RAPTUS
Psico-tragedia familiare a tinte comiche

di 

Daniele Falleri


1° Classificato IV Edizione Concorso Nazionale DRAMMATURGIA OGGI

Segnalazione della Giuria 48° Premio Teatrale VALLECORSI

Daniele Falleri
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personaggi:

Melania - la suocera
Alfonso - marito di Mara 
Mara - figla di Melania 
Cesare - l’amante

ambientazione:

Casa di Alfonso e Melania.
(A vista: Salotto, camera matrimoniale e cucina)











(Una musica da “thriller” incalza minacciosa.
All’estrema sinistra del palcoscenico una lampada da cucina ondeggia avanti e indietro illuminando “drammaticamente” le sagome di un uomo e di una donna che litigano furiosamente.
Nella foga della lotta le due figure si avvicinano pericolosamente alla finestra.
L’uomo si divincola.)

UOMO
No, amore, no !

(La donna perde l’equilibrio e cade nel vuoto.)

DONNA
Ahhhhhhh...

(L’urlo si perde lontano interrotto dal tonfo sordo del corpo sul selciato.
L’uomo nella semioscurità barcolla come inebetito.
Avvicina la pistola che impugna alla tempia e…)

Bang !

(La luce a strobo rallenta, flash dopo flash, la lenta caduta dell’uomo a terra.

Battiti cardiaci sovrastano la musica da thriller, per poi lasciare il posto ad un ritmo vivace che sale da lontano: la marcia nuziale.

Un occhio di bue illumina, col suo cerchio di luce, una sposa in ginocchio sul proscenio, come di fronte all’altare.
Sottobraccio stringe una grossa scatola contenente un servito di posate d’argento.

Trafelato, entra di corsa lo sposo aggiustandosi il rigido colletto della camicia.
Si inginocchia goffamente di fianco alla sposa sorridendole, colpevole del ritardo.
Lei, con il volto coperto da vari strati di velo, rimane impassibile.)

SACERDOTE
(voce f.s.) “Vuoi tu, Alfonso Forcoli, prendere come tua legittima sposa la qui presente Mara Cori giurando solennemente di amarla, di rispettarla, di venerarla, di farla sentire preziosa, utile a qualcosa, di dare un senso alla sua esistenza, di farle credere di non poter vivere senza di lei, di adorare i figli che darà alla luce come se fossero i tuoi, di non farle pesare troppo il fatto che è una donna e perciò irascibile, volubile, lunatica, spesso incomprensibile ai tuoi occhi di uomo, curarla e amarla anche nei giorni del ciclo in cui, si sa, tutte sono ancora più isteriche, e sopportarla, nonostante le crisi fra una vampata e l’altra, nell’inesorabile avvento della menopausa ? 
Prometti tu di assoggettarti a tutto ciò da ora e per sempre, finché morte non vi separi?”

ALFONSO
Sì. 
Bum ! 
(Al pubblico) Mi sentii il cuore nel petto che batté un colpo più forte. Come un’esplosione che implode. 
E anche allora mi scorsero davanti agli occhi immagini della mia vita passata, presente e futura che si rincorrevano ad una velocità vertiginosa.
L’infanzia, il mio primo dentino, il primo giorno di scuola, la prima Comunione, la prima gita in barca, il primo bacio su una guancia, tutti i cliché insomma di una vita ideale : la mia.
Poi, di colpo... Puff. Ritornai lì. 
Il tutto sarà durato... un secondo. Ma che dico, la frazione della frazione di un secondo. 
Ero di nuovo lì. 
L’incenso che mi prudeva nel naso, il colletto della camicia che mi strizzava il collo e Mara, bellissima, al mio fianco, che mi guardava beata da sotto i veli. 
Per la verità non riuscivo a vedere il suo volto, perché la lampada del fotografo sparava sopra tutti quegli strati di tulle, ma percepivo lo stesso la sua espressione assolutamente soddisfatta. 
Col suo naso importante e le narici leggermente dilatate.
La stessa che avrei rivisto sempre in quella gigantografia di lei appesa in camera da letto : il nostro ricordo più caro del viaggio di nozze, in Kenya. 
Fece il diavolo a quattro per farsi quella foto. 
Un fucile a tracolla ed un piede sulla testa di un rinoceronte appena abbattuto dai bracconieri. 
Col sorriso che le arriva alle orecchie. 
Questo è uno dei suoi più grandi pregi. Quello che prova glielo si legge chiaramente in faccia. 
Riesce ad esternare le emozioni molto più facilmente di me.

(Alfonso guarda con tenerezza la sua compagna. 
La solleva di peso -è chiaramente un manichino- e la porta fuori scena.)

ALFONSO
E’ tanto sciolta nei sentimenti quanto tendinea nel fisico.

(In assolvenza torna la musica da thriller.
Lentamente compare l’interno di un appartamento alto borghese, mobili firmati, soprammobili allineati con cura, decine di cornici sparse in giro con foto che ritraggono i componenti della famiglia (padre, madre, figlio e figlia) sorridenti, da soli o in gruppo. 
La sensazione è che non ci sia in giro un solo minuscolo granello di polvere.
L’ampio salotto si apre sulla cucina di design.

La lampada della cucina ondeggia ancora e le luci e le ombre rivelano il corpo esanime di Alfonso riverso sul pavimento.

La porta della camera da letto, al centro del palcoscenico, si spalanca.
Melania accende la luce ed irrompe nella stanza.)

MELANIA
Su ragazzi, su. Così non funziona.
Improponibile saltare subito alla fine.
Mica siamo al cinema che possiamo incollare la scena finale in cima e poi ricominciare. 
(Voltandosi rivela una grossa accetta da falegname con la lama conficcata per metà nel mezzo della schiena)
Nella vita quando compare la scena finale è finita !

(Entra in cucina, scavalca il corpo di Alfonso e va alla finestra.
Tende un braccio all’esterno ed afferra la donna che era caduta,tirandola per la giacca del tailleur.
La donna, Mara, sua figlia, emette un flebile lamento.)

MELANIA
E non fare sempre la vittima.

(Mara scavalca faticosamente la finestra ed entra dentro.)

MELANIA
Su giovanotto. (Dà un calcetto al fianco di Alfonso ancora disteso per terra) Ogni pretesto è quello buono per oziare. 
Avevi iniziato bene. Prima il matrimonio, poi ?
Ne è passata di acqua sotto i ponti prima di arrivare fin qui. E magari fosse stata solo acqua.
Fatica ricordare ? Eh, no, caro. 
Te ne ho date troppe vinte. Anch’io ho la mia versione dei fatti !

(Alfonso lentamente si rialza tastandosi la tempia dalla quale esce un vistoso rivolo di sangue.)

ALFONSO
Colgo l’occasione per precisarle che io non ce l’ho con lei. 
Ma a volte tutto un convergere di circostanze... Lei è una donna di mondo, capirà...

MELANIA
Modera i termini, giovanotto.
(A Mara) Aiutami a togliere quest’accetta !

(Mara si adopera delicatamente a sfilargliela.)

MELANIA
E tirati questi benedetti ciuffi sulle orecchie che col naso che hai ti viene il muso da topo. (Con un gesto veloce le dà una ravviata ai capelli)

MARA
Mamma !

MELANIA
E non stare di profilo!
(Perentoria) Ricominciamo. 

(Mara sfila per intero l’accetta.)

MELANIA
Io torno a casa mia, ci vediamo quando tocca a me.
(A Mara) Non ti posso guardare con quell’aria moscia in faccia. Neanche gli sfollati del ’43.
Non vorrai mica venga fuori una di quelle recite barbose tutte musi lunghi. 
Noi siamo personaggi di un’altra storia.

MARA
(Piagnucolando) Non voglio essere il personaggio di nessuna storia !...

MELANIA
(Secca) Ormai lo sei.

(Mara lancia un’occhiata ad Alfonso. Lui abbassa gli occhi colpevole.)

MARA
Ho sempre sognato solo di essere una moglie affettuosa.

ALFONSO
(Ad alta voce, con garbo, fuori della finestra) E’ inverno, gentilmente. Metà dicembre di sei anni fa. 
Un bel tramonto gelato, grazie. 

(La luce esterna cambia.)

MARA
Il mio unico desiderio era avere una casa sempre in ordine e due figli con dei nasi bellissimi. 
Possibilmente un maschio per primo ed una femmina per seconda.
E ci sono riuscita. (Cerca con lo sguardo un consenso)

MELANIA
(Ignorandola) Dammela. 
(Toglie l’accetta dalle mani della figlia) La rimetto nella legnaia.
Pronti ? ! 

(Melania esce tutta eccitata dalla porta del salotto.
Alfonso si pulisce il rivolo di sangue che gli cola dalla tempia.)

MARA
Se avessi voluto fare l’esibizionista avrei fatto l’attrice.
Me l’hanno sempre detto tutti che con questi occhi avrei potuto fare l’attrice, se solo avessi voluto. 

(Mara sfila da un cassettone del salotto la grossa scatola con il servito di posate d’argento ed inizia a lucidarle meticolosamente una per una.)

MARA
Anche mamma voleva...

(Melania si riaffaccia alla porta ancora con l’accetta in mano.)

MELANIA
Mi piacerebbe rifare un’entrata così :
(Chiude la porta e subito la riapre. Entra trafelata) 
“No, no e poi no !
Non è possibile andare avanti in questo modo ! Non c’è più rispetto per il prossimo. (Si libera dell’accetta che le ostacola i movimenti appoggiandola dietro al divano)
La società che non rispetta gli anziani è destinata a fallire miseramente. Non esiste un negoziante che non cerchi di fregarti col resto. Gli inquilini che ti ritardano con gli affitti. In banca non ti alzano il tasso d’interesse nemmeno se piangi in curdo. Le vene sono sempre più varicose. 
Si stava meglio nelle cave in tempo di guerra !(Riprende fiato)
Ohh, ho detto tutto mi sembra. 
Bene. C’è altro di cui lamentarsi, esclusi i presenti ?! 
Ragazziii, sono qui !” 
(Cambia tono) E poi eccetera eccetera, iniziava così, no ? 
Una bella entrata. Quand’è che l’ho fatta ?

ALFONSO
(Educatamente) Mamma, le sue entrate sono più o meno tutte così. 

(Alfonso introduce dalla porta un abete sintetico e comincia a sistemarlo in un angolo del salotto.)

MELANIA
Certo non è la verve che mi manca. Ci vediamo, rampolli. 

(Esce.)

MARA
Il sig. Macchi della concessionaria mi ha detto che i miei non sono occhi, sono due piscine viste da un elicottero. 
E che se mi si guarda intensamente negli occhi il naso neppure si nota.
Su un grande schermo sarei un’estasi. Proprio “estasi” ha detto.
Invece io ho deciso di realizzarmi qui. Al tepore del focolare domestico. 
(Alfonso le butta un bacio)
Quindi diffido chiunque dallo scrivere sui giornali articoli che mi riguardino, soprattutto in cronaca nera.
Non sono altro che una moglie perfetta.

ALFONSO
Nient’altro. 

(Alfonso le sfila delicatamente le posate dalle mani e le porge una scatola con gli addobbi natalizi.)

MARA
Mi basta. (Alfonso la sospinge verso l’albero)
... Vero che mi basta ? 

ALFONSO
Certo che ti basta, amore. Perfetta. 

(Mara inizia ad addobbare l’albero. Alfonso l’aiuta.)

ALFONSO
(Al pubblico) In paese si sapeva già da prima che ci sposassimo che il nostro sarebbe stato un matrimonio felice. 
(Mara, senza alzare lo sguardo dagli addobbi, fa di sì con la testa)
Né io né mia moglie avevamo avuto una storia prima di allora ed i nostri genitori quando si trovavano al circolo parlavano già di predestinazione.

(Melania si affaccia alla porta del salotto.)

MELANIA
Se ricominciate da qui io ci sono già. A riparare le lucine.(Entra)
Che tanto se non li faccio io questi lavori in questa casa...

ALFONSO
La cerimonia di fidanzamento fu bellissima. Io avevo venticinque anni, mia moglie due di meno.

MELANIA
Ero in cucina. Da sola, no ? 
Ignorata, nel retrobottega. Tanto per cambiare. 

(Attacca alla corrente una lunga fila di lucine di Natale e comincia ad esaminare le lampadine una per una.)

ALFONSO
Ci scambiammo i pegni d’amore nel salotto rosa, sotto il quadro che Novella Parigini aveva regalato personalmente a mio nonno. 
E subito dopo mia madre annunciò a tutti noi, a sorpresa, la data del nostro matrimonio : la cerimonia avrebbe avuto luogo dopo un anno e tre mesi contando da quel giorno. 
Così il fidanzamento sarebbe durato pari pari quindici mesi ed una settimana. Come quello di lei e mio padre. 
Prese tutti alla sprovvista. 
Anche perché io e Mara non avevamo ancora mai affrontato l’argomento. 

MARA
Mai.

ALFONSO
Ricordo che dalla gioia scoppiai a piangere.
Che emozione acuta.
Si è stampata nella mia mente un’immagine indelebile di quel momento. 
Sono quelle sensazioni così particolari che capitano poche volte nell’arco di tutta una vita. 
Come se d’improvviso la tua mente si spalancasse, permettendoti di scivolare verso abissi sconosciuti. 
E l’orizzonte si allargasse, come una voragine. 
(Una pallina di vetro cade dalle mani di Mara e si frantuma per terra in mille pezzi)

MELANIA
Eccola ! (Solleva una lampadina controluce) Era questa quella bruciata.
Ora basta tagliare, ricollegare, intrecciare e scocciare. Voilà.

ALFONSO
Ricordo come fosse ora mia suocera che mi fissava. 
Anche lei con gli occhi lucidi. Fiera di me. (Comincia a sfilare i capelli d’angelo)

MELANIA
(Al pubblico) Che mio genero non avesse una gran spina dorsale me ne accorsi subito da come si mise a frignare quando si fidanzò con mia figlia. Una scena pietosa.
Ma poi pensai, sarà l’età. 
I giovani d’oggi sono più ritardati rispetto ai nostri tempi, si sa. 
Mio marito non ha mai pianto. 
Nemmeno quando i tedeschi gli staccarono un mignolo del piede per farlo confessare. (Mara mostra ad Alfonso quale mignolo di quale piede)
Ed io alla sua età avevo già alle spalle una guerra mondiale combattuta in trincea. Non c’era tempo per le lacrime.
Ma i giovani d’oggi sono nati in tempi più comodi e possono permettersi il lusso di piangere a vuoto.

MARA
(Al pubblico) La famiglia di mio marito è la più in vista di tutto il comprensorio. Il padre di mio suocero ha fondato la prima vetreria della regione che nel dopoguerra ha dato lavoro a tutta la Val d’Aria. 

(Melania le fa cenno di coprirsi le orecchie con i capelli. 
Mara, imbarazzata, continua a parlare eseguendo l’ordine.)

MARA
Tutti gli anziani di qua lo ricordano come un benefattore. Uno che quando passava in carrozza salutava tutti, anche gli operai. E davanti alle signore si sollevava la paglietta bianca di testa.
Alfonso ha ereditato da lui la generosità d’animo ed i modi gentili. 
E anche il gusto nel vestire. Che piace tanto a mia madre.

MELANIA
(Al pubblico) Troppo leccato mio genero. Non esce mai di casa con un capello fuori posto. Hmm. (Fa una smorfia di disappunto)
E poi quel fatto che non aveva mai fatto all’amore con nessuna prima di mia figlia. Non mi è mai andata giù. 
(Alfonso nasconde la faccia tra i rami dell’abete)
Però, d’altronde, veniva da una famiglia tanto perbene. 
(Con una punta d’invidia)
I Forcoli. Sono sempre stati una specie di mito nella zona. 
Anche se a me non m’incanta nessuno. 
Quella vetreria venuta fuori dal nulla. Hmm. 
Dicevano che aveva prestato denaro a strozzo durante la prima guerra, il vecchio Forcoli.
Ma non esistono attenuanti, è solo colpa mia. Avrei dovuto dare più retta al mio sesto senso. 
Quando la sera del matrimonio, dopo una giornata campale che avrebbe stramazzato un bue, mi comparve davanti ancora con il nodo della cravatta serrato al collo, senza una piega alla giacca come appena scartato dal cellophane, mi fu tutto chiaro : era la fine.

(Cambia la luce.
I personaggi assumono un ritmo più vivace e allo stesso tempo più privato.
Soprattutto Mara, perde del tutto quell’aria un po’ dimessa e sotto tono che ha avuto finora.
Il pubblico, per loro, scompare.)

MELANIA
(Dalla cucina) Non capisco perché vi ostiniate a fare l’albero invece del presepe. 
Tuo padre ti ha lasciato quei bellissimi personaggi del settecento che valgono una fortuna. 
Tiriamoli fuori dalla madia, almeno una volta l’anno.

MARA
Te lo immagini con i bambini ? In cinque minuti li distruggerebbero.

MELANIA
E voi educateli. Cosa ci fanno tutto il giorno al kinderheim ?
Gli inculcheranno un po’ di disciplina con quello che costa la retta.

ALFONSO
Tua madre ha ragione, amore. L’anno prossimo sotto l’albero ci mettiamo anche il presepe.

MELANIA
Per ora, in attesa del presepe, sotto l’albero ci mettiamo questi.
(Posa due pacchetti ai piedi dell’abete)
Non prendeteli come regali di Natale : sono due pensierini.
Questo più grande è per Alfonso.

ALFONSO
Per me ?

MELANIA
Sì. Non chiedere altro, è una sorpresa. Coinvolge anche la tua famiglia.

ALFONSO
Grazie, non so come ringraziarla.

MELANIA
Mi ringrazierai quando l’avrai aperto a Natale. 
Non insistere a volerlo aprire subito.

MARA
Moriremo di curiosità.

MELANIA
Ho detto no. Per ora stanno sotto l’albero.
Tutt’al più vi scopro un angoletto. (Scarta l’angolo del pacchetto di Alfonso)

MARA
E’ un libro !

ALFONSO
Oh, un libro...

MELANIA
Sì, ma che libro, guarda. (Scarta un altro angolo)

MARA
(Legge) “La memoria storica della...” Dai, facci leggere.

MELANIA
(Lo scarta per intero) “La memoria storica della Val d’Aria, foto e testimonianze del dopoguerra”.

MARA
Bello !

ALFONSO
Molto.

MELANIA
E guarda cosa ci ho messo dentro... Sfoglia.

(Alfonso estrae dalle pagine una vecchia foto su cartoncino.)

MELANIA
Li riconosci ? Sono i tuoi genitori avvinti in un bacio come l’edera.

MARA
Com’era giovane tua madre.
E che naso perfetto.
Dio volesse che a Rebecca crescendo venisse un nasino così.

MELANIA
E suo padre ? Guarda che chioma bionda, uguale ad Alfonso. Stesso mento volitivo, stessa nuca all’Umberto. Due gocce d’acqua.

ALFONSO
Ma questo non è mio padre... E’ più basso di mia madre. 
Qui la supera di almeno quindici centimetri. 
E poi è moro.

MELANIA
Uh, sì, hai ragione.
Mi era sfuggito il dettaglio.

MARA
Allora neppure lei è tua madre.

MELANIA
No, no. Lei, è Alda Forcoli, non ci sono dubbi. Me la ricordo. 
Mi ricordo anche questo vestito a fiori, se lo fece fare per l’inaugurazione del nostro condominio di via Gregoret.
Il quesito è : chi è lui. 
A riguardarlo bene deve essere quel bel tipo di fuori che per un’estate lavorò alla draga del Perini.
Tua madre non era bruttissima, un po’ sovrappeso, oggi sarebbe stata improponibile, ma allora andavano così. 
Erano in tanti a farle il filo. E lei è sempre stata di indole generosa, diciamo. Prima di conoscere tuo padre, certo... 
(Riprende la foto dalle mani di Alfonso) 
Me la riprendo, è meglio.

ALFONSO
No, la lasci, la faccio vedere a mia madre.
Sarà contenta di ritrovare un ricordo così, piovuto dal cielo.

MELANIA
Giovanotto, dammi retta, questo ricordo è bene che resti dov’è stato finora. Falle vedere il libro col paese bombardato, e la vetreria intatta, vedrai le piacerà.

ALFONSO
Oh, sì certo. Un pensiero delicato.
Guarda questa : il vecchio comune completamente raso al suolo... 
Impressionante.

MARA
E nel mio cosa c’è ? 

(Mara afferra il suo pacchetto e lacera la carta prima che Melania possa fermarla. 
Racchiuso in una fodera di cuoio, un piccolo revolver argentato.)

MARA
Un accendino ? (Preme il grilletto)

Bang !

(Il proiettile fa crollare la gigantografia del safari in Kenia appesa alla parete della camera.)

MELANIA
(Sfila l’arma dalle mani di Mara) Sei pazza ?

MARA
(Si riappropria della pistola) E’ fantastica !

ALFONSO
Ma una pistola in casa, con i bambini...

MARA
La terrò nascosta. 
Brrr, che emozione ! 
Mamma, sei l’unica che mi capisce veramente.

ALFONSO
... Ma è necessaria...?

MELANIA
Con i tempi che corrono non si è mai troppo agguerriti.
La settimana scorsa mi sono comprata una pelliccetta ed il giorno dopo ce n’era una uguale in vetrina svenduta.
Ai saldi ad un quarto di quanto l’ho pagata io.

ALFONSO
... Sì... Ma una pistola...

MARA
Ti fa sentire più sicura. E Dio sa se in certi momenti ne ho bisogno.
La terrò nel frigo, sotto chiave con la scorta di Nutella.
(Alla madre) Perché non lo sai, ma ho dovuto anche mettere il lucchetto al frigo, altrimenti mi ritrovavo con tre obesi per casa.

MELANIA
Finisco con le lucine.

MARA
Grazie, mamma. (Le dà un bacio su una guancia)

ALFONSO
Grazie, mamma. (Le dà un bacio sull’altra guancia)

(Melania va in cucina. Alfonso e Mara riprendono ad addobbare l’abete.)

ALFONSO
A volte tua madre mi mette soggezione.

MARA
Mia madre ?

ALFONSO
Anche ieri sera mentre guardavamo la televisione...
Era girata verso di me e mi scrutava.

MARA
Perché ci tiene a te.

ALFONSO
Con le mani faceva dei piccoli gesti.

MARA
Forse controllava se avevi il malocchio.

ALFONSO
Il malocchio ?

MARA
Sì. Lei lo sa levare. 
E mettere, anche.

ALFONSO
Tua madre ?

MARA
Sente gli eventi prima che accadano.
Quando c’è stato il terremoto a Catania si è agitata tutta la notte. E il giorno dopo abbiamo letto sui giornali : mille morti. 
Lei l’ha avvertito in tempo reale, mentre succedeva. 
Anche altri animali lo sentono.

ALFONSO
Impressionante.

MARA
Amore ?

ALFONSO
Sì ?

MARA
Grazie per aver fatto finta che il libro ti fosse piaciuto. La mamma ci tiene così tanto al suo passato.

ALFONSO
Ma no, incuriosisce anche me. Quelle foto con le macerie del comune bombardato sono impressionanti.

MARA
Amore. Apprezzo il tuo desiderio di non volerla ferire. 
Ti amo per questo. Ma a me puoi dirlo che non ti è piaciuto. 
Non ti è piaciuto punto e basta. Ti conosco.

ALFONSO
No, ti dico... E’ una bella edizione... 
Certo è una di quelle cose che non ti compreresti mai.

(Mara afferra il libro e va in cucina.)

MARA
Mamma, facciamo così : il libro fai finta di averlo regalato a me. Ad Alfonso regalagli un paio di torroni. 
Lui i libri lo annoiano. Tutte quelle foto in bianco e nero, non vorrei me lo mettessero di cattivo umore.
Amore, non è una tragedia, con mamma si può parlare di tutto.
Diglielo che non ti è piaciuto, non si offenderà, vedrai.
Giusto, mamma ?

MELANIA
Giusto, figlia. 
Tagliamo la testa al toro. (Prende la borsa ed estrae il portafogli)
Ve li lascio qui, sul tavolo, i soldi per comprare il torrone.
Non vorrei sbagliare i gusti.
Non ho la più pallida idea se tu lo preferisci morbido o lo preferisci duro.

MARA
Lo preferisce duro.

MELANIA
Sì, ma con le mandorle o senza ?

MARA
Con le mandorle.

MELANIA
Ricoperto di cioccolato o bianco latte ?

MARA
(Ad Alfonso) Ricoperto di cioccolato o bianco latte ?

MELANIA
Vedi, le possibilità sono molteplici. Azzeccare i gusti della gente è un terno al lotto.
Almeno fra noi, in famiglia, diamoci il permesso di sottrarci a questi riti formali. Ecco qua, ventimila lire bastano ?

ALFONSO
Mamma, mi va benissimo il libro.

MELANIA
Alfonso, il mondo è bello perché è vario.
Chissà quante sono le cose che nemmeno immaginiamo che a te piacciono e che io detesto.
L’unica cosa che pretendo da te è la felicità di mia figlia. 
Che importanza vuoi che abbiano in confronto ad un’intera vita felice e serena un libro o un vagone di quegli orrendi torroni per cui tu vai pazzo ?
Che importanza ?

MARA
Nessuna. (Prende Alfonso sottobraccio e lo stringe a sé)

MELANIA
Ecco : nessuna.
(Prende il groviglio di lucine e lo mette in braccio ad Alfonso)
Missione compiuta, ora funzionano.
(Si avvia all’uscita) Fatemi gli auguri, rampolli, comincio il giro degli inquilini. Se non si batte cassa di persona, con la scusa del Natale gli affitti di dicembre me li sogno.
E mi chiedi a che serve una pistola ?
Alfonso, fatti dare un consiglio : sei troppo timoroso, sveglia. 
Audacia. Il mondo è di chi osa.

MARA
Grazie, mamma.

ALFONSO
... Grazie.

(Melania esce.)

MARA
Hai visto, amore ? (Gli butta le braccia al collo)
Non è bello potersi dire qualunque cosa senza sotterfugi ? Ricordati del patto : in casa nostra regnerà sempre la sincerità oltre all’amore. 

(Alfonso si china a terra per inserire la spina delle lucine nella presa elettrica.)

MARA
Tesoro ? Siamo troppo felici.

(Un botto improvviso causato da un corto circuito fa saltare la luce.)

MARA
Ah!

(Buio.
Eccetto che per un occhio di bue che illumina Alfonso.)

ALFONSO
(Al pubblico) Erano trascorsi alcuni anni da quel Natale. 
Ed i bambini dal kinderheim erano passati alla Deutsche Schule, la scuola tedesca. 
Un istituto esclusivo in cui si parlava solo tedesco : la lingua del futuro secondo la tesi di mia suocera, basata sul flusso e riflusso ad onde cicliche in cui la storia europea come una scialuppa alla deriva naviga. 
Tesi che, in verità, erano pochi a condividere, ma che Mara abbracciava in toto.
(Alfonso accende il computer sul tavolo)
A volte la sera i bambini litigavano furiosamente fra loro per questioni ideologiche.
Rigorosamente in tedesco.

Voce dal monitor del computer
Guten Tag, Herr Forcoli.

ALFONSO
Guten Tag, Franz. 
Per evitare la spiacevole sensazione di sentirmi straniero in patria, anzi, in salotto, acquistai il metodo interattivo Holzapfel.

(Alfonso estrae da sotto il tavolo un cappello con visiera stile militare e lo calza con intimo piacere in testa. 
Sale la luce.)

Voce computer
Sie schauen gut aus, Herr Forcoli.

ALFONSO
Danke, Franz. (Si specchia)
E cominciai, nel tempo libero, a studiare tedesco anch’io. 

Voce computer
Uebersetzen Sie, bitte. Traducete, prego.
Che cosa hai mangiato ?

ALFONSO
(Dandosi un tono severo) Was hast Du gegessen ? !

Voce computer
Hai mangiato spaghetti.

ALFONSO
Du hast Spaghetti gegessen !

Voce computer
Jetzt auf Italienisch. Ora in italiano.
Ich habe eine Kartoffel gegessen.

(Si spalanca la porta di casa. Mara irrompe, getta la borsa sul divano. La segue a ruota Melania.)

MARA
Meno male sei qui ! (Alfonso nasconde il cappello)
Che ci fai tu a casa ?
Come mai non sei al golf ?

ALFONSO
(Al computer) Io ho mangiato una patata.
Fra due giorni c’è il colloquio con i professori. Se riuscissi a capire qualcosa mi sentirei meno...

MARA
Tesoro, al golf il sabato i mariti delle mie amiche ci vanno tutti. Cosa penseranno se non ti vedono mai ?

Voce computer
Du hast keine Kartoffel gegessen.

ALFONSO
Tu non hai mangiato la patata.

MARA
Che patata ?

(Melania in piedi vicino alla porta assiste alla scena immobile.)

ALFONSO
Non mi sento bene. Credo di avere qualche linea di febbre...

MARA
Oddio, ci mancava anche questa proprio oggi.
Devi andare a prendere Filippo al maneggio. 
Mi hanno chiamato dalla clinica se gliela porto subito Rebecca me la operano prima di cena.

Voce computer
Magst Du eine Kartoffel essen ?

ALFONSO
Vuoi mangiare una patata ? 
Ho la febbre... (Tenta di spegnere il computer)

MARA
Alfonso, non so che farci, chiama tua sorella, mandaci lei da Filippo. 
Invece di risolvermeli i problemi me li crei ?
Io passo a prendere Rebecca a danza e la ricovero. 
Se non gliela porto oggi finisce che passiamo anche questa estate con lo stesso naso.

(Mara si butta sotto il letto per estrarre una valigia.)

Voce computer
Du sollst eine Kartoffel essen.

ALFONSO
Mara, aspetta, non abbiamo ancora deciso quale naso rifarle. Dovresti mangiarti una patata.

MARA
Mangiatela tu !
Mamma, sul tavolino del divano ci sono delle riviste. Stacca le pagine segnate. Ce n’è una di quella che sta con Alberto di Monaco. L’hanno presa proprio di profilo. Ha un naso di porcellana. Porta anche quello.

(Melania diligentemente seleziona le riviste.)

Voce computer
Kartoffeln sind gut fur Gesundheit.

(Alfonso prova invano a bloccare il computer.)

ALFONSO
Rebecca è tranquilla così. A dieci anni cosa vuoi che gliene importi dei nasini all’insù. Le patate fanno bene alla salute.

MARA
Tu non sai come soffrivo io a dieci anni. Altro che patate.
I bambini sono feroci, non ti risparmiano se hai un difetto fisico.

ALFONSO
Ma Rebecca non ha nessun difetto fisico !

MARA
Ce l’ha, ce l’ha. Non hai notato che vuole sempre i capelli pettinati sul davanti, con la frangia che le va sugli occhi ?
Si nasconde. 
Ha paura che le venga il muso da topo.

ALFONSO
Ma se sei tu che ti ostini a pettinarla sempre così.

Voce computer
Hier ist deine Kartoffel.

MARA
Passami la spazzola.

(Alfonso le porge la spazzola.)

ALFONSO
Ecco la tua patata.

MARA
Alfonso ! Ti sei messo in testa di farmi impazzire ? 
E’ nelle emergenze che si vede il vero amore. 
Vai al maneggio !
Vedi, mamma, io non ho due figli, ne ho tre !

(Alfonso strappa tutti i fili dietro al computer che finalmente si spegne.)

ALFONSO
Mamma, dica qualcosa anche lei.

MELANIA
Non è nel mio stile intromettermi nei ménage altrui.
E tu mi coinvolgi d’abitudine, Alfonso, non è la prima volta. 
Facci caso.
Sono figli vostri. 
Per quanto mi riguarda Rebecca sarà sempre la mia ranocchia qualunque naso abbia.
Semmai è Filippo... se quelle orecchiette a sventola gli si potessero almeno leggermente... (Fa il gesto di avvicinarsi le orecchie alla testa)
Ma il naso di Rebecca con due pennellate di cerone maròn al punto giusto...

MARA
(Ad Alfonso) Non mettere in difficoltà anche la mamma.
E’ ovvio che tutti noi li ameremo sempre e comunque, ma se fossero più belli li ameremmo di più.
Fa parte della natura umana, siamo fatti così, l’istinto ci attrae verso il bello.
Ci sono schiere di filosofi che si sono fatti torturare per affermare questo concetto, vogliamo metterlo in discussione noi in cinque minuti mentre faccio la valigia e non trovo nemmeno la vestaglia blu ?
Dove diavolo me l’avete nascosta la vestaglia blu ? !

ALFONSO
Vado al maneggio.

MARA
Ti amo amore. (Improvvisamente dolce)
Ti chiamo dalla clinica, occorrerà un acconto.

(Alfonso esce.)

MARA
(Gli grida dietro) Lasciamela in frigo la patata, quando torno la mangio.
(Alla madre, eccitata) Non dirlo a mio marito, ma la riattaccatina alle orecchie a sventola di Filippo è già prenotata, per dopo Pasqua.

MELANIA
Che cos’è tutta questa fissazione col tedesco ?
(Estrae da sotto il tavolo il cappello militare)

MARA
Si è messo in testa di comunicare con i bambini.

MELANIA
Tuo marito è un’acqua cheta...
(Ripone il cappello nel suo nascondiglio)

(Mara corre avanti e indietro frenetica nei preparativi.)

MELANIA
Mara, datti una tregua !
Sono le quattro, abbiamo un’ora !
Preparami una tisana. E bevitene una anche tu.

(Mara si ferma e riprende fiato.)

MARA
Un’ora ?

MELANIA
Siamo sicure di quello che stai facendo ?

MARA
(Le brillano gli occhi) L’unica certezza della mia vita. 
E’ perfetto !
Sono anni che aspetto questo momento. 
Nessuno dubiterà più che avevo un nasino all’insù prima di rompermelo. 

MELANIA
Rompertelo ?

MARA
Quando ti sono caduta dalla carrozzina ad otto mesi. 

MELANIA
A me ?

MARA
Te l’ho sentito raccontare mille volte alle tue amiche quando ero piccola.

MELANIA
Beh, sì, ma è un modo di dire. 
Come se ti nasce un figlio scemo, cosa vai a dire in giro : ha preso da me ?
Dici che ha battuto la testa da piccolo, poverino... 
Tu, avevi un naso...
(Incrocia lo sguardo allibito di Mara)
Non è il caso tuo.
Tu sei caduta.

MARA
Certo che sono caduta !

MELANIA
Mi sfugge un concetto... perché non ti rifai il tuo invece di farlo rifare a Rebecca ?

MARA
Io ? Ormai ! 
Dovevi essere tu ad obbligarmi a farmi operare quando ero ancora una ragazzina. Ma adesso ? !
Se mi rifacessi il naso ora tutti penserebbero che sono una frustrata. 
Che scarico le mie insoddisfazioni per non so cosa sul naso. 
Invece così, quando avrò una figlia con il naso all’insù nessuno potrà dubitare che anch’io avrei avuto un naso come quello se non fossi caduta dalla carrozzina.
E potrò finalmente andare in giro con la mia gobba, (Si tocca il naso) facendo vedere a tutti che non mi preoccupo di questi futili inestetismi. 
Il corpo è solo un involucro che racchiude l’anima, ed è di lei che dobbiamo preoccuparci che sia bella. Non certo di un naso. 
Dimostrerò a tutti che per me i valori sono ben altri.
Che poi è proprio quello che credo realmente. Nient’altro che la pura verità.
(Sfila la rivista dalle mani della madre)
Oddio, è questo qui ! Lo voglio così il naso di mia figlia !

MELANIA
Il tuo discorso non fa una piega...
Mi ricordo dell’amica di una mia amica che invece scaricava davvero sul naso tutte le sue frustrazioni. (sarcastica) L’opposto di te.

MARA
E’ una dinamica elementare : una ha una grossa frustrazione ed invece di andare al nocciolo della questione, attribuisce i suoi guai a qualcos’altro che non c’entra niente. 
Pur di non affrontare il problema reale da persona matura, capisci ?
Ne conosco tante.
Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di problemi di coppia. Col marito.

MELANIA
E tu ed Alfonso invece, problemi di coppia... ?

MARA
Non lo vedi anche tu ? Siamo più innamorati del primo giorno.

MELANIA
Sì, sì... (non affatto convinta)

MARA
Sposandomi ho realizzato il mio sogno più grande. Siamo una famiglia bellissima.

MELANIA
E a letto, tutto bene ?

MARA
Quanto zucchero vuoi nella tisana ?

MELANIA
Mi hai sentito ?

MARA
No, quanto mi hai detto, un cucchiaino e mezzo ?

MELANIA
Ti ho chiesto se tuo marito a letto ti fa felice.

MARA
Facciamo così, te ne metto due cucchiaini, però ti ci aggiungo una goccia di limone. Che dà quella punta di aspro che esalta il sapore. Questa non è una tisana qualunque. Non indovineresti mai dove l’ho comprata. Hai presente quel negozietto che vendeva...

MELANIA
Mara.

MARA
Dimmi. Ah, sì, se mio marito mi fa felice a letto ? Certo che mi fa felice. Perché, non dovrebbe ?

MELANIA
... Era solo un rospo che avevo qui da anni e che non riuscivo né a sputare fuori né a ricacciare dentro.
(Sarcastica) Ma adesso, se mi dici così, mi hai tranquillizzato...

MARA
Che rospo ?

MELANIA
Sono tranquilla, Mara. Va bene così.

MARA
No, adesso me lo dici. Che rospo ?
Da quanto tempo lo tenevi dentro ?

MELANIA
Da quando mi davi a bere che andavate in montagna ed invece facevate la spola Milano Bologna alla clinica della fecondazione assistita !

MARA
Ah, lo sapevi ? !

MELANIA
Certo che lo sapevo. Pensi che sia una vecchia rimbambita ? 
Tu mi sottovaluti. Lo hai sempre fatto è uno dei tuoi più grandi difetti, oltre al naso.
Ma se non me lo volevi dire. Se volevi tenerti per te questo enorme segreto. Senza confidarti con tua madre. Liberissima. Ho sempre rispettato le tue scelte, lo sai.
Questo non potrai mai rinfacciarmelo, che non ti rispetto...
Lo sa il cielo di chi sono quelle due creature che hai partorito.

MARA
Mie sono ! Mie e di Alfonso !

MELANIA
Ah, sì ? Ma se non eiacula.

MARA
Ah ! Sai anche questo ?

MELANIA
Spiegami. Come ha fatto a metterti incinta se non eiacula ?

MARA
Gli spermatozoi ce l’ha ! Se non escono non è un problema. Basta prelevarli da... da là, da dove stanno. E accompagnarli di qua, dove devono andare. Così hanno fatto. 
E’ semplicissimo si fa in ambulatorio.

MELANIA
(Scettica) E che ne sai che hanno “accompagnato” proprio i suoi ?

MARA
Me l’hanno assicurato alla clinica. I suoi hanno usato !

MELANIA
Se lo dici tu, voglio crederci. (sbrigativa)

MARA
Mamma...

MELANIA
Figlia! Sarò all’antica, ma io come sei venuta al mondo tu lo so per certo. Non ci sono state tante vie traverse. La strada era una sola e tuo padre la conosceva bene. 
Saranno stati altri tempi.

(Mara estrae dal cassettone il servizio di posate d’argento e inizia a lucidarle.)

MELANIA
Andiamo a prendere Rebecca, facciamo tardi alla clinica.
Più cose so e meglio posso aiutarti, tesoro. Tutto qui. 
Sei d’accordo ?

MARA
Sì, mamma...

MELANIA
Andrà meglio adesso che ci siamo confidate. Anche se...

MARA
(Timorosa) Anche se... ?

MELANIA
Anche se ho come l’impressione che Alfonso nasconda qualcosa.

MARA
Qualcosa cosa ?

MELANIA
Non lo so, ma lo scoprirò.

MARA
Forse è l’impotenza, cioè la poca.... insomma, a dargli un’aria guardinga. Soffre al pensiero di non rendermi completamente felice.

MELANIA
Mai dubitato che avesse un’amante ?

MARA
Mamma ! (scandalizzata) Alfie è trasparente come un cubetto di ghiaccio. Non riesce a mentire neppure sulle cucchiaiate di nutella che mi mangia di nascosto quando è a dieta.

MELANIA
Tutti abbiamo uno scheletro nell’armadio.

MARA
Non ci sono armadi in questa casa. (Si porta la mano alla gola come se non riuscisse a deglutire. Lascia le posate e va in cucina) Solo cassettoni e mensole, abbiamo voluto così. 
E’ tutto alla luce del sole. Niente armadi, niente scheletri da nasconderci.

Melania ripone le posate.
Mara estrae una chiavetta da un maialino-cuoco in ceramica ed apre il grosso lucchetto che chiude il frigo.
Con un bicchiere in mano, lo apre per prendere una bottiglia d’acqua. 

MELANIA
L’avrà nascosto da qualche altra parte...

(Dentro il grosso frigo, in posizione plastica, c’è un ragazzo sui 23 anni, seminudo.
In mano ha un phon con il quale si fa volare i capelli.
Mara lo guarda per un attimo, riposa la bottiglia e richiude il frigo come se niente fosse.
Melania dalla sua posizione non ha potuto vedere la scena.
Sale da lontano una canzoncina per bambini.)

MELANIA
Mi capisci, tesoro, lo faccio per il tuo bene. 

(Mara segue con le labbra la melodia e muovendosi come un automa torna in salotto, prende il cappotto, la borsa e si avvia all’uscita. 
Melania la segue. )

MELANIA
Non voglio che tu soffra. E’ il desiderio di ogni mamma quello di vedere i propri figli felici, mi segui ?

(Mara canticchiando esce. 
Buio. Occhio di bue su Melania.
Melania allunga la mano oltre la porta e trascina dentro Alfonso per il bavero della giacca.
La musica cessa di colpo.)

MELANIA
Vieni qua tu, che ho un rospo in sospeso anche per te.

ALFONSO
(Al pubblico) Rebecca si operò, acquistando un profilo nordico.

MELANIA
Svedese.

ALFONSO
Appunto. 
Così Mara, per farla sentire più a proprio agio, si fece bionda.

(Sullo sfondo compare Mara con un’appariscente pettinatura biondo cenere. Scompare.)

MELANIA
Taglia corto.

ALFONSO
La primavera successiva fu il turno delle orecchie a sventola di Filippo che adesso sono così attaccate alla testa che non è più in grado di calzare gli occhiali.

MELANIA
Mai sentito parlare di lenti a contatto ?

ALFONSO
Infatti, chi mi preoccupa non è lui, ma Rebecca. 
Ormai ha il naso talmente all’insù che per soffiarselo deve montare su uno sgabello.

MELANIA
Non divagare. (Gli strattona la giacca) Veniamo ad ora.

ALFONSO
(A voce alta) Estate. (Sale la luce) 
I bimbi sono in montagna ai corsi di tennis.

(Melania si siede sul bracciolo del divano con una borsa da viaggio ai piedi.
Alfonso, con scrupolosità e metodo, chiude le valigie colme di abiti di Mara.)

MELANIA
Come fai ad essere sempre così calmo ?

ALFONSO
E’ una dote innata.

MELANIA
Come mai tu non vieni a trovare i bambini ?

ALFONSO
Vi raggiungo Domenica, alla chiusura della vetreria.

MELANIA
La vetreria chiude domani, puoi partire in serata.

ALFONSO
Mi servono almeno un paio di giorni per sistemare i conti e gli arretrati.

MELANIA
E se io ti dicessi che sei un’acqua cheta, tu che mi risponderesti ?

ALFONSO
Che non ho capito la domanda.

MELANIA
Mia madre mi diceva sempre : reagisci, sfogati, una bella sventagliata a trecentosessanta gradi e poi starai meglio.
Qualcuno che si meritava di essere colpito l’hai beccato di sicuro. L’hai mai fatto ?

ALFONSO
Vede, sta proprio qui il nodo di tutto.
Io ho tantissimi amici cari in azienda. Se lo è mai chiesto il perché ?

MELANIA
Perché hanno paura che tuo padre li licenzi.

ALFONSO
Perché riesco a smussare gli angoli.
Non mi arrabbio mai.
Non ho mai perso il controllo in vita mia.

MELANIA
Hai ragione, sta proprio qui il nodo di tutto... (Sospira)
Li hai sentiti oggi i bambini ?

ALFONSO
Hanno chiamato giusto un’oretta fa. Mi hanno chiesto : “Quando arriva la nonna?”, “Stasera, ho risposto, arriva con la mamma e poi andate tutti insieme a fare una bella passeggiata tra i boschi”. 
Come vi invidio.

MELANIA
Non lasciare che siano sempre loro a chiamare. 
I figli vanno seguiti. Devono sentirsi desiderati dai genitori. Proprio come le mogli dai mariti. (Lancia uno sguardo ad Alfonso che abbassa gli occhi) Bisogna far sempre sentire loro il proprio attaccamento. Soprattutto durante l’età critica. 
E qual’è l’età critica ? Non c’è una regola fissa.
Guarda tua moglie, per lei l’età critica è finita ?
Povera bambina, è vulnerabile ora tanto quanto la ragazzina che hai sposato undici anni fa.

ALFONSO
Su questo ha ragione, Mara è troppo sensibile.
Non riesco mai a prevedere le sue reazioni.

MELANIA
Perché, a cosa dovrebbe reagire ?

ALFONSO
E’ un’altra domanda a trabocchetto ?

MELANIA
Alfonso, parliamoci chiaro, non sempre quando una donna è un tantino isterica è tutta colpa del ciclo.

ALFONSO
Cosa intende ?

MELANIA
La fai felice a letto ?

ALFONSO
Non sono affari suoi.

MELANIA
Io e mia figlia siamo una cosa sola.

ALFONSO
Ma all’altare vestita di bianco ho portato lei !

MELANIA
Oddio, come sei permaloso. Questo tuo lato non lo conoscevo. Vedi che sei più interessante quando ti arrabbi. 
Dovresti arrabbiarti più spesso invece di startene lì sempre un po’ moscio. 
Prendila come un complimento.

ALFONSO
E’ stata lei a dirle che non è felice ?

MELANIA
Tutt’altro, a sentirla sembrereste la coppia perfetta.

ALFONSO
E perché non dovrebbe crederle ?

MELANIA
Già, perché ? 
Mi sto creando dei fantasmi che non esistono ?
Che ne pensi tu, sto combattendo contro dei mulini a vento ?

ALFONSO
Siamo tutti un po’ stressati, questi giorni in montagna ci aiuteranno...

MELANIA
No, non è lo stress. 
Anche se far rigare dritti gli inquilini di due condomini esaurirebbe chiunque.
E’ che forse sono stata suggestionata da una storia che successe in guerra e che mi ritorna sempre alla mente.

ALFONSO
La guerra è un trauma... Lascia segni indelebili...

MELANIA
Ascoltami bene.
C’era un bell’uomo, un tenente, alto, biondo, tipo te.
Uno di Lari, dove abitavamo prima di trasferirci qua. Sposato, con moglie e due figli. 
Un maschio ed una femmina, come voi. 
Per farla breve, nel ’43, quando sfollammo tutti alle cave, il tenente chiamò una squadra di soldati, delle creature, il più grande avrà avuto sì e no vent’anni, per aiutarci a sgombrare. Servivano braccia forti, i nostri uomini erano tutti al fronte. 
Si caricava tutto, non lo sapevi se ce l’avresti ritrovata la casa. E quello che non ce la facevamo a caricare lo portavamo di notte in mezzo ai campi, facevamo delle buche e lo sotterravamo per poi riscavarlo a guerra finita. 
Insomma, eravamo già tutti nelle cave, da un momento all’altro potevano cominciare a bombardare, ma del tenente non c’era più traccia. 
Il timore era che fosse finito in un’imboscata. 
Passano le ore e questa povera moglie si disperava, si disperava. 
Alla fine mia madre ed un’altra donna decisero di accompagnarla a cercare il marito. 
E lo trovarono. A casa.
Ma come lo trovarono ?

ALFONSO
Morto...

ALFONSO
Magari, per quella povera donna sarebbe stato meglio.
Nudo, con un paio dei suoi soldatini nudi pure loro a fare certi giochetti che non si possono dire ! 
Povera donna.

ALFONSO
(Perplesso) E... questa storia con me e Mara che c’entra ?

MELANIA
Non lo vuoi sapere com’è andata a finire ?

ALFONSO
Perché, non è finita ?

MELANIA
Dopo un mese il tenente lo ritrovarono, in un fosso, come avevi indovinato tu, morto ! 
Si disse che l’avevano ammazzato i tedeschi, ma in paese non ci ha mai creduto nessuno.

ALFONSO
E chi l’avrebbe ammazzato ?

MELANIA
Sua suocera, sgozzato.

(Entra Mara indubbiamente appena uscita dal parrucchiere.)

MARA
Oddio, scusate il ritardo. Ma Nancy ha insistito per farmi cambiare pettinatura.
Come sto ? (Fa un giro su se stessa)

ALFONSO
... Ti sei rifatta mora.

MARA
Alfie, come sei pallido, ti senti bene ?

MELANIA
E’ triste perché ce ne andiamo.

MARA
Amore, solo un paio di giorni, poi ci raggiungi anche tu.

MELANIA
Comincio a portare le borse in strada.

MARA
No, lascia, le porta Alfie, altrimenti si offende.
Amore, alla tua età non dovresti avere paura a stare da solo. Che vuoi che siano un paio di giorni...

(Melania e Mara escono.
Alfonso solleva le borse, le butta fuori della porta e chiude.
Alfonso lentamente si avvicina al divano e vi si lascia sprofondare.
Qualcuno bussa.
Alfonso rimane assorto nei suoi pensieri.
I colpi si fanno più insistenti.
Alfonso si rianima)

ALFONSO
Vengo !

(Va in cucina, prende la chiave dal maialino ed apre il lucchetto del frigo.
Dentro al frigo, in pantaloni e T-shirt bianchi, c’è il ragazzo già visto in precedenza)

CESARE
Sei solo ?

ALFONSO
Cesare ! Ma sei pazzo ?

CESARE
Per un attimo ho creduto che fossi partito anche tu per la montagna.

ALFONSO
Ti ha visto qualcuno ?

CESARE
Non ho resistito. Me l’ha detto tua moglie che partiva col treno delle diciassette e dodici. Sapevo di trovarti solo.
Ho detto a Nancy che arrivavo al bar, ho solo due minuti.
(Gli dà un bacio sulle labbra)
Giusto il tempo per un bacino e per dirti che ti penso sempre.

ALFONSO
Cesare... Du bist schon...(Lo tira a sé e lo bacia sul collo)

CESARE
Devo tornare al negozio.
L’ho convinta io tua moglie a farsi mora, ti piace ? (Dolcemente allontana Alfonso che gli si è avvinghiato ai fianchi)

ALFONSO
Du hast keine Kartoffel gegessen !

CESARE
(Scosso da un brivido) Oddio, Alfie, non possiamo. 
(Gli morde con passione un orecchio)
E l’effetto del riflessante blu ? 
Ho insistito io, so che il blu è il tuo colore preferito.

ALFONSO
Kinder ! Ti prego, non giocare col fuoco. Mara non è una scema, se se ne accorge...

CESARE
(Allontana Alfonso da sé) Figuriamoci, quella ? 
E’ più tonta di una lattina di chinotto vuota.

ALFONSO
Non parlare così di mia moglie.

CESARE
(Gli fa il verso) “Non parlare così di mia moglie”, quando lo dici con quel tono quasi non sembri gay.

ALFONSO
Io non sono gay !

CESARE
E io non sono una parrucchiera del Bronx. (Si richiude dentro il frigo)

(Occhio di bue su Alfonso che rimette il lucchetto. 
Pensieroso rinasconde la chiave nel maialino-cuoco. Sospira)

ALFONSO
(Al pubblico) Adesso credo che sia giunto il momento di riesumare un episodio della mia infanzia.
Avrò avuto sì e no sette anni. Avevo già la cartella sulle spalle e mi stavo annodando la sciarpa al collo. 
Al contrario delle altre mattine stavo facendo tutto da solo. Mio padre era stato, la sera precedente, vittima di un incidente sul lavoro, in vetreria. 
Stava maneggiando un grosso pezzo di vetro quando sbadatamente gli era scivolato di mano e gli aveva reciso le vene di entrambi i polsi. 
In quel momento non c’era nessuno in azienda e fu solo per miracolo che un custode lo scoprì. 
Così quella mattina venne a prendermi per accompagnarmi a scuola un caro amico di papà, Sergino, che da quando mio nonno lo aveva licenziato dalla vetreria si adattava a fare dei lavoretti saltuari per mantenere la famiglia.
Che strano, mi rendo conto solo adesso di non averne mai parlato con nessuno prima d’ora...
Quel giorno a scuola non ci arrivai mai. (Pausa)
Sergino per distrarmi mi portò a cercare funghi, nel boschetto dietro la collina del Salice...
(A voce alta verso la finestra) Autunno. Metà mattina. 1968.

(La luce sale. Irrompe Melania)

MELANIA
Un momento !
E’ mai possibile che non ci sia modo di farti procedere in ordine cronologico ? ! 
Che c’entra ora tu che vai a raccogliere i funghi ?

ALFONSO
Proprio lì volevo arrivare. 
(Con aria greve) Non raccolsi nessun fungo.

MELANIA
Sai che colpo di scena !
E’ tutto un intreccio intricato, non riesco a tenere il filo !

ALFONSO
Mamma, i ricordi sono così !
Si diramano nell’aria in mille rivoli, intrecciandosi con quello che senti. Non si possono sistemare tutti ordinatini sulle mensoline del salottino. 
Apparentemente sono un caos !
Bisogna accettarli come vengono.
Non li ho inventati io, e per fortuna neanche lei. 
La mente è frutto di un disegno divino ed è l’ora che si convinca che non è lei Dio !

MELANIA
Oh, finalmente, giovanotto ! Un po’ di grinta, tira fuori le palle.

ALFONSO
La smetta di dirmi quello che devo e quello che non devo fare !

MELANIA
Così, bravo, continua ! Dimostrami che in fondo in fondo sei un uomo anche tu.

ALFONSO
Non devo dimostrare niente a nessuno e tanto meno a lei !

MELANIA
Ora batti un pugno sul tavolo, forte, dai !

ALFONSO
(Disarmato) Non è possibile. 
(Batte un pugno sul tavolo) Ahi !

MELANIA
Peccato...
Ce l’avevi quasi fatta. 
Ho apprezzato lo sforzo.
Spero non ti sia saltato lo smalto alle unghie...

(Melania esce)

ALFONSO
Basta. Non mi va più di vivere questa farsa. 
(A voce alta) Si torna ad oggi, ora. Notte !
Come è finita è finita. Un dramma è una cosa seria. 
Ormai è andata, facciamola finita e non se ne parla più.

(La luce rimane inalterata)

ALFONSO
(A voce alta) Ho detto che è notte ! 
Che ore sono ? (Guarda l’orologio) Le 22 e 17. 
4 ottobre 2001 !

[Ora e data reali della rappresentazione in atto. Varieranno ogni sera]

(Alfonso afferra l’accetta rimasta dietro al divano dalla prima scena.)

ALFONSO
Mi umiliano questi giocattoli di gommapiuma. 
(Dà un colpo con l’accetta sul tavolo che si squarcia in due)
Ma... (Tocca la lama) Ma questa è vera...
(A voce alta) Ehi, quest’accetta è vera. 
Qui si rischia di ammazzare qualcuno sul serio. 

(Silenzio. 
Si affaccia alla finestra e grida verso l’alto)

ALFONSO
Ehi, lassù ! C’è qualcuno che mi sente ?

Voce femminile f.s.
“Signor Forcoli, ha bisogno di qualcosa ?”

ALFONSO
(Guardando in basso, come in fondo al cortile, perplesso)
Oh, signora Galli... No... Buongiorno. Niente, dicevo... a mia moglie.

Voce f.s.
“Mi saluti la signora. E anche sua madre.”

ALFONSO
Presenterò.

(Rientra e si appoggia alla parete interna.
Lentamente si riaffaccia)

Voce f.s.
“Buona giornata !”

(Alfonso saluta e rientra. 
Deglutisce. Tocca qualcosa qua e là. Fa scorrere l’acqua del rubinetto. Si bagna le tempie ed i polsi.
Entra Mara)

MARA
Amore, tutto bene ?

ALFONSO
(Riprendendosi) Certo, tesoro, tutto benissimo. Come sempre.

(L’occhio di bue segue Alfonso che, rassegnato, si dirige verso la camera)

ALFONSO
(Al pubblico) Mi aspettava un periodo difficile. 
Già da un po’ la ruota girava storta per me. 
Un accumulo di tensioni e di frustrazioni su ogni fronte. 
(Si spoglia e si mette il pigiama)
Per un mese e mezzo avevo accompagnato mio figlio tutte le sere a vedere “Titanic”. 
Volevo fargli superare il record di quella bambina di Lecco. 
Di dov’era ? Di Lecco o di Como ?

MARA
Di Lecco.

ALFONSO
Che lo aveva visto cinquanta volte ed era finita su tutti i giornali. 
Ma non ce l’abbiamo fatta. 
Dopo quarantuno volte Filippo non c’è più voluto andare. 
Ha avuto un rigetto per la Winslet. 
Ho cercato di convincerlo in tutti i modi. 
Ce l’ho trascinato per altre due sere, poi a quota quarantatre è crollato.
Mi ha dato una grossa delusione, lo ammetto.
Ero distrutto. 
Da due giorni non mi ero praticamente mosso dal letto.

(Si lascia cadere a peso morto sul letto matrimoniale.
Sale la luce. 
In salotto Melania e Mara sono sedute sul divano. 
Melania pettina distrattamente il pelo ad un orsacchiotto di peluche)

MELANIA
Vai in camera e sveglialo.

MARA
Ma no, è stanco, una buona dormita gli farà bene.

MELANIA
Che esempio dà ai bambini ?

MARA
Vedrai che domani quando torneranno da Salisburgo sarà il primo dei genitori ad accoglierli al pullman.

MELANIA
Tuo nonno mi faceva alzare alle sette anche di Domenica.
Oziare era un peccato veniale.

MARA
Se svegliassi i bambini alle 7 di Domenica mi farebbero deportare, ja.

MELANIA
Mi vedi inquieta ?

MARA
No, mamma, ti vedo divinamente, come sempre.

MELANIA
Invece sono inquieta.

MARA
Mi spiace... Gli inquilini ?

MELANIA
Figurati, ritirare gli affitti è l’unica cosa che mi dà una carica di vitalità, ormai.
Sei tu.

MARA
Io ?

MELANIA
Devo essere sincera ? 
Non sono soddisfatta di come ti tratta tuo marito.

MARA
(Butta gli occhi al cielo) E’ d’oro. 
Non potrei pretendere di meglio. Sono felicissima.

MELANIA
Stai dimagrendo.

MARA
Ho di nuovo saltato il ciclo. Ho una leggera nausea che mi fa passare la fame.

MELANIA
Quanti mesi sono ?

(Mara indica “uno” sollevando timidamente l’indice della mano)

MELANIA
Uno ? Un mese solo è regolare. Succedeva anche a me.

MARA
Un anno.
E’ colpa di questo tempo che non ha più una regola. Si passa dal freddo freddo al caldo caldo...

(Va al cassettone ed estrae le posate d’argento)

MELANIA
(A Mara) E falla finita con quelle posate. 
Che le finisci, fini come sono. 
Non sono certo quelle del mio corredo. 

MARA
Non me le hai mai fatte vedere.

MELANIA
Non esistono più. Sciolte. Con mille altre.
Si strozzi chi le ha dissotterrate.

MARA
Dissotterrate ?

MELANIA
Mezzo paese avevamo sotterrato in quei campi. 
Ma qualche farabutto trafugò tutto mentre eravamo nelle cave. 
Per fortuna arrivò subito dopo l’eredità di zio Quintino, altrimenti saremmo finiti sul lastrico.

(Alle loro spalle si apre la porta della camera.
Esce Alfonso, in pigiama, con le braccia protese in avanti, nella classica posa del sonnambulo.
In silenzio si dirige al frigo.)

MELANIA
Sottoterra c’era un patrimonio.
Una forchetta delle mie pesava mezzo chilo.
Guarda queste... Si è sprecata tua suocera.
Tirata come tuo marito.

MARA
Questo non puoi dirlo, non mi ha mai fatto mancare niente.
Guarda cosa mi ha regalato per il nostro anniversario.

(Mara estrae da sotto la camicetta una catenina con due vistosi ciondoli d’oro.)

MELANIA
(Li soppesa) Hmm... 

(Alfonso apre il frigo, estrae un barattolo di Nutella e comincia a mangiarlo ad occhi chiusi seduto nella penombra.
All’interno del frigo rimasto aperto Cesare mette tranquillamente i bigodini ad una parrucca.)

MELANIA
E cosa rappresenterebbero ?

MARA
Sono simboli d’amore.

MELANIA
Un phon ed un pettine ?

MARA
Il phon, mi ha spiegato, simboleggia il calore che il nostro matrimonio soffia sul suo cuore. Come un bue ed un asinello moderni che col fiato riscaldano il piccolo bambin Gesù. 
Il pettine invece come simbolo dei nodi che insieme, con l’amore, scioglieremo se mai verranno al pettine, appunto.

MELANIA
Un ragionamento contorto tale e quale a lui.

CESARE
(Al pubblico) Quando mi disse che quella sciroccata di sua moglie si era impossessata del regalo che aveva comprato a me per il nostro anniversario, persi il lume della ragione.
Ci mancò poco che non facessi saltare tutto.

MARA
E’ così tenero. 
Aveva nascosto il pacchettino coi ciondoli dietro le sue magliette di lana in fondo ad un cassetto per farmelo trovare tra un mese, quando avrei fatto il cambio di stagione. 
Certo non si aspettava che avrei fatto il cambio in anticipo.
Non ti immagineresti mai la faccia che ha fatto quando gli ho detto che l’avevo già trovato!

CESARE
Perché non ha visto la mia !

MELANIA
Beh, non che ci sia una gamma così vasta di possibilità.
Le espressioni di Alfonso si riducono sostanzialmente a due : 
o ti guarda come se non avesse ben capito (Fa un’espressione inebetita) o con un’espressione colpevole da cane bastonato (Piega la testa e abbassa gli occhi a terra).

(Cesare ride.)

MARA
Non è vero !

MELANIA
Hai ragione ne ha un’altra, quando si arrabbia e diventa tutto rosso, ma non dice una parola (Mima la faccia).

(Cesare si piega in due dalle risate.)

MARA
Quando è il caso sa sempre prendere in pugno la situazione !
Nel periodo in cui ho dovuto prendere le goccioline per dormire...

MELANIA
Che goccioline ?

MARA
Niente di serio, dei sonniferi vegetali.

CESARE
Per un paio di mesi la signora di notte non riusciva a prendere sonno se, oltre ai soliti calmanti, non ingurgitava dei forti psicofarmaci. 

MARA
Ho sofferto di una leggera insonnia a cavallo del cambio dell’anno, niente di grave. Succede a tutte durante le feste. Rebecca anche si agitava per tutta la notte.

CESARE
Sì, la bambina aveva ripreso a fare la pipì a letto a dieci anni e la sciroccata andò in tilt.
Fu allora che ebbe il primo esaurimento nervoso. 
Intendo il primo serio, perché mini crisi isteriche erano all’ordine del giorno. 
I piatti sono sempre volati in quella casa. Peggio che ad un torneo di freesbee.

MARA
Si alzava sempre lui tutte le notti a cambiarla, a darle da bere. Mentre io dormivo come un sasso.

CESARE
Alfonso di nascosto le triplicava la dose. E appena lei crollava, rintontita come una bufala, mi chiamava e io andavo a trovarlo.

MARA
A volte passava la notte insonne. Me ne accorgevo dalle occhiaie. Ma mai una volta che si sia lamentato. 
Anzi, mi giurava che gli faceva piacere. 
Cosa dovrei chiedere di più ?

CESARE
Una volta che esagerammo la bambina si svegliò e ci sorprese in salotto. 
Dette una quindicina di gocce anche a lei e continuammo. 

MELANIA
E ne prendi ancora di sonniferi?

MARA
No, ho dovuto smettere perché, anche se erano leggere quelle goccioline, mi lasciavano uno strano cerchio alla testa.

CESARE
Ad un tratto la moglie non ne ha più voluto sapere di psicofarmaci ed è finita la pacchia.

MELANIA
Ai miei tempi quando una non riusciva a dormire ci pensava il marito a farla crollare. Altro che sonniferi.

MARA
Mamma, ti prego !

MELANIA
Ho abbastanza esperienza per sapere che non bastano due stupidi ciondoli d’oro a fare felice una moglie col proprio marito.

MARA
Ci hai mai visti quando siamo soli io e lui ?

MELANIA
Intendi se vi ho mai spiato dal buco della serratura ?
No, ancora non l’ho fatto. Spero che non mi costringerai ad arrivare a tanto.

MARA
Siamo in perfetta sintonia.
Le mie amiche si lamentano tutte. Sono discussioni continue. I mariti tornano a casa la sera e pretendono.
Dania è esasperata. Se non fosse una di polso dovrebbe farlo anche tutte le settimane.
Con Alfonso è completamente diverso. Siamo d’accordo su tutto. 
Con gli anni abbiamo ideato una specie di codice muto che conosciamo solo noi. 
Ci mettiamo a letto e lo vedo che mi guarda con quell’occhio un po’ da pesce un po’ da galletto ? 
Basta che accenni con le dita un lieve massaggio alle tempie, lui capisce al volo : ho l’emicrania, non c’è trippa per gatti.
Si gira e dorme.
E cos’altro è questo se non amore ?

CESARE
Con la moglie non ha più rapporti da anni. 
Perché lei fortunatamente soffre di una specie di mal di testa cronico che lo salva a letto da qualsiasi dovere coniugale.
Sistematicamente, ogni due tre settimane, fa finta di provare desiderio, ma lei ha sempre la testa che le si spezza in due dal dolore. 
Secondo me è tutto psicosomatico.

MARA
Non mi ha mai stressato col sesso.

CESARE
Non potrei dire lo stesso.

MARA
Quando ero incinta non ha mai voluto avere rapporti sessuali. 
Dal giorno in cui sono tornata con il risultato delle analisi fino al parto. Anzi che dico, fino a svariati mesi dopo il parto. 
Perché lui è così, è sempre stato iperprotettivo. 
Pur di non mettere in alcun modo a repentaglio la gravidanza o la mia suscettibilità teneva saldamente a freno i suoi istinti.

CESARE
Quando la moglie era incinta Alfonso se la faceva con un disegnatore di vetri. 
Una pazza biondo platino di Salerno. 
E parlo di dieci anni fa, quando ancora di biondo platino si tingevano solo le pazze.

MARA
Incinta siamo tutte un po’ alterate, più vulnerabili, ed il desiderio inevitabilmente cala. Nel mio caso poi era proprio una caduta verticale. 
E lui mi rispettava. Anche su questo non posso fargli nessun appunto. 

(Alfonso getta nella pattumiera il barattolo vuoto di Nutella.)

MARA
Mi ha lasciata in pace ai miei ritmi biologici anni interi. 
Beh, sono gesti che una donna apprezza.
Dico bene ?

MELANIA
Siamo tutte diverse.

CESARE
Sacrosanta verità.

(Alfonso chiude il frigo. 
Da dentro Cesare bussa, Alfonso riapre.)

CESARE
Toglimi una curiosità, perché tutti voi spaziate mentre io sono rilegato in questo stupido frigorifero ?

ALFONSO
Perché tu non esisti.

MARA
(Urla dal salotto) Tu non esisti !

(Alfonso mette il lucchetto al frigo e torna sonnambulo a letto.)

MELANIA
Se la metti su questo piano, cambiamo argomento.

(La grossa pendola batte dodici rintocchi.)

MELANIA
Già mezzogiorno ? Mi rifiuto di accettare l’idea che mio genero dorma fino a quest’ora !
E’ contro i miei principi etici e morali. (Si affaccia alla porta della camera)

MARA
No, non farlo...

MELANIA
Sveglia, sveglia, tutti giù dalle brande !

(Alfonso si siede sul letto di scatto.)

MARA
(Timorosa) Amore, buongiorno, ti porto un bel caffeino ? E’ già in caldo...

MELANIA
Altro che caffeino, è l’ora di pranzo.
Il mondo va avanti, anche se in questa casa si rema contro.

ALFONSO
Mamma, c’è stato un terremoto che ha distrutto casa sua o me lo sono sognato ?

MELANIA
Il buongiorno si vede dal mattino...
Ti dispiacerà, ma te lo sei sognato.

ALFONSO
Vuol dire che casa sua è ancora perfettamente agibile ?

MELANIA
Certo che è agibile !

ALFONSO
Accogliente ?

MELANIA
Accoglientissima.

ALFONSO
E allora ci si chiuda dentro e non si faccia vedere per almeno un mese ! ! !

(Melania, senza respiro, si porta la mano sul cuore e si siede sul divano.)

MARA
Amore, è la mamma...

ALFONSO
(Calmo) Puoi portarmi il caffeino.

(Mara corre in cucina a prendere il caffè.)

MELANIA
Non mi merito di essere trattata così.

ALFONSO
Ha fatto bene a svegliarmi, è proprio una bella giornata.

(Melania raccoglie le sue cose e si accinge ad andarsene.)

MARA
Mamma, fermati. Dove stai andando ?
Non diceva sul serio, è un modo di dire...

MELANIA
Ho capito perfettamente. 
Se questa è la vostra volontà, così sia.
Il mio unico rimpianto è per te. 
Sei sempre stata la prediletta ed eccomi ricompensata.

MARA
Non fare così... (La trattiene)

MELANIA
(A Mara) Io l’ho sempre detto, le acque chete non mi piacciono. 
E lui più che un’acqua cheta è uno stagno. 

MARA
Non andartene.

ALFONSO
Non obbligarla a restare. 
Per legge tua madre risulta ancora libera di intendere e di volere. 
Che segua i suoi istinti.

MARA
Alfie ! Non ti ho mai sentito così... così... (Cerca il termine giusto)

MELANIA
Stronzo.
(Ad Alfonso) Non l’ho detto io. 
(A Mara) Lo volevi dire tu, vero, amore ?
Io non mi permetterei mai. Tu lo sai, Alfonso, se c’è una cosa di cui non mi si può accusare è la scurrilità.
Parolacce come “stronzo” o “frocio” dalla mia bocca non le sentirai mai uscire.
Ciao tesoro. (Dà un bacio sulla fronte a Mara) Devo andare, mi vuole alla larga per portare avanti le sue tresche.

ALFONSO
Se qui c’è qualcuno che ha qualcosa da nascondere quello non sono certo io.

MELANIA
Che vorresti insinuare ?

ALFONSO
(Ignorandola) Ti è venuto più buono del solito il caffè.

MELANIA
Sento che stiamo arrivando al nodo dell’imbuto.
Posporre non è più possibile.

(Melania riposa borsa e cappotto.)

ALFONSO
(A Mara) Fatti bella, mi faccio una doccetta e ti porto a fare due passi alla fiera.

MELANIA
Mia figlia non verrà con te da nessuna parte se prima non ci confesserai la verità !

ALFONSO
(Continuando ad ignorarla. A Mara) Saresti così carina da cercarmi il numero del veterinario di turno che già che usciamo accompagnamo tua madre a fare l’antirabica ?

MARA
Alfonso !...

MELANIA
Guerra vuoi ? E guerra sia.
Mara, tuo marito ha un amante !

MARA
Ma che dici ? !

ALFONSO
Signora, sta esagerando.

MARA
Alfonso è un marito modello !

MELANIA
Ma apri gli occhi, hai più corna in testa tu di un cesto di lumache.

(Mara scappa piangendo in camera da letto e si chiude dentro.)

ALFONSO
In dodici anni di matrimonio non ho mai tradito mia moglie con un’altra donna. 

MELANIA
Questo purtroppo posso anche crederlo.
Mi aspettavo molto di più per mia figlia che un marito incerto.
Hai ingannato tutti !
Quante volte ho sentito quella povera obesa di tua madre al circolo : ”Mio figlio ? Un gran playboy. Le avrebbe potute avere tutte, ma poi non gliene andava bene una.” 
Non te ne andava bene una, no !

ALFONSO
Non capisco a cosa si stia riferendo.

MELANIA
Oddio, finge anche di cadere dalle nuvole.

ALFONSO
Non mi interessa sapere cosa le hanno dato ad intendere, la reputavo più intelligente.

MELANIA
Ragazzo, non credere che sia una sprovveduta, non mi limito ad una diceria.
Ho condotto personalmente delle indagini. 
Ci sono dei buchi neri colmi di ambiguità nella tua esistenza. (Estrae di tasca un libretto nero e legge) 
Dov’eri Venerdì 2 ottobre fra le 17 e 30 e le 18 e 15 ?

ALFONSO
(Riflette) In ufficio, in vetreria...

MELANIA
Falso ! Ho telefonato spacciandomi per un fornitore e mi hanno detto che eri uscito.

ALFONSO
Ma le ho risposto io. L’ho riconosciuta subito, pensavo volesse fare uno scherzo, ma poi ha riattaccato.

MELANIA
E mercoledì 30 settembre dalle 11 e 05 alle 12 e 10 ?

ALFONSO
Dal dentista. Casualmente ho con me la ricetta. Ecco, 30 settembre ore 12. 

(Estrae di tasca la ricetta e la sottopone all’esame di Melania.)

MELANIA
E lunedì 28 dalle 18 e 30 alle 19 e 22 ?

ALFONSO
Al supermercato. Ecco lo scontrino. (Come sopra)

MELANIA
E sabato 26 dalle 20 alle 20 e 15 ?

ALFONSO
A prendere una videocassetta a noleggio, ecco la ricevuta. (Come sopra)

MELANIA
E mercoledì 23 dalle 14 e 05 alle 15 e 10 ?

ALFONSO
Mi hanno tamponato. Ecco il verbale dei vigili. (Come sopra)

MELANIA
E martedì 22 dalle 15 alle 15 e 25 ?

ALFONSO
In banca. Ecco la videocassetta della telecamera a circuito chiuso. (Come sopra)

MELANIA
E sabato 19 dalle 16 alle 16 e 38 ?

ALFONSO
Dal parrucchiere...

MELANIA
Ah, ah...

ALFONSO
... a prendere Mara e Rebecca che si erano fatte la lampada. 
Le reputa due testimoni attendibili ?
E adesso, se non le dispiace interrompiamo questa farsa e con le buone o con le cattive lei adesso va di là a dire a sua figlia che è stato solo lo sproloquio di un momento di rabbia.

MELANIA
Non ci penso nemmeno. Farò altre indagini.
E’ bene che sappia di che pasta è fatto l’uomo con cui divide il letto. Per modo di dire.

ALFONSO
E allora parliamole insieme che anch’io ho qualcosa da rivelarle.

MELANIA
Cos’è un tentativo di intimorirmi ?

ALFONSO
No, solo una realtà che ho sempre voluto ignorare per amore di Mara.
Ma se adesso è giunto il momento che sappia tutto, allora andiamo fino in fondo e diciamole anche che sua madre è una ladra.
(Si dirige verso la camera) Mara, amore...

MELANIA
(Lo ferma) No, sei meschino ad inventarti queste calunnie !

ALFONSO
Nessuna calunnia, le dirò semplicemente dove hanno preso i soldi per costruire i condomini i suoi nonni.

MELANIA
Dall’America, li abbiamo ereditati da zio Quintino !
Povero zio, non si era mai sposato e lasciò tutto a mia madre. Non era un capitale, ma a quei tempi... I miei lo seppero far fruttare da subito...

ALFONSO
Mia madre mi ha fornito un’altra versione dei fatti.

MELANIA
E cosa ti ha detto la cara Alda Forcoli, con quella sua aria presuntuosa ?
Mi ha sempre snobbato solo perché la mia famiglia non è originaria di qui. 
Mi considera un’arricchita, lo so. 
Ormai la cellulite le ha dato alla testa !
Qualunque farneticazione si inventi i due condomini che abbiamo costruito ce li siamo guadagnati con il sudore della fronte.

ALFONSO
Della fronte di chi ?

MELANIA
Aver ricevuto un’eredità non mi sembra un crimine.
Se lo zio Quintino lasciò ai miei un patrimonio significa che se lo sono meritato.

ALFONSO
(Estrae dalla tasca un vecchio articolo di giornale)
In questo articolo si sostiene una tesi leggermente diversa.

MELANIA
Dove l’hai trovato ? Dammelo !

ALFONSO
Dice che lei, con sua madre e suo padre dissotterravate i corredi che gli sfollati nascondevano di notte in mezzo ai campi. Appena quei poveretti si trovavano costretti ad abbandonare casa, voi tric e trac andavate lì, riscavavate le buche e vi portavate via tutto. 
Mai sentito parlare di sciacalli? Mara ne ha avuto un branco in famiglia senza averlo mai saputo !
Vedremo come reagirà.

MELANIA
Avevo diciassette anni. Non fu trovato lo straccio di una prova.

ALFONSO
Perché foste astuti fino in fondo. 
La guerra non era ancora finita che tutti gli argenti e gli ori erano già stati fusi e rivenduti agli americani. Ed i dollari vi ritornarono sottoforma di una fantomatica eredità di un altrettanto fantomatico zio d’America.

MELANIA
Non è vero. Rubarono anche la cassa con il mio corredo.

ALFONSO
Le ho già riconosciuto il merito di aver compiuto un lavoretto fatto bene. Nessun dettaglio fu trascurato.

(Mara apre la porta della camera.
Melania le va incontro.)

MELANIA
Amore, ti sei spaventata ? Perdonaci.
E’ stato solo lo sproloquio di un momento di rabbia. 
Alfonso è stanco e ha perso il controllo per un attimo, succede.
(Alfonso le dà un’occhiataccia) Ed anche la mamma è stanca. 
Ma ora è tutto risolto. Vero Alfonsino ?

ALFONSO
Certo, mamma.
(A Mara) Non dirmi che hai creduto davvero che stessimo litigando. Ormai dovresti conoscermi, io non mi arrabbio mai. 

(Melania sfila di mano ad Alfonso l’articolo del giornale e lo nasconde nella sua borsa.)

MELANIA
Adesso si è proprio fatto tardi...
(Ad Alfonso) Mi allunghi il cappotto, per favore. (Evitando di farsi sentire da Mara) Grazie per non averle mai detto niente. 
Forse mi sono lasciata trascinare un po’ troppo lontano dalla fantasia. 
Ma che vuoi, una povera vedova ha un solo pensiero per la testa : ingegnarsi per sconfiggere la solitudine.
Mettiamo una pietra sui nostri passati e voltiamo pagina insieme, vuoi ? Ti sorprenderò, sono una specialista nei recuperi.

(Melania esce.
Occhio di bue su Alfonso.)

ALFONSO
(Al pubblico) E voltammo veramente pagina. Tutti e due.
Il rapporto con mia suocera diventò un idillio. 
Gioiose gite domenicali in famiglia sciolsero come neve al sole quelle assurde fantasie su un mio presunto amante. 
E mamma si convinse che se c’è una cosa di cui non si può dubitare è che io adori mia moglie. 
E che sia lei e nessun’altra la persona con cui voglio dividere le gioie ed i dolori della mia esistenza.
Continuammo così a vivere la vita della famiglia felice e contenta che eravamo sempre stati.

(Un lampo squarcia l’oscurità.)

ALFONSO
Fino al giorno in cui i fantasmi del passato riaffiorarono sospinti dalla calda aria di un phon...

(Si alza la luce.
Sul divano, rannicchiata in un angolo, con la testa nascosta sotto un cuscino, Mara. Piange disperata.)

ALFONSO
Amore, che è successo ? !
Dove sono i bambini ? !

MARA
(Singhiozzando) I bambini stanno bene, sono dalla nonna.

ALFONSO
E allora che c’è, dillo al tuo amore.

(Mara tira fuori la testa da sotto il cuscino.
I capelli mezzi bruciati lasciano scoperte a chiazze varie aree di cute.)

ALFONSO
(Fa un balzo indietro) Mio Dio !

(Mara riprende a piangere ancora più disperata.)

ALFONSO
...Com’è successo ?

MARA
Ero da Nancy, ho fatto la solita tintura, ma quando l’assistente mi ha tolto la cuffia...

(Infila di nuovo la testa sotto il cuscino.
Alfonso si dirige furioso al frigo. Lo apre.)

ALFONSO
Come hai potuto ?

CESARE
Sapevo che avresti dato la colpa a me.
E’ stato un errore.
Può succedere a tutti, ho confuso il balsamo con l’acido diluente. 
I tubetti hanno lo stesso colore, fa’ un reclamo alla Wella.
Errare humanum est.
Io mescolo, invento, creo, sono un artista. Mica sono una lattina di chinotto.
Sono passione allo stato puro. 
Non è per questo che ti piaccio?

ALFONSO
Non ricordo !

CESARE
Non tutto il male vien per nuocere. 
In fondo un banale contrattempo ci ha fatto ritrovare.

ALFONSO
Ti odio !

(Alfonso sbatte la porta del frigo e torna da Mara.)

MARA
Stringimi forte.

Alfonso la stringe teneramente a sé.

ALFONSO
Ricresceranno. E sarai più bella di prima. 

MARA
Non me ne va bene una. Sono una frana.

ALFONSO
Non è stata colpa tua.

MARA
Come fai a non avermi ancora lasciato ?
Ormai te ne sarai accorto che non sono una moglie perfetta.

ALFONSO
Per me lo sei.
Non avrei potuto sposare nessun’altra.

(Mara lentamente solleva la testa.)

ALFONSO
Mara, devo confessarti una cosa.

MARA
Cosa ?

ALFONSO
Anch’io non sono un marito perfetto.

MARA
Certo che lo sei !

ALFONSO
No, amore. Devi sapere che...

MARA
Dimmi solo se staremo insieme per sempre.

ALFONSO
(Sincero) Certo che staremo insieme per sempre.

MARA
Sai sempre come fare per farmi sentire importante.
Desiderata.
Perché tu mi desideri, vero ?

ALFONSO
Certo.

MARA
E quanto ?

ALFONSO
Molto.

MARA
(Maliziosa) E allora che aspetti ?

ALFONSO
A fare cosa ?

MARA
Sono molto fragile in questo momento... Ho bisogno di una prova d’amore che solo tu mi puoi dare.

(Alfonso le dà un bacio sulla fronte.
Mara di risposta lo bacia con passionalità.)

ALFONSO
Sei stanca, ti verrà l’emicrania...

MARA
Ho preso due pasticchine. Andiamo.

(Gli si butta in braccio.
Alfonso la solleva di peso e la porta in camera da letto.
Mara comincia a spogliarsi in un goffo strip-tease.
Alfonso chiude la porta precludendo la vista al pubblico.)

MARA 
(f.s.) Sì, sì... dai, così... Potresti toglierti anche i calzini ?

ALFONSO
(f.s.) Sì, certo.

MARA
(f.s.) Ecco, sì... Scusa, amore, spostati che mi schiacci il braccio. Ecco. Sì, sì...
Vuoi che mi metta una cuffia in testa per nascondere i capelli ?

ALFONSO
(f.s.) Non importa, tengo gli occhi chiusi.

MARA
(f.s.) Posso spegnere la luce ?

ALFONSO
(f.s.) Magari.
Accendo la radio, ti va ?

(La luce dentro la camera da letto si spegne e sale una musichetta leggera anni ’60.)

MARA
(f.s.).Ti sta piacendo ?

ALFONSO
(f.s.).Molto, e a te ?

MARA
(f.s.) Moltissimo, grazie.

(Da dietro la porta arriva il rumore di un cigolio monotono.
A poco a poco il ritmo si fa più incalzante. Vario. Frenetico.
Da dietro la porta filtra, sempre più intensa, una luce rossa.
La musica dissolve in un rock duro.)

ALFONSO
(f.s.) Sì. Sì. Così. Mi fai impazzire ! 
(Urla) Non ti fermare. Vai. 
(Inequivocabili aumentano i rumori di un incontro passionale)
Kartoffel ! Hans ! Kaputt !

CESARE
(f.s.) Agli ordini ! Comandami tutto quello che vuoi !

ALFONSO
(f.s.) Sprechen Sie Deutsch ? Sturmtruppen !

(Suona il campanello.)

CESARE
(f.s.) Chi è la tua recluta preferita ?

ALFONSO
(f.s.) Ja, tu essere preferito, ja !

(Suona di nuovo il campanello.)

ALFONSO
(f.s.) Avanti marsch ! Ein, zwei, drei...
E adesso Ocktober Fest !

CESARE
(f.s.) Sì, sì.

(Rumore di chiavi nella toppa, la porta d’ingresso si apre.
Entra Melania.
La musica che proviene dalla camera è sempre più alta.)

MELANIA
(Gioiosa) Alfonso, siamo tornate indietro. Abbiamo deciso di partire domani con te...

(La porta della camera si spalanca.
Esce Alfonso : mutande di pelle nera con borchie, anfibi ai piedi, cappello nazi in testa, per il resto nudo.)

ALFONSO
Sarai punito, soldato.

(Corre al frigo senza accorgersi della presenza di Melania, pietrificata dalla visione.)

CESARE
(A quattro zampe sul letto) Capitano, oh, mio capitano...

(Alfonso prende un barattolo di Nutella.)

ALFONSO
Per punizione sarai cosparso di cioccolata e divorato a morsi.
Lufthansa !

(Vede Melania.)

ALFONSO
Ah !...
Mamma, non si faccia ingannare dalle apparenze. 
Non è come lei crede.

CESARE
Sono pronto. Divorami !

ALFONSO
(A Cesare) Signore, non so chi lei sia, ma se ne vada immediatamente o chiamo mia moglie.

MELANIA
Non preoccuparti, parcheggia ed arriva.

ALFONSO
(A Melania) Non ci si può più fidare di nessuno. 
Con la scusa di leggere i contatori della luce ti si intrufola certa gente per la casa. Poi ha avuto un calo glicemico e mi ha chiesto della cioccolata... Gli offri un dito e ti si prendono un braccio...

MELANIA
Hai finito ? ! Bene.

(Cesare, irritato dal fuori programma, si riveste.)

MELANIA
Dovremo chiarire la faccenda davanti alle autorità. 
Quelle vere.

(Estrae dalla borsa il libretto nero e la penna. 
A Cesare.)

MELANIA
E, mi dica, lei è oriundo di queste parti ?
Che fanno nella vita i suoi genitori oltre ad allevare figli bizzarri ?

CESARE
(La ignora) Alfonso, mi chiami tu quando cala l’intensità del Nigno ?

MELANIA
Giovanotto, le proibisco di allontanarsi finché il suo ruolo nella vicenda non sarà chiarito completamente.

CESARE
(Con superiorità) C’è poco da chiarire : lui, alto, virile, mi grida gli ordini in tedesco e poi si fa sottomettere. 
Io, apparentemente fragile, adoro dominare il dominatore. 
E il gioco è fatto.
Siamo una di quelle che si definiscono coppie ad incastro, più chiaro di così.

MELANIA
(Si guarda intorno) Dov’è il telefono ? Dove l’hai nascosto ? (Va in camera)

CESARE
Suo genero è l’uomo della mia vita ! 
... Fino a che non ne troverò un altro. 
(Urla) Ho pur sempre 23 anni, sono un ragazzino, inesperto, ingenuo. Ho bisogno di fare anch’io i miei errori per crescere. Non posso accollarmi le vostre responsabilità. 
Siete voi a dover comprendere me !

ALFONSO
Mamma, possiamo chiarire tutto fra noi...

MELANIA
(Al telefono) Pronto, 113 ? Vorrei una squadra della buon costume e un paio di agenti della polizia.
Non mi mandi degli sbarbatelli che ho i due criminali ancora qui in casa e potrebbero reagire... Devo attendere ? Attendo...

ALFONSO
Mamma, la prego, riattacchi.

MELANIA
Quando è troppo è troppo ! La prossima telefonata è per tua madre.

ALFONSO
La supplico. Butti giù.

MELANIA
Mi dovresti accoppare !

(Alfonso estrae l’accetta da sotto il divano. )

MELANIA
(al telefono) Prenda foglio, penna e scriva ! Mi mandi il tutto in via...

(Alfonso si avvicina alle spalle di Melania brandendo l’accetta.)

CESARE
(Si affaccia alla porta della camera) Mi è saltato il bottone della...
Ahh !

(Uno schizzo di sangue imbratta la camicia bianca di Cesare.)

CESARE
L’hai uccisa...

ALFONSO
Non volevo. 

CESARE
Sei un assassino.

ALFONSO
Ti giuro, non volevo.
E’ stato come... (Non trova la parola)

CESARE
Un raptus.

ALFONSO
Ecco, sì ! Proprio quello.

CESARE
Sei un folle omicida. Di quelli che si leggono sui giornali.

ALFONSO
No, non l’ho fatto apposta. 
Mi è scivolata mentre la riponevo...

CESARE
Sei un assassino !(In preda ad un attacco isterico) 
Aiuto, un folle omicida ! L’ha ammazzata ! Aiuto !

ALFONSO
Stai zitto !

CESARE
Aiutoooo !

(Alfonso lo afferra per la gola e stringe.)

ALFONSO
Stai zitto, non l’ho fatto apposta.

(Cesare si affloscia esanime.
Alfonso apre il frigo e lo getta dentro.
Va in camera e trascina il corpo di Melania sotto al letto.
Riordina in giro.
Estrae dal cassettone le posate d’argento e, apparentemente tranquillo, comincia a lucidarle.
Entra Mara.
In testa ha un foulard fantasia per nascondere la mancanza di capelli.)

MARA
Sorpresa !
Tesoro, non sei contento che siamo rimaste ?
Ai bambini non parrà vero di rimanere un giorno in più da soli sulle nevi.
Perché non partire domani tutti e tre insieme, mi sono detta.
Non sarà mica una tragedia ?

ALFONSO
Quale tragedia ?

MARA
Ma la mamma dov’è ?

ALFONSO
Quale mamma ?

MARA
Che tesoro, non dirmi che quando non ci sono passi il tempo a lucidarmi le posate.

(Mara va in camera e posa le borse sul letto.)

MARA
Ma la mamma dov’è finita ?

(Mara inciampa in una gamba che sporge da sotto il letto.)

ALFONSO
(Continuando a lucidare le posate in salotto) Si sarà fermata a parlare con la portiera.

(Mara si china per guardare sotto il letto.
Si rialza coprendosi con le mani la bocca, senza emettere un grido.)

ALFONSO
Sai com’è fatta tua madre, quando si mette a parlare con la portiera va avanti per ore ed ore. 
Non mi sorprenderei se non la rivedessimo per un bel pezzo.

(Mara in punta di piedi va in cucina. Apre il frigo.
Alla vista del cadavere di Cesare si piega in due dal terrore.
Si fa forza ed estrae la pistola dal freezer.
Impugnandola con entrambe le mani la punta verso Alfonso.)

MARA
(Con un filo di voce) Che cosa hai fatto ?

ALFONSO
(Alza la testa dalle posate) Dimenticavo, non aprire il frigo che è saltato il termometro e non vorrei si scongelasse tutto.
(Avvicinandosi a Mara) Più tardi lo riparo.

MARA
Non avvicinarti o sparo.

ALFONSO
Amore, ho un’idea, questa sera ti porto a cena al cinese.
Cenetta a lume di candela, io e te, finalmente da soli.

(Con un balzo è addosso a Mara.)

MARA
Lasciami... Ti ammazzo...

(Una musica da “thriller” incalza minacciosa.
Nella lotta sbattono nella lampada della cucina facendola ondeggiare pericolosamente.
Le luci e le ombre illuminano le due sagome che lottano.
Avvinghiati si sporgono pericolosamente dalla finestra.
Alfonso si divincola.)

ALFONSO
No, amore, ascoltami, ti devo parlare. Non fare così !

(Mara perde l’equilibrio e cade nel vuoto.)

MARA
Ahhhhhhh...

(L’urlo si perde lontano interrotto dal tonfo sordo del corpo sul selciato.
Alfonso nella semioscurità barcolla come inebetito.
Avvicina la pistola alla tempia e

Bang !

Cade a terra.
Battiti cardiaci sovrastano la musica da thriller.
Sempre più lenti. Si arrestano. 
Silenzio.
Si spalanca la porta della camera da letto.
Entra Melania con l’accetta infilata nella schiena.)

MELANIA
No ragazzi, non va assolutamente, così non funziona.

(Alfonso si risveglia, sale sul davanzale della finestra e si getta nel vuoto.)

MELANIA
Ricominciamo !


Sipario. Applausi.



Fine