IL PROFUMO DELLA ZAGARA

Commedia in  tre atti di

Antonio  Sapienza


La presente commedia è un’estensione e riscrittura della commedia Nino Bolero



Personaggi:

I ragazzi:
Nino Trovato, detto Bolero;
Totuccio Pulvirenti;
Tino Spata ;
Vitu Amato;
Ciccio Cacciola
Pippo Calanna, detto Rappareddu (scricciolo);
Graziella Gagliano, tredicenne, ragazza di Nino
L’età dei ragazzi varia, inizialmente, dai diciassette anni di Nino agli otto di Pippo.
Gli adulti:
Nino Bolero adulto;
Totuccio Pulvirenti adulto;
Pippo Calanna,, adulto;
Padre Attilio Lagana`, parroco di San Crispino;
Don Mariano Pirre`, contrabbandiere di sigarette;
Margherita Rigon, detta Margot, prostituta;
Cettina Pulvirenti, detta Pupa di lenci, madre di Totuccio;
Saro Pistone, detto il bavoso, ricettatore;
Un poliziotto;
Una donna.
E, inoltre comparse uomini e donne.
La vicenda si svolge in una località siciliana, prima negli anni cinquanta, poi negli anni settanta. 3


Atto I

Sulla scena e` stato ricostruito uno squarcio di piazza di un quartiere popolare. Sulla sinistra vi sono i tre usci delle abitazioni di don Mariano, di Cettina Pulvirenti, e di Margot.( In caso di piccolo palco, fare solo la casa di Margot. Le altre due s'intuiranno tra le quinte.) A destra vi sono due casette, sui cui usci troneggiano rispettivamente le seguenti insegne: "Merceria" nel primo e " Si vende vino e si fa da mangiare" nel secondo. Ambedue sono scritte a mano. Al centro della piazzetta, verso il fondo scena, vi sono due alberi rinsecchiti, un lampione a tre palle, di cui due rotte, delle panche in ferro, e un vecchio vespasiano. Sparsi attorno agli alberi e appoggiati all'orinatoio, vi sono mucchi di spazzatura. Sul fondo scena, dietro agli alberi, s'intravvede il campanile della chiesa di San Crispino.
All'inizio dello spettacolo, a sipario ancora chiuso, si udra`, in crescendo, una musica. Un minuto dopo, una voce femminile accompagnera` il motivo che sara` il Bolero di Ravel.
All'apertura del sipario la musica scendera` fino a cessare del tutto non appena si accendera`, sulla scena buia, l'occhio di bue che illuminera` le panche sotto il lampione. Su una delle due panche, stara` seduto Padre Attilio Lagana`, vicino a lui, ma in piedi, sta un uomo di circa trentacinque anni: e` Totuccio Pulvirenti adulto, che veste sobriamente, il quale regge in una mano una ventiquattrore.

Laganà- ( osservando attentamente un biglietto da visita) Dottor Salvatore Pulvirenti, giornalista...(guardando l'uomo da sopra gli occhiali da presbite) E sareste voi?-
Totuccio- Come sarei? Sono, sono io. Ma padre Lagana`, possibile che non vi ricordiate proprio proprio di me? Sono passati piu` o meno vent'anni da quando ruspavo qui, insieme agli altri ragazzini della vostra parrocchia, perbacco! Mica dei secoli. Suvvia, fate un piccolo sforzo, cercate di ricordare, eh?-
Laganà- Accidenti non mi venite proprio in mente. Aiutatemi un poco, ditemi qualcosa in piu`.-
Totuccio- Ecco, guardatemi di profilo. Eh? che ne dite? ( vedendo che il prete fa segno di no, l'uomo fa un gesto quasi di rassegnazione) Padre Lagana`, sono Totuccio Pulvirenti, ma tutti mi chiamavano Totuccio, sono il figlio di donna Cettina, a pupa di lenci. Abitavo proprio li`. ( fa cenno alla casa di sinistra, al centro) Ero un vostro chierichetto...-
Laganà- (battendosi la fronte) Ecco, ci sono: Totuccio, il figlio da’ Pupa di Lenci" . Santi del Paradiso certo che mi ricordo di voi. Eccome! Ma come siete cresciuto...( l'uomo fa il gesto come per dire: bello sforzo.) come siete elegante... come siete importante...(riguarda il biglietto da visita).-  

Totuccio- Ma che siete e siete. Voi mi dovete dare del tu, come ai bei tempi, quando abitavo qua` ( fa il gesto con la mano), quando mi prendevate a scappellotti.-
Laganà- Tempi passati, Totuccio mio, tempi passati. Ma tu sei rimasto sempre il mala carne di prima.-
Totuccio- Ci risiamo. E perche` mai?-
Laganà- Perche` mai? Perche` dimmi un poco: Dov'eri quando mori` la buonanima di tua madre? E ai funerali ci venisti? Rispondimi testa di legno!-
Totuccio- Vedo che la memoria vi e` di colpo ritornata, e anche troppo bene: Avete ripreso dallo stesso punto dove lasciaste, vent’anni e passa fa, quando mi diceste:" Mala carni e testa di legno che non sei altro, ma lo sai o non lo sai che il collegio per i figli dei caduti in guerra e` la tua fortuna? Allora marsch, prenditi la truscia e parti."(pausa) Perche` non venni ai funerali di mia madre? Perche`? io lo seppi in tempo? Chi si degno` di farmi due righe per avvertirmi della gravita` della malattia di mia madre? chi si degno` , quando dette l'anima a Dio, di farmi un telegramma con due sole parole: Vieni subito? Chi mi disse: tua madre schiatta! (breve pausa) Nessuno padre... e mi perdoni, neanche voi.-
Laganà- Hai ragione da vendere Totuccio. Nessuno ti poteva avvisare, solo io sapevo dov'eri, e a me non fu possibile... Ero, ero .. impossibilitato, ecco.-
Totuccio- Dov'eravate, padre..( come a cercarne la confidenza).-
Laganà- A piazza Lanza!-
Totuccio- In visita?-
Laganà- No, ospite delle patrie galere.-
Totuccio- Assurdo, voi...-
Laganà- E invece si, io. (b.p.) Fui accusato di complicita` prima, poi di favoreggiamento e dopo di reticenza.-
Totuccio- Ma, per qual motivo?-
Laganà- Pensavano che volessi coprire Agatino Spata...-
Totuccio- Tino? E cosa aveva fatto?-
Laganà- Aveva sparato a Vito...-

Totuccio- A Vito? Ma erano amici...-
Laganà- Amici o no, fatto sta che ci sparo`.-
Totuccio- E perche`? Voi lo sapete?-
Laganà- (evasivo) Per questione di donne, per gelosia, mi disse Tinu quando ebbe la brillante idea di nascondersi nella mia chiesa.-
Totuccio- Ma non era cosi`...-
Laganà- Gia`, fu questione di donne, ma anche di magnacci, Dio mi perdoni. Capisti ora?-
Totuccio- Capisco, capisco... Ma a voi come ando` a finire?-
Laganà- Si interesso` della faccenda mia Nino Bolero.-
Totuccio- Nino Bolero? Ancora lui, eh?-
Laganà- E` stato sempre un caruso di buon cuore... poi a mille lire da dare non gli e` mai mancata... ora fa il commerciante.( b.p.) Mise di mezzo un avvocato di quelli buoni, un'onorevole, e fui messo in liberta` per non aver commesso il fatto e con le carte pulite. ( risentito) Ma intanto io mi feci due mesi di galera alla faccia di voialtri carusi dalla testa calda.-
Totuccio- Padre Lagana` e... a Vito e a Tino, come ando` a finire?-
Laganà- L'uno e` storpio, l'altro e` in villeggiatura.-
Totuccio- Latitante, ho capito. (pausa) E ditemi, come stanno Ciccio, e Pippo? Che fanno?-
Laganà- ( sempre piu` reticente) Ciccio ha la macelleria e Pippo fa il sensale.-
Totuccio- E basta?- (allusivo)
Laganà- E basta! Ehi, venisti per insultarmi?-
Totuccio- Io a voi? Ma che pensate mai?-
Laganà- E va bene. Ci credo. Ma ora parlami di te. Sei laureato, fai il giornalista a Roma, se non sbaglio; bene, bene. E che ci fai qui? ( quasi a bruciapelo).-  

Totuccio- Sono sceso in Sicilia per fare un servizio per il mio giornale sui Cavalieri del Lavoro- sa, sono un po’ chiacchierati... Una volta giunto in citta` ho sentito un poco di nostalgia per i luoghi della mia infanzia e prima adolescenza. E stamattina, libero da impegni, dal Grand Hotel, passo dopo passo, sono giunto fino a qui. Ed ho avuto subito la fortuna d'incontrare voi seduto qui, nella vecchia panchina...-
Laganà- Mi godo il fresco. Hai detto nostalgia? ( furbescamente) Solo quella?-
Totuccio- Principalmente.-
Laganà- E poi?-
Totuccio- Mih, ma voi capite tutto. E` vero, per nostalgia, ma anche per documentarmi " de visus" sulle condizioni attuali della mia citta`, del mio quartiere. Per meglio capirne i problemi, i bisogni...-
Laganà- ( interrompendolo) Per fare che? Per riempire quattro paginette di retorica, banalita` e luoghi comuni? E se non fossi prete direi: di minchiate? Per sentirti dire progressista, sociologo, ricercatore, fustigatore di costumi? Ma fammi il piacere?-
Totuccio- Beh, verita` per verita` vi diro` il motivo piu` importante, ma non prendetemi in giro, pero`. Promettete. –
Laganà- ( perplesso) Prometto.-
Totuccio- Voglio fare delle ricerche, trovare del materiale, rinverdire i ricordi, capire quel periodo, insomma, per per... (esitante)...-
Laganà- Per...(invitante).
Totuccio- Per scrivere il mio primo romanzo. ( di scatto)-
Laganà- Chi sei scrittore?- ( tra lo sbalordimento e il piacere)-
Totuccio- Ci provo... Sono alla mia prima esperienza, lo dissi.-
Laganà- Mizzica mi risultasti scrittore che scrive romanzi...-
Totuccio- Vi pregai di non prendermi in giro, padre.-
Laganà- Ca quali in giro. Io sono contentissimo di questa tua vocazione.(quasi tra se) No vocazione e` meglio di no, prima che mi sbaglio come la volta passata, quando mi parsi che ti volevi fare prete.( con tono normale) Mala nova a mia! Scritturi. (b.p.) E di cosa tratta precisamente sto romanzo?-
Totuccio- S’intitola “Profumo di zagara” e tratta di questi posti, di noi ragazzi, di quel tempo. E anche di oggi, insomma delle nostre vicissitudini quotidiane. (b.p.) Ma purtroppo mi sono arrenato alle prime pagine...-
Laganà- ...E pensasti di venire qui per cercare spunti, ricordi, in una parola per rimetterti in moto, vah.-
Totuccio- Piu` o meno.-
Laganà- E li hai con te queste pagine? Sono li dentro vero? ( accenna alla ventiquattrore.).-
Totuccio- E ci avete azzeccato un'altra volta: Le ho qui dentro, tra le mie carte da lavoro... sapete le porto con me perche` le leggo e le rileggo. E certe volte le credo un vero capolavoro di prosa, mentre altre volte sono tentato di cestinarle e... buona notte.-
Laganà- Dai, prendile, fammeli leggere.-
Totuccio- ( riluttante) Ma sono solo poche paginette…-
Laganà- (spazientito) E torna! avanti, fammi vedere.-
Totuccio- ( che si voleva far pregare per poi cedere, si appoggia col piede al sedile, e prima esitando poi decidendosi, repentinamente, poggia la ventiquattrore sul ginocchio, l'apre e tira fuori alcuni fogli che porge al prete) Eccole, ma sono poca cosa...come vi dicevo... poi debbo ancora limarle...-
Laganà- ( quasi gliele strappa dalla mano e, con fatica, legge) "La citta` e` grande... e si stende dalle pendici della Montagna fino al mare, gradatamente, dolcemente, abbandonata e stanca, come una grossa femmina laida, di antica memoria, stravaccata su di un vecchio canapè sdrucito, in attesa del primo cliente.( perplesso) Il suo cuore, quelle sue vecchie strade - una volta ricco del misterioso fascino della trasgressione: col ricordo del tanfo d'antichi bordelli: sudore, urina, sperma, varecchina.." (interrompendosi e guardando Totuccio) Ma che mi fai leggere? sono cose per preti questi? Tieni , prendi, mala carni.(rida` fogli).-
Totuccio- ( sorridendo e prendendo i fogli, continua lui, pero` a memoria) "... poi odori di carciofi arrostiti, di pesce fritto, di crispelle, di limoni, di fichidindia; e i rumori, i canti, il richiamo a volte acuto, altre volte lamentoso degli ambulanti; la parola, l'ironia, la satira mordente, demolente, feroce; e il gusto, la teatralita`, le immagini poetiche; e le voci suadenti o stridule; roboanti o allusorie dei banditori della fiera del Lune... Ma ora in quelle vene, tappezzati ai lati da barriere di metallo in sosta, scorre un flusso vischioso, canceroso, brumoso - feci e scorie di una miriade di osceni serpenti di lamiera, dai motori ronfanti, rumorosi e fumosi - contrappuntato dallo strombazzare isterico dei clacson, lacerato dagli ululati delle sirene che, prepotentemente, fanno da lugubre preludio alla morte, e da incerta ouverture alla vita. Ora quel vecchio cuore, cosi` sconsideratamente minato, e` in procinto di collassare." (s’interrompe) Sono pessimista, vero? ( al prete, il quale scuote il capo come per dire: si e no.) Allora… " Ma basta un occhio di sole dicembrino; basta una manciata di ponentino, che riporta, vivo vivo, l'obliato profumo della zagara; basta una lieve brezza marina, quel caldo soffio carico di salsedine e di speranza, che tutto lo scenario magicamente cambia: Ed ecco che quel vecchio cuore ripalpita e si ricorda di vivere per gente appassionata, sanguigna, pregna di vitalita`, capace di profonde bassezze, ma anche di esaltanti imprese, e fiduciosa, come una donna innamorata, gli si ributta tra le loro braccia.
Nel mio quartiere il profumo della zagara arriva dalle quattro piante d'aranci che sopravvivono, miracolosamente, lungo una scarpata di vecchia lava. Lo porta il ponentino, che, purtroppo, e` rado e breve.
Del rione ricordo con particolare tenerezza, la sua unica piazzetta - cosparsa di alberi macchiati da atavica sofferenza, di panche in ferro predestinate alla ruggine, d'aiuole ora esuberanti ora orrendamente mutilate; fortificata da un chiosco di bibite, da un'edicola di giornali; da un vetusto vespasiano: vivificato da quattro vecchietti, messi a mucchio sui sedili al sole, che ingannano il tempo e la vita, impegnati in interminabili partite a scopa - la` vive gran parte della giornata, la mia gente...-

Intanto che Totuccio Pulvirenti legge l'occhio di bue si attenua, fino a spegnersi del tutto quando l'uomo dice: la mia gente. Fatto il buio, i due personaggi escono di scena e ha inizio la musica di Bolero. Un minuto dopo, lentamente, viene illuminata tutta la scena, già descritta. Attorno al sedile, stanno sei ragazzi intenti a giocare a zecchinetta. Portano i calzoni corti. Una ragazzina, Graziella, sta piu` discosta, gingillandosi con un'arancia fuori stagione. Nino Bolero, udendo la musica, lascia le carte sul sedile e inizia a ballare imitato goffamente da Pippo. Graziella, lo guarda con ammirazione, mentre gli altri ragazzi, a soggetto faranno gesti per sottolineare, chi l'ammirazione, chi il fastidio per l'interruzione del gioco, chi la cupidigia verso la moneta puntata sulle carte lasciate sul sedile.
Ciccio- ( infastidito) Speriamo che a Margot arrivi un cliente...-
Vito- Perche?-
Tino- Sempre scemo sei. ( poi con calma) Se a Margot arriva un cliente, quella spegne il giradischi, Nino Bolero la pianta di ballare e noi riprendiamo a giocare. Lo capisti, un cliente! ( fa il classico gesto per indicare il coito).-
Vito- E se non arriva?-
Ciccio- Ci subiamo musica e ballo fino a che don Mariano non fa una scenata a Margot...-
Vito- (assordato) Cosa hai detto?-
Ciccio- ( ulteriormente infastidito) Niente, niente.-
La musica dopo due minuti si abbassa, poi cessa del tutto, quando un uomo, furtivamente, entra nella casa di Margot.
Ciccio- ( con un sospiro di sollievo) Finalmente. Che fa, riprendiamo? ( a Nino)-
Nino- ( tornando al sedile soddisfatto) Che ve ne pare, eh?-
Ciccio- Sei spiccicato spiccicato Rodolfo Valentino.(ironico).-
Nino- Se mi allenassi, sarei anche meglio. Dove stavamo? ( indicando le carte e riprendendo il gioco)-
Pippo- Io mi allenero` e saro` meglio di Dolfo Lavandinu e di Ninu Bolero.-
Vito- Cala, cala..-
Graziella- Nino e` insuperabile...-
Pippo- Zitta tu. ( la ragazzina fa spallucce, e Pippo le si avvicinandosi e parlandole sottovoce) Dimmi la verita` Graziella, che sei la sua zita?-
Graziella- Stai zitto moccioso! ( punta sul vivo)-
Pippo- Tanto lo sanno tutti...( e fugge via inseguito dalla ragazza che non riuscendo a prenderlo, si dirige verso la merceria ed entra. Ma prima di entrare, si gira e fa le boccacce a Pippo, il quale risponde per le rime).
Nino- ( prendendo una carta dal mazzo e poggiandola sul sedile) E su questa quanto ci mettete?-
Pippo- ( correndo verso il gruppo e facendosi largo prepotentemente) Ci metto cento lire!-
Nino- ( scostandolo dolcemente) Levati di torno, Rappareddu, puzzi ancora di latte tu.-
Pippo- Mih, ma se sono gia` quasi vecchio.-
Ciccio- Muto moccioso !-
Pippo- Appena saro` grande me la pagherete: vi faro` miei schiavi, tutti quanti. Escluso Nino, s'intende...-
Tino- Siamo tutti spaventati...che paura (ironico e senza alzare gli occhi dalle carte.)-
I ragazzi continuano a giocare, gestualita` a soggetto. Dalla casa della merciaia esce Graziella con un pacchettino sotto l'ascella destra e con le due mani spicchia l'arancia.
Pippo- ( andandole incontro) Graziella, cosa mangi?-
Graziella- E non lo vedi? ( mostra l'arancia)-
Pippo- Mih! E` un’arancia fuori stagione, vero?-
Graziella- (con aria indifferente) Si.-
Pippo- Me la fai assaggiare?-
Graziella- (c.s.) No.-
Pippo- A no? Te ne faccio pentire sai? Per l'ultima volta, me la fai assaggiare, no? Allora senti, senti (ad alta voce, guardandola a tratti maliziosamente): Graziella ha le minne, Graziella ha le minne...-
Graziella, vergognandosi, fugge via uscendo da sinistra, mentre i ragazzi ridono divertiti, meno Nino che interviene.
Nino- ( brusco) Rappareddu smettila! ( Pippo ammutolisce e si siede sul sedile, ma un metro piu` distante dagli altri. E` immusolito).-
Da destra entra padre Lagana`.
Laganà- Carusi, cosa fate li`? Non venite alla dottrina?-
Nino- (raccogliendo le carte) Salutiamo padre Lagana`…niente stiamo facendo un solitario...-
Laganà- Un solitario? in tanti? e con le puntate? –
Tino- E perche` no?-
Ciccio- E` proibito forse?-
Nino- Volete favorire?-
Laganà- Favorite in parrocchia voi, per intanto. Avanti va`.-
Tino- Cosa ci raccontate oggi ai carusi, padre Lagana`?-
Laganà- Parlerei del fuoco eterno, per te e per quelli come te. Ma per gli altri, carusi educati, parlero` di Gesu` fra i dottori..-
Ciccio- ( ridendo sforzatamente) Mih, che fa? Si sentì male, per caso?-
Laganà- Non ti rispondo, anima persa...-
Nino- Muto Ciccio! Carusi andate con padre Lagana`, io non posso ho da fare...( si alza e si avvia verso la bettola)-
Tino- Anch'io ho da fare...-(iden di Nino).
Vito- Ehi, aspettatemi…(corre verso i due).-
Ciccio- Salutiamo... ( segue con calma gli altri).
Laganà- ( A Totuccio indeciso e a Pippo che stava per seguire i compagni) Fermi voi! ( afferra Pippo per la collottola ) Tu vieni con me, e anche tu Totuccio.-
Totuccio- Ma veramente io...-
Laganà- Tu devi venire prima degli altri. Fra un mese la fai o non la fai la cresima? ( senza attendere risposta) La fai.(suadente) Quindi marsch, alla dottrina.- 12

I due ragazzi stanno per seguire il prete quando entra in scena, uscendo dalle bettola, Saro detto il bavoso.
Saro - Fermi voi! ( ai due ragazzini) Dove andate? ( al prete) Padre Lagana, non e` per volervi mancare di rispetto, ma dovrete andarvene da solo. I ragazzi mi servono tutti e subito. Salutiamo. ( detto in modo che non ammette discussione).-
Laganà- Manco di fronte a Dio ti fermi, Saro?-
Saro- Cammina Lagana`, vattene in paci e con i tuoi stessi piedi. ( gli gira le spalle ) Carusi, tutti qua`!-
Tutti i ragazzi si raccolgono, a malincuore, attorno a Saro, vicino al sedile. Totuccio guarda di sottecchi, addolorato, padre Lagana`, che mogio mogio, esce di scena.
Saro - Cosa avete fatto oggi? Avete lavorato bene? Si? ( risponde, annuendo, il solo Pippo) E allora incominciamo. Tino?-
Tino- Ho una ruota di scorta nuova nuova.-
Saro - E dov'e`, di grazia?-
Tino- L'ho nascosta nelle case dirupati, la vado a prendere?-
Saro- La prenderai dopo. Vito?-
Vito- Arraffai un ombrellino da donna di sita, eccolo. ( lo prende da un mucchio di rifiuti dove l'aveva nascosto e lo mostra.)-
Saro- Ti sforzasti...Ciccio?-
Ciccio- Tieni...( gli da un borsellino) ci sono duemila lire.-
Saro- E tu quanto te ne accaparrati.( facendo il gesto per indicare uno che ruba).-
Ciccio- ( scandalizzato) Madonna mia, manco una lira, lo giuro!-
Saro- ( di scatto gli afferra le tasche dei pantaloni e tocca delle monete) E questi?-
Ciccio- Questi cosa?-
Saro- ( infilandogli la mano in tasca e mostrandogli cio` che ha trovato) Questi soldi…(ironico).-
Ciccio- Ah, questi soldi. Ma questi me li dette mia madre per comprarmi un panino imbottito con la mortadella.-
Saro- Vuol dire che questo panino imbottito oggi la mangio io. ( e si mette i soldi in tasca). Rappareddu?-
Pippo-( fiero di se) Io ho raccolto centodiciannove cicche di americane. ( nostra un involtino).-
Saro- E ti sforzasti, vero? Rappareddu, tu devi lavorare sul serio, hai capito? E com'e` possibile che in un’intera giornata, mi fai appena appena cento cicche? Me ne dovevi portare almeno mille. (b.p.) Per oggi non ti do nulla, cosi` impari!-
Pippo- Ma io ho fame...-
Saro- Lavora allora!-
Nino- ( che osserva e ascolta serio e concentrato) Saro, per questa volta daglieli cento lire, vedrai che domani recuperera` e ti portera` millecinquecento cicche. E` vero Pippo? D’accordo Saro?-
Saro- Ci debbo pensare. E tu Totuccio chi portasti?-
Totuccio- Io non porto nulla. Non ho avuto tempo.( timoroso)-
Saro- Non hai avuto tempo? Non hai avuto tempo. ( agli altri) Sentitelo, il signorino non ha avuto tempo...Per caso sei stato a scuola?-
Totuccio- (abbassa il capo e mormora un si appena percettibile) Si.-
Saro- Cosa dai detto? ( gridando)
Totuccio- Si.-
Saro- Ah, sei stato a scuola. E chi te lo disse?-
Totuccio- Me l'ha detto mia madre.-
Saro- Figlio di puttana.( sta per avventarsi su Totuccio che si ripara la testa con le mani).-
Nino- Fermo Saro! ( poi con piu` calma) Fermo Saro.-
Saro - (Facendo un passo indietro) Mi devi dare comandi?-
Nino- No, niente comandi a te. Solo ti volevo dire che sua madre ha ragione nell'insistere a farlo studiare. Totuccio a scuola va bene. Prende tutti dieci. Non e` bestia come noi. Lui deve studiare!-
Saro - Me ne fotto! Lui a scuola non ci va. Lui deve lavorare e deve portarmi la roba. ( rivolto a Totuccio con tono mellifluo) Non hai portato nulla, quindi ti aspetta una severa punizione. Vieni con me nella casa dirupata.-
Totuccio- No, non voglio venirci. Non voglio, non voglio. Non voglio farlo, no!( corre verso casa sua e batte disperatamente all'uscio) Mamma, mamma, aprimi, aprimi!-
Saro - ( raggiungendolo) E stai fermo. ( tenta di immobilizzarlo, mentre Totuccio continua a strillare.)-
Margot- ( affacciandosi dalla sua porta allarmata, incurante d'essere seminuda) Ghe s'e`? ( vedendo Totuccio che si divincola) Totuccetto, che hai? stai male? la tua mamma non c'e mica, non bussar piu`. La tua mamma e` uscita.. ( queste parole le muoiono in bocca perche` capisce che Saro trattiene Totuccio con la forza).-
Totuccio- Signora Margot, aiutatemi per favore, fatemi entrare a casa vostra!-
Margot- Non, posso figliolo mio. Non puoi mica entrare da mi. Ho un cliente, capissi?-
Totuccio- Vi prego signora non fatemi fare del male.-
Margot- ( comprendendo) Saro che vuoi fare col ragazzino?-
Saro- Margot, sono cazzi miei.-
Margot- Ma che cassi e cassi, tu il figliolo non lo tocchi! Hai capito depravato? ( intanto tenta di liberare Totuccio, spintonata da Saro).-
Saro- Attenta Troia!-
Margot- Non fare el gradasso con me frocio. Lassa il ragazzino.-
Nino- (interviene mettendosi tra Margot e Saro, vedendo che questi pone minaccioso
una mano in tasca) Saro, aspetta, se per te fa lo stesso, la punizione me la prendo io.-
Saro- ( sorpreso) Tu? ( poi esitante gli tocca un gluteo) E perche` no? A te non ti ho mai fatto. Vieni con me, alla casa dirupata. ( si avvia verso l'uscita di sinistra, dopo la casa di Margot).
Nino- Ti seguo...-
Ad un cenno di Nino, Pippo, corre verso l'albero di sinistra, e da una fenditura estrae un coltello a serramanico; quindi, con destrezza, lo mette nelle mani dell'amico che le teneva dietro la schiena, come uno che passeggia. Il ragazzo afferra l'arma e se la mette in tasca.
Saro e Nino escono di scena, uno dietro l'altro, mentre Pippo, senza farsi scorgere da Saro, li pedina uscendo anche lui.
Intanto Margot consola Totuccio, poi, quando questi e` piu` calmo, la donna entra in casa per riuscirne qualche secondo dopo, sbirciando attorno guardinga. Quindi non vedendo traccia di pericolo, fa un cenno al suo cliente, e questi, subito dopo, guizza fuori di casa, ed esce rapidamente da sinistra. Di riode il Bolero. Poco dopo, un urlo disumano agghiaccia la scena. La musica cessa di colpo. Smarrimento tra i presenti. Entra in scena correndo, Pippo.
Pippo- Ci la tagliò, ci la tagliò!-
Ciccio- ( andandogli incontro) Cosa ci tagliò?-
Pippo- La minchia! ( mima il fatto)-
I presenti ammutoliscono. Entra in scena da sinistra Nino, il quale richiude con calma il coltello e lo ripone nella fenditura dell'albero, quindi si unisce al gruppo dei ragazzi. Intanto si sentono le urla di dolore di Saro. La piazza si anima e la gente, domandandosi l'un l'altro ( a soggetto), cosa stesse succedendo, si avvia infine verso l'uscita di sinistra.
Entra pure don Mariano, fa ai ragazzi una muta domanda, ottiene per risposta una scrollata di spalle, capisce che qualcuno e` stato accoltellato ed esce anche lui da sinistra.
Pochi secondi e si capisce che Saro viene soccorso e portato via. Rientra don Mariano.
Mariano- ( rivolgendosi ai ragazzi) Allora carusi, chi fu l'eroe? (ironico)-
Tino- Ma quale eroe, don Mariano?-
Mariano- ( con pazienza e ironia) Se lor signori si vogliono degnare di dirmi chi è stato l'autore della quasi amputazione dell'organo sessuale di Saro, io sono disponibile ad ascoltarvi. (pausa) Nino, tu ne sai cosa?( a bruciapelo)-
Nino- Chi io? No, perche`?-
Mariano- E tu Tino?-
Tino- Niente so!-
Mariano- (pazientemente) E tu? ( rivolto a Vito).-
Vito- Io? Io? E che ne so io. Evvero Nino che non so niente?-
Ciccio- ( sottovoce) E se l’è cantata.-
Tino- (sempre sottovoce) Già! Non per niente e` cretino.-
Mariano- ( che capisce) Fa nulla, non voglio piu` saperlo.(b.p.) Si sarà ferito da solo. Sentite carusi, ora siete senza, come dire? datore di lavoro. E` vero? Si, certo (rafforzativo).(pausa) Il vostro principale prima di tre mesi non lascera` l'ospedale, e se tutto va bene. Ora vi vorrei fare una proposta ( rivolto a Nino): Mettetevi con me, a vendere americane, e non ve ne pentirete. Sapete, e` vero, che con le bionde, c'e` poco lavoro e tante tante lirette. ( fa il gesto).-
Verso la fine della battuta di don Mariano, sempre da sinistra, entrano in scena una donna di mezza eta` e un poliziotto. La donna guarda in giro con attenzione, il poliziotto e` affaticato e leggermente insofferente. Ciccio, non appena riconosce nella donna la vittima della sua destrezza, si guarda attorno smarrito. Don Mariano capisce al volo e, facendo segno a Ciccio di entrare nella sua casa, si dirige velocemente verso i due nuovi entrati. Intanto i ragazzi, per proteggere Ciccio, fanno coi loro corpi un paravento facendo guadagnare al loro compagno la via d'uscita. Fatto cio`, come se continuassero un gioco, (carica bue ) si rimettono attorno al lampione.
Mariano- Ci sono comandi, maresciallo?-
Poliziotto- Don Mariano, ma che dite? Solo preghiere per voi, solo preghiere.-
Mariano- Posso essere utile alla giustizia?-
Poliziotto- Grazie siete sempre premuroso e gentile e me approfitto.(b.p.) Questo signora e` stata derubata da un ragazzo...-
Donna- Da un mariuolo!-
Poliziotto- Da un borseggiatore, diciamo. Ora la qui presente signora afferma d'aver visto il presunto ladro dirigersi verso queste parti. La sempre qui presente signora asserisce che, se lo vedesse, sarebbe in grado di riconoscerlo. E io che faccio? L'accompagno, La debbo accompagnare, no? ( come per scusarsi)-
Mariano.- Ma accompagnarla e` il vostro preciso dovere, maresciallo. Ci mancherebbe. E quando mai voi non avete fatto il vostro dovere? Accomodatevi allora, fate con calma le vostre indagini e se avete bisogno di me, sempre a disposizione della giustizia sono.-
Donna- Allora trovatelo ed arrestatelo, maresciallo!-
Poliziotto- ( rivolto ai ragazzi) Ehi, voi, carusi, venite qui. ( i ragazzi fanno finta di non capire) Si, dico a voi. Venite qui e mettetevi in riga. ( i ragazzi eseguono) –
Tino- Maresciallo, noi siano ragazzi per bene...-
Poliziotto- Lo so, caro. Ma la signora vuole soddisfazione...(marca la frase). Signora, allora, riconoscete tra questi ragazzi il presunto borseggiatore?-
Mariano- Coraggio signora, non abbia timore e ci indichi l'aggressore assassino.-
Donna- Sfottete a vostra sorella voi. ( al poliziotto, dopo aver guardato i ragazzi attentamente) No, non mi pare che ci sia tra questi. Ma potrebbe essere altrove. Nascosto qui vicino, in qualche casa ( fa cenno alla casa di don Mariano, il quale la guarda a bocca aperta come per dire: e a te chi te l'ha detto?) Dobbiamo quindi perquisire le casa qui attorno.-
Poliziotto- Ma che perquisire e perquisire. Non l'avete riconosciuto tra costoro? Ebbene, ritorniamo al Commissariato e sporgete regolare denunzia, dopo ci penseremo noi per svolgere le indagini del caso.-
Donna- Intanto il ladruncolo si mangia li me sordi. Dobbiamo agire con prontezza e perquisire...-
Mariano.- Ancora...-
Poliziotto- Di nuovo? Signora, le forze dell'ordine sanno come debbono comportarsi perche` conoscono la legge. La quale dice, che per procedere ad una perquisizione domiciliare, occorrono i seguenti requisiti: Primo, l'ordine dei superiori; secondo, il mandato del magistrato; terzo, un reggimento di soldati. Andiamo signora mia. Vi saluto don Mariano.( la signora lo segue imbronciata)-
Mariano- Sempre a disposizione...(intanto fa cenno a Ciccio di venir fuori. Il ragazzo, timoroso, si guarda attorno, poi esce.) Allora ragazzi, ci avete pensato? Avete visto? Ci vuole la protezione di uno come me per farvi lavorare tranquillamente.( Margot mette il Bolero) Non dite niente? Ci volere pensare ancora? No? Vi prendo la roba allora? ( a Margot) Margot, e spegnilo quell'arnese infernale! ( Margot esegue, poi don Mariano si rivolge ai ragazzi) Si porta la testa! Aspettatemi qui, che vi prendo le bionde.- ( esce a sinistra)-
Nino- Voi che ne pensate?-
Ciccio- Per me possiamo iniziare anche subito. Sapeste che fifa mi sono preso…-
Vito- Io ci sto.-
Tino- Tanto un padrone vale l'altro...-
Pippo- Io direi...-
Ciccio- Muto tu!-
Pippo- Lo sapevo.-
Totuccio- Non sarebbe meglio...-
Nino- (interrompendolo) No, tu no, Totuccio. Ti dissi che tu devi andare scuola. Punto e basta! ci aiuterai dopo che avrai finito tutti i compiti. Ma la tua parte sara` come la nostra, stai tranquillo. Carusi, date le circostanze, mi sembra che ora dovremmo tentare di cavarcela da soli. Saro insegna: Ci proteggeva si, ma si fotteva tutto il ricavato delle nostre fatiche. Da ottimo ricettatore, usuraio...-
Ciccio- …E frocio!-
Nino- Certo don Mariano e` diverso. Lui non ci darebbe quelle sporche punizioni, ma sempre padrone sarebbe, e se sgarrassimo, con lui, la pagheremmo salatissima, in tutti i sensi. Mi spiego? (accenna alle mazzate). Poi, parliamoci chiaro: io so per certo che egli compra le americane a venti lire al pacchetto, per farle rivendere ai suoi carusi a sessanta lire, dandogli una percentuale di sole cinque lire al pacchetto. Quanto ci guadagna lui? Questo e` un problemino per te, Totuccio.-  
Totuccio- Trentacinque lire al pacchetto.-
Nino- Bravo! Ah che fa fare andare a scuola... Allora, avete capito? noi cinque lire, lui trentacinque. Vi sembra giusto?-
Ciccio- (pensieroso) Effettivamente...-
Vito- Sbagliato, sbagliatissimo. Compriamole noi le bionde e rivendiamole a cinquanta lire al pacchetto. Facciamo concorrenza a don Mariano.-
Tino- A sempre minchione sei; anzi sempre Vito sei...-
Vito- Ma perche`, e` sbagliato?-
Tino- E non lo capisci da te? Dimmi scienziato, dove li prenderemmo noi le lire per comprare le sigarette dai grossisti? –
Ciccio- Eppoi, fai una cosa simile, e don Mariano ci fa tagliare la faccia da qua` a qua`.-
Tino- Lo capisti perche` la tua proposta e` sbagliata, scemo-
Vito- E se non ci pensai? Cos'e` una colpa?-
Tino- No, una pena!-
Nino- Senza volerlo Vito ha detto giusto. (Vito ringalluzzisce) Ecco cosa penserei di fare: Mettiamoci con don Mariano per un certo periodo di tempo. Giusto giusto per raggranellare qualche migliaio di lire, poi andremo noi dai grossisti a comprarcele, ma per venderli allo stesso prezzo degli altri intrallazzisti. (sottolinea questa frase a beneficio di Vito).-
Ciccio- E chi li conosce i grossisti?-
Nino- Non mancherà a noi tenere gli occhi aperti e guardarci attorno.-
Ciccio- Giusto!-
Tino- Bravo!-
Vito- Perfetto!-
Pippo- Esattissimamente.-
Ciccio- Muto tu!-
Pippo- Io qualche volta...(lo minaccia col pugno, mentre tutti ridono. Intanto riprende il Bolero).-
Nino- E ora: Chi non piscia in compagnia...-
Gli altri- Ci viene a pisciarella a mezz'a via!-
Tutti si avviano, correndo, verso l'orinatoio.-


Atto II


Stessa scenografia del precedente atto. Mesi dopo. E` sera. Si udra` il motivo del Bolero. Sulla scena , sotto il lampione, vi sono i sei ragazzi, intenti a fumare e a guardare fotografie di donne nude. Esclamazioni di apprezzamento a soggetto. Dall'osteria esce don Mariano che grida rivolto a Margot.
Mariano.- Margot, mala nova. Lo vuoi togliere quel disco? Sono tre settimane che ti porti la testa! ( Margot esegue) Ah, finalmente. (uscendo, ai ragazzi ) Ehi, carusi, i conticini li facciamo poi, eh?-
Nino- (indossa i calzoni lunghi) Come volete voi.( mezzo cerimonioso, poi a Pippo che fa gesti che vuole fumare) Rappareddu non rompermi le palle.-
Vito- Ma guarda questo moccioso...-
Pippo- Moccioso ci sarai tu. Io fra dieci mesi farò nove anni, io.-
Tino- E fra quindici anni io ne faro trenta.-
Pippo- Vito ha appena qualche anno più di me. Lui fuma e io no. Perche` questa ingiustizia? Allora dico io...-
Ciccio- Muto tu!-
Pippo- ( disperandosi) Lo sapevo.-
Intanto i ragazzi continuano a guardare le foto e incominciano a dare segni di eccitazione. Pippo ne sottrae una dalla tasca di Ciccio e si mette in disparte a guadarla.
Pippo- E che? questa non ce l'ha la mazza?-
Totuccio- Vediamo? ( guarda le foto) Ma bestia, questa e` femmina e le femmine non hanno l'uccello.-
Pippo- Già, non ce l'hanno. E come fanno la pipi`? Lo chiedero` a Graziella ( serio).-
Nino- (Che seguiva la discussione) Tu non lo chiedi a nessuno.-
Totuccio- Che sei geloso?-
Nino- ( dissimulando la gelosia) No, e` che posso dirglielo io come fanno.-
Pippo- ( mettendoglisi piu` vicino) Come fanno, come fanno, ah?-
Nino- La fanno da qui, ( e indica una parte della foto) perche` non sono come noi… Ma insomma, la fanno da qui. Si abbassano e la fanno.-
Pippo- E da dove le esce?-
Nino- Hanno un buco qui sotto.-
Pippo- Sono sfondati?-
Nino- Piu` che sfondati, sono…diciamo un po’ spaccate, ecco.-
Pippo- Tino, ne sai cosa tu? (riferendosi al suo soprannome)-
Tino.- ( preso alla sprovvista) Ah, che dicisti?-
Nino- Niente, nienti, oggi i mocciosi sono spiritosi, vogliono sapere come fanno le donne a ...fare la pipi`.(ironico)-
Ciccio- Io so la spiegazione scientifica, la sentii dire al dottore Pampinedda che la raccontava a un cliente. Gli disse cosi` : Le femmine hanno un orinificio, detto anche argano gengivale femminile, da dove esse deflorano la rina. Lo capisti?-
Pippo- No! ( laconico)-
Ciccio.- Naturale, sei moccioso e ignorante.-
Pippo- Un giorno ho sentito Margot che diceva che quella delle femmine si chiama passera, vero Totuccio? (Totuccio annuisce)-
Vito- Ma và… (poi rivolto a Totuccio) Totuccio, fra uccelli e passera, facesti una voliera.-
Totuccio- Vaffanculo tu!-
Nino- Calma, carusi. Paese che vai usanza che trovi.-
Ciccio- ( andando verso l'orinatoio) Carusi non resisto piu`.-
Tino- ( toccandosi il basso ventre e seguendo l'amico) E pure io.-
Vito- ( li segue facendo gesti di grande eccitazione) Vengo, vengo.-
Totuccio- Io non posso andarci, domani faccio la Cresima.( rivolto a Nino)-
Nino- E allora vatti a confessare, perche` peccasti gia`, con gli occhi.-
Totuccio- Vero e`. Ora chi lo sente a padre Lagana`.( esce correndo).-
Pippo- E tu non ci vai con loro?-
Nino- Io no.-
Pippo- E allora ci vado io. ( corre verso l'orinatoio, ma li` giunto, viene cacciato via dai ragazzi piu` grandi; anzi Ciccio lo fa uscire prendendolo per la collottola, mentre Pippo strilla.) E va bene, e va bene, chi ve la da questa confidenza? ( a Nino che lo guarda divertito) Ora sai che faccio? Mi vado a fare una calata col carrettino a pallini. Alla faccia di sti quattro stronzetti!-
Esce portandosi appresso il carrettino, che ha preso tra i mucchi della spazzatura, dov'era adagiato.
Nino resta solo in scena. Guarda ancora le foto, le mette in tasca; ne riprende una, la riguarda attentamente. Sale, intanto, l'intensita` della musica. Nino e` combattuto da un dilemma insolito per lui: Desidera ardentemente avere un rapporto sessuale, ma ne ha quasi timore. In scena si creera` un'atmosfera ruffiana. Nino, infine si decide e va a bussare alla porta di Margot. La musica cala e poi finirà non appena Nino sarà entrato.
Margot-( affacciandosi in tenuta da lavoro, provocante) Ah, sei tu Nineto. Cosa vuoi?-
Nino- Ecco, vorrei... vorrei entrare da... lei.( la indica).-
Margot- Da me? tu? Sei matto? Sei minorenne.-
Nino- ( deciso) Margot, minorenne si, ma mascolo! Margot, sto schiattando; Margot, fate una eccezione.(pausa) Margot… per favore ( supplichevole) voglio entrare da te.-
Margot- ( guardandosi attorno con fare furtivo) E va bene, ce li hai le lirette?-
Nino- Bastano?- ( nostra delle banconote)-
Margot- Bastano. Forza verginello, che sei gia` pronto. Vieni subito. ( Nino esita) Ma dai, entra.-
Nino entra, la porta si chiude e la luce si spegne. A questo punto, a discrezione della regia, si dovrebbero udire dei rumori ritmici che farebbero venire in mente cigolii di letti, poi respiri ansanti, sussulti e grida repressi. Cio`, eventualmente, potrebbe essere supportato da tutta la scena che all'unisono, vibrerebbe come in un orgasmo collettivo. In alternativa: Bolero a tutto volume, oppure brano intenso di Rachmaninoff. Luci adatte. Poi la musica cala e i tre ragazzi che erano nell'orinatoio escono, uno dopo l'altro, abbottonandosi i pantaloni e guadagnando l'uscita di scena, quasi furtivamente, chi da destra, chi da sinistra.
Anche Nino, subito dopo, esce dalla casa di Margot, salutato dalla donna con un bacino e una carezzina affettuosa sul viso. Nino risponde con un sorriso amaro. Fine musica. Appena la donna si ritira, il ragazzo corre verso l'orinatoio e vomita. Quando avra` terminato, si rasserenera`, orinera` e se ne andra` a sedersi sulla panchina.( Bolero in sordina) Dalla bettola si udranno le frasi caratteristiche del " Tocco" col vino, e le proteste di un avventore lasciato a secco dagli altri giocatori.
Nino e` assorto in una posa plastica e meditabonda, quando Graziella esce dall'uscio della merciaia e le si avvicina timidamente.
Graziella- Ciao Nino...-
Nino- (sobbalzando) Oh, Graziella, ciao. Ma non e` tardi per te?-
Graziella- Mia madre e` dalla merciaia, io ti ho visto...-
Nino- ( turbandosi) Mi hai visto... quando?-
Graziella- Ora, qui, seduto nel sedile.-
Nino- ( respirando di sollievo) Ah, qui... Vieni siediti ( la invita battendo la mano sulla panca).-
Graziella- ( sedendosi quasi in punta e un pò vergognandosi) La gente potrebbe vederci...( si spegne il lampione. Chiaro di luna) Chi fu?-
Nino- Si sara` fulminata la lampadina, oppure un falso contatto... Stai tranquilla, non ti curare della gente, che guardino pure, noi non stiamo facendo nulla di male.-
Graziella- Si lo so, ma le malelingue…-
Nino- Al diavolo. Finalmente ci capita l'occasione di stare un po’ soli e dobbiamo preoccuparci delle malelingue? (pausa) Sai, stasera sei bellissima: Hai un visino fresco, innocente...pulito...(accenna ad una carezza repressa) Graziella, forse dovrei chiederti perdono.-
Graziella- Perdono a me? E di che? Tu non mi hai fatto nulla... nulla di male.-
Nino- Beh, certe volte il male lo si fa anche senza volerlo... o perche` si e` costretti... o perche` si e` scemi! Certo, scemi.-
Graziella- Nino, ma cosa dici? Io non ti capisco.-
Nino- Niente Graziella, sono pensieri fumosi, umori cattivi, forse, irrequietezza... (pausa) Poco fa, prima che arrivassi tu, stavo riflettendo sulla mia vita, sull'esistenza, sull'amore. Dicevo tra me e me: Io, Ciccio, Pippo e gli altri compagni, siamo ragazzi fortunati. Si puo` dire che siamo liberi di fare tutto cio` che ci pare e piace. Non andiamo a scuola; ci divertiamo, fumiamo, abbiamo anche qualche soldo in tasca- almeno quello che ci lasciano i nostri protettori, bonta` loro -, ma e` questa vera fortuna? e` la vera liberta`, la vera vita? Se non e` cosi`, allora, dov'è il trucco? Se c'e`, voglio scoprirlo! (pausa) E la scuola? Serve o non serve? Prima dicevo di no, ma vedendo i risultati di Totuccio, oggi dico di si: E` necessaria. Ma, allora, quel dannato di un maestro perche` mi fece sentire una merda? Quindi dissi: Vaffanculo scuola! Ma forse avrei dovuto dire: Vaffanculo maestro! (pausa) Continuando cosi`, certamente, finiremo come Saro e don Mariano, tanto per nominarne qualcuno: Vizio, vino e violenza! Ecco, questa e` la triade che sta scritta in fondo alla nostra via, nel nostro destino. ( a Graziella che mostra d'intervenire) Cosa c'e`?-
Graziella- Nulla, nulla. Mi hai fatto venire in mente la scritta che c'e` nell'oratorio della parrocchia...-
Nino- Cosa, cosa?- ( quasi scandalizzato).-
Graziella- Ma niente...C'e` scritto: Via, Verita` e vita.-
Nino- E cosa vuol dire?-
Graziella- Non lo so. Ma sono parole di Gesuzzo...-
Nino- Ah! ( pausa) Per fortuna ci resta l'amore. L'amore puro, per intenderci, l'amore con la A maiuscola. Ed io penso d'essere fortunato...-
Graziella- Tu? E perche`? ( guardandolo con trepidazione)-
Nino- Perche` immagino d'averlo... c'e` una ragazzina , penso, che mi vuole bene. E anch'io credo di volergliene.-
Graziella- E chi sarebbe questa fortunata?-( c.s. )
Nino- E` una persona che non sta tanto lontana da me... ( la ragazza capisce che e` lei e abbassa gli occhi) Sai, io ti penso.(B.P.) Ti penso spesso, io.-
Graziella- Anch'io, Ninuzzo. ( poi di getto) Ti penso tanto, ti penso sempre.( ancora con gli occhi bassi)-
Nino- Davvero? E come?-
Graziella- Io te lo dico, ma tu non ridere di me e non dirmi sfacciata. (pausa) Ti penso come un gran principe che mi rapisce, portandomi, col suo cavallo bianco, nel suo castello. ( inizio concerto pianoforte. Si suggerisce il brano ruffiano del numero due di Rachmaninoff. Luci adatte).-
Nino- E ci hai quasi azzeccato. Io voglio rapirti! Voglio portati via da qui, da questa bruttura; vorrei portarti in un posto lontano, per vivere una vita piu` bella, gioiosa; piu` pulita piu` piu` di tutto quanto, anche piu` del mondo.-
Graziella- Ma perche` parli di brutture? Non riesco a capirti. (b.p.) La vita non e` brutta, non e` sporca. Per me la vita e` bellissima perche` mi da la possibilita` di pensarti, di vederti, di parlarti. E questo per me e` pura gioia. E` pulita perche` ti voglio ...bene sinceramente. Sara` felicita` quanto vivro` vicino a te.-
Nino- Anch'io te ne voglio, gioia, tanto tanto.(b.p.) Tu sai darmi fiducia, speranza..( le si avvicina) Ma io mi sento vile spazzatura di fronte a te.-
Graziella- Mi hai appena fatto felice dicendomi che mi vuoi bene e subito mi rifai i tuoi brutti discorsi?-
Nino- Sono brutti e no... Io ti vorrei...-
Graziella- E non mi hai gia`? ( lo fissa in viso) –
Nino- Io ti vorrei anche carnalmente. Capisci?-
Graziella- (abbassando gli occhi) Capisco, capisco. Sei gia` uomo. Vuoi che fuggiamo insieme? ( esitante)-
Nino- Ci sto pensando seriamente, pero` ancora non e` giunto il momento. Debbo rafforzarmi. Sto mettendo dei soldi da parte...-
Graziella- Per noi?-
Nino- Anche, pero` prima debbo concludere degli affari con certe persone ed ho bisogno di molti soldi.( pausa) Ma non temere, sara` questione di tempo, meno di quanto tu possa immaginare, e poi ce ne fuggiremo.( si avvicina un altro pò alla ragazza fino a sfiorarla col braccio).-
Graziella- Magari, Madonna bella, magari quel giorno fosse domani… si, domani...( sospirando). Guarda, le stelle cadenti!- (fare scuro sulla scena, come se la luna fosse dietro a delle nubi)-
Nino- La luna s'e` nascosta. (s'avvicina a Graziella) Uh, quante stelle.( osserva anche lui il cielo, ma di tanto in tanto guarda il viso della ragazza vicinissimo al suo).-
Graziella-( sempre guardando il cielo) Sai oggi e` la notte di San Lorenzo. In questa notte le stelle cadono a migliaia.-
Nino- Chi te l'ha detto?-
Graziella- L'ha detto la radio della merciaia. Ed ha anche detto che in questa notte soprattutto, se uno vede una stella cadente, e riesce ad esprimere un desiderio, prima che essa sparisca, quel desiderio si avvererà.-
Nino- Ecco una stella.-
Graziella- Il desiderio Nino.-
Nino- Non ce l'ho fatta, mannaggia.-
Graziella- Io si. Riprova con la prossima e stai attento.-
Nino per guardare una stella che cade dalla sua sinistra, avvicina le sue labbra a quella di Graziella, che sta immobile. Nino le sfiora la bocca con un lieve bacio. La musica si alza. Durata scena dei baci: mezzo minuto circa.
Graziella- (riprendendosi e vedendo movimento, nell'uscio della merciaia, si alza , pronta ad andare via) Forse mia madre mi cerca. Ciao Nino, ci vediamo domani. ( di corsa va verso la merceria, sull'uscio si ferma, si gira, manda un bacio a Nino ed entra).-
Nino- (Dopo aver accennato ad una timida protesta) Ma aspetta...Va bene ciao a domani.( ricambia il bacio).-
La musica si alza. Nino inebriato di amore, fa gesti di felicita`, poi, aprendo le braccia, danza e gira attorno al lampione, che improvvisamente si riaccende tutto.
Nino- Io l'amo! Lei mi ama! (gridato al cielo. Ripetuto, se e` il caso, a discrezione della regia).-
Fine del concerto. Nino si risiede e si allaccia una scarpa. Intanto della merceria, esce donna Cettina, la pupa di lenci. La donna e` sui quarant'anni, ma li porta malissimo. Da giovane molto bella, adesso e` sciupata. Veste male.
Nino- Salutiamo donna Cettina.-
Cettina- ( che camminava con gli occhi, bassi, sobbalzando) Ciao Ninuzzo... Ma non sei con Totuccio? Dov'e` mio, figlio?-
Nino- Vostro figlio e` da padre Lagana`.-
Cettina- A quest'ora?-
Nino- E gia`. Domani si deve fare la Cresima; forse stara` facendo gli ultimi preparativi col parroco...-
Cettina- Certo, certo. Senti Nino, tu domani ci vieni alla cerimonia, vero? Dopo faremo un piccolo festino...-
Nino- Donna Cettina, io e u Signuruzzu, in questi ultimi tempi non andiamo tanto d'accordo. Ma al festino ci verro` senz'altro.-
Cettina- Mi dispiace che parli e ti comporti da senzaddio, perche` in fondo sei un buon ragazzo. Solo certe compagnie, certi affari poco puliti... Se ci fossero le buonanime dei tuoi genitori...-
Nino- ( interrompendola) Ma non ci sono, ed e` inutile recriminare.-
Cettina- E invece si! (pausa) Io li conoscevo bene i tuoi genitori, t'avrebbero impedito certe frequentazioni. Tua madre era una bravissima persona, tutta casa e chiesa. Tuo padre era un poco irruento, non si faceva posare una mosca sul naso. Coltellate ne ha date e ne ha ricevute, ma per gli amici si toglieva il pane dalla bocca. Certo quella bomba d'aereo...-
Nino- Gia`, gia`...(pausa) Donna Cettina ( offre del denaro) questo e` il mio regalo per la comunione di Totuccio. Sono pochini, ma e` tutto quello che ho, in questo momento.-
Cettina- ( schermendosi) Ma no Ninuzzo, lascia perdere, il regalo glielo farai un'altra volta. (guardando il denaro) Ma sono tanti... sono piu` di cinquemila lire… No, non posso accettarli... sei un ragazzo ancora.-
Nino- Donna Cettina, io dico pane al pane e vino al vino: Voi avete bisogno di questi soldi. Siete senza lavoro, vostro figlio deve studiare, vostro marito forse e` al creatore dopo aver lasciato la pelle in Russia, cosa state a pensarci ancora? Prendeteli e per un mesetto avrete il pane assicurato.(pausa) Poi io coi miei affari, quei soldi, li posso guadagnare in un solo giorno. Sono un ragazzo, dite? Ebbene allora fate finta che questi soldi ve li abbia dati Totuccio. ( timida protesta della donna) No lasciatemi finire, vi prego. Dicevo: Sono giovane si, ma vivo in strada, mia casa e mia maestra, che giorno dopo giorno, m'insegna a lottare, a industriarmi, a difendermi, per sopravvivere in questo nostro difficile mondo. Un mondo che non conosce l'adolescenza, ne` vede la vecchiaia. Un mondo dove o nuoti o affoghi. E la strada m'ha maturato prima dei giorni stabiliti dalla natura. Sono un uomo, donna Cettina, e da uomo vi dico: Non rifiutate questo modesto aiuto in denaro, per adesso. Vuol dire che un domani, quando vi sara` possibile, col vostro comodo, me lo renderete.-
Cettina- Ninuzzo, lo prendo perche` hai proprio indovinato: ne ho disperatamente bisogno. Ma sull'animuzza di mio marito, te li rendero`.-
Nino- Sicuro, sicuro. ( B.p.) A che ora e` il festino?-
Cettina- Alle sei. Ed ora...sara` piu` ricco. ( fa cenno ai soldi). Dio ti benedica e santa notte. ( entra nella sua casa).-
Nino-... Ca santa notte. ( sospira).
Cala la luce, si riode il bolero, buio.
Riprende la scena con i ragazzi che si riuniscono nella piazzetta. Dalla casa di Margot proviene la canzone di Claudio Villa " Perdonami".
Sulle panchine ci sono dei vecchietti che giocano a carte. Gioco e gestualita` ed esclamazioni, a discrezione della regia. Suona il tocco delle dodici. I vecchi, salutandosi, si avviano alle loro case uscendo di scena da destra e da sinistra.
Passa un venditore ambulante di pesce. Bandisce la merce a discrezione della regia.
Entra un cliente da Margot. Fine musica.
In scena si sono raggruppati: Nino, Pippo, Tino, Vito e Ciccio.
Ciccio- Nino, quando ci andiamo dai nostri amici?-
Nino- Stasera, sul tardi. Picciotti i soldi li avete tutti?-
Ciccio- Ma certo.-
Tino- Si, si.-
Vito- Eccoli. (li mostra)-
Pippo- Io ho solo questi.( mostra degli spiccioli)-
Ciccio- Muto tu!- ( gesto di stizza di Pippo).
Ciccio- E a Totuccio l'aspettiamo?-
Nino- Meglio lasciarlo fuori.-
Tino- E se non volesse restare fuori?-
Nino- Allora ne riparleremo. Toh, eccolo che viene.-
Entra Totuccio. E` buio in viso.
Nino- Cosa ti succede Totuccio?-
Totuccio- E` arrivata una lettera del Governo: Mio padre e` morto in Russia.-
Nino- Tutto qui? Lo sapevamo che era morto, no?-
Totuccio- Ma c'e` morto e morto. Qua ora c'e` nero su bianco, e significa: morto senza speranza.-
Ciccio- Totuccio, a quasi tutti noi il padre o ci e` morto...(accenna a se stesso); oppure l'abbiamo in galera. Vito, addirittura non l'ha mai avuto... Che vuoi farci, e` la vita.-
Vito- A me, nelle carte, mi mettono sempre figlio di N.N.. Che poi non so bene cosa vuol dire precisamente..-
Tino- Vuol dire che sei bastardo, e figlio di puttana.-
Vito- Accura come parli, senno` ti rompo le corna!-
Tino- Che fai tu?-
Vito- Ti rompo il culo e le corna!-
Tino- Cala don Angelo...-
Vito- ( avventandosi) E allora prendi questo.-
Nino- ( frapponendosi tra i due) E la volete finire? Vogliamo vedere cos'ha Totuccio? ( i due si calmano).-
Ciccio- Che cos'hai? ( a Totuccio)-
Totuccio- (tormenta una lettera) Vogliono anche che vada in un collegio per orfani di guerra. Ci e` arrivata questa carta. Ma io da qui non mi muovo.-
Vito- Madunnuzza, in collegio...-
Ciccio- …A morti civile...-
Nino- …Meglio in galera.-
Tino- Ma la`, in collegio, almeno si mangia tutti i giorni?-
Pippo- Meglio la fame che la schiavitu`.-
Totuccio- E io non ci vado di certo...-
Ciccio- Sono cazzi tuoi.-
Totuccio- Scappo di casa.-
Nino- Calma, calma…-
Tino- Devi partire subito?-
Totuccio- No, fra qualche mese, penso...-
Tino- Allora hai ancora tempo per pensarci.-

Entra in scena Saro il bavoso. Cammina con una certa difficolta`, e` pallido, tiene le
mani in tasca.
Saro- Salutiamo a tutti gli amici. (sottolinea la parola.)-
Nino- ( assumendo lentamente una posizione di guardia, parla sottovoce a Pippo) Presto, prendimi l'arnese...-
Saro- Rappareddu resta dove sei, tanto a lui non serve. Questa sistema tutto da sola. (mostra una pistola) –
Nino- Ah, ora si usa cosi`?-
Saro- Perche` tu come usasti? Non mi prendesti a tradimento?-
Nino- E gia`, dovevo chiederti il permesso prima (ironico e sfottente). Avrei dovuto dirti: Scusa Saro, permetti che ti tagli la minchia? (Ironico) Chi di spada ferisce di spada perisce. E quella spada ( allude al membro) che ha ferito tanti carusi, spero che ormai non possa` piu` ferirne altri.-
Saro- Pia illusione! La mazza funziona ancora, per mia fortuna. Volevi fare il Robin hood? mali pensasti, perche` ora ti rendo la pariglia a pistolettate.-
Nino- Frocio che credi di farmi paura? Avanti spara! Figlio di puttana! ( grida aggressivo).-

Entra don Mariano richiamato dalle grida.

Mariano- ( rendendosi conto della situazione) Ahu Saro, e che torni e non saluti gli amici? ( intanto Saro cerca di nascondere l'arma, Mariano gli si avvicina sicuro e si pone tra Saro e Nino).-
Saro- Sono arrivato proprio in questo momento. Salutiamo don Mariano. ( sta per allontanarsi).-
Mariano- Aspetta Saro, dove vai?-
Saro- Alla bettola, perche`?-
Mariano- Per niente… pero`... Vedi ci sarebbe una cosa che dovresti sapere...-
Saro- ( fermandosi) Cosa?-
Mariano- ( guardandosi le unghia delle mani) Devi sapere che questi carusi sono adesso cosa mia. M'appartengono. Mi spiego?-
Saro- Cosa vostra? vi appartengono? Come sarebbe? Voi siete in un altro ramo.-
Mariano- Certo, certo. Ma vedi sono loro che hanno cambiato attivita`: Adesso lavorano con le americane. Roba piu` fine, piu` pulita dei furtarelli, delle cicche. Roba che rende molto, ma molto di piu`.-
Saro- Ho capito, chi non e` presente ha torto ed e` cornuto!-
Mariano- Ma che dici Saruzzo, tu che torto puoi avere? Nessuno. E sai un'altra cosa? Io ti sono sempre amico e sono pertanto disposto ad aiutarti.-
Saro- Aiutare me? e come?- (diffidente)-
Mariano- Come? Ma facendoti lavorare con me, perbacco! ( lo prende sottobraccio) Vedi, ho un posto libero, un posto d'oro, al Borgo. Te lo prendi tu e ci metti il tuo banchetto con le bionde, che io ti daro` a credito, naturalmente. Quel posto e` una miniera, te l'assicuro, ci farai almeno cinque, sei mila lire.-
Saro- E la Finanza? Quelli m'arrestano.-
Mariano- Ca quali. Senti a me: Tu ti metti all'angolo della piazza, vicino al bar Maugeri con la tua brava cassetta d'imballaggio. Sopra ci metti un stecca di sigarette vuota, mentre le altre, quelle piene, le metti in un sacchettino e lo appendi al tronco dell'albero che c'e` li` vicino. Quindi te ne stai distante tre-quattro metri sia dal banchetto che dall'albero. Se si presenta un cliente, tu gli prendi quello che vuole dal sacchettino. Se vengono gli sbirri si fottono, perche` non hai nulla in mano. E cosa sequestrano? La cassa d'imballaggio. Ma lo capisci? Non possono farti niente! Sarai in una botte di ferro, con me. Lire e lavoro facili facili. Figurati, in piccolo, lo fanno gia` anche questi carusi... Che fai, ci stai?-
Saro- Provare non costa.-
Mariano- Anche finirla con Nino non costa. Salutiamo Saruzzo.-
Saro capisce l'antifona e ricambiando il saluto, entra nella bettola, non prima d'aver dato un'occhiataccia minacciosa a Nino che risponde con un'occhiata fiera. Mariano resta a guardarlo intanto che entra, poi si rivolge a Nino.
Mariano- E tu niente colpi di testa. Lo capisti?-
Nino- Non iniziero` io per primo, statene certo.-
Mariano- Lo spero per te, perche` se rassomigli a tuo padre...-
Nino- Perche` cosa avete da dire su mio padre?-
Mariano- Nulla di piu` di quanto non t'abbia detto. Calmati ora galletto e dimmi quanta roba volete.-
Nino- Abbiamo roba fino a domani. Mi faro` vedere io.( con fierezza subito repressa)-
Mariano- A domani. (esce).
Nino- Sabbenedica.- ( mellifluo).-
Ciccio- ( dopo che Mariano e` uscito) E ora che facciamo?-
Nino- Facciamo come abbiamo deciso: Le andiamo a comprare direttamente noi. Sono stanco di questo gallinaccio.-
Tino- E se ci prende con le mani nel sacco?-
Vito- Gia`.-
Ciccio- Minimo minimo quello ci riempie di botte.-
Vito- Se non peggio...-
Totuccio- Nino e` pericolosa la cosa...-
Nino- Ma tu non c'entri. Tu resti fuori.-
Totuccio- Mi mandi via?-
Nino- Si!-
Totuccio- E voi che dite? ( vedendo che gli altri abbassano la testa) Ho capito, anche voi. Bei compagni, begli amici, Giuda e traditori! ( e scappa via uscendo di scena da sinistra).-
Nino- E anche questa e` fatta.-
Ciccio- Certo essere presi per traditori...-
Tino- ...E Giuda...-
Nino- E` meglio cosi`. (pausa) Allora, carusi, i vostri timori sono piu` che giusti. Poi quest'uscita di Saro dall'ospedale proprio ora, non ci voleva... no.-
Ciccio- Saro e` pericoloso. E` vendicativo...
Nino- Lo so. E appunto per questo che, a parte la mia questione personale con lui, avrete maggiormente bisogno della protezione di don Mariano. E` vero carusi! ( pausa) Ed io non mi sento di farvi rischiare. In fondo voi siete piu` piccoli di me e tempo ne avrete tanto, potete aspettare. (pausa) Ma io non posso aspettare. Io non mi fermo. Io sono deciso a tutto. Ho bisogno della mia liberta`, della mia autonomia. In una parola: io non voglio piu` padroni, sfruttatori e protettori. (b.p.) Come mi stancai di Saro, adesso sono stanco di Mariano. Farlo sara` difficile, pericoloso, forse anche mortale, ma voglio vivere a modo mio, capitemi, voglio essere padrone di me stesso, e se sbaglio, voglio sbagliare da solo. (b.p.)                                                               Carusi, credetemi non e` superbia la mia. Vedete, disporre di me stesso, e` un mezzo, e` come una necessita`, un forte bisogno per trovare non so bene cosa, riposto in un angolo oscuro di questa mia vita Lo so, sara` una ricerca lunga e difficile di qualcosa che, sicuramente, riconoscero` solo quando, nel bene o nel male, l'avro` colta. E` come avere un debito senza una precisa scadenza. Capite? Voi potreste dirmi: Ma chi te lo fa fare, non sei felice, cosa ti manca? Ed io vi dico non lo so! Ma, v'assicuro che quello che mi manca, una volta trovato, me lo conquistero` e lo difendero`a qualunque costo. (pausa) Poi, detto fra noi, forse non staro` ancora per molto da solo.( fa un cenno unendo gl'indici delle due mani) Quindi mi servono anche soldi, molti e subito!-
Ciccio- Ora si spiega sto discorso complicato, c'e` una fujiutina in vista...-
Tino- Fugge con Graziella? E non potevi dircelo con due parole: Lu pilu!-
Vito- Mih, era tutto qui?-
Pippo- Muto tu! ( ma si nasconde dietro Nino)-
Nino- Va beni va`.( vedendo che le sue parole sono state capite solo in funzione del sesso) Concludiamo: Se volete, possiamo organizzarci cosi`: voi prenderete americane sempre da don Mariano. Io le prendero` dal grossista. Cosi` rischiero` solo io, e quando il momento sara` piu` favorevole, vi rimetterete nuovamente con me. Noi siamo amici, e tra di noi non ci sono stati padroni, nè ce ne saranno mai.-
Ciccio- Mi pare giusto.-
Vito- Va bene.-
Tino- D’accordo.-
Pippo- Io faccio come fa Nino.-
Ciccio- Muto tu!-

Tela.  


Atto III

Stessa scenografia del precedente atto. Dopo alcuni mesi. E` sera. Bolero in sordina. In scena c'e` Pippo che gioca con una trottola di legno col laccio. Fa alcuni tentativi per farla girare, lanciandola per terra, ma con scarso successo. Comparse in scena che mimano varie situazioni. Dopo un minuto, un minuto e mezzo, entra in scena Nino Bolero, vestito decorosamente. Mangia una mela addentandola.
Nino- Rappareddu, non e` cosa tua… ( riferendosi ad un insuccesso del ragazzino con la trottola).-
Pippo- Ciao Nino... Se riuscissi a prendere la misura...-
Nino- Sarebbe lo stesso. Tu non hai la tecnica. Guarda come si fa. ( dovrebbe tentare un lancio con successo).-
Pippo- Ho capito, ho capito. ( strappa dalle mani di Nino la trottola e il laccio e tenta il lancio. Ma la trottola sbilanciata, finisce sulla porta di Margot)-
Margot- ( da dentro, togliendo il disco) Avanti... ( poi vedendo che nessuno entra, si affaccia dalla porta) Avanti...( la parola le muore sulle labbra quando si accorge che non c'e` nessuno e che i due ragazzi si sbellicano dalle risa) Che? oggi non abbiamo nulla da fare? ( li apostrofa risentita).-
Nino- Scusaci Margot, e` stato solo un lancio sbagliato di Pippo. ( indica la trottola, poi, lentamente la va a raccogliere ai piedi della donna - alla quale, prima, fa un inchino e un sorriso - quindi lancia l'oggetto a Pippo che lo raccoglie e inizia a giocarci)-
Margot- Sei galante oggi, Nino. ( poi sottovoce) Sono mesi che non mi vieni a trovare, bel torello, cosa ti è successo?-
Nino- Sono stato impegnato in altre faccende...( con indifferenza)-
Margot- Mi so cossa ghe son queste faccende...dai elegantone, tu giri attorno a quella putea che sta per sbocciare. Te piacciono le verginelle, bel torello.-
Nino- Non l'ho ancora toccata con un dito.-
Margot- Ma prima o poi le zomperai addosso. Con quel fuoco che tu hai nel sangue...-
Nino- So frenare la mia libidine, Margot. La prendero` quando me la rapiro`...-
Margot- Ma sei matto? Cosa vuoi rapire, la putea?-
Nino- Margot, sono due anni che vivi qui e non sai che il rapimento, che noi chiamiamo fujitina, avviene col consenso della ragazza.-
Margot- Boia, l'e` s'e` vero. Usanse barbare, Nineto.-
Nino- E gia`. Pero`, queste usanze barbare aiutano a risolvere certe situazioni delicate; e fanno anche risparmiare alle famiglie dei ragazzi, i quattrini per organizzare un matrimonio regolare. Quattrini che spesso neppure hanno. Necessita` obbliga legge, Margot!-
Margot- Ma ti, oltre al pelo, che problemi hai? che necessita` c'e` di sposarsi cosi` giovani? Assaggiala e basta.-
Nino- Mannaggia, Margot, ma in che mondo vivi? Possibile che ancora non hai capito che da noi, se si assaggia una carusa e non la si sposa, si corre il rischio di assaggiare qualche altra cosa? ( fa cenno, intanto, ad una presunta coltellata in pancia)-
Margot- Sempre piu` barbari voi terrun.-
Nino- E hai ragione. ( b.p.) Certo, sarebbe piu` bello poter fare all'amore con la tua ragazza, quanto ti pare e senza alcun timore, come si usa dalle parti tue. Ma... (pausa) qui non si puo`. Poi, io, a quella putea, voglio assai bene, assai assai; ma non la tocco, la rispetto; ( pausa) pero`la desidero anche carnalmente, e, dannazione, non posso averla se non dopo il matrimonio... oppure con la fujitina. E allora mi adeguo alle antiche usanze.( fa cenno con le braccia, come per dire: cosa ci posso fare?) Capisti ora?-
Margot- ( imitando goffamente l'accento locale) Capito, capito mala nova a iddi.-
Nino- Alla buonora...salutiamo Margot.-
Margot annuisce col capo e Nino si avvia verso il centro della scena. Nel frattempo un uomo di ferma nei pressi della casa della prostituta, la quale stimandolo un possibile cliente, gli sorride adescante e si ritira dentro. L'uomo si guarda attorno esitante, infine infila l'uscio ed entra in casa di Margot. Nino fa un gesto come per dire: Buon pro ti faccia. Il ragazzo sta per raggiungere Pippo, quando si apre la porta di Cettina ed esce la donna seguita da Totuccio, il quale regge in mano una valigia di cartone.
Nino- Salutiamo donna Cettina...-
Cettina- Nino, ciao, ciao.-
Nino- ( esitante) Ciao Totuccio.-
Totuccio- Ciao...( con indifferenza).
Pippo- ( correndo incontro a Totuccio) Totuccio che fai parti?-
Cettina- Certo che parte. Vero Totuccio?-
Totuccio- Vero...( con la testa bassa)
Nino- ( giochicchiando con un piccolo temperino) Con quale treno parti? ( Totuccio non gli risponde)-
Cettina- Io passo avanti, ti compro il pane per il viaggio. Ci vediamo all'angolo.-
Totuccio- Si, mamma.( la donna si avvia e fa un cenno di saluto ai presenti. Pippo seguira` con attenzione il dialogo tra Nino e Totuccio, annuendo quando parla soprattutto Nino).-
Nino- Allora, che treno prendi?-
Totuccio- E a te cosa interessa?-
Nino- Vorrei accompagnarti alla stazione.-
Totuccio- Grazie del pensiero.( duro) Ma noi prendiamo la carrozza.-
Nino- Totuccio, mi dispiace...-
Totuccio- Di cosa? D'avermi lasciato fuori dagli affari dei compagni? Di non avermi permesso di guadagnare la giornata con voi? Di avermi cosi` costretto a partire? o di cos'altro? ( con rabbia, quasi con le lacrime agli occhi).-
Nino- Mi dispiace che tu parta. (pausa) Ma forse e` una cosa buona. Io lo capisco e basta.-
Totuccio- Bell'amico...( piu` disponibile)
Nino- Costringerti a partire forse per te e` sbagliato, ma sono piu` che sicuro che e` giusto che tu vada a istruirti. Eppoi, tu devi andare via di qua.(b.p.) Per il tuo bene. Si, proprio cosi`. –
Totuccio- Io ci sto benissimo qui, con voi...-
Nino- Non dire cazzate, Totuccio! Tu ci stai bene, per ora, perche`ci sono i picciotti che ti sono amici...Ma non e` posto per te questo. ( pausa) Tu non ci sai fare. Tu sei ingenuo. Sei, sei un puro.
No, non e` ambiente per te questo, stanne certo.( b.p.) Qui, o prima o poi, tutti quanti ti metterebbero i piedi in faccia, oppure... oppure un giorno o l'altro uno idiota qualsiasi ti potrebbe far secco. Siamo sinceri, almeno tra di noi.-
Totuccio- Hai ragione tu Nino. (b.p.) A me dispiace partite per voi e anche perche` lascio mia madre, ma di questo quartiere ne ho fin sopra i capelli... Hai ragione tu...amico.-
Nino- Gia`. ( i due ragazzi tentennano un po`, poi si abbracciano). Buon viaggio Totuccio.-
Totuccio- Non m'accompagni piu`?-
Nino- No. Ti volevo accompagnare per farti il discorso che hai appena sentito... Odio gli addii alla stazione.-
Totuccio- ( esitante, poi deciso) Addio. ( sta per uscire da sinistra)-
Pippo- ( correndogli dietro e uscendo) Totuccio, aspettami, aspettami...-

Entra in scena, accompagnata e sorretta da donna Cettina, Graziella. Ella e` lacera e scarmigliata, piangente.

Graziella- ( aggrappandosi al collo di Nino) Nino, Nino...oddio..-
Nino- Graziella? Perche` piangi? ( guardando i vestiti) Cosa ti e` successo?-
Graziella- Povera me miserabile... povera me.-
Nino- ( in stato di agitazione ed esaminandola sempre) Ma dimmi cosa t'e` successo, maledizione!-
Cettina- ( accarezzando la testa di Graziella che continua a piangere disperatamente) Nino, a Graziella hanno fatto qualcosa di terribile. Madonna, sto tremando ancora: Era in uno stato pietoso... Appena m'ha visto m'ha buttato le braccia al collo...-
Nino- Va bene, va bene. Ma volete dirmi cos'e` accaduto? puttana Eva!-
Cettina- Stai calmo Nino, arrivo al punto...-
Nino- Sono calmo, calmissimo (a parole) Parlate perddio!-
Cettina- Graziella e` stata stuprata, e` stata violentata… ( prima esitante, poi di getto)-
Nino- ( sbalordito) Cosa?-
Graziella- ( allontanandosi da Nino) Mi hanno sverginata! ( la battuta sara` detta come un grido selvaggio lanciato al cielo)-
Nino- Sacramentato Dio! ( si tiene la testa con le mani) Chi e` stato? Parla! Chi e` stato! (prima supplicato, poi gridato, quindi correndo da Graziella e scuotendola dalle spalle)-
Graziella- Erano in tre, stavo venendo qui da te, quando mi hanno presa e trascinata nelle case dirupate, e li`... ( con grande sofferenza e senza piu` piangere).
Nino- Veleno amaro! Nelle case dirupate? Chi sono stati, dimmelo!-
Pippo- ( inorridendo) La ci va Saro il bavoso!-
Nino- Era lui?-
Graziella- C'era anche lui.-
Nino- Saro? Ah?-
Graziella- Si, lui.( pausa, poi con voce atona) Poi gli altri, a turno mi hanno insozzato il corpo e l'anima. Era buio. Non li ho riconosciuti tutti. Mi hanno immobilizzata. E una schifosa mano sulla mia bocca mi impediva di gridare.-
Nino- (Calmandosi di colpo) Saro, dovevo immaginarlo! (pausa) Donna Cettina, non e` per comando, ma vi prego di accompagnare Graziella a casa sua.-
Cettina- L'accompagno, pero` sarebbe meglio chiamare il dottore Pampinella. Totuccio, aspettami qui. ( con un braccio cinge le spalle della ragazza ed escono insieme, da destra).-
Nino- Fate come volete... ( girandole le spalle e portandosi al centro della scena. Ha il viso contratto dalla collera e i pugni chiusi. ( A Totuccio) Se prima di partire, ti serviva una controprova di quanto e` miserabile e dura la vita in questo quartiere, bene, l'hai avuta. (pausa) L'hai avuta a spese mie e di quella povera carusa. (b.p.poi si aggira nel palco come una belva, entrano gli altri ragazzi) Per Dio! Sono proprio cosi` ripugnante e odioso ai tuoi occhi? Perche` i castighi che mi infliggi, si debbono abbattere, oltre che su di me, anche sulle persone a me care? Perche` mi perseguiti? Che t'ho fatto di male? (in crescendo) Qual'e` la mia colpa? ( gridato al cielo e pausa). Fu forse una mia colpa nascere qui, in questo quartiere? ( b.p.) Certo che lo fu! Per te sicuramente lo fu! (attenuando il tono, poi pausa) Ero appena appena un bambino, quando facesti cadere quella bomba d'aereo sulla mia casa: Mi togliesti in un sol colpo padre, madre, tre fratelli e una sorellina bella come un angelo.( b.p.) Mi lasciasti solo, con sulle spalle un cumulo di macerie, e dentro il cuore disperazione e paura. Mi destinasti cosi` alla vita randagia, alla strada! ( quasi soffiato, poi pausa) Ma non fosti ancora contento, no; e allora mi facesti conoscere bassezze, umiliazioni e maltrattamenti d'ogni specie. (b.p.) Fui abbandonato al mio ignoto destino, solo, come un cane randagio, qual io ero. (b.p.)
Poi ti accorgesti che non soccombevo, e allora cambiasti tattica e strategia: mi adescasti con le tue sottili arti, che pero` sanno giungere fino al cuore. Me maledetto!(pausa) Tu mi hai blandito e illuso, per darmi poi, sadicamente, un'altra delle tue sacrileghe mazzate! (pausa). Che Dio crudele!                                        Guardate... sentite e giudicate voi ( ai ragazzi): Ero gia` quasi stufo di questa vita. Volevo cambiare, e a tentoni cercavo il vero scopo della mia esistenza. A poco a poco, imparai a capire il valore della freschezza, dell'innocenza, dell'amore puro; conobbi nuovi sentimenti, m'innamorai, (sussurrato b.p.) ed ecco la sua terribile mano, improvvisamente e senza un briciolo di quella misericordia di cui tanto si vanta, piombarmi addosso distruggendo tutte le mie buone intenzioni, tutti i miei progetti d'amore, tutte le mie speranze. Che schifo! (pausa) Ma io di questo Dio malvagio e vendicativo me ne sbatto! ( sputando verso l'alto). Cielo, fermami ora, se sei capace! ( si calma, pausa) Rappareddu? ( con gesto e con lo sguardo fa intendere al bambino di prendergli il coltello. Pippo spaventato esegue senza fiatare, prende l'arma dal cavo dell'albero, e con lentezza, ma anche con decisione, la porge all'amico.)-
Pian piano la scena si fa buia. Poi, quando riprendono le luci, illuminando tutto il palco, nel sedile di ferro al centro, ci sono padre Lagana`, seduto, e Totuccio adulto in piedi con i fogli in mano. La scenografia precedente e` cambiata di poco: Al posto dell'insegna della merciaia, ora c'e` " Lava-lampo" ; sulla casa di Cettina Pulvirenti c'e` l'insegna del bar rosso-azzurro; sulla casa di don Mariano c'è scritto: Circolo ricreativo - Comitato elettorale onorevole Zappulla; sulla bettola c'e` questa insegna: Osteria. Sul muro vicino all'uscio, a destra c'e` la reclame di una bevanda; dall'altra parte c'e` un cartello con su scritto: " Si Fanno Panini In Bottiti."

Totuccio- E questo e` tutto. Come vedete mi sono arrenato all'antipasto.-( intanto riordina i fogli che mette nella ventiquattrore).-
Laganà- ...E Nino, quella volta, si busco` tre anni di riformatorio.(pausa) Quanti ricordi mi hai evocato, Totuccio mio...( poi fra se ) In pochi minuti mi hai svelato, crudelmente, il fallimento della mia vita sacerdotale... quanta impotenza c'era in me, in quel tempo... e quanta rassegnazione c'e` adesso nel mio vecchio cuore.-
Totuccio- ( che ha udito il borbottio) Che avete detto padre?-
Laganà- Nulla..( riprendendosi) Nulla. Solo ricordi...-
Totuccio- Nino uccise Saro, vero?-
Laganà- No, ma lo concio` pero` per le feste. Saro mori` al sanatorio, di tisi...-
Totuccio - …e gli altri due?-
Laganà – Spariti dalla circolazione, emigrati, forse…-
Totuccio- Ho capito. Ed ora Nino dov'e`, che fa?-
Laganà- Te lo dissi, fa il commerciante...-
Totuccio- Di bionde?-
Laganà- Questo lo hai detto tu.-
Totuccio- E Pippo Rappareddu? Che ne e` di lui?-
Laganà- Scoppia di salute.-
Totuccio- E cosa fa per campare?-
Laganà- Ti dissi che fa il sensale...-
Totuccio- Sensale di cosa?-
Laganà- ( infastidito) Sensale... in genere. Lavora con Nino.-
Totuccio- Ho capito. (pausa) E di Ciccio? Cosa sa dirmi?-
Laganà- Lui fa il... droghiere.-
Totuccio- Non m'avete detto che ha la macelleria?-
Laganà- (Sempre piu` infastidito) Carni...droghe, sempre nel commercio e`. Ora lo finisti l'interrogatorio?-
Totuccio- Un'ultima cosa. ( pausa) Graziella, come sta?-
Laganà- ( si udra` la musica del Bolero) Quella sfortunata aveva preso il posto di Margot, che se n'era tornata al suo paese. ( indica la vecchia casa di Margot) I genitori di quella povera fanciulla non la vollero riprendere con loro...per il disonore.-
Totuccio- Ohi, ohi. Ma che razza d'onore c'e` nell'abbandonare al suo destino la propria figlia? E Nino? La lascio`?-
Laganà- Nino? Quando usci` dal riformatorio la trovo` che gia` faceva la vita. -
Totuccio- E il bolero allora… significa? (indica la provenienza della musica)-
Laganà- Non significa quello che pensi tu. Vuol dire che sta arrivando Nino...( a bassa voce) lui la fece smettere… ora è a so’ fimmina. E adesso ti saluto, ci siamo fatti in troppi.-
Entrano in scena, alcuni individui e , con fare minaccioso, si avvicinano ai due. Lagana` si alza e con platealita` fa conoscere a quegli uomini chi e` il nuovo arrivato.
Laganà- Vienimi a trovare in parrocchia Totuccio Pulvirenti. Vediamo se ancora ti ricordi come si serve la messa.(si guarda attorno, come per dire: Avete capito bene chi e`?, ed esce da destra)-
A questo punto gli uomini si fanno da parte e appare Nino Bolero adulto.
Nino- Sicche` tu saresti Totuccio?-
Totuccio- E tu sei Nino Bolero.-
Nino- ( agli altri, che poi escono) Carusi questo e` cosa mia. Arrivederci. ( a Totuccio) Pezzo di delinquente, dove ti eri cacciato? ( e corre per abbracciarlo).-
Totuccio- ( andandogli incontro e abbracciandolo caldamente) In un altro mondo, Nino, in un altro mondo. Porca miseria, come sei imponente.-
Nino- E tu come sei elegante. Come te la passi, ah?-
Totuccio- Bene, bene. E tu?-
Nino- Non mi posso lamentare. Che fa? ti sei sposato? Che lavoro fai?-
Totuccio- Si, ho moglie e due figli; per campare faccio il giornalista. E tu?-
Nino- (ignorando la domanda) E lo fai bene il giornalista?-
Totuccio- Discretamente.-
Nino- Cosa stavi leggendo a padre Lagana`? ( senza dare importanza alla domanda)-
Totuccio- Alcune pagine del... mio romanzo.-
Nino- Ah.-
Totuccio- Sono venuto a cercare ricordi...-
Nino- Ma certo. Eccome. Qui ne troverai tanti ricordi e ... anche notizie fresche, per un giornalista...immagino...( ironico)-
Totuccio- Nino, che ti passa per la testa?-
Nino- Ma nulla, nulla. Dicevo cosi`, per dire...-
Totuccio- Ed io, cosi` per dire, ti dico: Nino, che cosa c'e` sotto st'ironia.-
Nino- Te l'ho gia` detto: Niente...( poi con noncuranza e guardandosi le dita) E` che non mi piacciono le persone che fanno troppe domande ai preti...-
Totuccio- Ehi, ehi, ma io sono Totuccio Pulvirenti, sono stato uno dei vostri.(pausa) E stavo chiedendo di voi a padre Lagana`, solo per avere notizie dei miei vecchi amici.(pausa) Comunque, e` vero, facevo delle domande troppo insistenti, ma, ti assicuro, che non era a scopo professionale, bensi` affettivo. (b.p.) Beh, forse anche per aiutarmi a stimolare la mia fantasia ... ritrovare la vena per riprendere a scrivere. Ma basta cosi`. Allora, ti saluto Nino Bolero.-
Nino- Ma dai Totuccio e che e`? Non si puo` scherzare piu` con te? Il Continente ti ha fatto diventare permaloso? Avanti, metti via quel broncio e vieni con me, a casa mia, oggi sarai il mio ospite d'onore. E vieni. ( Totuccio esita e Nino lo prende sottobraccio e affettuosamente, quasi lo trascina con se. Sta per avviarsi ad uscire, da destra, quando dal bar rossoazzurro, entra in scena Pippo adulto).-
Pippo- ( fermandosi di botto) Madonna santa! Totuccio! Ma sei proprio tu, mala carne?-
Totuccio- (lasciando Nino ed abbracciando Pippo) Pippo, amico mio. ( poi allontanandosi e guardandolo meglio, con tono scherzoso) Ehi, ma sempre un minuscolo Rappareddu restasti.-
Pippo- E tu sempre mezzo prete restasti. Guardalo che faccia compunta di prete. Quando arrivasti? Quanto ti fermi? Quanto parti?-
Nino- Lo hai gia` messo sul treno. Pippo, oggi Totuccio e` mio ospite a pranzo. Non farmi disturbare da nessuno.-
Pippo- Veramente qualcuno ti cerca...ci sarebbe li dentro... accenna il bar…-
Nino- Cosa?- ( con noncuranza)-
Pippo- Ci sarebbe, ci sarebbe… c'e`...-
Nino- Ci sarebbe, o c'e`? deciditi.-
Pippo- Ci sarebbe... C'è Ciccio che ti vuole parlare.-
Nino- Mi vuole parlare? Sa dove trovarmi.(impassibile)
Pippo- Vorrebbe, desidera... insomma, e` con certi suoi amici.-
Nino- Sa dove trovarmi. Andiamo Totuccio.-
Pippo- Vacci Nino, non si deve mai dire che hai iniziato per primo...-
Nino- ( pensieroso) Sta bene. ( e si avvia)-
Totuccio- ( sta per seguirlo) Vengo anch'io, vorrei salutare quel birbante...-
Pippo- ( parandosi davanti a Totuccio) Fermo tu. Non sono affari tuoi. ( con dolcezza) Resta qui con me, eh? l( mimando che e` meglio rimanere li`).-
Totuccio- ( protestando timidamente) Lo voglio solo salutare...-
Pippo- Lo saluterai dopo, quando sara` il momento.-
Totuccio- Pippo, ma che succede?- (comprendendo qualcosa).
Pippo- Ma niente. Li` si sta svolgendo un piccolo chiarimento tra vecchi amici...meglio non disturbare...-
Totuccio- Vecchi amici? In che senso?-
Pippo- In tutti i sensi.-
Totuccio- Ma non lavoravate tutti insieme? ( intuisce la crisi)-
Pippo- Tu sei rimasto ai tempi dei canonici di legno. Qua le cose sono cambiate, e non certo per il meglio. (pausa) Eravamo insieme fino a cinque anni fa. Poi Ciccio si mise a fare il droghiere...-
Totuccio- E con cio`?-
Pippo- Ah Totuccio, e che sei tondo? E cerca di capirmi!(b.p.)Vende cosette, polverine, siringhette e varie. Capisti?-
Totuccio- Ho capito. E Nino non e` d'accordo.-
Pippo- Esatto. Lui ama le bionde...Ora tu lo comprendi, due galli in uno stesso pollaio sono un pò troppi.-
Totuccio- Sono tre i galli. E don Mariano dove lo metti?-
Pippo- Quello riposa in pace...-
Totuccio- E` morto? Non lo credevo tanto vecchio...-
Pippo- Non era tanto vecchio, ma troppo stupido si.(pausa) E non mori` di vecchiaia.-
Totuccio- Di malattia? Oppure...-
Pippo- Oppure! ( pausa) Permise a Saro il bavoso di fare quella brutta cosa a Graziella. Forse per punire qualcuno che si era messo in proprio...E questo qualcuno e` di memoria lunga e sa aspettare...-
Totuccio- Chi e`, Nino?-
Pippo- C'e` chi lo crede...-
Totuccio- Gia`, c'e` chi lo crede...E dimmi, che succedera` li`? (accennando alla bar).-
Pippo- Niente. Parlano, discutono, ragionano...( cercando di cambiare discorso) Beato te che te ne stai a Roma, lontano da questo casino. Perche` qua sta diventando tutto un gran bordello. Specialmente questo quartiere. Col nuovo commercio tutto e` ormai saltato: le amicizie, le gerarchie, persino le parentele.(pausa) I soldi! Troppi soldi ci sono in gioco. Troppi interessi ora s'intrecciano. E caro mio, adesso si punta forte! Vedi? Ti ricordi? Una volta per saldare un conticino, ci si dava una coltellata, faccia a faccia, e buonanotte. Ma poi, col progresso, abbiamo incominciato a spararci nelle gambe a tradimento. ( pausa) Adesso siamo civilizzati: ci ammazziamo. (quasi con un filo di voce) Abbiamo scelto la via piu` breve per dirimere le questioni.( breve risata nervosa) Ma, francamente, preferivo la vecchia maniera di vivere.(sospira)-
Totuccio- Ho saputo, ho saputo... Senti, ma ci sara` d'aspettare molto? ( guarda l'orologio al polso)-
Pippo- Forse no, se trovano un accordo subito, come io spero. Altrimenti...-
Totuccio- Altrimenti?-
Pippo- (facendo segno con le dita della mano destra) Altrimenti, fra non molto, uno dei due...-
Totuccio- Non posso crederci. Nino e Ciccio...-
Pippo- Allora sei scemo!( poi piu` conciliante) Ma come? parlo da un'ora e non hai ancora capito che qui tutto e` cambiato? Tutto! (pausa) Qui, ora, campiamo in una giungla, senza le vecchie regole – e senza Dio! (pensieroso) Tutto è cambiato… (poi facendo ampi gesti, sconsolato) Qui, amico mio, anche il profumo della zagara è cambiato, anzi, non c’è più. (pausa) Beato tu che te ne sei andato via. (con rammarico)-
Totuccio- Gia`, beato io.(pensieroso, poi come se avesse avuto un'idea) Ma perche` non vai via anche tu?-
Pippo- Io? Ma che dici? Non sai chi sono io? (con meraviglia, poi pausa). Io sono Rappareddu!-

Intanto le luci della scena calano e si accende l'occhio di bue. Pochi secondi, e si accosta ai due anche Nino Bolero che entra nel raggio dell'occhio di bue e si mette a sinistra della scena; Pippo sta al centro e Totuccio a destra. Il solo Pippo si muovera`, gli altri avranno fermo di scena.

Pippo - Un giorno padre Lagana`, parlandomi delle bellezze e della varieta` della natura, mi disse: Le aquile sono rapaci, hanno artigli, rostro e forti ali, e volano in alto. ( fa la mimica e accenna a Nino) Gli aironi, sono mansueti, hanno eleganza, resistenza, e grandi ali, e volano lontano. (indica Totuccio, pausa) Ma io sono solo uno scricciolo; con due aluzze piccole piccole, dove posso volare- io? (congiunge le mani, gestualita` appropriata)-

Consumate le ultime battute, le luci caleranno fino al buio completo; il bolero si sentira`, prima in sordina, poi a sempre piu` forte; mentre il sipario si chiudera` lentamente con il fermo di scena dei tre attori sul palco.

Fine