L’EREDITA’ DI NONNO ZEUS

COMMEDIA FIORENTINA IN TRE ATTI

di

Sandra Parisi



ATTO PRIMO

Firenze, Dicembre fine anni 50. Un bel salotto, con credenza, mobile, due piante rigogliose, un bel tavolo con sedie e nell’angolo destro un’albero di Natale. All’alzarsi del sipario sono in scena zia Palmira e la nipote Annetta che addobbano l’albero cantando insieme il ritornello di una canzone natalizia.


Palmira: O Annetta, sai che pensavo? Che sfortuna nascere per Natale eh? Con la scusa delle feste ti fanno un regalo solo!

Annetta: E’ vero zia. A proposito di nascite… senti questa: giorni fa unn’è nato il nipote all’ortolana…

Palmira: Eh! Lo so! Anzi, lo sento!!

Annetta: Sapessi come l’hanno chiamato?

Palmira: O come? Sentiamo.

Annetta: Lo chiamano Morfeo. Quello che nella leggenda mitologica, coi piffero ti fa addormentare…Il dio del sonno!

Palmira: Ti fa addormentare? Gesù, Gesù, o se piange dalla mattina alla sera, un si cheta un minuto! A me mi pare che lo dovevano chiamare Trombetta altro che Orfeo, Omero… O come cavolo...

Annetta (ridendo): Morfeo, zia, Morfeo il dio del sonno!

Palmira: O icchè tu voi che io sappia! Ora ti racconto io una bellina. I tu poero nonno o unn’è nato il giorno del Corpus Domini? Ora, mentre nasceva, sotto le finestre di casa sua, un passava la processione!!... E perciò, per non chiamarlo Corpus Domini o Dio, l’hanno chiamato Zeus! Mah, roba da matti.


Annetta: Eh, l’è proprio il caso di dire: “ un c’è più religione”.


Zeus (entra piano piano dalla camera con il pigiama ed il suo bastone):

Confusione?!? E’ vero! C’è una gran confusione!

Annetta: Ma che confusione, nonno, ho detto religione! Non c’è più religione!

Zeus: E ho capito, ho capito, un sono mica sordo, ci vedo poco per via delle cataratte, ma ancora un sono sordo. Confusione, quando arrivano le feste l’è una gran confusione. Un ci si capisce più nulla. Gente che entra, gente che esce e sembra un porto di mare. C’è più gente in questo salotto che a Marsala quando sbarcarono i Mille.

Annetta (ridendo): O nonnino, vi sarebbe piaciuto esserci, unn’è vero?

Zeus (rizzandosi sulla schiena con impeto): Giusto! Eran 999! Fecero Mille con me! L’arrivò il pezzo grosso! (Si ricurva perché dallo sforzo gli viene la tosse).

Palmira: Ma via babbo, unn’eravate nemmeno nato! Certo però la guerra del 15 / 18 l’avete fatta! E poi tutti quegli anni passati solo solo in Francia, da città in città, a lavorare sodo per mantenere la famiglia qua! Son cose che rimangono! Uno se li porta dietro a vita. Poarino quanti patimenti, quante sofferenze. Ma ora c’avete la vostra bella casa sempre calda, le vostre gentine che vi vogliono bene, la minestrina sempre pronta, il vostro letto morbido…

Zeus (a presa di giro): … Il mi dottore che mi visita tanto benino, la mi dentina sempre pulita sul comodino… O Palmira se tu seguiti a codesto modo e mi s’alza il diabete con tutte ste’ smielate.
Via, via, sciò, andate via, voglio il mi’ filgiolo, che c’ho da parlare d’affari.

Palmira: D’affari? Alla vostra età? Ma quali affari avete da trattare?

Annetta: Zia, lascialo dire. Così si passa il tempo, ultimamente mi sembra un po’ strano, triste, mica si sentirà male davvero? A forza di farlo apposta non vorrei poi che fosse vero.

Zeus: Cara la mi nipotina! Vedi, lei si che mi capisce, mi vuole bene, mi guarda, mi studia! Mica te e Attilio, figliolacci che mi tenete a stecchetto anche a tavola. Quello no, quello ti fa male, quello ti gonfia, quello ti blocca, insomma un c’è più gnente che mi faccia bene. Solo la minestrina, quella si che fa’ miracoli per voi. Ma ho capito sapete. Te e il tu’ fratello, volete che io tiri il calzino per prendermi i soldi. Ma io non mollo! Io non so sbarcato a Marsala, ma ho fatto la guerra! Io mi chiamo Zeus!!! ( Colpi di tosse per lo sforzo)

Palmira: O babbo, quello che dite mi fa’ male. E’ meglio che vada, vi manderò Attilio per vedere se vi farà ragionare. (ed esce scuotendo la testa)

Annetta (si avvicina al nonno): Caro nonno, noi vi vogliamo tutti bene. Non dovete avere questi brutti pensieri, vi fa male!

Zeus: Senti Annetta, è tanto che c’ho un pensierino per la testa … Ho pensato che…

Attilio (entra con cipiglio): Bè?!? Che ci fate costì ritto? Com’è che un vu’ siete a letto? O un vu’ stavate tanto male?

Annetta: Io vado, vi lascio soli. (esce)

Zeus (guarda il figlio con aria scocciata): No!! Per ora so guarito!!E’ tanto che ti
aspetto per parlarti, ma tu in camera mia non ci vieni mai, un so’ mica contagioso, la vecchiaia un s’attacca!Così ho fatto come le colline di quello… O come si chiamava? Quello che un si moveva mai e poi le so state le colline ad andare da lui perché le avevano bisogno di parlargli. O chi gl’era?

Attilio (con aria scocciata): Maometto, si chiamava Maometto e poi l’eran montagne e non colline!!!

Zeus: E va bene, come sei pignolo. Colline… Montagne… insomma qualcosa s’era mosso! Caro Attilio vorrei sistemare quei quattro soldi che ho, perciò prima di andare a riposare (fa il segno della croce) accanto alla mi’ poera moglie, lassù a Trespiano, chiamami un notaio che voglio far testamento!

Attilio: Testamento? Volete far testamento? E perché? Un ce n’è bisogno, io sono il vostro unico figlio maschio, perciò spetta a me amministrare tutto il capitale. Palmira è una donna e non s’intende nulla d’affari. Ci sono i poderi in Maremma… E poi questa casa… Ed il libretto…

Zeus (stizzito): Ma quale cassetto! Non capisci nulla, secondo te, tengo i soldi nel cassetto? Ma che so’ matto? Sarebbero durati du’ minuti con tutti voi
sciacalli per casa! Voglio un notaio e basta!!... E adesso che ho finito, mi risento male e vado a letto!

( Sta per uscire ma si blocca pensieroso, poi si rivolta verso il figlio…)

Zues: E non guardarmi nel cassetto!!!

( Attilio è indispettito e mentre il nonno esce e va in camera, entrano da
fuori Armida, la moglie di Attilio, con Palmira)

Armida: Ciao Attilio, occhè t’hai appena visto un fantasma? Hai la faccia bianca come un cencio!

Palmira: Peggio, Armida, dev’essere appena andato via Zeus! Solo lui ha il potere di farlo infuriare a codesto modo.

Attilio (fuori di se): Mondo assassino, se un fusse il mi’ babbo lo…

Armida: Zitto, per carità non bestemmiare! Davanzo l’è un periodo che ci vanno tutte storte, poi te co’ le tue sperpetue ci attiri il malocchio!I genitori sono sacri, un si toccano. Hai capito?

Attilio: Allora senti, si fa così: siccome l’è genitore a me, e a te unn’è nulla, mi fai il santo piacere di ammazzallo te!!! Così un s’attira nessun malocchio! Va bene? Sei contenta?

Armida: Un si dicono codeste cose nemmen per scherzo.

Attilio: Ma io non scherzo e parlo su’ì serio! Non ne posso più di lui, delle su’ sortite, de’ su’ discorsi sballati. Sembra scemo ed invece gli scemi siamo noi che lo stiamo ad ascoltare. Andrebbe rinchiuso all’ospizio e buttata via la chiave!

Palmira: Ma che ha combinato ancora? Sempre addosso a quel poero vecchierello. Icchè l’ha fatto di tanto grave si può sapere?

( Si sente suonare il campanello della porta)

Armida: Ora zitti eh, basta leticare, c’è gente alla porta, non voglio che si sappiano gli affari di casa. Silenzio! E te caro Attilio, cambia subito faccia, sennò è meglio che tu vada in cucina!

Attilio: E’ no! Miseriaccia, voglio stare proprio qua! O guarda un pochino se mi devo far comandare così anche dalla moglie. Perché i genitori saranno sacri,… ma la moglie no!... Bada eh, stà attenta aicchè tu dici… (suonano)

Palmira (agitata): Macchè la fate finita coi leticare! E sonano!

( Va ad aprire la porta mentre Attilio è con le braccia conserte imbronciato
ed Armida ha assunto la faccia sorridente da circostanza. Entra Adele,
l’ortolana, con una borsa piena di verdure, accompagnata dalla figlia
Agnese che porta un bel cesto Natalizio)


Adele: Occhè è permesso? Vi si è portata la spesa ed un bel regalo!

( Agnese appoggia il cesto sul tavolo mentre gli altri si avvicinano, per
guardare, molto incuriositi)

Agnese: Buongiorno a tutti! Ho accompagnato la mamma per aiutarla, così approfitto per farvi gli auguri di Buon Natale!

( La ragazza gira la testa in qua e là come per cercare qualcuno. Attilio,
Palmira ed Armida si avvicinano ancora di più al tavolo per ammiarare le
cose buone del cesto)

Palmira: Venite, venite accomodatevi… (ma guarda sempre il cesto e non loro)

Armida: Palmira, ma fai sedere le nostre amiche, saranno stanche. Spostati, sembra che tu non abbia mia visto un cesto natalizio, anche se questo l’è bello grosso!Sapete, noi ne riceviamo tanti di questi bei cesti per le feste… ce li mandano i clienti affezionati del mi’ marito. Vero Attilio?

Attilio: Certo, certo come no! Con la mia posizione, con il mio lavoro si fanno tante amicizie.

( Mentre Adele fa si ironicamente con la testa, Palmira alza gli occhi al
cielo, Agnese domanda ingenuamente…)

Agnese: Perché signor Attilio che lavoro fa lei?

Attilio(con fierezza): Il tappezziere, monto le tende per le case…

Adele (a presa di giro): Eh si, c’ha una certa posizione lui, … in alto. L’è sempre arrampicato sullo scaleo…

Palmira (interrompe per cambiare discorso) : Grazie per averci portato su la spesa, non ce n’era di bisogno. Come sempre venivo io al negozio più tardi.

Adele: Ma no, passavamo da queste parti e volevamo portarvi di persona il regalo. C’è anche un bigliettino, un volete leggerlo?

(Armida fa per prenderlo, quando Attilio lo agguanta prima di lei, lo apre e
legge…)

Attilio: “Al nostro carissimo nonno Zeus con tanto affetto. I tuoi cari affezionatissimi nipoti Alessandro e Lorenzo che ti hanno sempre nel cuore”. O Palmnira, prima unn’erano così premurosi i tuoi figlioli. Un sarà mica che dipenda dalla salute cagionevole del nonno?

Palmira: Bada lì, per un bigliettino co’ dei semplici auguri.

Adele: Beh, proprio semplici un mi sembrano… ma comunque gentili. Cara Palmira è una fortuna aver dei figlioli così premurosi. O dove sono adesso?

( Palmira sta per parlare quando Attilio la precede….)

Attilio: Sicuramente qui vicino! Perché da un pezzo a questa parte e sembra che non abbiano più casa sua. So sempre qui!! E poi guardate se non ho ragione io, quando dico che so’ du’ teste di legno. Fanno un cesto pieno di dolci al nonno che unnè po’ mangiare!!

Palmira: Maicchè centra? L’è i’ pensiero quello che conta, un sarai mica geloso?

Attilio: E’ già l’è proprio i’ pensiero che un va bene, loro pensano di comprare i’ nonno co’ le loro smancerie!


Armida ( con aria contenta): Tanto si vede benissimo che lui l’è tutto preso dalla mia Annetta.

Adele: Bè però e mi pare che il vecchio ci abbia un occhio di riguardo anche per il giovane Lorenzo!

Agnese: E’ così carino … così sensibile…

( Si sente sbattere la porta d’ingresso. Entrano in salotto Alessandro e
Lorenzo. Il primo è tutto vestito di nero con camicia bianca, cravatta nera e
cappello nero in mano. Abbigliamento tipico di uno che porta iella.
Lorenzo vestito di chiaro, con una bella sciarpa al collo è un tipo simpatico
e gioioso)

Alessandro (parla lento come per dare importanza a tutto ciò che dice): Scusate, la porta era aperta e così siamo entrati. Buon giorno a tutti! Ah, vedo che è arrivato il regalo!

( All’entrata dei due, Palmira felice di vederli gli va incontro; Adele
impaurita armeggia nella borsetta e dopo qualche secondo ne tira fuori un
bel corno rosso che strofina fra le mani e mentre Agnese contenta guarda il
suo amato Lorenzo prende una mano della figlia e la strofina sul corno;
Attilio si muove spazientito facendo ripetutamente il gesto delle corna
verso terra; Armida intanto sospira, alza gli occhi al cielo facendo il segno
della croce…)

Armida: Ecco, un ci mancava che lui stamani. Ora si che siamo apposto!

Lorenzo (avanza verso tutti): Un piccolo pensiero, niente d’importante!

Attilio (si allontana da Alessandro che gli si accosta, non lo vuole vicino): Eh, già! Visto che è il pensiero quello che conta, perché un gli avete regalato una confezione intera di pannoloni? Quelli si che facevan comodo al nonno, oppure…

Armida (lo interrompe): Scusatelo, ma oggi è proprio nero. Sedetevi vi offro un cornetto, oh.…volevo dire un caffè, un pezzetto di panettone?

Lorenzo: Non scomodatevi zia, unn’importa. Signore (avvicinandosi ad Adele e Agnese) come siete belle oggi!

Adele (pavoneggiandosi): Che caro ragazzo! Si vede eh che ha studiato!!

Attilio: La scusi, ma, questo icchè c’entra ora?

Adele (stupita): Perché s’intende di cose belle!!

Attilio (stizzito): Basta basta, ma guarda che mi tocca sentire! Fatemi andar via perché sennò qui succede un quarantotto.
(Ed esce velocemente).

Alessandro: Ma che succede? Zio Attilio è proprio fuori di sé. E’ accaduto
qualcosa al nonno? (Con aria falsa ed interessata)

Palmira: No, no, il nonno sta al solito, ecchè si bisticcia sempre, un si troano mai d’accordo su niente. Due caratteracci mamma mia!

Armida: Ecco, tu l’avevi a dare a me! Anni fa facesti carte false per appiccicarmelo ed io bischera ci son cascata come un pollo! (Battendo le mani sui fianchi).

Palmira: Ovvia, ma icchè tu dici, su, un fa discorsi sciocchi! Ma Adele, Agnese, su, su sedetevi un momento…

(Mentre le donne si siedono lei va a prendere nel mobile, il vassoio con le
tazzine del caffè)

Armida (Fra se): … e la par in casa sua… Scusa Palmira, posso sedermi anch’io un
minutino?

Palmira (imbarazzata ridacchia e sta al gioco): Certo, certo, la s’accomodi!! Abbi pazienza, Armida, ma misò agitata anch’io
( e va in su e giù per prendere la roba da servire).

(Lorenzo è seduto accanto ad Agnese, le prende una mano, parlottano fra se)

Adele: Eh questi ragazzi (rivolge lo sguardo a Lorenzo ed Agnese) si vogliono così bene! Non potevo essere più fortunata! Avere per genero un così bravo ragazzo, con un buon lavoro e poi è così difficile nella gioventù trovare un nipote che vole tanto bene al vecchio nonno…

Armida: Specialmente quando l’affetto è così sincero…

Alessandro: Sono una coppia perfetta, vero mamma?

Palmira: Oh, fosse vivo il mi’ poero Dante! (e si siede con aria affranta) Se li avesse visti! Poerino!...

Armida: Finalmente l’ha finito di dimenarsi… Che giornata! (alzandosi) Alessandro che novità ci porti dal centro?

Alessandro: Cara zia, niente di che, le solite storie, ma dimmi un po’, perché nonno e zio Attilio leticavano? Problemi?

(Armida sta per rispondere quando Palmira la precede)

Palmira: Figliolo come sei curioso. Io e zia non sappiamo nulla e poi le son cose di noi, voi giovani pensate a divertirvi.

(Alessandro è scocciato mentre Lorenzo continua ad amoreggiare con la
bella Agnese)

Agnese: Lorenzo!... non dire così… mi fai arrossire…

Lorenzo: Cara Agnese, amor mio, se tu sapessi cosa ho nel cuore… (si ferma perché si è accorto che tutti si son zittiti e li fissano. Si riprende continuando il discorso) Mamma, dobbiamo organizzare una bella festa per questo Natale, ed invitare anche la Signora Adele e la mia dolce Agnese!

Adele: Che pensiero gentile, ma grazie! Vedremo….

Armida (stizzita): Ma veramente non saprei s’è possibile, sapete, con la salute cagionevole del nonno, non si sa mai potrebbe peggiorare…

Alessandro: Bene!!! Cioè male, ma cara zia non essere così pessimista, al nonno non gli farà che piacere averci tutti riuniti! E poi… potrebbe essere per lui un ultimo Natale…

Lorenzo: Mi è venuta un’idea! Perché Annetta non invita pure quel suo spasimante, che se non sbaglio è anche il dottore del nonno?

Alessandro: Bravo! Così se ce ne fosse bisogno, c’è già lui che…

Palmira (ironicamente): …gli chiude gli occhi! Ma che dici Alessandro! Non mi piacciono questi discorsi, nemmen per scherzo! Già… sarà un triste Natale per me… senza il mi’ poero Dante (e piagnucola di nuovo mettendosi a sedere)

Lorenzo: Suvvia mamma, il babbo gliè sempre con noi. Calmati sennò m’intristisco anch’io!

Palmira (piangendo più forte): Era così giovane, forte, che destino crudele, che sventura, tutto un colpo…

Alessandro: E pensare che il nonno stava già tanto male…

Armida (commossa): L’idea di Lorenzo, poi non è così cattiva! Ad Annetta farà piacere avere vicino il suo Gino (e si asciuga gli occhi)

Palmira (soffia rumorosamente il naso): Ne riparleremo più tardi. Adesso mi è venuto un gran mal di testa.

Adele: Bè, noi andiamo via. Scusate il disturbo. (Si alza anche Agnese)

Armida: Ma che dice, per noi è sempre un piacere.

Palmira (piagnucolando): Anche per me!

(Lorenzo prende a braccetto Agnese accompagnandola alla porta, escono
anche Adele con Alessandro. Adele fa un’espressione timorosa per la
vicinanza di Alessandro)

Alessandro: Ci vediamo più tardi!

Adele (con aria mesta): Speriamo!... Arrivederci!

Palmira ed Armida: A dopo!

(Mentre Palmira si asciuga le lacrime ed Armida torna a guardare il bel
cesto, con il fazzoletto in mano e sospirando, entra da fuori Attilio)

Attilio: Mentre ho girato la via, ho visto quel bel quartetto che usciva dal portone (si avvicina alle donne guardandole con attenzione) A giudicare da come vu siete conce, non vi siete certo ammazzate dalle risate!! (e sorride)

Palmira: Sei sempre il solito rozzo e senza cuore! Che differenza tra te e il mi’ poero Dante!! Tanto gentile e premuroso (si asciuga glio occhi)

Attilio (risentito): O bella! Che intendi dire? Che sarebbe stato meglio se il colpo fosse venuto a me?!? Sentitela!
 
Armida (sospirando): … a quest’ora ero vedova!!

Attilio: Ma bene! Mettitici anche te. Ma che vu avete mangiato a colazione? Latte di vipera? Oh, ho capito tutto! Eh già! E’ passato Alessandro … è uscito si, ma a quanto pare, e l’ha lasciato la scia…

Armida: Basta con questi discorsi. Parliamo di cose serie. Che avevi da leticare coi tu babbo?

Attilio ( si leva la giacca e si siede): Volete sapere l’ultima? ‘I tu’ caro babbo vole fare testamento!

Palmira (si avvicina stizzita ad Attilio): Che c’è di male? Mi sembra una cosa logica! Alla sua età e con la sua salute, penserà di fare una cosa giusta!

Attilio (s’infuria, si alza e si mette a tu per tu con lei): Giusta? Giusta? E ti sembra una cosa giusta, spendere inutilmente i soldi per le pratiche, il notaio, i bolli, quando tanto si sa chi dovrebbe naturalmente amministrare i beni? Eh… ma certo, tu lo difendi sempre, l’è ‘i tu’ babbino e perciò hai ereditato anche le scemenze!

(Palmira s’infuria e grida anche lei, si becchettano vicini, uno di fronte
all’altro, con le mani sui fianchi minacciosa)

Palmira: Senti u po’, guarda che l’è anche il tuo, anzi te essendo il primo ci sta che tu ne abbia assorbito di più!!

Attilio (sempre gridando): Nooo, sei tu la su’ cocchina e poi sei uguale spiccicata a lui!!

Palmira: Io uguale a lui?!?... Ma… Ma…

Armida: Basta! Vi do’ un minuto per tornare normali, cioè volevo dire per tornare a ragionare!

(Palmira stizzita va al mobile per prendere un bicchiere ed una bottiglia
d’acqua, mentre Attilio si siede)

Armida: Allora Attilio, vuoi spiegarci?

Attilio: Non c’è nulla da spiegare, sapete bene che razza di testa dura è quel vecchio…

Armida: Attilio!

(Palmira lo riguarda storto e pronta alla risposta)

Armida: Non ricominciare! Allora perché vole fare testamento? Un c’è né bisogno. Gli eredi siete voi!

Attilio: Si vede che il nostro caro babbo (e guarda Palmira con occhio ostile) vole dividere i beni fra tutti. Che ne so’ che frulla dentro quella testa pelata!

Armida: Come fra tutti? Vorrai dire fra te e Palmira!

Attilio (alza la voce): Già, questo, sarebbe sbagliato! Visto che il maschio sono io, dovrei pensarci io ad amministrare e poi alla mia lontana morte, ci penseranno gli altri.

Palmira (rialza la voce): Come? Come? E perché pensarci solo tu? Saprei fare anch’io!

Attilio (gridando): Ma te cosa ne capisci di conti, fatture e via dicendo, sono cosa da uomini!!

Armida (Pensierosa):Aspettate, aspettate! Ma gli altri sarebbero i nipoti?

Palmira: Certo e chi sennò? Il ciabattino e l’ortolano?

Attilio: Con la testa che si ritrova, sarebbe capace anche di questo

(Armida si side pensierosa, mentre i due fratelli continuano a leticare ad a
gridare uno di fronte all’altro)

Attilio: E’ tutta colpa tua, l’ha sempre viziato! Babbino qui, babbino là!

Palmira: No, tu sei un uomo senza cuore!

Attilio: Io non avrò il cuore, ma tu c’hai il prosciutto negli occhi! Non vedi un prete sulla neve!...

Palmira: Ma che dici, sei di fori?

Attilio: No, non so di fori, ma non t’accorgi di quanto sia furbo il tu’ caro babbino?

Palmira: Poarino, adesso è vecchio ed indifeso!

Attilio (gridando): Indifeso!?!

Armida: Un momento! Invece di stare sempre a becchettarvi, perché non ragioniamo? Ci vedo poco chiaro, non vorrei che il nostro caro vecchietto ne stia pensando una delle sue…

Attilio: Indifeso! Ha detto indifeso!!!

FINE PRIMO ATTO



ATTO SECONDO


Stessa scena del 1° atto. Si apre il sipario; il palco è vuoto, si sente la voce,
fuori campo, di Zeus.


Zues: Finalmente, so tutti fori! Ma cosa credono che si può fermare un tipo come me? Poeracci, ci vuol ben altro!…

( Entra Zeus sempre in pigiama, va verso il tavolo)

Zeus: Ora mi siedo e faccio una bella merendina…

(Zeus ha in mano una bella zuppiera colma di spaghetti al pomodoro.
mentre parla posa la zuppiera sul tavolo e dalle tasche del pigiama tira
fuori una forchetta, un tovagliolo a quadri rossi, che mette al collo, un
bicchiere ed un fiaschetto piccolo di vino rosso)

Zeus: Minestrine e semolini…Toh! (si siede) Senti che profumo! Guarda che colore! So così emozionato (si mette una mano sul cuore) cuore mio, non far scherzi ora eh?!? Dentiera (batte forte i denti), datti da fare amica mia!

( Incomincia a far girare gli spaghetti intorno alla forchetta con aria
sognante, quando si sente girare la chiave della porta d’ingresso e le voci
di Gino ed Annetta)

Gino (d.d.): Brrr, che freddo, ci mancava anche la pioggia! E vien giù come le funi!

Annetta (d.d.): O Gino mio, meno male che s’era vicini! Viene così forte che passa dall’ombrelli!!

( Nonno Zeus nel frattempo è nel panico! Non sa che deve fare e dove
nascondere la sua amata zuppiera)

Annetta (d.d.): Non c’è nessuno? Occhè hanno lasciato il nonno da solo? E se avea bisogno poerino? Che incoscienti!!

Zeus: No!! Non è possibile! Ma che deve fare un poero vecchio affamato per mangiarsi in pace due spaghetti? (Rivolto poi alla zuppiera) Amici miei, vi difenderò io, non cadrete in bocche nemiche!

( Cerca un’idea, guarda il tavolo con occhio torvo, velocemente rimette in
tasca la forchetta, il fiaschetto ed il bicchiere, prende la zuppiera e si
nasconde sotto il tavolo, riparato così dalla tovaglia. Entrano intanto, Gino
ed Annetta, si levano il cappotto, posano gli ombrelli nell’ombrelliera)

Gino: Ma, o come mai, l’ombrelliera la tenete in salotto? Dovrebbe stare all’ingresso!

Annetta (ridacchiando): E l’è stata un’idea di babbo! Siccome c’hanno portato via l’ombrello 3 volte, l’ha deciso di fregare il ladro tenendoli qui a vista!

Gino: Mah, o che rubano anche gli ombrelli in casa ora? Che tempi!


( Nel frattempo si sente Zeus che si lamenta. Gino ed Annetta non lo
sentono)

Zeus: Ohi, ohi, le mi poere gambe!

(Spuntano così da sotto il tavolo le gambe di Zeus, verso il pubblico)

Zeus: Oh che sollievo, unnè poteo più!

Gino (si avvicina al tavolo con Annetta): Amor mio, non vedo l’ora di dare la bella notizia ai tuoi genitori!

Annetta: Anch’io, però caro Gino, come facciamo ad annunciare la data delle nostre nozze, proprio ora che la salute del nonno è così instabile? Mi sembra male, non è il momento giusto.

Gino: Noi intanto le si decidano e poi vedremo! Comunque un mi pare che Zeus stia così male!

(Si sente sospirare forte e fare: Hum Hum…E’ Zeus che mangia gli
spaghetti)

Annetta: Zitto un po’!! Sento dei rumori strani.

Gino: Rumori strani? Un mi fregheranno mica l’ombrello?

(Tende l’orecchio guardando verso l’ombrelliera. Poi annuisce e fa cenno
ad Annetta di prendere gli ombrelli, si avvicinano così muniti al tavolo da
dove provengono questi rumori, alzano la tovaglia da una parte e
cominciano a tirar ombrellate e punzonate al malcapitato che grida)

Zeus: Aiuto, mammina! Che male! Aiuto!

(Anche Gino ed Annetta gridano mentre continuano a dar giù con
l’ombrelli)

Annetta: Al ladro, al ladro, chiama la polizia!

Gino: Brutto ladro d’ombrelli, ti levo io la voglia di fregare la poera gente!

(Il nonno Zues continua a gridare non riuscendo a venir fuori da sotto al
tavolo)

Zeus: Aiuto! So io, so io, mammina mia!

Gino: Sei uno sporco ladro d’ombrelli. Ti meriti una fraccata di legnate!

Zeus: Nooo! So io, so io! Aiuto!

Annetta (si ferma perplessa): Ma questa voce la conosco!

(Gino continua a picchiare il tavolo e la schiena del nonno, quando
Annetta lo blocca)

Annetta: Madonnina Santa! Fermati Gino per carità! Fermati! E l’è i’ nonno, e l’è i’ nonno!!

Zeus (felice): Si, si, so io, so io! Il nonno, so i’ nonno!

Gino: I’ nonno?!?

Zeus: Si, so i’ nonno! Hai capito?

Annetta: Non è possibile!

Zeus: Aiuto, so morto! La mi’ poera schiena!

Gino: Zeus! (esterrefatto vedendo bene chi era)

Zeus: Gino!

Annetta: Nonno!

Zeus: Annetta! Oh, adesso che ci siamo presentati… Voglio uscire da quiii …. (grida)

(Mentre Gino ed Annetta aiutano il nonno ad uscire da sotto il tavolo, il
caro Zeus non molla la zuppiera ed ha la bocca ed il tovagliolo sporco di
pomodoro. Nel frattempo arrivano di corsa, da fuori, Attilio, Armida e
Palmira)

Palmira (trafelata): Che succede?

Armida (preoccupata): Abbiamo sentito delle grida giù dal portone!

Attilio: Ohi, Ohi, la mi’ schiena, ho fatto tutte le scale di corsa! Ma cos’è accaduto? Babbo! Annetta! Gino!

Zeus: E ci risiamo co’ le presentazioni!! Occhè c’è bisogno che ci chiami tutti per nome? Sta diventando una mania! Ohi ,ohi, mammina santa!

(Nel frattempo Gino ed Annetta fanno sedere Zeus che non vuole mollare
la sua zuppiera ma è davvero abbattuto. Palmira ed Armida si avvicinano a
Zeus preoccupate, mentre Annetta gli porge l’acqua e Gino tenta di
levargli la zuppiera)

Gino: Signor Zeus, ci spieghi: cosa ci faceva sotto il tavolo?

Zeus (stringendo a se la zuppiera): Io non devo spiegare nulla! Mi volevate ammazzare!!

Annetta: Ma nonno, credevamo fosse un ladro! Mammina, mi dispiace ma davvero pensavamo che ci fosse un ladro in casa!

Attilio: Avete fatto bene!! Così impara a non stare a letto come fanno tutti i malati normali! No! Lui no! Deve sempre combinare pasticci. Glielo lego dietro la schiena questo letto! Vediamo se riesce a portarselo dietro! Capacissimo!!

Palmira: Ma, babbo cosa facevate sotto il tavolo? E perché siete così imbrattato di rosso?... O mio Dio è sangue! Avete preso una bastonata nei denti!!

Armida (guarda dentro la zuppiera): Ma che sangue! Guarda qui dentro! Ci sono spaghetti al pomodoro, capito?

Attilio: E ci vole di molto a capire!! Lui mentre eravamo fori, s’è cucinato degli spaghetti per mangiarseli!

Palmira: Ma gli fanno male, babbo!

Zeus: Si, alla schiena! O cara Palmira, il tu’ babbino sta per morire, però almeno moio con la pancia piena!

Gino: Adesso a letto! E per favore mi dia questa benedetta zuppiera!! (cerca di levargliela dalle mani)

( Zeus guarda la zuppiera, quasi piangendo)

Zeus: Cara ci dobbiamo separare, un destino crudele si è accanito contro di noi!

(Gino riesce a levargli la zuppiera, la mette sul tavolo, gli leva dalle tasche
anche la forchetta, il tovagliolo, il bicchiere ed la fiaschetta)

Annetta: O nonno, scusami ancora, non volevo farti male! Sono così desolata che mi vien da piangere… (e si asciuga gli occhi con un fazzoletto)

Attilio: Cose da matti, mangia di nascosto! Come se lo facessimo morir di fame!(intanto Zeus fa si con la testa). Se la gente lo venisse a sapere e si farebbe proprio una bella figura! Guarda come sei ridotto! Ma un ti vergogni alla tu’ età? Rubare gli spaghetti!!

Zeus: I paletti? Magari avessi i paletti messo alla porta, così potevo finire di mangiare i mi’ spaghetti in pace! Oddio, mi sento male, sto per morire! Chiamate un prete! (Si accascia sulla sedia)

(Tutti intorno al nonno. Armida mette a posto, porta via ilbicchiere, la forchetta, la
zuppiera, fa su e giù riordinando e fermandosiogni tanto ad ascoltare scuotendo la
testa)

Palmira (ad Annetta): Vieni, cara, portiamo a letto il nonno, così si riprende dallo spavento.

Attilio: E dalle botte! Ben gli sta!

(Gino, Annetta e Palmira vanno in camera trascinando il povero Zeus)

Attilio: Con tutti i problemi che ho nel lavoro, potevo avere una famiglia tranquilla!?! No! Macchè! Nemmen per sogno! E mi verrà l’ulcera e poi la mi si perforerà (si massaggia la pancia)

Armida: Dai, non fare il solito pessimista! Ricordati sempre che stai parlando d’ì tu’ babbo!

Attilio: E come fo a dimenticarlo? Ci sei sempre tu che me lo ricordi di continuo.

Armida: Speriamo che si riprenda presto! Poerino, forse esageriamo troppo con la dieta. Magari se gli dessimo un pochino di pastasciutta ed un bicchiere di vino, sarebbe più tranquillo.

Attilio: Da quando in qua e si danno gli spaghetti al pomodoro per calmarsi, invece che delle gocce? O che sei diventata dottoressa tutt’un colpo? Guardi (ironicamente) che a me mi fa tanto male la schiena, che mi darebbe una bella scodella di ribollita e di fagioli all’uccelletta per calmare i dolori? Ah, Ah, è la dottoressa! Ah…Ah…

Palmira (entra): Occhè c’è tanto da ridere? I’ babbo sta male, un riesce più a parlare!

Attilio (soddisfatto): Finalmente è arrivata un po’ di giustizia! Se non riesce a parlare siamo a cavallo! Un c’è più bisogno del notaio per il testamento!

Armida: Certo che sei proprio un bel pezzo di legno occhè c’hai de’ chiodi al posto del cuore?

(Alessandro e Lorenzo entrano trafelati…)

Alessandro: Cuore? Il nonno ha avuto un colpo al cuore? Santo cielo, come mi dispiace!! E’ grave? E’ morto?

Lorenzo: Il portiere ci ha detto che ha sentito un gran baccano, che succede?

( Attilio alza gli occhi al cielo sconsolato, Armida si fa il segno della croce
mentre Palmira si porta le mani al petto)

Palmira (verso Alessandro): Sei proprio antipatico, figlio mio! Ma la tua è un’ossessione!

Attilio: No, unn’è un’ossessione, la chiamerei avidità! Finalmente, diciamo le cose come le stanno! E vole mettere le mani sull’eredità! E’ tanto difficile da capire?

Palmira (risentita):Senti chi parla! L’innocente!

Lorenzo: Zio, non dire male di noi. Non abbiamo mai pensato ai soldi. Siamo preoccupati davvero per la salute del nonno!

Attilio: Tu, no di sicuro, il tuo l’è un’affetto sincero, hai un animo gentile. Lui no! Dentro è nero come quei vestitacci lugubri che porta addosso. Non vede l’ora che Zeus tiri le cuoia per avere parte dell’eredità. Tutte quelle moine… i regali… Un so mica cieco!

Alessandro (indignato): Non è vero! E’ una menzogna! Sono sinceramente preoccupato e comunque mi sembra, caro zio Attilio, che piuttosto sei tu, quello che mira ad avere la meglio!

Attilio (grida): Cosa? Ma lo sentite anche voi? Brutto iettatore! Ogni volta che ti vedo ho paura anche a uscir di casa e poi già, cosa ci si può aspettare da uno che nasce il 17 venerdì?

Palmira (piagnucolando): Oh, ma mica è stata colpa mia!!

Armida: Basta con questi stupidi discorsi! Alessandro non è uno iettatore, è solo… un po’ particolare…, un tipo! Ecco è un tipo (guardando Palmira)

Attilio: O Armida, ma icchè tu farfugli? Ma dì la verità una volta per tutte! E’ un tipo particolare? Ma se ogni volta che lo vedi ti fai il segno della croce e ti raccomandi a Dio? Ma vien via!!

Palmira (angosciata): O se fosse qui il mi poero Dante!... Tutte queste brutte parole un si direbbero… (e ricomincia a piagnucolare)… O Dante dove sei?

Armida: Ecco, ci risiamo coi lamenti! Ma questa giornata un finisce mai?

Attilio: E la fo finire io, ora vi butto tutti fori! Andate via tutti, (guarda Armida) anche te!

( Alessandro va via indispettito, Lorenzo e Palmira vanno in camera del
nonno)

Armida: E no, io sto qui! Questa è pure casa mia, perciò decido io quando uscire! E meno male che sotto le feste di Natale, ci si sente tutti più boni! Pensa te, che sarebbe successo se l’era novembre!!

(In quel mentre rientra in salotto Lorenzo)

Lorenzo (sconsolato): Scusate, ma prima ero tornato anche per darvi una bella notizia! Ora, l’ho detto alla mamma perché volevo farla sorridere un po’, dopo quello che è successo, ed invece è scoppiata a piangere e non si ferma più! Non so più che pesci prendere!

Attilio: Nemmeno tu prendessi uno squalo riuscirebbe a digerirla!

Armida: Sempre il solito lui, con le sue battutacce acide (si avvicina a Lorenzo). Ma dicci un po’, qual è la bella notizia? Anch’io ho bisogno di tirarmi un po’ su!

Lorenzo: Ecco vedete, cari zii, io ed Agnese ci sposiamo l’anno nuovo!

Attilio: Questa notizia se non sbaglio ce l’hai già data altre volte!

Lorenzo: Ma questa volta è quella bona!

Attilio: Veramente, l’eran bone anche quell’altre!

Lorenzo: Ma ora mi sento che è quella giusta! Un mangio nulla, la notte un riesco a chiudere un’occhio, sento dei rumori nello stomaco, non ho voglia di fare niente! Starei sempre a letto!!

Attilio: Per me, l’è un periodo di stancaia, ti basteranno un po’ di vitamine!

Armida: Attilio, frena quella linguaccia! Bravo Lorenzo, sono proprio contenta, Agnese è una brava figliola e stanno bene anche a soldi! Bravo! (Un bel bacio sulla guancia)

Lorenzo: O poteva essere così contenta anche la mi’ mamma a codesto modo? Invece un fa che piangere!

Armida: Ma e le son lacrime di felicità!

Attilio: No! Le son lacrime di disperazione!

Armida: O perché?

Attilio: Perché andato via Lorenzo di casa,… e la rimane da sola con Alessandro…!!

(Attilio tira fuori dalla tasca dei pantaloni un corno rosso che bacia tre
Volte e poi lo rimette via)

Lorenzo: Bè, zio, adesso penso proprio che stai esagerando! Comunque ora vado a trovare la mia bella Agnese. Ciao cara zietta! (e la bacia) ciao zio!

(Esce di scena ma si sente che saluta qualcuno sulla porta d’ingresso)

Lorenzo: Buona sera, chi desiderate? Chi siete?

Calindro: Buona sera a voi! Cerchiamo il Sig. Attilio Calessi.

Lorenzo: Ah, bene, entrate in salotto troverete mio zio Attilio con la moglie. Buona sera!

Calindro: Grazie. Permesso? Possiamo entrare?

(Attilio ed Armida si guardarono stupiti nel vedere entrare due strani titpi
vestiti di nero con le loro borse ed occhiali scuri)

Attilio: Entrate… entrate, chi siete?

(Mentre parla si avvicina a loro incuriosito. Calindro sta per rispondere,
quando Attilio lo blocca)

Attilio: Un momento…

(Gira intorno ai due strani tizi squadrandoli bene dalla testa ai piedi…)

Attilio: Ho capito! Ho capito! A giudicare dall’aspetto felice, scommetto che siete amici di quello iettatore di mio nipote Alessandro!

Ernesto: E’ vero ci manda suo nipote! Ha già parlato con lui? Bene!

Attilio: No, un so niente. Perché vi ha mandato qua? E voi chi siete?

Calindro: Siamo i fratelli Calindro (si porta una mano sul petto) ed Ernesto (indicando il frartello) De Funtis, dell’impresa funebre De Funtis!

Armida (allarmata): Impresa funebre?... Ma…ma ci deve essere un grosso errore!!

Ernesto (risentito): Gentile signora, noi non facciamo mai errori!

Calindro: Mai!! La nostra onorata ditta fondata dal caro estinto Amedeo De Funtis nel 1805 a Firenze, non ha mai commesso errori! Devo quindi dedurre che se c’è stato un errore è sicuramente a vostro carico. Di conseguenza, dovrete pagare il disturbo per essere arrivati fino a qua!

Attilio (stizzito): Un momento! Pagare il disturbo?! Ma se siete venuti voi a disturbare noi che ce ne stavamo tranquilli tranquilli nel nostro salotto? Semmai, sarete voi, a doverci pagare, cari signori!

Armida: Santo cielo che baraonda! Ma cerchiamo di capirci una buona volta. Cosa vi ha detto Alessandro? Perché è venuto da voi?

(Entra Palmira a testa bassa, parlando quasi tra se)

Palmira: Poero babbo, questa volta un ce la fa, un ce la fa… è più morto che vivo!

(Nel pronunciare l’ultima fase alza gli occhi e vedendo i fratelli De Funtis
si spaventa)

Palmira: Madonnina Santa, o chi so questi due?

(Attilio che non perde mai l’occasione per prendere in giro Alessandro…)

Attilio: Ma come… guardali bene… indovina chi li manda?

Armida: Attilio ora basta! Falla finita! Già ce n’è poca di confusione, ti ci devi mettere pure te! Oddio che mal di testa, che giornata e la mi sembra di 50 ore!

Palmira (piagnucolando): Ma insomma, chi so questi due signori? Che vogliono da noi?

Ernesto: Dunque, nel tardo pomeriggio il Signor Alessandro è venuto da
noi chiedendo il nostro aiuto riguardo ad un vostro caro defunto.

(Attilio, Palmira ed Armida si guardano fra se)

Calindro (con aria soddisfatta): Già è così! Noi ci occuperemo di tutto con una modica somma: della vestitura, della veglia, del trasporto. Così voi, che sarete sicuramente distrutti dal dolore, non avrete nessun tipo di preoccupazione e potrete dedicarvi senza problemi al vostro caro estinto.

Attilio: Defunto,…estinto…trasporto ma… Ah, ora ho capito chi siete!! Becchini, ecco chi siete, becchini!!

Palmira ed Armida (spaventate): Becchini?!?

Calindro (risentito): Questo è un termine volgare e popolano!

Ernesto: Caro signore ci porti rispetto!

Attilio: Insomma parliamoci chiaro, Alessandro vi ha chiamati per sistemare definitivamente il nonno!! A grandi linee potrei anche essere d’accordo ma… vedete cari signori,c’è un grosso problema da risolvere non indifferente: il morto in questione non è morto!!

Calindro ed Ernesto: Come?! Macchè dite?

Palmira: Oddio mi sento male (e risiede sventolandosi il fazzoletto sul viso)

Armida: Signori per favore, un po’ di calma! Accomodatevi, così ci riprenderemo tutti.

(Tutti si siedono intorno al tavolo e cominciano a guardarsi zitti per un
minuto aspettando che qualcuno inizi a parlare, poi lo fanno
contemporaneamente… )

Palmira: Poero babbo, deve morire per forza…

Armida: Tutto ha un limite…

Attilio: Se si viene a sapere fuori, sono rovinato…

Calindro: Non è mai successa una cosa simile…

Ernesto: Dobbiamo prendere in mano la situazione…

(Tutti si bloccano guardandosi in cagnesco, poi stanno per riaprir bocca
tutti insieme di nuovo, quando Attilio alza le mani bloccando tutti…)

Attilio: Altolà, fermi tutti! Un dite una parola!

(Grosso sospiro all’unisono dei restanti quattro)

Attilio (con fare importante): Indubbiamente ci troviamo di fronte ad una particolare situazione, molto delicata, ed io che sono un uomo di commercio, riuscirò a sbrogliare la matassa alquanto ingarbugliata!

(Mentre parla, Armida e Palmira si guardano scuotendo la testa)

Armida: Ma quale matassa? Non c’è nessuna matassa da sbrogliare, perché non c’è nessun problema. Niente morto, niente problema!

Palmira: E’ vero! Poero babbino e gli è sempre vivo, un so’ per quanto, ma respira ancora! Finiremo nelle fiamme dell’inferno con tutti i vestiti addosso, con questi brutti discorsi!

Attilio: All’inferno ci so’ già!

Armida (alzandosi): Basta! Cari signori ora vu potete anche andar via, perché un se ne fa niente dei vostri aiuti!

Calindro (alzandosi): Bè, date le circostanze, anche noi ne conveniamo. Perciò, Ernesto, prepara il conto dei signori per il disturbo della chiamata.

(Ernesto tira fuori dalla cartella nera un foglio dove scrive il conto e lo

Porge ad Attilio che lo guarda e dice…)

Attilio: Fratelli Defunti…

Calindro: Prego, fratelli De Funtis!!

Attilio: Vabbè! Dicevo fratelli De Funtis… (li guarda come per aver la loro approvazione sulla pronuncia del cognome) visto che sia voi chi io siamo commercianti…

(Armida tocca Palmira)

Armida: Ci risiamo!

Attilio: … vediamo di trovare un accordo!

Armida: Un’accordo?!? Ma che dici, t’ha dato di volta il cervello?

Palmira: O Gesù, un vorrai mica far fori il babbo?

Calindro: Non vedo come sia possibile un accordo! Non c’è la materia prima.

Ernesto: Il morto!!

Attilio: Si è vero. Non c’è il morto, ancora, ma dobbiamo guardare sempre avanti verso il futuro…

(I quattro si guardano fra se con aria interrogativa)


FINE SECONDO ATTO



TERZO ATTO


I mobili sono gli stessi. L’albero di Natale è stato tolto. Decentrato verso destra c’è il letto con il nonno disteso, i quattro ceri laterali accesi, le quattro comari vestite di scuro, disposte ai lati che guardano la salma, con i mano i rosari.

Alduina: Ma lo vedete? Poero Sig. Zeus fino a ieri sgambettava per casa ed ora è qui, morto stecchito!

Lidia: E già! La mi poera mamma mi diceva sempre: “Attenzione, oggi in figura, domani in sepoltura!”

Vittoria: I vecchi proverbi hanno sempre ragione!

Teresa: C’è da dire, che ora ci sarà un po’ più di tranquillità in questa famiglia.

Alduina: Eh certo… che questo Zeus unn’è stata roba bona. Ha sempre fatto tutto quello che gli è parso e la famiglia l’ha sempre messa per ultima. Un c’era mai!

Lidia: Verissimo! La mi poera mamma mi diceva sempre cose da rabbrividire su di lui! I soldi che guadagnava lavorando in Francia, se li spendeva tutti e a casa dovevano tirar la cinghia!La su poera moglie piangea sempre!!

Vittoria: Oh che infame ed egoista! Sarà finito sicuramente a bruciare tra le fiamme dell’inferno (fa il segno della croce)

Teresa: Però, s’è fatto 3 case qui in città e 2 in campagna e deve avere tanti soldi in banca!

Alduina: Si, chissà come avrà fatto! Forse aveva qualche traffico segreto!

Vittoria: E certamente cose losche.

Lidia: La mia poera mamma mi diceva sempre che in casa gli mancava di tutto!

Alduina: I figlioli li ha tirati su da sola la moglie con tanti sacrifici.

Vittoria: Bè, Attilio però, unn’è venuto su molto bene!

Teresa: Mamma mia, sempre così acido, così bisbetico! Mentre Palmira un fa che piangere!

Alduina (si piega vicino al viso del morto per osservarlo meglio): Lo sapete che… più lo guardo e più mi rendo conto: quanto è brutta la morte!!!

Lidia (anche lei si avvicina al viso): E vero! Lui è rimasto tale e quale. La mi poera mamma mi diceva sempre che quando uno more all’improvviso, i lineamenti si distendano ed il viso migliora. Invece qui…, nessun cambiamento!

Alduina: Madonnina, o quanto avranno speso per comprare questo vestito?

Teresa: Mah, certo penso poco, visto quanto è brutto.

Vittoria: Per me, l’hanno comprato al mercato delle Cascine!

Lidia: Ma badate che scarpe! Occhè si mettano ad un morto, delle scarpe così sportive? Ci volevano classiche, di pelle nera!

Vittoria: Hai ragione, e poi potevano anche comprargliene nuove!

Lidia: Che spilorci, con tutti i soldi che il vecchio gli lascia, potevano aggiustarlo anche meglio!!

Alduina: Eh poerino… aggiustarlo meglio?!? Brutto com’è, c’è poco da aggiustarlo! Andava rifatto novo!

Teresa: Suvvia,… non era poi così brutto!

Vittoria: Eh… lo sappiamo che a te ti piaceva anche da vivo!!

Teresa (fa spallucce): Madonnina Santa, questi discorsi davanti ad un morto!

Vittoria: E’ peccato!! (si fa il segno della croce)

Alduina: Il peccato è, che mi tocca stare qui a veglia, quando a casa mia ho tante cose da fare!

Lidia: Anch’io! Ho una fraccata di panni da stirare ed un’altra già pronta da lavare! Un si finisce più!

Teresa: Tutte, ci sa da fare le nostre cose!

Vittoria: Ma come si faceva a non venire?

Lidia: Poere noi, con la lingua che si ritrova Armida… s’era già sistemate tutte!

Alduina: Vi ricordate quando l’è morta Lella ad ottobre? Armida, quante ne disse di Vittoria che non potette venire?

Vittoria: E’ vero! Meno male che c’eravate voi a difendermi!

Tutte e tre: Eh si… meno male… ci s’era noi… si…

Alduina: Altro che vestito! Ti rifaceva tutto l’armadio…

(Nel mentre entrano Palmira che piange ed Armida che cerca di consolarla… )

Armida: Suvvia Palmirina, calmati ora.

(Vittoria e Teresa si allontanano dal morto e vanno a sedersi al tavolo recitando il rosario piano piano, ma non perdono di vista nessuno. Palmira ed Armida sono intorno al morto)

Palmira: Un ce la faccio… le lacrime mi scendono da sole… poero babbino mio, chi lo credeva?

Armida (verso le comari): Grazie, grazie per essere venute tutte, lo sapevo che su voi potevo contare! Sempre così gentili… premurose… e sempre con una buona parola per tutte…

Alduina: Ci mancherebbe!! Oh Armida occhè discorsi fai? Per un’amica come te!

Lidia: Guarda, si diceva prima con le altre, di come sei sempre stata così affettuosa con tutte noi!

(Armida fa cenno di comprensione mentre Palmira si rivolge a Zeus)

Palmira: Oh babbo, caro babbino, spero che da dove sei ora, ci darai uno sguardo, ci aiuterai!

Alduina (ironica): Ma certo che lo farà! Come potrebbe essere altrimenti! Da vivo l’ha sempre fatto, figuriamoci da morto!

Lidia: Eh si, la mi’ poera mamma mi diceva sempre del bene sul caro Zeus, loro si conoscevano. (Fa cenno di conferma verso le altre che anniuvano)

Alduina: E’ vero! Attaccatissimo alla famiglia, un gli faceva mancare nulla! In Francia, lavorava sodo! Unn’è vero?

Armida (ironicamente): Eh si, lavorava!

Palmira: Parole Sante, quanto si è dato da fare lassù! Ci mandava tutti i soldi a casa, ma mamma piangeva lo stesso, perché e glieran sempre pochi, un bastavan mai…Perché la paga, sapete, l’era sempre bassa bassa pure lassù!

Alduina: O perché, allora, l’è rimasto? Potea tornarsene a casa!

Palmira: Eh poerino… ormai l’era partito!!

Armida: Eh si, l’era proprio partito…

Alduina (si avvicina al morto per guardarlo meglio): Oh donnine,
guardatelo! Com’è bellino! Che pelle liscia… la sembra quella
di un bambino!

(Nel frattempo si sono tutte avvicinate al morto annuendo e piagnucolando)

Vittoria: Se un si sapesse che è morto… e sembra dorma sereno!

Teresa: Ha proprio una bella faccia distesa…

Lidia: Sicuro! La mi’ poera mamma mi diceva sempre che quando uno more con questa faccia, è perché sta incontrando gli angeli!!

Vittoria (facendo il segno della croce): Starà sicuramente volando in Paradiso!

Palmira (commossa): Grazie, grazie mille, amiche mie, per tutte queste belle parole di conforto. Sapere che il poero babbino sta volando in Paradiso, m’è di grande aiuto.

Armida: Cara cognata, come potrebbe essere altrimenti? (Si gira per guardare le altre) Un uomo così… (le comari annuiscano ironicamente) buono… gentile… altruista… dove volevi che andasse?

(Nel frattempo Palmira si siede)

Palmira (sospirone): E’ proprio vero che avere vicino delle amiche come voi, è una gran consolazione in momenti come questi!!

Armida: Eh si, una gran fortuna!

Alduina: Ora basta, sennò ci sale un nodo alla gola, che non ci fa parlare più!

Armida (fra se): Un nodo?!? Nemmen gli staccassero la testa le starebbero zitte!!

Vittoria (guardando il morto): Ma che bel vestito! Di sicuro lo avete comprato in centro!

Teresa: Si vede che non avete badato a spese per il poero Zeus.

Lidia: Avete fatto benissimo! La mi’ poera mamma mi dicea sempre, che l’affetto che si ha verso un nostro caro, lo si vede anche da come lo curiamo per fargli fare l’ultimo viaggio!!

Alduina: Quindi, per come lo avete sistemato, è segno che l’avete amato proprio tanto… tanto.

(Entra Attilio, si soffia rumorosamente il naso, si asciuga gli occhi, va
vicino al morto, mentre le comari si dispongono intorno a Palmira, seduta
al tavolo, per consolarla e recitare il rosario. Attilio le guarda con astio,
nasconde il fazzoletto.)

Attilio: Bè? Non mi risulta che oggi sia giorno di mercato! Che fate tutte qui?

(Le comari si guardano seccate fra loro, Palmira piange)

Armida: Attilio, sei un gran maleducato. Nemmeno davanti alla salma del tu’ babbo sai tenere a freno la lingua? Queste signore, sono venute per consolare Palmira e dare l’ultimo saluto al tu’ poero babbo!

Attilio (seccato): Bene! Signore, se avete finito, vu’ potete anche andare, tanto ora ci so’ qua io!

Palmira (verso le comari): Scusatelo, scusatelo tanto, ma l’è il dolore per la perdita dell’amato padre che lo fa sragionare così.

Alduina: Eh si,… si capisce… suvvia donnine, andiamo che ora ci sono i suoi cari che lo veglieranno così da soli daranno sfogo al proprio dolore!

Attilio: Occhè la prende in giro? Se la un si leva subito da qui insieme a quelle tre befane, il mi’ sfogo se lo ricorderà per un bel pezzo!

(Le comari stanno per protestare quando Alduina decisa le ferma e con voce autoritaria…)

Alduina: Signor Attilio, non intendevamo offenderla, ma capisco che non siamo bene accette da lei, perciò, leviamo subito il disturbo!! (va verso le altre, poi si ferma) e stia certo, che non verremo mai, alla sua veglia! (si gira voltandogli le spalle…)

Attilio (su tutte le furie): Brutta impertinente! Venire alla mia veglia? Sarò
io che verrò al tuo funerale e porterò dietro la banda comunale, fuori di qui! Subito!

Armida (verso le comari): Non ho parole! Scusatelo di nuovo, andate ora e
grazie mille a tutte!

(Le comari escono salutando la piagnucolante Palmira mentre Attilio volta loro le spalle)

Palmira: Nemmeno vedere il tu’ poero babbo morto, ti fa essere un po’ più gentile con il prossimo. Comincio a credere che tu sia il demonio!

Armida: Comportarsi così sgarbatamente, verso delle gentili signore, che hanno liberamente dedicato il loro tempo per venire qui, è veramente incredibile…

Attilio: Incredibile, è come voi non vi rendiate conto, di come sono false le loro attenzioni! Ma già, a voi basta ciaccolare…

Palmira: Basta leticare! Poero babbino, cosa deve ancora sentire (si avvicina a lui e lo guarda con grande devozione) E’ proprio bello, elegante, un vero signore! Chissà se s’incontrerà con il mi’ poero Dante!!

Armida: Può darsi! Magari… non subito,… l’è morto ieri!!! Lo dovrà cercare…

Attilio: E quando lo troverà, festeggeranno la sospirata libertà, di non vedervi più né sentire le vostre stridule voci!

Armida (stizzita prende a braccetto Palmira): Andiamo via anche noi, sennò fo’ una pazzia e lo mando io a cercare il tu’ Dante! Vieni cara, andiamo un po’ in cucina da Annetta!

Attilio: Oh finalmente, t’ha capito di dover andar via, che voglio rimaner da solo.

(Attilio diventa triste ed assorto, guarda il babbo, passeggia, si soffia il
naso, riguarda la salma, sospira, fa l’atto di parlare ma non esce una
parola, non sa trovare il coraggio, poi si avvicina, lo guarda…)

Attilio: Non so che dire. Sono confuso. Ho mal di testa. Ho un nodo alla gola. Mi brucia. Devo confessarti che ultimamente non vedevo l’ora di vederti così, steso, morto stecchito, ma… ora non lo so più! Noi non siamo stati mai bene insieme, nemmeno quando ero bambino. Non ci siamo confidati mai, noi non si parlava, ma si discuteva, si leticava, non c’eri mai e la mamma piangeva! Poi… sei tornato dalla Francia e sono cominciate le vere guerre. Sei invecchiato, hai perso le forze, ma non l’arroganza e le tue continue osservazioni mi hanno riempito il cervello ed il cuore di amarezze!
Per te… non ho mai fatto niente di buono. Comunque… anch’io, sono stato duro e non ho mai cercato una via di pace. Ma adesso… invece di essere contento che la nostra guerra sia finita… sento un male, qui, nel petto, come se una mano mi stringesse il cuore e mi togliesse il respiro!... Mi sento vuoto dentro, come se una parte di me si fosse staccata…

(Piange, si allontana dalla salma, si soffia il naso e siede poggiando la testa fra le braccia incrociate sul tavolo. A questo punto la mano di Zeus si muove, prende dalla propria tasca un gran fazzoletto e si asciuga gli occhi, commosso dalle parole del figlio. Attilio, non vede né sente niente, rimane nella stessa posizione. Zeus, rimette in tasca il fazzoletto, guarda più volte il figlio, sta per alzarsi dal letto, quando sente delle voci, così, ci ripensa e si risdraia. Attilio si scuote nel sentir parlare, si alza e mentre si avvicina al morto entrano in scena Annetta e Gino)

Annetta: Oh babbo, ero sicura di non trovarti qui, credevo fossi uscito. So che t’impressioni!

Attilio: Si, è vero, ma sai Annetta, non pensavo che la morte del babbo mi colpisse così. (Come se parlasse fra se) No, non lo pensavo.

(Gino volta le spalle al morto, in posizione laterale al letto, così che Attilio
non vede la mano di Zeus che tira ogni tanto la giacca di Gino, il quale
ripetutamente si gira per guardarlo e dirgli di stare fermo. Gino ed Annetta
lo sanno che è tutta una farsa. Il nonno è felice che Attilio dimostri
di volergli bene e guarda Gino ed Annetta con soddisfazione, abbassando
la testa quando Attilio può vederlo)

Gino: Vede, Signor Attilio, in questo caso, la morte può avvicinare due persone che sono sempre state, diciamo… lontane…

Attilio: …eh, caro dottore, lei dice bene, ma ormai i giochi sono fatti! Zeus è fra le braccia della Nera Signora…

(Zeus a queste parole fa i dovuti scongiuri)

Annetta: Ma se tu potessi, ma non è possibile, ma… mettiamo che tu potessi riparlarci, faresti pace con lui? Lo abbracceresti?

(Zeus fa ripetutamente si con la testa e si asciuga commosso gli occhi)

Gino: Forza, dica la verità, lo dica ora! Forza! Su!

Attilio: Oh, oh… calma eh! Ci devo pensare! Devo ragionare!

Annetta: Queste le son cose che non si ragionano, le si fanno con il cuore e basta!

Gino: Ovvia, Signor Attilio la si butti!

(Zeus nel frattempo, sempre non visto dal figlio, è seduto sul letto,
sperando in una risposta positiva, Attilio si gira di scatto e di scatto Zeus si
rimette giù)

Attilio (sospira): E va bene! Accidenti! Si, si lo abbraccerei! Ho sempre desiderato farlo, ma lui è sempre stato indisponente, puntiglioso, ma ora, che dire? Lo vedo piccolo… indifeso… magari soffriva pure lui! Unn’è vero? (soffia il naso commosso)

Annetta (lo abbraccia felice): Si, caro babbo, anche lui soffriva! Ma come sono felice ora! A modo suo, come te, ti vuole bene!

Gino: Anch’io sono contento che le cose si siano sistemate fra voi! Così al nostro matrimonio, tutti saremo sereni.

Attilio (sbigottito): Io un vi capisco mica sapete? Ma che state blaterando? Parlare di matrimonio, di felicità, quando fra poche ore faremo un funerale!! Ah, lo sapevo! Il puzzo di Alessandro ha contagiato anche voi!!

Annetta: No, no, ora ti spieghiamo. Siediti! Allora, il nonno ha pensato di…..

(Gino sta per tirare su il nonno dal letto quando entra Alessandro
sofferente)

Alessandro: Santo cielo che disgrazia! (si avvicina al nonno)

Attilio (indispettito): La disgrazia più grande è il tuo arrivo! Sei venuto per accertarti che i tuoi fluidi da iettatore, abbiano fatto effetto?

Alessandro: Zio, un voglio leticare ora, in questo momento di dolore!

Attilio (alza la voce): Dolore? Ma buttala giù questa maschera di menzogne! Sono convinto che dietro, c’è la tua vera brutta faccia!!

Alessandro: Ma che dici? Il mio viso è sempre questo, non nascondo nulla, io!!

Attilio: Appunto! Per una volta penso che tu abbia detto il vero! La faccia dietro la maschera è sempre la stessa, perché tu sei brutto dentro e fuori. Dolore?!? Tu non sai nemmeno che vuol dire. Si prova dolore per una persona, quando la si è amata, non come te, che di lui volevi solo i suoi soldi. Regali e complimenti, solo per farti bello ai suoi occhi, non per il gusto di fargli un dono! Il tuo cuore è nero come la pece!!

Alessandro (con superiorità): Ma che belle parole!! Però, vedi caro zio, penso che tu, le abbia dette, anche perché ti ci riconosci. Non mi sembra che tu abbia amato così tanto questo padre! Almeno io, i doni li ho fatti, mentre tu, gli facevi desiderare anche il mangiare, da quello spilorcio che sei!

Attilio (con calma apparente): Vedi, caro nipote, c’è una grande differenza tra noi! Si
è vero, ho avuto un comportamento aspro e duro con lui, ma era un modo per attirare la sua attenzione. Mi mancava il suo affetto e ho sbagliato nel cercarlo così, ma dentro di me soffrivo e perciò lo attaccavo per fargli provare la mia stessa sofferenza, ma tu, sei solo un meschino cercatore di soldi, perciò adesso, fuori di qui!! Anzi no! Vado via io, ma quando tornerò, non voglio trovarti più qui! E non presentarti al funerale, perché nella buca, ti ci butto a te!! Tanto sei già vestito per l’occasione! (ed esce)


(Zeus non visto, gioisce sul letto, per le parole del figlio. Annetta e Gino vanno in cucina, scuotendo la testa per il brutto scontro. Alessandro, rimasto solo, si avvicina al letto, gli gira attorno. Guarda il corpo del nonno con attenzione ma con disgusto, poi si ferma vicino vicino…)

Alessandro: Ah… finalmente sei morto!! Ti ci voleva così tanto?... Sento
già una certa puzza! Mamma mia, visto così da vicino sei proprio brutto e la morte non ti è stata di grande aiuto!! Oh, oh…sei già all’inferno?... Come sta Belzebù?

(Zeus apre di colpo gli occhi, lo guarda e…)

Zeus: Perché non glielo domandi tu?

(Alessandro spalanca gli occhi inorridito, balza indietro e comincia a balbettare parole senza senso, agitando le braccia, pesticcia sul posto ma non riesce a muoversi. Zeus si alza dal letto e si incammina verso di lui con le braccia tese come per afferrarlo. Alessandro, poco prima che Zeus lo tocchi, riesce a scappare per la stanza gridando…)


Alessandro: Aiuto, non è vero! Non ci credo, tu sei morto! Aiutatemi è un
incubo terribile! Aiuto… (esce di scena)

(Zeus ride a crepapelle, si butta per terra, tenendosi la pancia, poi seduto…)

Zeus: Non ridevo così da anni, o forse così non ho riso mai! Dovevo morire per ridere così di cuore! Che faccia ha fatto quel brutto imbecille, è fuggito come se lo rincorresse la morte!!... Come gridava giù per le scale, lo prenderanno per matto. Se lo merita quel brutto iettatore! Ma poi… il somaro che dà di ciuco all’asino!! Ma s’è visto bene lui? Certo che questa l’è proprio un’idea grandiosa! Fingersi morto per sentire quello che pensano di te. Peccato che un si ripossa fare ogni tanto… giusto per un aggiornamento familiare! Poi… se penso a quelle quattro befane avvizzite… o quante n’hanno dette! Meno male che son morto solo da ieri… (poi si commuove) Ma il mio caro Attilio? Che belle parole! Non è da tutti far piangere un morto! Ora quando rinvivisco gli fo un bel regalo! Lascerò che sia lui a pensare ai miei soldi! Che peso levato!! E Palmira? Santo cielo, quella piange sempre! Piange se è felice, piange se è scontenta… deve avere delle perdite!... Ma… icchè fo ora? Se vo’ di là, ne stendo tre o quattro! Oddio arriva qualcuno.

(Velocemente si sistema sul letto come prima. Entrano Adele ed Armida.)

Adele: Signora Armida, che disgrazia! E’ successo tutto insieme?

Armida: E già! Fino a ieri mattina, camminava per casa, ha mangiato, ha trovato anche la forza di leticare… Sapeste che baraonda è successa quando ieri siamo tornati da fuori. Cose da matti, una vera vergogna, da non raccontare!

Adele: Davvero??... La mi dica…

Armida: Veramente… e le son cose di famiglia, molto delicate!

Adele: Ma, ormai ci si conosce da anni! Lo sa che sono una tomba! Che forse ha sentito dire da qualcuno che io sparlo in giro?

Armida: Veramente…(annuisce con la testa)

Adele: Mai!

Armida: E… va bene! Almeno mi sfogo un po’, un mi farà che bene.

Adele: O brava! Fa male sa tenersi tutto dentro, bisogna buttar fuori! Se no’ viene l’ernia di Natale!

Armida: Giusto! Siamo anche nel periodo delle feste, può essere pericoloso! Sono così delicata di salute!

Adele (guardandola meglio): Chi l’avrebbe a dire!

Armida (seccata): L’apparenza inganna!

(Le due donne sono rimaste nella parte sinistra della scena, vicino al
tavolo, non guardano verso la salma che a questo punto si agita nel letto,
dando segni d’insofferenza…)

Adele (molto sdolcinata): Suvvia, da brava, si sfoghi! Che è successo? C’entra il testamento? L’eredità?...

(Armida sta per parlare quando entrano Agnese e Lorenzo per mano.
Armida si blocca, Adele è scocciata per l’interruzione)

Lorenzo: Poero nonno, non si godrà nemmeno il pranzo di Natale! Ci teneva così tanto!

Agnese (si avvicina al nonno con Adele): Mamma, guarda bellino, ha la faccia sembra sorridente, contento…

Armida: E ci sta che abbia cominciato a far dispetti, anche dov’è andato! E’ più forte di lui! Ma prima, l’avete sentite quelle urla per le scale? Non c’è più rispetto nemmeno per i morti!

Lorenzo: Accidenti se le ho sentite!

Adele: Un ci si capiva nulla!

Agnese: Saranno stati quei ragazzetti del terzo piano, a far chiasso per le scale, per loro non c’è morte che tenga… giocano!

Armida: E pareva più che si scannassero! Mah, brutti tempi, un c’è più il rispetto d’una volta!

(Zeus non visto, ride contento pensando ad Alessandro terrorizzato).

Adele: Bé, cara Armida, la si faccia coraggio. Vieni Agnese, noi andiamo, ci vediamo al funerale! Tornerò presto a trovarla, per sentire come la sta, così se volesse sfogarsi, ci sono io che l’ascolterò con vero piacere!

Armida: Di questo ne sono sicura. Non si preoccupi che penserò a lei. Arrivederci e grazie di nuovo!

(Adele ed Agnese escono)

Lorenzo (si avvicina con Armida al nonno): Cara zia, sono davvero dispiaciuto per il nonno! Non mi sembra vero! Ultimamente si lamentava, però a volte avevo l’impressione che ci giocasse! Era un gran burlone!

Armida (va al tavolo): Hai ragione, ci sarà un gran vuoto! Mi faceva spesso arrabbiare, ma era buffo e metteva allegria. Mi accorgevo, quando fregava il salame e formaggio dalla dispensa, ma non ho mai detto nulla. Poer’omo, Attilio voleva che stesse a dieta, ma non per cattiveria… ma per fargli dispetto! (si commuove). Penso proprio che mi mancherà questo vecchietto indisponente! Gli avevo preparato anche un bel regalo, ma glielo avrei dato di nascosto ad Attilio!...

Lorenzo: E perché di nascosto?

Armida: Perché… è un pacco pieno zeppo di dolci che gli piacevano tanto! (parla come se assaporasse il sapore…) Panforte… ricciarelli… torrone morbido… e quei fichi secchi ripieni di noci che lo facevano impazzire… e…

(Zeus a quelle parole non resiste più!! Balza sul letto e grida…)

Zeus: Ah, che disgrazia! Che peccato non poterle mangiare! Che sfortuna che sono morto!! Ah… povero me!

(A quel punto Armida spalanca gli occhi e senza una parola cade a sedere
sulla sedia, riuscendo solo a spalancare la bocca senza che un grido esca e
punta il dito verso di lui. Lorenzo porta una mano alla bocca, mentre Zeus
continua a gridare…)

Zeus: Ma dovevo morire proprio a Natale? Sono sempre stato sfortunato con le feste!...

( Poi si accorge di essere seduto sul letto con quelle due persone
paralizzate dallo spavento che lo fissano senza muovere un muscolo)

Zeus: Bé?... perché mi fissate così?... Mi fate paura… che c’è di male? Mi sento meglio!!

(Armida rimane zitta e si passa ripetutamente una mano sugli occhi, come
per far scomparire quella visione, mentre Lorenzo si schiarisce la voce per
parlare)

Lorenzo: Ma non è possibile, non ci credo!... Nonno!

Zeus: Lorenzo!

Armida: Zeus!

Zeus: Armida! Ecco, ci risiamo di nuovo con le presentazioni! E pensare che il rimbambito di casa sono io!

Lorenzo: Non ci posso credere! Sei tornato!!

Zeus: Veramente, non mi sono mai mosso! Tu sapessi che dolore alle ossa, stare fermo tutto quel tempo! Credevo di morire!

Armida (balbetta): Non è possibile! Sei vivo! (lo abbraccia forte ed anche Lorenzo lo stringe a sé)

Lorenzo: Caro nonnino, deve essere stato un caso di morte apparente!

Zeus: Si, hai ragione, perché il parente che mi ha aiutato è la mi’ nipote Annetta ed il dottor Gino!

Lorenzo (ridendo): Volevo dire che è un caso dove uno sembra morto ma non lo è….

Armida: Santi del Paradiso! Un miracolo proprio qui! Con tutte le bestemmie del mio Attilio? Chi l’avrebbe mai detto! (con voce minacciosa) Oppure è un avvertimento…: se non la smettete con gli accidenti e le sperpetue , ecco quello che vi accadrà!! Morti viventi!! (si fa il segno della croce) Madonnina Santa!

Zeus: Macchè farfugli, un lo vedi che so un vivo vivente? (e si rizza sulla schiena con le mani sui fianchi) Ho fatto finta d’esser morto!

Armida: Davvero?!?

Lorenzo (pensieroso): Forse ho anche capito il perché!

(Entrano Annetta e Gino)

Gino (ridendo): Ah, mi pareva di aver sentito la voce del nostro caro morto!

Annetta: Nonno, meno male che questo farsa l’è finita, un se ne poteva più di fingere dell’altro! Ci dispiaceva troppo per chi soffriva!

Armida (stizzita): Tu, sapevi tutto, e non ti sei confidata con la tua mamma?!?

Gino: Non si arrabbi, signora Armida, ma è stata una promessa solenne al nonno!

Armida: Ecco, l’è appena rinvivito, che già rompe!!

Lorenzo: Nonno, so così felice di riparlarti!

Zeus: Alessandro è stato il primo ad avere questo onore! E penso che l’abbia molto apprezzato, perché si agitava tutto, dall’emozione non è riuscito a dire nulla… Unn’ho capito una parola! (trotterella felice per la stanza)

Lorenzo: Altro che parola, credo che siano state quelle urla per le scale che si so sentite prima… le parole di Alessandro.

Gino: Se la meritava una paura da 90.

Armida: Santi del Purgatorio, che succederà quando lo sapranno Palmira ed Attilio? Caro dottore, è meglio che la stia vicino alla poera Palmira, perché ho paura che le possa venire un colpo, quando lo vedrà in piedi.

Gino: Non c’è problema è mio dovere. Ma penso che la nostra Palmira sia più forte di quello che si pensi. Piuttosto Attilio che farà?

Annetta: Lo abbraccerà felice…

Armida: Certo, come no! Lo abbraccerà così forte da stritolarlo e lo rimanderà da dove è venuto!

Annetta: No, mamma, le cose son cambiate! Grazie a questa farsa del nonno, finalmente i due si so chiariti e babbo ha capito di volergli tanto bene!

Armida (allarmata): O Gesù, vuoi dire che anche babbo è steso da qualche parte della casa e si è incontrato con lo spirito del nonno?

Gino (ridendo): Ma che dice, le pare una cosa possibile?

Armida (arrabbiata): A me un mi pare proprio nulla, sa! Non mi faccia arrabbiare e poi finiamola con questa storia del morto e vivo! Non ci capisco nulla e non voglio capire niente! (si accascia sulla sedia con Zeus felice che le gira intorno) Chiamate quei due e diamoci un taglio… Ho la testa in frantumi!

Zeus (si ferma): No, prima voglio Palmira e poi Attilio!

Lorenzo: E perché? Meglio insieme…

Zeus: Nooo, mi diverto troppo a spaventare la gente, non mi capiterà più di fare il fantasma di casa.

(Gino, Annetta, Lorenzo ridono, mentre Armida si altera, picchia una
mano sul tavolo mentre si alza)

Armida: Basta! Capito?! Hai 100 anni fra poco e continui con queste scemenze, non ne posso più!

(Zeus s’è fermato di colpo e la guarda intristito, anche gli altri si sono
zittiti. Armida bloccata, guarda la faccia seria dei presenti e dopo un
momento di riflessione, scoppia a ridere…)

Armida: E sia! Divertiamoci, ha ragione Zeus! Finiamo questa storia in allegria, ma vediamo almeno di ricavarci qualcosa di buono! E poi voglio vedere se il caro adorato Attilio riuscirà anche in questo caso a dire qualcuna delle sue acide battutacce!

(E’ tornata l’allegria fra tutti)

Armida: E ora su, prepariamoci! Mi è appena venuta un’idea… gli farò abbassare, io , le penne a quel galletto prepotente e spennacchiato del mi’ marito. Zeus, la si rimetta disteso come prima, Annetta, Gino e Lorenzo mettetevi intorno a lui con aria addolorata. Io vado a chiamare Attilio (ed esce)

Zeus (rialzandosi sul letto): Che donna! Che temperamento focoso! Ah, se non era la mi’ nora e se avevo 5 anni di meno…

Lorenzo: Sta giù, e non dire più di queste fesserie, alla tua età poi!!

(Nel mentre, si sente Armida)

Armida (d.d.): Vieni, su caro Attilio, andiamo a tener compagnia al tu’ poero babbo!

Attilio (scocciato d.d.): Nooo, non ci vengo più, mi fa impressione!

Palmira (d.d.): Ci vengo io, andiamo Armida!

Armida (d.d.): No, tu no! Ci deve venire Attilio!

Attilio(d.d.): OH bella, e perché io da solo?

Armida (d.d.): Non sei solo, ci sono io, Annetta, Gino e Lorenzo.

Palmira (d.d.): Ed io!

Armida (d.d.): Ho detto di no!!... e si sarebbe troppi… e si… toglierebbe l’aria al morto!

Attilio (d.d.): Ma che dici? Ti si è seccato quel poco di cervello che hai? Cerca di metterlo in moto prima di parlare!

Armida (d.d.): Insomma… vieni di là ho detto!

Attilio (d.d.): Nooo!!

(Così entra in scena Armida che tira per una mano Attilio, spinto da dietro
da Palmira che vuole entrare a tutti i costi. Attilio alla presenza degli altri
si ricompone ma sta in disparte, mentre Palmira piagnucolosa va da Zeus)

Palmira: Babbino… babbino mio, l’hai trovato il mi’ poero Dante? Come sta? Chiede di me?

(Gino, Annetta e Lorenzo trattengono a malapena le risate, mentre Zeus è
impassibile. Armida cerca di spingere Attilio verso i’ su’ babbo, senza
riuscirci, anzi Attilio alla fine si siede. Palmira continua a piagnucolare
portando spesso il fazzoletto al viso)

Palmira: Caro babbo, so così triste, fammi sapere se dove sei stai bene! Sono in pensiero, dammi un segno!

(Gli altri nel mettersi a sedere fanno rumore perciò Attilio non sente la
voce di Zeus…)

Zeus: Cara figliola, stai tranquilla, so in Paradiso… ma i’ tu’ Dante non c’è!

Palmira: Come? Come? Il mi’ poero Dante, dov’è? Madonnina, s’è perso! Nemmeno da vivo era bravo ad orientarsi, spesso sbagliava anche la via di casa!! Babbino cercalo… trovalo…

Zeus: Ora non posso… ma ti prometto che lo farò più tardi… molto più tardi… tardissimo! (fa dei segni di scongiuro non visto da Palmira) Smetti di piangere che mi bagni il vestito novo e così mi vengono i dolori per l’umidità!

(A questo punto Attilio fa una faccia sconcertata e guarda tutti, uno per
uno…)

Attilio: Ma… ma… un ci crederete mai, ma m’è parso di sentire la voce del babbo!

Armida: Macché dici! Sarà la tua coscienza sporca! Ti piacerebbe poterci parlare per chiedere perdono eh?... Nulla!!... Un si po’!...

Attilio (irritato): Coscienza sporca?!?... (poi cambia tono, più pacato, pensieroso) bé!... Forse un po’ si! Tante cose non le direi, né farei più!

(Palmira si è seduta al tavolo, mentre Lorenzo, Annetta e Gino sono
intorno al “morto”)

Armida (con cipiglio): Vedi? Avevo ragione! Ora come fai a rimediare? Vivrai con questo rimorso per sempre (mentre gli parla gira intorno a lui, che è seduto, avvicinandosi di tanto in tanto ai suoi orecchi) le tue acide parole verso tutti, ignorante e sgarbato con me e la tu’ sorella, senza contare quello che dicevi tu al poero babbo! Vergogna e arivergogna!! Soldi ed interessi, ecco quali sono i tuoi argomenti preferiti. Guarda il corpicino del tu’ poero babbo! Non provi rimorso? Non ti senti dei grossi serpenti nello stomaco che si attorcigliano alle tu’ budella? Non soffri?

(Attilio sottomesso ormai al peso del rimorso è angosciato e timoroso,
abbassa la testa e parla con un fil di voce)

Attilio: E’ vero… sono stato una cattiva persona.

Armida: Cattiva? Solo?!?

Attilio (piano): Carogna?!?

Armida (soddisfatta): Va meglio! Molto meglio!

(Gli altri sorridono, anche Zeus da segni di gioia)

Armida (con voce severa): Stai attento, perché adesso Zeus può vendicarsi e tu non avrai una vita facile!... Le notti sono lunghe e buie… i fantasmi escono per far paura… specialmente di notte… quando sei solo… i rumori delle catene sono terribili… brutti presagi di morte…

Attilio (terrorizzato): Basta… per carità, non né voglio sentire più! Farò
dire centinaia di messe e accenderò chili di ceri…

(Zeus non resiste più e parla…)

Zeus: Meglio chili di pasticcini alla crema.

(Attilio ormai la paura non gli fa capire più nulla)

Attilio: Certo anche quelli al cioccolato!

Zeus: Bravo!

(Nel frattempo Palmira si è accorta che ci sono movimenti strani e una voce conosciuta che proviene dal lettino del morto. Così piano piano si avvicina a Zeus)

Armida: E così credi di pulirti la coscienza? No! Non basterà!!

(Palmira ormai giunta dal babbo lo guarda fisso e Zeus preso dai discorsi non se ne accorge)

Zeus: E’ vero! Crepi l’avarizia! Ci vogliono anche zuccotti e bomboloni!

(A questo punto senza che una sola sillaba esca dalla sua bocca, Palmira, casca
a terra svenuta. Gino e Lorenzo la raccolgono, la fanno sedere e le
sventolano un fazzoletto, mentre Annetta si precipita a prendere acqua e
bicchiere dalla credenza. Ma gli altri non sembrano accorgersi di nulla, tanto
sono presi dai loro discrosi…)

Attilio: Oddio, moglie mia, che devo fare? Farò tutto quello che vuoi, pur di non vedere quelle brutte cose…

(Armida è ormai al colmo della gioia e trionfante…)

Armida: Vuoi dire, che d’ora in avanti, chiederai anche il mio parere e ti lascerai consigliare da me?

Attilio: Bé… non esagerare…

Armida (autoritaria): Fantasmi… catene…

Attilio (impaurito): Si, si, va bene tutto, ma ti prego… non ricordarmi… quelle cose…

Zeus: Che divertimento! Ci penserò io a ricordartele ad ogni minestrina, … un rumor di catene…

(Palmira, che si era ripresa, si è di nuovo accostata al padre e nel vederlo a
mezzo busto nel letto, silenziosamente risviene, risoccorsa di nuovo da
Gino, Lorenzo ed Annetta)

Armida: Dunque, prometti che amministreremo insieme l’eredità del tu’ babbo? Devi farlo di fronte a lui! (indica il corpo di Zeus)

(Ma Attilio continua a non guardarlo è sempre distante e girato)

Zeus: Prometti!!

(… e Palmira risviene…)

Attilio (con un filo di voce): Va bene, prometto!

Armida: Non ti sento!!

Zeus: Più forte, sono sordo!!

Attilio (forte): E va bene, quanto la fate lunga! Prometto, si prometto, prometto!

( Poi si ferma di botto, come se si risvegliasse e prendesse coscienza di ciò
che gli sta attorno)

Attilio: Un momento! Zitti un po’… Ma, che storia è mai questa? Ma voi un vi siete accorti di nulla?

Annetta: Ma di cosa babbo, stai male?

Lorenzo: Zio, hai una faccia bianca…

Gino (preoccupato): Signor Attilio, si sieda per favore che è meglio!

Armida (con aria canzonatoria): Ti riferisci ai continui svenimenti della tu’ sorella?

Attilio: Svenimenti? No, un c’ho nemmeno fatto caso. No, mi riferisco al fatto…che ho come la certezza che babbo parlasse con noi e mi sembrava che si movesse nel letto!

(Palmira a quelle parole riesce solo a dire…)

Palmira: Oh… Oh… (si sventola da sola, e beve l’acqua)

Armida: Macchè ti sembra una cosa possibile?

Attilio: No, ma siccome si tratta di lui, ci sta che non appena messo un piede nell’al di là, su in Paradiso, un c’è verso che lo prendano, giù all’Inferno, un ce lo vogliono perché gli darebbe noia, così l’hanno rimandato da noi, che stiamo ni’ mezzo!

Armida: E se così fosse?

Attilio: Nooo, un ci credo…

Armida: Vai e toccalo!

Attilio: Iooo? Macchè sei matta? Vai tu Palmira!

Palmira (con un fil di voce): Io veramente…

Zeus: Basta!! Che coraggio! Eccomi qua! (scende giù dal letto, mentre Palmira si sventola ancora più velocemente il fazzoletto, tiene gli occhi sbarrati e dice…)

Palmira: I’ mi’ babbino… I’ mi’ babbino…

(Attilio indietreggia, fino a nascondersi dietro la gonna di Armida che ride)

Attilio (balbettando dalla paura): Che marchingegno infernale è mai questo?!? Un morto che parla?!? Dottore faccia qualcosa, lo fermi…

Gino (sorridente): Signor Attilio, non abbia paura è tutto a posto!

(Attilio grida sempre nascosto dietro ad Armida)

Attilio: A posto? A posto?... Qui a posto un c’è niente!

(In quel mentre irrompe nel salotto Alessandro agitatissimo che spaventato
grida indicando Zeus)

Alessandro: Attenti… Attenti… è una maledizione! Guardate… si muove!! Aiuto, scappate…

(Zeus gli va incontro, divertito e gridando…)

Zeus: Bù! Bù!... Ti porterò con me giù all’Inferno, brutto iettatore! Sono brutto eh?... Guardami…

(Alessandro grida correndo, mentre dietro c’è Zeus che lo spaventa,
Palmira crolla sulla sedia, Attilio è sempre attaccato alla gonna di Armida
e la gira come una trottola per seguire i movimenti di Zeus. Gino, Annetta,
Lorenzo ed Armida ridono, Palmira grida)

Palmira: Babbo, babbo, mio adorato babbino, fermatevi per carità!

(Alessandro è riuscito ad uscire dalla stanza dopo aver fatto due volte il
giro, rovesciata a terra qualche sedia e spinto durante la corsa, Gino e
Lorenzo che ridevano come matti. Uscito Alessandro, Zeus si guarda
intorno alla ricerca di Attilio…)

Zeus (ansimando per la corsa): Figlio mio, abbracciami!! (gli si avvicina)

Attilio (si allontana trascinandosi sempre dietro Armida): Ma tu sei matto! Io non abbraccio un morto!!

(Armida cerca di liberarsi da addosso Attilio, ma inutilmente perché lui
non la molla)

Armida: Mollami, che uomo coraggioso ho sposato!

Attilio: Qui il coraggio non c’entra, si tratta di buon senso!

Annetta: Hai ragione babbo, il buon senso ti dice che non è saggio abbracciare un morto in piedi, ma qui non c’è nessun defunto. Il nonno ha solo finto di morire.

Palmira: Hai finto? O babbo come hai fatto a farmi uno scherzo così cattivo? Sono quasi morta dal dolore! (piagnucolando)

Zeus (si siede dalla stanchezza): Scusatemi tutti, ma non sapevo chi mi volesse bene davvero oppure no! Mi sono sentito solo e sopportato. Ho un brutto carattere è vero e vi chiedo di perdonarmi. (Si soffia il naso)

(Palmira si avvicina a lui e da dietro, ancora un po’ timorosa, gli poggia le
mani sulle spalle. Gino mette un braccio intorno alla vita di Annetta,
Lorenzo è in piedi fra loro e Palmira. Da un lato, Attilio è sempre attaccato
alla gonna di Armida.)

Armida: Ma ti sganci una buona volta?! Mi stai facendo venire il palletico!!

Attilio: E va bene! Però… non ti allontanare!

Armida: Ma dai, fifone! Non vedi che i tu’ babbo non è un fantasma?

Annetta: E ora cerchiamo di finire questa farsa come si deve! Su, babbo, avevi detto che se potevi lo avresti abbracciato!

Attilio (burbero): Io?!? Non è possibile!

Gino: Signor Attilio…

Armida: Ricordati che questo era uno scherzo, ma un giorno sarà tutto vero, ed allora che rimorso avresti? Basta con le guerre!!

Attilio (pensieroso sospira): E’ vero! Non bisogna mai sfidare più volte la buona sorte ed io ho avuto la possibilità di capire in tempo i miei errori e di comprendere che è meglio vivere in pace ed armonia…

( Va verso il padre che si alza a sua volta commosso)

Attilio: Babbo, sono contento che tu stia con me!

Zeus: Niente minestrine?

Attilio (sorride): Va bene, niente minestrine, ma un bel piatto di spaghetti e un buon bicchiere di vino rosso!

(Zeus felice lo stringe, mentre Attilio commosso ed impacciato non sa che
fare ma poi ricambia il forte abbraccio, mentre gli altri battono le mani per
la felicità!)

SI CHIUDE IL SIPARIO