PRECARI SI NASCE

Spettacolo satirico a tempo determinato di

Enzo Ferrara


con musiche originali di Giuseppe Comis

Buio.

Sulla musica di (“Carmina Burana”?) entra l’attore e sistema un leggio. Ha un’aria molto seria.

Dalla Divina Commedia vi leggerò il canto tre bis.
Forse non tutti sanno che il sommo poeta lo scrisse ma non venne pubblicato a causa della censura del tempo. Questo canto è stato di recente scoperto e divulgato e adesso ne possiamo apprezzare tutta la sua attualità.
In questo canto dell’Inferno, Dante parla del primo cerchio: il Limbo, ove sono relegati coloro che senza aver peccato non conobbero la vera religione ed è in questo cerchio che Dante mette anche i lavoratori: “ sanza niuna garanzia, mai assunti furon a indeterminato tempo”.
In questo passo della Divina Commedia Dante incontra i precari del suo tempo e cosi ne parla. Come sentirete il sommo poeta ripete il famoso endecasillabo del 3° canto; ma qui la città dolente non è un luogo indefinito, ma la città, con i suoi uffici, aziende, società, agenzie interinali, ecc.
E ripete, per me si va tra la perduta gente. Chi è la perduta gente? Ma il poeta è chiaro: la perduta gente sono i precari.

Per me si va ne la città dolente
Per me si va nella legge vigente
Per me si va tra la perduta gente

Flessibilità chiamò il legislatore
Detto anche senatore
Chiamato pure il gran fregatore

Dinanzi a me non fur cose create
Se non cose determinate
Lasciate ogni speranza voi ch’entrate.

“Dinanzi a me non fur cose create” Davanti al precario non c’è un cazzo di prospettiva!
“Lasciate ogni speranza voi ch’entrate” Il poeta si riferisce a chi entra in un lavoro con un contratto a tempo.

Queste parole di colore oscuro
Che tutto diceva del futuro
Per c’hio: “Maestro, il senso lor m’è duro”

Ed elli a me, come persona accorta:
«Qui si convien lasciare ogne sporta;
ogne speranza convien che qui sia morta.

Noi siam venuti al loco ov’i t’ho detto
Che tu vedrai le genti dolorose
C’han perduto il ben de l’intelletto.

Il ben dell’intelletto: che sono incazzati come bestie.

E poi che la sua mano a la mia puose
Con lieto volto, ond’io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose.

E qui Dante descrive la situazione dei precari. In questi versi troverete tutta la disperazione, tutta l’incazzatura dei giovani assunti con contratto a tempo e Dante si commuove: “ne lagrimai”

Quivi sospiri, pianti e alti guai
Risonavan per l’aere sanza stelle
Per ch’io al cominciar ne lagrimai.

Diverse lingue, orribili favelle
Parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle.

Facevan un tumulto, il qual s’aggira
Sempre in quell’aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.

E io ch’aveva d’error la testa cinta
Dissi: Maestro, che è quel ch’i odo?
E che gent’è che par nel duol sì vinta?

Ed elli a me: Questo misero modo
Tengon l’anime triste di coloro
Che visser sanza mangiar altro che brodo.

Dante continuava a non capire. “Maestro, chiede, che è quel che odo? E che gent’è che par nel duol si vinta?” Avrei voluto vedere lui andare alla Findomestic per comprare a rate un telefonino e sentirsi rispondere: no! Perchè non hai una busta paga con un contratto a tempo indeterminato. Ma Virgilio che sapeva cosa vuol dire essere precari, perché anche lui aveva lavorato in nero, sottopagato e senza previdenza sociale, gli spiega: “Vedi caro Dante, gli dice, costoro vengono assunti dalle aziende “sanza niuna tutela, sanza niuna prospettiva futura” e se sposare si voglion e famiglia metter su, come cacchio fan? Come si può comprar magion se non v’è nemmen un soldon? Questi, dice Virglio, non hanno speranza di aver consorte. Di sposare e aver prole. E, continua, “fama di lor il mondo esser non lassa”. Il mondo, quello politico, sindacale, manco li vedono: li sdegna; e anche noi che discutiamo a fare, ma guardiamo e facciamo finta di niente.

Ed io: Maestro, che è tanto greve
A lor, che lamentar li fa si forte?
Rispose: Dicerolti molto breve,

Questi non hanno speranza di aver consorte
e la lor cieca vita è tanto bassa,
che 'nvidiosi son d'ogne altra sorte.

Fame di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa»

Riprende in crescendo la musica di Carmina Burana.


In scena un attore:

Si, io sono un precario.
Ma essere precari non è una conseguenza della organizzazione del lavoro, no! Essere precari è una condizione dello spirito, perché: precari si nasce!
Prendete me. Già da spermatozoo mi hanno messo in una provetta, poi sono stato inserito in un utero, ma non era quello definitivo! In affitto! solo per nove mesi, non rinnovabili.
Alla scadenza, via! Fuori!
Immaginate quindi come sono stato contento di avere una madre vera, effettiva. Una madre, bella, messa in regola, con tutti i crismi: convalide, approvazioni, omologazioni, conformità... insomma: una madre fissa.
Poi, purtroppo, la ditta, cioè il matrimonio di mamma e papà, è fallito.
E cosi il giudice mi ha affidato sei mesi a uno e sei all’altro.
Se consideriamo che ognuno di loro continuava a cambiare partner mi sono trovato ad avere sei madri e otto padri, tutti a tempo determinato.
Poi sono cresciuto e quale poteva essere il mio sogno? Avere una ragazza fissa! Almeno quella! E invece no! Tre mesi, due mesi, un mese... tutti fidanzamenti a termine... a volte anche due giorni, nemmeno interi... a partime!
Adesso spero che sia la volta buona. Sono fidanzato da sei mesi. Sei mesi! Una eternità, con Giuliana. Mi sono deciso: stasera le chiedo di sposarmi, e voglio che il mio matrimonio sia per la vita... ecco sta arrivando.
Lui: - Giuliana, amore...
Lei: - Ciao...
Lui: - Giuliana, tesoro, ti devo parlare.
Lei: - Si, anch’io ti devo parlare.
(l’attore al pubblico)
Anche lei!!! Ma questa è una cosa eccezionale... sono sicuro che anche lei vuole sposarmi.
(l’attore rivolto all’attrice)
Lui: - Ah si? E dimmi, di che mi vuoi parlare?
Lei: - No, prima tu! Hai detto che mi vuoi parlare...
Lui: - No, prima tu...
Lei: - Nooo! Prima tu!
Lui: - No, prima tu...
Lei: - Senti, tu lo sai che oggi fanno sei mesi che stiamo insieme?
Lui: - Si amore, i sei mesi più belli della mia vita!
Lei: - E sai che sono i sei mesi di prova..
Lui: - Come sarebbe: di prova?
Lei: - Lo avevamo detto: stiamo insieme, senza impegni...
Lui: - Si ma io credevo che fosse un modo di dire... cosi...
Lei: Noooo! Che modo di dire! Era una vera e propria prova... e oggi, è scaduta.
Lui: - Scaduta? C’era la scadenza?
Lei: - E certo! Amore... bisogna essere pratici...
Lui: - Si, ma... insomma, come è andata questa prova?
Lei: - Male! Amore te lo devo dire: è andata male.
Lui: - Ma perché?
Lei: - (prende un quaderno e legge) Ho tutto scritto: per esempio... alla voce appuntamenti: male! Vai malissimo. Hai una media di ritardo di 22 minuti... avrei accettato una media di 12 minuti...
Lui: - Ma amore... non è colpa mia... il traffico...
Lei: - Si, vabbè... ma i risultati sono quello che sono. Andiamo alla voce: regali! Qui sei una frana... in sei mesi solo tre mazzi di fiori! Dico... mai un anellino, un orecchino...
Lui: - e la scatola di cioccolatini per il tuo compleanno?
Lei: i cioccolatini non fanno regalo... “dicesi regalo un oggetto il cui valore non sia inferiore a 175 euro”.
Lui: Ma amore... il pensiero? Quello non conta più...
Lei: - Amore, il pensiero un accidenti! I regali sono regali. Ma andiamo alla voce: pomiciate..
Lui: - eh no... qua non puoi dire niente!
Lei: - E invece si... mio caro. In sei mesi abbiamo pomiciato una media di 2, 8 volte alla settimana...
Lui: - Ma, scusa, ci vediamo tre volte alla settimana... mi pare una buona media... scusa 2,8!
Lei: - Ma scherzi! Una coppia regolare ha una media di pomiciate di 6,5 alla settimana... Non parliamo poi della voce SESSO!
Lui: ma... scusa, qui io che colpa ho... non abbiamo dove andare...
Lei: - ma non c’entra... ti è mancata la fantasia, l’inventiva... no, no, no!
Lui: - Ma allora?
Lei: allora... mi dispiace, ma non hai superato la prova....
Lui: - ma che vuol dire che mi licenzi?
Lei: - E si!
Lui: - Ma come? Ma io ti amo!
Lei: - Mi ami, mi ami... ma questo non c’entra... L’amore non è mica un requisito essenziale, e poi sto prendendo in prova un altro... Non te la prendere amore.
Ciao! (esce)
Lui: - Ma... ma almeno dammi il preavviso, la liquidazione, il TFR... amore! Stronza maledetta... almeno la tredicesima...

Comincia musica
IO SONO PRECARIO

Ogni volta che ti dico: ti amo
mi rispondi che sono uno scemo
che l’amore va collaudato
e non darlo a tempo indeterminato;
che bisogna vedere se dura
o invece è solo una fregatura;
la tua posizione è molto assennata
a te piace l’amore a chiamata.
a contratto, a progetto
io invece lo voglio perfetto.
Voglio l’amore sicuro, l’amore primario
sono stanco di essere un precario.

Sono precario sono insicuro
non sono ancora né chiaro, né scuro
come una foto sfocata
dai contorni sbiadita
occupato ma sempre in attesa
di qualcosa che sia qualcosa.

Sono precario sono perplesso
non riesco nemmeno a far sesso
mi inibisco, mi impaurisco
quando penso al domani atterrisco
e se il futuro ad un tratto scompare
sarò morto senza ferie da godere.

Ogni volta che ti dico: ci siamo
questa volta è sicuro, ci sposiamo.
Tu mi dici: ma sei scemo?
il matrimonio è uno sport estremo
per farlo ci vuole prudenza
più che coraggio ci vuole incoscienza.
Ed io intanto continuo comprare
profilattici e pillole da usare
e con quello che costano mi pare
potremmo più di sei figli allevare.
Io voglio l’amore primario
sono stanco di essere un precario.

Sono precario sono sfiduciato
per me il domani è come sfumato
un disegno senza contorni
un paesaggio senza dintorni
non so più chi sono e perché
cosa faccio e soprattutto fino a che.
Sono precario sono confuso
sono vittima di ogni abuso
datemi un pensiero, voglio un’idea
la mia vita mi pare una odissea
da un’isola all’altra ma sempre per mare
vorrei un’Itaca in cui attraccare.


FACCIAMO UN MASTER

Due attori in scena:

A: - No, io adesso vorrei fare un discorso chiaro.
B: - Ma si, smettiamola con questo discorso del precariato...
A: - Il precariato non esiste! Oggi bisogna darsi da fare, perché il lavoro non manca.
B: - Giusto! E’ solo momentaneamente assente.
A: - Perché se tu non ti adegui non lo trovi. Noi, per esempio, abbiamo fatto un master.
B: - Prima abbiamo fatto uno stage…
A: - …poi una convention…
B: - …una full immersion…
A: - e finalmente: “abbiamo fatto un master”.
B: - Oggi se non hai fatto un master non sei nessuno…
A: - Come dicono a Oxford: sei come il due di mazze con la briscola a spade.
B: - Il master si chiamava: “Che dè stu Job?” Ovvero: “come difendersi dalle offerte di lavoro”
A: - E si! Perché, diciamolo, che sta diventando una piaga sociale questa continua e asfissiante offerta di posti di lavoro…
B: - Non puoi aprire un giornale che ti trovi offerte di lavoro…
A: - Anche sul mio giornale… di cultura...
B: - PornoExpress? Quella schifezza che leggi?
A: - quella è alta cultura, l’altro giorno fra un servizio su Alice il viados dell’estremadura e un reportage su Clarissa la regina dell’hard, ragazzi, non vi trovate davanti una pagina intera di offerte di lavoro?!
B: - Che schifo! Questa è volgarità gratuita, offesa al comune senso del pudore…
A: - Ma quale senso del pudore, qua siamo in un regime lavorocratico; siamo ai messaggi subliminali…
B: - Suppli…?
A: - Si… babà!
B: - Dopo il supplì?
A: - Subliminali! Che ti lanciano il messaggio in maniera subdola. Per questo abbiamo fatto questo master.
B: - Abbiamo così imparato a difenderci dal “male assoluto”… il lavoro.
A: - Primo argomento del master: “conosci te stesso”. Da una approfondita auto analisi ognuno di noi si è posto la domanda fondamentale:
B: - Sei sicuro che non si annidi in te un lavoratore occulto?
A: - Qualcuno ha scoperto con raccapriccio di essere geneticamente disposto non solo al lavoro, ma anche allo straordinario…
B: - Purtroppo per casi del genere non basta un master ci vuole un intervento chirurgico… al cervello…
A: - Seconda lezione: “L’inganno”. Ovvero sotto quale veste si può presentare il male?
B: - Mettiamo che siete a casa vostra sparapanzato sul divano a guardare una intrigante televendita e sentite suonare… vi avviate e aprite la porta…

(L’attore A mima uno che aspetta alla porta.)

A: - Buon giorno, scusate stiamo facendo un sondaggio sociologico può rispondere a qualche domanda?
B: - Ma io non ho tempo da perdere…
A: - Guardi per fare prima le leggo solo la domanda senza la risposta, le sta bene?
B: - Basta che ci sbrighiamo.
A: - Facciamo presto. Allora: la situazione economica internazionale sta precipitando, come bisogna porre rimedio? Le risposte sono A B C D, cosa rispondete?
B: - …B, no, anzi facciamo… A!
A: - A. (scrive) Seconda domanda: la politica europea ha un momento di crisi, quali sarebbero, secondo voi le iniziative da prendere? Risposte: A B C D.
B: …mmmmm, C:
A: C. (scrive) Terza domanda: il perdurare della crisi medio orientale, può essere un freno alla produzione del petrolio? E in che modo? A B C D.
B: - Facciamo… D.
A: - Perfetto! Le sue risposte hanno evidenziato una preparazione politico economico sociale di altissimo livello, per cui la invitiamo a presentarsi al palazzo dell’ONU per essere assunto come segretario.
B: - Io, segretario dell’ONU? E io per un posto di segretario dovrei andare a New York? Ma voi siete scemi!
(Imita la chiusura della porta)

A: Un altro sistema di reclutamento di forzati da inviare ai campi di lavoro retribuito è la: “videoipnosi”. Guardate come… (come se telefonasse) Pronto? Parlo col signor Rossi?
B: - Perché? Che mi volete vendere qualche cosa? Io non firmo niente, non ho mai firmato niente, anzi io non so nemmeno come si firma…
A: - Ma no, lei è stato estratto a sorte ed ha vinto un premio.
B: - Senti amico bello! Questa storia dei premi l’ho inventata io 20 anni fa, e tu mi vieni a raccontare a me… (Chiude il telefono)
A: - (riprova e cambia voce) Pronto!
B: - Ancora!
A: - Ma non sono quello di prima, io sono un altro…
B: - Siamo sicuri?
A: - Ma non la sente la voce?
B: - L’ha cambiata?
A: - E’ vero, l’ho cambiata… ma per piacere non chiuda, io mi debbo guadagnare il pane, tengo 4 figli… sia gentile…
B: - E vvabene! Che cosa vuole?
A: - Una sciocchezza… deve rispondere a qualche domanda, se non le dispiace…
B: - Ma niente di personale eh?!
A: - Per me guardi mi può dare anche generalità false, a me non m’importa…
B: - Di che si tratta?
A: - Sciocchezze, io le faccio quattro domande e lei mi da le risposte che vuole…
B: - Lo faccio per i suoi sei figli…
A: - Grazie lei è buono; ma io ho detto tre figli…
B: - Io avevo capito quattro…
A: - Allora perché ha detto sei?
B: - Volevo vedere se era attento. Allora me la fa questa domanda?
A: - Subito! Quanti anni avete?
B: - Voi quanto me ne date?
A: - A occhio… ve ne do’… 35!
B: - Perché sono in pigiama… comunque c’è andato vicino.
A: - E cioè?
B: - Vicino!
A: - Ma quanti anni avete?
B: - Ma allora lei travalica!?
A: - Non mi permetterei mai… io non so nemmeno come si travalica! Mettiamo 32 circa. Che titolo di studio ha?
B: - Aaaaah! Allora sta buttando la maschera!
A: - In che senso?
B: - E perché io la conosco la storia… quanti anni ha… che titolo di studio… giovanotto: dove vuole arrivare!
A: - Sia buono risponda… lo faccia per i miei cinque figli…
B: - Se è per i suoi tre figli…
A: - Veramente io ho detto sei figli…
B: - Lo so, volevo vedere se io ero attento… mi garantisce la segretezza assoluta!
A: - Una tomba!
B: - Mi raccomando, questo è un segreto che non ho mai rivelato a nessuno! Ho fatto scomparire ogni traccia di questo tragico errore del mio passato…
A: - Mi guardi negli occhi… un po’ più a destra… ancora un poco… cosi!
B: - Ma scusi che c’ha il video telefono?
A: - Si!
B: - Ahh! Così va bene?
A: - Perfetto! Stia fermo e guardi fisso il telefono…
B: - (In evidente stato ipnotico) Siii…
A: - Che titolo di studio ha?
B: - Diploma in informatica…
A: - Che votoooo?
B: - Ventidueeee!
A: - Meglio che nienteee! Presentatevi domani mattina in via sella nella banca omonima alle nove siete assuntoooo!
B: - Mi hanno fregatooooo!

Comincia musica
HO FATTO UN MASTER

Il ministro fu solenne,
dritto al cuore lui puntò,
senza peli sulla lingua
disse con fermezza: stop!
Basta impiego per la vita,
non c’è pensione per gli inetti,
qui bisogna prendere atto
che la vita è una salita,
che bisogna sempre imparare
se si vuole conquistare
un posto al sole in cui morire.
Ed è per questo che io ho deciso
di fare un master ben preciso.

Ho fatto un master per campare
ed un altro per soffrire
uno stage per scopare
un seminario per cagare
un corso breve per mentire
anche un forum per subire
a questo punto son preparato
per il ruolo a me assegnato.

Il problema è ormai chiaro:
oggigiorno non sei nessuno
se non hai i requisiti,
se non hai un obiettivo.
Questa vita va studiata
ogni cosa approfondita,
non c’è spazio per gli ignari,
ci si giocano i denari.
In amore, per esempio
devi sempre essere pronto.
Ed è per questo che io ho deciso
di fare un master ben preciso.

Ho fatto un master per sognarti
ed un altro per amarti
un workshop per sopportarti
un convegno per scaricarti
anche un meeting per scordarti
ed un incontro per cancellarti.
A questo punto sono esperto
sono libero e mi diverto.



IO NON SONO PRECARIO

Io non sono precario!
Io ho un lavoro fisso. Sicuro. A tempo indeterminato.
Ma poi che vuol dire “a tempo indeterminato” ? Che è indefinito, vago, generico, impreciso, astratto.
Devo confessare che l’idea di avere un lavoro astratto mi inquieta, mi mette ansia.
Ma io non sono precario.
Ho un posto fisso. Sono un privilegiato. Sono come gli orsi marsicani, come le balene: una specie protetta.
Quando vado in banca il direttore mi accoglie a braccia aperte. Si commuove.
Sono corteggiato da tutte le società finanziarie. Mi supplicano di accettare prestiti a tassi di favore. I negozi fanno a gara per farmi credito. Zero interessi! Prendi adesso paghi fra 2 anni! La Findomestic vuole erigermi un monumento: un gruppo scultoreo come l’altare della patria.
Sono contento, sono felice, ho l’avvenire assicurato.
Lavorerò per quarant’anni nella stessa azienda.
Quaranta anni di tranquille giornate di lavoro. Senza sorprese... tutte uguali.
Non ci sono incognite nel mio futuro.
Timbrerò il mio cartellino per 40 anni, sempre alle 8 di mattina; mi siederò nella stessa scrivania per 40 anni; farò lo stesso lavoro per 40 anni; prenderò le ferie fra luglio e agosto per i prossimi 40 anni.
Il futuro si presenta luminoso, radioso, splendente.
Fra due anni mi sposerò con Maria, con cui sono fidanzato dalle elementari. Avremo due bambini... abbiamo già i nomi: Massimo e Marta.
Abbiamo già prenotato la scuola materna, bisogna farlo in anticipo, molto in anticipo.
Stiamo cercando casa. La compriamo. facciamo un mutuo di 30 anni, cosi gli ultimi 10 anni di lavoro non avremo la trattenuta sullo stipendio.
I ragazzi faranno le superiori e poi l’università, ma solo uno dei due, non mi posso permettere due figli all’università. Faremo un sorteggio.
Io e Maria ci vogliamo bene e abbiamo promesso che ci vorremo bene per altri 30 anni, poi faremo una proroga e ci vorremo bene per altri 5 anni, rinnovabili.
Già, la vita mi sorride, il futuro mi apre le braccia rassicurante.
Sono tutelato, assicurato, garantito. Sono in una botte di ferro.
Cosa mi può succedere?
L’inflazione è sotto controllo. La spesa pubblica è sotto controllo.
Ho diritto alla assistenza sanitaria, alla previdenza sociale.
Andrò in pensione fra quaranta anni.
Mi iscriverò al sindacato pensionati. Ci penseranno loro a tutelare i miei diritti.
Avrò una pensione dignitosa, più che dignitosa... una pensione congrua. Cioè che basterà a darmi una vecchiaia serena, con tutte le tutele, le garanzie di un paese civile.
Si, la mia sarà una vecchiaia decorosa. Avrò una panchina nel parco comunale in cui potrò parlare con i miei amici, portare i miei nipotini. Il mio comune organizzerà corsi di cucina esotica, sommelier e giardinaggio. Parteciperò a concorsi per il “Nonno dell’anno”
Sono tranquillo. Sono in una botte di ferro... lo avevo già detto?
Sono in una botte di ferro... mi sento in una botte di ferro.
Non si sta comodi in una botte di ferro. Mi sento come se mi mancasse l’aria.
Le botti di ferro non sono comode, non potrei trasferirmi in una botte di legno?
Non potrei uscire dalla botte?
Noo?


LA MANIFESTANTE
(l’attrice entra correndo con un cartellone bianco in mano)

- Arrivo, arrivo, arrivo... Sto qua.
- Quanti siamo? Per il corteo... che poi sui giornali non si dica... ”erano quattro gatti”. - - - Come quale corteo? Quello per la manifestazione... contro il precariato... o era “la marcia per la ...” per la ... per cosa dobbiamo marciare oggi?
- Ma si dai! Questo mese dobbiamo fare: la marcia per la pace,
marcia contro la guerra, marcia per le donne del terzo mondo... la marcia per: la Palestina ai palestinesi, la Serbia ai serbi, la Juventus agli juventini, la fiorentina... per tutti; nel senso della bistecca.
- Ma quando una si sente che deve partecipare, deve partecipare. Non è solo un fatto di partecipazione fisica, è anche un fatto emotivo.
- Quando noi partecipiamo non ci mettiamo solo i cartelloni, i cappellini, gli striscioni, i fischietti. No, noi ci mettiamo l’anima.
Io non mi sento una manifestante come tanti, io mi sento come... Giovanna d’Arco. Sento le voci. “... siamo i carovanieri del Sahara, qui non piove da un’eternità abbiamo bisogno di te, fai qualcosa.”
- E io faccio la marcia contro la siccità nel Sahara.
- “Siamo gli aborigeni della Nuova Zelanda, con la scusa dell’estinzione ci proibiscono di ammazzare i canguri, loro non sanno com’è buono il canguro in agrodolce, fai qualcosa.”
- “Siamo i canguri della Nuova Zelanda gli aborigeni se ne fregano dell’estinzione e ci massacrano e ci fanno pure con le patate, fai qualcosa”.
- Noooo! Con le patate nooo! Il canguro va saltato in padella!
- Per esempio, il debito dei paesi del terzo mondo, lo vogliamo eliminare o non lo vogliamo eliminare?
- Perché tanto questi i soldi, ma quando ce li ridanno?
- Noi che siamo fra i paesi più ricchi del mondo... si! Noi siamo uno dei paesi più ricchi del mondo! Non lo sapeva signora?
- Lei c’ha il mutuo della casa, che fa sacrifici e privazioni da dieci anni? Che per comprare le scarpe ai ragazzini deve aspettare i saldi?
- Signora cosa vuole che le dica... faremo pure una manifestazione per eliminare il mutuo della casa della signora.
- Lei deve dare tre mila euro a suo cognato che glieli ha prestati?
- Faremo una marcia per l’eliminazione dei debiti ai cognati.
- Ah, solo per suo cognato, per gli altri non gliene frega niente?
- Perché questo è il bello della nostra società: non siamo mai soli. Una fiaccolata, una manifestazione, una marcia, non si nega a nessuno.
- Per tutti c’è un Telethon, una 48 ore per la vita, un concerto, una partita di calcio di solidarietà.
- Perché non è vero che il mondo è cattivo, che gli uomini sono egoisti.
- Se tu c’hai un problema, la gente ti si stringe attorno, ti circonda, ti riempie d’attenzioni, ti toglie il fiato. Non si muove da li, perché vuole vedere fino a che punto tu resisti, vuole vederti esalare l’ultimo respiro. E quando tu non dai più segni di vita:
- Ahhh! Finalmente ce lo siamo tolto dalle palle.
- La solidarietà è una componente genetica dell’uomo. Noi tutti abbiamo un gene che si chiama “il gene buono”.
Quando un nostro simile ha bisogno d’aiuto subito scatta la reazione del gene, che attiva tutti i meccanismi di protezione e d’aiuto;
- e quando non hai bisogno d’aiuto, non hai problemi, che sei tranquillo, soddisfatto; te li creiamo noi i problemi, te ne creiamo tanti, ma tanti tanti.
- Cosi possiamo essere solidali con i tuoi problemi.
- Adesso poi sono state regolamentate le manifestazioni di protesta. Per esempio sono vietate le parole violente e offensive. Si consigliano frasi del tipo: “Se cortesemente ci volete dare una pensione adeguata.”
- “Quando avete tempo se per favore ci rinnovate il contratto.”
- “Ci farebbe piacere avere un aumento di stipendio.”
- “Questo governo dovrebbe gentilmente andare via” Ecc.
- E mi pare giusto che anche gli organi preposti al controllo si adeguino.
- Ora un’unità speciale è stata approntata dalla polizia pronta ad intervenire nelle manifestazioni con sciopero della fame.
- I poliziotti si travestono da cuochi e cominciano a cucinare a 4 metri dagli scioperanti. Porchetta, salsicce, abbacchio, bucatini all’amatriciana. Così assediati sono pochi gli scioperanti che resistono.
- Dopo 10 minuti si mangiano pure i poliziotti.
- Ma quello che abbiamo imparato partecipando a queste manifestazioni è la prospettiva; nel senso che tu non vedi il problema dall’esterno, no, tu c’entri dentro: sei nel problema.
- Fai una marcia contro la globalizzazione. E ti senti globalizzato.
- Ti senti globalizzato nelle cosce, nei fianchi, nello stomaco. Ti senti tutto un globo.
- Tu non cammini: rotoli.
- Fai un corteo contro i cibi transgenici. Ti senti un cetriolo che sa di melanzana, un cocomero che sa di fragola, un pollo che sa di pollo.
- Che ti devono subito ricoverare per grave intossicazione alimentare.
(voce fuori campo come da un megafono)
- Attenzione. Tutti i partecipanti alla marcia per “un mondo più unito” si portino a sinistra della piazza. I partecipanti al corteo per “un mondo migliore” si portino a destra della piazza. Invece i manifestanti per “un mondo nuovo” restino al centro.
- E adesso... noi dove ci mettiamo?
Ma ragazzi, ma così non si fa. Almeno decidiamo prima come lo vogliamo questo porco mondo, se no noi non sappiamo che scrivere nei nostri cartelli.


Comincia musica
IO MANIFESTO

Se proprio vogliamo dirlo
la mia è una battaglia ideale
un tributo alla giustizia sociale,
una lotta senza quartiere
senza paura, senza frontiere.
Datemi un cartello, una bandiera
non ho problemi anche di sera,
contro chi devo gridare?
addosso a chi devo sputare?
devo saperlo per sembrare vero
esprimere il mio libero pensiero.

Io manifesto
contro chi ha rubato i miei anni
contro chi si è messo nei miei panni
chi si è arricchito con le promesse
fatte solo nel mio interesse.

Io manifesto
contro i furbi e i potenti
contro gli ingenui e i perdenti
contro chi si vuole immolare
per la pace che vuole salvaguardare.

Io manifesto
contro di te che mi hai licenziato
per assumere un serbo croato
contro di te che credi sia onesto
buttarmi fuori senza un pretesto
Contro di te io manifesto.


Se proprio vogliamo dirlo
anche da solo potrei marciare
mi basta una canzone da cantare
un inno, una rima da baciare
e poi vedreste quello che so fare.
Datemi un cartello, una bandiera
non ho problemi anche di sera,
contro chi devo gridare?
addosso a chi devo sputare?
devo saperlo per sembrare vero
esprimere il mio libero pensiero.

Io manifesto
contro le frange sempre più estreme
contro chi ancora le vuole e le teme
contro chi dice che uniti si vince
contro il mio amore che non si convince

Io manifesto
contro le tasse e contro la tosse
contro chi prevede tutte le mosse
chi si schiera sempre coi vinti
chi riesce a frenare gli istinti

Io manifesto
contro chi crede che bisogna soffrire
chi apre le braccia e vuole morire
contro si crede unico, perfetto
che tu sia per sempre maledetto.


CALL CENTER
(due attrici e un attore)

A: - Pronto.
B: - Parlo col signor Giovanni?
A: - Siii!
B: - Buon giorno signor Giovanni, sono Rosaria della “Incommensurabile Art Trading Society and Communication broadcasting”
A: - ..azzo!
B: Appunto, signor Giovanni, come lei sa bene, ci occupiamo di arte, comunicazione visiva e percettiva. Lei conosce qualche nostra opera?
A: - Mmmmma... non so... ma guardi a me non i interessa...
B: Bene! Ero sicuro di trovare in lei un estimatore delle nostre opere. Le rubo solo pochi minuti per farle alcune semplici domande.
A: - Ma guardi che io ci avrei da fare...
Squilla l’altro telefono
A: Pronto!
C: Il signor Giovanni suppongo?
A: Chi parla?
C: Signor Giovanni sono Daniela della “Virtual sex”. Signor Giovanni, lei sa che la mission della nostra azienda è dare sviluppo alle emozioni e sensazioni sessuali...
A: Ahhhh! Sessuali... interessante
B: - Bene signor Giovanni; lei preferisce l’arte concettuale, l’arte paranormale o l’arte tout court?
A: - Laaaaa.... terza che ha detto.
B: bene, mi fa piacere perché lei conferma le nostre opinioni, come lei sa il nostro slogan dice appunto: Prendi l’arte e mettila da parte.
A: ma non è: impara l’arte e mettila da parte?
B: Noi abbiamo capovolto il concetto, come lei sa benissimo l’arte è visione, l’arte è rottura...
A: - A proposito di rottura...
C: Ascolti prima me signor Giovanni e non se ne pentirà... Lei sa che oggi la sessualità viene sfruttata da una miriade di prodotti che mirano solo a speculare sulle debolezze dell’uomo... noi della “Virtual sex” abbiamo realizzato una serie di prodotti che hanno come scopo la soddisfazione del cliente...
A: Ma quale cliente... signorina...
C: Lei, appunto per questo è stato prescelto come cliente ideale per i nostri prodotti...
A: Ma che prodotti! Ascolti..
B: Quello che io le propongo signor Giovanni, è un capolavoro che lei potrà mettere nella sua collezione senza temere il confronto con gli Utrillo, i De Pisis e i Picasso che lei ha già in casa sua...
A: - Picasso? A casa mia?
B: La sua, appunto. Mi dica signor Giovanni, lei preferisce la pittura o la scultura?
A: Signorina.. ma che vuole che mi interessi...
C: Lei sa, signor Giovanni che non è stato scelto a caso il nostro slogan: “Abbi uno scopo nella vita”, dove la parola “scopo” riveste un significato simbolico declinandolo all’infinito.
A: In che senso scusi?
C: In tutti i sensi. Le posso chiedere, signor Giovanni, quali sono le sue preferenze sessuali?
A: Ma scusi a lei che ci interessa?
B: - Perfetto, la scultura è senza ombra di dubbio più rappresentativa e darà più prestigio alla sua bella casa. Quello che le propongo è un’opera di Marsilio Mantegazza di indubbio valore. Stiamo parlando dell’opera numero 444 del nostro catalogo, ossia del “Cavallo pensieroso” un’opera che lei conoscerà di certo e che i musei di tutto il mondo ci richiedono...
A: - Un cavallo? Ma scusi... ma io dove la metto..
B: - è sicuramente un’opera fra le più rappresentative del maestro, la dimensione è la stessa di un cavallo seduto in posizione meditativa, di appena tre metri per sei...
A: ma lei conosce casa mia? tre metri per sei è tutto il palazzo
C: Come lei sa, signor Giovanni, i tabù oggigiorno sono reperti archeologici; le chiedo perciò, lei è per l’eterosessualità, l’omosessualità o la multisessualità?
A: Ma scusi che cos’è questa multisessualità...
B: Ascolti me signor Giovanni possiamo passare alla pittura, e qui il nostro orizzonte si apre a 360 gradi. Le dico solo che il nostro catalogo comprende 4900 opere fra oli, tempere, pastelli ecc, lei cosa preferisce signor Giovanni...
A: Guardi...a me i pastelli mi restano sullo stomaco..
B: Perfetto! Andiamo sugli oli, dove abbiamo solo l’imbarazzo della scelta, le piace l’olio signor Giovanni?
A: Olio? Olio buono?
B: Abbiamo solo oli di prima scelta...
A: Senta facciamo 5 litri e non se ne parla più
C: Signor Giovanni sono Daniela della VirtualSex, adesso le elencherò alcuni prodotti di nostra invenzione che attrarranno sicuramente il suo interesse..
A: Ascolti, signorina..
C: ...nel settore eterosessualità dobbiamo distinguere fra “realsessualità e autosessualità” ...
A: Autosessualità? Io c’ho una Panda primo modello...
C: ...il nostro cavallo di battaglia è il “laserpene”, una protesi leggera e di minimo ingombro che munita di un sensore particolare si gonfia facendo affluire sangue al suo pene portandolo a dimensioni da “erezione di partenza” appena sente nelle vicinanze un apparato genitale femminile, noi lo garantiamo per duecento meri, ma clienti che l’hanno provato attestano una sensibilità di oltre i trecento metri...
A: azzo... scusi, ma non è pericoloso...
B: No, signor Giovanni nessun pericolo, l’olio che le voglio proporre e del maestro Gianfedericomariafilippo Rovellasco, un artista italiano che il mondo ci invidia...
A: Si, ma a me non mi interessa...
B: Ma quello che le propongo adesso la farà restare a bocca aperta, ed è la famosa “Natura stressata” che come lei sa fa parte del trittico: “La natura non è morta, è stanca” che comprende “La natura incazzata” e l’ormai celebre: “La natura depressa”. E sa quanto le costa questo capolavoro?
A: Ascolti signorina... io non ho soldi...
C: Signor Giovanni, ho capito, lei è per la “Autosesualità” non c’è niente da vergognarsi...
A: Ma io non mi vergogno... io c’ho una panda dell’82...
C: L’articolo che le propongo è il “masturbatore digitale automatico”, un vero gioiello della tecnica, che si può avere in due versioni, con o senza serbatoio...
A: senza serbatoio? La Panda?
B: Allora signor Giovanni le mando a casa la “natura influenzata” una cifra irrisoria, se teniamo conto che lei potrà pagare in comode rate giornaliere di 20 euro al giorno...
A: SIGNORINA!!! Ma lei è pazza! Ma cosa viene a propormi?
B: Mi dica signor Giovanni, lei forse vorrebbe delle rate più comode, allora possiamo fare 140 euro alla settimana...
A: Senta signorina...
C: Signor Giovanni, non si alteri... io faccio solo il mio lavoro... lo sa lei che mi pagano solo se trovo qualche cretino che mi compra queste stronzate... sia buono compri qualcosa..
A: SENTAAAA! IO NON VOGLIO NIENTE!!!
C: Un piccolo vibratore, per sua moglie... solo 15 euro... su faccia un bel regalo a sua moglie
A: Ma io sono separato...
C: Per la sua amante...
A: Ma quale amante... signorina io non ho amante...
B: ho capito, lei è per le rate comodissime, allora facciamo subito il contratto per 600 euro di rate al mese...
A: 600 euro al mese? ma non ne parliamo proprio...
B: Signor Giovanni, sia buono, mi compri qualcosa...
A: Signorina come glielo devo dire: non mi interessa!
B: Ma io c’ho pure bisogno... sia buono... su, che le costa...
A: NOOOOOO!
B: Un quadretto, 10 euro... un figurina di Del Piero 4 euro... un francobollo...
A: NOOOOO!
B: Una busta di profilattici, 5 euro...
A: NOOO!

Chiude il telefono..
Le due telefoniste si alzano e si avvicinano all’attore, che viene preso in mezzo alle due.
Attrici:
Ma perché non compra?
Ma come si permette..
Noi stiamo qua otto ore al giorno per trovare un cliente...
..e lei non compra niente!
Ma lo sa che se lei non compra, noi non guadagniamo niente?
Lo sa lei che se non guadagniamo niente noi “ce murimmo è famme”
Ma con che coraggio lei dice no?!
Ma noi siamo precarie, lo sa lei?
E oltre ad essere precarie, siamo anche madri di famiglia...
E se lei non compra non possiamo pagare l’affitto..
Il mutuo...
Le bollette...
Il latte ai bambini...
(Una attrice si rivolge all’altra)
Ma perché tu tieni bambini?
No! E come faccio bambini se questo scemo non compra!
(le attrici stringono sempre più minacciose verso l’attore che si fa piccolo piccolo)
Ha visto!? E per colpa sua siamo ridotti a natalità zero.
Noi non facciamo più figli per colpa sua.
E se non si fanno figli la società sarà piena di vecchi...
Tutti vecchi malati...
...stanchi...
...depressi...
Senza soldi...
Senza speranza
Senza niente.

Comincia la musica Rap

PRONTO SIGNOR GIOVANNI

Pronto signor Giovanni?
- Siii!
Mi sente signor Giovanni?
- Siii!
le dico con franchezza, senza peli sulla lingua, senza tema di smentita
lei è nella merda, nella cacca, in una parola lei è un parassita
non ha una prospettiva, una visione positiva, un finale di partita
se non compra, se non acquista lei e fuori dal mercato, un troglodita.

Noi le offriamo una risorsa, una speranza, un’opportunità
ne approfitti, compri qualcosa, sia coerente con la società
se lei non compra non è nessuno, una comparsa di scarsa entità
comprare è un suo dovere, un contributo alla nostra civiltà.

Pronto signor Giovanni?
- Siii!
Mi sente signor Giovanni?
- Siii!

Segua quindi i miei consigli, non abbia più paura di alcuno
vuole dare uno senso alla sua vita, vuole amore? Pigi uno,

vuole avere la fortuna, pigi due; vuole affetto, ma che problema c’è?
pigi tre,
pigi uno, pigi due, pigi tre.

Dicono ci sia del marcio in Danimarca? Ma lei forse lo sa
che da noi, la merda, la cacca ci arriva fino a qua.
vuole un paese giusto? che rispetti giustizia ed equità
pigi quattro e senz’altro lei vedrà, l’Italia cambierà.

Pronto signor Giovanni?
- Siii!
Mi sente signor Giovanni?
- Siii!

Non si spaventi troppo non sia imbarazzato
se il sesso vuol fare senza tregua, a perdifiato
pigi cinque e avrà del piacere un surrogato
che farà di lei un uomo virile ma spompato.

La nostra azienda vuol dare a tutti la felicità
noi vendiamo tutto, anche fede, speranza e carità

la diamo ad un prezzo equo, un prezzo di mercato
ci basta solo la sua riconoscenza su un certificato
che attesti la fiducia che noi abbiamo in lei
Non abbia alcun timore, vada tranquillo, pigi sei.
Pigi quattro, pigi quattro, pigi cinque, pigi sei


Pronto signor Giovanni?
- Siii!
Mi sente signor Giovanni?
- Siii!

Ci permetta con lei di andare oltre, entrare, se lei permette,
nei suoi sogni, nei suoi desideri, se lo vuole pigi sette

c’è qualcuno, che per dispetto, lei vorrebbe vedere morto?
un ministro, un deputato, un eletto, un poliziotto
non abbia scrupoli, non sia restio, basta solo pigiare otto.

Ed infine solo per lei prodotti e cazzate nuove
pigi sette, pigi sette, pigi otto, pigi nove

Pigi uno, pigi due, pigi tre.
ma che problema c’è
pigi quattro, pigi cinque, pigi sei
c’è un prodotto è pronto anche per lei
pigi sette, pigi otto, pigi nove
il futuro per te si muove.


Entra attrice.

MONOLOGO: CIAO EMBRIONE!

Adesso dirò una parola che metterà i brividi a qualcuno, la parola è : EMBRIONE.
Avete presente?
L’ho detta e non la ripeterò.
Lo so. Questa parola mette disagio, sarebbe come dire, che so... MENOPAUSA, oppure: COMPETITIVITA’,... INCONTINENZA, PRECARIETA’.
Non c’entrano niente, ma sono quelle parole che disturbano. Ti danno ansia, non ti chiariscono il concetto che vogliono esprimere. Per esempio se io dico: “URBANIZZAZIONE”. Vuol dire: diffusione del galateo e delle buone maniere, o concorso municipale per assistenti al traffico?
La parola in questione è quella, ma ne potremmo usare un’altra... ma è estremamente pericoloso, potremmo svelare cose che non vogliamo svelare.
Io devo fare una confessione: ne ho conosciuto uno.
Era ancora uno spermatozoo, mi ricordo che mi disse: “scusi, vado bene per l’ovulo?” “Credo di si” - risposi – ma perché non si ferma un minuto...” “No, mi –disse - vado di fretta. Ci vediamo.” E sparì.
Devo essere sincera... mi è sembrato buffo... con quella codina, quella testona... ma già aveva una... personalità... si vedeva che era deciso, risoluto. Mi sono detta: “Vuoi vedere che questo piccolo stronzetto, sarà il solo che entra nell’ovulo?”
E difatti quando l’ho rivisto stava li nel suo ovocito. L’ho salutato, stavolta non correva. Gli dico: “Dove va di bello?” “ Vado nell’utero, mi fa lui, qualche giorno ancora e arrivo.”
Era cambiato rispetto a prima, non lo so... aveva qualcosa... qualcosa di... stavo dicendo: umano... nooo... e che ti fa impressione perché non sai come comportarti... Dico: “scusi, ma lei... lo sa dove va? Perché ci va? Voglio dire, sono domande che uno deve porsi. Non è mica che uno trova un ovulo, ci entra dentro e si fa questo viaggio verso l’utero come se fosse... una crociera Costa? Abbia pazienza!.”
No, perché... non è che io mi voglio fare i fatti degli altri, ma so di persone che per un viaggio verso l’utero facevano un viaggio a Lourdes.
“No, scusi, mi rivolgo a lei che nel suo ovocito sta andando verso l’utero, ma lei lo sa che qui fuori a causa sua c’è un casino? Lo chiamano “dibattito”; perché non sanno come definirlo; e parlo di fior di filosofi, scienziati, grandi menti. Lei è o non è? Perché se “è”, è un discorso, se “non è”, è un altro discorso. Come che é? Ma allora, scusi, lei fa finta di non capire? Che poi, detto fra noi, ma... le conviene? Io non voglio insinuare dubbi, però al suo posto, io valuterei opzioni diverse. Quali? Non mi faccia dire cose che non posso dire... Ma poi si metta nei miei panni, voglio dire io... ho solo 30 anni, mi affaccio adesso al mondo del lavoro, mi affaccio soltanto, ma ci sono delle prospettive che vorrei approfondire; lei lo sa quanti “master” ho fatto? E gli “stage”? Come a che mi sono serviti? A formarmi. Io adesso sono pronta per il mercato del lavoro. Io! sono pronta... sono quelli che mi dovrebbero assumere che non sono pronti. Ma io non mi arrendo... abbiamo lottato tanto per avere le pari opportunità, vorrei vedere che adesso ci rinunciamo... Mai! Mi dicono: ma il lavoro... la famiglia... che fa? Concilia? E’ una parola! Il papà? Ah, quello che... Ma si figuri, non glielo nemmeno detto... lui entra in crisi, non si sente pronto... Al massimo, mi ha detto una volta, possiamo prendere un labrador piccolo, però facciamo a turno per la pipi. Secondo lei, ci sono le basi per fargli un annuncio shock del tipo: “aspetto un figlio”.
Io però vorrei metterla al corrente di quello che succede da questa parte, affinché lei possa farsi un’idea... dunque: le guerre si sono evolute: le guerre puniche sono demodè, non li fa più nessuno, ora ci sono le guerre preventive, le guerre ideologiche, guerre sante, c’è un listino molto ampio e dettagliato. Il lavoro è una cosa preziosa, talmente preziosa che chi lo trova viene insignito del titolo di: lavoratore. Ci sono persone che credono di averlo trovato ma, quando vanno a farlo autenticare gli capita di sentirsi dire: mi dispiace ma quello che lei ha trovato è solo una cagata, tanto che lo chiamano: interinale. Ah, una cosa che nessuno le dice ma che io sento il dovere di dirle è questa: lei è pieno di debiti... lo so lei mi può dire: ma io non ho mai chiesto niente a nessuno; e questo è il bello, qualcuno ha fatto debiti anche per lei. Chi è stato? Uno che ha fatto il debito e si è firmato: pubblico.
Ora alla luce di quanto le ho detto, io la invito a ponderare la sua decisione, e lo deve fare adesso, perché dopo, non c’è più tempo. Lei stesso avrà tanto di quel da fare che non troverà più il tempo per riflettere. Come che dovrà fare? Ma lei non ha idea... Scusi ma non se ne accorto? Lei da 2 cellule è passato a 16 cellule e continua a crescere, e quando arriva nell’utero sarà un fuoco d’artificio, le spunteranno le gambe, le braccia, la testa, il sistema endocrino, sanguigno... no, no, non si spaventi è una cosa normale, no, no... non faccia cosi, dai... le assicuro che non sentirà niente... è normalissimo... certo, certo che glielo garantisco... su via, se si mette a piangere, fa piangere anche me. Le garantisco che non sentirà nessun dolore. I dolori saranno fra nove mesi, si, ma non solo i suoi... anche i miei... no, non si deve dispiacere, che ci vuol fare... è la vita. La vita... ah, lei non sa cos’è la vita? Come glielo posso spiegare... la vita è... la vita è... la vita. E’ un concetto difficile da spiegare... non è difficile? Lei dice che forse lo sa? E chi glielo ha detto? L’ha intuito. Ma sa che lei... lei è una personcina intelligente. Comunque se posso darle un consiglio spassionato: arrivato nell’utero, non si faccia prendere dall’orgasmo... no...non orgasmo quello... insomma faccia tutto con calma... e se ha bisogno di qualcosa... bussi!

Comincia musica

SONO GRAVIDA

Sarà stato il caso
il destino, la fatalità
Non è come credevo
come avrei voluto fosse stato
un incanto, un sollievo.

Se devo essere sincera
non ho capito molto di quella sera
non voglio dire di essere stata assente
anzi direi che la cosa fu attraente.

I dettagli furono accurati
i tempi armoniosi e ritmati
come un set di un film perfetto
non mancava niente, neanche un letto.

Ma poi chissà cosa successe
forse finì il film o fini l’interesse
e mi ritrovai con una ammaccatura
e una pancia in piena fioritura.

Sono incinta, ingravidata
non chiamatemi gestante
sono solo emancipata
il mio stato è interessante,
ma interessante lo sono sempre stata
donna sola ma inserita
solo sogni nei miei cassetti
che adesso dovrò svuotare
di cuffiette riempire.

Gravida gravida gravida
io sono gravida e in attesa
in attesa del futuro
un futuro tutto atipico
un futuro a tempo pieno
un futuro neonato
un futuro incasinato
un futuro a modo mio.


DOCTOR HOUSE

Una voce da altoparlante con tono elegante:

“Benvenuti al “Interinal hospital” specializzato nella cura di patologie da precariato ........ Avete una malattia da lavoro interinale? Nevrosi da Call Center? Traumi da lavoro Part Time? Nessuna preoccupazione, i nostri medici troveranno sicuramente la giusta cura.”

Entra l’attore che zoppica con bastone.
Si guarda attorno, non vede nessuno, e comincia a ballare imitando Fred Astaire con il bastone.
Si sente una voce che chiama: House! House! House!
L’attore si ricompone e comincia a rifare lo zoppo.
Entra l’attrice.

A: House, c’è un caso urgente...
B: Fategli una gastroscopia, una amniocentesi e una epidurale..
A: Ma se non ti ho nemmeno detto i sintomi?
B: Vomito, diarrea, febbre? E’ incinta! Di 260 giorni, il bambino è un maschio, occhi marro e capelli viola..
A: House! Ma è un uomo!
B: Allora non è incinto, è un travestito...
A: House fammi parlare! Ti devo dire i sintomi...
B: Mi pare sintomatico, anzi diagnostico, ho già la diagnosi, ma non ti voglio togliere la soddisfazione di dirmi i sintomi...
A: Smarrimento esistenziale, crede ancora nella politica e nelle istituzioni,
B: Gli avete fatto una lavanda gastrica al cervello?
A: fatta, nessun risultato...
B: avete provato a leggergli il verbale dell’ultima seduta al senato?
A: Fatto... ha vomitato sangue dal naso...
B: UHmmm! Il caso è interessante... Fategli un resoconto dettagliato del discorso di La Russa.
A: Non sarà troppo:
B: In questi casi bisogna tentare il tutto per tutto.. vai!
Attrice esce.

House passeggia con bastone. Entra attrice dal lato opposto. Zoppica ed ha un bastone anche lei

C: Dottor House; sono la dottoressa di E.R.
B: Ma lei non era nell’altro canale?
C: Abbiamo un caso difficile e volevo un suo parere.
B: Sentiamo!
C: Si tratta di donna sui trent’anni, caucasica, 53 chili, carnagione olivastra, due anni in un call center.
B: Sintomi?
C: logorroicità insopportabile, scatti verbali alternati ad un uso di eccessivo di avverbi.
B: interessante... avete provato a fare l’esame dei pronomi...
C: Negativo!
B: degli aggettivi?
C: Negativo... solo qualche “vaffanculo”...
B: Ma, vaffanculo non è aggettivo?... Come mai si trovava li...
C: La cosa ha meravigliato anche noi...
B: Fategli vedere brani del film di Virzì
C: Non vorrei avere reazioni violente...
B: è solo un film
C: Bene!
Esce.
Entra A.
A: House, gli abbiamo fatto leggere tutto il discorso di La Russa... niente! la sua reazione è stata di isteria...
B: (annuisce) Me lo aspettavo... proviamo a distogliere la sua attenzione dai problemi e facciamo in modo che si rilassi...
A: Può essere una buona terapia...
B: Facciamogli il Test delle stronzate, fategli vedere una puntata di cabaret del Bagaglino...
A: HOUSE! Ma cosi corriamo il rischio del suicidio!
B: E’ un rischio che dobbiamo correre...
A: Non sono d’accordo... ma correremo il rischio... vado.
Entra C.
C: Dottor House... non abbiamo risultati. La paziente continua a parlare, parlare...
B: Avete notato se perde parole, consonanti, vocali...
C: Se ci penso... mi pare che abbia detto “pezzodimerdastronzomaledetto” senza nessuna vocale.
B: Bene, se la mia teoria è giusta ci troviamo davanti ad un caso di “sindrome di Paperino” intermittenza fonetica... un disturbo lessicale raro...
C: Ricordo un caso del genere... un uomo che aveva smarrito tutte le vocali e parlava solo con consonanti.... non si capiva un cazzo.
B: Esatto. Proviamo a leggergli la Divina Commedia...
C: non si trovano più dottori in grado di leggerla... la legge solo Benigni.
B: Costa un fottio di soldi... allora leggetegli.. “Pinocchio”
C: Anche quello lo fa solo Benigni.. gli possiamo leggere Camilleri.
B: Dottoressa.. lei è una sadica... lo potremmo avere sulla coscienza...
C: Non abbiamo alternativa.
Esce
Entra A.
A: House, il paziente peggiora... credeva che Pippo Franco fosse il presidente del consiglio...
B: Non era una terapia sbagliata...
A: Si ma dopo ha avuto una reazione incontrollata...
B: Cosa ha fatto?
A: Voleva fare un appello al presidente della Repubblica, per avere un lavoro fisso.
B: E’ peggio di quanto credevo... dobbiamo fargli tornare un sano e cinico disgusto per la classe politica
A: Cosa consigli House?
B: Una terapia d’urto... mettetelo in una autoambulanza e portatelo davanti a Palazzo Chigi...
A: Ma... House... è estremamente pericoloso... se in quel momento passa Di Pietro, Calderoli... Oddio! Sarà terribile...
B: Lo so, potrebbe abbracciarli...
A: Ma questa sarebbe la fine per lui!
B: Potremmo essere fortunati, potrebbe passare Ignazio La Russa...
A: E’ vero! Si convertirebbe alla sfiducia. Sei geniale House! Provvedo subito.
Esce
Entra C:
C: La paziente è in coma lessicale.
B: Cioè, non parla più!
C: No, parla e dice cosa senza senso, del tipo: “l’offerta non è cumulabile con mia suocera”, “datemi una rata da pagare a rate”
B: Deve essere l’effetto della lettura di Camilleri... non ci sono alternative... fategli una trasfusione dell’ultimo Baricco.
C: Qual è l’ultimo?
B: Quello uscito stamattina...
C: A che ora? Di Baricco ne escono tre al giorno...
B: Qualcuno corra in libreria e aspetti... fra qualche ora c’è ne sarà un altro.
C: Se non dovesse bastare? Che facciamo?
B: la dobbiamo operare...
C: Vuol dire che dobbiamo asportare la memoria?
B: Lo so, è l’ultima ratio, ma non ci sono alternative... toglierle dalla testa tutte le offerte promozionali e tutti i concorsi a premi...
C: Lei sa che questo potrebbe ridurla un vegetale?
B: Meglio un vegetale che un Montalbano.
C: (sente il cellulare, risponde) Siii! È arrivato? Veniamo subito, mettetelo da parte. E’ arrivato l’ultimo libro di Vespa... 10 minuti fa... pensa che può servire?
B: Non è l’ideale,,, ma proviamo!
(esce attrice A)
(entra un attore con due bastoni)
D: House, ti devo sottoporre un caso.
B: Un caso difficile, lasciami indovinare... Encefalite letargica multifunzionale?
D: No!
B: Vene varicose a zig zag?
D: Noooo!
B: Emorroidi intorcinate intrauterine?
D: Nooo! House, Rottura femori per caduta dalle scale.
B: E chi è il cretino?
D: Io! Non vedi? Che devo fare?
B: e lo chiedi a me? Vai all’ospedale?
(entra A)
A: House, il paziente da segni di miglioramento... appena ha visto La Russa ha detto..
B: Che ha detto?
A: Ma va a mori...
B: bene è sulla via di guarigione...
(entra C.)
C: Dottor House il paziente sta recuperando il controllo delle funzioni vocali...
B: Cosa dice?
C: Mi ha proposto una enciclopedia medica a rate...
B: Bene allora possiamo dire che abbiamo risolto i casi..
D: E io?
B: Tu? Fai questi esercizi. Guarda come faccio io, seguimi.
(l’attore B fa avvicinare l’attore D al suo fianco, gli toglie un bastone e lo da all’attrice A. I quattro attori sono sulla stessa linea tutti con il bastone in mano. Comincia la musica di: “The for two” l’attore fa alcuni passi di tip tap, imitato dagli altri, dopo qualche minuto di musica, ad uno ad uno gli attori si staccheranno e ognuno di loro prenderà posto per la prossima scena.


PRECARY BLUES

Su una base musicale entrano gli attori si disporranno davanti al palco.

A: - “I have a dream” io ho un sogno, anzi, un incubo. Sogno le giornate passate a raccogliere cotone, nelle piantagioni della Lousiana; 14 ore al giorno, tutti i santi giorni che Dio mandava in terra; il sole che bruciava la pelle, senza paga, senza mutua, senza contributi, senza crema solare.
B: - “Che te ne fai di crema solare, tu sei già nero”! mi diceva Mister Johnson Vax. Adesso ho capito perché si chiama “lavoro in nero”. Già, chi meglio di un nero può lavorare in nero.
C: - “I have a dream” io ho un sogno, sogno il giorno che potrò lavorare con un contratto a tempo indeterminato, avere i contributi inps, l’assistenza sanitaria, le ferie, il riposo compensativo.
D: - “I have a dream” io ho un sogno, sogno di andare in banca e chiedere un prestito, un piccolo prestito, sogno che il direttore mi dica: “Ma non c’è problema, tutto il denaro che vuole!” e invece lo vedo ridere, ridere, ridere.
A: - “I have a dream” io ho un sogno, sogno di comprare una grande punto a rate, anche usata, sogno di andare dal concessionario e dirgli: “dai una macchina a rate a questo povero nero” e lui mi risponde: “ Io la macchina a te non te la do. Punto e basta:”
B: - Si è vero noi non raccogliamo cotone nelle piantagioni dell’Alabama, non siamo schiavi alla catena, non parliamo come “boveri negri”, ma siamo come loro, senza un futuro, senza un domani; per questo ci riuniamo e cantiamo il nostro spiritual, lo spiritual del precari: Precary blues.

Canzone Gospel

LA MORTE PUTTANA
Un attore in scena:

La precarietà nel lavoro è sicuramente un grosso problema. Si può risolvere politicamente con leggi e normative, ma c’è una precarietà per la quale non ci sono leggi che bastano.
La vita è un contratto a tempo indeterminato o puoi essere licenziato quanto meno te lo aspetti?
Può succedere che una sera mentre tu stanco ma appagato ritorni a casa dal lavoro...

Comincia la musica del “Tango delle Capinere” entra l’attrice vestita come una prostituta d’altri tempi: gonna con spacco, calze a rete, bocchino con sigaretta, piumino sulle spalle (una specie di Irma la dolce) comincia a cantare.

Porto la veste nera
ed una falce misteriosa,
se una campana suona
e già segnata la tua ora.
L'ora del tuo decesso
della fatalità
sorridi alla chimera
la morte che verrà.

A mezzanotte sto
sotto questo lampione
e appena passa lui
gli do l'estrema unzione.
La vita io recido
prosciugo la fontana
son orba e non ci vido
son la morte puttana.

(Passa l'attore: Lei lo chiama)

Morte: Ehi! Tu! Mario (Gino, Franco, ecc.)
Mario: (Si volta e indica se stesso come per dire: Stai parlando con me?)
Morte: Si! Tu! (Si avvicinerà muovendosi e cantando sulle note di: "Check to check")
Vieni, non fuggire
la tua vita è già finita ed io son qui
nell'ebbrezza di un abbraccio, di un sospir
ti porterò all'altro mondo in un balen.

Mario: (Rispondendo sulle note della stessa canzone)
Scema, tu sei scema
con il seno tutto nudo
e nudo il cul
non mi tenti, non m'incanti, non mi prendi
perciò grazie e arrivederci
percio grazie e arrivederci
percio grazie arrivederci e vai affancul!

Morte: Ma che cosa hai capito scemo! Io sono la morte! La tua morte! E non mi fare perdere tempo: devi venire con me, avanti, dai, dai, dai...
Mario: Un momento! Calma, calma. Che cosa vuol dire: Tu sei la mia morte, vieni con me... Ma che sei ubriaca?
Morte: Tu sei Mario Rossi? Nato il ............... a............................... abitante a.................. numero di telefono.... numero di cellulare........!
Mario: Sssiii.
Morte: Hai visto che non sbagliavo! Dai sbrighiamoci che devi venire con me! Dai, dai, dai...
Mario: .....e aspetta! Ma tu sei sicura che sono io la persona che cerchi?
Morte: Sicura!
Mario: Sicura, sicura?
Morte: Scusa, tu hai avuto la scarlattina a 8 anni, gli orecchioni a 12, la tosse convulsa a 14 e tua madre ti dava uno sciroppo che ti faceva venire la diarrea; hai perso la verginità a 16 anni con la signora dirimpettaia del pianerottolo il 12 agosto del 1974, lei ti ha chiamato con la scusa che si era incastrata la cerniera e...
Mario: Ma... ma tu come le sai queste cose?
Morte: Ah, ah! Ma allora non ci siamo capiti? Io sono la tua morte, e so tutto di te: Adesso ci credi?
Mario: Ma allora... tu sei... la... ma io credevo che... insomma mi aspettavo...
Morte: Che ti aspettavi? Alessia Marcuzi, Manuela Arcuri?
Mario: No, ...ma volevo...
Morte: Che volevi? Il bombolone, i cantuccini...
Mario: Ma tu devi capire... io ho... paura...
Morte: Ma tu non devi aver paura. Vedi io adesso ti avvolgerò nel mio mantello, tu chiuderai gli occhi, vedrai tutta la tua vita passarti davanti in un minuto...
Mario: ...un minuto? Che vita di merda ho fatto!
Morte: ...e in men che non si dica tu sarai con me, lassu, nei verdi pascoli del cielo.
Mario: Si, i verdi pascoli... ma io ho un sacco di impegni... aspetta guardo l’agenda vediamo quando ti posso trovare un buco...
Morte: Ma allora non hai capito! E’ venuta la tua ora!
Mario: Senti ma tu non puoi dire che non mi hai trovato, inventa una scusa, di che io... sono in ferie, che mi sono trasferito...
Morte: Ma che sei scemo! Io non mi posso presentare senza la tua anima. Abbiamo fatto la bolla di accompagnamento, c'è tutto: timbri, carte bollate...
Mario: Ma scusa se devi proprio portare qualcuno, prendi un'altro... qua fra il pubblico ci sarà sicuramente qualcuno che vorrà prendere il mio posto... Noooo? Vigliacchi! E insomma... io non vengo, non vengo, non vengo. Manco se mi ammazzi!
Morte: Ah, si? Allora se non vuoi venire con le buone ti faccio venire con le cattive: Adesso ti faccio venire una bella occlusione intestinale con complicazioni a livello gastrico peritoneale e in meno di un quarto d'ora sarai morto!
Mario: ...e io vado da professore Barone che è un grande chirurgo che mi fa una operazione e con un tubicino di plastica risolvo tutto!
Morte: Ma tu guarda questo cretino... E io ti faccio venire una ischemia ventricolare sinistra con arresto cardiocircolatorio e nel giro di 5 minuti sei spacciato!
Mario: ...e io vado dal professore Barone e mi faccio fare un trapianto di cuore e sto meglio di prima!
Morte: E io sai che faccio? Ti faccio venire una malattia ancora sconosciuta alla scienza medica...
Mario: ...E che malattia è?
Morte: E' una malattia che si chiama: BORU BORU...
Mario: BERI BERI?
Morte: No, Boru Boru, una nuova versione. E' una malattia nuovissima, ancora sconosciuta alla scienza medica, che fa venire tanti buchetti nel pisello, che quando fai la pipi, ti schizza da tutti i lati... e ti bagni tutti i pantaloni.
Mario: Eeeeeeh!....e io.... vado dal professore Barone, che è anche maestro di clarinetto e mi faccio insegnare come mettere le dita.

FINE