MODEL TARGET

di

Alessandro Varani


Esmeralda (Esmé) è una ex-modella sui trentacinque anni. Viene intervistata a casa, seduta su un divano comodo, pieno di cuscini colorati. Poco trucco. Porta un paio di jeans consumati, una t-shirt e un paio di grossi calzettoni di lana.


Sì, dimenticare! Capisci? Come una frenetica voglia di evadere... dal contesto presente, lontano dal passato e dal futuro, anche... La mia vita mi piacerebbe ridurla all’estasi continua di un orgasmo... Un eterno momento di... di assenza, di dimenticanza..! (Ride). Ma un attimo di estasi può pesare come una vita intera se ti alleggerisci troppo. Poi ti porta alla disperazione.


Buio.


Ma io penso che questa cosa è da paragonare appunto a una che vive male il rapporto con il suo aspetto esteriore... Sì, insomma, perché tutto sommato non lo vivi bene questo rapporto, quando ti ficchi in testa di essere una modella! (Pausa). Beh, a meno che - io non ti so dire - forse se sei Claudia Shiffer, da un certo punto lo inizi a vivere bene... A meno che non sei Claudia Shiffer nel momento del tracollo, capito? Cosa che a me non è mai capitato: di essere Claudia Shiffer e di avere il momento del tracollo. (Pausa). Certo, come uno sportivo... C’è poco tempo a disposizione per fare carriera e soprattutto tu sai che potresti non ottenere mai grandi risultati... Non c’è tempo! Il tempo che stringe quando sei bella e soprattutto condannata a dover essere giovane... Sì, l’ansia di non aver tempo..! perché pensi che non c’è tempo, non c’è mai abbastanza tempo, che purtroppo il tempo passa... Per una donna che ha sempre, comunque, puntato tutto sulla bellezza... non solo per fare la modella, ma per sposarsi bene, per vivere bene. (Pausa). Per le donne l’aspetto esteriore, da sempre, è una cosa su cui ci costruiscono, come l’uomo sul cervello e sui soldi... Per una donna, avere un certo aspetto esteriore, insomma, ci puoi fare delle cose... Per cui, quando questa cosa comincia a venirti a mancare... subito le altre sono tutte puttane... Quella ha fatto quella cosa perche è andata con quello... Si diventa un po’ come le attricette di serie-b, che perdono il tempo a sparlare di quello che fanno le altre, per cui, voglio dire, non lavorano più sulle loro reali possibilità e iniziano a pensare quello che avrebbero potuto fare... Così, se io fossi scesa a compromessi... Ecco, alla fine le altre se hanno fatto carriera sono sempre peggio sotto il profilo morale, no? Comunque, il successo era una lotta con me stessa... Mentre ho conosciuto molte ragazze che -diciamo - erano più pigre. Per loro, fare la modella era una maniera per sentirsi fighe e non annoiate... Sì, perché molte poi non erano affatto ‘povere ma belle’, anzi, erano benestanti ma cercavano qualcosa di più... non so, un marito più in vista sotto il profilo sociale, no? (Pausa). Alcune hanno centrato il bersaglio, altre no, purtroppo. (Lunga pausa. Annuisce). Ma sì, in fondo siamo un po’ carne da macello... E allora tornando al discorso del tempo, no? A un certo punto dici basta a ’sto tempo... Alla fine, che passi ’sto tempo... Io sto qui e chissenefrega! Devo concentrarmi, non posso stare a pensare al tempo, ecco. A un certo punto questo me lo sono proprio detto!


Buio.


Beh, la ragione per cui ti va di fare la modella penso che sia diversa per ogni ragazza. (Pausa). Sicuramente la vanità... è chiaro, un po’ di narcisismo... Devi essere un po’ esibizionista, no? Penso che sia lo stesso per tutti quelli che fanno questo tipo di lavoro, con un pubblico che ti applaude... Però io, personalmente, mi ricordo che lo feci per dimostrare al mio ragazzo di allora - c’avevo sedici anni - che potevo farlo anch’io... Perché siccome lui frequentava delle indossatrici... Lui era più grande di me di nove anni e mi diceva che io non ero troppo alta - un metro e settantadue - per fare questo tipo di lavoro... e altre frasi che tendono a buttarti giù, no? (Pausa). No, io prima ti giuro che non ci pensavo..! Io volevo fare l’interprete, viaggiare per il mondo. Sposarmi ed essere un interprete... Ma siccome lui era troppo fissato con questa cosa delle modelle, mi diceva: “Ma-no, sei carina... ma devi imparare. Non pensare che sia una cosa semplice.” Anzi, me la metteva come se fosse una cosa difficilissima per me... “Sì,” - mi diceva - “sei molto carina, però sai, ci vuole una certa mentalità... Anche come si vestono abitualmente... Tu non sei così, mi pare.” Tutte stronzate! (Pausa). Si vestivano in modo un po’ particolare, sì... Sai, quel trasandato, però curatissimo... Sì, un finto trasandato con l’orologio Rolex e il braccialetto Cartier, i jeans di marca. Un po’ come Naomi, che la fotografano in un locale con la t-shirt firmata, no?


Buio.


A un certo punto diventa una sfida... Una sfida per vedere fino a che punto tu puoi fare una cosa. (Lunga pausa. Annuisce). E infatti, per esempio, io non mangiavo. Volevo essere sempre più magra. (Pausa). No, io invidiavo quelle che vomitavano... L’ultimo anno di liceo io tornavo a casa e mi portavo da mangiare di là, in camera mia... Poi buttavo tutto nella tazza, oppure direttamente nel secchio delle immondizie quando loro andavano a dormire. M’inventavo questa storia: tornavo alle otto di sera e dicevo: “Mamma, devo studiare-devo studiare, non ho tempo, me lo prepari, me lo porti di là.” Poi, mettevo tutto in un sacchetto, la mattina dopo quando andavo a scuola la buttavo via. Non mangiavo niente. Ero capace di stare a digiuno proprio. Non è che poi integravo con qualcos’altro... Niente... Eh, perché poi mangiavo un po’ di zucchero... Sì, ma stavo malissimo... Difatti, stavo sempre male. Ero debolissima... Sono arrivata a pesare quarantaquattro chili... Adesso ne peso cinquanta... Ma-no, figùrati, i miei genitori... Bastava che mi mettessi dei vestiti più larghi, loro non s’accorgevano mai di niente. (Pausa). Sì, perché sai, le persone tranquille vogliono restare tranquille. Non so se mi spiego. È come se non ci pensassero che la vita non è una cosa tranquilla. Loro se la danno come un’imposizione. (Pausa). No, proprio non vogliono vederla. Cioè, è come quella che c’ha il marito che la tradisce e non vuole vederlo, quando anche ci sono delle prove evidenti... Allora ti costruisci tutto un meccanismo mentale di autodifesa. Come davanti a un fallimento, no? Quando una non ammette la ragione per cui come modella non sfonda. Così, incomincia a dare la colpa un po’ a questo, un po’ a quell’altro fattore... Non vuole vedere la cosa in sé, che dipende da lei in definitiva, magari da un suo karma negativo, no? (Pausa). Chiaro, è un problema che non si può glissare, perché ti ritorna a boomerang... È che non accetti i tuoi limiti. È questo il difficile.


Buio.


Non ho mai avuto un rapporto sciolto con mia madre. Noi no..! Non era un rapporto d’amiche. (Pausa). Comunque io cercavo di emanciparmi dalla mia famiglia... Io, per esempio, a sedici anni ho vissuto un’estate in America praticamente da sola... Stavo a New York. Sì, studiavo lì. C’ero andata per studiare, avevo detto così a mia madre. In effetti, m’aveva prima ospitato un’amica mia americana che avevo conosciuto a Firenze durante una gita scolastica... e c’eravamo scritte delle lettere.(Pausa). Beh, non l’ho detto per sentirmi più libera... Sì, mia madre sapeva che studiavo in uno di questi college americani, ma non era vero. Le avevo dato il numero telefonico di questa mia amica. (Pausa). No, poi sono rimasta anche tutto il mese di agosto perché avevo conosciuto un ragazzo americano e mi ero trasferita a casa sua. I miei mi mandavano i soldi, ma poi lì facevo anche la babysitter... Conoscevo di tutto, anche gente strana... Sì, strani, per quella volta... adesso mi sembrerebbero normali. (Sorride con malizia. Pausa). Sì, mia madre e mio padre me li rigiravo un po’ come volevo, come tutte le cose che ho fatto... Spesso ho fatto fare agli altri quello che volevo... No, nel senso che si vede che riesco a essere persuasiva... Forse più nel privato che nel lavoro. Il lavoro è forse l’unico campo dove mi è riuscito di meno.


Buio.


Hai ragione, io soffro anche di questo atteggiamento dei miei genitori, perché alla fine non mi mettevano mai al centro dell’attenzione come volevo io... Sì, ci stavo, ma non come volevo io. Lo stesso con i miei amanti. (Pausa). Io m’innamoro più che della persona, del suo atteggiamento passionale verso di me. Perché se per un uomo non c’è altra ragione che mettermi al centro della sua vita..! Be’, questa cosa mi fa impazzire! Un uomo che ti chiama anche quaranta volte al giorno, no? Anche solo per dirti due cazzate... Quando dico: guarda questo come è presente! Uno che fa così, paradossalmente, magari non ti rispetta perché in quel momento stai parlando di lavoro e lui ti chiama solo per dirti “Dove sei?!” Quando lo sa benissimo, no? Capisci? (Pausa. Infervorata). Eh-sì, e io godo, capisci? Perché quando trovo questo tipo d’uomo io sono il centro! Io, che sono talmente forte nella sua mente che lui non riesce più a controllarsi!


Buio.


Be’-sì, la palestra è una cosa fondamentale. Due o tre ore al giorno, quando non sfili è proprio meglio farle. (Pausa). Ah, è vero... Sì, ti dicevo che poi nascono questi rapporti, anche belli, no? tra ragazze... Altre si odiano. Anche io ho fatto delle cose strane... Tipo tradimenti strani... Mi ricordo che c’era questa ragazza olandese bellissima, Hanse... E io sono andata con il ragazzo di lei, che adesso è il marito... No, io stavo con uno dei pezzi grossi dell’agenzia... ma lì l’ho fatto perché in fondo mi piaceva così tanto lei che morivo dalla voglia di possedere quello che era suo..! Sentivo questa smania di avere delle cose sue dentro di me. E fui contentissima che anche lui la considerò come me, solo una notte di sesso sfrenato, senza strascico sentimentale, e che abbia continuato ad amare lei, fino a sposarla. Un’azione così era stato il top psicologico per la mia eccitazione. Assolutamente fantastico. (Pausa). La storia con quello dell’agenzia, com’è finita..? Allora... Io stavo in vacanza sulla Costa Azzurra... Ero andata a trovarlo lì a San Raphael, ospite nella villa di un suo amico dell’alta finanza, con una mia amica, che poi è quella di cui ti ho parlato, quella che leggeva sempre libri di religioni orientali... Insomma, andiamo a una cena a Montecarlo, a casa di certi mezzi aristocratici imparentati con i principi. E già lì, l’atmosfera non è che mi piacesse granché. Qualcuno si faceva di coca, a tavola... Ma, non per quello. Anche noi la usavamo a dei party, ma a tavola è un’altra cosa... Non lo so, peró la cosa mi dava fastidio. Tutta l’atmosfera non ci piaceva per niente. Io ero stanca, di undici mesi sballottata qua e là per il mondo e adesso che stavo in vacanza ritrovavo il solito tran-tran... Allora abbiamo deciso di andarcene, verso la fine della serata, quando la cena era praticamente finita... E no, aspetta, questi ci dicono che c’è una festa. Io ero sfinita davvero, anche del viaggio... Eravamo arrivate in macchina da Milano e avevo guidato sempre io... Niente, lui mi dice: “Sentito? C’è questa festa... Noi ci andiamo. Voi venite?” Allora io e la mia amica ci guardiamo per un attimo e io rispondo che siamo stanche e che sarebbe meglio se invece ci accompagnassero a casa. Allora l’amico di lui, quello dell’alta finanza - cocainato fino all’ultimo pelo del naso - ci dice che possiamo tornare con un taxi, se vogliamo... Se vogliamo! - urlo dentro di me - Stronzo imbellettato! Lì, ancora spero che intervenga lui, il mio uomo. Invece lui mi sorride come un perfetto idiota. E nonostante fosse un mese che non ci vedevamo, mi dice che mi chiama un taxi. Tutto questo me lo dice in macchina, quando stavano già andando a questa festa... senza nemmeno avercelo chiesto! Lo stronzo della finanza - sovreccitato - frena di colpo e ci dice che possiamo scendere lì, che ci sono dei taxi o al limite anche dei pullman notturni, diretti a San Raphael... “Perfetto, grazie!” Prima li guardo tutt’e due, poi solo lui, il mio uomo, lì, mezzo sbronzo, fatto di coca... Gli sorrido... e anche lui a me. Allora gli sbatto la portiera in faccia. Amen. Non mi ha più vista. (Pausa). Hai voglia se mi ha cercata... Eccome! mi ha rincorso per tutto l’anno in giro per il mondo... Io... niente, di ferro. (Pausa). Acida..? Sono stata il corrosivo per eccellenza della sua coscienza per tutto l’anno..! Me lo raccontavano quelli che lo incontravano, perché io non volevo nemmeno vederlo. (Pausa). Mi ero messa con un altro, quando poi l’ho visto gli ridevo in faccia. Ma lui non rideva più. Lui era impazzito. Chiamava addirittura mia madre a casa, perché la conosceva... disperato. Io, invece, dopo quella notte mi sono fatta il tatuaggio sul sedere per ricordarmi che in quell’attimo chiudevo con l’amore, per sempre. E cosí è stato. (Pausa). Be’, io l’avevo amato moltissimo.


Buio.


(Ride imbarazzata). Sì, la storia delle gambe... che ti avevo accennato prima della trasmissione... Sì, te la dicevo per farti capire cos’era la mia ambizione giovanile. Avevo sedici anni... Sono andata da questo professore del Rizzoli di Bologna per farmi allungare le gambe e crescere cosí di cinque centimetri. (c.s.) Ti giuro. Andai lì, da sola... No, perché nessuno lo doveva sapere... Andai là e gli dissi che ero venuta per una mia amica che stava male, aveva le gambe troppo corte e voleva crescere. Lui all’inizio non riusciva a capire di che parlavo... Io gli ripeto che questa persona è troppo bassa... che questa persona vuole crescere. Non capiva. Lui, lì per lì, diceva che si potevano mettere dei ferri, anzi sdrammatizzava, lo diceva probabilmente anche per non allarmare questa persona tramite me che ero sua amica. Io, comunque, non sapevo dirgli bene di che soffriva e lui ovviamente non capiva. Mi disse di portargliela lì per visitarla. E allora, a quel certo punto, gli ho dovuto confessare che ero io che volevo crescere. (Pausa). No, mi ricordo che lui mi guarda e mi chiede “In che senso, spiritualmente..?” No, lui fu molto dolce perché aveva capito che c’era dietro qualche problema psicologico. Mi chiese perché volevo essere più alta di cinque centimetri, quando già così ero abbastanza alta... E io gli dissi che volevo fare la modella. (Pausa). No, lì per lì non è che lui mi fece riflettere più di tanto, dopo che mi disse che non potevo e che nella vita non si può fare quello che non si può fare..! Uno deve fare quello che può fare..! Io però dentro di me pensavo: “Ecco, adesso me ne devo trovare un altro”.(Pausa). No, non l’ho trovato un altro perché ho pensato che a quel punto l’unico sistema poteva essere quello di andare con qualcuno che in qualche modo ti permettesse di lavorare... Così andai a Milano e ci fu una di queste esperienze, diciamo così.


Buio.


...Be’, te lo posso anche raccontare, ma in via privata se proprio vuoi saperlo... Chiaramente non per l’intervista, okay? (Pausa). Niente... c’era una cena organizzata dalla mia agenzia... c’era questo fotografo molto famoso... No, preferisco non fare nomi... A Parigi, sì... Stavo facendo una sfilata di Jean-paul Gaultier... che ancora non era Gaultier ma un giovane stilista francese di talento... E lui era un fotografo che faceva delle mostre importanti dappertutto... New York, Parigi, Londra... Lui, mentre si mangia, mi dice che mi vuole fare delle foto nude... Io rifiuto... Lui insiste, dice che mi vuole almeno per farmi dei ritratti... E va bene. Il giorno dopo quando siamo nel suo studio mi parla di questa mostra importante che deve fare al Guggenheim... e insomma mi dice che vuole includere anche me, nuda però. Lui mi vede che sono quasi convinta, in effetti m’ero tolta il reggiseno... Così alla fine incomincia a fotografarmi nuda, ma io sono come bloccata. Allora lui lascia la macchina e comincia a baciarmi e io mi lascio baciare, ci tocchiamo... ma a quel punto sento che sono a un bivio, dopo l’altra esperienza che avevo avuto con un altro fotografo importante a Milano, ho detto di no e mi sono rivestita... Mi ricordo che mentre lui mi chiamava io scendevo le scale di corsa. (Pausa). Sì, quello di Milano era uno con cui ho scopato la notte stessa che me l’avevano presentato, proprio perché era un fotografo importante che mi poteva lanciare... all’inizio della mia carriera... Ero una ragazzina, c’avevo diciotto anni... Sì, questo mi porta vicino piazza Castello e lì, in macchina, mi scopa. La cosa strana è che oltre a essere una cosa meccanica... io vedo due dietro una frasca che ci guardano e si masturbano... Li vedo perché sto sdraiata sotto di lui... Stavano vicinissimi al vetro, tanto che ci siamo fissati negli occhi... Ti assicuro che non c’era niente di eccitante... Ero talmente schifata che non riuscivo né a dire né a fare nulla. Adesso che ci penso, se fossimo stati nei paraggi di Firenze, lì penso proprio che ci avrebbero massacrati. (Ride). Sì, sai quando tu stai lì e allo stesso tempo sei altrove... Sì, non ci sei... Lo fai perché almeno così t’illudi di non sentire nulla, tranne la fastidiosa spinta di qualcosa che ti batte nelle viscere... Poi io non sono nemmeno una facile da soddisfare. (Pausa). Quello..?! No, il giorno dopo non s’è fatto fatto più sentire... Poi un giorno mi telefona un suo amico che stava anche lui a quella cena, ma io non è che ci avessi parlato più di tanto quella volta... Insomma m’invita a una festa e mi viene a prendere... Io ci vado anche perché speravo di beccarci quell’altro, il fotografo... e infatti c’era. Per cui vado a questa festa piena di gente snob... Sai questo yuppismo fine anni ottanta..? Si beve, si gioca, ci si droga un po’, e si continua così fino a che il gioco non diventa pesante... Nel senso che succedevano cose strane. Strane scommesse, per cui chi perdeva pagava davanti a tutti con delle prove sessuali... Per esempio, ci fu una prima di me che per penitenza si è dovuta spogliare toccandosi il corpo per cinque minuti davanti a tutti. (Pausa). Sì, una specie di strip-poker, ma più simile a quel gioco che si chiama ‘omo nero’... Chi rimane con l’asso di cuori fa la penitenza... Dopo un po’ capita a me... Vanno a scoprire la penitenza... che veniva estratta da un vaso dove c’erano i foglietti che avevano scritto i maschi... Sì, c’erano due vasi... uno con i foglietti degli uomini e uno con quelli delle donne... Insomma, questo foglietto mi dice che devo fare un pompino al primo uomo che mi ritrovo sulla sinistra..! che poi era il tipo orribile che m’aveva portato alla festa. Cioè le altre penitenze erano state un po’ spinte ma mai così pesanti... Così la cosa mi sembrava sospetta... Tutti mi guardavano con aria di sfida come a dire vediamo se ha il coraggio... Ho detto sospetta perché prima alla mia sinistra c’era il fotografo, ma poi mentre si giocava s’era spostato e s’era messo alla mia destra, diciamo senza motivo... Insomma, tutti mi invitano a rispettare le regole del gioco, perché io dico che me ne vado... Lui, il fotografo, mi dice che è così, tutti stanno alle regole... che altrimenti nemmeno avrei dovuto iniziare a giocare, eccetera... Alla fine, prendo e mi inginocchio su un cuscino che avevano messo al centro, con tutti che mi stanno intorno... Lo schifoso mi viene di fronte e se lo tira fuori già eccitato... Eh, allora io disperata, che non volevo assolutamente mettermi a piangere... mi ricordo che penso ‘Ma perché non sono del tutto ubriaca..? Forse sarebbe meglio.’ Ma quando il tipo mi prende la testa per portarsela verso di sè mi viene come un lampo l’idea. Allora apro la bocca e ZAC! Gli dò uno di quei morsi alla - come si chiama quell’americana che glielo ha staccato al marito? ...Sì, quasi glielo stacco. Non ti dico che casino... Certo, il sangue... Uno allora mi si avvicina e mi molla un ceffone facendomi cadere per terra e urlandomi puttana..! (Pausa). No, poi presi un taxi e chiusi con quel tipo di storie. Per sempre. Chiuso.


Buio.





...Alla fine, io ho lavorato soprattutto come modella fotografica. (Sorride divertita). Mi facevano certi trucchi..! Vedi, io ho una faccia particolare e spesso mi truccavano in modo assurdo... (Si muove la pelle della faccia con le mani per imitare grottescamente l’effetto di quei trucchi). Gli occhi così, all’insù... o così, all’ingiù..! Io non so come, però cambiavo moltissimo e questo a loro li faceva impazzire..! Cioè, mi facevano dei labbroni, oppure me le disegnavano così sottili... Gli occhi grandissimi o lunghi e stretti da cinese. Una faccia che ci potevi giocare... che potevo sembrare bella, brutta, maschietto, fighissima, cioè ci facevano tutto. (Pausa). Sì, facevo le foto, perché le ultime sfilate che cominciavano a propormi non erano più belle... anzi, erano brutte, insieme a gentaglia che ti chiedeva sempre il numero di telefono... Certo, quando ormai stai fuori dal giro delle sfilate importanti, ti propongono di tutto... Per esempio, i parrucchieri... Sì, poi facevo pure i parrucchieri... Eh, questo perché era l’agenzia che ti ci mandava e tu dovevi andare... Non è che potevi dire ‘No io questo lavoro non lo faccio’ - col cazzo! - Ti facevano fare tutto.


Buio.


Posso dire che un’amica mi ha salvato... Un’amica che mi fece leggere Hermann Hesse durante quel periodo che stavo depressa... Mi appassionai alla lettura in quel periodo, leggevo di tutto... Mi ricordo: Nietsche, Leopardi, Hesse, Kundera, Márquez... Io prima leggevo - sì e no - un libro all’anno. (Pausa). No, non lavorava con me, lei studiava lingue all’università... non c’entrava niente con il mio ambiente... E quindi - ti dicevo - questa mia amica mi ha proprio salvata... Pensa che per tanto tempo non c’eravamo più frequentate, anche perché io stavo sempre in giro per il mondo a lavorare... E poi perché una volta avevo scopato con uno a una festa, dopodiché avevo scoperto che stava insieme a lei. Lei l’aveva saputo credendo che io l’avessi fatto apposta, cioè che in realtà io lo sapevo... Ovvio che non lo sapevo, altrimenti... forse ci avrei soltanto parlato. Comunque era bellissimo, aveva degli occhi formidabili, da mago... Per caso, dopo anni, la incontro un giorno mentre faccio shopping a Milano, e così abbiamo ripreso... Ci sediamo in un bar e lei mi confida di essersi messa insieme a un ragazzo che prima stava insieme a me... Nel senso che io ero partita per una sfilata e loro avevano scopato insieme... Poi io ero tornata e né lui né lei, ovviamente, m’avevano detto che volevano mettersi insieme... Lei l’aveva fatto per ripicca, ma poi lì s’erano piaciuti sul serio... A me non è che me ne fregasse più di tanto... Io stavo sempre fuori, mi divertivo, conoscevo un sacco di bella gente. (Pausa). Insomma, ci siamo raccontate queste cose e ci abbiamo cominciato a ridere sopra come due pazze... Fantastico, no? Il tempo passa... ma ci si trova sempre allo stesso punto con le persone con cui hai un certo feeling..!


Buio.


Mi hanno fatto sempre delle proposte... di ogni genere. Anche foto su giornalacci... Cose che con me non hanno attaccato. Io ho una mia moralità, un senso di rifiuto nei confronti di tutto ciò che è squallido..! Perché mi fa schifo tutto ciò che è misero... le foto brutte, gli uomini che si arrapano con te..! Meglio ballare nude in un locale piuttoste che comparire su Penthouse.


Buio.


Io ho sempre amato stare con uomini più grandi, non necessariamente ricchi, anche se questi sono quelli che frequentavano di più il mio ambiente e di conseguenza... Allora ti racconto un’altra cosa importante che ho scoperto con gli anni... Cioè che io non posso innamorarmi di un uomo che non sia in qualche modo un artista. Ti sembrerà strano... che significa..? dici tu. Eppure, è così, non c’è niente da fare..! Adesso ti spiego quando l’ho capito... Stavo con uno che c’aveva una fabbrica, quindi ricco e più grande di me, divorziato. Era pure un bell’uomo, però a guardarlo bene c’aveva qualcosa di rozzo nella forma delle mani, lo stesso nei lineamenti del volto... Non so, non c’aveva quello sguardo malinconico, in un certo senso nobile... che trovi spessissimo in un artista, no? ...Io ci stavo, però anche a letto non è che fosse questo mostro di fantasia e passione... Possiamo anche dire che scopava normale, cioè uno di quelli che alla fine, forse non è che non lo sanno fare, ma solo che non amano farlo come quelli che invece lo fanno bene in quanto amano farlo, chiaro..? (Pausa). Ma-sì, lui era innamoratissimo, anche un po’ pazzo, ma non è lo stesso tipo di pazzia che mi piace a me in un uomo..! C’era qualcosa che non andava. Un giorno andiamo fuori per un fine settimana a Firenze, così... Io stavo leggendo Goethe sdraiata sul letto, ‘Le affinità elettive’... Leggevo e lo guardavo come si muoveva nella camera d’albergo, quasi scocciato che io leggevo... Poi, a un certo punto, lo vedo che s’infila le cuffiette e accende la televisione per guardare un film d’avventura di serie-b. Allora, nascosta dietro al libro io penso... sono proprio queste le cose, le persone che non vorrei mai vicine nella mia vita. Tiro giù il libro e gli dico: “Va bene, parliamo... Mi stavi girando intorno con un’aria, come se volessi dirmi qualcosa... Scusami, ma ero assorbita da Goethe” e gli parlo dei personaggi del libro e d’un certo tipo d’amore... Lo guardo negli occhi e - niente - ci vedo il vuoto..! Sai, la noia di chi ti lascia parlare senza starti a sentire? Quello. (Pausa). Ci ho provato sì..! Gli lessi anche un brano del libro e ogni tanto che alzavo lo sguardo su di lui capivo che le parole del libro producevano quasi l’effetto opposto a quello che producevano dentro di me..! Capisci? Non provava niente di quello che provavo io..! Così io sto con un uomo che non capisce Goethe, e che non ama quello che io amo?! Cioè, la mia vita è questa?! No. Allora incomincio a tradirlo e buonanotte!


Buio.


Capisco che stare con me non è una cosa equilibrata... Al di là di tutta una lucidità, un certo smalto esterno... il mio problema è che non basta, non mi basta mai..! Così, alla fine, magari un uomo non sa più che fare... Poi in quel periodo stavo nel fiore ed ero molto vanitosa... Anzi, in effetti, posso parlare di vera esaltazione. (Pausa). Eh-sì, esaltatissima... da tutto quello che c’è intorno a te. In quelle condizioni, mentre ti senti chiamata da tutti, guardata, curata, no? Ti vestono, ti baciano, ti accarezzano... Sono quelle le cose che poi ti mancano quando stai a casa da sola. È quello che non riesci più a sopportare. Stare a casa sola. La solitudine proprio non la reggi... quando torni e non ci trovi almeno dieci messaggi sulla segreteria..! (Lunga pausa). Be’, sempre... quando sfili molto in giro per il mondo, una volta qua, un’altra là... con gli uomini diventi un po’ menefreghista, un po’ usa e getta... Magari, se pure conosci delle persone interessanti finisci per dimenticarle... È una conseguenza del tuo tipo di attività... Vai avanti sicura che tanto ne avrai sempre uno vicino perché sei bella, brava, e non sei stupi-... No, a essere sincera forse non ho mai trovato quello ideale. Oggi però ho acquisito una certa capacità a starli ad ascoltare, quando non sono noiosi, ovvio. (Pausa). Be’, la maggior parte degli uomini che ho frequentato li trovavo di una noia mortale dopo un po’... Sì, con quelli importanti fra virgolette ci stai per un po’se hai dei secondi fini... Ma poi non sono i secondi fini quelli che comunque ti consentono di avere successo.


Buio.


No, non credo di avere un istinto masochista come tante donne... Certo, l’errore è mettersi in certe situazioni. Questo però è come sono fatta io... Io se voglio una cosa vado fino in fondo..! E comunque nella vita io non ho paura di niente. (Pausa. Sfoglia un libro). Sì, per il brano da leggere ai radiospettatori io avrei scelto questo qui... Ci ho pensato un bel po’, sai fra tanti libri che ho letto non m’è stato facile... Ho scelto due brani tratti da un libro di Hemingway che si chiama “To have and have not”, cioè “Avere e non avere”. (Pausa. Si schiarisce la voce e mentre legge dal libro le luci dissolvono lentamente fino al buio). Si fece una boccaccia nello specchio... “Sarà meglio che prenda il luminal” disse in un sussurro. Prese il luminal con un bicchiere d’acqua che si versò da un termos cromato che era sullo stipo accanto al letto... Ti innervosisce, pensava. Ma devi pur dormire. Chissà come si comporterebbe, Eddie, se fossimo sposati. Correrebbe qua e là con una più giovane di me, immagino. Sono fatti così, e non credo che ci possano far niente, come non possiamo farci niente noi. Io vorrei farlo sempre e più lo faccio meglio sto, e che sia un altro o uno nuovo non significa un bel nulla. È proprio la cosa in sé, e non la smetteresti mai d’amarli...

Ecco, poi continua e c’è quest’altro pezzo...

Ma le donne, in realtà, se la passano male. Meglio tratti un uomo e più gli dimostri di amarlo, più presto si stanca di te. Sarà che quelli buoni sono fatti per avere un sacco di mogli, e poi, quando lui se n’è stancato, arriva una acqua e sapone e te lo porta via. Credo che finiremo per diventare tutte puttane, ma la colpa di chi è? Le puttane sono quelle che si divertono di più, ma per essere una brava puttana bisogna essere terribilmente stupide, davvero. Come Hélène Bradley. Stupida e piena di buone intenzioni e veramente egoista. Forse io lo sono già. Dicono che non si vede e che si è sempre convinte di non esserlo. Eppure devono esserci degli uomoni che non si stancano, né di te né di quella cosa. Ci devono essere. Ma con chi stanno? Quelli che conosciamo noi sono stati tutti educati male. Non affrontiamo quest’argomento, adesso. No, per carità. Non ripensiamo a tutte quelle macchine e a tutti quei balli. Speriamo che il luminal faccia effetto.