Pazzi

(Atto unico abbastanza drammatico)

di 

Luigi Maccione

 

La scena si svolge in un garage abbandonato. Mobili vecchi e sedie accatastate, scatoloni ovunque. Pit, sui venticinque anni, sbarbato e capelli a spazzola biondi, è seduto su una sedia a rotelle con lo sguardo fisso nel vuoto. Indossa una camicia da ospedale e dei pannoloni. Sulla sedia accanto a lui un ‘pappagallo’ da ospedale in plastica trasparente. Felix, mingherlino, sui 35, si avvicina a Pit e lo guarda. Indossa pantaloni da pigiama lunghi e un camice da ospedale. Lo abbraccia biascicando "amico mio!". Pit non reagisce. Felix si scioglie dall’abbraccio e guarda Pit per qualche secondo. Felix alza un braccio a Pit e lo lascia ricadere. Pit non reagisce. Felix fa lo stesso con l’altro braccio di Pit. Pit non reagisce. Felix prende una sedia e si mette a fianco a Pit tentando di imitare la sua posizione ed espressione. Rimangono tutti e due con lo sguardo nel vuoto per qualche secondo. Di tanto in tanto Felix rivolge rapide occhiate a Pit, che resta immobile, per spiarne i movimenti, poi torna a fissare il vuoto. Dopo qualche secondo Felix si rialza e torna vicino a Pit. Lo abbraccia biascicando "amico mio!". Pit non reagisce. Felix si scioglie dall’abbraccio e passa dietro la sedia di Pit. Con mossa rapida Felix copre gli occhi di Pit con la mano. Pausa. Pit lancia un urlo. Felix fa lo stesso urlo. Silenzio. Pit ricomincia ad urlare, Felix lo imita, poi si stacca e va a sedersi per terra. Silenzio. Pit comincia a parlare lentamente, rimanendo sempre immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto.

 

Pit E’ sera o è mattina? (pausa) E’ sera o è mattina? (pausa) E’ sera o è mattina? E lei: fa lo stesso. Ma è sera o è mattina? E lei: Perchè non dormi? Non ho sonno. (pausa) Quando arriviamo? E lei: Tra poco, dormi. No che non dormo! No che non dormo! No che non dormo! E lei: E stai fermo, sto guidando! Tu guida, io guardo dietro.

Ma era buio. Le macchine non c’erano. Non c’era nessuno, nemmeno le case. Solo le rocce e il mare sotto... ma non si vedeva... Poi la galleria... Poi ancora buio... poi un’altra galleria... poi ancora buio... Poi ho visto quelle luci... dietro... però lontano, molto lontano... quelle luci gialle che... fari, sì, fari gialli... e i... fari gialli correvano e si avvicinavano... Poi la curva e il buio... poi dritti e di nuovo i fari gialli... grandi... Poi la galleria ancora, però piena di luci... e lunga... e dietro ancora quei fari... e poi... sotto la galleria, l’ho vista. L’ho vista bene... Correva...

 

Gialla. E grande. Una macchina gialla e grande... correva... bella... ma con otto ruote non con quattro... una macchina grande con otto ruote... si chiama camion... sì, camion... giallo... e sul... sopra... un’antenna di ferro e sull’antenna una bandierina... come un triangolo... giallo... Bella... e correva... E lui, l’uomo che guidava aveva... c’era un drago verde... sul braccio e... ero proprio vicino, lo vedevo bene l’uomo che guidava e aveva la barba un po’ bianca... lo vedevo bene... lo vedevo bene... e... dormiva... dormiva e sorrideva... poi mamma si gira e vede... e poi la porta... e poi mi spinge fuori e cado, cado per strada, ma non sento male... non sento niente...

E vedo il camion che... e il fuoco giallo... il fuoco giallo e dentro c’era... io lo sapevo... e sapevo che non dovevo piangere... Poi buio... ma non dormivo però... non potevo... non dovevo dormire... perché se dormivo il fuoco tornava e... non dovevo dormire. Anche adesso, io non dormo... non dormo mai, io.. Però ogni tanto fa buio. (Sospira)

 

Felix imita il sospiro di Pit. Entra Jill, di corsa, esagitata, con pacchetti e buste e bottiglia di champagne e li posa su di un mobile sul fondo. E’ una prostituta quarantacinquenne, vissuta ma ancora sexy, indossa un vestito dozzinale leggerissimo e un po’ kitsch. Zoppica leggermente. Siede sulla sedia su cui sedeva Felix al centro della scena e si massaggia un piede e il ginocchio, esausta.

 

Jill Porca vacca! I chilometri mi ha fatto fare, credevo di non arrivare più. Oh mio Dio, devo prendere fiato. I chilometri di corsa mi ha fatto fare. Maledetta vecchia... Ma alla fine ce l’ho fatta... tiè. Oddio, devo riprendere fiato. Tutto bene, qui? Felix, tutto bene? (Felix la ignora e va verso le buste) Sì, tutto bene... Pit, e tu? Tutto bene, Pit? Pipì? (Pit non reagisce) Niente pipì? (Jill sbircia sotto la carrozzina e vede che è tutto asciutto) Niente pipì. Meglio così. Oh, quando serve, dillo eh? (Felix Apre la busta) Hai visto quanta roba? E ne avrei presa molta di più se non fosse per la vecchia, perché lì era... Una cosa... Un supermercato... mai visto: bello, grande, pulito che sembrava un ospedale. Anzi meglio di un ospedale... e poi quintali di roba da mangiare da sfamare una città intera per tre anni. E vuoto, a parte le cassiere, tutte giovani tranne una vecchissima. A quest’epoca non c’è più nessuno in città. Il paradiso: un enorme magazzino pieno di roba e vuoto. Insomma, arrivo lì ed entro (Felix Tira fuori una mela) Aspetta Felix, le mele sono per Pit (Felix la rimette a posto) Insomma prendo un carrello...

Pit Giallo!

Jill No, rosso, lo prendo e...

Pit Giallo!!

Jill No, rosso!

Pit (urla) Giallo!!!

Jill Sì, giallo. Prendo questo carrello giallo - che sembrava rosso - e, lentamente, faccio il giro dei reparti: un profumo... (Felix prende un’altra mela. Jill gliela toglie di mano) Lascia stare le mele, sono per Pit!

Felix Puttana! (Felix riprende la mela)

Jill (Tenta di riprenderla a sua volta, ma Felix non cede e fanno tira e molla con la mela mentre parla) Felix! Dai non fare il deficiente! Molla questa mela!

Felix (Lagnoso e cantilenante) Puttaanaa...

Jill (Felix continua a non cedere. Prosegue il tira e molla con la mela) Felix! Pit mangia solo queste... E dai, molla...

Felix (Lagnoso e cantilenante) Puttaanaa...

Jill (Felix continua a non cedere. Prosegue il tira e molla con la mela) Felix! E’ forte lo stronzo, mi sto slogando una spalla... Psicotico cretino... (Urla) Mollala, cazzo!

Felix (Lagnoso ma a voce alta, un pianto capriccioso) Puttaanaa...

Jill (Tirando disperatamente) E’ pieno di roba... Prendi qualcos’altro... No, tu adesso molli, a costo di segarti una mano. (Dà uno strattone e gliela toglie)

Felix (Piagnucola) Puttaanaa...

Felix, di scatto, va verso la busta e prende un’altra mela. Jill lo raggiunge, dà uno schiaffo a Felix sulla mano. La mela cade per terra.

 

Jill (Urla scandendo le parole) Ti ho detto: lascia stare le mele, sono per Pit!

Felix (Urla isterico, imitando il tono di Jill ) Puttana! Puttana! Puttana! Puttana! Puttana! Puttana!! (Si abbassa per riprendere la mela.) Puttana... (Jill gli blocca la mano col piede)

Jill Stronzo! E adesso che abbiamo stabilito i rispettivi ruoli vorrei continuare, perché sono io che vi ho tirato fuori da quella merda di posto dove marcivate, tu e mister giallo, e sono io che vi ha trovato il posto dove andare, e sono io che rischia la galera se ci beccano adesso, e sono io che è andata a prendere la roba mentre voi due stavate qui a fare la bella vita dello psicotico, e in cambio vi chiedo solo una cosa: di ascoltare. Perciò molla quella cazzo di mela e stammi a sentire!

 

Felix apre la mano e lascia la mela. Jill toglie il piede, riprende la mela e la rimette nella busta. Sposta la busta con le mele su una sedia a fianco a Pit.

 

Felix (tra sé e sé) Puttana...

Jill Insomma faccio il pieno e mi avvicino alla cassa - ascolta Pit che adesso viene il bello - la cassa della vecchia, capito? Mi avvicino e vedo una balena: una grassona, vecchia, ma veeeecchia... più vecchia della signorina Olden, la direttrice dell’ospedale. (Rivolta a Pit) Te la ricordi la Olden, Pit?

Felix Puttana...

Jill (Sempre rivolta a Pit) Vedi? Felix se la ricorda. Insomma, penso "Un gioco da ragazzi" e mi fermo alla cassa, sorridente. Lei prende una busta, la apre, e piano, piano tira fuori un pacchetto dal carrello, lo posa sul bancone, batte il prezzo alla cassa e lo mette nella busta. Poi prende un altro pacchetto, batte il prezzo e infila... e così via finché non riempie la prima busta e ne prende una seconda. Io sempre sorridente. La vecchia riempie la seconda busta, le cassiere giovani cominciano a chiudere e a salutare. La vecchia continua lenta e inesorabile: terza busta. Intanto le altre avevano già chiuso e il supermercato era quasi deserto: Buonasera, buonasera e in due minuti tutte fuori. Dentro solo io, la vecchia e le buste. E fuori buio pesto. Mentre rimpiango di non avere tre mani ecco arrivare la quarta busta. Poi la vecchia batte il coso lì... lo scontrino. Sguardo all’uscita: via libera. La vecchia mi spara una cifra che non so nemmeno come si scrive e mi dà lo scontrino. E io che faccio? Ascolta attentamente, Pit, sono stata grande: faccio cadere lo scontrino dall’altra parte del bancone. "Oh che stupida..." (imitando la voce della vecchia) "Non si preoccupi, glielo prendo io". "Oh, grazie!". A questo punto... attenzione: la vecchia si abbassa, io prendo le buste e filo come un razzo. Appena esco, allarmi, sirene, luci, un casino, la vecchia che urla e io, via. Via, in mezzo alle viuzze con queste quattro bustone strapiene e pesanti da morire. Arrivo a una specie di pratone e mi fermo a prendere fiato. Stavo lì che rantolavo quando chi ti vedo arrivare? La vecchia che correva e strillava come un’aquila: una centenaria di centosettanta chili che filava come un treno: un motore nel culo, lo giuro! Quella vecchia aveva un motore nel culo! (Felix ride) ridi eh? Riprendo le buste e mi rimetto a correre. Io correvo, correvo e quella dietro. Io giro di scatto, attraverso la strada, salto una siepe, cado in una pozzanghera - ma non mi sono fatta niente non vi preoccupate - salgo su un ponte, riscendo e la vecchia ancora dietro. Io non ce la faccio più, con queste cazzo di buste che pesano un accidente e prego. Dio ti prego fermala! I manici delle buste mi stanno segando le dita. Fermala Signore! Fai qualcosa. So che avresti tutte le ragioni per non darmi retta, ma ti prego chiudi un occhio per un momento, fermala, Signore; ti prego fai qualcosa: un fulmine, un infarto, un malore, una cecità improvvisa. Signore, sto per vomitare. Signore, ti prego ci sono due psicotici che hanno bisogno di me, se mi fermo adesso affogheranno nella pipì! E la vecchia si avvicina. Signore bloccala, non sento più le dita... mi pesano le gambe, e le buste sembrano quaranta. Cazzo, la prossima volta rubo tutto il carrello, con le ruote: fanculo le buste. E la vecchia é a meno di dieci metri e si avvicina. Signore, ti prego, fermala. Non dico di ucciderla, Signore, ma almeno falla cadere! Fermala, Signore, falla cadere! Falla cadere, Signore, ti prego ascoltami!

E il Signore mi ascoltò.

E indovinate cosa succede?

Cado io.

Cado io! Signore, Cristo, non aiutarmi se non vuoi, ma almeno non mi prendere per il culo! Cado: una radice di merda, l’unica radice di merda dell’unico albero di merda nel giro di dieci chilometri, mi vede, le piaccio e decide di portarmi con sé. E cado, sbatto il ginocchio, e cadono le buste. Io lì per terra con tutta la roba sparsa e intanto la gente si affaccia e sento una sirena. Cazzo, no: è finita, se quella mi acchiappa mi risbattono in ospedale. E chi ci pensa ai pazzi, adesso? Ma il Signore è grande: mentre la vecchia si stava per gettare su di me ecco che dei barattoli rotolano via dalla busta caduta, si infilano sotto i piedi della vecchia e ... Boooom! La vecchia cade: un botto grandioso! Centosettanta chili di merda tutti giù! Cazzo, ha tremato la terra! "Grazie Dio, Signore meraviglioso, ritiro tutto quello che ho detto". Prendo le uniche due buste rimaste e filo. Ma la vecchia urla come un esercito di galline e allora prendo un barattolo di caffé dalla busta e glielo tiro in testa. Svenuta sul colpo. E poi dicono che il caffé fa male.

 

Jill si alza e va alle buste. Felix la segue e ripete esattamente i movimenti di lei.

 

Jill Pit, guarda quanta roba! (Jill estrae dalla propria busta una scatoletta) Surgelati (estrae una seconda scatoletta), surgelati (estrae una terza scatoletta), surgelati. (Felix estrae dalla propria busta una cipolla, un’insalata e un pomodoro. Jill estrae dalla propria busta un pacco) Biscotti! (Felix estrae una patata) Prendi un biscotto, Felix! (Felix prende un biscotto e offre a Jill una patata) Grazie, Felix... magari dopo... (Continua a svuotare la busta da sola, mentre Felix mangia i biscotti) Guarda, Pit: mele! Beh, sono un po’ ammaccate, ma buonissime, sei contento, Pit? Hai fame, Pit? Felix? Basta biscotti, Felix, sennò poi non mangi (gli leva i biscotti, lui protesta). Ti viene il mal di pancia! (Felix continua ad urlare. Urla anche Pit: sono urletti intermittenti come piccole esplosioni di ansia) Ecco, bravo! Così adesso ci beccano sicuramente. (ridà a Felix i biscotti) Tieni, crepa! Muori di diabete! (Felix smette di urlare e riprende i biscotti. Jill va da Pit esageratamente allegra e sorridente e canticchia) Eccoci qua! Non è successo niente! (gli urletti di Pit si affievoliscono sempre più fino a smettere. Jill è soddisfatta). Non ce la faremo mai. Ah, guardate cosa vi ho preso! (Va alla busta e ne tira fuori dei capi di vestiario) Ta-tan! Vestiti! Belli, eh? Altro che quelle divise da psichico! (apre una camicia e la mostra a Felix) Felix questo è per te (Felix è scocciato, non vuole la camicia). Non ti piace? Ma è bellissima! Ah, Pit, ce n’è anche per te (estrae altri due pacchetti di plastica trasparente) Pantalone e maglione! E quando sarete pronti, un tocco di classe (Tira fuori un flacone di deodorante) Parfum! (Spruzza. Rimette il flacone a posto e appoggia i vestiti sul mobile di destra) Questi ce li mettiamo dopo mangiato, però, sennò me li sbavate tutti.

Jill si blocca e starnutisce.

Jill Oh mio Dio! Non mi dire che mi sto raffreddando (Felix ripete lo starnuto). Mi prendi in giro, eh! Non ti è bastato il casino di stamattina? Dovrei ucciderti, io! Lo sai? Lo sai? Non rispondi, eh? Ora basta con questi, che fra poco bisogna prepararsi. (gli toglie i biscotti. Felix è contrariato, ma lascia fare) Chissà che ore sono... Ah, dimenticavo (cerca in una busta e ne estrae un orologio da cucina)... Eccolo qua: bello eh? Così sappiamo quando ci vengono a prendere... Ma è rotto! E certo è caduto... (lo dà a Felix) tieni, divertiti.

Resisti, Pit, ora vedrai: tra meno di un’ora viene lui a prenderci e via, villa al mare e chi ci trova più! Fanculo la Olden! Fanculo l’ospedale! Fanculo la vecchia e fanculo pure i supermercati: sole, mare, spiaggia e mangime a volontà. Vedrai, adesso arriva lui. Cioè, proprio lui, no - figurati, con tutto il da fare che ha - verrà un autista. Non vedo l’ora. Chissà con che macchina viene. Ci ha delle macchine, porca puttana! Enormi, ma proprio enormi!

La sera che mi ha preso è arrivato con una Rolls... nera... lunga un chilometro, che quando si è fermato mi ha preso un colpo. Io ero lì, nella via dietro al parco - io sto sempre lì (rivolto a Pit), non so se hai presente: una stradina, con un casale abbandonato e un albero storto che... vabbè lasciamo perdere - insomma stavo lì, un freddo cane, sola, da un’ora in attesa di qualche bravo padre di famiglia in crisi coniugale, quando vedo questo aeroplano che si ferma. Ecco, dico, ecco un altro rincoglionito che si è perso. Non l’avevo capito che si trattava di un cliente. Abbassa lo sportello e mi fa: vuoi stare un po’ con me? Gli sono scoppiata a ridere in faccia: "Vuoi stare un po’ con me"? Non me l’aveva mai detto nessuno. Di solito: "allora, andiamo", "sali che ti faccio vedere", "quanto per un pompino" cose così, ma questo! "Senti, vai da tua moglie e non mi prendere per il culo". Allora tira fuori un rotolo di biglietti da cento, me ne dà la metà e fa: "Vuoi stare un po’ con me?". "Eh, cazzo, sì!". E lui: "Preferisci qui o da te?". "Da me? Sull’albero storto? Scherzi? E quando mi ricapita una Rolls?". Comoda, morbida, le orge ci si potevano fare. Ma si vede che non era serata, perché... niente...

E allora comincia a parlare. Una voce gentile, da bambino. Però triste. E mi parla del lavoro - che non ho capito bene ma è roba di banche, azioni, insomma roba di soldi - che è sempre in giro per il mondo. E io "accidenti, ne devi avere di miliardi tu!" Lui sospira e con una vocetta triste, ma triiiiste, fa "E credi che servano a qualcosa?" "Dici così perché non hai mai scopato sull’albero storto...". Non faccio in tempo a finire la frase che diventa tutto rosso e si mette a piangere. A piangere di brutto. Ma lacrimoni grossi... "Dai, non fare così... Mica volevo offendere..." E giù lacrime. (Imita il tono piangente di lui) "Scusami...". E giù ancora lacrime. Io lo abbraccio, mi è venuto spontaneo... "Scusami...". "E di cosa? Del fatto che sei ricco? Vabbè sei ricco... ma mica l’hai fatto apposta!" E giù singhiozzi. Allora prendo un fazzolettino dei miei - di quelli di carta, sai Pit? - e glielo do "Asciugati, e dimmi qualcosa, sennò va a finire che mi metto a piangere anche io e non so nemmeno perché!". Prende il fazzoletto si asciuga e ancora a testa bassa mi fa "E’ mia moglie...".

Prende un altro fazzoletto e si soffia il naso. E comincia a parlarmi della moglie, che deve essere una stronza... Perché io trovo solo uomini sposati a donne stronze, eh ragazzi?

Felix Puttana.

Jill Eh, sì, forse è per quello. Insomma due ore a parlare di quella stronza e di quante gliene fa passare - perché i soldi sono di lei, della moglie - e che si sente solo e che sente la mancanza di una vera famiglia e di una donna che lo abbracci. Non lo so perché ma mi è venuto da piangere anche a me. Ragazzi, stavo lì, in una Rolls sotto la pioggia, abbracciata ad uno sconosciuto a piangere come una fontana. Il momento più bello della mia vita.

Prima di andarsene mi abbraccia, mi dà un biglietto da visita e mi fa: "Ti devo la vita: qualsiasi cosa ti serve chiamami. Qualsiasi cosa". Non l’ho più rivisto.

Pausa. Jill ha un attimo di malinconia, ma si riscuote con energia.

Eh, ma non è sparito... Io l’ho chiamato un sacco di volte... Cioè non lui... Una segreteria... Ogni volta che mi metto in un casino (ride) io chiamo la segreteria e lui risolve tutto. È lui che mi ha pagato il processo: mi ha trovato un avvocato... (fa un gesto col braccio per enfatizzare l’estrema bravura dell’avvocato) con due palle... È che il giudice non capiva un cazzo e allora...

E mi scrive... delle lettere... cioè veramente sono io che scrivo perché lui... vabbè tra la moglie e il lavoro... E io gli scrivo tutto quello che non va, quello che mi serve. Segno tutto, io (Tira fuori un’agendina e va da Pit, sempre assente). Guarda qua, Pit: appunti per la villa al mare: abbattere i gradini all’ingresso, letto reclinabile, mele per Pit. Vedrai quando arriveremo... sarà tutto pronto. Ah, la televisione (si affretta a scrivere) ...a colori - probabilmente c’è già, ma io la segno lo stesso. A te serve niente, Felix? (Felix non risponde) Non so scarpe... un pigiama decente... un dopobarba... Vabbè poi vediamo. (richiude l’agendina. Pausa) Chissà che ore saranno... (Felix ha smontato l’orologio e raggiante porta a Jill quadrante e lancette) Uh, che bello! Grazie! (Fa finta di ascoltare il ticchettio, poi a Felix con aria di soddisfazione fa il gesto con indice e pollice come per dire "Ok". Felix riprende quadrante e lancette e si mette ad ascoltare anche lui con aria assorta, poi dopo qualche secondo scocca a Jill lo stesso sguardo e lo stesso gesto con le dita) Preciso, eh? (a Pit) Sono io che prendo in giro lui o è lui che prende in giro me? E il tempo passa...

Jill si gratta la testa nervosamente. Felix le si mette a fianco e fa lo stesso. Jill mette una mano sul fianco e sbuffa. Felix fa lo stesso. Jill gira la testa verso Felix e lo fissa. Felix gira la testa verso Jill e la fissa. Jill fa il gesto col mento come a dire "che vuoi da me?". Felix ripete lo stesso gesto. Jill lo indica col braccio a dire "ma guarda questo scemo". Felix ripete l’identico gesto. Jill si morde una mano come a dire "Ah, quante te ne darei!". Felix la imita. Jill batte le mani una volta. Felix ripete. Jill batte le mani due volte. Felix ripete. Jill batte le mani tre volte velocemente. Felix Ripete in maniera più scomposta con un po’ d’ansia. Jill batte le mani quattro volte velocissima. Felix più ansioso per la velocità di Jill ripete in modo rumoroso e disordinato. Appena Felix finisce Jill batte una serie velocissima di battiti, poi fa una giravolta e si ferma di colpo con una gamba piegata e il braccio in avanti come fosse il passo finale di un balletto ‘Tip tap’ di Broadway. Felix, agitatissimo ma contento, applaude scompostamente, poi tenta una giravolta goffa e, di spalle al pubblico, tenta il passo di ‘Tip tap’, ma inciampa e cade per terra. Jill ride a crepapelle.

 

Jill (Ride e applaude) Bravo, bravo!

Felix (ancora a terra) Puttana!

 

Jill continua a ridere e Felix continua a dire "Puttana" steso per terra.

 

Jill Dai vieni qua, scemo, tirati sù! (Gli tende una mano per aiutarlo a rialzarsi. Felix dà uno strattone a sorpresa e Jill cade a terra. Felix ride e applaude) Idiota!

 

Felix continua a ridere, mentre Jill gli schiaffeggia la spalla. Clacson continuato. Jill zittisce Felix ("Zitto un po’..." resta in ascolto. Felix riprende a berciare "Shh!!!!"). Jill tappa la bocca a Felix e resta in ascolto. Silenzio assoluto.

 

Jill (togliendo la mano dalla bocca di Felix) Niente. Ma è presto, sì è presto... (si rialza. A Felix) Tu e la tua mania di ripetere le cose... Lo sai che per colpa tua stava per saltare tutto? Lo sai? È inutile che fai quella faccia da autistico: è così. (a Pit) Non è vero, Pit? Tu non lo sai perché dormivi, ma lui...

Pit Non dormivo però...

Jill (sorpresa dalla risposta) ma sì che dormivi...

Pit ...non potevo...

Jill ...eri imbottito di pillole...

Pit ...non dovevo dormire...

Jill (rassegnata) Oddio è ripartito...

Pit …perché se dormivo il fuoco tornava e...

Jill (ripensandoci) Però è ripartito dalla fine...

Pit …non dovevo dormire…

Jill …Ultima battuta, Pit... (Jill recita la battuta finale di Pit all’unisono con lui)

Pit (all’unisono con Jill) Anche adesso, io non dormo... non dormo mai, io... Però ogni tanto fa buio. (Sospirano)

Jill (assecondandolo, allegra) E infatti era buio... nero... e tu non hai visto perché era talmente buio che... Ascolta Pit, senti cosa ha fatto Felix: il piano era perfetto... Mi ascolti Pit? Pit? Ascolta, Pit, ascolta che è una cosa incredibile. Insomma, il piano era perfetto. Perfetto! Eh certo, l’ha pensato lui! Cioè lui ha organizzato il resto, ma... Aspetta (riprende l’agendina, ne tira fuori un foglietto e lo mostra a Pit), guarda qua: "Fatti trovare nel garage del palazzo abbandonato dietro al prato oltre il cimitero alle dieci di domani sera. Seguono accordi verbali con contatto in loco". Mi gioco quello che vuoi che l’ha scritto lui, lui in persona. (Rimette a posto foglietto e agendina)

L’ho trovato ieri nel piattino dei sedativi. Me l’ha portato Tony: il contatto in loco. Te lo ricordi Tony? Un botolo, grasso, calvo e sudato: l’infermiere più viscido di tutta la storia della medicina. Tre scopate ha preteso per fare quella telefonata. Ma siccome io non potevo telefonare... Insomma leggo il foglietto e penso: come cazzo ci arrivo al cimitero? Faccio per andarmene quando Tony mi prende per un braccio. (Imita il tono di voce fortemente nasale di Tony) "Dove vai" "al cesso, perché?" "Come cazzo ci arrivi al cimitero?". "Cazzi miei, e ora scusa...". "Quanta fretta. Ce l’ho io il mezzo di trasporto. Però lo devi pagare...". "Non mi serve, grazie, faccio da me...". "Non ti conviene: e se ti scoprono?"

(a Pit) Hai capito lo stronzo? Altre tre scopate gratis... lo sai quanti soldi sono? Tre, e dove ci sbatte? Nel carro funebre, col povero signor Baldi. Te lo ricordi Baldi? Novantasei anni aveva: condannato quarant’anni prima per aver sterminato la famiglia del vicino di casa. L’uomo più gentile del mondo, un miracolo dell’elettroshock. Insomma, stiamo lì, col morto, stesi sul fondo della macchina ai lati della bara, nascosti sotto i teli e le corone di fiori. Tu smaltivi mezzo chilo di sonniferi – beato te – placidamente addormentato e Felix che imitava Baldi, steso a fianco a me con gli occhi chiusi e le mani sul petto. Stiamo per partire quando la vedova si avvicina al carro. Si fa un pianto "Povero Baldi, povera me" e getta delle rose nel finestrino. Cazzo, io sono allergica alle rose. Speriamo che la smetta. Macché "Povero Baldi, povera me" e giù lacrime e rose. La più grande di tutte atterra sul mio telo proprio all’altezza della faccia. Non ti dico la tragedia. Io divento tutta rossa, il naso mi prude da pazzi e quello stronzo di Tony non si decide a partire. E la vedova imperterrita a singhiozzare "Come farò senza di te? Come farò senza di te?" A fare cosa non si sa: Baldi non parlava con nessuno da quarant’anni! Niente! Giù rose. Io ho la pelle d’oca, sono paonazza. Metti in moto, Tony. Giù rose. Tony, cazzo, questa ha rapinato un fioraio, parti, porca puttana! Io non ce la faccio più. Un’altra rosa. Sto per starnutire. Un’altra rosa. Sto per starnutire, ma Tony mette in moto. Ce l’hai fatta, cazzo! La macchina sta per partire, ma la vedova si avvinghia al finestrino. "Povero Baldi, povera me!". La macchina si ferma. "Povero Baldi, povera me". Altra rosa sul mio naso. Starnutisco senza quasi accorgermene.

Starnutisco. Ma la Baldi è sorda e singhiozza così forte che non se ne accorge nessuno. La vedova continua a sventolare rose sotto il mio naso. Devo starnutire di nuovo. Mi premo il naso con le mani per resistere. La Baldi adesso sfoglia petalo per petalo. Mi conficco le unghie sulla faccia per non starnutire, ma al settecentesimo petalo crollo: faccio uno starnuto che sveglia pure il povero Baldi. La vedova ha un sussulto: "Baldi" - grida in un singhiozzo -. Silenzio. Non sento più la Baldi piangere. La immagino esterrefatta che tenta di convincersi che ciò che ha sentito era soltanto uno scherzo dei suoi nervi. Silenzio. Forse è passata, forse se ne va. Riprendo a respirare. Silenzio di piombo. E nel silenzio, un altro starnuto.

Uno starnuto forte, a bocca aperta. Ma non sono io è quello psicotico là (indica Felix) che mi prende in giro. Starnutisce. Felix starnutisce felice. La Baldi ha un raptus "Baldi, sei tu?" Il panico: Felix continua a starnutire e la Baldi urla a squarciagola "E’ lui, è lui!". E io: "Shh, stronzo, shh!". Ma ormai ha preso il via... Tutti intorno alla Baldi a vedere e Felix che continua. Sento che la gente si avvicina alla macchina. "E’ lui, è lui". Vogliono aprire la portiera. Striscio sotto il telo, mi avvicino a Felix e gli mollo una gomitata miracolosa sulle palle che gli stronca la voglia di starnutire. Aprono la portiera, ma la Baldi ha un malore sviene e cade al suolo. La portiera viene risbattuta. Via, via, andate via: la Baldi viene soccorsa e, mentre Felix stramazza senza fiato, Tony rimette in moto. (Sospiro di sollievo) Grazie Baldi, pace all’anima tua.

 

Si sente un clacson. Lei ammutolisce e aspetta, poi secondo clacson, poi niente.

 

Jill Niente. Due colpi lunghi. Niente. Il messaggio era chiaro: tre colpi lunghi e due brevi. O era tre brevi e due lunghi? (Riprende l’agendina, la apre, ma non trova niente) qui no... (Si fruga nelle tasche del vestito: cerca il foglietto col secondo messaggio) dove cazzo... (Continua a cercare, ma non trova niente) Non c’è... Dev’essere caduto mentre... Vabbè, comunque, due lunghi non significa niente. E intanto noi stiamo qui... Beh ma è presto. (Si avvicina a Pit e gli posa una mano sulla spalla) Che giornata! Ma fra poco sarà finita, Pit: da domani si cambia vita! A proposito, guardate che ho preso! (Va alle buste e prende la bottiglia di champagne) Champagne! (Felix si avvicina incuriosito) e non è tutto (tira fuori tre coppe di vetro e picchietta con le unghie per far schioccare il vetro). Cristallo purissimo. Miracolosamente sopravvissute alla vecchia. (Felix ne prende una e ci picchietta per sentire il suono e gioca con le altre coppe mentre Jill apre la bottiglia) Dobbiamo festeggiare. Stai attento Felix che ti fai male. Ti piace lo champagne, Pit? Togliti di torno, Felix, che questo parte. (Il tappo salta. Pit emette un gridolino. Jill versa nelle coppe) Tutto bene, Pit, non è niente. (Dà una coppa a Felix e porta una coppa a Pit). Assaggia, Pit (gli dà da bere. Felix fa le bolle) Manda giù, Pit. (Felix fa le bolle) Smettila, Felix… Giù, Pit! Pizzica, ma è buono. Bravo, così. Bevi! E’ festa!

Pit rutta.

Jill Salute! auguri, Pit (lo bacia sulle labbra, entusiasta, poi fa lo stesso con Felix)

Felix Puttana.

Jill Puttana anche a te, Felix, puttana anche a te. (Beve felice) ne vuoi ancora un po’, Pit? E’ festa! Da oggi è la nostra festa. E tutti gli anni dobbiamo festeggiare questa data. Tutti gli anni come un compleanno. E l’anno prossimo festeggeremo ai Caraibi! (Canta tanti auguri a te. Felix la imita con un la-la-la stonato) Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Jill, Pit e Felix, tanti auguri a noi! (Applaude. Felix fa lo stesso) Bravi! (Jill e Felix bevono. Jill dà da bere a Pit) A proposito, quanti anni hai tu, Pit?

Pit ...

Jill Venti, trenta, quanti?

Pit ...

Jill Eppure qua deve esserci qualcosa (gli prende la testa fra le mani e lo fissa) Quanti anni hai? (Pit non reagisce) E’ facile, è una domanda... dai, dillo, io lo so che lo vuoi dire! forza! Quanti anni hai? (Pit non reagisce) Dai, Pit, è una cazzata, dillo! Dì un numero... (Pit non reagisce) Okay, sei timido... Io ho quarant’anni, Felix ne ha - Felix quanti... non importa - e Pit ha... Dillo, un numero qualsiasi, tanto chi controlla! Dillo! Quanti anni hai? (Pit non reagisce) Se lo dici ti faccio scopare gratis! Dillo! (sillabando) Quanti anni hai?... (Pit si sforza) Sì...? Sì...? Dai!

Pit ...Giallo.

Jill (lo fissa) Ah sì? Non li dimostri. (Si rialza) Cazzo, Pit! Un numero ti ho chiesto, mica un monologo... lo saprai un numero no?! Peggio per te: ti sei perso una scopata gratis. A proposito, ma tu ha mai scopato, Pit? No, eh? Non ci avevo mai pensato... tu devi essere signorino... mamma mia. Datti da fare Pit, voglio dire che lo so che non è facile per uno che dice solo giallo avvicinare una donna, ma in un modo o nell’altro devi fare qualcosa altrimenti rischi di fare una brutta fine. Voglio dire: alla tua età quando si comincia ad avere giallo e uno, giallo e due anni bisogna darsi da fare sennò impazzisci. Scusa Pit.

 

Felix si sta attaccando alla bottiglia di spumante. Jill se ne accorge e gliela toglie di mano

 

Jill Basta che ti fa male.

Felix Puttana.

Jill Stronzo.

 

Colpi di clacson: due lunghi. Jill sta con l’orecchio teso. Conta i colpi con le dita. Nel silenzio conta fino a dieci. Un colpo breve di clacson. Un altro. Jill attende con ansia il terzo breve, ma non arriva.

 

Jill (sbuffa) Niente. Comunque il segnale era due lunghi e tre brevi, ne sono sicura. Stava nel secondo foglietto, ma mi è caduto nella corsa… Però me lo ricordo bene: "attendi il segnale, due punti: due colpi lunghi di clacson, poi dieci secondi di silenzio, poi tre colpi brevi. Al termine del segnale affacciatevi sulla rampa. La vettura – c’era scritto proprio così – la vettura scenderà a prelevarvi". Me lo ricordo benissimo, Te lo ricordi, Pit? Ma certo!

Felix va verso la busta del cibo. Jill lo raggiunge.

Jill Hai fame, Felix? Vuoi mangiare? Pronti (Jill estrae una carota. Felix la guarda con sospetto) Carota! Buona. Tieni. (Felix non la prende, sospettoso) Mangia, è buonissima. (Felix non si fida. Jill dà un morso alla carota. Mastica e fa una faccia di estrema goduria, emettendo un suono di soddisfazione, come a dire "è buonissima". Felix arraffa la carota, la assaggia e ripete gesto e suono di Jill) Buona, eh? Te l’avevo detto! (tra sé) Fregato… (Va da Pit. Estrae una mela ed un coltello dalla busta. Posa la busta per terra e taglia la mela) E per te, una bella mela, Pit! Ecco qua. (imbocca Pit) Buona, eh? Mastica bene, Pit. Anche la cena vi ho portato. E questo è niente! Vedrete domani! (Pit rigurgita cibo e tossisce) No, che schifo… buono, calmo… Respira, Pit. (Tossisce anche Felix) Felix non fare il cretino… Respira Pit (Jill aspira profondamente. Pit fa lo stesso e smette di tossire. Felix continua a fingere di tossire) Basta, Felix è passata. (Felix guarda Pit e smette improvvisamente) Tutto a posto, Pit? Tutto a posto. Ancora mela? Mastica bene, però! (Jill dà un altro pezzettino di mela a Pit) Ma come avreste fatto senza di me? Eh? Ditelo al giudice: "individuo socialmente pericoloso" e mi hanno sbattuto in gabbia. Ma se avevo la toga mi chiamavano rappresentante delle istituzioni, come quel porco che stava per farmi la pelle. Ha detto proprio così, Pit: individuo socialmente pericoloso. (Prende l’agendina e legge) E’ tutto segnato qui... Ha detto: "riteniamo l’imputata – che sarei io – un individuo socialmente pericoloso – sempre io – colpevole di aver irreversibilmente danneggiato l’integrità fisica di un rappresentante delle istituzioni – il porco". (Richiude l’agendina) Rappresentante delle istituzioni: un colosso, figlio di papà… pieno di soldi. Giudice a 24 anni: io ero il suo regalo di nomina. Regalo di un padre preoccupato dalla verginità del figlio. All’inizio sembrava solo un ragazzino esaltato. Non faceva che parlare di sé, del proprio talento, del padre, di tutti i soldi che avrebbe guadagnato, del potere che avrebbe avuto.

Il potere… Bastardo… "Da oggi in poi tutti dovranno chiamarmi Vostro onore. E ha cominciato a spogliarsi. "Anche tu, chiamami vostro onore": all’inizio sembrava divertente. Sì, vostro onore, che bello vostro onore. Poi mi prende, mi solleva in alto e mi posa sul letto.

Si stende su di me e comincia a darsi da fare ma… niente. Chiamami Vostro onore, puttana! Sì vostro onore. Ero lì bloccata sul letto con questo gigante sopra di me che si sforzava e diventava tutto rosso e non riusciva ad eccitarsi. E allora comincia ad innervosirsi. "Lo vedi cosa mi stai facendo?" E più la rabbia saliva e più i suoi movimenti diventavano frenetici. Ma il suo sesso non voleva saperne di muoversi. "Lasciamo perdere, Vostro onore?". Improvvisamente si ferma, e mi fissa. È lì che mi fissa col respiro pesante. Mi fissa. Di colpo crolla sopra di me ansimando. "Tu mi devi rispettare. Mi devi rispettare". Ricomincia a darsi da fare, sempre più furioso, ma inutilmente. Si accascia di nuovo su di me. E’ fermo, pesante sopra di me. Sento il suo respiro, fortissimo. Cerco di carezzargli la schiena, ma mi blocca la mano e la scansa con rabbia. Si avvicina alla mia bocca. "E’ colpa tua! E’ colpa tua! Perché sei sporca, e stai sporcando anche me". Si rialza di scatto e mi sferra un pugno sui denti. Poi un altro ancora più forte. Svengo.

Quando mi risveglio sento in bocca il sapore del mio sangue. E non posso muovermi. Sono ammanettata alla spalliera del letto e ho i piedi bloccati con delle corde. Lui è seduto sopra di me. Tenta di masturbarsi. Provo a urlare. Lui si avventa su di me. Mi stringe la gola: "Shh, zitta..." - adesso sussurra appena. Continua a stringere. Mi manca il fiato. "Shh, zitta, puttana". Non respiro più. "Lo vedi cosa mi fai fare, lo vedi?". E stringe ancora. "E’ colpa tua, puttana. E’ colpa tua. Tu mi devi rispettare". Sto per svenire di nuovo, ma lui molla la presa. Tossisco, ma respiro ancora. Sento che il mio sangue continua a colare. "Brava. Fai la brava. Tanto ci sono io con te. Ci sono io". Prova a baciarmi, io volto la faccia e caccio un urlo disperato. Lui mi molla una manata sulle gengive. "Vuoi smetterla, non vedi che sto cercando di salvarti, non vedi? Ma se tu non la smetti non potrò aiutarti". Questo mi uccide. Mi uccide. Piango. "Vuoi chiudere la bocca? No? Adesso ti faccio vedere io. Adesso te la chiudo io". Ricomincia a masturbarsi. Mi carezza la bocca insanguinata e sento che si eccita. Avvicina il suo… lo avvicina alla mia bocca. Con una mano mi tira la testa indietro per i capelli. "Adesso te la chiudo io la bocca, puttana". Tenta di mettermelo in bocca. E’ sempre più eccitato. "Ti piace, vero? Ti piace?". Continua a tirarmi per i capelli. Non voglio morire. Apro la bocca e lo faccio entrare. "Brava, puttana, brava.". Ho richiuso la bocca di scatto con quanta più forza avevo nei denti. E’ caduto di schianto, senza riuscire ad urlare. Lesioni irreversibili. Purtroppo non l’ho ucciso. (Pausa lunga)

Scusa Pit, mela? (taglia un altro pezzo per Pit) Sono andata al processo coi denti rotti e il polso fratturato. Ma paparino di soldi ne aveva tanti e allora… la puttana è stata spedita dentro: tentato omicidio, premeditazione, eccetera.

Ma Jill in carcere non ci può stare. E poi era facile uscire: bastava arrivare in infermeria, scoparsi due o tre secondini di turno e via. Era una specie di gioco: io mi facevo il secondino e loro mi portavano in infermeria. In tre anni mi sono fatta tutti i secondini in servizio attivo nel carcere, e il vice direttore. Purtroppo il direttore era finocchio e allora mi beccavano sempre. Ma gliel’ho fatta pagare al finocchio: durante una delle solite ramanzine gli sono saltata addosso e gli ho fratturato il naso con un morso. Una soddisfazione! Il direttore: una checca isterica. "Mandatela via! Mandatela via!!" Detto fatto: visita psichiatrica, certificato fasullo e Jill la puttana diventa Jill la pazza. E mi sbattono coi matti.

I primi tempi sono stata benissimo: in isolamento, drogata dalla mattina alla sera, non facevo altro che dormire. Il bello degli psicofarmaci é che ci si riposa. Ma dopo un po’ senti la mancanza di un pasto senza sedativi. Io sentivo la mancanza di tutto, pure dell’albero storto. Allora mi faccio Tony che per ricompensarmi telefona a lui e tempo ventiquattr’ore mi tolgono dall’isolamento e mi spediscono in corsia. E chi trovo qui? (a Pit e Felix) Indovinate un po’? Voi! (dà un altro pezzo di mela a Pit) I miei mattacchioni preferiti. La prima volta che vi ho visto tu eri fradicio di pipì che strillavi "Giallo" in attesa, da chissà quando, che qualcuno ti cambiasse, e quel fesso laggiù che ti abbracciava urlando "amico mio, amico mio". Una scena… Allora ti ho cambiato, e per ringraziarmi lui mi ha detto "puttana" e tu mi hai snocciolato la storia del camion – che ti prego di risparmiarmi ora…

Pit …si chiama camion... sì,

Jill Ecco, appunto…

Pit …camion... giallo... e sul... sopra...

Jill (sovrapponendosi) Cazzo…

 

Mentre Pit prosegue il soliloquio Jill continua a parlare. Le battute seguenti dei due dovranno essere pronunciate contemporaneamente. Le parole dell’uno si accavallano su quelle dell’altro.

 

Pit

… un’antenna di ferro e sull’antenna una bandierina... come un triangolo... giallo... Bella... e correva... E lui, l’uomo che guidava aveva... c’era un drago verde... sul braccio e... ero proprio vicino, lo vedevo bene l’uomo che guidava e aveva la barba un po’ bianca... lo vedevo bene... lo vedevo bene... e... dormiva... dormiva e sorrideva... poi mamma si gira e vede... e poi la porta... e poi mi spinge fuori e cado, cado per strada, ma non sento male... non sento niente... E vedo il camion che... e il fuoco giallo... il fuoco giallo e dentro c’era... io lo sapevo... e sapevo che non dovevo piangere...

Jill

Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo, cazzo… cazzo, Pit! Possibile che non si può più parlare che subito tu… Te ne stai per giorni immobile a fissare l’aria che ogni tanto mi viene da controllare se respiri o se sei morto – non sei capace neanche di dire un numero – e poi uno dice una parola stronzissima e ‘tin’ ti accendi e parti con la cazzo di storia… luuuunga! E non c’è verso di fermarti… quando prendi il via… (ripete all’unisono con Pit due battute del monologo di lui) Eppure ci deve essere un modo per spegnerlo. Zitto, Pit. Basta, hai rotto i coglioni, basta, fine, stop, smettila, halt… Ma porc…

 

 

Velocemente e con rabbia Jill si piazza a cavalcioni della carrozzina di Pit e lo abbraccia e bacia in bocca per farlo tacere. Un bacio lungo durante il quale Jill gioca coi capelli di Pit. Al termine del lungo bacio, Jill si stacca. Pit tace con lo sguardo perso. Jill rimane seduta sulle gambe di Pit e lo guarda con aria di vittoria. Dopo qualche secondo di silenzio, Pit prosegue col finale del ‘monologo del camion’. Appena Pit ricomincia a parlare Jill si rialza, in preda a sconforto.

 

Pit Poi buio... ma non dormivo però... non potevo... non dovevo dormire... perché se dormivo il fuoco tornava e... non dovevo dormire… Anche adesso, io non dormo... non dormo mai, io... Però ogni tanto fa buio. (Sospira)

 

Jill si gira verso Pit con espressione rassegnata e gli rivolge un gesto con le braccia come a dire "Hai finito?". Jill torna a sedersi vicino a Pit, gli porge un altro pezzetto di mela ed emette un suono come a dire "Vuoi?". Pit non reagisce e fissa il vuoto avanti a sé.

 

Jill No? Mangio io. (comincia a tagliare una fetta per sé. Felix la vede e butta la carota per terra. Si avvicina a Jill e le ruba la mela. Jill gli dà uno schiaffo sulla mano) Eh no! (riprende la mela) questa è mia (va a riprendere la carota e la dà a Felix) Tieni. Mangia tutto e non rompere i coglioni! (Felix fissa Jill per qualche secondo) Tutto! (Felix ributta a terra la carota. Jill è furiosa. Indica la carota e si rivolge a Felix scandendo ogni parola) Raccogli immediatamente quella carota!

Felix (imitando il tono e il gesto di Jill) Puttana, puttana, puttana, puttana!

Jill Vaffanculo, Felix!

Felix va verso le buste. Jill dà l’ultimo morso alla mela, poi torna da Pit e gli pulisce la bocca. Felix prende il flacone di deodorante e tenta di smontarlo, ma Jill non se ne accorge.

 

Jill (Scimmiotta Felix) "Puttana". Non sai dire altro... Non sapete dire altro, voi uomini... (prende l’agendina e la sfoglia) Tutti, tutti uguali. Io ho avuto in vent’anni 256 clienti fissi e qualche migliaio occasionale. Ce ne fosse stato uno che non abbia voluto ricordarmi il mio mestiere. Ma non scappano: ce li ho tutti qua, tutti qua (indica l’agendina). Nome, cognome, indirizzo, e a fianco segno pure il nome con cui mi chiamavano. Ce li ho tutti.

Ascolta, Pit (legge, con aria annoiata): "puttana, puttana, puttana, puttana, puttana, troia... (sfoglia e legge) puttana... puttana, puttana, puttana... ancora troia... (continua a sfogliare) puttana, puttana, puttana, troiona, puttana, puttana, puttana, puttana, puttana... sgualdrina (smette di sfogliare), sgualdrina". Era il reverendo Tod, persona di cultura... cattolico... e allora mi chiamava ‘sgualdrina’. Che ridere! Lui mi urlava "Pentiti, sgualdrina!". E io: "Pentiti tu, prete!" e poi andavamo a scopare. Insomma tutti uguali. Tutti. Tranne uno: lui. L’unico. Ma per fortuna (indica l’agendina) è tutto qui. Tutto. A Jill si può fare di tutto, io non protesto. Accetto tutto, ma poi... segno. E’ tutto qui. Vent’anni. (sospira)

 

Pausa. Felix sbatte il flacone di deodorante sul pavimento, irritato dal fatto che non riesce a smontarlo. Jill glielo strappa di mano e lo nasconde. Jill starnutisce. Felix la imita. Poi starnutisce anche Pit.

 

Jill Hai freddo, eh? Resisti che tra poco... Ma perchè non arriva... Che ore saranno. Eppure dovrebbero già essere qui... sarà passata un’ora? Ma certo che è passata! Resisti, Pit. (Strofina le braccia di Pit per scaldarlo. Felix fa lo stesso)

Felix (abbraccia Pit, biascicando) Amico mio!

Jill Amici! Che bravi! Ma scusate, toglietemi una curiosità: ma prima che arrivassi io, ma che cacchio combinavate voi due? Andavate al cinema? A cena? Me lo immagino: voi due al tavolo a conversare: giallo, puttana, giallo, giallo, amico mio!

Felix (si avvicina a Jill e le sussurra) Puttana!

Jill (a Pit) sai che facciamo? Ci vestiamo, così stai più caldo e quando arrivano siamo pronti. (Va a prendere i vestiti sul mobile di destra. Porge la camicia a Felix, che sbuffa perché è nuova) Che c’è? Lo so che non è la solita, ma è bella, Felix. (apre la camicia e la sbottona) E poi è di moda... A Parigi tutti gli autistici portano roba come questa (con un tono dolce da mammina supplichevole) Dai, Felix. Se esci così ti arrestano… Guarda: adesso ci vestiamo tutti: mi vesto io, si veste Pit, dai per favore, prova questa camicia! (Felix fa il muso e si volta di spalle alla camicia. Jill gliela poggia sul mobile di destra) Beh, fa come vuoi. (Jill porta maglione e pantalone a Pit) E questo è per Pit! (toglie la camicia a Pit che rimane a torso nudo. Apre il maglione) Hai freddo? Arrivo, eh? Eccoci qua (Infila un braccio e poi l’altro) e uno… e due… (Pit sbava sul maglione) Aaah, porc… proprio adesso

Jill prende dei fazzolettini e li usa per pulire Pit. Felix, che nel frattempo è rimasto a guardare la propria camicia con diffidenza, si avvicina timido a Jill, intenta a pulire Pit di spalle a lui. Felix tira dal vestito di Jill Lei si gira spaventata. Felix le porge la camicia, come a chiederle di fargliela indossare.

 

Jill Ah sei tu… Hai cambiato idea? Sì, ma io adesso non posso… (Jill si gira di nuovo verso Pit. Felix insiste tirandola dal vestito) Ti ho detto che non posso! Sto aiutando Pit. Dai, mettitela da solo. (Felix insiste tirandola dal vestito) Felix, ti ho detto di no. (Felix insiste tirandola dal vestito. Jill si gira di nuovo verso Felix furiosa e strappa di dosso a Felix il camice dell’ospedale.) Mettitela da solo! (Felix comincia a urlare) Puoi urlare quanto ti pare. Te la metti da solo! E sbrigati!

Felix Puttana.

Jill Stronzo!

 

Felix torna a posto mugugnando e comincia ad indossare la camicia. Jill ha terminato di infilare il maglione a Pit.

 

Jill Bellissimo! (Prende in mano i pantaloni di Pit) E ora questi... Ah no, aspetta! Pit, pipì? (Nessuna reazione) Allora? Pipì? (Nessuna reazione) Pit, rispondi: ti sto per mettere i pantaloni. Pipì? (Nessuna reazione) E dai, dimmelo! Sì? No? (Nessuna reazione) Guarda che una volta che te l’ho messi... (Nessuna reazione. Jill prende il pappagallo e lo mostra a Pit con aria da ultimatum) Pit: pipì! Adesso o mai più! (Nessuna reazione) Peggio per te (Posa di nuovo il pappagallo di fianco a Pit. Jill infila i pantaloni a Pit. E’ soddisfatta del proprio lavoro, si volta e vede Felix con la camicia nuova)

Jill Felix! Che eleganza! Che bell’uomo (Mentre Jill si complimenta, Felix riprende il camice e lo indossa sopra la camicia. Jill glielo toglie.) Questo magari lo buttiamo che fa schifo, eh?

 

Colpi di clacson. Due lunghi. Nel silenzio Jill conta fino a dieci. Tre brevi. Jill è raggiante. Poi un quarto e un quinto e un sesto colpo breve. Jill è furiosa.

 

Jill Qui non arriva nessuno! Qui stiamo… ma è colpa mia: io dovevo parlare con lui, non con Tony che… lui non l’ha neanche avvertito, si è preso le scopate e se ne è fregato… Nanerottolo schifoso, bastardo, impotente, figlio di puttana-calvo-di-merda-topo di fogna, frocio, testa di cazzo, maiale, porco, faccia di culo, traditore bastardo e… e… e stronzo! (prende il libretto per lui e scrive) "Eliminare… Tony". Ecco fatto. Sistemato il contatto in loco. (Chiude il libretto. Pausa.) E se non arrivasse nessuno… Ma no! Lui non mi lascerebbe mai nella merda… Non ci credo! Noi comunque ci prepariamo (Continua a vestire Pit ma con rabbia. Prende il deodorante e lo spruzza su Pit. Jill starnutisce.) Oddio… (Jill starnutisce ancora ripetutamente) ma che cazzo… (Ha un sospetto: riprende il flacone di deodorante e ne legge l’etichetta) Aha! "…Eau de toilette spray rinfrescante al gradevole aroma di rosa selvatica", Porca puttana (sente salire l’irritazione agli occhi) Neanche dei deodoranti ci si può più fidare! (Starnutisce ancora e tossisce. L’attacco di tosse diventa sempre più violento. Aspira profondamente per riprendere fiato. Quando smette di tossire ha gli occhi rossi ed è esausta e senza fiato. Si fa cadere sulla sedia accanto a Pit.) Oh mio Dio, mio Dio... Che bella giornata: ho scopato con un porco, ho viaggiato con un morto, sono stata inseguita dalla polizia, mi sono semislogata un ginocchio e adesso sono qui con due psicotici profumati alla rosa, con gli occhi in fiamme a morire di tosse e di freddo in un garage dietro al cimitero. Che altro potrebbe succedermi?

Pit Pipì.

Jill Come pipì?

Felix Pipì, pipì!

Jill Pipì, pipì?! (controlla Pit. E’ bagnato. Jill è rassegnata) Pipì, pipì. (Pausa) Peggio per te! Potevi pensarci prima. (Si siede di nuovo sulla sedia, poi rigira la testa verso Pit, si allunga per annusarlo, fa una smorfia. Prende l’agendina e segna, sillabando) "Pannoloni per Pit... ultraassorbenti". (Richiude l’agendina) Ecco, adesso la giornata è completa, manca solo… (Si sente una sirena della polizia che passa. Jill si blocca) Lo sapevo. Sono loro. Lo sapevo: quello stronzo ci ha tradito. (Felix urla. Jill lo zittisce paziente sperando di farsi imitare da Felix. Lentamente Felix smette di urlare e si mette a zittire anche lui) Shh… ecco, bravo, continua così, shh (si avvicina a Pit sempre facendo "Shh". Felix la segue sempre facendo "Shh". Ora Felix è a fianco a Pit) Tu rimani con Pit, sì? Sì? (Pausa)

Felix Sì.

 

Jill prende la bottiglia vuota per difendersi e va davanti all’uscita pronta a colpire. Felix va alle buste, prende un sedano a gambo lungo e va vicino a Jill nella stessa posizione. La sirena raggiunge il massimo volume. Jill gira lo sguardo, vede Felix. E’ furiosa ma gli fa solo "Shh...". Felix gira lo sguardo dietro di sè. Non c’è nessuno, ma Felix fa ugualmente "Shh...". La sirena passa e si spegne in lontananza. Jill e Felix tornano al centro.

 

Jill (a Felix) Ma sei idiota! Ti avevo detto di restare con lui! (Si avvicina di corsa a Pit) Tutto bene Pit, tutto bene. Non era per noi. (Prende dei fazzolettini e asciuga i pantaloni di Pit) Ma ti pare che vengono con la sirena, se quello gli ha detto dove siamo... quelli non hanno mica bisogno della sirena... delle luci... quelli approfittano che stiamo qui al buio e ci prendono...

Pit ...il buio...

Jill Sì è buio...

Pit ...ma non dormivo però

Jill Oh no, di nuovo, no...

Pit ...non potevo... non dovevo dormire...

Jill ...Addio...

Pit ...perché se dormivo il fuoco tornava e...

Jill Perché non l’ho lasciato lì, perché?!

Pit …non dovevo dormire...

Jill E per concludere… gran finale! (Jill recita la battuta finale di Pit all’unisono con lui)

Pit (all’unisono con Jill) Anche adesso, io non dormo... non dormo mai, io... Però ogni tanto fa buio. (Sospirano)

Jill Ci viene bene, eh? Dovremmo farlo più spesso... Dobbiamo andarcene da qui, di corsa. Finora ci è andata bene, ma se Tony ha detto tutto alla polizia... (Prende il libretto) Devo parlare con lui, deve aiutarmi (Felix le ruba il libretto) Molla idiota, molla che... è tutta la mia vita, molla (Felix dà uno strattone e il libretto si strappa) Bravo! Bravissimo! (gli dà uno schiaffo)

Pausa. Felix rimane incredulo. poi, dopo aver detto "puttana" a bassa voce scoppia in lacrime come un bambino. Pausa.

 

Jill (scossa) Oddio, scusa Felix, scusa (Jill lo abbraccia, Felix continua a gemere "Puttana" piangendo) Scusa, sono proprio una puttana, hai ragione, scusa (ha le lacrime anche lei, ma tenta di resistere) Scusa, scusa, vi ci ho portato io nel casino, voi magari vi divertivate pure, là dentro a pisciarvi addosso e mangiare pillole. (Felix, arrabbiato e piangente, si scioglie dall’abbraccio e dà le spalle a Jill)

Jill è sconvolta dal rifiuto. Si blocca in mezzo al palco con l’aria assente. Resta immobile per un tempo lunghissimo. Pit guarda nel vuoto e Felix continua a piangere, col viso nascosto tra le mani. Poi Jill, come risvegliandosi, si comincia a muovere lentamente: riprende l'agenda, la apre, la guarda, poi lentamente volge lo sguardo prima verso Pit, poi verso Felix. Jill riabbassa lo sguardo sull’agendina. Pausa. Jill sorride, poi il sorriso diventa un riso leggero. Il riso cresce sempre più fino a diventare una vera risata. Quando la risata si esaurisce Jill richiude l’agenda e si avvicina a Felix. Gli gira intorno e gli si piazza di fronte. Gli dà l’agenda.

 

Jill Tieni, a me non serve più... (Felix arraffa l’agenda e la strappa, ancora imbronciato) Beh, adesso basta piangere. (Gli dà un fazzolettino e Felix si asciuga le lacrime) Ho avuto un’idea. Ascolta anche tu Pit, mi ascolti? Ascolta: scappiamo. Da soli... Chissà quando arriva lui... Con tutti i casini... la moglie... andiamo via. Prendiamo un treno e andiamo al nord, lì conosco uno che una volta... vabbè, non importa... Andiamo: io un lavoro ce l’ho e se funziona il giro... Tanto, chissà quando arriva lui... E poi la villa è piena di rose, starei tutto il giorno a starnutire... Prendi quella busta, Felix, che si parte, prima che piombino i marines... (Tutte le azioni di Jill vengono compiute in modo rapido e deciso. Felix prende la busta sul fondo e va verso Jill) Sbrigati Felix! (Jill con rapidità frenetica raccoglie i vestiti da ospedale di Pit e Felix e li mette dentro la propria busta) Grazie… (Jill toglie la busta di mano a Felix. Prende il ‘pappagallo’, non sa dove metterlo) E questo? (Lo dà a Felix) Tieni. Mi raccomando è fondamentale! (Prende le buste le appende ai manici della carrozzina di Pit e si avvia, girando la carrozzina verso l’uscita) Dai, Felix, andiamo…

I tre si avviano appena. Colpi di clacson: due lunghi. Jill si blocca e blocca Felix. Dieci secondi di silenzio. Tre brevi.

 

Jill Due lunghi e tre brevi. Due lunghi e tre brevi. Se sperano che ci caschi si sbagliano di grosso.

La serie si ripete.

Jill Non ti bastavano le scopate, eh, Tony? Ti sei preso anche i soldi dalla polizia. Se sperano che ci caschi si sbagliano di grosso.

 

Spegne la luce del garage. Buio. La serie si ripete. Felix si agita. Jill lo zittisce e tranquillizza Pit. Improvvisamente su di un lato della scena lampeggia il riflesso dei fari della macchina. Felix si agita indicando le luci. Jill lo tranquillizza.

 

Jill Shh... Buoni... Non possono vederci (Sussurra) Adesso restiamo qui, buoni, buoni, finché non spengono quelle cazzo di luci...

Pit si chiamano fari, gialli...

Jill (Sussurra) Oh no!

Pit ...e i fari gialli correvano...

Jill (Sussurra disperata) Shh, shh, non ora, Pit, ti prego...

Pit ...e si avvicinavano...

Jill (Sussurra disperata) Shh, shh, ti prego Pit, ti prego...

Pit ...Poi la curva e il buio...

Jill ...

Pit ...poi dritti e di nuovo i fari gialli... grandi... Poi la galleria ancora, però piena di luci...

Jill (gli prende la testa fra le mani e sussurra fissandolo negli occhi) Anche adesso, io non dormo…

(Pausa)

Pit (all’unisono con Jill) Anche adesso, io non dormo... non dormo mai, io... Però ogni tanto fa buio. (Sospirano)

Su di un lato della scena lampeggia il riflesso dei fari della macchina. Il riflesso proietta bagliori intermittenti sui tre immobili, mentre la serie si ripete e cala il...

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