NODO

Atto unico di

Roberto Gialdi


PERSONAGGI

Alina
Van Houten
Arcadio
Clarissa


La scena è spoglia: al centro c'è solo un tavolo quadrato. Sulla parte destra, Van Houten dorme in un sacco a pelo. Di fianco a lui c'è una scatola di cartone.

Alina entra in scena: con la mano sinistra trascina una sedia, con la destra porta una valigia e, sotto il braccio destro, stringe un pacco di giornali. Arrivata al tavolo, sistema la sedia, sfila il pacco di quotidiani e lo posa sul tavolo. Quindi si siede sulla sedia, mette in terra la valigia, la apre e ne estrae una sveglia. Poi richiude la valigia, porta la sveglia all'orecchio – come per verificarne il funzionamento – e la posa sul tavolo, vicino ai giornali. Improvvisamente la sveglia suona. Van Houten sbadiglia, si stiracchia e, lentamente, esce dal sacco a pelo, rimanendo seduto in terra.

VAN HOUTEN - Spegnila!
ALINA (spegnendo la sveglia) - Ti ho portato i giornali.
VAN HOUTEN - E la colazione?
ALINA - Da quando in qua fai colazione?
VAN HOUTEN (guardando il proprio orologio da polso) - Esattamente da trentacinque anni, due ore e diciotto minuti.
ALINA (quasi distrattamente) - Ah, mi stavo dimenticando: buon compleanno.
VAN HOUTEN - Grazie… ma non c'è alcun merito nel compiere gli anni.
ALINA - Infatti non mi sono complimentata con te: ti ho solo fatto gli auguri. Onestamente, Van Houten: faccio molta fatica a trovarti dei meriti.
Van Houten si alza in piedi, si avvicina al tavolo ed inizia e sfogliare i giornali.
ALINA - E poi mi spieghi che cos'è questa mania? Ogni anno, il giorno del tuo compleanno compri tutti i quotidiani che escono in edicola: e dopo, che ne fai?
VAN HOUTEN - Li conservo. Hai detto bene: è una mania. Tu lo sai che cosa scrivevano i giornali il giorno esatto in cui sei nata?
ALINA - Proprio no!
VAN HOUTEN - Io sì.
ALINA - E che cosa scrivevano?
VAN HOUTEN - Niente di importante.
ALINA (con sarcasmo) - Mi sembra normale: che cosa poteva accadere di importante nel mondo in coincidenza con la nascita di un essere insignificante?
VAN HOUTEN - E allora, per la mia colazione?
ALINA - Ah, io non scendo giù un'altra volta!
VAN HOUTEN - Ridammi almeno i soldi…
ALINA - Eccoli, spilorcio (gli allunga una banconota).
VAN HOUTEN - Non è questione di essere spilorci: io lavoro tutta notte per quattro soldi, se poi ti ci metti anche tu…
ALINA (interrompendo Van Houten) - OK, OK non fare la piattola. Tanto vedrai che qualcuno ti porta una torta.
VAN HOUTEN - La piattola, eh?
ALINA (con tono ironico) - Hai ragione, scusami: non sei una piattola, sei solo un enigma… Giuro che non riesco a capirti. Davvero. Hai un dottorato in etologia e fai i turni in fabbrica!
VAN HOUTEN - Non tutti possono fare i professori, ti pare?
In quel momento entra Arcadio: porta due sedie, una delle quali addobbata con un grande fiocco rosso.
ARCADIO - Buon giorno a tutti! E buon compleanno, Van Houten (gli porge la sedia col fiocco).
VAN HOUTEN - Grazie, Arcadio, ma non ti dovevi disturbare…
ARCADIO - Beh, sai com'è, mi sembrava che ne avessi bisogno: l'arredamento qui è… come dire… un po' minimalista (fa un gesto con la mano come per mostrare quel poco che c'è sul palcoscenico).
VAN HOUTEN - Si, in effetti mi manca ancora qualcosa…
Arcadio sistema la sua sedia di fianco a quella di Alina e si siede.
ALINA - Ci siamo tutti?
VAN HOUTEN - Manca Clarissa.
ALINA - Clarissa? Non ci credo: hai invitato una puttana!
VAN HOUTEN - Clarissa non è una puttana, è laureata in economia!
ARCADIO (con ironia) - Una puttana economista. O un'economista puttana…
ALINA - Van Houten, si fa pagare per fare sesso: Clarissa è una puttana.
VAN HOUTEN - Non è vero. La eccita fare sesso con sconosciuti. Che c'è di male?
ALINA - Ma non lo fa gratis. Quindi, è una puttana.
ARCADIO - E dicci, Van Houten: in questa attività, Clarissa com'è? Brava?
VAN HOUTEN - Non lo so: non ho mai fatto sesso con Clarissa.
ARCADIO - Veramente?
VAN HOUTEN - Sì, veramente.
ARCADIO - E come mai? Clarissa è indiscutibilmente bella. Ed è disponibile: basta pagarla, a quanto dice Alina.
VAN HOUTEN - Clarissa è un'amica. E poi te l'ho detto: la eccita fare sesso con sconosciuti ed io non sarei affatto uno sconosciuto.
ARCADIO - Mi sembra un po' una forzatura: qualunque cliente, dopo il primo incontro, non è più uno sconosciuto, ti pare?
ALINA - Non sarà che l'idea di farlo con Clarissa ti procura un'insostenibile ansia da prestazione?
VAN HOUTEN - L'ansia da prestazione è un problema che non mi sfiora nemmeno.
ARCADIO - Signore e signori, ha parlato il Casanova dei Paesi Bassi!
VAN HOUTEN - Sì, sì, scherza pure, ispanico. Non soffro di ansia da prestazione semplicemente perché, per me, il sesso non è prestazione: è eros.
ALINA - Ti dispiace spiegare un po' meglio? Fino al concetto di prestazione, ci arrivo, ma quello di eros non mi è chiaro.
VAN HOUTEN - L'eros è la dimensione ludica, giocosa e gioiosa della sessualità.
ARCADIO (in tono scherzoso) - Questa l'ho già sentita da qualche parte. E poi mi sembra un'affermazione troppo profonda per essere tua.
ALINA - Sì, anche a me non sembra una cosa nuova. Non è farina del tuo sacco, Van Houten.
VAN HOUTEN - Forse l'ha già detto qualcun altro, ma – originale o no – è una cosa vera!
Entra Clarissa: con la mano destra porta una sedia pieghevole, con la sinistra regge un contenitore trasparente al cui interno è visibile una torta. Porta una borsa a tracolla.
CLARISSA - È permesso? Ciao, Arcadio… Alina… Buon compleanno, Van Houten! (Gli porge la torta e gli dà un bacio su una guancia.)
VAN HOUTEN - Grazie, Clarissa: meno male che ci hai pensato tu alla torta! Se fosse stato per gli altri…
CLARISSA - Allora? Di cosa stavate parlando? (Apre la sedia pieghevole e si siede sul lato opposto del tavolo rispetto ad Alina ed Arcadio. Van Houten si siede di fianco a Clarissa.)
ARCADIO - Oh, niente di importante: chiacchiere per ammazzare il tempo.
VAN HOUTEN - Sì… diciamo così…
ALINA (con impazienza) - Visto che adesso è arrivata la torta, la tagliamo?
CLARISSA - Il coltello è già dentro al contenitore. È una torta alle mandorle: spero che vi piaccia, l'ho fatta io.
ALINA (con ironia) - Sei piena di talenti, mia cara… (Apre la valigia e ne trae una bottiglia di vino, un cavatappi e quattro bicchieri.)
ARCADIO (alzandosi) - Lascia, faccio io (prende la bottiglia di vino e la stappa).
Van Houten taglia la torta.
CLARISSA - Insomma, Alina, non ci dici proprio niente?
ALINA - A proposito di cosa?
CLARISSA - Ho saputo che ti hanno presa a Stoccolma, al Karolinska Institüt.
ALINA - Van Houten, tu proprio non riesci a tenerti un cecio in bocca!
VAN HOUTEN - Perché, era un segreto inconfessabile? A me sembrava una grande notizia!
ARCADIO - Infatti lo è! Avanti, racconta: di cosa si tratta? (Torna a sedersi.)
ALINA (sbuffa) - È un progetto di medicina sociale: faremo degli studi epidemiologici per monitorare gli effetti che determinati comportamenti collettivi hanno sulla salute. Niente di particolarmente innovativo, sarà un po' come lavorare al catasto. Però fa curriculum. Fa molto curriculum… Vado a Stoccolma il mese prossimo. Contenti?
ARCADIO - E perché non volevi dircelo?
ALINA - Mi vergognavo… E avevo paura della vostra reazione, che sareste stati invidiosi…
CLARISSA - Ma che sciocchezze!
ARCADIO - Sì, davvero: perché mai avremmo dovuto essere invidiosi? Siamo i tuoi amici…
VAN HOUTEN - Sappiamo bene tutti i sacrifici che hai fatto, tutti i rospi che hai dovuto ingoiare per raggiungere i tuoi obiettivi. Io sono felice per te e anche loro, ne sono sicuro. (Arcadio e Clarissa annuiscono con la testa.) Di che ti preoccupi?
ALINA - Sì, avete ragione: il fatto è che ho sempre paura che qualcuno mi voglia fare del male. E poi ho sempre il terrore – terrore autentico – di perdere quello che mi sono conquistata con fatica. Avrei fatto qualunque cosa per un incarico come quello del Karolinska Institüt, ma adesso che l'ho ottenuto, adesso che ho realizzato il mio sogno, ho paura di svegliarmi e che il mio sogno svanisca. È paranoia, lo so, dovrei mettermi in terapia… (Ride.) Comunque, Arcadio, mi risulta che anche tu sia in partenza…
ARCADIO (con stupore) - E da quando segui le cronache sportive? Sì, vado a giocare in Scozia, nell'Heart of Midlothian.
CLARISSA - Heart cosa?
ARCADIO - Heart of Midlothian. «In former times, England had her Tyburn, to which the devoted victims of justice were conducted in solemn procession up what is now called Oxford Street. In Edinburgh, a large open street, or rather oblong square, surrounded by high houses, called the Grassmarket, was used for the same melancholy purpose».
VAN HOUTEN - E questo cos'è?
ARCADIO - È l'incipit del romanzo di Walter Scott, "Heart of Mid-Lothian". La squadra di Edimburgo si chiama come il romanzo.
ALINA (in tono scherzoso) - Ti sei preparato per la conferenza stampa di presentazione, di' la verità…
ARCADIO - No, cara. Sono appassionato di letteratura, non lo sapevi?
VAN HOUTEN - Ma andare a giocare così lontano è importante per la tua carriera?
ARCADIO - No, direi proprio di no. Vado ad espiare la mia colpa. (Sorride con amarezza.) La fine del mio matrimonio mi ha scombussolato, devo andare via da questa città: qui avevo conosciuto Paula, qui ci eravamo sposati, qui era la nostra casa… Edimburgo va benissimo, è perfetta.
CLARISSA - Beh, ragazzi, cosa posso dire? Mi avete anticipata… (Apre la borsa che porta a tracolla e ne estrae tre girasoli che porge ai tre amici.) Parto anch'io: la banca mi ha trasferita a 250 chilometri da qui.
ALINA - La banca? Ma tu non fai…
CLARISSA (interrompendo Alina) - La puttana? No, non faccio la puttana. Mi piace fare sesso e cambiare spesso partner perché trovo eccitante farlo con sconosciuti, ma non mi faccio pagare.
ALINA - Scusa… Io…
CLARISSA - Lascia stare, non c'è alcun problema, non sei la prima e di certo non sarai nemmeno l'ultima: questa è una voce che mi segue sempre ed ovunque. E in ogni caso non mi sento per nulla offesa: chi lo fa per lavoro merita stima e rispetto. Io ho la fortuna di poterlo fare solo perché mi diverte… Piuttosto sono un po' preoccupata per questo trasferimento.
ARCADIO - Non mi sembri una persona che ha difficoltà a socializzare…
CLARISSA - No, no, tutt'altro… (Sorride.) Infatti non è questo… Cominciare in una città nuova, conoscere gente nuova, cambiare le mie abitudini… È tutto molto stimolante… eccitante! Sì, anche questo è eccitante. Però, allo stesso tempo, mi dà ansia. Non so perché…
VAN HOUTEN - Forse perché, in fondo, sai che queste novità eccitanti dureranno poco: in quella città dovrai viverci stabilmente, quelle persone dovrai frequentarle tutti i giorni e le nuove abitudini diventeranno presto abitudini e basta.
CLARISSA - Forse è così. Comunque mi sento molto contraddittoria, non trovate?
ALINA - E chi non ha contraddizioni? Sono le contraddizioni che rendono interessante una persona… (Fa una pausa.) Comunque devo dirvi un'altra cosa: mi mancherete. Non avrei mai pensato di… Lo sapete, io ho fatto del cinismo la mia corazza e la mia maschera… Ecco, quando sarò a Stoccolma sentirò la vostra mancanza. Mi mancheranno le cene a casa tua, Clarissa: lo so che non te l'ho mai dimostrato, ma mi sei sempre piaciuta moltissimo. Sei una persona libera, sei quella che io non ho il coraggio di essere. Ed è un po' la stessa cosa anche con te, Van Houten. Sei una delle persone più intelligenti che io conosco. Non so perché un promettente scienziato sia finito a fare l'operaio: se è stata una tua scelta, probabilmente non sono in grado di comprenderla. Se è stato il destino, non ti ho mai sentito recriminare. E, in ogni caso, hai sempre avuto una serenità di animo e di giudizio che io posso soltanto sognarmi. E tu, Arcadio, il portiere più malinconico e poetico che si sia mai visto su un campo di calcio… (Gli spettina affettuosamente i capelli.) Mi mancherete e forse solo tra un po' mi sarà chiaro che cosa perdo andando a Stoccolma…
ARCADIO - Adesso non farci piangere! (Sorride.) Anche a me dispiace: mi siete stati tutti molto vicini in un momento della mia vita molto complicato. Anche se, probabilmente, ognuno di voi l'ha fatto all'insaputa dell'altro… Comunque non siamo più nell'Ottocento: oggi la tecnologia aiuta a mantenersi in contatto anche quando si è lontanissimi uno dall'altro. La nostra amicizia non deve finire necessariamente stasera: dipende da noi.
CLARISSA - Dai, Arcadio! Non ci credi nemmeno tu, a questa cosa: all'inizio forse sarà così e continueremo a telefonarci, a scriverci email e ad incontrarci in webcam, ma poi… Poi ognuno di noi avrà una vita che lo prenderà e, a poco a poco, le telefonate e le email si diraderanno e le webcam si accenderanno sempre di meno, finché ci manderemo solo gli auguri di buon anno. E poi, un giorno, neppure più quelli…
ARCADIO - Allora vuoi proprio dire che ci separiamo?
CLARISSA - Mi sembra chiaro…
ALINA - Accidenti, dovevamo festeggiare un compleanno e invece è diventata la fiera degli addii!
Van Houten si alza, prende la scatola di fianco al sacco a pelo, la porta sul tavolo, la apre, ne estrae una corda curiosamente intrecciata e la porge ad Alina.
ALINA - Che cos'è?
VAN HOUTEN - Un nodo infinito. È uno dei simboli di buon auspicio del buddismo. Vuole significare che ogni singola cosa che accade nella vita è legata a tutte le altre. Soprattutto, però, il nodo infinito è un simbolo di amicizia: quando regalo un nodo infinito, mi lego saldamente all'altra persona. Adesso è tuo, Alina, ma non dovrai tenerlo per sempre: fra tre mesi lo passerai ad Arcadio. Arcadio lo terrà tre mesi e poi lo passerà a Clarissa. E anche Clarissa lo terrà tre mesi, dopodiché lo passerà a me. Io, dopo altri tre mesi, lo passerò nuovamente a te ed il ciclo ricomincerà. In dodici mesi, passerà di mano quattro volte. E sarà così ogni dodici mesi. Se vogliamo credere alla simbologia buddista, in questo modo amplifichiamo gli effetti del nodo infinito. In ogni caso, creeremo i presupposti per mantenere viva la nostra amicizia.
ARCADIO (con entusiasmo) - Ci sto! Mi sembra davvero un'ottima idea!
CLARISSA - Ma credi veramente che potrebbe bastare questo giochino? Prima o poi qualcuno si dimenticherà di passarlo a qualcun altro e tutto finirà lì.
ALINA - Ma se qualcuno si dimentica di passarlo, è sufficiente che chi avrebbe dovuto riceverlo glielo chieda: non basta la superficialità di uno di noi per interrompere il meccanismo: è un gioco di squadra.
ARCADIO - Giusto. E poi senti, Clarissa: che cosa ci costa provare? Per me è un modo carino per rimanere uniti. Anzi, non è soltanto carino: è intelligente.
VAN HOUTEN (tornando a sedersi) - L'amicizia è come l'amore: è una conquista che deve essere rinnovata continuamente. È come se ci fosse un muscolo dell'amicizia: se non lo alleni con regolarità, finisce per atrofizzarsi. Con il nodo infinito da scambiarci a date fisse, ci impegniamo concretamente per non lasciar morire la nostra amicizia. Ben sapendo, comunque, che un giorno potrebbe finire.
CLARISSA - Non lo so… secondo me è destinato a diventare un rituale vuoto…
ARCADIO - Ti ripeto: che cosa ci costa provare?
ALINA - Sì, proviamo. Scusate il paragone, ma in fondo è come quando facevamo l'abbonamento per andare a sentire i concerti: se non fossimo stati abbonati, avremmo trovato mille scuse e non saremmo mai usciti. Era uno stimolo, un incentivo a fare una cosa che ci dava soddisfazione. Ed era anche un modo per non lasciare che la nostra pigrizia avesse il sopravvento.
CLARISSA - Non sono ancora convinta. L'abbonamento era comunque legato ad un'occasione di svago… Voglio dire: non è che ci fosse richiesto chissà quale sforzo: ci piace la musica, quindi andavamo ai concerti. Ma qui è diverso: come ha detto Van Houten, dobbiamo tenere allenato il muscolo dell'amicizia. E, come per un atleta, occorre tanta determinazione. Non fraintendetemi, non voglio dire che della nostra amicizia non mi importa nulla o che non sono determinata a farla vivere ancora. Dico solo che… un atleta è in una situazione diversa, per lui il suo sport è una ragione di vita che non ammette distrazioni, mentre per noi le distrazioni saranno molte e quando saremo tutti così lontani…
ARCADIO - Io faccio lo sportivo professionista e ti posso assicurare che la mia vita non si esaurisce con il calcio. Ci vuole determinazione in tutto quello che facciamo, anche nel tenere pulita casa, per dire… Lo scambio del nodo che ha pensato Van Houten serve proprio a mantenere accesa la nostra determinazione. Hai il dubbio che possa diventare un rituale vuoto. Lasciami dire che questo accadrà soltanto se e quando a noi non interesserà più nulla della nostra amicizia. A noi, non a qualcun altro.
ALINA - Clarissa, Arcadio ha ragione. Il nodo è solo un simbolo, è il simbolo che noi ci assumiamo la responsabilità di tenere viva la nostra amicizia. Ci vuole costanza per rimanere amici: scambiarci il nodo serve a ricordarcelo.
CLARISSA - Ammettiamo pure che abbiate ragione. Ma ha senso restare uniti anche quando i fatti della vita portano a separarci? Tu, Van Houten, hai tirato fuori questo nodo infinito, che è un simbolo buddista. Però, per quanto ne so, è proprio il buddismo a considerare negativamente l'attaccamento alle persone e alle cose…
VAN HOUTEN - Attaccamento significa trasformare cose e persone in totem: questo è sbagliato. Sarebbe sbagliato se ci scambiassimo il nodo infinito per rendere la nostra amicizia immortale. Ma non è così: la nostra amicizia un giorno potrebbe finire. Non l'ho mai nascosto. Ma, come ha detto Arcadio, dipende da noi. Tutte le cose finiscono, ma un conto è prendersene cura, un altro è lasciarle andare in malora. Scambiarci il nodo infinito è uno stimolo a prenderci cura della nostra amicizia.
ARCADIO - Io ci sto, lo confermo.
ALINA - Anch'io, non ho alcun dubbio.
CLARISSA (annuendo con la testa) – Sentite… voglio fidarmi. Non sono per niente convinta che funzionerà, però… OK, ci sto!
ARCADIO – Alla buonora! E adesso sotto con la torta!
ALINA – E avanti con i bicchieri: c’è un compleanno da festeggiare o mi sbaglio? (Versa il vino nei bicchieri.)
CLARISSA (alzandosi in piedi) - Allora è il momento del brindisi...Che possiamo dire? (Fa una pausa.) Al nodo!
Alina, Arcadio e Van Houten si alzano in piedi.
TUTTI (alzando i bicchieri) - Al nodo!

SIPARIO