Olmo e Luna

Tre atti di

Fabio Massimo Franceschelli

Febbraio 2002

1

Personaggi:
Olmo, un ragazzo, 25 anni circa;
Luna, una ragazza, 25 anni circa;
Voce dal buio.

Ambiente:
interno di una camera da letto. Fuori è giorno ma dentro predomina la penombra; in alcuni punti della stanza filtra la luce dalle finestre; altre zone sono totalmente all’oscuro. Abbastanza illuminato è un letto matrimoniale ove, sotto le coperte, giacciono Olmo e Luna. Stanno parlando.

* * *

- Olmo - …sarà perché non riesco ad abituarmi alla vita, oppure perché ho paura che mi annienti… non so, tutto passa così in fretta ed io continuo a far finta di niente.
- Luna - Soffri?
- Olmo - Soffro? Assolutamente no.
- Luna - Allora non ami?
- Olmo - Amo senza soffrire. Smettila con questa psicanalisi. [pausa] Amo con trasporto, davvero, solo che se avessi motivo di soffrire per questo amore …insomma: non soffrirei!
- Luna - Mi sembra troppo comodo, quasi impossibile. E’ un sentimento monco.
- Olmo - Voi donne avete un’idea troppo letteraria dell’amore.
- Luna - Anche la tua è letteraria: l’hai presa leggendo riviste porno.
- Olmo - Che mi hanno insegnato un mucchio di cosucce.
- Luna - Tipo?
- Olmo - Di questa che ne pensi?
- Luna - Mi stai toccando.
- Olmo - Già!
- Luna - Mi stai toccando con una mano.
- Olmo - E allora?
- Luna - Perché hai scelto di toccarmi proprio con una mano?
- Olmo - Ma che domande sono?
- Luna - Veramente, vorrei capire. Vorrei capire cosa ti passa per la mente su di me. Avresti potuto darmi un bacio, carezzarmi il viso, strusciarmi addosso il tuo pisello, e invece hai pensato che a me facesse più piacere essere masturbata.
- Olmo - Fa piacere a me.
- Luna - Quindi sei un egoista [geme].
- Olmo - Non riesco a concepire altro che l’egoismo. E’ per questo che ora ti succhio anche l’anima.
- Luna - Ho voglia di parlare di Kant mentre tu mi tocchi.
- Olmo - Di Kant?
- Luna - Di Kant. L’ultimo esame che ho dato. La professoressa mi ha fatto una domanda con una voce che pareva velluto. Credo fosse lesbica, mi mangiava con gli occhi. “Cosa posso conoscere? Cosa posso fare? Cosa posso sperare?”. [geme] Non ha aggiunto altro. Solo le tre domande. [geme] Sai cos’è un giudizio sintetico a priori? [geme] E’ un giudizio sintetico a priori il fatto che ora sento… [geme] sento…
- Olmo - Continua.
- Luna - Kant non viaggiava.
- Olmo - Continua.
- Luna - Non viaggiava mai, non si è mai mosso da Königsberg ma conosceva tutto il mondo [geme] perché leggeva e si informava e parlava con gente e il mondo sembrava ruotasse intorno a lui che era il centro del mondo si sentiva il centro del mondo perché… [geme più forte] lui costruiva gli occhi del mondo [ha l’orgasmo].
- Olmo – Sì, sì…
- Voce dal buio - Silenzio, voglio sentire il suo orgasmo!

[silenzio, e l’orgasmo di Luna; poi pausa]

- Voce dal buio - Continuate!
- Olmo - Come è stato?
- Luna - Cosa vuoi sentire? “E’ stato magnifico”? Oppure preferisci: “non ho mai goduto così”?
- Olmo - Descrivimi il tuo orgasmo.
- Luna - A chi interessa?
- Olmo - A me.
- Luna - Tu sei un porco. Non ti basta che ti permetto di farmi ogni cosa, vuoi anche penetrare le mie sensazioni, i miei pensieri.
- Olmo - Non aspetti altro che questo, di essere visitata ovunque, svuotata.
- Luna - Svuotata, sì. Forse l’orgasmo è sudore di Dio.
- Voce dal buio - Basta con la filosofia!
- Olmo - Cosa vuoi?
- Voce dal buio - Voi! Continuate!
- Olmo - Tu ed io avremo un futuro?
- Luna – Tutto può essere. In realtà me ne frego del futuro. Sto bene qui con te; perché devo pensare al futuro?
- Olmo - Perché lo avrai. Prima o poi dovremo alzarci da questo letto, forse suonerà la sveglia o il telefono o busseranno alla porta. Insomma, il futuro sta per venire. Anche lui.
- Luna – Lo hai di nuovo duro.
- Olmo - Logico. Io non sono venuto.
- Luna – Perché si dice “venire”?
- Olmo - Come altro si potrebbe dire?
- Luna – “Sono”! Che ne dici, suona bene?
- Olmo – “Sono, sì sono sono sono sono!”. Ma dai, è ridicolo.
- Luna – Però esprime bene la situazione. In realtà nell’orgasmo è l’essere che si trasforma.
- Olmo - Hai i capezzoli dritti.
- Luna – Ora basta. Ti conosco da circa un’ora e non so nulla di te. Voglio sentirti parlare.
- Olmo - Mi conosci benissimo. In questo momento milioni di miei spermatozoi stanno correndo nel tuo utero.
- Luna – [ride] Credi di essere poetico? Hai detto una cosa così…
- Olmo - Così?
- Luna – Asettica, da divulgazione scientifica televisiva.
- Olmo - Chiusa la mia carriera di bardo. Ti parlerò di me. Oggi ho conosciuto l’amore.
- Luna – E ieri? Cosa hai conosciuto ieri?
- Olmo - Che ti frega di ieri?
- Luna – Lo voglio sapere. Basta con le tue mezze frasi. Devo conoscere un ragazzo se lo voglio come compagno di tutta la mia vita. Io non credo al tuo stoicismo.
- Olmo - Stoicismo?
- Luna – Sì, stoicismo. Tutto ti scivola e nulla ti tocca. Voi ragazzi avete sempre quella faccia sicura, con il sorriso stampato… insomma, superficiale.
- Olmo - Quindi sei laureata in filosofia. Come posso competere con te?
- Luna – Non devi competere con me, devi farmi felice.
- Olmo - E‘ un compito spaventoso questo. Farti felice. Cosa significa? Farti felice significa essere sempre al tuo fianco, donarti amore, ottimismo, felicità, condividere progetti, gioie…
- Luna – Dolori.
- Olmo - Dolori, certo. Farti felice significa esserci sempre, anteporti a tutto, a me stesso. Consolarti, darti calore, carezzarti, capirti, stimarti e intuirti. Anche scoparti quando non mi va.
- Luna – Ed essere scopata quando non va a me.
- Olmo - Capisci quanto è dura?
- Luna – Abbracciami.
- Olmo - E’ così che si comincia [la abbraccia]. In realtà ti conosco da sempre, aveva ragione Platone.
- Luna – Ah ah, stai fingendo. Non ti cimentare in un campo che non ti appartiene.
- Olmo - No, veramente, qualcosa l’ho letta anch’io. E’ la storia – non mi ricordo bene – delle idee primordiali, insomma di qualcosa che l’uomo conosce e non conosce, ma quando rammenta, riconosce, capisce…
- Luna – Con quante donne mi hai tradito?
- Olmo - Ma se ti conosco da un’ora appena.
- Luna – Mi conosci da sempre, non ricordi? E quindi quando ti portavi a letto tutte le tue mignottelle sapevi di tradirmi.
- Olmo - Sono senza scuse. Tre.
- Luna – Tre sole?
- Olmo - Sono ancora giovane.
- Luna – Quindi non hai abbastanza esperienza. E’ una cosa grave. Come posso fidarmi di te? Come ti comporterai quando nostro figlio ti dirà che vuole cambiare sesso?
- Olmo - Mi piace il tuo spirito. Io non sono superficiale, so essere molto profondo e…
- Luna – Ma non si ammoscia mai?
- Olmo - Non mi interrompere.
- Luna – Scusa.
- Olmo - Non è facile per me. Ho il terrore di innamorarmi. Certe volte l’ho immaginato e…
- Luna – E… ?
- Olmo - Era qualcosa più grande di me, era inconcepibile, mi travolgeva. Innamorarsi veramente significa sdoppiarsi, tutto si raddoppia, la gioia, le paure e le sofferenze. Come potrò sopravvivere alla tua morte se diverrai una parte di me?
- Luna – Egoista. Vuoi che muoia prima di te?
- Olmo - Certo, soffrirei troppo a pensare a te che muori senza me vicino, tutta sola. Morire soli è una sofferenza troppo grande da sopportare.
- Luna – Mia madre mi disse una volta: “si muore sempre da soli”.
- Olmo - Non sono d’accordo, io non ti lascerò mai da sola, nemmeno di fronte alla morte.
- Luna – Moriremo insieme.
- Olmo - Sono due lacrime queste? Sei bellissima. Perché voi ragazze vi rifugiate spesso nella malinconia?
- Luna – Ognuno ha i suoi ruoli culturalmente sanciti.
- Olmo - Ma sentila, questa. E se invece di filosofeggiare mi facessi un pompino?
- Luna – Lo sapevo che eri un porco. No, mi vergogno a fartelo oggi che ci siamo conosciuti. Te lo faccio domani.
- Olmo - Vada per domani. Adesso toccamelo lentamente.
- Luna – Il tuo piacere è in tutto il corpo o solo nel pisello?
- Olmo - Hai uno strano modo di dire “pisello”.
- Luna – Pisello, pisello, pisello. Forse preferisci pene? O cazzo? Oppure membro, arnese, verga… verga, sì, verga suona bene: ha reminiscenze didattiche, e poi mi rammenta il verismo. Allora?
- Olmo - Cosa?
- Luna – Il tuo piacere dov’è, nel corpo, nella testa, nella verga?
- Voce dal buio - Cambiate argomento.
- Luna – Perché?
- Voce dal buio - Cambiate e basta!
- Luna – Come ti chiami?
- Olmo - Olmo.
- Luna – Olmo? Che razza di nome è?
- Olmo - E’ un personaggio di non so quale film; è stata un’idea di mio padre. E tu?
- Luna – Luna.
- Olmo - Olmo e Luna. Non siamo due qualunque, abbiamo bei nomi, interessanti, misteriosi, evocativi.
- Luna – E la nostra vita, sarà interessante e misteriosa? Oppure banale, inutile, insignificante?
- Olmo - Insignificante? Non ci ho pensato spesso, ma credo che qualunque vita sia insignificante.
- Luna – Chiarisci.
- Olmo - Non vedo alcun significato nella mia vita.
- Luna – E’ ancora presto per dirlo, magari da grande farai cose sensazionali. Cambio mano, mi sta venendo un crampo. Io invece penso…
- Voce dal buio – Lascia parlare lui!
- Luna – No! Io penso che sono al mondo per vivere. Può sembrare una banalità ma è l’unica risposta.
- Olmo - Da grande. Da grande sarò l’autore di una rivista di pornografia umoristica. La voglio chiamare “Vengo anch’io”.
- Luna - Produci stupidaggini in quantità industriale. Hai talento.
- Olmo - Quando tornerà tua madre?
- Luna – Abbiamo ancora tempo.
- Olmo - Lo sai cosa ho pensato oggi quando ti ho visto?
- Luna – Cosa?
- Olmo - “Questa me la dà entro oggi”.
- Luna – Niente altro?
- Olmo - Sì: “me la dà anche senza preservativo”.
- Luna – Anche con le altre hai pensato la stessa cosa?
- Olmo - No, solo con te.
- Luna – Quindi sono la donna della tua vita. Io ti voglio accanto a me; nudo o vestito, a letto o seduti, non fa differenza: l’importante è che tu sei mio.
- Olmo - A me invece piace fare sesso, anche tutti i giorni.
- Luna – Mia madre dice che dura solo qualche anno. Poi diventa routine, lo si fa sempre di meno, interessa poco, ci sono i problemi, la stanchezza, la noia eccetera.
- Olmo - Quindi tua madre non scopa più?
- Luna – Mia madre che scopa… ma dài! Non riesco proprio ad immaginarmelo.
- Olmo - E mio padre, allora? Sono sicuro che inizia a russare ancora prima di venire.
- Luna – [ride] Che stupido che sei. Se tuo padre russa vuol dire che russi anche tu.
- Olmo - Io non russo.
- Luna – Be’, russerai da grande.
- Olmo - Non sarò mai grande.
- Luna – Illuso. Lo saremo tutti e due. Lo hai detto tu stesso prima: “il futuro sta per venire”.
- Olmo - Anche io. No! Perché hai smesso?
- Luna – Piccoli segreti femminili: “a letto rendigli la vita difficile”.
- Olmo - E chi ti ha detto questa cretinata? Sempre tua madre?
- Luna – Niente più sesso se prima non ti mostri per quello che sei.
- Olmo - Cioè?
- Luna – Devi dirmi qualcosa di te che non hai mai confessato a nessuno. Qualcosa di molto personale, che so? paure, sentimenti.
- Olmo - Ti amo, non ti basta?
- Luna – Dimostramelo.
- Olmo - Uffa! Okay, vado a ruota libera. La vita mi piace, mi diverte, però penso che sia profondamente ingiusta. In realtà la sofferenza è sempre maggiore della gioia. Poi cos’è la vita? Davvero, non riesco a spiegarmela. Perché io sono io e vivo in quest’epoca e in questo posto e non sono un altro? C’è una spiegazione? A volte penso che qualcuno si stia divertendo con me, che mi stia puntando una telecamera e mi stia osservando per vedere come me la cavo, e che tutto quanto mi circonda faccia parte del gioco.
- Luna – Solipsismo.
- Voce dal buio – Silenzio!
- Olmo – Poi ho paura, non so di che ma a volte ho paura all’improvviso. La gente mi fa paura e anche le situazioni nuove. E ho il terrore di quando morirò. Certi momenti, invece, penso che ho il dovere di fare grandi cose ma che non ne sono in grado. Insomma, non sono un gran che.
- Luna – Sei il mio uomo.
- Olmo – Ripetilo.
- Luna – Sei il mio uomo.
- Olmo – E tu la mia donna. [pausa] Cosa mi sono meritato?
- Luna – Dolcetti e coca cola. [scende dal letto ed esce] Brr, che freddo.
- Olmo – Hai un sedere bellissimo.
- Luna – [da fuori] Cosa?
- Olmo – Hai un sedere stupendo.
- Luna – [rientrando] Stai alla larga dal mio sedere, uomo.
- Olmo – Il mio è solo un giudizio estetico.
- Luna – Sì, guarda che ti conosco bene ormai. [rientra nel letto e posa il vassoio sopra le coperte] Il complimento svela il desiderio.

[mangiano]

- Olmo - Improvvisa un pensiero per il nostro primo figlio.
- Luna – Cosa ti dirò, figlio mio, guardandoti negli occhi? Che sono tua madre? Che tu sei vivo? Ma questo lo capirai da te. Avrò paura del tuo mistero ma non la mostrerò. E anche questo, lo capirai da te. Allora ti prenderò tra le mani e mi sarà chiaro che il tempo è passato e che tu ora ci sei – anche tu -, in questa vita. La tua vita.
- Olmo – Bello. Ora un pensiero erotico.
- Luna – Su noi due?
- Olmo - Quello che vuoi.
- Luna – Vorrei che una notte all’improvviso mi svegliassi perché quattro, anche cinque uomini sconosciuti mi stanno scopando. Mi scopano ovunque, come vogliono loro, ma senza violenza, con dolcezza e calore.
- Olmo – Però! Ora una ricetta di pesce.
- Luna – Gamberetti alla crema di latte. Scortecciate a crudo i gamberetti risparmiando le sole code. Asciugate con una salvietta i gamberetti e metteteli in un tegame con crema di latte, burro, prezzemolo, sale e molto pepe bianco. Mettete il tegame a fuoco lento per circa dieci minuti. Servire su piatto di portata.
- Olmo - Okay, ti sposo.
- Luna – Sbaglio o sei un poco maschilista? Hai una visione di me… come dire? ristretta.
- Olmo - Cosa c’è di meglio che mangiare, scopare e fare figli?
- Luna – Mah, il lavoro forse?
- Olmo - Per carità, non mi parlare di lavoro: la più grossa cretinata inventata dall’uomo.
- Luna – Non sono d’accordo. Noi donne ci siamo liberate dalla vostra servitù grazie al lavoro.
- Olmo - Ma di che vi siete liberate? Voi pensate di essere libere ma siete cadute da una servitù ad una schiavitù. La schiavitù del lavoro.
- Luna – Esagerato! Il lavoro se ti piace può essere il tuo migliore amico.
- Olmo - Il lavoro può anche esserti amico ma ricorda che il tuo nemico è sempre il padrone.
- Luna – Quale padrone?
- Olmo - Me lo diceva mio nonno: “in qualunque situazione ti verrai a trovare ricorda che il tuo nemico è sempre il padrone”.
- Luna – Tuo nonno è tuo nonno. Il mondo è cambiato!
- Olmo - Sei una borghese del cazzo. Vivi una vita fatta di agi e coccole e non ti accorgi che tutto quello che hai viene dallo sfruttamento.
- Luna – Non mi insultare! [con un gesto violento lancia dal letto il vassoio con la coca cola e i pasticcini] Non voglio che nessuno si azzardi mai ad insultarmi, nemmeno tu!

[lunga pausa]

- Olmo - Scusa.
- Luna – Scusa tu. Ho esagerato.
- Olmo - No no, hai ragione, ho sbagliato io. Ti ho detto che sei una borghese del cazzo e non dovevo dirtelo. Il fatto è che quando sono entrato in questa casa ho pensato: “questa è una casa dove vivono dei borghesi del cazzo, quindi anche lei sarà una borghese del cazzo”. Ma questo non significa che tu sia veramente una borghese del cazzo. Cioè – tu me lo insegni – i condizionamenti culturali sono importanti, però non è detto che se una si comporta da borghese del cazzo sia effettivamente una borghese del cazzo. O no?
- Luna – Bastardo [gli salta addosso e lo colpisce più volte con il cuscino; poi iniziano a ridere e si abbracciano]. Hai ragione: sono una borghese del cazzo e tu sei il mio Che Guevara. Fai la tua rivoluzione su di me.
- Olmo - Spargerò il seme della coscienza di classe nel tuo corpo.
- Luna – [ride] Il tuo umorismo sessuale è penoso.
- Olmo - Forse, ma con la sostanza ci so fare. [accenna ad iniziare il rapporto]
- Voce dal buio – Ora basta.
- Luna ed Olmo - No!
- Voce dal buio – Ho detto basta!
- Luna – No! No!
- Olmo - Perché?
- Voce dal buio – Non ci sono risposte.

[buio]

2


Personaggi:
Olmo, un uomo, 50 anni circa;
Luna, una donna, 50 anni circa;
Voce dal buio.

Ambiente:
interno di una sala da pranzo. Predomina la penombra; alcuni punti della stanza sono totalmente all’oscuro. Illuminato, al centro, è un tavolo apparecchiato ove Olmo e Luna stanno consumando la loro cena. Lungo silenzio, prima che Luna lo interrompa.

* * *

- Luna – Il tuo mal di testa?
- Olmo – Passato.

[pausa]

- Luna – Allora perché te ne stai così zitto?
- Olmo – Così. Sto mangiando.

[pausa]

- Luna – Ha telefonato tua figlia oggi.
- Olmo – Mia figlia è anche tua figlia.
- Luna – Comunque ha telefonato.
- Olmo – Novità?
- Luna – Nessuna in particolare. Studia, e ormai ha raggiunto un buon inglese.
- Olmo – Bene.

[pausa]

- Luna – Ha anche chiesto di te.
- Olmo – Ah.
- Luna – Le ho detto che sta andando tutto bene.
- Olmo – Perché, non è così?
- Luna – Non lo so.
- Olmo – Cosa non sai?
- Luna – Non so se sta andando tutto bene.
- Olmo – Non puoi pretendere che tutto si aggiusti in poco tempo.
- Luna – Questo lo dovrei dire io.
- Olmo – Sta a noi. Se ci impegniamo le cose torneranno come sono sempre state.
- Luna – Tu non ti stai impegnando molto: stai sempre zitto.
- Olmo – Non sono mai stato un grande parlatore. Te ne sarai accorta.
- Luna – Sì, ma prima non mi interessava.
- Olmo – Che significa che non ti interessava?
- Luna – Significa che mi stavi bene così, non c’erano segreti e questa era l’unica cosa importante.
- Olmo – Ma nemmeno ora ci sono segreti.
- Luna – Ma che stai dicendo? Sparisci di casa per due mesi con quella stronza e…
- Olmo – Non ero con nessuna “stronza”. Stavo da solo e lo sai bene.
- Luna – Sì, ma la vedevi sempre.
- Olmo – Okay, va bene, la vedevo. Non l’hai scoperto da sola, te l’ho confessato io, ti ho chiesto scusa, ho capito che avevo sbagliato, ti ho chiesto di perdonarmi e tu l’hai fatto; almeno a parole.
- Luna – Non è così facile come la fai tu.
- Olmo – Non ho detto che è facile. Dico che o mi perdoni o non mi perdoni. Non ci sono vie di mezzo; scegli una volta per tutte ma poi facciamola finita.

[pausa]

- Luna – Ti perdono. [pausa] Stronzo. [pausa] Mi fai sentire come una cretina [si alza di scatto e si allontana dalla tavola] E come scopa? [Pausa, Olmo la fissa stupito] Lei, come scopa?
- Olmo – Ma ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo?
- Luna – Che c’è di strano? E’ la mia rivale, no? Ho diritto di conoscere le sue armi per difendermi.

[lunga pausa]

- Voce dal buio – Riprendete.
- Olmo – Torna a tavola.
- Luna – Perché?
- Olmo – Perché voglio cenare con te. Oggi è il nostro anniversario.
- Luna – Lo so benissimo. [torna a tavola; Olmo sorride] Che ridi?
- Olmo – Sei buffa quando ti arrabbi.
- Luna – Qualche altro complimento?
- Olmo – Ti amo.
- Luna – Falso. E poi non è un complimento.
- Olmo – Però è vero.
- Luna – Ora sarà tutto più difficile, ti avverto. Mi hai fatto male, mi hai fatto malissimo e prima o poi te la farò pagare.

[Olmo la carezza]

- Luna – Non mi toccare. Puzzi.
- Olmo – Di che?
- Luna – Di altra donna.
- Olmo – Due mesi di confusione non valgono venticinque anni di amore.
- Luna – Lo so. Ma mi fai incazzare lo stesso. E poi chi mi assicura che non succederà ancora, o che non è già successo altre volte?
- Olmo – Abbiamo già affrontato l’argomento.
- Luna – Mi fa imbestialire che io stia qui a fare l’isterica e tu… tutto calmo, serafico.
- Olmo – Perché dovrei incazzarmi? Sei tu la cornuta.
- Luna – [ride, poi si trattiene] Quando meno te lo aspetti, vedrai. Cosa credi? Anch’io ho le mie occasioni.
- Olmo – Lo so, sei ancora bellissima.
- Luna – Uno dei prossimi giorni vado alla stazione e faccio pompini a tutti i ragazzi che incontro. Li porto dentro i cessi. Poi torno a casa e ti sputo addosso tutto lo sperma che mi è rimasto in bocca.
- Olmo – Il tuo linguaggio è peggiorato o sbaglio?
- Luna – Peggiora progressivamente dal giorno che ti ho conosciuto. Non me ne frega niente che ti sei scopato una più giovane di me. Perché sei tornato? Allora?
- Olmo – Sei tu la mia donna. È’ con te che voglio vivere tutti gli anni che mi restano.
- Luna – Bisognerà vedere se io avrò la stessa voglia.
- Olmo – L’avrai.
- Luna – Non ci giurare.
- Olmo – L’avrai. [la carezza di nuovo] Mi mancava il tuo profumo. Così arrabbiata sei splendida, sei la stessa Luna di quando eravamo giovani.
- Luna – Non siamo più giovani.
- Olmo – Lo so. [pausa] Non ci vuole molto a tornare giovani: dobbiamo fare come facevamo allora.
- Luna – Cioè?
- Olmo – Parlavamo come nessuno si è mai parlato; facevamo circa cinque minuti a testa e andavamo a ruota libera. Tutto quello che ci veniva in mente lo dicevamo, pure se era sconclusionato. Era un modo per svuotarci, per essere veri, l’uno di fronte all’altra.
- Luna – Inizia.
- Olmo – Ti voglio. E poi penso che non è successo niente, ne sono sicuro, cioè… lo so che adesso mi odi… se tu lo avessi fatto a me io ti avrei ammazzato però… io e te siamo una cosa sola, tu lo sai, lo sai come me che ci siamo legati in maniera… io non ho paura di morire, ho il terrore della tua morte. Mi commuovo sempre quando dico queste stronzate. Io non sono scappato da te, non me ne è mai fregato niente di quella là. Sono scappato dal nostro amore… è troppo… non riesco a pensare che finiremo divisi. Io… vorrei scappare ancora. [pausa] Forse scapperò. La sola immagine di te che soffri… che ti faccio soffrire… tante volte penso di essere responsabile di qualunque sofferenza, anche minima, tu hai avuto o possa avere. Non so cosa significhi. Tocca a te.
- Luna – [resta in silenzio, poi si alza e fa per uscire] Torno subito.
- Olmo – Dove vai?
- Luna – A prendere il secondo. [esce; rientra dopo qualche secondo con un tegame; serve Olmo]
- Olmo – Cos’è? Gamberetti?
- Luna – Già.
- Olmo – Gamberetti alla crema di latte?
- Luna – Già.
- Olmo – Sei splendida. [la bacia]
- Luna – [infastidita] Ma che fai?
- Olmo – Bella! Quindi mi ami ancora? Allora?
- Luna – Ma che vuoi? Mangia, che si fredda.
- Olmo – [mangia] Che buoni. E’ una cosa molto bella quella che hai fatto. Grazie.
- Luna – Non ho fatto nulla.
- Olmo – Hai fatto i gamberetti.
- Luna – Allora? E’ un piatto come un altro.
- Olmo – No. Non è un piatto come un altro; sai benissimo che significa.
- Luna – Ma che stai dicendo?
- Olmo – “Dimmi una ricetta di pesce”, e tu: “gamberetti alla crema di latte, prendere i gamberetti eccetera eccetera prezzemolo, latte, burro, cuocere dieci minuti…” e così via.
- Luna – E quando avrei detto queste cose?
- Olmo – Fai la finta tonta?
- Luna – Io non mi ricordo niente.
- Olmo – L’hai detto il primo giorno che ci siamo conosciuti, non fare finta di niente. Ti chiesi un pensiero per il nostro primo figlio, poi un sogno erotico e poi una ricetta di pesce.
- Luna – Non mi ricordo nulla.
- Olmo – Non ci credo. Adesso fai finta di niente per non darmi soddisfazione. Li hai cucinati perché era la ricetta che mi avevi detto allora.
- Luna – Li ho cucinati perché ho letto la ricetta sul giornale. Prima non la conoscevo.
- Olmo – Quindi è un caso?
- Luna – Esatto.
- Olmo – E non l’hai fatto perché oggi è il nostro anniversario?
- Luna – No.
- Olmo – Non ci credo. Questa è la ricetta che mi avevi descritto venticinque anni fa, e oggi l’hai cucinata perché è il nostro anniversario. E’ un modo carino per farmi capire che mi vuoi ancora bene.
- Luna – [ride] Pensa quello che ti pare.
- Olmo – Ti conosco bene. Sai dopo cosa facciamo? Telefoniamo alla bimba.
- Luna – Non è una buona idea.
- Olmo – Perché?
- Luna – Perché la “bimba” – come la chiami tu – non ha voglia di sentirti.
- Olmo – Non dire stronzate.
- Luna – Non sono stronzate.
- Olmo – Sono due mesi che non la chiamo, figuriamoci se non ha voglia di sentirmi.
- Luna – Appunto, stronzo!

[pausa]

- Olmo – Be’, la chiamo lo stesso. Vorrà dire che pagherò il dazio anche con lei. D’altronde… il ruolo dell’adultero e quello del padre snaturato spesso coincidono.
- Luna – C’è un termine che li comprende entrambi.
- Olmo – Non lo voglio conoscere. Lei mi capirà, ci siamo sempre capiti al volo io e lei. E’ ridicolo pensare che sia arrabbiata con me. Preoccupata, quello sì. Lo sapeva che stavo passando un periodaccio, che avevo i casini in testa. L’aveva capito da sola, lei.
- Luna – Tu idealizzi sempre troppo i tuoi legami. Dici sempre che io e te siamo una cosa sola, che tua figlia è una parte di te stesso, invece non è così. Siamo tre persone distinte, mettitelo in testa. Le cose cambiano.
- Olmo – Già. Una volta eri più romantica.
- Luna – E tu meno falso.

[pausa]

- Voce dal buio – Avanti, riprendete.
- Luna – E va bene, ho detto che ti perdono e lo faccio. Ti perdono, farò di tutto per dimenticarmi questa storia e per tornare tranquilla, ma non lo faccio per te. Lo faccio per me. Io… sono stata malissimo questi due mesi. Ero sola, e sono stata sempre depressa, impaurita… per colpa tua. Io non ce la faccio a vedermi sola, a ricominciare a vivere da sola, senza la tua presenza. Non ce la faccio. [pausa] Io ho quasi cinquanta anni, e da venticinque vivo con te, sempre con te, qualunque cosa ho fatto c’eri tu, sempre tu e solo tu. Crollerei se tu non ci fossi. Sono un verme, una vigliacca, quello che ti pare… ma io non ce la faccio a ricominciare tutto da sola. Sono troppo vecchia.
- Olmo – Non è così. Hai l’energia di una locomotiva e tra noi due sei sempre stata tu quella che ha tirato avanti la famiglia. Con queste lacrime sembri una ventenne [le carezza il viso]. Anche senza di me tu andresti avanti, ne hai la forza e la capacità e prima o poi ci si abitua a tutto. Hai tua figlia che ti adora, il tuo lavoro, tutti i tuoi interessi, i tuoi scritti. E poi io sono qui, non me ne vado mica. Se non mi cacci tu.
- Luna – Non ti caccio.
- Olmo – Il problema del nostro modo di amare è che non ci limitiamo a vivere l’amore ma tentiamo anche di comprenderlo… nella sua interezza. A immaginarlo nella sua totalità, e qui ci scontriamo con i limiti del nostro intelletto. O forse della nostra anima. L’amore non si fa comprendere perché è lui che ti comprende… e ti travolge.
- Luna – E noi saremmo i travolti?
- Olmo – Travolti continuamente e disperati, perché essere travolti è doloroso. E’ come un orgasmo troppo violento, che ti spacca in due.
- Luna – Quest’ultima metafora era proprio necessaria alla tua tesi oppure nascondi qualche mira?
- Olmo – Le mie mire sono tutte palesi. Sono mesi che non facciamo l’amore.
- Luna – Io sono mesi che non faccio l’amore. Tu no.
- Olmo – Sono mesi che non lo facciamo insieme.
- Luna – Già, mesi.

[Olmo la bacia; lei resta rigida]

- Voce dal buio – Perché l’hai tradita?
- Olmo – Cosa?
- Voce dal buio – Perché l’hai tradita?
- Olmo – Abbiamo già parlato abbastanza di questa storia. Non voglio tornarci.
- Voce dal buio – Ma vuole tornarci lei.
- Olmo – Non mi ha chiesto nulla!
- Luna – No! Ha ragione! Perché mi hai tradita?
- Olmo – Cristo! Perché adesso dobbiamo mettere in discussione di nuovo tutto.
- Luna – Stai calmo. Non sto mettendo in discussione nulla di quanto abbiamo detto sinora. Voglio solo capire quale è stata la molla che è scattata. Cosa ti mancava qui. Stai tranquillo, la mia è solo una… soddisfazione intellettuale.
- Olmo – Te l’ho spiegato prima.
- Luna – No. Quello che hai detto prima era… come dire? una parte della verità, la parte più bella, più poetica, più nobile. “Scappato dal nostro amore”, sempre verità, non lo discuto, ma solo una parte. Io voglio sapere in parole povere, immediate, cosa cercavi? Sesso?
- Olmo – Anche.
- Luna – E poi?
- Olmo – E poi… tutte quelle cose che si cercano quando uno tradisce.
- Voce dal buio – Ma cosa in particolare?
- Olmo – Non lo so!
- Voce dal buio – Avanti!
- Olmo – Aria, libertà, avventura… giovinezza.
- Luna – Giovinezza?
- Olmo – Giovinezza. Qua dentro non me la sentivo più addosso.
- Voce dal buio – E l’hai trovata?
- Olmo – Sono ancora giovane.
- Voce dal buio – Puoi solo rimandare.
- Luna – Vado a prendere il dolce. [esce]
- Voce dal buio – Perché ti manca la giovinezza?
- Olmo – Perché non c’è! Non c’è. [pausa] Quando sei giovane puoi fare tutto… qualunque cosa ti succeda può essere l’inizio di una nuova storia, di un’avventura. Da giovane puoi permetterti di sognare, e il sogno può avverarsi. Ora no, il tempo è sempre di meno… e queste cazzo di mura sono sempre più strette.
- Luna – [rientra con il dolce] Cosa dicevi?
- Olmo – Nulla. Cos’è?
- Luna – Profiterole
- Olmo – Panna e cioccolato, proprio come noi due.
- Luna – Chi è panna e chi cioccolato?
- Olmo – Io cioccolato e tu panna.
- Luna – Così banale è il tuo immaginario?
- Olmo – Tu cosa ci vedi?
- Luna – Merda e sperma, i due poli della vita.
- Olmo – Però! Non avevo mai mangiato merda; a saperlo prima che fosse così buona. Lo sperma, invece, lo conosco bene: in questi due mesi ho avuto diverse storie con omosessuali.
- Luna – Stai scherzando?
- Olmo – Assolutamente no. Pompini ad ogni ragazzo che incontravo. Un giorno un moretto ha tirato fuori un liquido bianco e denso proprio come la panna di questo bignè. Che delizia! [pausa; Olmo attende una reazione da Luna che invece si limita a fissarlo] Scherzo, ero confuso ma non sino a quel punto.
- Luna – Già, la tua era una confusione ad hoc, fatta apposta per farti qualche scopata senza troppi sensi di colpa.
- Olmo – Giriamo, giriamo, ma il discorso torna sempre lì. Non è che la tua sia solo invidia?
- Luna – Invidia di cosa?
- Olmo – Del mio coraggio: ti ho tradito con una ragazza giovane e carina e te l’ho detto.
- Luna – Non è coraggio, è imbecillità. Solo un cretino racconta alla moglie le proprie storie. Io non l’ho mai fatto… pardon: non lo farei mai.
- Olmo – Quando ti ci metti sei proprio una stronza. In questo non sei cambiata: sei sempre stata molto stronza.
- Luna – [sorride con rabbia malcelata, poi prende il vassoio del dolce e accenna a tagliarne una fetta; poi si blocca] E’ nuovo quel maglione?
- Olmo – Sì. Bello, vero?
- Luna – [improvvisamente sbatte il vassoio col profiterole in faccia ad Olmo; velocemente, ma con sistematica cura, gli imbratta il viso e poi strofina il vassoio sul maglione. Urla] Stronzo, stronzo, stronzo!

[Luna è in piedi e spinge il vassoio sul corpo di Olmo che tenta una reazione. Improvvisamente i due crollano a terra e si trovano lei sopra di lui. Luna continua con rabbia a strofinargli in faccia il profiterole. Finalmente lui le strappa il vassoio e lo getta via; poi la schiaffeggia; poi la rovescia a terra e le monta sopra; poi la bacia con forza; si baciano a lungo rotolando sul pavimento, infine si acquietano, l’uno fianco all’altra]

- Luna – Non te lo saresti mai aspettato da una vecchia di cinquanta anni come me, vero?
- Olmo – Da una che gode parlando di Kant mi sono sempre aspettato di tutto [con manifesta intenzione].
- Luna – [lo blocca] Niente più Kant. Sono anni che non lo affronto.
- Olmo – Ed ora cosa stai preparando?
- Luna – Lezioni su Levinas.
- Olmo – Parlamene. [le carezza il corpo]
- Luna – Levinas… è il filosofo del “faccia a faccia”.
- Olmo – Interessante. E poi? [continua a carezzarla]
- Luna – E poi della trascendenza dell’ “altrui”.
- Olmo – E poi? [c.s.]
- Luna – E poi dello “scandalo”.
- Olmo – E poi? [c.s.]
- Luna – [ride, poi si scosta e si alza] E poi basta. Non funziona, Olmo. Non funziona più. Vieni, andiamo a lavarci. [aiuta Olmo ad alzarsi]
- Voce dal buio – Andate, ma non tornate. Il tempo è scaduto.
- Luna – Sei tu che detti sempre tutte le regole, vero?
- Voce dal buio – Hai qualche alternativa?

[buio]

3


Personaggi:
Olmo, un vecchio, 75-80 anni circa;
Luna, una vecchia, 75-80 anni circa;
Voce dal buio.

Ambiente:
interno di una cucina, illuminata a giorno. Sul fondo due uscite: una è l’ingresso principale della casa, l’altra porta al bagno. Un tavolo con due sedie è al centro. Sulla destra vi è Luna, seduta su una grossa poltrona e ben coperta; sta dormendo; è chiaramente malata: una flebo, appesa ad una piantana, la sovrasta dietro la poltrona. Rumore di una chiave che gira nella toppa.

* * *

- Luna (pensiero) – Cosa…? Lui… ed io. Ora non sogno, sta entrando.

[dall’ingresso entra Olmo. E’ molto curvo e si aiuta con un bastone; con la mano libera sorregge una busta di plastica bianca contenente qualche genere alimentare.]

- Olmo – Eccomi qua, sono io, sono tornato. Come stai piccolina mia? [la bacia in fronte] Stai meglio ora, vero? Hai fame? Ti preparo qualcosa, magari un po’ di latte? [poggia la busta della spesa sul tavolo]. Oggi è una splendida giornata, davvero splendida. Che begli occhi che hai. Stai meglio, stai molto meglio, lo vedo dal tuo sguardo. Davvero. Ti salutano tutti al mercato, chiedono tutti di te. [toglie la spesa dalla busta e, lentamente, la sistema in frigo]. E’ veramente una splendida giornata oggi: primavera piena. Fa già molto caldo; speriamo che questa estate ci risparmi.
- Luna (pensiero) – Non ci sarò, non ci sarò. “In-der-Welt-sein”. Perché penso a Heidegger? Brutta frase.
- Olmo – Luna? Luna?
- Luna (pensiero) – Mi sta dicendo qualcosa? Sì. Dio mio, perché parla sempre?
- Olmo – Luna, dico a te, non ti riaddormentare [nuovamente la bacia in fronte].
- Luna (pensiero) – Puzzi.
- Olmo – Devi reagire. Su, fammi un sorriso. [pausa] Sai, ho pensato di telefonare al figlio dei… sì, insomma, quelli che abitano qua sotto. Ha una agenzia immobiliare che affitta appartamenti per le vacanze. Ricordi? Ho una sorpresa: ho deciso che a Giugno ti porto al mare. Al mare, qui vicino, nel litorale. Qualche soldo lo possiamo spendere quest’estate. Che ne dici? A Giugno però, non a Luglio: troppo caldo, ne moriremmo. Be’, non sarebbe male morire di caldo, sempre meglio che di freddo. Sto scherzando. Bisogna scherzare con la morte: finché ne scherzi lei non viene; resta distante. Che ne dici? Al mare. A Giugno. Non a Luglio. Fa troppo caldo a Luglio. Chiamiamo un taxi, carichiamo tutto e ce ne andiamo al mare. Che ne dici? [pausa] E’ veramente una splendida giornata oggi. Quasi quasi mi faccio un caffè. Non mi guardare così, uno due caffè al giorno che vuoi che mi facciano? Ti ho anche comperato il costume, topless chiaramente [ride]. Su, che vita comincia a ottanta anni. E poi possiamo invitare i nipoti. Che ne dici? Potrebbero stare con noi quanto vogliono. Pensavo a tre settimane, anche quattro se stiamo bene. L’importante è tornare in città prima di Luglio. A Luglio fa veramente troppo caldo. A Giugno, invece, è perfetto. Che bella luce entra dalle finestre. E’ veramente una splendida giornata oggi. [fischietta e si prepara il caffè].
- Luna (pensiero) – Che fatica. Perché parli sempre così tanto? Troppa luce. Troppa luce. Ho la testa pesante. No, ho la testa… staccata. Sono solo testa, solo testa, solo testa. Ora provo a volare, vediamo se mi riesce. Proverò a volare dietro il tavolo. Non deve essere difficile. Ecco, devo pensare da dietro il tavolo. Questo fischio mi deconcentra. Smetti di fischiare! Un po’ riesco ad alzarmi: sono sicuramente sopra me stessa… ma non dietro il tavolo, è troppo difficile dietro il tavolo. Forse dopo. Sì, dopo. Non ho alcun dolore, sono giorni che non ho alcun dolore. Giorni. Chi può dirlo? Magari sono solo due minuti e a me sembrano giorni; o magari sono anni che non ho alcun dolore; oppure sono morta. No, sono viva, riconosco mio marito. Mio marito, il mio uomo… uomo, donna, uomo. Non l’ho mai capiti gli uomini, cioè i maschi. Cosa pensa un maschio? Tutta la vita per capirlo ma non ci sono riuscita. Mi fa un po’ paura questa altezza. Vorrei tornare giù ma… inutile: ho la testa staccata. Che stanchezza. Che il mio pensiero vada in modalità random. Random, così si diceva allora. Allora. Giulio, Franca, Stefano, lo zio, l’ombrellone verde, è buono il sale dell’acqua di mare. Andare al mare? Un fornetto no… no. Sotto un cipresso è meglio. Chi è rimasto di tutto quel gruppo?
- Olmo - Luna?
- Luna (pensiero) – Cosa? No, basta. No!
- Olmo - Non ti addormentare, non ti addormentare mai. E’ un peccato. Lo sai che oggi è veramente una splendida giornata: primavera, primavera piena. Al mercato ho incontrato il farmacista: ti saluta, anche sua moglie. Secondo lui starai in piedi per questa estate. Tu che ne dici? Non ce la fai a parlare? Va bene, non ti sforzare, non ti sforzare, parlo io per te. Vuoi che apra una finestra? No? Forse hai ragione: troppa luce. A Giugno potremmo andare al mare presto e poi ritirarci in pineta appena inizia a fare molto caldo. Che ore sono? Le dieci e trenta. Tra un’ora attacchiamo la flebo. Okay? [la guarda fisso] Su, fammi un sorriso. Ce la farai, ce la faremo, abbiamo ancora molti anni davanti. [la bacia in fronte] Hai sempre un buon odore. Vuoi che ti pettini un poco? Vado a prendere la spazzola [va in bagno].
- Luna (pensiero) – E’ una luce strana, sembra che tremi. Eppure è freddo. Somiglia a mio padre. O lo è. Mio padre e mio marito sono la stessa persona. Si muovono allo stesso modo e dicono le stesse cose. I vecchi sono tutti uguali. Quanti anni ho? Ecco: sta tornando; ora mi torturerà i capelli.
- Olmo - Oh, vediamo questi ribelli. [inizia a pettinarla da dietro la poltrona] Dimmelo se ti faccio male. Hai ancora tanti capelli. Oggi al mercato ho veduto una ragazza che ti somigliava. Sembravi proprio tu, la mia piccola bambina. Quando si invecchia l’unica cosa che non cambia è lo sguardo, non trovi? Quella ragazza avrà avuto venti, venticinque anni, eppure lo sguardo era il tuo. Il fatto è che voi donne avete uno sguardo che è… è il più grande mistero che c’è al mondo. Veramente. Gli uomini non hanno lo stesso sguardo. Lo sguardo di un uomo può essere bello o brutto o buono o cattivo ma non nasconde nulla di misterioso. Ricordi quando ti dicevo che tu, secondo me, sapevi tutti i perché del mondo? E tu ti inorgoglivi. Oh, sta uscendo il caffè. Finisco più tardi, va bene? Mi fanno male tutte e due le ginocchia. E’ faticoso per me stare in piedi così tanto. [va verso la macchina del gas] Ora prendo il caffè e leggo un poco il giornale. Se vuoi ti leggo qualche notizia, anche se non ci sono grandi novità. La prima pagina di oggi potrebbe essere la prima pagina di venti anni fa, o di quaranta: sempre le stesse cose. Che buon odore. Un caffè ci vuole proprio. [versa il caffè in una tazzina e la porta sul tavolo; si siede e inizia a sfogliare il giornale]
- Luna (pensiero) – Devo pensare, altrimenti sale e mi avvolge. La monade; deve essere così. Sto annullandomi in una monade. No, non ancora. Mi bruciano i capelli. E’ impossibile. Se fisso lo sguardo in un punto gli oggetti iniziano a muoversi, piano piano. Si deformano e si muovono verso il punto. Mi sto di nuovo staccando e… c’è un silenzio totale, assoluto. Come è possibile? Sono morta! No, penso ancora. Chissà se i morti pensano? Quello là… Olmo, sì… no… o sì? Olmo… suona male… eppure deve essere Olmo, non mi viene in mente altro. E’ splendido quando tossisce: il suono è distinto dall’ambiente; non si confonde. Per quanti giorni ancora? Che agonia morire. Se tutto va bene non mi resta molto, così la facciamo finita. Non ho mai sopportato l’attesa.
- Olmo – Incredibile, senti questa.
- Luna (pensiero) – Mi dice qualcosa. No, voglio continuare a volare.
- Olmo – “Gli industriali accusano i sindacati di fare politica”. E che significa? Non ho mai sentito una frase più imbecille di questa. Cosa dovrebbero fare i sindacati? Giocare a freccette? La difesa dei lavoratori è sempre un atto politico.
- Luna (pensiero) – Luce densa e avvolgente, e non mi tocca, resta lontana. Quel personaggio di Bowles… Bowles? Era Bowles? Forse… lui diceva che in certi momenti se ne andava lontano nel luogo più solitario del mondo, dove la solitudine non permette a nessun’altra idea di affermarsi. E poi il buio calava. Forse era il film, non il libro. Lui era nella stanza e vedeva il buio che calava dall’alto. No, qui c’è solo luce. Aveva ragione Kafka: come un cane. Così funziona: nello sguardo del cane c’è tutto. Sono lucida, e non ho corpo. Posso volare lassù.
- Olmo – E’ ora della pasticca. Luna? La pasticca. Ora ti scaldo il latte [si alza e prepara il latte caldo]. Questo frigorifero ghiaccia troppo. Dovrò chiamare qualcuno per farlo riparare. Se almeno venissero i nostri nipoti, loro saprebbero come fare. Da quanti giorni non vengono? E nostra figlia? Che fine ha fatto nostra figlia?
- Voce dal buio – Basta con gli estranei! Torniamo a voi due!
- Olmo – Ah! L’hai sentita? Luna, hai sentito la voce? Erano giorni che non si faceva sentire; cominciavo a preoccuparmi.
- Luna (pensiero) – Tra poco non la sentiremo più.
- Olmo – Vuole che si parli di noi. E noi invece la freghiamo e parliamo di lei. Ti ricordi la prima volta che l’abbiamo sentita? E’ stata lei a farci conoscere. Eravamo dentro quel negozio di dischi a cercare tutti e due cose impossibili. Di spalle, ognuno con un cd in mano. Poi all’improvviso la sentiamo per la prima volta: “voi due siete uno”. “Voi due siete uno”. “Chi ha parlato?”, abbiamo detto insieme e poi ci siamo girati l’uno verso l’altra. Dopo poche frasi ti ho chiesto di venire a letto con me. “Dopotutto”, ti ho detto, “se siamo una sola persona ho tutto il diritto di conoscere le mie nuove parti intime”. Pensavo di avere detto una cosa ironica e intelligente e invece tu mi hai guardato con una espressione di commiserazione. Mi sono sentito un cretino. Però poi mi hai detto di sì. Poi l’abbiamo sentita per tutto il resto della nostra vita, fino ad oggi. E l’abbiamo sentita solo noi, nessun altro, nemmeno nostra figlia. No, nemmeno lei.
- Luna (pensiero) – Quale figlia? Quale figlia, Olmo? Non si sono figli né nipoti. Solo la nostra impotenza. Non capisci che ormai è finita? Prima o poi doveva accadere. Perché non smetti di parlare e muori una volta per tutte… anche tu?
- Olmo – Ecco il latte caldo [lo versa in un bicchiere] e la pastiglia [si avvicina alla moglie con il bicchiere e la pastiglia; Luna si lascia imboccare docilmente]. Però non è invecchiata per nulla. Non trovi? Dico: la voce. Ha lo stesso tono di sempre. Brava, bevi tutto che devi crescere. [Torna la lavello per posare il bicchiere] C’è una luce meravigliosa fuori; oggi è veramente una splendida giornata, sai? Mio Dio che stanchezza, le mie povere ginocchia. Riposa un poco amore, io finisco di leggere il giornale [torna a sedersi].
- Luna (pensiero) – Finalmente un po’ di silenzio; posso riposarmi… e alzarmi. Tocco il soffitto, ora la parete. Ancora non esco, non ne ho il coraggio. Lo so che se uscissi sarei… sola. No, non sola… sarei per sempre io. Sì, sarei per sempre io. Lo so cosa vuol dire, ora lo capisco. Che testa, la nuca calva. Mi sei… lontano. Olmo, che razza di nome. E’ vuoto tutto, manca ogni prospettiva. Ecco: non ho né passato né futuro. Ancora ricordo, ma non è cosa mia. Da quassù quei due sembrano privi di arbitrio. Tutto ciò che fanno è solo necessario. Ingranaggi. Lei ha mai amato lui? Il mio pensiero si sta aprendo, lo sento. Tra poco esploderà e inonderà il mondo. E’ tutto così perfetto, lucido, una marea che sale.

[pausa: il pensiero di Luna esplode]

- Luna (pensiero) – No! Olmo! Perché te ne vai? Non te ne andare! Non puoi lasciarmi sola! Olmo! Non è possibile… te ne vai via. Ho la febbre, sento la fronte infuocata. E’ il momento. Calma. Morirò con un infarto, oppure mi scoppierà una vena in testa. Devo abbandonarmi, devo solo abbandonarmi, è il ritorno al padre, nient’altro. [chiude gli occhi]
- Voce dal buio – Non dovresti essere così assente.
- Olmo – Cosa?
- Voce dal buio – Voglio la tua voce.
- Luna (pensiero) – Una voce che si nutre di voce.
- Olmo – Una voce che si nutre di voce, ecco quello che sei [chiude il giornale]. E io sono un povero cretino. Luna, scusa Luna [si alza], devo solo toccarti, toccarti il più possibile, toccarti, devo toccarti. [la carezza e la bacia con foga] Solo il mio calore può aiutarti. Ecco, sono qui. Sono qui. Oggi è una splendida giornata, veramente splendida, bellissima. C’è il sole e fa caldo, capisci? Primavera piena. Fuori… è tutto un fiorire di suoni e colori. Colori, il rosso, il rosso dappertutto. Il nostro rosso. Come sei bianca. Anche se ti chiami Luna un po’ di colore ti occorre: devo truccarti! Sì, ti trucco un poco e dopo facciamo due passi intorno al tavolo. Solo un poco di rossetto, va bene? Ti aiuterà. Poi facciamo almeno cinque giri intorno al tavolo, e poi… leggiamo insieme un libro. Ora vado a prendere il rossetto, amore. Vedrai come starai bene. [esce]
- Luna (pensiero) – Una voce sudata. Sembra stia scoppiando. Ora stropiccerà la mia maschera e le labbra si gonfieranno come… ho nausea, sono tornata a sentire il mio corpo… e non è bello.
- Olmo – Ecco il rossetto. Vediamo un po’. [inizia a truccarla] Così… così… e così! Ecco fatto. Finito. Sei splendida. Oh Dio, forse ho esagerato con il rossetto. Be’, devo dirti la verità: mi sei sempre piaciuta con un trucco… non pesante, no, ma pronunciato sì. Tu hai sempre preferito un trucco lieve, appena accennato, però quelle poche volte che calcavi la mano mi facevi impazzire; la tua bocca era rossa come una fragola. Ricordi? Sì, un trucco appena più pronunciato ha sempre dato risalto alla tua parte più… eversiva. [pausa] Ricorda che io sarò dentro di te per l’eternità. E tu dentro di me.
- Luna (pensiero) – Nulla, Olmo, non sei più nulla. Sei come quel soprammobile, o quella sedia, o come me. Non ci può essere altro che me; è assurda la sola idea che ci sia altro oltre me. E che io sia qualcosa.
- Olmo – Mio Dio le mie ginocchia. Troppo tempo in piedi. Riposa un po’, piccola, che anche io mi siedo e fermo le gambe. [si avvia verso la sedia] Sai una cosa? Ho proprio bisogno di sole e di mare quest’anno. E anche tu.
- Luna (pensiero) – Né con questo, né con quello, né con né. Beckett, sempre lui. Meglio seguire Adriano ed entriamo ad occhi aperti. Animula vagula blandula. Professoressa. Sì?
- Olmo – Ho la testa un po’ pesante, oggi. Se nostra figlia venisse le chiederei di andare in farmacia per quelle pasticche che ho ordinato ieri. Fa caldo. Questa estate farà caldo. Ma da quanti giorni non viene a trovarci?
- Luna (pensiero) – Devo pensare alla morte. Solo lei può togliermi questa pena. Sarà esclusiva e totalizzante. Devo solo… decidere se sarò io ad andare da lei o lei a venire da me. Nel primo caso la mia testa dovrà volare diritta e con una velocità accelerata uniformemente. Anche nel secondo caso la velocità con cui lei mi mangerà sarà accelerata uniformemente. Non c’è alternativa. E’ impensabili che l’avvicinarsi sia lento. E’ contro ogni legge della metafisica. Ho scritto molti libri: la mia vita non è stata sprecata.
- Olmo – Potremmo invitare i nostri nipoti, no?
- Luna (pensiero) – Cosa?
- Olmo – Quest’estate, dico. Potremmo invitare i nostri nipoti. Tu che dici, ci verrebbero? Forse a Giugno non potrebbero, hanno ancora la scuola, ma a Luglio… a Luglio però fa caldo, fa troppo caldo per noi. A Giugno è più fresco e… io voglio rivedere il mare. E anche tu, ne sono sicuro. Io e te in riva al mare. I ragazzi potrebbero venire. Si divertirebbero. Non siamo poi così noiosi. Sai, oggi al mercato ho pensato che i vecchi sono divertenti, specialmente gli uomini. Ho incontrato un amico che conosco da quando eravamo adolescenti. Era del mio stesso quartiere. Be’, non ci crederai ma ha ancora lo stesso identico modo di fare e di parlare di quando aveva quindici anni. Proprio lo stesso. Solo che è vecchio, è terribilmente invecchiato e la sua vecchiaia insieme a quel suo modo di fare così… da bambino, insomma: era divertente, proprio buffo. Una volta ci siamo andati insieme a cena, ricordi?
- Luna (pensiero) – Non ti sento, non puoi più raggiungermi. E’ strano come tutto quello che sta accadendo io l’abbia già pensato, previsto; sta accadendo esattamente tutto quello che credevo. Sono sola. Mi sono staccata. O qualcuno mi ha staccata. Non ho più gli occhi. Così la faccenda è molto più tranquilla. Ha un senso. Ho solo sguardo, io sono sguardo. Quella donna è laggiù, laggiù. Ora sento tutto. Ma ancora non esco. Se andassi fuori sarei ancora tropo sola. Veramente troppo sola. Che nostalgia. No! Torno, sento la mia mano…
- Olmo – Luna?
- Luna (pensiero) – …e la sua voce.
- Olmo – Perché non provi a parlare un poco? Devi sforzarti se vuoi recuperare. Mi manca la tua voce.

[pausa]

- Luna – Abbracciami.

[pausa]

- Olmo – Sì. [si alza, le si avvicina, la abbraccia, la bacia] Tu lo sai quanto ti amo, vero? Lo sai che se tu morissi io continuerei a parlarti in ogni momento? Ad alta voce. E sentirei in ogni momento, con la chiarezza più assoluta, la tua voce che mi risponde. E’ come una condanna, una splendida e meravigliosa condanna. Sei ancora così bella, così misteriosa… sei l’essere più dolce che ci sia mai stato.
- Luna (pensiero) – Cos’è quello? E’ meraviglioso! E’ il buio! Ora lo vedo anch’io; cala.
- Voce dal buio – Sta andando via.
- Olmo – Cosa?
- Voce dal buio – Sta andando via.
- Olmo – [si stacca da Luna] Cosa stai dicendo? Allora? Parla! Avanti parla! Cosa stai dicendo? Hai parlato tutta la vita e taci proprio ora. Parla! Parla! Cosa stai dicendo? Dove sei? Parla! Cosa hai detto? Luna, Luna amore mio, la voce. Luna, non sento più la voce. La voce, Luna! Non la sento più. Rispondi, almeno tu. Dove è la voce? Dove sei? [inciampa sul bastone e cade a terra]. La voce. Luna, Luna… Luna. [pausa di qualche secondo, poi si alza e torna a sedersi] Oggi… è veramente una splendida giornata. Inizia a fare caldo, ma ancora si sta bene. Certo, è ancora un po’ presto per andare al mare; a Giugno sarà perfetto, non trovi? A Giugno, non a Luglio, a Luglio fa troppo caldo, veramente troppo caldo. A Giugno sarà perfetto. Sì. Perfetto.

[buio]