PLANET BROADWAY

di

Michele Miglionico




PERSONAGGI (in ordine di apparizione):

Giuseppe
Eulalia
Andrea
Clienti del locale



Dedicato a Gene Brewer



Nota registica: il testo può essere adattato a vera e propria commedia musicale, intervallando le varie scene con esibizioni della protagonista su canzoni note od originali.

SCENA PRIMA
Siamo in un locale vuoto e buio, un classico pub. Le sedie sono sui due tavoli visibili e il pavimento è teoricamente umido, perché un uomo di mezz'età (Giuseppe) è indaffarato a lavare per terra. Una ragazza, Eulalia, entra in scena, chinandosi sotto una saracinesca semichiusa e si addentra con circospezione nel piccolo pub. Si schiarisce la voce. L'uomo si accorge della sua presenza e si gira perplesso.

GIUSEPPE - Siamo chiusi.

EULALIA (seccata) - Lo so. Cercavo il gestore.

GIUSEPPE - Sono io. (continua a spazzare, guardando a terra) Perché mi cerchi?

EULALIA - Vorrei farle una proposta, signor...?

GIUSEPPE - Giuseppe.

EULALIA - Ok. Io vorrei cantare qui. 

GIUSEPPE - Ah! Cantare? (si interrompe e la guarda con sufficienza) Bella, qui si va avanti, bene o male, ma non abbastanza da permettermi un pianobar.

EULALIA - Lo immaginavo, ma volevo chiederle solo di farmi provare un paio di volte, gratis. Se la seconda volta avrà più clienti del solito, deciderà se assumermi o meno. Che ne dice?

GIUSEPPE - I miei clienti vengono qua per rilassarsi, per chiaccherare. Non so se vorrebbero una tizia che gli urla nelle orecchie. (riprende a spazzare)

EULALIA – Canterò secondo i loro gusti, ho visto il tipo di persone che frequenta il locale. Cos’ha da perdere?

GIUSEPPE – Va bene, va bene. Torna domani sera, vedo di organizzarmi io, così mi fai sentire come canti e cosa canti.

EULALIA - Grazie. Arrivederci, allora!

Calano le luci.

SCENA SECONDA

Il “locale” è visibilmente aperto. C’è un terzetto seduto ad uno dei due tavoli visibili, l’altro dei quali momentaneamente vuoto [In alternativa, la presenza dei clienti può essere evocata solo con l'udito].
In un angolo, un ragazzo (Andrea) sta sistemando una tastiera e un paio di casse (anche finte o disegnate).
Eulalia entra in scena dalla porta principale. Si guarda intorno spaurita, poi punta lo sguardo su Andrea e lo osserva per qualche secondo, prima di avvicinarglisi.

EULALIA - Ciao, tu devi essere Andrea. (gli porge la mano)

ANDREA - (si volta e ricambia il gesto, alzandosi) Sì, e tu devi essere... Eulalia? 

EULALIA - Esatto.

ANDREA - Che nome strano, se permetti. Da dove vieni? Dal nord?

EULALIA - Mmm... diciamo di sì.

ANDREA - Come "diciamo"?

EULALIA - E' una storia lunga. 

In scena entra un coppia, che prende posto ad uno dei tavoli, distraendo Andrea ed Eulalia.

EULALIA - Piuttosto, Giuseppe mi ha detto che ti ha trovato all'ultimo momento. Spero non ci saranno problemi...

ANDREA - No, figurati, sono abituato a queste cose. L'impianto mi sembra a posto, ho le basi che ti servivano... l'unica cosa è che non possiamo fare un sound check.

EULALIA - Non importa. Non sono neanche abituata a usare il microfono.

ANDREA - Hai mai cantato in pubblico, scusa?

EULALIA - Sì e no.

ANDREA - Mai una risposta precisa tu, eh? Spero ne valga la pena, faccio la serata gratis perché dovevo un favore a Giuseppe. Cioè, l'anno scorso prestò il locale al mio gruppo per un piccolo concertino... solo che non andò troppo bene.

EULALIA - Ah, hai un gruppo allora?

ANDREA - Avevo. Ma bazzico sempre nella musica. Giuseppe mi ha detto che hai una voce molto bella.

EULALIA - Grazie. Fra poco potrai giudicare anche tu... il locale si sta riempiendo. (guarda verso il pubblico)

Entra in scena Giuseppe, che serve dei piatti ad uno dei tavoli. Poi si avvicina ai due ragazzi.

GIUSEPPE – Ciao, Eulalia. Hai conosciuto Andrea?

ANDREA – Sì, ci siamo presentati già.

GIUSEPPE – Che, rispondi tu per lei? Allora, tutto bene, siete a posto?

EULALIA – Sì, grazie!

GIUSEPPE – Vuoi cominciare?

EULALIA – Certo!

GIUSEPPE – Mi raccomando, niente di troppo casinista!

EULALIA – Farò del mio meglio per non farle perdere la clientela.

GIUSEPPE – Umpf, non mi rassicuri troppo... meglio che vada in cucina!

Giuseppe volta i tacchi ed esce di scena.
Eulalia si porta all’impianto audio, prende il microfono, verifica che sia acceso battendoci l’indice sopra e inizia a parlare.

EULALIA - Buonasera a tutti. (si china) Spero gradirete la mia... performance e il mio... repertorio. Buona serata.

Un tiepido applauso si leva dalla sala. I clienti continuano a mangiare impunemente.
Eulalia si gira verso Andrea e gli dà l’ok.

Si spengono le luci.
Si sentono voci.

CLIENTE 1- Sembra brava.

CLIENTE 2 – Già...

Silenzio.

CLIENTE 3 – Ma è incredibile!

CLIENTE 4 - Ha una voce stupenda!

CLIENTE 5 – Sì, ma urla troppo per i miei gusti...

Si riaccendono le luci e, contestualmente, uno dei clienti si alza in piedi battendo le mani entusiasta. Gli altri lo seguono a ruota.

EULALIA – (sorride) Grazie mille.

Anche Andrea si unisce all’applauso, visibilmente sorpreso, e Giuseppe fa capolino al lato del palco, come se avesse origliato l’esecuzione dalle cucine. Anch’egli batte le mani.

Le luci si spengono nuovamente.
Si riaccendono. 
I clienti si alzano per andarsene. 
Un cliente paga Giuseppe.

GIUSEPPE – Grazie... e mi raccomando, fateci pubblicità!

CLIENTE 1 – Volentieri!

Un altro cliente si avvicina ad Eulalia.

CLIENTE 2 – Complimenti, signorina!

EULALIA – Grazie, è molto gentile.

Gli altri le passano accanto e fanno gesti di gradimento – a cui Eulalia risponde con sorrisi e cenni della testa – per poi uscire e lasciare soli in scena Eulalia, Andrea e Giuseppe.

GIUSEPPE – Complimenti, ragazza. (le stringe calorosamente le mani) Spero che si sparga la voce che una come te canta nel mio locale!

EULALIA – Lo spero anch’io, ho bisogno dei soldi che mi darete dalla terza volta.

GIUSEPPE – Oh, be’... certo, vediamo come va. 

Imbarazzato, Giuseppe esce di scena.
Andrea sghignazza.

ANDREA – Quando si dice “spegnere” qualcuno, eh?

EULALIA – Uh?

ANDREA – Lascia perdere... comunque, non vorrei essere noioso, ma davvero complimenti. Hai un dono di Dio in gola.

EULALIA – Dono, eh? Se lo dici tu!

ANDREA – Non fare la finta modesta, non ne vale la pena! Sono onorato di averti supportato.

EULALIA – Non è che tu abbia fatto granché, non è stato come essere accompagnata con un pianoforte, anche se i dischetti per tastiera sono fantastici.

ANDREA – Sei sempre così diretta?

EULALIA – Scusami, non volevo offendere. Sono fatta così... sono un po’ diversa dalle persone normali.

ANDREA – Non preoccuparti. Con quella voce, puoi dire quello che vuoi.

Cala un attimo di silenzio imbarazzato, rotto da Eulalia.

EULALIA – Ascolta.... mi accompagneresti a casa? Stasera non ho voglia di stare sola.

ANDREA - Oh. (si pietrifica) Certo, volentieri.

EULALIA – Grazie.

Andrea le porge il braccio ed Eulalia capisce l’antifona: la coppia esce dal locale a braccetto.
Le luci si spengono.

SCENA TERZA

Si accendono le luci.
La scena è cambiata. Siamo in casa di Eulalia. Una stanza relativamente disordinata, in cui campeggia indispensabile un letto. Si parlerà di un costoso impianto hi-fi: può essere presente, disegnato su un cartone o immaginato al lato della scena.
Rumore di chiavi.
Eulalia ed Andrea rientrano sul palco.

EULALIA - E' un monolocale, non potevo permettermi di più.

ANDREA - Non preoccuparti. Vedessi casa mia...

EULALIA - Ti dispiace se metto su un CD?

ANDREA - Fai pure.

Eulalia si dirige allo stereo, si china per accenderlo e impostare la canzone. Si presuppone che il disco sia già inserito.
Andrea si guarda intorno.
La musica parte: è la voce di Maria Callas a risuonare, mentre canta Casta Diva.
Andrea si avvicina ad Eulalia.

ANDREA - Per la miseria, un home theather della Bang&Oluffsen! Costa un occhio della testa!

EULALIA - Già, non me lo ricordare. Ma non potevo avere niente di meno.
ANDREA - Ti tratti bene, eh? Meno male che non potevi permetterti altro che questa stanza.

EULALIA – Nella vita bisogna farsi una scala delle priorità. E in questo contesto per me la musica è al primo posto, prima del cibo o di una casa spaziosa.

ANDREA – Scelta legittima.

EULALIA – Una cosa che avevo relegato in fondo... anzi, che avevo estromesso dalla mia classifica, è l’amore. Il sesso. Per motivi che non posso spiegarti. 

ANDREA – Ah.

EULALIA – Per tanto tempo, perché non avevo nessuno per cui valessi qualcosa, qualcuno che mi trovasse... attraente.

ANDREA – Dici davvero? Sei una ragazza carina, canti da Dio... Certo, sei un tipetto particolare, ma ci conosciamo da poche ore, quindi non posso giudicare.

EULALIA – Per questo dovrei approfittare subito, prima che tu scopra tutti i miei difetti.

ANDREA – Approfittare?

EULALIA – Ci sono molti motivi per cui io non dovrei avere rapporti sessuali...

ANDREA – Sei malata?!

EULALIA – No, sto benissimo. Diciamo... imposizioni dall’alto.

ANDREA – Sei cattolica?

EULALIA – Andrea, negli ultimi mesi mi è capitato di essere attratta da qualche uomo, ma mai quanto nel tuo caso.

ANDREA – Uh... grazie.

EULALIA – Forse è perché presto dovrò partire, forse perché sei un musicista.... Però è una cosa irrazionale. Senza senso.

ANDREA – Perché, sono brutto?

EULALIA – No, per niente! Anzi. Senti, se vuoi andare, vai...

ANDREA – Se tu vuoi che me ne vada, me ne andrò. Ma se ti stai frenando per chissà quale sega mentale... allora no, parliamone.

EULALIA – Parliamone.

Andrea le si avvicina, la abbraccia e le bacia. Eulalia oppone resistenza per pochi secondi prima di lasciarsi andare.
Calano le luci.







SCENA QUARTA

Eulalia ed Andrea sono seminudi, distesi sotto le coperte del letto del monolocale.

ANDREA - Sai, la cosa strana di te è che quando cantavi, stasera, mi hai fatto accapponare la pelle dall'emozione, tutto il tempo. Invece quando parli... senza offesa, ma sembri molto depressa.

EULALIA - Lo so, non posso farci niente.

ANDREA – Spero che adesso che ti sei lasciata andare e non sei più in astinenza, le cose cambieranno.

EULALIA – Non è questo. E’ qualcosa di più profondo.

ANDREA – Hai avuto un’infanzia infelice?

EULALIA – Sì. Ma non c’entra.

ANDREA – Devi sempre essere così... sibillina? Non puoi parlare chiaro e tondo? Prima ci sei riuscita abbastanza bene, quando hai detto che volevi venire a letto con me.

EULALIA – Mi stai canzonando?

ANDREA – Pochissimo. E’ che non capisco questa tua insicurezza, ti ho già detto che hai delle qualità che sembri ignorare...

EULALIA – E’ tutto relativo. Una volta ho sentito una frase del tipo “Beati i monocoli nel regno dei ciechi”.

ANDREA – E che c’entra con te?

EULALIA – Non puoi capire. Io non canto bene come pensi.

ANDREA – Tu sei matta. Ti dovrei risentire, ma penso che canti bene quanto Mina. Anche meglio, senza tutti i suoi manierismi. 

EULALIA – Sì, canto meglio di Mina, anche se lei è molto brava, per essere... quella che è.

ANDREA – Allora sei il contrario della modestia, sei un’esaltata! (ride bonariamente) E allora qual è il problema? Ti senti brutta?

EULALIA – No.

ANDREA – Ok, io mi arrendo.

Silenzio.

EULALIA - Non ce la faccio più, sono mesi che mi trattengo...

ANDREA - Su che?

EULALIA - Non ho mai detto niente a nessuno per motivi di sicurezza, ma sento di potermi fidare di te.

ANDREA - Di che parli?

EULALIA - Devo confessarti una cosa. 

ANDREA – Oddio, hai davvero la sifilide??

EULALIA – La che?

ANDREA – La sifilide. Sai, la malattia venerea...

EULALIA – E’ una fissazione, la tua.

ANDREA – Allora dimmi cosa devi confessarmi...

EULALIA - Io non sono umana.

ANDREA – Iniziavo a sospettarlo.

EULALIA - Dico sul serio. Sono un'extraterrestre.

ANDREA - Sì, certo.

EULALIA - Se non ci credi, stai al gioco. 

ANDREA - Va bene...

EULALIA - Per me è molto difficile stare qui. Sono arrivata più o meno nove mesi fa, in un paesino del Brasile. Ho viaggiato per mezzo pianeta, poi sono andata in America, Francia, Inghilterra… alla fine sono arrivata qui e ci sono rimasta.

ANDREA - Bel viaggio.

EULALIA - Sì. Ho imparato sei lingue. 

ANDREA - Sei? In nove mesi?

EULALIA - Sì, in poco tempo. Ho un grande orecchio per le lingue... per forza di cose. Sul mio pianeta le cose funzionano diversamente.

ANDREA - Mmm, sentiamo, come? (sorride beffardo)

EULALIA - Noi cantiamo. Non parliamo. Si comunica solo cantando.

ANDREA - Bello. Planet Broadway, praticamente.

EULALIA - Esattamente. E' come un immenso musical. Adesso capisci perché quella pila di DVD?

ANDREA - Sì, sì, certo.

EULALIA - Nel mio mondo ho una pessima voce.

ANDREA – (scoppia a ridere) Bella questa.

EULALIA - Davvero. So che sembra incredibile, qui. Per me era diventato un complesso. Quando abbiamo scoperto la Terra, ho fatto domanda per venirla ad esplorare. E mi hanno presa. 

ANDREA - Sì.

EULALIA - Non pensavo, però, che sarebbe stata così dura. Voglio dire... la maggior parte delle cose è molto simile a ciò che conosco. Ma il problema della comunicazione è stato grosso. Grazie al nostro udito fine, ho imparato subito le lingue che ho sentito, però parlarle è stato un altro paio di maniche. Il vostro mondo è triste, ai miei occhi.

ANDREA - Triste?

EULALIA - Immagina di ritrovarti su un mondo di muti, dove solo una piccola percentuale di persone parla. Dovresti comunicare con tutti a gesti. Non è facile. Così è stato per me: i cantanti sono pochi rispetto alla totalità del genere umano, e ancor meno lo sono i cantautori. 

ANDREA - Eu, dove hai letto questa storia? E' interessante, ma...

EULALIA - E' tutto vero, Andrea. Come spieghi la mia cadenza? Come spieghi la mia voce?

ANDREA - Mi ricordi un paio di film che ho visto…

EULALIA - Musical?

ANDREA - Decisamente no.

EULALIA - Allora non li ho visti.

ANDREA - Mmm. Uno dei due parla di un tizio, che sembra tutto sommato normale, che dice in maniera convincente di essere un alieno. E lascia il dubbio fino alla fine. 

EULALIA - Farò lo sforzo di vederlo. Ma come posso convincerti che dico la verità?

ANDREA - Fammi vedere qualcosa di alieno.

EULALIA – Non mi hanno fatto portare niente.

ANDREA – Guarda caso. Senti, è meglio che vada... (esce dal letto, in mutande, e fa per rivestirsi) 

EULALIA – Non fare così. Non volevo rovinare tutto.

ANDREA – Non farti altri problemi. Mi hai fatto passare una bella serata... nottata. Mi sono divertito. 

EULALIA – Come lo devo interpretare?

ANDREA – Come ti fa sentire meglio! Allora ci rivediamo fra tre giorni da Giuseppe, eh?

EULALIA – Andrea...

ANDREA – Buonanotte!

Andrea esce di scena, si sente il rumore di una porta che sbatte.
Eulalia si distende bruscamente nel letto, sconsolata.
Si spengono le luci.









SCENA QUINTA

Casa di Eulalia.
La ragazza rientra e punta dritto ad accendere lo stereo, che riproduce un’altra aria interpretata da Maria Callas. Eulalia si siede sul letto, afflitta.
Dopo poco suona il campanello. Eulalia è sorpresa, si alza di scatto per andare ad aprire.

EULALIA – Chi è?

VOCE RIPRODOTTA DI ANDREA – Sono Andrea, posso salire?

EULALIA – Certo!

Eulalia sembra andare in confusione, si sistema i vestiti, toglie qualche vestito dalla stanza e poi va ad aprire.

EULALIA – Ciao...

Eulalia fa il gesto di invito, Andrea annuisce ed entra in scena. 

ANDREA – Ciao. Scusa il disturbo.

EULALIA – Nessun disturbo. Accomodati!

ANDREA – Grazie. (si siede) Sempre questa musica, eh?

EULALIA - Ogni volta che torno qui, devo sentire un cd della Callas. E' un bisogno fisico: è la cosa più vicina a casa che ci sia su questo pianeta.

ANDREA - Che bella immagine.

EULALIA – Scusa, non avrei dovuto dirlo.

ANDREA – Ti è venuto spontaneo. Quindi tu sei convinta di quello che dici.

EULALIA – Certo che sì. E’ normale che tu mi prenda per pazza. E lo sono stata, visto che te ne ho parlato.

ANDREA – Io ci ho pensato. Perché mi piaci, mi emozioni. Quando ti ho risentito, stasera, ho davvero pensato che hai una voce sovraumana. Non a caso Giuseppe ha fatto il pienone. Quindi ci rivedremo. Però non voglio fare come stasera, che abbiamo comunicato a gesti, coi musi lunghi.

EULALIA – Neanch’io lo voglio. Non sai quant’è difficile per me.

ANDREA – Tu non sai quant’è difficile per me lasciarmi andare e credere davvero che sei un’extraterrestre, e non una semplice squinternata con una voce stupenda. E’ molto più facile credere alla seconda ipotesi, no?

EULALIA – Certo, e io non posso fare molto per farti cambiare idea. Sai, per motivi di sicurezza non ho potuto portare niente dal mio mondo. Sono arrivata con un vestito tipico terrestre, un bloc notes, una penna e un credito di circa 100000 $.

ANDREA - Centomila dollari?! E dove li avreste presi?

EULALIA - Abbiamo i nostri mezzi. Siamo abbastanza avanti con la tecnologia. Ad ogni modo erano soldi falsi. Ed era il massimo che potevo spendere nella mia permanenza, per non alterare troppo i vostri processi economici.

ANDREA - Addirittura.

EULALIA - Addirittura. Purtroppo sono stata sprovveduta... e li ho finiti prima del tempo.

ANDREA - Per lo stereo di lusso? (lo indica con il pollice)

EULALIA - Tra le altre cose, sì. Perciò ho ripiegato a fare la cantante, per sbarcare il lunario finché non dovrò andarmene.

ANDREA - Sarebbe a dire?

EULALIA - A Capodanno.

ANDREA - Guarda caso.

EULALIA - Sono arrivata a Capodanno e me ne vado a Capodanno, no? 

ANDREA – Cioè a Capodanno ti riportano in reparto?

EULALIA – Accetto il tuo sarcasmo. Però cos’hai da perderci? Continuiamo a vederci e a lavorare insieme, finché io starò qui. Nel peggiore dei casi, avrai collaborato con una grande artista, che magari presto sfonderà il mercato. Nel migliore dei casi... avrai fatto sesso con un’aliena. E viceversa.

ANDREA – Una logica ferrea!!!

EULALIA – Ti ho convinto?

ANDREA – In effetti sì, soprattutto con la parte finale...

Andrea bacia il collo di Eulalia e la accarezza.
Calano le luci.

SCENA SESTA

Si accendono le luci.
Eulalia ed Andrea entrano nel monolocale della ragazza.

ANDREA – ... e mi ha chiesto il tuo numero! Insomma, non sono l’unico su cui hai fatto colpo.

EULALIA – E’ una fortuna che io abbia un aspetto così normale.

ANDREA – Già. Be’, se fossi una vera gnocca, a quest’ora saresti già in tour mondiale.

EULALIA – Se fossi di qui, certo.

ANDREA – Ah, dimenticavo. Be’, se volessi e potessi farlo, allora non sarebbe un lavoro per te. Come se uno andasse in giro per il mondo a parlare alla gente.

EULALIA - Guarda che è strano per me. Cantare, intendo.

ANDREA – Ti contraddici, vedi?

EULALIA - Sul mio mondo...

ANDREA – Sul tuo mondo? Uhm, come si chiama?

EULALIA - Areta.

ANDREA - Franklin?

EULALIA - (ride rumorosamente) Ah, ah, no... Su Areta noi cantiamo sempre, no? Ci sono stilemi, linguaggi, generi caratteristici... ma raramente ci ripetiamo. Non abbiamo le canzoni, come puoi immaginare. Perciò per me cantare delle canzoni... è un po' come recitare. 

ANDREA - Non si recita da voi?

EULALIA - In effetti esiste qualcosa di intermedio tra le vostre canzoni e la vostra recitazione. Ma per me è comunque strano, non sono un'attrice.

ANDREA - Cosa facevi su Areta?

EULALIA - Insegnavo Geografia Astronomica.

ANDREA – Esaltante...

EULALIA – Per questo ero aggiornata sulle spedizioni dell’agenzia spaziale del mio paese e ho tempestivamente fatto domanda.

ANDREA - E sentiamo... come ti chiami davvero?

EULALIA – Non Eulalia. E’ un nome che ho scelto perché molto musicale, e per autoironia, o stimolo, visto che significa “donna eloquente, ben parlante”. Il mio vero nome significa “la santa”, più o meno.

ANDREA – L’altra notte non sei stata fedele al tuo nome, però.

EULALIA – Anche qui da voi il significato dei nomi non ha molto significato. Ops. Una cacofonia. 

ANDREA – Una che?

EULALIA – Una ripetizione fastidiosa di parole. Sono esperta di queste cose.

ANDREA – Giusto per non smentirti. E io continuo a metterti alla prova: su... (schiocca le dita per ricordare) Areta non hai un fidanzato? Dei corteggiatori?

EULALIA – Non molti, a causa della mia voce. Certo, l'aspetto fisico è importante, sarebbe strano il contrario. E in questo sono abbastanza comune, non ci differenziamo molto da voi. Ma la voce... la voce, la musicalità sono importanti. I politici sono quelli che più sanno comunicare.

ANDREA - In teoria anche da noi.

EULALIA - E' una questione di bellezza. Io sono quasi handicappata, minorata per la mia voce. La maggior parte delle persone che conosco ha una voce più bella della mia. 

ANDREA - Non riesco a immaginarla.

EULALIA - Lo so. Penso che voi terrestri impazzireste, ascoltandole. O forse no. Stavo leggendo qualcosa a proposito di suoni, ultrasuoni e infrasuoni... voi fate questa differenza?

ANDREA - Sì, è una cosa di fisica...

EULALIA - Forse noi sentiamo e percepiamo più di voi. 

ANDREA - Sarebbe una spiegazione. Mi duole ammetterlo, ma ho notato che i cani del quartiere impazziscono, quando canti tu.

EULALIA – In effetti per l’acustica non è il massimo, con quel coro di sottofondo. Ma è una prova che io canto anche ad altre frequenze, no?

ANDREA – Non traiamo conclusioni affrettate, ok?

EULALIA – Sai, un altro problema con voi è che mi date profonda insicurezza. Non so mai con certezza cosa vogliate dire.

ANDREA - In che senso?

EULALIA - Da noi, quando uno... parla, per così dire, lo fa a diversi livelli. Con le parole, con la musica, con i gesti. Da tutti questi aspetti si capisce poi il tono, il senso del discorso. Con voi, invece, non lo so. Ok, avete le vostre intonazioni di voce e tutto il resto, ma è tutta un'altra storia. Non avete la musica per esprimere direttamente ciò che volete dire.

ANDREA - Incredibile.

EULALIA - Per me lo siete voi, ovviamente.

ANDREA - Perché da voi si canta e da noi no?

EULALIA - Non lo so. E' così e basta. Selezione naturale, o qualcosa di simile.

ANDREA - Non che sia uno scienziato, ma sarebbe interessante capire come avete fatto ad uscire così. 

EULALIA – Te l’ho detto, evoluzione! E’ nata come una questione di corteggiamento, come per gli uccelli, e poi...

ANDREA - ... la cosa è sfuggita di mano a Madre Natura?

EULALIA – Come sfugge la mano a me, d’altronde!

Eulalia accarezza la coscia di Andrea, che gli sorride.
Calano le luci.

SCENA SETTIMA

Eulalia e Andrea sono a letto. 
Il ragazzo dorme, invece la sedicente aliena è appoggiata di schiena al capezzale, intenta a scrivere qualcosa su un blocchetto in stile Moleskine.
Andrea si volta e si sveglia.

ANDREA – Mmm… già sveglia?

EULALIA – Sì. C’è un rumore assurdo nelle vostre città. Da noi il silenzio è sacro. Del resto sentiamo fin troppo.

ANDREA – Non dovevo chiederlo, come non dovrei chiedere: cosa scrivi?

EULALIA – Sto facendo il rapporto per la giornata.

ANDREA – Accidenti! Stai descrivendo quello che abbiamo combinato?

EULALIA – No, su quello devo tacere, altrimenti mi condannano a morte.

ANDREA – Perché?

EULALIA – Non avrei dovuto farmi coinvolgere tanto. E solo Dio sa quanti germi potrei portarmi in grembo al ritorno. Dovrò chiedere una disinfestazione profondissima (si batte il basso ventre). E dolorosissima.

ANDREA – Non cercare di farmi sentire in colpa.

EULALIA – No, sapevo a cosa andavo incontro quando ti ho sedotto.

ANDREA - Posso vedere... qualcosa che hai scritto?

EULALIA – Certo.

Eulalia gli porge il blocchetto e Andrea si erge per leggerlo. Lo sfoglia.

ANDREA – Questa è la tua lingua? Wow!

EULALIA – Ma dai, non lo riconosci? E' il vostro alfabeto fonetico!

ANDREA - Oh, hai ragione. Mi stavo lasciando suggestionare... ma che ci fa---

EULALIA - Conosco molto bene sei lingue, ma questo non vuol dire che le sappia scrivere. Con l'alfabeto fonetico ho aggirato il problema. Trovo assurdo che non lo usiate su tutto il pianeta.

ANDREA – E voi usereste qualcosa di simile?

EULALIA - E' difficile fare un parallelo. In effetti fino a qualche secolo fa esistevano varie scritture, partiture... ma poi ci si è messi d'accordo, o perlomeno ufficialmente. Ovviamente noi abbiamo una scrittura che integra parole e musica.

ANDREA - Wow. Quando mi sveglio?

EULALIA – (seria e perplessa) Quando ti svegli? Non stai dormendo...

ANDREA - Ecco gli svantaggi del mondo non-musical. Era una frase... ironica.

EULALIA - Ah.

ANDREA - E' che mi hai convinto con la tua storia, ma non posso credere che sia tutto vero. Anzi, non ci credo più, se fossi veramente un’aliena, scriveresti nella tua lingua. 

EULALIA – Non lo faccio per non rischiare di lasciare ulteriori tracce del mio passaggio, non si sa mai che fine potrebbe fare. E poi, sei ancora scettico dopo tutti questi giorni? Io piuttosto spero che nessuno lo venga a sapere, o verrò punita severamente dalla mia agenzia spaziale.

ANDREA - Io non parlerò, te l’ho già promesso, ma... non puoi andartene impunemente.

EULALIA - (si ritrae, spaventata) Mi stai minacciando?

ANDREA - No! Voglio solo dirti che devi lasciarci qualcosa. Devi incidere qualcosa, prima di partire.

EULALIA - Stai scherzando? Mi hai sentito prima? No, non posso!

ANDREA - Qual è il problema? Non volete che si sappia della vostra esistenza?

EULALIA – Esatto.

ANDREA - Non è automatico collegare una voce bellissima ad una extra-terrestre! Un paio di persone l'avranno pensato della Callas, ma tanto per dire.

EULALIA - Non lo so. Devo pensarci. Cosa dovrei cantare, poi?

ANDREA - Prima chiariscimi una cosa. Mettiti dal nostro punto di vista: voi componente continuamente?

EULALIA - Mmm. Per i vostri canoni, credo di sì.

ANDREA - Quindi tu puoi comporre facilmente una canzone!

EULALIA - E' facile come parlare, in effetti.

ANDREA - E allora? E' tutto perfetto! Se ti concentri su una ventina di temi, ne uscirà il capolavoro assoluto della musica mondiale!

EULALIA - Se lo dici tu. Come ti ho detto, ci devo pensare.

ANDREA - Basta che mi dai una risposta entro la fine di Novembre.

EULALIA - Va bene. Dormiamoci sopra adesso, okay?

ANDREA – Ok, ma sappi che solo così dissiperai i miei dubbi... anche se potresti essere una cantautrice di vecchia data e non avermi mai detto niente...

EULALIA – Per una volta sono io ad arrendermi (scuote la testa, sconsolata)... buonanotte!

Si spengono le luci.









SCENA OTTAVA

E’ mattina. Eulalia ha preparato la colazione. La porta a letto ballando e canticchiando.

ANDREA – Che allegria. Stai praticamente parlando?

EULALIA – Ma no, niente di così elaborato.

ANDREA – Perché, hai bisogno di una chitarra per salutarmi come si deve?

EULALIA - Sì, è consuetudine andare in giro con uno o più strumenti, per accompagnare la propria voce.

ANDREA – Non mi dire! Ma ballate, anche?

EULALIA - Ecco, ecco... mi sfuggiva quest'altro particolare. Mi sembra anche di essere in un mondo di... impediti.

ANDREA – Ancora con questa storia?

EULALIA - Sì! Noi danziamo quando camminiamo, quando facciamo qualsiasi cosa! Abbiamo un'eleganza in qualsiasi movimento. Il ritmo nel sangue.

ANDREA - E qui invece...

EULALIA - Qui invece mi devo costringere a ripetere sempre la stessa variazione, praticamente. Stavo per impazzire, davvero. Per questo mi sono confidata con te, per avere un certo sfogo. Con te posso ballare, adesso.

ANDREA – In mia presenza, vorrai dire. Io mi limito alla musica da discoteca; il ritmo non mi manca, ma mi fermo lì.

EULALIA – Cercherò di farti cambiare idea.

ANDREA – Vedremo. Io intanto dormo male pensando a te, mi vengono strani dubbi in mente... e te li dico, per continuare a metterti alla prova.

EULALIA – Fai pure, ne hai tutti i diritti.

ANDREA - Mi hai detto che anche voi avete... come hai detto?, stilemi, generi diversi.

EULALIA - Sì, ogni nazione ha un suo... sound caratteristico. Qualcosa di molto simile ai vostri diversi generi, ma anche ai vostri accenti. Il bello è che, anche cantando testi diversi, riusciamo a capirci facilmente. 

ANDREA - Mi fai sentire qualcosa nella tua lingua? Non mi hai nemmeno detto come ti chiami davvero.

EULALIA – Hai ragione, te lo meriti. Ora ti faccio la nostra classica presentazione, quello che potremmo chiamare “il biglietto da visita”. Io mi chiamo...

Calano le luci. Si riaprono.

ANDREA - Wow.

EULALIA - Non fai altro che dire "wow" ogni volta che canto o ti rivelo qualcosa.

ANDREA - Questa volta è un "wow alla wow"! Ho appena sentito una canzone aliena!

EULALIA - Se la vuoi mettere così. Capisco il tuo entusiasmo, comunque. Ricordo la prima volta che hanno diffuso i vostri segnali.

ANDREA - Quali segnali?

EULALIA - Il vostro pianeta emana da un secolo un sacco di onde elettromagnetiche. Sai, la televisione, i cellulari e così via. Tutto viaggia nello spazio. E noi li abbiamo intercettati.

ANDREA - Vuoi dire che siete a 100 anni luce da noi?

EULALIA - Pressappoco, sì. Bravo.

ANDREA - E perché non abbiamo intercettato le vostre trasmissioni?

EULALIA - Non avete gli strumenti adatti. Noi siamo insuperabili, in questo.

ANDREA - Ovviamente. Dicevi del tuo ricordo?

EULALIA - La prima cosa che sentimmo e vedemmo fu una trasmissione di prova di un certo... Herbert Hoover? E poi abbiamo seguito trasmissioni da tutto il mondo. Televisione, cinema... un mondo fantastico, per noi.

ANDREA – Quindi già ti eri fatta un’idea della lingua, del modo di fare... in teoria.

EULALIA – Sì, non mi hanno spedito di punto in bianco qui. Ho dovuto studiarvi attentamente.

ANDREA – Chissà che idea ti sei fatta dalle trasmissioni...

EULALIA – In effetti la realtà è leggermente diversa.

ANDREA – E cosa ti piace della Terra, di quello che hai visto fare qui?

EULALIA - Oltre i musical, le opere. 

ANDREA – L’ho costatato, purtroppo...

EULALIA – Non offendere Maria, per piacere! E’ per questo mi sono stabilita in Italia, negli ultimi mesi. Le opere liriche sono molto vicine al modo in cui comunichiamo noi, o perlomeno nelle occasioni formali.

ANDREA - Che barba!

EULALIA - Non dirlo neanche per scherzo. Per i vostri standard, sono la forma d'arte più sublime.

ANDREA - Parla per te...

EULALIA - Sì, parlo per me. Il resto sarà pur apprezzabile, ma è ammorbante.

ANDREA - E' ammorbante anche parlare con noi?

EULALIA - In un certo senso sì, ma perlomeno è reale. Sai, questo modo di comunicare... lo vedo come un nuovo genere di musica, così non mi pesa. Anche se è uno sforzo mentale abbastanza grosso...

ANDREA – Allora non parliamo e diamoci dentro....

EULALIA – Non essere squallido.

ANDREA – Ok. Ma sul serio, se ti pesa parlare... possiamo limitarci. Del resto ora puoi cantare liberamente ogni sera, almeno in un senso ti sfoghi.

EULALIA – Non potrò parlare nella mia lingua per precauzione, ma le vostre canzoni le posso cantare anche qui da solo, se è per questo.

ANDREA – Se i condòmini non ti cacciano.

EULALIA – In effetti è successo altrove...

ANDREA – (ride) Davvero?

EULALIA – Lasciamo perdere, eh? Ma tu non devi lavorare?

ANDREA – No, devo studiare, il che è peggio! Qui non ho i libri, meglio che vada, così tu ti riposi, che oggi hai dormito poco e parlato abbastanza...

EULALIA – Continua a scherzare, eh?

ANDREA – A stasera... amore.

EULALIA – A stasera... (nota di malinconia)
SCENA NONA

Eulalia e Andrea entrano in scena dalla virtuale porta laterale ridendo.

EULALIA – Ehi, non senti niente?

ANDREA – Cosa? Proprio oggi non sento niente...

EULALIA – Scusa, dev’essere roba che posso sentire solo io.

ANDREA – Sì, certo. (si lascia cadere sul letto) Allora, questa sorpresa? E’ che non hai messo su un cd di lirica?

EULALIA – Anche, sì, perché devi sentire qualcos’altro.

ANDREA – Bene!

EULALIA – Ti lascerò qualcosa... la mia voce registrata. Canto in italiano, inglese, francese e spagnolo.

ANDREA – Oh... già fatto?! E’ fantastico. (voce sconvolta) Sono contentissimo. Va bene. Tutti pezzi originali?

EULALIA - Sì, li ho detti... cioè, composti tutti oggi, dopo che te ne sei andato. Ho usato il tuo registratore. Vuoi sentirli?

ANDREA – Certo! Ma che genere sono?

EULALIA - Credo si possano definire melodici, ma variano in realtà. Tieni. (gli porge le cuffie)

Calano le luci.

Si riaccendono le luci.
Andrea si toglie le cuffie e si strofina gli occhi, come se avesse pianto.

ANDREA - Sono straordinari. 

EULALIA - Grazie.

ANDREA - Non so cosa darei per fare una vacanza sul tuo mondo. Tutti cantano meravigliosamente. Dev'essere fantastico.

EULALIA - Confermo. Lo apprezzo solo da quando sono arrivata qui.

ANDREA – A meno che tu non abbia preso canzoni sconosciute e le abbia reinterpretate... e indagherò su questo, te l’assicuro... ormai sono praticamente convinto della tua sincerità, e questo mi sconvolge completamente.

EULALIA – Sono contenta! (lo abbraccia) Forse ti hanno convinto i testi...

ANDREA – Be’, non ho capito tutto delle canzoni non in italiano... ma in effetti parlano di nostalgia... di casa, della persona amata....

EULALIA - E’ quello che ho provato fino a qualche settimana fa, in un caso. E quello che inizio a provare ora, all’idea di andarmene.

ANDREA – Ecco un argomento che non avrei voluto affrontare. Eulalia, io ho cambiato idea. Ora tornerò a casa, mi collegherò a Internet, metterò tutto a ferro e a fuoco... e ti troverò. Troverò le canzoni che hai registrato. Troverò notizie su una ragazza scomparsa che forse si chiama Eulalia. E ti aiuterò a superare il tuo delirio, così non scapperai a Capodanno.

EULALIA – Anche a me piacerebbe che fosse così. Ma sparirò da un giorno all’altro, tornerò a casa, farò rapporto e dovrò far finta che tu non sia mai esistito, a meno che dalle analisi non risultino i nostri rapporti.

ANDREA – Dio, spero solo che tu sia sincera e che non voglia dire che ti ucciderai a Capodanno, o che fuggirai e basta... l’idea di perderti per nulla, così, mi, mi... ucciderebbe.
Andrea si avventa su Eulalia e la stringe forte. Lei ricambia l’abbraccio dopo qualche secondo di esitazione.
Calano le luci.

SCENA DECIMA

Eulalia è seduta sul suo letto, con la testa china e le mani tra i capelli. Sta piangendo.
Andrea irrompe in scena.

ANDREA – Ehi, che cazzo è successo? Mi fai preoccupare!

EULALIA – Siediti.

ANDREA – Uff, che c’è? (si passa una mano tra i capelli, in segno di preoccupazione)

EULALIA - Andrea, mi spiace darti questo dolore. Avevi detto che avresti preferito scoprire che sono pazza, eh? In qualche modo è vero.

ANDREA – Cioè??

EULALIA – Il mio vero nome è Olga, che in russo vuol dire “la santa”. Eulalia è il mio nome d’arte. Finalmente ho trovato qualcuno disposto a investire sul mio talento... per questo parto, prima di Capodanno, però.

ANDREA – Mi prendi in giro.

EULALIA – No. E’ che non sono molto attraente, e tu mi sei piaciuto da matti, da subito. Temevo di essere l’avventura di una notte, e volevo tenerti legato in qualche modo... con la curiosità.

ANDREA – Ma tu... no, mi hai detto subito che saresti partita, e se lo sapevi già non avresti cantato in un locale qualsiasi---

EULALIA – L’ho fatto per pubblicità. La voce si è sparsa in città, no? Qualche disco o qualche biglietto è assicurato così. Ormai il mercato è feroce, bisogna inventarsi di tutto.

ANDREA – Non puoi aver mentito su tutto. No. Non ho trovato le tue canzoni in rete, le hai scritte tu!

EULALIA – Certo. Riconosco di avere un talento enorme, come cantante e come autrice. Ma anche Elisa, per dirne una. Quest’estate mi sono laureata in Lingue e in questi mesi mi sono potuta dedicare al mio sogno, cioè sfondare con un musical scritto e interpretato da me a Broadway o nel West End. Infatti ora devo partire per Londra.

ANDREA – E il diario in alfabeto fonetico? E quando mi hai cantato il tuo nome?

EULALIA – Lamenti senza senso. E poi mi esercito ad usare l’alfabeto fonetico da quando ho preparato l’esame di Linguistica, e lo uso per il mio diario segreto, così la maggior parte della gente non può leggerlo. Quella sera stavo scrivendo che avevo passato la notte più bella della mia vita, dormendo accanto a te...

ANDREA – Ok. La logica c’è, ed è perversa. Ti credo, e credo anche che tu sia una brutta troia.

EULALIA – Sì, mi merito tutti gli insulti immaginabili. Avrei dovuto chiudere subito il gioco, mi sono fatta prendere la mano. Non immaginavo ci avresti creduto.

ANDREA – Io... ti prego, parti per Londra e non farti più vedere!

EULALIA – Va bene. Però sappi che ho fatto tutto in buona fede, ero davvero innamorata di te. 

ANDREA – Non voglio sentirti. Anzi, prima di andare ti dico: io mi tengo il registratore. Tu... tu pensa a diventare famosa, così poi... poi lo vendo su E-bay e divento ricco.

EULALIA – Sì, te lo meriti. Addio, Andrea.

Andrea esce di scena sbattendo la porta della stanza.
Eulalia piange rumorosamente.
Smette, prende il diario, si alza in piedi e guarda in alto.

EULALIA – Ho fatto quello che mi avete ordinato. Richiamatemi pure.

Le luci si accendono e si spengono a intermittenza, velocissimamente.
Rimangono spente per pochi secondi, quando si riaccendono non c’è più nessuno nella stanza.

Cala il sipario.

FINE