NEL MONDO DI ČECHOV

di

Giancarlo Loffarelli



personaggi

SAVERIO CALENTI
STEFANIA MONETTI
OSVALDO MEI
OLIMPIA CINTI
MICHELE ORIOLI
MAURA STAMPI


Antico casolare nella campagna del viterbese, ai nostri giorni. La scena rappresenta l’ampio salone del casolare. Cinque porte: in fondo al centro, la porta d’ingresso; in primo piano a sinistra e in fondo a sinistra, due porte che conducono nelle diverse stanze di un’ala del casolare; in primo piano a destra e in fondo a destra, altre due porte che conducono nelle diverse stanze dell’altra ala. Il salone è arredato con mobili d’antiquariato, fra i quali sedie e divani. 


ATTO PRIMO

Tardo pomeriggio d’una giornata invernale. Sta piovendo. Dopo qualche istante, durante il quale la scena resta vuota e in penombra, si sente squillare il telefono senza che qualcuno vada a rispondere. Solo dopo altri lunghi istanti, dalla porta d’ingresso della casa entra Saverio completamente intabarrato per difendersi dal freddo, con due enormi valige e altre borse da viaggio tenute alla bell’e meglio. Il telefono continua a squillare. 

SAVERIO (mentre cerca goffamente di depositare a terra i suoi bagagli) Un momento!... E che diamine! Un momento!... Non si fa in tempo ad arrivare che già suona il telefono!... Cominciamo bene la vacanza! (Riesce ad accendere una fioca luce da lampada) Un momento! Ma chi sarà mai? (Affretta i suoi movimenti per raggiungere il telefono ma inciampa in uno dei suoi bagagli e rovina addosso al mobiletto con il telefono da cui stacca al volo la cornetta.) Porca…! (Risponde, ma la sciarpa che gli avvolge la bocca attutisce notevolmente la voce) Pronto…! Pronto, chi parla?... Ma come non si sente niente? Pronto!... Io sento benissimo: pronto!... (Si avvede della sciarpa e la scosta dalla bocca) Ecco, sì, mi scusi… No, non era la linea, era la sciarpa!... Come, che sciarpa? La sciarpa che portavo al collo e che mi stava… Lasciamo perdere la sciarpa! Chi è lei ?... Come, chi sono io? E’ lei che ha chiamato: si qualifichi!... Ah, è dell’agenzia, mi scusi! Io sono il professor Calenti, Saverio Calenti, si ricorda?... E’ ovvio che stava cercando me: se ha chiamato questa casa disabitata pensando che qualcuno potesse risponderle, è chiaro che quel qualcuno non potevo che essere io, dal momento che sono io ad aver affittato la casa... Eh no, la precisione è precisione!... No, io sono appena arrivato: entravo proprio nel momento in cui squillava il telefono… Sì, tutto bene… a parte il tempo… No, non ho ancora avuto modo di vedere la casa: sono appena arrivato le dicevo… Va bene, per qualsiasi cosa ho il suo numero. La saluto, arrivederci. (Aggancia) Perbacco, non ho proprio intenzione di telefonargli!... (Voltandosi, la sua attenzione è attratta da una delle valigie che s’era rovesciata, dopo l’ingresso movimentato) Ma che caspita è successo qua? (Rimette in piedi la valigia che evidenzia una larga macchia) E questa che roba è? (Tocca la macchia e porta le dita al naso) Questo mi sembra… olio?! Che ci fa dell’olio dentro la mia valigia? (Guarda il pavimento) Che disastro! (Tocca il pavimento e, di nuovo, porta le dita al naso) Tutto quest’olio sul pavimento!... Dev’essersi rotta una bottiglia d’olio dentro la valigia… Ma chi ce l’aveva messa?... (Va alla porta d’ingresso, l’apre di poco e grida, rivolto all’esterno:) Stefania!... Stefania!... Hai messo tu una bottiglia d’olio nella valigia?... Stefania, mi senti?... Ma che stai facendo? Sbrigati!... Stefania, hai messo tu dell’olio… (Rientrando e chiudendo la porta) E’ inutile, con questa pioggia non mi sente! (Guardando la valigia e il pavimento) Tu guarda che disastro! (Si siede) Mi sembra la valigia con gli abiti di Stefania: peggio per lei se l’olio le ha macchiato i vestiti!

Dalla porta in prima quinta a destra, entra Olimpia in abito fine Ottocento con un candelabro accesso in mano.

OLIMPIA (parla come se non si avvedesse di Saverio) “E’ un inferno in questa casa. Vostra madre odia tutto e tutti…”

SAVERIO (alzandosi) Ma… che succede!?

OLIMPIA “… ad eccezione del professore e dei suoi libretti; il professore è irascibile, non ha fiducia in me ed ha paura di voi…”

SAVERIO (istintivamente cerca di nascondersi per non essere visto da Olimpia e, a bassa voce:) Elena Andreevna!

OLIMPIA “Sonja è adirata con il padre, è adirata con me e son già due settimane che non mi rivolge la parola…”

SAVERIO (a bassa voce) Elena Andreevna: Zio Vanja, atto secondo!... Ma che significa tutto questo? 

OLIMPIA “… voi odiate il professore e disprezzate apertamente vostra madre…”

SAVERIO (guardandosi attorno, sempre a bassa voce) Ma con chi ce l’ha?

OLIMPIA “… io sono nervosa ed oggi sono stata mille volte sul punto di piangere. E’ un inferno in questa casa!”

SAVERIO (all’unisono con il finale della precedente battuta di Olimpia, sempre a bassa voce:) “E’ un inferno in questa casa!”… A questo punto avrebbe la sua battuta zio Vanja: “Lasciamo stare la filosofia!”

Dalla porta in fondo a destra entra Osvaldo, anche lui in abiti fine Ottocento e con in mano un candelabro acceso. Pronuncia la sua battuta immediatamente dopo Saverio.

OSVALDO “Lasciamo stare la filosofia!”

OLIMPIA “Voi, Ivan Petrovič, siete colto e intelligente, dovreste (mentre Olimpia parla, si affianca a Osvaldo e i due escono dalla porta in prima quinta a sinistra mentre Olimpia continua a parlare) capire che il mondo è in rovina non per colpa dei malfattori, né a causa degli incendi, ma a causa dell’invidia, dell’inimicizia, di tutte queste meschinità… Voi non dovreste brontolare ma riconciliare tutti…” (Escono)

SAVERIO Ma dove sono capitato? In una commedia di Čechov? (Fa per seguire i due)

Entra Stefania, anche lei tutta imbacuccata.

STEFANIA Secondo me, viene a nevicare… Mi stavi gridando qualcosa sull’olio della macchina?

SAVERIO Stefania!... Stefania, non puoi mai immaginare cos’è successo?

STEFANIA Fa un freddo!

SAVERIO Mi ascolti?

STEFANIA Cos’è successo?

SAVERIO E’ accaduto! E’ accaduto!

STEFANIA Che cosa è accaduto?

SAVERIO E’ accaduto quello che dicevo da anni!

STEFANIA Ma che dicevi da anni?

SAVERIO Cos’è che vado ripetendo da anni come un ossesso?

STEFANIA Tante cose, che ne so?

SAVERIO Čechov!

STEFANIA Čechov?!

SAVERIO Il mondo di Čechov! Siamo entrati nel mondo di Čechov!

STEFANIA Stai calmo e fammi capire.

SAVERIO Sono calmo.

STEFANIA Non lo sembri mica!

SAVERIO Ti dico che sono calmo.

STEFANIA E allora?

SAVERIO Siamo dentro Čechov!

STEFANIA Ma che stai dicendo, professore?

SAVERIO Ascoltami: non essere scettica! Poco fa, qui dentro io ho visto Elena Andreevna e Ivan Petrovič Vojnickij, zio Vanja.

STEFANIA Ahi, ahi, ahi, ahi, professore: siamo alle visioni!

SAVERIO Ma che visioni? Io li ho visti come vedo te in questo momento! Erano lì e lì (indica) e recitavano un brano del secondo atto.

STEFANIA Non è possibile!

SAVERIO E’ possibile e io lo vado dicendo da anni: quando fra un lettore e un autore si crea una sintonia particolare, tanto che il lettore riesce a ricostruirsi con l’immaginazione ogni minimo dettaglio descritto dall’autore, ogni aspetto più recondito dei suoi personaggi, allora è possibile entrare in quel mondo fantastico…

STEFANIA Senti, professore…

SAVERIO E’ così, Stefania, è così! 

STEFANIA … cerca di stare calmo!

SAVERIO Ma perché dobbiamo pensare che esista soltanto questo di mondo, questo che percepiamo con i nostri sensi? Perché il mondo percepito dall’immaginazione non dovrebbe esistere? Quale scienziato potrebbe essere mai così presuntuoso da poter negare l’esistenza di un mondo altro da questo?

STEFANIA Ma gli scienziati…

SAVERIO Gli scienziati ammettono che possa esistere un antimondo fatto di antimateria, perché dovrebbero escludere la possibilità di altri mondi; letterari, per esempio?

STEFANIA Possono ammetterne la possibilità ma non la realtà.

SAVERIO E io ho avuto l’esperienza di questo mondo.

STEFANIA Ma dove sta questo mondo di Čechov?

SAVERIO Noi ci siamo dentro!

STEFANIA Saverio!

SAVERIO Poco fa, credimi, qui dentro c’erano due personaggi di Čechov! Credilo!

STEFANIA (come si parla a un bambino) E va bene, proverò a crederlo, ma tu adesso non agitarti così: se si sono fatti vedere prima da te, forse fra poco si faranno vedere anche da me.

SAVERIO (la guarda scettico) Credi che io sia pazzo, vero?

STEFANIA Ma no! Che dici! Perché dovrei crederlo? Se è come dici tu, me ne accorgerò anch’io: tutto qua.

SAVERIO Dentro il mondo di Čechov, capisci? E’ incredibile: il sogno della mia vita! Il sogno della mia vita che diventa realtà! Non mi sembra vero. Questa casa deve avere qualche energia particolare se proprio qui è potuto accadere.

STEFANIA Adesso però vediamo di sistemarci.

SAVERIO Io ti parlo di Čechov e tu pensi a sistemarti?

STEFANIA Che dobbiamo fare? Se è Čechov è Čechov!

SAVERIO Ma non è una cosa che capita tutti i giorni!

STEFANIA Allora dobbiamo restare qui per tutto il tempo con i bagagli in mezzo alla stanza?

SAVERIO Fermiamoci un attimo: lasciamo che per un istante la meraviglia s’impossessi di noi, o no?

STEFANIA (esagerando con un’espressione di meraviglia) Oh!... (Ritornando normale) Ecco fatto: meravigliata. Adesso vogliamo sistemarci?

SAVERIO (pausa) Ma porca…

STEFANIA Sto scherzando, professore! Ti chiedo solo di togliere qui di mezzo le nostre cose. (Si avvicina ai bagagli che aveva introdotto Saverio ma scivola sulla macchia d’olio e cade a terra) Ah!...

SAVERIO Stefania!

STEFANIA Ah!... Ah!... Che diamine…?

SAVERIO Cominciamo male!

STEFANIA Su cosa sono scivolata?

SAVERIO Olio!

STEFANIA Olio?

SAVERIO S’è rotta una bottiglia d’olio… Ho provato a dirtelo, prima…

STEFANIA Ma non parlavi dell’olio della macchina?

SAVERIO Sì, l’olio della macchina! Parlavo della bottiglia d’olio dentro la valigia che dev’essersi rotta.

STEFANIA Una bottiglia?

SAVERIO Così credo, almeno.

STEFANIA (rialzandosi sospettosa) E dove stava?

SAVERIO (indicando) Non mi senti? Dentro quella valigia; non so come sia finita lì dentro…

STEFANIA (avvicinandosi alla valigia) No! Quaranta euro buttati!

SAVERIO Cosa?

STEFANIA Era un olio particolarissimo…

SAVERIO Allora avevo ragione a pensare che avevi messo tu una bottiglia d’olio nella valigia?

STEFANIA Quaranta euro m’è costata.

SAVERIO Ma perché l’hai messa dentro la valigia?

STEFANIA Perché temevo che potesse rompersi.

SAVERIO Infatti!

STEFANIA Ma com’è successo?

SAVERIO Lascia perdere: ormai è successo. Mi dispiace per i tuoi vestiti!

STEFANIA Quali vestiti?

SAVERIO I tuoi: speriamo non si siano sporcati troppo!

STEFANIA Come hanno fatto a sporcarsi i miei vestiti? Là dentro ci sono i tuoi!

SAVERIO Porca…

STEFANIA Senti, portiamo le valigie in camera così costateremo il danno.

SAVERIO Guarda tu che mi doveva succedere!

STEFANIA Smettila di recriminare ché più passa il tempo e più l’olio fa danni!

SAVERIO Hai ragione: cerchiamo la nostra camera da letto.

STEFANIA Quaranta euro!

SAVERIO Ma perché ti sei portata l’olio?

STEFANIA Perché pensavo di prepararti qualche manicaretto come dico io e volevo preparartelo ai massimi livelli…

SAVERIO Davvero?

STEFANIA Davvero.

SAVERIO Sei adorabile.

STEFANIA Non ti sembra meraviglioso: una settimana noi qui da soli!

SAVERIO Una settimana?!

STEFANIA Una settimana hai prenotato!

SAVERIO Ma adesso che siamo entrati in questo mondo, voglio restarci almeno un mese… Dopo voglio telefonare all’agenzia per avere una proroga… 

STEFANIA E io?

SAVERIO Tu che cosa?

STEFANIA Vuoi prolungare solo per Čechov o anche per me?

SAVERIO Ma anche per te cara, che discorsi!

STEFANIA E le lezioni?

SAVERIO Quali lezioni?

STEFANIA Dovevamo cominciare le lezioni.

SAVERIO Chiamerò l’Università… quand’è che dovevamo cominciare?

STEFANIA Fra tre settimane.

SAVERIO Posticipiamo di una settimana: farò mettere un avviso in bacheca.

STEFANIA Sai gli studenti!

SAVERIO Una settimana, dai!

STEFANIA Come vuoi tu! Andiamo a sistemarci, intanto?

SAVERIO Andiamo a sistemarci.

STEFANIA Dove saranno le camere? (Prova ad aprire la porta in fondo a sinistra)

SAVERIO Proviamo di là! (Indica la porta da cui sono usciti Osvaldo e Olimpia) E’ da lì che sono usciti zio Vanja e Elena.

STEFANIA No, le camere sono da questa parte.

SAVERIO Dai, vediamo di qua!

STEFANIA Prima sistemiamoci.

SAVERIO Speriamo che non se ne vadano!

Escono dalla porta in fondo a sinistra portando via tutti i bagagli e spegnendo la luce. Dopo qualche momento, la porta d’ingresso si apre ed entra Maura. 

MAURA (avanza a tastoni, nella penombra) Dove sarà il… il coso… come si chiama?... il coso… quello per accendere… Va be’, comunque! Dove sarà?... Dev’essere questo… (Si accende la luce) Cospicuo!… Sorprendentemente armonico con le aspettative!... (Guardandosi attorno) Davvero encomiabile lo sforzo profuso per giungere a tutto ciò!... Cura parossistica del dettaglio!... (Sfiorando una sedia) Vedasi quale specimen questa… questa… Corbezzoli! Come si chiama questo oggetto?... Questa… che serve per sedersi… Va be’, comunque!... Vedasi la rara preziosità di questo oggetto di cui in questo momento mi sfugge il nome. 

MICHELE (da fuori) Maura!

MAURA Cos’accade caro, mi stai chiamando?

MICHELE (entrando, carico di bagagli) Te sei squajata appena semo arivati! M’hai fatto carica’ ‘sta fagottata de robba! 

MAURA Perdonami caro, ero irresistibilmente attratta da questo luogo… lo sentivo così carico di energie positive: non le percepisci anche tu?

MICHELE Me ce volessero a me ‘st’energie pe’ ‘ncollamme ‘sta mercanzia che te sei portata dietro! Ma che c’hai messo dentro a questa de valiggia? Un lottatore de Sumo che s’è magnato ‘n quarto d’elefante!

MAURA Lì ci sono i miei libri, caro: soltanto qualche libretto amèno!

MICHELE Ah… meno male ch’era solo qualche libretto e no ‘n’enciclopedia! (Scivola sulla macchia d’olio e cade a terra restando semisepolto dai bagagli) Porca troja, zozza, puttana!

MAURA Caro!

MICHELE Che ce stava? ‘na fetta de’ lardo pe’ tera?

MAURA (aiutandolo a rialzarsi) Ti sei fatto male?

MICHELE C’è mancato poco!

MAURA (guardando a terra) E’ tutto unto lì: dovremo provvedere a pulire.

MICHELE Pure la casa sporca! Ma me sentirà quello dell’agenzia!

MAURA Adesso non pensiamo a queste sciocchezze, però.

MICHELE Chiamale sciocchezze! Me s’è rientrato l’osso sacro!

MAURA (abbracciandolo) Che caro che sei stato a propormi questa vacanza!

MICHELE Veramente sei stata tu a vole’ veni’!

MAURA Ma perché io ho capito che tu lo desideravi, o no?

MICHELE No.

MAURA Come?

MICHELE No, e come no? Ma che stai a scherza’?

MAURA (gli prende il naso con le dita e glielo tira scherzosamente a destra e a sinistra) Mi fai morire…!

MICHELE Me fai mori’ tu se nun me liberi er naso!

MAURA Vogliamo cercare il nostro alcova?

MICHELE (pausa) E’ robba che pesa?

MAURA Quanto mi diverte vederti così carico d’ironia! (Gli dà un bacio) Seguimi, io ho un sesto senso per orientarmi in dimore sconosciute! (Esce dalla porta in fondo a destra)

MICHELE (mentre prende i bagagli) … cazzo sarà ‘st’alcova!? (Esce)

Appena uscito Michele, dal lato opposto rientrano Saverio e Stefania. Hanno tolto i cappotti. 

STEFANIA Perché questa fretta di tornare qui? Potevamo stare un po’ in camera a riposare!

SAVERIO Non resistevo! Non posso rischiare che il fenomeno si ripeta mentre noi due siamo in camera a riposare!

STEFANIA Ma chi t’ha detto che il fenomeno debba verificarsi sempre e solo qui?

SAVERIO Nessuno, ma qui s’è verificato la prima volta.

STEFANIA E cosa vuol dire? Che adesso passeremo tutto il nostro tempo qui?

SAVERIO Stefania, siamo appena arrivati! Dammi il tempo di familiarizzare con il fenomeno e poi vedrai che riusciremo a ricrearlo in qualsiasi ambiente di questa casa!

STEFANIA Sarà come dici tu ma…

SAVERIO (prendendo il cellulare) Scusa, mi vibra il cellulare… (Guarda il cellulare) Come pensavo: il messaggio che mi avvisa che devo cambiare il codice… Già sono passati tre giorni!

STEFANIA Il codice della camera di sicurezza?

SAVERIO Sì, ogni tre giorni devo modificarlo: è una questione di sicurezza. Solo che poi devo ricordarmelo… Mi tocca sempre associarlo a qualcosa… Vediamo un po’… A cosa posso associarlo?... Sì, stavolta lo associo a Čechov… (Pensa e quindi digita sul cellulare) Sì, fatto!

STEFANIA Non capisco che gusto ci sia a collezionare preziosi dipinti se poi devi tenerli chiusi in una camera blindata!

SAVERIO Non conosci la psicologia del collezionista, mia cara: il godimento è nel sapere di averli, non nell’esibirli! E poi non potrei avere quadri di quel valore in casa.

STEFANIA Questo è certo.

SAVERIO Mi basta vederli quando me li chiedono i grandi musei, ai quali li concedo di rado, peraltro!

STEFANIA Certo che solo col tuo stipendio non avresti potuto permetterteli!

SAVERIO Quando mai? Se non fosse stato per quella vincita al Superenalotto! Prima mi potevo permettere solo qualche pezzetto di minore importanza!

STEFANIA Infatti, perché altrimenti…

Entrano nuovamente dalla porta in primo piano a sinistra, in costume, Osvaldo ed Olimpia.

OSVALDO “Cominciate col riconciliare me con me stesso! Mia amata…” (Le prende con impeto la mano)

OLIMPIA “Lasciatemi! (Ritira la mano) Andate via!”

Saverio e Stefania parleranno tenendo bassa la voce ma senza nascondersi. Osvaldo e Olimpia si comporteranno come se non li vedessero.

SAVERIO Che ti dicevo? Che ti dicevo? 

STEFANIA Incredibile!

OSVALDO “A momenti cesserà di piovere e tutto, nella natura, si rinfrescherà e tutto respirerà più dolcemente. Soltanto a me la pioggia non dà refrigerio. Notte e giorno, simile ad uno spettro, mi assilla il pensiero che la mia vita sia irrimediabilmente perduta…”

Smette di piovere. Le seguenti sette battute di Saverio e Stefania sono dette mentre Osvaldo continua a parlare.

SAVERIO Hai visto?

STEFANIA Che cosa?

SAVERIO Ha smesso di piovere.

STEFANIA E allora?

SAVERIO Interagiscono!

STEFANIA Chi?

SAVERIO Zio Vanja l’ha appena detto “a momenti cesserà di piovere”, e così è stato: i due mondi interagiscono: è meraviglioso!

OSVALDO “… Non c’è passato, l’ho sprecato stupidamente in sciocchezze, e il presente è spaventoso per la sua assurdità. A voi appartengono la mia vita e il mio amore: che farne? Che farne? Il mio sentimento si consuma inutilmente come un raggio di sole caduto in una fossa; e io stesso mi consumo.” 

OLIMPIA “Quando mi parlate del vostro amore, io m’intontisco e non so cosa dire. Perdonatemi, non so dir niente. (Fa per andare) Buonanotte!”

OSVALDO (seguendola) “Se sapeste quanto soffro al pensiero che accanto a me, in questa casa, si consuma un’altra vita: la vostra! Cosa aspettate? Quale maledetto pensiero vi trattiene? Volete capire, volete capire…” 

Olimpia e Osvaldo escono sull’ultima battuta di questi, dalla porta in primo piano a destra.

SAVERIO E tu che non mi credevi!

STEFANIA Devo ammettere ch’è un fenomeno straordinario.

SAVERIO E’ quanto di più bello si possa desiderare nella vita: entrare dentro il mondo partorito dalla fantasia di un grande autore. E poi del mio autore preferito: incredibile! Dev’essere proprio questa villa che ha delle energie positive.

STEFANIA Secondo te, loro si sono accorti di noi?

SAVERIO Da come si comportavano direi di no.

STEFANIA E come si spiega?

SAVERIO Questo ancora non lo capisco, ma vedrai che tutto si spiegherà. Ti ricordi? Io l’ho sempre detto: la mia… venerazione per Čechov, prima o poi, mi avrebbe portato a questo. E’ una sorta di affinità elettiva che mi lega a lui e che non poteva non portarmi a questo.

STEFANIA Senti, Saverio!

SAVERIO Che c’è?

STEFANIA Io ti vedo un po’ troppo convinto.

SAVERIO Come?

STEFANIA E’ così.

SAVERIO Che vuoi dire?

STEFANIA Non prendertela, ma…

SAVERIO Che?

STEFANIA A me sta venendo un dubbio.

SAVERIO Quale dubbio?

STEFANIA E se fosse soltanto qualcuno che sta recitando una parte?

SAVERIO Che cosa?

STEFANIA Non potrebbe essere?

SAVERIO Attori?

STEFANIA Attori, certo!

SAVERIO Non è possibile!

STEFANIA Perché non è possibile?

SAVERIO Per una serie di ragioni…

STEFANIA Quali?

SAVERIO Allora… Primo, questa casa era sfitta e vuota, l’agenzia ha dato a me le chiavi: come potevano entrare due attori se sono stato io il primo ad aprire e le due presenze si sono manifestate appena qualche minuto dopo il mio arrivo qui?... Secondo, per quale motivo due attori dovrebbero recitare Čechov qui dentro?

STEFANIA Forse stanno solo provando.

SAVERIO E allora perché - lo hai appena detto tu stessa - dovrebbero far finta di non vederci?

STEFANIA Non lo so. 

SAVERIO Perché non sono attori, ma zio Vanja e Elena nel secondo atto di Čechov. Perché sei così scettica?

STEFANIA Non sono scettica, m’è solo venuto un dubbio. Ammetterai che non è una cosa normale!

SAVERIO Ho un’idea!

STEFANIA Che idea?

SAVERIO Perché non proviamo a seguirli là da dove sono usciti? Forse continuano ad esistere anche fuori della nostra percezione…

Entra Michele seguito da Maura. Hanno tolto i cappotti.

MICHELE Mò bisogna vede’ se ce sta quarcosa da magna’ ‘n cucina… (Si avvede di Saverio e Stefania)

MAURA (entrando in leggero ritardo) Chissà che manicaretti… (Si avvede anche lei di Saverio e Stefania)

STEFANIA E questi chi sono?

MICHELE Voi chi siete?

SAVERIO Noi siamo gli affittuari di questa casa.

MICHELE Ch’hai detto?

SAVERIO Che significa questo tu?

MICHELE Quale tu e tu?! Lei ch’hai detto?

SAVERIO Senta, io non vorrei essere scortese ma credo che abbiate sbagliato indirizzo.

MICHELE L’indirizzo, casomai, l’avete sbajato voi!

SAVERIO Io l’ho verificato l’indirizzo.

MICHELE E pur’io.

SAVERIO Allora devo darle una prova.

MICHELE Che prova?

SAVERIO Noi abbiamo un regolare contratto di affitto che vengo a mostrarle immediatamente! (Tira fuori da una tasca il contratto)

MICHELE E allora vorrà di’ che te devo da fa’ vede’ ‘na cosa… (Tira fuori il contratto da una tasca)

SAVERIO Legga pure! (Dà il contratto a Michele)

MICHELE Tie’! (Dà il contratto a Saverio)

I due leggono.

MAURA Deve trattarsi senz’altro di un errore dell’agenzia.

STEFANIA Credo anch’io.

MAURA Capita, del resto, talune volte.

STEFANIA Speriamo si riesca a risolvere!

SAVERIO Ma che storia è mai questa?

MICHELE Mò me sentono quelli dell’agenzia! (Prende il cellulare)

SAVERIO Chiamo immediatamente l’agenzia! (Prende il cellulare)

MICHELE No, no, l’agenzia la chiamo io…

Attendono tutti e due al cellulare, poi:

SAVERIO Occupato!

MICHELE Occupato!

MAURA (parla prendendo il cellulare e facendo il numero) Chiedo scusa, ma qui occorre farsi sostenere da una buona dose di lucidità: mettete via i vostri apparecchi che, inevitabilmente, si sono inibiti a vicenda. Penserò io a chiamare l’agenzia, se la signorina non ha alcunché in contrario, e cercherò di ottenere ogni delucidazione a riguardo di questa situazione che si sta sempre più configurando quale deplorevole equivoco… Pronto, agenzia “Casaverde”?... Sono la signora…

Sul colloquio telefonico di Maura, la seguente battuta di Stefania. Sul protrarsi del colloquio, i gesti d’impazienza di Michele.

STEFANIA (a bassa voce) Ma come parla questa?

SAVERIO (fa cenno a Stefania di tacere)

MAURA … Maura Stampi… Sì, la poetessa, mi fa piacere che ella abbia avuto la gentilezza di ricordare la mia attività poetica… Grazie, grazie… Sono qui a presentarle un lieve problema che, ne sono certa, non avrà difficoltà a chiarire e risolvere. Dunque, noi ci troviamo in villa… Ah, bellissima, mi creda, sapevamo di poterci fidare della vostra agenzia: è veramente un gioiello, non potevamo trovare collocazione migliore… Non è questa, però, la ragione della mia chiamata…

MICHELE Tanto le pago io le ricariche!

MAURA La questione è che ci siamo trovati in villa un signore con sua figlia…

Disappunto di Saverio.

MAURA … che asseriscono di aver loro sottoscritto un contratto d’affitto della medesima… La villa, non la figlia. E a riprova esibiscono copia del suddetto che, esaminato accuratamente da mio marito, risulterebbe altrettanto autentico… Grazie. La ringrazio. Noi restiamo qui in attesa di una sua chiamata: è stato comunque un piacere sentirla… Attendiamo. (Chiude)

MICHELE Allora?

MAURA Provvederà con solerzia ad individuare la causa del problema e ci comunicherà il risultato della sua ricerca.

SAVERIO Ma tu guarda che cosa ci doveva capitare!

MAURA Nell’attesa, io direi di provvedere a presentarci: non sarà questo fastidioso disguido a farci dimenticare le buone maniere! Permettano: Maura Stampi, e questi è il mio consorte, Michele Orioli.

SAVERIO Piacere, professor Saverio Calenti. Mi permettano di presentare loro la dottoressa Stefania Monetti, mia assistente nonché… (sottolineando) mia compagna!

MAURA La sua compagna! Mi perdoni professore, io avevo equivocato…

SAVERIO Di nulla, di nulla.

MAURA Che figura terrifica!

SAVERIO Lasci perdere. Ho sentito che lei scrive poesie…

MAURA Tento di dare forma ai miei fantasmi interiori! E lei cosa insegna, professore?

SAVERIO Io sono ordinario di Letteratura teatrale italiana. E Stefania, come le dicevo, è una delle mie assistenti.

MAURA Ma è fantastico! Hai sentito, Michele? Le affinità, a volte…! Siamo tutti e tre nel mondo della letteratura.

STEFANIA E lei di cosa si occupa, signor Michele?

MICHELE Be’, in un certo senso… sto pure io nel mondo dell’arte…

SAVERIO Ah sì?

MICHELE Non letteraria, però…

STEFANIA Che arte, allora?

MICHELE Pittura.

STEFANIA Un pittore!

MICHELE No, io c’ho ‘na fabbrichetta de gancetti de quelli… c’ha presente, quei gancetti che servono pe’ appende’ i quadri?

MAURA Mio marito è un industriale: egli per modestia parla di fabbrichetta ma in effetti è il proprietario di una grande azienda produttrice di accessori per cornici. Non mente però quando parla di affinità con il mondo dell’arte giacché egli è un novello mecenate: svolge infatti una secondaria attività di carattere editoriale che ha pubblicato tutte le mie raccolte di versi.

SAVERIO (pausa) Interessante. Davvero interessante.

STEFANIA Dunque eccoci qua in attesa di un verdetto.

SAVERIO Posso approfittare dell’attesa per rivolgervi una domanda?

MAURA Prego.

SAVERIO Durante il vostro soggiorno qui…

MAURA Oh, soggiorno! Che dice mai? Eravamo qui da pochi minuti.

SAVERIO Davvero? Allora dobbiamo essere arrivati qui quasi contemporaneamente!... 

MAURA Giusto il tempo di depositare i bagagli…

MICHELE E fasse ‘na caduta su ‘na specie de macchia de lardo de colonnata: mortacci sua!

STEFANIA Ah, anche lei è caduto?

MICHELE E no? Pure la casa zozza c’ha affittato l’agenzia!

SAVERIO Comunque… Lasciamo perdere la macchia… Quello che volevo chiedervi è questo… Avete notato altre… diciamo altre persone qui in casa?

MICHELE Altre persone? Ma ch’è ‘na metropolitana!?

MAURA Ci sarebbero altre persone coinvolte in questo disguido?

SAVERIO No, no, no… E’ un po’ difficile da spiegare… 

STEFANIA E poi se le aveste viste sarebbero state facilmente identificabili: erano in abiti ottocenteschi.

MAURA Ottocenteschi!?

SAVERIO Ultimissimi anni dell’Ottocento per essere precisi.

MICHELE ‘na festa de carnevale!

SAVERIO Come non detto, è chiaro che non avete visto nulla: come non detto!

Squilla il cellulare di Maura.

MAURA Chiedo scusa, deve trattarsi dell’agente… Pronto?... Sì, sono io. Mi dica, dunque…

Maura resta a lungo al cellulare limitandosi ad emettere monosillabi che non permettono agli altri di comprendere il senso della conversazione. Poi:

MAURA Benissimo, lei è stato gentilissimo. Io la ringrazio infinitamente: non nutrivo alcun dubbio sulla sua capacità di risolvere la questione. E’ una soluzione ottimale: riferirò senz’altro. La ossequio… Di nuovo, infinite grazie… A presto… (Chiude)

Il finale del colloquio telefonico di Maura è stato seguito con compiacimento da Michele e con preoccupazione da Saverio e Stefania.

MICHELE Allora?

MAURA Tutto a posto! Tutto risolto!

STEFANIA In che senso?

MAURA E’ inutile ribadirlo per l’ennesima volta, ma la tecnologia non sempre semplifica la vita degli umani. A volte contribuisce in maniera determinante a complicarla, a creare situazioni inattese e imprevedibili. Alcune volte queste situazioni si configurano quali vere e proprie sciagure ma in taluni altri casi si limitano a costituire un non spiacevole diversivo. Attribuirei la presente situazione alla seconda ipotesi.

Silenzio.

MICHELE Ch’hai detto?

MAURA Approfittando delle notevoli dimensioni di questa costruzione, ne abiteremo le due ale limitandoci a condividere soltanto questo ingresso comune: questa, la proposta dell’agenzia.

MICHELE Cioè noi dovremmo resta’ qua co’ ‘sti due!

SAVERIO A “co’ ‘sti due”! Caso mai siamo noi che dovremmo dire una cosa del genere!

MAURA Signori, signori! Ma qual è il motivo di cotanta ira?

MICHELE E’ c’ho tanta voglia de sbatteli fori!

STEFANIA Senta lei, non le permetto di usare…

MAURA Basta così, Michele! La soluzione prospettataci dall’agente mi sembra equa ed oculata. Ripeto: persino interessante.

STEFANIA Ma si può sapere cos’è successo?

MAURA Un banalissimo errore del computer: l’infernale macchina ha attribuito la stessa villa, per lo stesso periodo – aggiungo: allo stesso prezzo - a due nominativi diversi: quello di mio marito e quello del professore.

STEFANIA E adesso?

MAURA Pensavo di essere stata chiara! La… la cosa… la… la cosa…

STEFANIA Che cosa?

MAURA La cosa qua!

SAVERIO Ma che?

MAURA L’edificio in cui ci troviamo!

STEFANIA La villa!

MAURA La villa! Grazie. Va be’; comunque… La villa, dicevo, è grande e l’agente ci propone di abitarla dividendoci le stanze che praticamente sono doppie e simmetricamente collocate rispetto a questo salone che costituisce l’unico spazio di passaggio per l’uscita da condividere. 

MICHELE Nun se ne parla nemmeno! Io vado fino in fondo! Io nun divido gnente co’ nessuno! Ma me devono spara’ per cacciamme de qua!

MAURA Il disagio ci verrà ricompensato dividendo equamente la spesa di affitto.

MICHELE (che ancora non realizza) Ma che scherzamo? E mò… (realizza) mò se tratta de parla’ da cristiani! Mezza casa: mezzo affitto. Pe’ me: ce sto!

Maura e Michele guardano Stefania e Saverio. Pausa.

SAVERIO Ma sì, va bene anche per noi: la casa è grande. Che ne dici cara?

STEFANIA Per me!

SAVERIO Affare fatto allora. Noi, senza saperlo, ci eravamo già sistemati su questo lato della casa.

MAURA E noi su quest’altro, quindi la divisione è già fatta. Saremo dei perfetti vicini.

SAVERIO Ma sì, non ci sono problemi!

MAURA Tutto è sistemato.

STEFANIA Allora, se permettete, noi ci ritiriamo.

MAURA Ma prego: faremo ritorno noi pure ai nostri appartamenti.

Le due coppie escono in fondo dalle due porte laterali. Immediatamente dopo, dalla porta in primo piano a destra entrano Osvaldo e Olimpia.

OLIMPIA “Ivan Petrovič, voi siete ubriaco!”

OSVALDO “E’ probabile… probabile…”

OLIMPIA “Dov’è il dottore?”

OSVALDO “Di là… Dorme in camera mia. Probabile, probabile… Tutto è possibile!”

OLIMPIA “Avete bevuto anche oggi! Perché?”

OSVALDO “Per lo meno ci si illude di vivere… Non me lo impedite Hélène!”

Durante la seguente battuta di Olimpia, Osvaldo comincia a guardarsi attorno.

OLIMPIA “Prima non bevevate più, e non parlavate mai tanto… Andate a dormire! Mi annoio con voi!”

OSVALDO (smettendo di recitare) Frena, frena, frena!

OLIMPIA (c. s.) Che succede?

OSVALDO Frena la mula! Qua non c’è nessuno.

OLIMPIA E dove sono andati?

OSVALDO E che ne so, io!

OLIMPIA Saranno risaliti in camera!

OSVALDO E poi sai che ti dico? Io mi sono stufato!

OLIMPIA Di che?

OSVALDO Lo sai come la penso: mi sono stufato di recitare Čechov. Io sono un attore d’avanguardia, il mio maestro è Grotowsky e devo stare qui a recitare ‘ste cose che mi fanno venire da vomitare!

OLIMPIA Osvaldo: tu sei un attore, prima di essere un attore d’avanguardia e se ti pagano per recitare Čechov, tu reciti Čechov!

OSVALDO Ho capito, infatti lo sto facendo; ma tu lo capisci lo sforzo che faccio? Ma a te piace ‘sta roba?

OLIMPIA Dici Zio Vanja?

OSVALDO Zio Vanja, Čechov, il teatro d’autore, il teatro di parola…

OLIMPIA A me piace: questo è l’unico teatro che mi piace fare.

OSVALDO Pensa te! Con chi mi tocca recitare! Io parlo di Grotowsky e qua stiamo ancora all’Accademia “Silvio D’Amico”!

OLIMPIA E non mi piacciono quelli che attualizzano Sofocle vestendo Creonte da ufficiale nazista o pensano di attualizzare Čechov vestendo Trofimov da sessantottino, hai capito?

OSVALDO Ho capito, ma perché ti scaldi tanto?

OLIMPIA Perché mi sono stufata di tutti i tuoi discorsi sull’avanguardia e su Grotowsky!

OSVALDO Guarda che Grotowsky è fondamentale… 

OLIMPIA E ti pareva che adesso non attaccava con Grotowsky!

OSVALDO Per Grotowsky conta solo il lavoro tecnico sull’attore e non lo spettacolo, per lui l’importante è creare un percorso con l’attore, il pubblico non conta, le prove non devono avere come sbocco lo spettacolo…

OLIMPIA Grotowsky si faceva un culo così e poi non andava in scena: tu dimmi se non era scemo!

OSVALDO Non offendiamo Grotowsky, eh…!

OLIMPIA Come dovrei chiamare uno che non tiene in minima considerazione il pubblico?

OSVALDO Il pubblico è una massa d’idioti che non capisce niente!

OLIMPIA Perché fai teatro, allora?

OSVALDO Perché per me la vita è soltanto un fattore di disturbo alla creazione artistica e il teatro è la mia vera vita.

OLIMPIA Tu dici così perché non hai ancora conosciuto chi può riconciliarti con la vita.

OSVALDO E chi sarebbe?

OLIMPIA Una donna, per esempio.

OSVALDO Una donna?!

OLIMPIA Una donna, certo, perché?

OSVALDO Non hai capito niente del teatro.

OLIMPIA (improvvisamente tenera) Osvaldo!

OSVALDO Eh?!

OLIMPIA (c. s.) Quanti anni sono che recitiamo insieme?

OSVALDO E capirai! Una vita!

OLIMPIA (c. s.) E non ti sei mai accorto di niente?

OSVALDO Di che mi dovevo accorgere?

OLIMPIA (c. s.) A volte penso che tu faccia finta di non capire.

OSVALDO Che?

OLIMPIA (c. s.) Poi, però, penso che forse c’è qualcosa che ci divide.

OSVALDO E infatti c’è qualcosa che ci divide.

OLIMPIA (c. s.) Anche per te è così?

OSVALDO Ma io lo so di certo ch’è così.

OLIMPIA (c. s.) E che cos’è che ci divide, secondo te?

OSVALDO E’ Grotowsky! Tu sei fissata con questo teatro classico e non ci capiremo mai!

OLIMPIA (freddata) E già! E’ Grotowsky, com’ho fatto a non pensarci prima.

OSVALDO Abbraccia l’avanguardia, da’ retta a me! Lascia stare il teatro di parola!

OLIMPIA Io faccio il teatro per cui mi pagano. Comunque adesso usciamo perché quelli potrebbero tornare e non devono vederci così!

OSVALDO (mentre escono) Ma tu l’hai capito chi so’ questi che ci pagano per recitare in questa villa?

OLIMPIA Ci pagano? E allora che ti frega di sapere chi sono?

OSVALDO Va be’, ma almeno sapere a che serve ‘sta pagliacciata… Io comunque adesso comincio a interpretare il personaggio con tecniche d’avanguardia.

OLIMPIA Non ti permettere, Osvaldo!

OSVALDO Adesso vedrai!

OLIMPIA Osvaldo, non t’azzardare a recitare Čechov con le tue stupide tecniche!

OSVALDO Ma quando se n’accorgono quelli con che tecniche interpreto il personaggio!?...

Escono da dove sono entrati. Appena sono usciti, entra Stefania con fare circospetto. Si assicura che Saverio non l’abbia seguita, quindi controlla che non si preveda un ingresso di Maura e Michele, infine va ad aprire la porta d’ingresso e guarda fuori. Soltanto quando si sarà tranquillizzata, prenderà il suo cellulare, si apparterà in un angolo un po’ coperto del salone e comporrà un numero.

STEFANIA (parla a bassa voce) Pronto, sono io. Tutto a posto! Cioè, tutto a posto per un verso e tutto male per un altro… Adesso ti spiego; tutto a posto nel senso che il professore c’è cascato in pieno: è convinto d’esser precipitato dentro un testo di Čechov… No, no, no, sicurissima: gli ho persino ventilato l’ipotesi che potessero essere attori e lui me l’ha smontata con un ragionamento assurdo a cui lui, però, crede ciecamente!... Ti dico che siamo sulla strada giusta: tempo qualche giorno e quello sbraca, ce l’avrò completamente in pugno e farà tutto quello che gli dirò io… Sì, sì: mi direte voi quello che devo dirgli!... No, è presto! Per adesso non sono ancora in grado di dirvi niente sui codici della sua camera blindata, però cerca già di memorizzarli associandoli a Čechov: è un passo avanti per il nostro piano, no?... Oh, la cosa che invece non va per niente bene è che ci sono capitati tra i piedi due deficienti a cui l’agenzia per errore ha affittato la villa nello stesso periodo nostro… Ma no, ti dico che sono due deficienti, nessun pericolo: lui è un industrialotto carico di quattrini che non sa mettere due parole assieme; lei dice di essere una poetessa e s’atteggia a parlare come un’intellettuale snob… E che ne so come fanno a stare insieme!... Niente, tutto sommato io penso che non ci manderanno a monte il piano perché si sono sistemati nell’altra ala della casa e praticamente non li vedremo quasi mai. Dovrò solo dire ai due attori di fare le loro apparizioni maggiormente nel lato nostro della casa, ma questa è cosa mia, non preoccupatevi!... State tranquilli: v’ho dato la mia parola e non vi tradirò… Niente ripensamenti, no!... Io non lo faccio per soldi! Ve l’ho già detto: io sono contraria all’uso privato dell’arte e preferisco che non se la goda un singolo privato se non può essere di dominio pubblico!... Non preoccupatevi, quindi! Vi aggiorno! Ciao.

Chiude e, sempre guardinga, esce da dov’è entrata. Appena Stefania è uscita, dal lato opposto entra Michele che ripete, quasi identiche, le operazioni compiute da Stefania al suo ingresso, muovendosi sempre con circospezione; alla fine anche lui si posiziona nello stesso punto di Stefania e compone un numero al cellulare.

MICHELE (parla a bassa voce) Pronto, sono io. (Tira fuori dalla tasca un foglietto) Che fai amore mio? (Leggendo dal foglietto) Lo sai che non riesco a stare senza di te: ogni istante della mia vita il mio pensiero è rivolto. (Pausa. Va a capo) A te. Senza di te io non riesco a vivere: è per questo che ho fatto il possibile e il possibile… (rilegge) il possibile e… l’impossibile per raggiungerti… (Staccando lo sguardo dal foglietto) Come ‘ndo sto?... Come dove sono?! Ma sono qui in villa, con te. In villa, nella villa dove ti trovi tu. (Riprende a leggere) Che cosa stai facendo in questo momento mia cara?... Possiamo vederci?... Ora non puoi? E quando?... Allora fra dieci minuti nel salone centrale! Assicurati che nessuno te veda. (Gira il foglio e legge) Non so se riuscirò a placcare il mio cuore per questi lunghi dieci minuti. Addio amore mio, anzi no… arrivederci!

Chiude e, sempre guardingo, esce da dov’era entrato. Subito dopo, entrano Saverio e Stefania pronti per uscire di casa. Saverio ha una vistosa macchia d’olio sulla giacca.

SAVERIO Facciamo un salto al borgo qua vicino…

STEFANIA Qua vicino? Ci vorrà almeno mezz’ora…

SAVERIO Dobbiamo far rifornimento di qualcosa, no?

STEFANIA E se per stasera andassimo a cena fuori?

SAVERIO Ma no, cara, io pensavo…

Mentre stanno per uscire, entrano Osvaldo e Olimpia che, inizialmente, non si avvedono della presenza di Saverio e Stefania.

OSVALDO Andiamo a vedere se stanno di là… (si avvede di Saverio e Stefania e comincia a recitare, prendendo la mano ad Olimpia) “Mia amata… mio tesoro!”

OLIMPIA (recitando) “Ma lasciatemi! Insomma, è disgustoso!” (Esce)

Le battute di Stefania e Saverio sono dette mentre Osvaldo parla. Saverio ha ormai preso confidenza e parla a voce normale e Stefania lo segue.

OSVALDO “Se n’è andata!... Dieci anni fa la incontrai in casa della mia povera sorella. Allora aveva diciassette anni e io trentasette. Perché non me ne innamorai allora, perché non le dichiarai il mio amore? Era una cosa possibile! E ora sarebbe mia moglie… Sì… Ora tutt’e due saremmo stati svegliati dal temporale…”

SAVERIO Hai visto? Il fenomeno diventa sempre più frequente!

STEFANIA Incredibile, vero?

OSVALDO “… lei si sarebbe spaventata per i tuoni e io l’avrei stretta fra le mie braccia e le avrei sussurrato… (Improvvisamente decide di interpretare il testo con tecniche d’avanguardia e urla in maniera fredda la frase successiva) ‘Non aver paura, sono qua io’. Oh che pensieri meravigliosi, come sarebbe bello…”

SAVERIO Ma che gli prende?

OSVALDO (si avventura in una sorta di interpretazione muta e straniata di una risata)

SAVERIO E questo che significa?

OSVALDO “… io rido… ma, Dio mio, i pensieri mi si confondono nella testa… Perché sono vecchio? Perché non mi capisce? (Mentre si avvia ad uscire, continua a recitare con movimenti dissonanti del corpo) Quella sua retorica, quella sua oziosa morale, quelle sue sciocchezze, quegli insulsi pensieri sulla rovina del mondo: tutto questo è veramente odioso.” (Esce)

SAVERIO Non t’è parso strano?

STEFANIA (simulando) Strano? No, perché strano?... A te è parso strano?

SAVERIO Ma non hai visto zio Vanja?

STEFANIA Certo che l’ho visto, ma ormai mi sembra certo che avevi ragione tu nel sostenere che è perfettamente possibile che delle immagini si materializzino…

SAVERIO Non dico questo!

STEFANIA Che vuoi dire?

SAVERIO Sembrava inscemito!

STEFANIA Dici?

SAVERIO Sai cosa mi sembrava?

STEFANIA Cosa?

SAVERIO Quelle assurde letture d’avanguardia dei testi di Čechov.

STEFANIA Ma no! Ma che ti stai inventando?

SAVERIO Eppure ho avuto quest’impressione.

STEFANIA Lascia perdere, andiamo a fare provviste…

SAVERIO Senti, Stefania, non è che ti dispiace se ci vai da sola a fare spese?

STEFANIA Perché?

SAVERIO Perché… perché non vorrei perdermi altre manifestazioni del fenomeno.

STEFANIA Saverio! Ma allora sarai sempre inchiodato qui dentro?

SAVERIO No, davvero, cara… vai tu, questa strana cosa che abbiamo visto mi ha fatto… insomma vorrei vedere una prossima manifestazione per assicurarmi che la mia è stata solo un’impressione… Ti prego: tu vai e torni in un momento. Io resto qui.

STEFANIA Allora non vado nemmeno io.

SAVERIO Ti prego amoruccio mio, non fare i capricci… il tuo professore ti promette che quando tornerai… ci chiuderemo in camera, mangiucchieremo qualcosina e poi… e poi…

STEFANIA E va bene: io vado, ma tu non fissarti adesso con quest’idea dell’avanguardia, capito?

SAVERIO Va bene.

STEFANIA Promesso?

SAVERIO Promesso.

STEFANIA Ci vediamo, allora, ciao. (Esce)

SAVERIO Ciao.

Saverio accompagna Stefania alla porta, quindi va ad assicurarsi che nessuno stia per entrare in salone, va a posizionarsi nel solito angolo da dove Stefania e Michele hanno fatto le loro telefonate, e anche lui compone un numero sul cellulare.

SAVERIO (parla a bassa voce) Pronto, sono il professor Calenti… Sì signor capitano, credo di aver individuato i vostri due uomini… sì, sì, un uomo e una donna infatti… sono arrivati poco fa anche loro in villa con la scusa del disguido di un computer dell’agenzia. La cosa procede regolarmente… Io fingo di credere alle apparizioni cechoviane… no, no, non sono mica ingenuo… ogni tanto insinuo dubbi, lascio trapelare la possibilità che possa pensare che si tratti di attori… però alla fine mi convinco di quello che vogliono farmi credere… No, Stefania adesso è fuori: con una scusa l’ho mandata al borgo qui vicino e ho approfittato per chiamarvi… State seguendo tutto? Ancora non avviate il collegamento? Comunque benissimo, avete fatto un ottimo lavoro perché qui non si vede niente… Io ho cercato di farci caso, ma devo fare i complimenti ai vostri tecnici: è impossibile notare microfoni e telecamere. Li avete nascosti benissimo!... Va bene… va bene… vi richiamerò io… Arrivederci.

Chiude, si assicura che nessuno lo abbia visto né sentito e quindi esce. Appena è uscito Saverio, entra Michele: solita operazione per assicurarsi che non ci siano altri nei paraggi e solita chiamata telefonica dal solito posto.

MICHELE (a bassa voce) Io sono sul posto… Stai arrivando?... Bene, a tra poco! (Chiude e fa un giro di controllo delle varie porte per assicurarsi che non ci sia nessuno)

Dopo qualche istante, entra Olimpia.

MICHELE (precipitandosi ad abbracciarla) Finarmente!

OLIMPIA (sottraendosi al suo abbraccio con fare un po’ teatrale) No, ti prego, non essere precipitoso!

MICHELE Ma stai a recita’?

OLIMPIA Come t’è saltato in mente di raggiungermi fin qua?

MICHELE Ah… ma allora nun l’hai capito che io so’ innamorato come un ragazzino al primo amore?

OLIMPIA Ma come hai fatto a venire qui?

MICHELE Com’ho fatto? Me so’ affittato la casa!

OLIMPIA Ma la casa era affittata ad altri.

MICHELE Lo so.

OLIMPIA E allora?

MICHELE Me so’ affittato il quarto de là.

OLIMPIA Ma loro s’erano affittata tutta la casa.

MICHELE Pe’ di’ la verità pure io m’ero affittato tutta la casa.

OLIMPIA Che stai dicendo?

MICHELE Poi se semo messi d’accordo: loro de qua e io de là.

OLIMPIA Come hai potuto affittare una casa già affittata?

MICHELE Mia cara Olimpia, si vede che tu stai su un altro pianeta: non lo sai che co’ i soldi se po’ tutto?

OLIMPIA Ma come hai fatto?

MICHELE Ho corrotto l’agente: il doppio dell’affitto più un pensierino personale per lui.

OLIMPIA E tu hai fatto tutto questo…

MICHELE …pe’ sta’ co’ te!

OLIMPIA Ma non è possibile!

MICHELE E perché?

OLIMPIA Perché io sono qui per lavoro…

MICHELE E che significa, pure io sto qua co’ mia moglie.

OLIMPIA … e quindi noi… Come?

MICHELE Che?

OLIMPIA Che cosa hai detto?

MICHELE Ch’ho detto?

OLIMPIA Mi dici che hai fatto tutto questo per me e ti sei portato dietro tua moglie?

MICHELE Embè?

OLIMPIA Ma che uomo sei?

MICHELE Ma nun te devi…

OLIMPIA Che uomo sei!

MICHELE Tu non conosci mia moglie…

OLIMPIA E certo che non la conosco.

MICHELE Voglio di’ che mia moglie è una che sta co’ gli angeli…

OLIMPIA E’ scema?

MICHELE E’ poetessa.

OLIMPIA In che senso?

MICHELE Una che scrive poesie.

OLIMPIA E allora?

MICHELE Lei è una poetessa, per lei esistono solo cose belle e pulite che nun appartengono a questo mondo!

OLIMPIA E allora?

MICHELE Allora te dico che quella nun s’accorge de niente pure se quello che dovemo da fa’ je lo famo davanti!

OLIMPIA Michele!

MICHELE Eh!

OLIMPIA Noi non dobbiamo fare niente.

MICHELE Ah… certo, lo so, dicevo pe’ di’… è chiaro che nun dovemo fa’ niente… Perché avrei speso allora tutti ‘sti soldi…

OLIMPIA Come?

MICHELE No, dicevo… è chiaro… pe’ fa’ due chiacchiere così pe’ conoscese mejo…

OLIMPIA Questo volevo sentirti dire.

MICHELE E questo… ma proprio questo volevo di’, mica no!

Entra Osvaldo.

OSVALDO Olimpia, ma dov’eri finita?

MICHELE E questo chi è?

OLIMPIA Stavo qua.

OSVALDO E questo chi è?

OLIMPIA Faccio io le presentazioni: lui è Osvaldo, il collega con cui svolgo il lavoro qui in villa; e lui è Michele, un… un mio amico ch’è passato a trovarmi e…

MICHELE … e pernotta nell’altr’ala della villa. Piacere! Io però adesso dovrei proprio andare… Ciao Olimpia, caso mai ci vediamo più tardi… E’ stato veramente un piacere conoscerla, se vede… se vede che lei è un attore… come di’… uno tosto… uno tosto pe’ davero! (Esce)

OSVALDO Ma dove l’hai pescato un coatto come quello?

OLIMPIA (lusingata) Perché, sei geloso?

OSVALDO Ma geloso di che? Che ci fa qui?

OLIMPIA (rattristata) Lascia perdere, tu non ti preoccupare.

OSVALDO Senti, dobbiamo prepararci per la prossima apparizione.

OLIMPIA Lo so, io sono pronta.

OSVALDO E allora andiamo… (Scivola sulla macchia d’olio; perde l’equilibrio ma non cade) Ma che…

OLIMPIA Osvaldo!

Stanno per uscire quando entra Maura.

MAURA (chiamando) Michele!... Michele!

OLIMPIA E questa?

OSVALDO Oh no!

MAURA Scusate, non è che avete visto… (A Osvaldo) Dottore!... Che sorpresa trovarla qui, dottore!

OSVALDO Signora… la sorpresa è mia, le assicuro. Cosa ci fa qui?

MAURA In questo momento cercavo mio marito…

OLIMPIA Suo marito si chiama…

MAURA Michele, sì: il nome che gridavo poco fa; e mi perdoneranno se ho interrotto un colloquio privato…

OSVALDO Assolutamente! Come mai in questa villa le chiedevo?

MAURA Non vuole prima presentarmi la signorina?

OSVALDO Oh, mi perdoni… mi permetta di presentarle la mia collega… la dottoressa Cinti.

OLIMPIA Dottoressa?

OSVALDO (occhiataccia di Osvaldo) Dottoressa, certo!

OLIMPIA Dottoressa Cinti, piacere.

OSVALDO Olimpia, permettimi di presentarti la signora Maura Stampi, la poetessa di cui ti ho tanto parlato… (Nuova occhiataccia di Osvaldo)

OLIMPIA Oh sì… sì, la poetessa di cui mi parli continuamente… Ma proprio continuamente signora, sa: è un continuo parlarmi di lei anche quando…

OSVALDO Sì, sì, non stiamo adesso ad esagerare. Ma cosa ci fa qui in villa, le chiedevo?

MAURA Vede, dottore, è da qualche tempo che sentivo, come dirle… ha presente Rilke prima dell’esplosione delle Duineser? Ha presente?

OSVALDO Eh?... Sì, certo, l’esplosione, mi ricordo… Come ha detto?

MAURA Rilke. Le Duineser.

OSVALDO Infatti: avevo capito bene.

MAURA Ecco, precisamente: mi sentivo proprio così: come una vena aurifera esaurita, sentivo palpabilmente l’impossibilità che da me sgorgasse più alcunché di poetico. Sa che cos’era che mi bloccava, soprattutto?

OSVALDO Non saprei.

MAURA Il non sapermi decidere fra una forma classica e una sperimentale, del dire poetico.

OLIMPIA (quasi fra sé) Grotowsky o non Grotowsky! 

MAURA Ed ecco che mio marito – che è sempre pronto ad offrirmi tutto quanto possa favorire la mia ispirazione - ha avuto la confortevole idea di prenotare questa villa inenarrabile per trascorrervi talune giornate di creativo rilassamento. E già sento che qualcosa si sta muovendo dentro di me… qui si respira un’aria carica di energie positive…

OSVALDO Ah, bene, mi fa piacere per lei…

MAURA E lei, invece, mi dica: come mai qui… e in… in cosi… in… come si chiamano?

OSVALDO Cosa?

MAURA Come si chiamano questi cosi che indossate?

OSVALDO Costumi?

MAURA Costumi! Grazie. Come mai in costumi così meravigliosamente desueti?

OSVALDO I costumi, sì.

MAURA Noto anche la sua collega.

OSVALDO Sì, infatti siamo tutti e due impegnati in… in una seduta terapeutica sperimentale e prolungata.

MAURA Una seduta terapeutica sperimentale e prolungata? Interessante!... Di che si tratta?

OSVALDO Ecco vede… si trova in questa villa insieme a noi un nostro paziente… 

MAURA Aspetti, aspetti… un signore di mezza età, distinto…

OSVALDO E’ un professore universitario…

MAURA Il professor Saverio Calenti: lo conosco.

OSVALDO Lo conosce?

MAURA Lo conosco, nel senso che l’ho veduto qui in villa; anzi, abbiamo avuto un curioso diversivo… Il professore è un vostro paziente?

OSVALDO Ma certo.

OLIMPIA (pausa) Certo.

OSVALDO Stiamo tentando con lui una terapia importata dagli Stati Uniti consistente nel ricreargli un mondo fittizio ispirato alla drammaturgia cechoviana: ecco perché ci vede in abiti di fine Ottocento.

MAURA Affascinante!

OSVALDO Qui, praticamente, è come se fossimo…

OLIMPIA … due attori!

OSVALDO Due attori: esatto!

MAURA Incredibile! In Italia siamo già alle tecniche sperimentali!

OSVALDO Certo, sono anni che io e la mia collega pratichiamo di queste terapie!

MAURA E come sta andando col professore?

OSVALDO Eh… è dura!

OLIMPIA (pausa) Molto dura!

MAURA Che peccato!

OSVALDO Dei primi risultati cominciano ad intravedersi ma… la terapia si prevede lunga.

OLIMPIA (pausa) Molto lunga.

MAURA Faccio tutti i miei auspici che possa comunque essere risolutiva. Ora mi scuserete, continuo a cercare mio marito. Probabilmente si troverà nei nostri appartamenti: questa villa è così grande che può capitare di non rinvenirsi reciprocamente. Se dunque siete impegnati con questa terapia, avremo modo di incontrarci ancora. (Saluta) Arrivederci. E’ stato un vero piacere. 

OSVALDO A presto.

OLIMPIA Piacere mio, signora.

Maura esce.

OSVALDO Ma che saranno ‘sti scoppi di ricche duinesi… com’è ch’ha detto?

OLIMPIA Adesso vuoi spiegarmi che cosa è appena successo?

OSVALDO La signora Maura è una poetessa…

OLIMPIA Questo l’abbiamo capito tutti: era molto difficile non capirlo. Ma perché tu saresti un dottore e perché hai dovuto inventare questa storia?

OSVALDO Stai calma! Ma che sei gelosa?

OLIMPIA Io gelosa? Ma che stai dicendo? Però voglio che tu mi spieghi.

OSVALDO E’ un discorso lungo…

OLIMPIA E tu me ne fai una sintesi.

OSVALDO Insomma: arrotondo.

OLIMPIA Arrotondi?! In che senso?

OSVALDO La signora Maura era in cura presso un noto psicanalista, il professor Torelli.

OLIMPIA Quello che sta sempre ospite in tv?

OSVALDO Ecco, appunto, hai capito.

OLIMPIA Cosa ho capito?

OSVALDO Dato che lui sta sempre ospite in tv, non riesce a seguire tutti i pazienti che aumentano vertiginosamente proprio perché sta sempre ospite in tv.

OLIMPIA Ovvio. E tu che c’entri?

OSVALDO Poiché molti di questi pazienti acquisiti a seguito del suo stakanovismo televisivo sono solo ipocondriaci che non hanno assolutamente niente, lui sai che ha fatto?

OLIMPIA No.

OSVALDO Lui non ha tempo di far finta di curarli. I loro soldi non vuole perderli. Mandarli da qualche collega, quindi: neanche a parlarne, allora lo sai che ha fatto?

OLIMPIA Ho avuto già modo di dirti di no.

OSVALDO Ha assoldato un gruppetto di attori…

OLIMPIA Fra cui tu.

OSVALDO Fra cui io, esatto; li spaccia per psicanalisti e affida loro questi casi di malati immaginari.

OLIMPIA La signora Maura è uno di questi.

OSVALDO La signora Maura è uno di questi, esatto. A noi dà un decimo di quello che prende lui, ma per noi è tanto. Ora, capisci: vedendomi qui la signora Maura, io non avevo altra possibilità che spacciare te per una collega e inventarmi la balla della terapia sperimentale.

OLIMPIA E il marito?

OSVALDO Il marito?!

OLIMPIA Il marito della Maura.

OSVALDO Che c’entra il marito?

OLIMPIA No, no, c’entra, c’entra…

Entra Stefania dalla porta d’ingresso con delle buste per la spesa.

STEFANIA (a Osvaldo) Ah, giusto lei!

OSVALDO (cerca di recitare la parte per non essere scoperto fuori ruolo) “Ora tutt’e due saremmo stati svegliati dal temporale…”

STEFANIA Lasci perdere Čechov. Che cosa le è venuto in mente di recitare Zio Vanja con quegli stereotipi da vecchia avanguardia che già negli anni Sessanta erano demodé?

OSVALDO Ma lei, scusi…

STEFANIA Io sono quella che vi ha scritturato per recitare Čechov come si deve e non come scimmiottatori del Living!

OSVALDO Io non sapevo…

OLIMPIA Ti sei messo a fare Čechov con le tue tecniche del cavolo?

OSVALDO Ma no…

STEFANIA Che non si ripeta mai più o lei ha finito di lavorare, è chiaro?

OSVALDO Chiaro.

STEFANIA E adesso preparatevi a un’altra manifestazione, fra poco lo riporto qui.

Stefania esce.

OSVALDO Caspita, che caratterino!

OLIMPIA Allora era lei che ci ha scritturato!?

OSVALDO Sta facendo fare il fesso all’amante: chissà perché?

OLIMPIA Ti avevo detto di lasciar perdere l’avanguardia.

OSVALDO Ma giusto due cosette!

OLIMPIA Usa l’avanguardia con la Maura, ma qui no!

OSVALDO Ho capito.

OLIMPIA Credi che non l’abbia visto come ti guardava?

OSVALDO Ma chi?

OLIMPIA La poetessa.

OSVALDO Non fare la scema!

OLIMPIA Sì, sì…

OSVALDO Bella questa situazione, però, eh?

OLIMPIA Che situazione?

OSVALDO Starsene in questa villa, fuori dal mondo, a recitare. Io ci starei per sempre.

OLIMPIA Con la poetessa!

OSVALDO Ma che con la poetessa! Con te…

OLIMPIA (meravigliata) Con me?!

OSVALDO Con te, con degli attori, insomma!

OLIMPIA Mi sembrava strano!

OSVALDO (uscendo) L’unico problema è che non posso usare le mie tecniche.

OLIMPIA Quelle non provare a usarle ancora…

OSVALDO Ho capito, ho capito…

Olimpia e Osvaldo escono. La scena resta vuota per qualche momento, poi entrano Maura e Michele.

MAURA Facciamo un salto in città ed è tutto risolto.

MICHELE Protesto coll’agenzia! Pure er frigorifero vòto!

MAURA Ma risolviamo così, caro, non ti preoccupare: facciamo un salto in città…

MICHELE Ma ndò sta ‘sta città: qua vicino ce sarà quarche paesetto pidocchioso…

Entrano Saverio e Stefania.

SAVERIO Oh, i nostri vicini. 

STEFANIA Siete voi qua? Allora noi rientriamo…

MAURA No, no, no: noi stavamo uscendo per fare qualche spesetta…

MICHELE Nun è che le proviste l’aveveno lasciate da la parte vostra, no?

SAVERIO (a Stefania) Cos’è che ha detto?

STEFANIA No, anche da noi non c’era niente: sono uscita io a fare spesa.

MAURA Ah sì? E potrebbe gentilmente indicarmi dov’è che si potrebbe fare la spesa anche noi?

STEFANIA Come no?! Soltanto che è un po’ lontano da qui… 

SAVERIO Sentite, facciamo una cosa: poiché dovremo convivere in questa casa per qualche tempo, che ne dite di cenare insieme almeno il primo giorno?

MAURA Oh, ma che dice?

SAVERIO Stasera sarete nostri ospiti: la spesa avrete tempo di farla domani. Che ne dici Stefania?

STEFANIA Come? Ma certo! E’ un’ottima idea. Ho preso delle cosette: ci metterò un attimo a prepararle.

MAURA Signori, è una proposta molto gentile da parte vostra e mi sembrerebbe scortese declinare, tu che dici, caro?

MICHELE (cercando di parlare elegantemente) E allora vorrà dire che non declineremo, cara!

SAVERIO Perfetto!

STEFANIA E’ ancora presto per la cena, ma se permettete vado a predisporre alcune cose; preparo un aperitivo e vi raggiungo subito.

MAURA L’aiuto, dottoressa…

STEFANIA Stia pure qui, signora, è questione di un momento e sarò di nuovo da voi.

Stefania esce e i tre si accomodano.

SAVERIO Accomodiamoci, dunque.

MAURA Con piacere.

SAVERIO Mi spiace non conoscere le sue poesie, signora.

MAURA La ringrazio. Avrò modo di omaggiarla di una copia della mia ultima raccolta, elegantemente pubblicata da mio marito.

SAVERIO (a Michele) Certo, questa sua dedizione all’editoria è davvero encomiabile.

MICHELE Ch’ha detto?

SAVERIO Dico che non si trovano spesso degli industriali così sensibili all’arte. Sono cose che non hanno un riscontro pratico, queste…

MAURA E’ l’arte in sé che è sublime proprio perché priva di qualsiasi utilità pratica.

SAVERIO Perfettamente d’accordo. E’ per questo che dicevo a suo marito che pubblicare poesia per un industriale è davvero ammirevole. Non credo che lei guadagni dalla vendita di libri di poesia: non sono cose che si fanno per guadagnare, queste. E allora, se non per pura passione, perché lei farebbe una cosa del genere?

MICHELE Pe’ scaricammece l’iva!

SAVERIO Come, scusi?

MICHELE L’iva! Le tasse! I libri so’ tutto un giro pe’ scaricamme l’iva! E questo è genio, caro professore: perché nun è facile riusci’ a trova’ ‘n’utilità alla poesia che, francamente… du’ palle!

MAURA Non stia a credere a mio marito, professore. Questo suo ostentato cinismo costituisce un mero modo per schermirsi.

MICHELE Sì, sì… la scherma nun c’entra pe’ gnente!

MAURA Sa professore che prima di venire qui in villa, ero in crisi creativa?

SAVERIO Ah sì?

Rientra Stefania con un aperitivo, servito il quale anche lei siede.

STEFANIA Ecco qua! Fra una mezz’oretta possiamo sederci a tavola, intanto, ci beviamo un aperitivo.

MAURA Lei è davvero gentilissima

SAVERIO Grazie.

MICHELE Che è?

STEFANIA Un drink a base di angostura, rum caraibico e Dom Perignon.

MICHELE Ammazza! Mica ‘na mezza bira!

SAVERIO Dunque mi diceva di questa crisi creativa.

MAURA Sì, proprio come Rilke alla vigilia dell’esplosione delle Duineser.

SAVERIO Capisco.

STEFANIA (a Michele) Condizione invidiabile…

MICHELE (è tutto intento a gustare il drink e a mangiare snack) Che?

SAVERIO Continui pure, credo che lei non conosca le Duineser…

MICHELE (recitando a memoria sullo stile delle poesie imparate alle scuole elementari) “Da tanto, ormai, albero del fico, è un segno per me/ come tu quasi salti del tutto la fioritura…”

SAVERIO Ma… sta recitando la Sesta Elegia!

MICHELE La vòle senti’ in tedesco? „Feigenbaum, seit wie lange schon …“

SAVERIO Ma sa che lei è stupefacente?

MICHELE Nun sto mica sotto effetto de stupefacenti, sa? Io ‘na cosa, ‘na vorta la devo senti’, poi me la ricordo pe’ sempre! 

Entrano Osvaldo e Olimpia recitando Čechov.

OLIMPIA “E’ un inferno in questa casa. Vostra madre odia tutto e tutti…”

SAVERIO Silenzio, silenzio, il fenomeno si sta verificando di nuovo!

OLIMPIA “… ad eccezione del professore e dei suoi libretti; il professore è irascibile, non ha fiducia in me ed ha paura di voi…”

SAVERIO (a bassa voce, passando vicino a Michele) Ecco il piano che viene messo in atto, maresciallo!

OLIMPIA “Sonja è adirata con il padre, è adirata con me e son già due settimane che non mi rivolge la parola…”

MICHELE Maresciallo? (a Maura) Ma questo è scemo?

MAURA Assecondalo!

SAVERIO (a Stefania) Che emozione, vedere la manifestazione del fenomeno dinanzi a tutti!

MICHELE (a Maura) Che?

OLIMPIA “… voi odiate il professore e disprezzate apertamente vostra madre…”

MAURA (a Michele) Stai al gioco caro, stai al gioco, poi ti spiego.

OLIMPIA “… io sono nervosa ed oggi sono stata mille volte sul punto di piangere. E’ un inferno in questa casa!”

OSVALDO “Lasciamo stare la filosofia!”

OLIMPIA “Voi, Ivan Petrovič, siete colto e intelligente, dovreste capire che il mondo è in rovina non per colpa dei malfattori, né a causa degli incendi, ma a causa dell’invidia, dell’inimicizia, di tutte queste meschinità… Voi non dovreste brontolare ma riconciliare tutti…” 

SAVERIO (a Stefania) Lo vedi anche tu quello che sta accadendo?

OSVALDO “Cominciate col riconciliare me con me stesso! Mia amata…” (Le prende con impeto la mano)

STEFANIA E’ bellissimo!

OLIMPIA “Lasciatemi! (Ritira la mano) Andate via!”

MAURA (a Michele) Vienimi dietro! 

MICHELE Perché ‘ndò vai?

MAURA Fa’ quello che faccio io!

OSVALDO “A momenti cesserà di piovere e tutto, nella natura, si rinfrescherà e tutto respirerà più dolcemente. Soltanto a me la pioggia non dà refrigerio. Notte e giorno, simile ad uno spettro, mi assilla il pensiero che la mia vita sia irrimediabilmente perduta… Non c’è passato, l’ho sprecato stupidamente in sciocchezze, e il presente è spaventoso per la sua assurdità. A voi appartengono la mia vita e il mio amore: che farne? Che farne? Il mio sentimento si consuma inutilmente come un raggio di sole caduto in una fossa; e io stesso mi consumo.” 

MAURA (a Saverio) Che cosa accade, professore?

SAVERIO Siamo dentro una commedia di Čechov.

OLIMPIA “Quando mi parlate del vostro amore, io m’intontisco e non so cosa dire. Perdonatemi, non so dir niente. (Fa per andare) Buonanotte!”

MAURA Davvero?! Magnifico! (Rivolgendosi a Michele) Hai sentito… coso? Come ti chiami?

MICHELE Michele.

MAURA Michele! Scusa caro, hai sentito: siamo dentro una commedia di Čechov?

MICHELE Eh? No, io l’avevo capito subito che stavamo dentro ‘na commedia di Čechov: io ‘ste cose le capisco perché è una vita che sto dentro ‘na commedia di Čechov…

SAVERIO (fa, di nascosto, col pollice, a Michele il segno che sta andando tutto bene)

MICHELE (risponde al segno)

OSVALDO (seguendola) “Se sapeste quanto soffro al pensiero che accanto a me, in questa casa, si consuma un’altra vita: la vostra! Cosa aspettate? Quale maledetto pensiero vi trattiene? Volete capire, volete capire…”

OLIMPIA “Ivan Petrovič, voi siete ubriaco!”

OSVALDO “E’ probabile… probabile…”

SAVERIO Dio, come vorrei interagire!

OLIMPIA “Dov’è il dottore?”

MAURA Non è possibile interagire?

OSVALDO “Di là… Dorme in camera mia. Probabile, probabile… Tutto è possibile!”

OLIMPIA “Avete bevuto anche oggi! Perché?”

OSVALDO “Per lo meno ci si illude di vivere… Non me lo impedite Hélène!”

SAVERIO Non lo so, ma vorrei tanto che fosse possibile interagire…

OLIMPIA “Prima non bevevate più, e non parlavate mai tanto… Andate a dormire! Mi annoio con voi!”

OSVALDO “Mia amata… mio tesoro!”

OLIMPIA “Ma lasciatemi! Insomma, è disgustoso!” (Esce)

SAVERIO Ho un’idea!

OSVALDO “Se n’è andata!... Dieci anni fa la incontrai in casa della mia povera sorella. Allora aveva diciassette anni e io trentasette. Perché non me ne innamorai allora, perché non le dichiarai il mio amore? Era una cosa possibile! E ora sarebbe mia moglie… Sì… Ora tutt’e due saremmo stati svegliati dal temporale…”

STEFANIA Che ti sta frullando per la testa?

OSVALDO “… lei si sarebbe spaventata per i tuoni e io l’avrei stretta fra le mie braccia e le avrei sussurrato… Non aver paura, sono qua io” Oh che pensieri meravigliosi, come sarebbe bello…”

SAVERIO Se noi riusciamo a curare tutti i dettagli d’epoca, potremo interagire con i personaggi!

OSVALDO (ride)

STEFANIA Curare i dettagli?

MICHELE (a Maura, a proposito di Osvaldo) Ma sta sempre a recita’?

SAVERIO Ci servono dei costumi di fine Ottocento!

OSVALDO “… io rido… ma, Dio mio, i pensieri mi si confondono nella testa…” 

SAVERIO Io conosco una sartoria teatrale di Roma dove potremmo noleggiare i costumi necessari per metterci all’altezza di questi personaggi.

MICHELE Che significa mettese all’artezza…?

OSVALDO “Perché sono vecchio? Perché non mi capisce?”

SAVERIO Se ognuno di noi è nelle condizioni adatte ad essere un personaggio d’epoca, io sono sicuro che potrà interagire con i personaggi cechoviani…

MAURA Ma certo professore! Io condivido la sua idea?

SAVERIO E mi seguirebbe in questo esperimento?

OSVALDO “Quella sua retorica, quella sua oziosa morale, quelle sue sciocchezze…”

MAURA Certamente. E così mio marito.

SAVERIO Anche lei mi seguirebbe?

MICHELE Ndò dovemo annà?

MAURA Anche lui la seguirebbe, glielo dico io…

MICHELE (anticipando Saverio, gli fa cenno col pollice che tutto va bene)

OSVALDO “…quegli insulsi pensieri sulla rovina del mondo: tutto questo è veramente odioso.”

SAVERIO (risponde, felice, al segno di Michele) Hai sentito Stefania?

STEFANIA E’ un’idea meravigliosa.

Mentre le ultime battute vengono dette ad un volume sempre più alto che copre la voce di Osvaldo, si chiude lentamente il
sipario. 



ATTO SECONDO

Stessa scena del primo atto. Il giorno dopo.
Entra Michele seguito, dopo qualche momento, da Maura. Sono tutti e due in costume Ottocentesco.

MICHELE (guardandosi) Me sembro mi nonno!

MAURA Stai benissimo, caro.

MICHELE Ma perché me devo da vestì da pajaccio, nun l’ho mica capito!?

MAURA Me lo ha chiesto il mio psicanalista.

MICHELE Il tuo psicanalista t’ha detto che me devo da vesti’ da pajaccio?

MAURA Ma no! Mi ha chiesto un po’ di collaborazione per un esperimento che sta conducendo sul professor Calenti.

MICHELE Ma perché è matto?

MAURA Matto! Ma che espressioni usi, caro? Soffre di disturbi che necessitano una particolare terapia…

MICHELE E’ matto: ch’ho detto io? Ma io l’avevo capito subito, sa!

MAURA Comunque sia, promettimi che ti comporterai da perfetto gentiluomo russo di fine Ottocento.

MICHELE Da che?

MAURA Te l’ho spiegato: siamo dentro una commedia di Čechov.

MICHELE E questo l’ho capito…

MAURA E poi non sei emozionato al solo pensiero di partecipare a un evento che ha senza alcun dubbio una sua relazione con l’arte?

MICHELE Arte!? Ma ndò sta l’arte qua?

MAURA Tutto questo è teatro, caro: magari a scopo terapeutico, ma comunque teatro. E dunque arte.

MICHELE Pezzi de tela colorata dentro a quattro cantinelle appese ai miei gancetti: questa è l’arte!

Entrano Osvaldo e Olimpia, sempre in costume.

OSVALDO Allora, signori, mi raccomando, serve la vostra massima collaborazione affinché l’esperimento riesca.

MAURA Siamo pronti, coso…

OSVALDO Chi?

MAURA Lei!

OSVALDO Come mi chiamo, io?

MAURA La sua qualifica.

OSVALDO Non saprei… Dottore?

MAURA Dottore! Mi scusi.

OSVALDO Che?

MAURA Nulla! Dicevo: siamo pronti, dottore.

OSVALDO Ho capito. Allora… Il nostro paziente, come avete avuto modo di sentire, ha fatto la precisa richiesta di poter interagire con i personaggi cechoviani…

MAURA E questo è indice di cosa, dottore?

OSVALDO In che senso?

MAURA Questa sua richiesta segnala un progresso o un regresso nell’iter terapeutico?

OSVALDO Eh?... Un… un progresso, indubbiamente un progresso!

MAURA Ho capito; molto bene.

OSVALDO Il fatto che voglia interagire sta a significare che… che il paziente sta riprendendo a sviluppare un… un rapporto attivo con le altre persone…

MICHELE Coi personaggi! Che persone?!

OSVALDO Infatti!... Infatti, per adesso con i personaggi ma noi… noi pensiamo che questo sia di buon auspicio per aiutarlo a riprendere contatto anche con le persone.

MAURA A me il professore non era affatto parso incapace di stabilire contatti con le persone…

OSVALDO Eh?... L’ha notato? Infatti è proprio così: la gravità della sua malattia sta proprio in questa impressione di socievolezza che egli trasmette. Noi stessi abbiamo impiegato molto tempo prima di capire che il problema era proprio quello: non è vero collega?

Pausa. Olimpia è intenta a scambiarsi occhiate con Michele.

OLIMPIA Eh? Ah sì, sì: è esattamente come dice lui. (Si avvicina a diverse porte cercando di capire se stia giungendo il professore)

OSVALDO Ecco.

MAURA Va bene: da noi avrete la massima collaborazione. E’ così caro, vero?

MICHELE Nun me sarei vestito da scemo!

OLIMPIA Presto, presto, sta arrivando il professore e noi è meglio che non ci facciamo vedere per preparare meglio il nostro ingresso.

OSVALDO Allora andiamo. Mi raccomando, signori!

MAURA Non dubiti, dottore.

Osvaldo e Olimpia escono.

MICHELE (fra sé, guardando Olimpia uscire) Ma tu guarda che me tocca fa’ pe’…

MAURA Che cosa, caro?

MICHELE … pe’ nun dispiace’ al medico tuo!

Entrano Saverio e Stefania; anche loro sono in costume. Saverio ha in mano alcuni fogli.

SAVERIO Signori, i miei più sentiti ringraziamenti per aver accettato d’indossare questi costumi. (Guarda Michele insistentemente)

MICHELE (pausa. Si guarda addosso) Che c’ha da guarda’: nun je piace?

SAVERIO Lei è perfetto!

MICHELE Infatti stavo a pensa’ d’andacce a lavora’ co’ ‘sti costumi!

SAVERIO Io vi ho portato le battute. (Mostra i fogli)

MICHELE Ch’ha fatto?

SAVERIO Le battute. Se dobbiamo interagire con i personaggi dobbiamo conoscere le battute. Ecco qua… (mentre distribuisce i fogli.) Io sarò Astrov. Stefania sarà Marina. (A Maura:) Lei signora sarà Sonja. (A Michele:) E lei sarà Serebrjakov.

MICHELE Chi?

SAVERIO Aleksandr Vladimirovič Serebrjakov…

MICHELE Pure!

SAVERIO … professore a riposo: padre di Sonja. (Indica Maura)

MICHELE Che? Io so’ suo padre?!

SAVERIO Non si preoccupi e s’abbandoni alla sua immaginazione: senta, senta tutto il clima, il profumo della Russia di Čechov… (Prende Michele sotto braccio e si allontana dagli altri come per spiegargli meglio la parte) Percepisca come l’atmosfera della proprietà di Serebrjakov risenta del lento scorrere del tempo… (A bassa voce) Stia al gioco, maresciallo!

MICHELE (a bassa voce) Maresciallo?!

SAVERIO (c. s.) Cos’è lei: brigadiere?... E’ un ufficiale, forse, mi scusi! Cos’è?

MICHELE (c. s. Mentre lancia un’occhiata a Maura ) Cosa sono?

SAVERIO (c. s.) Un tenente?

MAURA (dà d’occhio a Michele e, a bassa voce) Assecondalo!

MICHELE (a bassa voce) Un tenente, sì.

SAVERIO (c. s.) M’assecondi, tenente! 

MICHELE E me l’hanno detto d’assecondalla!

SAVERIO E lo dica anche alla sua collega. Va bene?

MICHELE (c. s.) Va bene. (A Maura) Ha detto che lo assecondi pure tu.

MAURA Che cosa?

SAVERIO (ad alta voce, a Michele) Ha capito, allora come dovrà essere interpretato il suo personaggio?

MICHELE Il tenente?

SAVERIO (occhiataccia) Ma che dice? Serebrjakov!

MICHELE Eh? Sì, sì…

SAVERIO Bene, signori, allora dobbiamo soltanto attendere il manifestarsi del fenomeno…

MICHELE (piano a Maura) Questo è scemo proprio!

SAVERIO … e per esser pronti io consiglierei ad ognuno di ritirarsi a studiare bene la parte. Non dobbiamo mancare assolutamente quest’occasione per interagire con loro… (Passando vicino a Michele, gli si rivolge a bassa voce) Ha spiegato al suo collega?

MICHELE (a bassa voce) Tutto a posto! (Fa il gesto del pollice in alto)

SAVERIO (cercando di non farsi vedere, ripete il gesto) Bene, signori, ci rivediamo qui… (guarda l’orologio) diciamo fra quindici minuti! Arrivederci!

Guardandosi l’un l’altro, Michele e Maura escono.

STEFANIA E noi che facciamo?

SAVERIO Vai anche tu.

STEFANIA Io?! E tu?

SAVERIO Anch’io mi ritiro, ma è meglio che ognuno stia per conto suo: aumentano le probabilità d’incontrarli. Potrebbero manifestarsi in qualsiasi stanza.

STEFANIA Va bene.

Stefania esce. Saverio, dopo essersi accertato che nessuno possa vederlo, chiama al cellulare.

SAVERIO Pronto capitano?... Sono io. Tutto a posto: i suoi uomini sono pronti ad assecondarmi: il contatto l’ho stabilito poco fa con il tenente… Come?... Sì, poco fa! Ho preso accordi con il tenente proprio poco fa… Come quale tenente? I suoi due uomini – cioè, un uomo e una donna e lui è un tenente... Come non sono carabinieri?... I suoi uomini non sono arrivati in villa?!... Che contrattempo hanno avuto?... Ma allora i due che sono qui chi sono?... Non lo sa?!... Senta, mi scusi, capitano: qui c’è uno che mi si è presentato come tenente dei carabinieri… Sì, sì, uno che recita perfettamente la parte del borgataro coatto… E con lui c’è una sua collega donna che fa la parte di una poetessa… Non sa chi sono?! Ma allora con chi ho stabilito il contatto, io?... Pronto?... Pronto?... E’ caduta la linea! Porca miseria!...

Saverio esce. Appena egli è uscito, entra Michele parlando a bassa voce al cellulare.

MICHELE Sono appena entrato nel salone, t’aspetto qui, fai presto, prima che torni quel pazzo! (Chiude) Tu dimme te se uno come me… (Guardandosi il costume compiaciuto) Anche se… anche se… l’abito Ottocento… ti dirò che l’abito Ottocento… non è che poi me stasse proprio così male!...

Entra Olimpia.

MICHELE Finarmente! 

OLIMPIA Senti, Michele, noi non dovremmo vederci…

MICHELE Nun vedevo l’ora… Ch’hai detto?

OLIMPIA Noi non possiamo vederci, noi dobbiamo troncare subito prima che fra di noi cominci qualcosa…

MICHELE Ma che stai a di’, aho!...

OLIMPIA Come?

MICHELE No, volevo dire… Io non posso fare a meno di te, mia cara: abbracciami, fa’ che il calore del tuo corpo mi trasmetti tutte la sensazzioni di cui tiene bisogno infinito la mia anima. (Fa per abbracciarla)

OLIMPIA No, ti prego… potrebbe entrare qualcuno…

Michele continua ad abbracciarla mentre Olimpia, indietreggiando, scivola sulla macchia d’olio, perde l’equilibrio e cade trascinandosi addosso Michele.

MICHELE (approfittando della situazione, cerca di baciarla) E’ come se saressimo sprofondati su un morbido letto, amore mio…

OLIMPIA (cercando di divincolarsi) Lasciami, lasciami!

MICHELE Me piace questa tua passione!

OLIMPIA Smettila, ti prego…

Entra Maura.

MAURA Michele, hai imparato la… (S’immobilizza nel vedere i due a terra)

Michele, nel vedere Maura, ha un solo istante di indecisione, poi, con grande disinvoltura, sempre disteso su Olimpia, comincia a fare degli ampi respiri allargando le braccia, come fanno gli atleti per ossigenarsi.

MICHELE (respirando) Allora, come me diceva, dottoressa?... Ampi respiri?... Così?... Vado bene così?...

OLIMPIA Eh?!... Sì, sì, continui pure così… L’importante è… è ossigenare il cervello… Questo per la… la prevenzione dei fenomeni di perdita della memoria…

MICHELE Ciao Maura, scusa un attimo ma sono impegnato in questo esercizio… 

MAURA Che state facendo?

MICHELE E’ ‘na terapia! Stavo a chiede’ alla dottoressa… Ma dico: nun ce sarebbe ‘na cura per no’ rischia’ de fa’ la fine der professore? E lei, gentilmente m’ha spiegato ‘st’esercizio che, anzi, te lo dico subbito, a casa dovremo fa’ spesso.

MAURA Ma perché sei prono su di lei?

MICHELE Prono? Io so’ prono?...

MAURA Perché le sei sopra?

MICHELE Ah, dici perché je sto sopra?... Perché… Jelo spieghi lei, dottoressa, che ‘sto passaggio nun è che l’ho capito bene…

OLIMPIA Sì, infatti… perché c’è bisogno di favorire l’afflusso di sangue al cervello e uno studio dell’Università di… di Stanford ha dimostrato che esattamente questa è la posizione che maggiormente lo favorisce. Adesso però io direi che l’esercizio può terminare.

MICHELE Eh?!...

OLIMPIA Può alzarsi.

MICHELE Sì, sì… (Si alza continuando a respirare) Sa che je dico, dottoressa? Sa che cosa? Io già sto sentendo i vantaggi. Eh sì, sento proprio i vantaggi… E’ come se me sentissi che la memoria… come di’… C’ho veramente la memoria inzeppata piena dentro er cervello: oh, lo sento, mica no!

Pausa. Olimpia e Michele guardano Maura convinti che abbia capito tutto. Poi:

MAURA (seria) Non è che ci consiglierebbe qualche esercizio anche per la prevenzione delle cardiopatie?

OLIMPIA (pausa) Certo, come no! Con calma, caso mai, più tardi, potrei senz’altro consigliarvi qualche altro esercizio.

Entra Osvaldo.

OLIMPIA Anzi, potrà essere poi direttamente il dottore a consigliarle degli esercizi appropriati, vero dottore?

OSVALDO Eh?... Sì… esercizi?... Esercizi… sì, sì, come no… Io potrei senz’altro.

Entrano Saverio e Stefania.

SAVERIO Chissà se il fenomeno…

Saverio e Stefania, alla vista di Osvaldo e Olimpia, s’immobilizzano, così come questi ultimi alla vista dei primi. Un istante di totale imbarazzo, poi:

OSVALDO (recitando) “Mamma, che debbo fare? No, non mi dite niente. Lo so io cosa debbo fare! (A Michele) Ti ricorderai di me!” (Esce)

Pausa. Michele si guarda attorno cercando un aiuto.

SAVERIO Avanti, risponda!

MICHELE Che rispondo?

SAVERIO La battuta! Le ho dato il foglio: non ha studiato la parte? Lei è Serebrjakov: “Signori, ma che succede…” Avanti!

MICHELE (prendendo da una tasca il foglio che gli aveva dato Saverio) “Signori… signori, ma che succede? Liberatemi da questo forse… nato…”

SAVERIO “Forsennato”, stia attento!

MICHELE (sempre leggendo) “Forsennato. Non posso vivere con lui sotto lo stesso tetto. La sua camera è quella. (Indica la propria camera) Cioè: quella. (Indica quella di Saverio) Quasi accanto alla mia… Che se ne vada!”

SAVERIO Continui!

MICHELE Che continuo?

SAVERIO Continui!

MICHELE (guarda meglio il foglio) Ah!... “Che se ne vada in paese o al casino qua accanto!”... (A Saverio) Al casino?

SAVERIO “Alla casina!”

MICHELE (guarda il foglio) “Alla casina qua accanto. Oppure me ne andrò io… ma restare con lui nella stessa casa è impossibile.” Uffa! (Fa il solito segnale col pollice, rivolto a Saverio)

SAVERIO (non risponde al segnale e rimane stupito)

OLIMPIA “Oggi stesso andremo via di qui! Diamo subito ordine per la partenza.”

Silenzio.

SAVERIO (a Michele) Avanti! Tocca a lei.

MICHELE A me? Oh ma che dico tutto io?

SAVERIO Avanti!

MICHELE (guarda il foglio) “Miserabile!”… Basta.

MAURA (interpreta a memoria e con enfasi) “Papà, lo devi compatire! Zio Vanja e io siamo tanto infelici! Devi compatire! Ricorda: quando tu eri giovane, lo zio Vanja e la nonna, di notte, traducevano libri interi per te, copiavano i tuoi manoscritti… tutte le notti, tutte le notti! Lo zio Vanja e io abbiamo lavorato ininterrottamente, non abbiamo osato spendere un solo centesimo per noi e abbiamo mandato tutto a te. Il pane che abbiamo mangiato ce lo siamo guadagnato! Non dico questo per rimproverarti, ma perché tu comprenda, papà. Devi compatirlo.”

Silenzio. Mentre tutti sono sorpresi per l’interpretazione di Maura, parte l’applauso di Michele, subito zittito da Saverio.

SAVERIO Ma che fa? La smetta!

OLIMPIA “Aleksandr, per amor di Dio, cerca di chiarire con lui. Te ne supplico!”

Gomitata di Saverio a Michele.

MICHELE (leggendo) “Va bene, lo farò. Non gli muovo alcun rimprovero, non ce l’ho con lui, ma dovete convenire che la sua condotta è, per lo meno, assai strana. Be’, andrò a parlargli.”

OLIMPIA “Cerca di essere un po’ più gentile con lui, calmalo.”

MAURA “Marina, oh, Marina!”

STEFANIA “Non è niente, non è niente, bambina mia…”

MICHELE (piano, a Saverio) Ma lei non dice niente?

SAVERIO Sssttt!

STEFANIA “Quei paperi schiamazzano, ma poi la smettono… schiamazzeranno per un poco, ma poi la smetteranno.”

MAURA “Oh, Marina, Marina!”

STEFANIA “Tremi come se avessi freddo. Via, su, mia piccola orfanella! Dio è misericordioso. Un decotto di tiglio o di lampone e passerà tutto. Non ti affliggere, mia piccola orfanella. Si stanno azzuffando quei brutti paperi! Accidenti a voi!...

Entra Osvaldo con una pistola e comincia a sparare contro Michele, che comincia a scappare e ad urlare.

OLIMPIA (cercando di bloccare Osvaldo) “Date qua!... datemela, vi dico…”

MICHELE Aiuto! Questo è pazzo! Aiuto, me vo’ ammazza’!

OSVALDO “Lasciatemi Hélène! Lasciatemi! Dov’è? Ah, eccolo!... Non l’ho colpito…!”

MICHELE Professore, aiuto!... Nun vojo mori’…

SAVERIO E’ la scena, imbecille! Stia al gioco!... Sta andando benissimo: interagiamo!... Stia al gioco!...

OSVALDO “Ho fallito di nuovo! Che il diavolo ti porti!” (Getta la rivoltella e si siede)

OLIMPIA “Portatemi via di qua! Portatemi via, uccidetemi! Io non posso restare qua!... Non posso…” (Esce)

OSVALDO “Che ho fatto! Che ho fatto!” (Esce)

MICHELE Brutto disgraziato!

MAURA “Marina! Oh, Marina!”

MICHELE Marina! Avemo capito!

SAVERIO Che scena! Che scena! Il finale del terzo atto: il mio preferito!

MICHELE Io nun gioco più!

SAVERIO La mia teoria è confermata! Si può interagire! Signori, io devo chiedervi di rimanere in costume e costantemente pronti ad interagire. (A Maura) Lei è stata magnifica!

MAURA E’ stato qualcosa d’inspiegabile: improvvisamente mi sono sentita catturata dal mondo di Čechov! E’ stato tutto così naturale.

SAVERIO (a Michele) Lei deve migliorare nell’intensità.

MICHELE M’è venuto ‘n’infarto: devo migliora’ nell’intensità?... Io me vado a stende’ sul letto: c’ho bisogno de stendeme…

MAURA Ti accompagno caro. Ripasseremo insieme la parte.

MICHELE Io me licenzio dalla compagnia, altro che ripassa’ la parte!

MAURA Suvvia, sei stato bravissimo…

Maura e Michele escono.

SAVERIO Che esperienza emozionante!

STEFANIA Che intendi fare adesso?

SAVERIO Che domande! Vado a preparare i copioni dell’ultimo atto: all’occorrenza!

STEFANIA Ti dispiace se resto qui?

SAVERIO Anzi! Controlleremo più stanze in questo modo. Mi raccomando: fammi sapere se si manifestano qui!

STEFANIA Stai tranquillo!

SAVERIO A più tardi, amore!

Saverio esce. Dopo qualche istante, Stefania compie i consueti controlli per assicurarsi che non stia per entrare nessuno, quindi raggiunge il solito punto e chiama con il cellulare.

STEFANIA (parlando al telefono a bassa voce) Sono io! Tutto bene; sta procedendo come previsto. Io credo che mi manchi poco per avere il codice dal professore. Sta precipitando sempre di più dentro questa storia… No, i due scemi sono a posto. Anzi, si sono coinvolti nella messinscena senza che loro sappiano di cosa si tratta. La poetessa s’è scoperta attrice e all’altro per poco non gli veniva un colpo per lo spavento… 

Entra Olimpia.

STEFANIA (avvedendosi di Olimpia, parla a voce normale) Va bene, ad ogni modo vi richiamo appena ho novità. (Come per scusarsi) Telefonavo… (Realizzando) Ma lei che ci fa qui? Lei non sta recitando! Vada immediatamente di là prima che arrivi Saverio!

OLIMPIA (si siede quasi accasciandosi e scoppia in un pianto a dirotto)

STEFANIA (guardandosi attorno) Ma che le prende?... Suvvia, non faccia così… Forse sono stata un po’ dura… La smetta, potrebbe arrivare Saverio… 

OLIMPIA (tra le lacrime) Io me ne voglio andare da qui…

STEFANIA (le si siede accanto) Ma che sta dicendo?!... Come, se ne vuole andare? Io la pago per recitare… Perché vuole andarsene?

OLIMPIA (piangendo sul petto di Stefania) Perché sono troppo innamorata…

STEFANIA Ma di chi è innamorata?

OLIMPIA Del mio collega.

STEFANIA Di un suo collega?

OLIMPIA (smettendo di piangere) Non di un mio collega: del mio collega.

STEFANIA E chi è questo…? Non mi dica il collega che recita proprio qui con lei.

OLIMPIA (riprende a piangere sul petto di Stefania) Sì…!

STEFANIA Oh che situazione!... Perché vuole andarsene?

OLIMPIA Perché lui non si accorge di niente!

STEFANIA Da quando è innamorata di lui?

OLIMPIA Da sette anni!

STEFANIA Caspita, quasi un matrimonio!... E lui non s’è mai accorto di niente?

OLIMPIA Mai!

STEFANIA E lei non è mai stata esplicita nel dichiararsi?

OLIMPIA (smette di piangere) No!

STEFANIA Ma è meglio ricevere un rifiuto che continuare in questo modo! Perché non gli ha mai detto del suo amore per lui?

OLIMPIA (riprende a piangere sul petto di Stefania) Non lo so…!

STEFANIA Senta, io adesso però avrei una certa fretta… Qui potrebbe entrare da un momento all’altro Saverio… Perché non lo affronta dopo questo problema?

OLIMPIA Perché qui c’è un uomo che mi ama.

STEFANIA Come…? Qui dove?

OLIMPIA In questa villa.

STEFANIA In questa villa!? E chi è?

OLIMPIA Michele Orioli.

STEFANIA L’industriale coatto!?

OLIMPIA Sì.

STEFANIA Lei ha un concentrato di amanti rispetto alla gente qui dentro che sfiora la densità di popolazione dell’India!... 

OLIMPIA Lo so…

STEFANIA (sospettosa) Quindi lei conosceva già quel Michele?

OLIMPIA Sì.

STEFANIA Possibile che a lei interessi un uomo come quello?

OLIMPIA E’ lui che mi viene dietro: è un’ossessione!

STEFANIA Quindi è lui che le fa la corte?! E lei?

OLIMPIA Io… io sono un’istintiva… nel lavoro e anche nella vita… ho avuto un cedimento, ma per me adesso la situazione qui è insostenibile!

STEFANIA Adesso lei vorrebbe toglierselo dai piedi?

OLIMPIA Lui mi ha raggiunto qui e…

STEFANIA E… che cosa?

OLIMPIA Vorrebbe… concludere.

STEFANIA Ho capito. E allora?

OLIMPIA Ma io non voglio.

STEFANIA E se non vuole non vuole: qual è il problema?

OLIMPIA Ma io sono un’istintiva, nel lavoro e anche nella vita: potrei cedergli!

STEFANIA (aiutandola ad alzarsi) Senta signorina, mi faccia un favore: intanto lei porti a termine il lavoro per cui la pago… Anzi, vediamo di riprenderlo subito questo lavoro, perché qui stiamo rischiando che Saverio scopra tutto… Poi, se vuole un consiglio, si dichiari al suo collega, se ne è innamorata…

OLIMPIA Lei me lo consiglia?

STEFANIA Certamente. Lei si organizzi mentalmente, trovi il momento opportuno e agisca.

OLIMPIA Ma io sono un’istintiva…

STEFANIA … nel lavoro e anche nella vita: questo l’abbiamo capito. Proprio perché lei è un’istintiva, si butti!

OLIMPIA Lei dice?

STEFANIA Glielo dico sì, se lei non fosse un’istintiva, nel lavoro e anche nella vita non glielo direi, ma visto che lei è un’istintiva, faccia come le ho detto.

OLIMPIA Grazie, lei è molto gentile…

STEFANIA (accompagnandola) Adesso vada di là, però…

OLIMPIA … mi ha tirato davvero su…

STEFANIA … e si tenga pronta a recitare…

OLIMPIA … mi sento meglio… (Esce)

STEFANIA Ci mancava pure questa!

Entra Saverio con addosso il cappotto. In mano ha il cappotto di Stefania.

SAVERIO Che fai?

STEFANIA Ah, sei tu?

SAVERIO (porgendo il cappotto a Stefania) Che ne dici se usciamo a fare una passeggiata?

Nel porgere il cappotto, Saverio, cercando di dissimulare, passa un bigliettino a Stefania la quale, con rapida circospezione, lo legge e mette in tasca.

STEFANIA E’ un’ottima idea… Sai che stavo pensando? (Tira fuori da una tasca una penna e un blocchetto di post-it e comincia a scrivere) Ne approfitterei per fare un po’ di spesa… segno le cose che dovremmo comprare…

SAVERIO (si colloca alle spalle di Stefania e comincia a leggere mentalmente ciò che lei sta scrivendo) Hai ragione, approfittiamo del fatto che usciamo…

STEFANIA Tu pensavi di prendere qualche altra cosa?

SAVERIO (prende la penna dalle mani di Stefania, stacca un altro post-it e scrive) Io pensavo di prendere anche questo…

STEFANIA (riprende la penna e scrive a sua volta) Giusto… Allora io prenderei anche… del latte e delle arance… che ne dici?

SAVERIO Va bene, andiamo allora.

STEFANIA (intascando i bigliettini) Andiamo pure.

Mentre stanno per uscire, entrano dall’ingresso principale, anche loro indossando i cappotti, Maura e Michele.

MAURA Oh che combinazione: uscivate mentre noi rientravamo…

SAVERIO Già, che combinazione… Noi si andava a fare una passeggiata.

MICHELE Fa parecchio freddo, sapete?

STEFANIA Ma voi non eravate nelle vostre stanze?

MAURA Sì, ma poi siamo usciti dalla porticina di servizio per fare una passeggiata.

SAVERIO (cercando di uscire) Stessa idea nostra! Allora con permesso…

MICHELE Me scusi, j’ho appena detto che fa freddo!

SAVERIO (tenta di uscire) Ho capito, ma siamo ben coperti…

MICHELE (impedendogli il passaggio) Eh ma io nun me fiderei…

STEFANIA Fra l’altro dobbiamo anche fare la spesa…

SAVERIO Infatti: abbiamo anche la spesa da fare…

MAURA Ma allora, scusate, non sareste così gentili da prendere qualcosa anche per noi?

STEFANIA Come no? Di cosa avete bisogno?

SAVERIO Ecco, diteci di cosa avete bisogno che così noi andiamo…

MAURA Forse è il caso che io scriva una noticina, che ne dite?

STEFANIA Va bene…

MAURA Non è che ha con sé carta e penna?

STEFANIA Come?... Sì… sì… credo di avere con me l’occorrente… (Estrae dalla tasca il blocchetto dei post-it e la penna) Ecco a lei…

MICHELE Ma non stamo a spreca’ altri fogliettini… Se c’avete già la vostra nota de la spesa, aggiungiamo là sopra. 

SAVERIO Come sarebbe a dire?

STEFANIA Che significa tutto questo?

MICHELE Gnente: ‘na questione d’economia! La carta costa: nun me dirà che vole disbosca’ mezza foresta amazzonica?

SAVERIO Ma che c’entra la foresta amazzonica?

MICHELE C’entra, c’entra…

STEFANIA Insomma, se vuole, scriva qui quello che vi serve, altrimenti lasciateci passare e arrivederci!

MICHELE Permette? (Introduce una mano in tasca a Stefania)

STEFANIA Ma… che sta facendo?

MICHELE (estrae i bigliettini scritti da Stefania e Saverio) Volevo vede’ che ve pensavate de compravve.

SAVERIO (cerca di riprendere i bigliettini) Ma come si permette?

MICHELE (sottraendosi) Alt!... Che c’è scritto qua?... (Legge) “E’ il momento”… “I biglietti dell’aereo ce l’hai?”… “Le tele ci raggiungeranno a Bogotà”… E come ve raggiungono ‘ste tele a Bogotà: a piedi?

STEFANIA Mi dia quei biglietti!

MICHELE M’aspettavo che ce stesse scritto: salame, ventresca, coratella…

SAVERIO Adesso basta…!

MICHELE Ammazza che furbacchioni, aho!

STEFANIA Come?

MAURA Il piano era molto astuto, su questo non si discute. Stavate quasi per fregarci.

SAVERIO Ma… adesso lei parla normale?

MAURA Eh sì!

MICHELE Pe’ fortuna v’avemo sempre tenuti d’occhio e v’avemo visto tutti impegnati co’ quei bijettini…

STEFANIA Che significa che stavamo per fregarvi?

MICHELE (mostrando un distintivo) Significa che semo carabinieri!

Inaspettata, compare nella mano di Saverio una pistola.

SAVERIO Non muovetevi!

MAURA Non faccia scherzi, stia calmo…

SAVERIO Io sono calmissimo, non fate scherzi voi, piuttosto. (A Stefania) Raggiungi la porta d’ingresso senza passarmi davanti.

MICHELE Ve conviene arendeve.

SAVERIO Con una pistola in mano non mi arrendo di certo. Voi state fermi. (A Stefania) Stacca i fili del telefono e fatti consegnare i loro cellulari. Sempre senza passarmi davanti.

STEFANIA (mentre esegue) Avete sentito? I cellulari

MAURA (mentre consegnano i cellulari) State commettendo un grosso errore.

SAVERIO Non è problema vostro.

STEFANIA (dopo aver staccato i fili del telefono) Fatto: possiamo andare. (Si avvicina alla porta d’ingresso)

SAVERIO Adesso vi chiuderemo dentro e foreremo le gomme della vostra auto: il tempo che impiegherete a contattare i vostri colleghi a noi sarà sufficiente per far perdere le nostre tracce. (A Stefania) Pronta?

STEFANIA Pronta.

SAVERIO Via! 

Saverio si precipita, di corsa, all’ingresso ma scivola rovinosamente sulla solita macchia d’olio. Un istante dopo, Maura e Michele sono addosso a lui e Stefania e, tra grida e imprecazioni, li immobilizzano sotto la minaccia della pistola.

MICHELE Mò vojo ride’!... Nun ce dovevo mica cade’ solo io su quella macchia d’olio!

MAURA Non vi aspettavate che fossimo dei carabinieri, vero?

SAVERIO Ma come… dalla centrale mi avevano detto…

MICHELE Tutto previsto! Tutto organizzato: dovevate esse’ sicuri che qui dentro i carabinieri nun erano arivati.

MAURA Cimici e telecamere da sole non bastavano per incastrarvi, perché, come avete cercato di fare coi bigliettini, c’erano dei sistemi per aggirarle. Noi vi dobbiamo ringraziare perché ci avete messo in condizione di beccare la banda di trafugatori di opere d’arte a cui stavamo dietro da anni.

MICHELE Peccato che pure voi avevate pensato de fregalli! Stavamo pe’ chiude’ er cerchio ma avemo dovuto affretta’ quando avemo capito che stavate pe’ taja’ la corda.

STEFANIA A me qualche sospetto era venuto…

SAVERIO Che sospetto?

STEFANIA Quando ho saputo che l’attrice che lavora per noi conosceva lui (indica Michele), m’è parsa una strana coincidenza… Ma perché tutta questa messinscena?

MAURA Avevamo deciso di tendere una trappola a quei criminali nel momento in cui scoprimmo che loro avevano puntato su di lei (indica Stefania) per appropriarsi delle opere in possesso del professore.

SAVERIO Che erano poche e di non grandissimo valore. 

MICHELE Infatti, perciò l’abbiamo riempita de capolavori!

MAURA Noi le proponemmo di fare da esca e le facemmo avere alcune tele originali che avevamo recuperato e lei accettò. Così, agli occhi della sua assistente, fece finta di aver acquistato quelle opere. Poi, chiedemmo al professore di fingersi sempre più strano, cercando di offrire ai criminali un’occasione per raggirare un professore un po’ folle.

SAVERIO (rivolgendosi a Stefania) E infatti fu a te che venne in mente il piano della messinscena teatrale.

MICHELE I delinquenti erano convinti che la signorina, nell’atmosfera maggica della villa, avrebbe saputo dal professore il codice della camera blindata dov’erano custodite le tele.

MAURA Così organizzammo tutto, anche se ci eravamo accorti – visto che registravamo anche i vostri colloqui – che, nel frattempo, quello che doveva essere soltanto un sentimento recitato dalla signorina per circuire il professore, col passare del tempo s’era trasformato in qualcosa di vero e da lì era scaturito il piano, tutto vostro, di fregare sia i criminali, sia i carabinieri, tenendovi per voi i preziosi dipinti che avevamo dato al professore.

STEFANIA Io …

MICHELE Lei è quella che in questa storia io ho capito meno de tutti. Lei nun è ‘na criminale, questo se capisce: ma perché s’è fatta incastra’ da quei farabutti?

SAVERIO Per spirito anarchico!

MICHELE Spirito anarchico un par de cojoni!

MAURA Non credo che il professore abbia detto male. La signorina s’è fatta incastrare più che per fame di soldi, per fare un dispetto ai carabinieri: non è così? Abbiamo fatto degli accertamenti sul suo passato: lei sì è fatto tutti i movimenti studenteschi, ha girato per centri sociali vari, impegnata nell’associazionismo più disparato. Lei ha fatto di tutto ma sempre con una costante: un’insofferenza verso le forze dell’ordine…

MICHELE Ma che v’avemo fatto, se po’ sape’?

MAURA Poi però, ha deciso di rivoltarsi contro quelli che l’avevano incastrata, per potersi rifare, grazie a quei quadri, una nuova vita, chissà dove, con il professore; perché ci vogliono molti soldi per ricominciare una vita da zero tagliando i ponti col passato.

STEFANIA E i due attori che avevo scritturato? Sono anche quelli dei carabinieri?

MAURA No, quelli sono attori veri. Anzi, abbiamo avvicinato anche loro per capire se per caso erano vostri complici: io mi sono finta paziente del finto psicanalista…

MICHELE E io follemente innamorato della ragazza…

MAURA Ma abbiamo capito che loro non c’entravano niente con voi né con i trafugatori.

SAVERIO E noi che avevamo fatto finta di assecondare tutta questa messinscena per prendere tempo ed organizzare la nostra fuga! Che fessi!

MICHELE A proposito, ma ndo sta ‘sta Bogotà? 

SAVERIO E adesso?

MICHELE Mò ce dovete segui’ ‘n caserma!

MAURA Dei nostri colleghi, nel frattempo, stanno provvedendo all’arresto dei vostri complici-vittime.

SAVERIO E’ l’unica consolazione!

MAURA Avanti, usciamo di qui.

STEFANIA Carabinieri! Ma chi l’avrebbe mai pensato!

MAURA Dobbiamo ammettere con un certo orgoglio di aver recitato da veri attori. Anche quando eravamo da soli non siamo mai usciti dalla parte, per evitare di essere sorpresi.

MICHELE E pure pe’ serietà professionale!

MAURA Anche!

MICHELE Ve risparmiamo le manette se promettete de stavve boni!

SAVERIO (uscendo) E lei la smetta di parlare in quel modo: ormai non serve più fingere!

MICHELE Ma chi sta a finge’ gnente! Questo è er modo mio de parla’; perché che c’ha de strano!

Dopo che sono usciti tutti, la scena resta per qualche istante vuota. Dopo un po’, entra Osvaldo seguito da Olimpia.

OSVALDO Se ne sono andati.

OLIMPIA Accidenti che storiaccia!

OSVALDO E’ stata una buona idea quella di fermarsi di là a origliare… E chi se lo sarebbe immaginato!

OLIMPIA Fatti loro, comunque!

OSVALDO E no! Fatti pure nostri: abbiamo perso un lavoro.

OLIMPIA Va be’, non è che poteva andare avanti all’infinito.

OSVALDO Intanto è perso.

OLIMPIA Ci rimane però la settimana di anticipo che ci avevano dato.

OSVALDO Già, è vero.

OLIMPIA Aspetta, aspetta, aspetta…

OSVALDO Che c’è?

OLIMPIA Se ci hanno dato una settimana di anticipo, è probabile che anche questa villa sia gia stata pagata per un’altra settimana.

OSVALDO E allora?

OLIMPIA E allora vuol dire che nulla c’impedisce di farci questa settimana di vacanza gratuita, con la dispensa piena, considerate le scorte che quelli s’erano fatte e, per giunta, già stipendiati.

OSVALDO Già! E’ vero! Una settimana fuori dal mondo! Con questi costumi addosso mi sembra d’essere entrato davvero nel teatro e uscito dalla vita: il mio sogno! Certo, manca il pubblico…!

OLIMPIA Ma tu non avevi detto che il pubblico è costituito soltanto da una massa di idioti?

OSVALDO Sì, ma solo quando parla male di me.

OLIMPIA (gli si avvicina) Tu ci vedi solo il risvolto teatrale, allora?

OSVALDO In che senso?

OLIMPIA (sempre più vicino) Nel senso che io potevo anche non esserci ed era lo stesso!?

OSVALDO Come?... 

OLIMPIA E’ così?

OSVALDO No, non è proprio in questo senso…

OLIMPIA (gli è quasi addosso) E allora in quale senso?

OSVALDO Olimpia, mi sento un po’ confuso…

OLIMPIA E perché mai sei confuso?

OSVALDO E’ una situazione…

OLIMPIA Una situazione?

OSVALDO Una situazione che mi è nuova…

OLIMPIA Davvero?

OSVALDO Sì, non pensavo che…

OLIMPIA Che cosa?

OSVALDO E’ che una buona tecnica teatrale…

OLIMPIA Sì?

OSVALDO Dovrebbe mettermi in grado di reagire anche in una situazione imprevista…

OLIMPIA E allora?

OSVALDO Voglio dire che anche lo stesso Grotowsky…

OLIMPIA (le sue labbra gli sfiorano la bocca) Che diceva Grotowsky?

OSVALDO Grotowsky…

OLIMPIA Grotowsky?

OSVALDO … ‘fanculo Grotowsky!

La bacia abbracciandola con passione e scivolando sul pavimento, mentre si chiude il
sipario.