IL PASSAGGIO

breve monologo
di

Marco Moriconi


Sto percorrendo, in auto, la statale, sotto un vero e proprio diluvio. È sera. Non ricordo di aver mai visto tutta quell'acqua venire giù con quella violenza. 
Non sono poi tanti gli automobilisti che, come me, stanno viaggiando sulla strada. 
Affrontando un rettilineo, intravedo, illuminata dai lampi, un’auto ferma sul ciglio della strada con le luci d’emergenza e più avanti, una sagoma umana. A mano a mano che con la mia auto mi avvicino, distinguo meglio i suoi movimenti. 
Sta camminando lungo il bordo della carreggiata e procede nella mia stessa direzione. Ha in mano una valigetta. Sentendo il rumore della mia auto, si volta e si sbraccia disperatamente per farsi notare. Sapete come succede!? Uno ha pochi secondi per decidere se fermarsi o meno. Conviene? Non conviene?
Cioè…faccio bene a caricare in auto uno sconosciuto? 
Rallento, allora, l’andatura. 
Devo prendere tempo e guardare meglio quella sagoma.
Ma chi cacchio va in giro a piedi sotto l’acqua?…E quanta acqua! Quando gli sono abbastanza vicino, mi accorgo che è un giovane. Lo supero pensando subito: “Ma si!…Il prossimo lo tira lui, su a bordo!” Allora lo supero e riparto.
Poi, guardando bene nello specchietto, penso: “Chissà quanto aspetterà ancora! Magari è una brava persona!”
Decido. Lo faccio salire. Mi fermo e lo chiamo con un colpo di clacson. Mi raggiunge rapidamente. 
Gli apro lo sportello e mi trovo davanti un ragazzo con la faccia spaesata e impaurita. Gronda acqua. 
Oh mio Dio! Adesso mi allaga la macchina! Ma che m’è saltato in mente?! E poi? Lo conosco? No! Me ne vado? 
Poi gli chiedo:“Vuoi un passaggio?” con un sorriso di circostanza. Uno di quei sorrisi che di solito fai in ascensore quando sei costretto a prenderlo con chi non conosci. Ma si!…Un sorriso da idiota.
Il ragazzo, zuppo d’acqua, si rifugia in fretta in auto e sento il sedile fare sguasch! Oh no! Cacchio! Ci vorrà una settimana per asciugarlo! Mi guarda perplesso, senza dire una parola. Lo guardo perplesso, senza dire una parola. 
“Tutto a posto?” chiedo. E lui annuisce semplicemente con il capo rivolto in avanti. 
“Dove sei diretto?” domando, ma l’autostoppista continua a non rispondere. Andiamo bene, andiamo! Va beh! 
Ingrano la marcia e partiamo.
Non dice nulla per un bel pezzo. Cerco di capire chi ho mai caricato a bordo. E se fosse un assassino? Mhmm…Un assassino? No…no, non può essere! Hai visto mai un serial killer che se ne va in giro sotto un diluvio del genere!? 
Lo guardo, senza farmi accorgere…con la coda dell’occhio. Ma per guardare lui, a momenti esco fuori strada! 
Calmo! Stai calmo! Continuo a ripetermi. Comincio a fare respiri lunghi, per rilassarmi. Lui si gira, mi guarda e sorride. Ah, bene! Sorride!
Sorride?…Oh Dio! Gli piacciono gli uomini?!
Lo guardo meglio.
Non ha l’aria del frocio. E se fosse un…come si chiamano? Ah, si! E se fosse un sadomasochista? Magari stava andando ad un’orgia! E nella valigetta che ci sarà?
Una pistola? Un mitra? Oppure quegli attrezzi tipo…cazzi di gomma!? Ma che m’è saltato in mente di aver fatto salire questo tizio! E…e se fosse uno squilibrato?
Manca che sul giornale domani si legga: giovane squilibrato uccide padre di famiglia a pisellate, dopo aver sfruttato un passaggio in auto!?…
Ma no! Ma dai! Stai tranquillo!…Tranquillo!
Tranquillo! Si, tranquillo un cazzo! Basta! Magari mi becco una coltellata?!…O…o che so? Una bastonata o una botta di qualcosa che ha la dentro quella valigetta!
Rimango calmo, mentre il rumore dei tergicristalli si intervalla ritmicamente a quello della pioggia. Poi lo guardo e proprio in quel momento lui mi fissa. Oh Dio! Mi fissa? Perché? E se avesse capito che ho paura? Allora cerco di distrarlo.
“Studi? Lavori? Si, insomma…che fai? Cosa porti nella tua valigetta?!” gli chiedo ostentando sicurezza.
“Perché?” risponde lapidario.
“Perché…cosa?” tentenno. “Perché?” continua lui, fissandomi. “Beh…così, tanto per sapere!…Sai com’è!?” E lui: “No! Non lo so com’è!”
Ecco! Lo sapevo. Lo sapevo. È un pazzo! E adesso che faccio? Tra un po’ dovremmo incontrare un paesino! Ma proprio questa cazzo di strada dovevo fare? 
“Io…io sono quasi arrivato!” gli dico per fargli capire che deve scendere anche lui. “Io no!” mi gela, ed io “In che senso?”
“Nel senso che io non sono ancora arrivato!” lui di rimando. 
Mi sto innervosendo! Prendo una sigaretta e l’accendo. 
“Spegni che mi da fastidio!” mi rimprovera lui.
Allora accendo la radio e, d’un tratto, la musica che spezza quell’atmosfera, viene interrotta da un annuncio del giornale radio: INTERROMPIAMO LA TRASMISSIONE PER INFORMARE I SIGNORI ASCOLTATORI CHE QUALCHE ORA FA, NEI PRESSI DI ROMA, E’ EVASO DA UNA CLINICA PSICHIATRICA, UN PAZIENTE MOLTO PERICOLOSO. HA RUBATO UN AUTO E…
Spengo subito la radio. Panico. Cacchio! Ripenso alla macchina ferma sul ciglio. Lui che non parla. Lui che mi fissa.
“Hai spento? Perché?” mi chiede fissandomi. “Io…io ho spento? Spento, cosa?” rispondo evasivo e intanto vedo che le luci di un centro abitato sono sempre più vicine.
Ha smesso anche di piovere. Devo sbrigarmi. La paura mi attanaglia. Lui si volta e guarda la strada dietro di noi. Guardo anch’io e vedo che nessuna auto ci sta seguendo. “Accosta! Accosta subito!” mi urla lui improvvisamente. “Cosa?” chiedo preoccupato. “Accosta immediatamente, ho detto!” Ubbidisco senza battere ciglio. “Qui va bene?” chiedo e lui:”Dai scendi!”
Scendiamo insieme dall’auto. Le luci del paese sono a non più di un chilometro. Cerco di rimanere calmo. 
Mi avvicino a lui e solo adesso tiro fuori la pistola. Bang! Un colpo solo, secco, alla testa! 
Pluff! Cade ai miei piedi come un sacco vuoto! Mi guardo intorno. Non c’è nessuno. Allora con un piede lo spingo giù nella cunetta! Con calma apro quella valigetta.
Fogli, documenti vari, un’agenda. La lascio li, accanto a lui. Ripongo la pistola in tasca e risalgo in macchina. 
Accendo la radio e c’è ancora il giornale radio: …PERTANTO RIPETIAMO CHE IL PERICOLOSO EVASO E’ ANCHE ARMATO DI PISTOLA.
Vorrei vedere!…Con tutti questi pazzi che girano!