Prima (e dopo) il colpo

di

Giancarlo Ferraris



I personaggi

Mauro, quarantacinquenne, laureato, espulso dal mondo del lavoro
Pierluigi, quarantacinquenne, laureato, espulso dal mondo del lavoro
Horst, detto il Tedesco, cinquantenne con alle spalle un passato cupo

I tre punti di sospensione indicano:
- brevi momenti di pausa nei discorsi dei personaggi;
- discorsi interrotti o sospesi.




Primo momento

Mattina presto di un venerdì di metà novembre. In una camera d’albergo, in una grande città, due uomini sui quarantacinque anni, Mauro e Pierluigi, il primo seduto su una poltrona, il secondo sul letto, stanno aspettando qualcuno o qualcosa. Mauro è silenzioso mentre Pierluigi sta mugolando un motivo musicale.

Mauro
La smetti?

Pierluigi
Di fare che?

Mauro
Smettila con questo mm mm continuo.

Pierluigi
Ti do tanto fastidio?

Mauro
Sì!

Pierluigi
Ma se non sai neppure che cosa sto cantando.

Mauro
E lo chiami cantare, questo?

Pierluigi
Io lo chiamo così.

Mauro
Hai rotto, va bene?

Pierluigi
Suggeriscimi tu un motivo diverso.

Mauro
Ho altro per la testa.


Pierluigi
Fare mm mm, come lo chiami tu, mi aiuta.

Mauro
Ti aiuta a fare che cosa?

Pierluigi
Mi aiuta e basta.

Mauro si alza dalla poltrona e va alla finestra della camera.

Mauro
Sono le sette. Ed è ancora buio.

Pierluigi
Pare che in questa città sia sempre buio… Un po’ come nella nostra vita, ne convieni?

Mauro
Ti metti a fare filosofia, adesso?!

Pierluigi
Ho fatto un sogno, stanotte… Un sogno strano e brutto…

Mauro
E che avresti sognato?

Pierluigi
Ho sognato che noi due eravamo in un salone… Un salone con delle finestre molto grandi… A un certo punto abbiamo incominciato a respirare con fatica, l’aria ci mancava… Io allora mi sono avvicinato a una delle finestre per aprirla e in quel preciso momento ho visto che non era una finestra vera, ma soltanto dipinta sul muro… E così le altre finestre: erano tutte solamente dipinte… Subito abbiamo pensato di uscire dal salone… Ci siamo guardati intorno, ma non c’era nessuna porta… Un’angoscia terribile ci ha invaso… A questo punto mi sono svegliato.

Mauro si volta verso Pierluigi, indispettito.


Mauro
Sei solo preoccupato, se non spaventato per quello che ci attende… Per questo sogni cose strane… Non sei capace a stare calmo e concentrato come faccio io, anche se inevitabilmente del nervosismo c’è… Bel compare mi sono trovato!

Pierluigi
Anche tu hai sognato?

Mauro
Io?... È da secoli che non sogno più nulla!… Piuttosto, il profumo della cucina che abbiamo sentito ieri sera, quando siamo arrivati, mi ha fatto tornare in mente mia madre, quando si indaffarava attorno ai fornelli per preparare la cena mentre io, da bravo scolaretto, facevo i compiti… Sapessi che sensazione ho provato!... Talvolta basta un profumo per rivivere il passato.

Pierluigi
È la memoria sensoriale… Se siamo sollecitati da un aroma la nostra memoria automaticamente ci tuffa nel passato e ce ne fa rivivere, anche se solo per un attimo, gli eventi… Lo diceva Proust… Tu, sai chi è Proust, non è vero?

Mauro
Non ero un gran che nelle discipline umanistiche, ma qualcosa mi ricordo.

Pierluigi
Non mi dire che ti ricordi proprio di Marcel Proust?!

Mauro abbozza un leggero sorriso, poi torna a essere serio.

Mauro
Questa notte, qui sotto, sul parcheggio dell’albergo, c’è stato un po’ di baccano che mi ha svegliato… Rumori di auto e di moto… Poi qualcuno ha urlato: Affamate la gente!… La pagherete!

Pierluigi fa un lungo respiro, poi lancia uno sguardo rapido fuori dalla finestra.



Pierluigi
Una volta questa città era ricca, prosperosa: c’erano industrie, commerci… Adesso non c’è quasi più nulla… Le aziende sono sparite, molti negozi hanno chiuso, i giovani se ne vanno altrove, ci sono rimasti solo i vecchi…

Mauro
Comunque la cosa che interessa a noi c’è… Ed è quella che conta, non il resto.

Pierluigi
Che fine che stiamo facendo!

Mauro
Di chi parli?

Pierluigi
Ma di noi, è logico… Della nostra generazione: cresciuta nel benessere, ridotta quasi alla povertà… Se le cose fossero andate in maniera diversa noi due non saremmo qui, ora.

Mauro
E secondo te di chi è la colpa?

Pierluigi
Un po’ di tutti… Non solo dei governanti e degli industriali, come si sente dire in giro.

Mauro
Un po’ di tutti…

Pierluigi
In fondo, se ci pensi bene, la colpa è delle generazioni che ci hanno preceduto… I nostri padri hanno fatto grandi conquiste, hanno elevato la qualità della vita, ma alla fine hanno lasciato in eredità ai loro figli una sconfitta: nell’ambiente, nell’economia…

Mauro
Bisogna ripensare e rifare il mondo… Partendo da ciascuno di noi.


Pierluigi
E ti pare facile?

Mauro
Non lo è affatto… Anche perché tutti vogliono cambiare il mondo, ma mai nessuno vuole cambiare se stesso.

Pierluigi si alza dal letto e si avvicina a Mauro, guardandolo negli occhi.

Pierluigi
Quand’è che ci siamo conosciuti noi due?

Mauro
Mi pare sei mesi fa… All’Ufficio delle Politiche Sociali.

Pierluigi
Ti posso dire una cosa?

Mauro
E sarebbe?

Pierluigi
Lasciamo perdere!... Lasciamo perdere tutto e torniamocene a casa.

Mauro tace per alcuni lunghi attimi.

Mauro
E secondo te, noi, abbiamo una casa dove tornare, ehh?

Pierluigi
Lasciamo stare… Tutto.

Mauro
Non possiamo.

Pierluigi
Perché?

Mauro
Perché!?... Perché non possiamo… E basta.

Pierluigi
Che vuoi dire?

Mauro si volta di nuovo verso la finestra.

Mauro
Quello che ho detto… E adesso fammi la cortesia di stare un po’ zitto.

Pierluigi
A costo di sembrarti villano e invadente, non starò zitto… Voglio sapere perché non possiamo.

Mauro si volta nuovamente verso Pierluigi, sbuffando.

Mauro
Non possiamo tornare indietro… Ormai… Perché ci siamo spinti troppo in avanti, troppo oltre e non ci è consentito più fare un solo passo indietro.

Pierluigi
Questa è bella!

Mauro
Che vorresti dire?

Pierluigi
Chi è che ci ha spinti troppo in avanti, troppo oltre se non noi stessi?... Chi è che non ci consente di fare un solo passo indietro, se non Mauro e Pierluigi, ehh?

Mauro
Non capisci.

Pierluigi
No che non ti capisco.

Mauro
È stata la forza delle cose che ci ha portato fin qui, che ci ha fatto fare questa scelta… Il fato… Il destino… La sorte… Chiamala come ti pare.

Pierluigi assume un’espressione fredda e altera.
Pierluigi
Sbagliato, Mauro… Siamo in questo posto, intenzionati a fare quello che abbiamo in testa, soltanto perché lo vogliamo noi… Soltanto per questo motivo… E non è colpa di nessun altro se accadrà quello che tutti e due temiamo… Questo la sappiamo benissimo entrambi, solo che io lo ammetto, tu invece no… Non ne vuoi parlare.

Mauro
Lasciamo stare questo discorso, che è meglio…

Pierluigi si anima, diventando quasi aggressivo.

Pierluigi
Niente affatto!... Io non lascio stare un bel niente!... Tu credi veramente che l’uomo non sia creatore del proprio destino?... Che siamo solo delle marionette manovrate dal caso?... Che non abbiamo una nostra dignità che, comunque, ci sostiene in ogni situazione, anche nella più avversa?... Lo credi veramente?...

Mauro
Io credo soltanto alla situazione in cui ci troviamo noi due… Perché non proponi tu una soluzione alternativa a quella che abbiamo adesso in mano?... Forza!... Sii artefice del tuo destino e anche del mio… Su!... Che aspetti?... Senti, compare... Passando a cose più concrete, dimmi un po’: come mai sei finito anche tu all’Ufficio delle Politiche Sociali?

Pierluigi abbassa gli occhi per alcuni istanti, poi guarda Mauro in volto.

Pierluigi
Presumo per il tuo stesso motivo.

Mauro
Visto che vuoi chiacchierare tanto, raccontami la tua storia, che io poi ti racconto la mia.

Pierluigi
Era una mattina di maggio… Lunedì 9 maggio… Quest’anno… Una mattina strana per essere primavera, almeno nella città dove fino a qualche mese fa abitavo e lavoravo… Sembrava autunno inoltrato… Come oggi… Il cielo era di piombo, più che mattino sembrava sera, addirittura notte… La gente per strada, sia a piedi che in auto, era nervosa e nello stesso tempo apatica… Appena entro in ufficio la segretaria del Centralino mi dice che devo immediatamente salire al terzo piano, Ufficio del Personale, ragionier Lolli… Io… Io pensavo… Ahhh! Ahhh! Ahhh!... Mi viene da ridere!

Mauro
Perché ridi?… Così?...

Pierluigi tace per alcuni secondi.

Pierluigi
Così?… Come?

Mauro
Con tristezza…

Pierluigi
Perché pensavo che avrei avuto l’aumento dello stipendio!

Mauro
Che idea!

Pierluigi
Insomma, in poche parole il Lolli, un testa di cavolo dalla voce metallica, mi dice che la situazione finanziaria dell’azienda è molto critica e che è prevista una drastica riduzione del personale… Poi tira fuori dal sottomano della scrivania una lettera e me la dà… Mi dice anche di lasciare subito libero il mio ufficio, senza toccare nulla, a parte gli eventuali effetti personali.

Mauro
Sbattuto fuori senza tanti convenevoli… Una volta, almeno, un po’ di formalità c’era.

Pierluigi
Ritrovarsi senza lavoro a quarantacinque anni caro Mauro - tanto lo sai anche tu - è una tragedia!… Appena sono stato fatto fuori non mi sembrava vero… Non riuscivo a crederci che fosse successo anche a me: laurea, vent’anni di servizio, esperienza, professionalità… Ho sempre pensato di avere una certa fortuna, di essere, nonostante i miei limiti, un tipo in gamba, di sapersi far volere bene dalla gente e di essere ripagato allo stesso modo… Invece non è stato così. Tutto è andato a farsi fottere in un attimo… Un attimo, una vita… Subito mi sono messo a cercare un nuovo lavoro. Completamente inutile!... Uno che ha quarantacinque anni non lo vuole più nessuno perché lo considerano vecchio… E sono giunto a tre conclusioni, che peraltro, già sapevo: la laurea, soprattutto quella in materie umanistiche come la mia, è soltanto un pezzo di carta, l’esperienza è sinonimo di senilità e la professionalità non è un valore, ma soltanto una merce da vendere… Possibilmente a prezzo scontato.

Mauro guarda Pierluigi con un misto di pietà e di disprezzo.

Pierluigi
Adesso tocca a te raccontarmi la tua storia… Voglio proprio divertirmi… Se così si può dire.

Mauro
Si può dire… Si può dire… A me è successo giovedì 6 maggio, qualche giorno prima di te… Quella mattina pioveva… Mi alzo, mi sbarbo, mi vesto - giacca, cravatta, cappello più l’ombrello - vado al bar sotto casa, butto giù il mio solito caffè macchiato con brioche alla marmellata, salgo in auto e via… Al lavoro, in azienda… Davanti all’azienda ci arrivo… Solo che la trovo chiusa e sul cancello un megacartello con scritto Cessazione di attività… Di tutti i colleghi non ce n’era uno, a parte una giovane donna della Contabilità che piangeva, noncurante della pioggia che la stava bagnando quasi tutta… Piangeva senza farsi vedere, ovviamente… Il rispetto per se stessi, nonostante tutto, ancora qualcuno ce l’ha.

Pierluigi deglutisce, cercando di celare le sue emozioni.

Pierluigi
E poi?

Mauro
E poi?… Basta… Finito tutto lì.

Pierluigi
Ti sei subito arreso?



Mauro
Poco dopo… Ho iniziato la solita trafila presso i vari uffici, sostenuto colloqui presso altre aziende, inviato il curriculum a destra e a manca, ma non è servito a nulla… Laurea troppo debole per il mercato del lavoro, meglio un diploma o una specializzazione… Esperienza, ventennale come la tua, quindi, da buttare via... Ergo professionalità negata… Mi hanno dato del vecchio a quarantacinque anni... C’è da spararsi alla testa, credimi!

Pierluigi
Forse è la sola cosa seria che ci rimane da fare.

Mauro
Prima di farlo, aspettiamo che…

Pierluigi
Aspettiamo?!

Mauro
Sì!... Aspettiamo, perlomeno, questa mattina… Comunque, tornando alla mia storia, anch’io sono arrivato alle tue stesse conclusioni… Con la differenza che le mie sono, forse, più amare: la laurea non è soltanto un pezzo di carta, ma è pure dannosa, la mia esperienza è inservibile, la professionalità, fondamentalmente, non mi appartiene.

Pierluigi
E alla fine, come me, sei andato all’Ufficio delle Politiche Sociali, dove ci siamo conosciuti… Quello è il posto dei disoccupati cronici… Dei senza speranza… Lavorativamente parlando, s’intende.

Mauro
Lavorativamente parlando, dici?… Sarebbe meglio, forse, dire umanamente parlando!… Non ne convieni?

Pierluigi
In che senso?

Mauro
Nel senso che senza lavoro, soprattutto alla nostra età, non si hanno molte speranze di vivere dignitosamente e a lungo.

Pierluigi
Parli come se fossi…

Mauro
Andiamo, Pierluigi! Che cosa vuoi che ci riservi il futuro?... L’ industria, che era il motore della nostra economia, è tramontata o è traslocata in altre parti del mondo, dove ai signori imprenditori lavorare costa molto di meno che da noi e dove ci sono mercati nuovi mentre il cosiddetto Welfare, lo stato sociale o assistenziale, chiamalo come vuoi, sta tramontando… La disoccupazione - tanto lo sai anche tu! - è ormai una vera tragedia, non soltanto per i giovani, ma per tutti, in particolare per chi viene espulso quarantenne, come è successo a noi, dal mondo del lavoro… Gli uffici di collocamento e le politiche di riqualificazione professionale possono fare poco perché il tessuto produttivo è in crisi profonda… Oggi i sussidi per chi è disoccupato sono minimi: non puoi campare con tre-quattrocento, al massimo con cinquecento euro al mese, anche se, come nei nostri casi, non hai né moglie, né figli da mantenere… Non solo… Tra poco le pensioni verranno drasticamente ridotte e tutto il sistema del Welfare, Sanità al primo posto, verrà privatizzato come negli Stati Uniti… Per farsi assistere e curare, non solo quando saremo vecchi, ma anche solo tra qualche anno, bisognerà avere dei capitali… Cose che noi, come del resto la maggior parte della gente, non ha.

Pierluigi
Non siamo ancora arrivati a questo punto.

Mauro abbozza un sorriso ironico e amaro.

Mauro
Ci arriveremo presto… Non temere, compare!… E ti dico anche il perché… Anzi i perché…

Pierluigi assume un’espressione tra il curioso e il tragico.

Pierluigi
E quali sarebbero questi perché?… Tu, se non sbaglio, sei laureato in materie economiche… Dimmeli un po’!



Mauro
In primo luogo, caro compare, teniamo in bella vista tutte quelle che i manuali di storia - te li ricordi i libri di storia del liceo? - definivano trasformazioni economiche e sociali - e come ci sentivamo importanti quando alle interrogazioni dicevamo trasformazioni economiche e sociali! - insomma i cambiamenti tecnologici, i mutamenti del sistema produttivo e l’espansione dei mercati che negli ultimi decenni hanno inciso in maniera profonda sull’economia e sulla società dei Paesi dell’Occidente al punto da stravolgerle… Queste trasformazioni hanno colpito soprattutto la classe media, cioè la maggior parte della popolazione, che ha tenuto uno stile di vita - diciamocelo francamente! - piuttosto agiato, al di sopra delle sue reali possibilità e l’apparato di sicurezza sociale garantito dallo Stato… Che bella situazione del cavolo!... Declino dell’industria… Magari ci fossero ancora quei bei capannoni con quelle belle ciminiere contro cui operai e sindacati si sono scagliati nei decenni passati!... Sviluppo dell’alta tecnologia, la cosiddetta high tech… Parola che fa figo chi la dice, ma la cui realtà è invece molto poco simpatica!... Nascita di nuove economie e di nuovi mercati nell’Est europeo, in Estremo Oriente e nel Sud America, dove sono sorte tantissime aziende, molte delle quali per iniziativa di imprenditori occidentali, in aperta concorrenza con quelle di casa nostra: aziende che sfornano e vendono i loro prodotti a prezzi competitivi sia nei mercati locali, che in quelli internazionali… La classe media è stata letteralmente disgregata e dal punto di vista del lavoro si è scissa in due tronconi netti: quella dei professionisti ad alta specializzazione, guidata da pochi potenti ricchi, con redditi alti e la massa dei lavoratori, tra cui anche quelli come noi, condannata a una lenta, ma inarrestabile povertà…

Pierluigi
Ma possibile che…

Mauro
Zitto compare!… Non ho ancora finito… Il risultato di tutto questo casino fottuto è che i meccanismi di protezione sociale, a cui in passato gente nelle nostre condizioni poteva affidarsi tranquillamente, sono entrati in crisi: non è più possibile, infatti, mantenere un Welfare costoso ed esteso, come una volta, perché è diminuita la possibilità di finanziarlo tassando il ceto medio e in generale tutta la popolazione dell’Occidente, i cui redditi si sono notevolmente abbassati… Da parte loro, poi, le aziende rimaste da noi si trovano in grosse difficoltà sia per assumere e pagare personale, sia per sostenere forme di tutela nei confronti dei propri lavoratori, sia per competere con i Paesi in forte crescita le cui aziende hanno, in questo senso, costi infinitamente più bassi... Sono stato abbastanza chiaro nella mia lezione di economia internazionale?

Pierluigi
Lo dicevo prima: che fine che stiamo facendo!

Mauro
E allora va bene quello per cui siamo qui… È ok la nostra scelta.

Pierluigi fa un lungo respiro.

Pierluigi
La nostra scelta… Se ci pensi bene noi non abbiamo ancora fatto nessuna scelta…

Mauro lancia uno sguardo fulminante a Pierluigi.

Mauro
Adesso, che cavolo dici?!

Pierluigi
Sì!… È vero!… Siamo qui, in questa camera d’albergo, in questa città, con un’idea - un’idea folle! - ma soltanto, comunque, un’idea…. Quella che chiamiamo scelta e che tu ti ostini a difendere, in realtà, ancora è soltanto un’opzione… Null’altro!… La scelta è tale solo dopo che è stata compiuta.

Mauro
È nelle nostre intenzioni compierla.

Pierluigi
Possiamo ancora tornare indietro.

Mauro
Ci risiamo!

Pierluigi
E ci risiamo sì!

Mauro, palesemente adirato, afferra Pierluigi per un braccio.
Mauro
Senti, Pierluigi… Se non te la senti, vattene!… Hai capito?… Vattene via!… Subito!… E non rompermi più le balle!… Va bene?

Pierluigi, con un movimento rapido e brusco, si libera dalla presa di Mauro.

Pierluigi
Metti giù le mani!... Che cavolo fai?!

Mauro si ferma all’improvviso, scostandosi da Pierluigi e alzando contemporaneamente le mani.

Mauro
Ok! Ok! Scusami, Pierluigi!... Scusami veramente!... Io… Io non volevo!... Credimi!... Credimi!

Pierluigi guarda con rabbia Mauro per alcuni attimi, poi si rilassa.

Pierluigi
Che giorno è oggi?

Mauro
Quello della nostra scelta.

Pierluigi
Puah! La nostra scelta… Lo dici come se fosse un obbligo che imponiamo a noi stessi.

Mauro
Ci è imposta dalle… Dalle condizioni oggettive, ehh!... E noi non possiamo fare nulla per impedirlo.

Pierluigi si avvicina a Mauro e lo guarda negli occhi.

Pierluigi
Dobbiamo reagire, Mauro… Dobbiamo riappropriarci della nostra vita.

Mauro
E come?...


Pierluigi
Dobbiamo, Mauro… Dobbiamo.

Mauro
Ascoltami senza interrompermi, Pierluigi… Voglio raccontarti una bella...

Pierluigi
Una bella?

Mauro
Chiamiamola una bella parabola… Per convincerti che l’uomo non è creatore del suo destino.

Pierluigi
E sarebbe?

Mauro
È l’alba di un giorno d’estate e un uomo qualsiasi cammina sul lungomare. Sta riflettendo su un argomento che gli sta molto a cuore: l’uomo è veramente padrone del proprio destino?… È artefice della propria vita?… Oppure è succube, senza rendersene conto, della sorte? All’improvviso si ferma turbato. Davanti a lui c’è un altro uomo, dall’aspetto quanto mai strano, con indosso un lungo mantello bianco, che gli rivela di appartenere a una legione di creature senza anima e senza corpo, ciascuna delle quali è un tutt’uno con ogni singolo uomo che vive sulla terra… «Nessuno di voi può vederci, né sentirci» gli dice. «Noi siamo la vostra stessa vita, siamo il Destino che nessun uomo, almeno fino a questo momento, ha mai potuto conoscere e nemmeno mutare.» Tra i due inizia una lunga discussione sulla libertà che ha o dovrebbe avere l’uomo di decidere liberamente di se stesso, alla fine della quale l’uomo dal mantello bianco dice al suo interlocutore: «Ricordati che io sono il tuo Destino e che non ti abbandonerò mai, come tu non potrai mai liberarti di me.» E aggiunge: «So benissimo che voi uomini il più delle volte volete contrastarci e vi illudete di poter cambiare la vostra sorte o addirittura pensate in certi momenti di averla mutata. Per questo anche quando penserai di aver fatto una scelta dettata solo dalla tua volontà, dovrai sempre ricordarti che quella era, comunque, la tua sorte decisa da me fin dall’inizio.» L’uomo qualsiasi manda al diavolo l’uomo dal mantello bianco e riprende a camminare sul lungomare mentre l’uomo dal mantello bianco lo segue da vicino… Fino a scomparire dentro l’uomo comune… Ti è tutto chiaro, adesso?

Pierluigi socchiude gli occhi e abbassa la testa.

Pierluigi
Bella parabola!... Veramente!... Ve-ra-men-te.

Mauro
E allora? Non sai dire altro?

Pierluigi
Ognuno di noi inizia il suo viaggio nella vita procedendo verso l’ignoto con una sola certezza: che il viaggio, prima o poi, finirà… Ma dipende da ciascuno di noi se questo viaggio finirà bene o finirà male.

Mauro
Senti, compare… Perché non ci separiamo, ehh?... Te lo dico serenamente, questa volta… Ognuno per la sua strada.

Pierluigi
E dove andresti senza di me?

Mauro
E tu senza di me?

Mauro e Pierluigi si guardano negli occhi in silenzio per alcuni istanti senza dire nulla.

Pierluigi
Se stiamo insieme potremo salvarci.

Mauro
Ci credi veramente?

Pierluigi
Voglio crederci… Veramente.

Mauro
Perché non ci uccidiamo?... Tutti e due.

Pierluigi
Se ci uccidiamo, annientiamo soltanto il nostro corpo fisico, una delle tante forme in cui si manifesta la volontà che ci tiene legati alla vita e al mondo… Insomma non risolviamo nulla.

Mauro
Che filosofo, che sei!

Pierluigi
Eh!... Filosofo!… E secondo te in che modo potremmo ucciderci?... Siamo al primo piano dell’albergo e se ci buttiamo giù dalla finestra, al massimo, ci rompiamo una gamba!...

Mauro
Possiamo spararci… Io sparo a te e poi…

Pierluigi
E poi tu spari a te stesso, non è così?

Mauro
È così!

Pierluigi
E chi mi assicura che tu lo faccia dopo che io sarò morto?

Mauro
Ti posso dare la mia parola d’onore.

Pierluigi
Ma no?!
Mauro si volta verso la finestra e indica a Pierluigi un albero.

Mauro
C’è un albero lì fuori… Mi pare che sia l’unico su tutto il parcheggio… Che desolazione!... Tutt’intorno nient’altro che catrame e cemento.

Pierluigi
Cerca di vedere il lato positivo: un albero in mezzo al catrame e al cemento…. E… Che cosa c’entra l’albero adesso con l’idea di ucciderci?

Mauro si volta di nuovo verso Pierluigi con fare sornione.
Mauro
C’entra!... Eccome se c’entra!

Pierluigi
Ho capito… E lì che potremo impiccarci, non è vero?!

Mauro
Proprio lì, compare!

Pierluigi sorride, scuotendo leggermente la testa.

Pierluigi
Ce l’hai una corda?

Mauro
Eh!…. Nel bagagliaio dell’auto dovrei avercela… Credo…

Pierluigi
Vogliamo impiccarci e non abbiamo una corda!... Siamo il massimo!

Mauro
Il massimo di che?

Pierluigi
Il massimo dell’idiozia!

Mauro
Già!... Il massimo dell’idiozia!

Pierluigi
È una gran brutta idea quella di impiccarci a quell’albero.

Mauro
È brutta l’idea di impiccarsi… E basta… L’albero non c’entra niente.

Pierluigi
No, no… Volevo dire che l’idea di morire appesi a quell’albero, che è l’unico segno di vita in mezzo a tutto questo catrame e cemento, è proprio brutta.


Mauro
Filosofo e anche poeta! Complimenti!

Pierluigi
Forse ci stiamo divertendo, Mauro?

Mauro
Forse… Forse, Pierluigi… Forse…

Mauro e Pierluigi si guardano nuovamente negli occhi in silenzio per alcuni secondi senza dire nulla.

Pierluigi
Ergo?

Mauro
Prima di decidere di morire, facciamo quello per cui siamo qui.

Pierluigi
Vedi che ho ragione.

Mauro
Che cavolo vai dicendo, adesso?!

Pierluigi
Dico che l’uomo è artefice del proprio destino... Volevamo morire, avevamo deciso di ucciderci, sembrava una strada senza ritorno, e invece siamo tornati sui nostri passi… Avevamo fatto una scelta, che però non è mai divenuta tale… Pensiamoci bene prima di fare l’altra scelta, quella per cui, come dici tu, siamo qui.

Mauro
Ci siamo soltanto divertiti, Pierluigi… Soltanto divertiti quando abbiamo parlato di impiccarci.

Pierluigi lancia uno sguardo rapido, ma profondo a Mauro.

Pierluigi
Dovrei crederti, forse?


Mauro
Devi solo credere alla nostra scelta, compare… A quella scelta che conosci bene anche tu.

Pierluigi fa un lungo respiro.

Mauro
Non abbiamo ancora fatto colazione questa mattina…

Pierluigi
Hai fame, tu?

Mauro
Io?…

Alla domanda di Mauro Pierluigi si irrita.

Pierluigi
Sì, sì!… Tu!… Hai fame?

Mauro
Diciamo di sì.

Pierluigi
Se lo dici così vuol dire che non hai fame.

Mauro
Invece ce l’ho!… E anche tanta!… E tu?

Pierluigi
Io?… Io…

Mauro
Non ce l’hai!… Figuriamoci se hai fame in questo momento!

Pierluigi va verso la porta della camera intenzionato a scendere al bar dell’albergo.

Pierluigi
Dai!… Vado a vedere che cosa c’è al bar di sotto.

Con un gesto repentino Mauro impedisce a Pierluigi di uscire dalla camera.
Mauro
Ma che cavolo fai?… Sei pazzo?

Pierluigi
Che cosa vuoi che cambi se scendo al bar?… Hai paura che ci scoprano?

Mauro
Ti devo, forse, ricordare il motivo per cui siamo qui?

Pierluigi
Lo so!… Conosco il motivo per cui siamo qui… In questa camera… In questo albergo… In questa città dove non si fa mai giorno.

Mauro
E allora per una mattina non si fa colazione.

Pierluigi
Per una mattina!

Mauro
Sì! Per una mattina… Per questa mattina!

Pierluigi si siede nuovamente sul letto.

Pierluigi
Per questa mattina…

Mauro
Fammi il piacere di non ripetere le ultime parole che dico!… Divento nervoso.

Pierluigi
A quante colazioni pensi che dovremo rinunciare?

Mauro
Rinunciare alla colazione sarà la cosa meno grave che potrà accaderci in futuro… Fatto o non fatto quello per cui siamo qui.

Con un movimento rapido Pierluigi si alza dal letto.

Pierluigi
Ahh!!!… Allora ci stai pensando anche tu?!

Mauro
A cosa?

Pierluigi
A quello che io dicevo prima: se è veramente opportuno operare la nostra scelta.

Mauro
Operare la nostra scelta!… Come parli difficile, cavolo!

Pierluigi
Parlo come…

Mauro
Parli come?…

Pierluigi
Parlo come mi hanno insegnato e come ho studiato… Studiato per anni e anni… Per ritrovarmi qui… A fare una str…

Mauro
Sono anch’io nella tua stessa situazione, credimi! E come me tanta, tantissima altra gente… Siamo un vero esercito, caro compare!… Caro Pierluigi!

Pierluigi abbassa la testa e torna seduto sul letto in silenzio mentre Mauro si siede di nuovo sulla poltrona.

Pierluigi
Mauro…

Mauro
Che vuoi, adesso?
Pierluigi si avvicina a Mauro e gli si inginocchia davanti.

Mauro
Ma che fai?.. Mi hai preso per una reliquia?

Pierluigi
Mauro… Devi ascoltarmi!

Mauro
Te l’ho già detto: se non vuoi, vattene… Vattene via!… E subito!

Pierluigi guarda negli occhi Mauro per alcuni lunghi attimi, poi si alza in piedi senza però distogliere lo sguardo dal suo interlocutore.

Pierluigi
Sai Mauro… Dopo che ho perso il lavoro - era tanto tempo che non lo facevo più! - mi sono rimesso a guardare la televisione: al mattino, di pomeriggio, la sera, anche di notte… Proprio in quel periodo, sarà stata la metà di maggio, sul piccolo schermo stava imperversando una pubblicità che, nella mia o meglio nella nostra situazione di disoccupati quarantenni, mi suonava proprio come una nota stonata, come una bestemmia, come un insulto: I diamanti… Per sempre. Mi sono proprio sentito offeso nel profondo… Mi sono anche incazzato… Credevo di impazzire… Cristo!... I diamanti!... Il simbolo dell’amore, della ricchezza, della felicità!... Ahh!!! Il paradiso in questo mondo di letame!

Mauro
L’ho vista anch’io questa pubblicità… La odio!… E odio chi l’ha fatta!

Pierluigi
All’improvviso… Ehh!!!... All’improvviso ho avuto un’idea… Sì!... Un’idea.

Mauro
Sei un sognatore folle!... I diamanti!... Quando mai potremo avere, noi, i diamanti?!

Pierluigi
Non ho finito, Mauro… Ascoltami ancora!... All’improvviso ho avuto questa idea… Dapprima indefinita, che mi ha procurato però subito un brevissimo, terribile tuffo al cuore… Poi, attimo dopo attimo questa idea è diventata sempre più nitida, sempre più definita al punto che essa mi esaltava e mi devastava.

Mauro sorride con ironia mista a scherno.

Mauro
Compare!... Stringi!... Stringi, per Dio!... Che diavolo ti è passato per la testa?!

Pierluigi
Rubare dei diamanti!

Mauro
Che?!

Pierluigi inizia a camminare per la camera gesticolando e fermandosi, di tanto in tanto, a guardare Mauro con uno sguardo spiritato.

Pierluigi
“Sì!... I diamanti!... I diamanti… Per sempre… Sì!... Per sempre. Ha ragione - pensavo tra me e me - quella maledetta pubblicità che da giorni mi ossessiona, rende insopportabile la mia condizione di disoccupato, la mia stessa esistenza.” Per un momento ho pensato veramente di rubare diamanti… Mi sono anche abbigliato appositamente con impermeabile e borsalino, al punto che mi sembrava di essere un attore, uno di quegli interpreti dei noir francesi come Il clan dei siciliani, Notte sulla città, Braccato… Mi sentivo Jean Gabin, Alain Delon, ma poi… Poi… Poi…

Mauro
E… Dove pensavi di rubare questi diamanti?... A Parigi?... A New York?... In Sudafrica?...

Pierluigi
Ovunque fossero!

Mauro
Ehh!!!... Pierluigi!... Vedo che ti stai orientando verso una certa strada… Quella per cui siamo qui… Ma stai calmo!... Mi hai capito, compare?... Te lo ripeto: stai calmo... Mi hai inteso?



Secondo momento

Il cellulare di Mauro trilla per alcuni brevissimi istanti, poi tace di colpo. Un silenzio pesante, gravido di attesa, cala su tutta la camera. Mauro e Pierluigi si guardano negli occhi senza dire nulla mentre sui loro volti si disegna un’espressione di angoscia e di tensione.

Mauro
È arrivato.

Pierluigi
Chi è arrivato?

Mauro lancia uno sguardo rapido a Pierluigi, poi si alza dalla poltrona e va alla finestra.

Mauro
Ma il Tedesco, no!... Mi pare ovvio!

Pierluigi
Ah, già!... Il Tedesco!... Dimenticavo!

Mauro
L’importante è che non dimentichi il motivo per cui siamo qui.

Pierluigi
E tu non dimenticare quello che ti ho detto più volte prima: che possiamo ancora tornare indietro.

Mauro si volta verso Pierluigi, abbozzando un sorriso ironico.

Pierluigi
Qual è il vero nome del Tedesco?

Mauro
Horst… Si chiama Horst…

Pierluigi
Horst… E poi?... Avrà pure un cognome, no?


Mauro
Horst e basta… Per noi è soltanto Horst… Anzi per noi è soltanto il Tedesco, come lo è per gli altri, va bene?... E adesso non seccarmi più.

Pierluigi fa un lungo respiro, guardandosi attorno.

Pierluigi
Il Tedesco… Il Te-de-sco… Ok!... Solo il Tedesco.

Mauro
Piantala!

Pierluigi
Mm…

Mauro
Se andrà tutto per il verso giusto, questa sera dormiremo in un’altra città… Lontanissima da questa.

Pierluigi
E se, invece, non andrà tutto per il verso giusto?

Mauro trattiene uno scatto d’ira.

Mauro
Andrà bene… Andrà bene…

Pierluigi
Senti, Mauro… Io questo Tedesco non lo conosco molto bene… Dimmi un po’: che tipo è?

Mauro
È un tipo in gamba… Il suo soprannome, già di per sé, è una… Garanzia…

Pierluigi si avvicina a Mauro, poi lo guarda negli occhi.

Pierluigi
Garanzia per chi o per che cosa?


Mauro
Garanzia per noi e per quello che dobbiamo fare.

Pierluigi
E… Che cosa dobbiamo fare, di preciso, noi due… Anzi noi tre, considerando anche lui?

Mauro
Lo sai benissimo che cosa dobbiamo fare noi tre insieme… Comunque, sappi che il Tedesco è un esperto nel suo settore, un vero professionista... Proprio la persona che fa per noi.

Pierluigi
Siamo molto legati a lui, non è vero, Mauro?

Mauro tace per alcuni lunghi attimi.

Pierluigi
Ho detto: siamo molto legati al Tedesco, vero?

Mauro
Soltanto per quello che dobbiamo fare insieme, tra poco… Dopo ognuno potrà andare per la sua strada.

Pierluigi
E dove andresti senza di me?

Mauro
E tu senza di me?

Pierluigi
Di questo abbiamo già parlato, non ti ricordi?

Mauro
Sì che mi ricordo.

Pierluigi
Siamo legati mani e piedi a lui, al Tedesco, vero?

Mauro
Pensa un po’ quello che ti pare… La cosa importante è che ci aiuterà.
Pierluigi
E se invece di aiutarci sarà la nostra rovina?

Mauro ride, assumendo un’espressione pagliaccesca.

Mauro
Più rovinati di così…

Pochi istanti dopo il Tedesco bussa piano alla porta della camera dove alloggiano Mauro e Pierluigi.

Pierluigi
Hai sentito anche tu?

Mauro si avvicina con circospezione alla porta.

Mauro
Chi è?

Il Tedesco
Nella calma della sera…

Mauro
Viene la mia canzone.

Sempre con circospezione Mauro apre la porta e pochi secondi dopo il Tedesco entra.

Mauro
Dai... Presto…

Appena entrato il Tedesco lancia uno sguardo rapido a tutta la camera poi, scostandosi un poco, guarda immobile Mauro e Pierluigi per alcuni lunghi attimi in silenzio, infine appoggia la sua borsa ai piedi dell’armadio.

Il Tedesco
Bene… Siete anche voi come me...

Pierluigi
Che vuoi dire?


Mauro
Eh, lui è un po’ filosofo!… Come te, Pierluigi!... E senti come parla bene la nostra lingua.

Il Tedesco
Voglio dire: anche voi siete uomini... Con le vostre virtù, le vostre debolezze, le vostre sporcizie… Ma, comunque, uomini… Nonostante l’oscurità, la stanchezza, l’attesa… Nonostante tutto… Ebbene, lo confesso.

Mauro
Lasciamo da parte le riflessioni filosofiche… Che novità hai?

Il Tedesco
Dopo il nostro ultimo incontro ci ho pensato e ripensato sopra e vi dico che si può fare.

Mauro
Questo lo sapevamo già, per Dio!

Il Tedesco
Non credo proprio che lo sapevate già…

Pierluigi
Che intendi dire, amico?

Mauro
Spiegati meglio.

Il Tedesco guarda negli occhi Mauro e Pierluigi.

Il Tedesco
Intendo dire che sul cosiddetto materiale umano, cioè su voi due, si può lavorare… Nel senso che potete essere educati per fare bene, con professionalità, ciò per cui siete venuti in questa città, in questa buia mattina d’autunno.

Mauro
Materiale umano!... Ma che bella espressione!


Pierluigi
Il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels, a proposito delle donne ebree fatte prigioniere nel ghetto di Varsavia, disse che erano materiale biologico di valore!… Oh che villano che sono!... Dimenticavo che anche tu sei tedesco!

Il Tedesco
Sono nato quindici anni dopo la fine del nazismo… Sinceramente è una parte della storia tedesca che non mi appartiene e, quindi, qualsiasi accenno a essa mi è indifferente.

Mauro e Pierluigi si lanciano uno sguardo rapido, non privo di un certo disgusto.

Mauro
Bando alle ciance!... Pensiamo ai fatti!... Che cosa vuoi fare?

Il Tedesco
Un piccolo corso prima di iniziare: per informarvi e per formarvi… Venite qui, accanto a me.

Mauro e Pierluigi si avvicinano al Tedesco in modo un po’ guardingo.

Il Tedesco
Molto bene… E adesso drizzate gli orecchi e ficcatevi in testa queste regole… Io le chiamo gli Otto Comandamenti… Incominciamo con l’informazione… Primo Comandamento: quando decidi di fare questo tipo di “lavoro” sappi che, prima ancora di iniziare, hai segnato la tua vita per sempre… Secondo Comandamento detto anche “del non ritorno”: una volta iniziato non puoi più tornare indietro… Se non te la senti torna indietro prima di iniziare, perché dopo aver iniziato, anche se lo fai solo una volta, non puoi più tornare indietro… Terzo Comandamento: dopo il “lavoro”, anche se ne fai soltanto uno, sarai, come si dice in codice, “b e b”.

Pierluigi
Che diavolo significa “b e b”?

Mauro
Zitto!... Lascialo parlare.


Il Tedesco
Significa: bruciato e braccato.

Pierluigi deglutisce, sbarrando gli occhi.

Il Tedesco
Quarto Comandamento: quando diventi “b e b” devi essere pronto e disposto a tutto perché il mondo come lo hai vissuto fino a prima del “lavoro”, con le sue regole e i suoi riti, si è chiuso dietro di te per sempre. È tutto chiaro fino adesso?

Mauro e Pierluigi annuiscono senza dire nulla.

Il Tedesco
Passiamo ora alla formazione… Quinto Comandamento: il “lavoro”- può essere solo uno, possono essere dieci, venti o più lavori - deve essere fatto sempre e soltanto bene, senza mai sbagliare… Sesto Comandamento: quando fai questo “lavoro” tutto ciò che ti circonda - amici, parenti, amanti, cose di tutti i giorni - non ha più nessun valore e può essere tranquillamente spazzato via… Settimo Comandamento: freddezza assoluta e niente nervosismo… Puoi grondare sudore a più non posso, ma l’importante è che il tuo cervello e il tuo cuore siano uno di ghiaccio e l’altro di pietra... Ottavo Comandamento: sincronia nei movimenti, quelli tuoi e quelli degli altri, poiché il risultato finale del “lavoro” è contenuto in ogni frazione di secondo e in ogni gesto… Mi avete capito bene, illustri signori?

Nella camera si fa silenzio per alcuni istanti.

Pierluigi
Oh certo che abbiamo capito!... Questo è fuori discussione!

Mauro
È tutto chiaro.

Pierluigi
E, se per caso, ci trovassimo nelle condizioni, non dipendenti dalla nostra volontà, di non poter osservare uno di questi Comandamenti?!… Ad esempio, non ti posso assicurare che, in quel momento, non gronderò sudore, che il mio cervello e il mio cuore saranno come hai detto poc’anzi, uno di ghiaccio e l’altro di pietra, e che…
Il Tedesco
Il tuo cervello e il tuo cuore in quel momento, dovranno essere uno di ghiaccio, l’altro di pietra… Non hai scelta, amico mio.

Mauro
E, se invece, ci trovassimo nelle condizioni, ovviamente sempre non dipendenti dalla nostra volontà, di dover usare le…

Il Tedesco
Dovrete usarle… E basta!… Comunque, mi auguro, per tutti noi, che ciò non accada… Né ora… Né mai… Anche se la cronaca è piena di “lavori” finiti male.

Mauro e Pierluigi si lanciano uno sguardo rapido colmo di paura, orrore e repulsione.

Pierluigi
Che intendi dire per “lavori” finiti male?

Mauro
Intende dire…

Pierluigi si stizza, alzando il tono della voce e assumendo nello stesso tempo un’espressione di ironia e quasi di disprezzo.

Pierluigi
Zitto compare!... Adesso sono io che ti chiamo compare, caro Mauro.

Pierluigi
Rifaccio la domanda: che intendi dire per “lavori” finiti male, eh?!

Il Tedesco guarda negli occhi Pierluigi per alcuni lunghi secondi senza dire nulla.

Pierluigi
Allora?...

Mauro
Credo io di saperlo che cosa vuole dire il nostro amico Tedesco.




Pierluigi
È lui il nostro maestro!... Io, come allievo, gli ho chiesto una cosa e, come allievo, pretendo una risposta… A scuola, ai nostri tempi, si usava fare così, non è vero compare Mauro?

Mauro
Ti senti forte, adesso…

Pierluigi
Minimamente!... Solo che mi stanno cominciando a girare!... Allora?... Sto ancora aspettando.

Il Tedesco abbozza un sorriso sarcastico poi, di colpo, diventa serio.

Il Tedesco
Per “lavori” finiti male, signorino allievo, intendo “lavori” senza risultato finale positivo… E non mi venire a chiedere, adesso, che cosa intendo per risultato finale positivo, perché lo sai anche tu, signorino allievo.

Mauro
Stiamo solo perdendo tempo quando, invece, potremmo…

Pierluigi
E che cosa mai potremmo fare?... Su!... Dimmelo!

Nella camera si fa nuovamente silenzio per alcuni attimi.

Pierluigi
Senti, Horst…

Il Tedesco
È la prima volta, dopo tanto tempo, che qualcuno mi chiama con il mio vero nome.

Mauro
Preferisci che la gente ti chiami il Tedesco?

Il Tedesco
Sinceramente sì.


Pierluigi
Perché?

Il Tedesco socchiude gli occhi per alcuni istanti poi li riapre con un battito velocissimo.

Il Tedesco
Perché… Perché…

Pierluigi
Avanti!... Su!... Diccelo!

Il Tedesco
Perché nell’ambiente dove vivo e lavoro io è meglio non essere mai chiamato con il proprio nome… E, forse, è meglio anche dimenticarselo… Sì!... Dimenticarselo!… Anche se ogni tanto qualcuno te lo ricorda, ma quando ciò avviene, come adesso, non è mai un bel momento…

Pierluigi
Tu, prima, ci hai parlato di regole… Le hai chiamate gli Otto Comandamenti… Vorrei saperne qualcosa in più.

Mauro
Anch’io vorrei saperne qualcosa in più.

Il Tedesco fa un lungo respiro.

Il Tedesco
Non c’è niente da aggiungere, null’altro da spiegare, se non quello che vi ho già detto… Gli Otto Comandamenti sono completamente versati... Contengono tutto… Bisogna soltanto impararli a memoria… Sono come i Dieci Comandamenti che Dio dette a Mosè sul Monte Sinai… Sono delle leggi, delle regole da osservare e basta, senza mai discuterle e senza mai porsi domande in proposito.

Pierluigi
Se ci fosse qui mio fratello prete ti direbbe che sei blasfemo.

Il Tedesco
Blasfemo?... Dipende dai punti di vista… Sicuramente per tuo fratello prete gli Otto Comandamenti costituiscono una bestemmia… Per gente come me, invece, sono qualcosa di sacro a cui affidarci, soprattutto nella parte formativa, tutte le volte che facciamo un “lavoro”.

Pierluigi
Oh certamente!... Ma non sperate che Dio vi aiuti nel “lavoro”.

Il Tedesco
Dio… Dio…

Pierluigi
Siamo tutti suoi figli.

Il Tedesco assume un’espressione profondamente risentita.

Il Tedesco
Non è vero!... Ci sono figli e figliastri… E noi siamo suoi figliastri.

Pierluigi
L’ho già sentita questa cosa.

Mauro
Figliastri... È la parola giusta.

Pierluigi
Non è proprio così… Non è proprio così…

Il Tedesco
Che vuoi dire?

Mauro
Io lo so già che cosa il nostro Pierluigi vuole dire… Io lo so già…

Il Tedesco guarda, un po’ stizzito e un po’ incuriosito, Mauro e Pierluigi.

Pierluigi
Siamo figliastri di Dio e non suoi figli soltanto perché lo vogliamo noi.

Mauro
Bando ai tuoi soliti discorsi filosofici e sputa il rospo… Mi pare già di sentirle le tue parole: lasciamo perdere tutto e andiamocene via da questo posto, non è vero?
Il Tedesco
Che?

Mauro
Ohh!... Se solo sapessimo cosa fare e dove andare!... Basterebbe questo e tutti noi potremmo tornare a una vita normale… Alla vita di una volta… Che ora non c’è più… E che non tornerà mai più.

Pierluigi gesticola nervosamente, rivolgendosi a Mauro e al Tedesco con veemenza.

Pierluigi
Ascoltatemi tutti e due… Tu, Tedesco, o come diavolo ti fai chiamare!… Proprio tu, prima, hai detto che il Secondo dei tuoi Otto Comandamenti stabilisce che una volta incominciato non si può più tornare indietro, anche se lo fai una sola volta… Il Quarto, invece, dice che quando sei diventato bruciato e braccato devi essere pronto e disposto a tutto perché il mondo a cui appartenevi prima si è chiuso per sempre dietro di te.

Il Tedesco
E allora?

Pierluigi
E allora non si fa niente… Niente!... Mi avete capito?... Perché se lo facciamo, sarà veramente la fine per tutti… Per tutti!

Il Tedesco
Sei anche tu di questa opinione, Mauro?

Mauro
No!... Io no!

Il Tedesco guarda negli occhi Mauro e Pierluigi per alcuni lunghi secondi.

Il Tedesco
Sentite gente, se uno di voi due non vuole partecipare al “lavoro” non mi importa un bel niente, ma il mio compenso non cambia. Intesi?

Mauro
Non è questo il problema, credimi!

Il Tedesco
Me lo auguro.

Pierluigi
Senti, amico… Quando hai iniziato, tu?... Raccontaci un po’ qualcosa di te… Da quello che abbiamo saputo in giro è da un mucchio di tempo che sei sul campo…

Il Tedesco fa un lungo respiro, abbassando lo sguardo.

Il Tedesco
Sì… È da parecchio tempo che sono, come dici tu, sul campo… Anzi, è da sempre… Io sono nato con questa “vocazione” e la cosa peggiore è che non ho mai fatto niente perché guarissi e invertissi la rotta… Anzi, l’ho sempre seguita, senza mai abbandonarla, la mia “vocazione”… Destino!

Pierluigi
Un destino voluto, il tuo.

Mauro
Il destino non è mai voluto… Si impone all’uomo e l’uomo non può che accettarlo… Anche quando è convinto di averlo cambiato.

Pierluigi
Risparmiaci la storiella di prima, per favore.

Il Tedesco
Sapete amici….

Mauro apre le braccia, lanciando uno sguardo quasi divertito al Tedesco.

Mauro
Da quando siamo amici tuoi?!

Pierluigi
È strano che uno come te dica la parola amici.

Il Tedesco abbozza un sorriso ironico, che si smorza però quasi subito.


Il Tedesco
Strano… Già!... È veramente strano!... In fondo questa parola nasce soltanto dalla consapevolezza della nostra condizione, dalla nostra povera umanità, dalle nostre miserie…

Pierluigi
Siamo tutti e tre sulla stessa barca…

Mauro
Tutti e tre accomunati dal medesimo destino.

Il Tedesco
Siamo tutti prigionieri in una gabbia… Tutta l’umanità lo è… Ciascuno di noi morde, graffia, urla, ma non riesce a uscirne… Ciascuno di noi è… Condannato… Condannato a rimanere nella sua gabbia.

Mauro
Che tristezza...

Pierluigi
La gabbia… La gabbia... È come il salone del mio sogno, con le finestre dipinte e senza la porta da dove uscire…

Il Tedesco
È toccato a noi.

Alle parole del Tedesco Pierluigi ha un sussulto di dignità.

Pierluigi
Ma... Horst!... Non hai mai pensato che questa gabbia, questa prigione in cui tu dici che ciascuno di noi è rinchiuso, in realtà non sia stata costruita proprio da ognuno di noi?... Non credi, anche tu, che siamo noi stessi, solo ed esclusivamente noi stessi, che ci condanniamo oppure che ci salviamo con le nostre scelte?... E non ritieni che ogni uomo, invece di rinchiudersi nella sua gabbia, possa invece librarsi, come un uccello libero, in praterie sconfinate e andare alla ricerca della felicità?

Mauro, Pierluigi e il Tedesco si guardano negli occhi in silenzio per alcuni attimi.

Il Tedesco
La ricerca della felicità…
Mauro
La felicità non esiste…

Pierluigi
Non esiste perché ci ostiniamo a cercarla nei posti sbagliati.

Mauro
E… Tu dove andresti a cercarla la felicità?

Pierluigi
Tutti cercano la felicità fuori da se stessi, nel mondo, dove non esiste… Invece ognuno dovrebbe cercarla dentro di sé… È lì che si trova la felicità.

Mauro e il Tedesco ridono amaramente.

Mauro
Sei grande, Pierluigi!... Sei grande veramente!… Adesso ascoltami bene, senza fiatare: quando non hai il lavoro, non hai più soldi e non sai che cosa fare per uscire dal letame in cui sei finito, la felicità è qualcosa di semplicemente impensabile… Anzi, paradossalmente, diventa una specie di incubo, un desiderio immenso che ti tormenta, ti strazia peggio della situazione in cui ti trovi.

Il Tedesco
Io non so nemmeno che cosa sia la felicità… Quella vera… Che vita, la mia!… Cinquant’anni senza essere felice… Nemmeno una volta.

Pierluigi si avvicina alla finestra della camera.

Pierluigi
Non riesce proprio a farsi giorno in questa città... È sempre buio.

Mauro
Questo buio può aiutarci a fare bene ciò che sappiamo.

Il Tedesco
Il buio aiuta i disperati…

Mauro
Fantastico!
Pierluigi
Non c’era bisogno di questa precisazione, Tedesco!

Il Tedesco
La parola che ho detto riguarda anche me… Questo chiarimento mi sembra rilevante.

Pierluigi si allontana dalla finestra e si avvicina di nuovo a Mauro e al Tedesco.

Pierluigi
Allora?

Mauro
Allora che?

Pierluigi
Che si fa?

Il Tedesco fa un lungo respiro, poi lancia uno sguardo rapido a Mauro e a Pierluigi come per confermare un’intesa.

Il Tedesco
Prima di iniziare voglio darvi gli ultimi ragguagli, ok?

Pierluigi
E chi ti ha detto che lo facciamo?!

Mauro guarda negli occhi Pierluigi.

Mauro
Pierluigi: vattene!… Vattene via!… Subito.

Pierluigi
Sarebbe stato meglio separarci… Avremmo potuto continuare a essere amici, invece…

Il Tedesco
Interesse non guasta amicizia…

Pierluigi
Invece la guasta.
Mauro
Ma vah!

Pierluigi
Non me ne vado e farò il “lavoro” insieme a voi… D’accordo?

Alle parole di Pierluigi Mauro si stizza.

Mauro
Dopo tutto quello che hai detto, dovrei fidarmi di te?... Dovremmo, io e il Tedesco, fidarci di te?

Pierluigi
Se non ti fidi, cacciami… Su!... Che aspetti a scaraventarmi fuor
i dalla camera?!… Hai forse paura?... O temi che possa fare la spia, eh?

Mauro
Sei tu che hai paura, non io.

Pierluigi si avvicina alla poltrona e con un movimento veloce la sposta, ricavandovi un piccolo spazio dove inizia a fare esercizi ginnici.

Il Tedesco
Ma che diavolo fai, adesso?... Sei pazzo?

Mauro
Eh sì!.. È proprio pazzo il nostro Pierluigi.

Pierluigi
Voglio essere in forma per il “lavoro”!... Anche voi due dovreste fare un po’ di movimento!

Pierluigi all’improvviso smette di fare gli esercizi ginnici e si precipita nuovamente alla finestra. Mauro e il Tedesco lo guardano sorpresi e sospettosi.

Pierluigi
Sapete come voglio chiamare questa camera d’albergo?… Fortezza Bastiani!… Come ne Il deserto dei tartari di Buzzati… Sì!… Fortezza Bastiani!… È un nome appropriato!… E noi… Noi siamo come il tenente Giovanni Drogo…

Mauro
Che diavolo vai dicendo, adesso?!

Il Tedesco
Povero me!.. Guarda con chi devo fare il “lavoro”!

Pierluigi si volta verso Mauro e il Tedesco. I suoi occhi brillano di una luce strana. Pochi istanti dopo si avvicina a entrambi.

Pierluigi
Non conoscete il romanzo di Buzzati, vero?

Il Tedesco
Puah!

Mauro
Me lo fecero leggere a scuola… Me lo ricordo piuttosto bene, benché non amassi e non amo tuttora leggere romanzi... Se ben ricordo è una storia angosciante…

Pierluigi
Sì!.. Angosciante come la nostra vita in questo momento!… Siamo come il tenente Drogo: non riusciamo a lasciare questa camera d’albergo come lui non riesce a lasciare la Fortezza Bastiani… E come lui abbiamo la certezza, che si fa sempre più forte dentro di noi, che non possiamo tornare nel mondo da cui siamo venuti…

Mauro
Tutto questo bel discorso letterario per dire che non hai più dubbi sul fatto che bisogna fare il “lavoro”, eh?

Pierluigi
Non hai capito un bel niente, Mauro!… Proprio un bel niente.

Mauro
Ahh!… Io non avrei capito niente?!… Bene!… Benissimo!

Pierluigi
Sì!… Non hai capito nulla!… Non hai capito che, pur fallendo nella nostra vita, abbiamo, adesso, la nostra occasione per uscire di scena con coraggio e affrontare il nemico più grande con dignità, andargli incontro a testa alta, senza aspettare che sia lui a venirci a prendere.

Mauro guarda negli occhi Pierluigi per alcuni secondi in silenzio, poi gli sorride.

Mauro
Sì!… Ora ho capito anch’io… Ora ho capito anch’io.

Il Tedesco, adirato, si mette sgarbatamente tra Mauro e Pierluigi.

Il Tedesco
Adesso basta con queste stupidate!… Allora!… Lo facciamo il “lavoro” sì o no?… Vi do cinque secondi per decidere: se è sì, bene, se è no, vi pianto subito. Capito?

Mauro
Non ti arrabbiare, amico mio, che ti fa male alla salute!

Il Tedesco
Cinque… Quattro… Tre…

Pierluigi
Il “lavoro” si fa!... Contento, Tedesco!

Mauro
Si fa… Si fa… Dai!

Il Tedesco
Bene!... Allora sturatevi come si deve gli orecchi…

Pierluigi assume all’improvviso un’espressione stralunata.

Pierluigi
Che fine farà l’albero dove volevamo impiccarci?

Mauro
Ah! L’albero!... Me lo ero dimenticato!

Il Tedesco
Che diavolo c’entra l’albero adesso?!

Mauro
È stato l’argomento di una discussione che abbiamo fatto io e Pierluigi, prima che tu arrivassi.

Il Tedesco fa un lungo respiro, trattenendo uno scatto d’ira.

Il Tedesco
E posso sapere come avete sviluppato questo argomento così importante?

Pierluigi
Semplice!... Io e Mauro, tra le altre cose, abbiamo avuto l’idea di impiccarci a quell’albero che sta lì fuori.

Il Tedesco
E perché non lo avete fatto?

Mauro
Perché non avevamo una corda.

Il Tedesco
Ohh!

Pierluigi
Non lo abbiamo fatto perché ho ritenuto alquanto di pessimo gusto morire impiccati a quell’albero, che è l’unico segno di vita in mezzo a tutto questo catrame e cemento…

Il Tedesco abbozza un leggero sorriso.

Il Tedesco
Ho conosciuto uomini che si sono ammazzati sotto il sole d’estate, dopo aver mangiato e anche dopo essere stati insieme a una donna… Chi vuole morire veramente non ha nessuna difficoltà a farlo.

Pierluigi
Evidentemente noi due non avevamo intenzioni vere…

Il Tedesco
Parliamo di cose serie, vah!

Il Tedesco afferra la borsa che aveva appoggiato ai piedi dell’armadio, la apre e tira fuori due pistole che porge a Mauro e Pierluigi.

Il Tedesco
Sono ancora entrambe scariche... Adesso vi do i proiettili.

Al vedere le pistole Mauro e Pierluigi rimangono come inebetiti.

Il Tedesco
Che cavolo vi prende, ora?... Su!... Forza!... Prendetele!... Che aspettate?

Mauro
Che aspettiamo?!

Pierluigi
Perché?... Per-ché?!

Mauro socchiude gli occhi mentre Pierluigi quasi si mette a piangere.

Il Tedesco
Stiamo freschi!... Ahh!... Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere!... Mi avete rotto le palle per tre settimane: «Sì!... Vogliamo rapinare una banca!... Tanto siamo rovinati!... Alla nostra età non abbiamo più nessuna speranza di rientrare nella vita di sempre!... Ci devi insegnare come si fa a fare una rapina!» E adesso, arrivato il momento in cui si deve entrare in azione, giunto il momento del “lavoro”, del colpo, avete… Paura... Sapete che vi dico: io vi mollo… E subito.

Il Tedesco ripone le due pistole nella borsa, scuotendo la testa.

Mauro
No aspetta!... Aspetta, Tedesco!… Andiamo avanti!… Come stabilito… Alla nostra età, veramente, non abbiamo più nessuna speranza…

Pierluigi
Nessuna speranza… Nessuna speranza.

Il Tedesco ritira fuori dalla borsa le due pistole e le porge nuovamente a Mauro e a Pierluigi insieme a due piccole scatole di proiettili.


Il Tedesco
Caricatele e poi mettete la sicura… Vi aspetto in auto, al posto stabilito, tra dieci minuti esatti.

Senza dire nulla il Tedesco riprende la sua borsa ed esce dalla camera. Mauro e Pierluigi, di nuovo soli, si guardano negli occhi per alcuni lunghi attimi.

Mauro
E allora?

Pierluigi
Sto pensando… Non è…

Mauro
Non devi pensare a niente!… A niente che non sia quello che dovrai fare una volta che saremo in banca.

Pierluigi
Sto pensando a un film.

Mauro digrigna i denti.

Mauro
Sei completamente fuori di testa!... Completamente!

Pierluigi
Io… Io

Mauro
E… Che film sarebbe?

Pierluigi
Non ricordo il titolo… Mi pare che racconti di due uomini, due come noi, che non si conoscono, ma che un giorno si incontrano.

Mauro
E allora?… Non ci vedo nulla di straordinario.

Pierluigi
Il film inizia con una citazione di Buddha… Chissà perché mi è rimasta impressa nella mente.
Mauro
E sarebbe?

Pierluigi
Buddha prese un pezzo di gesso rosso, tracciò un cerchio e disse: «Se è scritto che due uomini, anche se non si conoscono, debbono un giorno incontrarsi, può accadere loro qualsiasi cosa e possono seguire strade diverse, ma il giorno stabilito, ineluttabilmente, essi si ritroveranno in questo cerchio rosso.»

Mauro assume un’espressione pensierosa.

Mauro
Sì… Adesso rammento anch’io questo film che è di tanto tempo fa, ma non ne ricordo il titolo… Un film triste… Narra la storia di due uomini, a cui se ne aggiunge un terzo, che decidono di rapinare una gioielleria. Il colpo riesce, ma nel momento in cui devono piazzare la refurtiva, cadono tutti e tre in una trappola della Polizia e muoiono, uno dopo l’altro, sotto i colpi degli agenti. In realtà soltanto uno di loro doveva cadere nella trappola, ma gli altri due, per senso di lealtà nei suoi confronti accorrono sul posto e finiscono per ritrovarsi nel famigerato cerchio rosso.

Pierluigi mette le mani sulle spalle di Mauro, guardandolo negli occhi.

Pierluigi
Hai capito, adesso, che cosa ci attende?... Noi tre siamo come i protagonisti del film… Tutti e tre nel cerchio rosso.

Mauro si scosta in malo modo da Pierluigi.

Mauro
Sai che ti dico? … Che me ne fotto altamente del film.

Pierluigi
Mauro!

Mauro
Che vuoi?
Pierluigi
Noi non siamo creatori, ma distruttori del nostro destino...

Mauro
Prima hai affermato esattamente il contrario… Dai!... Forza!

Pierluigi
Aspetta!… Non mi sento bene… Sto perdendo il senso della realtà…

Mauro
Pensa a tutti i soldi che ricaveremo dalla spartizione del bottino… Pensa a quelli!... Soltanto a quelli!

Pierluigi si avvicina alla finestra e getta uno sguardo veloce sulla città.

Pierluigi
È sempre buio fuori… Sempre buio…

Mauro
Muoviamoci!... Il Tedesco ci aspetta.

Mauro e Pierluigi escono dalla camera.

Voce fuori scena

Giornale radio delle 9.00,
venerdì 18 novembre 2012

Finisce nel sangue rapina in banca. Tre malviventi armati e incappucciati sono rimasti uccisi nel corso di un conflitto a fuoco con la Polizia. Il tragico fatto è accaduto questa mattina nella nostra città…