MOZART LA GENIALITÀ DI UN RAGAZZO

RECITAL IN TRE ATTI

di

SOFIA BELLIZZI  TIZIANA LENTI   FRANCESCA SALVADOR

PREFAZIONE
Un bambino, che cresce all’interno di una famiglia capace di cogliere, dei figli, l’originalità e le capacità. Educato secondo i canoni del tempo, costretto perciò, anch’egli, a misurarsi con schemi e strutture che rischiano di soffocare quella genialità che, in lui, l’umanità stessa s’è regalata.
Ma il Cielo è lo specchio della Terra e, dalle Stelle, attraverso le armonie che dalle note di Mozart prendono forma, giungono suoni, voci, richiami, forze, capaci di inondare il cuore dell’Uomo, di plasmarlo, istruirlo, sollevarlo dalle angustie del quotidiano e farlo librare nel meglio di sé rinchiuso nel cuore. Mozart impara a conoscere la vita attraverso la Madre e il Padre, simboli universali che ci conducono all’unità interiore. Impara a conoscere il senso profondo e sacro della vita e di ogni essere attraverso le chiavi sapienziali che le stelle gli insegnano: Il dentro di te corrisponde al fuori di te; il sopra -i Cieli- è lo specchio del sotto -la Terra-. L’ apparenza e la divisione, che il quotidiano ti fa vedere, e il flusso calmo, nascosto e perenne della Vita; l'amore che ti permettere di raggiungere le forze più forti e misteriose che sono deposte in te, che diventano dono da condividere con gli altri. La gioia, l'armonia che nell'uomo consapevole di sé e libero, diventano modi di essere, beatitudine sempre presente. Il gioco, che riscatta la drammaticità della morte, la rende portale fecondo di nuova vita, di genialità che si espande come semi di conoscenza e d' amore in tutti gli uomini.
Mozart vive tutto come in un sogno, apertosi in lui grazie alla presenza del fantasma di sé -lo specchio- il luogo interiore che, nei momenti forti ed importanti della vita, si rende presente per chiamarci al risveglio, per avvisarci che abbiamo scelto di vivere per fare ed essere un cammino di ricerca e di comprensione di noi stessi, profondi, forti e amorevoli fino a far coincidere la nostra individuale esistenza, il nostro respiro, il nostro Nome, con la stessa immensità della Vita nell'Universo.

“L’istruzione non sparge semi dentro di noi, ma fa sì che i nostri semi germoglino”.
G. K. Gibran


PROLOGO 

PERSONAGGI: ANTONIO, SIGMUND FREUD, FANTASMA


SCENA I
PERSONAGGI: Antonio, Fantasma, Sigmund Freud
Grande salone, sul lato sinistro della scena c’è una poltrona, una lampada, a fianco un tavolino basso con sopra una tazza di tè, un piattino, un bicchiere, una bottiglia ed un libro. Sulla destra, da una finestra alta, entra un fascio di luce. Da fuoricampo si sente una musica (qualcosa di Mozart). Entra Antonio, si siede e si mette a leggere.
Un raggio di luce bianca si proietta al centro della scena, la musica cambia (parte il “Requiem in Re minore”) e inizia a scendere un tizio imparruccato e 
spettrale, il Fantasma di Mozart.
ANTONIO: "Oddio! Chi è la?"
FANTASMA DI MOZART: "Calma.sono io."
ANTONIO: (alquanto terrorizzato): "Io chi?"
MOZART: "Io, (pomposo) Wolfgang Amadeus Mozart. E tu? Sei tu?”
ANTONIO: "Direi proprio di sì. Ma tu non sei morto?"
MOZART: "Ma perché me lo ricordano ogni volta che appaio?! Dico io! Un povero fantasma non può apparire ogni tanto?! Eh?! E poi ho qualcosa di importante da chiederti! Dico io! Uno viene qui, da te, a chiederti un favore e tu che fai? Gli dici che è morto! Mi hai.mi hai.mi hai ferito qui (si tocca il cuore) nei senti.sentimenti.buah." 
(crisi di pianto isterico e, soprattutto, finto). 
ANTONIO: "Ma no.ma no, su, signor Mozart, suvvia, si calmi
…mi dica cosa vuole…” 
FANTASMA DI MOZART: (con un enorme sorriso smette subito di frignare, si ri-infila il tricorno e fa un inchino)
Mi permetta di presentarmi, sono Wolfgang Amadeus Mozart, bambino prodigio, compositore, maestro di cappella del principe arcivescovo di Salisburgo, celebre violinista e anche (sorriso compiaciuto) una discreta beltà. Un gran figo, oserei dire."
ANTONIO: (sguardo come per dire "sì, certo, come no").
FANTASMA DI MOZART: (inchini e pavoneggiamenti) "Son qui dunque venuto a domandarvi se voleste gentilmente raccontare la mia storia.(Antonio fa due occhi così) sì? grazie mille.Cominci col narrare qual grande genio io sia stato.la mia augusta mente.il mio massimo talento che mi hanno elevato agli allori della divinità e.ultima per posizione, ma non certo per importanza, la mia maschia beltà ed il mio umorismo." (si riporta nel punto dal quale è sceso, il raggio lo illumina di nuovo, riparte la musica. È a metà della salita quando si blocca (musica minacciosa) con voce terribile): "Ma bada! Voglio che sia magnifica, come io sono stato, tormentata, come me, e, soprattutto, fedele al protagonista!(sorriso compiaciuto, inchino)…Me…” (ride)Va bè qualche licenza te la consento, va bene?
Parte una musica felice, lui gesticola e lascia lui, solo e sbigottito.
ANTONIO: “Tipo?”
FANTASMA MOZART: "ti confesso un fatto che non sa nessuno, se ci penso ancora mi fa male,(e si tocca il sedere) Dunque: rammenti i funerali di Maria Antonietta, la regina? Non ci volevo andare, che noia! E non ci sono andato! Ma non potevo pensare che il cuoco del conte si permettesse di darmi un calcio nel sedere! Proprio così un calcio e mi ha licenziato! Ma ci pensi, licenziato da un cuoco, che c'entra dico io il cuoco con la musica. E così mi sono ritrovato col sedere a terra!"
ANTONIO: bigottito si aggira per la scena mezzo disperato, ancora incredulo per quanto ha appena visto.
“Ma non lo so io!…cioè…io divento matto…’sta roba mi fa proprio male…(butta via la bottiglia)…anche se…(prende una sigaretta, la contempla, ispirato)…ancora non l’avevo toccata…bah…(butta via anche quella)…il problema è che mi sa che io quel tipo l’ho visto veramente, ho idea…aiuto! Divento matto! PROFESSORE!
Entra un tipo basso, pelato, con la barba e gli occhiali inforcati che trascina un
divanetto da psichiatra
SIGMUND: (con accento tedesco esagerato e marcatissimo) “Ja…gut gut, junge…anzi…molto male,ja! Dunque, junge, tica tutto a profezzore zuo…tica tica…” (sistema gli occhiali e siede sulla poltrona a gambe incrociate, tira fuori dalla tasca un taccuino e prende la matita che ha dietro l'orecchio)
ANTONIO: (che intanto si è sdraiato sul lettino inizia a raccontareJ “ehm…sì dunque…professore…quello che è successo…sì…stavo 
qui a leggere tranquillo, ascoltando un po’ di musica…”
SIGMUND: (interrompe) "Tut tut…ke tipo ti musica ascolta fa…? tica tica…”
ANTONIO: "ehm.era solo un'aria del "Don Giovanni" ma."
SIGMUND: "ah dunque lei ascoltafa aria ti "Ton Ciofanni" Ja ja…
ja..” (scrive qualcosa sul taccuino con aria seria)
ANTONIO: "ehm.sì.e stavo ascoltando questa musica quando, all'improvviso, la musica è cambiata, è diventata più.più forte.
( il Sigmund annota, borbottando:) 
SIGMUND:“musica difenta più forte, ja…”. 
ANTONIO: “e un fascio di luce bianca è apparso e, al centro di 
questo fascio di luce…”
SIGMUND: ".fascio ti luce.tica tica."
ANTONIO:”…è apparso……….Mozart…”
SIGMUND: (prende uno scossone, gli si stortano gli occhiali, gli cade il taccuino): "Was?! Mozart? Nain! Azzolutamente impozzibile!" 
(si rimette in ordine, risale sulla poltrona) “tica tica…”
ANTONIO: "sì.è apparso veramente e.e mi ha detto di.di.di 
raccontare la sua storia…” (Sigmund prende un altro scossone)
SIGMUND:“tica tica…” 
ANTONIO“e la vuole… magnifica, come è stato lui… tormentata, 
come lui, e, soprattutto, fedele al protagonista…Lui…”
SIGMUND: "Ja.gut gut..tunque.ehm.allora.noi afere qui grante disturbo a livello psiko-fisiko-traumatolociken, ja? Ja. 
Und adezzo noi defe fare kura, junge .” 
ANTONIO: "Kura?" 
SIGMUND: (con aria di chi la sa lunga) "Ja, kura. Lei defe 
ripozare, ripozare und…affaticarsi? Nain! Ripozare!” 
ANTONIO: "e. per quanto riguarda Mozart.?"
SIGMUND: "ma è kiaro!Tu dofere fare cvello ke lui detto te di fare, 
ja! Ovvio! Bisogna zempre fare cvello ke granti tire! Jawhol!”
ANTONIO: (titubante) "quindi.?"
SIGMUND FREU: "Qvinti tu tefe fare cvesto: tefe raccontare cvello ke sa di Mozart e di sua storia, KIARO?!"
ed esce portandosi dietro il divanetto e lasciando Antonio alquanto sconcertato.

SCENA II

Antonio si aggira per la stanza con le mani dietro la schiena con l’aria(tipicamente sua) di chi non ci sta capendo niente.
Inizia ad interrogarsi sul da farsi ma il fantasma lo spaventa e lui sviene.
ANTONIO: "Che sia la mia mente a farmi questi scherzi? Eppure io son certo di aver visto il fantasma di Mozart sbucare dal soffitto (Mozart scende, pian piano, ghignante) e parlarmi, anche se.beh a rigor di logica è morto no? (si rivolge al pubblico) è morto nel 1791(Mozart, a metà discesa, annuisce), quasi due secoli prima che nascessi. Ed ora siamo nel 2006. A quest'ora è bell'e che decomposto!(Mozart, che intanto è tornato giù e si è messo a scimmiottarlo da dietro, gli fa la linguaccia) già.(Antonio assume all'improvviso un'aria pensierosa) il corpo si decompone (Antonio rabbrividisce, come pensando ai vermi e decompositori vari) bleah.ma l'anima no.quello poteva essere benissimo un fantasma.uno spirito!(Mozart, ironico, prende in mano la bottiglia e si paragona al contenuto) Già…(Antonio ancora non si è affatto accorto della presenza del compositore che lo sta prendendo per i fondelli)…già…un fantasma…brrr…raggelante…(Mozart continua a scimmiottarlo esasperando i suoi gesti di riflessione, paura.)…e quindi…mi sa che adesso mi conviene raccontare la sua storia, altrimenti, pestifero com’è (Mozart fa un inchino come se avesse appena ricevuto una grande lode) è capace di perseguitarmi per il resto dei miei giorni e anche più! Anch'io ho una carriera!(Mozart annuisce, ghignante. Antonio si gira, lo vede e si spaventa)AAAAAAAHHHH!!!!!!!!!”. 
(sviene, Mozart scoppia a ridere)
FANTASMA DI MOZART: "Ah ah ah! È svenuto! Ah ah ah! Oddio! Non sapevo fosse così divertente spaventare le persone! Adesso che lo so…e chi mi ferma più?! Mozart alla riscossa!” (esce il fumo che permette il cambio scena.)

ATTO PRIMO

PERSONAGGI: MAMMA, MOZART, NANNERL, PADRE, DIRETTORE DEL TEATRO, REGINA, DIGNITARIO DI CORTE, BALLERINI


IL PICCOLO MOZART
Sullo sfondo del palcoscenico troneggia un pianoforte, dietro e sopra al quale è teso un telo per le proiezioni. Sul lato sinistro del palco c’è uno specchio dorato e a fianco ci sono delle finestre dalle quali si intravede un lungo viale alberato e delle siepi.
Il pianoforte è illuminato da tre fari, due laterali gialli, ed uno centrale arancio.
Di nascosto da dietro una tenda entra timidamente il piccolo Mozart, si avvicina al piano e comincia a suonare le note del Flauto Magico. Con una dissolvenza di luci si oscura il palco e il piccolo Genio esce.
(Opzione: con una dissolvenza di luci si oscura il piano e si procede con la proiezione di tre momenti importanti della vita di Mozart: infanzia, matrimonio e gloria).
Sempre con una dissolvenza di luci si ritorna con l’attenzione sul palcoscenico, dove il piccolo Mozart è già uscito dalla scena.
Entra in scena la mamma, sistemandosi la parrucca, specchiandosi allo specchio disposto sul lato sinistro del palcoscenico. Mentre parla tenta di sistemarsi il seno rialzandolo un po’, e liscia il vestito. 

MAMMA: (guardandosi attorno) “Possibile che in questa casa… non ci sia… nessuno? Dove sono andati a finire, Leopold, Nannerl e…. (piccola pausa e poi comincia a chiamare) Amadeus, Amadeus (con fare canzonato dolce e calmo, ma non ricevendo risposta si irrita e chiama di nuovo con fare irritato e autoritario, ma non riceve nessuna risposta) -Amadeus! Wwwolfang"!(ringhiando) 
( non ricevendo ancora nessuna risposta chiama velocemente a denti stretti e battendo ripetutamente i piedi a terra) Mozartino, Mozartino, Mozartino vieni qua! Oh che disperazione ( porta la mano sulla fronte mentre da le spalle al pubblico)……che sconcertazione…( si rivolge al pubblico girandosi solo con la testa e dice) si può dire? Boh non lo so ( si tira una sciarpetta indietro e ridà le spalle al pubblico. Inizia così a cantare, muovendosi per la stanza e mimando).

Non so che fare
è un ragazzaccio
vuol sempre solo giocare.
È un tipaccio
irriverente
e impertinente.
Un grazioso genio
sicuro di sé. 
Sempre a suonare 
sempre a studiare 
nel sonno poi
ripete sempre
do, mi, sol, si, do, mi, sol, si.
Mi piange il cuore
pe’ sto ragazzo
è uno smilzo
e …anche un po’ pazzo
(sospiro. ahhh)(parlato) 
non so 
(sospirando) e non saprei.!
Ecco che arriva…
che ti farei….
(ecco che arriva, entra Mozart giocando con una palla di pezza.)
MOZART: " Mamma, mamma sono qui cosa c'è che.."
MAMMA:(viene interrotto bruscamente dalla mamma che alzando la voce e poi riabassandola risponde) " Ti –ho- detto MILLE volte che non si gioca a palla in casa! (intanto Mozart cerca di abbracciare e farsi coccolare dalla mamma che lo tiene a bada e lontano) Embè che è sta novità. L’hai dimenticato? L’hai scordato? (E ridacchiando ripete) l'hai scor-da-to, 
l’orecchio? Oh bello bimbo te le passo sai? Comincia a studiare!”
MOZART: "Ma, mamma ti prego solo un po' di relax. Ho appena finito di comporre un buffetto!" (sbuffando ed implorando)
MAMMA: "Un puffetto, toh ha composto un puffetto ( si rivolge al pubblico e) dice lui!"
MOZART: "No mamma, non un puffetto, un buffetto!" (battendosi sulla guancia la mano)
MAMMA:(si rivolge al figlio in modo isterico e autoritario) "Un puffetto un buffetto sai che differenza. A studiare! Tsè un puffetto. Se non la smetti di farneticare chi lo sentirà tuo padre.!. (dopo una pausa con fare dolce e trasognato) Leopold è così apprensivo, si preoccupa del nostro futuro, (ritorna alla realtà e alza la voce) quindi cerca di non deluderlo. Ora vado a rilassarmi un po', prenderò un te, tu intanto comincia". Mentre sta per usceire dalla scena, la mamma, si gira torna da Mozart e gli toglie la palla dalle mani dicendo "E dammi questa palla, vediamo se si comincia a ragionare in questa casa!" 
Il ragazzo rimasto solo, gira per la stanza piangendo e farneticando,
MOZART: ( gesticola indicando la madre che è uscita di scena) “ La signora madre è tutta matta basti pensare che per lei uscire di casa senza aver ca…(guarda il pubblico e si porta la mano alla bocca nel tentativo di non far uscire qualcosa di sconveniente ma poi continua)…iiiiiinsomma uscire senza aver fatto pupù è un concetto d’infelicità, ma cosa vuole da me, Nannerl dove sei?, ho bisogno di te, cosa fai!? Vieni!" 
(affranto si siede al pianoforte e comincia a comporre e a cantare. entra in scena 
la sorella che lo consola e insieme si alternano nel canto.)
NANNERL: “Amà cos’è successo, quando stai così è segno che sta per nascere qualcosa, cosa darai alla luce questa volta?” (cominciano a cantare alternandosi,) (entrano discreti i bambini del coro che si mettono in un angolo, in piedi ai lati del gruppo stanno Papaghena e Papagheno) Nannerl e Mozart cantano rivolgendosi ad un bambino tra il pubblico o tra il coro.

USARE IL VENTO

CORO
Bella stella dimmi tu
cosa vedi da lassù.
Da lassù io vedo te
da lassù io vedo te
Bella stella dimmi tu
cosa vedi da quaggiu’.
Da quaggiù io vedo te
da quaggiù io vedo te.
MOZART
(rivolto al pubblico) 
Io Amadeus bambino
parlo al tuo bambino interiore,
a quella parte di te che le storie sa ascoltare,
che sogni più grandi sa costruire.
Al tuo cuore che nasce ogni mattino 
per far galoppare la fantasia
e felice da agli uomini, il meglio di te 
che qui impari a essere.
NANNERL
So chi sei, cosa fai e cosa sogni,
se pensi che nessuno ti veda e ascolti, comprendi:
sei la stella del cielo notturno.
Sei qua, ti pensi nel buio profondo,
ma tutti ti vedono e sanno di te,
tu solo non sai.
Io stesso ti vedo e gioisco per te, 
la tua luce mi guida,
sono le mie armonie uno specchio per te,
per dirti chi sei,
così vedi e gioisci della luce che tu, 
nel tuo ignaro brillare, non sai di essere.
MOZART
Ecco, io Amadè e la mia musica
ti portiamo tra giostre e altalene
a vivere il vortice, il brivido
e il profondo sussurro di te stesso.
Qui, ove il presente e l’eterno in te zampillano,
io suscito la tua fantasia
la tua esilarante e sempre nuova 
danza sul mondo.
NANNERL
Sei qua, nel profondo del cielo e tutti ti vedono.
Io ti guardo, dolce bambino,
ti chiamo con le mie note,
il suono della mia musica ti raggiunge
e tu sai chi sei.
Ogni istante mi giunge il meglio di te stesso,
ma adesso, a che serve sapere chi sei
e con quali sinfonie riempi il cielo?
Ama,…ama… dolce bambino, piccolo uomo,
ama ciò che sei e io gioisco del tuo brillare.
MOZART
Sono qui... 
all’ombra dei grandi alberi del mio viale,
ove amo stare con lei, mia madre,
e ascolto le grandi armonie che suono per me.
La musica viene col vento
emozioni ti vuol regalare.
Il vento che sradica vecchie illusioni,
che apre le porte regali,
che sa diventare leggero e soave,
che umide nubi sa regalare, a te
che un seme nel cuore sai far germogliare.
Il vento del sole che brucia bellezza
lanciandola in mille giochi di luce,
in fuochi attizzati nel cuore che sei.
Il fuoco del cielo è un seme qui in terra,
un seme che fiore fai diventare
or che il vento del sole tu sai ascoltare.
In fondo al tuo cuore ti lasci bruciare
dal fuoco d’amore che senti pulsare,
lascia arrivare le nubi leggere
il pianto, il sorriso, il fratello da amare.
Entra la mamma avvicinandosi ai figli, seguita dal Padre.
Questo dialogo è opzionale
NANNERL: "Buongiorno signor padre, madre!"(inchinandosi appena)
MOZART: (gira lo sguardo verso il padre con indifferenza) "Buongiorno Signor Padre (accenna ad un sorriso, fa un inchino verso la mamma) Signora madre!" (Si ricomincia a recitare, la mamma gli si avvicina amorevolmente)




MAMMA
In ciò che la vita ti dona ogni istante
è il seme che sboccia e pian piano matura,
lo trovi nel vento che sfiora il tuo viso
e senti in te rifiorire il tuo cuore.
Quaggiù, nel profondo del momento più grande,
il vento depone un seme di vita.
Protetta da un ventre di grande silenzio,
insieme al tuo pianto, una gioia già nasce
e mentre nel mondo tu vaghi, tu cerchi
in fondo al tuo cuore la risposta conosci.
PADRE
Chiama la forza! È il vento che vibra!
Brilla del sole sulla terra che sei!
Continua così, ogni giorno a volere,
ad essere nuovo ogni mattino.
Lascia che il vento spazzi i ricordi
così che il passato diventi l’oblio,
da cui attingere acqua e sostanze
per questo nuovo germoglio che sei.
MOZART E NANNERL
Ogni giorno bambino ti vuole la vita,
capace di accogliere in te meraviglia,
capace di fare del seme del cielo
il nuovo pensiero che plana sul mondo.
Tuo è il pensiero che giochi lassù...
lo prendi dal cielo ove sei una stella...
ne fai il tuo mondo gioioso e felice
nella Vita che crei ogni giorno quaggiù.
Pensiero di luce, di pace, di gioia
di un uomo nuovo che sa fecondare
il meglio di sé contemplato lassù
e ora disceso a giocare quaggiù.
CORO
Bella stella dimmi tu 
cosa vedi da lassù.
Da lassù io vedo te 
da lassù io vedo te
Bella stella dimmi tu 
cosa vedi da quaggiu’.
Da quaggiù io vedo te
da quaggiù io vedo te.
I genitori parlottano insieme mentre i due mozartini si dirigono al piano
NANNERL: "Ed ora suona per me,.ti và? Cosa vuoi dedicarmi oggi!"
(Mozart si siede al fortepiano e comincia a suonare la Finta Buffa)
MOZART: "Ascolta questa..(mentre suona si muove trasportato dalle note), quando sono al pianoforte, (pausa) la musica, (pausa) le note, (pausa) tutto è soltanto mio."(sorride) 
(Il padre che ascolta estasiato la genialità del figlio, si avvicina, mentre la mamma esce di scena)
PADRE: (da un piccolo colpetto alla figlia sulla spalla sorridendole) "Buon giorno. Bravo Amadeus! Il mio piccolo genio,… sangue del mio sangue. Tu sei molto bravo, ma ricorda che la tua musica deve essere piacevole, altrimenti si muore di fame, è questo quello che tu vuoi?”
MOZART: "Certo che no, signor padre".
PADRE: “Cosa ne dici, allora di esibirti alla corte della regina Maria Teresa, insieme a Nannerl, sarà un successone, sai che applausi, che gloria ( si strofina le mani pregustando successo e gloria e denaro), il nome dei Mozart farà il giro di tutte le corti."
MOZART: "A dire il vero (piccola pausa) non mi va neanche un po', se vuoi ti do lo spartito e glielo fai sentire tu (ride fragorosamente e poi a scatti) ah.ah.ah. Di vedere gli aristocratici non ho proprio voglia, sono troppo noiosi e pomposi".
PADRE: "Ma cosa dici, piccolo impertinente! Allora non hai capito proprio niente, bisogna suonare sì per le persone, ma soprattutto per quelle che contano! Hai capito ora?” 
MOZART: (Mozart fa si col capo, si gira verso il pubblico e sbuffa vistosamente e agitando le mani) 
PADRE: "E poi sono io che decido, ho dedicato tutto me stesso alla tua formazione e non ho intenzione di perdere tutto per la tua impertinenza! (Esce così di scena il padre che grida) : moglie prepara bagagli e figli, si parte, bisogna che qualcuno pensi al pane e non solo al gioco”.(da dietro le quinte giunge la voce della moglie che dice: Meno male!)
(Escono tutti dalla scena velocemente. Intanto vengono introdotte due sedie da due paggetti, entrano i dignitari di corte con la regina ed il suo erede, poi entrano Amadeus che ora indossa la marsina rossa, il padre che indossa la giacca e Nannerl che indossa uno scialle) 
PADRE: " Miei signori ecco davanti a voi il genio bambino, mio figlio"!(il papà scandisce il nome dando una pacca sulla spalla del piccolo Mozart) Mozart Wolfang Amadeus".
MOZART: "Ecco qui il genio che non ha bisogno di studio, è bene solo che si mostri". (interviene sarcastico Amadeus, che rendendosi conto dell'impertinenza, ride. Anche il padre e la corte sorridono alla battuta impertinente, così il padre si appresta a presentare anche la figlia)
PADRE: "Permettetemi di presentarvi anche la deliziosa Nannerl, che accompagnerà il fratello al forte piano"(i due fratelli seduti al piano eseguono il brano scelto lasciando la corte estasiata, la regina non da meno applaude entusiasta. A questo punto il padre interviene dicendo).“Mia Regina, mi permetta di farle vedere quello che il mio bambino sa fare, sono sicuro che nessuno vi riuscirebbe, il mio piccolo ometto ha la musica, le note nell’animo, e per lui suonare è tanto naturale, quanto per noi parlare, camminare (dicendo così benda il piccolo Mozart e lo invita a suonare). Su, inizia".
Mozart si siede al forte piano e inizia a suonare la Canzonetta in Do, e la Canzonetta in Re. Dopo l’esecuzione una nuova ondata di applausi, il piccolo Mozart finito di suonare e senza timore balza in grembo alla regina e le da un bacio abbracciandola, mentre Nannerl, più timida s’inchina.
MOZART: "Grazie mia regina , se ciò le è piaciuto così tanto, allora vuol dire che lei come me ama le cose belle!"
Tutti ridono della battuta impertinente di Mozart, anche la regina che lo ricambia con un bacio. La corte si rallegra e due mozartini cominciano a suonare un minuetto. Due dignitari di corte discutono animatamente sulla musica di Mo-
zart, in contrasto con gli schemi musicali del tempo
DIRETTORE DEL TEATRO: "È un ragazzo veramente impertinente, che modi, di parlare a sua maestà".
REGINA: "Su caro dignitario è solo un ragazzo! che bambino simpatico, e che talento, una musica così giovane così allegra... sono certa che il suo futuro sarà costellato di grandi successi" (rivolgendosi al direttore chiede) cosa ne pensa lei?"
DIRETTORE DEL TEATRO: "non credo che questo giovanotto possa avere tanto successo, troppe novità, troppe note, troppo rumoroso, ai miei tempi.."( viene interrotto dal dignitario)
DIGNITARIO DI CORTE: “ Mi permetta non sono d’accordo con lei, questa musica darà quella novità che serve per ringiovanire i gusti della corte, e non solo, riempirà gli animi di giovani emozioni, quelle che un tempo aleggiavano anche nei nostri pensieri e che abbiamo sempre nascosto opportunamente, rintanandoci nelle tradizioni, che seppure belle, a volte diventano un po’ noiose se non si lascia passere una ventata di freschezza”.
REGINA: (incuriosita della novità musicale, dà ragione al dignitario e accoglie il Mozart, dandogli altri appuntamenti) “ Sono d’accordo con lei, la sua musica è giovane e come dice lei è fresca, ti avvolge e ti rianima, sicuramente piacerà a mio figlio, che a volte s’annoia e spesso s’addormenta ai concerti. Vorrei rivederli ancora i Mozart, una ventata di freschezza è quello che ci vuole in questa corte. Confido in lei per concordare con il signor Mozart altri incontri a corte”.
Iniziano le danze. Quando il ballo finisce, la corte pian piano e parlottando esce dalla scena...si abbassano le luci e si chiude il sipario. Una voce fuori campo introduce il secondo atto con un Mozart giovanotto.

ATTO SECONDO

PERSONAGGI: MOZART, MAMMA, PADRE, NANNERL,PAPAGHENO, PAGHENA, TAMINO, PAMINA, CORO


GLI AMORI E LE INCOMPRENSIONI 
DEL GIOVANE MOZART
Al posto della nobiltà che esce di scena mentre discute e ridacchia, vengono introdotte due piccole siepi ed una panchina da Papaghena e Papagheno, a questo punto entrano in scena Mozart che canta e la mamma. Entrambi mimano le strofe della canzone. La mamma ansima, mettendosi una mano sul diaframma ed una in testa. Mozart l’accompagna sostenendola con un braccio per i fianchi e prendendole la mano.
MOZART: "Madre venite, c'è una panchina, sedete qui, vedrete, fra 
poco vi sentirete meglio”.
MAMMA: "Grazie, figlio mio non preoccuparti passerà presto".
MOZART: "Io mi preoccupo sempre per la signora madre, siete così fragile! "
MAMMA: "Ma no, cosa dici, è solo un malessere passeggero. Ora arriva tuo padre, vai tu, io lo aspetto qui!"
MOZART: "Aspetto con lei, non la lascio sola!"
(Mozart e la mamma si dirigono verso la panchina, Mozart aiuta la mamma a sedersi, le prende la mano e se la porta al cuore e i due cominciano a cantare. Durante il canto Mozart porta a sé il capo della mamma e lo bacia socchiudendo gli occhi, una lacrima scende sul viso, la mamma allora lo accarezza prende un fazzoletto e gli asciuga delicatamente quella lacrima.)


MADRE E PADRE
MOZART
La mamma...
Cielo del mio cielo, il mio vortice
prima sinfonia, cascata d’azzurro.
Nei miei giochi, nel mio bambino
c’è lei, festa di luce.
Corriamo insieme nel lungo viale di tigli del parco.
MAMMA
Ohhh! Il respiro sempre avaro, 
fermiamoci... in piccole radure,
su profumate distese di violette,
su tappeti di foglie rosse.
MOZART
Il sole filtra tra i rami
vieni, fermiamoci, aspettiamo,
chiamiamo, supplichiamo. 
MOZART-MAMMA
Aspettiamo...
che nel petto la freschezza dell’aria ritorni
a spegner la sete, 
a riempire il vuoto della gola e del cuore.
MOZART
Piccoli eterni momenti di tenerezze e sussurri
in questi angoli del parco
che aprono i miei occhi a visioni incantate.
Ogni foglia una stella viva e brillante,
accesa e palpitante
che vibra per me.
Il nostro sguardo sul prato
distesa di verdi e d’ azzurri,
tra macchie di fiori
e costellazioni di violette.
Qui, ora, il mio cuore bambino si tuffa 
come stella luminosa 
in te, amore del mio Cielo.
E la musica... la musica
che sale, prorompe
e il mio cuore s’ incanta.
Suoni vibranti che escono a fiotti
mentre, il viso accarezzo, 
al petto t’ abbraccio.
Mamma!
Seno non succhiato, calore mancato
fatto Sogno. Oh, sogno creduto!
Apri il mio sguardo
spalanca il mio orecchio 
su chimere di suoni, note, arpeggi e armonie.
“Chi Sono”, ancora non so.
Tu mi conduci in fondo al sentiero.
MAMMA
Nascosto da veli di grande silenzio
serbo un ricordo impresso nel tempo,
è il dono per te, Wolfang bambino.
Tra i viali del parco nel freddo mattino,
nell’aria pungente che apre il mio petto,
col vivo dolore ritrovo il ricordo. 
( entra piano il padre da dietro una siepe e si avvicina ai due)
Ti parlo di lui, dell’uomo che amo
il solo che è qui, a regnar sul mio cuore.
MOZART
Mi sveli un amore che conta i miei anni
PADRE
Ti svela un amore che conta i tuoi anni.
MAMMA
Racconto di stanze segrete e gentili,
di complici baci, di abbracci donati. 
Parlo di candide coltri gioiose
rivelo di mani forti e regali.
PADRE
(Il padre s' avvicina alla madre, l' abbraccia e l'invita a raccontare)
Racconta di cose lontane e terrene
impresse nel cuore di Wolfang bambino,
quando tra giochi, sguardi, e carezze
al Genio s’ apriva il grande destino.
MOZART
(Mozart s’ avvicina alla mamma, si guardano e dialogano)
Parli di me e fissi il mio sguardo,
e il vivo ricordo s’inonda di luce,
entri nel cuore attraverso i miei occhi
e io mi perdo in un fiume di forza.
In fondo ai miei occhi
abbracci il tuo uomo
e ancora una volta accogli la vita.
Così oggi io nasco al mio stesso sapere,
così oggi io schiudo nel ricordo rinato,
la sorgente da cui attingo il respiro.
Così mi regali il Padre con l’uomo
e dico: “...Io sono” al mio stesso destino,
qui nell’ istante si apre l’eterno...
Io nasco bambino di seme divino.
PAPÀ E MOZART
La mamma, è Sorgente di note geniali,
è la donna del Sogno che ho ritrovato,
figlio a me stesso rinasco al ricordo
e dalle emozioni mi lascio portare.
La donna, è il Cielo dell’ Anima Nuova,
lei apre a visioni celate nel cuore,
a musiche eterne che tu puoi sentire
se dagli abbracci ti lasci portare.
(qui Mozart lascia soli i genitori, mettendosi vicino ad un cespuglio, osservan-
doli da lontano, intanto il padre prende la madre fra le braccia e la porta via)
MADRE: “ Amadeus è proprio come te, siete due gocce d’acqua. Anche tu hai voluto fare da solo, rompere con la consuetudine e lo status quo, anche tu contestavi la tua famiglia per affermare te stesso e realizzare i tuoi sogni come tu volevi”.

PADRE: “ Si hai ragione, lui mi somiglia molto, proprio per questo non voglio che faccia gli stessi errori miei, allontanandosi dalla famiglia. È giovane e qualcuno deve pur indirizzarlo”.

MADRE: “ Lascialo fare, tu sei riuscito nel tuo intento, anche se hai sofferto. Lui non è da meno di te e lo sai, io vedo in lui una grande genialità, diamogli fiducia”.
(a questo punto si avvicina verso il centro della scena Mozart mentre i genitori si posizionano nella parte posteriore del palcoscenico. Durante il monologo, Mozart gira sul palco, riflette e agli ultimi versi si va a sedere sulla panchina)

MOZART
Un Padre, una Madre in me sempre vivi
chini su me a vegliare i miei passi,
nel mio eterno andar per le strade del mondo
il loro profumo poter ritrovare.
Non guardare ai miei giorni di freddo e miseria
la mia povertà è solo apparente,
io posso svendere le mie sinfonie
e i pezzi di cielo che la musica svela.
Sii al di sopra di ogni misura
di ogni calcolo, di ogni controllo,
sentiti vivo nella Grande Armonia 
a piene mani prendi la vita.
Il Padre e la Madre che siete a voi stessi
qui nell’immenso sappiate abbracciare
e liberi, nuovi, dal Sogno rinati, 
le vostre canzoni venite a danzare.


(Mentre il padre e la madre lasciano la scena Mozart resta lì solo con lo sguardo perso nel vuoto seduto su quella panchina. Finito il monologo entra Nannerl 
allegra, con la quale si confida)
NANNERL: "Ciao Amadè, che hai? Ho visto la mamma e il papà abbracciati, che è successo? Non pensavo che ci fosse tanta tene-
rezza fra di loro.”
MOZART: "Su, Nannerl, non scherzare sempre.."
( viene interrotto dalla sorella)
NANNERL: "Bè veramente sei tu il burlone di casa, che t'è successo, sei troppo serio,.(lo guarda con fare sospettoso e simpatico) rivoglio il mio fratellone!.. Almeno con te c'è da divertirsi, già le giornate 
sono così noiose.”
MOZART: "Sai la mamma mi ha raccontato del suo amore per pa-
pà, della passione che li ha legati”.
NANNERL: "AH!(spalancando la bocca e strabuzzando gli occhi, incredula)
MOZART:“Che non è stato affatto così,… così…come dire così”
(gesticolando con le mani)
NANNERL: "Stronzo?!?"
MOZART:“Bè…ehmm…si, insomma,… cosa vuoi io non sapevo,..
(sospiro) con noi è sempre stato così autoritario, così."
NANNERL:“Imbecille?!? Prepotente, assillante”?(dette tutte d'un fiato)
MOZART: "Ah ridaglie, oggi sei proprio ..(gesticola con le mani 
non sapendo cosa fare né dire)… come ieri.”
NANNERL: "Appunto, io sono io e tu chi sei? ( una piccola pausa fatta di sguardi gesti e poi.) Capisco!(come se avesse avuto un lampo di genio). Ti sei innamorato!. E hai trovato nel racconto della mamma l'uomo che era lui e l'uomo che stai diventando tu!.(piccola pausa accompagnata da gesti eloquenti di incredulità). Certo che un dongiovanni come te, non ce lo vedo accasato!?!. Vuoi veramente rinunciare a 
tutte le tue amichette?” ( segue un'alzata di spalle di Mozart)
MOZART: " Io non ho detto questo (ridacchia col suo fare quasi isterico)
….”(viene interrotto dalla sorella)
NANNERL: “Bene bene, …fai come vuoi! Ma per favore… non diventare come lui… lascia che la tua gioia si trasmetta agli altri, che le tue meraviglie siano sempre sincere, che il tuo amore per la vita sia sempre puro, lontano dalle angherie che il mondo ci riser-
va”. 
MOZART: " Sai ho dato al Salieri, il compositore di corte, alcuni miei brani musicali, speriamo gli piacciano e li proponga all'imperatore Giuseppe II."
NANNERL: " Al Salieri!?! Non lo conosci affatto bene. Stai attento, non ti fidare. Sei sempre il solito, prima di pensare agisci, va bè che 
sei un genio ma non diventare un genio fesso”.
MOZART: "Ma dai!"
NANNERL: "Non essere tanto sicuro che ti sarà d'aiuto! È un uo-
mo così strano!”
MOZART: "Ma no! Come sei sospettosa, ah, le donne! Vedrai che 
mi porterà al successo.”
NANNERL: "Perché chi altro è sospettosa come me?"
MOZART: "Sai.uhmmm. Costanza”
NANNERL: "Costanza? Chi è Costanza? Ah capisco la tua morosa, 
e com’ è dimmi bella?”
MOZART: "Stanzi non è come sua sorella Aloisia... bellissima, ma...lei è dolce(ridacchia)…ha due (mima le forme del seno e ridacchia di nuovo, mentre la sorella divertita strabuzza gli occhi di nuovo; poi si fa serio e dice). La sua tranquilla timidezza la fa tacere, ma i suoi occhi. e i suoi sospiri mi dicono assai più delle parole. Lei mi ama, ed anch'io l'amo..."(Viene interrotto da Nannerl che collega Aloisia con la smorfiosa che 
aveva fatto perdere la testa al fratello).
NANNERL: " Un momento, la sorella di Aloisia, ma.. Aloisia non è quella ragazzina che ti ha fatto perdere la testa e ti tratta co
me un pupazzo?”
MOZART: " Si, ma con lei non è andata bene, Costanza è diversa e mi ama così come sono, comunque temo che il signor Padre non 
darà mai il suo consenso, sai per via della famiglia…..” 
NANNERL: “Su, dai non pensarci. Vedrai prima o poi accetterà, stai tranquillo e poi sei ancora giovane per pensare al matrimonio, già così presto ci vuoi lasciare? Non pensiamoci più. Andiamo a divertirci, vieni!”
I due fratelli si tengono per mano e sorridenti saltellano e vanno verso le siepi 
che si aprono dando spazio ai personaggi del teatrino che viene avanti.
NANNERL: "Guarda! che sarà mai? Andiamo a vedere!"Tutto si ferma come un fermo immagine, entra il fantasma di Mozart, guarda i perso-
naggi e si mette al centro della scena
FANTASMA: "Il Flauto Magico, l'opera in cui più ho fissato il mio pensiero gioioso e la mia speranza sull'uomo. Saranno loro Pamina e Tamino a portarvi il mio messaggio e ad insegnarvi il cammino per incontrare voi stessi in fondo al vostro cuore".
Prende per mano Mozart, lo conduce al centro della scena. Sullo sfondo passano i folletti con movimenti di danza a due, tutti i personaggi del teatrino vengono avanti.


IL SUONO E LA MUSICA
CORO
Il giorno è fatica, freddo e miseria
le cose lontane, i sentieri interrotti.
Gli uomini e il mondo si credono schiavi
ma le loro paure son solo illusioni.
MOZART
Nel cuore sento le note pulsare
ascolto nell’anima una lieta armonia
riflessa lassù nel gran pentagramma,
che il cielo stasera apre sul mondo.
PAPAGHENO
Se la gioia diventa nostra maestra,
la paura si fa un più vasto sentiero
che induce la nostra cieca esperienza
a conoscerci in ogni anfratto del cuore.
MOZART
Se scruto oltre apparenti illusioni
il mio Orecchio già sente il Silenzio cantare,
all’uomo che tenta un nuovo cammino
la porta dorata si va a spalancare.
Al mondo che canta canzoni stonate,
per quelli che il canto già hanno interrotto,
parlo alla donna e all’uomo che sa
d’essere uno con la sua stella.
CORO
Ad ogni cuore affacciato sul mondo
ad ogni uomo che vuole imparare
diamo gli eterni sigilli da usare
e il genio del cuore si possa svelare
MOZART
A che serve in trent’anni bruciare una vita
a che serve cercare e tanto sapere,
tentar di rapire le note all’eterno
per dare al mondo un nuovo cammino?
PAPAGHENO
All’uomo perduto in fondo a se stesso,
che ancora non sa fermarsi e ascoltare,
non prende dal cielo le note sapienti
che toccano i suoni dischiusi nel cuore.
MOZART
La mia musica viva ed eterna
può unire l’eterno e il presente
essa fonde corpo e infinito
e dischiude il divino che sei.
TAMINO
Puoi volare oltre le stelle
cavalcare tramonti dorati,
puoi amare col cuore più grande
dove sai di essere un Re.
Se tu credi che ogni mattino
sei il creatore del sole che vedi
se tu sai che un potere divino
nelle mani ti può attraversare:
MOZART
La mia musica schiude universi incantati
ti da in mano le chiavi del regno
le tue paure puoi affrontare
dal fuoco divino ti senti animare.
CORO
Del Flauto Magico ascolta le note
percorri anche tu il nascosto sentiero,
è dentro di te l’universo di stelle
che placido e ricco riempie la sera.
TAMINO
Io, Tamino, attraverso il mio buio
incontro le forze più oscure che sono.
Le mie paure eran solo emozioni
or son mutate in allegre canzoni.
La passione prende il mio cuore in un gioco….
Per una donna…. o solo per me.
È in fondo alle intense emozioni che vivo
la forza più grande che voglio incontrare.
PAMINA
Diventa la forza che sembra fatica
paura, bellezza, gioco e passione
entra nell’attimo della tua storia
che ora si svela in quello che sei.
Per primo cogli in te l’emozione
che sempre accompagna ogni sentire,
accoglila... ascoltala... senza pensare
né giudicare, né separare.
CORO
Come la pioggia gonfia la terra
le note sapranno in te lavorare
e quando l’acqua in cielo risale
la verità tu potrai abbracciare.
PAPAGHENA
Sappi che tutto è degno di vita
sappi che tutto è frutto d’amore.
Ogni giorno che vivi viene da Te
non togliere nulla di quanto ti doni.
Sappi ascoltare con libero cuore
il tuo desiderio e ogni pensiero,
renditi onore in ogni tuo agire
è il Re che tu sei che devi seguire.
PAMINA
Nel pentagramma dell’emozione
la chiave ha svelato come essere usata,
continua a seguire Tamino nel buio
e un altro portale potrai spalancare.
CORO
Stai ora lontano dal sordo frastuono
fai un silenzio (vasto) profondo e capiente,
ascolta la musica che come un vascello
ti può traghettare oltre la soglia.
TAMINO E PAMINA
La sete ci spinge oltre ciò che sappiamo
e vinta ogni nostra umana paura
entriamo nel cuore di ogni sapere
trovando la forza che anima il mondo.
Le cose che pensi, il mondo che vuoi
nell’eterno mattino già sono vive,
lasciale solo arrivare alla soglia
per essere colte dalle tue mani.

Ancora una chiave ti voglio donare
trova gli Archè che conservi segreti,
del Flauto Magico ascolta le note
che toccheranno corde profonde.
CORO
Tamino s’inoltra su incolti pensieri
ritrova il cammino dimenticato,
i fantasmi dell’anima sa ora affrontare
dal giorno che ama ogni istinto è di luce.
TAMINO
Nel petto il cuore è aperto all’amore
una passione mi spinge a cercare,
or da Pamina mi lascio abbracciare
lei, mia regina di molte città.
Per amar la tua donna impara da lei,
lei sola è maestra di baci e carezze
è lei la regina dei grandi universi
che nella notte dei tempi hai creato.
La donna ha il cibo che nutre la vita
lei sola lo sa preparare e servire;
lei sola sa custodire nel cuore
ogni pezzo di cielo vissuto con te.
TAMINO E PAMINA
La stella gemella già pulsa nel cielo
penetra il buio che sei dentro te
e mentre tu abbracci un corpo di terra
una danza di luce canta sul mondo.


PAMINA
Tamino ho scelto come mio Re.
TAMINO
Regina è Pamina, ora per me,
io l’ho creata lasciando plasmare
il mio corpo di terra con l’amore del cuore.
PAMINA
Nell’amore dell’uomo è impresso l’eterno
è questo che s’apre ora con te,
io di Tamino sono la donna
avvincenti sento lo sguardo e l’abbraccio.
CORO
La chiave del cuore ha aperto il portale
un altro gioco ti voglio insegnare,
per imparare che ogni esperienza
diventa maestra in chi sa ascoltare.
PAPAGHENO
Vedi in chi incontri lo specchio di te
il meglio che sei lo trovi riflesso
nel volto di chi non sai accettare,
nel fare di chi vorresti ignorare.
PAPAGHENA
Questa è la chiave che apre all’amore
in chiunque tu ami, ami te stesso.
Ringrazia ogni incontro, in esso ti sveli,
permetti che l’altro ti insegni ad amare.



CORO
L’immenso universo ogni giorno si svela
in ogni fratello e sorella che incontri,
è lo stesso universo che sta nel tuo cuore
or le risposte in te sai trovare.
Parlare d’amore c’ introduce nel tempo
tu vinci il tempo e sei re del tuo mondo,
è nel presente la chiave divina
che apre le porte dell’infinito.
NANNERL
Accogli ogni attimo per ciò che è
sta nel presente l’istante e l’eterno
vivi adesso, nell’ora immortale
strappa all’oblio passato e futuro.
PAPAGHENO E PAPAGHENA
È nel presente che s’apre l’eterno
le mani s’inondan di forza e potere,
qui è la terra forte e profonda
in cui sei creatore di nuovi universi
MOZART
È nel presente la chiave geniale...
la storia dell’uomo è aperta all’eterno,
gioca col mondo come un bambino
dai tutto te stesso a questo momento.

Fantasma 
Beeelloo! ( dice estasiato) Ma…tutto questo…tutto quello che io ho lasciato, ha un valore oggi? In questo secolo consumato, senza valori…sarà veramente rimasto qualcosa della mia musica?


ATTO TERZO

PERSONAGGI: MOZART, PAPAGHENO, PAPAGHENA, AMICO 1, AMICO 2, ATTRICE, ALOISIA, FOLLETTI, MASCHERA, COSTANZA, FANTASMA, BAMBINI.


IL FLAUTO MAGICO 
All’apertura del sipario ci troviamo davanti un’orchestra e Mozart entra insieme ai piccoli allievi e li sistema nell’orchestra, Mozart sta provando con i bambini e l’orchestra. Entra l’amico impresario. Dopo un po’ entrano uno da destra e uno da sinistra, il soprano e il baritono che cantano un pezzo del Flauto Magico (Papagheno e Papaghena) i bambini sono folletti che rappresentano piccoli Papaghene e Papaghini. Il loro abbigliamento è costituito da una calzamaglia colorata verde per i maschietti e rossa per le femminucce, la maglietta invece è gialla per entrambi sulla quale sono appuntate foglie e piume colorate. Parrucche arancione, giallo e verde chiaro.
MOZART: "Venite qui piccoli miei e disponetevi tra l'orchestra, anche voi giocherete con le note del Flauto Magico".
AMICO 1: "Ecco è tutto pronto per stasera, ti ho procurato degli artisti d'eccezione, un soprano e un baritono. Hai fatto bene a venire tra noi, al Teatro Popolare vedrai sarà un successone! E risolverai anche tutti i tuoi problemi...compresi i debiti! Ma ora ascoltiamo la tua opera!"
Esecuzione del Papagheno e Papaghena i Papagheni si muovono sulla scena allegramente, mimando il raccogliere di fiori e la cattura di uccellini.
AMICO 1: " Che talento! Ero sicurissimo del successo!"
MOZART: "Si ho fatto bene a fidarmi di voi. Ero stufo della corte e dell'ostile Salieri, e così..(breve pausa, rivolgendo lo sguardo ai suoi allievi mentre si dispongono tra l'orchestra). eccomi qui. Rimpiangeranno di aver preferito il Salieri, come Direttore di corte, a me. Mi riprendo la libertà e la mia genialità. la mia musica. e mi butto nella mischia".
AMICO 2: "Amico mio, il Flauto Magico avrà successo anche negli altri teatri, so quello che dico. I personaggi che hai musicato sono così veri, finalmente hai rotto con quella cultura aristocratica e meschina, fin' ora cosa ti hanno dato?( fa segno "niente" con le dita) Ti hanno solo proibito di essere te stesso, con la tua musica e le tue scelte. Vedrai d'ora in poi le tue opere avranno migliaia di spettatori pronti a strapagare per vedere sul palco il grande Mozart...e sai gli applausi! Ci pensi? Mai più corti mediocri e prive di gusto ma folle di persone dall’orecchio fino”.
MOZART: "Non vedo l'ora, sono stanco di duro lavoro e poca fama, la mia musica dovrà diffondersi, nei vicoli di ogni cultura e aleggiare in ogni cuore. Ora che ho trovato il coraggio di assaporare la libertà che la corte mi negava, voglio tutta la Gloria che mi han-
no portato via anni e anni di sottomissione e censure”.
AMICO1: "Caro amico mio sei grande e lo sai, peggio per loro se 
non hanno saputo guardare oltre i vecchi canoni”. 
AMICO 2: "Tu sai cogliere l' ebbrezza della vita e trasmetterla a chi ti sta vicino. E ti assicuro che sarai apprezzato da chi ti verrà a sen-
tire, indipendentemente dal suo rango”.
AMICO 1: "Ti rendi conto, hai musicato la Natura! Con tutta la sua forza, hai dato l'anima ai miei personaggi. E questa tua genialità ora ti mette al centro del mondo, perché hai saputo esprimere tutte le emozioni e suscitarle in noi, coinvolgendoci nella tua creazione, li-
bertà e genialità. Con la tua musica raggiungi i cuori di tutti”.
ATTRICE: " Caro maestro le persone vivranno l' incanto della vita attraverso la vostra musica... la potenza dell'universo che ci circonda e voi trionferete là, sul podio, dirigendo questa meravigliosa 
opera”. 
AMICO2: " Ascoltando il Flauto Magico inoltre comprenderanno il valore della conoscenza. La nobiltà dovrà venire qua se vorrà sen-
tire la musica che nasce dalla vita”.
MOZART: "Questo volevo e voglio, avvicinare gli uomini alla musica e alla cultura. Andiamo a festeggiare, dall'Italia ho portato una scorta di Marzemino, purtroppo sono rimaste solo poche bottiglie, 
ma brinderemo lo stesso”.
AMICO 1: "Guarda chi sta arrivando, proprio al momento giusto, 
buonasera Aloisia, ti è piaciuta la prima del Flauto Magico?”
ALOISIA: "Geniale! Mi sono sempre chiesta come fai. 
Da dove ti arrivano tutte queste brillanti idee e queste cascate di note, con questa forza travolgente......e che fanno vibrare le corde più profonde dell' Anima?"
MOZART:“ Non lo so. Io vivo, semplicemente vivo e prendo tutto quello che il mondo attorno mi regala. Io scrivo per oboe, violini e fagotti, è così che si fa l’amore!”
ALOISIA: "Vedi che ho ragione? Pensi in grande e diverso, nella tua musica tutto ciò si sente. Si avverte che c'è passione, eros e amore"
MOZART: "Aloisia... Aloisia. tu sei un' attrice brillante e una brava cantante, vuoi sempre su di te le luci della scena, ma..non ti soffermi mai a pensare che c'è altro. C'è l'amore terreno e quello divino. Nella mia musica ci sono entrambi perché amo e mi piace vivere la vita in modo ampio senza limiti e pregiudizi. L'eros di cui parli, presente nella mia musica, l'avrei vissuto con te e insieme avremmo attraversato le grandi emozioni, quelle che provi facendo l'amore, mentre suoni con l'anima!"( si avvicina ad Aloisia e l'abbraccia schioccandole un bacio sulla guancia. Qui inizia il duetto con Aloisia).

L’AMORE *
(Con vestiti colorati, hanno appuntato sul petto una nota musicale. Entrano in scena muovendosi e cantando in modo cadenzato insieme a Mozart e Aloisia)

FOLLETTI MOZART E ALOISIA: 
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillano nel cielo blu.
ALOISIA
Amo un uomo che vive di suoni
che in ogni mio bacio rincorre una nota,
del genio sono la musa e la donna
avvincenti sento l’incanto e l’abbraccio.
Voglio che sia dentro un punto d’eterno
che resiste al tempo, pulsa e feconda,
che crea vita nuova e dolci armonie
che lascia il segno su questo mio corpo.
FOLLETTI 
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillano nel cielo blu.
MOZART
Con le mie mani voglio toccare
un amore divino quaggiù sulla terra,
geniale è il percorso se oso volare
oltre gli schemi in cui muore l’amore.
Esser corretti non è esser geniali
trovo le note in ogni mia donna,
così lascio entrar nella vita il divino
e vinco col mio smisurato pensiero.



Chiamo il vento… e il Vento risponde
mi porta nel Sogno, ora Realtà,
brillante diventa ogni pensiero
abbraccio goduto ciò che ho creduto.
FOLLETTI 
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillano nel cielo blu.
MOZART
Creare note che restino eterne?
Nell’amore le vado a cercare,
ogni donna una stella nel firmamento incantato…
Costanza ho rincorso lassù.
Aloisia, Dorella e Pamina,
Papaghena, Fiordiligi, e Despina
uno spartito ricco di note
ogni donna ha in serbo per me
ALOISIA
(con fare elegante e civettuolo)
Cantare note che restino eterne?
Nel gioco le vado a cercare,
ogni uomo una stella nel firmamento incantato.
L’amore ho rincorso lassù.
Amadeus, Figaro e Tamino,
Don Giovanni, Joseph e Papaghino
serenate ricche di note
che ogni uomo canta per me.
MOZART
(Mozart incassa il colpo con sguardo allegro ma sorpreso)
Ogni donna una voce, un sorriso
Ella è via, tratturo o sentiero interrotto.
Ogni donna un mistero svelato quaggiù
io mi vedo in fondo ai suoi occhi.
ALOISIA
Ogni uomo una voce, un sorriso,
egli è via, tratturo o sentiero interrotto.
Ogni uomo un mistero svelato quaggiù,
Io mi vedo in fondo ai suoi occhi.
FOLLETTI
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillano nel cielo blu.
Mozart e Aloisia
Nell’emozione danzan le note…
Qui, nell’abbraccio profumato e accogliente
tu, amore, vibri in fondo al mio cuore…
Diventi suono…e porti il mio nome.
FOLLETTI
Sul pentagramma nudo ed oscuro
le note danzano allegre e gioiose
in minuetti e giri di valzer
prendono posto sicure e precise
Qui nell’abbraccio scandito dal tempo,
ora che il cielo feconda la terra
una chiave di sol apre il sipario
a mille folletti allegri e gioiosi.ù
Mille folletti beati e scattanti
sempre fissati in fondo al pensiero,
mille folletti scatenati e gioiosi
prendono posto sicuri e precisi.


FOLLETTI
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillano nel cielo blu.
MOZART
Amare una donna per tracciare una via,
abbracciare una donna per entrare nel Nulla,
per spingersi oltre il tempo e lo spazio
dove risuonano mille armonie.
Amare una donna per amare la Vita
per abbracciare in lei le esistenze,
per diventare canale di vita
e dare alla storia il mio Sogno incantato.
Folletti
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillano nel cielo blu.
MOZART 
Amare Aloisia per creare le stelle,
la forza che incontro nell’emozione
è un raggio di luce che lascia la terra,
lassù nel cielo la mia stella compare.
ALOISIA
Amare Amadè per creare le stelle
nei suoi abbracci mi lascio portare,
un raggio di luce lascia la terra
lassù nel cielo la mia stella compare.

MOZART E ALOISIA
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillan nel cielo blu.
FOLLETTI
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillan nel cielo
sempre più blu.

MOZART: “Lo vedi quanto è importante per me la tua presenza? 
Cosa susciti in me? Voglio continuare ad amarti”.
ALOISIA: “Caro Wolfang Amadè, tu puoi fare come ti pare, io ho 
al mia carriera, Joseph….”
MOZART: "Joseph è venuto dopo di me, perché, dimmi perché 
non hai voluto sposasrmi ?”
ALOISIA: "Amadè, tu sei come l'acqua che scorre, non saresti stato mai solo mio. Un genio come te ha bisogno di sperimentare le mille vie che la vita gli offre, perciò crei queste meravigliose sinfonie, perché ti regali ogni attimo d'eterna gioia".

Insieme agli amici escono di scena, mentre si abbassano le luci fino a far buio.


LA FINE
Casa di Mozart: luci basse, il pianoforte e un tavolino, bottiglia e bicchiere di vino. Mozart brillo viene scortato a casa da due amici che restano un 
po’ con lui a scherzare
AMICO 1:“Ah! Che successone! È stato come rinascere! Strabilian-
te, un’ emozione viva e intensa, oltre ogni immaginazione”.
MOZART: "A chi lo dici? Il sangue mi scorreva così velocemente nelle vene e il cuore batteva così forte che mi sentivo morire. Che ne dite di un altro goccetto, stanotte ci vuole proprio! Sono tutto eccitato, (parlando tra sé e sé) mi ci vorrebbe proprio un goccio di Marzemino… uhmmm (guardando la bottiglia posta sul tavolo) ho quasi finito la scorta che avevo fatto in Italia…”
(tossisce...comincia a non sentirsi bene. )
AMICO 2: “Hai visto che pubblico! Tutti aspettavano di vedere il grande Mozart, è il tuo successo, la tua gloria! Non finivano più di applaudire”.
Mozart stanco e depresso si lascia cadere sulla sedia. Le luci si abbassano
AMICO1: “Ora noi andiamo, ci vediamo domani tu intanto ripo- 
Sa!”(escono di scena gli amici, mentre ridono di gusto commentando l'opera)
AMICO2: “Hai visto che successo, da domani non avrà pace con le 
donne”. (Mozart si siede al tavolino e comincia a scrivere. Già malato, trasandato, si alza più volte togliendosi il gilet, si sbottona la camicia, stenta ad alzarsi….quando… suonano alla porta e con grande fatica riesce ad alzarsi, 
prende il candelabro e va ad aprire. È una persona in maschera)
MOZART: "Un momento...arrivo..chi è lei cosa vuole?"
MASCHERA: "Son venuto per commissionare al Maestro un'opera 
per il principe, è in casa?”
MOZART: “Ceeerto! Sono io! prego accomodatevi pure…. ( si guarda i vestiti e cerca di riordinarsi, lisciando il gilet e sistemandosi i capelli, sorridendo ironicamente, poi si avvicina al tavolo, prende la bottiglia e indicando-
gliela dice:) vuol bere qualcosa, vuole farmi compagnia?"
MASCHERA: "No grazie, sarò breve. Quello che ho da dirle non 
richiede molto tempo”.
MOZART: (insiste portando davanti al suo viso la bottiglia mezza piena).
“È il Marzermino, è buono sai? Viene dall'Italia, assaggia".
MASCHERA: "No , non è il caso (accennando al no anche con la mano, mentre entra spiega cosa vuole il suo padrone e Mozart quasi tracolla, ha come un presentimento di morte incombente su di lui e si porta la mano al petto), quello che son venuto a commissionare è un Requiem, ma deve fare in fretta.ecco qua c'è un piccolo acconto per lei". 
(dato il sacchetto di monete saluta con un cenno del capo e va via) 
(Mozart tenta di chiedere il suo nome)
MOZART: "Ma non mi dice neanche il suo nome? (gli grida ) Chi siete? (breve pausa di riflessione mentre osserva il sacchetto) È come se la morte fosse venuta a visitarmi! Questi Luigi d'oro, però, mi fanno proprio comodo.anche se a darmeli fosse stata la morte stessa. ( con Ironia e ridacchiando) Fosse così, significa che anche dall’aldilà vogliono la mia musica celestiale, pensa che genio che sono! Le mie note arrivano fin lassù, era proprio quello che volevo!”
Intanto Mozart si risiede e cambia foglio e pur dolorante comincia a scrivere. In sottofondo si accenna qualche note del Requiem, sulle note Mozart gesticola esprimendo l’entrata del tamburo e dei violini. Entra Costanza in camicia da 
Notte. 
COSTANZA: “Amore mio, Come va? Ancora in piedi a quest’ora?! (si avvicina al marito con fare sospettoso lo guarda e richiede) 
Sei ubriaco vero? Sii onesto hai bevuto?”
MOZART: "No, Costanza. sono molto affaticato. Sai, oggi ho ricevuto l'anticipo per comporre una messa. dammi un bacio, la tua morbidezza mi rianima.. mi sento così male.." (si mette le mani tra i capelli, quasi a voler contenere il gran mal di testa. Costanza, col la mano gli accarezza il viso, lo prende tra le mani e lo bacia, si porta la testa di Mozart sul petto e lo stringe, lo coccola. Suo marito aveva dei mancamenti, sta-
va perdendo contatto con la realtà.)
COSTANZA: "Basta con questa musica, stai troppo male, per conti-
nuare a lavorare, non vedi? Non ti reggi neanche più in piedi!”
MOZART: "Ohh! Stanzi, Stanzi.la musica è una cosa serissima 
solo la vita è più seria della musica!”
COSTANZA: "Appunto! Cerca di riposare, vedrai domani starai meglio e potrai continuare"! (Mozart allunga la mano per prendere il bicchiere e bere ancora un sorso, la moglie toglie la bottiglia dal tavolo e dice:)
“Questa no!”
MOZART: "Dai Stanzi solo un altro goccio".
COSTANZA: "No, Wolfi, lo sai che ti fa male, ne hai bevuto abba-
stanza, ora basta”.
MOZART: "Voi donne tutte uguali, pensate troppo" (ridacchia col suo fare isterico, intanto le cinge il morbido fianco e le da un bacio sul seno, lei ri
cambia il bacio sulla testa) tornatene a letto, lasciami lavorare”.
COSTANZA: " Ti prego lasciami restare qui con te.voglio solo aiutarti! Mi fai sentire quello che stai componendo?"
(lo accarezza sul viso dolcemente)
MOZART: "È un Requiem, mi hanno commissionato una messa da morto, ma ci pensi, a me che la vita piace così tanto e così com'è!(ridacchia istericamente nel frattempo entrano i musicisti e, mentre Mozart mima gli strumenti, essi cominciano a suonare il Requiem) sei sicura di voler 
sentire? Non vuoi andare a letto?”
COSTANZA: "Senza di te?, no, non ne ho voglia, avanti fammi sentire".
Mozart comincia a leggere il brano sul Requiem. ad un certo punto Costanza s’avvicina, prende i fogli e si inserisce nel monologo di Mozart, continuano in duetto. Mentre comincia a leggere c’è la proiezione di flash back della sua vita.entrano in scena 3 musicisti che suonano le note del Requiem
(in scena 3 giovani 1 al piano 1 col violino 1 col flauto e suonano il Requiem)

IL REQUIEM?... UN GIOCO!

MOZART 
Solo i bambini posson sapere,
solo i semplici posson giocare
con le note più estreme, più assurde e squarcianti 
che non sanno aver fine.
Le mie ultime note cercate lassù
trovate nei miei faticosi respiri,
negli ultimi passi di danza nel mondo
con il freddo e la morte divido i miei giochi.
Note che ascolto nel profondo di me,
note il cui suono mi è ancora nascosto,
note che sento e vivo in un parto,
nate dal seme più fecondo di me.
Il Requiem che ho scritto, non ho suonato
donandolo al mondo come atto d’amore,
per amor dell’amore che ho conosciuto
per amor dell’amore che m’ha attraversato.
Requiem è il prato più arido e incolto,
il cielo più nero, freddo e segreto.
Requiem è in me l’estremo saluto,
il nulla cercato e con forza chiamato.
COSTANZA
È il vuoto ch’ è ventre d’ amori segreti,
è l’unico porto da cui ripartire.
È l’urlo che senti e nasce da te,
è la morte che stringe il tuo corpo di terra.

MOZART
Requiem è darsi al cuore del mondo,
morire a me stesso e rinascere in te,
in ogni cuore ch’ è fatto bambino
tornar come luce del Genio divino.
Requiem è darsi già morti a se stessi
e farsi semente di nuovi pensieri,
sapere che tutto è soltanto un gran gioco
per chi sa aprire sentieri di gioia.
COSTANZA
Tutto tu puoi... tu che lasci i tuoi dubbi
e nel cuore del mondo ti lasci portare,
tu che liberi ciò ch’è segreto in te stesso
ora incontri nuovi compagni i giochi.
Gioco è il lavoro più sublime che c’è
in esso sai d’essere uomo e non solo,
sei angelo, stella e sguardo di luce...
canti col mondo e sei armonia.
MOZART
Gioco è l’ amore che porti nel cuore
è il fratello che accogli e la donna che ami.
La pensi... t’apri a un profondo sentire
il tuo volto s’accende su nuovi sorrisi.
COSTANZA
Ogni gioco porta su piste incantate
su strade del cielo, in fondo agli abissi.
Spinge oltre il mondo che sempre c’ illude, 
del Sogno che siamo apre le porte.
Lascia parlare la voce del cuore
che mille canzoni sa dentro di te,
allontana ogni tuo tedioso pensare
e ascolta il cosmo suonare per te.
MOZART
Nel gioco tu sai che ogni stella del cielo
è un cuore che pulsa e un occhio che veglia,
in ogni fiore del tuo più vasto giardino
un folletto gioioso ha trovato dimora.
Sei gioco e ringrazi ogni forma di vita
col cuore di carne la sai benedire,
sia pane o fatica, o dono d’amico
di quanto ricevi sai d’ essere degno.
COSTANZA
Nel gioco tu sei l’ Alchimista del cuore
trasformi in oro il metallo che sei,
ogni tormento ch’è in fondo al tuo cuore
diventa un fascio di gioia e di luce.
Diventi creatore di nuovi universi
ogni giorno sai darti il meglio di te,
a chiunque tu incontri nel cuore e nel mondo
stelle e pianeti ora sai regalare.
MOZART
Requiem è il dono più bello da offrire...
a me stesso e al mondo perché sappia chi è.
È eccelsa ogni vita che abita il mondo
è immenso il Genio che può risvegliare.
E’ l’ultima nota che ascolto nel corpo,
che sento e scrivo col mio respiro
è il canto più dolce e l’amore più forte,
è la mia anima che suona per me.
Muoio al mondo,
la vita mi lascia,
…le note piangon…
restan sospese…
MOZART
Requiem è canto di risurrezione,
perché ogni vita nutrita d’amore
abbandona ogni sua furtiva illusione
e feconda i semi deposti nel cuore.
Requiem è un canto lasciato a metà,
è un suono che chiama il Genio che è in te,
perché ogni bambino giocando col mondo
continua una danza che fine non ha.
Si siede. Il buio e il vapore oscurano l’uscita di Mozart e della moglie, mentre entra il fantasma.
FANTASMA 
Requiem è gioco di risurrezione,
perché ogni vita nutrita d’amore 
abbandona vecchie e furtive illusioni
e feconda i semi deposti nel cuore.
Requiem è un canto lasciato a metà
è un suono che chiama il Genio che è in te,
e tu, bambino che giochi col mondo
continui una danza che fine non ha.
FANTASMA: (rivolgendosi al pubblico domanda) Vi pare che abbia recitato bene la farsa della vita? Se così è applaudite l'attore".( Fa un inchino ed esce di scena, si spengono tutte le luci, ne viene accesa solo una, un faro bianco che illumina Mozart e sul quale è riversa la moglie che piange. Il rombo di un tuono e flash di luce s'infrangono sul telo lasciando presagire l'immane tragedia. Tutto all'improvviso si oscura e nel buio che dura qualche istante Mozart e Costanza escono. Al riaccendersi delle luci entrano in scena tanti bambini e con loro inizia la musica con cui Mozart ha iniziato. Tra luci e canti di gioia, uno di loro nota il pianoforte, corre a sedersi e comincia a suonare) 

BAMBINO: "Guardate un pianoforte! Suoniamo qualcosa".
(Si accendono uno dietro l'altro faretti colorati.Tutti i bambini danzano allegri, a questo punto esce Mozart si mette davanti al piano e compiaciuto sorride al bambino che suona una delle sue musiche, pian piano altri bambini si aggiungono con i loro strumenti a suonare).

Fine…..

O forse …...no. Anzi NO!

San Lucido, 12 maggio 2007


APPENDICE

Questo pezzo è stato creato in sostituzione de “L’AMORE”, per le scuole.

L’AMICIZIA
(Con vestiti colorati, hanno appuntato sul petto una nota musicale. Entrano in scena muovendosi e cantando in modo cadenzato insieme a Mozart e Aloisia)

FOLLETTI MOZART E ALOISIA
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillano nel cielo blu.
ALOISIA
Geniale amico che vivi di sogni
tu che nel cielo rincorri le note,
esserti amica è gran privilegio
anch’io come te voglio il cielo scrutare.
Voglio che sia dentro un punto d’eterno
che vince il tempo, canta e risplende
che crea vita nuova e dolci armonie
in cui l’amicizia è un dono del cielo.
FOLLETTI
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillano nel cielo blu.
MOZART
A piene mani voglio abbracciare
una gioia divina qui sulla terra,
geniale è il percorso perché amo volare
e nell’amico mi so ritrovare.
Esser corretti non è esser geniali
trovo le note in ogni persona,
così lascio entrar nella vita il divino
e vinco col mio smisurato pensiero.
Chiamo il vento... e il Vento risponde
mi porta nel Sogno, ora Realtà,
brillante diventa ogni pensiero
abbraccio goduto ciò che ho creduto.
FOLLETTI
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
quelle che brillano nel cielo blu.
MOZART
Creare note che restino eterne?
Nell’ amore le vado a cercare!
Ogni donna una stella nel firmamento incantato...
Costanza ho rincorso lassù.
Aloisia, Dorella e Pamina,
Papaghena, Fiordiligi e Despina
uno spartito ricco di note
ogni donna ha in serbo per me.
ALOISIA
(con fare elegante e civettuolo)
Creare note che restino eterne?
Nel gioco le vado a cercare,
ogni vita una stella nel firmamento incantato...
ogni amico ho rincorso lassù.
Amadeus, Figaro e Tamino,
Don Giovanni, Joseph e Papaghino
serenate ricche di note
i personaggi cantan per me
MOZART 
(Mozart con sguardo allegro ma sorpreso)
Ogni donna è vita, voce e sorriso 
ella è via, tratturo o sentiero interrotto.
Ogni amica un mistero svelato quaggiù,
io mi vedo in fondo ai tuoi occhi.
ALOISIA
Ogni uomo è vita, voce e sorriso, 
egli è via, tratturo o sentiero interrotto.
Ogni amico un mistero svelato quaggiù,
io mi vedo in fondo ai tuoi occhi.
FOLLETTI
Noi creiamo le note
che suonan quaggiù
come le stelle nel cielo blu.
MOZART E ALOISIA
Nell’ emozione danzan le note... 
qui, negli affetti sicuri e gioiosi
tu, fratello/sorella, vibri in fondo al mio cuore...
diventi suono... e porti il mio nome.
FOLLETTI 
Sul pentagramma nudo ed oscuro
le note danzano allegre e gioiose
in minuetti e giri di valzer
prendono posto sicure e precise.
Nell’amicizia così cristallina,
ora che il cielo inonda la terra,
una chiave di sol apre il sipario
a mille folletti allegri e gioiosi.
Mille folletti beati e scattanti
sempre fissati in fondo al pensiero,
mille folletti scatenati e gioiosi
che prendono posto sicuri e precisi.
FOLLETTI
Noi creiamo le note
che suonan quaggiù
come le stelle nel cielo blu.
MOZART
Costruire amicizie per tracciare una via
abbracciare il fratello per fare la storia,
per spingersi oltre il tempo e lo spazio
dove risuonano mille armonie.
Amare il fratello per amare la Vita
per abbracciare in lui le esistenze,
per diventare canale di pace
e dare alla storia il Sogno incantato.
FOLLETTI
Noi creiamo le note
che suonan quaggiù
come le stelle nel cielo blu.
MOZART
Amare gli amici per creare le stelle,
or nell’abbraccio mi lascio portare,
un raggio di luce lascia la Terra,
lassù nel cielo la mia stella compare.


ALOISIA
Amare ogni vita per creare le stelle
ora nell’abbraccio mi lascio portare,
un raggio di luce lascia la Terra
lassù nel cielo la mia stella compare.
MOZART E ALOISIA
Noi creiamo le stelle
quelle lassù
che brillano nel cielo sempre più blu.
FOLLETTI
Noi creiamo le note
che suonan quaggiù
come le stelle nel cielo blu.