esce di scena sghignazzando). 
2° buttafuori (vedendo il barbone) E tu vai via da qui! (gli molla un calcio) Quante volte te lo dobbiamo dire? Qui non è posto per te…crei sozzura…
1° buttafuori - … crei litigi…
2° buttafuori - … crei turbolenza..
1° buttafuori - … a chi si deve divertire…-
2° buttafuori - … e…viaggiare...-
1° buttafuori -…nei paradisi…-
2° buttafuori - …senza quel kazzo di coscienza.-
Corrado – Lasciatelo stare, ci pensiamo noi…se non vi dispiace…-
2° buttafuori – (soppesandolo con lo sguardo) Tu? E va bene, però portatelo via presto e lontano, molto lontano a qui - intesi!? (minacciosi rientrano nella discoteca).
Corrado – Garantito. (poi al vecchio) Vecchio, su alzatevi, qui non siete ben accetto, trovatevi un altro posto più tranquillo per il vostro pisolino…-
Vecchio Barbone – (guardandolo con sguardo benigno e sforzandosi ad alzarsi) Grazie… amico… (prende la mano che Corrado gli tende) …grazie…-
Corrado - … di niente, vecchio…buona notte…-
La musica si alza, diventa una melodia.

Vecchio - … ‘notte…( sta per allontanarsi, poi ci ripensa e canta la seguente canzone)
Ma…vaga è la notte,
i sogni svaniti,
muti i pensieri, spenti sguardi
negli occhi appassiti.

Piatta è la vita,
logora è l’ora,
e i momenti infiniti marciscono
già, desolati, stanchi.

Ma, il tempo è vicino,
magari domani,
e ciascun uomo sceglierà
la propria partita.

Per chi si giocherà
la propria vita. 
il termine destinato è già.
Un guizzo di luce
E… quel che sarà, sarà.-

I ragazzi restano sorpresi, poi, lentamente, girandogli attorno, canteranno e danzeranno Musica dura. Entrano in scena gli Arrapats, che fanno circolo al circolo. Pietrino balla per i fatti suoi.

Corrado – Già, il destino, 
la vita, 
il gioco, il tempo… 
ma che tempo è mai questo - gente?-

Librini– Nuvole rosse
Venti impetuosi,
lampi accecanti,
terre tremanti.

Arrapats – Sodoma avvampa,
Ninive inciampa,
Babele resta
Nell’incomunicabilità.

Librini – New York formicolante
Roma dormiente, 
Mosca e Parigi,
Pazze città!

Arrapats –Inghiotti i ragazzi
Torvi sadici e pazzi!
Droga spezzante,
nella quotidianità.

Librini – Sodoma avvampa,
Ninive inciampa,
Babele resta
Nell’incomunicabilità.

Arrapats –Senza speranza
L’uomo avanza
E nel buio destino
Speranza non v’è.

Librini – Gente, gente, gente! 
Chi spezzerà la spirale,
Chi vincerà il mortale,
Chi ci salverà? 


Nel frattempo rientra in scena Ranocchia, seguita dalla sua banda, per la vendetta. La musica diventa di violenza, scandita da tamburi di latta (bidoni di benzina vuoti?) e inizia l’attacco.
I gruppi si scambiano colpi su colpi, gli uni contro gli altri, finchè escono dalla discoteca i due buttafuori, uno dei quali colpisce Corrado con duplice pugno, alla nuca. Corrado stramazza per terra. Ranocchia resta allibita, poi, insieme agli Spietati, lentamente, indietreggiando, lascia la scena. Così pure gli Arrapats. I Librini, prima tentano d’inseguirli, poi soccorrono l’amico. Anche il vecchio barbone accorre e si china sul giovane, come se volesse richiamare in vita un moribondo. I due buttafuori, sprezzanti rientrano nella discoteca, inseguiti da Pietrino che goffamente tenta, invano, di colpirli.
Il giovane resta inerte, tra le braccia del vecchio, per un minuto circa, mentre la musica d’inizio, di fa sempre più misteriosa, irreale, fantastica. Così pure le luci simuleranno un’altra dimensione. Quindi Corrado, lentamente rinviene, ma è intontito, non connette. Improvvisamente, vedendo il vecchio, diventa ossequioso: il colpo sembra averlo fatto andare fuori di senno. Il vecchio, frattanto, ha indossato un mantello color blu, trasformandosi in Merlino ( Stessa operazione faranno tutti gli altri quando verrà il loro turno, indossando i mantelli per cambiare personaggio). 

Corrado – Vecchio, chi sei?
Vecchio – Sono il barbone…-
Corrado … ah, quello…-
Vecchio – …quello, si.-
Corrado – Quello? (dubbioso, poi deciso) Ma no, sei Merlino, vecchio furfante.-
Vecchio – Merlino? Hai detto Merlino il Mago?-
Corrado – Certamente, il Mago - al mio servizio.-
Vecchio – Ah , certo, al tuo…servizio? Ma tu sei forse…Artù?-
Corrado – Così mi chiamano.-
Vecchio – Re Artù?-
Corrado – Oh, bella! Lo metti in dubbio?-
Vecchio/Merlino – ( tra se) No, no, giammai. (a Corrado) Certamente, Sire, sono Merlino il vostro fidato mago, al vostro servizio. (assecondandolo come si farebbe con i bambini o con i pazzi)-
Corrado/Artù – …vecchio mago, dammi qualcosa, ho la testa che mi scoppia.-
Merlino – Ecco… Sire, prendete questa pozione…(gli offre qualcosa da una bottiglietta)-
Artù – ( bevendola)Ah, buona. Certo, Sire, ( poi tra se) ma Sire chi? Sire di che cosa? ( al vecchio) Oddio che confusione nella mia testa. -
Merlino – (tra se) Fra poco tutto passerà, Sire di te stesso, Sire della tua vita, Sire della tua coscienza. (annuendo col capo, poi al giovane) Signore di Britannia, Sire.-
Artù – Ah, certo, certo. Sono Signore di Britannia, Vecchio furfante. (vedendo agli altri ragazzi) Ehi, amici, ci siete tutti? Benvenuto Lancillotto del Lago (a Nello), e anche a te, Persifal della Foresta (a Roberto), e a te, Galvano delle Nuvole (a Toty) e anche a te mio Tristano delle fonti (a Franz). Ah ci siete pure voi mie giovani e dolci amiche: salute a te mia diletta Ginevra del Fiore, e a te, giovane e leggiadra Cassandra di Avalon.
Amici, vi ho convocato…( a Merlino) perché li ho convocati? –

I ragazzi si guardano l’un l’altro sbalorditi, ma non intervengono, anche perché il vecchio fa loro cenno d’assecondarlo.
Merlino – Voi solo lo sapete, Sire…-
Artù – Io? (pensieroso) Ma certo, naturalmente… è…è …per il Santo Graal…( a Merlino) Vero?- Merlino- ( Sottovoce) Se lo dite voi…-.-
Artù - …già, ora ricordo tutto. Tutto! Amici ho avuto una visione stanotte. Ho visto un uomo vecchio, avvolto in strani vestiti, non di stoffa o di pelle, ma di…papiro, ecco cos’era era una pergamena, forse di papiro…strano, vero? Il quale mi ha teso la mano e mi ha detto: Artù di Britannia, l’umanità aspetta da te la grande impresa: il ritrovamento del Santo Graal. Tu, dunque, e i tuoi cavalieri siete investiti dalla suprema missione: riportarlo alla cristianità.
Dunque, per ciò vi ho convocato, per farvi partecipe di questo grande avvenimento, e il nostro mago Merlino ci aiuterà nell’impresa. Parla tu, vecchio!-

Intanto la musica cala.

Vecchio /Merlino – ( come se facesse una riflessione, parlando a se stesso) E ora che faccio? Debbo ancora assecondarlo? Sarà bene? E i suoi amici cosa diranno, cosa faranno? Corrado ha avuto nell’incoscienza la visione della Verità, ma gli altri? Debbo intervenire anche su di loro? Posso? (riflette) Beh, certo, potrei…no, posso, perché anche nel ventunesimo secolo, in un’epoca di grandi sconvolgimenti - per effetto o per colpa dello sconsiderato progresso scientifico, e della morale decadente, delle filosofie relativiste, degli integralismi religiosi, e dello sconvolgimento climatico della terra – il ritorno del Santo Graal sarebbe una cosa buona - quasi vitale…oppure - invano?.
(consolatorio) Certo, però, per questo caso, sarebbe un’esperienza locale, relativa – roba da ragazzi - esplicata in piccolo, per il bene di questi giovani turbolenti, molto turbolenti…però, chissà, un domani…Ma si! Lo faccio!
(come ispirato) Corrado, tu sei Corrado del Librino, e questi sono i tuoi amici di quartiere, e siete venuti qui per una serata a sballo in discoteca. Ma il destino – e una botta in testa - ha riservato per voi un evento che potrà essere lieto, profondamente lieto, oserei dire – felice…ma potrà anche essere duro, ostile, malvagio, pericolosamente brutale. ( come se fosse dubbioso) O forse di più…oppure mi sbaglio? 
( poi, rivolto ai ragazzi) Ecco, per voi tutti, adesso, nella vostra mente, tutte le immagini saranno tra il reale e l’irreale, il vivido e il fluttuante, la leggenda, il Mito, la realtà… o il sogno. 
Infatti, lui, ora, non è più Corrado del Librino, bensì Re Artù di Bretagna (man mano li indica), e voi, Angela, Nello, Roberto, Livia, Toty, Franz, sarete i suoi cavalieri senza macchia e senza paura e le sue dame virtuose, che egli ha appena nominato. 
Ma, attenti, ci sarà anche Ranocchia che potrebbe essere Nemo di Nessuno, (indica il punto da dove è uscita Ranocchia) spietato esecutore, e c’è pure Sino, un Uther vizioso, ambizioso e violento, Re di Cambria ( accenna alla parte opposta della scena, dove si intravede Simo che si pulisce le unghie con un coltello) che ostacoleranno il vostro cammino, a la vostra ricerca.
Essi rappresentano le forze del male che nascondono agli uomini la visione - del Santo Graal.-

Petrino gli si avvicina timidamente, e richiama la sua attenzione, tirandogli il mantello.
Merlino lo guarda teneramente.

Merlino - Oh, Pietrino!?
anima candida. In verità, 
per te la magia è realtà,
niente trucchi, ne pozioni,
hai già in te le Visioni.
Folletto e mago pazzarello,
e per alcuni - solo zimbello

Stendi la mano al Mito
ma non sai afferrare,
tu conosci lo spirito,
ma non lo sai usare.

Ecco il premio che la Natura,
Madre buona, ti ha donato:
vivere nella favola pura - 
per sempre, figlio beneamato.-

Vecchio – Eh già, ti stavo dimenticando, mio buon Pietrino, scusami. Vediamo, vediamo…dunque, a te farò fare…farò fare…ci sono: tu sarai il Giullare di Re Artù.- 

Pietrino salta di gioia, abbraccia ripetutamente il vecchio, fa piroette, lo bacia numerose volte, poi si ferma statuario come gli altri.

Angela/ Ginevra – ( rompendo l’atmosfera di incantesimo) Ebbene, Vecchio, ci vuoi forse far sognare coi tuoi trucchi e le tue pozioni? Che sogni ci fai avere, questa volta, Mago?-
Merlino – Nulla… niente…nessuno…ma tutto…ecco vedete questo libricino? (mostra il libro) ebbene, qui c’è scritta una interessante storia nella quale immergervi – in parte assurda, in parte vera. Vedete? Narra delle vicende del Santo Graal. Sapete che cos’è il Santo Graal?-
Nello/ Lancillotto – No… beh, forse…non sarebbe per caso…-
Roberto/ Parsifal - … il calice dell’ultima cena? (Merlino sorride, scuotendo il capo)-
Toty/ Galvano - …la tunica del Cristo? (Merlino c.s.)-
Angela/ Ginevra - …la corona di spine, forse? ( c.s.) 
Franz/ Tristano - …ho sentito parlare della…Maddalena…-
Merlino – (sbottando) Quella è una solenne sciocchezza! Roba da asini!-
Livia/ Cassandra – … e allora diccelo tu.-
Petrino/ giullare annuisce ripetutamente.
Merlino – Per l’uomo il Santo Graal è il Nulla e il Tutto, il Niente e l’Universo, l’Attimo e l’Eternità. Nessuno l’ha visto, ma tutti pensano che sia il Trascendente sulla terra. E trovarlo significa redimere l’umanità, e forse salvarla dall’autodistruzione, perché, s’immagina, che esso racchiuda in se … il Logos - in terra. Di più non vi dico.
Trovatelo e saprete.
Le forze del Male, però, vi si opporranno. Essi lo tengono celato, diciamo, in un castello incantato, altre i monti e il grande mare.
Ma sta anche scritto che un cavaliere senza macchia e senza paura lo troverà e lo ridarà all’umanità, affinché …eccetera, eccetera.
Esso, poi sarà esposto a tutti i popoli della terra, in tutti i luoghi, come segno di pace e fraternità…( tra se) e vi sembra poco? (poi solenne( Quindi chi meglio di voi può tentare l’impresa?
Ecco la grande sfida per Artù e i suoi cavalieri senza macchia – speriamo - e senza paura.
Artù – Avete sentito?-
Tutti – Si!-
Artù- Mi aiuterete a trovarlo?-
Tutti – Si!-
Artù – Lo giurate voi?-
Tutti – Lo giuriamo!-

Il giullare annuisce vistosamente.

Artù – Miei cavalieri,
per l’uomo che sogna,
trovatelo; andare, partire, 
agire bisogna.

Nei cieli sta scritto:
nell’ostello stregato,
è serrato, e a tutti nascosto,
all’Amore celato.

Tutti - Sveglia ragazzi
Il tempo è già,
lasciarlo a dei pazzi
saggio non è.

Artù - Corri Persifal della Foresta,
vai Lancillotto del Lago,
svelto Galvano delle Nuvole,
lesto Tristano della Fonte.

Che ciascuno vada
per la propria strada,
a combattete per la conquista,
con saggezza e virtù.

Tutti - Sveglia ragazzi,
il tempo è già,
lasciarlo a dei pazzi
saggio non è


Ginevra - ( a parte) Che pena m’opprime,
il mio cuore gela…
ma esso non muore per Re Artù,
ma si spacca per…lui?

Ah, Lancillotto,
dal grande coraggio,
calma questo cuore galeotto,
che muore per te.



Cassandra – Ecco che già vanno,
come ragazzi vanno,
ma quando ritorneranno a noi,
saranno gli stessi?


Cassandra – Correte veloci,
bruciate le tappe,
riportate presto il Santo Graal,
alla cristianità.

Tutti – Sveglia ragazzi,
il tempo è già,
lasciarlo a dei pazzi, 
saggio non è.

Il Giullare va da una cavaliere all’altro, come se si dovesse rendere utile, ma fa solamente confusione.

Artù – Allora in marcia miei cavalieri, e ci rivedremo qui, tra un anno, e col Santo Graal con noi.-

Scena della partenza. Musica adatta, coreografia adatta.

Fine primo atto.





Secondo atto

In questo atto la scena sarà suddivisa in due parti. Quando un personaggio opera a destra, la parte sinistra sarà buia, e viceversa. Ripresa della musica d’inizio. Pochi minuti, poi la musica cala
I costumi degli Spietati saranno delle mantelline nere indossate sui jeans; quelli degli Arrapats, invece saranno mantelline rosse. 
Quindi entra in scena Lancillotto (mantello giallo, come tutti i suoi amici del Librini). Musica adatta per il canto disperato del giovane. Gli Spietati e gli Arrapats ostacolano il suo cammino sul palco.

Lancillotto- Ciascuno corra per la propria strada,
ciascuno insegua il proprio destino.
Folla impazzita, cedimi il passo.
Io cerco la grande impresa,
ma quale sia forse non so, 
e se esiste, non saprei.

Cerco uno scopo per me e l’umanità.
Sicuramente…lo cerco,
senz’altro lo trovo…
col braccio e col cuore…
senza timore…

Oddio, sento un vuoto in me,
brividi mi trapassano la schiena,
torpore, sfinimento, debolezza,
mi assalgono.
Sono esausto del Nulla.
Perdo la baldanza,
divento un vigliacco?

No! No! Rivoglio la mia forza,
cerco quel che voglio,
ambisco ciò che ignoro,
e pretendo di più!-

Poi, come se prendesse coscienza di un fatto ineluttabile.

Oddio! No, no, è Ginevra
Che mi schianta il cuore!
Ed ora so cos’è:
Ella è l’amore!

Amore, amore, amore,
che irrompi improvviso,
che inondi la mia vita,
che sai di peccato!

Amore, tempesta d’amore,
che non sai negare, 
che fuggir vorresti,
ma non puoi.

Amore, finalmente, amore.
Ma quale prezzo -
caro, folle, amaro -
Pagare dovrò?


Nemo, insieme ai suoi, sta molto vicino a Lancillotto, e, nei movimenti coreografici, si dovrà sottolineare la soddisfazione della donna per la canzone di Lancillotto, perché sa che essa è indirizzata a Ginevra, donna del suo Re. Quindi: discordia e, forse, morte.

Nemo – E uno!-

Il Giullare, in una angolo della scena, piange silenziosamente.

Cambio di luci e di musica. Nella parte opposta della scena c’è Parsifal. I gruppi sono sempre gli stessi. Ma la scenografia presenterà delle funi elastiche che gli attori, manovrandole, impediranno i movimenti al giovane: è la dipendenza alla droga.

Persifal - Possano le forze del Male
sprofondarsi nell’abisso.
Possano gli uomini impuri
Bruciare nella Geenna;
possano affogare giù,
nelle sabbie mobili
del vizio.

Possano gli ingannatori
Impiccarsi all’albero;
possano i paradisi artificiali
dissolversi nel nulla,
sparire!

(Nemo gli offre lo spinello).

Vi odio foglie letale!
Che mi invischi
Con le tue trame,
nella più squallida vita
mortale.

Vincere te, sarà la mia gloria.
Abbatterti mio trofeo,
purificarmi da te
sarà la vita.
Per giungere al
Santo Graal. 
Amen. 

Ma, intanto che canta, Nemo, gli gironzola attorno sempre offrendogli la droga, che Persifal, tenta di rifiutare, si sforza, lotta, nella simulazione delle funi elastiche, ma invano. Infine crolla, vinto dalla droga. 

Nemo – E due!

Il Giullare si porta le mani ai capelli, disperandosi.

Poi la scena si dissolve e si fa buia.

Riprende dalla parte opposta, dove c’è Cassandra (mantello azzurro). Poi, musica adatta per il suo canto.


Cassandra – Amo il mio Re,
l’amo da una vita,
di un amore senza speranza,
perché sposo di un’altra.

Un’altra che non l’ama,
che volge la sua brama,
verso un amico del mio Sire,
che lo fa ingelosire.

Amo il mio Sire,
l’amo col mio sentire,
l’anima mia ricolma d’amore,
per l’uomo, mio signore.

Voglio solo morire
Perché tanto soffrire?
coi lacci della malinconia 
gonfia di gelosia.

Certo, morire è bello,
per un amore sublime,
per la voglia insana di finire,
una vita infelice. 

Il Giullare la guarda con compassione, poi a gesti tenta di consolarla.

Entrano in scena gli Spietati e gli Arrapats. Tamburi di violenza.
Le due bande si contendono la ragazza, poi è Uther che ha la meglio. Gli uomini circondano la giovane che viene, simbolicamente, violentata da tutto il gruppo.

Entra Ginevra (mantello color fragola) che consola Cassandra, mentre il gruppo la sta a guardare insolentemente.

Ginevra – Che siate tutti maledetti!
Uomini infetti, 
bestie feroci,
selvaggi, 
senza Dio nè Croci.

Uther maledetto!
Tu non potrai avere,
né madre,
né sorella,
né sposa,
né figlia!

Tu vivrai sempre
Nell’angoscia,
nel terrore,
che un uomo,
una bestia come te,
la tua donna violenterà!

Guardala Uther,
maledetto!
Ella adesso farà un bagno
in acqua calda e profumata,
e sarà purificata,
di nuovo beata.

Ma tu Uther maledetto!
Non dormirai più
nel tuo letto, tranquillo.
C’è un uomo, un Re,
nel tuo destino,
che ti farà pagare
l’abominio! 

Il Giullare, rivolto verso Uther, gli fa cenni come per dire: vedrai, vedrai…

Luce dalla parte opposta. Entra Galvano. Musica adatta. Luci adatte.

Galvano – Mi sento strano, intrappolato,
turbato, in confusione:
è some se vivessi tra passato,
presente e incerto futuro.

Cosa mi succede? –

Gli Arrapats e gli Spietati lo studiano, incerti sul da fare. Vorrebbero attaccarlo, ma il ragazzo è un colosso e incute timore reverenziale. Poi gli danzano attorno per confonderlo, ma Galvano col semplice gesto della mano li blocca. Fermo di scena.

Galvano - Sirene, sirene, sirene,
e non solo sirene.
Chimere, chimere, chimere,
e non solo chimere.
Illusioni e illusioni,
ma non solo illusioni.

Ah, vorrei cambiare il mondo,
lo vorrei a modo mio,
con l’amore più profondo
di cui sono capace,
per l’Universo e per la natura verde,
per la farfalla e per la nuvola,
per l’uomo o per la sua figura.

Ma un muro di gomma
Mi circonda,
la notte è più profonda,
un rumore mi rimbomba,
la luce non brilla più!

Muro di gomma
E la vita che t’imbrutti,
per un uomo contro tutti,
violenza, stragi e lutti.
Voglio la verità!

Muro di gomma
Sul mistero de’ delitti,
gli egoismi, gli sconfitti.
gli ideali trafitti!
Voglio la verità!


Muro di gomma
E la libertà sognata,
giustizia mai data,
e la pace rimandata.
Voglio la verità!

Muro di gomma
E i giovani ingannati,
coi cuori insanguinati,
dei vecchi rassegnati.

Muro di gomma
E distrutti i sentimenti,
la gioia di … quei momenti,
dei mille tradimenti 

Muro di gomma
E la vita senza sapore
Di una noia incolore,
d’un amore dato a ore.

Muro di gomma
Sulla speranza che straccia il velo,
per un grido lanciato nel cielo,
da un uomo che ha intuito
la lassù, nell’infinito,
brilla una stella anche per te. 

Sirene, sirene, sirene,
e non solo sirene.
Chimere, chimere, chimere,
e non solo chimere. 
Illusioni, illusioni,
e non solo illusioni.

Voglio la verità! 

Riprende la scena, Nemo gli si accosta e spavaldamente lo sfida. Galvano, prima esitante, schivo, poi accetta. Si battono, Nemo ha la peggio e fugge via. Il Giullare, vistosamente, si congratula con Galvano

Galvano – E uno!

Sull’altra parte della scena, con luci e musiche appropriate entra Tristano.

Tristano – Sono solo,
immensamente solo, 
tremendamente solo.
E sono infelice.

Ho avuto l’amore,
di una donna, incolore,
che mi ha preso il corpo,
lacerandomi l’anima.

Solo,
decisamente solo…
Come vorrei qualcuno
A cui accompagnarmi…
Ma soltanto una persona mi attrae:
Galvano!

Galvano col suo forte corpo,
con quelle grandi mani,
con quegli occhi lampeggianti,
con la sua voce calda, soffice, sensuale.

Galvano! 
Per pietà,
dammi pace.- 


Intanto che canta, entrano in scena gli Arrapats. Essi gli girano attorno, studiandolo. Uther è il più interessato alle parole e al corpo del giovane. 

Uther – Dai bambolo, di che pace parli? Chi ti deve dare…pace? Dillo a Uther tuo, tesoruccio. E non ti lamentare più, sta per arrivare anche per te il tuo momento – la tua “pace”.-
Tristano – Che vuoi tu? Stammi lontano.-
Uther – Ma che caratterino ha il signorino… Su animo, che ti risolviamo noi i tuoi problemi.-
Tristano- Stammi lontano, sennò sono guai.-
Uther – (ridendo sguaiatamente) Ehi, Arrapats, lo avete sentito? Il giovincello tira fuori le unghie.-
Tristano – Questo giovincello ha ucciso molti nemici – con queste mani.-
Uther – Uhh, uhh, che paura. Senti, ti propongo un gioco, ci stai?-
Tristano – Gioca coi tuoi degni compagni.- 
Uther – Giocheremo, stai tranquillo. Giocheremo tutti insieme, vero Arrapats? –
Tristano – (sulla difensiva) State lontani!-
Uther – (irridendolo) State lontani, maschiacci! Sennò vi faccio la bua. (cambiando tono) Ehi culettone, tu non vedi l’ora che ti saltiamo addosso. Stai solo facendo “melina” per farci arrapare di più, e ci stai riuscendo, perché ho una voglia matta di sfoderare la mia mazza e ficcartela dentro fino alle budella! Vieni qua bello, che ti servo a dovere…anzi ti serviamo…a turno.-

Gli Arrapats lo circondano, lo travolgono e lo portano via, gridando:

Arrapats - Sodoma avvampa,
Ninive inciampa,
Babele resta
Nell’incomunicabilità.

Inghiotti i ragazzi,
torvi sadici e pazzi,
droga spezzante,
nella quotidianità.

Senza speranza
L’uomo s’avanza…

Nemo – (facendo capolino in scena) E tre!- (il Giullare si dispera)

Dissolvenza. Dalla parte opposta entra in scena Artù (mantello bianco). Cammina malinconico e pensieroso. Il Giullare lo segue e lo guarda con aria apprensiva.

Artù – Per me è finita,
che altro mi resta
Se ho perso l’onore di cavaliere.
Se ho perduto, in un sol colpo
amicizia e amore? 
Ginevra, mia dolce e delicata sposa,
mi avevi giurato fedeltà,
l’avevi fatto in piena libertà.

E tu amico dei giochi di fanciulli,
compagno d’avventure e trastulli,
avversario dai tanti allenamenti,
confidente dei miei momenti,
hai trasformato l’amicizia,
in implacabile inimicizia.
La mia donna hai circuito,
il mio cuore hai squarciato.

Che mi resta ancora?
Cosa aspetto,
forse che la mia ricerca
Del Santo Graal mi guarisca,
delle piaghe del mio cuore,
inghiottendo la mestizia?


Ben venga, allora;
la lotta e la battaglia,
contro ogni canaglia,
che soffrire ci fa.
E così sia. 

Quindi gli si fanno attorno gli Spietati e gli Arrapats, che lo sfidano a gesti e a parole. Poi l’assalgono. Artù sfodera la spada (o simulazione di essa). La musica sarà data dal rullare dei tamburi dei bidoni di latta, che man mano crescendo si farà quasi ossessiva, per poi calare quando canta Artù. 

Artù – Exalibur, Exalibur,
spada fatata.
Dai lontani Astri
a noi regalata.

Per l’onore,
per la giustizia,
per la verità,
a me affidata.

Estirpa dalla terra
Quest’erba maligna,
Togli dal mondo
L’infame gramigna.

Vinci la turba infame,
Vinci la feccia del male,
Doma i malfattori,
punisci i violentatori!

Per la Sacra Croce,
di Nostro signore,
Exalibur,
dammi la forza, 
donami potenza,
per abbattere l’alterigia
e dare ai nemici la mestizia,
e la punizione secondo giustizia.-

La musica di cui sopra, riprende Artù colpisce Uther, gli Arrapats e gli Spietati. Quindi lotta con i “buttafuori”, vincendo tutti. Il Giullar esulta. Poi, Artù, corre verso il proscenio, inginocchiandosi. Musica idilliaca.

Artù - Ecco la mia meta
Nel luogo sono giunto,
il Santo Graal che m’illumina il volto,
ora è tutto – mio!- 

Come se stringesse qualcosa al petto, quasi in adorazione, poi parla infervorato, stravolto, come invasato. Il Giullare tentenna il capo, in disaccordo. 

Artù - Chi mai me lo strapperà?
Chi oserà! 
Chi? Chi? Chi!

Fine musica dolce.

Nemo, che prima aveva finto la resa, lo colpisce alla spalle. Artù cade. La musica cala fino a cessare. Il Giullare che voleva avvisarlo, poi resta impietrito. 

Nemo – (ridendo sguaiatamente, girando su se stessa ) 
Ah, ah, ah, Chi te lo strapperà? 
Ah. Ah, ma io! - la cupidigia!
Ma io! - l’egoismo!
Ma io! - la superbia!
Ah, ah, ah.

E quattro! Bracchiamo il quinto! – gente!- 

(Il Giullare le fa un gestaccio)

Sipario, fine secondo atto.















Terzo Atto

La scenografia ritorna quella del primo atto. La musica d’inizio attacca e si diffonde, mentre, come per magia, le luci riportano l’azione al presente.
In scena, vicino alla discoteca, ci sono il Vecchio, Corrado, e i Librini. Coreografia adatta.

Vecchio – (Reggendo la testa di Corrado) Sta rinvenendo… è di nuovo con noi.- (Pietrino fa salti di gioia)

Librini– Nuvole rosse
Venti impetuosi,
lampi accecanti,
terre tremanti.

Sodoma avvampa,
Ninive inciampa,
Babele resta
Nell’incomunicabilità.

New York formicolante
Roma dormiente, 
Mosca e Parigi,
Pazze città!

Inghiotti i ragazzi
Torvi sadici e pazzi!
Droga spezzante,
nella quotidianità.

Sodomia avvampa,
Ninive inciampa,
Babele resta
Nell’incomunicabilità.

Senza speranza
L’uomo avanza
E nel buio destino
Speranza non v’è.

Gente, gente, gente! 
Chi spezzerà la spirale,
Chi vincerà il mortale,
Chi ci salverà? 



Vecchio – Un uomo – ragazzi,
in jeans e ciabatte,
con una logora veste,
una cima lancerà.

Afferrarla bisogna,
senza vergogna,
perché è il bene
dell’umanità.

Chi sarà quest’uomo,
nel grande frastuono
della nostra città,
eh, ditemi, chi sarà?

Librini - Vecchio saggio,
questo messaggio
devi offrirlo
con più chiarezza,

per la nostra salvezza,
quest’uomo sappiamo
che è morto lontano,
tra mille sofferenze,
in croce per noi.

Vecchio - Non siete lontani
Della verità, stamani,
ma ascoltatemi bene:
se siete sereni,
con grande fermezza,
avrete salvezza.-


Intanto Corrado si è svegliato del tutto. E’ frastornato.

Corrado – Cosa m’è successo, vecchio?-
Vecchio – Hai avuto un incidente.-
Corrado- M’hanno investito?
Vecchio – No, colpito…nella nuca…con un cazzotto.-
Corrado – Forse ricordo: una turbe mi assaliva…io sguainavo Exalibur e menavo fendenti, a dritta e a manca, su un mucchio selvaggio di nemici decisi a tutto m’attaccava da ogni parte…-

I Librino si fanno segno con le mani come per dire: è ancora intontito o è scemo. Corrado se ne accorge, guarda il vecchio che gli annuisce sorridendo.

Corrado – (accorgendosene) Certo il colpo mi ha …intontito…sono ancora confuso…amici andate dentro a divertirvi, io verrò non appena mi sarò ripreso del tutto. Intanto chiacchiererò con questo…vegliardo…-
Pietrino, buffonescamente, mima il colpo ricevuto da Corrado.
I Librini annuiscono ed entrano in discoteca.

Corrado – Allora, vecchio, cosa mi è successo?-
Vecchio – Te l’ho detto: ti hanno colpito…-
Corrado – Questo l’ hai già detto: adesso mi devi dire il resto…allora?-
Vecchio – Cosa vorresti sapere?-
Corrado –Per prima cosa: chi sei reamente tu, poi cosa m’è accaduto veramente.-
Vecchio – Sono solo un vecchio barbone, che cerca un rifugio…-
Corrado …tu vuoi offendere la mia intelligenza, vecchio?-
Vecchio – Io? sono soltanto un poveraccio, io - almeno secondo il vostro metro, che misura l’uomo in base ai beni che possiede, al potere che ha,alla fama che s’è fatto; insomma al successo che ha raggiunto, al consenso che ottiene…all’invidia che suscita – eccomi presentato.- 
Corrado – Piacere (ironico) Quello che hai detto lo so già…è retorica pura.-
Vecchio – (tentennante) Retorica? Già, gia… Ma sai anche che per alcuni, le ricchezze sono un peso; il potere fa sputare sangue; la fama è ottundimento dello spirito… insomma roba d’altri tempi, da filosofi, da saggi… retorica o mi sbaglio?-
Corrado – Non sbagli, continua.-
Vecchio – ( tra se) Questo m’incalza. (poi a Corrado) Già, già… sei d’accordo… Però questi “alcuni”, questi filosofi, questi pensatori, o magari queste anime candide, sono assai pochi…quasi invisibili alle masse (poi deciso).
Ma insomma, insomma, passa in rassegna tutte le persone che conosci, dal più piccolo al più grande, dal bottegaio al costruttore; dal contabile al capitano d’industria; dal piccolo giornalista al grande scrittore: cosa ci trovi in essi? Guardali, osservali attentamente: Sono tutti affaccendati, occupati, senza un momento di sosta, di pausa di riflessione. E si lagnano – per giunta – di tutto e di tutti: chi per la boria dei potenti, chi per le tasse, chi per i sindacati, chi per gli insuccessi, chi per l’invidia, chi per la …sfortuna. A tutti costoro – sappi – che la vecchiaia gli piomba addosso all’improvviso, e li lascia vecchi nel corpo e puerili nello spirito.
E sono pochi, pochissimi, come ti dicevo, coloro che pensano seriamente, che riflettono adeguatamente su questo dato incontestabile, comune a tutti i mortali: “Sono vicino al termine della mia vita, facciamo allora il rendiconto”. 
Corrado – E allora?-
Vecchio – E allora? E allora che so io… per esempio, ecco: se a qualcuno di noi, per avventura, ci capita d’inciampare su uno qualunque di questi uomini “invisibili”- che il loro rendiconto lo fanno giorno dopo giorno - ecco che, guardandoli stupefatti e increduli, noi esclamiamo, convintissimi: “ Ecco!– ecco ho trovato l’impossibile”. Ma rimaniamo perplessi e disorientati, e, subito obiettiamo: “Come? È possibile davvero? Non è retorica? Esistono veramente esseri umani disinteressati ai beni del mondo, alla gloria presente e postuma, al potere sui popoli? No” – continuiamo a dirci – “ è un inganno. E’ frode, e anche fraudolenta! no, noi non siamo così ingenui e non ci facciamo certo ingannare dalle queste facce sorridenti, solari, serene…” Quindi li neghiamo.
Eppure, mio giovane amico questi uomini ci sono stati e ci sono ancora, fortunatamente.
Certo, ancora ne esistono.
“Ed è la loro fatica a guidarci verso luminose conquista, dissepolti dalle tenebre; con essi non siamo esclusi da nessun secolo, a tutti abbiamo libero accesso, e se ci va di evadere dalle angustie della debolezza umana con la grandezza dello spirito, è molto il tempo per cui spaziare, dato che la natura ci lascia condividere il possesso di ogni tempo, Quindi perché non elevarci con tutto l’animo da questo effimero volgere del tempo a quei pensieri che sono immensi, eterni di chi è stato più grande di noi?”-
Corrado – Stai citando Seneca, vecchio imbroglione.-
Vecchio - Hai fatto il classico?-
Corrado – Si.-
Vecchio – Complimenti. Beh, a volte mi capita di scopiazzare. Tu non hai mai copiato?-
Corrado – Qualche volta.-
Vecchio – Vedi? Comunque, continuiamo il nostro discorso. Dicevo: basta cercarli, anche attraverso le loro opere, con cura e umiltà…e anche con genuina, fanciullesca fiducia. Perché essi sono ancora i custodi della saggezza degli antichi padri…insomma di quei pensieri, che se ben ponderati e attuati, ti permettono di realizzare, anche al di là delle Fede, il grande paradosso: che l’Io e gli Altri, sono decisamente il Noi della Caritas.
La faccio lunga, vero? Ebbene, la faccio lunga per non crearti traumi improvvisi…sei stato ferito… per prepararti…adeguatamente… Chi sono? vedi io sono, forse, quello che tu cerchi…-
Corrado – Sei la felicità? (interessatissimo)-
Vecchio – No, no…-
Corrado - L’incantesimo?-
Vecchio – Ma neanche per sogno…-
Corrado – La chiaroveggenza, forse?-
Vecchio – Acqua, acqua.-
Corrado – La saggezza, allora? 
Vecchio – Eh, fuocherello.-
Corrado - L’amore?-
Vecchio – Diciamo uno che tende verso la “Caritas”, certo, certo...-
Corrado – Ma chi sei? Sei...un mago?-
Vecchio – Che brutta parola, diciamo un procacciatore di sogni, è più elegante.-
Corrado – E quelle Visioni? ( tra se) Già, ecco cosa mi è accaduto. (al vecchio) Ma certo, naturalmente, ora capisco, me li hai fatte avere tu le visioni, vecchio birbante.-
Vecchio – (sospirando) … con la complicità di un colpo da KO. Si, giovane amico, hai avuto le tue Visioni, hai assaporato il gusto dell’avventura e della ricerca, e ti sei imbattuto, per puro caso, nel mistero più chiaro dell’universo: la Caritas.
E, sai, con te, anche se non osano ammetterlo, pure i tuoi amici l’hanno assaporato, e magari specchiandosi, si sono autoanalizzati adeguatamente - forse…
Io ci ho solo messo, diciamo, la regia.
Ora, continuando: tu hai vissuto la tua vita interiore che reclamava urgentemente d’uscire dal suo guscio, hai viaggiato nei grandi misteri, hai provato le superbe ricerche, anche del Mito…certo, hai lottato, e in parte vinto. (tra se) Anche se tu ancora non sai quanto - perché l’hai trovato, posseduto … e perso – (tra se) ma, forse, non in modo definitivo, chissà.-
Corrado – Ma, ma, se la ricerca del Santo Graal, della Visione del Mito, …fosse solo un sogno?-
Vecchio – E ti sembra nulla? Poi, essa è banale sogno per chi non crede ai sogni sublimi, o meglio, alle Grandi Visioni; ma per chi ci crede essa è la pura realtà.-
Corrado – Io credo. Ma dov’è questa pura Grande Visione del Mito - nella realtà?…e senza cazzotti da ko, naturalmente.-
Vecchio – Essa è presente - sempre - davanti a te.-
Corrado – Tu? sei forse il Mito?-
Vecchio – Fuochino…-
Corrado – Cosa vuol dire?-
Vecchio- Sforzati un pochino con l’intelligenza, aiutandoti con la fantasia…-
Corrado – La mia anima dice: il…il…Santo…il Santo Graal?-
Vecchio – No, no, non bestemmiare. Forse… forse … i suoi valori…ecco, si, i valori. Ti ricordi del tuo intervento, a mio favore, quando Ranocchia mi voleva bruciare? Ebbene, quello è stato un briciolo, un attimo di Santo Graal, che ti ha sfiorato…-

Esce dalla discoteca Livia che si avvicina premurosa ai due uomini.

Livia – Come stai Corrado?-
Corrado – Bene, benino, forse benissimo. (assume un’espressione rilassata, quasi beata).-
Livia – Cosa gli hai fatto, vecchio, per renderlo così beato?- 
Vecchio – Chi, io? Nulla, nulla…(si ritrae come per lasciare soli i due giovani).-
Livia – Se non stai male… allora (fa per andare, ma non si muove) Sai, li dentro, c’è Simo e la sua banda, che mi stanno appiccicati addosso, mi infastidiscono, temo il peggio, vorrei andare via.-
Corrado – No, non andare, resta qui, con me, t’accompagnerò a casa - dopo…Livia, il vecchio mi ha dato una buona dose della sua straordinaria medicina…e sono guarito…non mi gira più la testa…anche se mi viene da vomitare.-
Livia – Ma questa è commozione cerebrale, bisogna andare in ospedale, subito.-
Corrado – Ehi, è nulla. Ora se per ogni cazzotto che si busca, si dovesse andare in ospedale…-
Livia – Ma hai la nausea, ed è un sintomo grave. Ti prego, andiamo.-
Corrado – Non ci roviniamo la serata, Livia, suvvia.-
Livia – Io chiamo gli altri. (corre verso la discoteca)
Vecchio – (avvicinandosi) Forse la ragazza ha ragione, dovresti andare.-
Corrado- C’è tempo, c’è tempo, per adesso mi preme finire il discorso con te. Dunque: hai detto i suoi valori, vero? Ma quali? Quelli classici, retorici, che sentiamo sbandierare ai quattro venti da qualsiasi pulpito, o che altro?-
Vecchio – Aspetta, aspetta, non è necessario che ci riempiamo la bocca e la mente di vuoti paroloni. Adesso ascoltami. (temporeggia come se cercasse le giuste parole) Facciamo un esempio: Ascolta questa semplice storia… senza annoiarti…spero.-
Corrado – Vai avanti.-
Vecchio - Diciamo che una volta andai a trovare un mio amico notaio, e vidi- e mi incuriosì moltissimo - che nella sua agenda sempre aperta, in bell’evidenza, sulla sua scrivania, per ogni giorno, c’era una scritta che diceva: dalle ore 17 alle ore 20, appuntamento con Gianfranco.-
Corrado – E allora?-
Vecchio – E allora lui si chiamava Gianfranco Scardaci. Ed aveva, in quelle ore, appuntamento con se stesso, per leggere, riflettere, meditare, insomma per tentare di trovare la saggezza, la ricerca della sapienza, di cui ti ho parlato. Non ti pare che questo anziano professionista appartenga a quella categoria di uomini che riteniamo “invisibili”?-
Corrado – Beh, forse…-
Vecchio – Aspetta c’è dell’altro: in un quadretto appeso nel suo studio, ancora sempre a bella vista, c’era uno scritto - apparentemente esortativo per gli altri; ma praticamente propositivo per se stesso, che pressappoco diceva così:
Benedetti quelli che, anche se non la capiscono, rispettano l’altrui convinzione:
Benedetti quelli che non la deridono;
Benedetti quelli che ti ascoltano, pazientemente;
Benedetti coloro che non si sorprendono per ciò che dici o che fai;
Benedetti quelli che tentano di capire gli altri;
Benedetti, soprattutto, coloro che vivono il loro tempo e non lo fanno sciupare agli altri.
A tutti costoro pace e Agape.
Capisci, Agape.-
Corrado – Agape? Certo Agape, l’Amore fraterno, universale …certo, naturalmente…-
Vecchio – Già! E questo è il massimo Valore…il Santo Graal.-
Corrado – Ed era così semplice…così alla portata…così vicino... mio Dio, che rivelazione.-
Vecchio – ( tra se) …e l’avevi quasi afferrato.

Escono i Librini dalla discoteca e, premurosamente, si portano attorno a Corrado.

Livia – Ha la nausea, quindi…-
Corrado – … m’è passata...-
Livia - … capogiri...-
Corrado – …sono finiti.-
Angela – Livia, non sei stata troppo apprensiva? Ritorniamo dentro Nello, mi stavo divertendo.-
Nello – Aspetta…(a Corrado) Stai bene, vero? Sei pallido.-
Corrado – Sto bene, veramente.-
Angela- Nello, Nello, andiamo!-
Corrado – Vai Nello…tranquillo… tutto a posto, vai. (Nello, annuendo va con Angela verso la discoteca. Gli altri, lentamente, li seguono, ma non entrano in quanto sentono che gli Arrapats stanno uscendo. Corrado fa un gesto al Vecchio come per dire: è andata così...
Vecchio – E’…era la tua…la tua ragazza?-
Corrado – Già. Era.-
Pietrino, preoccupato, guardando or l’uno, or l’altra, e gira attorno a Corrado, come se volesse trovarsi pronto a spegnere il fuoco di un’eventuale reazione dell’amico. Ma il giovane ferito non si cura più di Angela, perché si trova, ormai, in uno stato d’animo, sereno, pacifico, beato.

Intanto arrivano gli Arrapats seguiti dagli Spietati. I Librini tornano accanto a Corrado.

Simo – Cosa succede laggiù? Cosa c’è il consiglio d’Egitto? (risate da parte degli Arrapats) –
Ranocchia – Ehi, vogliamo parteciparvi, vero ragazze? (sghignazzamenti a soggetto)-

Simo – (avvicinandosi e notando Franz) Ehi, ragazzi, guardate questo bel tipo, non vi pare che lo abbiamo già conosciuto – o no? Ehi bambolo, tu che ne dici? Ci conosciamo?-
Franz – Mai visti. Statemi alla larga.-
Simo – Ohò, è suscettibile il bambolino… calma bello di mamma, calma. (intanto lo palpa)-
Franz – (reagendo di scatto) Via da qui, villani!-
Simo – (canzonandolo) Via da qui, villani, uhù, uhù che paura…pussa via…cattivone…-
Toty – (interponendosi) Ehi, ehi, calma amici…calma.-
Simo – E tu cosa vuoi? E’ forse il tuo amichetto?-
Toty – (mollandogli un manrovescio e mandandolo a gambe per aria) Impara le buone maniere - “zaurdo”.-

Gli Arrapts prendono le parti di Simo e attaccano Toty, difeso dai Librini; ma anche gli Spietati, si tuffano nella mischia. Luci adeguate. Musica di tamburi di latta, prima ritmata, quindi ossessiva. Coreografia adeguata: mimare le fasi della lotta tra singoli o dei gruppi, mentre Corrado tenta di parteciparvi, impedito dal Vecchio.
Escono dalla discoteca anche di buttafuori. Corrado si libera del vecchio e si tuffa nella mischia, mentre impugna la sua mitica Exalibur. Il giullare pasticcia.

Corrado- Exalibur, Exalibur,
spada fatata.
Dai lontani Astri
a noi regalata.

Per l’onore,
per la giustizia,
per la verità,
a me affidata.

Exalibur, Exalibur.
Estirpa dalla terra
Quest’erba maligna,
Togli dal mondo
L’infame gramigna.

Vinci la turba infame,
Vinci la feccia del male,
Doma i malfattori,
punisci i violentatori!

Exalibur, Exalibur.
Per la Sacra Croce,
di Nostro signore,
dammi la forza, 
donami la potenza,
per abbassare l’alterigia
e dare ai nemici la mestizia,
e la punizione secondo giustizia.-

Tutti i contendenti restano attoniti a guardarlo, come se vedessero un pazzo, un ossesso, un invasato. Poi lo assalgono e lo sopraffanno.

Corrado – Toty, prendi la mia Exalibur e spazzali via!-
Ranocchia – E’lui! E’ l’ultimo – addosso!- (indica Toty. Il giullare la ostacola)

Toty, dalla forza erculea, sostenuto dallo sguardo del vecchio, li atterra tutti. Il Giullare …giubila. Fine musica ossessiva, inizio musica di apertura. Gli Arrapats e gli Spietati, stesi per terra, man mano che i Librini dialogano, incuriositi, si alzano e ascoltano interessati.

Corrado – (faticosamente) Amici, statemi a sentire: so cos’è il Santo Graal 
Nello – Che cosa? Il Santo…Graal? Quello della leggenda?-
Corrado - Siiii.-
Nello – Il Graal del mito... che sarebbe…il…-
Roberto - … il calice dell’ultima cena? (Corrado sorride furbescamente, negando col capo)-
Toty - …la tunica del Cristo? (Corrado c.s.)-
Angela- …la corona di spine, forse? ( c.s.) 
Franz - …ho sentito parlare della…Maddalena…-
Corrado – (sbottando) Quella è una solenne sciocchezza! Roba da asini!-
Livia – … e allora diccelo tu.-
Pietrino annuisce vistosamente.
Simo – (inaspettatamente interessato) Già, diccelo tu.-
Ranocchia – OK, Sentiamo quest’altra favola.-

Tutti si mettono a semicerchio attorno a Corrado.

Corrado- ( a fatica) Il Santo Graal è l’Agape.-
Nello - Agape? …sarebbe l’amore universale…-
Roberto- …oppure il donare?-
Toty - … o il consolare?-
Angela - … il compatire?-
Franz - … l’accogliere?-
Livia -… il curare?-
Simo - … o il rispettare?-
Ranocchia - …o l’aiutare?- 
Nello - … o il…perdonare?-
Corrado – E’ tutto ciò, capite? Tutto, tutto!-
Petrino - (esclamando significativamente e sbalordendo tutti) Mizzica, che mitico Graal!-

Tutti i Librini, sbalorditi, fanno girotondo attorno a Pietrino, cantando insieme o a turno:

Pietrino ha parlato!
Dio l’ha voluto,
un miracolo si è compiuto,
all’improvviso è arrivato.


Evviva Pietrino
il nostro cherubino.

Evviva Pietrino
L’anima del Librino.

Pietrino ha parlato.
Dio sia lodato.
E il Santo Graal del Mito,
L’ha fatto a Lui gradito.

Evviva Pietrino
Il nostro cherubino.

Evviva Pietrino
L’Anima del Librino. 

Ai Librini, man mano si uniscono anche gli altri gruppi.


Poi cambia la musica e si più dura, i ragazzi canteranno il brano insieme.

Arrapats: - Nuvole rosse
Venti impetuosi,
lampi accecanti,
terre tremanti.

Spietati – Sodoma avvampa,
Ninive inciampa,
Babele resta
Nell’incomunicabilità.

Librini – New York formicolante
Roma dormiente, 
Mosca e Parigi,
Pazze città!

Arrapats – Inghiotti i ragazzi
Torvi sadici e pazzi!
Droga spezzante,
nella quotidianità.

Spietati – Sodoma avvampa,
Ninive inciampa,
Babele resta
Nell’incomunicabilità.

Librini – Senza speranza
L’uomo avanza
E nel buio destino
Speranza non v’è.

Tutti – Gente, gente, gente! 
Chi spezzerà la spirale,
Chi vincerà il mortale,
Chi ci salverà? 

Vecchio - L’Agape vi salverà. (inizio coreografia d’assieme).

Tutti – Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

Vecchio - Gente, gente, gente! 
Chi spezzerà la spirale,
Chi vincerà il mortale, 
Chi ci salverà?

Tutti – Agaeeee-e-e, Agapeeee-e-e, agapeeee-e-e, agapeeee-e-e.


Vecchio – Un uomo – ragazzi,
in jeans e ciabatte,
con una logora veste,
una cima lancerà.

Tutti - Agapeeee-e-e, agapeeee-e-e, agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e 


Vecchio - Afferrarla bisogna,
senza vergogna,
perché è il bene
dell’umanità.


Tutti – Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.


Vecchio - Chi sarà quest’uomo,
nel grande frastuono
della nostra città,
eh, ditemi, chi sarà?

Tutti – Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e


Vecchio - Non siete lontani
Dalla verità, stamani;
ma ascoltatemi tutti:
per la vita senza lutti,
abbiate fermezza,
verrà la salvezza.

Tutti - Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

Fine effetti di luce, musica e coreografia. Corrado sembra molto affaticato e stanco, e sta piegato, appoggiando per terra un ginocchio, parla col fiatone.

Corrado – Agape, vecchio,
si, Agape.
Ma ora, per ultimo,
voglio sapere il tuo nome:
dimmi, come ti chiami.-

Vecchio – Gianfranco o… Merlino, 
fai un po’ tu,
Corrado di Librino, 
oppure… Artù.

Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e. (esce di scena)

Tutti – Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

Mentre tutti cantano, e danzano, Corrado si piega in due, e si accascia al suolo, come vittima sacrificale, subito fermo di scena. Luci che si attenuano, musica che cessa di colpo. 

Sipario, che lentamente si chiude. Quindi, a sipario chiuso, e buio ancora in sala, come in sordina, si udrà, prima a bocca chiusa, il canto dei ragazzi, che andrà lentamente in crescendo. Al massimo del canto il sipario si riapre nuovamente e gli attori ballano (compreso Corrado. Pietrino ammicca verso il pubblico, come per dire: ci avete creduto, vero?) e cantano, come prima della chiusura della tela:

Tutti – Agaeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

Due/ tre minuti e poi…

Fine