Prigionieri al settimo piano

di

Maria Letizia Compatangelo




PERSONAGGI:

PINO SPERANZA, ricercatore universitario

MARIUCCIA SPERANZA, traduttrice

ANGELO VENTURI, emissario dell’Immobiliare


Casa di Pino e Mariuccia. Non molto grande, ma accogliente e  originale: le pareti sono ricoperte per la maggior parte da librerie e nei pochi spazi rimasti disponibili sono appesi quadri, litografie, guaches di ottimo gusto. Il tavolo da pranzo, che campeggia al centro, è ingombro di carte e libri. C’è anche un computer portatile collegato a una webcam, issata su un apposito trespolino. A sinistra la zona salotto e la porta finestra, sul fondo la porta che conduce al resto della casa. Sulla destra invece c’è una piccola ma elegante cucina in muratura, che una “penisola” divide dal resto dell’ambiente. Sempre a destra, in proscenio, la porta di casa.


Scena 1

Pino è al computer, ancora in pigiama. Tramestio all’esterno, rumore di chiavi che cadono, imprecazione soffocata. Pino è così assorto che non si accorge di niente finché Mariuccia alla fine riesce ad entrare, o meglio ad “esplodere” come un pop corn all’interno della casa, così carica di sporte della spesa, borsa, chiavi di casa, che si è messa il giornale tra i denti. Finalmente Pino si accorge di lei e le va incontro, togliendole delle buste di mano e il giornale balla bocca.


Mariuccia - Bau!
Pino        - (la bacia) Non ti avevo sentito. (mette il giornale sotto il braccio) Grazie. (fa per poggiare le buste sul piano della penisola)
Mariuccia - No! Lì no che sono sporche, le ho poggiate per strada, a un certo punto, non ce la facevo più…

Pino le poggia per terra e comincia a mettere a posto, volenteroso.    

Mariuccia - Ma no, i biscotti nell’altro armadietto! (Pino apre il frigo) No, le verdure lasciale nel lavandino, grazie. Attento, che quello è olio!

Pino si dirige verso il fondo con qualcosa in mano.

Mariuccia     - Il bicarbonato non in bagno, scusa, devo prima riempire il barattolo per la cucina…
Pino        - Ti pareva che indovinavo.
Mariuccia    - È da quando aspettavo Eugenio che sciacquiamo frutta e verdura col bicarbonato!
Pino        - Eugenio ha quasi trent’anni! - Il fantasma della lectospirosi continua ad aleggiare su questa casa.
Mariuccia    - È per i pesticidi! E il tifo. Lo sai che in Italia stanno ritornando la tubercolosi e la poliomielite?
Pino        - (le mette il bicarbonato in mano) Fammi il piacere! - Stai diventando maniaca.
Mariuccia    - (spingendolo via) Senti amore, vai. Vai a leggere il tuo giornale che faccio prima da sola.
Pino    - (ben felice, ma fingendosi contrariato) Io non lo so! Sono diventato un deficiente! Prima ero la luce dei suoi occhi, adesso non so tenere in mano la bottiglia dell’olio, un altro poco fosse nitroglicerina!
Mariuccia    - (continuando a mettere a posto) Lo sai che sono un po’   superstiziosa…
Pino    - (spiegando il giornale sul tavolo e accomodandosi) Un poco! Spero almeno che con gli altri  ti trattenga, non ci fai una bella figura!
Mariuccia    - Guarda che c’è di peggio.
Pino        - Seee,  il giorno che fondano un club a te ti nominano presidente.

Prima di inforcare gli occhiali, Pino va a dare un’altra sbirciatina al computer, quindi lo spegne.

Mariuccia    - Ancora niente?
Pino        - Niente.
Mariuccia    - Ma quanto ci mettono? Io non so più che fare.
Pino        - Tu… - Adesso fammi leggere.
Mariuccia    - Ogni volta che aspetto l’ascensore, mi piomba addosso l’amministratore. Ormai conosce i miei orari. Un avvoltoio.
Pino        - Lo sai che quando leggo il giornale non voglio essere disturbato.
Mariuccia    - (finendo di mettere a posto) Novità dal mondo?
Pino        - Ho appena aperto!

Pausa. Mariuccia si mette un grembiule e comincia a trafficare in cucina.

Mariuccia    - A che ora hai lezione?
Pino        - A mezzogiorno. Oggi è venerdì.
Mariuccia    - No, perché semmai vado dal parrucchiere. È da un mese che...
Pino        - Mi fai leggere?!
Mariuccia    - È successo qualcosa di grave?
Pino        - Ti prego, lo sai che per me è un rito. Il giornale e io. Soli. In silenzio.
Mariuccia    - E allora vattene nello studio! Eugenio è a Boston, non tornerà in un paio d’ore! – (si accende una sigaretta) Ho solo chiesto se è successo qualcosa di particolare.
Pino        - Il giornale sta qui, poi te lo leggi.
Mariuccia    - Io sono per l’apprendimento orale. (versandosi un tè) Vuoi il tè?
Pino    - No, grazie. (saltando sulla sedia) Il Premier ha dichiarato: «sverginerò pubblicamente…»
Mariuccia    - (quasi strozzandosi) Cosa?!!
Pino    - «… gli autori di certa spazzatura…». Ah, no, è l’impronta del tuo dente: dice svergognerò. Svergognerò pubblicamente, eccetera.
Mariuccia    - Ah.

Mariuccia alza le spalle. Prende il posacenere e si avvia alla porta che conduce all’interno della casa.

Pino        - Dicono che la ripresa è imminente.
Mariuccia    - Sarà…
Pino        - Che c’è un ritorno di fiducia…
Mariuccia     - E allora perché non c’è più nessuno che sorride? Ci si scontra per la strada, tutti a testa bassa… o al telefonino.
Pino    - Secondo me c’è un accordo tra una parte del mondo della finanza e industria per far pagare ai cittadini i mancati guadagni di questi mesi.
Mariuccia    - …persino al mercato: compra e levati dai piedi. Prima si parlava, la gente scherzava… (si avvia verso il fondo)
Pino        - … E dove vanno a cercare i fondi?
Mariuccia    - Cosa?
Pino        - Dove vanno a cercare i fondi?
Mariuccia    - Ma che ne so! (ironica) Nella cultura!
Pino        - E sii seria! Quelli sono spiccioli.
Mariuccia    - E allora potrebbero lasciarceli. (fa di nuovo per andare)
Pino    - Aspetta! E siediti un momento, non si può mai parlare con te! Dove devi andare sempre di corsa quando ti parlo?!
Mariuccia    - (apre la finestra,  rumori assordanti di cantiere e di traffico invadono la stanza) Perché dici che c’è questo accordo?
Pino    - È evidente: quando entrano in azione gli ammortizzatori sociali, il costo della crisi lo pagano i cittadini… Dove li prende i soldi il governo? - Ma senti che casino!
Mariuccia    - (uscendo in balcone a controllare) Stanno montando le impalcature. Fortuna che siamo al settimo piano.
Pino    - Allora: o lo Stato alza le tasse, ma questo non può farlo, dopo tutti i proclami e le promesse… oppure emette nuove obbligazioni. E chi ce li ha i soldi per comprare questi titoli? Banche e Assicurazioni. (botto assordante da fuori) Ma che cosa c’è, una guerra? Chiudi quel balcone!
Mariuccia    - E la Banca d’Italia che dice?
Pino        - In questo momento le Assicurazioni e le…
Mariuccia    - Scusa, non è una forma di aggiotaggio?
Pino    - Possibile che con te non si possa seguire il filo di un ragionamento? Sei cavillosa, mi fai esasperare! Basta, fammi leggere.
Mariuccia    - No, ora dici quello che volevi dire! Non me ne vado di qua se non parli!
Pino        - Adesso non ne ho voglia, mi hai snervato!
Mariuccia    - Sei tu che mi hai chiamata, e adesso finisci!
Pino        - Sei petulante. Una maestrina.
Mariuccia    - Ho solo chiesto se secondo te un organismo preposto al controllo potesse… Oh, ma chi se ne frega!

Mariuccia chiude il balcone e  torna in cucina, imbufalita. Pino si immerge nella lettura, ma solo per qualche secondo.

Pino        - Senti...
Mariuccia    - No! Leggi.
Pino        - Ha chiamato qualcuno?
Mariuccia    - E quando? Sei rimasto tu a casa.
Pino        - Non ha chiamato nessuno.
Mariuccia    - Ho saputo che quelli del terzo piano se ne vanno.
Pino    - Li stanno mandando via tutti. Tra un po’ rimarremo soli nel palazzo. Assediati al settimo piano.
Mariuccia    - (estraendo una busta dalla borsa) È arrivata questa.
Pino        - (trionfante) Lo vedi che c’era qualcosa?
Mariuccia    - È dell’Immobiliare.
Pino    - Ma sei matta? Arriva una lettera dell’Immobiliare e me lo dici adesso? Sei... sei un’irresponsabile!
Mariuccia    - (triste) Non volevo rovinare  il tuo rito... Tanto non cambia nulla.
Pino    - (sbattendo la mano sul tavolo) Ma questi sono dei delinquenti! Ci minacciano, capito? Se non provvediamo al più presto alle nostre quote per la ristrutturazione, ci denunciano per insolvenza!
Mariuccia    - E lo possono fare?
Pino    - (isterico) Domande, sempre domande, ma non sai fare altro?! Trova una soluzione, fai qualcosa, invece di fare domande stupide!
Mariuccia    - Stupido sarai tu!
Pino    - E stai zitta, per una volta! Uccideresti tua madre, pur di aver ragione! Se lo scrivono, è perché lo possono fare!
Mariuccia    - Ma che c’entro io, perché te la prendi con me!
Pino        - Perché non fai niente di utile!
Mariuccia    - È questo che pensi? Che io non faccio niente?!
Pino        - Se tu avessi un introito fisso…
Mariuccia    - E questo che c’entra con la banca che prima ci ruba i risparmi e poi ci
                      fa aspettare mesi per un prestito?! E comunque io lavoro!
Pino        - Sì… quando lavori.
Mariuccia    - Quando mi fanno lavorare!
Pino        - Tradurre libri per l’infanzia non è un lavoro.
Mariuccia    - Allora cos’è, un hobby? Pensi che io mi diverta?! Dillo, se hai
                      coraggio!
Pino        - Non è un lavoro sicuro, garantito.
Mariuccia    - E poi ho i miei allievi privati di inglese. (sospira) Sempre meno. Chi
                      ce li ha più, i soldi...
Pino        - Non lo so. Non la gente normale.
Mariuccia    - Ci fanno diventare come bestie. Non voglio litigare per i soldi. Il prestito arriverà, non c’è motivo per cui non ce lo diano. C’è la casa, no? È nostra, non ce la possono togliere!
Pino        - C’è ancora il mutuo.
Mariuccia    - Se mi avessi dato retta, liquidavamo tutto e almeno quei risparmi sarebbero serviti a qualcosa, invece di farceli rubare con… con quegli investimenti.
Pino    - (toccato su un nervo scoperto) Hai promesso che non ci saresti tornata più sopra! Quel che è fatto è fatto. Che ne sapevo io che sarebbe andata a finire così?
Mariuccia    - Scusa, ma quando ci penso… (stringe i pugni rabbiosa) Quei soldi dovevano servire per Eugenio.
Pino    - Era un investimento proposto dalla Banca, un’industria quotata in Borsa! Una garanzia!
Mariuccia    - E invece la Banca sta sempre lì e a noi ci hanno fregato.
Pino    - Ok. Avanti, hai deciso di rovinarmi la giornata, continua! (pausa) È andato tutto storto. Il costo della vita è raddoppiato, io ero sicuro di vincere il concorso e passare ad associato e invece…
Mariuccia    - E invece Stampelli ti è passato avanti.
Pino        - E lo sai perché.
Mariuccia    - Per chi, vorrai dire. È un Paese dove il merito conta meno della carta igienica. – Per fortuna Eugenio è a Boston. (sospira) Ma mi manca tanto.
Pino    - Vieni qui. (se la prende sulle ginocchia) Nostro figlio sta facendo una bella carriera, senza raccomandazioni, in un Paese civile. Volevi che finisse come suo padre, a cinquantacinque anni ancora ricercatore?
Mariuccia    - Tu sei il migliore.
Pino        - Io ho la donna migliore. Ma dove ti ho trovata?
Mariuccia    - Davanti a un ciclostile. Nel ‘77.
Pino    - No, non è possibile. Non può essere stato tanto tempo fa. Sei ancora una ragazzina. (comincia a stringerla, ad accarezzarla)
Mariuccia    - (allontanandolo dolcemente) Una ragazzina che deve cominciare a cucinare per stasera. Grande cena.
Pino    - (irritato per il rifiuto) Ma che fantasia che tieni. Con tutti i problemi che  abbiamo…
Mariuccia    - (cominciando a sgomberare il tavolo) Senti, io sono sicura che passerà, dobbiamo farci forza e andare avanti. Col sorriso sulle labbra. Gli altri non devono capire.
Pino         - Gli altri! Chi se ne frega degli altri! Sei la solita formalista.
Mariuccia    - Sì…
Pino         - E poi chi sono questi altri? Per te contano solo le apparenze!
Mariuccia    - (spazientita) Che vuoi fare, allora? Dichiarare forfait davanti a tutti i nostri amici? Scusate, non abbiamo i soldi per andare avanti, anzi non sappiamo a quale santo votarci per salvare la casa, figuriamo se possiamo spendere cento euro per venire a cena con voi?!
Pino         - Beh, non c’è bisogno di arrivare a tanto…
Mariuccia    - Quando è la terza volta che te lo chiedono!
Pino        - Chi?
Mariuccia    -  (alzando il tono) … e per favore smettetela di sbatterci in faccia tutti i soldi che avete, che è pure indelicato e gli amici dovrebbero capirlo, no?!
Pino        - (nell’angolo) Ma chi?
Mariuccia    -  Tutti!!!

Pausa

Pino    - (vago) … E poi perché in questa città si deve sempre andare a cena fuori, dico io!
Mariuccia    - (sistemando i fiori a centrotavola, perfettamente calma) E infatti, invece di andare a spendere un mucchio di  soldi al ristorante, con la scusa che c’è confusione e non si può fumare, li ho invitati qui.
Pino        - Chi?
Mariuccia    - Fabrizio e Gaby.
Pino        - Oddio! I signori: «Ciao, come sto?».
Mariuccia    - (ride) Sì... un tantino autoreferenziali.
Pino        - Sono un caso patologico!
Mariuccia    - Dài, sono divertenti.  
Pino    - Io li trovo peggiorati. Una volta c’era qualcosa di cui discutere, avevamo delle idee, dei progetti comuni, ma adesso? Ogni incontro si risolve nell’elenco dei loro impegni, dei loro successi, dei loro fantastici viaggi... E noi zitti.
Mariuccia    - Beh, con la carriera che hanno fatto...
Pino    - Ma esiste anche la vita degli altri, la società... che so... un fatto di cronaca! - Te lo ricordi Fabrizio? Era il più arrabbiato di tutti... Ora ha rinnegato le sue idee al punto che certe volte, quando lo sento fare certe affermazioni... Sai come fa lui, con quel filino di arroganza, quel cinismo da salotto...
Mariuccia    - Una sola idea ma ben chiara: io sono il migliore!
Pino    - Certe volte lo guardo e mi dico:  non è possibile, ma che gli è successo? Gaby poi, che fa ancora finta di non sapere della relazione di Fabrizio con quella giornalista della sua redazione...
Mariuccia    - Beh, lui è molto discreto, mi diceva.
Pino        - Allora lo sa!
Mariuccia    - Eri l’unico a non aver capito? È il segreto di Pulcinella!
Pino        - Ma sì, figurati. Solo che... Comunque anche a te rompono.
Mariuccia    - No... Insomma…  Magari tutti i giorni no, ma ogni tanto mi fa piacere vederli. Siamo amici da tanto tempo... (ci pensa su) Però è vero, l’ultima volta, mentre li ascoltavo, ho avvertito un fastidio strano, che non riuscivo a decifrare. Perché non l’avevo mai provato prima. - E poi ho capito che era invidia. Per tutto quello che possono fare. (sognante) Gaby ha una massaggiatrice personale...
Pino        - Sì, i massaggi! Il giro in barca a vela ai Caraibi, quello sì!
Mariuccia    - E la squadra di architetti per la casa nuova? Un attico di 250 metri quadri in centro!
Pino        - Chi se ne frega della casa. Ce l’abbiamo, ce l’hai, una casa!
Mariuccia    - Sì...
Pino        - E allora? Non sei mai contenta!
Mariuccia    - È che questo quartiere... Sono anni che parlano di riqualificare, ma è sempre peggio.
Pino    - Intanto riqualificano il palazzo e stanno buttando fuori tutti. Vuoi cambiare casa? Datti da fare, inventati qualcosa. Io più di così non posso.
Mariuccia    - E che palle! Subito sulla difensiva!
Pino    - Sono mesi che rimando l’uscita del mio libro perché non ho il tempo di rivederlo, perché per arrotondare devo fare editing alle schifezze degli altri!
Mariuccia    - Io dicevo così… Non è possibile avere un sogno?
Pino        - No! Alla nostra età, quel che è fatto è fatto.
Mariuccia    - Non è vero!
Pino        - È vero! Apri gli occhi!
Mariuccia    - Ma che ci sta succedendo? Non ci era  mai importato di non aver fatto i soldi!
Pino        -  E infatti non ne abbiamo.
Mariuccia    -  Già. Forse bisogna amarli. Tanto. Tanti. A mucchi. Solo allora, forse,
                      vengono da te.  - Vabbè, vado a cucinare.
Pino        - Non puoi trovare una scusa?
Mariuccia    - (lo bacia, va in cucina) Porta un po’ di pazienza... Pensa quanto sono carini a venire sino a quaggiù! Senza contare che con tutti i rapporti che ha Fabrizio, magari qualcosa per te...
Pino    - Tu credi ancora alla Befana. Fabrizio promette, ma all’atto pratico svicola sempre. Ma va bene così. Io non gli chiedo nulla. - Se non parlasse sempre e solo di sé!  
Mariuccia    - E tu parla di te! Non hai niente da dire? E poi ho già fatto la spesa.
Pino    - Ti avverto però che se riattacca con la solita solfa, questa volta ce lo mando!
Mariuccia    - E io ti strozzo.


Buio.


Scena 2

Mariuccia sta finendo di parlare con il figlio tramite la webcam, di nuovo posizionata sul tavolo.

Mariuccia    - Certo amore, te lo saluto io papà. E copriti, mi raccomando, che lì  nevica!
Eugenio    - (voce) Stai tranquilla! Allora richiamo domani.
Mariuccia    - Tesoro! Ma... sei felice, vero?
Eugenio    - Mamma, qui posso fare quello che sognavo. E poi mi vedi, no?
Mariuccia    - Sì, amore, sei bellissimo. Non vedo l’ora di venirti a trovare a Boston… - E poi i parchi del Canada! E tu vieni con noi, vero?
Eugenio    - Ma sì, promesso. Adesso devo andare. Ciao mamma, un bacio grande.
Mariuccia    - Ciao tesoro. (gli manda un bacio, la comunicazione si chiude)

Mariuccia resta per un po’ pensierosa davanti alla webcam. Poi con cura le toglie un granello di polvere. La accarezza, la sistema per benino.

Mariuccia    - Chi dice qualcosa contro internet lo strozzo. Se non ci fosse questa... Almeno lo posso vedere. Gioia della casa.  (si risiede al computer)

Entra Pino trafelato.

Pino        - Ciao. Ha già chiamato?
Mariuccia    - Sì. Ma richiama domani. Deve dirci una cosa e vuole che ci siamo tutti e due. Una novità. – Guarda che meraviglia, le sequoie! Non vedo l’ora di andarci. – Si sarà fidanzato? Beh, non sarebbe una novità. – (alza la testa dal computer e si rende conto dello stato di Pino)  Ma che è successo?
Pino        - Sono andato a sbattere.
Mariuccia    - (schizzando in piedi) A sbattere? E come stai? Non ti sei fatto niente, sicuro? Ti porto al Pronto Soccorso!
Pino        - No, sto bene.
Mariuccia    - Grazie al Cielo! – Ma come è...
Pino    - Un pazzo in motocicletta. È sbucato all’improvviso, io ero arrivato all’incrocio, sai quello in fondo alla strada...
Mariuccia    - Quello pericoloso.
Pino    - Appunto, andavo piano, per guardare... e quello non c’era! All’improvviso sbuca da sinistra come un pazzo, mi vede, tutti e due capiamo che non c’è spazio per frenare... e lui mi passa sopra!!!
Mariuccia    - Cosa?!
Pino    - Non lo so. È volato. Un volo d’angelo, sembrava la scena di un film. Non so come ha fatto, ma non mi ha preso. Io invece ho inchiodato, e siccome per terra era viscido, sai quando comincia a piovere... Sono finito contro il palo della luce. E così ora siamo anche senza macchina.
Mariuccia    - (rendendosi conto) Oh Dio, no! Ci mancava solo questa. E non hai preso la targa, qualcosa?
Pino        - Niente! Mica si è fermato.
Mariuccia    - Fortuna che almeno non ti sei fatto niente.
Pino        - Già, sono proprio fortunato...
Mariuccia    - Poteva prenderti in pieno!
Pino    - Quello che hanno detto i testimoni. Pare che sia uno che si vede spesso in giro, con la Ducati. Non è una moto comune, prima o poi lo acchiappo.
Mariuccia    - Sì, e che gli fai? Ti vuoi mettere nei guai? Piuttosto, se ci sono i testimoni... Tu avevi la precedenza, no?
Pino        - Non hai capito. Il motore è partito, mezza carrozzeria distrutta!
Mariuccia    - Ma l’Assicurazione...
Pino    - L’Assicurazione di chi?! E poi, se il danno è superiore al valore della macchina, te  la comprano al prezzo di mercato. La nostra ha sette anni, fa’ un po’ i conti... Non ci compri neanche un motorino.
Mariuccia    - E quel disgraziato fetente nemmeno si è fermato!
Pino    - Sono giovani, loro. Sono immortali! Girano come se vivessero in un videogioco. Stop e semafori ormai sono diventati motivi ornamentali della città.
Mariuccia    - Vieni qui. (porta Pino sul divano, lo fa distendere con la testa sulle sue ginocchia e lo accarezza) Più tardi faccio un giro nel quartiere, se è uno dei ragazzotti che ciondolano qui intorno, prima o poi lo trovo.
Pino        - Questa non ci voleva proprio.
Mariuccia    - No.
Pino        - Sembrava una così bella giornata...
Mariuccia    - Ah sì: l’amministratore non mi ha bloccata come al solito per le scale, e tuo figlio sembrava euforico... (sorride divertita) Sai, prima stavo ripensando a come hai tenuto banco l’altra sera a cena.
Pino    - Già. Fabrizio che pendeva dalle mie labbra... Ci  sarà stato un allineamento dei pianeti, di quelli che si verificano ogni dodicimila anni...
Mariuccia    - (ride) Lo hai steso! Anche Gaby era ammirata. No, è che hai raccontato delle storie incredibili. Io ti vivo accanto e alcune le conoscevo, ma sino a questo punto! È vergognoso come stiano riducendo l’Università, un mercato di voti.
Pino         – Il mercato delle vacche!
Mariuccia     - E nessuno dice nulla?
Pino    - No, perché quando uno ci prova, succedono immancabilmente due cose: o è un ricatto, e allora viene avanzato, oppure è buona fede, e viene silurato. (si tira su)
Mariuccia    - Che c’è?
Pino        - Mi sento un po’ strano. Stordito.
Mariuccia    - Lo credo! Perché non vai un po’ a letto?
Pino        - Sono troppo arrabbiato.
Mariuccia    - (facendolo alzare) Vai a stenderti un poco, tanto non cambia nulla...
Pino        - Tu non vieni?
Mariuccia    - Io non sono andata a finire contro un palo.
Pino        - Allora non vado.
Mariuccia    - (lo spinge verso la porta) Vai, vai. Ti raggiungo tra un po’.

Pino esce. Mariuccia ripiomba sul divano, con la testa tra le mani.

Mariuccia    - E adesso come glielo dico che è arrivata un’ingiunzione dallo studio legale dell’Immobiliare? I soldi messi da parte per il viaggio non bastano nemmeno per la prima rata! – Non glielo dico. Tanto oggi non si può fare nulla. Se solo la Banca si sbrigasse con quel maledetto prestito! – Dio mio… ci  mancava la macchina! (prende il telefono, compone un numero) Pronto, avvocato? Mariuccia Speranza. Ha un minuto? È arrivata l’ingiunzione dall’Immobiliare.  - Ah, se l’aspettava. Eh sì, sono veloci. – Non si può fare nient’altro per guadagnare un  po’ di tempo? – No, figuriamoci. Adesso che hanno il coltello dalla parte del manico ci offrono due soldi per comprare. – Sì, lo so, lo so che lei… Certo, abbiamo fatto tutto il possibile. – No, e con chi?  Ormai hanno buttato fuori tutti. Siamo rimasti solo noi. Prigionieri al settimo piano. – E allora non… - Va bene, avvocato, grazie. La saluto. - Sì, d’accordo, la tengo aggiornato.

Mariuccia riaggancia.

Pino        - (dall’interno) Con chi parlavi? Mi hai svegliato.
Mariuccia    - Niente, una mia allieva di inglese. (va all’interno della casa, voce fuori scena) Vuoi una camomilla? Un bicchiere d’acqua? Cerca di riposare, allora. Ti chiudo la porta.

Scena 3

Mariuccia rientra e va a prendere da un cassetto la lettera dell’Immobiliare. Legge sconsolata.

Mariuccia    - Restauro della facciata, messa in sicurezza di frontalini e balconi, sostituzione ascensori, tinteggiatura e arredo androni, ristrutturazione portineria, lucidatura scale, sostituzione cassetta della posta… Iniezioni di cemento fondamenta... Ispezione e rifacimento fogne!  Ma come l’hanno costruito, questo palazzo, con il pongo?!!

Suonano alla porta. Mariuccia è stupita, guarda dallo spioncino ed evidentemente riconosce il visitatore. Sulla porta un giovane in jeans e giubbotto, occhiali scuri, capelli a spazzola. È strafottente ma ironico, sicché non riesce a risultare completamente antipatico.

Mariuccia     – (sbuffando seccata) Sì?... Ho parlato ieri con l’amministratore. Che
                       altro c’è?!
Angelo        – La signora Speranza?
Mariuccia     – (annuisce) E lei è?
Angelo          – Angelo Venturi. Sono un collaboratore dell’Immobiliare proprietaria
                       di questo palazzo.
Mariuccia     – Non ancora. Non del tutto.
Angelo     – Eh?
Mariuccia     – E a me chi lo dice?
Angelo     – (disorientato, esce fuori il coatto) Ma che sta a di’?
Mariuccia     – Chi è lei? L’ho visto spesso con l’amministratore, ma se non...
Angelo     – Il vecchietto? Nooo, è che a quello bisogna stargli sopra, sennò non
                       combina un beneamato. E ‘nfatti…
Mariuccia     – Infatti che?!
Angelo     – Signo’, posso entrare o dobbiamo parlare sulla porta? – Ma che c’ha
                      paura? (si apre il giubbotto) Sono pulito. Vengo in pace.
Mariuccia     – (facendolo passare) Augh. (chiude la porta) Allora? - Devo chiamare
                       mio marito? È di là.
Angelo     – E dalli! E chiama tuo marito, se non ti fidi…
Mariuccia     – Giovanotto, chi le ha detto di darmi del tu?
Angelo     – Ho capito… Qua famo notte.

Angelo si siede e toglie il giubbotto, scoprendo le braccia ricoperte di tatuaggi all’inverosimile.

Mariuccia     – (ironica) Prego! Gradisce anche un caffè?
Angelo     – No, l’ho appena preso. Grazie. (stende le gambe, toglie e pulisce con
                       calma gli occhiali) Allora, la situazione è questa: voi dovete un
                       mucchio di soldi all’Immobiliare per la ristrutturazione de sto cesso
                       di… di questo edificio. (si guarda intorno) Però… mica male come vi
                       siete sistemati qua… (si alza e va verso la finestra) Bella vista…
                       (sarcastico) Tutti ‘sti fiorellini sul balcone…  Sai con le impalcature.
Mariuccia     – Quanti anni ha?
Angelo     – (automatico, ancora guardando fuori) E a te  che te frega? – (si volta,
                       alza le mani) Scusi! … Che le frega?
Mariuccia     – Niente. Era per fare conversazione. Perché per il resto non c’è niente
                        da dire. Noi non dobbiamo nulla alla sua… Immobiliare. Quella
                        manica di delinquenti. - Siamo proprietari, non ci potete fare niente. E
                        quando tutto sarà chiarito i soldi li daremo, ma al Condominio.
Angelo     – Signo’, forse è meglio che lo chiama, suo marito.
Mariuccia     – E perché?
Angelo     –  Perché è uomo e magari capisce più svelto.  
Mariuccia     – Mi occupo io della casa. Si dovrà accontentare.
Angelo     – Vabbè. (all’improvviso, sorridendo) Bella!

Mariuccia è basita, poi capisce che il ragazzo sta rispondendo al telefono. Ha l’auricolare praticamente impiantato nell’orecchio.

Angelo     – Come butta? No, sto al lavoro. Ah, ha pagato. S’è deciso… Si vede
                       che il trattamento dell’altra sera ha funzionato. Ma no, figurati… Du’
                       catenate… - Co’ ‘sti sozzoni pezzenti, è un piacere. Bella frate’, ci
                       riacchiappiamo.  (si risiede, tira fuori un foglietto gualcito) Allora,
                       signora Speranza. Sino ad oggi sono dodicimila euro. Che vogliamo
                       fare?
Mariuccia     – (un po’ intimorita) E chi sarebbero, ‘sti sozzoni pezzenti?
Angelo     – Era una telefonata privata.
Mariuccia     – A casa mia, strillando come un’aquila?
Angelo     – (alza le spalle) Sfigati di merda che se la sono voluta. Io li avevo
                       avvertiti.
Mariuccia     – È questo il suo lavoro? “Avvertire” la gente?
Angelo         – Che mi sta a piglia’ per culo, signo’? Guardi che neanche voi state
                        messi tanto bene.
Mariuccia     – Io potrei denunciarla.
Angelo     – E di che? Io sono venuto a ricordare, con le buone maniere, che
                       l’Immobiliare deve rientrare dei soldi che sta anticipando anche per la
                       vostra parte delle ristrutturazioni  regolarmente approvate dal
                       condominio, di cui detiene la maggioranza assoluta, per cui non vi
                       potete inventare niente.
Mariuccia     – Mai detto che non pagheremo.
Angelo     – Ma avete il braccetto molto corto e ancora non avete messo mano al
                       portafoglio e staccato lo scèc.
Mariuccia     – E vorrà dire che appena mi s’allungano le braccia pagherò. Adesso se
                       ne può andare.
Angelo     – (la fissa, poi scuote la testa) Non ce li avete.

Mariuccia lo fissa sorpresa

Angelo     – I soldi. Non ce l’avete, vero? Ma come… due professori come voi! –
                       L’amministratore m’ha fatto due palle così… Ma a me non mi fregate.
                       Secondo me non ce li avete, e  manco per pagare l’avvocato che avete
                       messo di mezzo.
Mariuccia     – Non sono affari suoi. Se ne vada.
Angelo     – E invece so’ proprio affari miei!
Mariuccia     – Già, è  il suo  lavoro. Due catenate.
Angelo     – No! Io riconosco la puzza della sfiga!
Mariuccia     – (risentita) Perché,  se non hai soldi sei sfigato?
Angelo     – Ha mai visto il contrario?
Mariuccia     – E se uno diventa povero?
Angelo     – Signo’, a parte San Francesco che in compenso è diventato famoso e
                       qualche altro caso nel ramo santità, se diventi povero non c’è storia:
                       vuol dire che sei un fesso e te lo sei meritato. Fesso e sfigato. – Fine
                       della storia.
Mariuccia     –  (affascinata e suo malgrado materna) Ma quanti anni hai? Sul
                       serio… dovresti avere l’età di mio figlio… Come puoi parlare così?
Angelo     – (scattando in modo esagerato) E nemmeno sul sentimento mi ci
                       fregano, a me! Tra me e tuo figlio ce sta un oceano! -  Chiaro?! Io
                       sono uno stronzo. Chiaro?!

Mariuccia annuisce.

Angelo     – (tornando calmo) Però me so’ divertito a parlare con lei.  È meno
                       deficiente di… insomma, con tutto che è una donna.
Mariuccia     – Ma come si…?! – No, lasci stare. – Ma che le hanno fatto le donne?
Angelo     – Vabbè, mo’ basta chiacchiere, i discorsi stanno a zero. - Sono
                       dodicimila per iniziare.  
Mariuccia     – Per iniziare?
Angelo     – Però…
Mariuccia     – Però?
Angelo     – Però, volendo, possiamo trovare un modo pulito, veloce, per avere
                       subito questi soldi. Con la Finanziaria con cui collaboro.
Mariuccia     – Degli strozzini.
Angelo     – Errore! Tutto pulito, regolare e alla luce del sole! Le lascio il
                       depliant: qua c’è tutto, voi ci pensate e io torno tra tre giorni.
Mariuccia     – (gli apre la porta, furibonda) No, lei non si fa più vedere!
Angelo     – (uscendo) Ne parli con suo marito. E dia retta a uno stronzo… meglio
                       me, che altri che conosco io. - Tre giorni.

Mariuccia chiude, sbattendo la porta di casa in malo modo. Crolla a sedere, annichilita. Guarda fisso davanti a sé. Poi si toglie lentamente gli orecchini. Li guarda, li soppesa, li riguarda triste.

Pino         – (f.c.) Mariuccia! Me lo fai un caffè, per favore? – Mariuccia!

Mariuccia si scuote, guarda di nuovo gli orecchini e li mette in tasca, decisa.

Pino         – (f.c.)  Mariuccia, sei uscita?
Mariuccia     – No, sono qui. Te lo porto subito.

Buio.

Scena 4

Mariuccia traffica tra la cucina e il salotto, apparecchiando. Pino la aiuta, come sempre volenteroso e brontolone.

Pino        - Dove li metto i tovaglioli? Sinistra o destra?
Mariuccia    - Io li metto a destra. Ma pare che il galateo dica a sinistra.
Pino        - E ci mancava Monsignor Della Casa!
Mariuccia    - Con la moglie di Merigliano che è diventata così snobina, da quando
                      sono entrati in quel circolo… come si chiama…
Pino         - Si chiama ventimila euro l’anno di iscrizione, ecco come si chiama! –
                       Guarda che sei stata tu a invitarli.
Mariuccia     – Volevano tanto assaggiare la mia famosa parmigiana di melanzane
                       “azzeccata”.
Pino         – Non lo so… potrebbe essere una mossa azzardata.
Mariuccia    - (prende il coltellone e affetta il pane) Ho capito, ho capito! E ho anche
                      cucinato, fatto la spesa, pulito casa… - Ma se qualcosa va storto tutte
                      le colpe ricadranno su di me. Lo so.
Pino        - Posso prenderne uno?
Mariuccia    - La casa trabocca di cibo e lui cosa vuole assaggiare?  L’unica cosa che
                      la vedi che è contata. - Avanti.
Pino        - No, non lo voglio più.
Mariuccia    - Dài… come sono venuti?
Pino        - Scottano!
Mariuccia    - Ma no.
Pino        - Buoni. Mi secca che ti tocca fare tutta questa fatica.
Mariuccia     - Ancora! Lo faccio per te. Questa sera Merigliano deve uscire di qua
                      con la promessa che il concorso è tuo!
Pino         – Sei una corruttrice!
Mariuccia     – Certo, e pago in natura… In ortaggi!

Mariuccia esce dalla porta di casa, lasciando Pino basito, la accosta e dopo qualche secondo apre e  rientra. Il tutto col coltello del pane in mano. Annusa l’aria.

Pino        - Ucci ucci… sento odor di… Oh, ma lo vuoi posare quel coltello?!
Mariuccia    - (tornando ad affettare) Controllavo l’effetto all’entrata. Va bene.
                       L’emanatore di profumo funziona. Non avendo cucina e sala da
                       pranzo separate…
Pino        - Tu sei malata.
Mariuccia    - (sta per replicare, poi rinuncia) Sì.
Pino         – Ma dove ti ho trovata io, a te?
Mariuccia     – (sbuffando) Davanti a un…
Pino         – Ho capito, ho capito! Era una cosa carina, come sei diventata acida!
Mariuccia     – Scaraffi il vino, per favore? (indica la bottiglia sul piano di lavoro
                        della cucina)
Pino         – Ma sei impazzita?!! Devo stappare questo? Per quei due?!
Mariuccia     – E per che cosa lo dobbiamo conservare? Non c’è occasione più giusta
                       di questa. Oggi è un giorno importante. Vedrai, andrà tutto bene, me
                       lo sento.

Suona sul computer la chiamata di Skype.

Mariuccia     – (pulendosi le mani dalle molliche) È lui!  Dài, rispondi!
Pino         – Eugenio!
Eugenio     – (ne sentiamo solo la voce) Ciao papà! … Mamma?
Mariuccia    – (accorrendo) Eccomi tesoro! Come stai?
Eugenio     – (c.s.) Bene, bene.
Pino         – Allora?
Eugenio     - C’è una novità…
Mariuccia     -  Buona?
Eugenio     – (c.s.) Io penso di sì. - Spero che sarete d’accordo con me.
Mariuccia     – (si tira indietro, prega sottovoce) Gesù, fa che non abbia messo
                        incinta …
Eugenio     – (c.s.) Mamma, guarda che ti sento!
Pino     – Insomma, ci sveli questo segreto o no? Sono due giorni che ci tieni
                       sulle spine.
Eugenio     – (c.s.) Non vi beccavo mai insieme! Mi hanno offerto una grossa
                       opportunità a Londra, nella filiale che stanno aprendo in Gran
                       Bretagna.
Pino         – Ma è fantastico! E inizieresti?
Eugenio     – Praticamente subito. Saremmo anche più vicini.
Mariuccia     – Allora niente viaggio…
Eugenio     – Eh… mi sa che non…
Pino     – (a Mariuccia, con tono di rimprovero) Ma  che t’importa del
                       viaggio?!
Mariuccia     – Ma no, niente, mi è uscito  così… era tanto che ne parlavamo…
Eugenio     – Mamma, papà… mi sa che non è questo il problema. (pausa) È che
                       qui c’è la foresteria e non pago l’alloggio …
Pino        – (realizzando) Ah…
Eugenio     – … mentre a Londra… con la sterlina e il costo della vita... Non so se
                       ce la faccio, ecco.
Mariuccia     – E noi che ci stiamo a fare?!
Pino         – È una cosa seria? Ci sono prospettive?
Eugenio     – Onestamente, pa’, penso di sì. Hanno detto che alla fine dei sei mesi
                       di stage mi vogliono assumere.
Mariuccia     – Evviva! È il lavoro che vuoi fare, no?
Eugenio     – Oh sì, mamma. Sono felice. – Ah, e poi entrerei come quadro.
Pino         – Allora non c’è nemmeno da parlarne. Accetta.
Eugenio     – Davvero? Mamma, tu che ne pensi?
Mariuccia     – Che si sono accorti di quanto sei bravo. Sono d’accordo con tuo padre.
                       Accetta.
Eugenio     – Forse potrei trovare una camera in una casa, non avrò bisogno di
                       molto, è solo per qualche mese. Voi fate già tanto.
Pino         – Vedi solo se riesci a farti mettere qualcosa per iscritto.
Eugenio     – Ci provo.
Mariuccia     – Va bene. Ci sentiamo domani, tesoro. Bravo bravo bravo! Adesso
                       vado a farmi bella, che stasera abbiamo una cena importante!
Eugenio     – Con chi?
Pino     – Lasciala perdere, si è messa in testa chissà che cosa… È solo
                       Merigliano con la moglie.
Eugenio     – E vai! Ci sono novità, finalmente?
Mariuccia     – Sarai il primo a saperlo! Ciao amore! (esce per cambiarsi)
Eugenio     – Ok, incrociamo le dita! Ciao, pa’!
Pino         – Ciao…

Suono del collegamento interrotto. Pino mette via il portatile e comincia a caraffare il vino.

Mariuccia     – (fuori  scena) È fantastico. Entrare assunto come quadro. Dopo solo
                       sei mesi.
Pino         – Significherà almeno altri cinque-seicento euro al mese.
Mariuccia     – (c. s.) Ci sono i soldi del viaggio. Tanto non lo facciamo più.
Pino         – Già.
Mariuccia     – (c. s.) E poi vedremo! Dài, pensiamo a stasera. Ti voglio al massimo!
                       Com’è il vino?
Pino     – (annusando il tappo) Mmmmhm… Nettare degli dei. Se dipendesse
                       da questo vino, potrebbero farmi papa.
Mariuccia     – (rientra e si guarda intorno) Allora… è tutto pronto: appena arrivano
                       serviamo l’aperitivo, la parmigiana è pronta, il roastbeef affettato, i
                       contorni…
Pino         – Stai passando in rassegna le truppe?
Mariuccia     – (epica) Molte rivoluzioni sono iniziate nei salotti, e molti accordi sono
                       stati stretti intorno a una buona tavola!
Pino     – Sei… sfavillante… -  (andando ad abbracciarla) Ti fa quest’effetto la
                       battaglia, mio generale?
Mariuccia     – Fermo, che ti macchio di rossetto! - Ma che ore sono?

Squilla il telefono.

Mariuccia     – Pronto? Costanza! Vi stiamo aspettando! Non riuscite a trovare la via?
                       - Ah, non… - Cosa?! Ma ha chiamato un medico?
Pino         – Che è successo?!
Mariuccia     – (facendo segno al marito di tacere) E il cuore? – Ah… bene .  - Eh sì,
                       uno sbalzo di pressione potrebbe… - Ma no, non si deve  
                       preoccupare… - L’importante è che stia meglio, ma cosa… - Alla
                       televisione? No … - Pino, accendi per favore, cerca il telegiornale…
    • Va bene,  no… ma  no, ma per carità! – Ci vediamo un’altra volta.  
Tranquilla. - Sì, la chiamo domani per sapere come sta Livio. Arrivederci allora, e auguri…

Mariuccia riattacca, visibilmente preoccupata. Nel frattempo Pino ha acceso la televisione.

Pino         – Ma che è successo, si può sapere?!
Mariuccia     – Merigliano si è sentito male. Uno sbalzo di pressione, è svenuto… un
                       casino! Stava guardando il telegiornale… - Eccolo!!!

Voce  giornalista TG     – … uno scandalo che coinvolge  il sistema universitario del Paese. Non passaggio materiale di soldi,  ma continui scambi di favori sotterranei, tesi ad aumentare il potere personale dei Professori. Tra questi Livio Merigliano, illustre cattedratico conosciuto per i suoi studi sulla letteratura del novecento… Ma sentiamo Fabrizio Simoni, l’autore di questo scoop sul suo seguitissimo blog…

Mariuccia     – Oh mio Dio!

Voce di Fabrizio     – Ci sono le prove di questo immenso e ramificato mercato dei voti, che si traduce in concorsi apparentemente  regolari, in realtà manovrati dagli ordinari.

Pino         – (annichilito) Che grandissimo figlio di puttana!

Voce di Fabrizio     –  In seguito alla valanga di denunce arrivate solo questo pomeriggio sul mio blog, la magistratura ha annunciato l’apertura di un’inchiesta e il blocco di tutti i concorsi in atto: non è difficile immaginare quanti ricorsi pioveranno sui tavoli dei giudici nei prossimi giorni!
Voce  giornalista TG     – È tutto, continueremo a tenervi aggiornati su questo  nuovo inquietante caso di mala-università…

Pino cambia freneticamente canale, spezzoni di voci, gingles, annunci, canzoni, con la voce di Fabrizio che ripete le stesse frasi, evidentemente riprese da varie emittenti.


Pino         – Sta dappertutto, quel grandissimo figlio di puttana.
Mariuccia     – Spegni. (Pino spegne, cade il silenzio) - Ti credo che a Merigliano gli
                       è venuto un colpo.
Pino         – Tutto quello  che gli avevo detto a cena…
Mariuccia     – Ma dài! Non hai rivelato niente che non si mormorasse già da... (si
                       blocca, fissa il marito) Cosa gli hai detto quando vi siete rimessi a
                           bere sul divano? Voi due da soli!   
Pino         – Ma che stai dicendo…
Mariuccia     – Quando io e Gaby parlavamo dei miei orecchini!
Pino         – Tu e le tue cene del cavolo!
Mariuccia     – Ora la colpa è mia!
Pino         – Se tu non li avessi invitati…
Mariuccia     – Se tu non avessi bevuto! Dovevi stare più attento.
Pino         – Io vado a spaccargli la faccia.
Mariuccia     – Bravo, così tutti sapranno da chi viene la soffiata!
Pino         – (boccheggiando) Soffiata?! Io stavo solo parlando con un amico!
Mariuccia     – Adesso non fartelo venire tu, un colpo!  - È una iena, altro che amico.
                       Ma quando è diventato così?
Pino     – È sempre stato un egoista arrogante, si è solo venduto bene per essere
                       accettato. Perché all’epoca, quando eravamo ragazzi,  non si poteva
                       essere così cinici, ti ricordi? Ma dovevo immaginarlo: chi nasce tondo
                       non può morire quadrato, e io lo sapevo come ha cominciato la sua
                       brillante ascesa: segando le gambe a un collega!
Mariuccia     – Non me lo hai mai detto.
Pino         – Non ci volevo credere, eravamo amici!
Mariuccia     – Il concorso è bloccato.
Pino         – Così pare.
Mariuccia     – Ma non possono bloccarlo in eterno, no?! Aspetteremo. Basta che non
                       ti tiri in ballo. Altrimenti è proprio finita.
Pino         – Ci serviva quell’aumento. Per  Eugenio, per la casa…
Mariuccia     – No, è finita la tua carriera all’Università! Al resto si rimedia.
Pino         – E come? Come?!! Sei un irresponsabile, non ti rendi conto!
Mariuccia     – Mi metterò a vendere le mie marmellate. Venderò la collana di perle
                       della nonna.
Pino         – Non siamo ancora a questo punto!
Mariuccia     – E qual è il punto, allora? Fammi capire!  Hai presente la cifra per le
                       ristrutturazioni? È enorme!
Pino         – Sono le tue cose!
Mariuccia     – Esatto, sono cose! -  Da dove sono usciti  i soldi per riparare la
                        macchina, secondo te?
Pino         – Hai detto che l’assicurazione…
Mariuccia     – Non sei stupido.

Pino abbraccia Mariuccia, le accarezza i capelli, scoprendole le orecchie.

Pino     – I tuoi orecchini, vero?  Quelli del matrimonio. (si scioglie
                       dall’abbraccio e si accascia sul divano) Sono un fallito.
Mariuccia     – (fa finta di non sentire) Non potevamo restare senza macchina. (cerca
                       di cambiare discorso) Sono anni che devono riqualificare, che
                       promettono la metropolitana… quanti sindaci sono cambiati, nel
                       frattempo?  Il quartiere non esiste più. Siamo circondati da disperati,
                       da gente incattivita, da stranieri ammassati in appartamenti che cadono
                       a pezzi e ragazzotti che ciondolano senza sapere che fare di se stessi…
Pino               – Sono un fallito. Non sono più adatto a questo mondo.
Mariuccia    – Perché un pazzo ti è volato sopra con la moto?
Pino     – No. - Ma metti tutto insieme… La Banca, il concorso scippato, e
                       adesso anche Fabrizio…
Mariuccia     – Ah, allora è perché sei una persona onesta in un mondo di truffatori.
                       Sai che novità.
Pino     – C’è un adagio che dice: «Ogni mattina si svegliano un dritto e un
                       fesso: se si incontrano l’affare è fatto!». - Perché il fesso sono sempre
                       io?
Mariuccia     – (scattando come una molla) Non dirlo neanche per scherzo! Non
                       voglio mai più sentirtelo dire! Tu non sei un fesso e noi siamo persone
                       perbene, non siamo né fessi, né sfigati!!! Chiaro?!
Pino         – Io non ho detto sfigato…
Mariuccia     – (isterica) Ci stavi arrivando! Lo so! Io le cose le capisco al volo!
Pino         – Ma che ti ha preso?
Mariuccia     – Non è stata colpa tua! Hai capito? Non è stata colpa tua, ma della
                       Banca! È cominciato tutto lì. Ci hanno tolto tutto, ci hanno lasciato
                       indifesi! (quasi piangendo per la rabbia) Ci sono sempre stati i
                       delinquenti, ma almeno prima dovevano nascondersi! E che cosa è
                       successo, invece? Cos’hanno fatto lo Stato, il Governo, la Giustizia?
Pino     – Hanno salvato la Banca. (guarda il vino nella caraffa, poi Mariuccia)
                       E questo, mo’? Lo rimetto nella bottiglia?

Buio.


Scena 5

Mariuccia al telefono. Pino è vicino a lei.

Mariuccia     – Ciao Costanza, come va? Volevo sapere come sta Livio. – Lo
                       immagino… - Deve essere forte, vedrà che la verità sarà… - Certo, ha
                       ragione… - Ma questa è una buona notizia, vuol dire che si è ripreso
                       completamente! - Sì, ne parlavamo proprio con mio marito, è
                       importante  che riprenda l’attività. - E il dottore che dice? –Sì… no,
                       dicevo giusto perché suppongo che presiedere un concorso sia
                       molto… - Ah,  capisco… - Ma certo, tornerà tutto alla normalità…
                       prima o poi… e si ricordi che vi aspettiamo sempre! – D’accordo. Mi
                       saluti tanto suo marito. – Certo, presenterò. Arrivederci. (Mariuccia
                       riaggancia) Merigliano sta meglio, la settimana prossima torna in
                       Facoltà. Ma il concorso è bloccato “sine die”.
Pino         – Lo sapevamo.
Mariuccia     – Infatti.
Pino         – Eugenio?
Mariuccia     – Sta bene, è arrivato a Londra, si è sistemato e ha ricevuto l’accredito.
Pino         – Per quanto basterà?
Mariuccia     – Due mesi.
Pino         – Solo?! Non erano di più?
Mariuccia     – Abbiamo dato un anticipo al condominio. Nel frattempo arriverà il
                       prestito.
Pino         – E se non arriva?
Mariuccia     – (va in cucina, indossa il grembiule) Arriverà.
Pino         – Io vado in Banca.
Mariuccia     – (prendendo una cassetta di frutta) Puoi controllare da casa.
Pino         – Ho bisogno di muovermi o divento pazzo. - Ma che stai facendo?
Mariuccia     – Invento una linea di marmellate.
Pino         – Ti sembra il momento?
Mariuccia     – È lavoro. Visto che non arriva altro… - Per Gaby, i suoi banchetti di
                       nozze. - Certo che, con un matrimonio di schifo come il loro, ha scelto
                       proprio il mestiere giusto. La wedding planner! - È passata per
                       salutare… in realtà voleva scusarsi.
Pino         – Almeno uno tra i due. Ma che c’entrano le marmellate?
Mariuccia     – Niente, ha visto tutta questa frutta e si è ricordata di quanto le
                       piacevano e ha cominciato a blaterare: prodotto biologico artigianale a
                       chilometro zero, personalizzato per il cliente… Secondo lei ci
                       andranno pazzi. Dice che non si sa quanti soldi siano
                       disposti a spendere “quei polli”per il giorno più bello della loro vita…
Pino         – Molto poetica.
Mariuccia     – Dio li fa e poi li accoppia.
Pino         – Non ti fidare.
Mariuccia     – Beh, la frutta l’avevo già comprata, era in offerta.
Pino         – (indossando il giaccone) Vado. Ti serve niente?
Mariuccia     – Un po’ di pane fresco.
Pino         – Quale?
Mariuccia     – Quello che trovi. Meglio a lievitazione naturale.
Pino         – (va a darle un bacio) Va bene…
Mariuccia     – Ah, se magari ci fosse quello di segale…
Pino         – Quello che trovo.
Mariuccia     – Sì sì, quello che c’è. Ah, se trovi anche della pectina…
Pino         – Devo fare la spesa?!
Mariuccia     – No, visto che ti trovavi…
Pino     – Io non mi trovavo, io ho solo chiesto per gentilezza, e tu dovevi
                       rispondere “niente, grazie”, invece mi chiedi il pane, integrale, no, a
                       lievitazione naturale, oppure di segale, e la cosa, la… Mi fai uscire?!!
Mariuccia     – Ciao.
Pino         – (esce, si riaffaccia) Allora, cos’è che volevi?!
Mariuccia     – Non ti preoccupare, ci penso io… (prima che la porta si richiuda) La
                       pectina!

Mariuccia comincia a sbucciare la frutta. Suonano alla porta di casa.

Mariuccia     – (andando ad aprire) Cosa hai dimenticato adess…
Angelo     – Buongiorno.
Mariuccia     – (sospira) Di nuovo lei… – Il solito caffè?
Angelo     – (entrando) Signo’, qua butta male. Ve dovete sbriga’ a trova’ i soldi,
                       sennò…
Mariuccia     – Sennò?
Angelo     – Sennò ci incazziamo di brutto.
Mariuccia    – Abbiamo dato un anticipo.
Angelo     – Bruscolini!
Mariuccia     – Duemila euro! - Stiamo aspettando l’arrivo dei soldi dalla banca.
Angelo     – Allora stiamo freschi.
Mariuccia     – Il prestito arriverà a giorni.
Angelo     – Senta, so’ settimane che  mi state a tira’ la calzetta co’ ‘sta solfa! (gli
                       arriva una chiamata)  No, mo’ non posso – E che sto a fa’, secondo
                       te? Sto a lavora’! – Ne parliamo dom… - ma che davvero?! -  No, no,
                       mi sta bene… -  Ma ci devo sta’ io, bisogna fa’ un lavoretto de fino…
                       - Ahò, ma che sei de coccio? Non s’alza un dito se non lo dico io, che
                       quello c’ha già il cuore mezzo ballerino e non me lo voglio ritrova’
                       infartuato tra le mani!
Mariuccia     – (impressionata) Mio marito è appena andato in Banca. Il prestito
                       arriverà a momenti.
Angelo     – L’hanno chiamato loro?
Mariuccia     – (mentendo visibilmente) È ovvio! Altrimenti che ci sarebbe  andato a
                       fare?
Angelo     – (dubbioso) Vabbè.– Sa una cosa? Ora me lo prenderei, quel caffè. (si
                       accomoda in poltrona)  E aspettiamo il marito…
Mariuccia     – Non so se è il caso.
Angelo        – Perché? Non esiste? Certo è  strano che non l’ho mai beccato.
Mariuccia     – È uscito poco prima che lei arrivasse. Dev’essere il fato. Le tocca
                       parlare con me. Una donna.
Angelo     – Inconvenienti del lavoro.
Mariuccia     – (andando a preparare il caffè) Non credo che vi piacereste.
Angelo     – Chi?
Mariuccia     – Lei e mio marito.
Angelo     – E perché?
Mariuccia     – Lui è un uomo buono, gentile, onesto.
Angelo     – (ironico) Ho capito.
Mariuccia     – Che ha capito?
Angelo     – Uno tipo mio padre. Tanto buono che quella stronza di mia madre l’ha
                       mollato per un altro.
Mariuccia     – Beh, io non l’ho mollato e non ho intenzione di farlo. (va a spegnere il
                       caffè) – Era ricco?
Angelo     – (ride) Mi’ padre?!
Mariuccia     – L’altro!
Angelo        – E che ne so? Avevo cinque anni.
Mariuccia     – Poverino…
Angelo     – Signo’, c’è una sola verità a questo mondo: tra me e “poverino” non
                       c’è manco la lontana possibilità di stare insieme come idea,
                       figuriamoci nella stessa frase.
Mariuccia     – Avrà sofferto, no? Aveva cinque anni!
Angelo     – Non mi ricordo.
Mariuccia     – Allora avrà sofferto suo padre. Mi dispiace per lui.
Angelo     – E se l’è meritato! Se sei un fesso…
Mariuccia     – (bloccandolo) Ho capito, ho capito! - Ecco il caffè.

Mariuccia gli serve il caffè.

Mariuccia     – Zucchero? Uno?
Angelo     – Ma perché non vendete e andate via da ‘sto schifo di posto?
Mariuccia     – Non è uno schifo!
Angelo     – Io al posto suo acchiapperei l’occasione al volo, e tante grazie! – Ma
                       che, le piace stare qua, co’ tutti ‘sti negri in giro?
Mariuccia     – Non ci sono solo neri.
Angelo     – Noo, ce so’ negri… e bianchi sporchi.
Mariuccia     – Ma per favore! Risparmi le battute razziste. Ci sono neri e italiani.
                       Anche cingalesi, cinesi, pakistani…
Angelo     – Marocchini, rumeni…
Mariuccia     – Tutta gente che lavora!
Angelo     – Marchettari, zingari, prostitute … - Dovrebbe essere solo contenta, di
                       andare via da ‘sta corte dei miracoli!
Mariuccia     – E dove dovremmo andare? La nostra vita è qui. Il lavoro è qui. Con la
                       cifra favolosa che offre la sua Immobiliare, potremmo permetterci al
                       massimo due camere e cucina fuori città!
Angelo     – Beh, le piacciono tanto i fiorellini…
Mariuccia     – Bravo. Fa presto a parlare. A prendere in giro… Vorrei vedere lei,
                       alla nostra età.  (sorride) Ma non c’è problema: la giovinezza è una
                       malattia dalla quale si guarisce sempre, in un modo… o nell’altro.
Angelo     – (ci pensa su)  Per me meglio l’altro.
Mariuccia     – (colpita) L’altro… Morire?
Angelo     – Non mi ci vedo, all’età di mio padre. Meglio morto che diventare
                       come lui. A chiedere scusa se esisto, a prendere botte da tutte le
                       parti… anche quando c’hai ragione...
Mariuccia     – Non succede solo a suo padre.
Angelo     – Beh, a me no! Io non sono incudine, io so’ nato pe’ essere martello.
                       Per picchiare! Io butto tutto all’aria, spacco tutto, do fuoco al
                       mondo… ma a me per fesso non mi ci pigliano! Ha mai provato,
                       signo’?
Mariuccia     – (sospira) Certe volte mi viene un prurito alle mani! Quando cerchi di
                       fare tutto per bene… e invece scopri che la logica, il buon senso non
                       abitano più qui.
Angelo     – Quanto la fa poetica, signo’! Io méno. E mi sento meglio.  
Mariuccia     – Ci sono altre possibilità.
Angelo     – (irritato) Suo marito non arriva. E mo’ me so’ proprio rotto.

Scena 6

Rumore di chiavi, entra Pino con il sacchetto della spesa. Mariuccia cerca di dissimulare il disappunto e di “avvertire” il marito.

Mariuccia     – (cinguettante) Ah, eccoti qua! Già di ritorno… Sei stato alla Banca?
Pino         – Non volevi la pectina?
Mariuccia     – (risolino) Giusto, non potevi andare in giro con la busta della spesa!
                       (ad Angelo) Mi serviva urgentemente la pectina. Per la marmellata.
Pino         – (accorgendosi di Angelo) Buongiorno… Lei è?
Angelo     – (tirandosi su con calma) Angelo Venturi. - Allora esiste.
Mariuccia     – Il signore lavora per l’Immobiliare… gli stavo giusto dicendo che eri
                       andato in Banca (con intenzione) perché ci hanno chiamato…
Pino         – (disorientato) Ci hanno chiamato?
Mariuccia     – Per il prestito, no? (gli strappa la busta dalle mani) Grazie, caro! Ma
                       adesso vai, corri, prima che chiuda!
Pino         – La Banca?
Angelo     – La Banca. Mi sa che non stanno ad aspettare lei.
Pino         – Figuriamoci.
Mariuccia     – (sulle spine) No, infatti. Ma con la macchina si arriva in un attimo.
Pino     – Quei bastardi. Non si prendono neanche la briga di essere cortesi.
                       Quando volevano i miei soldi, invece… ponti d’oro!
Angelo     – Allora la riceveva il direttore, scommetto.
Pino         – Come no! Tappeti rossi! E ti offrivano anche il caffè…
Angelo     – O lo spumantino…
Pino         – … A seconda dell’ora.
Mariuccia     – Ma insomma!
Angelo     – No, insomma lo dico io! Ma che niente niente voi due vi siete messi in
                       testa di potermi prendere per il cu…
Pino         – Ohò! Moderi il linguaggio!
Angelo     – (risentito) Il linguaggio?!! Altro che linguaggio ho “moderato” io!
                       Certe persone che te le raccomando, che non vedevano l’ora di venirsi
                       a fare quattro chiacchiere coi professori! Io ho garantito per voi!
Pino         – Mariuccia, ma che storia è questa?
Mariuccia     – Niente, stai tranquillo. Gli ho detto che pagheremo appena la Banca ci
                       concederà il prestito. Ma che bisogna avere un po’ di pazienza, non
                       dipende da noi…
Pino     – Ma di che stiamo parlando? Non mi dirà che lei è… uno che…
                       insomma…
Angelo     – Lo vede, signo’? Lo dicevo che tra maschi è meglio. Suo marito ha
                       capito al volo.
Pino     – Sì, ma non è che li posso fabbricare, ventimila euro! Mia moglie ha
                       ragione, in fondo. La preghiamo di avere ancora un po’ di pazienza, il
                       prestito è stato concesso, devono solo trasferire materialmente i soldi
                       sul conto.
Angelo     – Seee… Oggi è giovedì, domani è festa comandata, poi ci stanno
                       sabato e domenica… L’anno del poi e il mese del mai!
Pino         – Ma no, si tratterà al massimo di qualche giorno, mi creda.
Angelo     – Io quello che potevo fare l’ho fatto. Mo’ basta.
Pino         – Si accomodi, ragioniamo…
Angelo     – Non sta più a me decidere. La gente per cui lavoro… (gli squilla il
                       cellulare) Bella, Giacomi’, te possino! Ma che fine hai fatto, ti cerco
                       da ‘na vita! – Nooo… e sì, mo’ affido la luce dei miei occhi a uno
                       qualunque! No, me la devi registrare tu! – Chi te l’ha detto? Eh sì, i
                       due ammortizzatori… - Originali, Ducati, non ci provare con me! –
                       Non c’è problema, tu trovali e io ti do quello che ti devo dare. (ride)
                       Ma quale sgasata? Ma che stai a di’? Io stavo andando per i fatti miei,
                       quando… - embè, certo che correvo, che vuoi andare a cinquanta con
                       una Ducati? - Quando un coglione mi appare davanti col suo    
                       catorcio… Mi so’ detto: qua o faccio strike o salto! Per fortuna c’era
                       un montarozzo, tipo rampa, no? - …E glie so’ passato sopra! Che
                       taglio!
Pino         – (scatta in piedi, tutto rosso) È lui!

Angelo     – Peccato che non c’era nessuno a riprendermi, la mettevo su YouTube:
                       Angelo a volo d’angelo! (a Mariuccia) O è meglio il volo d’angelo di
                       Angelo?
Pino         – Dalla finestra, glielo faccio fare, il volo!
Angelo     – Vabbè, Giacomi’, fai il dovere tuo e chiama appena ce l’hai. E
                       sbrigati, eh! Bella frate’!

Angelo, nuovamente minaccioso, si volta verso Mariuccia e Pino, ma come in San Giovanni decollato, quando Totò smaschera il ladro dell’olio votivo, ora Pino si è trasformato in un leone. Un leone inferocito ed esasperato.

Pino         – (andandogli addosso) Tu! Sei stato tu!
Angelo     – (tenendolo a bada con facilità) Oh, ma che t’ha preso?

Mariuccia cerca di fermarlo.

Mariuccia     – Pino!
Pino         – Te lo do io, il volo d’angelo!
Angelo     – E fermo! (gli blocca e torce un braccio) Allora? Che vogliamo fare?
Mariuccia     – Pino, calmati!
Pino         – È stato lui! Ahia! E se ne vanta pure!
Angelo     – Ma che vuoi? Chi ti conosce?
Pino         – Mi sei passato sopra con la moto!!! Ho sentito!
Angelo     – Eri tu il deficiente a due all’ora?
Pino         – Allora lo ammetti?!
Angelo     – (mollando la presa, imperturbabile) E se fosse? Non ti ho nemmeno
                        sfiorato.
Pino         – E che ne sai?
Angelo     – Se t’avessi preso non staremmo qua né tu né io.
Pino         – Sei scappato come un delinquente!
Angelo     – Perché, mi dovevo fermare?
Mariuccia     – Avrebbe potuto sentirsi male!
Angelo     – Ma se non l’ho nemmeno toccato!
Pino     – E certo, che gli importa a lui degli altri? Se crepano, se gli hai
                       distrutto la macchina…
Angelo     – Quel ferro vecchio?! (sprezzante) Certi scassoni non dovrebbero  
                       nemmeno circolare.
Mariuccia     – È finito contro un palo! Mio marito! Avrebbe potuto essere grave.
Angelo     – Non me ne sono neanche accorto.
Pino         – La gente civile si ferma!
Angelo     – Mo’ m’hai stufato. Che vuoi fare? Denunciarmi per eccesso di
                       velocità? Stai  molto attento, perché quando m’incazzo io…
Pino         – No, tu adesso mi paghi i danni!
Angelo     – Sì… - Allora puoi morire vergine.
Pino         – La responsabilità è tua!
Angelo     – (gli ride in faccia) E chi lo dice? Hai i testimoni?
Pino         – Certo! Hanno detto che era una Ducati! La tua!
Angelo     – (strafottente) Bravo, mettigli il sale sulla coda! Voglio vedere
                       chi viene a testimoniare, se ce n’è uno col permesso di
                       soggiorno.Voglio proprio farmi due risate.
Pino         – Ma noi ti abbiamo sentito!
Angelo     – E fammi causa. Sto ancora a ridere.
Pino         – No, io ti spacco la faccia! (gli dà uno spintone)

Angelo reagisce fulmineo, lo atterra, ma Pino è così infuriato che riesce a ribaltare la situazione, Angelo è stordito, Pino lo immobilizza con tutto il suo peso, sta per mollargli un pugno quando Mariuccia urla.

Mariuccia     – Pino! NO!
Pino         – Così si ricorda del coglione sul catorcio!
Mariuccia     – È un ragazzo!
Pino         – E allora?! Mi devo far prendere in giro pure da un moccioso?!!
Mariuccia     – Amore, ti prego!
Pino     – (rimane per un momento con il pugno a mezz’aria) Ma che sto
                       facendo?

Pino si alza, Angelo rimane in terra ancora inebetito. Va verso la porta. Mariuccia gli corre dietro.

Mariuccia     – Dove vai?
Pino         – Non lo so… (accennando ad Angelo) Sta male?
Mariuccia     – Ma no, stai tranquillo, ora si riprende.
Pino         – Ho aggredito un ragazzo!
Mariuccia     – Vabbè… non proprio un angioletto.
Pino         – Non ci ho visto più.
Mariuccia     – (rassettandogli amorevolmente i vestiti) Però poi ti sei ricordato chi
                        sei.
Pino     – Mi manca l’aria.
Mariuccia     –Vai a fare due passi.
Pino     – Non posso lasciarti sola con…
Mariuccia     – (lo spinge dolcemente verso la porta) Ma sì, fidati, ci penso io. È
                       anche meglio.
Pino         – Sei sicura?
Mariuccia     – Vai. Stai tranquillo.
(Pino esce)



Scena 7

Angelo si solleva, massaggiandosi la nuca. Mariuccia prende da un cassetto un tovagliolo bianco, lo passa sotto l’acqua fresca e glielo poggia sulla fronte.

Mariuccia     – Come va?

In malo modo Angelo le strappa il panno bagnato e se lo preme dietro la nuca.

Mariuccia     – Meglio? Devo chiamare un dottore?
Angelo     – No.
Mariuccia     – Un po’ di ghiaccio?
Angelo     – No.
Mariuccia     – Si vuole sedere?

Angelo fa cenno di sì. Mariuccia respira – finalmente! – e fa per aiutarlo, ma lui la scansa bruscamente e si tira su da solo. Mariuccia va al tavolo e accende computer e webcam.

Mariuccia     – Sta per chiamare mio figlio da Londra.
Angelo     – Suo marito è un pazzo.
Mariuccia     – No.
Angelo     – Non doveva farlo.
Mariuccia     – No…
Angelo     – Non finisce qui!
Mariuccia     – No, finisce qui, invece, perché se torce un capello a mio marito io la
                       denuncio.  
Angelo     – E dalli! Siete fissati con le denunce. Fate proprio pena.
Mariuccia     – Beh, c’è chi da “du’ catenate” e chi segue la legge.
Angelo     – Contenti voi…
Mariuccia     – (amara) No, non contenti. È che… se nasci tondo non puoi morire
                       quadrato.
Angelo     – Come la mettiamo con i soldi, signo’?
Mariuccia     – Beh. Se lei ci rifondesse almeno parte della riparazione della
                       macchina… Guardi che ho tutte le fatture.
Angelo     – E ti pareva! Signo’, si risparmi il fiato che io da quest’orecchio non
                       sento.
Mariuccia     – E lei risparmi le minacce, che anch’io da quest’orecchio non ci sento.
Angelo     – C’è un modo per sistemare subito tutto, gliel’ho detto!
Mariuccia     – Con la Finanziaria? Mi sono informata…
Angelo     – Ecco il modulo: una firmetta e nessuno si fa male.
Mariuccia     – (stracciando il modulo) Sono sempre loro, quelli dell’Immobiliare!
                       Oltre a speculare sul palazzo e sul costo dei lavori, anche gli interessi
                       a strozzo?! No! Piuttosto mi chiudo in casa e non esco più. Che volete
                       fare? Sfondare la porta?
Angelo     – Lei è più matta di suo marito.
Mariuccia     – Se ne vada!
Angelo    – Vado, vado… - Chissà che starà facendo cuor di leone, in giro tutto
                       solo. Indifeso, in questo quartiere abbandonato…
Mariuccia     – Lasci stare mio marito!
Angelo     – (tira fuori il cellulare) Invece ora chiamo chi dico io e vediamo se
                       “qualcuno” si dà una svegliata e firma. – Pronto, Giova’? C’ho un
                       lavoretto al volo, mi devi raggiungere immediatamente in via dell
Mariuccia     – (strappandogli in telefono dalle mani) La smetta!
Angelo     – Aridammi il telefono!
Mariuccia     – No. Prima lei si siede e ragioniamo.
Angelo     – Non prendo ordini da nessuno, io…
Mariuccia     – Glielo chiedo per gentilezza.
Angelo     – … figuriamoci da una donna!

Squillo della chiamata Skype.

Angelo     – Che fa? Non risponde?
Mariuccia     – Non la riguarda.
Angelo     – (si avvicina, legge) “Eugenio sta chiamando”...
Mariuccia     – E allora?
Angelo     – È suo figlio, vero? (strappa la webcam dal suo alloggiamento) E
                       mo’? Che vogliamo fare?

Rimangono per un attimo a fronteggiarsi, poi Angelo allunga una mano. Mariuccia riluttante consegna il telefono e si aspetta che Angelo le consegni la webcam, ma lui la fa cadere.

Mariuccia     – No!
Angelo     – Che peccato! È scivolata. (cattivo) Se vuole le presto il telef…

Mariuccia gli molla un ceffone.

Mariuccia     – L’hai fatto apposta!  (si china a raccogliere la webcam, visibilmente
                       spaccata) Non bastava la macchina, non basta il tormento che ci stai
                       dando da settimane! (scoppia a piangere) È rotta! Rotta! Non
                       funzionerà mai più!

Mariuccia, accovacciata in terra, piange disperata. Una reazione così fuori misura da impressionare Angelo, che resta a fissarla, tenendosi la guancia.

Angelo     – Quel trabiccolo dell’anno mille… E che sarà mai?  Glielo ricompro…
Mariuccia     – Non ne posso più! È tutto distrutto, tutto distrutto, tutto! Cade tutto a
                       pezzi! Questo quartiere cade a pezzi, il palazzo cade a pezzi, la mia
                       vita cade a pezzi!
Angelo     – Vabbè, mo’ si calmi. (tira fuori il portafoglio) Quant’è, venti euro?
                       (cerca di metterle in mano la banconota) Cinquanta? (esasperato) E
                       quanto costa ‘sto cavolo di affare?!
Mariuccia     – (scacciandolo) Smettila! Non li voglio i tuoi soldi! Sei uno stronzo
                       come tutti gli altri!
Angelo     – (rinfilando calmo la banconota nel portafoglio) Beh, io però l’avevo  
                       avvertita…
Mariuccia     – Hai ragione… Almeno tu sei quello che dici.
Angelo     – Le porto un bicchier d’acqua?

Mariuccia fa segno di no con la testa, continua a piangere e cerca di asciugarsi le lacrime e il naso che le cola con la manica.

Angelo     – Un fazzoletto?

Mariuccia fa di sì con la testa, continuando a grondare. Angelo tira fuori dalla tasca un avanzo improponibile di kleenex, quindi va verso la cucina, cercando senza successo. Forte rumore di cose che cadono. Mariuccia si scuote suo malgrado.

Mariuccia     – Nello… nello stipo… In alto!
Angelo     – (torna con un rotolone di scottex) Ho trovato questo…

Mariuccia comincia a strappare fogli di scottex e a soffiarsi il naso e asciugarsi le lacrime, alternativamente, sotto gli occhi curiosi di Angelo.

Angelo     – Ma quante lacrime c’aveva in corpo, signo’?
Mariuccia     – Eeeeh!
Angelo     – Senta, per l’Immobiliare non posso fare niente, ma per la macchina…
Mariuccia     – Io me lo ripeto ogni giorno, che i veri problemi non sono questi, che
                       devo ringraziare Dio perché almeno stiamo bene, perché nostro figlio
                       sta bene… Ma non ne va una dritta! Ogni volta sembra che sia quella
                       buona, che siamo arrivati a una soluzione… - Perché sempre storta
                       non può andare, no?
Angelo     – No…
Mariuccia     – E invece ogni volta la soluzione si sposta un po’ più in là. Come
                       quando sogni che devi arrivare in un posto e non riesci a
                       raggiungerlo… Tu ci provi, ci provi con tutte le forze, ma il tempo
                       passa e tu sei ancora lì… e sai che quando arriverai sarà troppo tardi…
                       ti avranno lasciato sola.
Angelo     – Io certe volte sogno che cerco di scappare ma non ci riesco, c’è come
                       una mano invisibile che mi tiene giù, striscio come un verme, urlo… e
                       poi mi sveglio.

Pausa. Mariuccia si asciuga gli occhi.

Mariuccia     – Ti svegli… Io sono mesi che non ci riesco. Si può vivere in un
                       incubo? Per i soldi?
Angelo     – (possibilista) Quando non ce li hai…
Mariuccia     – Quando te li hanno rubati!
Angelo     – (interessato) Rubati? E chi?
Mariuccia     – Non qualcuno, la banca! – Non abbiamo mai pensato di diventare
                       ricchi, ci bastava la tranquillità… e invece sbagliavamo, perché ce
                       l’hanno portata via in un soffio. Tutto sparito, volatilizzato! Vabbè,
                       ricominciamo, ci siamo detti, abbiamo la casa, siamo ancora
                       giovani… Ma con la crisi… Come si fa ad andare a chiedere un
                       lavoro, un secondo lavoro, a cinquant’anni? – Pino doveva vincere il
                       concorso, c’eravamo quasi… ma arriva Fabrizio Simoni e fa andare
                       tutto all’aria! E poi tu ci sfracassi la macchina e ci  minacci, e mio
                       figlio che deve  trasferirsi a Londra e ha bisogno di soldi…
Angelo     – Fabrizio Simoni… non è il giornalista della tv?
Mariuccia     – È un bastardo! Lo sapeva che Pino aspettava da anni la cattedra, ma
                       non gliene è fregato niente, ha approfittato delle cose raccontate a
                       cena, tra “amici”…  per denunciare proprio il professore da cui
                       dipendeva il concorso!
Angelo     – St’infamone…
Mariuccia    – E pretende pure di avere ragione! Lo sai che ha detto? «Mi
                       dispiace, ma io non posso tollerare certe porcherie. Ho
                       semplicemente denunciato i fatti!». Almeno Gaby …
Angelo     –  Gaby?
Mariuccia     – Sua moglie, Gaby Simoni.
Angelo     – Ma che, niente niente è quella dei matrimoni?
Mariuccia     – Sì.
Angelo     – Ecco chi è! (Mariuccia lo fissa stupita) Io il giornalista l’ho visto al
                       negozio della moglie, un giorno che ho accompagnato un amico mio a
                       riscuotere.
Mariuccia     – Un fornitore?
Angelo     – (ironico) Sì, “fornisce” un servizio… come se dice… di sicurezza.
Mariuccia     – Una guardia giurata? (perplessa) Amico tuo?
Angelo     – (gli cadono le braccia) A signo’! Le devo fa’ un disegnino? La sua
                       amica paga il pizzo. Tutti i mesi. E quella volta c’era anche il marito.
Mariuccia     – Che cosa?!! Lui sa che Gaby…?
Angelo     – Stava là.
Mariuccia     – Fabrizio lo sa e non ha denunciato il fatto?!
Angelo    – (la guarda con commiserazione) Ma ancora non l’ha capito che quelli  
                       che strillano di più so’ i più zozzi? - Vabbè, io vado. Lei si chiuda in
                       casa signo’, proprio come ha detto prima. E noi oggi non ci siamo
                       visti.

Angelo esce. Mariuccia è ancora seduta in terra, sommersa da un mare di scottex appallottolati. Squilla il suo telefonino.

Mariuccia     – Eugenio! – No, tutto a posto. È caduta la webcam e si è rotta. Sì, lo so
                       che era vecchia, ma… (Mariuccia osserva il campo di battaglia ai
                       suoi piedi e comincia a raccattare i fazzoletti di carta in terra) – Hai
                     ragione, è ora di comprarne uno nuovo… - A rate, certo… - Sì, papà dovrebbe avere uno sconto, con l’università… - Ma tu che volevi dirmi? È successo qualcosa? – Ah, bene. Sono contenta. – No, no, è solo perché è un periodo… Ma che dici? Ma no, le solite noie, non ti devi preoccupare. Allora ciao amore, stai tranquillo … - Sì, glielo dico a papà… - Ciao amore, un bacio… Ciao ciao ciao…

Mariuccia si disfa dei fazzolettini raccolti, fa per rindossare il grembiule e riprendere il lavoro, ma rinuncia: è veramente stremata. Si stende sul divano e chiude gli occhi.

Scena 8

Arriva Pino sconvolto. Si precipita al computer, lo accende. Non si accorge di niente, sembra un invasato.

Pino             – (chinandosi sulla moglie e scotendola) Mariuccia! Mariuccia!
Mariuccia    – (di soprassalto) Che c’è?!
Pino            – (davanti al computer, lo sguardo allucinato) Vieni qui, guarda pure tu, forse mi sono sbagliato… (controlla) Ma no, no, ho ragione!
Mariuccia – (ancora intontita) Che è successo?
Pino – Sono passato in banca, ma era chiusa, allora ho fatto il bancomat, e sullo scontrino… Allora ho chiesto il saldo…
Mariuccia – Pino, stai bene? Ti hanno fatto qualcosa per strada… chi hai incontrato?
Pino – E guarda!!!
Mariuccia – (fissa lo schermo) È arrivato il prestito! Finalmente!
Pino – Pure la moglie cecata! (le passa le lenti)
Mariuccia – (inforca gli occhiali) Noo! (ricontrolla) Non è possibile...
Pino – È quello che mi sono detto anch’io, ma adesso siamo in due: c’è scritto proprio quello che c’è scritto!
Mariuccia – Com’è possibile?
Pino – La banca si è sbagliata, capisci? Invece di 20.000 euro, la cifra chiesta con la rinegoziazione del mutuo, hanno accreditato due milioni!!!

Mariuccia crolla a sedere, tenendosi una mano sul cuore. Pino le getta appena un’occhiata, impaziente.

Pino – Tirati su! Non è il momento di svenire! Dobbiamo decidere che fare!
Mariuccia – In che senso?
Pino –  Pensa a quante cose potremmo fare!
Mariuccia – Ma io non so nemmeno cosa significa, che cosa sono due milioni di euro … Chi li visti mai?
Pino – Proprio a noi doveva capitare! A noi che non abbiamo mai rubato neanche uno spillo!
Mariuccia – Pino…
Pino – (arrabbiato) Con te che paghi le multe persino prima che arrivino!
Mariuccia – Oh, ma sei fuori?!
Pino – Mai una fortuna bella regolare, che so, una vincita alla lotteria!
Mariuccia – Beh, se non giochiamo mai…
Pino – Ti vuoi concentrare, per favore, la smetti di dire sciocchezze? Qua ci stanno due milioni di euro!
Mariuccia – Ma è uno sbaglio!
Pino – Embé?
Mariuccia –Appena se ne accorgono se li riprendono, ecco cosa.
Pino – No, se noi siamo più rapidi.
Mariuccia – Sei matto? Vuoi finire in prigione per furto?
Pino – Prima ci devono prendere!
Mariuccia – Noi abbiamo un figlio! Non possiamo sparire nel nulla, a rischio di non poter più vedere Eugenio! E poi? Vuoi rovinare tuo figlio, farlo licenziare come complice di un furto di due milioni?    
Pino – E perché? Mica glieli abbiamo rubati noi, quei soldi: qualcuno li ha versati sul conto! Pensaci bene. Hanno fatto tutto loro. La banca. La stessa banca…
Mariuccia – … che ci ha rubato tutti i nostri risparmi…
Pino – Esatto!!!
Mariuccia – Certo che come indennizzo, anche a voler considerare tutti gli arretrati, è un cincinnino abbondante. – Avremmo bisogno di consultare qualcuno, un avvocato, non so… Con chi ne possiamo parlare?
Pino – Con nessuno! Bisogna far presto, a fine giornata si fanno i rendiconti, potrebbero accorgersi dell’errore e toglierci tutto!
Mariuccia – Calmati. Noi non dobbiamo fare proprio niente. Fai finta di non aver visto nulla.
Pino – Non posso! Questo è un segno del cielo!
Mariuccia – Ma se sei ateo!
Pino – Sono la ricompensa per quello che ci hanno fatto passare!
Mariuccia – (si illumina) Questa è una buona idea! Andiamo a denunciare il fatto! Magari c’è una ricompensa: metti anche solo l’uno per cento… sono giusto i ventimila euro che ci servono!
Pino – Figuriamoci, dovrebbero ammettere l’errore. E un errore del genere come minimo fa saltare qualche testa. – No, dobbiamo escogitare qualcosa.

Pausa. Senza perderlo d’occhio, Mariuccia digita qualcosa sul telefonino.

Pino – Ho deciso! Li versiamo sul conto di Eugenio. Il ragazzo ne ha bisogno!
Mariuccia – Ma non esiste!
Pino – Pensa che carriera potrebbe fare nostro figlio, con le spalle coperte!
Mariuccia – Sì, da un pigiama a strisce!
Pino – Almeno il dieci per cento!
Mariuccia – No! (si frappone tra il computer e il marito, minacciandolo con qualcosa di contundente) Piuttosto ti spacco la testa, o spacco il computer!
Pino – Il cinque!
Mariuccia – Stai lontano…
Pino – Non è possibile! La banca che ci ha truffato si sbaglia e invece di essere contenta, mia moglie mi vuole spaccare la testa!
Mariuccia – E lo faccio, se non la smetti!
Pino – Ma quando ci ricapita più? Lo sai che la fortuna bussa una sola volta!
Mariuccia – Appunto, quando mai ha bussato.
Pino – Le occasioni bisogna coglierle al volo! Dài, il tre per cento… almeno quelli che ci hanno fatto perdere!
Mariuccia – Ma sei fuori? Non sono soldi nostri!
Pino – Oh, insomma, ti vuoi togliere di mezzo? (immobilizzandola) Attenta, ti fai male!

Squilla il campanello, Mariuccia si divincola e corre alla porta, guarda nello spioncino e apre. È Angelo. Dopo il ceffone che gli ha rifilato Mariuccia, sembra diverso. Quasi un amico.

Angelo  – Che c’è?  (le mostra il telefonino) «Disastro corri subito!» Ma qua state tutti bene…
Mariuccia – (tirandolo dentro) Grazie al cielo! Non so a che santo votarmi, non l’ho mai visto così scalmanato! Sei l’unico che può aiutarmi a farlo ragionare!
Pino – (mentre digita al computer) Ha chiamato rinforzi, la traditrice!
Mariuccia – Lo devi bloccare, anche fisicamente (gli mette in mano un paralume) … se necessario.
Angelo – (basito) Ma che sta succedendo?
Mariuccia – Vuole farci andare tutti in prigione! È impazzito!
Pino – Io? E tu che sputi su due milioni di euro?
Angelo – Mi fate capire qualcosa?!
Mariuccia – La banca si è sbagliata e ha versato sul nostro conto una cifra assurda! E ora lui vuole rovinare nostro figlio!
Pino – Voglio solo riprendermi quello che ci hanno tolto con l’inganno!

Angelo ascolta serio, come un imperturbabile uomo d’affari, che valuta e pondera il da farsi.

Angelo – Se ho capito bene vi hanno accreditato due milioni di euro.
Pino e Mariuccia – Sì!
Angelo – Quanto avevate chiesto voi?
Mariuccia e Pino – Ventimila euro!
Angelo – Come pensavo. Ventimila virgola zero zero… Ma se salta la virgola…
Pino – (calmandosi di botto) … Fa due milioni.
Mariuccia – Lo vedi che non è un segno del cielo, ma solo un segno che è saltato?
Pino – Ma come è possibile?
Angelo – Domani è festa, poi ci sono sabato e domenica… È il classico momento in cui si fanno gli aggiornamenti al software. (ride) O per fare speculazioni all’estero, in attesa del primo giorno lavorativo. (i due lo fissano interrogativi) Metti che il 27 è festa ed è venerdì: coi miliardi degli stipendi che la gente vedrà solo il lunedì, secondo voi che ci fanno le banche?
Mariuccia – Vuoi dire che nel frattempo…
Pino – Ma che ti frega?! (ad Angelo) Allora?
Angelo – (sorridendo divertito) Ma sì, se po’ fa.
Mariuccia – Che cosa?!
Angelo – Il pacco e contropacco alla banca e uscire puliti come angioletti.
Mariuccia – Ma stai scherzando? Quelli non sono soldi nostri!
Angelo – Hanno sbagliato loro a versarli sul vostro conto.
Pino – Lo dicevo io!
Mariuccia – Hanno sbagliato, ma quanto ci mettono a scoprirlo?
Angelo – (imperturbabile, controlla l’ora) Ce so’ ancora due orette di tempo, prima dei rendiconti di fine giornata. Ma se hanno già avviato l’aggiornamento, come penso io…  
Pino – Che succede?
Angelo – Allora abbiamo tutto il tempo.
Mariuccia – Per fare cosa…
Angelo – Aspetta un momento...  (chiama al cellulare) A Spider, come te butta? Senti, avrei bisogno di due chili di saraghi per stasera, c’ho gente. Sì, al solito posto, ti faccio uno squillo io. Bravo. Aspetta che arrivo. (chiude la comunicazione) A posto. Lui è uno sincero, un ragazzetto perbene. - La fortuna vostra è che domani qua è festa nazionale, ma all’estero lavorano!
Pino – E allora?
Angelo – Ho un’idea. Secondo me può funzionare.
Mariuccia – Scusa Angelo, fai capire qualcosa pure a noi?
Angelo – No. Ora ve dovete fida’. Nun so’ cose che si possono discutere al telefonino. Gli devo parlare a voce, poi, se lui mi dice che se po’ fa, vediamo. Qual è la banca vostra? Ah no, già ce lo so.
Pino – ( a Mariuccia) Come,  ce lo sa?
Mariuccia – Il bonifico dei 2000 euro, no? – Ma chi è Spider?
Angelo – È un hacker fortissimo, il migliore. Per fortuna è su piazza. Mo’ voi due non toccate nulla, pigliatevi una camomilla… insomma state manzi e aspettate qua. Muti.

Angelo esce, senza dare il tempo di replicare. Pino e Mariuccia si guardano in silenzio. Pausa.

Scena 9

Pino – Tutto sommato, una camomilla… La vuoi anche tu?
Mariuccia – (fissando il vuoto) È andato via.
Pino – Deve incontrare Spider.
Mariuccia – Non ci ha dato il tempo di fiatare.
Pino – Volevi tenere una conferenza?
Mariuccia – Chi è questo Spider? E se non esiste?
Pino – (preparando la camomilla) Con qualcuno ha parlato. Certo non si chiamerà Spider sul serio, questi hacker usano tutti dei nomi di battaglia.
Mariuccia – E se è davvero un hacker formidabile?
Pino – Meglio, no? - Quanto zucchero vuoi?
Mariuccia – (torcendosi le mani) Oh Dio mio, Dio mio!
Pino – Che c’è… Mariuccia!
Mariuccia – Ti rendi conto che sapendo i nostri nomi e quello della nostra banca un hacker ci mette tre secondi a entrare nel nostro conto e a svuotarlo?!
Pino – (si scotta versando la camomilla) Ahia!!!
Mariuccia – Hai capito adesso?! Altro che ahia! Quelli ci sbattono dentro,  e vallo a dimostrare che non siamo stati noi!
Pino – Sei stata tu a chiamarlo!
Mariuccia –  Stavi dando di matto!
Pino – Tutta quella confidenza… E io stupido, a non accorgermi di niente!
Mariuccia – E ora? Come lo diciamo a Eugenio? - Il conto! Vediamo se c’è ancora tutto.
Pino – Ha detto di non toccare niente.
Mariuccia – È ovvio! Dobbiamo stare qui come due baccalà, ad aspettare! Io vado a preparare la valigia.  (esce e torna con due sacche da viaggio) Meglio non farsi vedere con le valige.
Pino – C’è stato qualcosa?
Mariuccia – (cominciando a infilare roba nella sacca) Un borsone, come se andassimo in palestra… - Che hai detto?
Pino – Tra te e quello là, il picchiatore. Angelo.
Mariuccia – (realizzando improvvisamente, anche quello che non aveva ascoltato prima) Ma sei scemo?!
Pino – Allora io dico di aspettare. Se non torna entro mezz’ora…

Squilla il campanello della porta. Pino va ad aprire. Entra Angelo, sorridente. Vede Mariuccia alle prese con i bagagli.

Angelo – (accigliato) Facciamo i bagagli?
Mariuccia – (fronteggiandolo) Nel caso non fossi tornato.
Angelo – Già. In fondo chi sono io per voi?
Mariuccia – (sorride) E invece sei qui. (gli stringe le mani) Grazie.
Angelo – (imbarazzato) Sì, allora, da una prima verifica, Spider dice che è in corso l’aggiornamento, come dicevo io.
Pino – E allora?
Angelo – Quando viene rilasciato un aggiornamento del software, si può introdurre un errore da un’altra parte, su un’altra funzionalità del sistema… e possono essere successe due cose: (Mariuccia e Pino, seduti vicino come a scuola, annuiscono attenti) si è creata una substring…
Pino – Cosa?
Mariuccia – Una sottostringa! - Cioè?
Angelo – E cioè ‘na cosa che ha unito ventimila virgola zero zero in  due milioni. Oppure, seconda ipotesi, ma il prodotto non cambia, po’ essere che la virgola sia stata vista, no…
Mariuccia – Letta?
Pino – Interpretata?
Angelo – Interpretata! Come “whitechar”, un carattere bianco, nascosto… (sorride soddisfatto) e il risultato fa sempre due milioni.
Mariuccia – Ma lo sai che sei bravo? Perché non fai questo lavoro?
Angelo – L’hacker?
Mariuccia – L’informatico! Hai una proprietà di linguaggio…
Pino – Mariu’!
Mariuccia – No, lo dicevo perché è così giovane…
Angelo – Stiamo sul pezzo: Spider può cancellare dal vostro conto ogni traccia del passaggio dei soldi, lasciando – scusate il tocco, ma questa è classe, ragazzi! - solo i 20.000 euro richiesti. Il resto sarà depositato su un conto on line di una banca off-shore.
Mariuccia – Whao…
Angelo – Tolta naturalmente la percentuale per il “servizio”. Il dieci per cento.
Pino – Il dieci per cento?!! È una cifra enorme!

Angelo alza un sopracciglio, Mariuccia dà una botta a Pino.

Mariuccia – Ma che stai dicendo? Il dieci per cento di niente!  
Angelo – Allora, che decidete? Dobbiamo procedere?
Pino – Ma è sicuro? Cosa succederà?
Angelo – Le banche sono assicurate, non ci saranno problemi. Una cifra del genere per loro è una manciata di bruscolini. Tranquilli: verrà tutto insabbiato, non conviene a nessuno sollevare scandali, sarebbe come auto denunciarsi di incompetenza e inaffidabilità. - Ne uscirete puliti come bebè. Liberi.
Mariuccia – Liberi... come? Che vuol dire?
Angelo – Pigliate i soldi e nessuno lo saprà mai.
Pino – Non possono sospettare…?
Angelo – Tra migliaia di clienti? Non credo. No. Sono sicuro di no. Lunedì uscite, andate in banca, prendete i soldi del mutuo e pe’ prima cosa pagate ‘ste benedette ristrutturazioni, sennò sono cavoli miei, tra parentesi... e toccate con mano. Nessuno vi dirà niente.  
Pino – Sembra troppo bello, non so… troppo facile…
Angelo – Poi, con calma, cominciate a guardarvi intorno, a fare un viaggetto, magari alle Cayman... E a fare qualche spesuccia, ma cor cervello...
Mariuccia – (sognante) In Svizzera c’è quella clinica estetica...
Pino – Comprare una casa a Eugenio… e una per te, come l’hai sempre sognata…
Mariuccia – Con un bel terrazzo grande…
Pino – … Se solo  fossero soldi nostri.
Angelo – Ah, ma allora sei di coccio! È tutto proporzionato: a te nun te l’hanno tolti tutti, i risparmi di una vita? E pe’ ‘na banca quelli nun so’ i risparmi de ‘na vita, questo è sicuro. So’ bruscolini.
Pino – Beh, vista così...
Angelo – Che faccio allora, dò il via?
Mariuccia – Nessuno lo saprà mai...
Pino – Ma noi non potremo più tornare indietro.
Angelo – Benvenuti nel mondo reale!
Pino – Non saremo più gli stessi.
Mariuccia –  Ma…  a che ci servono tutti questi soldi?
Angelo – E l’alternativa qual è? Restare tutta la vita a tirare la cinghia per ripagare il prestito, senza potervi permettere mai niente...
Mariuccia – Non è quello il problema. Li abbiamo sempre fatti, i sacrifici. È la fiducia nel futuro che non ho più. Noi non abbiamo mai cercato la ricchezza. Lo vedi? Non sappiamo cosa farci, come muoverci... ma speravamo di avere una vecchiaia tranquilla. Adesso anche solo l’idea di ammalarmi, anche di qualcosa di lieve, ma di dover subire un ricovero, un’operazione... Io ho paura. Bisogna avere una salute di ferro per essere poveri. - Vai avanti.
Angelo – E tu, che dici?
Pino – In effetti mi sembra la cosa più logica da fare, il rapporto costi-benefici, considerando che una banca...
 Mariuccia – Pino!!! Devi esprimere un’opinione certa! È tutto il nostro futuro, e anche quello di nostro figlio, che stiamo decidendo!
Pino – E io che gli racconto, a mio figlio? E ai miei nipoti, un giorno?
Angelo – Niente. La Befana vi ha portato un regaluccio, e tra due settimane ve ne sarete scordati, di tutti ‘sti cavilli... Ne avessi visti pochi di tipi co’ gli scrupoli, che poi... Aria fritta!
Mariuccia – Angelo, ci lasci soli un momento, per favore? Ti prego.
Angelo – Sì, ma fate ‘na cosa de giorno, sinnò nun se po’ fa’ più niente. Le ore passano.

Angelo esce sul balcone.

Mariuccia – Allora? Se no è no, per me va bene. Questo è un atto di pirateria, ma sembra sicuro. Senza rischi. Prima volevi trasferire i soldi a tutti i costi sul conto di Eugenio, adesso ti sei calmato.
Pino – Sì.
Mariuccia – E allora?
Pino – Come sarà il nostro futuro, senza questi soldi?
Mariuccia – Come abbiamo sempre saputo. Non facile. Ma ce la possiamo fare.
Pino – No! Non come abbiamo sempre saputo! L’hai detto prima tu: adesso solo l’idea che ci si possa, che so, cariare un dente è una prospettiva preoccupante! Ma si può campare così? Per la disonestà altrui? No. Questa è la legge del contrappasso. Chi di frode ferisce, di frode perisce!
Mariuccia – Sei sicuro?
Pino – E tu?
Mariuccia – Io me la sto facendo sotto. Ma direi di provare. Vorrei andare a vedere.
Pino – E va bene. Vediamo.

Buio


Scena 10

Pino e Mariuccia rientrano in casa. A prima vista nulla è cambiato, ma in un angolo ci sono degli scatoloni da trasloco, alcuni già sigillati, altri da finire di riempire. Anche in loro qualcosa è cambiato, sembrano più lucidi, più patinati ed eleganti.

Mariuccia – (liberandosi da un elegante impermeabile foderato di visone) Certo che avere due milioni di euro e non poterlo dire neanche a nostro figlio!
Pino – Sssth! (chiudendo la porta di casa) Non sono cose che si possono raccontare al telefono!
Mariuccia – Non vedo l’ora di andare a trovarlo. - Che ore sono?
Pino – (estrae l’ipad dalla nuova ventiquattrore) Abbi pazienza.
Mariuccia – Da quando ci è capitata questa… questa… lotteria, sembra che ne succeda sempre una,  non riusciamo ancora a vederci!
Pino – Dai, che lo vedi ogni giorno!
Mariuccia – Sì… ma lo vorrei abbracciare…

Squillo della chiamata skype.

Mariuccia – Eccolo!
Eugenio – (voce fuori campo) Ciao mamma!
Mariuccia – Allora, com’è andato il seminario in Scozia?
Pino – Hai incontrato il capo supremo?
Eugenio – (c.s.) E dài papà! – Sai che invece è una persona molto affabile? Mi è dispiaciuto non venirvi a trovare, ma dovevo andare, c’erano tutti i colleghi.
Mariuccia –  Ne è valsa la pena?
Eugenio – (c.s.) Sì, mamma.. – Ah, sono riuscito a recuperare il biglietto… con una piccola sovrattassa.
Pino – Non ti preoccupare per quello, non c’è problema.
Eugenio – (c.s.) Siamo diventati ricchi?
Mariuccia – Noi?!!
Pino – (accavallato) Ma che ti salta in mente…
Eugenio – (c.s.) Perché? Adesso sei ufficialmente Professore!
Pino – Doveva essere una sorpresa! – Tua madre…
Eugenio – (c.s.) Dài, pa’… ce l’hai fatta, non sei contento?
Pino – Certo, sono molto contento…
Eugenio – (c.s.) E come mai all’improvviso si è sistemato tutto?
Mariuccia – Amore della mamma… Impara. Quando non hai bisogno di una cosa, è il momento che te la offrono. – Psicologia. Diciamo che abbiamo investito in immagine, da quando…
Eugenio – (c.s.) Da quando?
Pino –  (prevenendola) Da quando è arrivato il prestito per le ristrutturazioni.
Eugenio – Avete chiesto un prestito?
Mariuccia – Per le ristrutturazioni del palazzo. Non te l’avevamo detto?
Eugenio – (c.s.) No. E di quanto?
Pino – Quello che serviva.
Eugenio – (c.s.) Voi due non me la contate giusta.
Mariuccia – (colpita) In che senso?
Eugenio – (c.s.) Non lo so… Tutto bene?
Pino – Ma certo! Abbiamo pagato tutto.
Mariuccia – (accavallato) Benissimo!
Eugenio – (c.s.) Mi sa che devo venirvi a controllare… sembrate due fidanzatini, pieni di segreti… - Oh, ragazzi, c’avete un’età!
Mariuccia – Grazie!
Eugenio – (c.s.) Per quanto… che hai fatto, mamma? Sei più bella! - Ok, ora devo andare. Ciao mamma, ciao papà!
Mariuccia – A domani, tesoro!
Pino – Ciao!

Pino chiude l’ipad.

Mariuccia – (carezzandosi il viso) Hai visto? Se n’è accorto…
Pino – Ci mancava il lifting!
Mariuccia – Ma che dici?
Pino – Per un pelo non ti facevi scoprire!
Mariuccia – Beh,  ho detto la verità. Ora che non ne abbiamo più bisogno,  tu hai avuto la tua cattedra, ti pubblicano il libro e ti offrono di lavorare all’enciclopedia… la mia linea di marmellate è stata messa in produzione e mi hanno pure pagata profumatamente… Come mai?
Pino – Persino Fabrizio mi ha chiesto di collaborare a un programma tv.
Mariuccia – È l’odore dei soldi.
Pino –  (allarmato) Perché, hai parlato con qualcuno?
Mariuccia – Scherzi? – Volevo dire…
Pino – Cosa?
Mariuccia – Hai presente l’invito al professor  Merigliano e consorte dal famoso chef…
Pino – Che ci è costato mezzo stipendio…
Mariuccia – Appunto! Prima non lo avremmo mai fatto e invece è stato strategico, perché loro poi ci hanno invitati in campagna...
Pino – E da cosa nasce cosa! (amaro) E già. È bastato qualche vestito nuovo, parlare di una crociera ai Caraibi, l’annuncio del trasloco in centro…
Mariuccia – (triste) Ne parli come cose da disprezzare…
Pino – Non doveva andare così! Noi meritavamo tutto anche prima!
Mariuccia – Ma avevamo paura.
Pino – E se tutto questo non fosse successo, se la Banca non si fosse sbagliata?
Mariuccia – La paura allontana la gente che conta. La annusano. - Angelo aveva ragione: la puzza della sfiga esiste.
Pino –  Ancora Angelo! Il guru di mia moglie!
Mariuccia – (offesa) Pino!  Ha l’età di Eugenio!
Pino – L’hai più sentito?
Mariuccia –  No.
Pino – Che fine ha fatto?
Mariuccia – Ha detto di voler cambiare aria.
Pino – (acido) Una buona notizia ogni tanto.
Mariuccia – Un po’ mi manca. (si accorge dello sguardo di Pino) – E tu non farti venire idee ridicole!
Pino – Io? Sei tu che hai i grilli per la testa! I massaggi, le terme, il lifting…
Mariuccia – Mi sono solo fatta un regalo. Per essere più bella… per te. (apre l’ipad e preme un tasto: parte un tango)  Aspetta!
Pino – Che stai facendo?
Mariuccia – Non ti muovere... (dalla cucina) Non vedo l’ora di partire. Di rifarmi di tutti questi mesi di angoscia. (torna a passo di danza con due calici di bianco) Cin cin! (brindano, Mariuccia vuota il suo calice di vino) Permette questo ballo?

Mariuccia toglie a Pino il bicchiere ma  prima di posarlo ne beve il contenuto, poi si stringe al marito, costringendolo dolcemente a ballare con lei.

Pino – Ma che fantasia… e su… Lasciami, mi sento ridicolo …
Mariuccia – Eravamo così bravi, ti ricordi? Ho voglia di ballare, di nuotare, di passeggiare al chiaro di luna dei Caraibi…

La luce si attenua, Pino si lascia trascinare e conduce Mariuccia in una milonga appassionata. Le sue scarpe nuove scricchiolano ad ogni giravolta.

Mariuccia -  (ride) che rumore!
Pino – Sono le scarpe nuove.

Ridono, concludendo il breve ballo con un casqué e finendo entrambi stesi sul divano. Rimangono per un po’ così, abbracciati, sorridenti, quieti. Poi Pino si tira su. Mariuccia però non si rialza. Pino la scuote, esattamente come all’inizio della scena 8.

Pino – Mariuccia! Mariuccia, tirati su! Mariuccia!
Mariuccia – Stavo facendo un sogno bellissimo! Avevamo un sacco di soldi… ma tanti! Niente più debiti… Potevamo fare tutto!
Pino – Mariuccia…
Mariuccia – Dovevamo andare in barca a vela ai Caraibi… - Però tu…
Pino – La smetti di giocare?
Mariuccia – Ssssth…  Voglio continuare a sognare.
Pino – Mariuccia, apri gli occhi! (riaccende la luce) Il vino!  
Mariuccia – (in dormiveglia) Ma che hai?
Pino – Che hai tu! Lo sai che non devi bere il vino a stomaco vuoto!
Mariuccia – (guardandosi intorno) Allora non è un sogno… Siamo veramente ricchi.
Pino – Come ti senti?
Mariuccia – Ma che mi ha preso?
Pino – Sarà stato uno sbalzo di pressione, quando sei andata giù di colpo col casqué.
Mariuccia – Non eri felice nel mio sogno.
Pino – Ti aiuto ad alzarti… fai piano…
Mariuccia – (accavallato) Avevamo tutto quello che abbiamo sempre desiderato e tu non eri felice! – Perché non sei felice?
Pino – (esasperato) Non lo so! (cercando di recuperare) Io non faccio che ripetermi quanto siamo stati fortunati!
Mariuccia – E perché?
Pino – Cosa?
Mariuccia – Perché te lo devi ripetere?


Scena 11

Squilla il campanello della porta. Pino va ad aprire e compare Angelo. Sembra molto diverso. Un adulto.

Angelo – Ciao!
Pino –  Angelo!
Angelo – Posso entrare?
Pino – Ma non eri partito?
Mariuccia –  (lo abbraccia, Angelo scarta in modo impercettibile) Vieni qui, siediti! Lo prendi un caffè? Tu, Pino? Faccio in un momento.

Mariuccia va in cucina a preparare il caffè.

Pino – Allora? Qual buon vento?
Angelo – Posso restare qui sino a domani?
Pino –  Ma… certo, non c’è problema.
Mariuccia – (dalla cucina) Che è successo?
Angelo – Niente.
Mariuccia – Sì, niente… Sei andato ad “avvertire” qualcuno ed è andata storta?
Pino – Mariuccia!
Angelo – Vabbè, meglio che levo le tende.
Mariuccia – Hai detto che volevi cambiare vita!
Angelo – Quella non è gente che gli puoi dire ciao tanto facile.
Mariuccia – Dovevi semplicemente andartene.
Angelo – E l’ho fatto! Sono andato in Spagna, e co’ Spider abbiamo messo su una società on line. Assistenza informatica. (a Mariuccia) Mi hai dato tu l’idea!
Pino – (sospettoso) Che tipo di assistenza?
Angelo –  Informatica, come lo devo dire? ‘Na cosa regolare. C’è molto mercato e un sacco di gente che non ci capisce un beneamato. Siamo diventati subito richiestissimi.
Pino – Bene…
Angelo – Così abbiamo cominciato con la vendita on line, solo le marche migliori a prezzi molto convenienti e la garanzia della nostra assistenza. Tutto fatturato, preciso, con il magazzino…
Mariuccia – E allora?
Angelo – ‘Sti bastardi… Hanno aspettato, hanno controllato… Quando hanno visto che l’attività funzionava, mi hanno ordinato di riciclare soldi per loro.
Pino – Soldi sporchi?
Angelo – Parecchio.
Pino – Droga?
Angelo – (annuisce) Non solo.
Mariuccia –  Cioè?
Pino – La donna delle domande impossibili! Peggio della droga! (ci pensa su)  Armi?... Rifiuti tossici? (scandalizzato) E che altro?!!
Angelo – Me sembrava strano, era andato tutto troppo liscio.
Mariuccia – (arrivando con il caffè)  Non potete vendere tutto? Se non hai un’attività, non gli servi più, giusto?
Angelo –  Appunto.
Mariuccia – Uno di zucchero, vero? (realizzando, spaventata) Oddio… Vuoi dire che…  
Angelo – Non avevo idea di - insomma, lo sapevo che non erano affari tanto puliti… Ma io a certi livelli non ci sto.
Pino – Li devi denunciare.
Angelo – Così è garantito che mi fanno secco. – Vabbè, è stato bello rivedervi, ma me la devo sbrogliare da solo.
Mariuccia – E come?
Angelo – M’inventerò qualcosa.
Mariuccia – Se sei venuto qui è perché non sai dove altro andare.
Pino – Qualcuno sa che sei qui?
Angelo – No, loro non sanno che noi… (si blocca)
Mariuccia – … Siamo amici? Rilassati. Sei al sicuro. - Togliti il giubbotto!
Angelo – Non ho caldo.
Mariuccia – Stai sudando.

Angelo rassegnato esegue, con una smorfia di dolore. Ha la camicia strappata ed è  proprio ridotto male.

Mariuccia – Oddio! Chi ti ha conciato così?
Angelo – Secondo te?
Pino – Mariuccia, prendi la cassetta del pronto soccorso. (Mariuccia si precipita, Pino apre la camicia di Angelo ed esamina le ferite) Ti hanno massacrato… E nemmeno un segno in faccia…
Angelo – È il secondo grado di avvertimento del Teschio. Poi non si torna più indietro.
Pino – Il Teschio?
Angelo – Siamo cresciuti insieme qui nel quartiere… insomma… facevamo insieme qualche lavoretto… ma ora è completamente sbroccato.  Si è messo nel giro grosso, dice che ha fatto il salto di qualità. Non puoi capire con che gente lavora.
Mariuccia – Ecco qua. (passando a Pino cotone e disinfettante) Era sempre Pino a medicare Eugenio. Una volta tornò conciato in un…
Angelo – Ahi! Ed è sopravvissuto? Ahia!
Pino – Faceva meno smorfie…
Mariuccia – Ma perché sei tornato?!
Angelo –C’avevo una cosa da sistemare… ahi…
Pino – Doveva essere importante.
Angelo – Ahia! E piano…
Mariuccia – Lo sapevi che era pericoloso, sei uno sveglio. Allora?
Angelo – (a bassa voce) Mi’ padre.
Mariuccia –  Tuo padre?
Angelo – (annuisce) Se non faccio quello che dicono loro… - Volevo convincerlo a partire con me, ma è di coccio.
Mariuccia – Non ha visto cosa ti hanno fatto?
Angelo – (scuote la testa) Mi hanno beccato quando sono uscito da casa.
Mariuccia – Ma gli hai spiegato la situazione?
Angelo – Non si fida di me.  Dice che anche i miei sono soldi sporchi.
Pino – (colpito) Ah.
Mariuccia –  Perché non gli hai raccontato da dove vengono?
Angelo – Per chi m’hai preso?
Pino – E allora glielo diremo noi. - E Spider? Anche lui…
Angelo – No,  lui non sanno nemmeno che esiste. Figuro solo io. Gli hacker c’hanno la fissa dell’anonimato.
Mariuccia – Chiamali scemi…

Pino ha terminato di medicare Angelo: come un chirurgo si fa togliere i guanti sterili da Mariuccia, va a prendersi un drink, offre con un cenno agli altri, che rifiutano, quindi si siede.

Pino – Allora, abbiamo tre possibilità: primo, andare a prendere tuo padre, fargli capire che hai cambiato vita e imbarcarvi immediatamente su un volo per l’altra parte del mondo… Dobbiamo solo trovare un posto sicuro.
Mariuccia – L’Università! Non ci sono quei tuoi colleghi in Brasile? È l’ultimo posto dove lo andrebbero a cercare!
Pino – Giusto. Però temo che ormai sorveglino casa tua.
Angelo – Tu che dici?
Mariuccia – Già…
Pino – Secondo:  ci rivolgiamo direttamente alla polizia, Angelo denuncia i fatti e chiede protezione per sé e per il padre.
Angelo – Preciso! Così viene fuori tutto, perché per prima cosa mi chiedono dove ho preso i soldi.
Pino – Corretto.
Angelo – E vi mettete nei guai pure voi.
Pino – Ma questi delinquenti vanno fermati.
Mariuccia – E se i soldi li restituissimo?
Angelo – Eeeh? (a Pino) Ma che sta’ a di’, è impazzita?
Mariuccia – Non li abbiamo ancora toccati. È assurdo: sappiamo che ci sono, è come se li avessimo usati, ma… materialmente… non li abbiamo spesi.
Angelo – Non se ne parla. (a Pino) Sentiamo la  terza possibilità.
Pino – Terza ipotesi…
Mariuccia – Mi volete stare a sentire? Pino! Abbiamo fatto, hai fatto tutto da solo. Lo hai capito o no? Possiamo farne a meno!
Pino – E la casa nuova?
Mariuccia – Non ci andiamo. - E poi?
Pino – E poi cosa?
Mariuccia – Quali sono le cose imprescindibili per le quali ci servono quei soldi.
Pino – Mah… i viaggi…
Angelo – Ma di che state parlando? Vivere alla grande! Mangiare sulla testa degli altri! Senza dovervi preoccupare mai più di niente!
Mariuccia – A volte ci sono altre priorità. (ad Angelo) O hai bisogno che ti spezzino tutt’e due le gambe, per capirlo?
Pino – E nostro figlio?
Mariuccia – Ha la sua carriera e ormai può farsi strada da solo.
Angelo – Ma state dando di fuori?!
Pino – La salute.
Mariuccia – Quella sta nelle mani di Dio.
Pino – Ma se hai un problema…
Mariuccia – Ci arrangeremo, come tutti gli altri. Magari ci facciamo un’assicurazione, hai avuto un bell’aumento.
Pino – Stai scherzando?
Mariuccia – Sono serissima.
Angelo – (si alza) Me ne vado, non vi voglio nemmeno sentire!
Mariuccia – (accavallato) Fermo!
Angelo – No, voi siete più pericolosi der Teschio!
Mariuccia – Non ti muovere!
Pino – Silenzio tutti e due! (alla moglie) Mi stai mettendo alla prova? Guarda che vengo a vedere.
Mariuccia – Avevamo bisogno di un aiuto per ripartire, lo abbiamo avuto. Siamo tornati in pista!
Angelo – Ma che davvero state pensando di andare alla polizia a dire: ecco due milioni, ce li siamo solo tenuti per un po’ ma adesso ve li ridiamo? Quelli vi arrestano prima che finite di parlare!
Mariuccia – (si blocca, pensierosa) Non si può fare.
Pino – No. Non si può più tornare indietro.
Mariuccia – Eugenio sarebbe il primo a farne le spese.  
Angelo – Finalmente l’avete capita!
Pino –  Oltretutto mancano i duecento della percentuale.
Angelo – Cento. Quelli di Spider. I miei ci sono tutti. (lo fissano stupiti) Ve l’ho detto, che stava andando alla grande!
Mariuccia – E Spider non…
Angelo – No. -  Lui non lo mettiamo in mezzo.
Pino – E allora, terza ipotesi: tu non vai alla polizia, fai finta di accettare le loro condizioni, e nel frattempo ci organizziamo. Appena le acque si sono calmate tu prendi  tuo padre e sparite… E qui viene il bello! Ti hanno fatto il pacco? E noi gli facciamo il contropacco! (i due lo fissano perplessi) Li facciamo arrestare tutti!
Mariuccia – Scusa, ma… come puoi farli arrestare senza denunciarli alla polizia? Siamo punto e daccapo!
Pino – (sorride luciferino) Certo che li denunciamo. Ma non alla polizia. (pausa) Non ti viene in mente nessuno di così ambizioso e arrogante da andare a nozze per un’inchiesta del genere?
Mariuccia – (ammirata) Nooo… - Sei un genio!
Angelo – A me sembrate fuori come balconi, tutti e due!
Mariuccia – Zitto, è perfetto!
Pino – Dobbiamo studiarla bene, però, dobbiamo riuscire a restarne fuori tutti quanti.
Angelo – Fate capire qualcosa pure a me, per favore?
Mariuccia – Ti ricordi il giornalista che pur di fare uno scoop è passato su Pino come un carrarmato?
Angelo – L’infamone?
Pino – Pensa che il suo sogno segreto è quello di andare in giro con la scorta!
Mariuccia – Non ci sono limiti alla vanità di quell’uomo.
Angelo – Ancora ci parlate?
Mariuccia – Da quando Pino ha vinto la cattedra, vedessi con che occhi diversi ci guarda! Ma non noi lui. – Hai capito adesso? È geniale.
Angelo – (realizza e guarda Pino con ammirazione) Hai capito il professore… E certo… - Ma sì! Se po’ fa’.
Pino – Come giornalista Fabrizio ha il diritto di proteggere le proprie fonti.
Angelo – E questo vuol dire che voi ne rimanete fuori…
Pino – Liberi di continuare la nostra vita. E anche tu. - Ma lontano.  – Alle Cayman… Si vive bene alle Cayman, dicono... Tu e tuo padre vi troverete bene.
Angelo – … E i soldi…
Mariuccia – Ce li dovremo tenere.
Pino – Tolto un piccolo fondo per “recupero ragazzi difficili”. (alla moglie) Questo ti sembra abbastanza imprescindibile?
Mariuccia – (fissandolo conquistata) Direi di sì… (accorgendosi del viso scuro di Angelo) Che c’è? Hai paura per tuo padre?
Angelo – Sì. - E no. Sembra abbastanza sicuro…
Mariuccia – E allora?
Angelo – E allora poi che succede? Io c’ho provato a cambiare, e avete visto che casino! Sto nella merda più di prima, e mo’ c’è finito dentro pure mi’ padre! - Forse il destino mio è questo.
Pino – E chi l’ha detto? Le cose cambiano. E forse anche il destino. Noi c’abbiamo provato a rimanere gli stessi… e guarda cosa siamo diventati!
Mariuccia – (colpita) Cosa?
Pino – (pausa, sorride) Milionari? - Bene, cerchiamo di essere operativi, ora, perché il nostro amico non è uno stupido. È necessario passare a Fabrizio delle prove concrete di questo giro di riciclaggio. Deve venirgli l’acquolina in bocca.
Angelo – Quelle le procuriamo io e Spider. So già come fare. I soldi lasciano sempre tracce.
Pino – Sei sicuro?
Angelo – Te l’ho detto che Teschio è sbroccato. È stato imprudente. - Meglio che finisce al gabbio, che lo fanno secco.
Pino – Obiezioni?
Mariuccia – No, mio capitano.
Pino – (ad Angelo) Quanti giorni ti servono per darmi qualcosa di concreto? Tre, quattro? Una settimana? Due?
Angelo – Una settimana va  bene.
Pino – Allora procedo. Fisso l’appuntamento. (prende il cellulare)
Angelo – (ferma Pino che sta per digitare il numero) Lo sapete che potrebbe esse’ molto pericoloso per l’amico vostro?
Mariuccia – Certo!
Pino – (allarga le braccia) Ognuno è artefice del proprio destino. Ma il piatto è grosso, molto grosso. Qualcosa mi dice che accetterà.
Mariuccia – Ci si butterà a pesce!
Pino – E col cu… con la fortuna che si ritrova, potrebbe andargli bene pure stavolta.
Sta a lui scegliere. Noi non gli nasconderemo nulla. A parte la tua identità, sinché non sarai al sicuro, perché con Fabrizio non c’è da fidarsi.
Angelo – (sorride) A professo’, guarda che mi stai a diventa’ troppo spregiudicato! E mica puoi fare il malandrino così… Non lo sai che chi nasce tondo non può morire quadrato?
Mariuccia – (ride) Cosa?!
Pino – (serissimo) No… Quadrato no… ma… rombo?  - Pronto! Fabrizio carissimo, come stai?...  

BUIO


F I N E