NEANCHE NELLE FIGURINE
Ovvero
Il calciatore dimenticato

di 

Alberto Di Matteo



Personaggi:

Denis, calciatore
Marzio, calciatore
Beppe, massaggiatore
Carlo, giornalista ed ex calciatore
Padre di Denis
Calciatore del passato
Donna



2004 di a. di matteo – tutti i diritti riservati a norma di legge.


SCENA 1


(La scena è occupata dagli elementi fondamentali di una camera da letto di un albergo: due letti singoli, due comodini, un telefono, una poltrona, un tavolino basso, due sedie ecc. Dietro questi mobili, che sono in luce, non ci sono pareti e il resto della scena, sul fondo, è al buio: il confine fra buio e luce è abbastanza netto e attraversa tutto il palcoscenico da destra a sinistra. Nella stanza, all'inizio in controluce, ci sono due uomini: uno, di mezza età, è in piedi e ha un piccolo registratore in mano, l'altro, più giovane, è seduto su uno dei due letti e sta fumando una sigaretta. I due uomini all'inizio si stringono la mano). 



CARLO Piacere, Carlo…
MARZIO Marzio… piacere…
CARLO Posso registrare?
MARZIO Certo. Non c'è problema. 
CARLO Grazie.
MARZIO Siediti.



(L'uomo di mezza età, Carlo, si siede sull'altro letto singolo di fronte all'uomo giovane, Marzio).


MARZIO Noi non ci conosciamo?
CARLO Credo di no.
MARZIO Non ci siamo mai incrociati nell’ambiente?
CARLO Non frequento molto l’ambiente. Vado?
MARZIO Eh?
CARLO Dico: sei pronto? Vado?
MARZIO Aspetta un attimo…
CARLO Sì.


(Marzio guarda Carlo e poi sembra pensare. Silenzio).


CARLO Che c'è?
MARZIO Niente. (Offrendogli il pacchetto) Vuoi fumare?
CARLO No, grazie. Ho smesso quando ho smesso di giocare a pallone. Vado?
MARZIO Va bene. Vai


(Carlo accende il piccolo registratore, lo avvicina alla sua bocca e comincia a parlarci).


CARLO Oggi intervisto Marzio, calciatore professionista ancora in attività dalla carriera sfolgorante, arrivato fino alla serie A a giocare per una squadra importante di cui non faccio il nome. Allora, Marzio, per prima cosa vorrei chiederti chi era per te Denis?


(Carlo appoggia il registratore sul comodino).


MARZIO Denis era… un amico, il migliore amico… mi ha aiutato molto nei momenti difficili… un vero amico. Uno di quelli che non si dimentica…


(Un giovane uomo in tuta da calciatore attraversa la scena da un lato all'altro, dietro gli elementi della stanza d'albergo, facendo una corsetta di riscaldamento. Esce dalla parte opposta da dove è entrato; il suo passaggio è accompagnato da un forte "Olé!" di una folla da stadio). 


MARZIO E poi era un professionista eccezionale. Un bravo ragazzo. Un ottimo calciatore anche… ma questo, mi rendo conto, non è tanto importante… anche se fosse stato uno scarso…


(Di nuovo il giovane uomo in tuta da calciatore attraversa la scena da una parte all'altra, dietro i mobili della stanza, facendo esercizi di riscaldamento. Il passaggio sul fondo del calciatore è accompagnato da un altro sonoro "Olé!" della folla da stadio). 



CARLO Certo.
MARZIO L'importante è dire che era un professionista serio e puntuale. Un ragazzo corretto. Pulito… in tutti i sensi. Questo ci tengo a dirlo.


(Di nuovo il giovane uomo in tuta da calciatore attraversa la scena da una parte all'altra, dietro i mobili della stanza, facendo esercizi di riscaldamento. Il passaggio del calciatore è accompagnato da un altro sonoro "Olé!" della folla da stadio). 



CARLO Certo. Non lo discuto.
MARZIO Scrivilo pure. Scrivi: "Marzio ha detto, testuali parole…"
CARLO Sto registrando.
MARZIO Ah, già. (Pausa) Un ragazzo troppo razionale per fare una cosa del genere. Ecco.
CARLO Cioè?
MARZIO Cioè… amava troppo la vita, scherzava sempre con tutti… non è possibile che… insomma hai capito.

(Di nuovo il giovane uomo in tuta da calciatore attraversa la scena da una parte all'altra, dietro i mobili della stanza, facendo esercizi di riscaldamento. Il passaggio del calciatore è accompagnato da un ennesimo, sonoro "Olé!" della folla da stadio). 


CARLO Negli ultimi tempi però era cambiato.
MARZIO Sì, si era un po' chiuso. E poi parlava poco. Però ha sempre parlato poco.
CARLO Ti sembrava depresso?
MARZIO No, depresso, no.
CARLO Non so… per esempio, improvvisi sbalzi d'umore?
MARZIO Io non l'ho mai visto incazzarsi con nessuno. Mai alzare la voce. Con me almeno mai. Non era possibile litigare con Denis. Come facevi?
CARLO Ti sembrava preoccupato per qualcosa?
MARZIO No, altrimenti me l'avrebbe detto. Eravamo troppo amici. E poi era come sempre: in campo dava l'anima, un martello… per il calcio dava tutto… era la cosa più importante.


(Di nuovo il giovane uomo in tuta da calciatore attraversa la scena da una parte all'altra, dietro i mobili della stanza, facendo esercizi di riscaldamento. Il passaggio del calciatore è accompagnato da un altro, poderoso "Olé!" della folla da stadio). 



CARLO Va bene. Diciamo che finora abbiamo scherzato.
MARZIO Cioè?
CARLO Finora abbiamo chiacchierato del più e del meno. Tutte cazzate. Ora vorrei sapere la verità, se non ti dispiace! 
MARZIO Te l'ho detta la verità! Per me non si è suicidato.
CARLO Allora l'hanno ammazzato!
MARZIO Può darsi.
CARLO Come può darsi? 
MARZIO Che ne so io? Quello che so l'ho già detto al giudice… non so altro.
CARLO (ironico) Allora forse è morto perché si è sentito male!
MARZIO Non ho detto questo.
CARLO Allora l'hanno ammazzato! Chi e perché? 
MARZIO E chi lo sa?
CARLO Tu sai qualcosa. Giocavate nella stessa squadra. Sei stato il suo compagno di camera. Eri il suo migliore amico. Uscivate sempre insieme. Guarda che sono stato calciatore anch'io. Non è possibile che tu non sappia nulla! 
MARZIO E invece è così.
CARLO Al funerale hai detto al padre di Denis che Denis si era comportato da stronzo. Cosa volevi dire? 
MARZIO Volevo dire che se me l'avesse detto, se mi avesse parlato…


(Marzio si interrompe).


CARLO Se ti avesse detto cosa?
MARZIO Non so… il problema che aveva… 
CARLO Ah! Allora aveva un problema?
MARZIO Certo. Tutti hanno qualche problema. Chi più… chi meno… prima o poi…
CARLO Per esempio, come i problemi che hai avuto tu. Stronzo!
MARZIO Questi sono cazzi miei! Va bene? Non siamo qui per parlare di questo.
CARLO Va bene. Se Denis te l'avesse detto, tu cosa avresti fatto?
MARZIO L'avrei aiutato.
CARLO Come? 
MARZIO Non lo so. Ci avrei pensato. Come faccio a dirlo ora?
CARLO Rispondi, stronzo!



(Di nuovo il giovane uomo in tuta da calciatore attraversa la scena da una parte all'altra, dietro i mobili della stanza, facendo esercizi di riscaldamento, ma ora è visibilmente stanco. Il passaggio del calciatore è accompagnato stavolta da un sonoro "Buuuuh!" della folla da stadio). 



MARZIO Per esempio… avrei parlato con una persona importante che… che l'avrebbe tirato fuori dai guai.
CARLO E chi è questa persona importante?
MARZIO Questo non te lo posso dire.
CARLO La stessa persona importante che ti ha fatto cambiare squadra e che ti ha fatto arrivare in serie A? Non è così?


(Di nuovo il giovane uomo in tuta da calciatore attraversa la scena da una parte all'altra, dietro i mobili della stanza, facendo esercizi di riscaldamento; si ferma per un attimo, si piega in avanti per riprendere fiato, poi esce. Di nuovo il passaggio del calciatore è accompagnato da un sonoro "Buuuuh!" della folla da stadio). 


MARZIO Va bene. Ora dammi la cassetta!
CARLO Cosa?
MARZIO Voglio la cassetta, stronzo!
CARLO Perché? Eri d'accordo che potevo registrare.
MARZIO Ho detto: voglio la cassetta!
CARLO No, la cassetta è mia, io ci lavoro con le cassette…



(Marzio si alza di scatto e afferra il registratore. Carlo cerca di impedirglielo, ma Marzio è più forte e più svelto: spegne il registratore, tira fuori la cassetta, la scaglia per terra e comincia a pestarla selvaggiamente. Carlo osserva impietrito. Marzio smette di pestare solo quando la cassetta è definitivamente in frantumi).


MARZIO (a Carlo) Ecco fatto, stronzo!



(Carlo esce. Cambio di luci. Si sente forte il rumore di un camion che passa e si vedono due fari che attraversano tutta la scena sul fondo. Entra nella camera un altro uomo di mezza età in tuta ginnica).



SCENA 2


BEPPE (rivolto verso il fuori scena) Ehi, Denis! Denis! Spogliati, tocca a te. 



(Si sente ancora il boato della folla da stadio. Il giovane uomo che ha attraversato la scena più volte di corsa nella scena precedente rientra vestito da calciatore: calzoncini, maglietta e calzettoni rossoblu; si mette di spalle al pubblico, immobile, al centro della scena e dietro i mobili della stanza). 



MARZIO (a Beppe) Di' un po', Giuseppe…
BEPPE Beppe. Qui tutti mi chiamano Beppe.
MARZIO Sì… Beppe. Volevo chiederti: ma quel Denis…
BEPPE Sì.
MARZIO Ma che tipo è?
BEPPE Denis? Un bravo ragazzo. Perché me lo chiedi?
MARZIO Me l'hanno messo in camera. Vorrei sapere se mi posso fidare, ci devo dormire insieme. Sai com’è… 
BEPPE Tranquillo. Per me Denis è come un fratello… più di un fratello. Anzi, diciamo: un fratello minore. Perché, a dire la verità, Denis è un po' un bambino. 
MARZIO E' vero: ha la faccia da bambino.
BEPPE Non solo la faccia. Anche il cervello. Ha venticinque anni, ma ne dimostra sedici. Certe volte si comporta proprio come un ragazzino. E mi fa incazzare… mi fa andare in bestia… ma tutto sommato gli voglio bene. Comunque ricorda: non mi toccare Denis! Non sopporto che qualcuno parli male di lui.
MARZIO Stai tranquillo. E' pur sempre un compagno di squadra. Che fa di solito?
BEPPE Che fa cosa?
MARZIO Come passa il tempo? Voglio dire: per essere come un ragazzino di sedici anni…
BEPPE Niente. Non fa niente.
MARZIO Come niente? Faccio per sapere se ha degli amici, dei passatempi…
BEPPE Mah, non so… Io per esempio non l'ho mai visto con un libro in mano. O magari parlare di politica o fare un discorso un po' più profondo. Legge i giornaletti, gli piacciono i film comici. Si allena, poi dorme, riposa, va in giro con i compagni, va a donne…
MARZIO Non beve, non fuma…
BEPPE Non gioca.
MARZIO Ma come? E' quasi sempre titolare.
BEPPE Hai capito benissimo. Lo sai di quale gioco parlo. 



(Di scatto il giovane uomo vestito da calciatore si gira verso il pubblico e rimane immobile guardando avanti. Boato della folla da stadio. Da una delle quinte laterali entra Carlo e si avvicina al giovane uomo vestito da calciatore. Questi si volta a guardare Carlo. Beppe e Marzio osservano immobili gli altri due).


CARLO (al giovane calciatore) Immagino che tutto sia cominciato così. Anche se non ti ho conosciuto: noi non ci siamo mai incrociati, neanche per caso, perché io avevo già smesso, quando ancora tu giocavi e ora è impossibile perché te ne sei andato… so come vanno certe cose. Il fatto è che ci sono giorni in cui sembra che le cose ti scappino via, in cui gli oggetti sembrano ribellarsi: le chiavi ti scivolano di mano, i soldi ti vanno via come acqua corrente, i fogli volano più leggeri dell'aria… E anche le parole sembra che non abbiano peso. E così succede anche con il pallone. Arrivi sempre o un attimo prima o un attimo dopo. E allora dai la colpa al pallone, dai la colpa al campo, dai la colpa agli altri, ma dopo un po' ti rendi conto che sei tu che non hai i tempi giusti. Ti alleni, ti alleni, corri, fatichi, sudi, ma non riesci a domarlo quel maledetto pallone. E' come se lo facesse apposta! (Pausa) Ed è allora che dicono che sei "fuori forma". Eppure lavori sodo, rincorri avversari e compagni, sei dappertutto, occupi tutte le parti del campo, ma continui ad essere… "fuori forma". Succede, ti dicono. Succede a tutti. Anche ai campioni. Non devi far altro che star calmo, continuare a lavorare e vedrai, dicono, che i risultati prima o poi arriveranno. Passerà. E' un periodo un po' così… sono giorni un po' così… (Ride) Tutte queste parole ti dissero. Le avevano dette anche a me a suo tempo. Sì, va bene e intanto? Pensavi tu… Fu in uno di questi giorni che probabilmente tutto cominciò. Magari per gioco, per noia, per caso o chissà…


(Carlo esce da dove è entrato. Il giovane calciatore torna a guardare davanti a sé. Marzio e Beppe tornano a parlare fra loro nella stanza).


MARZIO Ma io, a dire la verità, una volta l'ho visto giocare a carte. Con della brutta gente
BEPPE Con della brutta gente? Come fai a dire che era brutta gente? Chi erano? Li conoscevi?
MARZIO Ehi! Non c'è bisogno di scaldarsi tanto!


(Di nuovo improvvisamente il giovane uomo vestito da calciatore si gira spalle al pubblico e rimane immobile. Nuovo boato della folla da stadio).


BEPPE Ma non gli riesce, è negato: non le sa neanche tenere in mano, le carte! 
MARZIO Mi sembra un po' ingenuo, tutto sommato.
BEPPE Che vuoi che faccia un ragazzo della sua età che gioca a pallone, guadagna bene, si diverte e ha tutto quello che vuole? Tu fai lo stesso.
MARZIO Uno un po' debole. Un debole, ecco.
BEPPE Vuoi dire uno che si fa trascinare dagli altri? Può essere.
MARZIO Diciamo pure anche un po' coglione!



(Il giovane uomo vestito da calciatore si gira di nuovo di scatto verso il pubblico. Si sente forte il rumore di un pesante autotreno in marcia e poi il suono del suo clacson. Emerge dal buio del fondo scena una giovane e bella Donna che si avvicina al calciatore. Marzio e Beppe nella stanza osservano immobili gli altri due).


DONNA (al giovane calciatore) E' vero quello che dicono gli altri di te, Denis?

(Il giovane calciatore si volta e guarda la donna come se fosse una apparizione strana).


DENIS E tu chi sei?
DONNA Sono una tifosa. La prima tifosa. Una che è sempre stata molto vicina alla squadra.
DENIS E allora? 
DONNA Non mi basta più di stare a guardare.
DENIS Che cosa dicono di me?
DONNA Che sei un perdente?
DENIS Che vuol dire?
DONNA Che non hai la mentalità vincente. Tecnicamente sei bravo, ma non hai la grinta, la determinazione… Insomma: non hai le palle!
DENIS Ma che ne sai tu?
DONNA Lo dicono tutti.
DENIS Ma che vuol dire? Le partite si vincono, si perdono… cosa vuol dire?! E poi non dipende solo da te, ci sono anche gli altri: gli avversari, i compagni… gli infortuni… la fortuna! Ecco: ci vuole anche un po' di fortuna…
DONNA Il fatto è che non osi, Denis. Non rischi, non rischi mai. Hai paura.
DENIS Non è vero.
DONNA Sì, invece. Hai paura, hai paura come un bambino, un bambino piccolo piccolo… hai paura!
DENIS In campo o fuori?
DONNA Perché? Che differenza c'è?



(La Donna esce scomparendo nel buio del fondo scena. Denis si volta e torna a guardare davanti a sé. Beppe e Marzio tornano a parlare nella stanza).



MARZIO Per esempio, mi hanno detto che era gelosissimo della fidanzata?
BEPPE Quale fidanzata?
MARZIO Quella che stava sempre con lui… quella… come si chiama?
BEPPE Quella? Ma quella non era la fidanzata di Denis!
MARZIO Mi hanno detto che era la sua fidanzata.
BEPPE Lo dice lei.
MARZIO Lo dice lei. E non solo lei. Mi hanno detto così.
BEPPE Cosa ti hanno detto?
MARZIO Mi hanno detto che lui ha fatto quello che ha fatto perché era gelosissimo della fidanzata, che lei era stata con un altro calciatore prima di conoscere Denis, che lui non poteva sopportare questa idea, che stava malissimo solo a pensarci e che era diventata un'ossessione per lui…
BEPPE Ma quando mai? Denis ne aveva tante di donne! E non si è mai innamorato di nessuna. Non sapeva neanche cosa fosse l'amore. Gli importava solo di fare sesso. Scopare e basta.
MARZIO Mi hanno detto che l'aveva lasciata qualche mese prima, ma non riusciva a togliersela dalla testa.
BEPPE Non ha mai perso la testa per nessuna. Non era il tipo.
MARZIO Mi hanno detto che quella sera lui la richiamò, che era in macchina con lui quando successe la disgrazia, che fu lei ad avvertire la squadra, l'allenatore, il presidente…
BEPPE Chi te l'ha dette queste cazzate?
MARZIO Lascia perdere, dai.
BEPPE No, ora me lo dici!
MARZIO Lo sai benissimo.
BEPPE E tu che gli hai detto?
MARZIO Niente. Mi hanno detto di dire così.
BEPPE Ma questa non è la verità!
MARZIO Senti, io non voglio guai. Mi hanno detto di dire così e io così ho detto. Basta.
BEPPE Era tuo amico. Il tuo migliore amico. Uno di quelli che non si dimentica, l'hai detto tu. 
MARZIO Senti, lasciami in pace. Quel che potevo fare non l'ho fatto perché era troppo tardi. Se Denis fosse venuto da me prima…
BEPPE Almeno un po' di pietà…
MARZIO La pietà?! Mi dici: la pietà!? L'ho consumata tutta la pietà che c'era da avere. L'ho piante tutte le lacrime. Ora voglio dimenticare prima possibile questa storia.
BEPPE Non si può. Come fai a dimenticare?
MARZIO Te lo faccio vedere io se non la dimentico! 
BEPPE Che fai?
MARZIO Me ne vado.
BEPPE Non serve a niente.
MARZIO Me ne vado in un'altra squadra, in un'altra città, in un altro ambiente. Gioco con un'altra maglia, con altri compagni, con altri avversari, in un altro campionato, vinco altre partite, perdo altre partite… vedrai se non ci riesco!
BEPPE Ma non dire cazzate!
MARZIO Va bene. Ti saluto. Dimenticami. Io non ti ho mai detto niente. Non ci siamo conosciuti, non ci siamo parlati, non ci siamo visti. Io non esisto. Sono una visione, un'allucinazione, un fantasma… Chiaro? Non ci sono. 



(Marzio si avvia a uscire inseguito da Beppe).


BEPPE Aspetta. Aspetta un attimo. Ascoltami. 
MARZIO Io non sono qui. Non sono mai stato qui.
BEPPE Ma come? Sei qui. Ti vedo! In carne ed ossa. Ti posso toccare!
MARZIO Non provare a toccarmi!
BEPPE Aspetta. Aspetta un attimo…



(Marzio esce. Beppe rimane immobile in piedi e in penombra, fissando la parte da dove è uscito Marzio).



SCENA 3



(Boato della folla da stadio: si sente la voce concitata di un radiocronista. Il giovane uomo vestito da calciatore avanza ed entra quindi nella camera da letto. Sfumano i rumori dello stadio e la voce del radiocronista. Il giovane uomo rimane per un po' immobile al centro in piedi, poi mimando al ralenti un'azione di gioco, incomincia a girarsi con tutto il corpo di lato).





DENIS (facendo il verso a un telecronista e mimando le azioni che descrive) Ecco vedete… che è in arrivo il cross dei cross, il più grande cross della storia del calcio, una traiettoria impossibile, tesa e a spiovere insieme, lenta e veloce nello stesso tempo… è impossibile prendere questo pallone! Ma ecco vedete che si coordina, tiene il corpo in avanti, aspetta che il pallone si abbassi ed esplode il destro… plastica sforbiciata, mezza girata e… Gooooooaaaaaal! 




(Esulta, ma quasi subito riprende a muoversi come in un'immaginaria partita di pallone).



DENIS Ancora lui! Prende la palla, salta un uomo… un altro ancora, tunnel, colpo di tacco e si libera di un altro avversario: incredibile! Accelerazione improvvisa… un altro dribbling… finta di corpo… disorienta tutta la difesa… salta anche il portiere! Ma si è decentrato troppo… pallonetto!




(Beppe si volta di scatto e si avvicina a Denis, che finalmente si accorge di lui. Il calciatore si mostra imbarazzato per essere stato sorpreso in questo suo momento intimo di gioco. Silenzio).



DENIS Mi allenavo un po'… facevo un po' di movimento…



(Pausa. Beppe fissa Denis senza dire niente).



DENIS Sai com'è? E' tanto che non gioco e allora…



(Pausa).



DENIS Mi arrugginisco a star fermo… però non mi sono stancato, Beppe. Non ho fatto movimenti bruschi, te lo giuro.



(Pausa).



DENIS E' che io mi rompo le palle in ritiro… 



(Pausa).



DENIS … soprattutto se è un ritiro punitivo, come questo. Anche perché io non c'entro… non è stata mica colpa mia se abbiamo perso quattro partite di seguito! Dai, lo sai: sono i soliti due o tre che fanno i furbi in campo…



(Pausa).


BEPPE Ma alla fine… lo sai?
DENIS Ma alla fine ci andiamo di mezzo tutti, lo so. (Pausa) Era un gioco, dai Beppe! Giocavo. Non era pericoloso, non c'era modo di farsi male… A proposito! Hai saputo qualcosa della formazione di domani? 
BEPPE Non lo so, Denis… il dottore ti deve dare un'altra occhiata… poi bisogna fare una prova…
DENIS Non gioco nemmeno domani, vero? Vero?
BEPPE Cerca di ragionare, Denis. Vieni da un lungo infortunio. Sei rientrato nel gruppo da poco. Non hai fatto ancora una partita intera. La prossima volta…
DENIS Sì, la prossima volta… mi dicono tutti così: "la prossima volta, è troppo presto… oppure è troppo tardi". Ma intanto il tempo passa e io non lo so… non so se…
BEPPE Non sai cosa?
DENIS Non so se mi va di fare ancora sacrifici… di continuare questa vita… per cosa poi?
BEPPE Sei ancora giovane, Denis.
DENIS E' tutta la vita che sono giovane! Mi alleno, mi alleno, sputo l'anima in allenamento… e alla fine: gioco cinque minuti.
BEPPE Beh, almeno giochi.
DENIS Sì, ma una partita intera è un'altra cosa… giocare una partita… la partita… capisci?
BEPPE No, io proprio non vi capisco, non vi capirò mai voi calciatori: fate il mestiere più divertente del mondo, guadagnate bene, avete macchine, belle donne, siete ammirati da tutti, e fate le bizze come i bambini se non vi fanno giocare una partita. E che sarà mai non giocare una partita? Giocherai la prossima!
DENIS Tu parli ma non lo sai. Finché non la giochi, non puoi sapere cosa è una partita. E' difficile dire… Una partita non è un ralenti, non è una moviola. Sono tante urla e azioni spezzate che neanche riesci a capire bene, sono attimi che passano così… e via! Una partita è l'odore dell'erba tagliata di fresco che mi fa venire in mente dove sono nato io e mio padre che fa il contadino. Una partita non è un totale come si vede alla televisione: riesci a vedere solo qualche compagno e solo qualche avversario per volta. Vedi solo una parte del campo, non puoi vedere tutto. Eppure non ti puoi distrarre un attimo, anche se sei lontano dall'azione, perché altrimenti ti fanno goal. In una partita lo sai, lo sai benissimo che sei soltanto uno e non puoi fare tutto da solo, ma ogni volta ti senti importante, uno della squadra… ti senti dentro qualcosa che succede proprio lì in quel momento… e questo qualcosa dipende anche da te, soprattutto da te, porca puttana! Perché se tu non avessi preso quella palla, se tu non avessi dato quella palla, se tu non avessi fatto quel fallo, se non ci fosse stato il palo e se questo e se quello… non sarebbe successo nulla e tu saresti ancora là a non fare un cazzo in camera tua a farti una sega! (Pausa) E' che quando giochi una partita, ti senti vivo, Beppe! Anche quando magari la perdi e magari t'incazzi e urli, ti senti vivo, perché comunque l'hai giocata. E la cosa che vuoi di più nella vita è giocarne un'altra, e poi un'altra, e poi un'altra ancora, e un'altra ancora… Perché se non giochi, tu ti senti come un morto che cammina, rimani attaccato per sempre con la mente all'ultima partita che hai giocato e magari hai perso e questo no, non esiste, non può esistere! Capisci che cosa voglio dire? Non puoi più farne a meno.
BEPPE Insomma: come una specie di droga?
DENIS Sì, bravo: come una specie di droga. E allora non importa se giochi in quarta serie o in Coppa dei Campioni. Capisci ora?
BEPPE Sei un bravo ragazzo, Denis.
DENIS Io divento matto se non mi sfogo in qualche modo. Non c'è modo nemmeno di trombare in questo cazzo di ritiro.
BEPPE Dov'è Marzio?
DENIS Almeno avessi una di quelle troie a portata di mano!
BEPPE Denis! Dov'è Marzio? Guardami!



(Pausa).



DENIS Non c'è…
BEPPE Lo vedo che non c'è. Eppure prima m'era sembrato di vederlo e di parlargli anche! Dov'è andato?
DENIS Non lo so. Sarà andato in bagno…
BEPPE E' scappato dal ritiro un'altra volta, vero? 


(Silenzio).



BEPPE Tu non lo faresti mai, vero Denis?
DENIS No.
BEPPE Me lo prometti, Denis?
DENIS Sì, te lo prometto, Beppe.
BEPPE Tu hai sempre rispettato tutte le regole, vero Denis? Sei sempre stato puntuale, presente, il primo a dare l'esempio… Lo sai cosa ti potrebbe succedere se non rispetti le regole?
DENIS Sì, lo so, Beppe.
BEPPE Denis, lo sai quanto ti voglio bene. Sei come un fratello per me…
DENIS Beppe, dammi qualcosa?
BEPPE Che cosa?
DENIS Dammi qualcosa… una di quelle cose…
BEPPE Che cosa hai detto?
DENIS Sto male, Beppe.
BEPPE Non sei in forma?
DENIS Sono in forma, in perfetta forma. E' che se non scarico tutta questa tensione in qualche modo io… io… una di quelle cose che prendono gli altri!
BEPPE Ma che cosa stai dicendo?
DENIS Tanto lo so benissimo che gli altri le prendono!
BEPPE Ma che cazzo sai tu? 
DENIS Lo so. Certe cose si sanno. E le sai anche tu.
BEPPE Senti, Denis, ascoltami bene: non nego che certe cose in questo ambiente ci siano, ci sono in tutti gli ambienti e poi… se ne dicono tante. Ma io mi faccio i cazzi miei, capito? E vorrei che tu facessi lo stesso: sono stato chiaro? Devi starne fuori!


(Silenzio).


DENIS Scherzavo… dai, Beppe… scherzavo…


(Pausa. Beppe fissa Denis).


DENIS Lo sai che mi piace scherzare ogni tanto…
BEPPE Le hai già prese qualche altra volta quelle… cose?
DENIS Stavo scherzando…
BEPPE Chi te l’ha date?
DENIS (urlando) Scherzavo! Credimi! Cazzo!


(Silenzio).


DENIS (più calmo) E' che non so come far passare il tempo, Beppe. Questo sabato pomeriggio non passa mai. E anche la domenica non passa mai. E anche la settimana non passa mai, è sempre uguale. Sono sei mesi che sono infortunato: ginnastica, riabilitazione, corsette, visite e poi ginnastica, riabilitazione, corsette, visite… e ancora ginnastica, riabilitazione… e poi? Ora per me è uguale a se mesi fa. Il tempo si è fermato. I minuti, le ore, i giorni sono tutti uguali. Quando finirà questo incubo? Non so che fare, Beppe.
BEPPE Fatti una sega, Denis! Fatti una bella sega!






SCENA 4 



(Squilla il telefono. Denis risponde. Beppe rimane in piedi a fissare Denis).



DENIS Pronto… sì…
BEPPE Tutto questo avrei potuto dirti, Denis. E forse ora saresti ancora qui con noi. Almeno oggi io avrei potuto dire qualcosa di più preciso su di te. 



(Ma Denis non ascolta Beppe. Questi esce. Intanto da una quinta dietro la stanza d'albergo entra un signore anziano che, guidando una apposita macchina, traccia una striscia bianca di calce o di gesso che attraversa tutto il palcoscenico, al di là dei mobili della stanza).




DENIS (al telefono) Sì… non lo so… d'accordo… no, domani, no. Facciamo la prossima settimana… non so… non posso… così, davanti a tutti? (Pausa) Va bene, va bene… stai calma…



(Denis riattacca visibilmente turbato. Il signore anziano si ferma vicino alla quinta opposta da dove è entrato, fa uscire di scena la macchina per le strisce e si volta verso Denis).



PADRE Denis! (Pausa) Ehi, Denis! (Pausa) Denis!
DENIS (accorgendosi solo ora di essere chiamato) Papà!
PADRE Che c'è?
DENIS Niente. Stavo pensando a una cosa.


(Il Padre si avvicina a Denis).


PADRE Ma che hai? Stai tremando. E hai degli occhi! Che è successo?
DENIS Niente.
PADRE Hai caldo?
DENIS No, non è il caldo, papà. Sono altre cose.
PADRE Che "cose"?
DENIS Niente, niente. (Cambiando argomento) Hai visto, papà? Finalmente gioco! Entro in campo.
PADRE Lo so, me l'hanno detto, Denis. Complimenti!
DENIS Allora io vado, papà.



(Denis si dirige verso la striscia bianca e il fondo scena, come se dovesse entrare in campo).



PADRE Ehi Denis!
DENIS Sì, papà.
PADRE Stai attento.
DENIS Tranquillo, papà! Dopo l'infortunio sono tornato più forte di prima.
PADRE No, non dicevo degli infortuni. Ricordati che non sei a casa tua, quella è gente diversa da noi. Stai attento anche… alle… “altre cose”.
DENIS D'accordo, papà. Ciao.
PADRE Ciao, Denis.



(Denis attraversa la striscia bianca e sparisce nel buio del fondo scena. Si sente un altoparlante che annuncia una sostituzione e l'entrata in campo di un calciatore con numero di maglia e cognome. Quindi si sente il boato e l'applauso della folla da stadio. Buio totale).




SCENA 5



(Quando torna la luce, Marzio sta dormendo in uno dei due letti: il suo sonno è alquanto agitato. Si sente il brusìo della folla dello stadio, poi un boato più forte come a commentare un gol mancato).



MARZIO (parlando nel sonno) No… no… No! Cazzo! Perché! No… Vai… Vai… No!



(Altro boato della folla da stadio a commentare un goal mancato. Dal buio del fondo scena riemerge Denis, sempre vestito da calciatore).



MARZIO (nel sonno) Vai… vai… vai… No! No!




(Di nuovo il boato di delusione della folla sembra commentare un goal mancato. Denis si avvicina al letto di Marzio).



DENIS Marzio! Marzio! Che fai lì? Vieni a giocare!
MARZIO (nel sonno) Chi è?
DENIS Marzio, sono io: Denis.
MARZIO (nel sonno) Denis… no… Denis… non è possibile… sei morto, sei morto!
DENIS Marzio, ma che dici? Sono qui, sono io: Denis.
MARZIO (nel sonno) No, sei morto… sei morto da un pezzo… vai via, non esisti…
DENIS (scuotendo Marzio) Marzio! Mi senti? Marzio, sono io… Marzio!



(Marzio si sveglia di soprassalto e finalmente vede Denis).


MARZIO Ah! Eh? Denis… sei tu… scusa…
DENIS Stavi sognando?
MARZIO No… cioè sì. (Pausa) Sono tre notti che sogno in continuazione quel goal…
DENIS Quale goal?
MARZIO Quel goal decisivo che ho sbagliato nell'ultima partita, cazzo!
DENIS Quello a cinque minuti dalla fine?
MARZIO L'ho sognato e risognato mille volte. E tutte le volte lo sbaglio. Io non ce la faccio più, Denis!
DENIS Sai che devi fare, Marzio? Giocare un'altra partita. Hai bisogno soltanto di giocare un'altra partita: così lo cancellerai quel goal del cazzo! Devi dimenticare. 
MARZIO Hai ragione, Denis. Porca puttana, giusto! Dimenticare, dimenticare… Devo dimenticare!
DENIS Così ti sblocchi. Vedrai, al prossimo goal che fai già non ci pensi più.
MARZIO Dimenticare! Dimenticare! Non devo ricordare!
DENIS Come dice sempre il mister? "Ogni partita fa storia a sé!"
MARZIO Dimenticare, dimenticare… 



(Pausa).



MARZIO Sai, Denis, è strano. Tu non ci crederai, ma quando ho sbagliato quel goal, in quel preciso istante ho visto… in un attimo, in un attimo solo… è come se avessi visto tutto il calcio: tutto il calcio del mondo in quell'attimo!
DENIS Tutto il calcio?
MARZIO Sì, ho visto l'urlo di Tardelli ai Mondiali, il goal di mano di Maradona, ho visto Matthews…
DENIS Chi è Matthews?
MARZIO Un giocatore inglese, giocava tanti anni fa. Ho visto questo Matthews che si pettinava in campo, figurati! Ho visto un portiere che batteva il piede contro il palo per togliersi il fango dalla scarpa, ho visto il goal di Pelé che non aveva nemmeno diciott'anni ai Mondiali di Svezia del '58, ho visto i tedeschi che battevano in finale la grande Ungheria di Puskas, e ancora i tedeschi che battevano in un'altra finale la grande Olanda di Cruyff, ho visto una bandierina gialla del calcio d'angolo che sventolava, ho visto tutti insieme i dribbling di Garrincha e di Gigi Meroni, ho visto una partita di bambini in un campetto di periferia e il vento che alzava la polvere, ho visto le punizioni a foglia morta di Mariolino Corso e una partita di terza serie fra due squadre che non avevo mai sentito nominare, ho visto Schiaffino e Ghiggia che con due goal facevano ammutolire tutto il Maracanà di Rio de Janeiro e la partita della Nazionale con la Corea nel '66, ho visto il rigore sbagliato di Baggio, e quello di Baresi…
DENIS Tutte queste cose? 
MARZIO Tutte insieme in quell'attimo. Non so spiegare… so che le ho viste, io ero là. Strano, no? E ho visto anche tutti i goal che ho segnato e tutti quelli che segnerò. E ho visto anche te, Denis, che giocavi con la maglia di un'altra squadra: in serie A!
DENIS Marzio, io a volte penso che sei un po' matto, ma quando parli così, mi fai venire il batticuore, porca puttana! Sei un amico, un vero amico. 



(Pausa).


MARZIO Denis…
DENIS Eh?
MARZIO Io quel goal non l'ho sbagliato perché l'ho sbagliato.
DENIS Che vuoi dire?
MARZIO Io quel goal l'ho sbagliato perché lo dovevo sbagliare.


(Pausa).


DENIS Marzio…
MARZIO Eh?
DENIS Non ho capito.
MARZIO Oh Denis, sveglia! Svegliati. Attacca il cervello! Hai visto che non mi sono disperato dopo aver sbagliato quel goal? 


(Pausa).


DENIS (urlando) Vaffanculo, Marzio! Io ti spacco la faccia!
MARZIO Aspetta un momento, Denis, non urlare.
DENIS Vaffanculo, vaffanculo!
MARZIO A quest'ora di notte… piano, fai piano!
DENIS Cazzo! Uno sputa l'anima, si fa un culo così in campo e poi gli dicono che quella partita non si doveva vincere!
MARZIO Ma di che cazzo ti scandalizzi? Eh? Non lo sapevi forse? Ma ti sei mai chiesto perché l'anno scorso così… senza una ragione precisa, di punto in bianco il mister ha dato le dimissioni? Oppure è stato esonerato? Non si è mai saputo. Eppure andava tutto bene! Eravamo quasi arrivati in serie A. E ti ricordi cosa disse il presidente in quella occasione? Io me lo ricordo bene: "il perché il nostro mister se ne è andato lo so soltanto io e non voglio aggiungere altro!" Così disse.
DENIS Non so… qualcosa immaginavo. Ma, cazzo, anche tu, Marzio!
MARZIO E fai piano! Qualcuno ci potrebbe sentire… Senti, Denis: ho un'idea, dormiamoci sopra. Ti va? Domani abbiamo una partita importante.
DENIS Ma cosa vuoi dormire? Mi hai fatto passare il sonno.
MARZIO Ascoltami bene: è tutto a posto, nessuno si è accorto di niente. Non ti devi preoccupare di niente: è tutto a posto. Non succederà più. Una volta sola, basta una volta sola. Ripeti insieme a me: "è tutto a posto!"



(Pausa).


MARZIO Dai, dillo: "è tutto a posto". Vedrai, funziona: ti sentirai meglio dopo. Dai!


(Pausa).


DENIS (con un po' di sforzo) E' tutto a posto.
MARZIO Bene, benissimo, grande Denis! Ora mi prometti che non ci penserai più a questa storia? Anzi, facciamo così: io non ti ho mai detto niente, non ci siamo neanche parlati. D'accordo? Ora però dormiamo. Dormi, Denis. Domani c'è una partita importante e ti voglio bello fresco…


(Improvvisamente si sente forte il rumore di un aereo in picchiata).


DENIS Hai sentito?
MARZIO Cosa?
DENIS Un rumore…
MARZIO Io non ho sentito niente.
DENIS Qualcosa che cadeva…
MARZIO Ma quando?
DENIS Ora. Qualcosa che…
MARZIO Non ci ho fatto caso. Ma ti senti bene, Denis?
DENIS Ma non è possibile! Era fortissimo. Aspetta! Ascolta: forse si sente ancora…


(Silenzio).


MARZIO Boh, io non sento niente. Senti, Denis: io mi metto a letto e cerco di dormire. E cerca di dormire anche te, altrimenti domani in campo…


(Di nuovo si sente il rumore forte di un aereo in picchiata).



DENIS Eccolo! Hai sentito?
MARZIO Ma cosa? Non c'è niente, Denis. Niente. Sarà un camion che passa. Siamo vicini alla superstrada…


(Di nuovo si sente il rumore forte di un aereo in picchiata e poi il suono di un tremendo schianto).



DENIS Ecco… sentito?
MARZIO Quando?
DENIS Ora… un attimo fa…
MARZIO Dove?
DENIS Ora era qualcosa che… picchiava… che si schiantava…
MARZIO Senti, Denis: io ho sonno e sono stanco, domani dobbiamo giocare. Io vado a letto. Tu fai un po' come ti pare!


(Marzio si infila a letto ma non si addormenta. Denis rimane seduto sul suo letto). 







SCENA 6



(Dal buio del fondo scena emerge un Calciatore del passato: indossa la maglia granata e i lunghi calzoncini bianchi del Grande Torino; ha i capelli pettinati all'indietro con la brillantina. Il giocatore attraversa la striscia bianca, si avvicina al letto dove sta seduto Denis e lo scuote. La presenza del Calciatore del passato non è percepita da Marzio).


CALCIATORE Ehi! Ehi, tu ragazzo! Dai, vieni.


(Denis si alza decisamente frastornato).


DENIS Chi sei?
CALCIATORE Non ti ricordi di me? Giocavo nel tuo stesso ruolo.
DENIS In quale squadra giochi? Non ti ho mai visto da queste parti.
CALCIATORE Davvero non ti ricordi?
MARZIO Dormi, Denis, dormi!
DENIS Cosa è questo odore forte?
CALCIATORE Ah, è la brillantina. Da noi va ancora di moda. E anche l'olio di canfora.
DENIS Da quale campionato vieni?
CALCIATORE '48-49. Ricordi?
DENIS '48-49? Ma è… è tantissimo tempo fa!
CALCIATORE Anche tu ci hai dimenticato, eh? Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano. Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola… Ti dicono niente questi nomi?
MARZIO Pensa alla partita di domani, Denis. Domani è quello che conta, solo il domani, il resto è storia.
DENIS Non so… qualcosa… mi pare… Li dici come se fossero una poesia…
CALCIATORE E invece non siamo più neanche nelle figurine! Ti rendi conto?
DENIS (ridendo) "Neanche nelle figurine". Noi lo diciamo quando vogliamo sfottere qualcuno che non gioca mai: "non sei neanche nelle figurine!"
CALCIATORE Ma ci sta bene. Sai come si dice? Ce la siamo voluta: a forza di dimenticare, partita dopo partita, vittoria dopo vittoria… perché anche le vittorie si devono dimenticare, lo sai?
DENIS Anche le vittorie? 
CALCIATORE Sì, perché altrimenti ti monti la testa, ti rilassi, dormi sugli allori e magari la partita che viene dopo la perdi.
DENIS E' vero, lo dice sempre anche il mister. 
CALCIATORE Ma anche le sconfitte si devono dimenticare. Soprattutto quelle.
MARZIO Dimentica tutto il resto, Denis. Sono brutte storie.
CALCIATORE E così alla fine, a forza di dimenticare e dimenticare, noi stessi siamo stati dimenticati. Ora siamo soltanto nei nomi di qualche stadio qua e là. 
DENIS Mi dispiace, sai, ma non riesco proprio a ricordare.
MARZIO Così va bene, Denis. Siamo d'accordo: tu non ti ricordi niente.
DENIS Mi dispiace davvero, anche perché mi sembri un tipo simpatico.
CALCIATORE Non fa niente. Dai su, vieni!
DENIS Dove andiamo?
CALCIATORE A giocare. Ci sono anche tutti gli altri.
DENIS Gli altri chi?
CALCIATORE Quelli che non sono “neanche nelle figurine”. Abbiamo trovato un prato bellissimo dove giocare. Dai, ora tocca a te. Sei già vestito!
DENIS (guardandosi addosso sorpreso) Sono già vestito! Ma aspetta un secondo: che partita è?
CALCIATORE Niente. Un amichevole. Risultato scontato.
DENIS (sedendosi di nuovo sul letto) Allora non vengo. Non facciamo scherzi. Io non le gioco più le partite combinate. (a Marzio) Hai capito, Marzio? Io non gioco più!
MARZIO (a Denis) E non ti far sentire da tutti! 
DENIS Io non voglio più guai.
CALCIATORE Ma la nostra non è una partita combinata. Diciamo che è come se fosse sempre la stessa partita… l'accordo viene da sé… sul campo.
DENIS Non voglio sapere niente io… (Al Calciatore del passato) Tu non esisti, vero? Non sei reale?
CALCIATORE Beh, diciamo che in questo preciso momento è molto probabile che io non sia qui. Comunque, se vuoi, ti presto un po' di brillantina.
MARZIO (a Denis) Mi dispiace, Denis, ma anche tu adesso sai. Te l'ho detto io. Ed è questa la tua colpa.
CALCIATORE (a Denis) Allora che fai? Vieni? Abbiamo bisogno di te. 
DENIS (a Marzio) Me lo dovevi dire prima. Non si fa così!
MARZIO E se domani si sapesse qualcosa, verranno a cercare anche te. Si ricorderanno anche di te.
DENIS (al Calciatore) Che squadra è?
CALCIATORE La più forte di tutti i tempi.
DENIS Che ci guadagno?
CALCIATORE Non mi far ridere.
DENIS Dove gioco?
CALCIATORE Dove vuoi.



(Denis si alza da letto e, correndo insieme al Calciatore del passato, si avvia verso il buio del fondo scena. Ma a un certo punto si ferma e si volta verso Marzio che è a letto).



DENIS E lui? Dovrò avvertirlo in qualche modo.
CALCIATORE Ti dimenticherà, Denis.
DENIS Anche lui?
CALCIATORE Come tutti, Denis. Ti hanno dimenticato, perché sei già andato via.
DENIS Beh, allora… se le cose stanno così…


(I due si avviano di nuovo verso il fondo scena).


CALCIATORE (fermandosi) A proposito! Occhio che all'inizio entreranno un po' duro. Ma poi ci farai l'abitudine.
DENIS Va bene.
CALCIATORE La manovra è un po' lenta, ma noi ci divertiamo così. Tu comunque dalla via sempre di prima e gioca sicuro. Va bene?
DENIS Va bene. Ho capito: gioco sicuro.




(Correndo i due attraversano la striscia bianca e spariscono nel buio del fondo scena. Boato della folla dello stadio).














SCENA 7



(Dal buio del fondo scena emerge la giovane e bella Donna che abbiamo visto nella scena 2: indossa un abito nero, molto scollato e corto; ha in mano due bicchieri e una bottiglia di spumante. Ora in sottofondo si odono i suoni di una festa privata: musica, chiacchiere incomprensibili, tintinnare di bicchieri, piatti e posate, qualche gridolino, brevi applausi e risate ecc. La Donna si siede sul bordo del letto dove sta Marzio. Questi si alza di scatto e rimane seduto sul letto. La Donna porge uno dei bicchieri a Marzio e glielo riempie).



DONNA Lo sai, io non c'entro. Erano quasi tre mesi che non lo vedevo.
MARZIO Io non ti ho chiesto niente.


(La Donna tocca con il suo bicchiere quello di Marzio, come a brindare. Ma Marzio non beve).



DONNA Mi disse che voleva scappare dall'Italia. Io cercai di farlo ragionare. Poi uscì dalla macchina e si mise a fare l'autostop. Sembrava impazzito.
MARZIO Tu sei stata la sua ragazza.
DONNA Tu credi? Quando fa comodo, sono stata una delle tante. Lo pregai, lo scongiurai di rientrare in macchina. Pioveva, pioveva forte. Lui mi diceva di andarmene, di lasciarlo, di prendere la sua macchina e via! Ma io non potevo lasciarlo lì sotto la pioggia, da solo. "Tu non puoi venire, tu non c'entri, tu non puoi capire", continuava a ripetere…
MARZIO Basta! Io tutte queste cose non le voglio sapere.
DONNA Ormai sai anche tu. Non ti puoi tirare indietro. Devi fare la tua parte.
MARZIO (guardandosi intorno) Ma qui c'è una festa! 
DONNA E' la cerimonia funebre per Denis. Vedi? (Alludendo al vestito nero) Sono in lutto.
MARZIO E tutta questa gente?
DONNA Amici. Prima di buttarsi mi fece un segno. Così…


(La Donna mostra il pollice della mano destra, poi lo afferra e lo stringe con l'altra mano).


DONNA Cosa avrà voluto dire?
MARZIO E poi? 
DONNA E poi cosa? 
MARZIO Non ti disse più nulla?
DONNA Sì, ora che ci penso… io lo pregai almeno di mettersi il giubbotto perché pioveva. Mi disse: "il giubbotto non mi serve, fra poco ti accorgerai perché non mi serve. Anzi ora vedrai perché non mi serve…" Poi mi guardò l'ultima volta, mi sorrise e… (a Marzio) Tu pensi che sia stata colpa mia? Eh? Ce l'hai il coraggio di dirmelo in faccia? Ci vogliono le prove. Le prove!
MARZIO Non mi piace questa gente. Non riesco a sopportarla. Me ne vado.
DONNA Aspetta!
MARZIO Mi viene da vomitare.



(Marzio esce precipitosamente. Si sentono le voci di un brindisi, il tintinnare dei bicchieri, poi un applauso più forte. La Donna comincia a spogliarsi e si siede sull'altro letto).







SCENA 8



(Dal buio del fondo scena emerge ed entra nella camera Denis: ora indossa pantaloni eleganti, scarpe di camoscio, camicia e un giubbotto pure di camoscio).



DENIS (alla donna) I vestiti mettili pure sull'altro letto!


(La Donna sobbalza sconcertata).


DONNA Denis!
DENIS Ciao. Ho voluto farti una sorpresa. Come stai?
DONNA Denis… Cosa ci fai qui? 



(Denis si avvicina alla Donna, si siede sul letto insieme a lei e comincia ad accarezzarla e a baciarla sul collo).



DONNA Denis… tu non puoi essere qui. Non esiste. Tutto questo non è possibile. Non è possibile.



(La Donna scoppia a piangere. Denis continua a baciarla).



DENIS Vuoi che parliamo prima di fare all'amore?
DONNA Eppure sento i baci… le carezze. Chi sei?


(Pausa).


DENIS E tu chi sei? Sei una delle tante o sei… lei?
DONNA Chiunque tu sia, vattene. Vai via!
DENIS Qual è il tuo ruolo in questa storia?
DONNA Che ruolo? Che storia? 
DENIS Sai, una storia è come una squadra di calcio: ognuno ha un ruolo. Io, per esempio, gioco in mezzo al campo. Tu in quale ruolo giochi? Vuoi i soldi? Vuoi che ti consideri una puttana?
DONNA Io voglio dimenticarti, Denis.
DENIS Anch'io ho cercato di dimenticarti. Ora voglio soltanto tornare indietro.
DONNA No, questo no: non è possibile. Ci sei dentro ormai. Anch'io ci sono dentro.
DENIS Voglio scappare, andar via dall'Italia.
DONNA Questo me l'hai già detto. Me l’hai detto… quella volta.
DENIS Quale volta? 
DONNA Oh Dio! Non ti ricordi? 
DENIS No.
DONNA Non ricordi nulla! Allora… succederà ancora? Non è possibile… allora io… io… lo vivrò ancora…



(La Donna piange. Denis la guarda come se non capisse. Poi la Donna si alza decisa e tende la mano a Denis).


DONNA Vieni.
DENIS Dove andiamo?
DONNA Vieni con me. Dopo ti spiego.
DENIS Se vengo, poi scappiamo insieme?
DONNA Vedremo. Intanto vieni, non puoi stare qui.



(Entrambi si dirigono verso il fondo scena e spariscono nel buio. Si sentono delle macchine passare a tutta velocità, dei clacson a tromba suonare e un coro di tifosi che a ritmo cadenzato grida: "Si-va! Si-va! Si-va-in-se-rie-A!").





SCENA 9


(Entrano Beppe e il Padre di Denis. Beppe ha in mano una busta di plastica. I due uomini si stringono la mano e poi si abbracciano).


BEPPE (porgendo la busta di plastica al Padre) Le ho portato queste.


(Il Padre fruga nella busta e ne tira fuori un paio di scarpe di camoscio perfettamente pulite).


PADRE Questo è tutto?
BEPPE Sì, è tutto quello che sono riuscito a trovare.
PADRE E i vestiti?
BEPPE Non si trovano. Dicono che li hanno bruciati.
PADRE (accarezzando le scarpe) Sono un bel paio di scarpe. Nuove.
BEPPE E' vero camoscio.
PADRE E sono pulite. Perfettamente pulite. Vedi?


(Beppe guarda il Padre di Denis come se non capisse).



PADRE Non c'è traccia di fango sopra. Capisci? Se è vero che Denis portava queste scarpe al momento della disgrazia e se è vero che pioveva, pioveva forte in quel momento, perché non sono macchiate, perché non c'è il fango sopra? Perché?
BEPPE Già, perché?




(Dal buio del fondo scena emerge Denis che avanza fino a uno dei lati del proscenio e si pone immobile, in piedi, rivolto verso il pubblico. Il solito boato della folla da stadio commenta la sua entrata).





BEPPE (rivolto a Denis) Perché, Denis? Diranno che vendevi e compravi le partite.
PADRE (rivolto a Denis) E io non potrò crederci. Non sarà possibile. 
BEPPE Diranno che eri entrato nel giro del Totonero, che avevi contatti con la mafia. 
PADRE Diranno anche che giocavi d'azzardo, che avevi perso grosse somme al gioco. Perché, Denis? Te l'avevo detto e te lo dirò tante altre volte…
BEPPE Diranno che avevi debiti da onorare con persone sospettate di mafia.
PADRE Qualcuno dirà che prendevi la droga. Non si saprà come, non si saprà di più.
BEPPE Qualcuno arriverà a dire che portavi la droga dal Sud al Nord e viceversa, la droga nascosta nel pullman della squadra, nelle scatole dei cioccolatini.



(Denis accenna a un sorriso).



BEPPE Anche tu sarai come un eroe, Denis. Tutti i calciatori lo sono: eroi invincibili e invidiati da tutti. Forse ci sarà troppa invidia intorno a te, Denis.
PADRE E sarà proprio questo l'inconcepibile: nessuno potrà ammettere che un eroe possa avere un problema. Perché il calcio è così. 
BEPPE Diranno che eri diventato un cocainomane.


(Denis china la testa sul petto).


BEPPE Tranquillo Denis! Andrà tutto bene: cambierai squadra, arriverai fino alla serie A. Avrai molti soldi, belle macchine e belle donne. La gente ti riconoscerà per strada e ti chiederà l'autografo.
PADRE Poi smetterai di giocare e magari farai l'allenatore delle giovanili. No, non sarai portato per fare il direttore sportivo.
BEPPE Diranno che una sera, quella sera, volevi scappare dall'Italia. 
PADRE Sì, senza documenti e senza bagagli. E con solo ottocentomila lire in tasca. Perché lo diranno? Perché?


(Denis rialza la testa e apre la bocca, ma rimane fermo così: con la bocca aperta senza parlare).


PADRE O magari aprirai un negozio di articoli sportivi. Ti piacerà. O forse, chissà, un'agenzia di assicurazioni, come faranno altri. Però, Denis, starai sempre attento ad attraversare la strada? Vero? Me lo prometterai?
BEPPE Diranno che facevi l'autostop. Diranno che pioveva, pioveva forte quella sera di novembre.
PADRE Finirai schiacciato sotto un camion. Come un tuffo in piscina, diranno. 
BEPPE Diranno che ti sei buttato, Denis. Come un tuffo in piscina, diranno.








SCENA 10




(Beppe esce. Il Padre di Denis si siede in poltrona. Denis va verso il fondo scena, al di là della camera, poi si volta verso il pubblico e rimane immobile. Entra Carlo con un piccolo registratore in mano; si siede davanti al Padre, accende il registratore e glielo consegna).



PADRE (parlando al registratore) Perché Denis così, all'improvviso, un sabato pomeriggio, senza un motivo, avrebbe deciso di scappare dal ritiro della squadra? Lui che aveva sempre rispettato tutte le regole, non aveva mai fatto colpi di testa, non aveva mai sgarrato… E perché avrebbe detto di voler scappare dall'Italia? Senza bagaglio e con soltanto ottocentomila lire in tasca… E perché avrebbe dovuto farsi accompagnare da quella donna, dopo tre mesi che non la vedeva? Perché hanno detto che si è buttato come un tuffo in piscina e che è stato trascinato per cinquanta metri, se sulle braccia, sul petto e sulle gambe non aveva neanche un graffio? E se è vero che prima era stato quasi due ore su quello spiazzo sterrato e se è vero che pioveva, perché non c'erano tracce di fango sui vestiti, sulle scarpe e neanche sulle ruote della macchina? E come fa un camion da più di cento quintali in marcia a schiacciare solo una parte del bacino di un corpo che gli si butta contro? E perché gli ha schiacciato soltanto la parte destra del bacino, e non quella sinistra, se Denis è stato trovato a faccia in giù? E perché il camion, dopo aver investito Denis, ha fatto retromarcia? Per passargli sopra due volte? Per essere sicuro di averlo ammazzato perbene? Perché quando sono arrivati i Carabinieri, quella donna non c'era? Perché quella donna ha telefonato a tutti, meno che ai Carabinieri? E chi erano quelli che l'hanno accompagnata a telefonare? Allora chi ha avvertito i Carabinieri? Perché la macchina di Denis non è stata trovata sullo spiazzo sterrato, ma dietro o davanti al camion? Dietro o davanti?! Perché hanno scritto nel verbale che sulla strada c'era il segno del trascinamento del corpo per cinquanta metri e invece non era vero? Perché c'era sangue sul guard-rail e non sulla strada? Perché non hanno fatto subito l'autopsia? E che fine hanno fatto i vestiti che Denis portava al momento della disgrazia? Perché li hanno bruciati subito? E soprattutto e infine perché Denis avrebbe avuto un motivo, una buona ragione per ammazzarsi? Perché? 




(Il Padre spegne il piccolo registratore, lo riconsegna a Carlo, si alza ed esce).




SCENA 11



(Rientra Beppe e si ferma in piedi davanti a Carlo. Denis è sempre dietro la camera in piedi rivolto verso il pubblico).



CARLO (porgendo il registratore a Beppe) E tu, proprio tu, come te lo ricordi Denis? Un ricordo di Denis…


(Con un gesto Beppe rifiuta di prendere il registratore. Carlo lo spegne).


DENIS (a Beppe) Scusa Beppe, dov'è il bagno?
BEPPE (a Carlo) Accidenti Denis, gli dissi, sei stato in ritiro in questo albergo mille volte e non ti ricordi dov'è il bagno?



(Denis avanza dentro la camera. Carlo e Beppe continuano a guardarsi immobili).



DENIS (a se stesso) Questa camera d'albergo ti ricorda qualcosa. Sì. Non sai esattamente che cosa. E' difficile ricordare, non sei abituato. E poi tutte le camere d'albergo si assomigliano. Però questa è diversa, non sai perché… (Pausa) Ti infortunasti in un giorno di maggio, o forse era giugno… forse novembre? In una partita amichevole: rottura del perone. Sì, amichevole! Qualcuno disse che l'aveva fatto apposta, qualcuno che semplicemente aveva fatto un'entrata troppo dura, qualcun altro che si trattava di un normale fallo di gioco. Ma tu lo perdonasti subito. Davvero non eri capace di portare rancore a lungo? Ricordi… ma "ricordare" non è la parola giusta, che ti portarono in una camera come questa, forse era proprio questa, e riuscivi ancora a sentire il rumore del pubblico dello stadio e a indovinare i vari momenti della partita: "ecco… questa deve essere un'occasione sbagliata… no, questo deve essere un goal degli avversari… e questo, eri sicuro, è un goal dei nostri… ma no, non era niente, niente, un falso allarme." Non te ne importava niente del dolore e della gamba rotta. Incredibile, vero? Se ci pensi bene, non si trattava di perdonare nessuno. Rischiasti di non giocare mai più per quell'infortunio. Così almeno ti dissero. Un infortunio come ce ne sono stati tanti. Passasti le prime settimane sempre a letto… (Pausa) O forse no, non è così. Piuttosto eri stanco della vita del giocatore di pallone, volevi smettere, anche se fossi guarito perfettamente. Sì, questo può essere successo. Poi venne un periodo in cui non sapevi bene se la tua squadra giocava in casa o in trasferta. Ecco perché le camere d'albergo ti sembrano tutte uguali. Ma in tutte c'è un odore diverso. In questa, per esempio, senti l'odore del sesso, il sudore delle donne, l'odore delle femmine che è diverso dal nostro di uomini, sa di… di qualcosa… che… Non giocavi in casa perché il campo era squalificato! Ecco, così era la storia. O forse perché nessuno tifava veramente per voi. Giocare in casa. Che cosa era "casa" per te? Cinque anni ci sei stato in quella città, ma… ti dispiace, chiedi scusa, chiedi scusa a tutti… ma quella città di provincia non è mai stata "casa". Non sai se riesci a spiegarti… A volte avevi l'impressione come dire? … Di giocare contro te stesso. Cioè in pratica di farti del male? No, di giocare contro la tua squadra, contro l'allenatore, contro il presidente, contro la stampa, contro tutti… Ma no! Non è possibile, dai. (Pausa) Questa stanza poi è anche più buia delle altre. Non ti piacciono le stanze buie, con queste luci… come si chiamano? Soft… luci diffuse, soffuse… Ti danno l'idea di qualcosa di poco chiaro. Ti ricordavano l'autunno dalle tue parti che alle quattro del pomeriggio è già scuro. Ora non ti ricordano più nulla. Per molto tempo hai creduto… eri sicuro… convinto… che ci fosse o il bianco o il nero, o il buio o la luce. E non tutte e due insieme. Le sfumature. Perché pensare così è più facile, fai meno fatica. Ora invece… sai soltanto che non ti piace il cielo d'autunno, specialmente in novembre. (Pausa) Perché quando giochi una partita di pallone, ti aiuta pensare così: ci siamo noi e ci sono loro. Forse un giorno ti abituerai. Forse. A te viene più facile dimenticare. Con tutte le partite che ti è toccato di dimenticare! A forza di pensare alla prossima partita, sempre alla prossima… hai finito per non ricordare quasi più nulla. Altrimenti come avresti fatto a continuare a giocare? (Pausa) Hai visto? Non ci sono le pareti in questa stanza d'albergo. Però magari c'è un comodino e dei cassetti per mettere da parte le cose. Ora, se ti riesce, dovresti mettere da parte un pensiero, un pensiero fisso che hai qui da un po' di giorni, che non ti fa dormire. Non è una cosa grave. Almeno speri. Ma ti dà fastidio. Come una zanzara che ti ronza intorno. E' che giorni fa hai ricevuto una telefonata, una telefonata strana. E non puoi sempre dire di no, non puoi sempre riattaccare. Ha incominciato piano a piano a tornarti in mente e poi con il tempo… non riesci a pensare ad altro. Questo te lo ricordi bene, maledizione! Vorresti dimenticarlo ma… Devi far qualcosa. Voi calciatori siete così. Siete sempre come siete in campo: c'è un qualcosa che non va? Bisogna far qualcosa e la fai. E' semplice. Che ci vuole? Per favore, arriverai a dire: “non dite che ero un semplice, un ingenuo”. Per favore… (Pausa) Un giorno o l'altro, sei sicuro, lo prometti, lo giuri, smetterai di vagare da una camera d'albergo all'altra come un'anima in pena e troverai… casa. E allora avrai pace. Ora giochi una partita di calcio dove i minuti di recupero durano un'eternità. E i tempi supplementari non finiscono mai. Ma in compenso hai un prato sempre verde dove correre e giocare come un bambino, la palla è rotonda e ha un rimbalzo sempre perfetto e… e alla fine è questo quello che conta, no?




(Denis si avvia verso il fondo scena, si ferma, fa segno a Beppe di fare silenzio).



DENIS (a Beppe) Shhhh! Mi raccomando, Beppe. Se qualcuno cercasse Denis, Denis non c'è… per favore, coprilo.
CARLO (a Beppe) Ma non hai notato niente di strano?
BEPPE Sudava. E aveva lo sguardo fisso davanti a sé. Uno sguardo vuoto. (A Denis) Ma dove vai, Denis? Perché mi guardi così?
DENIS Denis ti ha chiesto dov'era il bagno, no? Denis va in bagno. Ora non ti può spiegare. Tu fai finta di niente, come se non l'avessi visto. Se qualcuno poi in ritiro, a cena ti chiedesse: “ma dov'è andato Denis?” Ricorda: Denis non c'è, non c'è per nessuno.
CARLO (a Beppe) Nient'altro? Possibile? Cerca di ricordare.


(Denis alza il pollice della mano destra e poi lo stringe con il palmo dell'altra mano. Beppe lo osserva).


BEPPE (a Carlo) Basta così. Non lo vidi mai più. 



(Denis si avvia verso il fondo scena e scompare nel buio. Si sente il rumore di un camion che passa, poi un'assordante frenata, quindi un tonfo sordo. E infine si sente un boato più forte della folla da stadio. Silenzio. Beppe esce. Carlo si alza, riporta indietro il nastro del piccolo registratore che ha in mano, poi lo accende, lo posa sul tavolo ed esce. Si sente la voce registrata del Padre di Denis).


PADRE (voce registrata) Perché Denis così all'improvviso, un sabato pomeriggio, senza un motivo avrebbe deciso di scappare dal ritiro della squadra? Lui che aveva sempre rispettato tutte le regole, non aveva mai fatto colpi di testa, non aveva mai sgarrato… E perché avrebbe detto di voler scappare dall'Italia? Senza bagaglio e con soltanto ottocentomila lire in tasca… E perché avrebbe dovuto farsi accompagnare da quella donna, dopo tre mesi che non la vedeva? Perché hanno detto che si è buttato con un tuffo da piscina e che è stato trascinato per cinquanta metri, se sulle braccia, sul petto e sulle gambe non aveva neanche un graffio… ? 


(Sulle parole registrate del Padre di Denis scende piano il buio. Ad un certo punto il nastro sembra incepparsi e si sente soltanto la parola "Perché?" ripetuta più volte).






SCENA 12


(Luce solo in proscenio. Rientra Carlo vestito da calciatore, in pantaloncini e maglietta e si mette a correre sul posto al centro della scena. Dal buio del fondo scena emerge correndo Denis: è vestito come Carlo, con i pantaloncini e la maglietta degli stessi colori. Denis si mette a correre sul posto a fianco di Carlo).



DENIS (a Carlo) Ma che cazzo hai fatto?!


(Silenzio. I due continuano a correre sul posto).


DENIS Oh! Dico a te! Ma che casino hai combinato?!


(Pausa).


CARLO (senza guardare Denis) Noi non ci conosciamo, non ci siamo mai visti.
DENIS Dai, non fare il furbo. 
CARLO Quando io giocavo, tu non eri nemmeno nato. Che vuoi?
DENIS Mi conosci, mi conosci benissimo: sei andato a chiedere a tutti di me.
CARLO Senti, fai come se io non ci fossi. Lasciami in pace.
DENIS Guarda: giochiamo con la stessa maglia, nella stessa squadra, nello stesso ruolo!
CARLO Ma non nello stesso campionato. 
DENIS Quanto tempo è passato?
CARLO Ci saranno almeno vent’anni fra me e te.


(Pausa).


CARLO Io non ci sono. E neanche tu esisti, chiaro?
DENIS Allora questo incontro… tutto questo è impossibile?
CARLO Già.
DENIS Può darsi.


(Pausa).


DENIS Perché l’hai fatto?
CARLO Che ho fatto? Io non ho fatto niente.
DENIS Ah! Niente? E allora quei due goal?
CARLO Niente. Ho avuto le occasioni per segnare e l’ho fatto. Che c’è di male? Noi eravamo più forti.
DENIS Sì, bel casino! E ora ne parlano tutti. Bella figura di merda! Ma dico: chi ti credi di essere?
CARLO Cosa vorresti dire?
DENIS Chi ti credi di essere?
CARLO Io? Nessuno. 
DENIS Sei sempre stato una testa matta.
CARLO Ma che ne sai tu? Non mi conosci nemmeno. 
DENIS E tu che sai di me? Eh? Hai scritto perfino un libro!
CARLO Ma vaffanculo!


(Carlo scatta aumentando l’andatura. Denis rimane per un attimo un po’ indietro ma poi si affianca di nuovo a Carlo).


CARLO Noi eravamo più forti.
DENIS Noi? Noi chi?


(Silenzio. Carlo aumenta l’andatura. Denis rimane un po’ indietro).



DENIS Ehi, aspetta! Aspetta un attimo… Ma quanto cazzo corri?! Vai come un treno. Aspetta… Devi essere in forma e devi essere anche parecchio giovane…



(Denis con uno sforzo torna a correre a fianco di Carlo).


DENIS Quanti anni hai?
CARLO Io? In questo momento avrò diciotto… vent’anni al massimo.
DENIS E ora? Quanto tempo sarà passato?
CARLO Tu quanti anni hai adesso?
DENIS Lascia stare. Scusa, ma prima volevo dire: non sei mica da solo in campo!
CARLO E allora?
DENIS Voglio dire: prima di fare certe cose, guardaci un attimo, fai attenzione a come giochiamo, parla con noi che siamo i più vecchi della squadra, che abbiamo più esperienza… ti possiamo consigliare… ne sappiamo più di te…
CARLO E’ che non mi piacciono le partite che si sa già come vanno a finire.
DENIS Puoi andare un po’ più piano, per favore… io sono vecchio… sono stanco…è tutta la vita che corro… (Pausa) Ora ti manderanno via per quello che hai fatto, lo sai?
CARLO Ci sono abituato. 


(Pausa).


DENIS Voglio vedere se ce la fai a star dietro a questo…


(Improvvisamente Denis scatta aumentando l’andatura. Carlo rimane indietro affaticato per un po’).



CARLO Aspetta… Aspetta un attimo… non fare lo stronzo…


(Con uno sforzo Carlo riesce a raggiungere Denis).


CARLO Mi sto facendo vecchio… ormai è tempo di smettere. Quanto tempo sarà passato?
DENIS Io ora mi sento un leone. E’ come se fossi tornato indietro di dieci anni. (Pausa) Non è per quei due goals che hai fatto, quelli si potevano rimediare.
CARLO Lo so: loro hanno perso la partita e non hanno vinto il campionato. E invece lo dovevano vincere. Noi non dovevamo vincere, anche se eravamo più forti.
DENIS Non è neanche per quello. E’ per tutto il resto. Tutte quelle domande… tutto quello che hai scritto. Capisci?


(Pausa. I due si fermano respirando affannosamente).


CARLO E’ che non mi piacciono le storie che si sa già come vanno a finire.
DENIS Dove andrai adesso?
CARLO Boh! Tornerò a casa. Come sempre.
DENIS Posso venire con te?
CARLO Non lo so… Quanto tempo sarà passato ora? Vediamo… facciamo a chi arriva prima a quell’albero?
DENIS Va bene. Al “tre”, d’accordo? Uno, due…
CARLO Però bisogna urlare mentre si corre.
DENIS Bisogna urlare?
CARLO Eh sì! E’ come tornare bambini. Io ho cominciato a giocare per questo: mi piaceva correre e urlare.
DENIS La sai una cosa?
CARLO Eh?
DENIS Io non lo so perché ho cominciato a giocare. Ma ci sto. Pronti? Uno, due e… tre!


(Denis scatta improvvisamente correndo sul posto. Carlo lo segue quasi subito).


CARLO (urlando) Aspetta… così non vale…
DENIS (urlando) Vale, vale, vale!



(I due corrono sempre più forte, urlando di gioia e ridendo felici. Sale una musica trionfale e gradualmente si fa buio).


FINE


POST SCRIPTUM 

Le vicende legate alla morte senza verità del calciatore del Cosenza (serie B) Donato Bergamini, detto Denis, avvenuta il 18 novembre 1989, sono documentate e raccontate nel libro di Carlo Petrini, Il calciatore suicidato, Kaos edizioni, Milano 2001.
Questa opera teatrale vuole essere una liberissima rielaborazione e reinterpretazione di quelle vicende