PUFF!!

Commedia in tre atti di

Antonio  Sapienza


Un misterioso sodalizio, la dolce morte, una “risurrezione”, e un’ indagine impostata sul fiuto investigativo, sono gli ingredienti di questa commedia, spesso surreale, ma sotto alcuni aspetti specchio di un  grande problema etico.

Personaggi:

Antonino Triaca……………………………………….……………. ex meteorologo;
Gianluigi Pergola………………………....Avvocato penalista e Presidente Cenacolo;
Mimmo Formica…………………………………Possidente, e cerimoniere Cenacolo;
Letizia Crisafulli…………………………………………………Segretaria Cenacolo;
Giorgio Aragona, ginecologo………………………………..….soggetto da “trattare”;
Conny Demenza……………………………………………………presentatrice T.V.;
Maresciallo CC Trovato………………………………………………….investigatore;
Pinuzza Amantea…………………………............…………..………………….P.M.;
Appuntato  Pera  Salvatrice  ……………....   collaboratrice del maresciallo Trovato.

E, inoltre, varie comparse di ambo i sessi.

 
Atto  I

Sulla scena nuda vi sono state portate delle poltroncine e un sofà. A parte vi è una vetrinetta contenente degli oggetti vari.
All’apertura del sipario, musica adatta, al buio, entra in scena Mimmo, che apre una grande finestra, la spalanca per arieggiare la stanza. Un minuto dopo entra Letizia.

Letizia- Ciao Mimmo. (e va a sedersi in una poltroncina)-
Mimmo- Ciao Letizia.-
Letizia- Come ben sai, oggi si dovrà trattare il prof. Giorgio Aragona, nostro adepto da dieci anni. Ma prima d’iniziare la cerimonia, il Presidente deve introdurre un nuovo aspirante adepto.-
Mimmo- E chi sarebbe?-
etizia – Un certo Antonino Triaca, ex meteorologo, vedovo.-
Mimmo- E chi lo presenta?-
Letizia- Giorgio Aragona, il quale, naturalmente, garantisce per lui e sarebbe il suo subentrante.-
Mimmo- E gli altri che cosa hanno detto?-
Letizia- Hanno acconsentito all’unanimità. Giorgio è indiscutibile, e il suo tumore è ormai allo stato avanzatissimo…per cui…-
Mimmo-Si, questo lo so bene. Ma io mi riferivo al nuovo aspirante adepto. Tu che ne pensi?-
Letizia- Che se va bene per il Presidente, va bene anche per me.-
Mimmo-  E allora anche per me.-

Entrano in scena il Presidente Pergola, Tonino Triaca e Giorgio Aragona. Il presidente è un bell’uomo di età tra i sessanta e i settant’anni; veste elegantemente; si nuove con disinvoltura e parla in modo impeccabile, sia nella dizione che nell’esposizione.
Tonino è un settantenne che una volta doveva essere un bell’uomo, ma che allo stato attuale è dimesso, trascurato nel vestire, aspetto mite, ma dagli occhi traspare una viva intelligenza.
Giorgio Aragona, è anche lui settantenne sofferente perchè malato terminale.

Gianluigi Pergola-  …Sa, faccio l’avvocato penalista di professione e il politico per diletto – infatti sono stato deputato per una legislatura alla Camera dei Deputati, deputato regionale, e alto dirigente del mio partito. Mi permetta di non nominare, per discrezione, qual è il mio partito. -

Poi, rivolto ai presenti

Gianluigi – Buongiorno signori, vi presento il dottor Triaca- amico di Giorgio- che lo ha accompagnato qui, in questo giorno speciale. Dottore questi amici sono Mimmo, padrone di casa (Mimmo inchina la testa), e Letizia, la nostra segretaria.
Mimmo – Buogiorno.-
Letizia- Piacere, (e gli stringe la mano, imitata da Mimmo) Vieni Giorgio ( prendono sottobraccio Giorgio che fa fatica a camminare e lo fanno sedere)
Gianluigi – Giorgio, fai pure, accomodati.-
Giorgio – Si, grazie. (sedendosi  sulla poltroncina)-
Gianluigi- Bene. (poi rivolto a Tonino) Come le stavo dicendo, ho fatto una vita da libertino, come, credo l’abbia fatta chiunque abbia avuto la fortuna d’aver sfondato nella sua professione e nella vita. Purtroppo, non ho avuto la medesima fortuna in famiglia. Mia moglie mi ha lasciato vent’anni fa perché, mi disse, che era stufa dei miei tradimenti. Ma non fu quello il vero motivo… il motivo fu perchè lei aveva perso la testa per un  mio tirocinante, col quale se ne andò in Francia. E ormai sono anni, anzi quasi due decenni che non ne ho più notizie. L’ultima che mi arrivò fu quella che i due innamorati avevano aperto una profumeria a Marsiglia. Dopo basta. Non volli più saperne, nel bene e nel male. Per fortuna non abbiamo avuto figli.
Come vedrà, in fatto di fallimento matrimoniale, in questo Cenacolo siamo in tanti, e, quindi, in buona compagnia. ( poi fa una breve nervosa risata e continua)
Ma, da qualche anno la mia vita ha preso un’altra china. Mi venne un attacco cardiaco, durante un’udienza, mi portarono in ospedale, e, dopo le cure del caso, mi applicarono un peacemaker, col quale convivo…abbastanza bene, per la verità.  
Dottor Triaca, questo Cenacolo è quasi come una corte dei miracoli, ma quello che ci accomuna è il desiderio di libertà, unito all’avversione verso la sofferenza. Sofferenza che ci è imposta da questa società bigotta e conservatrice, da una religione dogmatica, e da un codice penale che non dà scampo a chiunque resti impigliato nelle sue maglie. E io, professionalmente, ne so qualcosa.
Noi, superficialmente, pensiamo che sia soprattutto la sofferenza fisica la più intollerabile, ma quella morale è la più subdola, perché è quella che non si espone pubblicamente, che ci tratteniamo dentro di noi e che ci spinge, a volte alla disperazione.
Alla luce di ciò, abbiamo deciso, fondando e poi aderendo a questo Cenacolo, di risolvere tra di noi la questione in discussione.-
Tonino- (portandolo a parte)  Mi scusi, ma non capisco…Giorgio non mi ha parlato di questo cenacolo e dei suoi fini. E io, per delicatezza dato la circostanza, non ho fatto troppe domande. Ma adesso, mi sento in imbarazzo…-
Gianluigi.- Ma come? Giorgio non le ha detto nulla del trattamento?-
Giorgio – No. (Fa un cenno come dire: lascia perdere)
Tonino- No. (guarda Giorgio e Gianluigi) Ma che cosa devo sapere?-
Gianluigi – Ho capito, ci devo pensare io ( riflettendo) Adesso credo che  le debbo dare delle legittime e dettagliate spiegazioni… a posteriori, se me lo permette.-
Tonino- Faccia pure.-

Gianluigi prende Tonino sottobraccio e lo fa accomodare nella poltrona, mentre egli, come per deformazione professionale, resta in piedi, passeggiando nella stanza.

Gianluigi - Carissimo amico, mi permetti di chiamarti Tonino?-
Tonino - Ci mancherebbe che non lo permettessi. Vai avanti Gianluigi.-
Gianluigi- Grazie, amico mio. Vedi il nostro sodalizio, o Cenacolo, come pomposamente lo chiamiamo noi, verte su un concetto fondamentale: l’assoluta libertà di pensiero e d’azione dei nostri- diciamo così – soci; ma sarebbe preferibile chiamarci fratelli, o meglio: adepti.-
Tonino - Gianluigi, stiamo parlando, per caso, di massoneria?-
Gianluigi -No, macchè, parliamo di qualcos’altro di più alto: di etico, di fiducia reciproca, di riservatezza che sfiora il giuramento...-
Tonino - Ahò, Gianluì, non sarà mica mafia?-
Gianluigi - No, no, non equivocare, anche se credo che il mio incipit ti possa portare all’equivoco. Ma vedi è difficile spiegare a un – come dire – a un estraneo quello che siamo, senza scoprirci anzitempo più del necessario.
La prenderò da lontano, se me lo permetti e cerca di scusarmi qualche citazione ( e, da grande del foro, fa una pausa ad effetto, poi riprende)  Da quello che mi ha detto Giorgio, tu sei una persona assai colta e che hai fatto studi classici, quindi mi sarà facile partire dalla filosofia.-
Tonino -Parti pure.-
Gianluigi - Grazie, da Socrate, se mi permetti.-
Tonino - Prego, prego (lo ascolta a bocca aperta, aspettando di capire dove andrà a parare quel gran parlatore).-
Gianluigi - Allora Socrate nel momento cruciale del processo disse ai suoi giudici, che lo accusavano di corrompere i giovani ateniesi: So che mi aspetta una condanna a morte - per qualcosa che voi considerate un reato, mentre io penso, invece, che sia stato un atto molto utile alla città e agli ateniesi- ma non importa. Ora, di fronte a questa possibilità, mi sostiene una ferma speranza, che sia un bene per me l’esser mandato a morte. Infatti è inevitabile che ci siano due alternative, o che la morte privi del tutto ogni forma di coscienza, o che da questa ci si trasferisce in qualche altro luogo della terra. Perciò se la morte toglie coscienza e assomiglia a quel sonno, che qualche volta non è neppure disturbato dalle visioni dei sogni, e ci porta la quiete assoluta, allora- o dei benigni- la morte è veramente un bene grande.
Quanti giorni possiamo vivere ancora noi mortali, che siano preferibili a una notte così? E se quella notte sarà simile per l’eternità, o il resto del tempo a venire, chi potrà essere più felice di me?
Se invece è vero quello che si dice, che la morte è migrazione verso gli spazi in cui abitano i trapassati, allora, per me, la felicità e molto più grande. Un viaggio come quello a voi sembra una cosa da poco? Quanto veramente voi lo terreste in giusto conto, se vi fosse consentito di poter parlare con Orfeo, con Museo, con Omero, con Esiodo? Per me, se questa fosse una cosa possibile, io vorrei morire tante volte, per vedere coi miei occhi quello di cui parlo. Ma, per voi, questo mio parlare sono solo ciance e, credo che ormai sia tempo di partire da qui, io per morire - e voi per vivere.
Detto ciò, affrontò serenamente la morte bevendo la cicuta in  compagnia dei suoi amici.-
Tonino - Bella citazione e magnifica esposizione, ma non capisco ancora, dove, vuoi andare a parare.-
Gianluigi- Dove? Nella verità, se ne esiste una. Ma poi mi limito a vagare tra i miei pensieri per trovare quello giusto- perdonami.
Allora, come sostengono alcuni, Socrate considera che la condizione migliore per l’uomo, sia quello di non essere mai nato. Poiché egli vede la vita come una malattia, per questo egli dice nell'ora della sua condanna di dovere «un gallo a Asclepio” - che, come ben sai, era il dio della guarigione - e quindi Socrate gli deve un sacrificio, perché il dio l'ha liberato, l'ha guarito dal male della vita dandogli la morte.
Nietzsche, infatti, nel crepuscolo degli dei, sostiene, giustamente che è stato Socrate a voler morire, non fu Atene, tramite i suoi giudici, a somministrargli la cicuta.
E qui si arriva al discorso del suicidio. Non ti vorrei tediare con grandi citazioni: C’è chi lo considera un morbo, chi un atto d’amore. Qualcuno ancora, sostiene che non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi, mentre qualche altro dice che bisogna amarsi molto per uccidersi. Ora dimmi, la disperazione, la sofferenza morale, la mancanza di via d’uscita, il dolore fisico, sono argomenti tali da presumere che un atto d’amore possa por fine a tali mali?
Tu, cosa ne pensi?-
Tonino – Io? Beh, credo che ci sia molto di vero nel discorso di Socrate, e che possa essere valido anche in questi tempi moderni. Certo, la disperazione spesso è insostenibile senza un solido sostegno morale…e io ne so qualcosa.-
Gianluigi – Hai avuto…un’esperienza diretta?-
Tonino- Direttissima, mia moglie è  morta a causa di un tumore.-
Gianluigi – Mi dispiace, veramente…(facendo il viso triste) ed ecco che il nostro Cenacolo entra nel vivo della sua funzione: alleviare la sofferenza, sconfiggere il dolore, aiutare i disperati… e tu sai cosa sia…-
Tonino – Lo so. Li aiutate con la droga?-
Gianluigi - No, con un’azione definitiva. -
Tonino- Di definitivo, non c’è che la morte. –
Gianluigi - Bravo!-
Tonino - Ma…ma… come sarebbe a dire…la morte? Come? Chi lo stabilisce? E Dio?-
Gianluigi - Tonino, ti prego, lasciamo stare Dio, ovunque si trovi.-
Tonino - Si, va bene, ma tu parli di morte come se fosse una teoria da esporre, ma invece, credo…(poi, come se avesse una rivelazione) oppure  c’entra col vostro Cenacolo?-
Gianluigi - Oppure.-
Tonino - Oh Dio, e come?-
Gianluigi - Magari col suicidio...-
Tonino - Suicidio? (incredulo)-
Gianluigi -O eutanasia…chiamalo come vuoi.-
Tonino - Ma il suicidio come si giustifica moralmente?-
Gianluigi - Disse qualcuno: Quando una persona rimane intrappolata in un palazzo in fiamme, secondo te, non si getterà dalla finestra?  E io aggiungo: e se uno di noi rimane intrappolato nel proprio corpo per una malattia simile al fuoco di un palazzo, non si butterà dalla finestra per porre rimedio all’atroce morte?-
Tonino - Il suicidio…(un pensiero espresso ad alta voce).-
Gianluigi - Il suicidio, finchè non si prova, è un mistero, ma nel dubbio, chi ci si asterrebbe? - dicono i saggi.
Per procedere all’eliminazione della sofferenza- come già ti dissi a proposito di Socrate - bisogna sfidare le remore e gli impedimenti di questa società, quindi, ovviamente, dobbiamo provvedere noi stessi alla bisogna.
Quindi non ti meraviglieresti, se per caso qualcuno di noi, avesse bisogno di essere aiutato a non soffrire più - senza creare scalpore e fare sbrodolare di paroloni giornalisti, opinionisti, preti e magistrati – ad andandosene in silenzio, in punta di piedi, senza clamore, aiutato da amici sinceri che lo consoleranno e lo conforteranno nel suo percorso di lasciare questa terra.
Ora noi soliamo incontrarci, una, due volte all’anno, e stabilire, secondo le richieste, chi di noi debba essere aiutato a fare tale passo, tenuto conto dello stato di salute fisica e psichica in cui versa il richiedente, e quindi decidere la data in cui dare corso all’evento.
La scorsa volta abbiamo individuato, tra coloro che si candidavano, il nostro amico dottore Aragona.
Il nostro caro Giorgio- che ti avrebbe, come dire? ti avrebbe segnalato suo sostituto- ha deciso che sia giunto il suo momento per essere “trattato”: ha avuto la nostra approvazione, e si è preso tutto il tempo che gli occorreva per prepararsi all’evento, quindi ci ha chiesto di procedere, e noi abbiamo convocato gli amici del Cenacolo, perché l’assistano. Abbiamo quindi provveduto ai preparativi necessari per il rito del passaggio. Tutto è pronto.-
Gianluigi- Giorgio, come ti senti?-
Giorgio – Da schifo, grazie.-
Gianluigi – (guardandosi attorno per ricevere gli sguardi dei presenti) Se vuoi procedere, o se vuoi aggiungere qualcosa di tuo gradimento, oppure se vuoi soprassedere, alzati e dillo. (Giorgio fa un  cenno come dire: è una parola)-

Nella stanza piomba un silenzio assoluto. I presenti quasi non respirano. Tonino crede di assistere ad un film dell’orrore hollywoodiano. Ma non è una finzione, quelli parlano e stanno agendo  sul serio, quindi prudentemente… si mise a guardarsi le sue scarpe.
Dopo due minuti che sembrarono anni luce, Giorgio Aragona si alzò faticosamente.
Giorgio - Sono pronto. –
Gianluigi fa cenno a Formica di procedere. Mimmo esce dalla stanza, e ritorna poco dopo, spingendo al centro del salotto una specie di triclinio, o forse è una barella ospedaliera adattata. Esce nuovamente e torna subito dopo reggendo tra le mani un piccolo vaso in terracotta.

Gianluigi – (a Tonino, sottovoce) Questo vaso fu trovato dai contadini, in una delle tombe elleniche, di cui è ricca questa proprietà di Mimmo. E i suoi lavoranti gliela consegnarono  in quanto, oltre che essere il proprietario del fondo, e anche il notabile della contrada. (intanto  entrano in scena quattro comparse, salutando i presenti con un inchino, e si pongono accanto a Giorgio) Tonino, questi sono altri adepti, te li presenterò dopo, se sarà il caso…Benvenuti amici.-

Quindi la signora Crisafulli tira fuori dalla sua enorme borsa, una specie di sacco lungo quasi due metri, aperto da un lato, ma che si può chiudere facilmente, perché fornito di una chiusura lampo, e lo poggia sul triclinio.  
Formica prende da un mobile bar una bottiglia di amaro e sette coppe quasi simili a quella ellenica portata poco prima, ma più piccole. Lentamente versa il liquore nelle coppette, fa il giro e le consegna ai presenti, tranne a Giorgio. Ma mentre gli altri prendono la coppetta, Pergola dichiara aperta la cerimonia.
Gianluigi – Si proceda, prego.-
Tonino – Signori, rispetto le vostre convinzioni, ma a questo punto, io preferisco uscire da questa stanza. Scusatemi amici ma non sono fatto per le scene forti, sono sensibile…va bene, non ce la faccio a… a… insomma aspetto là fuori. (esce)-
Gianluigi – Comprendiamo. A poi.-

Intanto nella scena ha inizio il trattamento: Mimmo e la Crisafulli, si alzano e stendono sul triclinio- che era stato nel frattempo sollevato da una parte, per consentire a Giorgio di stare comodamente adagiato - il sacco bianco, con l’apertura verso l’alto, e quindi si siedono.
Poi, Gianluigi, fa un impercettibile movimento affermativo con gli occhi- e non avendo riscontrato, nei presenti, nessun segno di dubbi, circa la prosecuzione del trattamento, fa un cenno a Letizia Crisafulli, che si alza nuovamente, si avvicina al mobile- buffet, aprì uno sportello, trae dei lumini, li dà in mano, uno ciascuno ai presenti, poi si reca verso il mobile bar, dove era posto uno stereo, lo accese e attende le disposizioni del cerimoniere.
Mimmo tira le tende alle finestre, lasciando la sala alla penombra.
Gianluigi, che, durante questi preliminari, è rimasto in raccoglimento, si scuote e, dà il segnale d’inizio, facendo un cenno a Giorgio, per invitarlo a stendersi nel triclinio, se lo volesse, liberamente.  
Aragona, fa col capo un segno affermativo e, lentamente, si avvicina e si stende supino sul sacco. Gianluigi, a quel punto, invita Letizia e a Mimmo, ad iniziare la cerimonia. La donna preme il tasto d’avviò dello stereo, il quale emette una musica armoniosa, rilassante, soave; mentre Mimmo accende uno stoppino e con quello fa accendere, a loro volta, i lumini che i presenti reggono in mano. Un odore di resine, e d’incenso, si propaga nella scena, ma poi si fa preponderante il profumo di gelsomino. A quel punto Gianluigi prende la grande coppa e la porge, con un garbo da grande cerimoniere, a Giorgio, il quale la prende nelle sue mani, unite a conca, la bacia, la indirizza ai presenti, uno dopo l’altro, poi resta immobile.
Gli altri si pongono attorno al triclinio e, compostamente, a capo chino, se ne restano in silenzio, mentre la lucina del lumicino, fa sui loro visi, una suggestiva danza - sebbene a tratti anche macabra- di lucine e di ombre.
Giorgio, in grande raccoglimento, quando si sente pronto, alza la coppa, e, facendo un cenno di brindare con gli amici, beve un sorso del contenuto, gli altri lo imitarono bevendo dalle loro coppette.
Il datore di luci dovrà far sembrare irrealistica tutta la scena.
Poco dopo Giorgio parla, lentamente, sommessamente, ma chiaramente.
Giorgio - Amici, vi ringrazio per avermi accontentato. Se non fossi stato prescelto, ora sarei io al vostro posto ad aspettare in silenzio il momento della dipartita di qualcuno di voi da questo mondo, e mi sarei commosso, e lo avrei invidiato.
Come diceva Socrate, forse, morendo, potrei recarmi in un luogo più bello, più confortevole, più dolce del luogo che sto per lasciare- che la mia sofferenza m’impone di lasciare, e che voi amici mi state agevolando- e spero che sia così. Ho scritto una lettera a futura memoria, assumendomi tutte le responsabilità del mio gesto, l’ho in tasca. Un’altra l’avrei, forse, dovuto scrivere a mia moglie, ma me ne sono guardato bene: conoscendola ella avrebbe scatenato un inferno. No, non ho comunicato a nessuno la mia decisione. Ho predisposto tutto: Sparirò in silenzio, scomparirò da questa terra, dove, certamente, nessuno mi rimpiangerà. (si interrompe per bere un altro sorso della bevanda contenuta nella coppa, che stringe come se fosse un oggetto preziosissimo, poi, più fiocamente, riprende)  Sapete, quando Calogero che è dipartito qualche anno fa, mi parlò per la prima volta del Cenacolo, io non credetti che fosse quello che realmente è. Pensavo a un club di sventurati, di disgraziati, di falliti, di pazzoidi, ma frequentandovi e assistendo alla dipartita del mio migliore amico, mi ricredetti, dissi: queste persone sono un portento, i migliori che io abbia incontrato, e non mi sono sbagliato. Infatti nel momento del bisogno vi ho trovati tutti pronti a porgermi la mano…Uh, la cicuta sta per finire ed io ancora parlo, o forse sproloquio? Ecco l’ultimo sorso… mi viene il sonno…sento una fiacchezza…è così la dipartita? Addio…amici…e…grazie.

Chiude gli occhi e sembra che scivoli dal sonno alla morte. Musica adatta  per qualche minuto, quando cala i presenti, uno per volta, poggiano il proprio orecchio al petto del defunto, quindi Gianluigi prende uno specchietto e lo accosta alla bocca semiaperta del corpo dell’amico, controlla che sia pulito, e lo passa agli altri.

Gianluigi - E’ morto, Mimmo, procedete. (L’omone abbassa la parte alta del triclinio, sistema meglio la salma, e la spinge verso l’uscita. La signora Crisafulli lo segue).-
Rientrano Mimmo e Letizia e si avvicinano alla salma;  la donna, con leggera grazia, l’asperge con la resina, cercando di non farla calare negli occhi e nella bocca del cadavere. L’odore è talmente intenso che i presenti si allontanano dal Triclinio, ormai diventato una barella. Terminata l’operazione, gli uomini rifaranno la stessa operazione di prima: uno dietro l’altro auscultano il cuore del loro amico, e Gianluigi ripete l’operazione dello specchietto. A quel punto i sette uomini si danno uno sguardo di assenso reciprocamente, quindi Gianluigi fa cenno a Mimmo di procedere, il quale, aiutato dal Crisafulli, fa ruotare la barella, e poi, lentamente essi la spingono nell’altra stanza. Gli altri, lentamente, si accodano ad essi. Uno di loro si appoggia ad un bastone da passeggio,  camminando a grandi passi, fa una specie di contrappunto, percuotendo la terra col bastone. Compiuta l’operazione di inumazione provvisoria, i sette ritornano nella stanza,  e quindi, spengono i lumini e lo stereo, e riprendono le loro coppette, bevendo lentamente, senza pronunciare una sillaba.
Completata così tutta la cerimonia, si riunirono nel salotto, e Gianluigi dette le ultime disposizioni.
Gianluigi - Amici, ora, come da prassi, aspetteremo qualche giorno, prima di procedere al sigillo dell’oculo che Mimmo a ricavato dall’ultima tomba scoperta dai suoi contadini. Sarete contattati quando sarà il momento. Intanto Mimmo si occuperà di preparare il necessario per la tumulazione definitiva. Ed ora vi invito ad un ultimo brindisi.-  
Fanno l’ultimo brindisi per Giorgio, in silenzio, poi si salutano con un abbraccio e escono di scena. Gianluigi Pergola fa rientrare Tonino e con un viso teso, ma, sforzandosi e esibendo, un largo sorriso, gli strinse la mano poi disse:  
Gianluigi - Tonino, spero di poterti di nuovo incontrare, magari in occasione di qualche nostro raduno. E, intanto, pensaci bene a ciò che ti abbiamo detto e fatto capire. Io ho cercato di essere il più riservato possibile, ma  -come hai potuto costatare, da quel poco che hai visto - a parole, come te lo avrei potuto descrivere l’avvenimento senza farti allarmare?-
Tonino - Gianluigi, mi hai allarmato lo stesso. Cosa credete d’aver fatto?  Probabilmente avete commesso una mezza dozzina di reati, che vanno dall’istigazione al suicidio, all’occultamento di cadavere. Io non so come, proprio tu, l’abbia potuto fare.-
Gianluigi - L’ho fatto perché sostengo, che la teoria e la filosofia che professa il Cenacolo, risponde esattamente al mio credo, e alle mie necessità… non troppo future. Eppoi, sai, prima di scomparire, prendiamo le nostre brave precauzioni, quali, per esempio, uscire dalla società a piccoli passi, predisporre la propria scomparsa vista come eccentricità senile, soprattutto con le persone di famiglia, senza insospettirli; liberarci dai lacci e laccioli dalle incombenze burocratiche. E fino ad ora è andato tutto secondo i nostri progetti.
Tonino, moralmente siamo nel giusto e quindi incolpevoli.-
Tonino- Se lo dite voi…-

Sipario


Atto  II

Stessa scenografia del precedente atto. In scena ci sono Mimmo e Letizia. Entrano Gianluigi e Tonino.

Gianluigi – Cosa è successo?-
Mimmo – E’ risuscitato.-
Gianluigi – Mimmo non dire cazzate!-
Mimmo- E allora guarda da te. E’ in giardino, che passeggia.-
Tonino- (uscendo di corsa) Giorgio!-
Gianluigi- (incredulo, affranto) Ma come è potuto succedere? Cosa abbiamo sbagliato?-
Letizia – Nulla, presidente. Abbiamo fatto la solita procedura… e, questa volta non ha funzionato.-  

Rientra Tonino seguito da Giorgio, il quale cammina lentamente ed ha l’aria stralunata.
 
Gianluigi -Giorgio! Come stai?-
Giorgio- E come vuoi che stia? Sto come un risuscitato, non vedi?-
Mimmo- E’ scioccato, ma sta bene.-
Gianluigi - Ma com’è possibile, dove si è sbagliato? Letizia ci potresti aiutare a capirci qualcosa?-
Letizia - Ehilà, che intendete dire? ( piccata, si agita, rossa in viso)-
Gianluigi - No, niente di particolare, solo che ci è sembrato strano che il fatto sia successo dopo che abbiamo deciso di cambiare il rito, introducendo la resina per proteggere la salma dai topi.-
Letizia- Quella l’ho comprata in farmacia, e me l’hanno consigliata i migliori maghi.-
Tonino - Ah, i mavari entrano in campo.-  
Letizia - E’ un serio professionista, molto apprezzato. (piccata, poi riprese) Voi vi prendete gioco delle scienze occulte. Ma, cari miei, dovete sapere che il Maestro ha risolto casi che nessuno al mondo avrebbe potuto risolvere. Ha guarito persone che sarebbero morti da li a tre giorni, ha aiutato a risolvere tanti problemi d’amore, che neppure tutte le trasmissioni televisive in materia, avrebbero potuto risolvere. E i filtri? Ne ha pochi, ma tutti efficaci. E a me, vecchia cliente, mi ha trattato da vero amico, mi ha dato il migliore che aveva. Ed è quello che ho usato per Giorgio.-
Gianluigi - Se ha funzionato con Giorgio vuol dire che in un certo qual modo è efficace. ( ironicamente).-
Tonino - E i maghi ciarlatani? Adesso lavorano per voi?  –
Letizia - E no! Adesso state esagerando! Io sarei ? Bene bene. Questo è il rispetto per una che per questo …Cenacolo, si è fatto un mazzo così.-
Tonino - Scusate se m’intrometto, ma siete sicuri che sia stata quella resina a combinare il casino?-

Tutti si girano a guardare Tonino, come se avesse detto una frase evangelica, come se avesse profetato.

Gianluigi - Ha ragione, perbacco, con quali motivi si afferma una cosa così grave? Piuttosto parliamo con Giorgio, vediamo cosa ne pensa lui.-
Giorgio- ( facendo un respiro, a bassa voce) Ecco, ci siamo, ora vorranno sapere da me perché hanno fatto questo casino (poi con voce normale) Amici miei, e cosa volete che vi dica? Io posso solo dirvi ciò che mi è successo laggiù in quella puzzolente tomba.-
Gianluigi- E diccela.-
Giorgio - Per prima cosa, vorrei sapere che cavolo mi avete spalmato sul viso, poi, vi assicuro che svegliarsi dentro quella specie di sarcofago non fu di certo una cosa bella, evvero? Poi quel buio e quel silenzio. Inorridii. Mi feci forza e tentai di alzarmi, ma una cosa viscida mi copriva. Scopersi dopo che era un lenzuolo intriso da quell’impiastro di resina. La allontanai con un braccio e tentai di alzarmi. A fatica ci riuscii. Scavalcai quel sarcofago, e alla flebile luce proveniente dall’entrata coperta dalle frasche, uscii all’aperto. Era quasi l’alba, si vedevano ancora le stelle, e capii che ero vivo. Vivo, vivo!
Allora percorsi il viottolo e bussai alla porta della masseria. Ma Mimmo dormiva il sonno dei giusti, e non mi sentì. Ci riprovai varie volte, poi mi recai nella stalla e lì mi sistemai fino a quando non vidi spuntare dal portone il pancione di Mimmo. Lo chiamai e quello rientrò in casa e si richiuse col paletto: spaventato a morte… -  
Mimmo –… e certo, lo presi per un fantasma! Comunque Giorgio è stato molto bravo, si avvicinò al portone e mi spiegò con chiarezza cosa era accaduto. E l’ho fatto entrare, gli ho dato un bicchiere d’acqua e poi gli ho preparato la colazione- che non ha ancora toccato- infine ho telefonato a Gianluigi. Ed eccovi qui? Cosa facciamo ora?-
Gianluigi - Eh, cosa facciamo… intanto sentiamo Giorgio. Giorgio, dicci, cosa dobbiamo fare?-
Giorgio - Che? Vorreste riprovarci? (allarmato)-
Gianluigi -Tu cosa ne pensi? –
Giorgio - Penso che andrò in ospedale e morirò lì. Almeno quelli sapranno quando sarò veramente morto. Senza offesa, amici.-

I presenti si guardano reciprocamente, sbalorditi di ciò che hanno appena sentito. Tutto il loro mondo sta crollando, dietro la pronuncia di queste parole, c’era la sentenza di morte per il Cenacolo di Socrate, che dopo una lunga carriera, durate sedici anni, adesso si lo vedevano rovinare addosso, tutto, miseramente.

Giorgio – (vedendo l’esito delle sue parole) Vedete, amici, probabilmente ciò che mi è accaduto, potrebbe essere dovuto alla chemio, che avrà impedito alla cicuta di fare il suo effetto letale. Gli avrà permesso soltanto un collasso cardiaco reversibile. Uffa! Non lo so che cavolo è successo!.
Si sedette pesantemente sul divano. Nella stanza cala un silenzio di…tomba (e dalle con le tombe) .
Ci pensò Tonino a rompere quel silenzio imbarazzante.

Tonino - Io un’ideuzza l’avrei…-
Mimmo - Tu?-
Tonino -Si, io, che c’è di male?-
Mimmo - Ma non sei ancora un adepto.-
Tonino - E che differenza fa? (spavaldamente).-
Gianluigi - Beh, (conciliante)  possiamo sentire la sua idea, e intanto preparare il rito di iniziazione.”-
Tonino -Se non mi fate male…-
Gianluigi - Per nulla, anzi. ( rassicurante)-
Tonino - Va bene, fate pure. Giorgio, lo faccio per te. (Giorgio ringrazia con un inchino)-
Gianluigi - Allora Mimmo, prendi l’occorrente e iniziamo subito.-
Letizia - Senza sentire quello che ci propone?.
Gianluigi - Tanto, era già previsto, che Tonino facesse questo passo. E’ stato preparato adeguatamente, insomma abbastanza bene… eppoi ci ha visto fare il rito con Giorgio… e questo mi sembra la migliore credenziale.-
Mimmo - Se è così…” ( mentre usciva dalla stanza).-

Quando rientrò Mimmo portava con se un libro, che mise sul tavolo. Il rito sarà breve, si tratta soltanto di fare ul giuramento di sangue con tutti i presenti. Musica e luci adatte.
Gli uomini si lasciano fare una piccola ferita al dito medio della mano destra da Mimmo, poi Tonino si pone al centro della stanza, poggiando una mano sul libro degli scritti su Socrate, e gli adepti, a turno gli si parano davanti, uniscono il loro dito con quello di Tonino, mescolando il loro sangue, mentre chiedono a gran voce:

Tutti -  Tonino Triaca, hai chiesto di fare parte dei privilegiati adepti del Cenacolo di Socrate, vuoi tu giurare su questo libro che sarai riservato, umile, disponibile, e soprattutto di mantenere il segreto del fine che persegue il nostro Cenacolo?-
Tonino-  No!-
Mimmo - Come no? (sbalordito, mentre altri rimangono senza parole)._
Tonino - Non ce la faccio…non mi sento pronto, perdonatemi.( con grande umiltà).
Gianluigi - Per conto mio…figurati…vuol dire che quando sarai pronto… ce lo dirai. Voi amici siete d’accordo?-
Tutti – Si!-
Gianluigi - E ora dicci la tua ideuzza ( concluse frettolosamente).-
Tonino - Ecco, io avrei pensato questo (fa  il viso serioso)  Siccome vivo da solo, in un appartamento di tre stanze, e datosi che sono pensionato, e quindi ho molto tempo libero, se Giorgio fosse d’accordo, potrei occuparmi io di lui, in casa mia, fino a quando lo desidererà.-

Ci sarà ancora una volta silenzio da parte di tutti, i quali si guarderanno l’un l’altro e poi fissano a turno Giorgio e Tonino. Finchè Gianluigi non si riprese.
Gianluigi - La proposta di Tonino è molto generosa, e apprezzabile, ma, a parte il benestare di Giorgio, ci sarebbero alcuni piccoli ma grandi problemi.
Primo di tutto Giorgio ha già tagliato i legami con il mondo già da un po’ di tempo, quindi, nel caso che il suo decesso avvenisse in casa di Tonino, come la mettiamo con le autorità competenti? Faranno un’indagine, forse un’inchiesta approfondita, e chi ci garantisce che non viene fuori l’esistenza del nostro Cenacolo?-
Mimmo - Mai sia.-
Letizia - E allora, cosa facciamo? (detto quasi con un soffio di voce).-
Gianluigi - Intanto sentiamo su questa idea cosa ne pensa Giorgio.-
Giorgio - Per me… ( stancamente).-
Mimmo – Sapete, io avrei pensato questo: Da Tonino ci sarebbe l’eventualità di cui ha parlato. Gianluigi, allora dico: perché non li facciamo alloggiare qui, nella mia masseria, al riparo di tutti gli occhi indiscreti, e dagli sbirri? Poi, quando sarà il giunto il momento per Giorgio, lo rimetteremo nel loculo, che rimarrà riservato per lui.-
Letizia - Approvato! -
Gianluigi - Io la vedrei bene. e tu Giorgio? (scuotendo Giorgio dal torpore) Giorgio?-
Giorgio - Assente. –
Gianluigi - Cosa intendi dire?-
Giorgio - Che me ne fotto di tutto. Fate come volete, ma datemi la morfina!-
Gianluigi - Ed ecco il problema. (sentenzioso)-
Mimmo - Ci vuole la ricetta… Giorgio, non potresti prescrivetela tu stesso? –
Gianluigi – Non può, ricordati che ha tagliato con tutto, anche con l’Ordine, con la mutua.-
Tonino - Io avrei un’ideuzza…  -
Gianluigi - Quale?-
Tonino - Ci sono in giro per la città certi galantuomini che te la cedono per 50 euro a dose, però la chiamano cocaina…-
Letizia - Bella scoperta…” -
Mimmo - Minchiate!-
Gianluigi – Ma da verificare. E tu Giorgio, che ne pensi?-
Giorgio - Va bene, va bene, ma sbrigatevi per favore, mi sto torcendo dal dolore, non lo vedete?-
Letizia  - E chi la va a prendere.-
Tonino - E chi ci mette i soldi…-
Mimmo - E’ illegale, potremmo procurarci dei guai.-
Gianluigi - Anche questo è vero.-
Letizia - Che si fa?-
Gianluigi - Si fa, si fa, che ci siamo messi in un bel pasticcio.-
Giorgio - Per favore, sbrigatevi a decidere. Non ce la faccio più. (quasi pietiva).- Tonino - Avrei un’ideuzza. –
Gianluigi - Di nuovo? E parla.-
Tonino - Se gli dessimo un poco di cicuta per calmargli il dolore?-
Gianluigi – ( a Giorgio) Credi che funzionerà?-
Giorgio - Non lo so, ma in questo momento prenderei anche la merda, pur di farmi calmare questo dolore.-
Letizia - Proviamo?-
Gianluigi - Proviamo, se tutti siamo d’accordo.-

Gli altri si pronunzieranno per il si, quindi Mimmo, il depositario della “medicina”, si incarica di preparare una dose blanda. Esce dalla stanza e si reca nel suo “laboratorio” per preparare detta dose. Intanto, gli uomini rimasti, per ingannare il tempo, guardavano il panorama attraverso le due vetrate. Musica adatta. Poco dopo, rientra Mimmo con un piccolo boccale.

Mimmo - Ecco qua, dose ridottissima, tanto per provare. Tieni Giorgio, e speriamo bene.-

Giorgio, afferra il boccale e, avidamente, beve. Poi si pulìsce, diligentemente, la bocca, con un fazzoletto, preso dalla tasca della giacca. Si stende e attende l’effetto,  mentre gli altri lo guardano con il fiato in bocca, per la tensione. Ma dopo cinque minuti, Giorgio scosse la testa in segno di diniego.

Gianluigi – Giorgio, aspetta ancora un pochino, forse l’effetto è più lento.-

Giorgio annuisce  con una smorfia di dolore acuta che lo stravolse nel viso e che gli fa irrigidire il corpo.

Giorgio - Datemene ancora, non ce la faccio.-
Gianluigi – ( a Mimmo, guardando gli altri) Dagliene un altro po’.-

Stessa operazione fatta precedentemente. Giorgio beve avidamente, poi si stende e chiude gli occhi.

Gianluigi – Credo che questa volta ci siamo…-
Tonino- Ci siamo? A cosa! A farlo morire?-
Gianluigi – (prendendo Tonino a parte) Tonino, abbi pazienza, noi siamo sconvolti da questa situazione incresciosa venutasi a verificare imponderabilmente. Non ti ci mettere anche tu.-
Tonino - Ma quella cicuta, funziona davvero?-
Gianluigi - Ha sempre funzionato.-
Tonino - E la preparava sempre Mimmo?-
Gianluigi -Sempre, e senza mai un minimo sbaglio.-
Tonino- E dove prende la cicuta? –
Gianluigi – Tonino, non essere indiscreto, ancora non sei dei nostri…Anzi se lo fosti già, sarei contentissimo. Per me saresti un ottimo acquisto… sempre calmo e riflessivo, e ci hai aiutato moltissimo in questo increscioso frangente.-
Tonino - E va bene, allora sarà stato un errore; lo appureremo presto. Adesso scusami, non vorrei sembrarti irriverente o cinico, ma lo vuoi sapere? Mi sono pure divertito.-
Gianluigi – (sbalordito) Divertito?-
Tonino - Certo, divertito, ma non per l’oggetto del dramma, del povero Giorgio, ma perché voi eravate in pallone e tutte le volte che parlavo io, davate l’impressione d’ascoltare la voce della saggezza. Invece era solo ragionamento che qualunque persona non coinvolta emotivamente, avrebbe fatto. Però, siete veramente dei pivelli, dei dilettanti… come avete fatto a cavarvela finora senza che vi arrestassero, resta un gran mistero.-
Gianluigi – Ti sei scordato forse che abbiamo con noi delle forti personalità, in vari campo sociali e politici, poi, modestamente giuridicamente competenti. Non abbiamo mai fatto uno sbaglio…-
Tonino - Beh, Giorgio non sarebbe d’accordo.-
Gianluigi - Senti, se non conoscessi bene Mimmo, direi che l’ha fatta grossa volontariamente. Non si può sbagliare così! Sono errori grossolani, da… principianti,  come tu stesso hai pensato e saggiamente. Però i fatti sono questi.-
Tonino - E va bene, allora sarà stato un errore; lo appureremo presto, forse anche stanotte. Io resto a vegliare Giorgio.-
Gianluigi - Già. Grazie Tonino, e ti raccomando, domani mattina, telefonami prestissimo e fammi sapere tutto.-
Tonino – Ma che fai? Te la fili?-
Gianluigi – Ho un affare urgente…-
Tonino- E come si chiama questo affare?  Forse Frances?-
Gianluigi – Fra…Frances? Cosa vuoi dire? Io non capisco…-
Tonino- Gianluigi, la madre del tuo affare urgente, la conduttrice Conny Demenza, è stata mia collega alla Tv Popolare, quando io avevo la rubrica Meteo, e mi ha parlato del fatto… del fatto che… che sua figlia fosse- sue testuali parole -nelle mani di un pedofilo, con tendenze alla necrofilia…! E fece il tuo nome.-

Letizia, che era poco distante a trafficare con i suoi oggetti, alza la testa e si fa più attenta.
Gianluigi resta di sasso, sorpreso, poi allarmato, infine si scuote e balbetta qualcosa, si guarda attorno, vede Letizia e prende sottobraccio Tonino, portandolo in fondo alla scena.

Gianluigi- E tu come sapresti queste faccende private? (assumendo un atteggiamento di sfida)-
Tonino- Calma, Gianluigi, calma. Io non voglio mica interferire o danneggiarti. Calma. Dunque io l’ho saputo perchè la figlia della mia collega, le ha detto che eravamo amici, e mi ha chiesto di parlarti…-
Gianluigi – Parlarmi? Amici? Sciocchezze! Poi, ancora non lo eravamo!-
Tonino- Eh, certo lo so. Non lo eravamo. Ed io l’ho detto anche alla Conny. Ma lei sostiene che eravamo proprio amici perchè la figlia ha sentito proprio te che facevi il mio nome, parlando al telefono con un’altra persona. Ergo, secondo lei, se mi chiamavi anche col nome di battesimo, dovevamo per forza essere amici.-
Gianluigi – Io non mi ricordo d’aver parlato con qualcuno di te… a meno che non fu quando Giorgio ti voleva nel Cenacolo…-
Tonino- Lo penso anch’io. Però per Conny - che era disperata per la sorte della figlia in mano di chissà chi-, io ero la sua ancora di salvezza. Come ti ho detto, voleva che ti parlassi, ti convincessi a lasciarla, e, se non ci riuscivo, avrebbe fatto scoppiare uno scandalo di dimensioni nazionali. Ecco perché te ne sto parlando. Insomma…lei sostiene che sei un politico e noto professionista, che circuisce una minorenne.-
Gianluigi- Maggiorenne, prego.-
Tonino – Ora, ma prima?-
Gianluigi- Orbene, adesso tu cosa vuoi da me?-
Tonino – Io? Niente, stai tranquillo, queste sono faccende che riguardano te e la Demenza. Ci sono entrato, diciamo per sbaglio, e me ne voglio uscire subito, all’istante, in questo stesso minuto.-
Gianluigi – Quindi… saresti, diciamo così, coinvolto a tua insaputa.-
Tonino- In un certo qual modo. E a mia saputa me ne esco. Fine.-
Gianluigi – Sei un amico leale.-
Tonino – Grazie.-
Gianluigi –Prego… ma, mi potresti dare, diciamo così- visto che conosci la Demenza- un consiglio spassionato?-
Tonino- Non saprei cosa consigliarti.-
Gianluigi- Magari potresti dirmi se la…conduttrice… parlasse seriamente e, se per ipotesi, fosse disposta, previo risarcimento, a soprassedere?-
Tonino – Gianluigi, conoscendola, ti posso solo dire che dipenderà dall’ammontare del risarcimento.-
Gianluigi – Credi che un milione sia da considerarsi adeguato?-
Tonino – Gianluigi, non mi mettere in questa situazione, fate voi. Contattala direttamente. Io, ti ripeto, non centro e non voglio entrarci nemmeno per caso. Chiuso!-
Gianluigi- Ricevuto. Adesso devo proprio andare. A domani.-
Tonino – A domani …se mi trovi…-
Gianluigi- Muori pure tu? Scherzo, lo sai. Poi, anche se non sei ancora un adepto, ma da aspirante adepto, spero che ci aiuterai a sbrogliare questa matassa.-

Rientrano Mimmo reggendo altri boccalini.

Tonino – Ci proverò. Per Giorgio, ci proverò.
Gianluigi – (rivolto a tutti) Amici, io devo scappare, voi regolatevi con Giorgio, come meglio potete. Arrivederci. (esce)     
Mimmo- Ci proveremo. Buona notte. (agli altri) Giovani, io sono in cucina, a mangiare qualcosa. (esce)-
Letizia – Okay. Buona notte. (poi a Tonino) Tonino tu resti, nevvero?-
Tonino- Credo di si.-
Letizia – (avvicinandosi al sofà dove sta disteso Giorgio) Adesso sembra che dorma (  mormora).
Tonino - Già. E’ il colorito  giallognolo che mi fa impressione.-
Letizia - Gianluigi ci ha detto di tua moglie, che è…è deceduta dello stesso male di Giorgio.-
Tonino  - E chiamiamolo con suo vero nome: Cancro! Maledetto cancro! Mangia uomini vivi! Carogna! Subdolo! Traditore! Inesorabile!-
Letizia - Si, hai ragione, bisogna chiamarlo per quello che è, e non usare eufemismi che forse lo nobilitano.-
Mimmo – (da fuori scena) Ehi, voi due, volete un po’ di pasta e fagioli?-
Letizia - Grazie no (rispose prontamente).-
Tonino - Grazie… (ma da l’impressione di voler accettare, ma poi vede Letizia che gli fa un ammiccamento e rinunzia)-
Mimmo – Allora io mangio questa buonissima pasta e fagioli e poi vado a riposarmi, vi do il cambio verso mezzanotte.-
Tonino.- Bene.-
Letizia – Benissimo. (poi a Tonino) Sei vedovo…da quanto?-
Tonino -  Sono sei mesi.-
Letizia – E in sei mesi non sei stato mai con una donna…-
Tonino - Infatti-
Letizia – (avvicinandosi a Tonino) Quanti anni hai?-
Tonino - Settant’anni passati, e tu?-
Letizia - Un gentiluomo non chiede l’età a una signora, comunque sono sulla…quarantina. (afferma , furbescamente)-
Tonino – Beata te. (intanto esaminandola faceva la faccia di colui che non ci crede)-
Letizia- Settant’anni? ma se ne dimostri cinquanta).-
Tonino – E invece sono proprio settanta. E sono tanti, tanti, tantissimi, credimi.-
Letizia – Non ti sarai rassegnato, vero? (canzonatoria) o non avrei raggiunto mica… raggiunto la pace … insomma quella pace…-
Tonino - Pace? Magari. Io sono in guerra con tutti, specialmente con me stesso.-
Letizia - Tonino, non fare finta di non capire: Mi riferisco alla pace dei sensi.-
Tonino - Effettivamente, direi, che… forse, chissà si potrebbe chiamare così.-
Letizia – Dai, non ci credo ( fa la vezzosa) La prendi elegantemente, a quanto pare.-
Tonino - Non saprei cosa potrei fare altrimenti. –
Letizia - Dimmi la verità, se ti capitasse l’occasione, ci proveresti?-
Tonino - A fare che?-
Letizia - Diamine, a farti una scopatina, ovvio.-
Tonino -Non saprei, negli ultimi tempi non ne ho sentito la necessità. Poi te l’ho detto ormai sono alla fine, i miei ormoni si sono dati alla latitanza da un bel po’.-
Letizia - Ma hai mai provato ad ottenere un aiutino chimicamente?-
Tonino -Ti riferisci al viagra?-
Letizia - Certamente.-
Tonino - No, mai pensato.-  
Letizia - E se ti servisse…diciamo… se ti si presentasse  un’opportunità …ci penseresti?-
Tonino - A cosa?-
Letizia - Ma al viagra, e non fare il finto tondo, tanto hai già capito.-
Letizia - Capito, cosa? (facendo il finto tonto) -
Letizia - Che avrei voglia di fare una…una cosina con te.( poi, prendendo qualcosa dalla sua borsa )  Guarda, questa azzurra pilloletta è una pozione magica. La prendi e fra un’ora vedremo, io e te, insieme, i risultati.-
Tonino - Lascia perdere, Letizia.-
Letizia - Non vuoi proprio provarci?-
Tonino - Spiacente deluderti…-
Letizia - Ho capito, sei  frocio, va bene, vuol dire che devo andare su da Mimmo, per passare un po’ di tempo allegramente.( piccata e altezzosa) -.
Tonino - Vai pure. Io sto qui.-
Letizia - Ciao, caro…(ironica, poi uscendo) ed io che ci avevo fatto un pensierino su questo pappa molla. ( esce).-

Tonino prende un libro dal mobiletto, lo sfoglia distrattamente, poi si siede in una poltroncina vicino al divanetto, e si mette a leggere. Musica adatta per uno o due minuti. Poi Giorgio si muove, infine si mette a sedere.

Tonino- Giorgio? Come ti senti?-
Giorgio –Da schifo!-
Tonino – Desideri qualcosa?-
Giorgio- Desidero che mi passasse questo stramaledetto dolore…-
Tonino – E’ tornato?-
Giorgio – (con una smorfia del viso ) Si, e anche più forte.-
Tonino- Dimmi cosa posso fare per te.-
Giorgio- Portami all’ospedale oncologico e lasciamo lì.-
Tonino- E la dolce morte?-
Giorgio- E ti sembra dolce questa che mi state facendo avere?-
Tonino- Stanno, Giorgio, stanno. Io qui ci sono solo per te… sono solamente un osservatore e amico tuo.-
Giorgio- E allora visto che sei mio amico, aiutami ad alzarmi, usciamo da qui, e metti la quarta in direzione dell’ospedale, lì almeno la morfina me la daranno.-
Tonino- Sali a bordo. (lo aiuta ad alzarsi ed escono dalla scena).-

Sipario   


Atto  III

Sulla nuda scena si suppone che ci sia una stanza- interrogatorio dei Carabinieri. Vi è stato posto un tavolino e due sedie.
In scena, seduto, mentre esamina dei documenti c’è il Maresciallo Trovato, entra il p.m. Amantea. Il maresciallo si alza.-

Trovato – Buongiorno dottoressa.-
Amantea – Buon giorno maresciallo. Che novità ci sono?
Trovato – Qualcuna. (traffica con le corte) Come si ricorderà dopo il rapporto del carabiniere Basile, in servizio all’ospedale, su quel decesso per neoplasia, da informazioni riservate che egli ricevuto da parte di un addetto alla corsia del malato terminale,  risulta che detto ammalato abbia dichiarato d’aver ingerito del veleno, forse cicuta, per lenire il dolore causato dal tumore.
In seguito mi è venuto un sospetto, cioè: se veramente ha ingerito cicuta- mi sono chiesto- allora  dove ha reperito quel veleno, certamente non in farmacia; e perché ha preso proprio la cicuta che non è una sostanza analgesica, anzicchè  prendere un oppiaceo. Eppoi perché l’ha ingerita. Egli era un medico, non uno sprovveduto. Quindi potremmo trovarci anche di fronte ad un tentato omicidio bello e buono, che il malato ha voluto celare. -
Amantea – Maresciallo ricordo tutto, non è necessario che lei mi faccia il riassunto. Vada al punto.
Trovato - Mi scusi, vado al sodo: Per iniziale le indagini  ho fatto esaminare il filmato del funerale del dottore Aragona e, setacciandolo, ho selezionato diversi soggetti sui quali poter lavorare. Sono il dottore Triaca, l’avvocato Pergola, la signora Crisafulli e il signor  Formica. Perché questi? Perché erano direttamente dietro al feretro – in assenza di famigliari – e confabulavano tra di loro. Anzi da una telecamera  di controllo, sotto la quale si erano appartati a discorrere l’Avvocato Pergola e il dottor Triaca, dal loro labiale, sembra  che parlassero di un certo ricatto ai danni del Pergola. Per cui li ho convocati tutti per chiarimenti e sono di là che aspettano d’essere introdotti qui.-   
Amantea – Questa eventualità mi sembra una forzatura, ma andiamo avanti. Poi, per la cicuta, il soggetto era in fase terminale, no? Tuttalpiù si potrebbe ipotizzare un eventuale tentativo di eutanasia, magari con qualche complicità.-
Trovato – Nel minor dei casi. Comunque sono d’accordo con lei, potrebbe anche essere. Allora che facciamo? Li interroghiamo o lasciamo correre…-
Amantea – (dopo una pausa di riflessione) Interroghiamoli. Ma inizi da solo, mi chiami se emerge qualcosa di concreto. Buon lavoro.-
Trovato – Grazie. (poi ad alta voce) Pera, Pera!-
Pera – (affacciandosi dalla porta) Comandi maresciallo.-
Trovato –  Fai passare il primo. (spegne le luci lasciando accesa solo la lampada del tavolinetto)
Pera – Subito. (facendosi da parte, ma restando sull’uscio della stanza) Venga avanti dottore.-

Tonino, entrando si guarda  attorno per rendersi conto dove si trovi, visto che la stanza è poco alluminata.

Trovato – (portandosi vicino al tavolino, illuminandosi) Venga avanti e si segga qui. (indica la sedia vicino al tavolo) Il suo nome, prego.-
Tonino – Tonino Trovato, buongiorno.-
Trovato – Buon giorno s’accomodi, prego (Tonino esegue). Lei sarebbe il dottor Tonino Trovato?-
Tonino – Lo sono, in carne e ossa.-
Trovato - (guardandolo storto) Risponda solamente si.-
Tonino – Si.-
Trovato – Si, cosa?-
Tonino – Come si cosa? Ma Maresciallo, con chi crede di parlare? Con suo figlio? Io sono un cittadino che volontariamente ha accettato di venire qui per dare chiarimenti e per rispetto della giustizia. Non uno scolaretto. Quindi mi dica cosa desidera e mi lasci andare via.-
Trovato – E’ facile a incendiarsi il nostro dottore. A proposito, dottore in che cosa?-
Tonino – Fisica meteorologica.-
Trovato – Bene, ci potrebbe essere utile la sua professione, visto che il nostro colloquio sarà lungo. Allora, mi dica, conosce il dottore Giorgio Aragona?-
Tonino – Lo conoscevo.-
Trovato – Grazie per la precisione. E mi dica, da quanto?-
Tonino – Da un paio d’anni, ebbe in cura mia moglie.-
Trovato – Per che cosa?-
Tonino – Per un tumore all’utero.-
Trovato  E come si risolse?-
Tonino – Nello stesso modo del povero Aragona: con la morte.-
Trovato- E in quel triste frangente, fu usata la cicuta? (con una sfumatura come se dicesse di sapere già tutto)-
Tonino – (preso alla sprovvista si agitò abbastanza per dare all’inquirente la certezza d’aver centrato l’obiettivo) Qua…quale ci…cicuta?-
Trovato – La stessa che è stata data al dottore Aragona… forse da lei?-
Tonino – (che si era ripreso) Ma non dica sciocchezze.-
Trovato – Guardi che se continua così, sarò costretto a richiedere al magistrato la detenzione precauzionale.-
Tonino – Siamo già a questo punto?-
Trovato – Già. Lei non collabora ed io userò le maniere forti che la legge mi consente. Allora?
Tonino - Io non so nulla.-
Trovato – Lei, per riconoscenza, perché il medico ha tentato di curare sua moglie, gli ha procurato il veleno per consentirgli l’eutanasia. Ma la cosa non ha funzionato, allora lo ha portato in ospedale. Perché è stato lei a portarcelo, vero?-
Tonino – Vero. E con ciò?-
Trovato – Con ciò, lei è colpevole di tentato omicidio, in alternativa di istigazione, o assistenza al suicidio. Non è così?-
Tonino -  Allora, provo a raccontargliela io quest’indagine: voi non sapete un cazzo, e volete mettere sotto torchio più persone possibili, sperando che nella rete ci caschi, se esiste, il presunto colpevole. Non è così?-
Trovato - E allora le do la mia versione lei è indagato perché presunto colpevole della morte di Giorgio Aragona. Quale le sembra più plausibile?-
Tonino - Cazzate!-
Trovato … che spero finiscano, e ci dica la verità. Bene, per ora basta così, lei è in stato di fermo di polizia, vada nell’altra stanza e aspetti la decisione del magistrato per l’imputazione…(dopo una piccola esitazione, a bassa voce)  e anche per parlare del ricatto, furbacchione. (al alta voce) Pera, rinchiudi il dottor Triaca nella solita stanza e fai entrare il prossino. (a Tonino) Lei esca. -

Pera sostiene per un braccio Tonino che esce  mogio mogio, prima di varcare la soglia sembra voler dire qualcosa alla quale subito rinunzia. Qualche secondo e rientra Pera accompagnando Pergola.

Trovato – Avvocato, prego, s’accomodi..-
Pergola – Grazie. A cosa posso esserle utile?-
Trovato – Ci scusi avvocato, ma… stiamo verificando certe informazioni circa la morte del dottor Aragona… ma non pensavo…-
Pergola – Suvvia, maresciallo, faccia quello che deve. Mi dica, piuttosto, cosa posso fare per lei per questa…indagine…-
Trovato – Mi scusi…(in stato d’agitazione) Ecco, vorremmo sapere se lei conosceva il dottor Aragona.-
Pergola – Certo che lo conoscevo, eravamo soci del Rotary…-
Trovato – E la morte del suo amico… a cosa… perché…insomma è stata… come dire? Naturale?-
Pergola – Proprio naturale non direi: Aveva un bel tumore al ventre, poverino.-
Trovato – E sa se per caso il dottor Aragona prendesse stupefacenti? O… veleni, tipo cicuta?-
Pergola- (tradendo un impercettibile segno di timore) Stupefacenti, credo di si, ma veleni, che io sappia, no.-
Trovato – (che ha percepito il disagio dell’avvocato) Ne è sicuro?-
Pergola – Sicuro? E come potrei esserlo. Non sono mica il suo medico personale…-
Trovato- Capisco. Grazie avvocato, e scusi il disturbo che le abbiamo, involontariamente, recato.-
Pergola – Nessun disturbo, dovere. Buon lavoro, maresciallo.-
Trovato – Un momento ancora  avvocato, ci sarebbe la questione del ricatto…-
Pergola –(trasalendo) Quale ricatto?-
Trovato – Questo ce lo dovrebbe dire lei…-
Pergola – Non so di cosa stia parlando, maresciallo! (con durezza minacciosa)-
Trovato – Niente, forse c’è stato un equivoco. Grazie avvocato e buongiorno. (a Pera) Il prossimo, suvvia.-

Pera – Comandi maresciallo. (stessa operazione di prima e introduce Letizia.

Trovato – S’accomodi signora… signora?-
Letizia – Letizia, Letizia Crisafulli e sono nubile.-
Trovato – Signorina, ci risulta che lei sia stata amica del povero dottor Aragona e dell’avvocato Pergola, nonché del dottor Triaca. Conferma?-
Letizia – Confermo in parte, perché col dottor Triaca c’è solo conoscenza.-
Trovato – Grazie per la precisazione, le persone precise ci aiutano moltissimo nell’espletare le nostra indagini (la blandisce) Vede signorina noi desideriamo sbrogliare una matassa su un caso di presento omicidio, e lei potrebbe aiutarci a dipanarla, magari con una frase, un ricordo, un fattarello, che le potrebbe apparirle irrilevante, ma che per noi sarebbe determinante.-
Letizia - Per finire poi sui giornali? (con una punta di civetteria)-
Trovato – (che capisce il soggetto) Forse, ma…perchè le dispiacerebbe?-
Letizia - Beh, ad essere sincera, no!-
Trovato – (esultante ma sottovoce) Ecco l’esca per la signora ( fregandosi le mani da sotto il tavolo) E noi la favoriremo. Chissà, potrebbe anche andare in Televisione…(detto nel modo più mellifluo possibile).
Letizia - In TV? Allora parlo. –

Il maresciallo lei si avvicina e confabulano a bassa voce, non udibile per gli spettatori, mentre Trovato prende appunti. Musica e luci adatte. Dopo qualche minuto, cessano di parlottare.

Letizia - …(a voce normale)  e il capo è Antonino Triaca.-
Trovato – Benissimo! La sua testimonianza è preziosa! Pera accompagna la signora… e avvisa il magistrato… vedi se può venire, altrimenti vado io. (poi a Letizia) Signorina, vada a casa, ci faremo sentire quando avremo ancora bisogno di lei. Grazie. (escono)-

Trovato rilegge gli appunti e modifica qualcosa. Dopo entra il pm.

Trovato – Mi scusi se l’ho fatta disturbare, ma qui c’è abbastanza materiale per iniziare un’indagine vera e propria.-
Amantea – Non si scusi, mi dica. (entra e si siede).
Trovato – La signorina Crisafulli, una delle persone che abbiamo convocato, ha vuotato il sacco, e ci ha reso un gran servigio: Ci ha rivelato l’esistenza di un sodalizio chiamato il Cenacolo di Socrate, dove vengono effettuate, dai soci e per i soci, pratiche di eutanasia. Purtroppo ha fatto solo quattro nomi, gli altri, ha detto, che non li conosce personalmente, ne conosce i loro nomi, perché detto sodalizio è segretissimo, anche per lei che fungeva solo da segretaria.-
Amantea – Ma guarda… e allora chi sono questi soci che conosce?-
Trovato – Uno era il dottore Aragona, l’altro l’avvocato Pergola…-
Amantea – Caspita, un pesce grosso.-
Trovato – E ancora è nulla signor giudice. La Crisafulli  mi ha ha parlato di una conversazione privata tra l’avvocato e il Triaca, circa un ricatto ai danni dello stesso avvocato Pergola, da parte della giornalista della TV popolare Conny Demenza, complice il dottore Triaca.-
Amantea – Accidenti…allora convochiamola subito.-
Trovato – Provvedo. (a Pera) manda qualcuno a invitare la dottoressa Demenza a presentarsi qui, urgentemente.-
Pera – La motivazione?-
Amantea – Per informazioni urgenti.-
Trovato – Allora dicevo che un altro è proprio il dottor Triaca, che ho già interrogato e mi è sembrato fortemente implicato nel caso…mentre un altro ancora (guarda gli appunti) è Domenico Formica, detto Mimmo, possidente, anzi latifondista.-
Amantea – Li ha già interrogati?-
Trovato – Triaca e l’avvocato si, ma sommariamente- proprio prima di sentire la Crisafulli- e mantenendomi sulle generali. Il Formica è di là, che aspetta.-
Amantea- Lo faccia entrare.-
Trovato – lo vuole interrogare lei?-
Amantea – Noi due, col solito sistema.-
Trovato – Benissimo. (a Pera) Fai entrare formica.-

Pera esce e rientra con Mimmo.

Trovato – Il signor Domenico Formica?-
Mimmo – Per servirla.-
Trovato – Grazie mille. Senta signor Formica, io e la qui presente pubblico ministero, dottoressa Amantea (Mimmo le fa un lieve inchino), vorremmo sapere da lei alcune cosette in merito al cosiddetto  Cenacolo di Socrate.-
Mimmo - Da me? E perché proprio da me? – ( Mimmo fa finta di cadere dalle nuvole)-
Trovato – Da lei perché da testimonianze certe, ci risulta che lei è socio di quel sodalizio e proprietario della masseria dove ha la sede.-
Mimmo  -Sodalizio? (facendo il tondo) quale sodalizio?-
Amantea - Signor Formica, lei vuole per caso giocare con la giustizia?-
Mimmo (scandalizzato) Io? Mai!-
Amantea – Signor Formica, è incontestabile che la masseria sia di sua proprietà, e da testimonianze risulta che è socio del sodalizio. Allora, non faccia il finto tondo, per piacere. La sua posizione si può anche aggravare. –
Trovato - Dunque, lei era socio di questo sedicente sodalizio, si o no?-
Mimmo - Maresciallo, io non so cosa intenda per sedicente sodalizio, so soltanto che alcuni amici facevano parte di un circolo che si interessava di cultura e storia patria.- Amantea - Alcuni amici? Ci dica i nomi.-
Mimmo - Quali nomi? Io ho detto amici, ma intendevo dire: amici tra di loro. Io conoscevo soltanto del dottore Aragona. –
Amantea - Questo lo vedremo. E il nome Socrate?-
Mimmo - Ah quello? Sì, me lo disse il dottore, che essi s’interessavano anche dei filosofi, di Socrate, di Platone, di Aristotele, di Muzio Scevola… -
Trovato - Ma Muzio Scevola era un antico romano.-
Mimmo - E va bene, com’è pignolo. Poi i soci non s’interessavano anche di storia patria?-  
Amantea – E lei?-
Mimmo - Io? Cosa?-
Amantea - Lei, ne faceva parte?-
Mimmo -  Parte parte, proprio no. Ma sa sentivo qualcosa, a volte… signora giudice a me deve parlarmi di mangiare, non di cultura. ‘A cultura non riempie ‘a panza, per cui è lontana anni luce da me.-
Amantea - Quindi?-
Mimmo - Quindi, io mettevo a loro disposizione la mia antica masseria. Poi, per consuetudine, amavo fare assaggiare i miei prodotti dei miei fondi. Coltivazione a chilometro zero, garantito; e, questi amici, ne erano particolarmente ghiotti. Sapete? Non è da tutti assaggiare la ricotta appena cagliata. La volete assaggiare pure voi?-
Amantea - No, continuiamo senza tergiversare.-
Mimmo - No? Come volete, ma non sapete  ciò che si perdete.-
Amantea - Non lo so, non sappiamo e non intendiamo saperlo. (spazientendosi)-
Mimmo - Non sa? E non … va bene. Ho capito.-
Trovato - Ci parli della cicuta.-
Mimmo - Quale cicuta? (candidamente)-
Amantea- Quella che somministra ai suoi…amici, in certe occasioni (pazientemente)-
Mimmo - Ah, il beveraggio che a volte gli facevo assaporare? Si chiama cicuta? Non lo sapevo. Io servivo, alle volte, una leggera tisana, ricavata dal finocchietto selvatico. Sapesse quant’è buona… anche per andare di corpo, sa?-
Trovato – (ironico) Buono a sapersi. E quelle coppe, dove somministrava la…tisana, che significato hanno e da dove vengono?-
Mimmo- Le coppe? Ah, quelle sono un mio sfizio, e lo faccio passare anche a quel gruppo di amici: Cosa credete che è da tutti, bere la tisana in una coppa che ha minimo minimo duemila anni?-
Trovato - Come l’ho avute?-
Mimmo - Io avute? Macchè, le ho trovate nella tomba antica, che sta sotto il mio granaio. Ed è regolarmente denunciata alla sovraintendenza, la quale mi ha lasciato i reperti in casa, in deposito, e io sono stato nominato custode. -
Amantea - Ci parli di questa tomba.-
Mimmo - Signora, ma che dice? Quella è si è una tomba, sì, ma una tomba antica – e, come ho detto, già segnalata alla Sovrintendenza- e ora usata per coltivare funghi.-
Trovato - E quella barella?-
Mimmo - Ah, quella. Ma era la barella che servì per mia madre, quando non connetteva più, ne di senno ne di …corpo. La facevamo dormire lì perché anche se sporcava era facilissimo pulirla. C’è altro? (rivolgendosi al maresciallo, con notevole faccia tosta, ignorando il pm.)-
Trovato - E ci dica, lei, il 15 gennaio, dove si trovava?-
Mimmo - E che ne so? Io sono una volta qui, un giorno là…-
Amantea - Signor Formica, cerchi di essere preciso, c’è di mezzo un caso di omicidio.-
Mimmo - Omicidio? E chi è stato ammazzato? -
Trovato – Giorgio Aragona.-
Mimmo - Avaia, maresciallu, quello era una intera collezione di tumori. Quello ha ceduto è amen.( facendo cenno con le dita alla morte.)-
Amantea - Questo lo appureremo noi. Intanto ci dica il suo alibi.-
Mimmo - Vediamo… ha detto il 15 gennaio? Si? Il 15… ero… ero… a casa mia.-
Trovato - Ha qualche testimone?-
Mimmo - Maresciallo, non è che quando sto in casa chiamo i miei contadini e gli dico: Ahò, picciotti, io sono qua. Segnatevelo nella vostra agenda. Avaia, e chi discorsi.-
Amantea - Formica, l’avverto che non tollererò più il suo modo di rispondere alle nostre domande. Vuole che lo arresti per offesa a pubblico ufficiale? (poi rivolto al maresciallo)  Maresciallo io sono di là, per quell’altro affare. (alludendo al loro solito trucco)-.
Trovato - Ricevuto. ( poi rivolto a Mimmo) Beh? Allora? Che facciamo?-
Mimmo - Beh, se la mette in questi termini, le dico: io non ho nessuno che possa avvalorare il mio alibi, quindi faccia ciò che deve. Punto. Poi mi lasci in pace. Punto.-
Trovato - E io le dico che lei sarà indagato per l’omicidio del dottor Aragona punto; per ostacolo alle indagini sul cosiddetto Cenacolo Punto;  e per derisione di pubblico ufficiale. Punto!-
Mimmo - Solo di questo? E non per l’attentato alle torri gemelle?-
Trovato - Vuole che la tragga subito in arresto? ( alzando la voce)-
Mimmo - Faccia pure. (tra se) Tanto poi mi difenderà Gianluigi e li fottiamo tutti).-
Trovato - Quando sarà il momento… anzi, non appena ritorna il magistrato, che è occupato nell’altra stanza a interrogare proprio Pergola.-
Mimmo - L’avvocato è…è…indagato? (con voce preoccupata, cominciando a perdere la sicurezza)-
Trovato – L’avvocato, ma allora lo conosce?-
Mimmo – Di nome, solo di nome, è famoso…-
Trovato – Comunque, al momento no. Ma ci sono ottime probabilità. -
Mimmo – Ah ( rimanendo riflessivo).
Trovato – (facendogli il verso)Ah. E allora?-
Mimmo - Allora io ero in casa mia, da solo. Ma non ne so nulla di omicidi vari. Spiacente.-
Trovato - Questo lo vedremo. E di Tonino Triaca, cosa mi sa dire?-
Mimmo - Triaca…Triaca…ma lo sa che non ricordo chi sia?-
Trovato - Vedrà che le ritornerà la memoria, vedrà. Bene, per oggi basta. Si tenga a nostra disposizione.(concluse chiudendo il taccuino)-
Mimmo - Dite, mi denunciate?(allarmato)-
Trovato - Sicuro.-
Mimmo - Mi arrestate? (incredulo)-
Trovato - Lo saprà presto. Intanto prepari la valigia.-
Mimmo - Parto? E per dove? Alle Maldive ? ( ironicamente, per darsi coraggio)-
Trovato - No. Più vicino, probabilmente a Piazza Lanza.-
Mimmo - In carcere? (spaventato dalla minaccia e soprattutto dal sicuro mancato  appoggio di Gianluigi, probabile indagato insieme a lui)-
Trovato - E cosa pretende, l’albergo a cinque stelle? ( soddisfatto della riuscita dello stratagemma, messo in atto con il pm, con cui avevano stanato Mimmo).
Mimmo - Allora parlo. (stessa scena mimica di Letizia)–

Rientra intanto il magistrato e assiste alla confessione. Dopo due minuti circa, il maresciallo chiede a Mimmo ad alta voce.

Trovato – …E mi conferma che il dottor Triaca è il capo del Cenacolo?-
Mimmo – Ca quali, egli non è nemmeno socio.-
Trovato-  Ma la signora Crisafulli ha affermato che è proprio lui il responsabile del sodalizio.-
Mimmo – Maresciallo, la Crisafulli si è segata un corno contro Tonino… perché una volta gli si è rifiutato…insomma capite, vero?-
Trovato – E del ricatto di Triaca ai danni dell’avvocato Pergola, cosa mi sa dire?-
Mimmo – Ricatto? Triaca? Cosa dico? Dico che cado dalle nuvole.-
Trovato – Ma la Crisafulli afferma…-
Mimmo – La Crisafulli? La Crisafulli… Mah. (come dire e credete ancora a quella donna?) Comunque Maresciallo, veramente, io non ne so nulla.-
Amantea – (con tono suadente) Ci dica la verità, signor Formica: quanti decessi ci sono stati per effetto di questi riti del Cenacolo?-
Mimmo – Signor giudice, in tanti anni, sono stati solamente tre; ma due soci, che erano proprio agli sgoccioli, non hanno retto nemmeno ai preamboli del rito; l’altro, novantenne, è morto d’infarto non appena si è seduto sul triclinio. Ci sono i certificati, rilasciati dal medico di guardia, attestanti che la causa dei decessi, per tutti. Fu collasso cardio circolatorio in soggetti affetti da malattie in stato terminale. Questo lo ricordo bene…-
Trovato – Ci dica il nome del medico?-
Mimmo- Non saprei, Sono stati tre medici differenti a stilare i certificati di morte.
Trovato – Ed a quei, diciamo, pazienti ha dato il suo…beveraggio?-
Mimmo – E che lo davo a fare? Erano cadaveri ambulanti…-
Amantea – E ci dica, esattamente com’è composto questo beveraggio, come lei lo chiama?-  
Mimmo – (dopo una piccola pausa di riflessione) Dottoressa, lo vuol proprio sapere?-
Amantea- Sicuro. Dica.-
Mimmo- Ecco, prendevo del finocchietto selvatico…-
Trovato – (interrompendolo) Signor Formica, non ci prenda ancora per i fondelli con questa storia del finocchietto.-
Mimmo- (finto scandalizzato) Io? Bedda Matri, mai! Vedete il beveraggio ha per base il finocchietto…-
Trovato - … e per altezza mia nonna! Formica, parliamo seriamente!-
Amantea- Signor Formica, allora, diceva, finocchietto selvatico, poi?-
Mimmo – Poi un pizzico di rosmarino, salvia, farina di ghiande e un goccio di cicuta…-
Trovato – E chi gliela fornisce?-
Mimmo – Le mie terre! Essa cresce spontanea in  certi posti che io conosco. Tutta roba a chilometro zero, come già dissi. Quindi faccio bollire il composto per tre ore, quindi lo filtro, lo lascio raffreddare, aggiungo un goccio di miele e uno di grappa, ed è fatto.-
Trovato- (sottovoce a Amantea) Non mi convince.-
Amantea – (stesso modo ) Faremo accertamenti in  seguito. (poi rivolta a Mimmo)  Grazie, può andare, ma stia a nostra disposizione.-
Mimmo – Ci può contare. Sempre a disposizione…Buongiorno. (servilmente, anche troppo, e dà l’impressione di una persona melliflua: poi, dondolandosi, esce)
Trovato. –Quell’uomo non mi piace… ho la sensazione che ci abbia infinocchiati, anzi, infinocchiettati. Bisognava arrestarlo…o, almeno, minacciarlo.-
Amantea – Arrestarlo? Maresciallo, con quale accusa?-
Trovato – Intanto per tentato omicidio, o istigazione al suicidio…poi per associazione segreta. Mi sembrano dei motivi validi, no?-     
Amantea – Si, mettiamoci pure P2 e mafia, e il quadro è perfetto. Maresciallo, ma via…-  
Trovato – Dottoressa, e allora cosa facciamo adesso?-
Amantea – Per i decessi?-
Trovato – Certamente, potrebbe trattarsi, per tutti i soggetti, anche di ingerimento di cicuta in quantità superiore di quella che ci vuol far credere lui, quello è un furbone. (indica la direzione dalla quale è uscito Mimmo)-
Amantea – I fatti sono fatti e con le impressioni non si fanno i processi. Comunque il Formica ha detto che non ne ha somministrato.-
Trovato – (sconsolato) Lo dice lui.-
Amantea – Maresciallo, ci sono i certificati…e, comunque,  se non vengono alla luce fatti nuovi, non me la sento di far riesumare dei cadaveri, sarebbe eccesso di scrupolo.-
Trovato –Ma il cenacolo esiste. E’ un fatto accertato.-
Amantea - Si, certo, vedremo in seguito…se è un innocuo circolo di anziani, come credo, oppure no…vedremo…intanto faccia rientrare il dottor Triaca.-
Trovato – Pera, fai rientrare il dottor Triaca.-
Amantea – Lo interroghiamo insieme.-
Trovato – D’accordo.-

Entra Tonino. E’ provato fisicamente che psicologicamente.

Trovato – S’accomodi dottore, il magistrato le vuole rivolgere alcune domande.-
Tonino – Ancora?-
Amantea -  Lei deve avere pazienza, è la prassi, noi dobbiamo seguire tutte le piste.-
Trovato-  Allora dottor Triaca, allo stato attuale, ci sono serie testimoniane, che la inchiodano nelle sue responsabilità penali. Cosa ci può raccontare di sua iniziativa per alleggerire la sua posizione e sperare nella clemenza della corte?-
Tonino – Minchia! Ma siete tosti.-
Amantea e Trovato - Moderi i termini.-
Tonino – (a Amantea) Mi scusi, signora, sa è per la sorpresa. Allora siamo già a processo?-
Amantea  - Per il rinvio a giudizio ci manca poco. Allora ci potrebbe parlare del…Cenacolo?-
Tonino – (sobbalzando) Cena…colo? Che ce…nacolo?-
Trovato - Quello di Socrate! (fra se)  questo è il colpevole!-
Tonino - Ah, già il Cenacolo, e chi ci pensava più.-
Trovato - Come non ci pensava più, è una sua creatura, ne è il responsabile organizzativo, il coordinatore, il rettore…(crogiolandosi,  mettendo sui carboni accesi il povero Tonino).-
Tonino - Nonzi, ero il presidente della repubblica, no, anzi, il Papa. Ma maresciallo, io non so proprio nulla, non centro per nulla.-
Trovato -  Ci sono testimoni che giurano il contrario.-
Tonino - Beh, dicano quello che vogliono.-
Trovato - Ma il magistrato, qui presente, sa? Crede di più ai testimoni che al presunto colpevole. Non ci faccia perdere tempo, dottore Triaca, ci dica tutto e finiamola con questo inchiesta. (da questo momento, Amantea segue l’interrogatorio con aria annoiata)-
Tonino- Senta, io ammetto di essere stato presente a qualche riunione di questo Cenacolo, ma solo in funzione di accompagnatore del mio carissimo amico Giorgio Aragona, il quale avendo il tumore allo stato avanzato, non poteva guidare. E basta!-  
Trovato - Mi sembra una scusa, bella e buona.-
Tonino -  Senta è la verità. Vi direi di domandarlo a lui, se potesse parlare.-
Amantea – ( Trovato sta per ribadire, Amantea lo ferma con un gesto) E allora ci dica lei tutto quello che sa sull’omicidio del dottore Aragona.-
Tonino - Omicidio? Ma non è morto di tumore…-
Amantea - Forse. Ma non ne sono convinta, e neppure il maresciallo. Quel poveretto è stato avvelenato.-
Tonino - Roba da non crederci. E da chi?-
Trovato - Stavo per dire da lei. Ma non posso dirlo con sicurezza.-
Tonino-  Beh, sarebbe ora di finirla con questa farsa. Lei sa benissimo che io non c’entro-
Amantea – (con pazienza, non apprezzando le intrusioni di Trovato e fermandolo con in cenno) Va bene, non c’entra? Ma, questo l’ha detto, se non sbaglio, anche a proposito del Cenacolo, del quale esistono testimonianze sul suo ruolo… attivo. Andiamo dottore, non ci faccia perdere tempo.-
Tonino - No! Io non c’entro.-
Amantea – E del ricatto ai danni dell’avvocato Pergola, cosa mi sa dire?-
Tonino – Ricatto? Quale ricatto?-
Amantea- Lei ne ha parlato con  l’avvocato. Ci sono testimonianze in merito.-
Tonino – Signor giudice, io non sono un ricattatore.-

Amantea, annoiata, fa cenno a Trovato d’intervenire.

Trovato – Benissimo. Vedremo! Intanto lei è in procinto d’essere in stato di fermo giudiziario sospettato dell’omicidio   del dottore Giorgio Aragona , o. in alternativa di favoreggiamento al suicidio in concorso con altri… o per ricatto, le consiglio di nominarsi un  difensore, perché, come vede, noi sappiamo tutto.
Allora, è ancora in tempo, confessa? Perché in questo caso si può vagliare l’ipotesi degli arresti domiciliari. Cosa ne dice?-
Tonino - Dico che sono incolpevole dell’omicidio, e del tentato suicidio di Aragona, io mi trovavo alla masseria solo per averlo accompagnato…in quanto al ricatto cado dalle nuvole. Credetemi!-
Trovato – Questo ce l’ha già detto. Se non ci può dire altro, chiudiamo l’interrogatorio, vero signor giudice?-
Tonino - Dico solo che vi stare sbagliando.-
Trovato – Vedremo!-
Amantea – (con grande pazienza) Maresciallo faccia firmare il verbale (a Tonino) e lei resti a nostra disposizione. Per ora vada  a casa…  Addio signor Triaca. ( Tonino esce, Amantea a Trovato) Maresciallo, credo che ci siamo andati  giù troppo forte con le accuse…e a me sembra sincero…-
Trovato – Signor giudice, dia retta a me che ho esperienza, quello, minimo minimo è complice del suicidio di Aragona.-
Amantea – Se crediamo alla confessione di Formica, dobbiamo credere a tutto ciò che ci ha detto a proposito del Cenacolo, compresa la posizione del Triaca.-

Pera, che ha accompagnato Tonino, rientra subito dopo.

Pera- C’è di là la dottoressa Demenza.-
Maresciallo – (al giudice) La facciamo passare?-
Amantea – Che velocità…la faccia passare… anche se sono un po’ stanca.-
Trovato – Fai passare.-

Rientra Pera con Conny Demenza, tutta agghindata e truccata.-

Amantea – (andandole incontro) Buon giorno cara Conny, come stai? ( Trovato resta allibito)-
Conny – (sorpresa) A ciao Pinuzza, io sto bene, e tu?-
Amantea – Benissimo. Accomodati, non ti facciamo perdere molto tempo, ti dobbiamo fare solamente due domandine brevi brevi. Sai, stiamo conducendo un’indagine delicata e ci serve qualche informazione. Questo è il maresciallo Trovato che mi collabora nelle indagini.-
Conny – Piacere, maresciallo. (poi a Amantea) A tua disposizione Pinuzza cara.-
Amantea – Dimmi gioia, conosci l’avvocato Pergola?-
Conny – Certamente, un uomo affascinante, un principe del foro.-
Amantea – E, dimmi, hai avuto qualche problemino con lui?-
Conny – Problemino? Problemone. Mia figlia si era infatuata di lui, figurati.-
Amantea – E ci sono stati contrasti fra di voi?-
Conny – No, dato l’età, l’ho solo diffidato di frequentare mia figlia.-
Amantea – E ci sei riuscita?-
Conny – Con qualche difficoltà: sai Frances s’era un pochettino invaghita…ha subito il fascino dell’uomo di successo, pieno di soldi, galante, ma poi ha ceduto.-
Amantea – Così, senza niente in  cambio?-
Conny – Cosa intendi dire con ciò?-  
Amantea – Sai, c’è un’indagine in corso per…ricatto nei confronti di Pergola…-
Conny – E pensi che io…-
Amantea – Ma figurati, ti conosco troppo bene per abbassarti a tanto. Ma il nostro dovere è accertarci e c’è stato reato. Mi comprendi?-
Conny – Ma figurati. Comunque gli ho chiesto solamente di stare alla larga da mia figlia, sennò m’incazzavo forte forte… e lui le ha offerto un piccolo regalino, sparendo definitivamente di scena.-
Amantea –… e tua figlia?-
Conny – Te l’ho detto: ha fatto qualche resistenza, poi s’è rassegnata. Dopo tutto è una ragazza semplice-
Amantea- Capisco. E dimmi, conosci il dottore Triaca?-
Conny – Tonino  Triaca? Ma certo eravamo colleghi alla TV popolare. Ma perché queste domande personali, cara?-
Amantea – Come ti dicevo c’è un’indagine circa un presunto ricatto ai dammi di Pergola, e Triaca sarebbe complice…tuo.-
Conny – Ma che mi dici? Un ricatto? Io? Ai danni di Pergola? E Tonino mio complice? Ma stai scherzando, avvero?-
Amantea – Conny, io e il maresciallo stiamo indagando. Ma non ti abbiamo accusato di nulla. Vogliamo solo sentirti per capirci qualcosa…-
Conny – Chiunque vi abbia informati dice una menzogna.-
Amantea – E Triaca, come ti avrebbe aiutata allora?-
Conny – Pinuzza, Triaca è amico mio e di Pergola. Egli ha solo fatto, diciamo da “paciere” in questa spinosa circostanza. Tant’è vero, come già ti dissi, che Pergola ha mollato Frances, le ha fatto un bel regalino e puff- sparito. Naturalmente con mia grande soddisfazione.-
Amantea – E scusami ancora: l’ammontare del … regalino?-
Conny – Un viaggetto a New York…per due.-
Amantea – Già fatto?-
Conny – No, programmato.-
Amantea – Ancora una cosa: Frances è minorenne?-
Conny- Diciott’anni li ha fatti qualche mese fa. –
Amantea – E quando, diciamo, iniziò la relazione, Frances era già maggiorenne?
Conny – Credo di si… ma sai con le ragazze…-
Conny - Ma perché me lo chiedi?-
Amantea – Sai, se fosse stata minorenne, avremmo dovuto procedere d’ufficio. Poi, perché qualche sconsiderato, ci ha fatto balenare il sospetto di un ricatto bello e buono nei confronti di Pergola.-
Conny – Comunque, fammici pensare…ma si sono certa: era maggiorenne, me lo ricordo benissimo: la relazione iniziò a novembre e Frances aveva festeggiato i diciott’anni a settembre.-
Amantea – Meglio così. Comunque, grazie per averci aiutati e arrivederci, carissima.-
Conny – (civettuola) Ricatto? Oddio! Siamo in piena fiction a causa di un regalino e nulla più.-
Amantea –Già. Grazie per la collaborazione, cara. Se ci saranno novità ci faremo sentire. E dimmi, come va il lavoro?-
Conny – A gonfie vele, fra qualche mese sarò direttore del telegiornale. Spero di poterti intervistare qualche volta.-
Amantea – Se ce ne sarà l’occasione…Vai Conny e scusaci ancora.-
Conny - Addio Pinuzza. Buongiorno tutori dell’ordine. (esce)-
Trovato – Ma…ma…-
Amantea – Non si meravigli, eravamo compagne di liceo…-
Trovato – Già…ma, dicevo…l’ha liquidata così …la questione?-
Amantea - Maresciallo, quale questione? Il ricatto? Ma c’è stato veramente? Ci sono state denunzie? C’è parte lesa? C’è solamente un fatto inoppugnabile: il regalo. Ma forse è reato fare un regalo –peraltro ancor da usufruire - a una ragazza maggiorenne, come fine consenziente di una relazione, che si sta facendo per lui, diciamo, pericolosa?-
Trovato – (confuso) No…certamente …no…ma, se la relazione fosse iniziata quando la ragazza era minorenne? … e se richiamassimo l’avvocato?-
Amantea – Maresciallo, con Pergola si scherza col fuoco. Certo è un…-
Trovato - …puttaniere…(occhiataccia di Amantea) mi scusi…-
Amantea – …Sarà come dice lei. Però tra il suo modo di vivere, e subire un ricatto-  nascondendocelo pure, chissà perché- ne corre di differenza.
Senta maresciallo, io apprezzo il suo attaccamento al dovere e il suo fiuto d’investigatore, ma per ogni cosa c’è un limite; per cui, se non c’è un minimo di riscontro o prova-  su quanto insinuato dalla Crisafulli, che, tra l’altro, mi  è sembrata una teste poco affidabile- sarebbe meglio lasciare stare Pergola. (guardando l’orologio) Che a quest’ora sarà in pomposa udienza.
E, comunque, per il resto, aspettiamo gli esiti dell’autopsia sul cadavere di Aragona, poi decideremo sul da farsi.-
Trovato- Mi sembra giusto. Ma non appena…-

Non finisce la frase che rientra Pera-

Pera- Maresciallo, qui c’è il responso dell’autopsia fatta alla salma del dottore Aragona. (mostra un foglio)
Trovato – Ah, finalmente ci siamo! (lo strappa quasi di mano e legge) Decesso per crisi cardiocircolatoria in conseguenza di neoplasia allo stomaco…con metastasi sparse…(incredulo) poche tracce, insignificanti e ininfluenti di cicuta…( resta di sasso, mentre lentamente fa cadere per terra il foglio del reperto).-
Amantea – Puff (mima lo sgonfiamento di un pallone, ed esce di scena)-  
Pera –Puff? ( meravigliata, guarda Trovato)-
Trovato – Puff! (cenno con la testa e allarga le braccia, come dire: pazienza, ci hanno fregato)-

Sipario