QUESTO NON E’ UN GIALLO

Commedia in due atti più epilogo (‘I Cugini di Campagna’)
di

Mario Alessandro Paolelli


PERSONAGGI (I.O.A.)

LUCA (uomo)
SILVIA (donna)
ANDREA (uomo)
PAOLO, CARLO, UGO, GIORGIO, DAVIDE
(uomo)
CAMERIERA (donna)
CARLA (uomo)
GIULIO (uomo)
MIMMO (uomo)


PRIMO ATTO

Buio in sala. Voce di Hitchcock che dice: “Buonasera e...benvenuti a questo spettacolo. Lo spettacolo di questa sera per giustificare se stesso e la mia presenza evocata, dovrebbe fare rima con...giallo. Ma dato per scontato che...spettacolo non fa rima con giallo, alla fine vi accorgerete che questo...non è un giallo e che io sono stato evocato per dichiarare ufficialmente che questo...no! Non è un giallo. Grazie e buonasera.” Musica del valzer delle marionette (telefilm di Hitchcock ).

Si apre il sipario. La scena raffigura un appartamento: un divano spalle al pubblico, televisore di fronte al divano, una libreria ed una sedia (vicino alla porta con una borsetta appesa) a sinistra, una libreria di fronte a destra, una porta sulla destra, una a sinistra ed un’apertura al centro. Una finestra con tende di fronte al divano, una poltrona di fronte al pubblico, un telefono su di un piccolo tavolino a sinistra vicino alla porta, un’attaccapanni con un giaccone appeso sopra, un tavolinetto accanto alla poltrona con diverse riviste sopra tra cui una di cronaca rosa, un librone da università, una matita, degli occhiali in un fodero.

Il televisore è acceso. Silvia e Luca sono sul divano a vedere una telenovela (forse la migliore sarebbe Beautiful…). Dopo circa 30 secondi il volume si abbassa e le luci si accendono.

LUCA Ma perché devo vedere queste cretinate insieme a te?

SILVIA (senza mai distogliere lo sguardo dal televisore) E’ più cretino il cretino o il cretino che lo segue?

LUCA Ti sembra normale che questa Maria ci abbia messo venti puntate per morire?

SILVIA Serve a dare un po’ di suspense!

LUCA Ma quale suspense! Nella prima di queste venti puntate il protagonista va da lei e dice preoccupato: “Ti chiamo un dottore!” e lei risponde sofferente: “No, è inutile, non c’è più niente da fare, mi manca poco ormai.”. Venti puntate a venti minuti l’una fanno quattrocento minuti. Questa è morta dopo sei ore di chiacchiera ininterrotta. Avrebbero fatto in tempo a salvarla dodici volte! 

SILVIA Perché devi trovare sempre da ridire su tutto! Quando si vedono le telenovelas non ci si deve fare troppe domande, serve per rilassarsi!

LUCA (fa il gesto della manovella col braccio destro)

SILVIA E poi, tutte queste situazioni assurde che si creano, comunque ti insegnano qualcosa. (si gira verso Luca) Possibile che non ci sia un personaggio che abbia fatto avvenire in te una catarsi?

LUCA Come no! Brian! (si gira verso Silvia) In meno di trenta puntate si è fatto la moglie del fratello, la madre della moglie, la sorella della moglie, la figlia tredicenne della sorella della moglie, la cameriera e il cane. Un eroe!

Si sente un colpo di citofono che è uno strano suono simile ad un rutto.

SILVIA Vado io. (si alza, risponde) Chi è? (rivolta verso Luca) E’ Andrea (si risiede)

LUCA Di ritorno dall’università, se non sbaglio. (alzandosi) E spegni per favore, è da quando sei venuta qui in affitto con noi che dobbiamo subire questa violenza! Siamo solo dei poveri studenti, non ci ridurre allo stato catatonico prima del tempo!

Silvia spegne sbuffando, entra Andrea visibilmente arrabbiato con lo zaino in spalla.

ANDREA (guardando Silvia) Le donne sono tutte troie! (mette lo zaino sulla sedia)

LUCA Tranne la madre e la sorella!

ANDREA Mi candido per sfatare anche questo luogo comune e ripeto: (guardando
Silvia) le donne sono ‘tutte’ troie!

SILVIA Permettete che mi offenda?

ANDREA Si, si, fai pure.

LUCA Cosa è successo? (si siede sulla poltrona all'inizio del discorso di Andrea)

ANDREA Dopo l’università, verso l’ora di pranzo, sono sotto casa di lei e mi dico: “passo a trovarla”, però vorrei portarle l’ennesimo mazzo di fiori. Allora cerco un fioraio, ma dove ne trovo uno aperto a quest’ora? All’altro capo della città. Tornando indietro mi finisce la benzina, ma dove trovo un benzinaio aperto prima delle tre? Da nessuna parte. Così vado, con una tanica che avevo nel portabagagli, da un distributore automatico. Ho solo un foglio da cinquanta euro, così aspetto delle persone che facciano benzina per chiedergli di cambiarmi i soldi. (arrabbiandosi) Macché! Tutti quelli che sono venuti avevano esattamente una banconota da dieci che serviva a loro. Aspetto le tre. Riempio la tanica e torno alla macchina. (arrabbiandosi sempre di più) Trovo una multa sul parabrezza per aver parcheggiato sul marciapiede. Mi dirigo verso casa di lei. Salgo. Le porgo i fiori dicendole (calmandosi improvvisamente ed assumendo un tono amorevole) “Ciao, amore”. Lei non li degna neanche di uno sguardo e mi dice con voce grave (il tono di voce diventa grave) “Per favore non farmi tutti questi regali altrimenti mi ci abituo”. Sono tutte troie!

SILVIA Ma che centra?!!

LUCA Traduzione: è un anno che ci sta insieme e non gliela ha ancora data!

ANDREA (rivolto a Silvia) Luca si contraddistingue sempre per il suo ‘Esprit de Finesse’!

LUCA Vuoi un consiglio?

ANDREA Sputa.

LUCA Fatti desiderare.

ANDREA Come?

LUCA Fatti desiderare. Trascurala, dimentica le date importanti. Non festeggiare ogni settimana che state insieme. Non regalarle più niente. Esci di più con gli amici. Vedrai l’effetto...

SILVIA Che stupidaggine!

ANDREA Sai che forse non hai tutti i torti? Quasi quasi vado a dirle quello che penso di lei e che... stasera devo andare ad una... festa di un mio amico che vuole che vada solo... Si, si mi piace (riprende lo zaino), ci vediamo dopo (esce).

LUCA (alzandosi tirando su i pantaloni) Ci vuole così poco a farlo contento!

SILVIA Ti rendi conto cosa hai fatto? Vedrai che li farai lasciare quei due!

LUCA Lascia fare a me, tu non lo conosci, sei qui da poco. Una volta è andato in Inghilterra, in uno di quei viaggi studio, ha incontrato una ragazza svedese e se ne è innamorato. Tornato a Roma, era deciso ad andarla a trovare ma non aveva un soldo. Così ha fatto il cameriere in un ristorante. Per quattro mesi la mattina andava all’università, il pomeriggio studiava e la sera andava a lavorare. Finalmente arriva Natale, finalmente per il suo sistema nervoso, s’intende, e va in Svezia dalla sua amata. (tono da documentario) Natale in Svezia: periodo ottimo per andare in un paese freddo. (tono normale) Una cosa tira l’altra, finché lui le fa la fatidica domanda: “(tono da playboy) Posso venire in camera tua stanotte?”. Domanda che ha avuto il coraggio di farle solo l’ultima sera. E lei ha replicato timorosa “Non potremmo aspettare?”. Lui sai che le ha risposto? “Si, certo, come vuoi”... Ma ti sembra normale che una persona si fa un mazzo così per quattro mesi, affronta i meno venti sotto zero e poi dice: “Si, aspetto!”?

SILVIA Ma lui è romantico...

LUCA No! Lui è stronzo! Anzi ti dirò di più. Sai perché si sono lasciati lui e l’ultima ragazza che ha avuto prima di questa?

SILVIA No.

LUCA Perché lei ha deciso di farsi monaca! Sono stati insieme due anni e poi lei...puff! Prende i voti.

SILVIA Be’, poverino, lui che centra? E’ sfortunato in fatto di donne, tutto qua! 

LUCA Aspetta, diciamo pure che se le va a cercare col lumicino. Lo sanno tutti che le svedesi dopo dieci minuti che ci parli te la danno e lui ha trovato l’unica seria e illibata. Andrea è un caro ragazzo, ma ha tre grandi difetti: è cattolico, vergine e daà Roma!

SILVIA Credi di essere divertente? Spero che lui non abbia questa opinione di se stesso! 

Suona il citofono, rutto, Luca fa per andare a rispondere.

SILVIA Aspetta, deve essere per me (va a rispondere). Chi è? Ciao! No, Sali tu un attimo che devo finire di prepararmi. Ti apro. (a Luca) E’ Paolo. Intrattienilo un secondo, devo solo finire di truccarmi... e mi raccomando! (esce)

LUCA Esagerata! Ce la faccio a fare due chiacchiere in maniera educata, per chi mi hai preso? (va verso la porta d’ingresso) Ciao, accomodati.

Entra Paolo. Ragazzo, vestito con un paio di pantaloni di basso costo ed una camicia a quadretti, con un paio di occhiali stile fondo di bottiglia. Ci vede molto poco (nda: i vari ragazzi di Silvia sono rappresentati dallo stesso attore, cambiano solo vestiti e accessori).

PAOLO Buongiorno. (va verso l’attaccapanni e stringe la mano alla manica del giaccone) Molto lieto, sono Paolo. 

Luca, divertito, si mette accanto all’attaccapanni e risponde.

LUCA Ciao, sono Luca. 

PAOLO (muovendosi nell’appartamento ed urtando quello che gli capita a tiro) E’ bello qui, è molto luminoso.

LUCA Ah, perché riesci pure a vedere le luci, i colori...

PAOLO Certo! Altrimenti come me la davano la patente! Eh eh eh...

LUCA Ah, guidi la macchina? Pensavo che usassi il cane... (fa la mossa del cieco che va in giro col bastone ed il cane al guinzaglio)

Entra Silvia con una borsetta in mano.

SILVIA Eccomi, Paolo, sono pronta!

PAOLO Oh, ciao Silvia, come sei carina!

LUCA Ah! Ora ho capito perché te lo sei scelto orbo...

SILVIA Piantala! (prende Paolo sotto braccio e se lo porta via) Non mi aspettate per cena. (esce)

Luca va dietro l’apertura dove ci si immagina ci sia la cucina, il bagno e le stanze di Luca e Andrea.

LUCA (da dietro l’apertura) Paolo? Ma non stava aspettando Gianni? (entra con una pentola in mano) Ah, no! Oggi è martedì, non mercoledì (esce di nuovo). E insieme agli spaghetti gli faccio il fegato. Fegato. Fegato. Non riesco a trovare una parola che faccia rima con fegato. Che buffo... fegato... fegato...

Suona il citofono, rutto, Luca entra asciugandosi le mani con uno straccio da cucina e va a rispondere.

LUCA Prontoooo? (uscendo, tra se) ...fegato...

Andrea entra.

ANDREA Le donne sono tutte troie!

LUCA (sempre da dietro l’apertura) Aridànghete!

ANDREA (appende lo zaino all’attaccapanni e si accascia sulla poltrona) Mi ha lasciato.

LUCA La pasta è quasi pronta.

ANDREA Ha detto che sono un arrogante, un despota, un insensibile e che non vuole più avere a che fare con me. E sai perché? Per quella bugia della festa dove ero stato invitato ad andare da solo. Sono tutte troie!

LUCA Sono tutte troie.

ANDREA Anche la madre e la sorella!

LUCA Anche la madre e la sorella, ma vieni a tavola sennò si raffredda.

Suona il citofono, rutto, Luca entra con uno scolapasta in mano per rispondere.

LUCA (rivolto ad Andrea) Io qui dovrei prendere uno stipendio da portiere: teniamone da conto la prossima volta che paghiamo l’affitto! (il citofono ‘rutta’ ancora) Ecco, ecco! Chi è? (rivolto ad Andrea) E’ Silvia. Strano ha detto di non aspettarla per cena ...strano? Non è strano... (esce)

SILVIA (entra canticchiando ‘non son degna di te’) Eccomi qua! (appende la borsetta) Che c’è per cena?

LUCA (da dietro) Scusa, ma la mia curiosità supera la mia delicatezza. Come mai sei tornata così presto, cos’è successo?!

SILVIA Niente!

LUCA Capisco!

SILVIA Allora, Andrea, com’è andata?

LUCA Niente!

SILVIA Capisco!

LUCA (da dietro) Venite?

ANDREA Aspettate, mi è venuto in mente un ottimo sistema di abbordaggio, però lo devo sperimentare; quindi tu, Silvia, mi farai da cavia...se non hai niente in contrario, naturalmente!

SILVIA No, no, va bene. Cosa devo fare?

ANDREA Vieni (prendendo Silvia per mano), è semplice.

Luca, mangiando un pezzo di pane, fa capolino nell’apertura.

LUCA Vi dispiace se guardo lo spettacolino? (si siede)

ANDREA No, no, anzi, così magari mi dai qualche consiglio... Allora, facciamo finta che io e te non ci conosciamo e che stiamo camminando per la strada, quindi io ti vengo incontro. Ricorda: non ci siamo mai visti. Cerca di agire con la massima naturalezza.

SILVIA Okay!

Andrea si mette lo zainetto, si allontana e si riavvicina a Silvia camminando.

ANDREA Ciao!

SILVIA Ciao! Ma...ci conosciamo?

ANDREA No! Però come faccio ad avere una possibilità, se quando ti incontro per strada nemmeno ti saluto? (Luca mette una mano a coprirsi la faccia) Mi chiamo Andrea.

SILVIA Io sono Silvia.

ANDREA Parliamone!

SILVIA Di che?

ANDREA Del tuo problema.

SILVIA Quale problema?

ANDREA Non dirmi che non hai un problema di cui parlare e, tieni presente che io sono un perfetto estraneo. Non conosco le tue abitudini, la tua famiglia, i tuoi amici, non so nulla di nulla. Chi quindi meglio di me che sono privo di pregiudizi e di punti di vista nei tuoi confronti può darti un consiglio o, comunque, (tono da playboy) starti ad ascoltare.... spassionatamente? 

Luca fa il gesto di mettersi due dita in gola.

SILVIA Ma ti assicuro che io non...

ANDREA Evviva! Ho trovato una persona che non ha un problema. Come fai a non averne, ti prego spiegami! 

SILVIA Be’, veramente ci sarebbe...

ANDREA A-ha, tira fuori il rospo!

SILVIA Sai, è un po’ di tempo che...ehi! Lo sai che ci stavi riuscendo? Non solo hai attaccato bottone con me, ma ti stavo anche per confidare delle cose!

ANDREA (al settimo cielo) Bene! Sapevo che ce l’avrei fatta prima o poi! Va bene così, giusto Luca?

LUCA Il problema è che tu ‘sembri’ intelligente ma quando apri la bocca l’effetto scompare. 

ANDREA Va beh, grazie per l’aiuto. Ora perdonatemi, ma devo fare un ‘giretto’ per il centro. Ciao, ciao! (esce)

LUCA (alzandosi) Stasera quello passa la notte in guardina. Che ti è saltato in mente di dargli corda? 

SILVIA Ma sentilo! Prima lo fa lasciare con la ragazza, correggimi se sbaglio, e poi se sono io a dargli una mano si arrabbia! (si siede sul divano)

LUCA Come fai ad aiutarlo, tu che hai tanti uomini quanti semi ci sono in un fico d’india?!

SILVIA Non mi pare di averti mai visto con una ragazza!

LUCA Quella di essere ‘single’ è una mia scelta. Donne e motori, gioie e dolori!

SILVIA Che centrano i motori?

LUCA Era per la rima...(incantandosi, tutto si fa buio tranne uno spot di luce su Luca)...fegato... 

SILVIA (torna la luce) Come?

LUCA Niente, dicevo che io ho avuto le mie esperienze. Ne sono soddisfatto e adesso ho deciso di dedicarmi solo allo studio e di divertirmi un mondo alle spalle di chi ha problemi d’amore.

SILVIA Tu così butti gli anni migliori della tua vita!

LUCA Quando sarò laureato e con un lavoro. Quelli saranno gli anni più belli della mia vita!

SILVIA (alzandosi) Con te è inutile discutere. Io vado a nanna e, dato che domani non ho lezione, (tono snob) voglio dormire sino a mezzogiorno. Cercate di fare il possibile affinché ciò avvenga. Buona notte (apre la porta di destra ed esce)

LUCA ‘Notte. (guardandosi intorno e guardando l’orologio) Qui si va a letto con le galline e ci si alza con il gallo, l’oca è a dormire (guardando camera di Silvia) e la volpe è a caccia (guardando la porta d’ingresso). Questa non è una casa, è un serraglio! (va nell’apertura)

Buio. Musichetta di Hitchcock. Effetto d’alba, si riaccendono le luci e c’è Luca che bussa alla porta di 
Silvia.

LUCA (sottovoce) Silvia, Silvia.... (urlando) Svegliati, è mezzogiorno!

SILVIA (assonnata da dietro la porta) Arrivo. (Apre la porta ed entra in scena in vestaglia) Buongiorno. (Si avvicina alla finestra e discosta le tende) O c’è un eclissi o io ti spacco la faccia! 

LUCA Infatti, sono le sette del mattino, ma ho un buon motivo per averti svegliata.

SILVIA La strada per il cimitero è lastricata di buoni motivi! (accenna ad inseguire Luca per picchiarlo) 

LUCA Andrea non è in camera sua.

SILVIA E allora? (sbadigliando) Starà con qualche bella ragazza.

LUCA Pronto? Ho detto ‘Andrea’!

SILVIA Senti. Io faccio finta di essermi alzata per andare in bagno e l’episodio è dimenticato, ma tu smettila di roderti il fegato! (Luca rimane incantato).

LUCA (tutto si fa buio tranne uno spot di luce su Luca) ...fegato...

SILVIA (torna la luce) Si, il fegato e torni a studiare. Sempre che sia normale alzarsi ogni mattina alle cinque, per farlo!

LUCA In questa casa le ore tranquille si contano sulle punte di uno stuzzicadenti!

Entra Andrea sconvolto, capelli fuori posto, mezza camicia fuori dai pantaloni e zaino in spalla.

SILVIA e LUCA Cosa è successo?

ANDREA Ho passato la notte in guardina! (mette lo zainetto sulla sedia)

LUCA Nessun profeta è accetto in patria sua! (si siede sulla poltrona e prende il libro in mano)

SILVIA No, tu non sei un profeta: tu sei un menagramo! (rivolta ad Andrea)
Com’è andata?

ANDREA Ho avvicinato una ragazza, lei si è messa ad urlare, poi è arrivata la guardia, eccetera eccetera...

SILVIA (con tono consolatorio) Dai, non fare così. Come dicono le carte delle vecchie gomme da masticare : ‘ritenta e sarai più fortunato!’

ANDREA Ah, no! Per un po’ non voglio più saperne. L’universo femminile è troppo complicato per me, è peggio di una roulette : gli dai nero e vogliono rosso. Gli dai rosso e vogliono nero. Gli dai nero e rosso e fanno uscire lo zero. (si siede sul divano).

SILVIA (in piedi accanto ad Andrea) Non è così difficile. Le donne sono come delle rondini. Se le stringi troppo soffocano, se le stringi troppo poco volano via . Stammi a sentire...

LUCA Si, stalla a sentire! Io ti ho fatto lasciare con la ragazza, ma lei ti ha mandato in galera!

SILVIA Smettila! Non hai un briciolo di sensibilità. Dall’alto del tuo piedistallo sputi sentenze e ti credi chissà chi. Cerca di pensare al bene di Andrea, una volta tanto!

LUCA Va bene. Secondo me c’è solo una persona che ti può aiutare.

ANDREA Cioè?

LUCA Uno psicanalista. Chi meglio di una persona che non conosce le tue abitudini, la tua famiglia, i tuoi amici e che è priva di pregiudizi e di punti di vista nei tuoi confronti può darti un consiglio o comunque (tono da playboy) starti ad ascoltare...spassionatamente?

SILVIA Eclissi o no, io procedo! (va verso Luca a pugni chiusi)

ANDREA (alzandosi) No, Silvia, Luca ha ragione, non vedo altre soluzioni. Anzi, sai che ti dico? C’è un nostro amico di famiglia che è psicanalista. Lo studio apre alle otto e mezza. Vado subito, così sono il primo. Ciao, ragazzi . (mentre è sulla porta si gira verso Silvia) A proposito, Silvia, come mai ti sei alzata così presto? (fuori scena) Di solito ti svegli a mezzogiorno... (Silvia si gira verso Luca con odio ma rientra Andrea per prendere lo zainetto dimenticato e riesce)

SILVIA Non hai proprio niente da dire?

LUCA (tutto si fa buio tranne uno spot di luce su Luca)...fegato...

SILVIA (torna la luce) Cosa?

LUCA Dicevo che...ho sbagliato a dire ad Andrea di andare da uno psicanalista.

SILVIA Aspetta, aspetta, forse ho sentito male. Tu hai detto ‘ho sbagliato’? Luca ha ammesso di aver sbagliato? Neanche Fonzie lo aveva mai fatto! (sale in piedi sul divano) L’ordine naturale delle cose è stato sovvertito, i pianeti si sono allineati, (alzando le braccia e guardando il cielo) è l’alba di un nuovo mondo! 

LUCA E’ vero, mi sono sbagliato. Gli volevo dire di andare da uno psichiatra, ma non me la sono sentita. Così ho ripiegato sullo psicanalista .

SILVIA (scende dal divano) Guarda che se qui c’è qualcuno che ha bisogno dello
psichiatra, quello sei tu e la devi smettere di considerare (squilla il telefono) Andrea un minorato o un pazzo che (risponde), pronto? ...Oh ciao, Carlo, come stai? 

Luca si alza, va al centro del palcoscenico e guarda il pubblico. Mima con le labbra la parola Carlo, 
guarda l'orologio e annuisce con la testa.

SILVIA (con continuando al telefono) Io sto bene, grazie...no, non mi hai svegliata...

Da questo momento Luca fa il verso a Silvia mimando le stesse parole che lei dice al telefono come se già le 
sapesse.

SILVIA Sono molto contenta di sentirti, sai?...Davvero?... Dai, smettila!...Una gita fuori porta?... (Luca e Silvia guardano contemporaneamente l’orologio) Sei già qui sotto?...Be’, non so se...va bene! Perché no!? Cercherò di essere pronta... certo, suona il citofono e sali! Ciao.

LUCA e SILVIA Vado fuori, non mi aspettate per pranzo!

SILVIA (rivolta a Luca) Credi di essere divertente? (va in camera sua)

LUCA Qui ci vuole una birra. (va in cucina e rientra con una lattina di birra stappata) Chissà se riuscirò a studiare, adesso. (si siede in poltrona, prende gli occhiali, li mette, prende la matita, il libro, lo sfoglia un po’ quando si accorge che è al contrario e lo rigira) Dunque, diamo un senso a tutta questa roba!

Suona il citofono, rutto. Luca si alza e va ad aprire. 

LUCA Si? (apre) E vediamo pure stò Carlo. Silviaaa. Sta salendo Carlo, sbrigati! (rivolto verso la porta) Ciao.

Entra Carlo. E’ vestito bene, con pantaloni di ottima foggia, una buona camicia ed un maglioncino di cachemere appoggiato sulle spalle. Occhiali da sole in testa, un mini-telefonino attaccato al collo e un altro telefonino in mano. Accento vagamente milanese. 

CARLO Salve. Sono Carlo, piacere. Silvia?

LUCA Si sta preparando, ma se ti vuoi accom...

CARLO Oh, scusa. Mi squilla il cellulare. Pronto? Ciao, caro. Dimmi tutto. No, non ce la faccio per questo fine settimana ma prometto di organizzare tutto per sabato prossimo. Va bene? Ciao, caro, ciao. Mi scusi, eh. Dicevamo.

LUCA Si, dicevo che Silvia si sta preparando ma se vuoi...

CARLO Scusa. Sta squillando, ho la vibrazione... 

LUCA Prego, prego.

CARLO Pronto? Ciao, caro. Vai, vai tranquillo. Come? Portalo a Luigi, scusa, che c’entro io! Ti sembra che assomigli ad un centro smistamento, scusa? Ah, ecco. No, no, tutto a posto. Allora ci risentiamo, ciao, caro. (a Luca) Dicevi?

LUCA Si, allora. Silvia...

CARLO Pronto? (a Luca) Scusami. 

Luca indispettito torna a sedersi e beve un buon sorso di birra, guardandosi il Carlo!

CARLO (al telefono) Dimmi caro, vai tranquillo. No, non so se posso aiutarti, davvero... dovrei chiamare un attimo l’Attilio per saperlo. Guarda se aspetti un attimo te lo dico.. d’accordo, allora un attimo... (prende un palmare dalla tasca e compone un numero) Attilio caro, ciao. Ti ricordi quel favore che ti avevo chiesto ieri? (a Luca) Scusa, eh! (al telefono) Ce la puoi fare entro venerdì?.. Davvero? Ma sei un grande! No, non preoccuparti, ho un orologio che invia le e-mail. Fantastico, ci conto, ciao! (chiude il palmare e torna alla prima telefonata) Pronto? 

A Luca scappa un rutto.

CARLO (A Luca) Cos’era?

LUCA No è che mi è arrivato un fax...

CARLO Ah! (al telefonino) Allora l’Attilio ha detto che va bene...

Arriva Silvia.

SILVIA Ciao Carlo! (Carlo è preso dalla telefonata e non la sente. Allora Silvia, come se conoscesse il suo pollo, va al telefono di casa e chiama Carlo al telefonino)

CARLO Si, va bene. Per cui adesso ti mando un sms (viene pronunciato proprio ‘sms’ e non esse emme esse) col suo numero e vi mettete d’accordo... oddio, scusami caro ma ho una telefonata sotto. Va bene se ci sentiamo dopo? Ciao. Pronto?

SILVIA Ciao Carlo, sono Silvia.

CARLO Oh, ciao cara. Come stai? Ma perché non ci vediamo un giorno di questi?

SILVIA Ma certo, anzi perché non chiudi il telefonino e non guardi davanti a te?

CARLO (Guarda stranito il telefonino, poi guarda davanti a sè. Vede Silvia, chiude il telefono) Silvia, cara, che piacere vederti!

LUCA (fa una smorfia di disgusto)

SILVIA Ciao, Luca! (stizzita esce prendendo Carlo sotto braccio) Andiamo.

LUCA Velocità del suono: velocità con cui riesce a prepararsi Silvia, dopo la telefonata di un ragazzo. 

Squilla il telefono, Luca si alza e risponde.

LUCA Pronto? Ciao, Giacomo. No, non c’è. A fare una gita fuori porta. Si. Ciao. (si risiede). Dunque...secondo: tempo che intercorre tra che il semaforo diventa verde e quello dietro suoni il clacson. 

Squilla il telefono e Luca si rialza e risponde.

LUCA Pronto? Ciao Stefano. No è uscita. No. Si. Glielo dirò. Ciao (fa per sedersi ma il telefono risquilla). Siiii? Ugo! No, è uscita. Cevto che tovna a pvanzo. Lascio scvitto. Ciao. (abbassa il telefono, rimane in piedi lì a guardarlo e questo risquilla dopo due secondi) Pronto? Ciao Giorgio. No, non so dove sia. Tornerà per pranzo. Glielo dico, ciao (si siede ed il telefono risquilla. Luca fa come se niente fosse ed al quarto squillo abbassa il libro e, rivolto al pubblico) Parliamone! 

Buio. Musichetta. Torna la luce e Luca è dietro l’apertura. Suona il citofono, rutto, Luca va a rispondere e 
torna dietro l’apertura.. Entra Andrea che appende lo zainetto.

ANDREA Ciao. (si siede)

LUCA (entrando) Com’è andata?

ANDREA Male grazie!

LUCA Su quello non c’erano dubbi. Qualche dettaglio? (si appoggia sul divano)

ANDREA Sono entrato. Mi ha detto (sedendosi) : “Si segga prego”. “Ma come, non vuole che mi sdrai sul lettino?”, dico io. “Se la fa sentire più a suo agio”. Allora mi sono disteso sul lettino. So che era un mio diritto. Già è tanto difficile andare da uno psicanalista ma il momento che ci vai, almeno vuoi sdraiarti su quella specie di sofà che si vede nei film. Mi ha chiesto: “Quali ritiene che siano i suoi tre più grandi difetti?”. Ci ho pensato un po’ su e gli ho risposto: “Sono Cattolico, vergine e della Roma!”.

Mentre Andrea dice i suoi tre difetti, Luca li conta con la mano e, arrivato al terzo, fa un gesto come a dire 
‘hai visto?’.

LUCA Vorrei che ci fosse qui una persona adesso!

ANDREA Per fartela breve: mi ha cacciato via!

LUCA E perché?

ANDREA Era laziale! Con una scusa banale ha detto che era tardi e mi ha messo alla porta dopo cinque minuti. (si alza) Ma io sai che gli ho detto? “Neanche mille coppe cancellano la B!” e me ne sono andato. Ma dov’è il telecomando? 

LUCA No, per favore, la televisione no! Che ti vuoi vedere, ‘Uno Mattina’? Ti vuoi ridurre peggio di come stai? Dai, te lo tiro su io il morale. Lo conosci il gioco dei mimi?

ANDREA No.

LUCA E’ semplice, io ti mimo il titolo di un film e tu devi indovinare qual è.

ANDREA Ma dai, è un gioco cretino, dov’è il telecomando?

LUCA Prova! Ti sfido! Se indovini il primo poi ti lascio stare.

ANDREA Forza...

Luca si tocca vistosamente gli attributi e poi fa un ampio gesto con le braccia.

ANDREA Non ho capito.

LUCA Te lo rifaccio, fai attenzione.

Luca si tocca vistosamente gli attributi e poi fa un ampio gesto con le braccia.

ANDREA Senti, non ho la testa per pensare, mi arrendo.

LUCA Balle spaziali! Capito? Balle… (toccandosi gli attributi) spaziali… (facendo l’ampio gesto con le braccia)! Balle… (toccandosi gli attributi)…

Entra Silvia.

SILVIA Ciao, ragazzi. (guarda sbigottita Luca)

Entra dalla porta di casa una ragazza vestita da camerierina francese, di nero con i merletti bianchi e con 
uno spolverino in mano. In quel momento i tre protagonisti si immobilizzano e smettono di parlare.

CAMERIERA (Entrando guarda con disgusto un attimo la scena poi va davanti al palcoscenico e si rivolge al pubblico) Scusate se interrompo. So che la mia presenza non sarà determinante nella commedia, anzi, non c’entra proprio niente. Però, vedete, io sono la ragazza dell’autore. Aveva detto che mi avrebbe fatto fare una parte e così...eccomi qua! Prometto che non darò fastidio. Pulirò un po’ e farò finta di mettere a posto. Grazie e scusate dell’interruzione.

L’azione riprende come nulla fosse, solo che si aggira per la scena questa cameriera che spolvera e 
riassetta facendo mossettine da svampita per farsi notare. I tre protagonisti fanno come se lei non ci fosse.

SILVIA Ha chiamato qualcuno per me ? (appende la borsetta).

LUCA Si, ho scritto i loro nomi sulla cartaigienica, in bagno.

SILVIA Spiritoso! (si siede accanto ad Andrea) A proposito, Andrea, com’è andata?

ANDREA Meglio lasciar perdere. Trasudo angoscia da tutti i pori.

LUCA Per la verità trasudi anche un po’ di sfiga...

ANDREA Forse è meglio lasciarmi stare per un po’. Tu, piuttosto, come stai?

LUCA Sembra che i problemi che tu hai con le donne, lei li abbia con gli uomini.

SILVIA Ma non avevi un esame da fare tu?

LUCA Giusto. (si alza tenendo il libro in mano) Esco da questa gabbia di matti, mi getto nelle fauci del professore e torno. (rivolto a Silvia) Ah, ha telefonato, tra i tanti, un certo Ugo dicendo che ‘savebbe venuto a pvanzo’!

SILVIA Oddio, hai capito proprio bene? Ha detto, Ugo?

LUCA Si, Ugo. Come Nonno Ugo, quello dei mobili.

SILVIA (alzandosi) Ma è un disastro! Lui è un riccone snob, non posso portarlo qui, lo porto a pranzo a casa dei miei, che è meglio. 

LUCA Vabbè io vado, ciao. (esce)

SILVIA Io telefono ad Ugo e mi faccio bella. Ti serve il bagno?

ANDREA No, no. Fai pure. Io vado a riposarmi un po’ (si alza). Stanotte non ho chiuso occhio, specie dopo che quel barbone mi ha vomitato addosso!

Silvia ed Andrea vanno in camera loro uscendo di scena, la cameriera finisce di mettere in ordine le ultime cose, si siede un attimo sul divano, accende la televisione, piange un secondo per la telenovela e spegne, va verso il tavolino con le riviste, ne prende una furtivamente e se la mette sotto il braccio.

CAMERIERA Grazie di tutto e scusate ancora per il disturbo. (esce di scena)

Buio. Musichetta La scena riprende con Andrea che legge un giornale sul divano, si accorge che lo legge al contrario e lo rigira. Suona il citofono, rutto, ed Andrea si alza per rispondere.

ANDREA Si? (si risiede a leggere il giornale)

Dopo tre secondi entra Luca.

ANDREA Allora com’è andata?

LUCA Cosa?

ANDREA L’esame!

LUCA Quale esame?

ANDREA Capisco...

LUCA Mi fa due domandine. Al che io penso : o non ho capito niente o ho sbagliato stanza. Allora lui fa: “Si accomodi”. E io: “Grazie, sono già seduto”. “No, forse non ha capito...” (si siede sulla poltrona)

ANDREA Mi ricorda me all’interrogazione di fisica per l’esame di maturità, materia che avevo scelto io, tra l’altro. Scena muta. Al quel punto, credendo di favorirmi, il professore mi chiese la legge di Ohm ed io dissi a mo’ di monaco tibetano (facendo il classico gesto yoga): “Ohmmmmm”. Presi 35 e due figure!

LUCA Sono così a terra, che quasi quasi mi vedo un film di Pupi Avati. (si alza e va verso le videocassette. Ne prende una completamente nera e la fa vedere ad Andrea) Pornazzo? 

ANDREA Dai, non esagerare!

LUCA (rimette a posto la videocassetta) Hai ragione. Allora vado in camera a sentirmi un album di Mino Reitano (fa per andare in camera, dietro l’apertura, canticchiando‘...Italiaaaa, Italiaaa...’ , che suona il citofono, rutto, e va a rispondere) Pronto? E’ Silvia.

ANDREA Ah, già. Chissà com’è andato il pranzo col riccone. (si alza. Quando Silvia entra è in piedi accanto a Luca)

Entra Silvia.

LUCA e ANDREA Ciao, com’è…

Silvia li zittisce e con un gesto perentorio indica a Luca di sedersi sulla poltrona e ad Andrea di sedersi sul divano. Luca ed Andrea alzano le mani in segno di obbedienza e si siedono dove loro indicato.

SILVIA Tanto vale che vi dica tutto e subito, tanto lo so cosa state per chiedermi.Siamo andati a casa dei miei. Una volta entrati ho visto l’abisso. C’erano anche i miei cugini a pranzo con noi, quei miei cugini che abitano in campagna...

LUCA (ad Andrea) I ‘Cugini di campagna’ ah, ah...

SILVIA (guardando male Luca) ...noti per la loro volgarità. Tutto era andato quasi bene, mamma aveva cucinato un fegato fantastico...

LUCA (spot di luce)...fegato...(via lo spot)

SILVIA Arrivati alla frutta mio cugino si comincia a pulire le unghie con la forchetta. Allora io gli dò una gomitata e lui sbotta (alterando la voce) “E che è merda, questa?”. E l’altro: “A proposito di merda, chi è che stamattina si è pulito il culo con i miei pedalini?” (scoppia a piangere)

Andrea e Luca scoppiano a ridere, suona il citofono, rutto, ed Andrea va a rispondere.

ANDREA Si? Oh, prego, nessun disturbo! (rivolto a Silvia) Non immagini chi è venuto a trovarti; sai, si parla del diavolo...

SILVIA Non sarà mica...?

LUCA Potrei avere un orgasmo...

ANDREA (trionfante) E’ Ugo!

Andrea e Luca si mettono sul divano mentre Silvia si riassetta, Ugo entra in scena vestito molto 
elegantemente.

UGO Buongiovno, ciao Silvia. Sono qui pevché volevo pavlave con te.

ANDREA e LUCA Salve!

Suona il citofono, rutto, Ugo si sdegna per lo strano suono. Andrea va ad aprire.

ANDREA Chi è? Si signora, saremo presenti alla riunione di condominio, grazie. (torna a sedersi facendo un gestaccio alle spalle di Ugo) 

UGO Che vumove cuvioso che fa il vostvo citofono, ma tovniamo a noi, volevo invitavti...

Suona il citofono, rutto.

UGO Citofono?

ANDREA (va a rispondere) Chi è? No, deve suonare al sette. Prego (si risiede).

SILVIA Cosa mi stavi dicendo?

UGO Dicevo che ti volevo invitave...

Luca spara un rutto tremendo.

UGO Citofono!

SILVIA (guardando malissimo verso il divano) Si, hai ragione vado io. Chi è? No, non c’è. Ma le pare? Buongiorno.

UGO Allova...

Andrea spara un altro rutto tremendo.

UGO Senti, mia cava. In questa casa c’è un po’ tvoppa confusione. Hai il mio numevo. Chiamami quando hai un po’ di tempo. Buongiovno. (esce)

Andrea e Luca scoppiano a ridere.

SILVIA Ma bene! Vedo che vi divertite con poco. (urlando) Che nessuno di voi due si azzardi più a rivolgermi la parola prima del prossimo passaggio della Cometa di Halley! (va in camera sbattendo la porta).

ANDREA (alzandosi) Ragazzi, questo Ugo è proprio terribile! Se chiude gli occhi è morto da tre giorni. Si vede lontano un miglio che da piccolo ha avuto l’ittero.

LUCA (spot)...fegato...(via lo spot) Piuttosto, ho un dubbio lacerante: tu li conosci i ragazzi con cui esce Silvia?

ANDREA Beh, si, ne ho visto qualcuno.

LUCA E non ti sembra che ci sia sempre una sorta di ‘sinistra somiglianza’ tra di loro?

ANDREA Ah, perché, non lo sai?

LUCA Cosa?

ANDREA La storia del cugino...

LUCA No, non la so!

ANDREA Hai presente quei famigerati cugini di campagna che hanno fatto il servizietto a Ugo?

LUCA Beh?

ANDREA Silvia, da piccola, ha vissuto con loro e si era perdutamente innamorata di uno dei suoi cugini. Da allora lei cerca lo stesso tipo di uomo in ogni ragazzo che incontra.

LUCA Ma è agghiacciante! Ecco perché si assomigliano tutti!!! Comunque, senti, mi è venuta un’idea per risolvere il tuo problema con le donne.

ANDREA Ah, no! Se permetti e non ti offendi, non voglio più stare a seguire i vostri consigli. Te e lei sembrate quelli della canzone di Carboni... ‘Silvia lo sai, lo sai che Luca si buca ancora...’ (fa il gesto di bucarsi il braccio) 

LUCA Aspetta ed abbi fede, okay? (Andrea annuisce) Che ne pensi di...? (indicando la porta di Silvia)

ANDREA E’ una ragazza carina, simpatica, altruista, con un mucchio di problemi che... nooo, non starai mica pensando...?

LUCA Siiii, sto pensando!

ANDREA Ma non è possibile, non sono il suo tipo e poi...non avevo mai pensato all’eventualità di... 

LUCA Appunto. Neanche lei ci ha mai ‘pensato’, eppure ‘pensa’ di te le stesse cose che tu ‘pensi’ di lei. 

ANDREA E come dovrei fare? Ora poi, arrabbiata com’è...

LUCA (Mimando di spalle al pubblico ciò che dice) Bussare. Ghiedere di abrire borta. Ghiedere di andare ginema. Du sceglie film romantigo. Sgoggare sgintilla e voi non rombere più goglioni!

ANDREA Tu...dici? Io...provo...(bussa alla porta di Silvia)

SILVIA (da dietro la porta) Ho già dato!

ANDREA (chiede consiglio a Luca coi gesti)

LUCA E parla! Stai lì come un pirla...

ANDREA Sono Andrea. Senti, visto che la tua serata è stata rovinata anche per colpa mia, ho pensato che per farmi perdonare, il minimo che potrei fare è quello di invitarti ad un cinema o a bere qualcosa, dato che anch’io non ho niente da fare e (guarda un attimo Luca)...la mia massima aspirazione non è certo aspettare il sonno mentre vedo un film di Pupi Avati con Luca, che ride ogni volta che vede Carlo delle Piane... 

LUCA (sottovoce toccandosi il naso) Cià la nasca, cià! (da dire nel dialetto della regione in cui si svolge la commedia: ha il naso grosso!)

ANDREA (continuando) ...mentre tu sei qui in camera, magari...addirittura a studiare!

LUCA (sottovoce) Dille che è stata colpa mia.

ANDREA E’ stata tutta colpa di Luca. E’ lui che ha avuto l’idea. Tu lo sai che sono in uno stato psicolabile e... 

Luca fa dei gesti con la mano come ad essere molto d’accordo con l’affermazione di Andrea.

ANDREA ...che basta poco a convincermi o a farmi coinvolgere. Mi dispiace che ci sia andata di mezzo tu. Non ci ho pensato sul momento, e poi quello mi stava così antipatico che...

Silvia esce dalla stanza.

SILVIA Andiamo?

ANDREA (stupito) Eh? Si, andiamo.

Silvia prende la borsetta ed esce, Andrea prende lo zaino.

LUCA E lascia quello zaino!

Andrea ripone con visibile riluttanza lo zaino.

ANDREA Grazie di tutto! (fa per uscire ma viene chiamato da Luca)

LUCA Andrea? (gli fa il gesto di farsela) Si tromba! (Andrea sorride ed esce, Luca fissa il pubblico. Spot di luce) Fegato...(via lo spot)

Buio. Musichetta. L’azione riprende con Luca seduto sul divano a leggere il giornale, si accorge che è al 
contrario e lo rigira. Entrano Andrea e Silvia mano nella mano.

ANDREA Ahem! (tossisce) 

LUCA (abbassando leggermente il giornale) Beh?!

SILVIA Non hai niente da dire?

LUCA Cioè?

ANDREA (indispettito) Ci siamo messi insieme!

LUCA Bene. Così posso andare a dormire (sbadiglia e si alza)

Silvia fa un cenno ad Andrea.

ANDREA No, aspetta, io ti vorrei ringraziare a nome di entrambi per quello che hai fatto. Sei stato un ottimo consigliere, dopotutto. A volte hai usato mezzi poco ortodossi, ma hai avuto ragione tu, alla fine (abbraccia Silvia). 

SILVIA E noi vorremmo sdebitarci. Ecco, c’è una mia amica alla quale ho parlato di te, si potrebbe fare un’uscita a quattro e magari...

ANDREA Alt! Vi ho già detto come la penso al riguardo e non intendo tornare indietro sulle mie decisioni. Sono contento per voi. Ora forse si potrà anche studiare, in questa casa! 

SILVIA Ma io vorrei fare qualcosa per...

Suona il citofono, rutto, Silvia risponde.

SILVIA Si? Luca? Si, c’è. Ok, ti apro, vieni pure. Luca, sta venendo una certa Carla! (guarda Andrea) 

LUCA Carla? (spaventato) Carla è qui? E’ venuta a trovarmi! Oddio! Come sto? (aggiustandosi capelli e vestiti) Vado bene?

ANDREA (ridacchiando) Vai benissimo!

SILVIA Vado io sono proprio curiosa di ved...(apre la porta)

Entra un uomo chiaramente omosessuale dal modo di parlare, vestire e camminare che va diretto verso 
Luca.

CARLA (a voce alta) Micetta!

LUCA Carla!

CARLA Dio come ti trovo bene! Sei contento della sorpresa? (baci sulle guance, si gira e vede Silvia e Andrea pietrificati. Va verso Andrea) Ma non mi presenti ai tuoi amichetti? (toccando i capelli ad Andrea) E com’è carino, questo! (Silvia tira a sé Andrea) Ehi! Non te lo mangio mica! (va verso Luca e lo prende per mano) Vieni, dai, andiamo a fare un giretto in macchina!

LUCA e CARLA Ciao ragazzi! (Carla esce. Andrea e Silvia si guardano allibiti)

LUCA (prima di uscire si rivolge verso di loro dicendo ‘mi dispiace’. Esce e rientra subito in scena. Spot di luce su di lui) Se negàto dir si potesse nègato, ecco che avrei trovato la rima con...fegato! 

Musichetta. Buio. Sipario.

FINE PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

La scena inizia esattamente come nel primo atto solo che questa volta sono seduti sul divano Luca e Carla, l’omosessuale, che è visibilmente scosso, piange e singhiozza in continuazione.

LUCA Ma perché devo vedere queste cretinate ‘anche’ insieme a te?

CARLA E’ più cretino il cretino o il cretino che lo segue?

LUCA Questa mi sembra di averla già sentita (si alza); sta di fatto che ho l’esame domani e non riesco a studiare!

CARLA (continuando a piangere) Che esame, quello che...?

LUCA Si, quello che! Riprovo a darlo. Alla fine mi promuoverà per pietà, se non altro! (si siede sulla poltrona) 

CARLA Domani? (voltandosi) Ma domani non è il 27 ?

LUCA Beh?

CARLA Ma domani è il tuo compleanno, stupidone !

LUCA Ah, già. Ma lo sai che non me lo ricordo mai? L’anno scorso, Andrea e Silvia mi fanno gli auguri appena alzato e io, ancora rincoglionito dal sonno, gli rispondo : “Perché, è Natale?” (prende il libro, gli occhiali, la matita e studia)

CARLA Ma va’! (fa un gesto con la mano e alza il volume del la TV)

LUCA Vuoi spegnere quell’apparecchio? Devo studiare, cazzo!

CARLA (abbassa il volume) Se me lo chiedi in maniera meno volgare...forse!

LUCA (cominciando con calma e arrabbiandosi sempre di più) Accidenti, perbacco, diamine, perdindirindina, poffarbacco, mannaggia, perdiana, corbezzoli, perdinci, cavolo, santi numi, vuoi chiudere quel cazzo di coso?

CARLA (spegne sbuffando e singhiozzando) Ma lo sai che sei proprio cattivo? Prima mi lasci tu e io non mi arrabbio, prendendola con dignità...

LUCA Si. Bella forza! Certo che ti ho lasciato, invece di due corna ne avevo tre!
Mi hanno chiamato a fare la comparsa in Jurassik Park (si mette tre dita sulla fronte) come triceratòpo!

CARLA E’ triceràtopo, ignorante! Dettagli, comunque (piange). Ti ho chiesto se potevamo rimanere amici e mi hai detto di si. E se siamo amici, quelle poche volte che posso venirti a trovare, non vorrai farmi perdere la puntata della mia telenovela...vero? (occhi dolci)

LUCA No, ma ho l’esame domani. E poi tu non vieni qua per trovare me, ma perché speri di trovare Andrea (Carla sbuffa), il quale, ti ho già detto, è felicemente fidanzato con Silvia. (entra Andrea con lo zaino) 

ANDREA Le donne sono tutte troie ! (chiude la porta e posa lo zaino)

LUCA e CARLA Noi te l’abbiamo sempre detto!

ANDREA E finitela voi due! Ah, ciao Carla.

CARLA (sempre piangendo) Perché sei così arrabbiato? (durante il monologo di Andrea, Carla piange, si dispera, si pulisce il naso sul divano; all’improvviso si guarderà le unghie e smettendo di piangere tirerà fuori una limetta e si farà un po’ di manicure. Smesso questo, riprende il pianto interrotto) 

ANDREA (parlando va su e giù nervosamente) Perché?! Lo vorrei sapere, il perché! Perché ‘la ragazza’? Perché ‘bisogna’ avere la ragazza? Dove sta scritto?! Ma ve lo dico io, il perché! Per l’età. Alla nostra età, avere la ragazza è un...un dazio, una gabella, un pedaggio che bisogna pagare. Una morsa maledetta dalla quale non puoi fuggire! Quando non ce l’hai, stai male fino a farti rodere il fegato... (si gira di scatto verso Luca, anche Carla fa lo stesso)

LUCA (guarda Andrea interrogativamente con una breve pausa) Che vuoi?

ANDREA No, mi sembrava...

LUCA Cosa ti sembrava?

ANDREA Niente...dicevo...quando non ce l’hai, la vuoi, quando ce l’hai, rivuoi la tua libertà. Libertà che comunque ti godi pochissimo perché ti rimetti subito a caccia come spinto da un istinto animale. E’ un circolo vizioso!

LUCA Vedi...

Ora Carla è addirittura sbracata sul divano e di lei spuntano solo un piede ed una mano che agita un 
Fazzoletto.

ANDREA No! Tu puoi dirmi ‘vedi’ su tutto quello che vuoi, ma non sull'argomento ragazze!

LUCA Non vedo perché !

ANDREA Lo vedo io! (indica Carla) Il problema è il rapporto che tu costruisci con lei. Se uno potesse dirle fin dal primo giorno : “Io non ti amo e non ti amerò mai, e qualunque cosa tu possa fare per farti amare, non funzionerà. Non ti do il mio numero di telefono ma ti chiamerò io, se e quando potrò”...Tutto sarebbe più facile. E invece no! Come gli dai un dito ti prendono la casa, gli amici, la macchina, i soldi che avevi da parte per comprarti lo stereo, tutto! Nella prima settimana ti parlano di un amore eterno, nella seconda già hanno dato il nome ai bambini e nella terza ti fanno notare che le amiche hanno un anello al dito e loro no. ‘Perché non mi hai telefonato?’- ‘Ma l’ho fatto mezz’ora fa, cara!’ - ‘Ma io ho bisogno di te, cicci-cicci’. Piuttosto che subire ancora tutto questo divento laziale... no, non esageriamo. Meglio frocio!

Carla si alza, guarda Andrea con desiderio e dopo che Andrea dice ‘no scherzavo’, si risiede dicendo... 
‘siete tutti uguali voi uomini’...

ANDREA No, scherzavo, era solo un’ipotesi, non vi fate venire idee strane. E’ solo che vorrei averla qui per dirle quello che penso di lei veramente!

LUCA Cioè?

ANDREA Che è egoista (parla verso la porta d'ingresso) possessiva, cattiva, antipatica, stronza!

Sullo ‘stronza’ entra Silvia con la borsetta. Carla la guarda con odio.

SILVIA Amore!

ANDREA Tesoro! (abbraccia Silvia) Ma non eri all’università?

SILVIA Si, ma ho preferito saltare una lezione pur di vederti, proprio un minuto perché ora mi comincia l’altra sennò non faccio in tempo. Non ce la facevo più, sei contento? 

ANDREA Da morire !

SILVIA Lo sapevo! Allora scappo. Ci vediamo dopo cicci-cicci. Ciao ragazzi! (esce) 

CARLA Cicci...

LUCA ...Cicci?

Carla piange e Luca scoppia a ridere.

ANDREA Zitta.. Carla! Non vi ci mettete pure voi. Ora è assolutamente il caso di sentire Masini. (Qui Carla urla singhiozzando...‘Masini nooo’) Io vado in camera . Ma perché non esiste un paese dove non ci sono i dieci comandamenti...! (esce) 

CARLA (mentre Andrea esce) Si, ma tu pensa a quella seconda ipotesi...!

LUCA Si, dai, che Spielberg le comparse le paga bene (tre corna sulla fronte)

CARLA Scemo! (si alza) Be’, visto che la mia presenza qui non è più gradita, io vado.

LUCA Ecco, brava, vai vai.

CARLA Ingrato! Ci sentiamo... (urlando) ciao, Andrea! (esce cantando...‘oltre alle gambe c’è di più’...)

LUCA Dunque, la fisica dello stato solido è la somma di tutte le...(squilla il telefono, Luca si alza per andare a rispondere ma entra Andrea di corsa e risponde lui trafelato)

ANDREA Pronto? Si, te lo passo. (rivolto a Luca) E’ per te.

LUCA (chiudendo con la mano la base della cornetta) Aspettavi una telefonata?

ANDREA Silvia.

LUCA Ma se vi siete visti ora!!?

Andrea esce allargando le braccia.

LUCA Chi è? (con enfasi) Marco! Allora? Com’è andata? Ventisette? L’hai massacrato! Ed era difficile. Bravo! Ventisette...darei il cul...che darei, per un voto così! E Pino? E’ sotto torchio adesso? Fatemi sapere, mi raccomando! Complimenti ancora. Ciao, ciao. (si siede) Un pirla come quello che ti prende ventisette! Allora, riprendiamo. Le particelle alfa si respingono mentre quelle beta... (squilla il telefono, Luca conta con le dita uno, due, tre. Al tre, entra Andrea di corsa e va a rispondere) 

ANDREA Pronto? Ciao, tesoro.(Luca fa dei gesti come a dire ‘ma non è possibile’) Si, anch’io ti penso. Certo che ti amo. Pciù, Pciù. Ciao. (a testa bassa torna in camera)

LUCA Poveraccio. (guarda il libro, lo sfoglia, guarda l’indice) Ma guarda, sono ‘ventisette’ capitoli. Portasse fortuna...!

Squilla il telefono e riarriva Andrea ma Luca, distraendo Andrea con un trucco del tipo ‘guarda là’, lo 
brucia sul tempo e risponde lui.

LUCA Eh, no! Adesso è paranoia! Non può essere lei. Fidati. Guarda. Pronto? (voce di ghiaccio) Si, Silvia, te lo passo...

Andrea fa un gesto come a dire -hai visto?- e risponde mentre Luca torna a sedere.

ANDREA Piccola! Che bello risentirti! (Luca si agita) Si, certo che mi ricordo della 
cena dai tuoi. Vedrai, sarò perfetto. Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo. Pciù.

Andrea torna in camera e risquilla il telefono.

LUCA Ma non si può, non si può! (si alza per rispondere)

Andrea fa capoccetta. Quando si accorge che non è per lui si toglie il sudore dalla fronte con la mano e se 
ne torna in camera.

LUCA (arrabbiato) Chi è? Pino! Allora? (pausa) Ventisette. Anche tu. Come? Come facevo a sapere che Giovanna ha preso ventisette? Ah, perché anche lei...? No, no, anzi, complimenti. Sarà di buon umore il professore. Si, be’, spero che anche con me...si, si, vai, vai, bravo, eh! Ciao (chiude) Ma che si è incantato? Tutti ventisette? Mah...(va verso la poltrona e prende il libro) E’ meglio che vada a studiare in bagno e speriamo che manchi la cartaigienica così lo uso, ’sto capitolo cinque! (esce)

Entra Andrea che si guarda attorno con circospezione e va al telefono. Compone un numero.

ANDREA Pronto? Ciao Carla, sono io. Eh, se sapessi! Si, glielo dirò...vedrai...dammi un po’ di tempo. Ma si, che ci sei solo tu, per me. No, stasera no, devo uscire con lei anzi, devo andare a prepararmi. Ciao. Si, alla solita ora. Ciao. (guarda l’orologio e dopo il portafoglio Si accorge che è vuoto, fa un gesto del tipo ‘come posso fare’ e va verso la porta del bagno. Da lì dietro parla a Luca) Luca, sei lì?

LUCA Che vuoi?

ANDREA Ma...domani, non è il tuo compleanno?

LUCA E allora?

ANDREA (tra se) Eh, ...e allora...(a Luca) mi puoi restituire quei ventisette euro che mi devi?

LUCA (sforzando con la voce) Adesso?

ANDREA No, va be’, quando esci dal bagno!

LUCA No, dicevo: oggi?

ANDREA Si, se puoi.

LUCA Caschi male. Ho usato tutti i soldi che avevo per corrompere l’assistente del professore; e comunque, se vuoi farmi un regalo, basta che oggi mi lasci studiare.

ANDREA Ma dai! (fa un gesto e si allontana. Suona il citofono, stavolta con un suono simile ad un uccello tropicale, e va a rispondere. Tra se) Dovrò intaccare il fondo vacanze! (va verso la porta, fa per prendere lo zaino)

Entra Silvia.

SILVIA Allora? (squadrando Andrea)

ANDREA Allora cosa?

SILVIA Non ti sei ancora vestito?

ANDREA Ma devo andare a comprare il regalo a Luca!

SILVIA Perché?

ANDREA Domani è il suo compleanno.

SILVIA Ma domani non ha l’esame?

ANDREA Si, ma è anche il suo compleanno.

SILVIA Dov’è adesso?

ANDREA In bagno.

SILVIA Allora, tu vatti a vestire, al compleanno di Luca ci penso io. Gli organizzo una bella festa a sorpresa durante il fine settimana. Troverà la casa piena di amici. Farò un po’ di telefonate da casa dei miei... allora? Che rimani lì a guardare? (urlando) Vai!

ANDREA Corro! (va in camera sua)

SILVIA (appendendo la borsetta e alzando la voce) A proposito di esami, il professore ha riportato le relazioni della settimana scorsa. Indovinate quanto ho preso ?

LUCA (entrando in scena) Ventisette!

SILVIA Come hai fatto a indovinare?

LUCA Così... (si siede e riprende a studiare)

SILVIA Mi vado a sistemare.

LUCA Sistemare o restaurare?

SILVIA Scemo! (va in camera sua)

LUCA (col libro aperto) ...e il tutto è dimostrato con la formula di Schwarz... (sfoglia lentamente quattro pagine sgranando gli occhi) Otto pagine di formula?! Questa non la chiede! (squilla il telefono)

Entra Andrea di corsa con lo spazzolino in bocca.

LUCA Ma se sta di là?

ANDREA L’abitudine... (torna in bagno)

LUCA Pronto? Ciao. No, cosa dovrei ricordarmi? Anche tu avevi l’esame oggi? E quanto hai preso ventisette certo. Be’, a questo punto dimmi che ti chiesto. La formula di Schwarz!? (guarda il libro sulla poltrona, sottovoce) Otto pagine di... (a voce normale) ed era l’unica cosa che sapevi? Un furto! (ridendo amaro) Come minimo ti devi confessare, adesso! Bravo eh! Ciao (chiude). Non ce la farò mai! (si siede)

Andrea e Silvia entrano contemporaneamente dalle stanze e si guardano. Andrea è vestito casual ma 
elegante.

SILVIA E tu vorresti venire vestito a quel modo?

ANDREA Che c’è che non va?

SILVIA Ti ho detto come ti devi vestire !

ANDREA Ma non voglio, non è nel mio stile!

SILVIA (digrignando i denti) Andrea!

ANDREA Si, si, ho capito!

Silvia dà gli ultimi ritocchi al suo vestito.

LUCA Ma non eri stata tu a dire la frase ‘le donne sono come delle rondini, se le stringi troppo soffocano se le stringi troppo poco volano via’?

SILVIA (stizzita) E con questo?

LUCA Non hai mai pensato che potesse valere anche per gli uomini?

SILVIA Perché ti impicci di cose che non ti riguardano?

LUCA Perché se continui così, dovrò chiamare Amnesty International! Andrea avrà pure i suoi complessi, ma è un essere umano, dopotutto. Se lo tratti in questo modo, quello mi finisce di nuovo dallo pscicanalista. Il tuo unico pregio è stato quello di avergli tolto un difetto. Adesso gliene sono rimasti due: è cattolico e della Roma!

SILVIA Adesso che l’oratore ha finito il suo discorso, posso parlare io? Ho sempre trattato Andrea con la massima dolcezza (urlando)...ti vuoi sbrigare!? (a voce normale) e poi comunque, ripeto, non sono affari tuoi!

LUCA Non saranno affari miei ma ogni volta che parli mi viene voglia di chiamare un esorcista! E poi, queste vostre voci da inquinamento acustico non mi fanno studiare. Tu hai preso il tuo ventisette, no? Adesso dammi l’opportunità di fare lo stesso. Come ho già detto ad Andrea, lo considererei un regalo di compleanno.

Silvia sbuffa ed entra Andrea vestito alla Ugo.

SILVIA Oh! E’ tutta un’altra cosa, vero Luca?

ANDREA Allora (rivolto a Luca), che ne pensi?

LUCA Penso che dovresti riconsiderare quella seconda ipotesi. (segno delle tre corna sulla fronte)

SILVIA Di che sta parlando?

ANDREA Niente, andiamo. Ciao, Luca.

SILVIA Ciao. (prende la borsetta)

Andrea e Silvia escono di casa.

LUCA (fa un gesto di saluto) Allora. Devo approfittare di questo momento di quiete. Dov’ero rimasto?...Ah, già: la formula di Schwarz, a pagina... pagina... (sfogliando il libro, guarda il pubblico) ventisette!

Buio. Musica.

la scena riprende con Luca intento a studiare sulla poltrona. Suona il citofono che stavolta è un sonoro 
starnuto e Luca va a rispondere con il libro aperto in mano continuando a studiare.

LUCA (Tra se) Toccherà farlo riparare questo citofono prima o poi, fa dei suoni sempre più agghiaccianti…

Entrano Silvia e Andrea nell’ordine.

SILVIA (urlando rivolta ad Andrea che entra subito dopo di lei) E non osare dire nulla, non parlare, non fiatare! Umiliarmi in quel modo davanti alla mia famiglia...! Dopo tutto quello che ho fatto per te!

ANDREA Ma io...

SILVIA Zitto! Anzi, sai che faccio? Chiamo Ugo, uno che di classe ne ha da vendere, uno tutto di un pezzo! Sai sempre cosa aspettarti, non ti riserva sorprese, lui!

LUCA Pensa che palle!

SILVIA Tu non ti intromettere! (va al telefono e compone il numero) Adesso lo chiamo … e non provare a fermarmi!… Pronto? Ciao Ugo, sono Silvia. Ah, Giorgio. No, scusa, credevo di chiamare... mio zio!.. Devo aver sbagliato numero, ma non importa, meglio così, non ti pare? Ti va di uscire, anche se è un po’ tardi? Sei qui vicino? D’accordo. Giusto il tempo di cambiarmi. Ti aspetto, ciao. (chiude. Rivolta ad Andrea) Hai finito di usarmi! (va in camera sua)

Andrea, triste, si ferma a testa bassa appoggiato sul divano. Dopo una lunga pausa Luca si alza, gli si avvicina ad un palmo dal viso e i due si danno i ‘cinque’. Andrea va in camera facendo gesti di gioia. Luca si siede e suona il citofono che ora è il gemito di un bambino in fasce.

LUCA Già qui? (si alza e risponde) Chi è? (si siede)

Entra Giorgio vestito e pettinato tipo ‘rasta’, con camicione a fiori fuori dai pantaloni, scarpe da ginnastica alte e slacciate, capelli con treccine.

GIORGIO Salve fratello! YEAH!

Luca scoppia a ridere.

GIORGIO Tu sei uno di quelli che abita con Silvia?

LUCA Si e tu dovresti essere Giorgio, giusto?

GIORGIO Yeah. Però Silvia è l'unica che mi chiama col mio vero nome: per tutti io sono Drugo.

LUCA Ah, Drugo, come quello del ‘Grande Lebowsky’!

GIORGIO Yeah fratello, ma quello è venuto dopo. Io sono l'originale, senti qua (cantando in stile RAP e ballando): un due tre e quattr... il grigiore di questi tempi imponeva un cambio radicale yeah, ma un nome poco brillante dava alla vita poco sugo yeah, così con canne e spinelli feci questo madrigale yeah e d'un tratto passai da Giorgio a chiamarmi Drugo, YEAH! (smette di cantare) Oh cacchio!

LUCA Che c’è?

GIORGIO Forse ho scordato le luci della macchina accese, devo correre a controllare altrimenti poi non parte. Fratello, mi ha fatto piacere conoscerti. Puoi dire a Silvia che l’aspetto giù, yeah?

LUCA Come, no? Stai tranquillo fratello!

GIORGIO Grazie...(ammicca a Luca come per aspettarsi lo yeah)

LUCA e GIORGIO YEAH!

Giorgio esce. Luca ridacchiando torna a sedere quando entra Silvia.

LUCA Il tuo ‘coso’ è arrivato e ti sta aspettando.. probabilmente in una due cavalli giallo-limone (ride)

SILVIA Ma come fai a sapere che ha una due cavalli gialla? 

LUCA Con la scritta ‘Rasta Paradise’ sulla fiancata?

SILVIA Eh! Come fai a saperlo? Va beh, te lo avrà detto lui. Non mi aspettate. (esce con borsetta)

Entra Andrea con indosso la stessa camicia a fiori di Giorgio.

ANDREA Aaah. Mi sento molto meglio. (si siede sul divano) Non solo mi ha lasciato, ma ha già trovato il rimpiazzo! Povero Giorgio!

LUCA No, povera Silvia!

ANDREA Perché?

LUCA Lasciamo perdere. Comunque è davvero impressionante: se li trova tutti uguali! 

ANDREA Te l’ho detto: cerca in tutti i suoi ragazzi il cugino del quale era innamorata quand’era piccola. 

LUCA Piuttosto, dimmi come hai fatto a farla arrabbiare così.

ANDREA Fortuna, pura fortuna! (si alza) Indovina chi c’era a cena?

LUCA I cugini di campagna!

ANDREA Proprio loro! Silvia mi aveva raccomandato di non dargli corda e soprattutto di essere il più serio possibile. Com’è, come non è, comincio a parlare di Londra e di quanto mi era piaciuto ‘Cats’ (che si pronuncia ‘Kez’) che avevo visto per ben due volte. Uno di loro mi fa : (alterando la voce) ‘E che è ?’ (a voce normale) Be’, è un musical, una commedia musicale molto famosa, e l’altro (alterando la voce) ‘Sui cazzi?’

Luca ride.

ANDREA (ride) Senti, com’è andato lo studio?

LUCA Benino, a parte due o tre telefonate di amici che hanno fatto l’esame e hanno preso ventisette...

ANDREA Ma se non ti piace quello che studi, perché hai fatto l’università ?

LUCA Ma quale università! Io volevo fare il ballerino, ma mio padre insisteva: “No, che ballerino! Poi mi diventi omosessuale!”. Scherzi a parte, ormai studiare è diventata la mia seconda ragione di vita. 

ANDREA E qual è la prima?

LUCA Roma - Liverpool!

ANDREA Vai al diavolo! 

LUCA (si alza) No, (sbadiglio) preferisco andare a dormire.

ANDREA Davvero? Come tutti quelli che hanno l’esame il giorno dopo, non studi tutta la notte per recuperare quello che avresti dovuto fare in un mese?

LUCA Chi, io? Quello che so, so. Quello che non so, non so. E’ inutile farsi illusioni. 

ANDREA A proposito, è tanto che volevo chiederti una cosa...

LUCA Dimmi.

ANDREA Come la vivi la tua omosessualità? Voglio dire, non è stato difficile per te accettare di... beh, di essere diverso?

LUCA No, non più di tanto. Sai, ai tempi di mio nonno l’omosessualità veniva punita con la prigione, poi è stata tollerata, ora è di nuovo di moda e tra un po’ diventerà obbligatoria! ’Notte. (esce)

ANDREA (sbadiglia) Ti seguo.(esce)

Buio, musica che sfuma quasi subito quando Luca entra in scena con un pigiamone rosa, un paio di ciabatte 
pelose ed una candela accesa. Si siede sulla poltrona appoggiando la candela sul tavolino.

LUCA (prende il libro) Quella cavolo di formula non mi entrerà mai in testa!

Si sentono dei rumori dalla camera di Andrea e Luca spegne la candela. Entra Andrea a sua volta con una 
candela accesa in mano e non si accorge di Luca. Va al telefono e compone un numero.

ANDREA Pronto? Carla, tesoro! Non ce la facevo più, dovevo darti la grande notizia. Si, ce l’ho fatta. Ce l’abbiamo fatta! Ora il mondo è nostro! Però ricordati quelle cose: non ti amo, non ti amerò mai... va bene. A domani. Certo che sei invitata anche tu. Ciao amore!

Andrea esce. Luca riaccende la candela.

LUCA La seconda ipotesi... (segno delle tre corna sulla fronte)

Buio. Musichetta

La scena riapre con Andrea che legge sul divano, col solito giornale al contrario, e Silvia in camera sua. Ci 
sono cose in disordine, maglietta per terra, libri fuori posto.

ANDREA (con voce portata) Com’è andata con Giorgio, ieri sera?

SILVIA (entrando) Non è più tua amministrazione, carino!

ANDREA Uffa le donne!

SILVIA (adirandosi) No! Uffa gli uomini! Guarda, guarda qui! C’è disordine ovunque! (afferra una t-shirt e la getta sul divano accanto ad Andrea, va in cucina e rientra in scena con un grembiule indosso ed una scopa in mano. Comincia a riordinare) A questo serviamo, secondo voi. A pulire!

ANDREA Allora c’è del buono, in te!

SILVIA La vedi la scopa? (minacciando)

Suona il citofono a mo’ del solito rutto, Andrea fa per alzarsi ma viene fermato da Silvia.

SILVIA Aspetta, vado io! Tanto c’è la cameriera, no? (voce da schiava negra) Ghi è? Subido! (voce normale) E’ Carla... che forse è l’unico vero ‘uomo’, qua dentro!

Entra il personaggio Carla II che è la cameriera del primo atto in altri panni. La scena si blocca come nel 
primo atto e parla Carla II rivolta al pubblico.

CARLA II (col solito fare svampito, entra con lo spolverino in mano ed è vestita con la maglietta della Roma, la sciarpa della Roma, jeans stracciati e giacchetto di cuoio tipo chiodo) Salve...sono ancora qui...spero che vi ricordiate di me! Vedete, io volevo una vera parte anche nel secondo atto e così... ho... convinto il mio ragazzo. Sapete, io sono molto brava a convincere il mio ragazzo. E così... rieccomi qua! Grazie ancora.

La scena torna normale. Carla II esce e rientra senza spolverino.

CARLA II (con accento smaccatamente romanesco) Che se po’?

ANDREA (alzandosi) Tesoro, eri tu! Silvia, ti presento Carla, la mia ragazza.

CARLA II ’Cere!

SILVIA (senza neanche avvicinarsi) ’Cere...

CARLA II Lei è...che sei la cammeriera?

SILVIA No! Sono la sua ex - per fortuna- ragazza.

CARLA II Ah...! Scusa, sai, ma così vestita...

SILVIA Non ti preoccupare, ma continua pure a darmi del lei, che andava bene!

ANDREA (rivolto a Carla II) Sediamoci.

Andrea e Carla II si siedono sul divano, suona il citofono che è un ruttone terribile.

CARLA II (si alza e rivolta al pubblico) Oh, nun so’ stata io eh!

Andrea va a rispondere.

ANDREA Si? E’ Luca. (verso Carla II) Sta salendo quel mio amico, vedrai, ti piacerà. Allora, come mai questa sorpresa? (Carla lo avvinghia)

Entra Luca.

SILVIA Com’è andata?

LUCA (lunga pausa) Bocciato! Dopo un’ora di interrogazione il professore mi dice.: ‘vede, lei è sul 18-20, ma questo è un esame dove bisogna prendere almeno...’

CARLA II-SILVIA-ANDREA Ventisette!

Luca fa un gesto come per dire ‘andate al diavolo’ e va verso la poltrona.

ANDREA Luca, volevo presentarti Carla...

LUCA Carla?! Ah,... ‘lei’ è Carla? Piacere.

SILVIA (sarcastica) Buon compleanno, Luca!

ANDREA Ah già, auguri!

CARLA II Allora, auguri anche da parte mia!

LUCA Grazie rigà ma nun è aria (si siede)

CARLA II (ad Andrea) Te dovrei parlà d’un probblema. 

ANDREA Tesoro, dimmi tutto!

SILVIA Già, lui adora sentire i problemi degli altri, lo aiuta a sentirsi normale.

LUCA Non essere così acida, Silvia. Lascia che Carla scopra il vero Andrea per conto suo. 

Citofono, suono del rutto.

LUCA Andrea!

ANDREA La volete smettere? (si alza, risponde e si siede)

CARLA II (si alza) Ahò, ma nun ce stà nessuno normale qua?

Entra Carla.

CARLA (ha un libro impacchettato in mano, rivolta a Luca) Tesoro! Cento di questi giorni! (bacio) Questo è per te!

CARLA II Ma questa è ’na gabbia de matti! (ad Andrea) Io vado...telefoname, anzi nun telefonamme proprio! (esce)

CARLA Ma chi era quella?

SILVIA Una persona normale!

LUCA Andrea? Non sarebbe mai andata d’accordo con te.

ANDREA Ma andate tutti a farvi fottere! (va in camera)

CARLA A proposito! Ho incontrato un tizio con una due cavalli giallo-limone divertentissimo, e che fa sempre ‘yeah, yeah’. Ho un appuntamento con lui tra poco, per cui scappo. Auguri ancora. (uscendo) Spero che ti piaccia...

SILVIA Io me ne vado in camera! (sconvolta e nauseata)

LUCA (scarta il pacchetto e legge il titolo) Rodari: ‘Ventisette racconti’.

Entra Andrea con una valigia in mano.

ANDREA Io me ne vado.

LUCA Dove?

ANDREA In un posto.

LUCA E con chi?

ANDREA Con della gente.

LUCA E quando torni?

ANDREA Prima o poi...

LUCA Adoro questa precisione nelle tue risposte! E... quando partiresti?

ANDREA Credo che ci sia un treno tra un’ora.

LUCA Sarà, ma secondo me, tu non andrai da nessuna parte.

ANDREA Come?

LUCA Voglio dire che tu oggi non parti!

ANDREA E perché, se è lecito?

LUCA Non così di corsa, che ne dici di una scommessina?

ANDREA Cioè?

LUCA Se io vinco, vale a dire se oggi tu non parti, mi dici dove vai, anzi, dove saresti andato.

ANDREA E se vinco io?

LUCA Chiedi pure quello che vuoi, tanto non posso perdere.

ANDREA (ci pensa su e guarda la porta della stanza di Silvia) Chiedi a Silvia di uscire con te stasera, per festeggiare il tuo compleanno, ma... niente trucchi! Non dovrai dirle che è stata una scommessa o cos’altro, ma che lo fai perché ti va.

LUCA Andiamo sul pesante, ma sia come vuoi.

ANDREA Forza, allora, sentiamo: perché oggi non dovrei partire?

LUCA Stasera c’è alla televisione la partita della Roma!

ANDREA Ah, ah (ride) Bravo, ottimo tentativo! Ma non basta, mi dispiace!

LUCA (attonito) Silvia da una parte e lo psicologo dall’altra. Te li stanno togliendo tutti, i difetti!

Andrea ride e va a prendere lo zaino sulla sedia.

LUCA Come ci vai alla stazione?

ANDREA In macchina.

LUCA Ce li hai trentaquattro euro in più?

ANDREA Perché?

LUCA Be’, tu che sei cattolico, dovresti anche essere caritatevole...

ANDREA Allora?

LUCA Da qui alla stazione ci sono circa una dozzina di semafori. Sono: cinquanta centesimi al marocchino lava-vetri, un euro a quello degli Arbre Magique, un euro a quello dei fazzoletti, un euro a quello degli accendini, ottanta centesimi a quello che ha i giornali, cinque euro a quelli che vendono le stampe dei pittori ciechi e un euro al parcheggiatore. Il parcheggio dista circa duecento metri dalla stazione. Durante il percorso a piedi devi spendere: sette euro per quella che ti vuole vendere la penna, poi incontri il ragazzo che ha gli articoli per la casa e tu gli compri la cosa che costa di meno, che è lo scotch, un euro; infine il marocchino dei tappeti che, se ci combatti dieci minuti, te lo dà a quindici euro. In tutto fanno circa trentaquattro euro. Se prendi l’autobus, ti lascia proprio davanti alla stazione. Spendi un euro di biglietto e non hai problemi di coscienza!

ANDREA Ciao, Luca! Salutami Silvia e non dimenticarti della scommessa! (esce)

Luca riluttante si avvia verso la porta di Silvia e bussa.

SILVIA Chi è, che c’è?

LUCA Sono io...(speranzoso) Esci con qualcuno, stasera?

SILVIA No!

LUCA (impreca sottovoce) Dato che è la mia festa e non mi va di starmene a casa, perché non ce ne andiamo io e te da qualche parte?

SILVIA (apre la porta lentamente, voce greve) Starai mica scherzando?

LUCA No.

SILVIA Come mai questo invito così improvviso?

LUCA Una scommessa...

SILVIA Eh?

LUCA No, dico, scommetto che non te l’aspettavi...

SILVIA E dove vorresti portarmi?

LUCA Le mie finanze non possono permettersi più di un hamburger.

SILVIA Offro io, come regalo!

LUCA (con voce da gay) Allora Chez Maxime andrà benissimo!

Silvia prende la borsa ed esce con Luca. Musichetta e buio.

La scena riprende con Luca e Silvia che guardano la telenovela. Luca cinge con un braccio Silvia che ha la 
testa appoggiata sulla spalla di Luca.

SILVIA Ma che fine ha fatto Andrea?

LUCA A me lo chiedi?...E’ più di un mese che non si fa sentire... aspetta, aspetta adesso gli dice perché era stato in prigione...

SILVIA Ma come fai a pensare alla telenovela in un momento così?

LUCA Il momento era così ieri, è così oggi e sarà così domani. Se fosse morto l’avremmo saputo, gli ospedali li abbiamo chiamati tutti e San Patrignano mi dà sempre occupato!

SILVIA Scemo!

LUCA Vedrai che prima o poi ci arriverà una sua cartolina dalla California con sopra scritto ‘vaffanculo’! Adesso fammi sentire, per favore!

SILVIA Ma se Andrea non è mai andato più a oriente di Trastevere! (nda: qui andrebbe scritto il nome di un quartiere famoso della città dove viene rappresentata la commedia. Trastevere è una nota zona di Roma)

Suona il citofono che ora è una sonora e lunga pernacchia. Silvia va a rispondere.

SILVIA Chi è?...(con enfasi) Andrea? Vieni, vieni! Hai sentito? E’ Andrea!

LUCA L’ha sentito anche quella del piano di sopra, se è per questo! Siediti e dimmi come va a finire, che io vado alla porta... (Luca vede Andrea, ride)

LUCA Un difetto ti doveva rimanere!

Entra Andrea e si gira Silvia a guardare.

ANDREA (vestito da frate) Pace e bene!

SILVIA Ma che hai fatto?

LUCA Ha capito!

SILVIA Luca!

ANDREA (con tono da ‘frate’) No, non litigate per colpa mia. Luca ha ragione: ho finalmente capito qual era la mia strada e spero che anche voi possiate trovarla quanto prima!

Silvia si avvicina a Luca e gli si mette sotto braccio.

SILVIA Ma noi l’abbiamo trovata, la nostra strada!

ANDREA Che bello! Che possiate vivere felici e...

LUCA A digiuno! (a Silvia) Perché non prepariamo la cena?

SILVIA Giusto. Tu Andrea, puoi mangiare qualsiasi cosa?

ANDREA Veramente, in questa settimana mangiamo solo frutta.

SILVIA Mi sà che c’è rimasta solo un po’ d’uva (fa per andare in cucina)...uva... non riesco a trovare una parola che faccia rima con uva!

Spot di luce su Silvia, Luca ed Andrea si gettano sconsolati sul divano e la poltrona.

SILVIA ...Uva!

Musichetta. Buio. Sipario.


FINE SECONDO ATTO


EPILOGO
(‘I CUGINI DI CAMPAGNA’)

La scena raffigura l’interno di un appartamento. Divano, libreria, televisore, suppellettili varie, tra cui un banchetto, poltrona, sedie e, volendo, lattine di birra vuote ovunque; almeno due uscite (meglio tre), di cui una sulla sinistra che sarà la porta di ingresso. Vicino a quest’ultima c’è un ragazzo, di nome Davide (in jeans e maglietta), con lo sguardo fisso e imperturbabile, perfettamente immobile, e che rimarrà tale per tutta la durata della commedia, applausi compresi, che sarà ‘l’attaccapanni’. All’inizio ha un ombrello attaccato al braccio sinistro sistemato apposta per far si che la gente ci appenda le cose. Chiunque entra nella stanza attacca o appoggia la giacca, il cappotto, l’ombrello o la borsetta su di lui. Giulio è disteso sul divano con le mani dietro la nuca a guardare il soffitto. E’ vestito in maniera trasandata, jeans un po’ unti e stracciati e un camicione, barba incolta. Entra Mimmo, vestito molto meglio di Giulio, con un paio di quei pantaloni coi tasconi, che appende la giacca sulla spalla di Davide (il ragazzo che si crede di essere un attaccapanni). 


MIMMO Ciao! (non riceve risposta, così, dopo aver appeso la giacca sull’”attaccapanni”, si avvicina al divano) Ciao.

GIULIO Ciao un cazzo!

MIMMO Oh! Ma chi t’ha detto niente!

GIULIO Chi t’ha detto niente??? Ma a te te sembra normale entrare a casa e appendere la giacca sull’attaccapanni, qua?

MIMMO E dove la dovevo appedere, sulla lavatrice? Entro in casa e la metto sull’attaccapanni!

GIULIO Vabbè, lasciamo perde, và...

MIMMO Oh, ma perché ti sei alzato male stamattina?

GIULIO Perché mi sono alzato male stamattina? Perché mi sono alzato male stamattina? Io ho quattro parenti: tre fratelli e una cugina. Sta cugina nun fa altro che passà da ‘n’omo all’artro. A questo punto me chiedo perché non batte, almeno ce guadagnerebbe qualcosa. Poi ho un fratello che è ‘mbriaco dalla mattina alla sera (indicando verso un’ipotetica altra stanza della casa), uno è appena uscito de galera (indicando Mimmo, il suo interlocutore), uno che se crede d’esse ‘n’attaccapanni, io non riesco a trovare lavoro e tu mi chiedi perché mi sono alzato male stamattina? Dovresti chiedermi perché me sò arzato!

MIMMO E non la fare così tragica! La nostra situazione non corrisponde affatto alla descrizione che tu hai dato!

GIULIO E piantala de parlà così! Di’: ‘quello che ho detto nun c’entra niente’, no (facendo il verso) ‘non corrisponde affatto alla descrizione’... Ma cò chi credi de sta a parlà? Mò perché a diciott’anni hai scelto di fare un corso di computer e adesso stai ai Parioli (nda. Quartiere molto ‘in’ di Roma - oppure ‘vivi al centro’), ciai la macchina e guadagni un sacco de sordi, te credi desse chissà chi. A neno, te ricordo che fino a quattr’anni fa vivevi in periferia con noi, parlavi sguaiato peggio de me, scaricavi le cassette de verdura ai Mercati Generali e ciavevi na capezza così grossa che ce potevi legà er motorino! Per cui cerca, almeno qui, di non darti tutte queste arie. 

MIMMO Va beh, ricomincio. Secondo me non è poi così grave. Lui (indica la stanza del fratello ubriaco) per esempio, lo sai perché è sempre ubriaco, la ragazza lo ha lasciato…

GIULIO Si, ma un giorno, due giorni, una settimana, un ‘mese’ puoi stare male, ma non un anno! Te lo dico io perché è sempre ubriaco: quello ha cominciato a ‘pensare’ di bere da quando quella furba di nostra madre ha deciso de daje quel cazzo de nome!

MIMMO Ma è uno dei sette re di Roma!

GIULIO Ti sei fissata che gli vuoi dare il nome di uno dei sette re di Roma? Allora chiamalo Romolo, Remo, Tarquinio... Tullio! Ma no Anco! Che razza de nome è ‘Anco’?? Allora era meglio Numa! Come ti chiami? Numa! Eh! Almeno faceva paura! E invece no, Anco l’ha chiamato! Lo pigliano per il culo da quando era regazzino, quel poveraccio! 

MIMMO E Davide (indicando l’’attaccapanni’) lo sai che ha preso da papà. Ti ricordi che ogni tanto nostro padre si metteva sul terrazzo a fare (mima uno stendino per i panni) lo stendino per i panni? Povera mamma...

GIULIO Ma che povera mamma! A quella je faceva comodo! Così faceva due lavatrici per volta! (verso Davide) E tu, la vuoi piantare di fare il cretino? A chi la vuoi dare a bere, eh? Ti fa comodo stare qui senza lavorà, senza fa gnente… tanto lo so che tu di notte aspetti che ci addormentiamo per saccheggiare il frigorifero! Ma io ti becco, prima o poi! E appena ce riesco te manno a fà l’attaccapanni in galera, così vai a fà compagnia a tu fratello!

MIMMO E io comunque non sono andato in galera come dici tu! Mi hanno solo trattenuto per accertamenti, è stato un malinteso...

GIULIO Sarà pure stato un ‘maleteso’ come dici tu ma me devi spiegà che ce facevi coinvolto in una rissa nel porto di Civitavecchia alle tre del mattino! 

MIMMO Ero andato a lavorare fuori Roma, poi sono rimasto senza benzina, ho dovuto spingere fino all’unico distributore self-service che c’era, che stava al porto, ma avevo cento euro sani. Allora sono entrato in un bar per spicciare, poi sò volate le sedie… aho! Ma che te devo raccontà tutte le cose mie? 

GIULIO (ironico) Che vergogna! Ho un fratello in libertà vigilata!

MIMMO A Giulioo... mavvaffan... (va in camera sua)

GIULIO Oooh! Quasi non ti riconoscevo più! Ma il sangue è quello, eh! (urlando verso la stanza di Anco) Oh, buongiorno, eh!!! Ma vuoi uscire da quella camera? Ti puoi ridurre in questo stato? Facce pace co’ quer fegato! Nun pòi stà ‘mbriaco tutto il giorno! E tutto questo per una donna! …(pausa; a Davide, l’attaccapanni) E digli qualcosa, pure te! Sembra che l’unico stronzo al quale gli importa di quello che fa quel degenerato, so’ io! Eh già, ma io sto a parlà cò uno che se crede desse n’attaccapanni!… E perché? Perché l’hanno scartato alla visita militare! Invece d’esse contento...

MIMMO (da dietro) A Giulio... e lassalo perde!

GIULIO (si siede) E sei stato l’unico stronzo che conosco, che è stato riformato a causa dei test psicologici!

MIMMO (da dietro) Cioè?

GIULIO Alla domanda “In chi mi cambierei se avessi la bacchetta magica?”, ha scritto: ‘un coniglio’! 

MIMMO (entrando in scena con un cestino in mano) A proposito di conigli, vado a prendere un po’ di carote dall’orto. (ridendo, esce)

GIULIO Eh, ridi, ridi… qui c’è poco da ride…

Comincia a sentirsi il rumore di un freezer malridotto che si fa sempre più forte, il classico rumore improvviso del ‘frigorifero che attacca’. Giulio, visibilmente scocciato, esce di scena, va nell’ipotetica cucina e si sente che dà un calcione a questo freezer che, a quel punto smette di fare rumore.

GIULIO (entrando) Toccherà farlo riparare quell’affare, prima o poi!... Già, ma chi se chiama per riparare un frigorifero? Boh, io chiamo l’idraulico, così me stura pure il cesso! (va al telefono) Pronto? E’ l’idraulico? Si, sò Giulio er fijo de Gigi... si, lo ‘stendino per i panni’, si.. ah, se lo ricorda ancora?.. Senta ho un bagno da sturare (si tira l’elastico delle mutande) e un frigorifero che fa rumore, quando può venire? Subito? Ma io adesso sto uscendo, devo andare al pozzo e non mi accorgo se arriva qualcuno… no, in casa non resta nessuno... no, aspetti, c’è qualcuno in casa! Allora io esco ma torno subito, però c’è mio fratello. Mi raccomando, eh! Si, subito dopo il ponte. Grazie! (a Davide) Io vado, mi fai il santo piacere di aprire quando viene l’idraulico?... Vabbè, lascio la porta aperta e torno prima che posso (uscendo) ma tu guarda se devo dà soddisfazione a sto stronzo!

Giulio esce e resta Davide da solo in scena. Dopo circa 30 secondi, durante i quali sulla scena c’è solo l’attaccapanni, il freezer ‘attacca’ di nuovo, con il solito rumore insopportabile. Dopo un’altra manciata di secondi si sente il rumore di un sonoro calcione dato, evidentemente, al freezer, che smette di far rumore. Entra Mimmo in scena, dandosi una pulita, come per scrollarsi la terra di dosso.

MIMMO (mezzo parlando con l’attaccapanni) Possibile che non ha ancora fatto riparare quell’affare? (andando verso il telefono) Ora ci penso io… già… ma chi si chiama per riparare un frigorifero? Boh, io chiamo l’idraulico! (va al telefono) Pronto? E’ l’idraulico? Se ricorda? Sò Mimmo er fijo de Gigi... si, lo ‘stendino per i panni’, si… senta ho un vecchio frigorifero che fa un rumore infernale, può venire a vedere se può farci qualcosa? … Ah… mio fratello l’aveva già chiamata ma non aveva capito se in casa adesso non restava nessuno e quindi, per scrupolo, ha preso un altro appuntamento… vabbè, ma allora quando può venire?… Si, si, non c’è problema, se ci vuole poco… ci conto, eh? L’aspetto! Grazie, arrivederci. (rivolto a Davide) Davide, sai dov’è Giulio?…A proposito, lo sai che stamattina ho incontrato i Marcucci? C’è il figlio… coso, come si chiama… dai aiutami… coso… (come se l’avesse aiutato) si, bravo! Alfonso! Non riesce a far funzionare il computer, per cui non può connettersi a Internet e vuole una mano. Che palle! Ma io dico! Passo 355 giorni all’anno a lavorare sui computer e mi tocca fare lo straordinario anche quando sono in vacanza. Che palle!… Lo so… lo so che stai pensando. Nun me l’ha ordinato il dottore... allora con una scusa gli dico che non posso… ma come faccio! Alfonso lo conosco da quand’era regazzino… E non mi guardare così! Per te è comodo, che ti importa! Stai lì, fai l’attaccapanni e te ne freghi. Sei comodo, perché sei comodo; uno appoggia le cose… però è troppo facile. Stai fermo lì, la vita ti scivola addosso e te ne strafreghi! (arrabbiandosi) Mi fai incazzare, mi fai!

Entra Giulio.

GIULIO (con un pezzo di tubo in mano) Mannaggia alla pompa, mannaggia! (appoggia il tubo sul tavolo e prende la cornetta del telefono)

MIMMO Che è successo?

GIULIO Si è rotto un tubo nel giardino. Adesso non possiamo neanche innaffiare l’orto, mannaggia!

MIMMO Vabbè, io mi vado a sistemare che devo uscire. (rivolto a Davide) E con te continuiamo dopo! (esce)

GIULIO Ma che gli hai detto? No, detto immagino di no, che gli hai fatto? (aspetta una vana risposta e fa il gesto di dargli uno schiaffo) Te darebbi nà pigna, te darebbi! Dimmi almeno se è arrivato l’idraulico… vabbè, ho capito và, è più divertente parlà cò na lapide… (va a telefono) Pronto? E’ l’idraulico? Sono ancora Giulio, il figlio di Gigi… si, lo stendino, si… mi scusi se la richiamo, meno male che non è ancora uscito. Le volevo dire che si è rotto un’altra volta quel tubo in giardino. Mi sa che stavolta è la valvola… hm… ce vò un po’ de tempo perché deve cercare in magazz… vabbè, faccia quello che può. Grazie. (chiude il telefono) Pure questa ce mancava. (a Davide) Sai dove deve andare Mimmo? … Eddai, la vuoi fare finita? Ma quanto deve durare questa storia? So stanco… (l’attore qui calcherà particolarmente l’ ‘anco’ finale della parola: una frazione di secondo dopo si sente un rumore di bottiglia rotta proveniente dalla stanza di Anco, Giulio si rivolge da quella parte, urlando) ah, ti sei svegliato finalmente! Stattene bono però che non ti ha chiamato nessuno: ho detto ‘stanco’, no ‘Anco’! (a voce normale) Ci credo che ogni volta che si muove rompe una bottiglia, cià ‘ntappeto de Peroni sul letto! Ma come si fa? Ridusse così per una donna. Al posto dei globuli rossi ciavrà il luppolo adesso! Ma io dico… ci si prende… ci si lascia… è normale! (si siede) E’ sposarsi che non è normale! (verso Davide) O no? E’ contro natura! (verso Mimmo che è fuori stanza) A Mimmo, nun ciò raggione? L’uomo è un animale poligamo, anzi! Prima di tutto è un animale! 

MIMMO (rientrando in scena con occhiali da sole e in mano il portatile, il frontalino della radio della macchina e il caricatore dei CD, sempre da auto) Che c’è? Ti sei visto allo specchio? 

GIULIO E piantala! Scusa, hai mai visto tu un pinguino, una gallina o un maiale che si sposano? O che restano con la stessa animala per tutta la vita? (si risdraia sul divano)

MIMMO E sta bbono! Ciavrai pure ragione ma quel poveraccio è stato lasciato il giorno prima delle nozze!

GIULIO E invece de festeggià si riduce in quello stato?

MIMMO Ma si stava per sposare!

GIULIO Appunto!

MIMMO Ma come appunto? Non pensi allo shock che ha avuto?

GIULIO Io penso al ‘culo’ che ha avuto, altro che shock! 

MIMMO Sarà, ma io non ti capisco. Vabbè, io esco, dovrei tornare tra una mezz’oretta, spero.

GIULIO ‘Ndo vai?

MIMMO Dai Marcucci, c’è il figlio, Alfonso, che non riesce a collegarsi a Internet. Purtroppo m’ha incontrato stamattina e mò me tocca annacce.

GIULIO I Marcucci? Ma nun sò quelli che abitano vicino allo smorzo?

MIMMO Mbè?

GIULIO Ma come mbè?! Grasso che cola se gli arriva l’acqua e cianno Internet? Bò! Prendi l’ombrello comunque che sta per venire a piovere.

MIMMO A piovere? Ma se c’è il sole!

GIULIO (si alza dal divano e si avvia verso la cucina) Fidati. Se quell’imbriacone di tuo fratello non si è ancora alzato, vuol dire che pioverà. E’ matematico. E’ meglio del ginocchio mio, non sgarra una volta. Sarà tutto quell’alcool che j’avrà fatto venì ste capacità psicocetiche…

MIMMO Psicocinetiche…

GIULIO Come te pare. (esce e rientra subito) Pensi che ce se po’ fa qualche soldo?

MIMMO Ma la smetti? (prende l’ombrello dall’attaccapanni)

GIULIO Visto che esci comprame un litro de latte.

MIMMO Va bene.

GIULIO E piglialo a lunga conversazione.

MIMMO Si, così ce fai quattro chiacchiere!

GIULIO Mbeh? Parlo co’ n’attaccapanni, non posso parlà co’ n’litro de latte?

Giulio esce. Mimmo esce. Si sente la voce di Mimmo da fuori.

MIMMO Aho! ‘Ndò stanno le chiavi della macchina? Le avevo lasciate sul cruscotto!

GIULIO (entra in scena) Guarda bene che stanno lì a fianco!

Rumore di bottiglia rotta proveniente dalla stanza di Anco.

GIULIO (si alza, rivolto da quella parte) Ti vuoi stare calmo? Non ti ha chiamato nessuno! Che palle pure questo… (si alza dal divano) sò tutti matti… (esce dalla stanza)

Dopo qualche secondo, durante i quali resta sempre da solo in scena l’attaccapanni, attacca’ il freezer. Il volume sarà alto all’inizio ma poi si abbassa per permettere al pubblico di sentire quello che dice Giulio.

GIULIO (da dietro le quinte) Anco!… Anco!… Esci dal coma etilico e vai a dare un calcione a quell’affare che stò al bagno! (pausa, durante la quale non accade nulla) Davide! Ce poi annà te per favore? Stò al bagno. (pausa, e Davide non si muove)… Li mortacci vostri, li mortacci… (va via la luce) … (urlando) non è che per caso qualcuno si degna di andare a riattaccare la corrente, visto che io continuo a stare al cesso?… (pausa. si vede nella penombra Giulio che, tirandosi su i pantaloni, corre verso la cucina) E’ che purtroppo siamo figli della stessa madre… (torna la luce)

Davide, non appena è andata via la luce, prende una banana che era nascosta da qualche parte, dietro al divano per esempio. Infatti al momento in cui la luce viene riattaccata, pochi attimi dopo, Davide è di nuovo al suo posto ma con la banana, sbucciata per metà, in bocca. Banana che non ha fatto in tempo a finire di 
mangiare perché è rientrato Giulio in scena.

GIULIO (rientrando in scena, rivolto verso il cielo) A mà, non ti arrabbiare. Non ne ho detta nessuna ma le ho pensate tutte! D'altronde tu non potevi immaginare che avresti messo al mondo dù mentecatti. (rivolto verso Anco) A ‘mbriacone, sto a parlà pure cò te: se non esci da quella stanza ti faccio ingoiare tutti i tappi di birra che trovo per casa! (rivolto a Davide) E tu se non… ah! (vede la banana) T’ho preso cor sorcio in bocca finalmente! (gli strappa la banana dalla bocca) A proposito di sorcio, ma che sei, Speedy Gonzales? In trenta secondi che è andata via la corrente hai avuto il tempo di arrivare alla frutta?

Entra Mimmo, col giornale sottobraccio e col computer portatile in mano.

MIMMO Ciao, Giù.

GIULIO (sempre col giornale davanti) Già sei tornato?

MIMMO E certo che sono tornato. La macchina si è rotta a duecento metri da qua, sono riuscito giusto ad andare a comprare il giornale e tornare indietro. Comunque avevi ragione, una spruzzatina l’ha fatta. (appende l’ombrello e il giacchetto sul braccio e la spalla di Davide)

GIULIO Ci credo che s’è rotta. Ma ‘ndai comprato quel catorcio, a Cartagine?

MIMMO Dai, lo sai che gli sono affezionato.

GIULIO Ho capito, ma cò tutti i soldi che guadagni, possibile che non c’è scappata una macchina nova?

MIMMO A Giulio, non la voglio la macchina nuova. Hai capito o no che je so affezionato a questa? Tu ti sei mai affezionato a qualche cosa?

GIULIO No.

MIMMO Vabbè, ho capito và, famme posà sta robba.

Giulio si rimette a leggere il giornale e Mimmo fa quello che più o meno fanno tutti quando entrano in casa. Appoggia su di un mobiletto, sistemato accanto a Davide o, comunque in bella vista al pubblico, prima gli oggetti che ha in mano e poi quelli che ha in tasca. Farà questo in maniera ritmata, cadenzata, come fosse una specie di rito che lui compie ogni volta che entra in casa tornando dal lavoro. Naturalmente ci metterà più tempo del normale. Nell’ordine appoggerà questa serie di oggetti: computer portatile, giornale, occhiali da sole, un telefonino, un secondo telefonino, chiavi della macchina, chiavi di casa, telecomandino del garage, fodero degli occhiali da sole, fodero degli occhiali da vista, frontalino della radio, pacchetto di sigarette pieno, fodero del frontalino della radio, caricatore dei CD da macchina, un CD, un’agenda elettronica, un secondo CD, una penna, il portafoglio, il portadocumenti, qualche spiccio, un accendino tipo zippo, un paio di scontrini, carica batteria del telefonino per auto, l’auricolare del telefonino, pacchetto di sigarette vuoto che accartoccia sul momento, un accendino tipo bic, agenda, pacchetto di fazzoletti di carta, salviettina per pulire gli occhiali, un’audiocassetta senza fodero, il fodero dell’audiocassetta. Durante tutta questa pantomima si vede che ogni tanto Giulio butta un occhio per vedere cosa sta facendo il fratello. Appena Mimmo finisce di svuotarsi le tasche, Giulio si mette il giornale sulle ginocchia.

GIULIO Ma a te te sembra normale?

MIMMO Cosa?

GIULIO Non lo so, da quando sei entrato in casa ciai messo un quarto d’ora a svuotatte le tasche!

MIMMO Perché tu non lo fai mai?

GIULIO Io al massimo ciò le chiavi di casa, tu ciai n’emporio! Ma ogni volta che esci ti porti appresso tutta quella roba?

MIMMO Certo. E’ il minimo indispensabile. (tira fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni un ennesimo oggetto che, distrattamente, posa sul tavolino insieme agli altri)

GIULIO Pensa un po’! (si alza) Mo’ però me devi toje nà curiosità: me dici che cazzo ce fai co’ questo? (afferra una sorta di enorme walky talky che Mimmo aveva tirato fuori insieme agli altri oggetti)

MIMMO (togliendogli il walky talky dalle mani) A parte il fatto che ha il GPS, casomai mi dovessi perdere nel bosco. E poi (comincia ad estrarre la lunghissima antenna del walky talky), mi venisse voglia di andare a pescare... (si mette in posa da pescatore che usa come come canna da pesca la lunghissima antenna del walky talky) ecco qua!

GIULIO A Mimmo...

MIMMO Che è?

GIULIO Niente và...

MIMMO (mettendo a posto antenna e walky talky) Come sta il fratello alcolista?

GIULIO Ma che ne so. Pioggia o no adesso vedi come lo butto giù dal letto. (si alza e va in camera di Anco)

MIMMO (verso Davide) Ma poi è venuto l’idraulico?… Lo sapevo, a quelli bisogna stargli appresso come degli avvoltoi. (prende e telefona). Pronto? E’ l’idraulico? Sono Mimmo, il figlio di Gigi… si, lo stendino, si… ma poi che ha fatto, non è più venuto?… Il pozzo? Ah! L’ha richiamata Giulio per dirgli che si era rotta la pompa… mi scusi, non sapevo… no, no, certo… appena trova il pezzo… il pezzo della pompa del pozzo.. si, è quel pezzo tozzo che cozza col gozzo della pompa del pozzo, mo’ c’è na pozza che fa na’ puzza... che prezzo? Ma è pazzo? Mi faccio il mazzo, li metto al pizzo e per vezzo pago un prezzo pazzo per un pezzo tozzo di una pompa di un pozzo? Che cazzo!... Ah, beh, se ha detto che ci pensa mio fratello... allora, grazie. Arrivederci. (posa il telefono) 

Entra Giulio. 

MIMMO Allora? Come sta?

GIULIO Pare il fantasma dell’opera, pare. E’ tutto bianco.

Rumore di bottiglia che si rompe.

GIULIO (arrabbiandosi) Non ti ha chiamato nessuno! Mannaggia a me, mannaggia! Mimmo, io non ce la faccio più! Non ce la faccio più!

MIMMO Buono dai, stai buono. Mettiti seduto che adesso passa.

Si siedono sul divano.

GIULIO Passa, passa, no che non passa! Tu vivi per conto tuo ma sono io che rimango qua a reggere il moccolo a stì dù stronzi!

MIMMO E non restarci! Vai a lavorare, ma scusa, per quel posto di usciere al comune?

GIULIO A Mimmo! Quelli volevano che mi mettessi la cravatta tutti i giorni. Io nemmeno sapevo com’era fatta, una cravatta! Il primo giorno ho fatto il nodo così stretto che m’è uscito il sangue dalle orecchie. Quelli dell’ambulanza stanno ancora a ride! La verità è che non so bbono a ffa niente, Mimmo. Deve essere perché sono dell’Acquario, lo dice pure quello che fa gli oroscopi, come si chiama… Branco!

Rumore di bottiglia che si rompe.

GIULIO (arrabbiandosi moltissimo) Statte bbono! Statte fermo! Ma chi ti ha chiamato??? Chi ti ha chiamato!!! Io l’ammazzo! (scatta come una furia verso la camera di Anco ma Mimmo lo ferma in tempo e cerca di trattenerlo)

MIMMO Stai fermo! Stai fermo! Così non risolvi niente!

GIULIO Forse no! Ma vuoi mettere la soddisfazione di strozzarlo con le mano mie !?

MIMMO Statte fermo ti ho detto, riméttete a sede e cerchiamo di risolvere il problema.

Si rimettono seduti.

GIULIO Ma che vuoi risolvere. Io sono stufo di fare il fruttarolo, di questa casa e di questi due imbecilli.

MIMMO Ho capito, và. Da questa parte il problema è irrisolvibile, sei troppo pessimista. Cerchiamo di risolverlo dall’altra parte, allora.

GIULIO Cioè?

MIMMO C’è poco da fare: o te ne vai te o rinsaviscono loro. Ma scusa, con Davide com’è andata?

GIULIO E’ andato alla visita militare, poi quand’è tornato, che gli avevano detto che il militare non lo poteva fare, si è spogliato, si è infilato gli abiti che ha adesso e si è messo lì. E lì è rimasto. Hai capito? Lì è rimasto. E io a sgobbare nell’orto. E lì è rimasto. E io a vendere la frutta. E lì è rimasto. Ma io l’ammazzo!!! (corre a cercare di strozzare Davide e Mimmo cerca di trattenerlo come aveva già fatto in precedenza)

MIMMO Stai fermo! Stai fermo! Così non risolvi niente, te l’ho già detto!

GIULIO E io te lo ripeto: vuoi mettere la soddisfazione di strozzarlo con le mano mie!?

MIMMO Statte fermo ti ho detto, riméttete a sede!

Attacca il freezer.

MIMMO Ecco, vatti a sfogare col freezer. (si risiede)

GIULIO Pure sto coso ci si mette!!! (esce e molla il solito calcione al freezer, rientra) Ma quando viene l’idraulico?! (va a telefonare)

MIMMO No, fermati, l’ho chiamato io un minuto fa.

GIULIO E sti cazzi! Lo sai come sono fatti gli idraulici, a quelli bisogna stargli appresso come degli avvoltoi… pronto? Si, buongiorno, sono Giulio il figlio di Gigi… si, lo stendino per i panni, si… ma a lei je piace tanto stà cosa, eh? Posso sapere perché deve sempre sottolineare che mio padre ha fatto lo stenditoio?… No, non mi arrabbio, non mi arrabbio però se permette mi dà fastidio! Ecco… insomma l’ha trovato questo pezzo?… Si, c’è fretta, c’è fretta! Qui mi si secca tutto! Eh, veda un po’. Arrivederci.

MIMMO Devi stare calmo.

GIULIO (si siede) E tu devi stare qui! Passaci qualche mese in queste condizioni, e non qualche giorno come fai di solito, e poi vediamo se non impazzisci pure te!

MIMMO Oh, ma che ti credi, che la mia vita sia semplice? (rivolto a Davide) Io attacco la mattina alle sette e finisco la sera alle otto e qualche volta alle dieci. Ma che è vita questa? Io ho solo due settimane di ferie all’anno e mi piace venire a stare qui. (arrabbiandosi) Ma se quando vengo, mi ritrovo uno stronzo che sta lì a fare l’attaccapanni, che non fa un cazzo dalla mattina alla sera mentre io mi faccio un culo così tutto l’anno, se permetti mi incazzo, capito? Mi incazzo!!! (corre verso Davide per cercare di strozzarlo e Giulio cerca di trattenerlo, stessa identica scena di prima)

GIULIO Stai fermo! Stai fermo! Così non risolvi niente!

MIMMO Forse no! Ma vuoi mettere la soddisfazione di strozzarlo con le mano mie!?

GIULIO Statte fermo t’ho detto e riméttete a sede!

Mimmo si risiede.

GIULIO A me viene a dire di stare calmo!

MIMMO Adesso mi sento meglio. Però secondo me avevo ragione io. 

GIULIO E cioè?

MIMMO Bisogna stare calmi.

GIULIO E cioè?

MIMMO Bisogna prendere Davide e fargli capire le cose con un altro sistema.

GIULIO E cioè?

MIMMO Bisogna spiegargli che la vita si può affrontare in un altro modo.

GIULIO E cioè?

MIMMO E cioè… ahò, ma che sai dì solo ‘e cioè’??

GIULIO Non ho capito. Se non ho capito non ho capito. Se vvoi te dico che ho capito, ma non ho capito.

MIMMO Ho capito.

GIULIO C’hai capito?

MIMMO Che non hai capito.

GIULIO Ahò, io nun ce stò a capì più un cazzo.

MIMMO E ci credo non me fai finì de parlà!

GIULIO E parla!

MIMMO Dicevo che bisogna prendere Davide con le buone.

GIULIO Secondo me se gli vuoi far capire qualche cosa, dovresti prendere quel banchetto e spaccarglielo sulle gambe. Poi vedi come capisce!

MIMMO Così oltre che a fare l’attaccapanni mi diventa pure sciancato…

GIULIO Esatto! (verso l’attaccapanni) Hai capito tu? Se non la pianti te scianco!

Rumore di bottiglia che si rompe.

GIULIO Eh, no eh! Mo m’ha rotto! (si alza per andare in camera di Anco) 

Appena Giulio esce, Mimmo va al telefono.

MIMMO Pronto? E l’idraulico? Salve, sono Mimmo, il figlio di Gigi… si, lo stendino, si, ecco l’ho chiamata proprio per questo. Mi spiega perché si diverte tanto a ricordarci ogni volta questa storia? … Si, mi arrabbio, invece, mi arrabbio. Per cui, cortesemente, vorrei che neanche con me si prendesse certe libertà, d’accordo? Ecco… e si sbrighi, sennò mi si seccano i peperoni. Buongiorno. (chiude il telefono)

Entra Giulio.

GIULIO Con chi stavi parlando?

MIMMO Con l’idraulico.

GIULIO Ancora?

MIMMO Si, ancora! Che te ce puoi sfogà solo te con l’idraulico? Me ce volevo sfogà pure io, perché non si può?

GIULIO Chi ti dice niente. (si risiede a leggere il giornale)

MIMMO Oh. torniamo a Davide… a proposito, che gli hai fatto?

GIULIO A chi?

MIMMO A quello. (indicando la camera di Anco)

GIULIO Chi gli ha potuto fare niente. Deve aver capito qualcosa e si è chiuso a chiave. Ma tanto dovrà uscire prima o poi. Comunque da sotto la porta usciva una puzza… (con espressione felice) non è che è morto!?

MIMMO Giulioo, un problema alla volta per piacere. Ora concentriamoci sul nostro attaccapanni. (rivolto a Davide) Non ti conviene rimanere qui immobile senza far niente. Il mondo è pieno di cose meravigliose che aspettano solo che tu le colga. Tu sei una persona molto intelligente, ci metteresti un attimo a trovare lavoro.

GIULIO (butta tutte le prossime frasi di sfuggita, quasi parlando tra se e se) Ormai neanche caà la laurea…

MIMMO Di sistemi rapidi e sicuri per far soldi ce ne sono a centinaia, che ne so, cominci facendo volantinaggio, ripetizioni, il cameriere…

GIULIO …scippi le vecchiette…

MIMMO E quando hai fatto un po’ di soldi ti prendi una bella casetta in affitto…

GIULIO Tre mesi di caparra, risistemare gli infissi, tinteggiare tutto, la lavatrice, i fornelli. Cò diecimila euri te la cavi. E mentre mette da parte sta’ cifra che fa, il barbone?

MIMMO O altrimenti, invece di prendere un appartamento in affitto, ti apri il conto in banca, ti fanno un mutuo e la casa te la compri!

GIULIO Così comincia a stressarsi con la parola più brutta che esista sul vocabolario: rate!

MIMMO E magari potrai anche pensare di poterti permettere una macchina…

GIULIO …senza pensare che però non ci si può permettere anche il bollo, l’assicurazione, la benzina, lo stress per il traffico…

MIMMO E così con una casa e una macchina… 

GIULIO …e una MONTAGNA di rate che non ti fanno dormire…

MIMMO …puoi finalmente cominciare a cercarti una compagna. Certo non ti prometto che sarà semplice. Soprattutto all’inizio…

GIULIO …ripiegherai sulle battone…

MIMMO …troverai un po’ di difficoltà, ma quando comincerai a frequentare certi locali, certi ambienti, ti capiterà di incontrare…

GIULIO Altre battone.

MIMMO … qualche ragazza. Vedrai che si alterneranno periodi buoni, periodi meno buoni…

GIULIO …periodi di battone…

MIMMO Ma in fin dei conti l’innamoramento, la timidezza, è bello perché fa tutto parte di un gioco.

GIULIO Si, un gioco al massacro…

MIMMO Un gioco stupendo che ti porterà ad avere una famiglia, dei figli…

GIULIO …altre rate…

MIMMO E questo è il minimo!

GIULIO Pensa il massimo!

MIMMO A Giulio, ma te da che parte stai?

GIULIO Io non sto da nessuna parte, io sto leggendo il giornale.

MIMMO Ecco, bravo, allora leggi! (rivolto a Davide) Dicevamo… ho perso il filo del discorso ho perso… ci sono tante… tante cose di cui…

GIULIO Sentilo come arranca!

MIMMO (arrabbiato) Io non arranco!

Rumore di bottiglia rotta.

GIULIO Lo vedi? te lo dice pure il fratello ‘mbriaco che arranchi!

MIMMO (torna a parlare a Davide) Se non fai più l’attaccapanni puoi parlare e interagire con altre persone, che possono arricchirti e farti diventare una persona migliore.

GIULIO Per esempio può interagire con Gianni il pescivendolo detto ‘er fegato’ perché non si sa con quale coraggio mette il cartello ‘pesce fresco’ sulla roba che vende o con Flaminia, la moglie del barista, detta ‘la grilla’, nun te stò a spiegà il perché, oppure se ci riesci, tra una vomitata e l’altra, puoi sempre parlà cò tu fratello (indicando la stanza di Anco). 

MIMMO (a interrompere) Abbiamo capito, grazie! (a Davide) Ma oltre a tutto quello che ti ho detto devi includere migliaia di altri piccoli piaceri, che ne so… ti compri un telefonino…

GIULIO … poi ti compri il carica-batterie, la batteria di riserva, il fodero, quattro tipi di schede diverse, “non prende”, “non c’è segnale”, “è scarico”, “ma dov’eri? Che ce l’hai a fare se lo tieni spento?…” . Bella angoscia…!

MIMMO Puoi andare al cinema…

GIULIO Ma dopo aver pagato le rate, il mutuo, le tasse, il telefono, la luce, l’acqua e la monnezza, ndò li pija i sordi p’andà al cinema???

Mimmo smette di parlare, quasi affaticato e stanco. Guarda Davide… e guarda Giulio…

MIMMO Giulio.

GIULIO Eh.

MIMMO Ma si ciavesse ragione lui? (indicando Davide)

Sia Giulio che Mimmo si girano a guardare Davide. Pausa. Buio.

Durante il buio, Giulio si sistema a quattrozampe davanti al divano per fare… il tavolino avan-divano, magari con un centrino e un portacenere appoggiati sulla schiena. Mimmo invece si mette accanto al divano, dalla parte opposta a Davide, con un paralume sulla testa a fare… la lampada. Dopo qualche secondo dall’accensione delle luci, giusto il tempo di far capire al pubblico com’è la nuova situazione, si sente bussare alla porta.

IDRAULICO (voce da fuori campo) Buongiorno, sono Franco, l’idraulico… c’è nessuno?… Sono Franco!


Rumore di bottiglia che si rompe. Attacca il freezer. Sipario.

FINE

Nda) Alla fine, durante i ringraziamenti del pubblico, Davide resta sempre fermo lì a fare l’attaccapanni