puBLic # TOILET

di

Giovanni Franci




"PREMIO TEATRALE FERSEN 2003"
Editoria&Spettacolo / teatro F. Parenti, Milano.


Prima rappresentazione:
"Rassegna DOPO PIRANDELLO"
Teatro della Memoria di Milano 
Aprile 2004
Regia: Giovanni Franci



"Dentro questo testo ho nascosto qualcosa
che nessuno vedrà mai,
ma io so che c'è,
sono sicuro che ci sia.
PuBLic#TOILET è, quindi, dedicato alle parti nascoste,
ai pensieri non detti,
ai piccoli segreti,
alla disperazione."
L'autore.




PERSONAGGI:
CARLO impiegato, di estrazione borghese
CELESTE compagna di Carlo
ALBERTO una marchetta
IRENE una ragazza 
SUOR ANNA una suora

n.d.a. Nella prima stesura avevo speso qualche parola in più su ogni personaggio, poi mi è capitato di leggere una frase che per me è stata illuminante, una vera e propria rivelazione, purtroppo non ne ricordo l'autore, ma non è detto che questo non sia un bene, la frase è questa: " il vero segreto per annoiare, è dire tutto." 
E' stato subito amore, un colpo di fulmine, già, come vuole essere questo testo, più o meno, diciamo che mentre lo scrivevo ero costantemente alla ricerca di una testimonianza di pietà, d'umanità, d'AMORE (o una cosa del genere).
PuBLic#TOILET è un gioco al massacro, ma pur sempre un gioco, è inutile dare regole, ce ne sono già abbastanza, bisogna andare avanti, senza mai fermarsi, se si vuole si può anche dare un senso a tutto questo, ma non è obbligatorio, basta che qualcuno, alla fine, vinca!
Ma chi vince, cosa vincerà? E chi perde, cosa avrà perso?
Buona fortuna!



La scena si apre completamente buia, si sente un forte frastuono, come di un aereo che passa, dolcemente alcune luci iniziano ad illuminare la scena, sfiorano lentamente i volti e le braccia dei protagonisti, che sono già tutti in scena bloccati come in un fermo immagine, sembra di vedere un quadro, a partire dalla destra vediamo una ragazza in una posa feroce, ha la bocca ferma in una smorfia e le gambe tese in un passo rimasto mozzato, c'è una suora che guarda la ragazza con due occhi spalancati , un uomo che si sta togliendo la giacca, una donna pronta a prendere la giacca di quell'uomo ed un ragazzo di profilo appoggiato ad una parete.
Siamo in un bagno pubblico.
Quando le luci avranno illuminato tutta la scena, l'azione ripartirà da dove si era fermata, siamo infatti nel centro di una discussione intrapresa chissà quanto tempo fa. Eeeeeeeee Via !



IRENE: …Proprio in un cesso dovevo trovarmi, proprio in un cesso, la sorte non ha limiti nell'ironia della sorte:" Irene, sei nella merda!" sono le ultime parole che mi sono sentita dire, ed eccomi nella merda fino al collo, merda ovunque, solo merda porca puttana, mi chiedo se si possa morire per la puzza di merda, forse a qualcuno è già successo, mi ci gioco la vita che qualcuno almeno una volta da qualche parte nel mondo s'è vomitato lo stomaco per la puzza di merda, per non parlare del piscio, Cristo! Sembra che tutti i cristiani del mondo abbiano pisciato in questo cesso e da buoni cristiani l'abbiano fatta tutti fuori dalla tazza! Merda!

SUOR ANNA: Non credo che tutta questa volgarità possa servire in qualche modo a tirarci fuori di qui, quindi per favore sta un po’ zitta, non fai altro che dire oscenità, da prima, non hai mai smesso…

CELESTE: Non ricomincerete vero?

SUOR ANNA: Ma non la senti che dice? Ma voi come potete sopportare tutta la sua povertà? 
IRENE: (ironica) scusa ti ho disturbato?

CELESTE: E tu smettila! (urla).

CARLO: Celeste lascia stare.

SUOR ANNA: risparmiaci la tua ignoranza! Schifosa!

IRENE: senti come si arrabbia la suoraccia, ci sono superstiti o i tuoi neuroni sono ormai tutti spacciati appesi a una croce?

SUOR ANNA: Padre nostro che sei nei cieli perdonala perché non sa quello che dice.

IRENE: Chi perdona chi? Hai una bella confusione in testa eh? Semmai dovrebbe essere il contrario. 

SUOR ANNA: (continua la sua "preghiera" ) Perdona tutti noi! Oggi ! che aspettiamo il tuo giudizio, perdona questa pecora smarrita, non fare caso alle sue parole, fai finta di non aver sentito!

(Alberto ride, ma non interviene)

IRENE: fammi capire, stai chiedendo a Dio di essere un ipocrita?(ride)

SUOR ANNA: Gli sto chiedendo un favore, gli sto chiedendo di non fare caso a quello che dici, gli chiedo di avere pietà per te, sto facendo tutto questo per te!

IRENE: (guarda in alto) Dio fammi un favore, ascolta bene quello che sto per dirti…Vaffanculoo!

Suor Anna si getta su Irene per tapparle la bocca, Irene si libera dalla suora e si va a sedere su una tazza e si accende una sigaretta, Suor Anna sgrana nervosamente un rosario con le mani, gli altri assistono, chi più chi meno, indifferenti.
CELESTE: Non capisco, veramente non vi capisco; Possibile che dovete urlare e discutere tutto il tempo? Veramente ve lo dico sinceramente con tutto il cuore ( piagnucola un po’ ed è molto agitata / "povera Celeste…"n.d.a.) non vi sopporto più, mi perdoni suora, ma anche lei abbia pazienza, ci illumini con la sua carità cristiana e faccia il suo dovere di suora, non si accanisca così per ogni cosa! (La suora non sembra ascoltare molto le sue parole.)
E Tu ( rivolgendosi ad Irene ) Faresti bene a non essere così scortese e maleducata, e lo dico per te che sei, sì, insomma, che sei una signorina e soprattutto lo dico perché tu per prima ti accorga che quello che dici non lo pensi veramente, i tempi moderni hanno sempre messo brutte parole in bocca ai giovani, sarà sicuramente frutto delle mode libertine o di chissà quale altra diavoleria metallara o come si dice…non è possibile che una signorina intelligente come te pensi certe cose, non è bello ( piagniucola sempre di più ) e soprattutto non è carino…Miseria! Perché ora mi viene da piangere…

(Carlo fa, dietro le spalle di Celeste, un gesto con le mani come se non sopportasse più la sua incontrollata emotività )

SUOR ANNA: E' quello che dicevo prima, hai ragione, è una pecora smarrita e sono stati proprio i tempi moderni a farla smarrire, bisogna saper distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, è difficile lo so, ma il Signore ce lo insegna no? ( Celeste annuisce stringendo tra le labbra un fazzolettino, con gli occhi tutti rossi che brillano di lacrime) Certo non ha mai incontrato, e si vede, persone che l'abbiano illuminata sull'argomento, ma ora che ha incontrato me, dovrebbe almeno accorgersi che è stato il Signore a volere che mi incontrasse, sì proprio così, lo sento, è il Signore che ha fatto sì che io mi trovassi qui perché potessi riavvicinarla alla luce, ed essere di conforto spirituale per voi.

ALBERTO: Niente male come ipotesi, forse un po’ forzata, ma ha il suo perché, no? In fondo se proprio vuoi trovarci un senso…chi meglio di una suora può dare un senso all'impossibile? (sorride)

IRENE: un prete, i preti sono più sensati, le suore non si spiegano nemmeno il buco nero che hanno tra le cosce.

CELESTE: Ti prego puoi evitare?

IRENE: va bene, va bene, sarò più gentile (ironica) Ma se mi permettete vorrei dire una cosa alla nostra sorella auto elettasi paladina dei reietti, te lo dico io come sono andate le cose, se questo tuo Dio esistesse davvero…

ALBERTO: un punto a Suor Anna ! Irene ancora a zero.

(Suor Anna fa un sorriso sornione ad Alberto)

IRENE: Posso finire? Dunque, dicevo che se questo tuo Dio esistesse, Alberto stai zitto, è stato lui a volere che tu incontrassi me, certo non il contrario…

ALBERTO: uno pari!

(la suora lo guarda offesa )

IRENE: Vuoi sapere cosa Dio mi ha detto di dirti? Mi ha detto che dovresti ucciderti con le tue stesse mani, dovresti farlo da sola per non far macchiare un tuo assassino di una colpa inutile, ti dovresti strizzare il collo fino a farti scivolare fuori gli occhi, solo così offriresti all'umanità una testimonianza di gratitudine!

ALBERTO: sorella giochi il jolly!

CELESTE: Alberto, per favore…e voi smettetela!

CARLO: davvero, siete ridicole!

ALBERTO: Ridicoli, Carlo, ridicoli, ci sono anch'io, io sono un maschio ricordi?
SUOR ANNA: vedrai la punizione che ti aspetta quando sarai morta.

CELESTE: ma sorella, cosa dice?

ALBERTO: squalificate entrambe.

Suor Anna non resiste e di nuovo prova ad avventarsi su Irene, cercano di colpirsi sul volto, ma presto Alberto e Celeste le divideranno, ora Irene è in un bagnetto, la suora in un altro, Alberto si è seduto a terra su un lato. Carlo e Celeste parlano fra loro.

CARLO: chissà se riusciremo a riposarci un attimo, certo è difficile, anzi è impensabile, ma se continuiamo così finiremo per impazzire, ci verrà un esaurimento, e poi ti puoi aspettare solo il peggio.
Cazzo, mi chiedo per quanto tempo ancora dovremo restare e resistere chiusi in questa merda di cesso, da fuori non si sente niente, ma guarda come dovevamo andare a finire, ancora non riesco a crederci.

CELESTE: Dai amore, vedrai che se aspettiamo ancora un po’ verrà qualcuno a salvarci, sicuramente sarà stato un attentato qualsiasi, di questi tempi, mica è la fine del mondo come dice la suora, magari tra un po’ sentiremo un rumore così potremmo dare una sbirciatina fuori e vedere cosa è successo.

IRENE: L'uscita è bloccata, forse siamo seppelliti sotto un palazzo, e poi…dimmi la verità, pensi davvero che riusciresti ad uscire fuori a guardare quello che è successo? Ne avresti il coraggio? Dai non essere ridicola e rassegnati all'idea di schiattare qua sotto.
CARLO: Cambia tono quando ti rivolgi a mia moglie, chiaro?

IRENE: wow un vero uomo, ma allora spiegami…perché tu non porti la fede al dito?

CELESTE: come non porti…?…è vero…ma?

(Carlo mostra un attimo di difficoltà, ma recupera spiegando a bassa voce a Celeste di aver messo l'anello in tasca perché l'atmosfera greve del cesso gli aveva gonfiato le dita.)

SUOR ANNA: Io penso che il motivo per cui ci siamo salvati non sia un caso, ovviamente io non credo al caso, bensì credo nella provvidenza, tutto appartiene ad un piano divino…E' Dio che ha voluto salvarci! Ve ne rendete conto?

IRENE: E sempre grazie a Dio moriremo asfissiati dalle tue cazzate e dalla puzza di merda. Ve ne rendete conto? Grazie Dio, questa mi mancava.

SUOR ANNA: idiota.

ALBERTO: Se il fatto che io mi trovi qui oggi, in questa fine del mondo, in un cesso pubblico, fosse colpa di un piano divino, lo capisco, intendo dire che sì…posso crederci, come credo però che Dio non sia stato molto originale nel disegnare la mia fine, anzi proprio per niente; in confidenza…sono una marchetta.

SUOR ANNA: una cosa?

IRENE: è un succhia cazzi a pagamento, e gli piace pure.

SUOR ANNA: Misericordia!

ALBERTO: sì, non nego che molte sfumature, piccole e grandi, del mio mestiere siano piacevoli, ma …come si dice, l'amore scende pure qui sotto, nei cessi, non per essere patetico, ma avvolte lo sento, che mi guarda, lo avverto quando osserva con tenerezza la goccia di saliva che dalla mia bocca cade sulle mie scarpe mentre succhio un grosso uccello nigeriano…

IRENE: che orrore.

SUOR ANNA: ( fa finta di sentirsi male) devo vomitare, è disgustoso, siete tutti già all'inferno!

ALBERTO: Ho spiegato il banale motivo per cui la divina provvidenza ha deciso che io, in questo giorno, mi trovassi proprio in un cesso…facciamo un gioco, ognuno dica la sua ipotesi sul perché si trova qui oggi. Cosa avete fatto, secondo voi, per meritarvi come luogo deputato per la vostra fine un cesso pubblico…tutta la verità, soltanto la verità, nient'altro che la verità!

IRENE: io non credo nella provvidenza ( si accende una sigaretta )

SUOR ANNA: pensi che io mi metta a fare giochetti con un depravato, e che mi metta a scommettere sul piano divino?

CELESTE: No, non va neanche a me, scusate, ma voglio stare un po’ sola.

CARLO: Sì anch'io e basta con queste stronzate ( si ritira da un lato con Celeste)

ALBERTO: Come pensavo. Tutti avete qualcosa da nascondere. 
( si accende una sigaretta e parla tra sé e sé rivolto verso il pubblico )
Fate come volete, ma la verità viene sempre a galla amici miei, se così posso chiamarvi. E' difficile, lo so bene, ma prima parlavate di ipocrisia e di verità e quindi avevo pensato che un gioco del genere non avrebbe potuto creare nessun tipo di problema, ma che, anzi, avrebbe potuto divertirci.
Da un lato però mi sento rassicurato. (sorride ) Insomma, passare l'ultimo tempo della mia vita con gente che non ha nulla da nascondere sarebbe stato noioso, quindi vi ringrazio se dietro e dentro di voi nascondete un segreto, magari una verità atroce che ha segnato per sempre la vostra vita, niente di più emozionante, amo quei momenti della vita che segnano una persona, quelli che magari fanno di te un criminale, un assassino senza pietà, un torturatore emulatore sanguinario…geniale!

( le luci sullo sfondo si abbassano, un unico fascio di luce copre solo Alberto, al centro della scena che parla con tono profetico )

Fuori è notte, o almeno così penso, perché questo mi piace pensare.
La verità sul tempo e sullo spazio non mi ha mai interessato, le verità sulle teste invece sì, Dio mio, che ossessione, leggere i pensieri della gente, questo sì che mi piacerebbe, ma che assurdità.
Non dico mai la verità, ma sono sincero, dico di essere forte e mi si crede; a me basta questo, e tanto soprattutto basta agli altri, che sembrano non ne abbiano mai abbastanza eppure a tutti basta sempre così poco, troppo poco, terribilmente poco.
Che fatica che si fa, e di sforzarsi a capire prima o poi si perde la voglia e ci si abitua, con freddezza, spietata, ma questo non mi interessa, mi dicevo, e tutto rimaneva lì incompleto, informe.
Come razionalizzare la quotidianità e la quotidiana voglia di sopravvivere, un operazione utopica, per usare un termine macroscopico, un tentato suicidio, volutamente tentato, ma volta dopo volta sempre più vicino al volgersi dei fatti, un esame sui propri corpi, un'automutilazione giornaliera per il gusto della disperazione,
come vero e realistico
sentimento di partecipazione.







(Buio totale, forse una musica. PAUSA. Tornano le luci lentamente ad illuminare un lato della scena dove si trovano Celeste, Carlo e suor Anna)

CELESTE: ( si rivolge a Carlo ) mi mancava ora questo mal di testa, porca miseria, non ho niente con me, ho tutte le pillole nel cruscotto della macchina, chi ci pensava che non saremmo mai più usciti da questo cesso? Niente non ho proprio niente, che stupida che sono, una donna dovrebbe avere sempre con sé una borsetta con il necessario, mia madre me lo diceva sempre, sempre!
Inizia a far freddo qui, forse ormai è davvero notte, ha ragione Alberto,
hai sentito cosa ha detto? ( fa un'espressione di stupore ) Come fa a non vergognarsi…non che io abbia niente contro i deviati, ma c'è un limite a tutto, caspita, non dico che bisogna essere tutti esempi di virtù, ma così è troppo…Carlo, ma mi ascolti? Cos'hai? Non hai detto una parola, a cosa pensi?

CARLO: Sono ancora sconvolto, mi pare normale no? 
( a voce bassa come se complottasse qualcosa ) Questa è opera dei comunisti, sono sicuro, c'era da spettarselo. Altro che natura, questa non è una catastrofe naturale, la natura non c'entra un cazzo, oppure sono stati gli ebrei, sta a vedere che è tutta una mossa degli ebrei.
Niente però esclude che possano essere stati i mussulmani, quelli io non li escluderei mai, sono capaci di tutto perché ci invidiano tutto. Ma se loro sono degli arretrati ignoranti è colpa nostra? Potevano evolversi no? Che si aspettavano il progresso su un piatto d'argento? Come gli straccioni stranieri extracomunitari, se proprio devono venire nel nostro paese che si mettano in regola e vadano a lavorare no? Assurdo, non hanno nemmeno rispetto per quelli come me, hanno la pretesa di chiederti pure i soldi…dopo che io ho passato tutto il santo giorno a lavorare, Cristo! E loro lo hanno passato pianificando furti notturni, assumendo prostitute e stuprando poveri bambini innocenti. Ti dicono:" Fate la carità ". Io li sterminerei tutti, ecco cosa farei!

CELESTE: Dai non ti agitare, non è bello quello che dici, bisogna aiutarla la povera gente. Lo so che non è sbagliato quello che hai detto, insomma…i negri ne hanno fatti di crimini, e gli albanesi, quelli poi…, ma non sono tutti così, tanti di loro sono anche delle brave persone, lavorano, hanno una famiglia…certo ci sono posti in cui è diventato impossibile girare per colpa di tutta questa gente extrastraniera, ma anche loro sono figli di Dio no?

SUOR ANNA: Chi i mussulmani? Ma scherziamo? Quelli sono tutti assassini !

CARLO: E' vero, è la loro cultura…glielo insegnano fin da quando sono piccoli, lo dicono anche gli speciali in tv, anche quella scrittrice famosa l'ha detto, ci siamo fidati troppo ed ecco come ci siamo ritrovati. Andavano sterminati tutti te lo dico io.

CELESTE: magari ripuliti non sterminati.

IRENE: mi chiedo come una persona possa ridursi come voi, me lo chiedo da sempre…

SUOR ANNA: Ecco, ora ce lo dice lei come ci dovevamo ridurre, hai qualche suggerimento?

(Calro e Celeste ridono )

IRENE: Eccome, io un rimedio ce l'ho… ( tira fuori dalla borsetta una pistola e la punta contro di loro)

CELESTE: Mio Dio…una borsetta! Hai qualcosa per il mal di testa…Ma quella è una pistola? Vera?

IRENE: non sono sicura se dare la morte a dei morti sia poi così utile, sarebbe utile se vi somministrasse da soli una bella dose di veleno, bella pesante per non dare troppo fastidio con i vostri lamenti, ma so che vi chiedo troppo, per voi sarebbe un gesto troppo nobile, addirittura anacronistico.
Ai miei genitori questo favore ho voluto concederlo, la scelta gliel'ho data, ma già sapevo la risposta, quindi ho dovuto farlo io.

CELESTE: Stai scherzando?

(Suor Anna si è nascosta dietro a Carlo )

CARLO: Certo che scherza, si atteggia da bambina cattiva e non si accorge quanto è ridicola, ma sentiamo…perché li avresti uccisi? Papà ti metteva le mani sotto la gonnellina per caso? E la mammina che ti ha fatto?

IRENE: vedo che non mi hai seguito, ti ho detto che erano già morti, solo che non sapevano di esserlo, lo so che è una frase fatta, ma si può vivere di banalità no? Tu lo sai bene. (Tira fuori due dentiere e le lancia per terra ) Questo è un ricordino.

SUOR ANNA: Dio mio tu sei un'assassina, toglietegli quella pistola! Non continuare a fare del male, pentiti e abbi pietà di noi! Abbi pietà di noi!

IRENE: ti rivolgi a me come fossi un Dio? Ci vuole poco per diventare un Dio con te, basta solo metterti un po’ di paura. Tranquilla suoraccia non sarò io ad ucciderti. Ora lo propongo io un gioco, capito frocetto ? ( verso Alberto ) Questa pistola la lascio qui (la mette per terra al centro della scena ) chiunque senta il bisogno di usarla, magari su se stessi, può farlo.

CARLO: Cazzo, non solo dobbiamo resistere chiusi qui sotto, dobbiamo pure sopportare i giochi idioti di una matta assassina drogata e di un frocio!

ALBERTO: Giusto! A proposito di froci…non vorrei che ore vi foste dimenticati del mio gioco, nei giochi c'è sempre bisogno che qualcuno apra le danze, come dire, bisogna dare un incentivo e pare che raccontarvi io per primo il perché oggi mi trovi proprio qui non sia bastato, allora vi racconto il perché del nostro maritino ideale, patriottico tendente xenofobo con una vera indole da camerata…Carlo!

CELESTE: ma che sta dicendo ?

ALBERTO: Sai di cosa parlo? Parlo di noi, Carlo!

CELESTE: Cosa?

IRENE: ( ride ) Vai avanti !

(Carlo si avventa su Alberto e gli da un pugno sul viso, Alberto cade a terra e Celeste cerca di frenare la rabbia di Carlo )

CARLO: Io ti ammazzo schifoso!

ALBERTO: Anche al nostro Carlo piace la mia bocca, eccome se gli piace, ci corre dall'ufficio di corsa per scaricare la sua giornata faticosa nella mia bocca, sempre ben attento a sfilarsi la fede dal dito.

IRENE: Ecco perché!

CELESTE: Non è vero! Vero? Vero?

ALBERTO: E' vero, come è vero che io non volevo neanche più essere pagato, perché anche al mio cuore capita di non farcela, ci avevo messo tutta la buona volontà, ma non c'è scampo per nessuno, scopare è normale! Amare è normale! Siamo tutti condannati.

CELESTE: (verso Carlo ) Voglio saperlo da te. E' vero? Rispondimi Cristo!

CARLO: Ma come puoi credergli, non lo vedi che è pazzo, pazzo completamente, ha voglia di divertirsi a nostre spese, vuole vendicarsi con noi perché noi siamo normali e lui è un diverso, è invidioso di te e di me perché noi abbiamo una vita normale e…e lui non potrà mai averla una vita normale!

( Alberto tira fuori dalla tasca una carta di identità e la passa nelle mani di Celeste )

ALBERTO: Tieni, questa è tua, ce l'ho da una settimana, è caduta dalla tasca di tuo marito…anzi, perché mentire. L'ho rubata, una settimana fa mi ha portato a fare un giro in macchina, io l'avevo intravista nel cruscotto e avevo capito che doveva essere tua, quando Carlo è sceso per fare benzina io l'ho presa per vedere come eri fatta, ma non ho fatto in tempo, lui è tornato subito in macchina perché l'automatico non prendeva le banconote, allora io per non farmi vedere me la sono infilata in tasca. E l'ho tenuta con me. Poi gliel'ho detto e mi ha dato appuntamento qui per riprendersela.

CELESTE: Ecco perché non volevi che ti accompagnassi qui in bagno…mio Dio ( arretra con le mani sulla bocca, è sconvolta )…mi Dio…

(Carlo è rimasto dritto in piedi con lo sguardo fisso, si china velocemente a terra, afferra la pistola, torna in piedi se la porta alla tempia, nessuno si muove, sono tutti impietriti )

CARLO: (verso Alberto ) Avvicinati a me. ( Alberto fa per alzarsi in piedi ) Non alzarti! (urla) Devi strisciare fino a me, non voglio farti niente, ma devi fare quello che ti dico, se no mi sparo. Mi sparo!
(Alberto arriva fino ai piedi di Carlo, Carlo con una mano si abbassa la zip dei pantaloni, con l'altra tiene sempre la pistola puntata sulla tempia.) Prenditelo in bocca! Fai vedere a tutti di cosa sei capace!
(Alberto comincia a singhiozzare violentemente) Vuoi che mi spari?

ALBERTO: noooooo ( e piange )

CARLO: Allora prendilo dai ! Dai! (urla)

(Alberto avvicina sempre più la testa verso la patta dei pantaloni aperta, Carlo con una mano gli afferra la testa e se la porta tra le gambe e la tiene premuta )

CARLO: ( fa un forte singhiozzo, come un grido strozzato e si spara un colpo in testa, cade all'indietro con la testa di Alberto ancora tra le gambe.)

SUOR ANNA: (urla ) Dio ! Dio ! Perché ci hai abbandonati!

(Alberto soffoca il suo pianto urlato tra le gambe di Carlo, Celeste si è chiusa in uno dei bagni. Irene aiuta Alberto a rialzarsi ed insieme cercano di portare il corpo di Carlo in un bagno, Alberto si leva la maglietta che indossa e la mette intorno al capo di Carlo. Intanto suor Anna sta recitando un Padre Nostro)

(Le luci si abbassano sempre di più…buio. PAUSA le luci tornano lentamente, su Alberto e Irene che sono accanto a Celeste davanti alla porta del bagno dove è stato chiuso il corpo di Carlo.)

CELESTE: ( parla con la testa sulla porta del bagno, spalle al pubblico) Non mi hai mai fatto sentire intelligente. Mai !
So di non esserlo mai stata veramente, me lo ha impedito tutto, tutto ogni giorno, dovevo tenere gli occhi… ( Si porta le mani sugli occhi ) potevo solo dire di sì, sì, sì a tutto, tutto quello che mi dicevano fosse giusto e no a quello che gli altri mi dicevano…sempre gli altri sono stati importanti, io mai, mai che io abbia fatto una cosa in cui credevo…di cui potevo esserne fiera, anche tu…ho imparato ad amarti, ma non l'ho mai fatto col cuore e neanche tu, ma allora perché? Eppure come avrei voluto amare qualcuno nelle notti in cui non c'eri, quando i miei seni piangevano latte. Stringermi al petto del mio uomo, l'uomo che amavo e che avrei amato per sempre.
Invece tu eri quello giusto per me come io ero quella giusta per te. E chi lo ha deciso?
Io non ti volevo, te e la tua famiglia mi avete fatto sempre vomitare, io mi vergogno della casa che ci ha dato tua madre mi capisci?
(prende a pugni la porta)
Io mi vergogno della mia vita.
Ma per questo non c'è rimedio.
( Prende la pistola rimasta a terra e avvicina il suo volto a quello di Irene che accenna un passo indietro, ma Celeste le infila una mano tra i capelli avvicinando le sue labbra a quelle della ragazza. Si baciano)
(verso il corpo di Carlo )Il mio unico rimpianto, adesso, è di non essere stata io ad ucciderti.
(Apre la porta e spara alcuni colpi sul corpo di Carlo, Irene e Alberto si allontanano)
Io mi vergogno della mia vita.
(urla) Dio. E'. Morto !
(si spara)

VOCE FUORI SCENA: Non ci sono troppe ragioni, la ragione non c'entra, qui si muore per amore, un ultimo piccolo sacrificio prima dell'ultimo respiro, in fretta, sempre più in fretta, attenti a non tralasciare niente nell'ultimo testamento. Nessuna pietà, la pietà non è prevista.

(suor Anna in un è in un angolo che dondola su se stessa come impazzita, Irene e Alberto sono rimasti fermi in piedi, la scena rimane piena di silenzio per un po’)
(All'improvviso…)
IRENE: (Urla, è in preda al panico) Mia madre l'ho uccisa perché da piccola non mi faceva fare la cacca, mi tappava il buco del culo fino a farmi sentire male. Io ero cattiva e lei soffriva! Era già vecchia quando mi ha partorita e papà l'ha abbandonata per una tettona più piccola di me, certe cose non si fanno ad una bambina, dovevano pagarla, magari ora si aspettava che fossi io a pulirgli il culo quando si caca addosso. Li ho fatti fuori tutti e due, ma non mi viene da piangere!

ALBERTO: Bsta ! Non me ne frega un cazzo dello schifo! La vita è orrenda, la vita è orrenda, la vita mi fa schifo!

IRENE: Io volevo essere felice, davvero! Volevo essere felice (piange e abbraccia Alberto) ma perché non si può, io davvero, non ci riesco, non so come si fa!

(Alberto porta il viso di Irene contro il suo e si baciano )

ALBERTO: non abbiamo scampo, non siamo capaci di amare è questa la verità, non c'è ragione per continuare. E' come se non fossimo mai dovuti nascere, non c'era nessuno ad aspettarci qui. Ce ne siamo accorti troppo tardi.

(Alberto si scosta da Irene, va a recuperare la pistola e si infila la canna in bocca.)

silenzio

IRENE: (rimasta ferma dov'era, trema come una foglia) Alberto aspetta… Non lasciarmi sola ho paura. 

(Alberto strizza gli occhi aspettando che il coraggio gli faccia premere il grilletto, ma… )

silenzio

ALBERTO: non ce la faccio, tutto questo è troppo per me, non ce la faccio.

Silenzio, rotto da qualche mugolio

IRENE: aspetta…( tira fuori dalla borsetta quattro bustine di carta , una siringa, un cucchiaino e un accendino. ) Togliti la cinta dei pantaloni e stringitela sul braccio. Con questa avevo deciso di morire io, è un'overdose assicurata, fidati, non te ne accorgerai. Io credo di farcela con la pistola, non preoccuparti.

ALBERTO: (si è stretto la cinta al braccio ) E' il regalo più bello che abbia mai avuto. ( si siede accanto ad Irene che sta preparando l'iniezione )

(suor Anna si avvicina ai due ragazzi, si inginocchia accanto ad Alberto e gli prende la testa tra le mani, Irene ha finito, da un bacio ad Alberto e gli fa l'iniezione, il ragazzo lentamente si lascia andare e appoggia la testa sulle ginocchia di suor Anna che gli da un bacio sulla fronte e piange.)

SUOR ANNA: vedrete che sarete felici dall'altra parte…qualunque cosa ci sia, sarete felici.
( Parte una canzone* Irene canta sopra le parole)

You saw me cryng, but you didn't want to look.
You heart me hearting, but you didn't want to listen.
This could have been something
This could have been realy something…

(si spara alla fine della canzone, mentre le luci sono scese fino al buio)

PAUSA

(un unico fascio di luce illumina suor Anna rimasta a terra accanto al corpo di Alberto)

SUOR ANNA: Quanto silenzio. Questo silenzio.
Questo è il silenzio, fatto apposta per bisbigliare una preghiera.
(pausa)
Io la verità l'ho scoperta così, tutta d'un fiato, ed ora posso solo essere ridicola, già, ridicola, se confesso a Dio onnipotente che ho peccato…sì, ho amato Dio perché avevo paura delle persone, questo è il mio peccato, quanto sarebbe stato più bello il contrario…ho corrotto tutta la mia vita in nome di Dio ed ora…posso solo essere ridicola, come sono ridicole le mie parole, queste parole che cadono nel vuoto, totale, miracoloso.
Ora che non può più ascoltarmi nessuno dedico a Dio la mia voce, questa voce che non è mai stata mia, che non mi è mai appartenuta, veramente. Io aspetterò. Non sarò io a togliermi la vita, voglio essere ridicola fino alla fine, sarebbe incoerente con tutto quello che c'è stato prima se ora io mi somministrassi da sola la morte…è peccato vero?
Vero? Non rispondi…nemmeno adesso rispondi, ma io aspetterò che sia tu ad uccidermi, voglio vederti in faccia mentre lo fai. Porco! 
Nemmeno la mia è stata una scelta (urla ) Non sono stata io a volermi coprire di ridicolo! ( si strappa via il busto e rimane a seno nudo) Porco Dio ! ( balbetta un po’ ) Porco Dio. Dio . Dio.
(pausa)
Non ci si può permettere di essere fragili, io volevo servire a qualcosa, volevo poter insegnare qualcosa, ma cosa e a chi?
Non c'è mai stato nessuno che si fosse degnato di ascoltarmi, ero solo ridicola, di chi è allora la colpa?
(pausa)
Io sono un essere umano ma non conosco di quale storia faccio parte.
Io sono un essere umano, ma di me non so raccontare nulla.
E' come se non fossi mai esistita.
Come se avessi dimenticato tutto.
Chi è che devo perdonare e di cosa dovrei perdonarlo, dov'è che va cercata la pietà, la misericordia?
( prova a bestemmiare di nuovo, ci riesce a malapena balbettano) Porco Dio!
Bugie, bugie, bugie.
Le parole corrompono, sono piene di bugie.
Aspetterò qui la mia fine, in fondo non è così difficile sopportare.
E' tutto finito. È tutto finito.
PAUSA
Agnello di Dio
Che togli i peccati del mondo
Abbi pietà di noi
Agnello di Dio
Che togli i peccati del mondo
Abbi pietà di noi
Agnello di Dio
Che togli i peccati del mondo
(piccola pausa )

(urla ) Dona ! A noi ! La Pace !

VOCE FUORI SCENA: O Signore non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato.

BUIO

FINE


* la canzone è FEELA dei LAMB tratta dal disco LAMB