MORTARETTI

DI

DARIO VENTURI

 

 

Personaggi

Jacopo : l’uomo in nero, misterioso, alienato, un’ombra perduta, non ricorda chi è.

l’uomo del fuoco

I SUONATORI

I freaks del vicolo

spirito di silvia

suolardo

ASS Camorri.

La scena consta di uno spaccato raffigurante due file di case, sullo sfondo munite di balconi ed interni praticabili, verso la sala abbozzate in modo da non nascondere il palcoscenico. La struttura architettonica rappresenta una prospettiva urbana a cielo aperto, al limite sinistro una fontana. Il proscenio, nudo, suggerirà un paesaggio notturno, poi con sedie ed altro un bar e così via.

 

Prima scena.

E’ notte, alcuni gabbiani volteggiano sopra i tetti delle case emettendo strepiti sgradevoli. Appaiono come spettri alcune figure; seguiranno degli spari. Ogni tanto rumori e spari. I gabbiani fuggono.

JACOPO mi piace venirci le notti qui e girellare per le vie silenziose. Dubito d’essere in vita, non mi possiedo che per schiarite.

Vecchietta. Guarda che belli quei gabbiani, sono melodiosi,sembra cantino, sono felici li senti? (uno sparo)

UOMO DEL FUOCO Bastardi, vi brucio il culo, dovete fare silenzio, non dovete disturbare, ci sono degli anziani qui, vogliono riposare, avete capito porco belino. Vi buco le ali se mi capitate a tiro. Altro che protezione uccelli, faccio carne di piccione stasera.

 

Voci:

 

UOMO DEL Cosa gonfi tu cretina, rientra in casa, o te la becchi tu una palla in faccia. Io faccio quello che voglio, dovreste ringraziarmi che vi libero da quelle schifezze volanti.

 

vecchietta. Fermate quel bandito, li uccide tutti quell’assassino. Denunciatelo, qualcuno lo denunci, fate qualcosa. Assassino! Assassino! (isterica)

 

Voci:

 

 

JACOPO(in penombra) Sentite gli spettri, il suono delle loro carcasse aggrappate ad i loro cenci corrosi dai vermi: la provincia di nessuno con i suoi zombi, inutili, le brave donne di chiesa dalle bocche deformate dalla cattiveria, il loro Dio denaro, la miseria e meschinità dei loro usi. Credono di essere vivi e sono larve attaccate a fuochi fatui, gechi immobili ed orrendi.

Io non ricordo nulla, ho dimenticato chi sono, forse anch’io appartengo a questo luogo di fiamme azzurre e putrescenti, a un lebbrosario di scampoli che assomma tare e mostruosità nel suo essere la sponda di un mare che sozzo e grigio pare la riva d’un attracco infernale, che è chiuso, senza profondità, tale che si potrebbe temere la terra piatta e sentirsi prigionieri dell’orizzonte; ed il monte a ridosso scurisce la terra notturna; soli, sperduti, fuori da ogni vita, senza che il corpo trovi pace nel silenzio d’un catafalco. La calma è dei morti. Non ricordo più nulla, chi sono, se sono vivo. Lo arguisco, altrimenti perché progetterei per il fine settimana il mio suicidio? Osservo gli spettri che ripetono le azioni identiche che compivano nella loro vita e il paese morto non cambia gli usi. Non posso che uccidermi una seconda volta. L’ho già fatto con successo lo scorso fine settimana, lo rifarò…domani è sabato; la mia pena è questa, continuare ad errare qua in questo luogo di vili che hanno rifiutato la vita, consacrandosi prigionieri dell’ignoranza e del silenzio, assoggettati ad una città dalla quale non si esce se non da morti, per rientrarvi come ho fatto io. Ogni settimana si ripetono le stesse cose, conquistare la morte definitiva sarebbe essere felici, ma bisogna espiare. Divertente sentire le loro furiose manie, partecipare ai discorsi ed ai litigi stupidi che li fanno sembrare vivi, giusto per un momento. A poco a poco cerco di ricordare chi sono, lo faccio tramite i sogni allucinati e la memoria è la consolazione dei vivi, i morti non l’ hanno. Forse sono vivo. Ho amato per lungo tempo Silvia, ricordo come si chiamava, la pedinavo, spiandola; lei non si accorgeva nemmeno di me, ero molto timido. A parte un saluto e qualche frase mozza, di lei ho in mente il viso, il profumo dei suoi passi e …non ricordo.

 

Uno sparo.

 

 

JAC Amavo Silvia, la vedevo in sogno; Elena invece era brutale, crudele, mi canzonava, si divertiva ad umiliarci, lei cittadina, con i suoi vezzi da ricca cafona, ed anche lei se ne era andata, finita l’onda lunga del garofano; l’avevo rincontrata anni dopo, meno spocchiosa, quasi presa dal rimorso, ma poi la stronza in lei era ritornata a galla e l ’ho uccisa. Nella mia pena, quando vado a letto so già che accarezzato dal sole mattutino vedrò con raccapriccio il suo corpo morto ed avvolto nel sangue dormirmi accanto: è l’altra parte della punizione, obbligato a vedere la volgare Elena che ho ucciso, il suo sangue, bramoso di Silvia che vedo apparire e scomparire nel cielo notturno, la dolorosa visione del mio amore che mi sfugge ed evapora; il sangue della mia crudele milanese invece si appiccica al mio corpo, fetido, e preso dalla maledizione, ripeto l’orrendo gesto che feci, vitale tanto quanto non lo fu invece il mio percorso di mortale. Lo bevvi!

Allo stesso modo la mia pena continua uguale. Dopo infatti mi suicido. Tutto quindi ricomincia daccapo. Silvia, Elena;, Silvia muore durante la festa, rivedo ed uccido Elena, mi tolgo la vita.

 

 

 

CIANCIARDI : Ehi voi? Sentite, non potreste insonorizzare, trema tutto il pavimento.

SUONATORI Rispettiamo la legge,dunque fino alle 22 possiamo farlo.

CIA Io potrei chiamare i vigili.

SUO L ’hanno già fatto.La legge è legge.

CIA Andremo per avvocati e voglio vedere chi ha ragione.

SUO Anche noi prenderemo un avvocato.

CICCIAVACCA Interviene ragazzi non potete fare casino a me da fastidio avere la musica nelle orecchie.

SUO Affari tuoi!

CICCIAVACCA Però non è giusto, io vi ho nelle orecchie. (esce)

SUO LA legge è legge, il tuo io debordante non conta.

BIGIN(un suonatore) Anzi, puliscitici il culo troia col tuo io.

CIA Sei un maleducato!

BIGIN Te che cazzo vuoi, hai rotto le palle,vai a imbrattare i muri a fare l’idiota.

CIA Come ti permetti, io sono più grande di te, mi devi rispetto.

SUO Calmati,dai!

BIG La devi finire, perché ti lamenti ora dopo un anno e otto mesi è? Te lo dico io, frustrato che non sei altro, non sei normale questo vale, hai la testa piena di…

CIA Guarda che ti prendi una lezione, ti riempio di botte. Vorrei darti degli schiaffi.

BIG Dammeli dai, che aspetti!

SUO Su, finitela di fare teatro, basta; tu Bigin smettila, non vedi che è mezzo storto.

BIG Meglio, ma non credere di fermarci, capito?

(se ne va)

 

Buio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

II° ATTO

 

 

 

 

La via verso le 6.00 AM. E’ Già chiaro, permangono alcune luminarie, a poco a poco la luce aumenta, le lampade si spengono. Silenzio. Uno sparo. Le case si animano. Rumori di api, auto, camion e spazzini.

 

Voci:

 

- Piantatela di fare rumore! Tutte le volte, tutte le mattine non ci lasciate dormire.

 

SPAZZINI Non potete stare tranquilli?! Rilassatevi!

 

 

 

JACOPO: Non hanno pietà, continuano anche il giorno gli orribili dementi a recitare le loro malattie mentali. Diverranno delle eminenze grigie in questo ammasso di rifiuti, sicuramente; sembra di stare in un manicomio, dove i matti hanno più peso dei normali, perché qualcuno ha interesse che questi spastici ledano la democrazia altrui con le loro prepotenze, e solo perché sono degli squilibrati, ignoranti e tarati, pensino di cavarsela, creandosi le occasioni su misura; il ballo liscio, la discoteca per i loro mostri in miniatura, la festa di paese piena zeppa di tamarri rissosi e di paesanotti. I centauri sfrecciano verso l’ignoto, spero frondoso e robusto. (i centauri passano)

 

 

 

 

ABORRI Sono proprio una grande donna. Il festival è andato alla perfezione. Se gli uomini credono di potermi umiliare si sbagliano, sono un assessore io. Ho conquistato tutto con il sangue e mi vedo realizzata. Guai a chi mi manca di rispetto. Giornata elettrizzante; ho conosciuto Sandy Marton. Sandy Marton a Mortaretti, ci pensate che star vengono qui e per merito mio, solo mio, anche se c’è qualcuno che non è d’accordo.

 

UOMO DEL Salve Signora….

 

ABORRI Signorina prego.

 

UOMO DEL Scusi, mi perdoni, ma mi me sun un pocu gniurante, le volevo dire se andavan bene i fuochi che ho scelto per la sagra del pesce Ratto.

 

CAMORRI Lo sa che deve passare da me per avere l’autorizzazione? Se l’ ha fatto non deve temere. Il pesce ratto è davvero buono, un pesce di grande stazza, tre chili di leccornia. Vengono da Cuneo per gustarlo, perché pare che solo qui sia autorizzato pescarlo e vedesse le carni, sembra pollo.

 

UOMO DEL Ah, lo so ben, ma a me interessano i foghi.

 

CAMORRI In ogni modo si faranno, glielo prometto. Sono l’assessore io!

 

UOMO DEL Bona allora! Triche e ballacche, petardi francesi, ci penso io.

 

CAMORRI Ora mi scusi, sono di fretta. Ho visto dei vestiti molto carini. Devo comprarli.

 

UOMO DEL Per me è tutta scema. Lassamu u ghe serbu! Pausa.

SSSS.. mi volevano fregare, questi gabbiani, ma ora li faccio secchi, pennuti bastardi. Dove siete, fate i furbi, ma ho il porto d’armi e non potete fare nulla, ve lo assicuro. Vado a caccia, ho una mira infallibile. Mi deridete vero, ma ride bene chi ride ultimo. Dove scappate? Sicuro, vuoi vedere che si sono nascosti dietro la chiesa, o potrebbero essere sul tetto. Vedo il nido. Spara. Accidenti, ho beccato il nido delle rondini, fa niente sono della stessa famiglia.

 

vecchietta. Fermate quel bandito, li uccide tutti quell’assassino. Denunciatelo, qualcuno lo denunci, fate qualcosa. Assassino! Assassino! (isterica)

 

 

Passano i centauri, gridano. Silenzio.

Passa un auto con stereo da truzzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SUOLARDO Sarà mezzogiorno. Bisogna che controlli che succede oggi, con i miei informatori, che bolle in pentola. D’altronde questi comunisti vogliono rovinare sempre tutto, che diamine. Oh, avvocato, siamo sempre messi peggio, l’ hai sentita l’ultima del governo? fanno venire gli albanesi qua…

UOMO guardi, è un’invasione.

WALTER Fate più figli, stronzi.

SUOLARDO Li vedi i giovani, hanno sempre una risposta a tutto.

(Walter esce)

UOMO Che ci vuole fare, ai miei tempi si beccava una bastonata quel giovane.

SUOL Lo lasci perdere. (ridacchia) Non capiscono niente. Ora scappo, vado dai nostri che hanno messo la sede; sono dei bravi ragazzi.

 

Walter sul proscenio.

 

WALTER Il maestro scemo mi tocca, ma a me piace il rock, non sono come voi di questo paese, che siete tutti uguali, non capite niente, si dice "stupidi come le capre". Andrebbero ammazzati tutti; Oh Bigin, quand’è che fate il concerto che vi vengo a vedere…?

BIGIN Presto penso,ma come mai questo interessamento?

WAL Cavolo, il rock; ma questi qui non capiscono nulla, paesino di merda. Ci vorrebbe una bomba.

BIG Allora vieni alla confe…

WAL Mi dispia…

BIG ...renza…

WAL ...ce, sono impegnato, sai lo studio, poi domani vado con la mia donna a ... beh dai, ci sentiamo.

BIG Già già e gli studi come vanno? Quand’è che finisci? Ti vedo sempre qua!

WAL No, no, Belin, vado sempre a Genova, ne ho dato uno la scorsa settimana.

BIG Vabbé ci credo…(Walter esce) Stronzo!

 

 

 

 

JACOPO Manca poco alla festa. Infausto il ripetersi di ciò che è già accaduto; d’altra parte non vi sono soluzioni. Ogni giorno è uguale all’altro. Andiamo alla festa.

 

 

JACOPO Ciao Elena, come va?

ELENA Abbastanza bene.

JACOPO Volevo chiederti se ti andava…

ELENA Cosa vuoi?

JAC Niente, ti scaldi subito? Se venivi a mangiarti una pizza.

ELE Scherzi? Io non esco, devo studiare…

JAC Capisco…

ELE D’altronde è così noioso qui.

JAC Scusa perché non puoi venire con me?

ELE Sono cazzi miei e basta; sei suscettibile, ti credi al centro del mondo.

JAC Vaffanculo!

ELE Ehi Silvia c’è il tuo scemo, ma davvero ti piace quello lì?

SIL E se fosse?

ELE Ue, roba da matti!

SIL Smettila cretina. Jacopo!

 

Lo raggiunge.

 

SIL Jacopo! Ascolta!

JAC Che vuoi?

SIL Io ti a…

JAC Non rompermi le balle anche te.

SIL Dove vai, fermati. ..

JAC Niente amore, Silvia, voglio solo morire, tutto congiura contro di me, dimenticami…

SIL Ragiona ti prego...(piange)

JAC Inutile, inutile, non c’è più spazio che per l’odio…sto impazzendo…non ce la faccio, ma vedrete che festa ci sarà stasera, lo sento.

 

 

L’orologio scandisce le 20. La festa: tavoli, cucina e tutto ciò che caratterizza una sagra di paese.

 

 

JAC Guarda questi milanardi, poveri stupidi, abbiamo anche i due stronzi di Firenze, fratello e sorella, solo i cretini vengono attirati qui. I bambini deficienti, gli idioti padani che non abbandoneranno mai la città dei balocchi. Dementi! La scena si ripete, debbo uscire fuori dalla storia e cambiarla, ma mi vedrò purtroppo intento a ripetere gli stessi gesti di ogni sabato notte. La settimana ricomincerà e tutto daccapo. No, devo porre termine a questa agonia spettrale e trovare in qualche modo la pace. Un tale supplizio, ripetere gli errori è davvero troppo crudele.

 

 

L’orologio segna le 22.

 

L’UOMO DEL Bene! Inizia lo spettacolo; ho portato i foghi, il fucile, non si sa mai che non becchi quei mostri e un po’ di becchime di modo d’attirali e metterli il sale sulla coda. Certi petardi, poi le fontane. Che belu, c’è pure il liscio, uno spettacolo in dialetto abruzzese, meglio di così, ah e poi dicono che non siamo còlti.

 

Musica liscio; manichini dotati di pedana ballano. Sembra una danza macabra di scheletri. Sui tavoli cibo rappreso e infestato dagli insetti, sugo e sporco ovunque.

 

L’UOMO Cominsamu coi foghi!

SUOLARDO Ottima serata e realizzata bene, guarda quanti fuochi, sti abruzzesi.

 

 

La gente mangia selvaggiamente, alcuni tarri si muovono al ritmo della tecno. Scoppia una rissa. Un gabbiano caga in testa all’uomo del fuoco.

 

L’UOMO DEL Ah, merda .Mi cagate addosso, porco belino. Allora volete la guerra. Io ti tiro giù maledetto. E’ lo stesso che oggi mi scappava. Fermo lì !

 

Apparato scenico dei fuochi.

 

CAMORRI Fantastico! Fantastico!

 

I fuochi esplodono. Incomincia a bruciare un telone, un grande boato, alcuni razzi entrano nelle case esplodendo, altri mortaretti feriscono i passanti, Cicciavacca colpita in pieno viso, Suolardo fugge, mentre nel baccano e nel fuggi fuggi generale un pazzo spara ai gabbiani. Petardi scoppiano.Succede il finimondo. Fessotto e l’orchestra di liscio smettono di suonare. Brucia il palco. Fuggi fuggi generale tra petardi e proiettili. Un gabbiano volteggia tra la folla, dietro l’uomo spara tentando di ucciderlo, uccidendo alcune comparse. Nel rogo muore Silvia. Jacopo uccide Elena e si suicida. Rogo.

 

Uomo del Maledetti gabbiani!

 

Spara.

 

UOMO DEL Oh mi scusi signora, dimenticavo signorina….

 

La Camorri cade a terra. Il fucile cade.

L’UOMO DEL Devo prenderlo. O lui o me.

CIANCIARDI(parla con Suolardo) Che bella festa, il paese, le tradizioni, ah peccato che i bambini non capiscano; Quei suonatori! Non sono maturi: D’altronde io non ho i premolari, sono evoluto, purtroppo non tutti hanno questa fortuna. Questa è l’anima del mio bel paese. Meno male che ci siamo noi anarchici a difendere la tradizione! – Pausa-

L’UOMO DEL Galbani! Avete visto un gabbiano?

SUO No! Che scemo, l’hai visto?

CIA E’ matto!

L’UOMO DEL Matto sarai tu, t’ho sentito!

CIA Io non ho detto niente.

L’UOMO DEL A me non mi pigli per scemo.

CIA. Su piantala lì, hai bevuto. Va a durmì.

L’altro lo fissa inebetito.

 

L’UOMO DEL Duv’è che devo andare.

CIA Sei ubriaco, finiscila!

 

L’UOMO DEL Si volta per sparargli: cade.

JAC Ah ,ecco il fucile dell’idiota; fa proprio al caso mio; in questo trambusto mi voglio divertire; sono sempre fuggito, questa volta provo ad accomodare le cose.

L’UOMO DEL Fermo, quel fucile è mio. Restituiscilo. Devo beccare il gabbiano.

JAC Aspetta! Aspetta! Il Gabbiano è sopra di te, occorre però agire con circospezione e subito. Fermo lì.

L’UOMO DEL Lo vedi, mi raccomando giovane, che voi avete le mira buona.

JAC Nessuna preoccupazione. E’ sotto tiro.

L’UOMO DEL Perfetto. Urca, lo vedo anch’io; è in posizione ottimale: Sei mai andato a caccia? Non sarai mica il solito finocchio comunista?

JAC Pronti!

L’UOMO DEL Sparagli! Veloce!

JAC Detto fatto.

 

Mira l’uomo del e l’uccide. Quindi fa fuori Cianciardi e Suolardo che nel frattempo se la stava battendo. Poi si precipita, vede Silvia cadere al suolo.

 

JAC Silvia, Silvia dove sei? No, non dovevi, non tu. Invece lei si! Ed ora tocca a te Elena!

ELE Cosa vuoi fare? Aspetta, non scherzare, Silvia è morta ma ci sono qua io.

JAC Non ha più alcuna importanza. Muori sgualdrina!

La uccide.

JAC Ora debbo trovare la pace! Domenica, che non sia di nuovo lunedì. Domenica, la pace…. Non chiedo che di essere sottratto a questo supplizio di Tantalo.

 

JAC Io tento. Chissà che questa volta non sia la volta buona. (si getta). Musica.

 

Campanile rintocca la mezzanotte. Due centauri cascano dallo scooter, incidente auto.

ESODO

Cinque rintocchi. Silenzio.

Ultima scena.

E’ notte, alcuni gabbiani volteggiano sopra i tetti delle case emettendo strepiti sgradevoli. Appaiono come spettri alcune figure; seguiranno degli spari. Ogni tanto rumori e spari. I gabbiani fuggono.

JACOPO mi piace venirci le notti qui e girellare per le vie silenziose. Dubito d’essere in vita, non mi possiedo che per schiarite.

Vecchietta. Guarda che belli quei gabbiani, sono melodiosi,sembra cantino, sono felici li senti? (uno sparo)

UOMO DEL FUOCO Bastardi, vi brucio il culo, dovete fare silenzio, non dovete disturbare, ci sono degli anziani qui, vogliono riposare, avete capito porco belino?Vi buco le ali se mi capitate a tiro! Altro che protezione uccelli, faccio carne di piccione stasera.

 

Voci:

 

UOMO DEL Cosa gonfi tu cretina, rientra in casa, o te la becchi tu una palla in faccia. Io faccio quello che voglio, dovreste ringraziarmi che vi libero da quelle schifezze volanti.

vecchietta. Fermate quel bandito, li uccide tutti quell’assassino. Denunciatelo, qualcuno lo denunci, fate qualcosa. Assassino! Assassino! (isterica)

Voci:

JACOPO(in penombra) Sentite gli spettri, il suono delle loro carcasse aggrappate ad i loro cenci corrosi dai vermi: la provincia di nessuno con i suoi zombi, inutili, le brave donne di chiesa dalle bocche deformate dalla cattiveria, il loro Dio denaro, la miseria e meschinità dei loro usi. Credono di essere vivi e sono larve attaccate a fuochi fatui, gechi immobili ed orrendi.

Io non ricordo nulla, ho dimenticato chi sono, forse anch’io appartengo a questo luogo di fiamme azzurre e putrescenti, a un lebbrosario di scampoli che assomma tare e mostruosità nel suo essere la sponda di un mare che sozzo e grigio pare la riva d’un attracco infernale, che è chiuso , senza profondità, tale che si potrebbe temere la terra piatta e sentirsi prigionieri dell’orizzonte; ed il monte a ridosso scurisce la terra notturna; soli, sperduti, fuori da ogni vita, senza che il corpo trovi pace nel silenzio d’un catafalco. La calma è dei morti. Non ricordo più nulla; chi sono, se sono vivo. Lo arguisco,altrimenti perché progetterei per il fine settimana il mio suicidio. Osservo gli spettri che ripetono le azioni identiche che compivano nella loro vita e il paese morto non cambia gli usi. Non posso che uccidermi una seconda volta. L’ ho già fatto con successo lo scorso fine settimana, lo rifarò…..domani è sabato; la mia pena è questa, continuare ad errare qua in questo luogo di vili che hanno rifiutato la vita, consacrandosi prigionieri dell’ignoranza e del silenzio, assoggettati ad una città dalla quale non si esce se non da morti, per rientrarvi come ho fatto io. Ogni settimana si ripetono le stesse cose, conquistare la morte definitiva sarebbe essere felici, ma bisogna espiare. Divertente sentire le loro furiose manie, partecipare ai discorsi ed ai litigi stupidi che li fanno sembrare vivi,giusto per un momento. A poco a poco cerco di ricordare chi sono, lo faccio tramite i sogni allucinati e la memoria è la consolazione dei vivi, i morti non l’ hanno. Forse sono vivo. Ho amato per lungo tempo Silvia, ricordo come si chiamava, la pedinavo, spiandola; lei non si accorgeva nemmeno di me, ero molto timido. A parte un saluto e qualche frase mozza, di lei ho in mente il viso, il profumo dei suoi passi e ….l’amavo,ed ero vivo, lo ammetto dopo tanti anni. Ricordo!

SIL(tiene un lume) Ciao amore, morii in quel rogo e tu divenisti catatonico, poi uccidesti Elena, perché non tolleravi che lei fosse viva mentre io … ti suicidasti, scontando la pena che tu ben conosci. Rimani tra il reale e gli spettri del reale avvolti in un muro di nebbie; ti voglio portare al di là di quel muro dando la pace al tuo cuore tormentato.

JAC Dove? Cosa c’è da quella parte?

SIL Non temere! Dove andiamo noi la luce splende senza aloni. Andiamo insieme, incontro al suo amore. (escono)

 

FINE DRAMMA

FINALE NUMERO DUE

JAC: Il treno delle sei; mi ricorda di quando tentai di cambiare la mia vita e fallii. Il rapido. Ovunque mi porti, debbo prenderlo. Forse è l’ultimo della notte. Per me. L’ultimo della mia sfortunata vita. Il modo che mi viene dato per non essere ombra, e perduto questo sarà difficile ottenerne un altro. Vado!

Un rumore di treno si diffonde nella notte; le case sono macerie fumanti, sono sopravvissuti i suonatori che intonano un rock crudele e forsennato.

Sipario.

 

FINE DRAMMA