PERDITA

di

Angelo Orlando


Registrata alla SIAE con lo stesso titolo.


PERSONAGGI:

JOLANDA: Giovane donna. ha superato di poco i trent’anni.
WALTER: Un uomo. COETANEO DI JOLANDA. 
FELIPE: Un uomo. venticinque o trent’anni.
GIULIO: UN UOMO. Coetaneo di FELIPE.


AZIONE: Si svolge nell’arco di varie scene, in un alternarsi tra l’ora e il prima, tra immagini rubate ad una telecamera e l’azione teatrale pura e semplice. Le immagini possono essere proiettate su parete bianca, telo o anche su schermi video. Il luogo è un garage privato di un condomino. Una città del Nord Italia.

PRIMA SCENA: Ora. Autunno. Notte. Nel garage.

PRIMO PEZZO FILMATO: Prima. Un pomeriggio d’estate. Nel garage.

SECONDA SCENA: PRIMA. Stesso pomeriggio d’estate. Nel garage.

TERZA SCENA: PRIMA. ESTATE. SERA. NEL GARAGE.

SECONDO FILMATO: POCO PRIMA D’ORA. AUTUNNO. NOTTE.
NEGOZIO STRUMENTI MUSICALI.

QUARTA SCENA: ORA. AUTUNNO. NOTTE. NEL GARAGE.

TERZO FILMATO: PRIMA. FINE ESTATE. SERA. NEL GARAGE.

quinta scena: prima. fine estate. SERA. nel garage.

QUARTO FILMATO: PRIMA. PEZZI D’INVERNO.

SESTA SCENA: PRIMA. AUTUNNO. MATTINA. NEL GARAGE.

QUINTO FILMATO: POCO PRIMA D’ORA. AUTUNNO. NOTTE. NEL GARAGE.

SETTIMA SCENA: PRIMA.. AUTUNNO. SERA. NEL GARAGE.

SESTO FILMATO: PRIMA. SCENE D’ESTATE, PRIMAVERA, AUTUNNO E INVERNO.

OTTAVA SCENA: ORA. AUTUNNO. NOTTE. NEL GARAGE.

PRIMA SCENA


UNA MUSICA CHE SCANDISCE IL TEMPO.

IL SOFFIO DEL VENTO.

IL BUIO LENTAMENTE SI DIRADA SULLA SCENA.

LA MUSICA SFUMA.

UN LAMENTO, UN PIANTO SOMMESSO DI DONNA.

UN GARAGE.

UNA SARACINESCA CHIUSA.

L’OMBRA DI UN AUTO PARCHEGGIATA IN FONDO E DIVERSE MOTO DIETRO LE COLONNE.

DELLE SCALE CHE PORTANO AD UN PICCOLO ABITACOLO.

UNA BATTERIA MUSICALE. TAMBURI, PIATTI E SGABELLINO.

UNA TELECAMERA A TERRA.

IN PIEDI: UN UOMO AVVOLTO IN UN CAPPOTTO PESANTE, UNA SCIARPA AL COLLO, UN CAPPELLO DI LANA INFILATO SULLA TESTA E…

UNA PISTOLA IN MANO.

IN GINOCCHIO: UNA RAGAZZA, GIUBBOTTO INVERNALE, CAPELLI SCIOLTI CHE TOCCANO TERRA. STA PIANGENDO. PER TERRA, A POCHI CENTIMETRI DA LEI, UN SASSOFONO LUCCICANTE.

L’UOMO CON LA PISTOLA SI PORTA ACCANTO A LEI. LA GUARDA, POI SI GIRA, FA QUALCHE PASSO IN DIREZIONE DEL SASSOFONO. SI VOLTA DI NUOVO VERSO LA RAGAZZA. SI AVVICINA A LEI E L’ALZA DI PESO. LA SOLLEVA DI FORZA E LE PIANTA GLI OCCHI IN FACCIA. 

SUL COFANO DELL’AUTO: IL CORPO DI UN UOMO CHE COPRE UNA SCIA ROSSA SUL PARABREZZA.

NASCOSTO DIETRO UNA DELLE COLONNE: IL CORPO DI UN ALTRO UOMO DI CUI S’INTRAVEDONO SOLO LE GAMBE E LE BRACCIA.

È L’EPILOGO DI UNA TRAGEDIA CHE ANDIAMO A SCOPRIRE.



JOLANDA: Lasciami… lasciami ti prego!
WALTER: Zitta!



WALTER LA SPINGE CONTRO UNA COLONNA. POI VA VERSO IL SASSOFONO. LO RACCOGLIE DA TERRA. TORNA DA LEI E LE METTE TRA LE MANI LA PISTOLA. JOLANDA TREMA, MA STRINGE CON TUTTE E DUE LE MANI L’ARMA. WALTER SI GIRA DANDOLE LE SPALLE. SI PORTA IL SASSOFONO ALLE LABBRA. SOFFIA.

IL SUONO È INTENSO.

A POCO A POCO, IL BUIO INGHIOTTE NUOVAMENTE LA SCENA.

I COLORI SBIADITI E LE IMMAGINI DI UN VHS


PRIMO PEZZO FILMATO


IL SUONO DEL SAX CONTINUA.

RUMORE METALLICO: SARACINESCA CHE SI APRE.

LA TELECAMERA ENTRA NEL GARAGE E VA A SCOPRIRE…

JOLANDA CHE SI VOLTA VERSO LA TELECAMERA. RIDE.

È VESTITA DA CLOWN. LA PARRUCCA HA I RICCIOLI ROSSI CON SFUMATURE D’ARANCIA. IL COSTUME LARGO, A STRISCE ROSSE, GIALLE E VERDI. IL NASO A PALLINA ROSSO E LE SCARPE DA GINNASTICA.



VOCE DI WALTER: Non ridere. Stai seria. Stai seria con la faccia…



JOLANDA ENTRA DI CORSA NELL’ABITACOLO DEL GARAGE SI BUTTA SU UNA BRANDA. LA TELECAMERA LA SEGUE VELOCE, MENTRE LEI CONTINUA A RIDERE.



JOLANDA: Dove l’hai presa quella cosa? Walter smettila. Spostala. Vengo male con queste luci.


VOCE WALTER: Vieni benissimo. Questo è cinema d’autore. Cinema d’avanguardia. Avanti, confessa le tue voglie proibite. I tuoi pensieri più torbidi, nascosti… puoi dire tutto quello che ti passa per la testa. Avanti… senza pudore…


JOLANDA: Chiudi! Chiudi!



JOLANDA SI TOGLIE UNA SCARPA E LA LANCIA CONTRO L’OBIETTIVO.



VOCE WALTER: Mancato! Stai cercando di sfuggire all’occhio spietato della tua coscienza, eh? Confessa?



JOLANDA SI TOGLIE LA PARRUCCA: I LUNGHI CAPELLI LE SI SCIOLGONO SULLE SPALLE. LA PARRUCCA VOLA VERSO LA TELECAMERA.



JOLANDA: Vattene! Chiudi. Smettila!



JOLANDA SMETTE DI RIDERE. SI METTE SEDUTA E SI RICOMPONE.



JOLANDA: E va bene!


VOCE WALTER: Oh! Così sei perfetta! Questo va tutto nel film. Avanti. Comincia. Come ti chiami?


JOLANDA: Jolanda!


VOCE WALTER: Quanti anni hai, Jolanda?


JOLANDA: Cazzi miei! Niente domande personali!


VOCE WALTER: Niente domande personali. Benissimo a che età hai fatto il tuo primo pompino?


JOLANDA: STOOOP! (Ride) Sei pazzo? Cancella subito! Manda indietro il nastro!


VOCE WALTER: Niente da fare. Va tutto nel film. Fai vedere una tetta ora. Scopri leggermente una tetta!
JOLANDA: Ma che tetta! Chiudi! Io non voglio stare in questo tipo di film! Chiudi. Che se poi lo vede qualcuno che figura ci facciamo?


VOCE WALTER: Una splendida figura. Film verità. Un po’ Russ Meyer e un po’ Clerks… film erotico sentimentale d’autore su un gruppo di artisti, trentenni e insoddisfatti del mondo… perciò un po’ maniaci sessuali perché sono convinti che il sesso con la sua natura ambigua li salverà.


JOLANDA: Basta! Basta! Ma come ti vengono? No… no… chiudi…



JOLANDA SI COPRE LA FACCIA CON LA COPERTA DEL LETTINO.



JOLANDA: Non dico più una parola!


VOCE WALTER: Jolanda. Esci da lì.


JOLANDA: No!


VOCE WALTER: Ho spento! Puoi uscire!



JOLANDA FA CAPOLINO CON LA TESTA. SI ACCORGE CHE WALTER NON HA SPENTO LA TELECAMERA E SI RIMETTE LA COPERTA SULLA TESTA.



JOLANDA: Stupido! Non hai spento!


VOCE WALTER: Adesso sì. Ho spento!


JOLANDA: Giura!


LE IMMAGINI DEL FILMATO VANNO VIA.
LUCE E STESSA SITUAZIONE DAL VIVO.




SECONDA SCENA


WALTER ABBASSA LA TELECAMERA.



WALTER: Giuro!



JOLANDA FA DI NUOVO CAPOLINO DALLA COPERTA. VEDE LA TELECAMERA ABBASSATA E SI ALZA DI SCATTO DALLA BRANDA.



JOLANDA: E adesso dammi la cassetta!


WALTER: No! Questo no! Ormai il girato appartiene alla produzione.


JOLANDA: Non hai il mio… che produzione?


WALTER: La mia produzione. 


JOLANDA: Tu non hai una produzione. Dammi la cassetta. Non hai il mio permesso.


WALTER: Ma come, invece d’incoraggiarmi, ti metti a fare la bigotta? La permalosa? E non ti facevo così. e senza neanche aver visto poi come ho intenzione di montare il tutto.


JOLANDA: Come deciderai di montare il tutto non mi riguarda perché nel tutto io non ci sarò, capito? Puoi montare tutto ma senza di me. Perciò, la cassetta!


WALTER: Okay! Te la do, ma prima…


JOLANDA: Niente prima, cassetta ora.


WALTER: Prima ce la vediamo io e te… stasera… a casa mia!



JOLANDA ESITA. SORRIDE.

JOLANDA: L’hai venduto?


WALTER: No… non ancora. Devo prima girare tutto quello che ho intenzione di girare.


JOLANDA: Ma no. Il sassofono.


WALTER: Ah! Il sassofono! Sì, venduto!



JOLANDA SI TOGLIE IL COSTUME DA CLOWN E RESTA IN COSTUME DA BAGNO. WALTER COMINCIA INVECE AD ARMEGGIARE DI NUOVO CON LA SUA TELECAMERA. CONTROLLA QUELLO CHE HA RIPRESO, FACENDO SCORRERE IL NASTRO.



JOLANDA: Vieni in piscina con me?


WALTER: Eh? Ah no… adesso no.


JOLANDA: Perché?


WALTER: Eh… perché non mi va di vedere gente. Vieni, vieni a vedere… guarda qui l’inquadratura di ieri sera… guarda il tuo piede… è un capolavoro.



JOLANDA VA A VEDERE, APPOGGIA L’OCCHIO AL PICCOLO VIDEO SOPRA LA TELECAMERA.



JOLANDA: Ma no… avevi detto che l’avevi cancellato que… no… anche… ti prego… cancella… non mi va… sono nuda qui… 


WALTER: Non sei nuda! Hai il reggiseno.


JOLANDA: Ti prego… mi sto facendo il bidé… 


WALTER: Sei di spalle… e in ombra… è un’inquadratura espressionista… lo vedi il talento o no?
JOLANDA: Adesso che c’entra Schizzo?



WALTER SI RIPRENDE LA TELECAMERA.



WALTER: Eh? Ah sì… stamattina ho incontrato Schizzo!


JOLANDA: Che caldo! L’anno scorso, di questi tempi, eravamo in Sardegna.


WALTER: Ho incontrato Schizzo e gli ho fatto un’intervista. Ha detto cose molto interessanti. Gli ho detto: sfogati con rabbia. Tira fuori tutto. Non pensare di avere di fronte un obiettivo ma… ma un tuo nemico. Sfidalo. Sconfiggilo con le tue parole. Guardalo… cioè… adesso non si sente, ma si vede da come muove le labbra… guardalo, guardalo.


JOLANDA: Ti ricordi l’anno scorso in Sardegna?


WALTER: Guardalo. Qui si è alzato ed è venuto ad urlare a due centimetri. Guarda che faccia.


JOLANDA: La Sardegna Walter. Dimmi “mi ricordo!” e accontentami almeno una volta.


WALTER: Guardalo! Ah! Troppo forte Schizzo. Ah! Guarda. Qui ha sputato! Ha sputato sulla telecamera!


JOLANDA: Lo sai che non ti amo più Walter?


WALTER: Lo so! Lo so! Qui invece… ah! Ha sputato un’altra volta sull’obiettivo. Guarda. Si vede la macchia… (ride) la macchia dello sputo…


JOLANDA: La verità è che non te ne è mai fregato niente! Anche quando ti amavo!


WALTER: Qui ho spento perché ha mancato l’obiettivo e mi ha preso in faccia!


JOLANDA: Quando ti dicevo che tu eri la mia vita. Quando dicevo che ti avrei seguito in capo al mondo, non avrei mai, mai… ti giuro, mai immaginato che un giorno…


WALTER: Jolanda ma che hai? Perché vuoi costringermi a litigare. Sono di buon umore. Perché lo sai che se continui così, alla fine litighiamo.


JOLANDA: Di buon umore? Lo vedo che sei di buon umore.


WALTER: È passato un anno e… ancora vuoi convincermi… vuoi portarmi a litigare… è finito il tempo in cui m’incazzavo. È finito il tempo di quelle belle litigate. Ora non stiamo più insieme, quindi… quindi è inutile litigare, no?


JOLANDA: No! Io non mi posso rassegnare. Non mi poso dare pace. Io… io te lo giuro… è passato… davvero… ormai io non soffro più. Se tu mi chiedessi di ritornare con te, non lo farei.


WALTER: Ma chi te lo chiede? E dai. Io e te adesso siamo di più. Che significa ritornare con te? Ormai io e te siamo legati da qualcosa che è molto di più di un semplice stare insieme.


JOLANDA: Ma che cazzate!


WALTER: Io e te siamo di più. Jolanda. Di più. Siamo due anime astrali.


JOLANDA: Ma che cazzate!


WALTER: Ma non lo vedi anche tu che non ci siamo mai persi io e te, mai? Ne abbiamo passate tante. Siamo stati amici, amanti, fratelli, compagni. Tutto! Siamo stati tutto. Perciò non è finita e non finirà mai tra di noi.


JOLANDA: Ma che belle cazzate! Perciò è finita!


WALTER: Ma sì, come vuoi tu. È finita! Ora calmati però.



WALTER CERCA DI ABBRACCIARLA. LEI SI RITRAE.



JOLANDA: Perché continuiamo a fare l’amore, perché?


WALTER: Perché ci piace!


JOLANDA: Non è giusto! Non stiamo insieme. Non siamo niente io e te!


WALTER: Siamo tutto. Te l’ho detto.


JOLANDA: Siamo niente!


WALTER: Tutto o niente è uguale.


JOLANDA: Io non voglio più fare l’amore con te!


WALTER: Okay! Okay! Tanto lo sapevo che il problema, alla fine, era solo questo. Okay! Non lo facciamo più!



SILENZIO.



JOLANDA: Promesso?


WALTER: Promesso!


JOLANDA: Bene! Allora io vado in piscina. Vieni con me?


WALTER: No!



JOLANDA SI MUOVE LENTAMENTE, ARRIVA DI FRONTE ALLA SARACINESCA ALZATA. WALTER LA CHIAMA.



WALTER: Jolanda!



JOLANDA SI VOLTA.



WALTER: Però… se proprio capita, un po’ di sesso in amicizia con me te lo puoi fare, no?


JOLANDA: Lo vedi? Lo vedi? Non sei serio! Non sei capace di mantenere una promessa neanche per dieci secondi. Io non voglio. Non voglio più avere un rapporto con te così… così ibrido… malato.


WALTER: Ibrido? Malato? Ma io e te siamo unici!


JOLANDA: No… fossimo stati unici, staremmo ancora insieme. Tu… tu non mi avresti mai lasciato!


WALTER: Guarda che mi hai lasciato tu!


JOLANDA: Che? Non ci provare. Tu mi hai lasciato!


WALTER: Tu mi hai detto che era meglio che ci lasciavamo!


JOLANDA: Tu mi hai costretto a dirlo!


WALTER: Tu me lo hai detto! 


JOLANDA: Che stronzo!


WALTER (prendendole le mani): Fatina!


JOLANDA: Sì, fatina… fatina…


WALTER: Fatina, non fare così. Lasciamoci vivere. Il tempo ci dirà chi siamo. Intanto non lo forziamo, magari dobbiamo ancora crescere.


JOLANDA: Walter… siamo già cresciuti. Qui ci ritroveremo a cinquant’anni che stiamo ancora così… tu che mi chiami Fatina… che continuiamo a fare l’amore senza essere né carne ,né pesce…


WALTER: Qualcosa saremo…

JOLANDA: Niente! Siamo niente! Senza l’amore non si è niente!


WALTER: Ma non esiste solo l’amore nella vita!


JOLANDA: Solo l’amore conta!


WALTER: E l’amicizia?


JOLANDA: Due amici non fanno l’amore!


WALTER: Chi lo ha detto?


JOLANDA: Non lo fanno! Non lo fanno! Cosa siamo? Fratello e sorella? No! Meno che mai! Siamo due anime astrali come dici tu? Due anime astrali si dovrebbero capire su tutto. Io e te invece non ci capiamo su niente.


WALTER: Chi lo ha detto?


JOLANDA: Lo dico io!


WALTER: E la musica?


JOLANDA: Lascia perdere la musica che è tutta colpa della musica.



JOLANDA RACCOGLIE DA TERRA IL SUO VESTITO DA CLOWN, LA PARRUCCA E LA SCARPA DI GINNASTICA.



JOLANDA: La musica ci ha fatto conoscere. La musica ci ha fatto innamorare. La musica ci ha allontanato. La musica non ci fa distaccare. Io la odio la musica. 


WALTER (Prendendola in giro e abbracciandola): Sì, sì… maledetta musica!



A JOLANDA LE SCAPPA UN SORRISO. DOPOTUTTO LUI LA FA SEMPRE RIDERE. È IL SEGNO DEL TEMPO PASSATO INSIEME. IL SEGNO DI UN LEGAME DI COMPLICITÀ SEMPRE VIVA.



JOLANDA: Maledetta musica!



JOLANDA STRINGE IL VISO DI WALTER TRA LE SUE MANI. GLI REGALA UN BACIO SULLE LABBRA. UN BACIO LIEVE MA DOLCISSIMO. LO GUARDA. SORRIDE SOLO ORA. SI TOGLIE LA PALLINA ROSSA DA CLOWN E LO METTE SUL NASO DI WALTER.



WALTER: Fatina… ti devi innamorare di qualcuno. È questo il segreto. Vedrai che quando t’innamorerai di un altro, allora forse, potremo avere un rapporto più normale io e te.


JOLANDA: Ma come fai a dirmi questo?


WALTER: Te lo dico perché lo penso!


JOLANDA: Tu ti sei innamorato di un’altra?


WALTER: No!


JOLANDA: E pensi davvero che io mi debba innamorare di un altro?


WALTER: Lo penso!


JOLANDA: Lo pensi? Voglio vedere come lo penserai quando succederà davvero. Io te lo dico: quando tu t’innamorerai di un’altra io m’incazzerò moltissimo. 


WALTER: Perché?


JOLANDA: Tu innamorati e poi vedi!


WALTER: Pensa ad innamorarti tu, adesso.


JOLANDA: Io non mi voglio innamorare!


WALTER: Tu sei una che ha bisogno di sentirsi innamorata.


JOLANDA: È una fatica!


WALTER: Cosa?


JOLANDA: Innamorarsi. È una fatica innamorarsi di nuovo. Che palle! Come faccio ad innamorarmi ancora? È troppo difficile. Il corpo di un altro uomo. Un'altra pelle da accarezzare. Un altro odore…


WALTER: Un’altra puzza!


JOLANDA: Un’altra puzza, appunto… mi sono abituato tropo alla tua… e non dirmi che sono…


WALTER (La previene): La solita esagerata!


JOLANDA (Insieme): La solita esagerata!



JOLANDA SORRIDE ANCORA. QUESTA VOLTA SORRIDE SCONSOLATA.



JOLANDA: Non mi hai neanche detto quanto ci hai ricavato dal mio sassofono!


WALTER (Evasivo): Non molto, cioè… abbastanza!


JOLANDA: Meno male!


WALTER: Te ne comprerò un altro!


JOLANDA: No! Non voglio più suonare!


WALTER: Fatina! Fatina!
E QUESTA VOLTA CERCA DI ESSERE CATTIVA. CERCA FORSE DI STUPIRLO. LUI PERO’ NON SI STUPISCE DI QUELLE SOLITE ESAGERAZIONI. LUI LA CONOSCE DAVVERO.



JOLANDA: Fatina un cazzo!


WALTER: Fatina! Le bugie le diceva Pinocchio. Non invertire i ruoli.



JOLANDA GLI INFILA LA PARRUCCA DA CLOWN IN TESTA. SA CHE STA PER COMINCIARE IL SOLITO GIOCO. UNO DEI TANTI GIOCHI DI EX FIDANZATINI CHE CERCANO DI CEMENTARE INUTILMENTE UN RAPPORTO ORMAI FINITO.



JOLANDA: Okay, per un attimo ho invertito i ruoli, però… poco fa, tu facevi il grillo parlante.


WALTER: Il grillo parlante si sacrifica per la Fatina!


JOLANDA: No, per Pinocchio e comunque finisce schiacciato. Tu che vuoi finire schiacciato?


WALTER: Dipende da chi mi schiaccia!


JOLANDA: Pinocchio schiaccia il grillo parlante!


WALTER: Io voglio essere schiacciato dalla Fatina!


JOLANDA: La Fatina è morta dal dolore che gli ha provocato Pinocchio e Pinocchio schiaccia il grillo parlante.


WALTER: Ma il grillo parlante poi resuscita!


JOLANDA: Ma poi finisce schiacciato di nuovo!


WALTER: Da chi?

JOLANDA: Da Pinocchio!


WALTER: Eliminiamo per un istante questo killer chiamato Pinocchio. Chi ci rimane?


JOLANDA: Nessuno! Se eliminiamo Pinocchio non può rimanere nessuno. Scompare Pinocchio, scompaiono tutti i personaggi che ruotano intorno a lui, no?


WALTER: Qualcuno dovrà rimanere per forza!


JOLANDA (Sorride): No, no amore… Non rimane nessuno. Quanto ha ricavato dal mio sassofono?


WALTER: Abbastanza!


JOLANDA: Abbastanza quanto?


WALTER: Abbastanza per offrirti anche una cena. Stasera a casa mia. Stasera cucino io per la Fatina. Una cena speciale con anteprima mondiale dei primi pezzi inediti del mio film.


JOLANDA: Stasera non posso. Stasera sono impegnata!



LUI FORSE SA CHE BLUFFA. NON IMPORTA. HA DETTO QUALCOSA DI BRUTTO. HA DISTRUTTO L’INCANTO DEL GIOCO.



WALTER: Ah!


JOLANDA: Ah! Ah!


WALTER: E che tipo d’impegno?


JOLANDA: Vedo uno!


WALTER: Uno?


JOLANDA: No! Non lo conosci!


WALTER: Come non conosco? Lo devo conoscere per forza… non è uno di qui? 


JOLANDA: No! Non è uno di qui!


WALTER: E di dov’è? Chi è?


JOLANDA: Non lo conosci, ti ho detto! 


WALTER: Dove ti porta?


JOLANDA: Cena fuori!


WALTER: Cena fuori?


JOLANDA: Cena fuori! Sapere altro?


WALTER: Eh… sapere… sempre se per te non è un problema dirlo. Sapere… mica voglio sapere tutto di lui? Solo chi è? Cioè… nome, cognome, che lavoro fa? Dove andate a cena stasera? Se poi t’invita a casa sua? Dove devo venire a prenderti?


JOLANDA: E basta?


WALTER: E basta! Che c’è di male?


JOLANDA: Walter… (Sorride) Ho caldo. Voglio andare a farmi un bagno! Non ti reggo più.


WALTER: Okay! Vai, vattene… vatti a fare il bagno!


JOLANDA: Vieni con me?


WALTER: No!


JOLANDA: Ciao!



WALTER SI LEVA LA PARRUCCA E LA GETTA PER TERRA. NON FA NULLA PER MASCHERARE LA SUA ARIA OFFESA. JOLANDA LO GUARDA.



WALTER: Sei ancora lì? Vai… vai a farti il bagnetto…



WALTER PRENDE LE BACCHETTE DELLA BATTERIA E COMINCIA A SUONARE. JOLANDA SI AVVICINA A LUI. GLI FERMA LA MANO.



JOLANDA: Non è vero! Non vedo nessuno!


WALTER: Lo sapevo!


JOLANDA: No! Non è vero! Non lo sapevi. Sei un cretino! Alle prime difficoltà batti in ritirata!


WALTER: Io non batto in ritirata. Mi hai detto che uscivi con uno che dovevo fare?


JOLANDA: Niente!


WALTER: E io niente ho fatto!


JOLANDA: Già! Niente hai fatto!



SILENZIO.



JOLANDA: Casa tua?


WALTER: Casa mia!


JOLANDA (sorridendo): Va bene! Cucini tu… e stasera cancelliamo le mie scene dalla cassetta!


WALTER: Solo se non ti piacciono!


JOLANDA: Ho già visto che non mi piacciono!


WALTER: Ne hai visto solo una…


JOLANDA: E mi è bastata!


WALTER: Okay! Diciamo che il final cut l’abbiamo in comproprietà! 


JOLANDA: No! Il final cut l’ho io! E basta! E non si discute. E non facciamo l’amore!


WALTER: Non facciamo l’amore, no!


JOLANDA: Però… era bello quando ci amavamo.


WALTER: Era bello sì.


JOLANDA: Era bello. Era proprio bello. Non ci siamo riusciti…


WALTER (la bacia): A far cosa?


JOLANDA: A proteggere il nostro amore!


WALTER: Forse lo abbiamo protetto troppo!


JOLANDA: Non siamo riusciti a non fargli del male!


WALTER: Forse non gliene abbiamo fatto abbastanza!


JOLANDA: Ti ricordi quando restavamo tutta la notte, svegli ad inventarci i finali delle favole?
WALTER: Sì mi ricordo!


JOLANDA: Cambiavamo tutti i finali e ad ogni favola, davamo quattro, cinque… dieci finali, tutti diversi, ti ricordi?


WALTER (Continuando a baciarla): Certo che mi ricordo… mica è passato tanto tempo?


JOLANDA: E giocavamo insieme.


WALTER: Giocavamo insieme.


JOLANDA: Non ti piaceva giocare con me?


WALTER: Sì, mi piaceva.


JOLANDA: E allora perché mi hai lasciato?


WALTER: Perché mi hai lasciato tu!



JOLANDA E WALTER SI BACIANO CON TRASPORTO.

BUIO. 


TERZA SCENA

MUSICA.

UNA CANZONE D’AMORE DEDICATA AD UNA DONNA DI NOME JOLANDA.

UNA CHITARRA, UN BASSO E DUE RAGAZZI CHE CANTANO INSIEME.

WALTER RIPRENDE CON LA TELECAMERA.

JOLANDA ASCOLTA SEDUTA A GAMBE INCROCIATE PER TERRA.

DOPO UN ULTIMO ACCORDO, LA CANZONE FINISCE.



WALTER: Che ti avevo detto? Sono bravi.
JOLANDA: Bravissimi. Sono emozionata!


WALTER: E se Jolanda s’emoziona…


JOLANDA: Non cominciare. Walter… io… io mi sono emozionata davvero. Voi dovreste girare… portare la vostra poesia, la vostra musica in tutto il mondo…


FELIPE: Purtroppo non tutti la pensano come te. È difficile… soprattutto qui in questa tarda provincia italiana… lo vedi? Siamo sperduti in mezzo alle montagne…


JOLANDA: Non è così… Alessandria non è il Polo Nord… se tu lasci perdere ora, lascerai perdere per tutta la vita… Felipe… tu…tu hai un talento divino… la tua voce mi ha riempito il cuore… e non bisogna scoraggiarsi per il fatto che siamo qui… da qui possono partire gli impulsi giusti… è tutta una questione di cominciare… di dare origine ad un movimento…



WALTER, CON LA TELECAMERA, SI FA ACCANTO A JOLANDA, AL SUO VISO.



WALTER: Eccola! È partita! Brava Jolanda. Sfoga il tuo disagio sociale… esprimi il tuo parere sull’arte… sulla musica… dille qui queste parole… 


JOLANDA: Come si fa a dire: “Lasciamo perdere?” Non vi potete adagiare sul fatto che qui in provincia tutto sembra fermo e stagnante… che alla gente non gliene frega più niente della musica perché non è vero… la musica è come l’amore… è impossibile farne a meno… 


GIULIO: Eh… ma questa è la verità. La date un’occhiata in giro? Ieri ci siamo fatti il solito giro… siamo arrivati fino a Novara… ci hanno detto la solita cosa… ci vedono in faccia e ci giudicano… neanche la cassetta vogliono… dovremo…


JOLANDA: Dovreste arrivare fino a Roma… e neanche fermarvi… a Parigi… a Vienna… a Praga… e oltre l’Europa… in America… in Asia…. vi arrendete a Novara! Non vi rendete conto voi… io dico che… che dappertutto sembra così… ma sembra… la spinta la dovete dare voi… ci dovete credere… voi avete il talento! Che fate per salare il vostro talento? Volete sapere come mi sento ora che vi ho sentito suonare e cantare? Sono incazzata! Sono una iena!


WALTER: Brava Jolanda! Vieni a dirle più vicina al microfono quello che hai detto!


JOLANDA: Io mi sento in dovere di dirle queste cose e tu Walter… lo sai benissimo. Lo sai perché erano le stesse cose che dicevo a te… ti ricordi?
WALTER: Bravissima, così…


JOLANDA: Suonavi nei buchi dei cessi quando t’incontrai. E quando ti presentai al mio agente, la prendesti quasi come una scortesia. Mi dicesti che ti bastava quello che avevi… cosa avevi Walter? Orgoglio e tanta rabbia… ma uno non può essere arrabbiato perché è nato nel posto sbagliato… perché… perché ha bisogno di fare un altro lavoro per vivere… l’unica cosa che abbiamo è la nostra vita… dobbiamo scommettere sull’unica cosa certa che abbiamo… Walter… Mi ascolti… ci sei lì dietro o c’è il tuo fantasma?



JOLANDA SPINGE LA TELECAMERA ALL’INDIETRO. WALTER SEMBRA STUPITO DI QUEL GESTO. LA OSSERVA. ANCHE GIULIO E FELIPE SONO SORPRESI. NON SI ASPETTAVANO PAROLE COSI’ PRECISE E VIOLENTE.



JOLANDA: Io e te ci abbiamo rinunciato. Eravamo a due passi da quello che ci avrebbe consentito di essere veramente qualcosa d’importante. Invece… va bene… anche io ho le mie colpe… Mi sono spaventata… ma tra me e te era diverso… lì c’entravano altre cose… non andavamo bene io e te… c’erano complicazioni di carattere sentimentale… ma per loro è diverso… ragazzi… essere bravi non basta… avere talento non basta. Bisogna avere coraggio… non ci rinunciate adesso perché adesso è già troppo tardi… perché me li hai fatti conoscere Walter…perché? Per farmi vedere come suonano bene? Li ho visti! Mi ascolti? La vuoi chiudere questa cazzo di telecamera? 



JOLANDA SI AVVENTA CON LE MANI ADDOSSO A WALTER CHE BARCOLLA.



WALTER: Ma stai scherzando? No dico… stai scherzando?


JOLANDA: Non sono mai stata così seria.


WALTER: Ma che stai facendo, un processo? È da un mese che ti volevo far conoscere Felipe e Giulio… sono bravi. Stanno facendo la loro strada e va bene così. Sempre con la tua presunzione frustrata di star mancata. La colpa non è mia se tuo padre ti ha trovato un posto all’agenzia di assicurazioni dove lavora lui e se l’unico sfogo creativo e artistico che hai sono i messaggi di auguri che vai a cantare alle feste, vestita da pagliaccio. Ma chi credi essere? La salvatrice delle anime dei poveri artisti?



GIULIO E FELIPE GUARDANO DA UN’ALTRA PARTE, IMBARAZZATI.


JOLANDA: Walter scusa, ma…

WALTER: Zitta! Non ti voglio più sentire! Finché si scherza, si scherza. (A Giulio e a Felipe) Noi ci vediamo più tardi. Vi devo parlare. 



WALTER SI ALLONTANA E SPARISCE IN FONDO AL GARAGE.

SILENZIO.



FELIPE: Che dobbiamo fare Jolanda, diccelo tu!


JOLANDA: Niente. Sono una stupida!


FELIPE: Che dobbiamo fare? Dicci quello che pensi!



JOLANDA COMINCIA A PARLARE PIANO. PARLA PIANO PER NON PIANGERE E PERCHÉ NON RIESCE PIÙ A NASCONDERE A SE STESSA CHE LO SFOGO ERA RIVOLTO A LEI STESSA.



JOLANDA: Io penso che non vorrei essere così come sono. Sempre scossa, sempre in tempesta. Poi penso che forse è meglio che sono così perché è l’unica maniera per sentire tutto: la musica, l’arte, la vita. Continuate così ragazzi. Scusatemi… continuate senza farvi troppe domande… senza dubbi… i dubbi debilitano… fanno fare le scelte sbagliate… io non volevo… non… che strana cosa essere vivi.


FELIPE: Mettiamoci insieme!



PAUSA.



FELIPE: Sì. È un’idea. Mettiamoci insieme. Ognuno di noi può dare la carica necessaria all’altro e potrebbe essere la strada giusta da seguire. Mettiamoci insieme. Tu, io, Giulio e Walter.




JOLANDA (Sorride): Capirai… Walter non lo smuovi neanche con le cannonate da qui… questo è il suo posto… c’è nato… niente… non si metterà mai in discussione di nuovo… significherebbe scrollarsi di dosso una polvere a cui è troppo affezionato… ci ha rinunciato a togliersi la crosta… e anche io … no, ragazzi… ah! Anche io ho fatto il mio tempo… ho trent’anni… ho smesso… Ho già raccolto tutta la gloria che potevo raccogliere e l’ho messa in soffitta per qualcun altro che vorrà attingervi…


FELIPE: Jolanda… 


JOLANDA: Non ci siamo capiti… vi ringrazio… non ho più neanche il sassofono. Sono anni che non suono più. Che non canto più…


GIULIO: Jolanda, non è una cattiva idea.


JOLANDA: È una pessima idea! Voi dovete continuare da soli. Non avete bisogno di altri. State lontani da me, ma soprattutto, state lontani da Walter… non dovrei dirvelo… vi prego… ma… lui ha l’autodistruzione innescata da sempre… 


FELIPE: Lui… è stato lui che ci ha parlato di te. Ci ha fatto ascoltare le cassette… ci ha fatto vedere tutti i video di quando suonavate insieme… eravate grandi.


GIULIO: La prima volta…


FELIPE: La prima volta… quando ci siamo incontrati la prima volta… dov’era?


GIULIO: È da sei mesi che ci telefona… che voleva quest’appuntamento con te… 


FELIPE: Quando abbiamo suonato qui… al “Del Bosco”… subito ci ha detto che aveva un progetto… aveva pensato ad un quartetto… e ci ha parlato di te… era contento che eravamo di Aqui… e che le prove… potevamo farle qui… 


JOLANDA: Walter… vi ha detto questo?


FELIPE: È per questo che siamo venuti qui… per parlare di questo. Delle possibilità di fondere le nostre ispirazioni, di… di creare una musica che nasca dalle nostre esperienze unite… guarda che è forte quest’idea… e anche il fatto che nessuno di noi è più un ragazzino significa che se scegliamo di farlo… sarà una scelta consapevole… nessuno di noi vuole più scherzare… Jolanda… insieme potremo creare… essere qualcosa… quello che dicevi tu prima… crederci…


JOLANDA: Io… io non lo dicevo per me… io…


FELIPE: Non è vero… non è vero… ti brillavano gli occhi prima… parlavi rivolta a noi… ma la spinta te la davi da sola… le tue parole non potevano arrivarci così forti se… se non avessi avuto la giusta dose di sofferenza che… che a noi serve per partire…


GIULIO: È Walter che le ha dette queste cose…


FELIPE: È Walter… ci ha parlato di te in questi termini… 


GIULIO: Lo sapeva che avresti avuto questa reazione…


FELIPE: Lo sapeva… ci aveva avvertito… ci aveva detto… occhio a Jolanda e vedete come salterà… 


GIULIO: E aveva proprio ragione… sei proprio saltata… e ci hai dato la scossa giusta… ce l’hai dentro la grinta… non… niente rimane in soffitta per sempre… io vado a chiamare Walter…


JOLANDA: No, aspetta!


GIULIO: Cosa c’è? Jolanda… qui non bisogna aspettare… lo hai detto anche tu…


JOLANDA: Aspetta! Aspetta…



SILENZIO.

LUCI SI ABBASSANO. COMINCIA A SENTIRSI IL SUONO DEL SASSOFONO.



JOLANDA: Aspetta… 








SECONDO FILMATO


APPAIONO IMMAGINI SFOCATE, MOSSE, BUIE. 

IL FASCIO DI UNA TORCIA ELETTRICA SI AGITA. SI MUOVE FRENETICO. 

IL SASSOFONO CONTINUA IN SOTTOFONDO.

VOCI SUSSURRATE. CONCITATE.



VOCE GIULIO: Walter, ma che…


VOCE JOLANDA: No, non ci credo che stai facendo questo…


VOCE GIULIO: No Walter, no…


VOCE JOLANDA: Oddio Walter… chiude quella stramaledetta telecamera… chiudi… facciamo in fretta quello che dobbiamo fare e raggiungiamo Felipe fuori… basta!


VOCE WALTER: Bisogna immortalare tutto! Tutto! La storia va filmata. Non possiamo esimerci da documentare questo momento… è il principio… e il principio va filmato. 


VOCE JOLANDA: Sei impazzito? Cosa blateri? Chiudi… chiudi…


VOCE WALTER: Aspetta… qui… ecco… qui c’era l’interruttore… eccolo…



LA LUCE ILLUMINA L’AMBIENTE. È UN NEGOZIO DI STRUMENTI MUSICALI. TUTTO LUCCICA DI NUOVO E PULITO. STRUMENTI PER TUTTI I GUSTI.

APPAIONO ANCHE GIULIO E JOLANDA, VESTITI CON ABITI INVERNALI, AVVOLTI IN LUNGHE SCIARPE. SONO A DIR POCO ATTERRITI. SI AGITANO CONVULSAMENTE.



GIULIO: La luce… no…


JOLANDA: Walter… diomiosantissimo… chiudi… chiudi la luce…


GIULIO: Sei pazzo… ora lo so… sei completamente pazzo… la luce…


VOCE WALTER: Nessuno ci può vedere. Nessuno ci può sentire. Le saracinesche sono chiuse. Vi volete calmare?



GIULIO SI AVVICINA MINACCIOSO ALLA TELECAMERA, CERCA DI STRAPPARGLIELA. LE IMMAGINI SONO MOSSE.



GIULIO: Chiudi! Chiudi quella cosa! Sbrighiamoci. Walter… dammi la telecamera. Prendiamo quello che ci serve e via di qua… ora… via, capito?


VOCE WALTER: Con calma, ragazzi… abbiamo tutto il tempo del mondo… godiamoci il momento…


JOLANDA: Ti prego Walter, andiamo via… via subito. Ho paura… ho paura…



UNA VOCE FA SOBBALZARE TUTTI QUANTI CHE SI VOLTANO DI SCATTO.



PROPRIETARIO NEGOZIO: Avete bisogno d’aiuto ragazzi?



LA TELECAMERA VIENE SPOSTATA VERSO QUELLA VOCE.

UN UOMO SUI CINQUANT’ANNI, APPARSO ALL’IMPROVVISO, GUARDA TUTTI CON ARIA MITE, QUASI DI SFIDA, MA FORSE CON UN PO’ DI PAURA MASCHERATA. 



PROPRIETARIO NEGOZIO: Tutto normale. Non è successo niente. Non so come siete entrati qui… ma diciamo che se ora ve ne andate così come siete venuti, la cosa finisce qua… vedete? Non ho chiamato nessuno… sono solo… (Una pausa. Guarda verso la telecamera) Ma che fai? Riprendi? Dai per favore… non è il caso… stavo dormendo e… ma tu… io ti conosco… Walter… Walterino sei tu? Ma che… sei… tu… ma che ci fai qua? Che state facendo qui allora? 



PAUSA.

TUTTI GUARDANO VERSO LA TELECAMERA.
JOLANDA: Walter… no… dove hai preso…


GIULIO: Walter… no, fermo…



L’ESPRESSIONE DELL’UOMO CAMBIA. ORA HA PAURA.



PROPRIETARIO NEGOZIO: Calmi… io non dirò niente a… Walter… sono io… io… che succede? Hai bisogno di qualcosa? Io posso…


JOLANDA: NO, ODDIO WALTER NON LO FARE… NOOOOOO….

UNO SCOPPIO VIOLENTO.

IL BUIO.


QUARTA SCENA


UNA MUSICA CUPA.

POI IL SUONO DEL SASSOFONO: È WALTER CHE STA SUONANDO.

JOLANDA IN GINOCCHIO.

IL GARAGE PRESENTA LA SITUAZIONE DELLA PRIMA SCENA: CORPO DI FELIPE E GIULIO ESANIMI.

JOLANDA RESPIRA CON AFFANNO. STRINGE QUELLA PICCOLA PISTOLA CON TUTTE E DUE LE MANI.

WALTER SMETTE DI SUONARE.



WALTER: La Fatina piange ancora?



JOLANDA STA SINGHIOZZANDO. TROPPO SCOSSA PER PARLARE, PER DIRE QUALCOSA DI SENSATO. WALTER S’AVVICINA A LEI.



WALTER: C’era una volta una fatina che trasformò un povero burattino in un ometto. L’ometto tradì la fiducia della fatina. La fatina punì l’ometto.


JOLANDA: Stammi lontano!


WALTER: Fatina. Come poso starti lontano? Io e te siamo legati dal filo delle favole. Siamo un’unica storia io e te. Lo hai dimenticato? Io, te, la musica e il gioco delle favole tristi… quelle con il finale che piangi.



JOLANDA SCUOTE LA TESTA. DICE DI NO. NON SI SA A COSA, MA DICE NO CON LA TESTA.



JOLANDA: Sei… sei malato… sei malato… Walter… scusami ma…sei tanto malato… 


WALTER: Malattia! Malattia! L’ometto è malato. Arrivano i dottori… li ha chiamati la fatina… l’ometto ha paura… paura della medicina… la medicina, fatina… dov’è la medicina? L’hai con te… la medicina? Piangi fatina? No, è l’ometto che piange… ma l’ometto è morto… allora il primo dottore dice… se il morto piange, significa che la medicina gli sta facendo bene… ma il secondo dottore dice… mi perdoni collega, ma se il morto piange… significa semplicemente che ha paura di morire…



WALTER FA QUALCHE PASSO VERSO DI LEI.



JOLANDA: Fermo, fermo, fermo… non ti avvicinare… fermo, ti prego, ti prego tanto… fermo… stai fermo lì…



WALTER NON SI FERMA. POSA IL SAX A TERRA.



WALTER: Così triste è il destino dei personaggi delle favole?



JOLANDA È UN FIUME DI LACRIME.



JOLANDA: Perché lo hai fatto? Perché? Perché hai fatto tutto questo?


WALTER: Perché… perché… perché non credere a chi ti dice che le favole hanno sempre il lieto fine. Non credere a chi te lo dice, perché è un bugiardo.



SOSPIRI DI JOLANDA DIVENTANO A POCO A POCO, UN PIANTO SOMMESSO. WALTER SI ACCOCCOLA AI SUOI PIEDI. LA PISTOLA CADE PER TERRA CON UN TONFO.



WALTER: E vissero sempre felici e contenti! No, Fatina, no. Non vissero per sempre felici e contenti. Vissero un attimo, felici e contenti. Poi cominciarono i guai. La passione che sfuma lontana. La noia. I sogni infranti. Le promesse mancate. I tradimenti. Ogni favola ha tutto questo. Solo che si fermano prima di farcelo sapere. E… e se solo ce lo avessero detto… se solo… forse… forse saremmo stati più forti… e… e non avremmo tradito… no… Non avremmo sognato.


JOLANDA: Sta… stai zitto…


WALTER: Ci hanno ingannato.


JOLANDA: Zitto! Zitto…zitto…


WALTER: Stiamocene qui, Fatina. Non ci muoviamo. Dobbiamo starcene fermi. Immobili. Non dobbiamo farlo capire che anche noi abbiamo capito l’inganno. Non respiriamo neanche. Qui. Siamo al sicuro qui. Nessuno ci sente. Nessuno sa che abbiamo capito tutto.


JOLANDA: Che dici? Che dici? Che…



WALTER LA STRINGE E COMINCIA AD ACCAREZZARLA.



WALTER: Mi ami? Hai detto… che mi ami?



JOLANDA LO GUARDA E PIANGE.



WALTER: Ah… è vero… non fingere con me… tu mi ami… è proprio così… mi ami… 
WALTER PRENDE LE MANI DI LEI E SE LE METTE IN TESTA, FACENDOSI ACCAREZZARE I CAPELLI.



WALTER: Invecchiare di colpo!



JOLANDA NON AGGIUNGE PAROLE. 



WALTER: Come un albero… come uno di quei muri scalcinati dei palazzi di periferia… la faccia piena di rughe… il seno caduto… la pelle flaccida… Lontana da tutti gli uomini… lontana… lontana…



LUCI SFUMANO SUL BUIO.

RIPRESA DEL SAX.


TERZO FILMATO

SULLA BRANDA. NELL’ABITACOLO DEL GARAGE, FELIPE CHE STA LEGGENDO UN GIORNALE E FUMANDO UNA SIGARETTA. SI ACCORGE DELL’OBIETTIVO.


FELIPE: Caz… che fai? Pure tu con la… e spegni un po’…


VOCE GIULIO: Qualche domanda prima!


FELIPE: Macché domanda. Chiudi che se arriva Walter s’incazza se ti vede con la sua telecamera… Lo sai che ci sta in fissa…


VOCE GIULIO: Vabbè… una sola domanda allora…



FELIPE SI ALZA E VA VERSO LA TELECAMERA.



FELIPE: Giulio non sto scherzando. Non voglio litigare con Walter per colpa tua. È la sua telecamera. C’è una cassetta sua lì dentro. Se arriva e s’accorge…
VOCE GIULIO: Non s’accorge di nulla. Dopo cancelliamo. Devo farti confessare e solo davanti alla televisione verità puoi farlo. Qui, qui, in faccia me lo devi dire. Rispondi!


FELIPE: Giulio, per favore…


VOCE GIULIO: Te la sei scopata Jolanda?


FELIPE: Ti sei impazzito? Sssshhhh… che vuoi veramente fare un casino? Torna indietro e cancella… cancella questa cosa che hai detto…


VOCE GIULIO: Zitto e rispondi… sì o no?


FELIPE: No! E adesso spegni!



LUCI SULLA SCENA DEL GARAGE.

QUINTA SCENA

GIULIO ABBASSA LA TELECAMERA E GUARDA FELIPE IN PIEDI DI FRONTE A LUI.



GIULIO: No? Che significa no?


FELIPE: No, significa no!


GIULIO: No? E che aspetti? Quella non vuole altro. Scopatela e fai presto. Altrimenti lo faccio io.


FELIPE: Non… (Gli scappa una risata) non t’intromettere. Non fare il vigliacco…


GIULIO: Ah… lo vedi? Ti stai costruendo la rete… Ragnetto peloso… fai il simpatico. Lo spirituale, il filosofino… Parli piano piano… ma piantaci una mano in mezzo alle cosce e vedrai come si scioglie. Si liquefa. 


FELIPE: Shhhhh… Giulio non… riavvolgi il nastro che se arriva Walter…


GIULIO: Ma che hai paura di Walter? Non hai capito che non stanno più insieme?
FELIPE: Non stanno insieme ma… mi dispiace lo stesso. Lui ci tiene a Jolanda. È geloso e… non lo vedi come gli dà fastidio tutta la complicità che si è creata tra me e lei? E poi e… poi è un amico. Non posso fargli questo.


GIULIO: Se non puoi farlo tu, posso farlo io allora?


FELIPE: Giulio, bada…


GIULIO: Guarda, guarda. S’innervosisce… gli invado il territorio… devi avere tutta la situazione sotto controllo… scopatela subito, allora!


FELIPE: No… cioè… non subito. Possono nascere problemi con Walter… gelosie… meglio tenere i problemi lontani in questo momento. 


GIULIO: Ma che momento… scopatela e poi passamela… 


FELIPE: Ma come fai a parlare così?


GIULIO: Perché come parlo?


FELIPE: Così… non so… ma non ammetti la possibilità di…


GIULIO: Di che?


FELIPE: Di una cosa… un sentimento…


GIULIO: Ma dove? Quando? 


FELIPE: Sentimento! Tronchi tutto alla base! A me non piace così… ci deve sempre essere qualcosa…


GIULIO: Sì… certo… tu intanto comincia a piantarle la mano in mezzo alle cosce…


FELIPE: Shhh… Giulio ti prego… e riavvolgi il nastro… quello se ne accorge… è maniaco, lui e la telecamera… se gli hai cancellato qualcosa?


GIULIO: Ho controllato… non gli ho cancellato niente… ma poi che ti frega di lui? Walter è un cazzone! Guarda che se non te la scopi ora, non te la scopi più. Dammi retta. Ora Jolanda pende dalle nostre labbra. Ora più dalle tue che dalle mie. E questo l’ho notato anch’io. Dato che sono tuo amico, ti lascio questo vantaggio. Però… sbrigati… altrimenti…


FELIPE: Altrimenti che? Giulio te l’ho detto… non ti devi immischiare…


GIULIO: Guarda, guarda come si altera… 


FELIPE: Dammi la telecamera…



FELIPE COMINCIA AD INSEGUIRE GIULIO. SI SPINGONO, LOTTANO… 



GIULIO: Felipe… Felipetto…


FELIPE: Dove vai? Dammi… dammi…



FELIPE GLI STRAPPA LA TELECAMERA DA MANO E CERCA DI ESTRARRE LA CASSETTA.



GIULIO: Okay! Okay! Fa come vuoi. Peggio per te. Tanto queste buffonatelle, queste riunioncine musicali underground, nel garagetto romantico, stanno per finire.


FELIPE: Come si toglie? Come si apre qua? Che significa per finire? Abbiamo appena iniziato?


GIULIO: E così come abbiamo iniziato, chiudiamo. Qui non c’è una lira. Felipetto. Siamo in quattro. Sembriamo i musicanti di Brema. Chitarrina e batteria. Chitarrina e batteria… aoh! Adesso che finisce l’estate ci rimettiamo a girare i locali io e te. Duecento a sera. Il giro ce l’abbiamo. Il solito. Anche le nostre garanzie… “Gigante” ad Asti e “Las Palmas” ad Aqui… 


FELIPE: Ma Walter e Jolanda…


GIULIO: Walter e Jolanda una sega! Hai visto quello del “Del Bosco” che faccia ha fatto, quando gli abbiamo detto che avevamo in progetto di fare un quartetto? Quando poi gli abbiamo detto che c’era di mezzo Walter, si è chiuso in se stesso e non ci ha rivolto più la parola…


FELIPE: Ma quando mai quello ci ha capito di musica?


GIULIO: Intanto quello oltre al “Del Bosco” ha “l’Insane” e il “Cordoba”… per non parlare degli altri quattro locali in Lombardia… no… Felipe, fine… in quattro non faremo in tempo ad affacciarci da nessuna parte… in quattro? Nessuno di questi tempi, ci darebbe più di duecento a sera…


FELIPE: Ma che dici sul serio? Ma… ma allora che veniamo a fare ancora qua?


GIULIO: Per scoparci Jolanda, no?



IN QUELL’ISTANTE, IL RUMORE DELLA SARACINESCA.



JOLANDA: Siete già qui?


GIULIO: Badala!


FELIPE (sussurrando): Aiutami… aiutami con questa cosa… la cassetta…


JOLANDA: Siete entrati dal palazzo o avete le chiavi?


FELIPE: Dal palazzo… ormai abbiamo imparato la strada.


GIULIO: Stavamo parlando proprio di te.


JOLANDA (Due bacetti a Giulio): Ah sì? E che dicevate di me?


GIULIO: Fattelo dire da Felipe… era lui che parlava di te. Ci vediamo dopo, ciao!



GIULIO esce dalla saracinesca aperta.
JOLANDA SI BUTTA TRA LE BRACCIA DI FELIPE E CI RIMANE PER QUALCHE ISTANTE. LUI RIMANE ATTACCATO A QUEL PROFUMO. CON UNA MANO STRINGE ANCORA LA TELECAMERA DI WALTER.



JOLANDA: Che dicevi di me?


FELIPE: Di te? Che… non niente… parlavamo così…


JOLANDA: No, me lo devi dire… sai che mi piace l’odore della tua camicia? È odore di stirato fresco… ma chi ti stira le camicie? 



JOLANDA AFFONDA IL NASO NEL COLLO DELLA SUA CAMICIA. FELIPE HA UN SUSSULTO. SI RITRAE. È IMBARAZZATO. SA CHE POTREBBE OSARE IN QUALSIASI MOMENTO. UN BACIO O FORSE QUALCHE ALTRA COSA ANCORA. QUESTO LO FA STARE INSPIEGABILMENTE A DISAGIO.



FELIPE: Ma no… parlavamo… dicevamo… cose riguardo a noi… noi… 


JOLANDA: Ma di me?


FELIPE: Di te… niente… 


JOLANDA: Come niente?


FELIPE: Carina questa telecamera… è… proprio piccola… adesso ne fanno di più piccole ancora… come… come si apre, lo sai?


JOLANDA: Ma che ne so… lo sa Walter… è di Walter… (Si fa ancora più vicino a lui) Chiedilo a Walter… Mi dici cosa dicevi di me? Me lo dici con le buone? O vuoi che ti faccia un po’ male? (Sensuale) O vuoi che parli io? Ma se parlo, potrei dire delle cose… e non so come potresti reagire a queste cose… perché stai sempre zitto? Mi piacerebbe sentirti parlare… ma no, non parlare… forse è per questo che mi piaci… perché sei uno che osserva e che lascia parlare… però devo capire se non parli per saggezza o perché… non ti vuoi sbilanciare su niente…


FELIPE (Sempre preoccupato per la telecamera): Eh… tu che dici?


JOLANDA: Io dico che… (lo abbraccia e gli fa il solletico) Dico che non ti vuoi sbilanciare… che sei un po’ vigliacchetto…


FELIPE: No, no… 



ENTRA WALTER.

IN QUEL MOMENTO, LA TELECAMERA SI APRE. 



WALTER: Scusate il ritardo, ragazzi!



JOLANDA SI STACCA DA FELIPE.

FELIPE SI VOLTA, ESTRAE LA CASSETTA E POSA LA TELECAMERA SULLO SGABELLO DELLA BATTERIA.



WALTER: Ho mandato i fax a tutti gli agenti di zona. Giulio dov’è?


FELIPE: È uscito adesso. Non l’hai incontrato?


WALTER: No! Va bene. Lo aspettiamo allora. Intanto possiamo provare gli ultimi due pezzi. Ho provato ad eliminare l’introduzione di “Rime Arse”… credo che funzioni meglio… sai se Giulio ha riscritto il testo?


FELIPE: Sì… credo di sì… ma non ne sono sicuro… 


WALTER: Su… mettiamoci al lavoro… dobbiamo provare almeno quattro ore oggi… 


FELIPE: Un momento, io… io vi devo dire… vi devo parlare… io non so, forse… forse sì… è meglio che aspettiamo Giulio però.


JOLANDA: E dai, dicci… che ci devi dire?


FELIPE: No, aspettiamo Giulio. È un problema che ha sollevato Giulio… ed è lui che ve ne deve parlare.
JOLANDA: Problema? Che problema?


FELIPE: E va bene. Tanto a che serve… tanto vale che ve lo dico io… so di darvi una grande delusione, ma… io vi chiedo scusa, ma… io e Giulio ci tiriamo via. Ci abbiamo pensato e preferiamo continuare da soli.


JOLANDA: Ma stavamo andando così bene.


WALTER: Zitta! Lascialo parlare.


FELIPE: Jolanda, scusami… scusaci… lo so che per te era importante… siamo noi che non andiamo bene… non ce la sentiamo. Credo che abbiamo già troppi problemi singolarmente per pensare ad un quartetto. Lo so, io ero il primo a crederci. È un mese che ci vediamo tutti i giorni. Stiamo bene insieme. Ci divertiamo, ma… ma basta. Io e Giulio preferiamo così. È inutile perdere e farvi perdere tempo.


JOLANDA: Non ci posso credere. Rinunciare va bene, ma… ma rinunciare così, senza neanche provarci…


FELIPE: Jolanda no. Non abbiamo nulla in mano e neanche prospettive. Non abbiamo gli strumenti…


JOLANDA: Non ci posso credere!


FELIPE: Jolanda, abbiamo creato un’aspettativa troppo grande per quello che in realtà siamo… sì abbiamo tirato fuori qualche pezzo carino… ma… ma no… stammi a sentire… io avevo già qualche dubbio… poco fa Giulio me li ha dissolti… mi ha aperto gli occhi… 


JOLANDA: Non ci posso credere!


WALTER: Jolanda, zitta! Buona e tranquilla. Se non stai zitta, non capisco. (A Felipe) Avanti, continua. Che vuoi dire?


FELIPE: Quello che ho detto, Walter! 


WALTER: Non ho capito il motivo!


FELIPE: Il motivo… Walter… abbiamo strimpellato per un mese con la mia chitarra. Si è rotta una corda del basso e abbiamo detto, va bene… tanto per provare… e il basso sta ancora così… non c’è una volontà precisa… partiamo già sconfitti… e poi abbiamo troppi casini ora per giocare con un’idea… perché questa era soltanto un’idea… abbiamo detto proviamo… per me un mese di prove va bene per capire che una cosa non va… è inutile andare oltre… e io devo essere sincero con voi… sincero con te, con Jolanda e con me stesso… e poi ora comincia la stagione e io e Giulio abbiamo bisogno di guadagnare…


JOLANDA: Ma sì. Smettiamola subito!


WALTER: Jolanda…


JOLANDA: No, Walter, lasciami stare. Smettiamola subito perché è inutile cominciare soltanto ad immaginare una collaborazione con gente così. Felipe… delusione cocente Felipe… guadagnare? Hai detto che avete bisogno di guadagnare? Di fronte a questo le montagne non crollano… Felipe… e noi dovevamo far crollare una montagna… era questo il nostro scopo… ma la cosa che mi manda in bestia… è… è che avete fatto tutto voi… (Urla) VOI! VOI! Mi avete costretto a crederci a questo miracolo… (troppo fragile per riuscire a non piangere) Voi mi avete tirato fuori ancora una volta la musica da dentro…



IN QUEL MOMENTO RIAPPARE GIULIO: BOTTIGLIETTA DI BIRRA TRA LE DITA. JOLANDA SI VOLTA D’ISTINTO VERSO DI LUI.



JOLANDA: Voi mi avete pregato! Mi sono lasciata convincere. Cosa può succedere nella testa di un essere umano? Io non ci posso credere. Come si può cambiare da un giorno all’altro? Sono pazza? Dimmelo Giulio! Dimmelo tu. Dimmi come funziona, perché se è così che funziona, io non ci sto più. IO voglio un posto diverso. Voglio un posto che sia fatto come me e lo voglio qui, su questa terra!



GIULIO DA’ UN SORSETTO, POI SI RIVOLGE AGLI ALTRI.



GIULIO: Ma sta parlando riguardo a che cosa?



SILENZIO.

JOLANDA RIPRENDE CON VOCE RASSEGNATA.



JOLANDA: La verità… la verità è che a questo mondo non c’è più niente di bello. Sapete perché? Perché l’arte è finita in mano agli artisti strani… sono gli artisti che hanno il dono di far emozionare i cuori… e che hanno paura di questo… 


GIULIO: Sì, ma non ho capito di cosa si parla? Qual è l’argomento?


JOLANDA: Si batte in ritirata perché i nostri corpi vanno alla deriva. Ci lasciamo trasportare dalla corrente di un fiume malefico, falso e bugiardo. Abbiamo paura di andare controcorrente e le rare volte che lo facciamo, subito cerchiamo gli sguardi di quelli che restano a riva, li osserviamo, affondiamo nei loro volti e vi scorgiamo solo orrore e spavento e ci identifichiamo in loro. Cazzo! Se riuscissimo ad andare oltre quegli sguardi… a non farci condizionare dalla loro paura… potremmo capire che a noi non ci riguarda quella paura… perché noi siamo ben saldi… le rapide non esistono… è solo difficile andare controcorrente, forzare le cose. I soldi sono un’illusione come questa merda di vita! Cocente delusione, Felipe… cocente delusione Giulio… ma io che posso farci? Non posso farci niente io… di fronte al “dobbiamo guadagnare!”… io… io sono sconfitta… sconfitta.


GIULIO: Per la terza volta… dopodiché mi metto in ginocchio a supplicare… qual è l’argomento?


FELIPE: Gliel’ho detto!



WALTER SI TIRA FUORI DALLA SITUAZIONE. PRENDE LA TELECAMERA POGGIATA SULLO SGABELLO DELLA BATTERIA. COMINCIA A GUARDARE FUORI DAL GARAGE.



GIULIO: Detto cosa?


FELIPE: Che io e te ce ne andiamo.



GIULIO GUARDA ATTENTAMENTE FELIPE. UN ALTRO SORSO ALLA SUA BIRRETTA.



GIULIO: E chi lo ha mai detto?



FELIPE SI GELA. WALTER SI VOLTA DI SCATTO. JOLANDA SI SCOSTA I CAPELLI DALLA FRONTE.
FELIPE: Oh! Oh! Non… aspettate un momento. Il discorso di prima Giulio… prima ne abbiamo parlato, anzi… lo hai sollevato tu il problema… 


GIULIO: Che problema?


FELIPE: Il problema del quartetto… i locali che più di duecento a sera non li cacciano di questi tempi… io… perdonami Giulio, ma io non ce l’ho fatta ad aspettare… non ci riesco a fingere e perdere tempo… di fronte ai dubbi che hai espresso, mi sono fatto un esame di coscienza veloce e… non mi sembra che a Walter e Jolanda possiamo far questo… prima di abbandonare dopo… abbandoniamo adesso… e stop! 


GIULIO: Ma ti sei impazzito?


FELIPE: Giulio non scherzare. Non è il momento. La cosa è seria. È già doloroso così per tutti… per tutti… e soprattutto per…



FELIPE SI BLOCCA UN ATTIMO. IN QUELL’ATTIMO CAPISCE CHE DA ORA IN POI NON SARA’ NULLA COME PRIMA. IN QUELL’ATTIMO, CAPISCE E PRONUNCIA QUEL NOME…



FELIPE: Jolanda… che…


GIULIO: Non ti capisco… non ho mai detto di non voler continuare… boh? Ma veramente hai capito questo? Mi sembri matto. Proprio adesso che stavamo andando così bene. Mi sembra da pazzi mollare proprio adesso.


FELIPE (Quasi a se stesso): Che bastardo…


GIULIO: Forse hai frainteso… (un sorriso che può vedere solo Felipe) forse… non mi sono spiegato bene… allora… io prima ti ho detto che ero un po’ stanco. Ho anche detto che era un peccato provare in queste condizioni… che è tutto precario… che i locali di questi tempi non scuciono molti soldi… ma il senso era che proprio per questo, dobbiamo andare avanti… dobbiamo rompere, sfondare questa cortina di apatia… in quattro siamo forti… abbiamo più possibilità. Mi sembra strano che tu abbia capito esattamente il contrario… mollare ora sarebbe assurdo, anzi… sarebbe anche scorretto!



SILENZIOSA, JOLANDA SI GETTA TRA LE BRACCIA DI GIULIO. LO COPRE DI BACI. SI ABBANDONA IN UN PIANTO FELICE.

FELIPE ASSISTE ALLA SCENA IMMOBILE.



FELIPE: Che figlio di puttana!



WALTER SI AVVICINA A FELIPE.



WALTER: Che dici, allora?



FELIPE OSSERVA JOLANDA, MA JOLANDA, ANNULLATA NELL’ABBRACCIO CON GIULIO, SEMBRA AVERLO COMPLETAMENTE DIMENTICATO.



WALTER: Sei con noi allora?



FELIPE NON RISPONDE. 

JOLANDA, SENZA PERDERE IL CONTATTO CON GIULIO, SI ASCIUGA LE LACRIME E LO GUARDA. ANCHE GIULIO LO GUARDA. TUTTI ASPETTANO UNA RISPOSTA.



JOLANDA: Rispondi, sei con noi?


GIULIO: Rispondi…


FELIPE: Ma sì, sono con voi…



FELIPE SI AVVICINA A JOLANDA, FORSE SI ASPETTA ANCHE LUI UN ABBRACCIO, LEI INVECE ABBRACCIA NUOVAMENTE GIULIO.

STACCO MUSICALE.

SAX.

BUIO.

QUARTO FILMATO


IMMAGINI IN BIANCO E NERO: SCENE DI VITA INSIEME.

FELIPE, GIULIO, JOLANDA E WALTER CHE PROVANO.

SUONANO NEL GARAGE.

JOLANDA CHE GIOCA CON GIULIO E FELIPE.

WALTER RAGGIUNGE IL TERZETTO DOPO AVER POSIZIONATO LA TELECAMERA.

WALTER CHE SUONA LA BATTERIA.

JOLANDA CHE MANGIA UN PANINO.

JOLANDA CHE GIOCA CON GIULIO. LO ABBRACCIA. SI BACIANO.

WALTER CHE CONSEGNA LA TELECAMERA NELLE MANI DI FELIPE.

TUTTI E QUATTRO IN UNA PIZZERIA.

IN MACCHINA.

IN AUTOGRILL.

IN UN LOCALE CHE SUONANO.

E POI ANCORA I LORO VOLTI SORRIDENTI, FELICI…



SESTA SCENA

LUCI SUL GARAGE.

IL GRUPPETTO SUONA ED ESEGUE UNA CANZONE DAL RITMO VELOCE. UN ROCK MELODICO E MEDITERRANEO. 

CANTA JOLANDA.

ALLA FINE DELL’ULTIMO ACCORDO, GIULIO POSA IL BASSO E SOLLEVA DI PESO JOLANDA, RIEMPIENDOLA DI BACI.







GIULIO: Jolanda… sei fantastica… era chiaro che dovevi cantarlo tu questo pezzo… Che vi avevo detto? Funziona molto di più così… al massimo posso unirmi al refrain… 



WALTER SI ISOLA SUBITO CON LA TELECAMERA.



WALTER: Allora… qui bisogna tirare le somme… dopo quattro mesi di seratine e di mini tournée piemontese… quali sono le nuove sensazioni e soprattutto, di cosa abbiamo bisogno per osare di più?


FELIPE: Walter… ti giuro che te la spacco quella telecamera… 


WALTER: La telecamera ci serve… un giorno questo back-stage andrà a ruba…


FELIPE: Mi sto sfiancando… mi sembra di essere spiato di continuo… non riesco più ad essere naturale… basta… possibile che non si riesce più a dire una sola parola senza quell’aggeggio infernale? Proviamo una scaletta per la serata di domenica? Riusciamo a fare quattro pezzi di fila senza interruzioni, per cortesia? Per favore… che tra due ore devo andare ad aiutare mio cognato a montare tre paraboliche… Giulio ti stacchi da Jolanda due secondi e parliamo di come sei in ritardo sulla seconda strofa? 


GIULIO: Ma che sei isterico stamattina?


FELIPE: No, non sono isterico… vorrei che Walter frullasse la telecamera… vorrei dare un senso a queste prove… e in generale vorrei dare un senso alla mia vita, ecco quello che vorrei…


JOLANDA: Questa è l’unica cosa impossibile, Felipe!


WALTER: Okay… Felipe ha ragione!


FELIPE: E certo che ha ragione… 


WALTER: Bisogna dare un senso a tutto… allora… io la telecamera la spengo… 


FELIPE: Cosa è successo, stai male?


WALTER: No… semplicemente, non c’è bisogno di filmare nulla… di quello che sto per dirvi non rimarrà traccia, se non in ognuna delle vostre coscienze… fissate bene questo momento, perché questo è un momento raro di grande chiarezza… è come se si fosse illuminata una zona della mia mente… una zona abituata all’oscurità… lentamente… ho cominciato a vedere anche lì…


FELIPE: Vedere cosa?


WALTER: Ora vi dico… mettetevi comodi…


FELIPE: Siamo già comodi… Giulio, tu sei comodo?


GIULIO (Con Jolanda in braccio): Comodissimo!


FELIPE: Giulio è comodo. Jolanda si vede che sta comoda! Mettiti comodo anche tu… e illustraci quest’illuminazione.



WALTER SPEGNE LA TELECAMERA. SI SIEDE SULLO SGABELLETTO DELLA BATTERIA E COMINCIA A PARLARE PIANO.



WALTER: Allora… come vi siete sicuramente resi conto… stiamo andando benino… l’impatto con la provincia è stato buono… un nomino ce lo stiamo facendo… si è creato un certo interesse… ma al di là di questo piccolo giro… stiamo facendo molta fatica, ma questo… lo sappiamo solo noi… solo noi sappiamo di cosa è fatta la nostra vita… Felipe e Jolanda possono provare solo la mattina perché il pomeriggio attaccano a lavorare… non abbiamo strumenti all’altezza di ciò che valiamo… Jolanda è sprecata senza un sax… e io mi diverto più con la telecamera che a suonare la batteria… 


GIULIO: E allora? Che vuoi dire con questo?


WALTER: Voglio dire che da ora in poi si cambia… da ora in poi, niente più batteria… la formazione è questa… due chitarre, un basso e un sassofono. La voce sarà quella di Jolanda e Giulio. Jolanda quando non suona il sax deve cantare… il ritmo e anche il rock… sarà nettamente più mediterraneo… così saremo qualcosa di diverso…


FELIPE: Due chitarre, un basso e un sax… un bel progettino… questo significa che tra una cinquantina di serate, con un fondo cassa, forse il sax riusciamo a comprarlo… okay! Adesso ricominciamo a provare che tra un’ora e mezza attacco il lavoro con mio cognato… 


WALTER: Allora… ascoltatemi bene… ho la possibilità di rimediare un’altra chitarra, un basso e un sassofono. Ho la possibilità di effettuare una vasta scelta su qualsiasi cosa vogliamo… anche i soldi per comprare una macchina decente… un furgone… Un camper per una tournée a livello internazionale… 


FELIPE: Okay! Intanto attacchiamo a suonare perché grazie a mio cognato abbiamo i soldi per la benzina per la serata di domenica a Busto Arstizio… pronti?


JOLANDA: Aspetta…


GIULIO: Sì, aspetta, fammi sentire. Puoi ripetere, per favore?


WALTER: Sì… tutta questa roba, è a nostra disposizione. Ad un patto, però… che noi ce la prendiamo!


FELIPE: Che ce la prendiamo?


GIULIO: E prendiamola, allora!


WALTER: Bravo! Prendiamola!


GIULIO: E dove si va a prenderla?


WALTER: In un negozio di strumenti musicali!


FELIPE: Okay! Attacchiamo! Su… vogliamo cominciare a provare o no?


WALTER: Quello che sto per dirvi è qualcosa che dovremmo fare… che ci renderà ancora più forti e ancora più decisi a tutto. È qualcosa di estremo, ma è qualcosa che ci legherà di più…


JOLANDA: Che cosa?


WALTER: Ci penso da sempre… Jolanda… ti ricordi quando lavoravo a Casale, al Funky- Art?


JOLANDA: Mi ricordo… ma che c’entra?
WALTER: Ogni tanto, mi capita d’imboccare la strada per Casale… ogni volta che ci torno, ho come una sensazione di irrisolto… avete presente quella sensazione di essere usciti di casa e di aver dimenticato qualcosa? Ti cerchi nelle tasche e hai tutto… però… c’è qualcosa che hai dimenticato… ne sei sicuro… Ieri notte sono passato con la macchina di fronte a quelle saracinesche chiuse e mi sono ricordato tutto… la mia mente si è illuminata… e ho capito cos’era quella sensazione… 


GIULIO: Cos’era?


FELIPE: Walter, dicci cos’era la sensazione… arriva al sodo!


WALTER: Ci sto arrivando. Quel negozio è il paradiso. Lì c’è tutto quello che ci serve. Il proprietario era un amico di mio padre e mi diede un lavoro di commesso… Jolanda se lo ricorda bene perché mi veniva a prendere tutte le sere… CI sono rimasto due anni lì dentro. Ci passavo tutto il giorno… questo succedeva…


JOLANDA: Otto anni fa…


WALTER: Brava Jolanda… otto anni fa… Parlavo con i clienti, davo consulenze sugli acquisti… rimediavo anche qualche lezione di chitarra a domicilio… fatto sta che il negozio lo chiudevo io. Abbassavo le saracinesche dall’interno e poi passavo da dietro. Uscivo dall’appartamento del proprietario, al primo piano del palazzo.


FELIPE: Vuoi dire che il proprietario de… di questo posto… ci darebbe gratis quello che ci serve?


WALTER: No, non credo…


GIULIO: Aspetta… però potremmo chiedergli di finanziarci… lui ci dà gli strumenti e noi gli restituiamo i soldi a poco alla volta… e magari anche qualcosa in più… tanto per ringraziarlo… per la fiducia… in che rapporti ci sei rimasto?


WALTER: In buoni rapporti…


GIULIO: E allora è fatta… andiamo a parlarci…


WALTER: Non hai capito… non avete ancora capito… io non sto elemosinando nulla… non voglio chiedere niente a nessuno… 


GIULIO: E allora? 


WALTER: Ho le chiavi!


JOLANDA: Le chiavi?


WALTER: Tutte le chiavi dell’appartamento e anche quelle del palazzo. Dopo essermi licenziato, ho tenuto ogni chiave dell’appartamento e del negozio… ho tutte le chiavi di tutte le vetrine… della porta blindata che dà accesso al negozio dall’appartamento… e anche delle saracinesche… ma di quelle non ne abbiamo bisogno… 



SILENZIO.



WALTER: È fatta! Lo capite? Dobbiamo soltanto rimediare un furgone abbastanza capiente… a costo di fare avanti e indietro tutta la notte… ripuliremo quel cazzo di negozio… ho le chiavi… una volta dentro è fatta. Scendiamo pochi gradini e ci troviamo di fronte il paradiso… è fatta!



SILENZIO.



FELIPE: Va bene! Ora suoniamo però.



FELIPE RIPRENDE LA CHITARRA TRA LE MANI E COMINCIA AD ACCORDARLA.

GIULIO E JOLANDA SONO FERMI. IMMOBILI E CONTINUANO A FISSARE WALTER.



JOLANDA: Walter… hai scherzato, vero?


WALTER: Ma certo che ho scherzato!


FELIPE: Oh! Ha scherzato. Bello scherzo! Ora suoniamo che è tardi!



LE PAROLE DI WALTER SI SENTONO ANCORA NELL’ARIA. QUALCOSA È SUCCESSO.



GIULIO: Hai scherzato, ma… ce le hai veramente le chiavi?


WALTER: Sì!


GIULIO: E ammesso che… sì… insomma… ammesso che il proprietario dell’appartamento… del negozio… cosa pensi che faccia quando ci vedrà? Pensi che ci dia il benvenuto e ci dica: prego, accomodatevi e prendete quello che vi serve? 


WALTER: Ieri notte sono entrato!


GIULIO: Dove?


WALTER: Erano le due e mezza di notte. Era da tre settimane che il negozio era chiuso. Lo tenevo d’occhio. Sono entrato nel palazzo. Sono salito al primo piano. Ho infilato le chiavi nella toppa. La serratura era la stessa. Sono entrato. Ho acceso la luce. Ho attraversato tutto il corridoio. La porta che dava alle scalette interne era aperta. Sono sceso giù. Ho visto la porta blindata e ho infilato le chiavi… ho girato… sono entrato… mi è bastato respirare l’odore… non ho fatto un passo in più… il pensiero di arraffare qualcosa non mi è neanche balenato per un istante… non potevo accontentarmi di… di una miseria… dovevo dirvelo… bisognava tornare lì in grande stile e portare via tutto… tutto! E allora sono tornato indietro, ho risalito i gradini e quando sono rientrato nell’appartamento, me ne sono accorto…


GIULIO: Accorto… di cosa?


WALTER: Delle lenzuola bianche sui mobili. Sulle poltrone. Delle altre stanze ricoperte dalla polvere. L’appartamento è disabitato. Vuoto. Ha chiuso casa e negozio ed è andato via…


FELIPE: Proviamo o non proviamo?


GIULIO: È andato via, ma… ma tornerà… magari è tornato anche oggi…


WALTER: No! Non torna! Stamattina sono tornato al paese e mi sono informato… ha portato la moglie in Svizzera… pare soffra di… non so cosa… roba che ha a che fare con gli attacchi di panico… sta in una clinica… e lui sta lì con lei… è una cosa lunga… in paese dicono che non tornerà prima di ottobre.


FELIPE: Proviamo? Proviamo?



SILENZIO.

GIULIO: JOLANDA E WALTER RESTANO IMMOBILI.

FELIPE SI ALZA, POSA LA CHITARRA A TERRA. SI PORTA VICINO A WALTER, LO OLTREPASSA, POI SI AVVIA VERSO LA SARACINESCA APERTA. SI FERMA A GUARDARE FUORI.



FELIPE: Credo che pioverà domani. La prima pioggia d’autunno.



RIPRESA DEL SAX, MENTRE LE LUCI CALANO SULLA SCENA.


QUINTO FILMATO

SULLO SCHERMO: LE IMMAGINI SFOCATE E MOSSE.

RESPIRI AGITATI. LA TELECAMERA VA DA FELIPE A GIULIO. TUTTI HANNO LA FACCIA STRAVOLTA. GIULIO È PIEGATO SULLE GINOCCHIA E STA VOMITANDO. IL GARAGE È IN PENOMBRA. L’OBIETTIVO RIESCE A MALAPENA A LEGGERE LE FIGURE E I CONTORNI DELL’AMBIENTE.

GIULIO È SCOSSO DAI CONATI DI VOMITO.

LA TELECAMERA S’AVVICINA A JOLANDA CHE DA’ UN RAPIDO SGUARDO, POI SI SCOSTA CON VIOLENZA.



JOLANDA: Vattene, vattene via… sei un disgraziato… un… maledetto disgraziato…



UN SASSOFONO NUOVO DI ZECCA VIENE LANCIATO ADDOSSO A JOLANDA CHE LO AFFERRA AL VOLO.



VOCE WALTER: Tieni, questo è tuo. È successo tutto per questo.



JOLANDA SI VOLTA DI SPALLE. RESPIRA SEMPRE CON AFFANNO. TREMA. LA MANO DI WALTER CHE REGGE LA TELECAMERA VA A TOCCARE UNA SPALLA DI JOLANDA CHE SI SCOSTA ANCORA, ANDANDO VERSO FELIPE CHE L’ABBRACCIA.



JOLANDA: Non mi toccare! Non mi toccare… sei un bastardo! 


FELIPE: Non ti azzardare più a toccarla…


JOLANDA: Che facciamo? Che facciamo? Diodio… che facciamo?


FELIPE: Jolanda… calmati… dobbiamo restare uniti…


JOLANDA: Ti scosti tu per favore? M’interessa riprendere solo Jolanda…


FELIPE: Non dire una parola tu… tu non… devi più parlare… zitto… 



SI AVVICINA ALLA TELECAMERA E SI VEDE CHIARAMENTE CHE AFFERRA WALTER PER IL COLLO. LA TELECAMERA SUBISCE UN FORTE SCOSSONE. SI PERCEPISCONO IMMAGINI MOSSE E LA VOCE DI FELIPE. IN SOTTOFONDO, IL PIANTO DI JOLANDA E I CONATI DI GIULIO.



FELIPE: Cosa hai fatto? Cosa hai fatto? Come è potuto succedere? GIULIO… La smetti di vomitare? Cosa è successo in quel negozio? Chi ha sparato? Perché? A chi? Come? Da dove è uscita la pistola?


GIULIO: Ce… ce l’aveva Walter… gli ha sparato in faccia a quello…


FELIPE: È morto? È morto? Parla animale… è morto?


GIULIO: Morto stecchito! L’ha colpito in un occhio… 



ANCORA BOTTE ALLA TELECAMERA. 


FELIPE: Perché? Perché lo hai fatto? Che bisogno c’era? Che bisogno c’era? Chi era quello… non doveva essere vuoto l’appartamento? Il negozio… maiale… bastardo… ci hai trascinati nella merda… era questo che volevi fin dall’inizio… GIULIO ALZATI… Andiamo via di qui…


LA TELECAMERA SI RIASSESTA. SI VEDE FELIPE CHE CERCA DI ALZARE GIULIO DI PESO. POI FELIPE DI NUOVO VERSO LA TELECAMERA.



FELIPE: Hai capito verme? Tu… tu… non ho parole… Jolanda… devi venir via con noi… noi ora andiamo via e ti portiamo con noi… lasciamo questo verme a cuocere nella sua merda…


GIULIO: Non possiamo scappare… Non possiamo…


FELIPE: Tu non ci hai mai conosciuto. Tu non sai neanche che faccia abbiamo. Se te la vuoi cavare, ricorda… cancella dalla tua mente marcia qualsiasi cosa che ti possa ricollegare a noi… le nostre strade si separano… e Jolanda viene con noi… mi hai sentito animale? Lurido… la… vuoi finire… togli questa merda di…



FELIPE CON UNO SCATTO IMPROVVISO SI SCARAVENTA ADDOSSO A WALTER. LA TELECAMERA FINISCE A TERRA MA CONTINUA A RIPRENDERE E A RUBARE IMMAGINI SFALSATE. SI VEDE WALTER CHE VA VERSO JOLANDA.



JOLANDA: Basta! Basta! Vi prego… basta… non mi toccare ti ho detto… lasciami… non ti avvicinare mai più a me… assassino maledetto assassino…


FELIPE: Lasciala… ti avevo detto di non toccarla…


WALTER: E questo non lo dovevi fare…


FELIPE: Non hai il diritto di fiatare tu… devi star zitto… 



BOTTO SECCO DI UNO SPARO.

POI, LAMENTI E VOCI.


JOLANDA (Dapprima piano, poi cresce): Nooo… nooooo… nooooooo….


GIULIO: Walter che fai… non lo fare…


JOLANDA: Wa… Walter… fermo…



ALTRO SPARO.

SILENZIO.

POI COMINCIANO A SENTIRSI I LAMENTI DI GIULIO E DI NUOVO LE GRIDA DI JOLANDA. LA TELECAMERA È A TERRA: INQUADRA UN POSTO ANONIMO DEL GARAGE. 



VOCE GIULIO: Oddio… no… mi hai fatto… mi…


VOCE JOLANDA: Walter noooo… aaaahahahahah! Ahahahahahaahh… aiutoooo! Aiutoooo!


VOCE GIULIO: Walter… Nooo… oddioonooo… che mi hai… il sangue… ma… che ti ho fatto io? Che…



RUMORE DI UNA COLLUTTAZIONE.

SI VEDONO I PIEDI DI JOLANDA, POI IL SUO CORPO TRASCINATO VIA. 

GRIDA CONFUSE… 

POI UN ATTIMO DI SILENZIO IN CUI SI SENTE LA VOCE E IL PIANTO DI JOLANDA 

E I LAMENTI DI GIULIO. 



VOCE WALTER: Niente Giulio! Non ti preoccupare. Niente… mi nascondi qualcosa? Il tuo comportamento nei miei confronti è sempre stato onesto, vero? Di che ti preoccupi?

POI UN ALTRO SPARO.

SILENZIO. 

SETTIMA SCENA


SCENA ILLUMINATA.

FELIPE STA STRIMPELLANDO LA CHITARRA.

GARAGE. ENTRANO GIULIO E WALTER.



WALTER: Abbiamo il furgone per domani.


FELIPE (Smette di suonare): E tu che dici?


GIULIO: Niente! Siamo tutti d’accordo.


FELIPE: Voi siete tutti matti.


WALTER: Tutti d’accordo… allora… va bene così?


FELIPE: Va bene! Va bene. Io non so cosa dico, ma va bene!


WALTER: Domani notte, a mezzanotte qui.


FELIPE: A mezzanotte qui. Voglio morire con una zampata nei coglioni. A Mezzanotte qui. Non ci posso credere. Va bene. Domani notte a mezzanotte qui. Tutti d’accordo?


GIULIO: Tutti d’accordo.


FELIPE: Jolanda che dice?


GIULIO: D’accordo anche lei.


FELIPE: Non ci posso credere. Siamo tutti pazzi. Pazzi… tutti pazzi. Dov’è Jolanda? Voglio vedere la sua faccia mentre mi dice: tutti d’accordo e che va bene anche per lei.


GIULIO: Jolanda arriva fra un po’…l’ho lasciata che si stava asciugando i capelli.

FELIPE: I capelli? Tutto normale… l’hai lasciata che si stava asciugando i capelli. Va bene… va tutto bene… tutti d’accordo? A mezzanotte, domani notte qui… e Jolanda si asciuga i capelli…


WALTER: Io vado…


GIULIO: Dove vai?


FELIPE: Dei criminali. Stiamo per diventare dei criminali. E Jolanda è a casa che si asciuga i capelli.


WALTER: Io vado a dormire.


FELIPE: Benissimo. Questo se ne va pure a dormire. Una si asciuga i capelli, un altro se ne va a dormire… ma sì…


GIULIO: Va bene… allora tutto è a posto? Io faccio un salto in birreria… vieni anche tu?


FELIPE: No, io resto qui a farmi una pippa! Ma che vi siete strafatti? A dormire… in birreria… ad asciugare i capelli? Ma che pensate che domani andiamo a fare una scampagnata?


WALTER: Che… che c’è qualche problema? Qualcosa non è chiaro?


FELIPE: Tutto! Non è chiaro tutto! Io… io non so niente… non ci diamo un minimo d’organizzazione… un piano?


WALTER: Che piano? Il piano è fatto… è già tutto pianificato… domani notte a mezzanotte, qui.



WALTER SI AVVIA PER ANDARSENE.



FELIPE: Scusa.


WALTER: Sì, che c’è?

FELIPE: Sarò… scusami… ti sembrerò eccessivo, ma;.. io non sono abituato ad andare a rubare tutti i giorni? Che dici? Ce lo scambiamo un discorsetto su… che ne so… su come andiamo ad operare? Piccole cose… chi va? Chi aspetta? Quanti viaggi dovremo fare? 


WALTER: Sei nervoso, Felipe?



FELIPE ACCHIAPPA PER IL BAVERO WALTER. GLI PARLA A POCHI CENTIMETRI DALLA FACCIA E GLI SPARA A RAFFICA TUTTO QUELLO CHE PENSA.



FELIPE: Tu adesso ci dici quello che ti passa per la testa e la finisce di fare il santone. Se hai un piano, ce lo devi esporre. Se non hai un piano, lo dobbiamo preparare qui tutti insieme. E da qui non si muove nessuno , fino a quando non abbiamo tutti le idee chiare su quello che andiamo a fare domani notte. Io a mezzanotte di domani notte, devo venire qui e ho bisogno di pensare tutta la notte, da qui fino a mezzanotte di domani notte, a quello che andremo a fare domani notte? CHIARO IL CONCETTO?


WALTER: Sì… mi sembri un po’ nervosetto, Felipe… fatti una pippa che è meglio!


WALTER SI LIBERA PIANO DALLA STRETTA DI FELIPE.



WALTER: Una pippa, Felipe… una bella pippa!



WALTER ESCE. FELIPE SI VOLTA VERSO GIULIO.



FELIPE: Ma tu… tu non dici niente?


GIULIO: Che vuoi che ti dica?


FELIPE: Giulietto bello. Quello stronzo si diverte a fare l’enigmatico. Per lui tutto è facile. Tutto gli è dovuto. Ti rendi conto che… Giulio… non è uno scherzo… domani si… si rischia grosso… domani non si parte per una seratina nella campagna padana… che suoni, canti e ti pagano… domani… 


GIULIO: Domani riempiamo un furgone di roba che ormai ci appartiene. Hai sentito? Sta lì… facile facile… può darsi che basti anche un solo viaggio. Un solo viaggio e si cambia vita.
FELIPE: Non si cambia vita così… io non voglio cambiare vita così… sai che ti dico? Che io mi piaccio così… sono fico così…


GIULIO: Non c’è rischio. Non c’è neanche un minimo di rischio.


FELIPE: Il rischio è dentro di noi. Io ho paura… io rischio qualsiasi cosa se c’è da credere in qualcosa, ma… ma io in questo non ci credo… e tu lo sai… non è questa la strada… Non c’è nulla di buono qui… possibile che non te ne rendi conto? Noi siamo dei… dei musicisti…


GIULIO: Siamo io e te, Felipe… io e te… e basta… fanculo Walter e fanculo Jolanda… ora esiste solo quel negozio. Esistono solo le chiavi che ha Walter…


FELIPE: Pensaci bene. Non… Giulio, guardami in faccia… Non ci serve niente. Ci è mai servito niente a me e te? Torniamo a suonare io e te… duecento a sera e ricominciamo.


GIULIO: Sai che c’è? Che sono stanco di duecento a sera. 


FELIPE: Non puoi dire questo… duecento a sera è solo un’altra partenza… ma è la nostra partenza… quante volte ce lo siamo detti? Ricominciamo da duecento a sera… e ce l’abbiamo fatta…


GIULIO: Stavolta si ricomincia da zero! Cioè… da tutto! SI ricomincia con i soldi! Si ricomincia da ricchi e non da pezzenti!


FELIPE: Non è possibile. Come ragioni? Come potremo guardarci in faccia… come farò a tenere in stanza, attaccata alla parete, la foto di Al Di Meola?


GIULIO: Ci attaccherai la tua di foto!


FELIPE: La mia e la tua… di davanti e di profilo, Giulio! Con tanto di numeri di matricola sotto!


GIULIO: Ma smettila. Stai facendo diecimila storie . Calmo. Tranquillo. Walter è uno stronzo, ma sa quello che fa.


FELIPE: Che… cosa sa quello? Quello è un irresponsabile. Possibile che non te ne accorgi? Ha lo sguardo da folle. Sembra che non abbia sentimenti. Io non riesco a guardarlo negli occhi… ha qualcosa di angosciante… non sono me stesso quando c’è lui… lo vedi come reagisco? Sono a disagio… c’è qualcosa che non va…
GIULIO: Non ci posso credere. Ti spaventa Walter? A me invece ora mi sta pure simpatico. Con quelle chiavi dell’appartamento e del negozio poteva rivolgersi ad altri… a professionisti… invece è venuto da noi. Ci sta offrendo la possibilità di svoltare alla grande. Che vuoi di più? È tutto così facile…


FELIPE: No! No! Walter è un freddo… è… non l’hai visto che è? Possibile che non te ne accorgi? Sembra un automa… 


GIULIO: Ti stai suggestionando…


FELIPE: Suggestionando… me lo chiami…


GIULIO: Suggestionando… Felipe. Stop! Basta… non lo considerare. Non è Walter il problema. Il problema sei tu…


FELIPE: Il problema è Walter… è un essere infernale… ci manderà in rovina…


GIULIO: Aspetta… aspetta… ti ricordi cosa dicevi? Non più di sei mesi fa? È un amico… non posso fargli questo… e non ti sei neanche voluto fare una storia con Jolanda… per rispetto a lui… 


FELIPE: Ah no! La storia con Jolanda non me la sono fatta per colpa tua!


GIULIO: Aaah! Ancora con questa storia?


FELIPE: Per colpa tua! Verme! Stavo lì, lì… e tu me l’hai soffiata!


GIULIO: Ma smettila! Jolanda se vuoi te la puoi fare anche tu… adesso…


FELIPE: Grazie! Non accetto scarti!


GIULIO: Macché scarti… È una grande scopata!


FELIPE: Grazie, no… tienitela pure!


GIULIO: Ma no… te la puoi prendere…

FELIPE: Ma che è una bicicletta? Te la puoi prendere che?


GIULIO: Peggio per te. Non sai che ti perdi!


FELIPE: Ma come fai a parlare così? Ma dico io… tu… tu non provi niente? Quando stai insieme a lei, fai tutto l’innamorato… sei andato a vivere anche a casa sua… e dici a me… te la puoi prendere…


GIULIO: Ah già… hai ragione… meglio che aspetti… se no pi t’innamori e va a finire che poi mi tocca sloggiare…


FELIPE: Ma se tu non sei innamorato… che stai a fare a casa sua?


GIULIO: Primo… non conta essere innamorati per andare a vivere insieme… io sono sempre stato chiaro con lei… e anche a lei andava bene così… ci va di stare insieme ora… ma lasciamo perdere i sentimenti pesanti… quelli che non fanno vivere… il tormento dell’anima… prima di andare a vivere insieme ne abbiamo parlato… e poi… non pago l’affitto… e questa è la cosa più importante…


FELIPE: Ma vattene… e io che ti sto pure ad ascoltare.



IN QUEL MOMENTO SI SENTE LA VOCE DI JOLANDA.



JOLANDA: Ci siete?


GIULIO: Badala!


JOLANDA: Ah, siete qui?



JOLANDA VA AD ABBRACCIARE GIULIO. LO ABBRACCIA TENERAMENTE. UN ABBRACCIO E UN BACIO LUNGO. FELIPE, IMBARAZZATO, SI SCOSTA. 



JOLANDA: Walter? Deve ancora arrivare?


GIULIO: Già arrivato. E pure andato!


JOLANDA: Andato dove?


GIULIO: Ha detto che andava a dormire!


JOLANDA: Ah… lo sapevo che all’ultimo momento cambiava idea… meglio così…


GIULIO: Non ha cambiato idea.


JOLANDA: Non ha…


GIULIO: Cambiato idea, no… ha detto che tutto è a posto… che abbiamo il furgone… e che ci vediamo domani notte a mezzanotte qui.


JOLANDA: Come? Andiamo… non abbiamo stabilito niente… mi fate sapere? Chi va? Chi resta? Andiamo tutti… 


FELIPE: Quello che ho detto anche io…


JOLANDA: Chi entra dentro? Chi fa da palo? Io volevo ancora parlare… dobbiamo parlarne tanto di questa cosa… io… io non sono ancora sicura…


FELIPE: Lo vedi? Lo vedi che Jolanda la pensa come me? Jolanda tu puoi fare qualcosa… Giulio pende dalle labbra di quel pazzo… io…


GIULIO: Io non penso dalle labbra di nessuno…


FELIPE: Io non sono d’accordo…


GIULIO: Ne abbiamo già parlato abbastanza…







FELIPE: E ne dobbiamo parlare fino all’estremo… dobbiamo passare la notte qui e guardarci in fondo agli occhi… se questa cosa nasce per un atto totale di volontà, lo devo capire e lo devo capire adesso… volontà totale significa che io, te, Jolanda e Walter dobbiamo formare una cosa sola… ma prima di far questo… bisogna arrivare al punto di capire che questa… è davvero l’unica strada che ci rimane da prendere… e perdonatemi, amici miei… ma io ne vedo tante altre… tante altre… 


GIULIO: E allora parliamone noi… avanti… dimmi quali sono queste altre strade…


FELIPE: Qualsiasi strada va bene tranne questa… questa porta all’incubo…


GIULIO: Io quello che avevo da dire, l’ho già detto… 


FELIPE: E allora? 



SILENZIO.



FELIPE: Jolanda… di’ qualcosa…


JOLANDA: Non so… questa volta non so davvero… Walter…


FELIPE: Walter non c’entra… Walter ha deciso… ma non può costringere nessuno a decidere per lui… e allora… 


JOLANDA: Non lo so, Felipe non lo so… ho sempre deciso da sola ogni cosa della mia vita… forse è davvero l’unica strada che ci è rimasta questa… (a Giulio) sono stanca di pendere dagli umori di Walter… ma ho bisogno di personalità forti… che sappiamo decidere… nel bene e nel male… ho bisogno solo di questo… voglio adagiarmi su qualcuno di cui mi possa fidare… ho bisogno di sentirmi protetta e circondata da qualcuno che decida al posto mio… 


GIULIO: Di me ti puoi fidare… io ci sono per te!








FELIPE: Di me invece non ti devi fidare Jolanda… sapete che c’è? Che lo dico… Ho troppa paura io per dire… fidati di me… no! Io vi dico… Non fidatevi di me… io non so come potrò reagire a questo… forse sono solo un cacadubbi… faccio quello che semina il panico dove c’è troppa tranquillità… ma attenzione a questa tranquillità… io non mi fido! Non mi fido che è tutto così semplice e facile… questa cosa comporta un abbandono… un sacrificio di quella parte ludica che per noi è troppo importante… che significa continuare a suonare… in questo modo? Cosa comporta? È giusto essere artisti fino a questo punto? È di questo che dovevamo parlare… e non ho detto che volevo delle risposte… avevo bisogno solo di ascoltare… ma Walter è andato a dormire… Giulio ha la testa già in birreria… Jolanda… dimmi qualcosa… almeno tu…


JOLANDA: Io ho bisogno solo di un po’ di silenzio invece…


FELIPE: Il silenzio arriverà dopo… alla fine ci sarà solo silenzio… adesso c’era bisogno di parole… ma qui nessuno sa da dove cominciare… ci siamo disgregati ancor prima di cercare una via di ricomposizione… siamo già perduti… possibile che non ve ne accorgete?


GIULIO: Cosa hai deciso di fare?


FELIPE: Io andrei a tirare giù dal letto quel cazzone… lo porterei di peso qui… e gli griderei in faccia che ho bisogno di un momento di apertura totale… io voglio un momento da fissare… abbiamo preso tutto alla leggera… E A ME NON STA BENE! Se devo fare questa cosa, ho bisogno che questa cosa mi entri dentro come UNICA E DEFINITIVA… Deve essere il frutto di una coscienza che è la somma di ogni nostra coscienza unita! QUESTO NON C’È STATO! 


GIULIO: E allora… cosa hai deciso di fare?


FELIPE: Farei tutto quello che si potrebbe ancora fare per evitare di andare incontro allo sfascio… voi non dovete vedere questo momento… questo momento è già passato… dovete vedervi dopo! Cosa ci rimarrà dopo? Se tutto va bene avremo i soldi… Ma poi? Poi? Quest’azione ci distruggerà lentamente…


GIULIO: Cosa hai deciso di fare?


FELIPE: Niente! Alla fine lo vedete… sono da solo… o mi tiro fuori… e mi sento un verme perché vi ho abbandonato… o vi seguo… e accetto il fatto che non seguo voi… ma solo le mezze parole e il delirio di un pazzo… 


GIULIO: Cosa hai deciso di fare…



SILENZIO.
FELIPE: Domani notte a mezzanotte qui.



FELIPE ESCE DI SCENA.

SILENZIO.

GIULIO SI VOLTA VERSO JOLANDA.



GIULIO: Ti fai una birretta con me?


JOLANDA: No!


GIULIO: Perché quella faccia?


JOLANDA: Non so… Felipe ha ragione…


GIULIO: Lo conosco Felipe… ha solo paura!


JOLANDA: In quella paura c’erano tante parole che ho riconosciuto… non dovremmo farla questa cosa…


GIULIO: Amore… ti ho detto di fidarti di me…



GIULIO L’ABBRACCIA. LEI SI LASCIA PRENDERE. SI LASCIA AVVOLGERE.



GIULIO: Amore mio… 


JOLANDA: Nessuno mi aveva chiamato così… lo sai?


GIULIO: Neanche Walter…


JOLANDA: Soprattutto lui.


GIULIO: Come ti chiamava lui?


JOLANDA: Lui mi chiamava fatina!


GIULIO: Fatina…


JOLANDA: Non mi chiamare così.


GIULIO: Perché? È bello fatina…


JOLANDA: Mi dà fastidio… 



GIULIO SI ACCENDE UNA SIGARETTA.



GIULIO: Mi fai un massaggio?


JOLANDA: Fattelo da solo!


GIULIO: Ehi! Ma che hai? Vuoi farmi venire i sensi di colpa perché ti ho chiamato amore mio?


JOLANDA: No, Giulio no… io credo che tu non abbia la più pallida idea di cosa sia un senso di colpa. Solo gli esseri umani possono provare sensi di colpa!


GIULIO: Frase cattiva questa. Ne deduco che secondo te, io non sarei un essere umano perché non posso provare sensi di colpa?


JOLANDA: Io credo che a te farebbe piacere che io pensassi che tu possa provare dei sensi di colpa, perché così ai miei occhi tu possa apparire come un essere umano.


GIULIO: Che giro tortuoso di parole. Ti piace giocare con le parole, eh? Ma sto imparando a conoscerti… lo sai? Mi dici perché dovrei fare tutto questo?


JOLANDA: Me lo chiedo anch’io Giulio… perché?

GIULIO: Eh… perché?


JOLANDA: Perché pensi che prima di fare sesso… a me piaccia pensare che io lo stia facendo con un essere umano…


GIULIO: Fare sesso…


JOLANDA: Fare sesso… uso le tue parole…


GIULIO: Pensavo che tu m’avessi capito…


JOLANDA: Certo che ho capito… niente implicazioni sentimentali, avevi detto… ricordo bene, no?


GIULIO: Stai facendo un gioco pericoloso… giocare con le paure umane, significa giocare con i sentimenti… e questo non è carino Jolanda… proprio no…


JOLANDA: I sentimenti di chi? Giulio… mi sembra che sei un bel fascio di contraddizioni… io sono l’unica che non ti ha mai chiesto niente… ti ho accettato come sei… ma più vado avanti e più m’accorgo che non ti lasci vedere… non ti lasci scoprire neanche un po’… anche a te non piace mettere in gioco nulla… va bene… va bene… sta bene anche a me… però… un favore… Non mi chiamare amore… non tirare in ballo i sentimenti quando sei stato il primo a dire che non voleva complicazioni sentimentali… 


GIULIO: Jolanda…


JOLANDA: Sai che c’è? Non chiamarmi neanche Jolanda… perché io quando sto con te… quando FACCIO SESSO con te… non sono io… Non sono me stessa lo capisci questo?


GIULIO: Ascoltami…


JOLANDA: Ti ho ascoltato tanto Giulio… non posso dire di averti capito… ma per quel poco, ti ho capito… sei come tutti quanti gli uomini.


GIULIO: Questa è una bella frase che ho già sentito sulla bocca di molte altre donne. Quando non sapete cosa dire, ve ne uscite con questa frase… Brava Jolanda, questa ti mancava…


JOLANDA: Non-giocare-con-i-sentimenti… ti ricorda qualcosa quest’altra frase?
GIULIO LE SFIORA UN SENO CON LA MANO.



GIULIO: Jolanda…


JOLANDA: Che fai mi tocchi? Se mi tocchi non chiamarmi Jolanda…



JOLANDA LO SPINGE VIA.



JOLANDA: Ecco… da lì… puoi anche chiamarmi Jolanda… 


GIULIO: Perché mi tratti così?


JOLANDA: Perché così tratto me stessa.


GIULIO: Jolanda…


JOLANDA: Prego… dimmi…


GIULIO: Cosa è cambiato? Cosa può essere cambiato? Ti ho detto che sto cercando di capire… ti avevo fatto quel discorso sui sentimenti… e tu subito ne hai fatto il tuo punto di forza per attaccarmi… per mettere le basi su… ho capito come sei fatto… non è così… Non funziona così… non ti ho fatto il solito discorso… banale discorso… del sentirsi fidanzati… o dell’ufficializzare un rapporto… ci tenevo troppo a te per farti un discorso così… avevo tirato in ballo i sentimenti proprio perché ho provato per te qualcosa di forte da subito… e conoscendomi… non volevo che i sentimenti entrassero a rovinare tutto.


JOLANDA: I sentimenti non rovinano nulla… non siamo niente senza i sentimenti Giulio.


GIULIO: Lo vedi che però stanno mettendo una barriera tra noi due?


JOLANDA: Questa barriera è già formata da sempre! È in me e in te… si fortifica giorno per giorno… attimo per attimo… ogni cosa la rende più forte… 


GIULIO: E allora se sai tutto… spiegami… 
JOLANDA: Zitto! Zitto! Quando te ne stai in silenzio sei perfetto Giulio. La colpa è mia che ho sbagliato. Dovevo immaginarlo, ma per un attimo ho pensato che;.. per un attimo mi sono illusa che ut potessi essere diverso. 


GIULIO: Tu sei importante per me.


JOLANDA: Mi ami?



SILENZIO.

GIULIO ESITA.



JOLANDA: Vai a farti una birretta, Giulio… vai…


GIULIO: Ti amo! Vuoi sentirtelo dire? Sì ti amo… 


JOLANDA: Giulio! TU non mi ami! Tu hai solo capito che per continuare a FARE SESSO con me… io devo sentirmi amata!


GIULIO: Ti ho detto che sei importante per me. L’ho capito che mi eri entrata nel sangue.


JOLANDA: Perché? Perché? Non ti voglio ascoltare… Non voglio ascoltar e più le tue cazzate.



JOLANDA FA PER ANDARSENE. GIULIO L’AFFERRA PER UN BRACCIO.



GIULIO: Dove vai? Dove credi di andare?


JOLANDA: Lasciami… mi fai male al braccio.


GIULIO: Ma chi ti credi di essere?


JOLANDA: Male Giulio… Mi fai male.
GIULIO LE DA’ UNA SPINTA CHE LA FA QUASI CADERE PER TERRA.



GIULIO: Tu non hai il diritto di parlarmi così. Che ne sai cosa provo veramente per te? Sempre con quel tono schifoso. Quel tono saccente. Vai, vai… perché tu e Walter vi siete lasciati, Siete uguali voi due…



GIULIO SI AVVIA PE USCIRE FUORI.

JOLANDA SI VOLTA DANDOGLI LE SPALLE. ASPETTA QUALCHE ISTANTE. POI LO CHIAMA.



JOLANDA: Giulio!



GIULIO SI BLOCCA. POI SI VOLTA VERSO DI LEI.

LEI STA PER PIANGERE. SI TRATTIENE MA LA SUA VOCE È SPEZZATA COME AL SOLITO, LA JOLANDA DURA NON SA RESISTERE ALLA RECITA. PRIMA O POI VIENE SCONFITTA DA QUELLA FRAGILE E DEBOLE. GIULIO LO SA E ASSAPORA LA VITTORIA.



JOLANDA: No Giulio, no… non andartene. Diomio! Perché? Perché sempre così? Io non ce la faccio. Non ce la faccio più… Giulio…



GIULIO PIAN PIANO, RITORNA SUI SUO PASSI.

JOLANDA, SENTENDOLO ACCANTO A LEI, SI VOLTA DI SCATTO E LO ABBRACCIA.



JOLANDA: Mi ami? Hai detto che mi ami?



GIULIO NON RISPONDE. JOLANDA S’INGINOCCHIA DAVANTI A LUI. GIULIO LE ACCAREZZA LA TESTA. 


JOLANDA: È vero che mi ami?

GIULIO: Zitta!



GIULIO LA FA ALZARE, POI LA GIRA, LE SFILA IL CAPPOTTO, POI COMINCIA A SPOGLIARLA.



JOLANDA: Vorrei invecchiare di colpo. Vorrei che il mio corpo invecchiasse di colpo come un albero… come uno di quei muri scalcinati dei palazzi di periferia…


GIULIO: Shhhhh… zitta… non parlare più…



GIULIO LA BACIA SUL COLLO.



JOLANDA: Vorrei perdere qualsiasi forma…



GIULIO LA SPINGE AD UNA PARETE. CONTINUA A BACIARLA E A TOCCARLA. LEI SI ABBANDONA A LUI.



JOLANDA: Vorrei la faccia piena di rughe… il seno caduto… la pelle flaccida… vorrei tutto quello che mi potesse aiutare a tenere lontano da me tutti gli uomini che da me si sentono attratti…



GIULIO LE BACIA LE LABBRA. JOLANDA COMINCIA A RICAMBIARE LA PASSIONE CON CUI LUI LA STA PRENDENDO.


SESTO FILMATO

SCENE DI VITA INSIEME.

GIULIO, FELIPE, WALTER E JOLANDA SUONANO E SCHERZANO TRA DI LORO.

SULLE RIVE DI UN LAGO.

JOLANDA GIOCA CON UN CANE.


WALTER CHE SUBISCE GLI ATTACCHI DI FELIPE CHE CERCA DI TOGLIERGLI LA TELECAMERA.

FELIPE CHE RIPRENDE LA SUA FACCIA E QUELLA DEGLI ALTRI

POI IL VOLTO DI WALTER E IL SUO PRIMISSIMO PIANO…

LA SUA ESPRESSIONE, ALL’IMPROVVISO SERIA.

RIPRESA DEL SAX


OTTAVA SCENA


GARAGE.

CORPI DI GIULIO E FELIPE RIVERSI SUL TERRENO. 

WALTER IN PIEDI, IN SILENZIO, SGUARDO FISSO A TERRA.

JOLANDA INGINOCCHIATA.



JOLANDA: Felipe… povero Felipe… Tu lo sapevi che l’appartamento non era vuoto… che il proprietario stava lì… lo sapevi?



WALTER NON RISPONDE.



JOLANDA: Avevi previsto tutto. Ti sei costruito la tua trappola. Il tuo inferno e ci hai trascinato con te. E la pistola? Dio… dimmi che non è vero. Dimmelo… dimmi che tutto questo non è mai accaduto.



WALTER: Smettila Jolanda… non è più ora di restare qui a parlare. È l’ora del successo. È l’ora di riuscire. Bisogna agire.


JOLANDA: Che cosa ti hanno fatto, Walter? Chi è stato? Che cosa hai fatto a te stesso?


WALTER: Perdonami Fatina… perdonami se ho distrutto la tua vita.

JOLANDA: Tutto… tutto questo tempo a fare progetti. Tutto questo tempo per… per conoscersi e dire che tutto… tutto è distrutto… cancellato… non dovevi…
JOLANDA SI CHINA SU FELIPE. GLI APPOGGIA UNA MANO SULLA TESTA. LA RITRAE INSANGUINATA.



JOLANDA: Povero Felipe. Povero Giulio. In un solo secondo gli hai tolto tutto. Gli hai tolto la speranza. Gli hai tolto la musica e… le loro debolezze… il… il coraggio e…e anche la paura di non farcela… anche quella gli hai tolto…


WALTER: Fatina…



JOLANDA SCUOTE LA TESTA. SI MORDE LE LABBRA. RICOMINCIA A PIANGERE.



WALTER: Fatina. Non ti piaceva giocare con me?



JOLANDA SI VOLTA, DANDOGLI LE SPALLE.



WALTER: È… è un momento… un momento difficile… che credi? Finirà… sì… finirà… tutto finisce… l’amore finisce… che peccato… l’amore finisce e poi è più difficile… è… è sempre così…



JOLANDA SI VOLTA VERSO DI LUI.

WALTER SI CHINA. RACCOGLIE DA TERRA QUEL SASSOFONO RUBATO E GLIELO PORGE. LEI, TRA LE LACRIME ACCETTA QUELL’ULTIMO REGALO.



WALTER: È difficile per tutti Jolanda, mica lo è solo per noi. No… non c’è lavoro… l’arte è in crisi… l’arte è in calo. La gente soffre e l’arte ne risente. Guardati intorno. Non ti guardi intorno? Tutti gli artisti sono disperati, anzi, già è molto che io e te riusciamo a sopravvivere… che fatica innamorarsi di nuovo. Meno male che quest’inverno c’è la tournée… (sorride) Meno male… io e te… Jolanda… io e te… meno male… di nuovo insieme… Io e te… ricominciamo Jolanda… ricominciamo…



JOLANDA ABBASSA IL CAPO. PIANGE PIANO.


WALTER: Ricominciamo. Che fatica però, innamorarsi di nuovo. Un altro corpo da stringere… un’altra pelle da accarezzare… un altro odore… un altro odore…



LA MUSICA DEL SAX CONTINUA, MENTRE LE LUCI SULLA SCENA CALANO E…

STAVOLTA PER SEMPRE…

UN’ALTRA VOLTA…

IL BUIO.




Ad Isabella
e ai suoi cuoricini infranti

PERDITA © 1993 Angelo Orlando.