I PERSIANI DI ESCHILO

traduzione in endecasillabi di

Alfredo Balducci


Il conservare a opere nate nella poesia, all’atto di volgerle nella nostra lingua, almeno una certa architettura lirica, mi è sembrato un esperimento da fare.

L’endecasillabo offre alla recitazione una serie di accenti e di cadenze della voce. Accenti e cadenze – è chiaro – che è bene dimenticare, ma che, proprio per questo, bisogna conoscere.

Non sempre, all’interno del verso, sono state rispettate le regole di accentuazione, così come a volte una sillaba in più o in meno rompe le leggi della metrica. Per queste licenze, usate di solito per non sciupare la scorrevolezza di un verso, chiedo umilmente scusa.



LE PERSONE

Coro di vecchi fedeli
Regina Atossa
Ombra di Dario
Messaggero
Serse
Ancelle della regina



LA SCENA

A Susa. Da un lato il palazzo di Serse; dall'altro il sepolcro di Dario.




PARODO


"Fedeli" siam chiamati ed aspettiamo
il ritorno dei guerrieri Persiani
che verso terra greca son partiti;
i loro palazzi custodiamo
carichi d'oro e di altre ricchezze,
che lo stesso re Serse ci ha affidato
contando sulla nostra età avanzata.
Ma sul ritorno del figlio di Dario
e del suo esercito con il bottino,
il cuor ci detta tristi presagi.
La gioventù dell'Asia se n'è andata
e nessun messaggero o cavaliere
alle nostre città fece ritorno.
Son partiti da Susa e da Ecbatana,
dalla terra dei Cissi con cavalli,
altri con navi e con i fanti a piedi,
forti schiere di guerra comandate
da Amistre ed Artafrene, Megabate
ed Istaspe, al grande re devoti,
prodi con l'arco e abili a cavallo:
combattenti terribili in battaglia
come Artembare, Masistre e Imeo
insieme a Sostane e Farandace.
Dall'Egitto son giunti Susiscane
e Pegastagone; dalla sacra Menfi
c'è Arsame e da Tebe Ariomardo
Seguono i Lidi in folla col valente
Arcteo dalla molto opulenta Sardi
con spaventosi tiri a quattro e a sei.
Giogo servile vogliono gettare
sulla Grecia Babilonesi e Misi.
Terribili sono gli ordini del re
per i popoli d'Asia che alla guerra
sono chiamati. Spose e genitori
aspettano dei giovani il ritorno
che rimane purtroppo senza data.
E' già passata la devastatrice
reale armata, al di là dello stretto.
Su un ponte di fortuna è transitata
Elle, la figlia del noto Atamante.
Il fiero signor dell'Asia potente,
per terra e per mare le sue schiere,
come onda invincibile marina,
spinge all'Ellade per aggredire.
Ha lo sguardo di un serpe sanguinario
e su un siriaco carro sprona avanti
gli esperti d'arco contro i famosi
lancieri greci, che sono impegnati
a contrastar l'ondata straripante.
Ma non c'è argine atto a bloccare
il valor dell'esercito persiano.
Nessun mortale è in grado di evitare
l'inganno che un dio ha preparato;
nessuno sarà in grado di saltare
al di là dell'ostacolo formato
da tanti combattenti valorosi
che dalla grande Asia son venuti.
Ate ha teso la rete ed i mortali
sfuggire non possono: la Moira
spinge alla guerra il popolo persiano
promettendo vittorie e distruzioni.
Si perde ora l'occhio del soldato
sulla distesa marina di fronte:
pensa a come poterla navigare.
Ahimè, che la grande città di Susa
non debba restar priva di uomini,
né la rocca dei Cissi dove folle
di donne alzan al cielo un lamento.
Fra poco le unghie faranno strazio
dei pepli di bisso. Come uno sciame
di api sono spariti i fanti
e i cavalieri dietro il comandante
che il passaggio marino ha compiuto.
Solo il pianto è rimasto per le spose
che ai mariti han dovuto dire addio.
Su, Persiani, sediamoci in riunione:
Come sta Serse, il nostro sovrano,
figlio di Dario; l'arco ha trionfato
oppure cedere ha dovuto alla lancia
che ha l'acuto puntale ferrato?
Ecco che ora sta venendo avanti
la madre del re, l'augusta regina,
circondata di luce come quella
che irradia le pupille degli dèi.
Davanti a lei mi prostro con ossequio,
volano intorno parole di omaggio.
Tu, eccelsa figura delle donne
persiane, signora d'alta cintura,
eletta madre di Serse, già sposa
di Dario: con un dio hai diviso
il tuo letto generando altro dio.
Salute a te! e dimmi, io ti prego,
forse è mutata la fortuna antica
che già la nostra armata accompagnava?
ATOSSA
Per questo sono qui ed ho lasciato
l'aureo splendore della mia dimora
ed il letto che con Dario ho diviso.
C'è un grave turbamento nel mio cuore,
a voi, amici, posso confidarlo:
la ricchezza che, con divino aiuto,
il mio sposo è riuscito a accumulare,
che possa andare in polvere, io temo,
e la nostra prosperità finire.
Doppio timore mi riempie il petto:
la ricchezza non vale senza un uomo,
e nessun uomo senza la ricchezza
può dare luce a tutta la sua forza.
Questa ricchezza che per ora è intatta,
ha bisogno dell'occhio del padrone.
Su voi, fedeli, affidamento faccio
perché mi diate sagge decisioni.
CORO
Non dovrai mai, tu, nostra sovrana,
chiederci per due volte quello che
in tuo favor possiamo dire o fare.
ATOSSA
Parecchi sogni affollan le mie notti,
da quando a guida della nostra armata
è partito mio figlio con la brama
di devastar la terra degli Ioni.
Nessun sogno mai mi fu sì chiaro
come quello della notte passata:
due donne mi venivano davanti
di bell'aspetto e di eleganti vesti,
persiana l'una e dorica l'altra,
in terra greca abitante la prima,
e in terra barbara invece la seconda.
Una lite scoppiò fra le due donne,
e Serse, il figlio mio, volle placarle
aggiogandole insieme al proprio carro;
chi accettò con piacer la bardatura,
e chi invece il giogo rifiutò,
squarciando con le mani i finimenti
e spezzando con forza il proprio giogo.
Mio figlio cadde e il padre Dario apparve,
impietosito per la sua sventura.
Decisi allor di offrire un sacrificio,
mi avvicinai per compier libagioni,
quando vicino all'altare di Febo
scorsi un'aquila che stava fuggendo
inseguita da un violento sparviero.
Ho guardato la scena con terrore
e lo stesso si prova ad ascoltarla.
Se mio figlio conquista la vittoria,
riscuoterà da tutti ammirazione,
e se il successo invece non arriva,
a nessun dovrà Serse render conto:
perché di tutti rimane il sovrano.
CORIFEO
Atterrirti non devon le parole
nostre, ma nemmeno rassicurarti:
manda subito suppliche agli dèi
chiedendo aiuto per tutti i tuoi cari,
provvedi libagioni pei defunti,
fai invocazione a Dario, tuo sposo,
che faccia invio dal profondo dell'Ade
di eventi favorevoli per noi,
lasciando nelle tenebre i contrari.
ATOSSA
Affettuose parole hai pronunciato
tu, primo ascoltatore dei miei sogni,
per il mio figlio e per la nostra casa.
Non appena rientrata nel palazzo
eseguirò i riti consigliati
in onor dei defunti a me più cari.
Vi chiedo adesso un'informazione:
dove si trova Atene di preciso?
CORIFEO
Lontan di qui, dove il sole scompare
dopo avere compiuto il suo viaggio.
ATOSSA
Perché mio figlio desidera tanto
impadronirsi di questa città?
CORIFEO
Perché soltanto con la sua caduta
La Grecia passa in nostra soggezione.
ATOSSA
Il suo esercito, dunque, è così forte?
CORIFEO
E' l'esercito che ha danneggiato i Medi.
ATOSSA
Oltre a questo, dispongon di ricchezze?
CORIFEO
Una parte d'argento nella terra.
ATOSSA
Son virtuosi a combattere con l'arco?
CORIFEO
Loro armi son le lance e gli scudi.
ATOSSA
Chi è il sovrano loro comandante?
CORIFEO
Non sono sottoposti a nessun uomo.
ATOSSA
Come possono affrontare i nemici?
CORIFEO
In modo che riuscirono a distrugger
il numeroso esercito di Dario.
ATOSSA
Notizie queste che pensare fanno
i genitor dei soldati partiti.
CORIFEO
Quest'incertezza poco durerà:
sento qualcuno che in corsa s'avvicina
per darci notizie buone o cattive.
(entra il messaggero)
MESSAGGERO
Oh città della vasta Asia, terra
persiana e porto di grande ricchezze,
in un attimo solo è andato
tutto distrutto e abbattuta al suolo
è il fiore della nostra gioventù.
Ahimè, essere il primo ad annunciare
tale sciagura, è duro e doloroso,
ma bisogna purtroppo raccontare
come dei barbari l'assalto è finito,
e il nostro esercito è stato annientato.
CORO
Oh, sventura tremenda e inaspettata!
Occorre piangere a questa notizia,
anche se del ritorno c'è la luce
che or s'è accesa del tutto improvvisa.
Troppo a lungo è trascorsa nostra vita
che ora di tristezza si riempie,
sapendo dell'evento sciagurato.
MESSAGGERO
Seguito ho quest'impresa da vicino
e posso raccontar con precisione
tutto quello che i miei occhi han veduto.
Le spiagge di Salamina son piene
di corpi miseramente caduti.
CORO
Parli dei cadaveri degli amici
finiti in mare e dall'onde sbattuti
contro gli scogli aguzzi della riva?
MESSAGGERO
Gli archi e le frecce son serviti a nulla
per l'esercito che è stato abbattuto
e sconfitto negli scontri navali.
CORO
Leva per gli infelici un luttuoso
lamento: il nostro esercito è distrutto.
MESSAGGERO
Come sinistro mi suona all'ascolto
il nome Salamina! E com'è triste
anche il ricordo di quello di Atene.
CORO
Atene, nome odioso per le donne
che hanno perduto i figli ed i mariti.
ATOSSA
Io non parlo, angosciata e smarrita;
da sorte nemica via trascinata
per le sciagure immani capitate.
Inevitabile è per i mortali
sopportare il volere degli dèi.
Qual condottiero è rimasto in vita?
E chi è invece morto, abbandonando
i suoi soldati
privi di comando?
MESSAGGERO
Ma Serse è vivo alla luce del sole!
ATOSSA
Si accenda luce grande sul palazzo:
chiaro giorno uscito dalla notte.
MESSAGGERO
Artembare, duce di diecimila,
sbattuto contro le Silenie rocce,
Dadace da lancia è trafitto,
come Tenagone di antica stirpe,
proveniente dall'isola di Aiace.
Altri vinti: Lileo, Arsame e Argeste
e Farnuco dell'egizio Nilo;
Dalla nave caduti: Areteo,
Matallo da Crisa di diecimila
capo e il mago arabo seguito
da trentamila cavalieri neri.
Morì poi Artabe il Battrio, Amistri,
Amfistreo e il valente Ariomardo
che un grave lutto scatena a Sardi.
Scomparso il misio Sisame e Tarubi,
di duecentocinquanta navi capo,
uomo di nobile stirpe e bell'aspetto,
e il valoroso Siennesi dei Cilici
comandante, stroncato ora al suolo.
ATOSSA
Ahimè, quali tremende nuove porti!
Lutto e vergogna per tutti i persiani.
Ritorna indietro con il tuo racconto:
con quante navi ha la flotta greca
osato attaccar la nostra armata?
MESSAGGERO
Per il numero delle navi, nostra
la vittoria sarebbe stata, perché
i Greci ne avevano trecento,
oltre a un'altra decina di speciali,
quelle di Serse erano un migliaio,
duecento delle quali assai veloci.
Un demone ha distrutto nostra flotta
per far salva la città di Pallade.
ATOSSA
Atene, dunque, non fu devastata?!
MESSAGGERO
I Greci opposto han dura difesa.
ATOSSA
Chi è stato ad attaccare per primo?
Mio figlio, forse, che aveva maggiore
numero di navi pronte all'attacco?
MESSAGGERO
Questa opera è stata di un demone
malvagio certo apparso in qualche luogo.
Un Ellenico fu a rivelare
che, al calar della notte, gli Ateniesi
sarebbero fuggiti per salvare
la loro vita, Serse quest'inganno
non smascherò e neppure sospetto
ebbe di trovarsi inviso agli dèi:
chiamò a riunione tutti i suoi ammiragli
e ordinò di presidiar gli stretti
e vie d'acqua dell'isola di Aiace.
In caso di salvezza degli Elleni
era prevista decapitazione.
Così Serse parlò con gran fiducia,
ignorando il disegno degli dèi;
calato il sol, soldati e nocchieri
presero, posto sulle loro navi,
nel rispetto dell'ordin ricevuto.
Nella notte però non c'era segno
che i Greci preparassero la fuga.
Quando i bianchi cavalli dell'aurora
apparvero del ciel nello splendore,
l'eco di un canto si levò dai Greci.
confuso prima e via, e via più forte:
Peana sacro diventò solenne,
infiammando gli Elleni combattenti.
Insieme al vivo suono delle trombe
ed ai colpi dei remi sulle onde,
l'ordine di battaglia rispettando,
le navi procedevano schierate,
ordine e disciplina dominanti
e un forte grido ripetuto in coro:
"Coraggio, avanti, figli della Grecia!
Liberate la nostra patria terra,
per i figli, le mogli, gli dèi patrii
per gli antenati nelle loro tombe."
Ecco che i bronzei rostri delle navi
risuonavan per forti collisioni,
fracassati gli aplustri sopra i ponti,
mischia confusa dei legni schierati:
l'un sopra l'altra, in folla nello stretto
navigli greci e vascelli persiani.
La flotta greca sferrata all'attacco
colpisce tutto intorno all'impazzata:
scafi affondati, chiglie esposte all'aria,
il mare è ricoperto dai relitti,
e morti sulle spiagge, sugli scogli,
sbattuti dalle onde fra i rottami,
son tristi avanzi di recente strage.
Mai vidi un egual numero di morti
caduti in un sol giorno di battaglia.
ATOSSA
Un oceano di mali ha ricoperto
i Persiani e dei barbari la stirpe.
MESSAGGERO
Sappi però che questo è la metà
di ciò che abbiam dovuto sopportare
ATOSSA
C'è forse peggiore sorte di questa?!
Parla, orsù! Dimmi ancor della sciagura!
MESSAGGERO
Perduti abbiamo uomini eccellenti,
primi fra tutti per loro nobiltà,
unita a lealtà per il sovrano.
Tutti periti per morte ingloriosa
ATOSSA
Ahimè, quale sventura m'hai narrato!
Puoi precisarmi come son finiti?
MESSAGGERO
C'è un'isola di fronte a Salamina
dove le navi hanno scarso approdo,
frequentata da Pan per le sue danze.
Là il re spedisce le sue truppe armate
per massacrare il nemico in rotta
che nell'isola cercasse lo scampo.
Il futuro fu male interpretato
perchè gli Elleni, avendo ottenuto
la vittoria negli scontri navali,
dopo avere indossato le armature,
circondarono l'isola al completo
lanciando pietre e frecce sui persiani,
e gettandosi poi sugli scampati
fino a loro completa distruzione.
Serse che dall'alto avea assistito
con alti gemiti i pepli si stracciò
e, ordinando ai fanti ritirata,
in una scomposta fuga si gettò.
Anche su tal sciagura pianger devi.
ATOSSA
Perverso demone a noi nemico!
Quale pena sofferta per Atene!
C'erano già gli uccisi a Maratona
che mio figlio voleva vendicare:
non occorrevano nuove sciagure.
E le navi sfuggite a distruzione
dove sono finite? Dimmi orsù.
MESSAGGERO
Fuggite con i loro comandanti
col vento in poppa, in terra Beota;
il resto dell'esercito perì:
chi per la sete, altri per stanchezza.
Da terra Focese alla Doride
passammo,quindi nel golfo Malico
dove lo Sperchio l'Acaia irriga;
nelle città dei Tessali arrivammo
incontro a morte per fame e per sete.
Nella terra Macedone passammo
in riva all'Assio e sul monte Pangeo
dove gli Edoni hanno la dimora.
Qui il dio suscitò precoce inverno,
dello Strimone facendo gelare
la corrente e insieme il passaggio
di nostra ritirata. Non valgono
invocazioni rivolte agli dèi:
chi passa per primo si trova in salvo,
ma a chi tocca il passo quando nel cielo
il sole splende e riscalda la terra,
il ghiaccio cede e l'infelice affonda
miseramente, e fortunato è allora
chi per primo la morte può incontrare
salvandosi da altre sofferenze.
Gli scampati traversano la Tracia,
ma pochi saran quelli che potranno
raggiungere il loro focolare.
Questa è solo una parte dei mali
che il dio ha scagliato sopra i persiani.
CORO
Demone che tanto male hai provocato
sei saltato pesante con i piedi
crudelmente sulla stirpe persiana.
ATOSSA
Poveri noi, l'esercito è annientato!
Veridiche son state le visioni
dei miei sogni notturni, interpretati
in modo inadeguato: ora preghiera
rivolgerò agli dèi con libagioni.
So che tutto è compiuto, ma il futuro
forse può presentarsi con favore.
Dopo ciò che è accaduto, buon consiglio
date ai Fedeli, e se prima di me
qui giungesse mio figlio, un conforto
dategli e accompagnatelo al palazzo
per evitar una nuova sciagura.
(esce)

PRIMO STASIMO



CORO
Zeus sovrano,ora che hai distrutto
l'esercito superbo dei persiani,
che impenetrabile lutto hai calato
sulle città di Susa e di Ecbatana.
Piangon le donne persiane sposate
di fresco, nei letti deserti, sulla
lor giovinezza invan consumata.
Anch'io di chi non c'è, l'avversa sorte
piango come la terra d'Asia tutta,
e mi domando come ha fatto Serse
a vuotar d'uomini la nostra città,
e così maldestramente guidare
le molte navi della nostra flotta.
Invece Dario nel tempo passato,
beneamato dalla gente di Susa,
dominava da tutti rispettato.
Navi alate con lo sguardo sereno
di tranquillo mattino, condussero
fanti di terra e di mare ad assalti
rovinosi contro schiere di Ioni.
Per le pianure di Tracia, a stento,
il re trovò scampo; caddero altri
tutt'intorno ai promontori Cicrei,
travolti e calpestati: grida al cielo
lo strazio dell'atroce sofferenza.
Il mar risucchia i corpi dilaniati;
chi si salva rimpiange la sua casa,
i genitori, i suoi figli lontani.
In Asia non c'è più legge persiana,
nessuno vorrà più versar tributi;
il giogo del potere s'è allentato:
la potenza del re è tramontata,
è rimasta sull'isola di Aiace
flagellata dai flutti notte e giorno
e ricoperta da sangue persiano.
(torna la regina vestita a lutto, accompagnata da ancelle con libagioni)

SECONDO EPISODIO



ATOSSA
Amici, chi conosce le sciagure
sa che quando l'onda avversa ci assale
per ogni cosa abbiamo timore;
quando il demone corre senza inciampi,
lo stesso vento soffierà per noi.
Anche ai miei occhi ora segni avversi
appaion per volere degli dèi,
e un cupo suon risuona nei miei orecchi.
Ho lasciato la reggia senza il carro,
recando libagioni e altre offerte
per onorare il padre di mio figlio:
bianco latte di vacca pura e gocce
di miele con acqua di vergin fonte,
la bevanda di antica vite e il frutto
profumato che viene dall'olivo.
Ed ora, amici, inni intonate
di buon augurio per tutti i defunti:
il dio Dario invocate intanto che
la terra assorbirà questi miei doni
che agli dèi sotterranei ho dedicato.
CORO
Regina dei Persiani venerata,
ai morti sotto terra manda doni,
noi pregherem le lor guide sotterra
per conquistar la lor benevolenza.
Terra, Ermes e tu dei morti il re
mandate su un'anima alla luce:
che se il rimedio dei nostri mali
conosce, può rivelarne la fine

SECONDO STASIMO



Potrà capirmi il re che come un dio
sente i lamenti e i miei barbari suoni?
Giunge sotterra la mia triste voce
che narra tutta la mia sofferenza?
Inferi dèi, lasciate che il demone
dei persiani che di Susa è nativo
possa uscirsene dalle vostre case:
mandateci qualcun'altro quassù
che mai sia stato deposto nella terra
persiana, eroe amato, amato
sepolcro di qualcuno che si ama.
E tu, Aidoneo, mandaci su
il divino Dario, solo sovrano
che mai mandò soldati in disastrose
avventure, colui che dai persiani era chiamato
mente divina per la sua sicura
saggezza nel comando dell'armata.
Sollevati, nostro antico signore,
sul tumulo, mostrando la regale
tiara, vieni amatissimo padre
per udire le recenti sciagure.
Una fitta nebbia è intorno a noi:
tutta la nostra gioventù s'è spenta.
Vieni o padre compianto dai tuoi cari,
perché mai è accaduto questo doppio
tremendo errore a danno nostro
e della nostra terra, da piangere
due volte. Dove sono le triremi
nostre? Sono perdute, ahimè, perdute!
(al di sopra del tumulo appare l'ombra di Dario)

TERZO EPISODIO



OMBRA
Oh, Fedeli, di gioventù compagni,
onorati persiani, quale pena
travagliala città, piange e percuote
il suolo Atossa disperata.
Sono turbato nel veder la sposa
alla mia tomba, dopo che ho accettato
benevolmente le sue libagioni.
Or voi gemete presso la mia tomba,
forte invocando per la mia presenza.
Credete forse facile l'uscita
da questo luogo per gli abitatori,
anche se son delle divinità?
A me di venir qui è stato concesso
per lo stato importante che ho raggiunto.
Ditemi quale guaio inaspettato
è caduto sul collo dei persiani.
CORO
Ho persino timore di guardarti
per l'antico rispetto che mi frena.
OMBRA
Lascia pur perdere la riverenza
e dimmi in breve perché ti lamenti.
CORO
Non posso accontentarti, queste cose
non sono da raccontare agli amici.
OMBRA
E allora, se entro te il timore antico
ti impedisce di dare una risposta,
parla tu, nobil donna che in passato
il letto coniugal con me hai diviso:
dimmi chiaro dei gemiti e i lamenti
che odo. Conosco le sofferenze
che toccano ai mortali in terra e in mare
durante tutto il corso di lor vita.
ATOSSA
Una propizia sorte sotto i raggi
del sole dagli dèi hai ricevuto.
Vita serena la tua è stata:
rispettato ed amato come un dio,
non hai veduto il male che addosso
ci è piombato. Voglio dirtelo in breve:
annientata è la nostra potenza.
OMBRA
Qual è il motivo: peste o ribellione?
ATOSSA
Contro Atene s'è distrutta l'armata.
OMBRA
Qual dei miei figli ne aveva il comando?
ATOSSA
Serse che ha rastrellato il continente.
OMBRA
In terra o in mare ha tentato l'impresa?
ATOSSA
Avevano le truppe un doppio fronte.
SERSE
Come la fanteria ha trasbordato?
ATOSSA
Lo stretto di Elle fu aggiogato
per ottenere facile passaggio.
OMBRA
A incatenare il Bosforo è arrivato?
ATOSSA
Forse un dio gli ingannò la mente.
OMBRA
Fu un dio a deviare il suo pensiero.
ATOSSA
Si vede chiaro il male compiuto.
OMBRA
Li compiangete per la sorte avversa?
ATOSSA
A causa della flotta sgominata,
stessa sorte toccò alla fanteria.
OMBRA
Un'armata distrutta dalla lancia?!
ATOSSA
Per questo piange la città dei Susi.
OMBRA
Ahimè, difesa della nostra armata!
ATOSSA
Nessun dei Battri è sopravvissuto:
la loro giovinezza si è perduta.
OMBRA
Sciagurato! eran nel fior degli anni!
ATOSSA
Dicon che Serse sia rimasto solo
coi pochi che non l'hanno abbandonato.
OMBRA
Dov'è, c'è la speranza di salvezza?
ATOSSA
Sul solo ponte che due terre unisce
è per fortuna in salvo arrivato.
OMBRA
Scampo dunque ha trovato in terra nostra?
ATOSSA
E' un fatto che vien dato per sicuro.
OMBRA
Come rapido giunge il compimento
dei vaticini che Zeus ha scagliato!
Pensavo a un lungo intervallo di tempo,
ma quando un uomo corre a rovina,
c'è sempre un dio ad aiutarlo pronto.
La sorgente dei mali per gli amici
è stata ora scoperta, e mio figlio,
ignaro dei presagi, con baldanza
di giovane, credè di trattenere,
come uno schiavo, il sacro Ellesponto,
di fermar la del Bosforo corrente,
di avvolgere il passaggio in martellati
ceppi per l'esercito suo. Errò
credendo, lui mortale, di dominar
Poseidone ed anche gli altri dèi.
Non è prova di mente dominata
da malattia? Adesso ho paura
che la grande ricchezza accumulata
da me con gran fatica, non diventi
facile preda del primo venuto.
ATOSSA
Questo insegnamento Serse l'ha appreso
dagli uomini malvagi che frequenta:
gli dicevano di grandi ricchezze
che tu hai conquistato con la lancia,
mentre lui restava in casa al sicuro.
Quelle ingiurie ascoltando,
contro i Greci la guerra preparò.
OMBRA
E a questo punto accadde il misfatto!
Disastro immenso come mai accaduto
per Susa e per tutta la pianura,
da quando Zeus sancì che un solo uomo
d'Asia dovesse reggere il potere.
Medo infatti fu il primo condottiero,
suo figlio portò a termine l'impresa.
Dopo di lui fu Ciro a preservare
la pace agli amici e ad acquistare
i Lidi e i Frigi, oltre a soggiogare
con la forza la Ionia tutta intera,
dal dio ammirato per la sua saggezza.
Quarto al comando fu il figlio di Ciro,
quinto Mardo che d'infamia coprì
la patria sua con il trono antico.
L'uccise nel palazzo Artafrene
che, dopo Marafi, il settimo fu.
Quando venne il mio turno, spedizioni
compii con l'esercito, ma mai
inflissi sofferenze alla città.
Serse mio figlio, per sua gioventù
i miei consigli ha dimenticato.
Ben lo sapete voi con la mia età:
tali guai non avremmo mai compiuto.
CORO
Dario sovrano, a quale conclusione
giunger potrà il popolo persiano
per vivere nel modo migliore?
OMBRA
Non fare spedizioni conto i Greci,
neppure avendo forze superiori:
la terra stessa è loro alleata.
CORO
In quale modo è loro alleata?
OMBRA
Uccide con la fame quando il loro
nemico si fa troppo numeroso.
CORO
Truppe scelte potremmo preparare.
OMBRA
Neppure le truppe in Ellade rimaste
riusciranno a salvarsi col ritorno.
CORO
Che dici mai?! Le barbariche truppe
non potranno varcare l'Ellesponto?
OMBRA
Pochi fra molti, se ai presagi fede
dobbiamo dare; falliscono a volte,
ma in conclusione sono veritieri.
Avvien così che con vane speranze
Serse lascia alle spalle un contingente;
si fermano laddove le correnti
dell'Asopo irrigan la pianura,
e proprio là il destino li attende,
loro che, appena arrivati, preser
a saccheggiar templi ed altari,
ad abbattere santuari divini.
Adesso con eguali sofferenze
son ripagati, e dovranno soffrire
ancora a lungo perché il dolore
non è già spento, ed il sangue versato
alle doriche lance, fecondato
hanno l'arso terreno di Platea.
E i mucchi dei cadaveri restanti,
muti diranno agli occhi dei mortali
che il coltivare il fior dell'arroganza
è una follia, perché i frutti raccolti
sono solo le spighe di rovina.
Con il ricordo di questa lezione,
pensate adesso ad Atene e alla Grecia:
nessun disprezzi il demone presente
e, desiderando ricchezze altrui,
mandi in rovina quelle che possiede.
Zeus incombe: è giudice severo
che punisce l'ingordigie smodate.
Date il consiglio a Serse di seguire
l'oracolo, e di non ingiuriare
gli dèi con la superbia e l'arroganza.
E tu, moglie amata, madre di Serse,
rientra nel palazzo a radunare
le vesti convenienti a un sovrano,
poi vai incontro a tuo figlio disperato
che s'è stracciato l'abito dal corpo.
Calmalo con amore: le parole
che tu pronuncerai saranno accolte
benevolmente. Io torno sotterra.
Addio vecchi che cercate ogni giorno
fra le tristezze la gioia del cuore:
ai morti non occorre la ricchezza.
CORO
Ho appreso con dolore le sventure
dei barbari di oggi e di domani.
ATOSSA
Oh Demone, quante atroci sciagure
mi tormentano! Una soprattutto:
la vergogna di mio figlio fasciato
in lacere vesti. Presto, andiamo!
Corro a prendere un abito lussuoso
per portarlo a mio figlio. In disgrazia
non abbandoneremo chi si ama.
(la regina esce)

TERZO STASIMO



CORO
Felice sorte a noi era toccata
con un governo saggio, grande e buono
quando il vecchio sovrano governava.
Invincibile e senza alcuna colpa
Dario era come un dio per il paese.
Le nostre armate eran valorose,
simili a torri eran salde le leggi,
gli uomini che tornavan dalla guerra
non ricordavano fatiche immani
compiute, né dolori sopportati.
Prese città al di qua dell'Halys,
quelle vicine al pelago strimonio
residenza dei Traci, mentre quelle
lontan dal lago e cinte di torri
eran devote al nostro sovrano,
così le terre intorno al guado d'Elle,
l'ansa di Propontide e la bocca
del Ponto con le isole vicine;
Lesbo, Samo, e Chio. e Paro, e Nasso,
Micono e Andro che è attaccata a Teno,
poi c'è Lemno, la sede di Icaro,
e Rodi. Cnido e le città ciprie,
e Pafo, e Soli, e Salamina
che ci ricorda la nostra sventura.
Dominava le città della Ionia,
era con lui potenza di armati,
dall'Asia alleati di ogni stirpe.
Quello che abbiam subito in questa guerra
l'hanno voluto di certo gli dèi
che coi colpi di mare ci han fiaccato.

ESODO



(irrompe Serse disfatto)
SERSE
Misero me, infelice, mala sorte
m'è capitata addosso all'improvviso!
Un demone spietato s'è abbattuto
su noi Persiani inesorabilmente.
Che cosa mai dovrò ancora subire?
Io sento che mi mancano le forze
di fronte a voi, anziani cittadini.
Oh, Zeus! se anche io con i caduti
fossi avvolto in un mortale destino!
CORO
Oh, sovrano, un demonio ha falciato
l'esercito agguerrito che onorava
con splendido valore il nostro impero.
La terra piange la sua gioventù
con la quale Serse l'Ade ha riempito:
erano valorosi con le armi,
stirpe di eroi purtroppo periti.
Tutta l'Asia lamenta la lor morte
prostrata a terra per questa rovina.
SERSE
Anch'io sono da commiserare
per il male che ho fatto alla mia patria.
CORO
Saluterò il tuo ritorno col grido
sinistro di lamento Mariandino,
un canto lacrimoso di cordoglio.
SERSE
E' il grido doloroso che ci vuole
contro il demone che tanto ha compiuto.
CORO
Funebre sarà il canto da intonare
per ricordare tutte le sventure
sofferte in terra e flagellate in mare.
SERSE
E'stato l'Ares degli Ioni a rapirli
Ares con le sue navi che travolge
i combattenti, e la falsa manovra
sul mare oscuro e la spiaggia fatale.
CORO
E grida, e grida tutto domandando:
dove sono gli amici ancor rimasti?
Dov'è Farandace, Susa, Dotame
e Pelagone, Psammi,Susiscane
con Agabate giunto da Agbatana?
SERSE
Morti li ho lasciati, scagliati a morte
contro la scogliera, da nave Tiria
sulla triste riva di Salamina.
CORO
Dov'è il fido Farnuco e Ariomardo,
il valoroso, dove è Sevalce
sovrano, o il nobile Lileo.
Memfi, Tarubi, Masistra, Artembare?
Dov'è Istaecme? ora ti chiedo.
SERSE
Solo il tempo hanno avuto di guardare
la molto antica e maledetta Atene
che in un sol colpo furon stesi al suolo.
CORO
Là c'era anche il fiore dei Persiani
che il tuo occhio attento contava a schiere:
Alpisto il figlio di Batanoco,
il figlio di Megabate Sesame,
e Parto e Oibare abbandonato
con tutti gli infelici; la lor fine
dovrai comunicare ai Persiani.
SERSE
Stai riaccendendo in me il compianto
per tutti i compagni valorosi
stroncati dal destino, e un forte grido
mi scuote il petto e scende fino al cuore.
CORO
Qui non si ferma il nostro rimpianto:
Xante che comandava diecimila
uomini, Mardi e Ancare degli
Arii, Diaixi e Arsace
prodigiosi a cavallo, Cengadate,
Litimne e Tolmo impareggiabile
nell'asta. Io mi sento un po' smarrito
non vedendoli seguire le tende.
SERSE
I generali se ne sono andati.
CORO
Partiti sono, e non avranno un nome.
SERSE
Ohi, ohimè!
CORO
Demoni! Quale sventura addosso
ci avete gettato, Ate mostrando!
SERSE
Da quale sorte ci troviam colpiti!
CORO
E' ben chiaro il colpo ricevuto.
A sbattere ci ha mandato la rotta
contro le navi Ionie. Che sfortuna
è toccata ai Persiani in questa guerra!
SERSE
Così è. Trovarsi in difficoltà
con un esercito grande come il mio.
CORO
Tutto perduto! Tu, nostra sciagura!
SERSE
Vedi quel che rimane della veste?
CORO
Vedo i brandelli.
SERSE
E questa faretra...
CORO
E' tutto quello che si è salvato?
SERSE
... è una custodia per salvare le frecce.
CORO
Misera cosa di fronte al perduto.
SERSE
Sono rimasto privo di soccorsi.
CORO
Gli Ioni non fuggon quando c'è battaglia.
SERSE
Non credevo veder tale sciagura.
CORO
Parli delle nostre navi travolte?
SERSE
Il peplo dal mio corpo ho strappato.
CORO
Ahi, ahi, poveri noi...
SERSE
Non basta questo coro di lamenti.
CORO
Per due o tre volte dovremo aumentarli.
SERSE
Lutto per noi e gioia pel nemico.
CORO
Impedita fu la nostra potenza.
SERSE
Non ho séguito e nudo son rimasto.
CORO
Perso hai gli amici in sciagure marine.
SERSE
Piangi ancora e scortami al palazzo
CORO
Ahi, sventura, sventura...
SERSE
Il tuo lamento faccio eco al mio.
CORO
Male con male si paga il tributo.
SERSE
Urla il tuo canto d'accordo col mio.
CORO
Tremenda è la sventura capitata.
SERSE
Percuotiti il capo e piangi con me.
CORO
Il mio non è un pianto, ma un gemito.
SERSE
Lamentiamoci forte tutt'e due.
CORO
Le ragioni non mancano, signore.
SERSE
Levalo alto, dunque, il tuo lamento.
CORO
Ahimè, un lugubre pianto si leva.
SERSE
Battiti il petto e canta come i Misi,
strappati i peli bianchi della barba.
CORO
Lo farò con tenacia e con lamenti.
SERSE
E adesso grida più forte che puoi.
CORO
Lo farò, non temere, lo farò.
SERSE
Lacera il peplo a forza di mani.
CORO
Oh, dolori strazianti, oh dolori!
SERSE
Strappa i capelli e piangi l'armata.
CORO
Lo faccio adesso... e non s'arresta il pianto.
SERSE
Dimmi adesso, hai gli occhi bagnati?
CORO
Le lacrime mi corrono sul viso.
SERSE
Voglio un lamento che risponda al mio.
CORO
Ecco...misero me... miseri noi!
SERSE
Così piangendo raggiungi la reggia.
CORO
Oh terra, così dura sotto il piede!
SERSE
Ahimè per tutte le città persiane!
CORO
Ahi, ahi, ahimè per la città.
SERSE
Piangi e cammina lentamente.
CORO
Ah, terra, così dura sotto il piede!
SERSE
Ahimè per le triremi ora perdute.
CORO
Lugubre con lamenti ti accompagno.



FINE DELLA TRAGEDIA