PROGETTI DI DELIRIO
Spettacolo su alcune liriche di Angelo Mancini
di
Alberto Patelli
Sul palco, buio…una musica pacata, piacevole, si diffonde; qualche attimo dopo, una fiochissima luce rende appena visibile- in un angolo del fondale- un vecchio banco di scuola (di quelli in legno che avevano il sedile che è un tutt’uno con lo scrittoio) al quale è seduto un bambino sui dieci-undici anni con una penna in mano …
Voce del Bambino ( registrata):
(VERSO SERA)
Prova a rinascere, Sera,
fuori dal tuo vecchio mondo.
Attendo fiducioso il tuo sorriso.
Liberati dai rami spinosi
che cingono la tua vitalità.
Scavalca le buie notti senza stelle;
infrangi le dense nebbie che ci negano la luce;
le grigie coerenze che ci tolgono l’aria,
ci invecchiano il cuore,
ci velano gli occhi,
ci fanno tremare le mani.
Ti aspetto, Sera.
Aspetto le tue labbra, i tuoi occhi,
i tuoi capelli, i tuoi colori …
Voglio stare con te.
Negli infiniti silenzi del mio mondo.
Navigare con te.
Nel verde
fluttuante
mare
dell’incoerenza
Ti supplico,
ah, ti supplico, Sera:
non lasciarmi
solo,
quaggiù,
ad attendere un impossibile aprile …
Al termine buio sul bambino; dopo una decina di secondi, improvvisamente, su un tappeto di luce squallida e giallina, vengono proiettate sulla scena due luci tonde che si muovono con ritmo progressivamente crescente…la musica si trasforma e diventa meno gradevole…intanto un uomo in trench è entrato in scena e sembra inseguire le luci che cominciano a rincorrersi, ad incrociarsi…ora , alla musica diventata incalzante, nevrotica, si mescolano rumori di traffico, sirene di ambulanze, squilli di cellulari…l’uomo, che sembra essersi arreso alla corsa con le luci, dà voce ad
(AUTOMOBILISTI)
automobilisti imbottigliati nel traffico della città (e senza televisione) la nevrosi esplode inevitabile con le teste fuori dai finestrini fissano gli specchietti retrovisori e si sorridono compiaciuti ostentando dentature non proprio smaglianti sporgono le labbra e mostrano ancora i denti inferiori portano gli indici sopra e sotto gli occhi plasmandosi bizzarre facce si ravviano i capelli spesso inesistenti e si ficcano con forza ed insistenza le dita nei nasi fino ad estrarre informi appiccicosi disgustosi frammenti multicolori che gettano infine penosamente in strada guardandosi poi attorno vergognosi come ladri sognano ad occhi aperti pantofole cena calda (e telecomando) la città sembra una rumorosa scatola di ferro un bambino recita una poesia di Pascoli imparata a scuola suo padre attaccato febbrilmente ad un telefono cellulare e intento a suonare ritmicamente il clacson incazzato da far paura (in testa rate cambiali mutui assegni scoperti esistenti supervincite amanti e viaggi esotici irrealizzabili) gli urla di smetterla per tornare quindi a rimirare allo specchietto l’indefinibile colore della sua lingua (si aggiusta la cravatta emette un peto lacerante gratta col cambio bestemmia due tre volte rutta selvaggiamente accende l’ennesima sigaretta e digrigna ferocemente come un cane rabbioso) nell’aria uno strano odore di oscuri prodotti chimici enormi cartelli pubblicitari e striscioni vistosamente colorati affollano le vie mille ristoranti e negozi cozzano l’uno contro l’altro i volti della gente sono smarriti preoccupati carichi di tensione sui manifesti un cantante di successo recita uno slogan sulla prevenzione dall’AIDS un popolare calciatore reclama la città pulita un personaggio televisivo reclamizza una banca mentre un altro testimonia a favore del disarmo e per i bambini che muoiono di fame nel Terzo mondo un noto esponente politico sorride ebete finto/simpatico da una maxi-foto mezza strappata per aumentare il consenso dell’elettorato e un ultimo raggio di sole autunnale centra il prominente sedere di una splendida ragazza bionda che invita ad acquistare una certa marca di jeans sirene assordanti inquietanti di ambulanze e polizia spaccano cuore e cervello per terra al margine della strada accanto a dei cassonetti colmi di rifiuti un lenzuolo sporco di sangue copre un uomo circondato da agenti e curiosi inizia a cadere una pioggia sottile ossessiva impietosa e gli automobilisti imbottigliati nel traffico della città procedono lenti (clacson e telefonini si confondono in modo irreale) cominciano ad accendersi tutt’intorno le prime luci artificiali
..lo fa velocemente, con ansia,( insomma potremmo dire che rende visibili gli sgradevoli suoni che sentiamo)…è nel centro del caos, ne è coinvolto emotivamente
( si passa le mani sul capo, alza le braccia come per difendersi…); alla fine del pezzo, che coincide con l’apice del caos, l’uomo cade in ginocchio con le braccia avanti e le mani aperte…a questo movimento coincide un tonfo sordo che stoppa ogni rumore …ora una delle luci tonde illumina il bimbo sul banco, l’altra è a perpendicolo sull’uomo al centro della scena che recita:
Non voglio
Non devo affogar
In un mondo di merda
Io voglio
Io devo lottar
Chè il mio cuor non si perda
La luce sul bimbo perde progressivamente d’intensità mentre una voce fuori campo -come un sospiro - dice:
io voglio
io devo lottar
chè il mio cuor non si perda
chè il mio cuor non si perda
chè il mio cuor non si perda…
buio sul bimbo, che scompare alla vista ( lo rivedremo solo al finale); luce in scena; l’uomo si alza lentamente e cammina verso la quinta di destra dove c’è un tizio (che indossa una parannanza bianca) che ha appena portato un piccolo tavolo e lo sta apparecchiando con una allegra tovaglia colorata; sul fondale viene proiettata una diapositiva (o meglio, delle immagini) di una spiaggia deserta e del mare e si sente un lieve sciabordio di onde…
l’uomo in trench inizia:
(IL MARE INUTILE)
Vado verso il mare:
Ostia, Torvaianica,
che spiagge deserte.
Un sole prepotente
Troneggia
Nel cielo limpido
Stanotte ho dormito poco
E mi sento stanco irrequieto…
Il mare è bello anche in inverno
Così gelido e lontano,
ma non mi importa niente,
del mare.
Piuttosto, mi sta venendo fame.
(si rivolge al tipo in parannanza) …che ore sono, per favore ?
tipo con parannanza:
…le undici e cinque…
uomo in trench:
…è presto per mangiare ma è tanto che non mi prendo un mio piccolo spazio e ho tanta fame e molte cose da ordinare…
[PROGETTI DI DELIRIO (necessario)]
1
agosto
mare
spiaggia
solito stabilimento
stanchezza
noia
delirio
passare il tempo
cercare cercare
trovare stimoli giusti
ritmi
energie
nervoso depresso eccitato
impellenza di raccontare
me stesso
(me stesso ?)
poesia
libertà
follia
liberazione
(rivoluzione ?)
fuggire fuggire
la testa mi gira
ironia
autoironia
sane contraddizioni
cibo sesso
paura di che ?
lontano da tutto e da tutti
(monaco prigioniero
asceta emarginato )
scrivere esprimere
sacca da mare
Inferno Dantesco
e penso nuovi progetti
e sono sfacciato
farò come sempre
quei pochi lettori
in fondo son buoni
logorio
ansia
(gran brutta bestia )
indomabile
terribile compagna di viaggio
peggiora con gli anni
in agguato
crudele vigliacca
imprevedibile stramba
2
spiaggia
mare
cabina
ombrellone
caldo
afa
delirio
pensare meditare
vicino la riva va bene
pigrizia infinita
coraggio ci vuole
fiducia
in se stessi
( se stessi ?)
senso di vuoto
punto d’appoggio mi manca
mi sdraio
disagio
nevrosi
inquieti pensieri
aritmie
cibo sesso
mare
le cosce
di quella ragazza abbronzata
le cosce le cosce
(la pelle liscia setata)
ragazza che legge
muove le gambe
le incrocia
le lascia un po’ sollevate
con sensuale noncuranza
le ridistende
sublime ossessione
di getto di getto
dovrei lavorare
scorrendo flusso dell’ansia
dei nervi
dei sensi
con dolorosa impazienza
caos di parole
rischio ?
(oh severi critici letterari
eque giurie togate
candidi professoroni)
prezzo non hanno
poesia
libertà
follia
vorrei abbandonarmi
se fosse possibile
(spazio spazio sconfinato )
e godere godere
godere
liberazione
(rivoluzione ?)
cibo sesso
ribaltamento immorale
nessuna belluria poetica
sorta di pazzo diario
solitudine disperazione
tenera sciatteria formale
progetti progetti
di delirio
delirio
delirio (necessario)
(durante il pezzo il tipo in parannanza finisce di apparecchiare ed è del tutto estraneo alla situazione che evoca la lirica: come se fosse in quel momento, sordo…)
adesso l’uomo in trench è seduto al tavolino e dice:
…a questo punto la domanda è :
il delirio è l’unica possibilità, di questi tempi, per sentirsi liberi da tutto, compresi noi stessi ?
tipo con parannanza:
prima le farei quest’altra domanda : con cosa vuole cominciare ?
uomo in trench:
mi porti antipasto di mare, risotto alla pescatora, linguine all’astice, crema di scampi...la fate bene la crema di scampi ?
tipo con parannanza:
Caspita! (come per dire: “ e certo!)
uomo in trench:
…Spaghetti con le vongole veraci, Timballo di mare, branzino al caviale, insalata al salmone, scampi alla graticola, cotolette di merluzzo, orata al cartoccio, baccalà coi capperi …(il tipo con parannanza segna l’ordine sul taccuino e ogni tanto dice con intonazioni diverse - stupore, meraviglia, ammirazione-: “aspita !”) …per ora va bene così , poi vediamo.. (il tipo fa per uscire)…ah, e un buon bianco.
tipo con parannanza:
un litro va bene ?
uomo in trench:
si, molto bene…ma due vanno meglio…
tipo con parannanza:
aspita ! (ed esce)
( adesso l’uomo è rilassato e guarda il mare , si alza e va verso le immagini sul fondale)
uomo in trench:
….sa una cosa ? …sarà scontato, retorico, ma il mare qualunque sia la stagione, ispira…
tipo in parannanza (voce fuori campo):
dunque lei…è un poeta…
uomo in trench:
diciamo che sono l’amico di un poeta…
(POETA PAZZO…PAZZO POETA… !)
Sono un guerriero,
sono un guerriero,
delle mie doti
non fo mistero.
Sono un grand’uomo.
Sono un profeta.
Sono un eroe.
Ditelo a Zoe
se non è vero!
Chi mi conosce,
sa che son forte.
Riesco a mangiare
fino a sei torte.
Vivo la vita
come un leone.
Dite a Gastone
se non è vero !
Con la mia forza
ne accoppo tre.
C’è da imparare
a stare con me…
Sono sincero.
Dico davvero.
Delle mie doti
non fo mistero.
Sono un grand’uomo.
Sono un eroe.
Sono un guerriero.
Ditelo a Zoe.
Ditelo a Piero.
Loro lo sanno
chi sono io !
Ditelo pure
al signor Pio…
Tutti mi temono
qui nella Villa.
Sono …un gorilla…
…Fermi, che fate ?
Zoe, Piero, Pio…
Non mi legate.
Non mi mettete
anche stavolta
quella camicia !
Stavo scherzando.
No. Non è vero !
Ditelo a Licia.
Ditelo a Lando.
Non son guerriero.
Non sono eroe.
Non son profeta.
Non sono niente…
Fermi, mio Dio!
Solo un poeta
che troppo sente.
Solo un poeta,
forse, son io.
…che ne pensa eh ? che ne pensa ? ( nessuna risposta ) non mi sente ? se non mi sente venga fuori…venga fuori !
tipo con parannanza:
(Esce un momento, pulendosi le mani sulla parannanza) senta, lei ha ordinato pesce per venti persone, io sono solo…se esco fuori lei non mangerà mai !
uomo in trench:
…( con sufficienza) si, vada, vada, tanto la solitudine è il destino… il mio, il suo, il nostro e anche quello del mare !…( poi,quasi con rabbia e manifestando con nervosi maneggiamenti del bicchiere l’imminente arrivo di uno stato d’ansia) tanto, che ci piaccia o no, la solitudine è forse l’unica possibilità che abbiamo per riprenderci il nostro piccolo spazio…si, quello del quale le dicevo prima…e spesso neanche ci basta la solitudine perché ci si ricade, ci si ricade in quella spirale di …malefica velocità corrotta che si è arrogantemente inserita nelle nostre esistenze (gira lo sguardo verso il fondale invaso ora completamente da una luce rossa)
Sul sottofondo di un ossessivo riff di chitarra elettrica, il rumore di una vecchia radio a transistor in cui si cambiano le frequenze fino a trovare una stazione che trasmette chiaramente…
(Il giardino pubblico)
la luce era rossa radiosa e illuminava la città i bambini giocavano festanti nel bel giardino pubblico gli spettatori si erano abituati ad immaginare il sublime l’auto con il cadavere nel portabagagli fu abbandonata in fretta in una via già ben stabilita in fretta per modo di dire alcuni testimoni giurano di aver visto gli uomini dell’auto dirigersi verso un bar affollato e consumare avidamente brioche e sandwich cappuccini e birre altri riferirono invece di averli visti entrare in un lussuoso Emporio dal quale sarebbero usciti soltanto due ore dopo con eleganti abiti di grisaille cappotti di cachemire e fiori rossi all’occhiello ma si sa in questi casi le voci sono tante ed è difficile controllarne la veridicità la gente è comunque indignata lo attestano le continue dimostrazioni e la lunga ondata di protesta le autorità coi loro appelli più volte divulgati hanno espresso la speranza che l’accaduto non si ripercuota negativamente e non disturbi soprattutto il normale svolgimento della vita civile e sociale della popolazione poi il proprietario del ristorante decise di acquistare un nuovo televisore con schermo gigante e di offrire così un ulteriore servizio ai suoi clienti quel giorno il locale era strapieno comitive di giovani famigliole con fanciulli e anziani genitori al seguito gruppi di stagionati amici banchetti di classe matrimoni sui tavoli ben apparecchiati passavano un’infinità di leccornie e sullo schermo gigante che dominava la sala scorrevano rapide immagini dai colori smaglianti in un susseguirsi di fotogrammi da videoclip orchestre e cantanti sfilate di moda partite di calcio spot telegiornali fiction salotti politici a confronto film sulla droga sulla mafia sul terrorismo implorazioni disperate di madri coraggio interviste ad assassini pentiti o in ogni caso cristianamente perdonati talk show e passerelle per tutti sangue e brandelli di carne innocente e lontana la luce era rossa radiosa (cominciano a sfumare la chitarra e la voce fino a zittirsi a “indignata”) e illuminava la città gli spettatori si erano abituati ad immaginare il sublime l’auto con il cadavere nel portabagagli fu abbandonata in fretta in una via già ben stabilita la gente è comunque indignata ….
Le ultime parole le pronuncia, come in uno stato di mesto trance, l’attore in scena):
…intanto era scesa la sera sulla città e le campane scandivano lentamente i loro eterni gravi rintocchi che gelavano l’aria e nel bel giardino pubblico i bambini avevano smesso di giocare da un pezzo…
seguono alcuni secondi di silenzio, poi parte una musica che ha qualcosa di misterioso…ammaliante ; subito dopo il palco è invaso da una luce blu (e, se possibile da un lieve fumo) e cala una velina dietro alla quale appare una figura di donna (danzatrice) di fianco ad un cono di luce; l’uomo in trench si alza e va meccanicamente ad un leggio sistemato dalla parte opposta al tavolino e comincia a leggere
(Il caos e la Piramide)
(Durante la lettura la donna danza e i suoi movimenti si sposano con le immagini evocate dall’opera; prima dell’ultima terzina: buio sul palco, resta solo il cono di luce…)
1
l’altissima Piramide era severa misteriosa spettrale
e fissava impassibile la scena
2
la salvezza si presentò sotto forma di un crick
l’uomo vestito con una minigonna color lilla
riuscì ad afferrarlo e con la forza della disperazione
a spaccare la porta vetrata dai mille colori
che si trovava in fondo al viale alberato
cominciò a correre ad urlare e a chiedere aiuto
inseguito da donne seminude
con stivali anfibi muscoli d’acciaio e folti peli sul petto
passò tra piante e tralicci di ferro e si ritrovò infine
in un’immensa piazza semilluminata con ceri rossastri
circondata da tetri palazzi ingrigiti e spiata da centinaia
di monitor accesi collegati a telecamere
sguardi vitrei
invisibili occhi occulti
intorno all’uomo si formò un esercito di giovani allucinati
usciti in fila indiana da una discoteca sottinterrata
muniti di telefoni cellulari e di radiotrasmittenti
e con l’incarico di controllare che ogni cosa avvenisse
nella massima disciplina e nel più totale ordine
3
l’uomo un ex poeta sulla quarantina
da tempo cercava di capire
come stavano realmente le cose
poi stanco e confuso
aveva tentato l’impossibile fuga
4
uno psicologo psicopatico insieme ad un
sessuologo sessuofobico
erano stati indicati quali possibili mediatori
in seguito cambiata idea venivano scelti
altri tre mediatori
un prete televisivo omosessuale
un critico letterario di tendenza (incerta)
e un cameriere calvo e storpio di una pizzeria
vicino alla stazione laureato in antropologia culturale
presso la facoltà di sociologia ed esperto
di teorie e tecniche delle comunicazioni di massa
una situazione strana complessa indefinibile
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i giapponesi disciplinatamente scesero dal pullman
e altrettanto disciplinatamente ci risalirono pochi minuti dopo
cortesemente invitati a non intervenire
ma volevano soltanto fotografare l’uomo
con la minigonna color lilla nella piazza
inseguito dalle donne seminude con gli stivali anfibi
circondato dai monitor accesi
e dai giovani guardiani allucinati
muniti di telefoni cellulari e di radiotrasmittenti
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quindi le donne seminude coi muscoli d’acciaio
si presentarono minacciose di fronte
all’ex poeta in minigonna
una di loro alta e slanciata
con un bel paio di baffi arricciati
e una grinta militaresca
accese l’ennesima sigaretta
e avvicinatasi all’uomo
gliela spense energicamente sui testicoli
subito dopo con un coltello da macellaio
incurante delle sue urla
lo evirò selvaggiamente
tra le risa isteriche e i gridolini di giubilo
delle compagne che nel contempo
urinavano e defecavano dappertutto
così mentre l’uomo con la minigonna color lilla
giaceva a terra in una pozza di sangue
una musica violenta aggressiva si diffuse nell’aria
i giovani presero a ballare come ossessi
istigati eccitati da percussioni assordanti
quasi una danza dai ritmi tribali
ad essi si unirono
in un clima ormai divenuto soffocante irrespirabile
numerosi agenti di polizia
giganteschi e rabbiosi
arrivati a sirene spiegate con le loro volanti
chiamati per sedare una furiosa maxirissa
tra prostitute travestiti studenti e barboni
e le donne seminude dal petto villoso
iniziarono a fare l’amore tra loro
bramosamente
sporche di sangue e di escrementi
in un groviglio di carni infernale
luci fumi e fiamme dalle tinte accecanti
si sparsero ovunque
migliaia di banconote apparvero
a folate larghe e continue
come sospinte dal vento
e dai monitor esplose la realtà
parole immagini e suoni
deliranti incomprensibili
in quell’immensa piazza di fuoco sospesa nel vuoto
insomma il caos
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intanto una fitta nebbia
lunare respiro raggelato
andava avvolgendo le cose
8
un bambino
intento a giocare nella sua cameretta all’ultimo piano
parlava da solo
dinanzi al televisore spento
complice compagno inerte cieco alla vita
un vecchio
in fondo alla strada
con un cappotto sdrucito e un logoro bastone
s’allontanava
intonando una canzone nostalgica
prima di sparire di dissolversi sfumato nella nebbia
e l’uomo evirato ormai dissanguato
e calpestato da tutti
fu intervistato in diretta
fino all’ultimo respiro
da un inviato speciale
di una popolare trasmissione televisiva
sponsorizzata da una nota marca di profilattici
ultra stimolanti e resistenti
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dopodiché la nebbia
specchio irreale
finì per confondere tutto
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e l’altissima Piramide severa misteriosa spettrale
fissava impassibile la scena
animata adesso da folli ombre indistinte
(Durante la lettura la donna danza e i suoi movimenti si sposano con le immagini evocate dall’opera; prima dell’ultima terzina: buio sul palco, resta solo il cono di luce…)
Al termine, l’uomo in trench, di cui vediamo poco più che l’ombra, si guarda intorno con aria circospetta, dà come la sensazione di qualcuno che lo segue …il suo respiro si fa affannato, si muove a scatti , è indeciso su che direzione prendere ma il cono di luce, muovendosi senza che lui se ne accorga, lo coglie di sorpresa alle spalle inglobandolo e rendendolo pienamente visibile…
L’uomo in trench, come fosse costretto a confessare attacca:
(L’assassino che ride)
forse è l’angoscia
della mia condizione
di latitante;
o, forse,
la consapevolezza frustrata
della mia innocenza.
In ogni caso:
perché dubitate
della mia innocenza ?
Voi polverizzate,
così,
questa specie di
castello tarlato
fatto di seduzioni e profumi,
di emozioni e di umori,
di illusioni, silenzi…
costruito, comunque, a fatica
con logica e follia.
(Chissa’ se le due cose
possono avere
una qualche connessione).
Ma, io, esisto davvero ?
(E, voi, esistete davvero ?)
….. ?…..
A volte mi sento infinito,
a volte nudo,
spesso disperato,
meschino,
solo
e …
Voi mi seguite,
sempre, inesorabili.
Voi, mi seguite.
Sempre …
Così, la mia manovra,
(ma quale manovra ?)
non deve essere sfuggita
se è vero che una telefonata anonima
ha avvertito che c’era un morto.
Il cadavere è stato rinvenuto
(fatalmente)
verso mezzogiorno
in un supermercato superaffollato
tra carrelli stracolmi di carta igienica,
pannolini, scatolette di carne per cani e gatti,
preservativi, salsicce e deodoranti spray …
segno che, l’anonimo,
era stato preciso.
(Preciso ?)
Un delitto che, forse,
potrà risultare
la chiave
per spiegare,
assieme a voi,
i miei tanti misteri.
Mi presenterò al giudice
e chiarirò
tutte le mie ragioni
più segrete.
E, siccome la questione
non è soltanto giudiziaria,
mi sottoporrò
a tutti i test
(anche psicologici)
che i periti riterranno necessari.
Allora, probabilmente.
Probabilmente, allora,
riuscirò a capire.
Eppure, se non ricordo male,
mi era sembrato di aver trascorso
l’intera giornata del delitto
davanti al televisore acceso
a vedere calcio, fiction, talk show e dibattiti politico-culturali
sgranocchiando arachidi, lupini, pasticcini e patatine;
o, forse no …
la giornata l’ho passata,
se non sbaglio,
a fuggire per strade di campagna
sotto la pioggia
inseguito da incubi e cani
fino a notte fonda quando,
svegliatomi d’improvviso,
ho percepito
profondo e gelato
il senso della morte.
Ma …. chi può mai conoscere
la verità delle cose,
la verità di un uomo,
la verità di un … poeta … ?
(Sarò sempre distratto.
Pregherò, di nascosto, in chiese silenziose.
Peccherò sulle strade infangate,
tra montagne di immondizia.
Sognerò fuochi, uragani e cieli sconfinati …)
Perciò, non vi stupite se,
sospettato di essere l’assassino,
venissi fermato e, successivamente,
liberato e diffidato
per il solo reato
di autocalunnia.
Potrei essere un povero depistatore;
o un ingenuo mitomane
aduso a giocare;
o un uomo comune ed eterno
ossessionato da mille paure
e colto da immensi bagliori …
Un poeta, appunto.
Una sorta di intruglio
umano e divino.
A volte infinito,
a volte nudo,
spesso disperato,
meschino,
solo
E, allora,
arrestatemi;
suvvia, che aspettate ?,
arrestatemi e fatemi male;
polverizzate il castello tarlato
della mia mente;
gettatemi in gabbia
come un orso feroce
e giustiziatemi:
sono io l’assassino,
il folle assurdo assassino
di tutta l’umanità !
AhAhAhAhAhAhAhAhAh ! . !
AhAhAhAhAhAhAhAhAh ! . !
AhAhAhAhAhAhAhAhAh ….
……… ? ………
! !
?
luce sul palco; di nuovo mare sullo sfondo; la velina si è alzata e la danzatrice è in scena distesa in bikini e ha un che di provocante; l ’uomo in trench si avvia verso il tavolino…
uomo in trench:
..eeeh, quel mio amico poeta ! Non deve essere facile sentirsi così…..
come dire ?…inseguiti su un asse di equilibrio e incerti sull’esito dell’eventuale caduta: ci si schianterà su un incubo, su una farneticazione o su che altro ?
(si siede; beve un goccio di vino, poi alza la voce per farsi sentire in direzione della quinta ) ma poi, secondo lei, oggi come oggi, un poeta ha un senso ?…
tipo con parannanza (voce fuori campo)
…gliece piace il pepe sulle cozze ?
uomo in trench:
(allarga le braccia sconsolato)…mece piace, mece piace…( riflette) ma si, c’ha ragione lui, oramai che te le fai a fare tante difficili domande, abbandoniamoci e godiamo semplicemente dello spazio che ci siamo ritagliati…accendiamo la nostra vera natura (guarda la danzatrice) …le cosce di quella ragazza abbronzata/ le cosce le cosce/ la pelle liscia setata/ muove le gambe/ le incrocia/ le lascia un po’ sollevate/ con sensuale noncuranza/ le ridistende/ sublime ossessione…
preso come da febbre di passione si alza andando verso la danzatrice la quale, anch’essa si accosta all’uomo; i due si prendono e ballano assieme mentre
l’uomo in trench canta:
(Fuoco, fuoco e … cha - cha – cha !)
Fuoco, fuoco
nei capelli
nel cervello
nelle mani.
Fuoco, fuoco
nelle braccia
nelle gambe
nelle vene.
Fuoco, fuoco …
quanto fuoco !
Tutto quanto
è assai infuocato !
Che gran fuoco
s’è appiccato
nel mio corpo
nel mio cuore
nel mio pene
quante pene
mi procura
questo fuoco
che mi esalta
che mi rende
allucinato
che mi porta
alla ribalta …
Maledetto !
Benedetto ! Questo fuoco
che alimenta
ogni mia
strana mania …
forse è solo
un po’ di febbre …
o un principio
di follia ?
Chi lo sa ?
Comunque sia
devo dir che,
porca l’oca,
questo fuoco
che m’infuoca
è un piacere
averlo dentro
e fa tanta
compagnia …
Quindi fuoco
a volontà :
rumba samba
e …cha-cha-cha
(quasi al termine del ballo la danzatrice con veloci movimenti esce di scena mentre l’uomo in trench ne rimane al centro ultimando le evoluzioni; compare accanto al tavolino il tipo con parannanza)
tipo con parannanza:
è quasi pronto, ci siamo ! …bello, comunque, sto’ balletto…
uomo in trench:
eeeh ? (come a dire : “hai visto, che bravo ?”) ero sicuro che a lei il balletto gli piaceva…però pure i versi….noo ? (spera fiducioso in una risposta positiva)
tipo con parannanza
…ce lo metto il prezzemolo sul baccalà ?
uomo in trench:
(resta attonito per un istante; poi, un po’ contrariato…) ma si, ce lo metta !
(il tipo con parannanza esce)…si fanno tanti sforzi per uscire da una vita imprigionata tra ansia e noia che quando uno riesce a trovare qualche slancio, ci sarebbe bisogno di un incoraggiamento…altro che risposte laconiche…”il prezzemolo sul baccalà !” (poi, col capo rivolto verso la quinta da dove è uscito il tipo)…Guardi che anche alla mia età è importante essere incoraggiati……da quell’ asse di equilibrio se proprio si deve cadere, sarebbe bene finire in un sogno…mi dia uno stimolo, una spinta per cadere in un piccolo sogno…
cala la luce
(si sente una canzone romantica molto ballabile; la danzatrice riappare in scena in abito lungo e si muove sensualmente; entra in scena dopo qualche nota il tipo con parannanza con un piatto di cozze e , dopo aver osservato per qualche secondo la danzatrice, le va incontro e i due ballano insieme; il piatto di cozze “volteggia” con loro)
uomo in trench:
…ecco, a me - per esempio - piacerebbe immaginarla in modo diverso,…vederla capace, tra una portata e l’altra, di parole d’amore…
tipo con parannanaza:
serve il piatto di cozze all’uomo in trench , e dopo qualche altro passo di danza con la donna, interpreta…)
(Penombra)
Vivo nella dolcezza
quando ci sei
e ti guardo
estasiato
carezzo emozionato
tremante
il tuo corpo stellato
bruciante
nella penombra
invisibili fili di luce
misteriosi
ci trattengono con tenerezza
lame solari diluite
sfiorano il tuo viso
di bambina
(temo di perderti)
confusa è la mia mente
turbato è il mio cuore toccato dall’amore
tutte le ansie del giorno
le paure di sempre
infine scompaiono
dentro di te
ti voglio ti voglio
ti vorrei
in ogni attimo
anche dormendo
spero di trovarti
di sentirti
nei miei sogni
e il buio
il buio si fa leggero
e s’accende s’ illumina
per far nascere
la tua immagine
Durante il pezzo, l’uomo in trench guarda sognante la scena gustandosi le cozze. Alla fine la danzatrice esce di scena così come il tipo con parannanza che, uscendo scambia una rapida occhiata con l’uomo in trench; il tipo con parannanza rientra in scena subito dopo e farà avanti e indietro con le portate riempiendo il tavolino di piatti fin quasi agli ultimi versi di” Non calatemi il sipario”; si fermerà poi a braccia conserte accanto all’uomo in trench…
uomo in trench:
…ecco, basterebbe questo, basterebbe insomma, che ognuno di noi riuscisse a tirar fuori quel poco di poesia che nasconde con paura dentro di sé, per dare al poeta la forza di scrivere ancora, nonostante tutta l’assurdità della vita che percepisce…
(Non calatemi il sipario …)
(Osservando un funerale a Carnevale)
Carnevale ! Carnevale !
Sta passando un funerale … !
Sta passando un funerale ?
Carnevale ! Carnevale !
Quanta gente, quanta gente
si ritrova al funerale !
C’è che piange, c’è chi ride,
a un signore duole un dente
e quell’altro sta pensando
che gli scade una cambiale.
Chi scrutacchia nei negozi,
chi ha bevuto molto vino
e parlotta col vicino …
Quanta gente, quanta gente
si ritrova al funerale !
Carnevale ! Carnevale !
Sta passando un funerale !?
Ed intanto, ecco arrivare
dei ragazzi mascherati:
c’è Pierrot Zorro Arlecchino …
come gode quel bambino !
Son felici, elettrizzati,
e si lanciano coriandoli
e colorano di gioia
tutto ciò che li circonda …
miei signori, questo è un sogno,
non c’è spazio per la noia !
Carnevale ! Carnevale !
Sta passando un funerale …
così scuro, così nero …
che mistero, che mistero
questa vita surreale
dai molteplici colori … !
e mi metto ad osservare
sulla scena i tanti attori,
la follia che è nella gente …
mi sto proprio divertendo,
ogni cosa è originale,
che spettacolo stupendo
ci propone questa vita !
Non ci si capisce niente:
tutto è assurdo, incoerente …
E’ un teatro straordinario
che incomincio ad apprezzare ;
or ne son certo, sicuro …
e vi prego, vi scongiuro,
non calatemi il sipario …
non calatemi….il sipario…
(durante il pezzo cadono dall’alto coriandoli)
…alla fine l’uomo in trench guarda con un abbozzo di sorriso il tipo con parannanza - (come descritto,in piedi accanto a lui a braccia conserte) - aspettando una reazione…
tipo con parannanza:
grappa, amaro o caffè ?
uomo in trench ( rigirando lo sguardo frontalmente e abbassando gli occhi; lapidario…):
il conto.
Buio. Si sente le musica gracchiante di un vecchio vinile…
Lentamente cresce la luce sul fondale che, pure al massimo della sua intensità, resta comunque fioca; vediamo il bimbo seduto al banco nella posizione iniziale…ora la luce si allarga e permette di scorgere l’uomo in trench: sta andando verso il bambino che, scendendo dal banco, porta con se un grande foglio che era poggiato sul banco…
L’ uomo in trench prende il bimbo per mano e i due si avviano insieme verso il proscenio…
Sfuma la musica mentre il bimbo mostra al pubblico ciò che è scritto sul foglio (titolo della poesia);
l’uomo in trench interpreta
(Un graffio al cuore)
Un cielo azzurro cobalto
si espande
all’infinito
con nuvole d’argento
gonfie di sogni
Sento addosso
sangue fresco di stelle
e l’aria dolce dell’infanzia
che sprizza pazzi colori
e gioiose scintille
ma…
e’ notte, adesso,
e sto ancora sognando…
notte vuota di stelle
mare buio
cielo lontano.
Un tunnel mi scorre ai lati;
l’asfalto e’ tetro, bagnato,
specchio corroso di quest’Era
odiosa,
malata,
e qualche lacrima,
che non posso trattenere,
scende
preziosa…
Com’e’ difficile,
amore,
fare poesia
oggi
tra finti
gretti
untuosi commerci
che stancano
e graffiano il cuore…
(Ma devo
voglio resistere
reagire
per orgoglio
vocazione
follia…?)
anche se il sole,
ormai,
e’ dietro le spalle
e la penna,
che scorre sul bianco quaderno,
e’ gia’ spuntata…da un pezzo…
Al termine i due ( sempre mano nella mano) si voltano ed escono verso il fondo accompagnati di nuovo dalla musica del vecchio vinile con la luce che “chiude” su di loro.