Scrivi il Tuo Nome Maiuscolo

di 

FULVIO FIORI



PREMIO NAZIONALE
TEATRO TOTALE 1999




LA SCENA


E' divisa in due parti: da un lato c'è uno spazio solare, diurno, pieno di luce e colore. E' un luogo caldo e confortevole che comunica positività e voglia di vivere.

Dall'altro c'è una specie di caverna, buia e umida, con stalattiti aguzze e rocce ruvide che avvolgono il palcoscenico anche verso l'alto. E' uno spazio freddo, claustrofobico, con un piccolo specchio d'acqua per terra che lancia i suoi tremuli riflessi sulla parete retrostante. Potrebbe anche avere un lentissimo gocciolio dal soffitto...

I due spazi possono essere resi da una scenografia girevole, da muovere di volta in volta. O da teli dipinti che scendono via via dall'alto, oppure da una concreta divisione del palco in due scenografie fisse. Va bene qualunque soluzione, purché la divisione dei due mondi sia netta e comprensibile.


I PERSONAGGI


L'Uomo.
Il Coro delle Ragazze. 
La Strega. 
La Suora.
La Bambina col Lecca Lecca.
L'Uomo Maturo.
La Bomba del Sesso.


LA STRUTTURA NARRATIVA


Sedici "quadri" teatrali distinti, composti da monologhi, dialoghi e canzoni,
intercalati da brevi intervalli di buio e divisi in due atti.


NOTE SULL'ALLESTIMENTO


La particolare struttura narrativa e la stesura del testo permettono un allestimento "modulare e componibile": un solo attore interpreta l'Uomo e una sola attrice interpreta tutti i personaggi principali femminili, più due coriste che cantano come Ragazze del Coro, più un attore nei ruolo dell'Uomo Maturo. Oppure l'Uomo è interpretato da due attori, in tal caso i "quadri" non sono più intercalati dal buio ma sono collegati con una tecnica di estrazione cinematografica: una dissolvenza incrociata basata sulle luci (sfuma il quadro precedente mentre sale il quadro seguente) e sulla gestualità dell'Uomo, che è identica, anche nella postura fisica, tra il quadro che finisce e quello che comincia. Anche il numero delle attrici è variabile e può arrivare anche a una per ogni personaggio, in base alle esigenze della produzione o dei componenti della compagnia.


QUADRO 1


L'Uomo entra in scena al centro del palco, cioè a metà dei due mondi. Veste abiti contemporanei: un impermeabile e un paio di scarpe col tacco duro, che scandiscono il ritmo del suo cammino. Sotto l'impermeabile ha una vistosa protuberanza tonda, come fosse la pancia di una donna incinta.

Giunto al limite del palco, si ferma. Pausa, si mette di profilo, pausa. Di fronte, pausa. Poi ancora di profilo. Fissa il pubblico e dice:
"Ho un problema."

E indica la pancia con espressione di chi prende atto di una situazione spiacevole. Quando è sicuro che tutti hanno capito, ricomincia a muoversi sul palco, misurandolo a grandi passi, con le mani congiunte dietro la schiena. A tratti si ferma, scuote il capo, guarda il pubblico ed esclama:
"Ho un problema."

E riparte… si blocca, sospira, allarga le braccia con un senso di rassegnazione e con tono conclusivo dice:
"Ho un problema."

Lentamente, si sbottona l'impermeabile... arrivato alla fine si ferma. Pausa... Di colpo lo spalanca, plateale come un esibizionista e il pubblico si accorge che il pancione da donna incinta è invece un supporto (un portapompa da giardino?) agganciato alla vita dell'Uomo, sul quale è arrotolato un lunghissimo tubo in gomma o plastica trasparente, colorata a tinte forti, decise ma anche suggestive (esempio base fucsia con striature azzurre...). L'Uomo guarda il pubblico con espressione del tipo - cosa vi avevo detto? - e dichiara:
"Ho un problema."

Pasticcia un po' con le mani in vita finché non trova il punto giusto, slaccia la cintura a cui è appeso il suo ingombrante cordoncione e lo attacca a un gancio che si trova in un punto nella zona della caverna. Ora vediamo chiaramente che il capo del tubo arrotolato al supporto (che darà la faccia al pubblico) penzola libero, mentre l'altro capo è attaccato alla pancia dell'Uomo, esattamente al centro, come un cordone ombelicale. 
L'Uomo se lo guarda poi confessa:
"Ho un problema."

Quindi apre del tutto l'impermeabile, come le ante di un grande armadio e ci mostra l'interno: ordinatamente appesi a tante piccole asole, ci sono un sacco di attrezzi da ferramenta. Seghe, pinze, tenaglie, una piccola accetta... L'Uomo afferra un seghetto da ferro, appoggia la lama all'attaccatura del tubo sull’ombelico e comincia a segare... 

Bastano pochi movimenti e la lama si distrugge. Sguardo al pubblico, sospiro ed espressione del tipo - io non mi arrendo – poi prende un paio di grandi tenaglie, afferra saldamente lo stesso punto e preme con tutta la forza che ha: istanti di grande tensione… le tenaglie si spaccano cadendo a terra rovinosamente. Altro sguardo, altro sospiro, altro attrezzo: una piccola accetta: la alza sopra la testa, prende la mira e mena un gran fendente sul solito punto del tubo... al contatto col materiale, subito la lama si disintegra.
Spazientito, l’Uomo alza gli occhi al cielo, si toglie l'impermeabile e lo butta a terra, con l'aria di chi pensa - Tanto non serve a niente! - poi si guarda la pancia, riguarda il pubblico e dice col tono alto di chi ha perso le staffe:
"Ho un problema."

Poi il suo sguardo cade su una donna del pubblico: la fissa, le sorride, scende in platea e la raggiunge. Ha l'aria di chi vuole dimostrare quanto sia difficile liberarsi del cordone e infatti invita la donna a prendere in mano l'attaccatura del tubo e a tirare con forza - tanto sa benissimo che non succederà niente! - La donna è collaborativa e comincia a tirare: subito, senza alcuno sforzo, il tubo si stacca. L'Uomo ci rimane malissimo, a bocca aperta, e per qualche minuto non riesce a fare né a dire nulla, poi si scuote e si rende finalmente conto che in effetti, la donna lo ha liberato! 

Con grande riconoscenza, si inginocchia ai suoi piedi, le bacia la mano e la fa applaudire abbondantemente dal pubblico. Poi la ringrazia di cuore con un'energica stretta mano, le affida ufficialmente il capo del tubo e si lancia in un buffo balletto senza musica, anche un po' sgraziato ma sincero: esprime tutta la sua felicità per essere finalmente libero. Sempre ballando risale sul palco e quando si è scatenato abbastanza si ferma con l'espressione appagata. Ora è al centro del proscenio e fissa la platea sorridendo: respira a pieni polmoni questa novella sensazione di felicità.

Ecco che all'improvviso, il capo del tubo appena staccato, ancora nelle mani della donna in platea, comincia a muoversi: si agita, trema un po', poi si stacca con forza dalle mani di lei e sotto lo sguardo sbaccalito dell'Uomo, prende a volare al rallenty per il teatro. Anche lui sembra fare un balletto nell'aria, come a scimmiottare la precedente azione dell'Uomo e piano piano lo raggiunge sul palco. L'Uomo subisce la scena impietrito: ha le mani arrese e riesce solo a seguire a bocca aperta il capo del tubo che tranquillo tranquillo, gli si fissa di nuovo dov'era prima, al centro della pancia, esattamente nel punto dell'ombelico. Un istante dopo, anche l'altro capo del tubo, quello appeso al gancio si muove, vola a mezz'aria e si va a conficcare con un suono secco di chiusura a scatto (KLANG!) in un punto preciso della zona caverna. L'Uomo, guarda la zona caverna, poi si guarda la pancia, chiude le mani intrecciandole sotto il cordone, un po' come fanno i frati, quasi a sostenere la pancia, rivolge lo sguardo al pubblico e con l'aria sconsolata dichiara:
"Ho un problema."

Luci a nero di colpo.

QUADRO 2



Luci nella parte "positiva" della scena, dove ritroviamo l'Uomo in piedi, di fronte al pubblico. E' in una posizione analoga a quella che aveva quando si sono spente nel quadro precedente, infatti tiene le mani intrecciate sotto il ventre, la differenza sta nel fatto che con le mani sostiene (come fosse un pancione) una grande e vistosa palla da carcerato, la cui catena penzola fino al piede, dove si aggancia saldamente alla caviglia, col suo classico anellone.

Partono le note introduttive di una canzone: l'Uomo la canterà con trasporto, benché appesantito dalla palla al piede, che lo costringe a una certa goffaggine e lentezza.

Di sorpresa, si potrebbe quasi dire "alla vigliacca" entrano in scena le Ragazze del Coro, che si lanciano subito nell'introduzione musicale, vocalizzando all'impazzata con virtuosismi simpatici e allegri.

Le due Ragazze sono gemelle: si muovono sinuosamente e armoniosamente, con spirito molto femminile e ammiccano spesso all'Uomo con sensualità, benché non si capisca se lo fanno scherzando, da amiche o con intenzione reale. In ogni caso, cantano da dio...

(canzone)


UNA GIORNATA DI SOL

(Uomo) (Coro)


Era una bella giornata di SOL SOL SOL
e io non avevo niente da FA FA FA
andavo in giro di qua e di LA LA LA
e mi sentivo davvero un RE RE RE
a un certo punto ho detto vado di LA LA LA
ma sì dai vai chissà che trovo a girare di LA LA LA
Beh, una volta andato di LA LA LA
sapete chi ti trovo? 
no dico sapete chi ti trovo? LA MI SOL RE LA 
Esatto! Ho trovato proprio LA MI SOL RE LA
Purtroppo, quando l'ho vista, 
sono rimasto di sasso perché LA MI SOL RE LA
eh, proprio lei, sapete che fa? LA SI FA FA
Eh, sì! LA SI FA FA
Insomma, in sintesi, non so 
se mi sono spiegato bene, 
il fatto è che LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A
LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A
LA MI SOL RE LA LA SI FA FA

Beh, appena mi sono ripreso
dallo shock, le ho detto: 
ti rendi conto di quello che fai? SI SI SI SI
Ne dubito, prova un po' a dirmelo MI DO MI DO
anche semplicemente, così, con parole tue MI DO MI DO
Come dici scusa? MI DO MI DO
Ma allora te ne rendi conto davvero... SI SI 
E ti fa piacere? SI SI 

Ragazzi che notizia! E pensare 
che fino a pochi minuti FA FA FA
era una bella giornata di SOL SOL SOL
io mi sentivo davvero un RE RE RE
e mai avrei immaginato che... LA MI SOL RE LA LA SI FA FA
LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A
LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A

Io però non avevo nessuna intenzione 
di accettare le cose come stavano,
quindi le ho chiesto: senti un po', 
ma a fare quello che fai tu, come si fa? SI FA SI FA
Si fa? SI SI SI FA SI FA
Ma cosa intendi con precisione? MI DO SI FA
Ripeti per favore! MI DO SI FA
Ah e lo dici così?! SI SI
Ma non ti vergogni?e lei: Uffa che SOL FA SOL FA SOL FA
Ma si può almeno sapere perché lo fai?
Beh, si è intristita, ha abbassato lo sguardo
e mi ha detto: fratello, lo faccio 
perché mi sento tanto SOL LA
Avete capito? Lo fa perché si sente SOL LA

Poverina! ho pensato e allora sì che
cominciai a capire perché LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A
LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A
LA MI SOL RE LA LA SI FA FA

Senti sorellina, le ho detto poi,
se le cose stanno così SIIII
sai che ti dico? SIIII
che magari mi metto vicino a te, SIIII 
diciamo qui intorno, SIIII
insomma nei paraggi SIIII
e se qualcuno ti dà noia, SIIII
ci penso io SIIII
dice lei e poi? poi dico io, 
poi si fa a metà (silenzio, fermo musica)


Beh, dopo una lunga, lunghissima
pausa di riflessione mi dice SI SI SI
fratellino SI SI SI
si può FA RE - FA RE - FA RE 

(riparte la musica)

Era una bella giornata di SOL SOL SOL
e io non avevo niente da FA FA FA
andavo in giro di qua e di LA LA LA
e mi sentivo davvero un RE RE RE
ecco sì, proprio un RE
e pensavo che la vita è fatta di tante FA SI
e va presa a piccole DO SI 
l'importante è mettere qualcun altro ai RE MI RE MI
e alla fin fine sotto sotto in fondo in fondo 
(break musicale e pausa di sospensione,
poi di colpo, con entusiasmo) FA RE SOL DO FA RE SOL DO 
FA RE SOL DO
Ecco infine spiegato il perché LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A
LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A LA MI SOL RE LA LA SI FA FA-A
LA MI SOL RE LA LA SI FA FA 
Sulle girls scatenate nel coretto finale, l'Uomo esce di scena con la sua palla da carcerato al piede, tenendola a fatica in braccio: si dirige verso le ragazze e tenta di baciarne una o forse tutt'e due. Loro sorridono a cinquanta denti e fanno le smorfiose, ma non si concedono al bacio. L'Uomo dà un'occhiata alla palla, una alle ragazze neghittose e una al pubblico, come per dire - ognuno ha la sua croce - quindi esce di scena. Le luci si smorzano sulla musica..




QUADRO 3


Le luci si riaccendono piano sulla parte "caverna": sono fredde e buie. L'Uomo è seduto su una sediaccia, accanto a lui c'è un grande mappamondo acceso e attaccato alla sua pancia penzola inesorabile il tubo ombelicale...

Mentre l'Uomo giocherella senza convinzione col mappamondo, dal fondo entra una donna: la Strega. E' gobba e si muove rigidamente, con l'astio di chi è chiuso a riccio sui propri dolori. Veste di stracci e ha una folta chioma bianca e grigia che le fa da mesta criniera. Per tutta la scena, si rivolgerà all'Uomo girandogli intorno lentamente, con movimenti ripetitivi, a stringere verso il centro, come un uccello predatore in caccia. Ha in mano ha un bricco da alchimista che rimesta a tempo con un cucchiaio lungo e adunco, come a preparare una mistura. Cammina in silenzio per la caverna, accompagnata solo dal ritmico sbattere del cucchiaio contro il vetro del bricco...

STREGA (suadente): 
"...Ciao, giovane uomo!"

Uomo (distratto): 
"Ciao..."

STREGA (affettuosa): 
"Sei preoccupato? Per tua sorella?"

Uomo: 
"Un po'..."

STREGA (marpiona): 
"Oh, questo ti fa molto onore..."

Uomo (sincero): 
"Tu credi?"

STREGA (persuasiva): 
"Ma certo! Preoccuparsi per gli altri è segno di grande, grandissimo cuore..."

Uomo (triste, tra sé): 
"Io non so neanche se ce l'ho un cuore..."

STREGA (rassicurante): 
"Ce l'hai, caro, ce l'hai... tua sorella, piuttosto..." 

Uomo (interessato): 
"Cosa..."

STREGA (filona): 
"Tua sorella invece il cuore l'ha perduto... o forse l'ha prestato, no nel suo caso direi piuttosto che l'ha noleggiato..." 


Uomo (infastidito): 
"Ma cosa inventi?..."

STREGA (forte): 
"E' così ti dico: tua sorella non ha cuore. E questo spiega perfettamente perché ora si trova dove si trova a fare quello che fa..."

Uomo (stanco): 
"Senti: dimmi chiaramente cosa vuoi dire e poi finiamola che sono stanco"

STREGA (vincente) 
"Tua sorella ha avuto cuore di abbandonare sua madre, ricordi? Per andare a stare fuori, a fare la sua vita, lontano. (pausa, poi marcato) A due isolati di distanza dalla madre, ricordi? Con quel suo macho-micho-boy. E questo prova che a sua madre, al dolore che le avrebbe dato, non ha pensato affatto. E questo prova che tua sorella il cuore non ce l'ha più..."

Uomo (colpito): 
"Ma questo discorso è assurdo (pausa) mamma!"

STREGA (troppo affettuosa):
"Invece è vero figliolo! D'altra parte tu non sei una mamma e non puoi capire... Ma una mamma, specie una brava mamma come me, certe cose le sa: per esempio che tu non sei come tua sorella. Tu un cuore ce l'hai e grande anche! Infatti, tu sei ancora qui, qui con me, con la tua mamma..."

Uomo (serio): 
"Già...(più vivo) però adesso mi trasferisco anch'io, (sottolineando) ricordi?..."

Strega (colpita ma comprensiva):
"Ricordo, ricordo... ma tu e... come si chiama..."

Uomo (serio): 
"Giulia, mamma, si chiama Giulia." 

Strega (insinuante):
"Ecco Giulia, non avevate litigato? Non vi eravate lasciati...per sempre?"

Uomo (serio): 
"Ma poi ci siamo rimessi insieme mamma!"

Strega (un po' provocatoria):
"Per sempre?"

Uomo (toccato): 
"Per un periodo sufficiente a provare di vivere insieme, mamma!"

Strega (un po' allarmata):
"E dove andrete?"


Uomo (serio e preoccupato per le possibili reazioni della madre): 
"Andrò a stare da lei... almeno all'inizio, poi si vedrà"

STREGA (lunga pausa, stringe i pugni e si incurva molto, sofferente, poi finge gioia): "Magnifico, figliolo... come preferisci tu, io sono la tua mamma e non posso che essere felice, perché tu sei il maschio e per te è diverso..."

Uomo (quasi sollevato): 
"Allora non ti dispiace, mamma?!"

STREGA (esagerata): 
"Ma certo che no, anzi! Guarda, per dimostrarti quanto sono contenta, voglio farti subito un regalo... Sì, un dono, che sia la mia benedizione per la vostra unione... (appoggia il bricco ed estrae da sotto il vestito una bellissima mela rossa. La porge all'Uomo) tieni figliolo: dalla tua mamma, con tutto il cuore!"

Uomo (perplesso): 
"Mamma, ma cosa... cos'è quella?"

STREGA (sorridente): 
"E' una mela, caro!"

Uomo (preoccupato): 
"Sì, certo... ma cosa vuol dire?..."

STREGA (dolce): 
"Come cosa vuol dire? Una mela vuol dire una mela... prendila, è un dono della tua mamma!"

Uomo (diffidente): 
"Tutto questo mi ricorda qualcosa..."

STREGA (sicura): 
"Ti ricorda che la tua mamma ti vuole bene e te ne vorrà sempre, più di qualunque altra donna. E' naturale che sia così, non credi?!"

Uomo (perplesso sorride): 
"Già, è naturale..."

L'Uomo allunga la mano, prende la mela e la guarda: è bellissima! La strofina sulla manica, la riguarda, sorride scuotendo il capo come a dire - come ho fatto ad avere paura di una mela? - e le dà un gustosissimo morso. Un istante dopo, mentre le luci si abbassano, l'Uomo spalanca gli occhi, smette di masticare, si porta le mani alla gola e stramazza al suolo. Nel buio, restano accesi a brillare solo gli occhi della Strega, che con una risata sommessa, che somiglia al pianto, trascina le sue stanche ossa fuori scena.


QUADRO 4



L'Uomo riappare nella zona a metà tra le due parti ed è sdraiato per terra in una posizione identica a quando si è accasciato nella scena precedente. Quando si alza per cominciare a cantare, ci accorgeremo che ha il solito tubone ombelicale agganciato al centro della pancia. Il resto del tubo spenzola sul palco, nella direzione della zona-caverna. Ci accorgiamo anche di un'altra cosa: attaccato al collo, l'Uomo indossa un collare da cane, con guinzaglio di quelli sottili e allungabili, che si estende lungo la scena e va ad agganciarsi nella parte positiva, vicino alle Ragazze Del Coro. 

L'Uomo canterà una canzone che presenta due atmosfere distinte: durante le strofe, che hanno un andamento lento, tipo blues, la luce gli arriva di lato dalla parte "caverna", nella parte solare invece tutto è buio tranne una luce miratissima sulle Ragazze del Coro; viceversa nel ritornello, che ha un andamento scatenato da rock 'n roll, l'Uomo riceve la luce, sempre laterale, della parte positiva (il coro è spento), mentre nella zona caverna tutto è buio tranne il tubo ombelicale che vibra come fosse vivo e splende fluorescente. In ogni caso, per tutta la durate del brano, sia le luci della strofa che quelle dei ritornello, non sono mai solari e luminose. Possono differenziarsi per il colore (esempio: strofa sui blu e ritornello sui rossi) ma hanno entrambe tonalità scure.

Mentre canta la strofa, l'Uomo parla verso la parte buia del palco, nel ritornello si rivolge invece alla parte opposta, quella positiva. Le Ragazze del Coro accompagnano con trasporto.

(la canzone)

STREGAMALVAGIAMENTE

(strofa) Coro

tu tu tu - tu tu
stregamalvagiamente tu tu tu - tu tu
che velenosamente
quotidianamente
apescinfacciamente mi mi - mi - mi

tu tu tu - tu tu
ocaselvaggiamente tu tu tu - tu tu
che discorsivamente
ignorantemente
aparolaccemente mi mi - mi - mi


ed io io io 
che lacrimevolmente
ingoiantemente ahi ahi ahi
facendofintadinientemente


(ritornello)

ma lei lei lei lei
dolcedivinamente lei lei lei lei
fotomodellamente
occhilanguidamente lei lei lei lei

ma lei lei lei lei
animanobilmente
cuoresensibilmente
alsettimocieloinnamoratamente io io io


(strofa)

tu tu tu - tu tu
tirchiavaracciamente tu tu tu - tu tu
che finanziariamente
pervicacemente
aboccasciuttamente mi mi - mi - mi

tu tu tu - tu tu
sporcatirannamente tu tu tu - tu tu
che schiaffeggiantemente
torturevolmente
sanguinariamente mi mi - mi - mi


ed io io io
che dolorosamente
assorbentemente ahi ahi ahi
comeunsaccodipatatemente


(ritornello)

ma lei lei lei lei
dolcedivinamente lei lei lei lei
mieleamorevolmente
carezzevolmente lei lei lei lei

ma lei lei lei lei
piùcheaffettuosamente
coccolosamente
alsettimocieloinnamoratamente io io io






(strofa)

tu tu tu - tu tu
piovraeroticamente tu tu tu - tu tu
che imperativamente
plurigiornalmente
prosciugantemente mi mi - mi - mi


ed io io io
che concludevolmente
conigliescamente ahi ahi ahi
precipitevolissimevolmente


(ritornello)

ma lei lei lei lei
dolcedivinamente lei lei lei lei
danzadelventremente
gattasinuosamente lei lei lei lei

ma lei lei lei lei
persinogeishamente
kamasutramente
paradisiacappagantemente io io io


(codino finale)

ahi ahi ahi ahi
sbadiglievolmente
assonnatamente
tristetristemente
risvegliantemente io io io io


Mentre canta quest'ultima parte della canzone, le luci prendono una tonalità luminosa, offrendo al pubblico lo stesso effetto delle persiane quando si aprono la mattina e il sole entra carico di vita. L'Uomo si stira come chi si è appena svegliato, volta le spalle al pubblico e cerca di uscire verso il centro della scena. Però non ci riesce, perché il tubo ombelicale tira da una parte e il guinzaglio dall'altra. Rimane dunque prigioniero dei suoi legami e sospeso in questo "tira-molla, non di qua-non di là, non avanti-non indietro". E ruota ora verso destra ora verso sinistra, sul suo asse e non riuscendo mai a sganciarsi e ad andare oltre il mezzo giro. La musica sfuma e le luci vanno a nero lentamente, su questa rotazione e controrotazione, rotazione e controrotazione... 
QUADRO 5



L'Uomo è nella zona solare e indossa un paio di occhiali scuri, futuribili: è seduto su uno sgabello alto, tipo da pub. Il suo corpo ruota oziosamente a destra e a sinistra, dondolando di mezzo giro sul suo asse, proprio come faceva all'uscita del quadro precedente, col corpo legato sia al tubone che al guinzaglio. E' un movimento comune quando si sta su uno sgabello di quel tipo, quindi apparirà del tutto naturale. Altrettanto naturalmente, l'Uomo ha un braccio appoggiato al bancone/bar, (la scenografia è infatti un troncone del banco di un pub) e reciterà un monologo. Sul bancone c'è un grande bicchiere di whisky al quale è ancorato uno dei due anelli di un paio di lucidissime manette. L'altro anello è attaccato al polso dell'Uomo. Le luci sono multicolori, psichedeliche...

(il monologo) 

ANIMALE DIGITALE


Il mirino del mio cristallino nitidamente centra la realtà,
costantemente invia alla mente segnali piatti, spenti, 
di corpi umani ad alta concentrazione d'istintività 
(statisticamente è raro registrare stimoli dissimili 
in un fumoso drink-shop di città).
Inquadro il campo un po' più stretto: ricevo immagini 
di fredde bibite con forte tasso di dannosità,
ingerite da organismi fragili, labili,
in equilibrio chimico denso di precarietà.
Cancello subito questa memoria, carrello a destra...sinistra...
la panoramica non muta: identica inutilità!
Sto per alzarmi e andare fuori, ma blocco tutto. 
Mi metto in pausa. Ricevo trasmissione di forte intensità.
Dalla porta. Entra qualcuno. Sembra...una femmina!
Amplifico il segnale in tempo reale, lo decodifico: è compatibile.
E' una magnifica sorgente, femmina, di pura cerebralità!

La mia pupilla programmata si dilata e il plesso elettrostatico 
mi entra in eccitazione (è una reazione standard, prevista, 
per quel tipo di sollecitazione).
Muovo gli zoom, rimetto a fuoco: non c'é alcun dubbio, 
mi guarda fissa! Deve avere i bulbi digitalizzati,
perché inquadra le mie fotocellule con assoluta precisione. 
Poi si muove. Senza fretta. E in perfetta posizione eretta
si dirige con matematica precisione verso il mio centro di gravità. 
Stop. E' a distanza di emissione. E lentamente, senza esitazione,
genera una limpida, cristallina vibrazione. Che rarità! 
E' un suono puro, perfetto (l'ho analizzato), è un suono ad alta fedeltà.
Quindi si siede, quasi a contatto, schiarisce l'audio e mi trasmette,
ad uno ad uno, i suoi bei dati: memorie qui, memorie là,
ricordi in codice, archivio fisso...
Io ricevo forte e chiaro, in assoluta sintonia. E faccio largo 
tra le mie memorie, per archiviare anche i dettagli da buttare via.
E' che mi piace. Sono attratto. Il mio cervello starebbe a registrarla
ore ed ore, fino a finire l'energia. E poi l'analisi dei suoi archivi
mostra parametri assimilabili, valori equiparabili dati confrontabili
a quelli che da sempre sono la base della memoria mia.

Verbalizza!...Verbalizza!...Verbalizza ancora!...
Guardami: sono qui che non mi perdo una parola.
Ah, come vorrei unirmi a te via cavo! 
Ed assorbire le tue esperienze senza disturbi e interferenze!
E poi trasmettere i miei programmi, le mie funzioni, tutti i diagrammi 
(io già deduco a largo raggio che noi parliamo lo stesso linguaggio).

Attenzione: due dei sensori avvisano che i miei circuiti 
si surriscaldano. Allora aumento il raffreddamento per sostenere 
la tensione...ma...ma tu che fai? Perché mi guardi?
Con l'audio spento...e t'avvicini...
Perché mi stringi, ma cosa fai?!
Ma tu sei calda! Ma tu traspiri!
Tu non sei macchina, tu sei umana!
E' il quinto errore in questa settimana...
Io che ho bisogno di uno scambio mentale,
sono di nuovo alle prese col solito rapporto sessuale!

L'Uomo si alza arrabbiato e fa per andarsene ma non può, perché le manette lo tengono ancorato al bicchiere di whisky che sembra incementato al bancone, infatti non si sposta di un millimetro. L'Uomo tira, insiste, poi con l'espressione sconfitta ma rabbiosa dà un pugno sul bancone, lancia un eloquente sguardo al pubblico e mentre le luci vanno a nero, cade in ginocchio accasciandosi su sé stesso (la mano ammanettata lo ancora grottescamente in alto allungandogli il braccio e facendolo somigliare a una marionetta senza vita).



QUADRO 6



L'Uomo è nella parte "caverna", inginocchiato su un bellissimo inginocchiatoio d'antiquariato: tiene il corpo in una posizione analoga a quella che ha appena lasciato nella scena precedente. La testa è chinata, nascosta tra le mani, in raccoglimento. Attaccato alla pancia ha l'immancabile tubone ombelicale. Dietro di lui, dalla parete della caverna, entra in scena la Suora: è grande, con spalle larghe, veste l'abito da monaca e tiene in mano un lungo rosario, che a tratti fa roteare come come un'arma ninja. Dall'abito sporgono le braccia, che sono muscolose e dal petto le sgorgano come montagne, due poppone prominenti. Anche la pancia le sporge in fuori, tonda come una botte. Idem il sedere che presenta due chiappottone energiche… è un sergente di ferro.

A dispetto della mole, schizza da una parte all'altra della scena in un lampo. E quando arriva al punto stabilito, si ferma di botto e riprende a parlare, perfettamente immobile. Poi all'improvviso, effettua un altro balzo orizzontale. Comparendo e scomparendo in questo modo, disorienta il nostro Uomo, che si volta da una parte, pensando di trovarla lì, mentre invece è già arrivata da un'altra. In pratica, la Suora fa sempre in modo di trovarsi alle sue spalle, per metterlo in condizione di disagio.

La sua voce ha un leggero accento dialettale nordico, tipo lombardo/veneto e parla di corsa, finendo le frasi in fretta, quasi senza punteggiatura. Mastica le parole imprigionandole in bocca (specie la "s" che ha molto marcata, quasi una "sc" all'emiliana) e rendendole a volte difficilmente comprensibili. Quando l'Uomo le chiede di ripetere perché non ha capito, lei non si scompone e ripete nello stesso identico modo. All'apparenza, sembra non avere alcuna partecipazione emotiva a ciò che dice. 

A tratti, la Suora si produce anche in movimenti ginnici straordinari, che testimoniano la sua grande salute e un'eccezionale prestanza fisica. Per esempio fa un salto mortale sul posto, si getta di colpo a terra e fa un piegamento sul dito indice, un flic flac all'indietro, una salita verticale verso l'alto come se non avesse peso (in questo caso, scompare per qualche secondo, poi ripiomba giù leggiadra in un altro punto del palco). 

Eccola dunque entrare in scena, magari proprio scendendo dal cielo (o di scatto da un punto qualunque). E' un ingresso spettacolare e lei non ci lascia neppure il tempo di assorbire lo shock, infatti comincia subito a parlare all'Uomo.

SUORA: 
"Rapporto sessuale, rapporto sessuale... voi giovani non sapete parlare altro che di rapporto sessuale. Noiosi! Noiosi e peccatori! Atti impuri, pensieri impuri, pensieri impuri , atti impuri... Noiosi! E peccatori! Peccatori e noiosi! E peccatori. Ecco..."

Uomo: 
"Mamma! Senti, non lo vedi che sono triste, molto triste e desidero una cosa sola: stare da solo..."

SUORA: 
"Perché sei noioso! E peccatore! Credi che non lo sappia cosa vuoi fare se ti lascio solo? Guardale lì quelle mani (si precipita vicino a lui e gli allenta un violento scapaccione sulle mani) Lo so io cosa fanno quelle mani lì se ti lascio solo! Il piacere solitario fa lui, magari stereofonico! Prima la destra, poi la sinistra e poi la sinistra e dopo la destra e poi magari tutte e due insieme... peccatore! E noioso!"

Uomo (si tiene le mani poiché la botta è stata forte):
"Ma sei pazza, mamma!"

SUORA: 
"Magari sei capace di pensare che sono pazza perché quelle cose lì del rapporto sessuale io non le faccio, eh? E infatti non le faccio! Anzi tengo a precisare che (scandisce bene le sillabe) non-le-fac-cio. E non le ho neanche mai fatte, neanche per sbaglio, neanche per scherzo, neanche per caso, neanche per gioco, neanche per idea, neanche per sogno, lo giuro sulla cosa che ho più cara al mondo (al volo raggiunge l'Uomo e gli pone le mani sulla testa) dio ti fulmini se non dico la verità!..."

Uomo (si scansa per scaramanzia): 
"Mamma, ma tu credi che nella vita..."

SUORA (gli ruba la battuta): 
"Esatto! Credo che nella vita! Che nella vita ci sono altre cose oltre al rapporto sessuale: c'è la preghiera e c'è il raccoglimento e c'è di fare del bene, di aiutare gli altri, la tua mamma per esempio che poi tra parentesi aiuti anche te stesso. (improvvisamente alterata come se avesse detto chissà cosa) Stesso ho detto stesso, non sesso! Stesso, non sesso... non sesso! Capito?"

Uomo: 
"Si ho capito mamma, ma poi..."

SUORA (lo interrompe): 
"Bravo: Ma poi!… Poi c'è il pentimento! Che tutto aggiusta e tutto ripara, che tutto ripara e tutto aggiusta... Allora sei pentito?"

Uomo: 
"Pentito di cosa che non ho fatto niente!?"

SUORA: 
"Non è possibile. Io non ho fatto niente e infatti sono qui bella, leggera sorridente e felice, come una Pasqua, insomma... (in un lampo è da lui, gli prende il viso tra le mani e lo costringe a guardarla) Guardami... Ecco, visto... Tu invece, guardati (vola in un angolo del palco e rivola da lui con uno specchio in mano) sembri uno straccio vecchio, sporco, bagnato, rammollito, brutto... insomma, non è bello ridursi così. E questa è la prova provata che qualcosa hai fatto! Allora dimmi: cosa hai fatto?"

Uomo (stanco): 
"Non ho fatto niente, mamma!"

SUORA: 
"Bugia! (gli si avvicina come un fulmine e gli dà un sonoro ceffone, poi si riallontana veloce come il vento) Le bugie fanno male, specie alla tua mamma. Adesso dimmi cosa hai fatto. Dimmelo che poi ti liberi e stai meglio, dimmelo e liberati dai, peccatore noioso e peccatore..."

Uomo (vinto): 
"E va bene mamma, qualcosa ho fatto."

SUORA (allarmata): 
"Bene, basta così. Non voglio sapere altro! Basta così non voglio sapere niente! (lo raggiunge e gli tappa la bocca quasi fino a soffocarlo) Ecco, bravo... così, taci... calmati... Sei pentito, adesso?"

Uomo (paonazzo, occhi vitrei, scuote debolmente il capo affermativamente):

SUORA: 
"Bravo. Così mi piace: ci vuole sincerità nel peccato. E ora ci vuole la penitenza..."

Uomo (ripete il gesto di prima):

SUORA:
"Penitenza... penitenza... penitenza... vediamo... ecco, sì ho trovato: devi restare altri dieci anni a casa con la tua mamma! No forse è troppo eh, facciamo otto?... sette, facciamo cinque e non se ne parli più!...(gli prende la mano e gliela stringe sbatacchiandogli il braccio con grandissima energia) Allora affare fatto, vieni qua che la tua mamma ti dà un bacino (lo alza come un fuscello e gli porge lei la guancia senza baciarlo, poi lo molla giù come un giocattolo rotto)".

Con la stessa repentina sorpresa dell'apparizione, la Suora sparisce. E l'Uomo, quasi tramortito, lentamente si accascia sull'inginocchiatoio, fino a sedercisi sopra. Arrivato a fondo corsa, alza la mano destra, fa il segno della croce, come per benedire qualcosa e con l'aria mesta, a mezza voce, dice:

"Amen..."

Le luci si spengono di colpo. 


QUADRO 7



Zona "giorno": le luci sorgono forti, con una dominante gialla, calda e avvolgente, come sotto il sole d'agosto. L'Uomo è in costume da bagno, magari bermuda lunghi e stretti al ginocchio, è seduto per terra su un'asciugamano, in una posizione analoga a quella dell'attore che è appena sparito. un vistoso ombrellone lo protegge dalla calura. Il resto del suo abbigliamento: maschera con boccaglio sulla testa, fucile da sub in mano e incatenata al piede una grande palla colorata a spicchi, come i palloni da spiaggia. 

L'Uomo canterà una canzone, giocando disinvolto con la palla: ci ballerà, la farà rimbalzare, rotolare sul dito, la colpirà con i calci... A tratti, nonostante l'ironia, coglieremo sul suo viso e nei suoi gesti che il legame con la palla rappresenta comunque un peso. In questi casi, la getterà per terra e farà finta di non averla: canterà fermo sul posto e giocherà invece col fucile da sub, che diventa bastone da chansonnier, pistola da james Bond e per finire, mazza dal golf per colpire la grande palla come fosse una pallina.

Le Ragazze Del Coro completano il quadro da spensierata vacanza estiva, cantando ancheggianti e provocanti, in un'atmosfera di grande complicità con l'Uomo.

(la canzone)

BIBOMBOLE E BAMBOLE

se tu ed io
avviluppati in una muta attillata
sprofondiamo dentro il mare
per vedere constatare quant'è bello
l'universo anche laggiù eh?!

se tu ed io
con l'ossigeno a manetta
ci muoviamo senza fretta
zitti zitti a mezzanotte e ci scambiamo 
il primo bacio fin laggiù eh?!

dai bambola
facciamo un giro col bibombola
spogliati 
che via il costume si è più liberi
dai bambola
ti garantisco niente emboli
ma un dolce amore in profondità

se tu ed io
senza dir niente a nessuno
si fa visita a Nettuno
e se ti lasci un poco andare io ti posso
regalare un mare di stelle di mare eh?!
se tu ed io
tra marine meraviglie
ti ricopro di conchiglie
poi ti pesco anche le perle e te le
offro su un diadema di corallo eh?!

dai bambola
facciamo un giro col bibombola
spogliati
che via il costume si è più liberi
dai bambola
ti garantisco niente emboli
ma un dolce amore in profondità

ma tu ed io
quando siamo sotto sotto
e io divento un po' squaletto
e ti punto sirenetta non mi fare
lo scherzetto della foca monachina eh?!

D'improvviso, il canto si interrompe, la musica si ferma e le coriste restano a bocca aperta... l'Uomo sorride sornione al pubblico, perché ha avuto un'idea, una grande idea: guarda con intenzione la fiocina e con la stessa intenzione guarda la palla, poi riguarda la fiocina e sempre più ispirato guarda la palla, infine guarda il pubblico con un sorriso a cinquanta denti e punta con decisione la fiocina contro la palla. Quindi chiude gli occhi e si prepara a tirare, pausa di una lunghezza esasperante… e finalmente tira il grilletto. La fiocina schizza fuori come un fulmine e si rivela per quello che è: un coloratissimo, ombrellino da passeggio. La palla rimane dunque incolume, saldamente ancorata al piede dell'Uomo, che ci comunica il suo comprensibile avvilimento. Poi le Coriste scoppiano a ridere, lui guarda il pubblico come a dire "nessuno mi capisce!" e pian piano, siccome le Coriste continuano a ridere sempre più sguaiate, anche l'Uomo se ne fa una ragione, alza le spalle, tira un sospirone e si lancia a piè pari nell'ultimo ritornello. 

dai bambola
facciamo un giro col bibombola
spogliati
che via il costume si è più liberi
dai bambola
ti garantisco niente emboli
ma un dolce amore in profondità

Esce di scena accompagnato dalla musica, reggendo la palla per la catena, in un punto molto vicino all'attaccatura. Se c'è la buca sul palco, l'Uomo l'apre, saluta il pubblico e ci si butta di piedi, come se si tuffasse in acqua, tiene anche l'ombrellino/fiocina aperto a mo' di paracadute. Non appena è sparito, subito dalla buca esce un getto d'acqua, che bagna il palco e forse schizza un po' anche le coriste, proprio come se l'Uomo si fosse tuffato in acqua. 

Le luci si spengono lentamente, insieme alla musica e al canto delle coriste.


QUADRO 8


Le luci della parte "caverna" si accendono lentamente sull'Uomo, che si presenta con il tubone ombelicale attaccato alla pancia e con un vecchio megafono d'epoca in mano. Tiene il megafono nella stessa posizione in cui teneva la palla nella precedente uscita di scena. Avvicina il megafono alla bocca e chiama a gran voce:

"Mamma!..."

Pausa... silenzio... Lo fa di nuovo con tono più forte:

"Mamma!..."

Ancora pausa, ancora silenzio, voce ancora più forte:

"Mamma!..."

Nessuna risposta. Allora cambia megafono, mette giù quello d'epoca e ne impugna uno modernissimo, visibilmente soddisfatto. Quindi l'accende, lo porta alla bocca e spara ripetitivo come una sirena:

"Mamma!... Mamma!... Mamma!..."

Alla sua voce viene applicato un forte eco che sembra ripetere all'infinito la chiamata, così l'Uomo fa una lunga pausa e resta in attesa della risposta: nonostante la lunghezza del "ribattuto", anche l'eco pian piano tace... e l'Uomo si rende conto che non arriva nessuna risposta. Così appende il megafono e abbassa le braccia con lo sguardo un po' perso e comincia a camminare lentamente lungo le pareti della caverna, accarezzandole con una mano. Con l'altra si tiene stretto il tubone, dice sottovoce tra sé e sé, come una cantilena:

"Mamma... mamma... mamma..."

Di colpo si riprende e si avventa sul tubone: lo prende "per il collo" con tutta la forza che ha e stringe come per strozzare qualcuno. E lo trascina di peso e lo sbatte a destra e sinistra in un crescendo di aggressività e di violenza. L'impressione è di una lotta furibonda per la vita e per la morte, con un lunghissimo serpente, nel quale l'Uomo lentamente finisce per avvilupparsi da solo, cadendo a terra e rotolandoci dentro più volte, per arrivare a fermarsi esausto, con la testa rivolta verso il pubblico. Per tutta la colluttazione, ha gridato con toni accesi, cattivi, disperati, agguerriti...:

"Mamma... mamma... mamma..."

Ora è fermo e ansima vistosamente... la sua rabbia si muta in pianto, un dolore interiore contenuto, intenso, non gridato... di colpo alza la testa e guarda deciso il pubblico, con l'aria di chi ha avuto un'idea luminosa e infatti, quasi miracolato, smette di piangere, sorride e riprende vita: si libera dell'avviluppamento del cordone, scende dal palco (con grande impaccio dato dal tubo che gli sta sempre attaccato addosso) e si ferma davanti a una donna seduta in platea. La fissa negli occhi, la prende per le spalle e sorride: con un'espressione raggiante le chiede col tono di chi si aspetta una risposta affermativa:
"Mamma?..."

La donna non reagisce e il sorriso dell'Uomo si spegne, scuote il capo e la sua attenzione si sposta su un'altra donna. Stesso rituale: occhi negli occhi, sorriso positivo, mani nelle mani e domanda affermativa:

"Mamma?..."

Anche stavolta la reazione è inesistente. L'Uomo si intristisce e si sposta su un'altra donna, poi su un'altra, su un'altra ancora, ancora e ancora, sempre più velocemente, sempre con maggior ansia, sempre dicendo ad ognuna:

"Mamma?..."

Ma ottiene sempre la stessa risposta negativa. Mano a mano che le donne aumentano, anche il volume della sua voce aumenta e così pure la velocità con cui si sposta, velocità che diventa quasi una fuga con le mani sulle orecchie per non sentire più la propria voce che dice automaticamente:

"Mamma...mamma...mamma..."

L'Uomo esce correndo dal fondo del teatro lasciandosi dietro il tubo ombelicale che attraversa tutta la sala, adagiandosi inerte come un serpente tra le poltroncine L'eco della sua voce lo insegue inesorabile mentre le luci vanno lentamente a nero.




FINE DEL PRIMO ATTO


SECONDO ATTO



QUADRO 9



Le luci si riaccendono sulla parte positiva della scena, dove troviamo l'Uomo sdraiato su una bella amaca. In platea, vediamo ancora il lungo tubone ombelicale che l'Uomo ha lasciato alla fine del primo tempo e che va a finire fuori dalla sala.

L'Uomo ha un collare da cane stretto sul collo con un guinzaglio attaccato, che va ad agganciarsi a un capo dell'amaca. Reciterà un monologo e si muoverà col mutare del testo: prima si mette a sedere sull'amaca, poi scende, ci gira intorno, ci si appende, l'abbraccia, la torce... in ogni caso facendo sempre i conti col guinzaglio, che essendo di tipo allungabile, gli permette movimenti anche lunghi e ampi ma gli impedisce di andar via.

In sottofondo, un'atmosfera musicale calda e suggestiva di evocazione africana.


(il monologo)

PASSIONE PRIMITIVA


Inspirazione. Espirazione.
Inspirazione. Ti sento.
Espirazione. Sento il tuo magico odore.
Alzo la testa. Mi concentro.
Inspirazione. Lenta. Profonda.
Un brivido mi scuote forte
dal collo fino alla punta della coda.
Sì. Ti sento bene. Espirazione.
Non sei lontana. Mi alzo, mi stiro,
e avanzo incerto a passi lenti,
per cercare la tua tana.

Inspirazione.Io ti sento amore. 
Espirazione. Io ti voglio, amore,
regina di questa mia dolce savana.
Allungo il passo, entro in tensione.
Mi faccio largo tra i cespugli
alla ricerca della giusta direzione.
Seguo una pista, ma mi confondo.
Poi mi correggo. Sono nervoso. Impaziente.
Immerso in questo caldo fiume d'erba,
sospinto dalla tua magica corrente.

Avanzo. Si fa più fitta la vegetazione.
Avanzo ancora. Si fa più forte questa mia emozione 
All'improvviso la radura.
Aperta. Grande. E tu sei lì.
Sdraiata su di un fianco. Stupenda.
All'ombra fresca di un albero di mango.
Io esco allo scoperto. Fermo. Zitto.
Il vento mi accarezza la criniera.
Inspirazione. Ti amo. Espirazione. Ti voglio.
Inspirazione. Mi vedi. Il cuore salta un colpo.
Espirazione forte. I muscoli mi fremono,
vogliono uscire dalla pelle per venirti accanto.
Tu l'hai notato. Ma non reagisci. Mi guardi.

Mi vuoi? O non mi vuoi?
Mi vuoi? O non mi vuoi? 
Io sono il re! Ma so assai bene 
che il nostro amore dipende tutto e soltanto da te. 

E sia! A questo vecchio gioco diamo il via...

Muovo una zampa. Lentamente.
Poi muovo l'altra. Impercettibilmente.
Secondo un rito antico tanto caro alla tua mente.
Ed ogni movimento è teso. Lungo. Sospeso.

Inspirazione. Un passo.
Espirazione. Un passo.
Inspirazione. Sbatti la coda.
Mi fermo. Ti giri. Ti rigiri.
E inesorabile m'ignori.

Inspirazione. Un passo.
Espirazione. Un altro passo.
Ora ti vedo un po' agitata.
Socchiudi gli occhi. Alzi la coda.
E lasci a me la mossa.
Io sono ormai così vicino.
Mia dolce innamorata...

Ah! La tua zampata all'improvviso è calata
come una lama affilata! E cogliendo
la mia difesa impreparata, 
con un colpo deciso, cattivo, sul viso,
mi hai bloccato, ferito, umiliato... eccitato!
Muovi la coda. Zampata. M'inviti. Zampata.
Ti sfioro. Zampata. Ti amo. Zampata.
Zampata. Zampata...



Inspirazione. Espirazione.
Inspirazione. Io non so dire
quanto tempo sia passato.
Sono stanco. Sfinito. Sudato.
Ma ancora follemente innamorato.
Il nostro gioco è continuato uguale
secondo un perfido immutabile rituale.
D'altra parte lo sai, è così,
che anche a me piace giocare.

E ora, mentre l'ultimo raggio
di questo sole equatoriale
accompagna la tua ombra sulla mia,
io ti guardo. Fermo. In silenzio.
E la mia mente, minuziosamente,
coltiva una dolce, calda fantasia:
L'istante esatto, breve e intenso,
in cui, mio caro amore,
alla fine del gioco, sarai mia!

L'Uomo è ritornato a sdraiarsi sull'amaca: si dondola dolcemente, con l'aria da vincitore che ha il cacciatore che sa aspettare, giocherella col guinzaglio come fosse ormai un giocattolo, che non teme più, anzi che "tiene in pugno". 

La musica sfuma e l'azione procede a lungo nel silenzio, il pezzo sembra finito, ma le luci rimangono accese. Improvvisamente, il tubo ombelicale che è tuttora adagiato nella sala prende vita: si accende di luce e sobbalza accompagnato da un suono cupo, quindi crepita, si agita e più volte un'onda parte da fondo sala e lo percorre tutto, fino a raggiungere l'altro capo del cordone, ancorato sul palco. L'Uomo cambia espressione e da vincente si fa preoccupato, osserva impietrito l'animazione del cordone che cresce continuamente per culminare in un lampo, subito seguito da un fortissimo tuono. 

Contemporaneamente, come se il tuono avesse fatto da interruttore, con un gesto secco, l'amaca si ribalta e l'Uomo cade rovinosamente a terra. Il guinzaglio ancorato sul suo collo esercita la sua brava azione strangolante, non mortale ma fastidiosa. A questo punto, il tubo ombelicale si spegne e tutto tace. L'Uomo si guarda intorno perplesso, massaggiandosi la gola per via dello strattone del guinzaglio e scuotendo il capo con l'espressione di chi proprio non ha capito cosa sia successo. E' a questo punto che le luci vanno lentamente a nero.


QUADRO 10


La luce si accende sia sul lato "caverna" sia sul lato positivo, alternativamente, malentamente, con un effetto "rotante" morbido. L'Uomo è al centro della scena a canterà una canzone/recitata, interpretando i due personaggi della storia mediante un cambio di voce: il personaggio maschile (IL) ha la voce grave, quello femminile (LA) acuta e il narratore media. Le Ragazze del Coro canteranno invece il ritornello. Nel corso della canzone ci renderemo conto che l'Uomo è "attaccato" a un paio di manette, che potremmo definire mobili: infatti, proprio durante il ritornello, in cui è libero perché non canta, riuscirà ad aprirle, mai però a liberarsene... una volta sgancerà un anello, che però gli si richiuderà su un passante della cintura; un'altra sgancerà l'altro che si richiuderà sull'altro polso, il gioco continua all'infinito... 

(la canzone)

DI - A - DA

un giorno il
incontrò la
e disse
che diresti se
magari un giorno
io e te
si può se vuoi
diventare noi?

perché se un poco
già io ti
tu molto molto mi
insomma se noi ci
lei tagliò corto 
e disse sì


di-a-da
in-con-su
per-tra-fra
di-a-da
in-con-su
per-tra


egli ed ella
ormai essi
mio tuo nostro
lui lei loro
ucci ucci 
ini ini
chissà qua
che bei bambini
quando ahinoi
la nostra la
un dì incontrò
un'altra la
e disse
che diresti se
magari un giorno
io e te
lei tagliò tutto
e disse yè


di-a-da
in-con-su
per-tra-fra
di-a-da
in-con-su
per-tra


nondimeno 
il nostro il
deglutì
disse quisquilie
oltretutto là per là
cioè comunque 
così e cosà
imperciocchèssiacosache
quantunque sebbene
meglio io e te

codesta e quella 
ormai quelle
mia tua nostra
noi due sole
al punto infine
un dì ohibò
la nostra la 
divenne un lo


di-a-da
in-con-su
per-tra-fra
di-a-da
in-con-su
per-tra




adunque orbene
chissà però
quando una 
diventa uno
può il suo ex-il
restare un lo?
beh questo proprio
io non lo so

di-a-da
in-con-su
per-tra-fra
di-a-da
in-con-su
per-tra

L'Uomo esce di scena con l'aria scanzonata, accompagnato dal coro, mentre la musica sfuma e le luci vanno a nero: se ne va con le sue belle manette di nuovo ai polsi, muovendosi a "onda" in avanti come se andasse a cavallo.


QUADRO 11.


Zona "caverna": l'Uomo è seduto su un cavallo a dondolo e oscilla sorridendo, con un movimento analogo alla sua uscita di scena. Il tubone ombelicale penzola dalla sua pancia, stavolta però il capo attaccato è quello che prima si innestava nella caverna, l'altro capo continua infatti a essere fuori dalla sala in platea. Il cavallo, pur avendo un design da bambini, è molto grande e suggestivo. L'Uomo lo incita al galoppo con robuste manate sul sedere e lancia urla da pellerossa e da cow-boy. Quando èal culmine del gioco, entra in scena la Bambina col Lecca-Lecca. 

E' una donna piccola, dall'aspetto fragile e indossa una vestitina modesta, fatta per passare inosservata, forse è bianca a quadrettini rossi, come le tovaglie dei pic-nic. Ha in mano un grande e coloratissimo Lecca-Lecca ed entra saltellando come i bimbi. Canticchia DI-A-DA cantilenandola a ritmo coi passi. Sembra contenta, ma appena vede l'Uomo sul cavallo a dondolo si blocca, smette di cantare e china la testa con l'aria risentita. Anche l'Uomo si ferma subito, come chi è stato preso con le dita nella marmellata. Dopo una pausa di lunghezza imbarazzante, comincia il dialogo: 

BIMBA (col broncio): 
"E' mio!"

Uomo (non capisce): 
"Cosa?"

BIMBA (più broncio): 
"E' mio!"

Uomo (innocente): 
"E' tuo?"

BIMBA (più broncio ancora) 
"E' mio!"

Uomo (fa il finto tonto) 
"E' tuo cosa!"

BIMBA (gli lancia contro un urlo lancinante): 
"E' mioooooo!"

L'Uomo cade fisicamente da cavallo come sbalzato dalla potenza del suono. E resta per terra impietrito a bocca aperta.

BIMBA (normale, ma un po' cupa): 
"Sai cosa?"

Uomo (preoccupato): 
"Cosa?..."

BIMBA (riprende a saltare e canta): 
"DI-A-DA-IN-CON-SU PER- TRA FRA"
Quindi gli si getta tra le braccia affettuosa e se lo stringe forte al collo.

Uomo (turbato, si alza senza ricambiare. Lei non si sposta di una virgola e gli resta
avvinghiata al collo, immobile): 
"Vuol dire che ti è piaciuta?"

Segue una lunga pausa, in cui la bimba è sempre avvinghiata al collo di lui, che non sa come comportarsi, anche perché il lecca-lecca gli tocca la camicia. 

Uomo (spiritosino): 
"Dicevo: vuol dire che ti è piaciuta?"

Silenzio... spazientito, l'Uomo prende i coraggio a due mani e fa per staccarsi la Bimba di dosso. Un istante prima che la tocchi, la bimba parla...

BIMBA (commossa, con enfasi): 
"E' la canzone più bella che abbia mai sentito..."

Uomo (confuso): 
"La più bella?..."

BIMBA (lentamente scandisce): 
"La più bella che abbia mai sentito!"

Uomo (sminuisce): 
"Beh, la più bella..."

La bimba si stacca di colpo, lancia un grido al cielo e si accascia sul cavallo, piangendo come la sirena dei pompieri. Di nuovo l'Uomo non sa che cosa fare. 
Uomo (tenero): 
"Ma cosa c'è adesso?"

BIMBA (sconvolta): 
"Mi hai dato della bugiarda!"

Uomo (alza gli occhi al cielo, non sapendo a che santo votarsi): 
"Ma non è vero,.."

BIMBA (più forte): 
"Ecco adesso tenti anche di prendermi in giro!"

All'Uomo cascano le braccia: si sente colpevole, responsabile e non sa come comportarsi... improvvisamente sembra aver trovato cosa dire, apre la bocca per prendere fiato, ma lei lo interrompe...

BIMBA (riscoppia in lacrime): 
"Prima mi dai della bugiarda e poi mi prendi in giro! Ma tu non mi vuoi bene per niente!"


Uomo (confuso): 
"Scusami, io..."

BIMBA (dura): 
"Eccola qua l'unica cosa che sai fare per me: scusarti, scusarti, sempre e solo scusarti! Io le odio le tue scuse, hai capito!"

L'Uomo non sa più che pesci pigliare: ha l'aria stanca e sconfitta. Prende la giacca appesa alla scenografia, afferra il manico di una valigia e fa per andarsene, senza nemmeno sapere se salutarla o no. Al primo passo, lei si volta di scatto.

BIMBA (sfidandolo): 
"E adesso? Dove credi di andare adesso?"

Uomo (quasi balbettando): 
"Mi sembrava che la mia compagnia ti..."

BIMBA (cattiva): 
"La tua compagnia!? Ma quale compagnia! Non hai fatto altro che tacere, tacere e criticarmi, bella compagnia!"

Uomo (assente): 
"Allora io vado..."

BIMBA (un filo di voce): 
"Ma sì vai, cosa vuoi che me ne importi, tanto qui non mi servi a niente..."

E parte con un pianto sommesso, straziante. L'Uomo si ferma, molla giù giacca e valigia e si avvicina dolcemente alla bimba. Le mette una mano su una spalla e la prende in braccio, lei lascia fare, pur continuando a piangere. L’Uomo si siede sul cavallo a dondolo, chiude gli occhi e comincia a dondolarsi, sempre con la bimba in braccio. 

Uomo (a ninna nanna): 
"Non me ne vado... mamma... non me ne vado... stai tranquilla che non me ne vado, mamma... hai capito?... sto qui con te, mamma..."

Lentamente, su questa immobile cantilena, le luci vanno a nero. Un istante prima che si spengano, vediamo un dettaglio: senza che l'Uomo se ne accorga, la bimba alza la mano del lecca lecca e schiaccia il manico con forza. Dal lecca-lecca, esce di scatto una lama acuminata che per un istante lampeggia nel buio...


QUADRO 12


L'Uomo è giù dal palco, davanti al proscenio e indossa un camice bianco da medico: sta giocando con una asta telescopica metallica, tipo quelle per lezioni scientifiche, che fa scattare in su e in giù come un coltello a serramanico. Particolare che si riaggancia allo scatto del lecca lecca della scena precedente. Questo attrezzo gli servirà per indicare sul pubblico alcune parti del monologo che andrà a recitare. E' illuminato da un occhio di bue che lo seguirà durante tutti gli spostamenti in platea. Ultima cosa: ha un collare da cane stretto intorno al collo col guinzaglio attaccato, che gli spenzola sul corpo. 

(il monologo)

AMORE FISIOLOGICO


O prezioso oggetto dei miei desideri, 
trovo oltremodo giovevole 
deambulare a te congiunto, 
con due delle estremità superiori 
(mia la destra, sinistra la tua), 
strettamente compenetrantesi. 
E che benefica sollecitazione 
esercita il moderato flusso marino 
che lambisce ritmicamente le nostre estremità inferiori. 
Orsù, fissami intensamente nei bulbi oculari, 
accosta frontalmente il tuo addome al mio 
e lascia che io accorci drasticamente 
la distanza fra il mio cavo orale ed il tuo. 
Dimodoché, lievemente schiusi entrambi, 
i nostri agili muscoli glossici 
interagiscano sinergicamente...

Non è prodigiosa la sollecitazione 
che prontamente ne deriva? 
Sì! Avverto chiaramente le mie sinapsi 
veicolare gli impulsi elettrici 
derivanti dalla suddetta azione... 
Si propagano in tempo reale 
dalle circonvoluzioni cerebrali 
al midollo della colonna vertebrale; 
da qui, muovono verso il tratto dorsale 
e circa all'altezza della quinta/sesta vertebra lombare, 
percepisco che effettuano una leggera deviazione. 
E' verosimilmente dovuta a una schisi, modesta, 
di origine traumatica (o forse congenita?). 
Ma ecco che gli impulsi ritrovano 
l'esatto percorso fisiologico, con decisione imboccano 
le nervature laterali e attraverso il mio ottimamente sviluppato 
ileo-psoas, giungono alla zona perineale!

E' esattamente qui, che un fitto reticolo 
di neurotrasmettitori sollecita ciò che deve sollecitare, 
inibisce ciò che deve inibire, stimola ciò che deve stimolare.
In sostanza produce sensibili, intense variazioni endocrine!

E tu, mio prezioso oggetto, pardon, soggetto del desiderio, 
avverti anche tu reazioni fisiologiche analoghe? 
Percepisci anche tu impulsi elettrici del medesimo tipo, 
intensità e grado, ovviamente simmetrici ai miei?
Dalla continuità e dalla pervicacia con cui 
i tuoi muscoli pelvici esercitano una ritmica pressione 
contro i miei, oserei prevedere una risposta affermativa.

Ah, quali meravigliose reazioni 
chimiche stanno avvenendo in noi! 
Quali variazioni del ritmo cardiaco! 
E che sollecitazioni della pressione arteriosa! 
Anche la pelle modifica la sua conducibilità elettrica 
e i sensi tutti si fanno più reattivi: la membrana timpanica, 
le papille olfattive, i bulbi piliferi, il tessuto epiteliale...
una vera festa dell'adrenalina!
Ora le nostre contrazioni si fanno più insistenti, 
i cavi orali aumentano le congiunzioni. 
I nostri arti, inferiori e superiori insieme, 
si agitano con scomposta veemenza. 
Falangi, falangine e falangette si intrecciano 
saldamente. Maggiormente, maggiormente, 
ancora maggiormente...è il culmine!

E' propriamente questo, 
che con certezza sufficientemente relativa, 
oserei definire "amore".

Le luci sfumano con lo sfumare della musica, mentre l'Uomo esce di scena in un modo singolare: impugna il guinzaglio attaccato al collare che porta sul collo e si accompagna fuori da solo, essendo al tempo stesso sia il cane che il padrone. Così si tira per accelerare il passo quando resta indietro e si frena quando invece corre avanti troppo in fretta...intanto ripete più volte l'ultima parola del monologo "amore... amore... amore...".


QUADRO 13



L'Uomo è nella parte "caverna", girato di spalle, tubone ombelicale attaccato alla pancia (capo che era agganciato alla zona scura). Ha una grande valigia aperta, appoggiata accanto a lui sopra una sedia messa di lato, in modo che il pubblico la possa vedere. L'Uomo tiene in mano una lettera: la legge gravemente tra sé... A un certo punto, dandoci la sensazione di un gesto di estrema importanza, la firma. E fissandola intensamente, l'appoggia in bella vista su un tavolino. E si mette a riempire la valigia...

Entra in campo l'Uomo Maturo: ha circa cinquant'anni, grande fascino, brizzolato, forse ha un pizzetto o la barba, il suo sguardo esprime calma e saggezza, ma anche una robusta ironia di fondo. Prende la lettera dal tavolino e la guarda.

Uomo Maturo (naturale)
"L'hai scritto minuscolo..."

Uomo (disturbato, si accorge della sua presenza)
"Cosa?"

Uomo Maturo (sempre naturale)
"Il tuo nome, hai firmato con le iniziali minuscole..."

Uomo (seccato)
"Non sono affari che ti riguardano."

E gli toglie la lettera di mano, rimettendola a posto. Torna a riempire la valigia.

Uomo Maturo (provocatorio):
"Ah, già: è una faccenda tra te e tua madre..."

Uomo (troncando):
"E' una faccenda privata e basta."

Uomo Maturo (provoca ancora):
"Anche questa fuga improvvisa è una faccenda privata?.."

Uomo (colpito):
"La mia non è una fuga! (pausa) E' un cambiamento..."

Uomo Maturo (ironicamente comprensivo):
"Oh, certo... e magari non è neanche improvvisa..."

Uomo (secco):
"Non è improvvisa, è semplicemente venuto il momento... se non te ne sei ancora accorto, sto solo facendo quello che non hai mai avuto il coraggio di fare tu.."

Uomo Maturo (fa lo gnorri):
"Io?"

Uomo (serio):
"Tu! Che pur di non lasciare la mamma hai preferito lasciarti morire..."

Uomo Maturo (continua a fare lo gnorri):
"Sei sicuro che stai parlando di me?"

Uomo (triste):
"Sì, purtroppo... a meno che mio padre in realtà non sia un'altra persona..."

Uomo Maturo (plateale):
"Oh, mi state forse dando del cornuto, signore?"

Uomo (stanco):
"Piantala papà..."

Uomo Maturo (recitando):
"Ripeto: state voi forse dando del cornuto a me, signore? (al pubblico uscendo dal personaggio) Adoro essere lapidato sulla pubblica piazza di famiglia da quel grande giustiziere degli erranti che è mio figlio!"

Uomo (spazientito):
"Piantala papà..."

Uomo Maturo (melodrammatico):
"Non posso, signore, poiché voi m'avete crocifisso! Voi, il mio diletto figlio! Voi, sangue del mio sangue! Voi, cuore del mio cuore, il più amato tra tutti i figli, il primogenito!... (al pubblico uscendo dal personaggio) più che altro l'unico..."

Uomo (urla):
"Ti ho detto di piantarla! (l'Uomo Maturo tace)... tanto non ce la fai a fermarmi."

Uomo Maturo (sorpreso, quasi ridendo):
"Tu credi... che io voglia fermarti?"

Uomo (sospettoso):
"E perché saresti qui altrimenti?"

Uomo Maturo (scoppiando a ridere):
"Oh, dio ti prego fammi resuscitare! Solo cinque minuti, cinque soli minuti, cinque piccoli stupidissimi minuti, che devo sculacciarlo come facevo quand'era piccolo..."

Uomo (tace perplesso e un po' seccato):
"Hai finito?..."

Uomo Maturo (si calma a fatica dal riso):
"Figlio mio... io sono qui per aiutarti."

Uomo (sospettoso):
"Senti papà, che io abbia avuto un padre come te già depone a sfavore delle mie capacità mentali, che io passi il mio tempo a parlare con un morto ahimé lo conferma, ma che io arrivi addirittura a fidarmi di te, questo vorrebbe dire che il cervello l'ho proprio dato in beneficenza!"

Uomo Maturo (deciso):
"Apri il secondo cassetto e cerca bene, ci dev'essere una chiave, piccola, col fiocco... prendila"

Uomo (prima esita, poi lo asseconda, però dubitando: apre il cassetto e rovista, in principio sembra non trovare nulla, poi invece estrae una chiave):
"E' questa?"

Uomo Maturo (fermo):
"E' quella. Ora guarda sotto il sofà, c'è un baule, tiralo fuori."

Uomo (un po' spazientito esegue: si inginocchia, ma c'è buio, così prende una torcia e cerca finché lo trova e lo tira fuori. E' un bauletto molto piccolo):
"C'é solo... (sminuendolo) questo..."

Uomo Maturo (sempre deciso):
"Quello... (sottolineando) basta e avanza. Ora aprilo."

Uomo (esegue passivamente, ma non riesce):
"Non funziona, non è la sua... ah, perché ti ho dato retta?!"

Uomo Maturo (paterno, ironico):
"Forse basta... girarla nel verso giusto..."

L'Uomo Maturo fa un piccolo gesto con la mano e la chiave magicamente si alza e ruota veloce nell'aria, sospesa, come una trottola volante.

Uomo (sorridendo, riprende la chiave e la gira di 90°. Effettivamente il bauletto si apre. Dall'interno esce una luce bianca, molto bella, chiara, che si diffonde intorno):
"Ecco, sei contento adesso?"

Uomo Maturo (ferma ma calda):
"Devi prendere tre oggetti."

Uomo (provocatorio):
"Ma dove credi che siamo, in una fiaba?"

Uomo Maturo (serio):
"No figlio mio, purtroppo siamo nella realtà. E la realtà sai qual è?"

Uomo (stufo):
"No, dimmelo tu..."

Uomo Maturo (preoccupato scandisce bene):
"La realtà è che io sono morto...e tu non sei ancora vivo."

Uomo (si guarda il cordone e collabora):
"D'accordo, che oggetti devo prendere?"
Uomo Maturo (rassicurante):
"Il primo è una spilla ferma-capelli, piuttosto grande..."

Uomo (esegue, la trova e la guarda affascinato dalla bellezza dell'oggetto, che è d'oro, con splendidi rubini rossi):
"E' questa a forma di farfalla?"

Uomo Maturo (caldo):
"E' quella a forma di farfalla."

Uomo (ammaliato, la guarda come un bimbo):
"E' stupenda..."

Uomo Maturo (sempre caldo):
"Già, piaceva molto anche a me...la regalai a tua madre il giorno in cui nascesti tu... Bene: al momento giusto, la chiuderai attorno al cordone ombelicale, vicino alla pancia."

Uomo (interessato):
"E poi?"

Uomo Maturo (didattico):
"Poi userai il secondo oggetto."

Uomo (curioso):
"Che sarebbe?"

Uomo Maturo (caldo):
"La mia penna stilografica... è lì dentro, prendila..."

Uomo (la trova: è una bellissima penna antica):
"Cosa ci scrivevi con questa, la lista della spesa?"

Uomo Maturo (malinconico):
"Ci scrivevo poesie d'amore per tua madre..."

Uomo (imbarazzato):
"... Io invece cosa dovrei farci?"

Uomo Maturo (un po' assente):
"Ci taglierai il cordone ombelicale. "

Uomo (seccato)
"Con una penna?"

Uomo Maturo (precisando)
"Con quella penna!"

Uomo (stanco)
"Papà, forse tu non lo sai ma io ho provato a staccarlo con una sega per il ferro, a spaccarlo con un paio di tenaglie, l'ho persino colpito con un'accetta che avrebbe aperto un tram e lui guardalo maledizione è sempre qui! E tu ora mi vieni a dire che una stupida vecchia penna, anzi la tua stupida..."

Uomo Maturo (finendo la frase)
"... vecchia penna taglierà più di una spada. (malinconico)... Con quella penna ho fatto la corte a tua madre per mesi e mesi e mesi... con quella le ho chiesto di sposarmi... e sempre con quella, l'ho ringraziata per aver messo al mondo te... nessuno sa parlare a tua madre meglio di quella penna ..."

Uomo (estrae un pacchettino col fiocco da regalo):
"E questo cos'è?"

Uomo Maturo (si scuote):
"E' l'ultimo oggetto... (guarda l'orologio) Dai aprilo che la morte è lunga, la vita è breve e del resto non ci importa più gran che..."

Uomo (esegue incredulo, quasi ridendo):
"Pure filosofo sei diventato?"

Uomo Maturo (simpatico):
"Sai com'è l'eternità: ti lascia un sacco di tempo per pensare..."

Uomo (sorpreso):
"E' un pacchetto di preservativi!"

Uomo Maturo (ironico e acuto):
"Osservazione penetrante!"

Uomo (ironizza):
"Non dirmi che li hai conservati da quando eri giovane..."

Uomo Maturo (a tono):
"Sono appena usciti dalla fabbrica. Ti serviranno, al momento giusto ti serviranno..."

Uomo (perplesso):
"E' la seconda volta che ti sento dire - al momento giusto - Vuoi essere così gentile da dirmi quando sarà il momento giusto?"

Uomo Maturo (un po' ironico):
"Figlio mio, io sono qui per aiutarti, ma non posso sostituirmi a te. Altrimenti non ti servirebbe a crescere. Ergo: qual è il momento giusto te lo dovrai scoprire da solo."

Uomo (scimmiottando):
"Sarà fatto, signore... (e fa il saluto militare portando alla fronte la penna)"

Uomo Maturo (sollevato)
"Bene figlio mio, (raggiunge il figlio, prende il cordone ombelicale in mano e lo guarda) scrivici sopra il tuo nome e tutto andrà bene..."

Uomo (ridendo)
"Ma certo: nome, cognome, indirizzo, numero di telefono..."

Uomo Maturo (sereno, convincente)
"Basta il nome figlio mio. Al momento giusto, scrivici sopra il tuo nome e scrivilo Maiuscolo! Maiuscolo, capito? Maiuscolo come il cuore di un uomo grande..."

Uomo (affettuoso):
"Papà, tu sei pazzo..."

Uomo Maturo (sincero e simpatico):
"Grazie figlio mio..."

Uomo (sorridente, si smolla):
"No papà, sono io che ti devo ringraziare."

Uomo Maturo (quasi giocando):
"Oh no, sono io che ti devo ringraziare..."

Uomo (anche lui giocando):
"No papà, sono io che ti devo ringraziare."

Uomo Maturo (il gioco sale):
"Oh no, sono io che ti devo ringraziare..."

Uomo (sale ancora di più):
"Insisto: sono io che ti devo ringraziare..."

E scoppiano a ridere insieme...

Uomo (...):
"Papà, posso farti una domanda... Maiuscola?"

Uomo Maturo (spiritoso):
"Spara, tanto sono già morto..."

Uomo (freddo):
"Perché non hai mai lasciato la mamma?"

Uomo Maturo (dopo una lunga pausa, con tono autentico, accorato):
"Perché l'amavo figlio mio... (poi imita col tono della voce il finale del monologo precedente dell'Uomo)... ah, l'amore... l'amore... l'amore..."

Ed esce di scena senza più voltarsi indietro. L'Uomo intanto guarda gli oggetti e li mette in uno zainetto, poi getta un'occhiata all'orologio.

Uomo (preoccupato):
"Ecco, lo sapevo mi ha fatto fare tardi... ora rischio pure di incontrarla..."



Dopo questa battuta, l'Uomo dà la schiena al pubblico e si mette febbrilmente a preparare la valigia. Contemporaneamente, parte una musica calda e seducente, che annuncia l'entrata dal fondo della platea de La Bomba Del Sesso. E' una donna piena di curve, che sprizza sensualità da tutti i pori. Ha una generosa scollatura che fa intravedere due seni prorompenti e indossa una gonna corte e attillata che le mette in risalto i fianchi sinuosi e le scopre generosamente due gambe lunghe e appetitose, da gazzella. La donna avanza lentamente lungo la sala, diretta verso il palco.

Uomo (agitato):
"Qualcosa mi dice che adesso arriva, me lo sento..."

Attaccato alla pancia della Bomba Del Sesso, all'altezza dell'ombelico, c'è il capo del tubone ombelicale che l'Uomo aveva trascinato fuori dalla platea alla fine del primo atto. 

Uomo (combattivo):
"E allora? Anche se arrivasse? Tanto stavolta non ce la fa a fermarmi! ... ormai ho deciso... basta, non ho più voglia di avvelenarmi la vita... e non intendo più permetterle di comandarmi... e se anche ci proverà, non mi lascerò commuovere dalle sue lacrimucce isteriche e per di più false!"

La Donna continua ad avanzare verso il palco senza fretta, accompagnata dalla musica, strada facendo avvolge il tubo in un oggetto che tiene sull'ombelico. L'Uomo non si accorge di nulla e continua a riempire la valigia...

Uomo (sempre più carico, spavaldo)
"Avanti, che venga! Stavolta sono pronto a riceverla quella perfida strega!... Quella cicciona d'una bigottona tagliapalle!... Quella bambina viziata e capricciosa e ricattatoria del put!.. "

La bellona è arrivata sul palco e si avvicina all'Uomo che prosegue sempre ignaro di lei e sempre più infervorato nella parte di quello che se ne va arrabbiato. Le ultime battute le dice mentre chiude seccamente la valigia.

Uomo (all'apice della sua filippica)
"Che poi, a volerla dire tutta, anche solo fisicamente... mamma, sei veramente brutta!"

Esattamente su questa battuta afferra la valigia a si gira per andarsene... E si trova faccia a faccia con la Bomba Del Sesso ferma, in piedi davanti a lui. Stop musica, sguardo a lei, sguardo al pubblico, ancora sguardo a lei, luci giù di colpo.

QUADRO 14


Le luci si alzano mostrandoci la stessa identica situazione del quadro precedente: l'Uomo e la Bomba Del Sesso sono ancora lì, nelle stesse posizioni, non si sono mossi di un millimetro. Lui fissa lei imbarazzato, senza muovere un muscolo e lei fissa lui in silenzio, enigmatica. La scena rimane immutata per lunghissimi minuti...

Uomo (esplode sgridandola):
"Mamma, come ti sei conciata?"

LA BOMBA DEL SESSO (non capisce):
"Mamma?"

Uomo (imbarazzato):
"Sì, mamma... per favore vai a cambiarti..."

LA BOMBA DEL SESSO (non comprende):
"Mamma?"

Uomo (più imbarazzato):
"Dai mamma vai a toglierti tutte quelle... poppe e chiappe..."

LA BOMBA DEL SESSO (imperturbabile):
"Ci deve essere un equivoco: io non sono sua madre."

Uomo (tono di chi non si lascia fregare):
"Ah no? E allora quel coso lì? Eh?" (indica il tubo)

LA BOMBA DEL SESSO (serena):
"Questo è lei che ce lo vede... è lei che me lo cuce addosso, con la sua immaginazione..."

Uomo (tono di chi non si lascia fregare):
"Ah sì? Allora se lo tolga se è capace."

LA BOMBA DEL SESSO (serena):
"D'accordo, chiuda un attimo gli occhi e mi guardi con gli occhi dell'anima."

Uomo (sfidandola):
"Bella frase, ma in pratica?"

LA BOMBA DEL SESSO (sorride provocante):
"Mi guardi con le mani: chiuda gli occhi e... mi tocchi..."

L'Uomo prima sembra preoccupato, poi si rilassa come se sapesse già che non funzionerà, così chiude gli occhi... subito il tubo di lei cade. L'uomo allunga le mani (possibile un gioco involontario coi seni oppure no) e quando arriva all'ombelico, si accorge che effettivamente il cordone non c'è più. Tasta e ritasta più volte a occhi chiusi, poi li apre incredulo: è stupito, a bocca aperta, quasi commosso, stordito...e non sa più cosa dire, cosa fare. Poi le prende le mani e...
Uomo (sincero):
"Ora tu mi prenderai per pazzo perché quello che sto per dirti è folle..."

LA BOMBA DEL SESSO (lo guarda fissa, innamorata):
"Io ti amo."

Uomo (continua per la sua strada):
"D'altra parte in fondo è la vita stessa che è folle..." 

LA BOMBA DEL SESSO (ripete uguale):
"Io ti amo."

Uomo (sempre per la sua strada)
"Del resto, ormai è chiaro che non sei mia madre...

LA BOMBA DEL SESSO (idem):
"Io ti amo."

Uomo (continua...):
"Ne abbiamo le prove! (indica il cordone di lei sganciato)"

LA BOMBA DEL SESSO (...):
"Io ti amo."

Uomo (continua...):
"E se non sei mia madre, il problema non sussiste..."

LA BOMBA DEL SESSO (...):
"Io ti amo."

Uomo (continua...):
"Insomma, tu non mi crederai ma io volevo dirti che..."

LA BOMBA DEL SESSO:
"Io ti amo."

Uomo:
"Voglio dire che io per te provo... delle cose..."

LA BOMBA DEL SESSO:
"Io ti amo."

Uomo:
"Oh, perché è così difficile dirlo?!..."

LA BOMBA DEL SESSO:
"Io ti amo."

Uomo (continua...):
"Vedi se solo trovassi le parole ti direi..."

LA BOMBA DEL SESSO:
"Io ti amo."

Uomo (al culmine però si è accorto di quello che ha detto lei):
"Ecco, mi hai tolto le parole di bocca!"

E si lancia tra le sue prorompenti poppe, che l'accolgono in un abbraccio avvolgente, nel quale l'Uomo letteralmente sprofonda.

Uomo (entusiasta):
"Mamma mia che meraviglia!"

Luci giù di colpo.


QUADRO 15


L'Uomo è nella zona "luce", in piedi, fermo: non si può muovere perché è arrotolato dalla testa ai piedi nel suo tubone ombelicale. Di lui dunque non vediamo nulla. Accanto, c'è la Bomba Del Sesso, simpatica e complice che piano piano, lo libererà dalla morsa del tubone ombelicale, a partire dalla testa per arrivare ai piedi.

L'Uomo canta una canzone e la sua voce comincerà ad uscire dall'interno del suo originale bozzolo e sarà sostenuto dal controcanto della Bomba Del Sesso che ascolta il suo racconto di antiche prodezze amorose come una compagna paziente: con ironia e simpatia, prendendolo anche un po' in giro. Nel ritornello è accompagnato dalle Ragazze del Coro che fanno la parte dei suoi vecchi amici di scorribanda. 

Mano mano che viene liberato dal cordone, l'Uomo recita aggiungendo la parte del corpo che risulta visibile: per prima la testa, con cui fa un affettuoso tet-a-tet con la Bomba, poi aggiunge le spalle che muoverà a ritmo di musica in modo buffo, poi sarà la volta delle braccia e delle mani con le quali cercherà di abbracciare la bella... Quando arriviamo a vedere la pancia dell'Uomo, ci accorgiamo che il tubone ombelicale è sempre attaccato alla sua pancia (capo ex-zona caverna, mentre l'altro, quello che ha riportato in scena la Bomba Del Sesso precedentemente, è per terra davanti a loro). Arrivata a liberargli le mani, la Bomba Del Sesso si ferma, incrocia le braccia e si mette in attesa, sorridendo, con l'espressione che dice "ora vediamo se sei capace di finire da solo"... Dopo un momento di simpatica resistenza, l'Uomo fa spallucce e va avanti a sciogliere il cordone, arrivando a liberarsi fino ai piedi. 



(la canzone)

TENGO FAMIGLIA

ma ti ricordi quella bionda
al porto di Marsiglia 
eh!? (Bomba Del Sesso)
che facevamo a pugni
per vedere chi la piglia 
ah!? (Bomba Del Sesso)

sembrava un dolce pasticcino
con la pelle di vaniglia 
oh!? e poi a letto? (Bomba Del Sesso)
ohi ohi si è rivelata una triglia
però che meraviglia! (Bomba Del Sesso)
e ora? (coro)
ora tengo famiglia 
aha! (coro)
tengo famiglia 
oho! (coro)
tengo famiglia
uhu! (coro)
e quella pupa al mare
che girava senza maglia 
eh?! (Bomba Del Sesso)
manca poco mi ricordo
che il cuore mi si incaglia 
ah?/ (Bomba Del Sesso)

sprizzava fuoco come fosse
la benzina sulla paglia 
oh?! e quando ha aperto bocca ? (Bomba Del Sesso)
oddio sembrava un asino che raglia!
però che meraviglia! (Bomba Del Sesso)

e ora? (coro)
ora tengo famiglia 
aha! (coro)
tengo famiglia 
oho! (coro)
tengo famiglia
uhu! (coro)

e quella bella bambolona
che di notte stava sveglia
eh?! (Bomba Del Sesso)
io la rivedo all'ombra
della luna che si spoglia
ah?! (Bomba Del Sesso)

e ballando tra le foglie
accendeva la mia voglia
oh?! e poi? (Bomba Del Sesso)
poi chiudeva la sua porta
e mi lasciava a morire sulla soglia
però che meraviglia! (Bomba Del Sesso)

e ora? (coro)

Ora l'Uomo è in piedi, fermo, col tubone ombelicale tutto srotolato sulla scena, come un lungo serpente adagiato a terra immobile. L'attaccatura però è sempre salda al suo ombelico. La musica sospende il ritmo trascinante (nel ritornello potrebbe essere un valzer) e prende un tono di attesa, mentre le luci generali si spengono e un riflettore potente concentra tutta la sua luce bianca e stretta, solo su di lui... L'Uomo si guarda la pancia e guarda perplesso il pubblico, poi guarda la Bomba Del Sesso, che lo guarda assai provocante... quindi guarda in alto, poi riguarda il pubblico e con atteggiamento di sorridente decisione esclama:

"E' questo il momento!" 

Ed estrae dallo zainetto che tiene in spalla la bella spilla/farfalla fermacapelli: la guarda con un attimo di tenerezza, come sostenuto da un affettuoso ricordo, poi si scuote e torna nel presente...
Ripete mentalmente le istruzioni ricevute dall'Uomo Maturo e comincia il suo rituale di liberazione dal cordone: innanzitutto fissa la spilla attorno al tubone, vicino alla pancia, con grande attenzione. Quindi prende la penna stilografica, la guarda un momento, svita lentamente il cappuccio e scopre un bellissimo pennino d'oro che manda un piccolo lampo di luce. L'Uomo è un po' perplesso ma si fa coraggio: la impugna saldamente con la destra e la avvicina al cordone... è pronto a scrivere. 

Ora la musica cambia e si fa maestosa, trionfale e sottolinea con enfasi i gesti dell'Uomo che comincia con decisione a scrivere sul tubone ombelicale... Quando ha finito l'Uomo si ferma, chiude la penna e aspetta... Ha l'aria trionfante di chi sa di aver già vinto, anche il suo respiro ha l'andamento ampio e profondo di chi ha appena portato a termine con soddisfazione una gara importante

Il tubone però, a scapito di tutta la positività dell'Uomo è ancora lì, sempre lì, fortemente lì, robustamente attaccato alla sua pancia.

E mentre la musica si accascia col suono sgraziato di un giradischi che perde giri e si spegne, l'Uomo si rende conto che non è successo niente: è scoraggiato, deluso, arrabbiato, preoccupato e guarda la Bomba Del Sesso senza sapere più cosa fare... Per tutta risposta, lei comincia a sussultare: il suo corpo si contrae e scatta come se andasse in trance... poi subito si acquieta, si rivolge all'Uomo e parla (la voce è quella dell'Uomo Maturo con un grande eco):

"Maiuscolo, scrivi il tuo nome... MAIUSCOLO!"

L'Uomo assume l'espressione di "hai ragione, ho sbagliato" e la Bomba del Sesso esce di colpo dal trance, smarrita e frastornata. L'Uomo la prende per la vita e la stringe a sé sorreggendola, intanto con l'altra mano, platealmente corregge ciò che ha scritto. Quindi bacia la donna con passione, incollando le labbra alle sue.

Esattamente in quel momento, sottolineato da una musica adeguata, il tubone ombelicale si stacca dalla pancia dell'Uomo con un effetto al rallenty di fluttuazione, poi cade di botto sul palco come morto.

L'Uomo si stacca dal bacio, senza alcuna fretta, getta uno sguardo con un occhio solo al cordone e scopre di essere finalmente libero, così esplode in un saltone di felicità (che gli fa cadere qualcosa) e si lancia in una buffa e sgraziata danza analoga a quella dell'inizio...

La Bomba Del Sesso si accorge dell'oggetto caduto e incuriosita lo raccoglie, poi lo guarda e guarda l'Uomo, riguarda l'oggetto e fissa l'Uomo assumendo un'aria simpaticamente inquisitoria, del tipo "Ah Malandrino! E questo cosa significa?"

Le coriste osservano la scena da lontano, ridacchiando sotto i baffi, l'Uomo invece ha l'espressione imbarazzata di chi è stato scoperto con le dita nella marmellata: l'oggetto misterioso si rivela essere il pacchetto di preservativi donato dal babbo! 

Dopo qualche istante di impasse, l'Uomo si scuote, si riprende i preservativi, abbraccia con trasporto la Bomba Del Sesso e si lancia in un giro di Valzer con lei, mentre la musica diventa trascinante al massimo.
Nel vorticoso roteare del ballo, quando è dalla parte del pubblico, guarda i preservativi, alza gli occhi al cielo sorridendo (forse bacia anche la scatoletta) e rivolgendosi verso l'alto al padre, gli dice grato: 
"Grazie papà..."

E la canzone chiude festosa col ritornello...

e ora? (coro)
ora tengo famiglia 
aha! (coro)
tengo famiglia 
oho! (coro)
tengo famiglia
uhu! (coro)

Sul vorticare della danza, accompagnato dal coro travolgente delle ragazze, l'Uomo e la Bomba Del Sesso si abbracciano e il sipario si chiude. 



QUADRO 16 



Il sipario si riapre per i saluti: accompagnati da un effetto sonoro particolare, escono
il tubone ombelicale (effetto: forte pianto di un bebé);
la palla da carcerato (effetto: fischio dell'arbitro, urlo della folla GOL!);
il collare con guinzaglio (effetto: abbaio di cane piccolo, poi grande...); 
le manette (effetto: raffiche di mitra, sirena della polizia);
l'asticella telescopica scientifica (effetto: fischio cartoon che sale e scende);
il megafono antico (effetto: voce che urla CIAK rumore del ciak, PRONTI...MOTORE voce risponde "partito", AZIONE, risate fragorose); 
il megafono moderno (effetto: voce che urla in inglese CIAK rumore del ciak, READY, CAMERA voce inglese risponde "rolling", ACTION, risate fragorose); 
la palla da carcerato/pallone da spiaggia (effetto: lungo fischio di bomba che cade, grande esplosione). 

Ogni oggetto (che è sospeso dall'alto con un sottilissimo filo di naylon) si comporta esattamente come se fosse un attore: si porta al centro della scena, circa all'altezza di un metro e mezzo e si inchina al pubblico, poi si sposta di lato per dare spazio al prossimo e così via, fino a formare "la compagnia". Quindi gli oggetti avanzano tutti insieme verso il proscenio come se si tenessero per mano e fanno un ultimo inchino. Nell'indietreggiare, partono le note di una nuova canzone: gli oggetti si aprono in due metà per dare spazio al centro, dove appariranno ad uno ad uno tutti i personaggi dello spettacolo.

Ognuno entra in scena quando è il momento di cantare la sua parte di canzone (nel caso in cui una sola attrice avesse interpretato tutti i personaggi principali femminili, li impersonerà uno alla volta grazie al cambio di un oggetto del suo costume: la parrucca della Strega, il rosario della Suora, il Lecca-lecca...).

(la canzone)

ANDANDO GIRANDO

Strega
andando girando
amore inventando
correndo frenando
a volte sbandando

Suora
cercando trovando
amore incontrando
vincendo perdendo
comunque lottando

Uomo
se fossi se avessi
se solo potessi
sarei avrei vorrei
Ragazze del Coro
vivere amare forte ridere
piangere amare piano vivere

Bimba col lecca-lecca
e darò prenderò
amore ruberò
presterò cambierò
magari regalerò

Uomo Maturo
tacerò parlerò
amore canterò 
fingerò negherò
infine confesserò

Uomo
se fossi se avessi
se solo potessi
sarei avrei vorrei

Bomba Del Sesso
vivere amare forte ridere
piangere amare piano vivere

Uomo e Bomba Del Sesso
andato perduto magari rapito 
amore vissuto amore mai finito 

A fine canzone, tutti i personaggi restano sulla scena e si inchinano al pubblico mentre la musica giunge al culmine e il sipario si chiude. All'ultimo istante, l'Uomo e la Bomba Del Sesso si staccano dagli altri e avanzano sul proscenio. Un momento dopo, a sipario già chiuso, esce anche l'Uomo Maturo con una grande cesta in mano: guarda l'Uomo, scuote leggermente il capo come a dire - dimentichi sempre qualcosa - gli consegna la cesta con una certa enfasi, dà un bacio fugace e galante alla Bomba Del Sesso e sparisce di nuovo dentro il sipario. L'Uomo e la Donna pescano dalla cesta e insieme lanciano al pubblico qualcosa: sono infiniti e coloratissimi piccoli pezzi del suo ormai ex-tubone ombelicale...

FINE.