CANTI E BALLI PER IL NUOVO SECOLO
di
Marco Gobetti
Alla mia nonna Carolina,
che mi insegnava a bere dal guscio le uova appena fatte,
a tacere o parlare solo dopo avere pensato,
a soffiarmi il naso fino in fondo,
a vedere interi mondi appollaiati sulle piante,
a piantare le mani nella terra,
a conoscere e non temere il fuoco,
a non rifiutare mai né la gioia né il dolore.
con
Vita, una donna sui trent'anni
Crisi, un uomo sui quarant'anni
Rosita, una donna sui trent'anni
Giulio, un uomo sui quarant'anni
con la partecipazione straordinaria di
Pedro, un uomo sui sessant'anni
e con
I due tecnici, uomini da qualche parte dietro al pubblico
Uno spazio vuoto.
Entrano Crisi e Vita: ognuno dei due ha dei fogli in mano e una pallina rossa
sul naso. Iniziano a leggere.
VITA – (leggendo) Occorrono uomini soli che cerchino vite. Che si guardino le
orecchie - difficilissimo! - per girare su se stessi senza parere.
Che ridano di ogni lacrima e piangano di ogni rutto mal fatto. Che annusino un
fiore prima di iniziare. Che cerchino la propria puzza dopo avere iniziato. Che
sognino incenso quando l'inizio è lontano. Che non sudino sensi per sé. Ma che
vomitino sensi per gli altri.
Occorrono attori così pieni di sé - nel senso più desueto del termine - da
potere fare dialogo di un raffreddore e monologo di una scorreggia. Prologo al
tutto un sorriso.
Occorrono attori poeti.
CRISI - (leggendo) Gli assassini diventano poeti per non dovere uccidere. I
poeti diventano pazzi per non dovere essere uccisi.
VITA - Lo spettacolo è finito.
CRISI - Grazie e a presto.
Crisi e Vita escono.
Crisi e Vita rientrano con i fogli in mano, senza le palline rosse sul naso.
VITA - Era per rompere il ghiaccio.
CRISI - Anche per confondere.
VITA - Lo scopo è riuscire, alla fine, a ballare e cantare tutti insieme.
CRISI - Noi non siamo gli attori.
VITA - Noi introduciamo, prologhiamo.
CRISI - Io Crisi.
VITA - Io Vita.
CRISI - Ruoli generici.
VITA - E' perché non siamo attori.
CRISI - Ma gli attori poi arrivano.
VITA - Non sono veri e propri attori, ma lo diventeranno in un attimo.
CRISI - Li addestreremo per bene.
VITA - Faranno quello che devono fare per legge.
CRISI - Saranno i primi a fruire della nuova legge.
VITA - Tutto andrà benissimo.
CRISI - Anche se mi sembra più un premio che una pena: avranno migliaia di
persone che li guardano.
VITA - Basta così. Non dire altro.
CRISI - C'è ben poco da dire.
VITA - Nel primo quarto d'ora si capirà ben poco.
CRISI - E' voluto.
VITA - Poi tutto torna.
CRISI - Lo scopo è riuscire, alla fine, a ballare e cantare tutti insieme.
VITA - Più che tutti insieme, loro due. Sono loro che devono cantare e ballare.
VITA - Anche. Anche.
CRISI - Ma non solo.
VITA - Per farlo, pare sia utile morire.
CRISI - Quindi vigilate.
VITA - Però non è certo.
CRISI - Non si sa che cosa accadrà realmente qui.
VITA - E' un casino.
CRISI - Se si potesse farne un film sarebbe tutto più semplice.
VITA - Forse troppo semplice. E' che qui stiamo solo provando.
CRISI - Io non credo che il fatto che siamo qui possa fare cambiare le cose.
VITA - Il problema è che non sappiamo neppure che cosa vorremmo cambiare.
CRISI - E neppure se c'è qualcuno che vorrebbe cambiare qualcosa.
VITA - Ma l'importante è esserci.
CRISI - Perché qualcosa potrebbe sempre succedere.
VITA - Evviva gli incidenti. Si fa per dire. Ma neanche tanto poi.
CRISI - Stiamo recitando con il copione in mano perché per leggere non bisogna
imparare nulla a memoria.
VITA - Bisogna anche provare molto meno. Meno prove.
CRISI - Ore in meno di lavoro, minore costo e maggiore vendibilità dello
spettacolo.
VITA - L'importante è riuscire a vendere.
Crisi e Vita si guardano.
CRISI – Chi l’ha scritto?
VITA – Sempre lui.
CRISI – La sappiamo già a memoria.
VITA – Come da regolamento. Ma bisogna dare il segnale ai tecnici. Quindi,
andiamo avanti con la pagliacciata. Almeno finché non ci danno il
contro-segnale. Allora comincerà il bello.
Estraggono di tasca le palline rosse e se le rimettono sui nasi. Ricominciano a
leggere dai fogli.
CRISI - Per vendere bisogna parlare di ciò che è contemporaneo.
VITA - Il mio pensiero fisso sono le guerre, il calcio e tutto ciò che è
tecnologico. Non c'è male.
CRISI - No no. Il male c'è.
VITA - Tu?
CRISI - Cosa?
VITA - Riguardo al contemporaneo. Qual è il tuo pensiero fisso?
CRISI - Nello specifico a me piace tanto chattare. Ma non so se serve. Intendo
qui.
VITA - Il 25 novembre dell'anno 2006 un politico è svenuto mentre parlava: mi ha
tanto colpito.
CRISI - Un colpo basso. Io ho guardato per anni il processo del lunedì. In
televisione. Ora mi manca.
VITA - Ma tanto sono cose che si sanno.
Piegano i fogli e se li mettono in tasca. Si tolgono dai nasi le palline rosse e
se le mettono in tasca.
CRISI - E' meglio che innanzitutto ci conosciate. C'è una musica che mi piace
tanto. (Rivolgendosi a qualcuno oltre il pubblico) Se me la mandate provo a
muovermi ascoltandola. Attende in silenzio, invano. Detto questo invito i
tecnici a non fare nulla di ciò che chiederemo.
VITA - (Rivolgendosi ai tecnici, oltre il pubblico) Abbassiamo magari un po' le
luci. Attende in silenzio, invano. Ai due tecnici dico che le nostre richieste
non contano.
CRISI - Musica!
Silenzio.
CRISI - Che lavorino gli attori allora.
VITA - Che si portino in scena il tavolo e la sedia.
CRISI - E il regalo e la chitarra.
Rosita e Giulio entrano e dispongono una sedia e un tavolo; quindi escono e
rientrano con una chitarra, che appoggiano a una gamba del tavolo, e una scatola
da scarpe infiocchettatta, che pongono sul tavolo.
CRISI - (indicando Giulio) Giulio!
VITA - (indicando Rosita) Rosita!
CRISI e VITA - (insieme) Gli attori!
Rosita e Giulio fanno l'inchino.
CRISI e VITA - (insieme) Musica!
Silenzio.
VITA - Ai tecnici ribadisco che non devono accogliere alcuna delle nostre
richieste.
CRISI - Già fatto: non accolgono.
Crisi e Vita estraggono di tasca i fogli e si rimettono le palline rosse sui
nasi.
VITA - (leggendo dal foglio) Definizione di attore:
“Uomo o donna che si esibisce in mezzo ad altri uomini. Ogni tanto ha una
maschera. Sovente ha un costume. Negli anni sessanta a volte era nudo”.
CRISI - (leggendo dal foglio) “Non sempre parla. Spesso fa rumore”.
Crisi e Vita guardano Giulio e Rosita.
VITA - (a Giulio e Rosita) Potete andarvene.
Crisi li invita con un gesto ad uscire: Giulio e Rosita escono.
Crisi e Vita si rimettono in tasca i fogli e si tolgono dai nasi le palline
rosse.
VITA - Ma a loro pesa essere qui?
CRISI - Che ne so io.
VITA - L'importante è che ci provino.
CRISI - Ben allenati riusciranno.
CRISI - Prologhiamo.
VITA - Prologhiamo.
CRISI - Io faccio Giulio.
VITA - Io faccio Rosita.
CRISI - Poi rientrano loro e recitano.
VITA - E' meglio preparargli il terreno.
CRISI - Ma perché ci complichiamo la vita?
VITA - Il primo quarto d'ora sarà difficile.
CRISI - Sì. E' come per i primi decenni di ogni secolo: non si capisce niente.
VITA - Poi tutto torna, purtroppo. Ma pure per fortuna.
CRISI - Potere non parlare!
Pausa.
VITA - Canteremo e balleremo! Tutti insieme.
CRISI - No, solo loro canteranno e balleranno. Per ora prologhiamo.
VITA - Prologhiamo.
CRISI - Tu Rosita.
VITA - Tu Giulio.
CRISI e VITA - (insieme) Musica!
Attimo di attesa: silenzio, non succede nulla.
Crisi e Vita si guardano.
Estraggono i fogli di tasca.
Si guardano.
CRISI - Proviamo a memoria?
VITA - Dai, a memoria.
Rimettono i fogli in tasca.
VITA – Però così i tecnici non capiranno che siamo pronti.
CRISI – Bastano i nasi rossi. L’accordo era che ci saremmo dichiarati pronti con
i nasi rossi.
VITA – Leggendo, con i nasi rossi.
CRISI – Capiranno lo stesso. E poi ci dobbiamo allenare o no per le prossime
puntate? Quindi non leggiamo: a memoria, con i nasi rossi.
Estraggono di tasca le palline rosse e se le piazzano sui nasi.
CRISI - Anni?
VITA - Trentadue.
CRISI - Voce?
VITA - Sì.
CRISI - Tatto?
VITA - Sì.
CRISI - Olfatto?
VITA - Sì.
CRISI - Udito?
VITA - Sì.
CRISI - Colore?
VITA - Giallo.
CRISI - Vita?
VITA - Una.
CRISI - Morte?
VITA - Sì.
CRISI - Musica?
VITA - Tante.
CRISI - Danza?
VITA - Tanta.
CRISI - Dolore?
VITA - Sempre.
CRISI - Dove?
VITA - Ovunque.
CRISI - Odori?
VITA - Forti.
CRISI - Occhi?
VITA - Altri.
CRISI - Fuochi?
VITA - Eterni.
CRISI - Speranze?
VITA - Infinite.
CRISI - Lotte?
VITA - Finite.
CRISI - Spazi?
VITA - Stretti.
CRISI - Sudore?
VITA - Molto.
CRISI - Nome?
VITA - Vita.
CRISI - Nome?
VITA - Vita.
CRISI - No.
VITA - Ora?
CRISI - Sì.
VITA - Rosita.
CRISI - Professione?
VITA - Segretaria.
CRISI - Bene.
VITA - Tu?
CRISI - Cosa?
VITA - Nome?
CRISI - Crisi.
VITA - Nome?
CRISI - Crisi.
VITA - No.
CRISI - Ora?
VITA - Sì.
CRISI - Giulio.
VITA - Professione?
CRISI - Carpentiere.
VITA - Ami?
CRISI - Rosita.
VITA - Me?
CRISI - Sì.
VITA - Me?
CRISI - Sì.
VITA - Nome.
CRISI - Rosita.
VITA - Dimmelo.
CRISI - Te.
VITA - Rosita.
CRISI - Sì.
VITA - Libera?
CRISI - No.
VITA - Perché?
CRISI - Lui.
VITA - Tu?
CRISI - No.
VITA - Scopate?
CRISI - Chi?
VITA - Noi.
CRISI - Sì.
VITA - Scopiamo.
CRISI - Cornuto?
VITA - Chi?
CRISI - Pedro.
VITA - Amico?
CRISI - No.
VITA - Cosa?
CRISI - Padrone.
VITA - Tuo?
CRISI - Mio.
VITA - Suo?
CRISI - Chi?
VITA - Tu.
CRISI - Suo.
VITA - Ore?
CRISI - Troppe.
VITA - Rischi?
CRISI - Mille.
VITA - Basta?
CRISI - Soldi.
VITA - Serve?
CRISI - Sì.
VITA - Cosa?
CRISI - Cibo.
VITA - Rosita?
CRISI - Anche.
VITA - Pedro?
CRISI - Padrone.
VITA - Cosa?
CRISI - Tuo.
VITA - Lui?
CRISI - Cornuto.
VITA - Tu?
CRISI - Fatica.
VITA - Poi?
CRISI - Amore.
VITA - Rosita?
CRISI - Vita.
Silenzio.
VITA - Ripetizioni: sì, no, chi, cosa.
CRISI - Lo scopo?
VITA - E' altrove. Ma basta vederlo.
CRISI - Il segreto sta sempre in tre segni.
VITA - Due verbi e qualcos'altro, di solito.
CRISI - Potere trovare pace.
VITA - Dovere andare oltre.
CRISI - Cercare forza tremando.
VITA - Urlare per scoprire.
CRISI - Ferire mostrando sangue.
VITA - Uscire allo scoperto.
CRISI - Scoperto. Verbo.
VITA - Verbo, sconfitto.
CRISI - C'è tutto?
VITA - C'è tutto.
Buio.
VITA - (urlando) Buio!
CRISI - Troppo tardi.
Luce. Crisi e Vita senza le palline rosse sul naso.
CRISI - Visto?
VITA - Il primo quarto d'ora è difficile.
CRISI - Non si capisce niente.
VITA - Poi tutto torna.
Buio.
CRISI - Digli di fare luce.
VITA - No, non ci parlo più.
CRISI - Esci di scena allora.
VITA - Sto andando.
CRISI - Lui chi lo porta in scena?
VITA - L'hanno già fatto sedere.
Nel buio, Crisi e Vita escono.
Luce.
Pedro è seduto sulla sedia accanto al tavolo: è un uomo di circa sessant'anni,
molto elegante.
Pedro è immobile. Non succede niente.
Entra Crisi da destra.
CRISI - (a Pedro, suggerendo l'azione da compiere) Pedro apre la scatola da
scarpe.
Pedro non si muove.
Entra Vita da sinistra.
VITA - (a Pedro, suggerendo l'azione da compiere) Ne estrae una bottiglia di
liquore e una busta e le posa sul tavolo.
Pedro non si muove.
CRISI - (avvicinandosi di più a Pedro) Tira fuori dalla busta una lettera e
inizia a leggerla.
Pedro non si muove.
Crisi e Vita si guardano.
CRISI - Questo è peggio degli altri.
VITA - Diamogli una mano.
Manipolato a quattro mani da Crisi e Vita, Pedro, che si rivela essere il
burattino di un uomo a grandezza naturale, comincia ad agire (Vita muove il
braccio sinistro e il tronco; Crisi muove il braccio destro e la testa,
impugnando il grande manico che è imbrigliato all’altezza della nuca).
Il burattino scioglie il fiocco e apre la scatola da scarpe.
Ne estrae una bottiglia di liquore e una busta e le posa sul tavolo.
Tira fuori dalla busta una lettera e inizia a leggerla: Crisi gli dà voce,
continuando a manipolarlo insieme a Vita.
PEDRO - Caro Pedro, è la tua Rosita che ti scrive per la prima volta. Sono le
otto del mattino. Esattamente un anno fa a quest'ora ci siamo incontrati nel
baretto sulla spiaggia. In questi mesi non ti ho mai scritto, è vero, ma sai che
non mi piace farlo. Lo faccio già al lavoro. Quando stacco, stacco. E allora non
sono più la tua segretaria. Sono altro e tu lo sai bene. Scrivere mi ricorda il
lavoro, lo sai. Oggi però ti scrivo, questa è la mia prima lettera per te,
perché oggi è un giorno speciale: ti voglio fare una sorpresa. Dovrai solo
aspettarmi, io fra poco arriverò nella tua stanza e ti stupirai di quello che ho
preparato per te; però prima dovrai seguire attentamente le istruzioni che ti
do. A un certo punto io arriverò e tu canterai per me. Questa volta lo farai: lo
so. Lo farai per farmi piacere. Sarà un bel gioco e alla fine capirai davvero
quanto ti voglio bene.
Ora farai quello che ti scrivo. Prendi la bottiglia.
Pedro (manipolato da Vita e Crisi) prende la bottiglia, si guarda intorno e
riprende a leggere la lettera (Crisi gli dà voce).
PEDRO - Ora tira qualche golata dalla bottiglia, una dopo l'altra, bevi a
piccoli sorsi, come piace fare a te. Sai, è il tuo liquore preferito, lo stesso
che bevevi al tavolino quel giorno, oggi è un anno fa, quando mi hai vista per
la prima volta: noi due seduti a quel tavolino in riva al mare, con tanti
gabbiani nel cielo.
Pedro (manipolato da Vita e Crisi) prende la bottiglia e finge di tracannare;
posa la bottiglia e riprende a leggere la lettera (Crisi gli dà voce).
PEDRO - Tu sai quanto ti amo e quanto mi piace sentirti cantare. Tu non vuoi più
cantare per me e questo mi dispiace. Ma so quanto mi vuoi bene. E anch'io te ne
voglio. Stasera però canterai per me. Ci sono tante cose che vorrei dirti. Tante
volte mi hai chiesto perché ero triste. Te lo dirò stasera se mi aspetterai
cantando. Sarà una serata meravigliosa. Bevi un'altra golata del tuo whisky, se
ne hai voglia. Pedro (manipolato da Vita e Crisi) finge di bere. Ora guarda
vicino al tavolo: c'è una chitarra, è per te. Pedro (manipolato da Vita e Crisi)
fa per guardare, poi attratto dal seguito continua a leggere. Prendila e suona e
canta per me. Smetti solo quando io entrerò. Verrò davanti a te e allora vedrai
cos'ho preparato per te. Il gioco più bello inizierà allora.
Ti amo
Rosita
Avanza Rosita dal fondo, non vista da Pedro.
Pedro (manipolato da Vita e Crisi) fa per prendere la chitarra; si ferma di
colpo, si porta una mano al petto e stramazza a terra con un mugolio sommesso.
Crisi e Vita escono in silenzio, lentamente.
Rosita tocca Pedro con un piede, si china su di lui, gli chiude le palpebre, si
rialza.
Si sfila di tasca una lettera, la apre e inizia a leggere, senza accorgersi di
Giulio, che avanza dal fondo.
ROSITA – (leggendo) Caro Pedro, questa è la mia seconda lettera per te; non te
la spedirò mai, perché so che non servirebbe. Spero che tu abbia trovato la mia
prima lettera nella tua camera. Adesso è mezzanotte. Innanzi tutto grazie per
avere seguito le mie istruzioni.
Caro Pedro, ti amavo ancora, ma non ti volevo più vedere. Forse da vivo non ne
avresti mai capito il motivo.
Giulio arriva alle spalle di Rosita, estrae di tasca una cordicella, gliela
passa intorno al collo e la soffoca. Rosita stramazza al suolo.
Giulio la tocca con un piede. Raccoglie la lettera che Rosita stava leggendo e
finisce di leggerla.
GIULIO – (leggendo) Spero di non avere rovinato il retrogusto del tuo whisky. Ho
scelto un veleno non fulminante, perché volevo che tu iniziassi almeno a
cantare. Non so se ce l'hai fatta. Ma ora verrò da te e mi prenderò quello che
mi spetta, perché tu possa capire e io possa ricordare.
Non mi beccheranno, perché io andrò lontano. E nessuno potrà pensare che ti
abbia ucciso io. Ora verrò da te e chiuderemo la partita.
Addio
Rosita
Giulio lascia cadere a terra la lettera, si china su Rosita e le chiude gli
occhi. Si guarda intorno: non sa che cosa fare.
Entrano Crisi e Vita.
CRISI e VITA - (insieme, rivolgendosi a qualcuno oltre il pubblico) Musica!
Attimo di attesa: non succede nulla.
Crisi e Vita raccolgono Pedro e lo rimettono seduto al tavolo.
CRISI - E' ovvio che qui è per finta.
VITA - E' ovvio che il suo cadavere è altrove.
CRISI - E' ovvio che qui si è giocato al peggio. Ricostruire, sì. Ma un po' di
fantasia non guasta.
VITA - L'unico morto è Pedro.
CRISI - Tu e Giulio siete vivi.
Rosita si alza.
VITA - Confondo?
CRISI - Confondi. Non guasta.
VITA - Due assassini che decidono di fare gli attori. Perché? Per depistare le
indagini? Per compiere vendette?
GIULIO - Siamo obbligati, lo sapete.
CRISI - Per lavorare di meno?
ROSITA - Ci avete chiamato voi.
GIULIO - Ma non siamo due assassini.
VITA - E che cosa siete?
GIULIO - Un carpentiere.
ROSITA - Una segretaria.
CRISI - Badate bene: qui bisogna ricostruire.
VITA - E alla fine balleremo e canteremo tutti insieme.
CRISI - Sì, ma prima bisogna capire perché. Non è una cosa da poco. E' stato
ammazzato un uomo.
VITA - Già, uno solo.
CRISI - Perché? E gli altri?
ROSITA - Quali altri?
CRISI - Allora ci sono.
GIULIO - Quali?
CRISI - Perché quali? Quali fra chi? Dove sono i complici?
ROSITA - Il processo ce l'hanno già fatto.
CRISI - Non è il caso di arrabbiarsi.
GIULIO - Siamo qui per la pena, a quanto mi risulta.
VITA - Appunto. E noi vi alleneremo a subirla nel modo migliore. Ma… per favore!
Niente musi lunghi! La prima regola è: serenità. La gente che vi vedrà dovrà
serbare un buon ricordo.
CRISI - E saranno in tanti a vedervi.
Silenzio.
CRISI - Musica!
VITA - Musica!
Si sente un fortissimo applauso registrato.
VITA - Ai nostri due tecnici dico…
CRISI - Non dire niente, ché forse hanno trovato quello che cercavano.
VITA – Vuoi dire che è il contro-segnale?
CRISI – Ne parliamo dopo.
GIULIO - Voglio un avvocato.
ROSITA - Anch'io.
VITA - Ma scherziamo!? Il processo c'è già stato.
CRISI - Vorrete mica dare spettacolo.
VITA - Che qualcuno registri, mi raccomando.
Rumore di lavatrice registrato.
VITA - Registrano.
CRISI - Voi siete già uno spettacolo.
Cessa il rumore di lavatrice.
CRISI - Comincio io.
VITA - Cosa cominci?
CRISI - Recito.
VITA - Fatti furbo. Già dobbiamo pensare al morto. Gli attori sono loro.
CRISI - Vabbè. Gli faccio vedere.
VITA - E fagli vedere, allora.
CRISI - Comincio.
VITA - Comincia.
CRISI - La vita di chi va.
la vita di chi trova.
la vita di chi corre.
la vita di chi suda.
la vita di chi scappa.
la vita di chi trema.
la vita di chi trova.
la vita di chi va.
Cantabile?
VITA - No.
CRISI - Ballabile?
VITA - No, mediocre. Tanto la canzone giusta la sa lui.
CRISI - Chi?
VITA - Il morto.
CRISI - Pedro?
VITA - Perché fai finta di non capire?
CRISI - E me lo chiedi? Comunque a quest'ora dovremmo saperla.
VITA - Che cosa?
CRISI - La canzone. Saddam Hussein è stato condannato a morte.
VITA - Che cosa c'entra?
CRISI - Mi rubi le domande?
VITA - Voglio solo capire.
CRISI - Svegliati! Li sto solo confondendo.
Saddam Hussein è stato condannato a morte. Secondo me il Papa è contento.
VITA - Perché?
CRISI - Perché è un papa tedesco.
VITA - Conta?
CRISI - La geografia conta sempre di più di quello che sembra.
VITA - E' il fascino del potere.
CRISI - No, ma è sempre utile cercare collegamenti tra le notizie. Sembra di
essere meno soli.
VITA - E se le notizie ci confondono, cerchiamo di confonderle.
CRISI - Saddam Hussein è stato giustiziato: l'America è in lutto.
VITA - Sei scemo?
CRISI - No, è solo il tempo che passa.
VITA - Spiegati.
CRISI - Dopo la condanna viene l'esecuzione.
VITA - Musica!
Si sente un fortissimo applauso registrato.
Cessa l'applauso.
CRISI - Applausi!
Parte finalmente la musica: è un motivo rap, con volume crescente.
CRISI - (indicando i tecnici, oltre il pubblico) Hai capito? I furbacchioni…
VITA – Confusione sugli ordini. E’ chiaro che sono pronti anche loro.
CRISI – (correggendola) La sanno lunga. Diciamo che la sanno lunga.
Giulio invita Rosita a ballare. Lei accetta. I due ballano intorno al tavolo.
Crisi e Vita manipolano il burattino: gli fanno muovere testa e braccia a tempo
di musica, quindi tentano di farlo alzare e camminare. Il burattino è
pesantissimo: finalmente riescono a tenerlo in piedi e a trascinarlo in avanti,
oltre il tavolo.
Crisi e Vita, continuando a reggere Pedro, estraggono a fatica di tasca il
copione e leggono cercando di farsi sentire.
VITA - (leggendo) Questo scritto è uno scherzo, perché tanto verrà detto.
CRISI - (leggendo) Che qualcuno canti! Così siamo al completo.
VITA - (leggendo) Che canti chi deve! Così siamo al completo.
CRISI - (rimettendosi in tasca il copione, urlando per sovrastare la musica che
è sempre più forte) Perché nessuno canta?
VITA - (urlando) Se qualcuno cantasse, la finiremmo qui!
Vita getta in terra il copione: la musica si interrompe bruscamente,
contemporaneamente buio improvviso.
VITA - Buio!
CRISI - Già fatto.
Si sente il rumore di un corpo che cade.
Luce.
In scena solo Pedro, lungo disteso per terra.
Lunga pausa: non accade nulla.
Entrano Crisi, Vita, Giulio e Rosita: Giulio e Rosita sono ammanettati.
Vita e Crisi si frugano in tasca, ne estraggono le palline rosse e se le
infilano sui nasi.
VITA - Perché non avete cantato?
CRISI - Se aveste cantato, avreste evitato il resto.
GIULIO - Non credo che possiamo evitare il resto.
ROSITA - Ci hanno condannato.
CRISI - L'allenamento. Intendo il resto dell'allenamento.
VITA - Qualcuno vi ha detto di non cantare?
CRISI - Mentre ballavate, potevate anche cantare.
Giulio e Rosita non rispondono. Attimo di imbarazzo.
CRISI - Così invece, bisogna cercare il vero.
VITA - Come si dice, la cruda verità. Siete pronti?
GIULIO - Pronto.
ROSITA - Pronta.
CRISI - Per identificar-vi, dobbiamo identificar-ci.
VITA - Ma perché devi sempre incasinare tutto quanto? Cominciava a capirsi
qualcosa.
CRISI - Silenzio. Prologa.
VITA - Di nuovo?
CRISI - Sì.
VITA - Io Vita.
CRISI - Io Crisi.
VITA - Parlerò solo io.
CRISI - Non è mai successo.
VITA - Appunto. E' il momento.
CRISI - Non sono d'accordo.
VITA - E allora parla anche tu. Sapessi che cosa me ne frega. (a Giulio) Nome?
GIULIO - Giulio.
CRISI - Sei proprio sicuro?
VITA - (a Rosita) Nome?
CRISI - Posso fare io la domanda?
ROSITA - Rosita.
VITA - (a Crisi) Troppo tardi.
GIULIO - Vorrei fare una dichiarazione spontanea.
ROSITA - Anch'io.
VITA - Volete evitare l'interrogatorio?
CRISI - Lo sapevo che sarebbe scoppiato un casino: gli attori si montano sempre
la testa.
GIULIO - Lungo il fiume. I gabbiani in cielo. Mattino. Qualcuno da accusare. Il
sudore non mi ha mai dato noia. Cammino, mi fermo. Mi servirebbe qualcuno.
Qualcuno da accusare. Perché la colpa è sempre di qualcuno. Ricomincio a
camminare. In lontananza un uomo e una donna su una panchina. Pedro -
sessantant'anni, viso furbo - e Rosita, trent'anni, bellissima. Seduti. Su una
panchina.
ROSITA - Sulla panchina Pedro mi dice: Una lettera, ti pare che ti chiedo tanto?
E io: Voglio che canti per me, come prima. E lui: Sono stanco… lo sai che non ho
neanche più il tempo di farmi la barba… guarda.
GIULIO - Pedro si sporge verso di lei, toccandosi il mento. Le dà un bacio a
sorpresa: lei si ritrae.
ROSITA - Sulla panchina io mi ritraggo e Pedro mi dice: Non mi hai mai scritto
nemmeno due righe. E io: Lo sai che non mi piace scrivere. Giulio si avvicina.
GIULIO - Pedro mi vede e mi viene incontro. Rosita si alza in piedi. Pedro mi dà
la mano.
E Pedro mi dice: Vieni Giulio, ti presento…
ROSITA - Rosita. Piacere. Dò la mano a Giulio. Ci guardiamo. Pedro ci spinge
verso la panchina.
GIULIO - Pedro mi dice: Caro Giulio, Rosita è la luce dei miei occhi. In un anno
mi ha fatto tornare ragazzo. Allora ero pieno di forze. Cosa credi, salivo
anch'io sui tetti allora. Per questo vi voglio bene. Io so che cosa vuol dire
faticare. Ho sempre sudato io. Per me siete come figli. Tutti quanti. Quando vi
vedo lassù, tutti i santi giorni, mi dico la stessa cosa: Pedro, non è giusto
che fatichino solo loro. / E io gli dico: Ma no signor Pedro, parlavate bene
prima: voi avete già faticato da giovane. Voi avete sudato abbastanza, signor
Pedro. E poi voi già ci date il lavoro. / Ci sediamo tutti e tre e Pedro mi
dice: Hai ragione, Giulio. Sapessi che stanchezza ho addosso. Le preoccupazioni.
Sono quelle che mi fottono. Neanche più a cantare, riesco. Che a lei, alla mia
Rosita, le piace tanto. Vero Rosita? Però tu una lettera me la potresti
scrivere. Almeno una… Mannaggia a te… Ma lo sai, Giulio, che Rosita nemmeno due
righe mi ha mai scritto… / E Rosita sbuffa e Pedro mi dice: E dire che domani è
pure il nostro anniversario. Là nel baretto… un anno domani a quest'ora… / E io:
Signor Pedro, dovrei andare… gli altri sono già in cantiere. / E Pedro mi dice:
Certo certo. Stai tranquillo, so che sei lavoratore… Quale miglior
giustificazione per un operaio che tarda al lavoro, di quella che lui sta
parlando con il padrone? Voglio dire: neanche hai da dirglielo al padrone, che
sei arrivato in ritardo… perché il ritardo te lo sta facendo fare lui… / E Pedro
ride e io gli dico: Che cosa mi voleva dire, signor Pedro?... / E Pedro mi dice:
Tagliamo corto, Giulio… / E poi dice a Rosita: Rosita, vai a fare due passi. / E
Rosita si alza e comincia a camminare lungo il fiume. In cielo i gabbiani. / E
Pedro mi dice: Ascoltami Giulio… Lui non è morto. / E io gli dico: Lavorava da
dodici ore. / E Pedro mi dice: Lui non ha mai lavorato per me. / E io gli dico:
Se è per questo non è neppure mai entrato in Italia. Non è giusto. E Pedro mi
afferra per la camicia e mi dice: Non ti permettere. Sai perché non è morto?
Perché lui non esisteva. Per nessuno esisteva. Quanti eravate a lavorare ieri
sera? / E io gli dico: Due, signor Pedro. / E Pedro mi tira ancora di più per la
camicia e abbiamo i nasi che quasi si toccano e Pedro mi dice: Pensaci bene. E
io gli dico: Eravamo io e lui, signor Pedro. E adesso i nasi si toccano proprio
e Pedro mi dice: No, Giulio… pensaci bene. Non vorrai mica arrivare troppo tardi
al lavoro. Chi glielo dice poi al signor Pedro?... E io allora gli dico: Io.
C'ero solo io in cantiere ieri sera. E Pedro mi molla la camicia. In cielo i
gabbiani. E Pedro mi dice: Non è mai caduto dal tetto. Forse è caduto nel fiume.
E Pedro chiama Rosita e si allontana lungo il fiume. E io mi allontano lungo il
fiume, nella direzione opposta. E in cielo i gabbiani. Da accusare. Il sudore
non mi ha mai dato noia. E mi servirebbe qualcuno. Qualcuno da accusare.
VITA - E speriamo. Speriamo che qualcuno abbia registrato.
CRISI - Speriamo.
Vita e Crisi si tolgono le palline rosse dai nasi e se le rimettono in tasca.
Rumore di lavatrice registrato.
CRISI - Senti? Registrano.
VITA - In ritardo.
CRISI - E adesso? Come si fa?
VITA - (Rivolgendosi ai tecnici, oltre il pubblico) Sia ben chiaro che voglio
per iscritto tutto quello che hanno detto. Sbobinate e trascrivete. E se non
avete registrato, usate la memoria. Aggiungeremo questa scena: la anteporremo al
delitto.
CRISI – Non verrà troppo lungo?
VITA – No, sarà più vero. E poi il regolamento ce lo impone.
CRISI - Musica!
Applausi registrati.
CRISI – (a Giulio) Quindi tu l’hai conosciuta in riva al fiume. E poi vi siete
messi insieme. Bravo. Il tuo capo ti presenta la sua donna e tu te la scopi. (a
Rosita) Brava! Il tuo uomo ti presenta un suo dipendente e tu te lo scopi.
Bravi! A quel punto non rimaneva che ammazzare chi aveva fatto le presentazioni.
Musica!
Applausi registrati.
CRISI – Confusione sugli ordini… sono proprio pronti.
VITA – Ecco, questi sono gli applausi che faranno da colonna sonora al vostro…
Sì, a ciò che sapete.
CRISI - I tecnici saranno gli stessi: sono due. Più tardi ve li presenteremo. In
più ci saranno solo le telecamere. E la Casa.
ROSITA - Non lo faremo qui? Perché una casa?
VITA - L'ultima parola ce l'ha sempre il giudice. Lui ha deciso così. Qui vi
allenerete soltanto.
CRISI - D'altronde capita spesso. Intendo l'allenamento in teatro.
GIULIO - Ma la legge è nuova: come sarebbe a dire che capita spesso?
Silenzio.
CRISI - Diglielo, tanto non potranno raccontarlo a nessuno.
VITA - La pena si prova sempre prima di una legge. Diciamo che è buona
educazione farlo.
CRISI - Sono due anni che la sperimentiamo. La pena, intendo.
Silenzio.
CRISI - Vi lasciamo soli per un po'. O no?
VITA - Certo. Così parlate fra voi di ciò che volete. L'importante è che lo
facciate verso il pubblico.
CRISI - O comunque che non dimentichiate che c'è la gente.
VITA - Dovete acquisire naturalezza. Ma vedrete che in televisione sarà tutto
più semplice.
CRISI - Una volta fatto qui, là sarà uno scherzo.
GIULIO - Mica tanto. Là sarà per davvero.
Silenzio imbarazzato di Crisi e Vita.
Crisi toglie le manette a Rosita; Vita le toglie a Giulio.
VITA - Vi lasciamo soli.
CRISI - A dopo.
Crisi e Vita escono.
GIULIO - Sarà una bella morte.
ROSITA - Come fai a parlarne così? Ci sono io davanti a te. E sono viva. Sarà
bello vedermi morta? Questo vuoi dire?
GIULIO - Ti vedranno in tanti. Ci vedranno in tanti. Per me non sarà bello
vederti morta, tutt'altro. Sarà bello morire anch'io. Quello sarà bello. Dopo di
te avrà un senso.
ROSITA - Secondo te come hanno fatto a vincere i sì? Mi sembra una legge così
assurda. Silenzio. Deve avere influito il fattore curiosità. La diretta.
GIULIO - Morire in diretta. Per un referendum. Una bella fortuna. Comunque
meglio che marcire in carcere: almeno diventeremo famosi.
ROSITA - La legge non si capisce bene. Se uno non ha un complice, chi è che lo
ammazza? Ad esempio noi: se tu non mi avessi aiutato ad ammazzare Pedro, adesso
chi mi ammazzerebbe in diretta?
GIULIO - Magari cercherebbero un volontario. Qualche parente della vittima.
ROSITA - Sì, ma dovrebbero trovare uno che subito dopo si ammazzi anche lui.
GIULIO - Be no. Magari se non è un complice non pretendono che si ammazzi dopo
avere ammazzato il colpevole.
ROSITA - Ti prego solo di farlo bene. Non voglio soffrire. Non voglio che mi
vedano soffrire.
GIULIO - Farò del mio meglio. Anche su di me. Neppure io voglio soffrire. Non
vedo l'ora che mi dicano come dovrò farlo. Intendo a me.
ROSITA - Ce la farai ad ammazzarti?
GIULIO - Dopo avere ammazzato te, sarà semplicissimo.
ROSITA - Grazie, sei gentile. Mi sembri un po' troppo ottimista.
GIULIO - Appena ci diranno anche come dovrò morire io, l'allenamento sarà più
utile.
ROSITA - Sarebbe bello che tu morissi come me.
GIULIO - Sicuramente aumenterebbe l'audience, ma non so se riuscirei a
strozzarmi con una corda. Credo mi imporranno un metodo più facile.
ROSITA - Pistola allora.
GIULIO - Vedremo.
ROSITA - In fondo sarà divertente.
GIULIO - Sì, divertirà tanta gente.
ROSITA - E loro due?
GIULIO - I conduttori del programma: terranno i collegamenti fra lo studio e la
Casa.
ROSITA - Quale casa?
GIULIO - Quella dove saremo.
ROSITA - Non lo faremo qui?
GIULIO - No, l'hanno anche detto loro: qui ci alleniamo soltanto.
ROSITA - Come fai a sapere tutto?
GIULIO - Il regolamento l'hanno dato anche a te.
ROSITA - Sì, ma non l'ho letto.
GIULIO - Male. Rosita si avvicina al burattino di Pedro. Sei pentita?
ROSITA - Sembra proprio lui. Mi fa impressione.
GIULIO - E' solo un pupazzo. In televisione sarà un attore.
ROSITA - Perché legare la nostra morte alla scena del delitto? Hanno parlato
tanto del valore educativo del reality con pena di morte. Della utilità di
un’uccisione in diretta, se vera e imposta dalla legge per espiare una colpa. E
poi ci mettono insieme una morte diseducativa: la scena del delitto. Che per di
più è una morte finta. Insomma, perché mi devi strozzare per davvero dopo che io
l'avrò avvelenato solo per finta? E anche tu. Dovrai spararti e cadere morto per
davvero di fianco ad un burattino che invece è morto avvelenato per finta.
GIULIO – Nella Tele-autoesecuzione sarà un attore, non un burattino.
ROSITA - Anche noi saremo attori.
GIULIO - Non vedo l'ora di conoscere il testo della canzone.
ROSITA - Ma possiamo sceglierla noi! Hai sentito: hanno detto che avremmo già
potuto cantare. Su una musica che sento per la prima volta io non ci riesco, ma
potremmo trovarla insieme: dai, proviamoci!
GIULIO - Bleffavano: il testo della canzone ce lo daranno loro. Il regolamento
parla chiaro.
ROSITA - Perché bleffavano?
GIULIO - Ci vogliono confondere: l'hanno persino detto.
ROSITA - Ma perché?
GIULIO - Che ne so io? Forse serve per imparare a recitare.
ROSITA - Comunque anche noi saremo attori, perché canteremo e balleremo. Mica è
facile farlo in televisione.
GIULIO - Pare sia più facile che qui.
ROSITA - Balle. Ci vedranno in migliaia, là.
Silenzio.
ROSITA - Comunque pensaci: lui morirà per finta, tu ti sparerai per davvero.
GIULIO - Anche tu morirai per davvero.
ROSITA - Bella consolazione.
GIULIO - E poi non so ancora se mi sparerò. O se dovrò fare in qualche altro
modo.
Silenzio.
GIULIO - Il problema è che lui è già morto. L'hai già avvelenato. Un morto, una
volta morto, è morto. Non puoi ammazzarlo di nuovo. Quindi Pedro dovrà
necessariamente morire per finta. Parole. Solo parole. Guarda Pedro. Hai
ragione: sembra vero. Perché l'hai ammazzato? Più per me o più per te?
ROSITA - Mi ami o no?
GIULIO - Da morire.
ROSITA - E' una battuta?
GIULIO - Sì, abbastanza. L'avresti ucciso lo stesso?
ROSITA - Era un bastardo o no? Quanti ne hai visti cadere dai ponteggi? S'è mai
preoccupato di evitarlo?
GIULIO - S'è preoccupato di nascondere i cadaveri. Se non te lo avessi chiesto,
l'avresti ucciso lo stesso?
ROSITA - Ti amo, Giulio.
GIULIO - Credo non serva più a nulla. Difficilmente riusciremo ad amarci da
morti.
Entrano Crisi e Vita.
CRISI e VITA - (insieme) Applausi!
Parte musica rap: Giulio e Rosita, presi alla sprovvista, tentano di iniziare a
ballare.
CRISI e VITA - (insieme) Musica!
Partono gli applausi registrati. Giulio e Rosita smettono di ballare.
VITA - Ora potete andarvene.
Crisi li invita con un gesto ad uscire.
Giulio e Rosita escono.
Pedro prende la parola, rivelandosi così per quello che realmente è: un attore
che simula di essere un burattino.
PEDRO - (immobile) Io sono stufo.
Crisi si precipita a tappargli la bocca.
CRISI - Parla piano! Ti possono sentire. (a Vita) Esci e tienili di là. Non
farli entrare. Con lui me la vedo io. Vita esce. Crisi toglie lentamente le mani
dalla bocca di Pedro. Che ti prende? Non ti paghiamo abbastanza?
PEDRO - E' una farsa inutile. Li ho sentiti parlare: loro sanno che ci sarà un
attore, in televisione. Se là parlerò io, perché non posso già farlo qui?
CRISI - Non sono fatti tuoi. Loro devono convincersi che qui sono solo prove. E
poi è più bello che la vittima dell'omicidio per il quale sono stati dichiarati
colpevoli, sia un vero burattino. Magari anche in televisione, oltre a farti
muovere, per un po' parleremo pure noi per te, come qui. Così quando parlerai tu
da solo, farà ancora più effetto.
PEDRO – Mi sa che avete le idee un po’ confuse.
CRISI – Le confondiamo apposta.
PEDRO – Alta regia. Menti sopraffine.
CRISI - D'altronde perché avremmo ingaggiato te, altrimenti?
PEDRO - Per risparmiare. Perché siete degli spilorci di merda. Spilorci,
opportunisti e demagoghi. Come tutti quelli che fanno televisione.
CRISI - Nulla a che vedere con l'Olimpo dei teatranti. Mi inchino, di fronte a
cotanto dio.
PEDRO - Io non sono un dio, ma tu sei certo parente di Lucifero.
CRISI - Perché tanto astio? In fondo ti abbiamo dato un lavoro.
PEDRO - Vi servivo. La mia professionalità non si discute. Ho fatto un provino.
E voi mi avete scelto.
CRISI - E' stata una formalità. Sei l'unico che si è presentato. Ti sembrerà
strano, ma pare che non vi siano altri attori di sessant'anni paralizzati.
Quindi smettila di fare il furbo. Ci mettiamo un attimo a cambiare il format
della trasmissione. E' solo che ci piaceva l'idea del burattino che parla da
solo.
PEDRO - Se è per questo, potevate prendere un attore qualunque.
CRISI - No. Abbiamo provato. Soprattutto nel momento dopo l'avvelenamento, si
vedeva che erano vivi. Tu sembri morto già da prima. Sei perfetto.
PEDRO - Grazie. Sono davvero fortunato. Siete dei benefattori. Finalmente la mia
professione ha un senso.
CRISI - Allora? Che intenzioni hai?
PEDRO - Voglio insegnargli io la canzone.
CRISI - No. Tu la insegni a noi e noi la insegnamo a loro. Il regolamento parla
chiaro.
PEDRO - Chiama Vita, allora. Facciamo l'inutile lezioncina giornaliera. Crisi fa
per andare. Ai due divetti deficienti, stonati e senza orecchio. Crisi si ferma,
fa per dire qualcosa.
Crisi rinuncia a discutere ed esce.
Pedro fischietta il motivo rap sentito prima.
Crisi rientra insieme con Vita.
CRISI e VITA - (insieme) Musica!
Partono gli applausi registrati.
PEDRO - (ridacchiando) Vi fregano sempre! E dire che ormai dovreste avere
capito…
Crisi e Vita lo guardano in cagnesco.
CRISI e VITA - Applausi!
Parte la solita musica rap.
PEDRO - Aspettate il miracolo? Datevi da fare, se volete che andiamo avanti.
Crisi e Vita si avvicinano a Pedro e iniziano a manipolarlo: Vita muove il
braccio sinistro, Crisi il braccio destro e la testa.
VITA - Allora, canti o non canti?
CRISI - Cosa fai, dormi?
PEDRO - Sono prove o no? Provate a cantare voi. Ormai dovreste saperla.
Crisi e Vita smettono di manipolare Pedro: le braccia gli cadono penzolanti
lungo i fianchi.
CRISI e VITA - (insieme) Musica!
Cessa la musica e partono gli applausi registrati. Poi silenzio.
CRISI - Non ce la faremo mai. Chiamali. Gliela insegnerà lui.
VITA - Ma sei scemo? Capiranno subito che…
CRISI - (interrompendola) Che cosa? Che cosa vuoi che capiscano?
VITA - Lo sai benissimo.
CRISI - Taci, idiota!
PEDRO - Ecco: litigiosi. Anche litigiosi. Divetti. Spilorci, opportunisti,
demagoghi e pure litigiosi. E' la cosa peggiore, il fatto che siete litigiosi.
Perché dimostra la vostra incommensurabile stupidità.
VITA - Taci, attorucolo immobile.
PEDRO - No. Uomo. Uomo paralizzato.
Silenzio.
VITA - Vado a chiamarli. Fa per andare, si ferma. Li convincerai tu, Crisi?
CRISI - Io li posso solo confondere, Vita.
VITA - Allora confondili, ti prego.
Vita esce.
PEDRO - Che momento di poesia! A memoria, per di più. Perché non leggete più dal
copione?
CRISI - Perché così siamo più veri.
PEDRO - Manie di protagonismo?
CRISI - Zitto, idiota.
PEDRO - Agli ordini, genio.
Crisi e Pedro si guardano in silenzio.
Vita rientra con Giulio e Rosita.
PEDRO - Un saluto a voi.
Giulio e Rosita sobbalzano dallo stupore.
CRISI - Niente domande. Lui è già l'attore che parteciperà con voi alla
trasmissione. Non è un burattino che fa Pedro: è un attore paralizzato, che
finge di essere un burattino, per fare Pedro manipolato da noi. Ora vi insegnerà
la canzone. Ascoltate bene, perché presto dovrete cantarla voi. Prima di fare
quello che dovete. Insomma prima della pena. Applausi!
Parte la solita musica rap.
Giulio e Rosita si guardano in silenzio.
Crisi e Vita sollevano Pedro dalla sedia, gli infilano le teste sotto alle
ascelle per reggerlo in piedi e gli cingono la vita ciascuno con un braccio; con
le mani libere gli manipolano le braccia, facendolo gesticolare a tempo di
musica. Pedro canta: Giulio e Rosita lo guardano.
PEDRO - (cantando) Allora Pe alora Pe
netratemi netrème
Sparatemi tirème
Tagliatemi taième
Sporcatemi sporchèmen
sultatemin sultème
Finitemi finìme
Mangiatemi mangème
Feritemi ferìmen
filzatemi infilsème
Pungetemi forème
Cucitemi cusìme
Tingetemi pitème
Spugnatemi spugnème
Conciatemi concème
Toglietemi gavème
Tritatemi tritème
Sputatemi scracème
Mutatemi cambième
Timbratemi timbrème
Saldatemim saldèmem
pastatemim pastème
Potatemi poème
Spingetemi posème
Tiratemi tirème
Ficcatemi fichème
Stuccatemi stuchème
Bruciatemi brusème
Conditemi condìme
Seccatemi sechème
Zappatemi sapèmeder
picatemer pichème
Grattatemi gratème
Frugatemim frughèmem
pugnatemim pugnème
Segatemi resième
Filmatemi filmème
Suonatemi sonème
Montatemi montème
Salatemi salème
Truccatemi truchème
Sgravatemi sgravème
Allora Ri alora Ri
trovatemir trovème (1).
Cessa la musica e partono gli applausi registrati: i tecnici hanno agito senza
attendere le richieste.
VITA - (in ritardo, mollando Pedro) Applausi!
Cessano gli applausi e riparte la musica.
CRISI - (a Vita) Zitta! Al contrario, devi ordinare al contrario! (Crisi molla
Pedro, che cade a terra)
PEDRO - (da terra) Ahia! Bastardi!
VITA - (in ritardo) Musica!
CRISI – No, al contrario!
Giulio e Rosita accennano a ballare, ma partono gli applausi registrati.
Poi silenzio.
VITA - (guardando oltre il pubblico, verso i tecnici) Io li ammazzo.
CRISI - Ma non puoi, Vita. Proprio tu!
VITA - E tu allora? Proprio tu che dovresti amare le contraddizioni, Crisi… Sei
un bacchettone, ecco cosa sei.
PEDRO - (da terra) Litigiosi. Litigiosi con monotonia. Solo dei di carta.
Simboli del nulla. Foglie senza vento. Erbe senza odori. Note in disaccordo.
Righe parallele. Solidi gassosi. Briglie appese ai muri. Spezie in fondo al
mare. Urgono speranze. Mancano pernacchie. Lucciole guerriere. Avanzano perdute.
Fremono le folle. Orribili ghignando. Ben venga carestia! Che manchi un po' la
luce. Abbasso il catodismo. Evviva il buio vivo. Risorgano candele. E cere da
mangiare. Incensi da sniffare / e piombo da sputare. E pietre da tirare. Contro
i litigiosi. Senza più pietà. Litigiosi. Siete. Litigiosi con monotonia. Che
schifo!
Silenzio. Vita e Crisi si guardano. Giulio e Rosita pure.
VITA - Lo licenziamo?
CRISI - No! Ci serve. Guardalo: è più immobile di una pietra. Sarà un morto
perfetto.
VITA - E se si mette a parlare dopo l'avvelenamento?
PEDRO - (da terra) Come ti permetti?! Come puoi anche solo pensarlo? Sono un
professionista, io.
CRISI - Teniamolo.
VITA - No, è rischioso.
CRISI - Sei sicura?
VITA - Sì.
Vita e Crisi sollevano Pedro da terra.
PEDRO - Non finisce qui. Mi rivolgerò ai sindacati! Siete solo dei vermi.
Vita e Crisi portano Pedro verso l'uscita, mentre Pedro continua ad inveire.
PEDRO - Vermi, vermi, vermi!
GIULIO - A me sta simpatico.
Silenzio. Vita e Crisi si fermano.
ROSITA - Anche a me.
Vita e Crisi si guardano: Vita fa un cenno col capo a Crisi. Vita e Crisi
portano Pedro sulla sedia.
PEDRO - Scacco matto. Ridacchia.
CRISI - Attento.
VITA - Ti controlliamo.
PEDRO - E' un piacere. Avete paura che scappi? Ottimisti. Ride. Visto? Gli sono
simpatico. Non si può mai stare tranquilli. Chi l'avrebbe mai detto? Siete
arrabbiati? E ora come si fa? Ammazzate anche me per davvero? Vi ammazzate voi?
Cercate una soluzione, per Dio! Adesso vi servo ancora di più.
VITA - (a Crisi) Crisi, fallo tacere.
Crisi va dietro a Pedro.
PEDRO - Alle spalle… che schifo! Pure vili. Divetti. Spilorci, opportunisti,
demagoghi, vili e litigiosi. Come farai? Una botta in testa? Una coltellata? O
vuoi soffocare anche me? Ma per finta o per davvero? Ride. Ah già! Sono solo
prove.
Crisi estrae di tasca un foulard, si avvicina a Pedro e lo imbavaglia: Pedro
cerca di continuare a parlare, riuscendo solo più ad emettere mugolii soffocati.
CRISI - (a Pedro) Visto? Tacere non vuol dire morire. Neppure per un attore
paralizzato.
VITA - E siamo solo a teatro: figuriamoci quando saremo in televisione.
CRISI - (a Vita) Gli lego le mani?
VITA - Ti sembra il caso? E' paralizzato.
CRISI - Era per una questione di verosimiglianza: se è un burattino, sarebbe
meglio immobilizzarlo.
VITA - Qui sono solo prove. Chiaro? Spero tu mi abbia capito.
CRISI - Sì sì.
Silenzio.
CRISI - (a Giulio e Rosita) Allora? Cos'avete da guardare? Proviamo l'intera
sequenza?
VITA - Bisogna aggiungere l'incontro sul fiume.
CRISI - E che ne so io?
VITA - Certo che sì. Non era una domanda. Tutto quello che dichiarano dobbiamo
aggiungere. (Rivolgendosi ai tecnici, oltre il pubblico) Avete sbobinato e
trascritto?
Silenzio. Poi improvvisamente parte l'applauso registrato.
CRISI - Sono veramente dei figli di…
VITA - (interrompendolo) Zitto! Siamo in televisione!
Attimo di imbarazzo. Crisi guarda Vita e viceversa.
VITA - L'ho detta bene?
CRISI - (imitandola) “Zitto! Siamo in televisione!” Le stringe la mano.
Complimenti! Saremo perfetti. Forse è meglio mandarli a studiare, loro. Vero?
VITA - Certo! (a Giulio e Rosita) Fuori! Avete da imparare la canzone.
GIULIO - Non solo.
ROSITA - Abbiamo anche l'omicidio di Pedro. E poi la nostra morte.
GIULIO - Io voglio sapere come dovrò ammazzarmi.
CRISI - Di questo parleremo fra noi mentre studiate. Vi faremo sapere. Intanto
imparate anche l'incontro sul fiume.
VITA - Ma non so se quegli stronzi hanno trascritto.
ROSITA - Noi sappiamo che cosa fare e che cosa dire: l'abbiamo vissuto. E'
esattamente come ve l'abbiamo raccontato.
CRISI - Hanno ragione: solo Pedro deve imparare la parte.
GIULIO - Gliela insegno io, la parte a Pedro: ricordo esattamente le parole di
quel maiale.
VITA - Portatevelo di là allora, visto che vi è tanto simpatico. Fategliela
imparare bene. Parlerà direttamente lui, visto che ci tiene tanto. Noi lo
muoveremo soltanto.
CRISI - Per quanto riguarda la scena della morte, la lettera potrà leggerla per
davvero, come ho fatto io prima. Quindi non deve studiarla.
Rosita corre da Pedro e lo libera dal bavaglio.
PEDRO - (a Crisi e Vita) Vi auguro le malattie peggiori che conosco. E non dico
altro. No, ancora qualcosa. Siete due esseri ignobili. Dovrebbero vietare ai
minori di quattordici anni di vedervi in televisione.
Rosita, aiutata da Giulio, solleva Pedro e lo porta fuori.
PEDRO - (mentre esce di scena, trasportato a braccia da Giulio e Rosita) Anzi,
vi auguro una morte improvvisa in diretta. Possibilmente in fascia non protetta.
Sarebbe educativo: dimostrerebbe l’infinita saggezza della natura.
Crisi e Vita si guardano. Giulio e Rosita escono con Pedro.
CRISI - Non ce la può fare a strozzarla. A strozzarla per davvero, intendo.
Neanche per sbaglio. Meglio che spari anche a lei.
VITA – Non c’è alcun dubbio: spara a lei alle spalle e poi si spara lui.
CRISI – E’ l’unico modo per fregarli: basterà non caricare a salve la pistola.
VITA – Proiettili veri.
CRISI – Secondo te hanno capito qualcosa?
VITA – No, anzi: il fatto che dalla strozzatura si passi alla pistola per
entrambi, li farà ancora più pensare che queste siano solo le prove.
CRISI – (indicando il pubblico) Il problema sono loro. Un po’ di rischio c’è.
VITA – Intendi quando spara a lei.
CRISI – Sì, se la manca potrebbe beccare uno spettatore.
Silenzio.
VITA – E’ un rischio che si può correre.
CRISI – Se però la becca, può pure essere che si accorga di averla ammazzata per
davvero: vedrà il sangue.
VITA – No. Sono proiettili perforanti. Sparandole alle spalle la trapasserà da
parte a parte e il sangue uscirà dal petto, non dalla schiena. In ogni modo non
ne avrà il tempo: gli daremo istruzione di non aspettare un attimo fra un colpo
e l’altro. Di ammazzarsi subito dopo avere ammazzato lei. Credendo di allenarsi
per morire bene, morirà ancora meglio.
CRISI – Allora bisogna che Rosita finisca di leggere tutta la seconda lettera.
Lui deve aspettare la fine della lettera per spararle. Altrimenti poi deve
raccoglierla e finire lui di leggerla. E lì potrebbe vedere il sangue.
VITA – Glielo diremo. Gli diremo pure di non chiuderle gli occhi. Deve
ammazzarsi subito. Così non rischia di capire che è per davvero.
CRISI – I tecnici sono pronti?
VITA – Il contro-segnale era il rumore di lavatrice e la confusione sugli
ordini: quindi sono pronti. Da un pezzo.
CRISI – Io però non vedo il potere deterrente della legge.
VITA – Non ha potere deterrente: ha potere educativo. Lo scopo è convincere chi
commette un omicidio ad eliminarsi o farsi eliminare subito dopo avere ucciso.
Per questo in diretta viene ricostruita l’intera dinamica dell’omicidio e subito
dopo l’omicida viene ammazzato da un suo complice, che poi a sua volta si
uccide. Non capisco perché devo essere io a spiegarti queste cose. Leggiti la
legge. E pure il regolamento: mi sa che non lo conosci molto bene.
CRISI – A me non è che piaccia tanto questo lavoro.
VITA – Fai il presentatore, come hai sempre fatto. Per di più hai un contratto a
tempo indeterminato. Che cosa vuoi di più?
CRISI – Non avrei mai pensato che un giorno avrei fatto televisione alle
dipendenze del Ministero della Giustizia.
VITA – Secondo me è una buona legge: se servirà a convincere gli assassini e i
loro complici ad autoeliminarsi dopo avere commesso il reato, si abbatteranno i
costi dei processi e ci sarà meno gente da mantenere in carcere.
CRISI – Sarà più bello quando saranno nella Casa. A me non piace tanto che si
ammazzino senza esserne coscienti. Pensando di fare delle prove… E’ triste,
ecco.
VITA – Mi sembra di fare teatro, qui.
CRISI – E’ perché sei in un teatro.
VITA – Appunto, non mi piace. Preferisco gli studi televisivi, vederti le
telecamere davanti… sì: loro nella Casa e noi in studio. Allora sarà tutto più
semplice. Hanno parlato di tre o quattro tele-autoesecuzioni a tradimento e poi
si passerà a tele-autoesecuzioni con azione cosciente: loro nella Casa e noi in
studio a tenere il collegamento fra la Casa e gli spettatori. Se penso che
gareggeranno cantando, per ammazzarsi per primi…
CRISI – Quante coppie ci saranno nella Casa?
VITA – Fino a otto, compresi i singoli.
CRISI – Quattro coppie assassino-complice e quattro assassini autonomi?
VITA – Che ne so! Dipenderà dai processi, dagli omicidi, dalle medie
dell’audience. Più che altro dai processi, sì: è ovvio che a seconda dello share
piloteranno le sentenze… procureranno più colpevoli autonomi o più colpevoli con
un complice.
CRISI – Ma gli autonomi si ammazzeranno subito dopo avere recitato la scena del
delitto commesso?
VITA – Sì.
CRISI – Bisognerà allenarli per bene. Motivarli.
CRISI – Farne degli attori veri… Com’era?
VITA – “Occorrono uomini soli che cerchino vite. Che si guardino le orecchie -
difficilissimo! - per girare su se stessi senza parere”.
CRISI – “Che ridano di ogni lacrima e piangano di ogni rutto mal fatto”.
VITA – “Che annusino un fiore prima di iniziare”.
CRISI – “Che cerchino la propria puzza dopo avere iniziato”.
VITA – “Che sognino incenso quando l'inizio è lontano”.
CRISI – “Che non sudino sensi per sé. Ma che vomitino sensi per gli altri”.
VITA – “Occorrono attori così pieni di sé - nel senso più desueto del termine -
da potere fare dialogo di un raffreddore e monologo di una scorreggia. Prologo
al tutto un sorriso.
Occorrono attori poeti”.
CRISI – “Gli assassini diventano poeti per non dovere uccidere. I poeti
diventano pazzi per non dovere essere uccisi”. Chissà che cosa vuole dire.
VITA – I princìpi del teatro, mi ha detto l’autore del format. Sono parole sue.
CRISI – Credevo fosse una citazione.
VITA – No. L’ha scritto lui, pure questo. Mi ha detto che solo se riusciremo a
capire quelle parole, a non sentirle più suonare mentre le diciamo (testuali
parole, mi ha detto proprio così: secondo me è scemo), potremo sperare di
riuscire a trasformare gli assassini in attori suicidi.
CRISI – Quello è completamente rincoglionito. Guarda anche solo la canzone: è
assurda.
VITA – Però quel cretino paralizzato l’ha imparata al volo.
CRISI – E’ un attore, lui.
VITA – Vuoi dire che è meglio di noi?
CRISI – No, questo lo crede lui. Ma ha certo più memoria di noi. Com’era… “Uomo
o donna che si esibisce in mezzo ad altri uomini. Ogni tanto ha una maschera.
Sovente ha un costume. Negli anni sessanta a volte era nudo”.
VITA - “Non sempre parla. Spesso fa rumore”. Questa si capisce un po’ di più…
CRISI – Mica tanto… Comunque, a teatro dovremo starci per un po’.
VITA – Sì, ma senza pubblico sarà più tranquillo.
CRISI – E tu avresti letto il regolamento? Ne so più io: venti giorni di prove
secche, un giorno di riposo e poi la prova generale. Ma con il pubblico, la
prova generale. Poi trasferimento e dal giorno seguente parte la diretta con noi
in studio e loro chiusi nella Casa della Pena.
VITA – Comunque un solo giorno con la gente davanti. E’ che mi sento a disagio…
(al pubblico) Non vogliatemene. E’ solo che… Sì, ecco: non sono abituato.
CRISI – Per le pistole?
VITA – (parlando ai tecnici, oltre il pubblico) Ci pensate voi a caricarle?
Silenzio.
CRISI - (rivolgendosi ai tecnici, oltre il pubblico) Non a salve, ovviamente.
VITA – Musica!
Partono gli applausi registrati.
CRISI – Ci pensano loro.
Parte il rumore di lavatrice registrato.
VITA – Mi sa che hanno già provveduto.
CRISI – Efficienti…
Parte la musica rap.
VITA – (parlando ai tecnici, oltre il pubblico) Basta! Un po’ di rispetto. Cessa
la musica.
CRISI – Per chi?
Entrano Giulio e Rosita, portando a braccia Pedro.
CRISI – Avete imparato la parte?
GIULIO – Sì.
ROSITA – Sì.
Silenzio.
Giulio e Rosita dispongono Pedro per terra, seduto.
VITA – (a Pedro) E tu, Al Pacino, hai imparato la parte?
Silenzio.
Giulio estrae di tasca una pistola.
Crisi e Vita indietreggiano.
GIULIO – Me l’hanno data i tecnici. E mi hanno requisito la cordicella.
ROSITA – Hanno detto che voi ci avreste spiegato tutto. Che cosa vuol dire? Lui
si ammazza con la pistola, è chiaro. Ma come ammazza me?
VITA – Con la pistola.
CRISI – Ammazza pure te con la pistola.
GIULIO – Ma come vi permettete?! Abbiamo dei diritti. Non potete cambiarci le
regole in corsa. Vergognatevi!
CRISI – Attento a come parli. Siamo pubblici ufficiali, oltre che presentatori.
VITA – E poi le regole sono altre. La pena varia a seconda dei colpevoli. Ed è a
nostra discrezione: la possiamo cambiare anche quaranta volte, in prova. Quella
definitiva è solo quella scelta per la prova generale.
ROSITA – Quando faremo la prova generale?
Silenzio.
GIULIO – Perché questo silenzio? Io lo so: fra quindici giorni. Sono cinque
giorni che proviamo. L’ho letto, il regolamento. Perché non le rispondete?
CRISI – Perché è giusto così. Proprio perché il regolamento ce l’avete.
Studiatevelo, se volete morire con successo. Non siamo tenuti a darvi
informazioni.
GIULIO – C’è la gente. Questa non è la prova generale. Perché c’è già la gente?
Attimo di silenzio imbarazzato.
CRISI – Dammi la pistola.
GIULIO – No, è mia.
PEDRO – Ha ragione.
CRISI – Taci, pagliaccio.
VITA – Per disorientarvi. C’è la gente perché vogliamo disorientarvi. Voi non
potete sapere. Il percorso per diventare attori è lungo e tortuoso.
CRISI – “Occorrono uomini soli che cerchino vite”.
VITA – Zitto. Certe cose non li riguardano.
CRISI – Ma…
VITA – Taci.
Silenzio.
PEDRO – “Una lettera, ti pare che ti chiedo tanto?”
Giulio rimette in tasca la pistola.
PEDRO – Allora, si comincia? Le didascalie dovreste dirle voi, deficienti!
VITA – Tu devi fare molta attenzione.
CRISI – Rischi grosso.
PEDRO – No, siete voi che rischiate grossso: io vi mando tutto in vacca. Tutto
quanto. A me quello che importa è lo stipendio. Io non voglio fare una virgola
in più di quello che mi compete. Stiamo provando, il testo della nuova scena non
me lo avete dato. Me l’hanno insegnato loro. Il lavoro è lebbra per voi. Per me
potete anche non fare nulla, basta che non debba fare di più io. Tutti abbiamo
dei diritti. Almeno le didascalie le dite voi. Se no giuro che vi mando tutto in
vacca.
VITA – L’hai già detto, sei monotono.
PEDRO – E’ inutile che cerchi di fare la spiritosa a tutti i costi. Sei la
solita stronza, Vita.
CRISI – Questo non lo dovevi dire.
PEDRO – Frase abusata, che tra l’altro vorrebbe il congiuntivo: “Questo non
avresti dovuto dirlo”.
VITA – Tu non sai quello che dici.
PEDRO – Io so quello che faccio. E tanto mi basta. Il dire lo lascio a voi,
perché è il triste che vi spetta. Ma che cosa credete di potere fare? Siete
strumenti. Strumenti del nulla. Non corre sangue, fra voi e me. Almeno ci fosse
un fiume, un fiumiciattolo, un rivolo rosso. Ben venga morte, allora. Ma voi
siete nulla. Rimettetevi i nasi rossi: almeno si vede qualcosa.
Silenzio.
Rosita si avvicina a Vita, estrae di tasca un foglio di carta e glielo dà.
ROSITA – Abbiamo scritto il testo con le didascalie. Ci sono tutte quante, pure
quelle delle scene già provate.
PEDRO – Sarebbe utile che almeno sulla scena del fiume, le leggeste. Così,
giusto per fare capire la situazione.
VITA – (a Crisi, dandogli i fogli) Comincia tu. Io lo muovo.
PEDRO – Posso anche parlare da fermo.
VITA – No, sei un burattino.
Vita si siede anche lei per terra, alle spalle di Pedro. Da dietro gli afferra
le braccia, pronta a manipolarlo.
CRISI – (leggendo dal foglio) “All'alba. Giulio cammina lungo il fiume, la città
alle spalle. Gabbiani in cielo”.
GIULIO – (camminando su e giù davanti a Pedro) “Qualcuno da accusare. Il sudore
non mi ha mai dato noia…”
CRISI – (leggendo dal foglio) “Giulio si ferma”
Giulio si ferma.
GIULIO – “Mi servirebbe qualcuno. Qualcuno da accusare. Perché la colpa è sempre
di qualcuno”.
CRISI – (leggendo dal foglio) “Giulio ricomincia a camminare”.
GIULIO - Lo so, imbecille!
CRISI – Come ti permetti?! Questo è oltraggio a pubblico ufficiale! Io ti
denuncio.
GIULIO – Sbrigati, allora! La Tele-autoesecuzione è vicina. Non vorrei dovere
tornare in tribunale da morto.
PEDRO – Mi spiace, Crisi, ma ha ragione Giulio. Tu vuoi denunciare per oltraggio
a pubblico ufficiale, un condannato a morte? Imbecille! Sì, imbecilli. Siete
pure imbecilli. Divetti. Spilorci, opportunisti, demagoghi, vili, litigiosi e
pure imbecilli.
VITA – Taci!
PEDRO – Io parlo quanto voglio: siamo in teatro. E cerca di muovermi le braccia,
mentre parlo, sennò col cazzo che sembro un burattino!
VITA – Parla bene! Siamo in televisione!
PEDRO – Come?! E’ solo una prova, questa.
Attimo di silenzio.
CRISI – Appunto. E’ per abituarsi. Dicevo per abituarci. Proseguiamo. Giulio
ricomincia a camminare. E tu muovilo, Vita. Così magari la smette di dire
sciocchezze. E si limita a dire le battute. (leggendo dal foglio) “Giulio vede
in lontananza un uomo e una donna su una panchina. Pedro - sessant'anni, viso
furbo - e Rosita, trent'anni, bellissima. Seduti su una panchina”.
Rosita va a sedersi in terra vicino a Pedro.
PEDRO – “Una lettera, ti pare che ti chiedo tanto”?
ROSITA – “Voglio che canti per me, come prima”.
PEDRO – “Sono stanco… lo sai che non ho neanche più il tempo di farmi la barba…
guarda”. Ora dovrei sporgermi verso di lei, toccandomi il mento. Poi dovrei
darle un bacio a sorpresa, cosicché lei si ritragga. Che qualcuno mi faccia
muovere, porca troia!
CRISI – Muovilo, Vita! Devo lavorare solo io?
PEDRO – Eccoli lì. Litigiosi. Litigiosi con monotonia.
VITA – Taci, ché ti devo muovere.
Silenzio.
VITA – Riprendi la battuta, altrimenti come faccio a muoverti?
PEDRO – Allora, devo tacere o devo parlare? Eh eh eh! Vi tengo sempre più in
scacco!
CRISI – Proseguiamo, per Dio!
PEDRO – Esagerato! Qui al massimo la responsabilità ce l’ha un giudice. Con gli
dei se la vedranno poi loro. Ammesso che esistano. Chi? Il giudice o gli dei?,
direte voi. Be, la questione è di difficile risoluzione…
VITA – Basta! Siamo tutti qui per lavorare, alla fine. Collaboriamo, così
finiamo in fretta e si va a mangiare.
Muti consensi.
PEDRO – Le paroline magiche: lavoro e cibo. Bestie siamo. Bestie. Crisi fa per
avvicinarglisi minaccioso. Pedro si affretta a ripetere la battuta a Rosita: “
Lo sai che non ho neanche più il tempo di farmi la barba… guarda”.
Vita manipola Pedro, che si sporge verso Rosita, toccandosi il mento. Poi le dà
un bacio a sorpresa: Rosita si ritrae.
PEDRO (contrariato) - “Non mi hai mai scritto nemmeno due righe”.
ROSITA – “Lo sai che non mi piace scrivere”.
CRISI – (leggendo dal foglio) “ Giulio si avvicina. Pedro lo vede, gli va
incontro. Rosita si alza in piedi. Pedro dà la mano ad Giulio”.
VITA – (a Crisi) Mi devi aiutare: da sola non riesco a farlo alzare e poi a
muoverlo.
CRISI – E le didascalie chi le legge?
PEDRO – Vi suggerirò io le mie azioni, tanto Giulio e Rosita conoscono le loro.
Crisi si mette in tasca i fogli. Crisi e Vita sollevano Pedro da terra, gli
infilano le teste sotto alle ascelle per reggerlo in piedi e gli cingono la vita
ciascuno con un braccio; con le mani libere gli manipolano le braccia.
Giulio si avvicina. Pedro lo vede, gli va incontro (trascinato da Vita e Crisi).
Rosita si alza in piedi. Pedro dà la mano a Giulio.
PEDRO (gentilissimo) – “Vieni Giulio, ti presento…”
ROSITA - “Rosita. (sorridendo contrita) Piacere”.
Rosita dà la mano a Giulio. I due si guardano.
Pedro (trascinato da Vita e Crisi) li spinge verso il punto che simboleggia la
panchina.
PEDRO – “Caro Giulio, Rosita è la luce dei miei occhi. In un anno mi ha fatto
tornare ragazzo. Allora ero pieno di forze. Cosa credi, salivo anch'io sui tetti
allora. Per questo vi voglio bene. Io so che cosa vuol dire faticare. Ho sempre
sudato io. Per me siete come figli. Tutti quanti. Quando vi vedo lassù, tutti i
santi giorni, mi dico la stessa cosa: Pedro, non è giusto che fatichino solo
loro…”
GIULIO (senza entusiasmo) – “Ma no signor Pedro, dicevate bene prima: voi avete
già faticato da giovane. Voi avete sudato abbastanza, signor Pedro. E poi voi
già ci date il lavoro”.
Rosita e Giulio si siedono per terra, uno accanto all’altra.
PEDRO – Anch’io. Mi devo sedere anch’io sulla panchina.
VITA – Vicino a lui o vicino a lei?
PEDRO – Vicino a lui.
Vita e Crisi eseguono, accomodandolo accanto a Giulio. Vita rimane seduta dietro
a Pedro e gli muove le braccia. Crisi si rialza, estrae di tasca il foglio e
segue la scena.
PEDRO – “Hai ragione, Giulio. Sapessi che stanchezza ho addosso. Le
preoccupazioni. Sono quelle che mi fottono. Neanche più a cantare, riesco. Che a
lei, alla mia Rosita, le piace tanto. Vero Rosita? Però tu una lettera me la
potresti scrivere. Almeno una… Mannaggia a te… Ma lo sai, Giulio, che Rosita
nemmeno due righe mi ha mai scritto…”
Rosita sbuffa.
PEDRO – “E dire che domani è pure il nostro anniversario. Là nel baretto… un
anno domani a quest'ora…”
GIULIO – “Signor Pedro, dovrei andare… gli altri sono già in cantiere”.
PEDRO – “Certo certo. Stai tranquillo, so che sei lavoratore… Quale miglior
giustificazione per un operaio che tarda al lavoro, di quella che lui sta
parlando con il padrone? Voglio dire: neanche hai da dirglieo al padrone, che
sei arrivato in ritardo… perché il ritardo te lo sta facendo fare lui…”
Pedro ride.
GIULIO – “Che cosa mi voleva dire, signor Pedro?...”
PEDRO – “Tagliamo corto, Giulio… Rosita, vai a fare due passi”.
CRISI – (Leggendo dal foglio) “Rosita si alza e comincia a camminare lungo il
fiume. In cielo i gabbiani”.
ROSITA – Lo so.
Rosita si alza e comincia a camminare su e giù.
PEDRO – “Ascoltami Giulio… Lui non è morto”.
GIULIO – “Lavorava da dodici ore”.
PEDRO – “Lui non ha mai lavorato per me”.
GIULIO – “Se è per questo non è neppure mai entrato in Italia. Non è giusto”.
PEDRO – (afferrandolo per la camicia) “Non ti permettere. Sai perché non è
morto? Perché lui non esisteva. Per nessuno esisteva. Quanti eravate a lavorare
ieri sera?”
GIULIO – “Due, signore”.
PEDRO – (tirandolo verso di sé) “Pensaci bene”.
GIULIO – “Eravamo io e lui, signor Pedro”.
PEDRO - (naso a naso) “No, Giulio… pensaci bene. Non vorrai mica arrivare troppo
tardi al lavoro. Chi glielo dice poi al signor Pedro?...”
GIULIO – (cedendo) “Io. C'ero solo io in cantiere ieri sera”.
Pedro molla la presa.
CRISI – (leggendo) “In cielo gabbiani”.
PEDRO – Lo sappiamo!
CRISI – (indicando il pubblico) E’ per loro!
PEDRO – “Non è mai caduto dal tetto. Forse è caduto nel fiume”.
Silenzio.
CRISI – (leggendo) “Pedro chiama Rosita con un cenno del braccio e si allontana
lungo il fiume. Giulio si allontana lungo il fiume, nella direzione opposta. In
cielo gabbiani”. Si rimette il foglio in tasca. Ti aiuto, Vita.
VITA – Grazie.
Crisi e Vita sollevano Pedro da terra, gli infilano le teste sotto alle ascelle
per reggerlo in piedi e gli cingono la vita ciascuno con un braccio; con le mani
libere gli manipolano le braccia.
Pedro chiama Rosita con un cenno del braccio ed esce a sinistra con lei. Giulio
esce a destra.
VITA e CRISI – (insieme, urlando da fuori) Musica!
Partono gli applausi registrati.
Vita e Crisi rientrano.
VITA – (rivolgendosi ai tecnici, oltre il pubblico) Sta andando bene?
Parte il rumore di lavatrice registrato. Poi silenzio.
Entrano Giulio e Rosita portando a braccia Pedro, che vanno ad accomodare sulla
sedia.
VITA – (al pubblico) Un caloroso saluto a voi e a tutto il pubblico che così
numeroso ci segue da casa. E’ questa la prima Tele-autoesecuzione dopo l’uscita
della nuova legge. Desidero in quest’occasione ricordare che proprio la nostra
Rete ha promosso il referendum che ne ha permesso la promulgazione, credendo da
sempre nell’utile ripristino della pena di morte, se esercitata in quello
spirito educativo garantito dal felice sodalizio della medesima con il medium
televisisivo. Siamo pertanto felici di ospitare questa inaugurazione, che,
proprio in quanto tale, si svolge in teatro, dopo solo pochi giorni di prove.
Soddisferemo dunque fra poco la vostra crescente curiosità, testimoniata dalle
migliaia di richieste che ci avete inviato via e-mail. Ringraziamo pure il
Ministero della Giustizia, che ha fornito i permessi necessari per un inizio
immediato della trasmissione. Tutto ciò è stato reso possibile pure dalla
particolare bravura dei primi condannati, che hanno dimostrato doti attoriali
innate e che quindi garantiscono una perfetta riuscita della prima (scandendo ed
urlando) Tele-autoesecuzione!!
Partono gli applausi registrati.
GIULIO - Che cosa dici? Questa è una prova: mica dirai così in trasmissione. E
poi saremo nella Casa.
ROSITA - Sarà fra quindici giorni…
CRISI - La prima regola per imparare a recitare è: mai prescindere dalla
situazione in cui ti trovi. Lo facciamo per voi, per darvi il buon esempio. Per
insegnarvi. E’ ovvio che in trasmissione la situazione sarà diversa. Quindi
anche le sue parole saranno diverse.
Giulio e Rosita si guardano confusi.
PEDRO – Se qualcuno mi muovesse, allargherei le braccia: qui stiamo veramente
dando i numeri. Queste non sono prove serie.
VITA – Signore e signori, cominceremo con la canzone. Poi passeremo
all’auto-esecuzione. Ovviamente le prossime puntate vedranno me, che sono Vita…
Applausi registrati. …e il mio compagno: Crisi… Applausi registrati. …negli
studi appositamente allestiti per questa trasmissione; mentre i condannati
saranno isolati nella Casa della Pena e gareggeranno come da regolamento.
Saranno ovviamente molti di più e si elimineranno con precedenza stabilita
proprio da voi, che votando da casa potrete decidere di volta in volta chi avrà
cantato e ballato meglio (scandendo ed urlando) “La canzone / della morte in
direttaaa!!”. Questa sera la canzone verrà cantata solo per diletto, senza
alcuno spirito agonistico, proprio per rendere unica, beneaugurale e
irripetibile questa prima (scandendo ed urlando) Tele-autoesecuzione!!
Parte la solita musica rap.
Crisi e Vita sollevano Pedro dalla sedia, gli infilano le teste sotto alle
ascelle per reggerlo in piedi e gli cingono la vita ciascuno con un braccio; con
le mani libere gli muovono le braccia, come a fargli dirigere Giulio e Rosita,
che cominciano a cantare e ballare.
GIULIO - Allora Pe / ROSITA - alora Pe
GIULIO - netratemi / ROSITA - netrème
GIULIO - Sparatemi / ROSITA - tirème
GIULIO - Tagliatemi / ROSITA - taième
GIULIO - Sporcatemi / ROSITA - sporchèmen
GIULIO - sultatemin / ROSITA - sultème
GIULIO - Finitemi / ROSITA – finìme
GIULIO - Mangiatemi / ROSITA - mangème
GIULIO - Feritemi / ROSITA - ferìmen
GIULIO - filzatemi / ROSITA - infilsème
GIULIO - Pungetemi / ROSITA - forème
GIULIO - Cucitemi / ROSITA – cusìme
GIULIO - Tingetemi / ROSITA – pitème
GIULIO - Spugnatemi / ROSITA - spugnème
GIULIO - Conciatemi / ROSITA - concème
GIULIO - Toglietemi / ROSITA - gavème
GIULIO - Tritatemi / ROSITA - tritème
GIULIO - Sputatemi / ROSITA – scracème
GIULIO - Mutatemi / ROSITA - cambième
GIULIO - Timbratemi / ROSITA – timbrème
GIULIO - Saldatemim / ROSITA - saldèmem
GIULIO - pastatemim / ROSITA - pastème
GIULIO - Potatemi / ROSITA - poème
GIULIO - Spingetemi / ROSITA - posème
GIULIO - Tiratemi / ROSITA - tirème
GIULIO - Ficcatemi / ROSITA – fichème
GIULIO – Stuccatemi / ROSITA - stuchème
GIULIO - Bruciatemi / ROSITA - brusème
GIULIO - Conditemi / ROSITA - condìme
GIULIO - Seccatemi / ROSITA - sechème
GIULIO - Zappatemi / ROSITA - sapèmeder
GIULIO - picatemer / ROSITA - pichème
GIULIO - Grattatemi / ROSITA - gratème
GIULIO - Frugatemim / ROSITA - frughèmem
GIULIO - pugnatemim / ROSITA - pugnème
GIULIO - Segatemi / ROSITA - resième
GIULIO - Filmatemi / ROSITA - filmème
GIULIO - Suonatemi / ROSITA - sonème
GIULIO - Montatemi / ROSITA - montème
GIULIO - Salatemi / ROSITA - salème
GIULIO - Truccatemi / ROSITA - truchème
GIULIO - Sgravatemi / ROSITA - sgravème
GIULIO - Allora Ri / ROSITA - alora Ri
GIULIO - trovatemir / ROSITA - trovème (2).
Cessa la musica e partono gli applausi registrati. Giulio e Rosita si danno il
cinque e si abbracciano.
Crisi, continuando a reggere Pedro insieme a Vita, estrae a fatica di tasca il
foglio.
CRISI – (leggendo) “Stanza da letto. Un tavolo e una sedia. Accanto al tavolo
una chitarra.
Pedro seduto. Apre una scatola infiocchettata. Ne estrae una bottiglia di
liquore e una busta e le posa sul tavolo. Posa quindi la scatola in terra. Tira
fuori della busta una lettera e inizia a leggerla fra sé”.
Vita rimette in tasca il foglio.
Vita e Crisi accomodano Pedro sulla sedia; quindi ricompongono la confezione con
la busta e la bottiglia. Giulio e Rosita si guardano e, dopo un attimo di
esitazione, fanno per uscire.
VITA – Giulio! Rosita! Giulio e Rosita si fermano. Un piccolo cambiamento di
regia. Tu Rosita finirai di leggere tutta la seconda lettera. E tu Giulio le
sparerai solo quando lei avrà finito di leggerla, solo dopo la firma: “Rosita”.
E ti sparerai subito dopo avere sparato a lei. Non dovrai fare passare neppure
un attimo. Appena sparato a lei nella schiena, pistola alla tempia e fuoco su di
te. Verrà meglio.
GIULIO – Va bene.
ROSITA – Va bene.
Giulio e Rosita escono.
Manipolato a quattro mani da Crisi e Vita, Pedro comincia ad agire (Vita muove
il braccio sinistro e il tronco, Crisi il braccio destro e la testa).
Pedro scioglie il fiocco e apre la scatola da scarpe; ne estrae una bottiglia di
liquore e una busta e le posa sul tavolo.
Tira fuori dalla busta una lettera e inizia a leggerla.
PEDRO - (leggendo) Caro Pedro, è la tua Rosita che ti scrive per la prima volta.
Sono le otto del mattino. Esattamente un anno fa a quest'ora ci siamo incontrati
nel baretto sulla spiaggia. In questi mesi non ti ho mai scritto, è vero, ma sai
che non mi piace farlo. Lo faccio già al lavoro. Quando stacco, stacco. E allora
non sono più la tua segretaria. Sono altro e tu lo sai bene. Scrivere mi ricorda
il lavoro, lo sai. Oggi però ti scrivo, questa è la mia prima lettera per te,
perché oggi è un giorno speciale: ti voglio fare una sorpresa. Dovrai solo
aspettarmi, io fra poco arriverò nella tua stanza e ti stupirai di quello che ho
preparato per te; però prima dovrai seguire attentamente le istruzioni che ti
do. A un certo punto io arriverò e tu canterai per me. Questa volta lo farai: lo
so. Lo farai per farmi piacere. Sarà un bel gioco e alla fine capirai davvero
quanto ti voglio bene.
Ora farai quello che ti scrivo. Prendi la bottiglia.
Pedro (manipolato da Vita e Crisi) prende la bottiglia, si guarda intorno e
riprende a leggere la lettera.
PEDRO - (leggendo) Ora tira qualche golata dalla bottiglia, una dopo l'altra,
bevi a piccoli sorsi, come piace fare a te. Sai, è il tuo liquore preferito, lo
stesso che bevevi al tavolino quel giorno, oggi è un anno fa, quando mi hai
vista per la prima volta: noi due seduti a quel tavolino in riva al mare, con
tanti gabbiani nel cielo.
Pedro (manipolato da Vita e Crisi) prende la bottiglia e finge di tracannare;
posa la bottiglia e riprende a leggere la lettera.
PEDRO - (leggendo) Tu sai quanto ti amo e quanto mi piace sentirti cantare. Tu
non vuoi più cantare per me e questo mi dispiace. Ma so quanto mi vuoi bene. E
anch'io te ne voglio. Stasera però canterai per me. Ci sono tante cose che
vorrei dirti. Tante volte mi hai chiesto perché ero triste. Te lo dirò stasera
se mi aspetterai cantando. Sarà una serata meravigliosa. Bevi un'altra golata
del tuo whisky, se ne hai voglia. Pedro (manipolato da Vita e Crisi) finge di
bere. Ora guarda vicino al tavolo: c'è una chitarra, è per te. Pedro (manipolato
da Vita e Crisi) fa per guardare, poi attratto dal seguito continua a leggere.
Prendila e suona e canta per me. Smetti solo quando io entrerò. Verrò davanti a
te e allora vedrai cos'ho preparato per te. Il gioco più bello inizierà allora.
Ti amo
Rosita
Avanza Rosita dal fondo, non vista da Pedro.
Pedro (manipolato da Vita e Crisi) fa per prendere la chitarra; si ferma di
colpo, si porta una mano al petto e stramazza a terra con un mugolio sommesso.
Crisi e Vita escono in silenzio, lentamente.
Rosita tocca Pedro con un piede, si china su di lui, gli chiude gli occhi, si
rialza.
Si sfila di tasca una lettera, la apre e inizia a leggere, senza accorgersi di
Giulio, che avanza dal fondo.
ROSITA – (leggendo) Caro Pedro, questa è la mia seconda lettera per te; non te
la spedirò mai, perché so che non servirebbe. Spero che tu abbia trovato la mia
prima lettera nella tua camera. Adesso è mezzanotte. Innanzi tutto grazie per
avere seguito le mie istruzioni.
Caro Pedro, ti amavo ancora, ma non ti volevo più vedere. Forse da vivo non ne
avresti mai capito il motivo.
Spero di non avere rovinato il retrogusto del tuo whisky. Ho scelto un veleno
non fulminante, perché volevo che tu iniziassi almeno a cantare. Non so se ce
l'hai fatta. Ma ora verrò da te e mi prenderò quello che mi spetta, perché tu
possa capire e io possa ricordare.
Non mi beccheranno, perché io andrò lontano. E nessuno potrà pensare che ti
abbia ucciso io. Ora verrò da te e chiuderemo la partita.
Addio
Rosita
Giulio arriva alle spalle di Rosita, estrae di tasca la pistola e le spara nella
schiena. Il sangue esce a fiotti dal petto di Rosita, che stramazza al suolo.
Giulio si porta la pistola alla tempia e preme il grilletto. Crolla a terra,
mentre il viso gli si inonda di sangue.
Partono gli applausi registrati.
I due tecnici dal fondo avanzano velocemente fra il pubblico, con le telecamere
in spalla (una telecamera ha su stampigliato il numero “1” e l’altra il numero
“2”), per riprendere l’azione più da vicino.
Entrano Vita e Crisi applaudendo.
Crisi tocca con un piede i cadaveri di Giulio e Rosita, come a saggiarne la
morte avvenuta.
VITA – (indicando i tecnici, al pubblico) I nostri tecnici! (ai tecnici,
eccitatissima) La uno o la due? Dove guardo?
Il tecnico con la camera “1” alza una mano. Vita si gira verso di lui, mentre
Crisi si china su Pedro.
CRISI – (a Pedro) Scomodo lì per terra? Consolati! Sei l’unico ad essere morto
per finta.
Vita ride. Crisi le si avvicina divertito e le si dispone di fianco, trattenendo
a stento l’eccitazione.
VITA – (guardando in camera) Signore e signori, avete assistito alla prima
Tele-autoesecuzione. Non riesco ad esprimere la gioia immensa per avere avuto
l’onore di presentare, insieme al mio collega (Crisi fa un mezzo inchino,
sorridendo), uno degli eventi che è certo destinato a rimanere nella Storia, una
delle trasmissioni che più pone le sue radici… la trasmissione che per prima è
riuscita ad affondare le sue radici nella realtà più profonda della comunità
umana. Che più di ogni altra scatena in ciascuno i sogni e i pensieri più
proficui. E per l’importanza che riveste a livello giuridico, etico,
spettacolare e… Vi voglio ricordare ancora una volta che nelle prossime puntate,
che saranno trasmesse in diretta dalla casa della pena, i condannati
gareggeranno ballando e cantando e voi stessi, mediante il televoto stabilirete
quali saranno i più meritevoli e quindi i primi ad autoeliminarsi… scusatemi,
l’emozione mi confonde e non trovo le parole per…
Parte l’applauso registrato, mentre Pedro, alle spalle di Vita e Crisi, si alza
e raccoglie la pistola dalla mano del cadavere di Giulio.
VITA – Grazie, grazie!
CRISI – Io pure vorrei manifestare…
PEDRO – Mani in alto!
Crisi e Vita si voltano di scatto verso Pedro, lo vedono in piedi con la pistola
in mano; tornano a voltarsi verso il pubblico e alzano le braccia lentamente,
rimanendo impietriti.
PEDRO – (ai tecnici) La uno o la due? Dove guardo?
I tecnici alzano entrambi la mano.
PEDRO – (sorridendo) La paura confonde… Guarderò un po’ la uno e un po’ la due.
Sono solo un attore.
Un attore che ha finto di essere paralizzato.
Per potere fingere di essere un burattino e passare il provino.
Rima inopportuna. Ma pur sempre rima.
Mai fidarsi di un attore. Paralizzato, per di più.
Mi è venuta un’idea. Una grande idea.
Inizia a muoversi come un burattino: danza e saltella ad evitare i cadaveri,
mentre continua a tenere sotto tiro Crisi e Vita. Crisi e Vita cercano di
voltare le teste a guardarlo, rimanendo con le mani alzate.
PEDRO – (Cantando) Allora Pe alora Pe
netratemi netrème
Sparatemi tirème
Tagliatemi taième
Sporcatemi sporchèmen
sultatemin sultème
Finitemi finìme
Mangiatemi mangème
Feritemi ferìmen
filzatemi infilsème
Pungetemi forème
Cucitemi cusìme
Tingetemi pitème
Spugnatemi spugnème
Conciatemi concème
Toglietemi gavème
Tritatemi tritème
Sputatemi scracème
Mutatemi cambième
Timbratemi timbrème
Saldatemim saldèmem
pastatemim pastème
Potatemi poème
Spingetemi posème
Tiratemi tirème
Ficcatemi fichème
Stuccatemi stuchème
Bruciatemi brusème
Conditemi condìme
Seccatemi sechème
Zappatemi sapèmeder
picatemer pichème
Grattatemi gratème
Frugatemim frughèmem
pugnatemim pugnème
Segatemi resième
Filmatemi filmème
Suonatemi sonème
Montatemi montème
Salatemi salème
Truccatemi truchème
Sgravatemi sgravème
Allora Ri alora Ri
trovatemir trovème (3)… Applausi!
CRISI – (rimanendo con le mani alzate) E l’idea quale sarebbe?
VITA – (rimanendo con le mani alzate) Sei comunque solo un attore. Non
paralizzato. Ma cane: che cantassi male, lo sapevamo. Ma pure a ballare, sei una
schifezza.
PEDRO – Attenta, Vita. Sei sotto tiro.
VITA – Spara, non me ne frega niente. Ti vedranno in tanti.
Silenzio.
VITA – Tocca a te.
Crisi guarda Vita.
VITA – Parla!
CRISI – Non ce ne frega niente. Ci vedranno in tanti.
PEDRO – Giocate ai pappagalli?
VITA – E saranno quei tanti a processarti. Per direttissima. E sarai condannato
in un attimo. E darai un altro esempio di auto-esecuzione.
PEDRO – No.
CRISI – Sì. Da buon cittadino, ti ammazzerai un attimo dopo avere sparato a noi.
PEDRO – Non ci penso neppure. Ammazzerò voi e basta.
VITA – Le hai viste le telecamere… sei in diretta.
PEDRO – Ammazzerò pure quei due bastardi. Così finirà la diretta.
I due tecnici, con le telecamere in spalla, indietreggiano; Crisi e Vita
continuano a tenere le mani alzate, rivolti verso il pubblico.
CRISI – (ai due tecnici) Fermi voi! E continuate a riprendere.
VITA – Non vi accadrà nulla. Sapete benissimo perché. I due tecnici riguadagnano
le loro posizioni, continuando a riprendere. (Tornando a rivolgersi a Pedro) Tu
ci ammazzerai e poi ti ammazzerai.
PEDRO – Vi ammazzerò e non mi ammazzerò.
VITA – E per che cosa vorresti rimanere? Tanto saresti condannato e prima o poi
ti farebbero ammazzare in diretta. Non è meglio farlo subito?
PEDRO – Questa legge fa schifo.
CRISI – Che cosa speri? Che venga abrogata?
VITA - Non accadrà mai. Questa legge farà avanzare un mucchio di soldi, perché
gli assassini catturati non marciranno in carcere. E avranno una dignitosa morte
in diretta.
CRISI - E quelli che avranno imparato la lezione? Che si ammazzeranno subito
dopo avere ammazzato?
VITA - Quelli abbatteranno tutti i costi. Anche dei processi.
CRISI – Però quando tutti gli assassini avranno imparato la lezione… la
Tele-autoesecuzione finirà…
VITA – Zitto!
CRISI - La legge non servirà più…
VITA – Zitto: siamo in diretta.
CRISI - Finiranno le dirette…
VITA – La fine sarà quella. Ma ci vorranno secoli: qualche colpevole si trova
sempre.
PEDRO – Mani in alto! Crisi e Vita sollevano ancora di più le braccia. Quel che
accadrà là fuori non mi interessa. Io la mia vita la passerò qui dentro. Ho una
pistola, tanti ostaggi e due telecamere che mi riprendono.
VITA – Tu sei pazzo.
PEDRO – No, sono furbo. Finirò la mia vita in teatro. Sarà una diretta
lunghissima. Mi piazzerò all’entrata e nessuno spettatore uscirà. Dopo un po’
non avrò più neppure bisogno di minacciarli, perché saremo tutti protagonisti
del reality più lungo e vero mai visto. Saremo tutti famosi e nessuno vorrà
andarsene. Finiremo tutti la nostra vita qui dentro. Senza ammazzarci fra di
noi. Vivremo e aspetteremo la morte. Quella naturale.
CRISI – Dopo un’ora ti staneranno.
PEDRO – No, perché ammazzerò chiunque cerchi di farlo. Scacco matto. Sono sicuro
che la gente che ci segue da casa è d’accordo.
CRISI – Verifichiamo con il televoto.
VITA – (a Crisi) Zitto, deficiente. (a Pedro) Il Ministero non lo permetterà.
PEDRO – Non mi serve il permesso di nessuno per ammazzare qualcuno. Basta avere
una pistola.
CRISI – Verifichiamo con il pubblico presente: alzi la mano chi vuole rimanere
in teatro con l’assassino.
PEDRO – Quale assassino?
VITA – Tu. Non hai detto che ci vuoi ammazzare?
CRISI – E tu ricordaglielo, mi raccomando.
VITA – E’ il copione. Sto recitando a memoria.
CRISI – Quale copione?
VITA – Cerca di capirmi…
CRISI – Alzi la mano chi è d’accordo con l’assassino.
PEDRO – Incredibile: da vittima ad assassino. In un attimo. E’ bastato guarire
da una paralisi. In fondo… Il coraggio si trova, con due telecamere davanti.
Potenza del mezzo televisivo. Sono proprio contento. A voi che ci seguite da
casa dico che le puntate della mia trasmissione saranno infinite e che
diventeremo tutti quanti una grande famiglia. E che l’affetto che vorrete darci,
vi sarà da noi reso cento e cento volte…
VITA – Non sai parlare in televisione. Così gli fai cambiare canale.
PEDRO – Non credo: stanno tutti aspettando il vostro sangue.
VITA – Dopo verserai il tuo.
PEDRO – No. Gli ultimi morti ammazzati sarete voi, qua dentro.
VITA – Sei un vile.
PEDRO – Non accetto giudizi da un mercenario.
CRISI – Siamo pubblici ufficiali. Non mercenari.
PEDRO – Peggio ancora, se c’è la morte di mezzo.
Dopo un’ora cominceranno a portarci da mangiare. E ci toglieranno dai piedi i
cadaveri: questo significa che voi, in quanto morti, ve ne andrete. Prima di
iniziare a puzzare.
CRISI – (a Vita) C’era anche questo nel copione?
VITA – Taci. Diamogli corda.
PEDRO - E sapete perché tutti mi aiuteranno anziché imprigionarmi?...
Soldi. Non solo costi abbattuti, ma pure guadagni: gli sponsor spunteranno come
funghi per la mia trasmissione.
Silenzio.
VITA – Avanti. Spara!
CRISI – Ma sei fuori di testa?
VITA - Spara. Hai ragione tu.
CRISI – No. Voglio che si segua il copione. Nel copione i pubblici ufficiali non
muoiono. Lo ricordo perfettamente.
VITA – (voltando il capo verso Crisi) Questo è il copione.
Crisi volta il capo verso Vita: si guardano per un attimo.
CRISI – Sì, così il sacrificio ha un senso.
VITA – Ammazzaci. Mira al centro della schiena.
CRISI – Avanti, spara! Moriremo in diretta.
VITA – Spara, attorucolo!
CRISI – Spara, incapace!
VITA – Non sai recitare. Vediamo se almeno sai sparare.
PEDRO – Morite, bastardi!
Pedro preme il grilletto. La pistola fa cilecca. Una, due, tre, quattro volte.
Pedro guarda la pistola.
Crisi e Vita abbassano le braccia e si voltano lentamente verso di lui,
cominciando a ridere sempre più forte.
VITA – (trattenendo a stento le risa) Due colpi. C’erano solo due colpi. Li ha
già usati Giulio.
CRISI – (smettendo di ridere) Sei fregato. Tentato omicidio. E reo confesso.
Tutto in diretta.
VITA – Buon proseguimento. Noi ce ne andiamo. La puntata sta finendo.
Crisi e Vita se ne vanno passando in mezzo al pubblico; i due tecnici ne
riprendono l’uscita, quindi tornano a inquadrare Pedro.
Pedro si guarda intorno.
Prende da terra la bottiglia di whisky e ne svita il tappo.
PEDRO – Sta finendo. La puntata.
Per davvero, almeno una bevuta per davvero. (Fa per bere, poi si ferma)
“To be, or not to be, that is the question
Whether 'tis nobler in the mind to suffer
The slings and arrows of outrageous fortune,
Or to take arms against a sea of troubles,
And by opposing, end them. To die, to sleep-
No more and by a sleep to say we end
The heart-ache, and the thousand natural shocks
That flesh is heir to; 'tis a consummation
Devoutly to be wished. To die, to sleep;
To sleep, perchance to dream. Ay, there's the rub;
For in that sleep of death what dreams may come
When we have shuffled of this mortal coil
Must give us pause - there's the respect
That makes calamity of so long life:
For who would bear the whips and scorns of time
Th'oppressor's wrong, the proud man's contumely,
The pangs of despis'd love, the laws delay,
The insolence of office, and the spurns
That patient merit of th'unworthy takes,
When he himself might his quietus make
With a bare bodkin; who would fardels bear,
To grunt and sweat under a weary life,
But that the dread of something after death,
The undiscovered country, from whose bourn
No travellers returns, puzzles the will
And make us rather bear those ills we have,
Than fly to others that we know not of?
Thus conscience does make cowards of us all,
And thus the native hue of resolution
Is sicklied o'er with the pale cast of thought,
And enterprises of great pitch and moment
With this regard their currents turn awry,
And lose the name of action (4)”.
Dopo tante bevute per finta… Vediamo quale schifezza sono riusciti a comprare
per la scena. Tutti spilorci. E falsi. Una pistola. Tele-autoesecuzioni. A
tradimento, però… non mi pare fosse previsto. Bella legge, ma ci sarà stata
qualche nota a margine. Comunque, mai fidarsi di un paralizzato. Attore, per di
più. E’ da idioti. Idioti, pure. Gente di televisione. Divetti. Spilorci,
opportunisti e demagoghi. E pure vili. Vili e litigiosi. E idioti. Che schifo! E
falsi, per di più. A tradimento. Una pistola senza proiettili. Ecco quello che
mi resta. E allora io vi dico che… La uno o la due?
Alla salute! (Tracanna dalla bottiglia. Fa una smorfia.) Che schifo! E questo
sarebbe whisky… Divetti spilorci…
Si porta le mani al petto e barcolla.
PEDRO – Avevano pensato a tutto, quei bastardi!
La bottiglia gli cade a terra.
PEDRO – Litigiosi… litigiosi… con monotonia.
Pedro crolla a terra morto.
Luce anche sul pubblico.
Uno dei due tecnici corre via, passando in mezzo al pubblico.
L’altro tecnico lo riprende con la telecamera, finché scompare oltre il pubblico
ed esce; quindi passa anche lui in mezzo al pubblico, riprendendo tutti con la
telecamera, scrupolosamente, fino ad uscire pure lui.
Sia la scena che il pubblico rimangono illuminati.
Anche nel caso di applausi, Crisi e Vita non torneranno, perché la puntata sarà
finita.
E Pedro non si alzerà. Perché sarà morto per davvero.
E né Giulio, né Rosita si alzeranno per inchinarsi e ringraziare, perché saranno
tutti morti per davvero.
Finché gli spettatori, unici a salvarsi, non se ne saranno andati tutti.
1 La seconda parte di ogni verso è da pronunciarsi secondo le regole fonetiche
del dialetto piemontese: quindi ad esempio tutte le “u” hanno il suono della u
nella parola francese rue e tutte le “o” hanno il suono della u italiana.
2 La seconda parte di ogni verso (la parte di Rosita) è da pronunciarsi secondo
le regole fonetiche del dialetto piemontese: quindi ad esempio tutte le “u”
hanno il suono della u nella parola francese rue e tutte le “o” hanno il suono
della u italiana.
3 La seconda parte di ogni verso è da pronunciarsi secondo le regole fonetiche
del dialetto piemontese: quindi ad esempio tutte le “u” hanno il suono della u
nella parola francese rue e tutte le “o” hanno il suono della u italiana.
4 dall’Amleto di W. Shakespeare (atto III scena 1)