RIDICULOSA ISTORIA D’ELEONORA E SUE DISGRAZIE D’AMORE

di

Antonio Zanetti



PERSONAGGI


Guglielmo, mercante di stoffe 
Eleonora, sua moglie 
Lisetta, serva 
Bartolino, servo 
Vitellozzo, giramondo 
Clarisse, meretrice 
Vanesse, meretrice 
Capitan Caimano, soldato di ventura 
Lucrezia, locandiera 
Rosetta, sua serva 

Agnese, popolana 
Betta, popolana 
Ginevra, Popolana 
Arturo, mugnaio 
Timoteo, oste 
Celia, sua moglie 
Bortolo, contadino 
Fra’Girolamo, predicatore 

10 donne
8 uomini


Scena 1 - Betta Agnese Ginevra Bortolo Timoteo e Arturo.

BETTA: Eh, quanto manca ancora a’l’inizio de la commedia?
AGNESE: Deh, movetevi, che semo stanchi de pazientare!
BORTOLO: E via, che ci ho la vacca gravida! Se le venisse da partorire me toccherìa d’andarmene a metà commedia! 
TIMOTEO: E chissà che tu non trovi la tua mugliera in lo fienile! (ridono tutti).
BORTOLO: Oste de la malora, che starebbe a far la mia mugliera in lo fienile? E non lo sapete tutti ch’ella non è buona a governar le bestie?
BETTA: (Agli altri) Oh, com’egli è grullo!(a Bortolo) Non v’è caso ch’ella vi vada a “farsi governare”? (ridono tutti).
BORTOLO: Ma come… La mia mugliera?
ARTURO: Eh no eh? La vacca allora?
BORTOLO: Me volete tutti burlare, nevvero?
GINEVRA: Ma si, Bortolo, ridono perché son invidiosi. Dico bene signor mugnaio? Vero signor oste?
AGNESE: Oh, donne, sentitela: ha parlato la bella Ginevra, la più bella de lo paese! (fischi, apprezzamenti, offese. Lei si pavoneggia).
BETTA: Vattene via , svergognata!
GINEVRA: Ve cascassero li denti a tutte voi bifolche! V’è niuno de voi homini che me offerisca uno sgabello?
TIMOTEO: Eccolo! Te offerisco lo sgabello meo. Non sarìa omo si non te facesse accomodare. Prego.
GINEVRA: Oste caro, tu ‘se uno tesoro!(lo bacia in fronte. Tutti si stupiscono).
TIMOTEO: Eh, come sei bella, Ginevra…e che femina sei…un omo qual io sono per te farebbe…

SCENA 2 gli stessi e Celia. In piazza

CELIA: (armata di scopa)… La fine de lo sorcio, traditore!
TIMOTEO: Uh, la mia mugliera!(Tutti ridono mentre fugge incalzato da Celia)
CELIA: Te la fo veder io adesso, cascamorto traditore!
TIMOTEO: No, che tu fai, mugliera? Io facea per ischerzo!
CELIA: E vorrà dire che scherzerò ancor io! Tiè Tiè Tiè…
TIMOTEO: Ma la colpa non è mia! Ella mi provocò e io caddi….
CELIA: Ah si?Et averò allora da aggiustar la groppa ancor ad ella (si avventa su Ginevra. Lottano e finiscono a terra tra sgabelli. Gli altri intorno tifano e incitano).

SCENA 3 Gli stessi e Frà Girolamo. In piazza

FRA GIROLAMO: (Accorre a dividere le contendenti) Ehi, ehi! Alto!! Alto!… Alto ve dico! (si ferma la zuffa. Celia e Ginevra si rialzano) Oh!Bravi…Ma Bravi! Ecco onde eravate tutti. In luogo de venire a’ la cappella per la messa siete qui convenuti a dar di questi begli spassi! Ma Bravi! Che fate in questo loco, eh?
BETTA: Frate Girolamo, non v’inquietate, via, era cosa da nulla. Piuttosto, statevi ancor voi qui in compagnia: di qui a poco averà inizio la commedia.
AGNESE: Via, Frate, non v’adirate oltre. Statevi con noi a prendere uno poco di spasso.
ARTURO: Quest’oggi dàn spettacolo di comedianti. 
FRA’GIROLAMO: (scoppiando ) Blasfèmia! Iscomùnica! Anatèma! Onde se’ tu, essere immondo? Ove nascondi lo tuo caprino grugno, bièco prènce degl’inferi? Ove se’tu, malefico e nero angiolo?…..
CELIA: Oh, Frate Girolamo, che ve piglia? Ve siete fors’ammattito?
AGNESE: Onde li vedete li diabuli che nominate?
ARTURO: De chi andate parlando?
FRA’ GIROLAMO: De lo demonio! De lo diabulo, filioli!…
CELIA: Ma che demonio e demonio, Frate; questi son dei comedianti qui venuti a dare una comedia assai ridiculosa!
FRA’GIROLAMO: Ascoltate, Ascoltate me: non sapete voi , ignoranti disistruiti villici, che propriamente con lo diabulo son compari codesti attori? Essi son scomunicati e senza fede alcuna! Ignorate voi, semplici bifolchi che tutti li attori alla lor morte non posson esser sepolti cristianamente in terra consacrata? Dimenticate voi, o stolte creature, che li attori fan recitare in pubblico loco anco le femine? E che codeste spudorate inducono li cristiani a pensieri et azioni immondi e peccaminosi? Delli attori, che cum scandaloso esempio v’inducono a peccare ne la carne, li homini son essi tutti violentatori de pulzelle e de donne maritate e de jovinetti; le femine son esse lascive e libidinose! Essi tutti la notte si giacciono promiscuamente tutt’insieme et indistintamente s’accoppiano li uni li altri in oscene orge ove satanasso loro signore tutto si gode…..
GINEVRA: Eh via, Fra Girolamo, fatela corta , che tutto ciò non può essere.
FRA’GIROLAMO: Tu non credi? Ha, ha, ha! Di tua ingenuità io mi rido assai!
CELIA: Non vi sarà caso, Frate Girolamo, che voi l’abbiate contra codesti attori a causa che, ‘sendo tutto lo borgo quivi convenuto anziché a’la cappella vostra, voi non potete oggi cavar le limosine?
FRA’GIROLAMO: (falso) Le… limosine? Nooo… Le vostre anime, figliuoli, quelle vogl’io salvare! Via, venite meco tutti quanti, che assister a’la commedia , gli è gran peccato! (proteste di tutti) Gli è peccato ve dico!
ARTURO: E se io ve mandasse un quattro o cinque libbre de farina bianca de lo mio mulino, credete voi ch’esso sarebbe uno sì grande peccato?
FRA’GIROLAMO: Farina? Bianca? (pensoso) eh…. Peccato esso riman pur sempre peccato…
TIMOTEO: E s’io v’aggiungesse dui o tri fiaschi de vino bono, codesto peccato, puot’esser che deventi più picciolo?
FRA’GIROLAMO: Vino? Tre fiaschi? Bono?
TIMOTEO: Bono
FRA’GIROLAMO: Eh… ehm..si tutti promettete recitar poi dièce Pater Noster…
TUTTI: Promettiamo, promettiamo..
FRA’GIROLAMO:….et ancor venti Ave Gloria…
TUTTI: Promettiamo, promettiamo..
FRA’GIROLAMO: ….et ancor trenta Requiem per le anime de lo purgatorio….
TUTTI: Promettiamo, promettiamo..
FRA’GIROLAMO: …et ancor..
TUTTI: Eeeeh!
FRA’GIROLAMO: E sia!
TUTTI: Ooooh!
FRA’GIROLAMO: Epperò, io doverò restar quivi a vigilare che la comedia non abbia ad esser sconveniente a’la morale!
TUTTI: Bene, bravo. Evviva Fra’ Girolamo!
CELIA: E più tardi tra lo atto primo e lo atto secondo v’attendemo tutti a’ l’osteria.
TUTTI: Si, Si, anderemo a bere.
CELIA: Sssst!!Silènzio adesso! Viène l’attore, ecco che comincia la commedia. Ssssst. 
TUTTI: Sssst! Sssst! Sssst!(siedono tutti sugli sgabelli).


PROLOGO
ANGIOLINO “Madame nobilissime e illustrissimi messeri,
artigiani, monsignori, commercianti e cavalieri !
La ridiculosa istoria che v’andremo a presentare
narra fatti et argomenti che farànnovi allietare !

D’Eleonora e di Guglielmo lo menaggio coniugale.
Ove l’omo tanto iroso lei trattava sempre male !....

.... Le “virtù” di Vitellozzo e del tronfio Capitàno,
de Vanesse e de Clarisse, ambedue leste di mano....

...Ed ancora di Lucrezia, ch’è padrona dell’ostello,
l’animoso affaccendarsi nel servire quest’e quello !

Et infin, lasciate dire, che la cosa ci è gradita,
dell’amor per Bartolino di Lisetta assai invaghita !

Vi saranno botte, inganni, risa, pianti e gran tenzoni :
premio avranno quelli scaltri, beffa e danno gli spacconi !

Or messeri, me ne vado, che sul palco intrigo causo
Buon divertimento a tutti e....sia per noi lo vostro applauso ! ! !

Scena 4 Lucrezia, Rosetta, Bartolino.
Bartolino ha rubato una focaccia dalla cucina della locanda e quatto quatto se ne sta andando. Fuori scena si sentono le voci di Lucrezia (la locandiera) e di Rosetta (serva).
LUCREZIA : Ah ! La focaccia! Ov’è la focaccia mèa de sei me ne manca una! Rosetta, ove la portasti?
ROSETTA : Io ? Io non ne so nulla patrona, manco la vidi mai!
LUCREZIA : Come none? Era quivi appoggiata!
ROSETTA : Ve dico che manco la vidi mai! Puot’esser che qualchedùno foss’intrato e se l’avesse pigliata?
LUCREZIA : Corri fuora. Vedi se non vi sia nessuno, và…
ROSETTA : Vado ! (entra in scena e vede Bartolino) Altolà !
BARTOLINO: Ah ! (rapidamente nasconde da parte la focaccia che stava addentando) Io non fo nulla! Non so nulla, son innocente, son arrivato or ora!…
ROSETTA : Chi va là ?
BARTOLINO: Son Bartolino!
ROSETTA : Tu? Donde vieni ?
BARTOLINO: Da niuno loco, ero qui per caso.
ROSETTA : Che tu fai qui?
BARTOLINO: Nulla....
ROSETTA : Viéni qua.
BARTOLINO: Epperchè?
ROSETTA : Vién quà, te dico, che t’ho a dimandare una cosa.
BARTOLINO: E me la dimanderai da là, giacchè non son sordo.
ROSETTA : Te dico vién quà.
BARTOLINO: Dimme da là, selvàtica! Che tu vuoi da me?
ROSETTA : Ràzza de tànghero, o vieni tu o vengo io?
BARTOLINO: (annusa il profumo del dolce. Tra sé) Se essa vien, sente l’odor de la focaccia, E’ miglior cosa che vi vada io. (nasconde la focaccia e poi a Rosetta) Stai là che arrivo.
ROSETTA : Mòvete, che ti duoglion li calli ?
LUCREZIA: Ordunque Rosetta, trovasti nulla?
ROSETTA: E stavo giusto a dimandare a Bartolino.
LUCREZIA: Bartolino! Che tu fai sì sfaccendato in la strada?
BARTOLINO: Eh…son sortito or ora de la locanda per veder se vi fusse modo de trovar qualche cliente.
LUCREZIA: Ah, così? E sembrati questa buon’ora del mattino adatta ad incontrar gente che voglia pranzare?
BARTOLINO: Invero gli è presto. Ma puot’esser che vi passi un qualche forestiero…
LUCREZIA: Macchè forestiero!
BARTOLINO: Li Todeschi!
LUCREZIA e ROSETTA: (spaventate cacciano un urlo e si abbraxcciano impaurite) Ah. Aita! Li Todeschi…Dove? Dove? Mamma mèa!….
BARTOLINO: No…volea dire: li Todeschi son usi a magnar verso quest’ore.
LUCREZIA: (Rincuorata) Ah….Macchè Todeschi!
BARTOLINO: Li Franciosi! Li Franciosi!…
LUCREZIA e ROSETTA: (c.s.) Ah. Aita! Li Franciosi…Dove? Dove? Mamma mèa!….
BARTOLINO: No…dicea io che li Franciosi…
ROSETTA: Macché Franciosi!…
BARTOLINO: L’Ispanioli!…
LUCREZIA e ROSETTA: (c.s.) Ah. Aita! L’ispanioli…Dove? Dove? Mamma mèa!….
LUCREZIA: Ma qual’ispanioli! Piuttosto: de sei focacce ch’io sfornai poc’anzi, me ne manca una; cred’io che de quella focaccia tu n’abbia a saper qualcosa…
BARTOLINO: Focaccia? Qual focaccia?
LUCREZIA: Oh, non fare il grullo ch’io son certa che m’intendi: anco ieri ne mancò una e tu dicesti averla presa el gatto…
BARTOLINO: Securo! El gatto!.. “miauu…. Miauuu..”…
ROSETTA: Gli è vero! Ier l’altro fu lo stesso ed elli disse fosse stato un cane…
BARTOLINO: Oh, sì, lo cane: “Bau-bau…Auf, Auf..grrrr….”
LUCREZIA: E ‘l giorno prima la simia de lo ‘strologo…
BARTOLINO: “He he he…hu hu hu…” simia… “Abbra cadabbra..”…
LUCREZIA: Io dubito invece che tutte le focacce te le sia pappate tu, ch’ai l’appetito d’un porcello…
BARTOLINO: (Imita il maiale).
ROSETTA: E via, non starmi addosso, quanto se’ tu asino!
BARTOLINO: (Imita l’asino).
LUCREZIA: Sappi dunque che d’ora in poi te terrò d’occhio e se te piglio colle mani nel sacco..ti fo far la fine de lo pollastro!
BARTOLINO: (Imita il pollo).
LUCREZIA: Siamo intesi? Andiamo Rosetta a badar le nostre cose. Ah, Bartolino!
BARTOLINO: Eh?
LUCREZIA: Forse non è tutto male ciò ch’hai detto: puot’esser che da vero passi qualche forestiero. Statti qui intorno e se vien qualcuno chiamami. (fa per uscire) E bada non esser troppo insistente e non tirar la gente per le brache. (esce cx).




Scena 5 Lucrezia, Rosetta, Bartolino, Capitano.

Bartolino si assicura che le donne se ne siano andate, dopo di che si dirige verso il luogo dove aveva posato la focaccia pregustandone il sapore. Arriva il Capitano, al che Bartolino si nasconde).
CAPITANO : (entra da dx)Oh, bièn ! Me gusta questo paìs ! Aqui ghe stàn palacios, plazas, belle femenas.... Oh ! Che siènte el mio fiuto ? Questo es odor de roba che se magna ! (annusa in giro in direzione della focaccia) Ah, yo soy el Capitàn Caimano Fuente y Bombarda de la Sierra de Escorreza, grande e valente soldato de Espagna : e se el mio fiuto non se sbaglia, questo es profumo de fugàssa. Aha ! eccola. (Lucrezia entra dal cx con Rosetta).
LUCREZIA : Ebbene, Bartolino, m’era parso sentir….oh, ma guarda!
CAPITANO : Che fortuna, una fugàssa toda para mi !
BARTOLINO: La focaccia !
LUCREZIA : Ecco chi l’arrubbò ! Fermo là, ladro !
CAPITANO : Que pasa ? A chi ladro ?
LUCREZIA : A voi messere. Mettete abbasso subitamente codesta focaccia.
CAPITANO : La fugassa ? La fugassa è mia : yo la ho trovada e yo me la magno !
LUCREZIA : Ah questa poi... ladrone ch’altro non siete...
CAPITANO : A chi, ladro ?
LUCREZIA : A voi, bestia !
CAPITANO : Ladro a mi ? Al Capitàn Caimano Fuente y Bombarda de la Sierra de Escorreza ?
LUCREZIA : De la scoréggia o de lo scagòtto, poco mi cale. Codesta focaccia é mia e voi che l’avete siete un ladro !
CAPITANO : Ah ! Sangre del diablo ! Ladro a mi ? Mi te mato con un colpo de esta espada ! Te sfido a duello, esta onta serà lavada col sangre !
ROSETTA : Aiuto ! Patrona, è matto. (al Capitano) Pietà messere, essa è una femina, nun se fa a spade con una femina !
CAPITANO : Eh ? E allora como se fa ? Yo soy stato offeso, e quiero vendicarme in duello.
LUCREZIA : Pronto qua, brutto muso. Non me fate paura,...
ROSETTA : Patrona Lucrezia, vi siet’impazzita ? Egli è grando e grosso, ha li occhi da matto...
CAPITANO : Famo così : chiamate vostro marito che combata al posto vostro e yo combatterò con lui.
LUCREZIA : Non tengo più nessun marito, già son tre anni che lo licenziai. Altri òmini non ne conosso.
CAPITANO : Dunque ?
LUCREZIA : E allora com’abbiamo a fare ?
ROSETTA : (Si guarda intorno, poi scorge Bartolino) Bartolino !
LUCREZIA : Bartolino?
ROSETTA : Bartolino é un omo ! Puote combatter egli in luogo che voi.
BARTOLINO: Chi ? Me ? Ah, me no, care !
CAPITANO : Ha, ha ! De seguro esto hombre se caga adosso, ha, ha, ha !
LUCREZIA : Te priego, Bartolino, fatte avanti, famme ‘sta bravata : si tu me favorirai in donàr quattro legnate a codesto tànghero, te prometto preparar per te non una focaccia, ma diéce !
BARTOLINO: Ma egli è assai grando, e trae li occhi dall’orbite siccome un sacripante….
ROSETTA : Ohe, Bartolino! Sei tu omo o non sei òmo ?
BARTOLINO: Com’ha da esser che tu dimandi se son omo ?
ROSETTA : A me pare de no. Dài, famme vedere : se’ tu omo ?
BARTOLINO: Fin’anco troppo che io son omo !
ROSETTA : A me pare de none invece !
BARTOLINO: E invece che sì ! “Se’ tu omo” me dice ! “Se’ tu omo” ! Fin’anco troppo che io son omo ! Ve voglio propriamente far veder io, che qualità de omo son io ! Ohè, capitan de la scoreggia, preparateve che ve n’appioppo tante e tant’assai de legnate !
CAPITANO : Ah, muy bièn. Onde stan le tue armi ?
ROSETTA : Giusto, e ci bisogna dare un’arma !
BARTOLINO: “Se’ tu omo” ella me dice....
LUCREZIA : Ce penso io : Rosetta, vien meco (escono di scena al cx e rientrano con un mattarello, una pentola ed un coperchio dei quali rivestono Bartolino. Le due donne hanno una ramazza ciascuna. I due contendenti sono ora pronti). Ecco fatto.
CAPITANO : In guardia, sgorbio ! Yo combatterò par el onor !
BARTOLINO: E io combattarò, par la focaccia !
Ha inizio il duello durante il quale i due dimostrano tutta la loro goffaggine. Saranno le donne, appioppando colpi di ramazza qua e là al Capitano a vincere il duello. Il Capitano inebetito dai colpi sviene mentre Bartolino, convinto di aver vinto da solo gioisce.
BARTOLINO: E viva ! Ho vinto ! Lo Capitàn de la scoreggia l’è sconfitto!
ROSETTA : Bravo Bartolino !
LUCREZIA : Bravo ! Glien’hai bastantemente appioppate, bravo !
BARTOLINO: Avete dunque veduto ? Così s’impara a non portarme via la focaccia mea !
LUCREZIA : Come sarebb’a dire “A non portarme via la focaccia mea” ? Era a me ch’egli avea rubato, non a te !
BARTOLINO: Tò, sentite questa, “a lei”... A me l’aveva tolta ! Doppo tutta la fatica che feci a vegnir drento de soppiatto, far piano, scampar fuora che nessun me vedesse..... poscia vién costui e mi si pappa la focaccia mea ? Ha pure da essere che sia così! (pausa) Orca, l’ho spiattellata !
ROSETTA : Cosa ? Tu fosti allora ad involarci la focaccia !
BARTOLINO: (le due donne gli si avvicinano minacciose) No, no, che voi fate ? No...
LUCREZIA : Cànchero, bastardo tu fosti ad arrubbare! Tu eri ‘l gatto!…
ROSETTA: Si, e anco ‘l cane, e la simia de lo ‘strologo..(Bartolino fugge inseguito da Rosetta fuori scena a dx).

Scena 6 Lucrezia, Capitano.


LUCREZIA: Oh, che errore! E io ho incolpato costui! Non sarà che sia ferito!…(Aiuta a rialzarsi il Capitano) Signor Capitano… come ve sentite? Perdonàteme, signor Capitano. Non me so come scusare…
CAPITANO: Ohi…oh…que dolores…
LUCREZIA: Ve chiedo perdono d’avervi offeso chiamandove ladro, dovevo saperlo che lo servo meo era un si gran furfante…
CAPITANO: Claro…ohi…claro…
LUCREZIA: Ma ora che sì è discoperto l’inganno ve prego de lassarme modo de riparare.
CAPITANO: Reparaciòn? E como, senora?
LUCREZIA: Ecco…vedo che voi siete straniero…potria…potria ospitarve ne la locanda per lo tempo che rimarrete qui…accettate?
CAPITANO: A mi? Hospitarme en la locanda? Sìn dinero?
LUCREZIA: Certo, gratuitamente s’intende. Accettate?
CAPITANO: Dormir, magnar y tracanar bevandas senza limitaciones?
LUCREZIA: Credito illimitato.
CAPITANO: Sacramientos que colpo! E bièn senora, in esto caso… in esto caso… in esto caso… el Capitan Caimano Fuente y Bombarda De La Sierra da Escorreza….ve perdona e ve concede esto onor!
LUCREZIA: Oh, grazie Capitano! Prego da questa parte. No ve n’avrete da pentire! (escono al cx).

Scena 7 Lisetta, Rosetta Guglielmo

(Entra Guglielmo da sx, brontolando e lamentandosi per conto suo).
GUGLIELMO : Ohi, ohi, senti che duoli.... A ramengo le femine!... L’omo non avea già bastanti disgrazie in sua vita, per meritarse anco lo supplizio de sopportar le femine? Truovasi in natura un esser più peggiore? Esse son lacrimuose e dilicate, volubili e capricciose…han sempre qualche malanno e massimamente son pettegole! Ahi, li membri mèi, che male me fanno!… Adamo: esso lui fu lo unico che dormì una notte tranquilla: la prima de la sua creazione, poiché lo jorno appresso se ritrovo dinanzi la Eva! E tutti sapèmo a quali ruinose sorti ella trascinò Adamo e li òmini tutti per cavarsi la voglia de uno pomo!.. Ahi, anco lo capo e ‘l collo me duogliono…Femine, creature insatanate, ruina delli òmini dabbene, malanno de le case e de li sonni! Che non lo posso ben affermare io? La mia mogliera, più che tutte è fèmina!…
ROSETTA : Bongiorno messere.
LISETTA : Buongiorno messer Guglielmo.
GUGLIELMO : Bongiorno un corno ! 
ROSETTA : Che avete ? Una giornata ove va tutto istorto?
GUGLIELMO : Per istorto ? Chi male dorme, male passa el dì. M’ho dovuto adattar a passare la notte in la stalla con lo mulo!
LISETTA : Ma come ? Anco stanotte messere ? Non v’aveo io veduto ritirarve in la camera ièr sera con la vostra mogliera ?
GUGLIELMO : Ier sera si, ma stanotte non vi stetti.
LISETTA : Che me dite, messere ? Non ve intendo...lo comprendonio mèo non m’è bastante per comprendervi. Com’ha da essere che…
GUGLIELMO : Ciò gli è cosa naturalissima, siccome tu se’ femina! Ier sera, quand’intrai in la camera, trovai la mogliera mèa in lo letto tutta desnuda e incalorata; come che me vide me s’avvinghiò in dòsso e colla lingua de fuora me sbavàva su li occhi, drento le recchie e su per lo naso!
ROSETTA : Sacripante, senti che storie !
GUGLIELMO : Taci, femina, ascolta, e poscia me dirai se la mogliera mèa ha da essere, a lo judizio tuo, matta o savia. Allor che me reussì de desvinghiarme, calmai li sui bolliori a suon de bastonate. Me provai allor de pigliar sonno…
ROSETTA : Avete pigliato sonno e bona notte alli sonatori?
GUGLIELMO : Magàri ! None, poich’ella piagnea, eppoi se dimenava e me venìa a manipolarme in fra le gambe per de sotto li lenzuoli!
LISETTA: E allor voi?
GUGLIELMO: E io la rimandava indrieto a gran pedate fin che se quietava uno poco, ma ecco in un momento che ella se rianimava e tornava volliosa a ripalparme!
ROSETTA: E ve diceva nulla ‘sta donna? Nimmanco una parola?
GUGLIELMO: Ih, quelle…tra li rantoli e li sospiri me dicea: “Oh, te priego marito mèo, pilliame, famme tua..” e anco: “Damme, damme contento che sono infocata” o pure: “Ah, ardo, omo mèo, ardo, saziame…” eppoi: “Ahh !...” e “Ohmmh...” e ancora “Ohh, ohhh”...
ROSETTA : E avea tutti ‘sti bollori, la potevate contentare ‘sta povera femina !
GUGLIELMO : Or vedo che tu ‘sendo femina rajoni da femina! Io cognosco ciò che tu vuo’ dire; io ben so quali sono li doveri mèi de coniuge: “L’omo maritato ha da dare contento a le voglie de la mogliera”!.
LISETTA : Così se usa dire. Perché dunque non lo faceste ?
GUGLIELMO :Come può tu dire ch’io non l’abbia fatto?
LISETTA : Io ? Voi messere, giust’adesso ci avete dichiarato come con lo bastone spegneste li bollori della vostra mogliera....
GUGLIELMO : Testa de femina ! Ora sì che la bastonai, epper forza! Lo feci ancor tant’altre volte poich’ella volea che la contentassi quando l’avea di già bastantemente contentata e lo dovere mèo compiuto!
ROSETTA : Ma quando ?
GUGLIELMO : Quando ? La prima notte de matrimonio ! trentadui anni orsono ! Oh, senti questa ! (le due donne ridono) Che vi è da ridere inscimmunite ?
LISETTA : Messere, non ve voglio certo burlare, gli è che or comprendo perché non avete avuto mai figliuoli....
GUGLIELMO : Che vuoi comprendere tu, incolta. Io lo dovere mèo lo feci: li figliuoli verranno quando che ella imparerà a farli! Io fatto l’ho fatto e lo debito de marito è assolto! In la stalla me toccò d’andare, giacchè in camera tra li pianti e li singhiozzi non se potèa dormire e stamattina anco lo mulo se mise a leccarme el muso !(fa per andarsene).
ROSETTA : (a parte) Orca ! Vuoi veder che lo mulo se fosse de lui innamorto !
LISETTA : Messere, se madonna Eleonora dovesse chiedere di voi, che ho da dirle ?
GUGLIELMO : Dìlle che son andàto per li casi mèi. E che vada a ramengo ! (si avvia) Femine ! Che danno feci a maritarme... Ahi, senti che duoli a li reni... Maladetta, me farà morire... ‘ramengo le femine.....(esce a dx).
ROSETTA : Egli è pazzo furioso ! Fece l’amore la prima notte de nozze, ed è ancora qua che aspetta che nascan li figlioli ! Povera donna la tua patrona. Ha da essere senz’altro che de notte la sei rigira in lo letto ! Orsù Lisetta, bisogna ch’io vada, grazie assai dell’aiuto. Te saluto. (esce a dx).


Scena 8 Lisetta.

LISETTA : A rivederci, Rosetta. (Ride) Puotesi esser più allocco de codesto messere? Se ne puote trovare uno compagno de questo in tutta la cittade? Tanto lo pillia la brama de li sui affari, tanto s'adopra nell’ammucchiar denari , ch'ancor non sa cosa vuoi dire amore! L'amore …L’amore so ben io cos'è: sono innamorata di Bartolino che mi corteggia ormai da più d'un anno. Elli è ben fatto, animoso e sempre bramoso de darme contento… S ' io fossi un dì sua sposa, so che non passerìa alcuna notte in bianco se non dolcissima e de soavissimo gaudio......Ma, ahimè…elli è però povero in canna.; non possiede che gli abiti che indossa e non ha arte o mestiere alcuno se non quello di servire, se gli capita. Come poss'io accettare la sua corte? S’ei possedesse almanco li denari bastanti a 'lo mantenimento de una famiglia, io lo mariterei senza dubbio alcuno…Ma come poss'io volerlo ora? Anderei incontro ad una vita de stenti e miseria e li figliuoli nostri morrebbero de fame. Amo Bartolino, ma lo déo respignere, finché fortuna non s'accorga de noi, purtroppo. Mah…ora ho da far delle mie cose. Ho paura che madonna Eleonora stamane, averà la luna per istorto (escea sx).

Scena 9 - Capitano, Clarisse e Vanesse

Abbracciato a due prostitute, Clarisse e Vanesse, arriva il Capitano,dalla locanda, allegro per aver bevuto.
CAPITANO : Ha, ha, ha....Che gusto, ha, ha, ha....
CLARISSE : Ha, ha, ha, mon capitain, voi mi fate le solleticò...
CAPITANO : Como el solletico ? Con esta mano de fierro ? Yo soy “fuerte como la muerte” ! ha, ha, ha....
VANESSE : Ah, bòn, monsieur le capitain, ma forse il troppo vino vi ha reso un peu fiacco ; poco fa, dans la chambre, non mi sembravate “forte come la morte”
CAPITANO : Por el diablo ! Una baldroca me cojona a mi ? Vuol dir che con voi non son stato muy macho ?
CLARISSE : Mais oui, mais oui, siete stato una forza de la natura...
VANESSE : (Oui, una natura...morta !)
CLARISSE : Ora però monsieur....
CAPITANO : Capitàn ! Capitàn, chica. Yo soy el Capitàn Caimano Fuente y Bombarda de la Sierra de Escorreza !
CLARISSE : D’accord, Capitain de la Scoreggia....
CAPITANO : “L’amor por ti me brusa como el fuego.... y por toccarte el cul me mieto sbiego” !...Ha, ha, ha....
VANESSE : Capitain, per favore, avete avuto con noi il vostro “divertissement”, ora dovete pagare il prezzo pattuito : 6 soldi, prego.
CAPITANO : “Amor, mi afrontarìa anco la muerte....por star insieme a ti sotto le querte” !... Ha, ha, ha....
CLARISSE : Giù le mani, parbleu ! Tirate fuori l’argent, adesso !
CAPITANO : Muchacha mia, tu es curvosa mucho...e por mirar le gambe tue m’incucio !... (Cade a terra nel tentativo di sollevare la sottana a Clarisse).
VANESSE : Che animale ! Capitain de la Scoreggia, o come diavolo vi chiamate, avete avuto con moi e con Clarisse le “divertissement” dans la chambre, mais ora ci volete pagare o no ?
CAPITANO : Senoritas !.... Avemos, bevudo el vino, avemos cantato las cansones, semo stados en la camara y nel letto..... adesso però....Non tiengo più dinero !
CLARISSE : Ah !(raccogliendo un bastone appoggiato alla porta della locanda) Et alors preparatevi a pagare il conto a questo baston !
CAPITANO : Chi es esto “Baston” che me farà pagar el cunto ? (Hoy bevudo mucho vino, non vedo donde està esto hombre) Vien aqui, Bastòn, mira esta espada che te matarà ! Yo soy el Capitàn Caimano Fuente y Bombarda, de la Sierra de...
VANESSE : Prrt !... scoreggia ! Voilà le Baston, venite avanti, Capitain...
CAPITANO : Adelante ! (inizia una serie di assalti in cui diventa come un toro alla corrida e prende solo bastonate, infine cade esausto).
VANESSE : Ahà ! E crollato finelment ! (le due iniziano a discutere tra loro allontanandosi dal Capitano a terra).
CLARISSE : Moi je te lo avevo detto io che era un morto di fame !
VANESSE : Merde, Clarisse, ha pagato il vino ! Credevo avesse molto argent !
CLARISSE : Oui, mais se l’è bevuto tutto lui, questo porco !
VANESSE : E la chambre ? Come l’ha pagata la chambre ? Questo Bastarde ! 
CLARISSE : Proviamo a frugar dans le tasche : peut-ètre che abbia qualcosa in tasca.
VANESSE: Attetion, Clarisse! Il arrive quelques un!… nascondiamoci!
CLARISSE: Mais, l’argent!….
VANESSE: Via! Torneremo dopo! (escono di corsa al cx).

Scena 10 - Guglielmo e Capitano.

GUGLIELMO: (entra da dx, scorge il Capitano a terra) Oh, un omo.Sarà esso vivo o morto? (si avvicina, per osservarlo) Chi puot'essere costui? Oh...me pareva che...se move! Se respira certo vive? (al Capitano) Messere, me intendete?
CAPITANO: Soy muerto…
GUGLIELMO; Parla! (al Capitano) Come dite?
CAPITANO; Soy muerto...
GUGLIELMO; Morto? Hi, hi, hi. Com'ha da essere che 'sendo morto parliate meco ?
CAPITAN0: Io soy muerto...
GUGLIELMO; E insiste! E come avereste ad ess'er morto ch'io non vi veggo a dosso alcuno buco di spada ne di palla? De polmonite? De fame? Hi, hi, hi….del cànchero?
CAPITANO; Soy muerto de tradimiento!
GUGLIELMO; Ah! E non ve seppellirono?
CAPITANO: Non se puede.
GUGLIELMO; Ah none? E per lo qual motivo?
CAPITANO: (Alzandosi a fatica) Porque...(si assicura che non ci sia nessuno. Poi eroico) Porque quiero vendicarme!
GUGLIELMO; Ih, la fantasima se vuole vendicare, hi, hi, hi!. (al Capitano) Vendicarve? E de chi?
CAPITANO: De…de los cuaranta hombres che me hàn massacrado.
GUGLIELMO; Eh? Quaranta homini? Contra a voi solo?
CAPITANO: Segùro amigo, quaranta, o puéde ser anco quarantacinco sin contar los turcos….
GUGLIELMO; Anco li turchi ve batterono? Et quanti averebbero ad esser stati, codesti turchi?
CAPITANO: Muchos, muchissimos y asì muchos que no ho puedido contarli: todos nigros e muy gajardos.
GUGLIELMO; (impressionato) Messere, non per introdurrne ne li casi vostri, ma, s’i fusse voi, in luogo de cercar vendette me la darìa a gambe per non li ritrovare!
CAPITANO; Como? La fuga a mi? Soy el Capitan Caimano Fuerte y Bombarda de la Sierra da Escorreza...
GUGLIELMO; De che Sierra?
CAPITANO: De la Sierra de Escorreza.
GUGLIELMO: hi , hi ,hi .... della scorreggia…. hi hi hi.
CAPITANO; “Escorreza”, senor! E mi sangre quiere vendetta! Si quelle baldrocas…ehm!….Si todos los fetientes, hjtos de puta, maldidos turcos…..
GUGLIELMO: Ma rajonate messere; essi de già ve menarono de santa ragione ch'è già tanto se avete salva la vita. Se li aveste a ritrovare o loro trovar voi, non ve ridurrebbero essi a’ l'istesso stato ond'io ve ritrovai, se non peggiormente?
CA.PITANO; Ah no senor, impossible! Los villiacos me atacàron todos da tergo, sin regula, de sorpresa, in aprofitatiòn que estavo un poquito embriaco dopo los brindisi a' la victoria de una mi gran tenzone contra un gigante. Solo por questo escamparon a’ la muerte de mi espada. 
GUGLIELMO:Me vorreste dare a bere che un solo omo puote averla vinta, contra millanta gaglioffi? Me parete uno poco esagerato, messere.
CAPITANO; No senor, non es esageratiòn. Soy el mas grande combattente de Espagna, Portugal, Anglaterra, Alemania, Francia y Escocia! Ora mirate la tecnica de combatimiento del Capitàn Caimano Fuente y Bombarda de la Sierra...
GUGLIELMO; (fa una pernacchia) Prrt !
CAPITANO: Que pasa?
GUGLIELMO; Ce mancava la scorreggia.
CAPITANO; Ah, sì naturalmiente: "da Escorreza"
GUGLIELMO; ( c, s. ) Prrrt !
CAPITANO; (Con la spada in mano) In guardia, senor, la, tecnica de mi conibatimiento ; esto es um atàco de primera, (esegue) ha!
GUGLIELMO; Eh, State accorto messere che quasi me bucate !
CAPITANO: Mira la tecnica! Mira la tecnica! Ha, tò esta stocada de segunda…
GUGLIELMO; (Difendendosi col bastone) Ehi… che fate?
CAPITANO; Mira la tecnica, mira la tecnica….Ha….
GUGLIELMO: Ehi | Ve siete rincitrullìto? Tiè! (lo colpisce in testa col bastone),
CAPITANO : Ah!.. Sangre de diòs, ve mato todos!
GUGLIELMO; Todos chi? Vi son solo io! Aìtaaa!!...
CAPITANO; A muerte, maldìdos...
GUGLIELMO; Aitàtemeee ! ! (e cade ) .
CAPITANO: No tiengo piedàd para los turcos…
GUGLIELMO; Son cristiano, non turcomanno ! ! !
CAPITANO: Mirame: soy la muerte! (sta per trafiggerlo).
(CLARISSE da fuori scena; "Ahà!!..Alor non sei ancora morto, furfante!).
CAPITANO: Madre de Diòs, la mujere! (aiuta frettolosamente Guglielmo ad alzarsi) Ehm..todo bièn amigo? Bueno, gracias de todo, hasta la vista (esce di corsa a dx), hasta la vista amigo, buena suerte amigo .
SCENA 11 ~ Guglielmo Vanesse e Clarisse.

CLARISSE: (Dal cx con Vanesse. Verso il fuggitivo) Voi, furfante! Tornate qui! Ah, è scappato! (a Guglielmo) Et vous? Chi siete voi?
GUGLIELMO :Eh, son messer Gugliel….
VANESSE; Un furfante vous aussi, eh?
GUGLIELMO; No, madonna, io...
VANESSE; Egli vi ha chiamato "amico" n'est pas?
GUGLIELMO: Amico? Nooo! Nimmanco lo cognosco!
CLARISSE; Bugiardo! L'ho sentito con le mie orecchie: fuggendo vi ha chiamato "amico"…
GUGLIELMO; Ve juro madonna ch'io non so chi esso sia...
CLARISSE; Non giurate, traditore, credete di salvarlo rinnegandolo? (gli strappa di mano il bastone) Per colpa vostra ci è scappato. Ma voi siete suo amico n'est pas? et alors ci pagherete voi al suo posto, compris? O volete che vi spacchiamo le ossa, eh? Comprìs?
GUGLIELMO; Pietà, pietà, aita, pagare che?
VANESSE; Sei soldi monsieur!
GUGLIELMO; Sei soldi? E per cosa?
CLARISSE; Pour le "divertissement" de votre amis!
GUGLIELMO; Che? E che vol esso dire? Sei soldi per...
CLARISSE: Oui monsieur, sei soldi, non uno di meno.
GUGLIELMO: (cercando di allontanarsi) Ehm, averèi uno urgente affare che me sta particularmente a cuore e averèi caro,,.
VANESSE; Aha! (lo incalza) L’ argent, monsieur!
GUGLIELMO; Ahimè, non me battete! Va bene, ecco…uno, dui, tré, quattro..…. . ., cin-que...
VANESSE: Sbrigatevi !
GUGLIELMO; Bòna, bòna, ecco...e sei.
CLARISSE: Bièn monsieur! E ora.. ..Via, andatevene!
VANESSE: Via!…Allez, allez!…
GUGLIELMO: Si, si, vado. Che jornata, che jornata! Ahi che duoli! Ora me duogliono anco le spalle. Ah, che jornata!
CLARISSE: Monsieur?…
GUGLIELMO: Che c’è?
CLARISSE: Le baton..è vostro (gli lancia il bastone).
VANESSE: Bien. Nous allons; Vi ringraziamo per l’”argent”, monsieur, Ah. E se voleste scoprire cos’è le “divertissement”…io e Clarisse siamo a vostra disposizione: menage à trois per sei soldi, tariffa fissa extra compresi: 
CLARISSE: Au revoir, monsier Guglielmòòò!..(escono al cx).
GUGLIELMO: Che? Ite, ite,, ch’io non ne posso più! A mai più rivederci! Che jornata, che jornata: ho perso li sonni, ho perso sei denari, e che ne ho ricavato? Botte e dolori, dolori e botte! Ma che fo? Me ne vado a casa? Nimmanco per sogno! Via, via… Non mi bisogna certo riveder la mia mogliera! (si avvia) Ah, Femine, ruina de li òmini siète, ruina de li òmini dabbène…Me resta un’unica fortuna: Che almeno non v’è caso che io rimanga becco! (esce a dx).

Scena 12 – Vitellozzo.

VITELLOZZO; (Arriva dal pubblico) Eccomi giunto iin codesto paese… Olà, voi del loco, onde siete? Son qua io, Vitellozzo da...Chiavari. Chi sono ditè voi? "Son lo gaudio, son sollazzo, sono l'orno tutto…...tutto pazzo! Ha, ha, ha. Vengo de qua e vado de là; son giramondo et amo, amo, amo le femmine tutte, sieno esse belle o brutte! Tu, madonna rabbuiata.,, che hai? Lo tuo messere stanotte ha elli dormito siccome uno tasso? li tui sospiri non lo hanno dunque involliato a contentarti? Vieni qua: c'è Vitellozzo! E tu donzella: cos'è amore ancor non sai? Tè do lezione io, Vitellozzo, e dopo che a tè a tua madre pure, se’l padre tuo ormai più non la guarda, e se vorrà, anco a tua nonna, disveglierò li ardori dal letargo! Ha, ha, ha! Io, Vitellozzo, so dar contento a tutte, ha,ha,ha, purché….Purché, madonne , me diate giusta mercede per lo piacer che so donarvi. Natura a ciascuno da '1 suo merito: chi forti braccia, chi talento ne le arti, chi acutezza negli affari; a me, natura diè uno… "instrumento" gagliardo assai, che è lo mezzo col quale me sostengo e vivo. Madonne…pagate voi le stoffe? Lo medico? L'artista? Pagate allor ancoVitellozzo e I ' in strumento suo farà per voi sonare a gran concerto tutta la notte! Ha, ha, ha, ha... Or giunto fin qui m'accorgo che la borsa mia è quasi vuota; m'abbisogna per empirla, de trovare una femmina adatta a'lo caso meo; dimanderò a codesto sempliciotto che vedo venir per via…

Scena 13 – Vitellozzo e Bartolino.

VITELLOZZO : …Ehi jovine !
BARTOLINO : (arrivato in scena da dx) Eh ? Me ?
VITELLOZZO : Certo, tu. Hai tu a conoscer, di questo paese, una qualche femmina benestante ?
BARTOLINO : Messer sì, de femine benestanti ne cognosco più de una.
VITELLOZZO : Bene. E dimmi : vi è, che tu sappia, alcuna di codeste femmine che non abbia da l’amante o dal marito bastante “soddisfazione” ?
BARTOLINO : Lo caso, messere, me pare un poco strano. Non v’intendo.
VITELLOZZO : Compare, son Vitellozzo da Chiàvari. Lo mestiere mèo è de adoprare “lo instrumento” per dàr contento a le femmine che ne abbian desiderio. Me comprendi ora ?
BARTOLINO Compare, son Bartolino de Campagnatico e non v’intendo per nulla! Se me diceste del qual’instrumento andate voi parlando fors’io v’intenderìa. Eppoi ove è codesto instrumento ch’io non ve lo vedo a dosso? Siete voi musico? E che sonate voi? La chitàra ? Lo piffero? La tromba ?
VITELLOZZO : Son qua a chiarirti compare : se puote dìr che l’”instrumento” mèo ha da essere esso uno piffero che suole accompagnarsi alla chitarra, sicché quando lo doppero s’ha da dir che io “trombo” ! Ha, ha, ha....
BARTOLINO Piffero... Tromba... Chitara....Più che parlate e manco ve comprendo… Non lo se puote veder codesto instrumento che siète così abile a sonare?
VITELLOZZO : Invero qui in istrada non te ‘l posso mostrare..ma se c’accostiamo al muro e chiudi li occhi, fin che nessun ce vede te lo fo toccare e certo son ch’allora capirai (Vitellozzo si mette in in disparte, spalle al pubblico, Bartolino; rivolto verso il pubblico, al suo fianco, infila una mano nelle brache di Vitellozzo, sul davanti e fruga, ad occhi chiusi).
BARTOLINO: E che instrumento gli è mai questo? Me pare più salciccia…Oh, a ben sentir la forma non m’è nuova…par che a manipolarlo se faccia un pò più grosso….Ah!
(tira fuori la mano velocemente) Or so che instrumento intendevate! Ha, ha, ha, m’è chiaro ora lo quesito vostro! Or so che qualità de “musico” voi siete!…
VITELLOZZO : Molto bene. E se mi vorrai aiutare a trovar qualche “cliente”, sarai ben pagato.
BARTOLINO : Messere, s’io non fallo voi cercate de le femine che vogliano “musicare” e che dopo avere avuta la “sonata”, la sinfonia ve paghino in denari! Ma lo profitto meo,
da quest'affare, qual sarà?
VITELLOZZO : Così mi piace socio ! Se troverai una qualche amante di codesta “musica” avrai da me la quinta parte del guadagno, intesi ?
BARTOLINO : Son contento ! Ma diteme, messere, a far el mestier vostro se gira ‘l mondo assai e se cognoscono certo assai tante cose…
VITELLOZZO: Certo che sì, ma perché tu m’el chiedi?
BARTOLINO: Ho inteso dire che nel lontan Cipango vi sono femine con quattro tette!….
VITELLOZZO: Ha, ha, ha, e chi t’ha raccontata questa fola?
BARTOLINO: Me lo disse lo cugino meo, che fa ‘l marinaro..
VITELLOZZO: Via Bartolino, non è vero affatto. Femine ignude io n’ho viste tante: alcune more, alcune gialle o rosse…io do per certo, e credo non fallare, che non vì sia al mondo da nessuna parte una femmina che tette ne abbia più d’un paio.
BARTOLINO: E ancora ditemi, voi che ‘l sapete certo: E’ vero o no che nel lontano Atlante abbiano le femine tette sì grosse da doverle portar con la carriola?
VITELLOZZO: Che l’abbian grosse, t’assicuro è vero…ma non sì tanto, bensì quanto un melone.
BARTOLINO: Ah, quel cugino m’ha ben preso in giro!
VITELLOZZO : Dimmi una cosa... com’è questa tua locanda ? Vi si mangia bene ? E come vi si alloggia ?
BARTOLINO : Io credo che sì…
VITELLOZZO: Credi? Non sei tu ‘l padrone?
BARTOLINO: Padrone? No, son lo sguattero…. Padrona è madonna Lucrezia; quanto a dir come vi si magna…se me offerite ‘l pranzo ve ‘l dirò!
VITELLOZZO: Ahà! T’ho ben capito, razza de parassito! E sia: dirò alla tua padrona de darte sul mio conto un poche de cibarie per ti satollare; ma ora chiamala, ch’io ci farò ‘l contratto.
BARTOLINO: Subito messere. 

Scena 14 – Vitellozzo, Bartolino, Lucrezia, Rosetta. 

BARTOLINO: Padrona Lucreziaaaaa…! Padrona Lucreziaaaa..!
LUCREZIA : (f.s.)Eeh !... Chi me chiama de sì gran voce ?
BARTOLINO : Son Bartolino. Ve cerca messer Vitellozzo.
LUCREZIA : (Entrando con Rosetta dal cx) Messer Vitellozzo? E chi è?
ROSETTA : Padrona Lucrezia, mirate che tòcco d’omo….
VITELLOZZO : Son io madonna, ho da trattenermi qualche giorno per via de un certo affare....
BARTOLINO :(A Rosetta) ….E sapessi qual guisa d’affare !
ROSETTA : Ah, che ne ho a sapere io?… ma me l’immagino !
VITELLOZZO : Avete voi una camera da darmi ?
LUCREZIA : Certissimamente e assai confortevole. Son quattro soldi al dì più il desinare che in tutto fan nove soldi; vi sta bene? 
VITELLOZZO. Benissimo.
LUCREZIA: Orbene, vi fo preparar la stanza. Rosetta...(Rosetta è imbambolata) Rosetta !
ROSETTA : Eh ?
LUCREZIA : Mòviti, che vi è da preparar la camera ! (esce Rosetta al cx).
BARTOLINO: (a Vitellozzo) Psst… pssst…
VITELLOZZO: Che c’è?
BERTOLINO: Ditele de le cibarie per esso me!….
VITELLOZZO: Ah già, senz’altro. (a Lucrezia) Madonna, vogliate, per mio piacere e sul mio conto s’intende, dar qualche cosa da mangiare a codesto vostro servitore, cui son debitore d’un piacere.
LUCREZIA: Ah, pure! E sia, se lo pagate voi. Ma entrate. V’accompagno messer Vitellozzo a la camera vostra, la prima a dritta. Bartolino, andèmo.
BARTOLINO: De faticar de così buon’ora non me garba! Andate voi ch’io m’en vo a far quattro passi per la piazza. (Voglio veder se trovo una femina da presentar a Vitellozzo). (si avvia ed esce a dx).
LUCREZIA: Come tu vuoi pelandrone! Ma torna presto. (escono Lucrezia e Vitellozzo al cx).

ATTO SECONDO


SCENA 15 - Betta, Agnese, Ginevra, Bortolo, Timoteo, Celia,Arturo e Fra' Girolamo - 
Entrano tutti insieme. Il frate, ubriaco, è portato da Bortolo.
FRA'GIROLAMO; Voi oste e l'ostessa vostra mugliera siete dui ottimi cristiani ( hic ) !
BETTA ; Che vi pare de la. comedia, frate?
FRA.'GIROLAMO; Hi,hi,hi ! Gli è assai ridiculosa, hi, hi, hi! Fateme sedere (hic).
CELIA; E dite, Fra'Girolamo, in vederla, v’è nulla a parer vostro che sia peccaminoso e sconveniente?
FRA'GIROLAMO: Eh? (hic) E ci bisogna aspettar la fine...per trarre quale sia la morale (hic) "In primis observa.." (hic) La morale se trae ( sbadiglia).... alla fi (hic) ne. . .la morale .....( russa). .…
AGNESE : E buonanotte! Evviva l'oste che ne la, pausa ce ha offerto lo vino bono!
BETTA : Ce semo tutti quanti ristorati per bene!
GINEVRA; E sopra tutti s'è ben ristorato lo frate! (ridono tutti).
ARTURO: Non vedo l'ora de seguitare a veder la comedia; avete veduto com'è allocco quel Messer Guglielmo? Ei credea suo dovere far l'amore con la mugliera solamente la prima notte de nozze; ha, ha, ha,! (ridono tutti)
TIMOTEO: ...e dopo quella volta non dover più toccarla..(ridono)….
BORTOLO; E che c'è da ridere? Gli è forse necessario di farlo di più? Diteme…Voialtri quante volte l'avete fatto? Ma…..Perché ridete ?
BETTA ; Dunque tu in tua vita l' hai fatto una sola volta?
BORTOLO; E certo. .. s’ ha da fare di più?….. E basta ridere! Sapete che vi dico?
CELIA: Ssst! Zitti, zitti! Ascoltiamolo ! Che dici?
BORTOLO; Che se credete de burlarme ve sbagliate! Io non credo se debba giacer con la mugliera più che la notte de nozze! Io così feci ed ora ho già sei figlioli che ‘1 primo ha nove anni et insomiglia tutto a la madre sua! Che avete da ridere? Che ridete, stolti.….
AGNESE : Sediamoci, gente , che fra poco avrà inizio lo atto secondo! (si siedono tutti tranne Bortolo, pensante),
CELIA: Siediti anco tu Bortolo, che si comincia.
BORTOLO; No…. Vado……. La vacca.... Vado a vedere come sta la vacca!(esce).
TIMOTEO: Ha, ha, ha! Che voi dite? Parlava egli di quella che ha nella stalla o pure de la sua mugliera? (ridono tutti)
GINEVRA; Ssst! Buoni; ha -inizio lo atto secondo.

Scena 16 - Eleonora, Lisetta, Lucrezia, Rosetta.

Da fuori scena si sente arrivare da sx, singhiozzando e lamentandosi, Eleonora. Entra in lacrime.
ELEONORA : Poveretta me !... Ah, povera disgraziata che son io....
LISETTA : (entra seguendo Eleonora da sx). Madonna Eleonora...
ELEONORA : Io faccio de tutto, non ne posso più ! Mai ‘na volta che me tocchi, mai che àbbia voglia de darme contento.... (accorrono Lucrezia e Rosetta dal cx).
LUCREZIA : Lisetta, vi son disgrazie ? Che è capitato ?
LISETTA : Eh, vorrete dire cosa non è capitato.
ROSETTA : Ancora ? Manco stanotte ?
LUCREZIA : Via, Eleonora, andemo... Non ve giova disperarve in codesta maniera...
ELEONORA : E che ho da fare ? Son cento e cento notti ch’io non dormo più, son femina, son maritata, ho le mie necessità. De notte lo sangue me se infoca, vado in cerca de lo marito mèo, et elli in vece de contentarme me bastona via, me dà le pedàde... Son trentadui anni che non me fa nulla, non ha voluto più far nulla.... Perché ? Dimme, Lisetta, Perché ? Che ho da fare ?
LISETTA : Eh, madonna Eleonora, come posso saperlo io ? Maritata non fui mai...
ELEONORA : Poveretta me !..... Non son più bona a tenerme !.... Perché non me s’accosta ?
LUCREZIA : (annusando e dando a vedere che Eleonora puzza) Non ve inquietate , madonna per ciò che diròvvi, ma non potrìa darsi che fusse…..
ELEONORA: Che fusse?
LISETTA: Che fusse, con tutto lo rispetto, la spuzza de le vostre intimità che….
ELEONORA : Come osi? Bifolca! Io non Ispuzzo …!
ROSETTA : Beh, insomma.... bisognerìa che se lavasse più spesso. Sotto li bracci, li pièdi...
LISETTA : ....Li capelli, le orecchie...
LUCREZIA : ...ogni tanto darse ‘na rinfrescata anco....
ELEONORA : Silenzio! Tu ben sai quanto spessamente me lavo et improfumo: non passa anno dispari senza ch'io me faccia uno bagno. Me lavo in la vasca con le vestimenta in dosso sicché me netto in un sol bagno corpo ed abiti!
LISETTA : Forse, puot’essere che l’odore sgradevole derivi dal vostro alito, giacché avete dei denti immarciti...
ELEONORA : Insolente ! Per qualche dente guasto ! Lo fiato mèo non ispuzza per li denti !
ROSETTA : Che non sìa perché ve cibate pesante che v’ispùzza la bocca !
ELEONORA : Magnar pesante ? E che magno io ? Più che cipolla, li fagiuoli, e qualche spicchietto d’aglio che tanto fa bene...
ROSETTA : Ah, l’aglio de sicuro fa bene ! (senti che tanfo)
ELEONORA : E anco li fagiuoli. Che pure me fan trarre numerose scorrégge. Aspetta, Aspetta....
LUCREZIA : Aspetta che ? (Eleonora fa il gesto di chiudere gli occhi, concentrarsi, poi con un sorriso sospira facendo :”Ah...”). Oh, canchero senti che ispuzza !
ROSETTA : Và ramengo, senti che trina. Che tiene in lo stomaco, un gatto marcio ?
ELEONORA : (a Lisetta che con la mano manda via l’aria allontanandosi) Lisetta, che hai? Ove tu vai ?
LISETTA : Ehm... questa mosca non me vuol lasciar in pace ! Via, via ! (esce al cx in locanda)
ROSETTA : Oh, sì, anco io n’ho una ! Via, via !(esce c.s.)
ELEONORA : Lucrezia, diteme, come hò da fare ? Lucrezia, voglio un omo che me contenti, non ne posso più de ‘sta astinenza ! (Lucrezia si tiene tappato il naso e non respira) Lucrezia, diteme qualcosa..
LUCREZIA : (finge di esser chiamata) Come ?...Vegno, vegno !
ELEONORA : Dove ite adesso, madonna Lucrezia !
LUCREZIA : A rivederci, madonna Eleonora, me chiàmano in locanda. Vegno, Sòn quà...(esce c.s.).
ELEONORA : Lucrezia.... Ecco ! Son de novo sola ! Niuno me vuole bene ! Che ho da fare ? Non ne posso più ! Voglio trovar un omo che me contenti ! lo pagherìa se lo trovasse ! Ma come faccio ? Non v'è causa alcuna a finché l’omo mèo non me s’ accosti a soddisfarme. Son disperata e più che tutto...(isterica) son smaniosa, non so chetarmi da l’ardore che m'assale! Basta, basta, le vollie me turbano la notte e '1 jorno . Vollio un omo, per carità! Nimmanco li servi me se concedono, tutti me sfuggono, niuno me vuol contentare...perché? Potessi aver contento almanco una volta a'le brame che me infocano...niuno prezzo saria troppo alto, che volentieri '1 pagherei...ma a chi?...,a chi? (di nuovo si concentra, chiude gli occhi, poi fa “Ah...” e si rilassa. Improvvisamente, toccandosi il sedere :) Orca ! l’era bell’e vestita ! (esce in fretta a sx).

Scena 17 – Lisetta, Bartolino.

LISETTA; (Esce al cx dalla locanda trattenendo il riso) Ho timore che mai niuno troverà disposto alli voleri sui; io stessa stento a star seco vicina, tanto essa ispuzza. Oh, che veggo? Costui che viene è Bartolino l'omo mèo. Farò a posta de non averlo veduto (si gira) .
BARTOLINO: (entrandoda dx vede Lisetta) Lisetta non m'ha veduto: adesso l'acchiappo de sorpresa (s'avvicina furtivo mirando al sedere: sta per toccarlo..).
LISETTA: Giù le grinfie, jovinastro! Onde le volea posare tu le rapaci manacce tue, eh?
BARTOLINO: Io? In niuno loco!
LISETTA: Ah. no, eh? Come credi ch'io non sappia quanto tu se' vollioso de palparme ogni volta?
BARTOLINO; Lisetta te juro che non son io che bramo ma li mèmbri mèi tutti che me tirano a tè!
LISETTA: Bagatelle! Voialtri homini non avete per lo capo che una sola cosa!
BARTOLINO; A vero dire anco dui o tré (malizioso).
LISETTA: Tu se' uno sporcaccione. Non me toccare (lo respinge) non te osare de venirme a dosso. Iddio te punirà per li intenti tui de porcello godereccio!
BARTOLINO; Ma amore mèo, com'ha da essere che Dio punisca uno suo figliolo che tanto s'adopra a portare a compimento li comandi sui?
LISETTA: Ah, E quali sarebbono codesti comandi sui?
BARTOLINO: Giacché Elli disse "Unitevi l'uno a'1'altra e siate uno solo carname", io m'adopro d'attaccarme teco e tanto più possibile strignerte siccome avemo ad esser tuttuno! (la abbraccia stretta).
LISETTA: Vade retro, porcello biastematore!
BARTOLINO; (cadendo) Aahi…. Ahi che dolore, che male, che m'hai tu fatto? ahiai….
LISETTA: Bartolino, amore mèo, che hai?
BARTOLINO; Ahi, uno insopportabile dolore...(fingendo si rialza barcolla come fosse cieco), ah, che aspri duoli, mi muoioooo
LISETTA; No, no amore, che t’ho fatto? Oddìo, non se regge,..
BARTOLINO: Lisetta...onde se' tu ch'io non tè veggo?....
LISETTA; Qua, tesoro mèo.. son qua, attaccate a me,
BARTOLINO: Ove sì tu ita? (la esplora con le mani approfittando) Sei tu? Famme sentire chi sei…
LISETTA; Ah, ribaldo ! (lo spinge via) Falsissimo omo, stamme distante ! (lo picchia ) Tiè, tiè , tiè…
BARTOLINO; Ahi… ahi . . . ahi….basta. Ma se me amavi?….
LISETTA; Te amo, certo, ma tu se uno animale! Dopo che saremo maritati potrai disporre de me a tuo comodo e me giacerò con te gioiosamente tutte le volte che vorrai….
BARTOLINO; Evviva! Maritemose subito ! ...
LISETTA; Tu se' matto in la testa! No'l farò giammai se tu non averai de che mantenerme; te lo dissi pur ancora tant'altre volte!
BARTOLINO: Ma come? Non t'è bastante lo amore che tè porto?
LISETTA: Bartolino, quanto ad amor ce n'è che basta e avanza….ma se non hai denari io non te marito. Per uno matrimonio che felicità non manchi, debbono esserci ambedue le cose: amore, sì, ma anco lo necessario a'lo mantenimento.
BARTOLINO; (triste) E noi non avemo che '1 primo..Uàaaee (piange).
LISETTA: Consolati Bartolino, v'è chi piange per non aver che '1 secondo.
BARTOLINO; Eh? Com'ha da essere codesta istoria?
LISETTA: (confidenziale, dopo essersi assicurata che nessuno li senta.) Li padroni mèi. Essi han danari e son signori d'alto borgo, ma li affari loro coniugali non van come averebbero da andare.
BARTOLINO; Questa m'è cosa, strana assai...com’ha da essere? 
LISETTA: No, é meglio ch’io taccia non te posso dir nulla.
BARTOLINO: Ma come?… Avanti…parla!… Non dirò nulla a nessuno, te lo giuro.
LISETTA: Beh…se tu giuri de non dir poi ad altri nulla de ciò che te dirò…
BARTOLINO: Giuro! Giuro! Basta che tu m’el dica.
MIRANDA: E allora ripeti meco: “Giuro giuròn che ‘l diavolo me faccia un boccòn…”
BARTOLINO: E sia: “Giuro giurìn che ‘l diavol me faccia un bocch…”
MIRANDA: Eeh! Che tu dici, boccaccia!
BARTOLINO: Me pareva un giuramento troppo grande! Lo volea far più picciolo!
MIRANDA: Oh, insomma: : “Giuro giuròn che ‘l diavolo me faccia un boccòn…”
BARTOLINO: Oh, bella! “Giuro giurello che ‘l diavol me magni l’ucc….
MIRANDA: Bartolìno! Porcello che altro non sei! Non te dico nulla! Vado via!
BARTOLINO: Ma noneee! Tacerò, ma tu dimmelo, te priego!…
LISETTA; E sia, mi proverò a fidar in te. Vieni qua…(bisbiglia all'orecchio di Bartolino che si mostra divertito. Poi…) La padrona è disperata: tu me vorresti star adosso tutto lo jorno e a lei invece messer Guglielmo non la tocca da la prima notte de matrimonio. (Bartolino si sganascia dal ridere) Ssst! Smettila! me fa pena la padrona mèa è disperata...Giusto stamane me dicea che pur de trovar contento a le sue brame, niuno prezzo troverìa troppo alto. Comprendi, Bartolino? Ella pur d'avere un omo ne'l suo letto chissà che pagherebbe. (Lui si blocca: ha un'idea) Ora vado, che madonna Eleonora me starà cercando.(esce a sx).

Scena 18 Bartolino

BARTOLINO; Madonna Eleonora pagherìa….. Ahà , Bartolino sei uno genio! (si fa le domande e si risponde come fosse due persone) Madonna Eleonora ha li danari? “Ne ha de certo in grande copia!” - E li darebbe a colui che contento desse a' le sue vollie? – “Sicuramente, pagherebbe assai”. - Bene; Vitellozzo ha lo “instrumento” per contentar codeste vollie? – “Pare che si”. - Ha elli detto che darebbe a Bartolino la quinta parte de lo premio? – “Si, ma che vai dicendo?” - Non t'adirare, sto pensierando! Dunque, s’ io codesti dui li farò incontrare procurerò ‘l lor piacer e anco lo mèo! Bartolino anderà da Vitellozzo – “A che dirgli?” - Or vedi come tu se’ grullo? Bartolino dirà; "Maestro, lo concerto v'attende; preparate 1’‘instrumento vostro ch'avrà gagliardamente a sonare per una fémina che de tal musica è digiuna da tanti anni e adunque: dàcce dentro!" Ha, ha, ha, ha! Chi disse mai che Bartolino è stolto? Eh? Lisetta! Ora che l'omo tuo se sa ingegnare, lo doverai maritare! Vado subito a dirlo a Lisetta per combinar el tutto ! “Bartolino: anderai da Vitellozzo e dato che l'ora s'addice a lo desinare… me farò far credito d'una poca de cibaria. Vai, Bartolino! Bartolino?... ohe, ove tu sei, Bartolinoo…. Bartolinooo!..” (esce al cx…cercandosi !)

Scena 19 - Guglielmo.

GUGLIELMO; (Da dx) Ah, casa mèa, casa mèa finalmente! Malo affare feci a sortirmene stamane! Dapprima quello invasato che a momenti me infilza le budella colla spada siccome uno tordo, poscia, le baldracche franciose che me voleano battere con l'istesso bastone mèo si non pagavo lo debito per non so che sollazzo de quello ispaniolo: credevansi loro ch'io fusse amico suo e cosi m'involarono sei soldi! Che jornata… Che fame! Tutto codesto movimento me ha stimulato lo appetito; stamattina non me ho potuto sfamare giacché a causa de la mia mogliera me ero assai adirato e….. (annusa in giro) ma?…...non me pare de sentir niuno profumo de cibaria in per l'aere; non odo sbatacchiar de tegami et istovillie alcuno provenir de la casa…. ecchè, non doverò oggi desinare? Eleonora! ... Eleonora….
Scena 20 – Guglielmo, Eleonora.

ELEONORA; (da sx) Eccome Guglielmo, me hai chiamato? Dunque tu me vuoi…me desideri?..,
GUGLIELMO: Ebbene, mogliera sappi che tutto lo movimento de questa. notte e de la mattinata me ha risvelliato..„
ELEONORA (trepidante) Oh, marito caro; finalmente, che cosa tè ha risvelliato ?
GUGLIELMO: Me ha risvelliato uno appetito. Già, propriamente uno appetito. Appetito si. grande e de tal sorta qual non avea provato che tanto tempo fa. 
ELEONORA; Sei adunque affamato ("Oh, finalmente") de uno appetito si grande e si. impetuoso da non. tollerare attesa?
GUGLIELMO; Signorasì ! Un omo de la sorte méa dopo sì lunga astinenza, te pare che altro possa desiderare se non de voracemente soddisfare lo suo grande appetito?
ELEONORA: Ah, finalmente! (gli si butta addosso). Saziate! Sàziate, pilliame, possièdime e soddisfa, con li tui anco li mèi arretrati appetiti! Aaahh. . .
GUGLIELMO; (la respinge) Ohoo!…Selvatica! Pazza! Sempre codesta smania! (si divincola da lei che gli abbraccia una gamba). Fémina in scimunita, che m'importa de le tue mattane? De che appetiti credevati ch'io parlassi? L'appetito mèo l'ho a chetare con. uno pollastro ben arrostito, rape e formaggio fresco accompagnati da uno mezzo litro de vino bono! Giacché intendo che qui nulla. v'è di pronto me n'andrò a desinare a l'osteria. Me toccherà de spendere qualche soldo, ahimè, ma oggidì, ho ben visto che la jornata è sorta storta e oramai la finirà a codesta maniera. Tanto val ch’io spenda almeno per lo piacer mèo! (esce a dx).
ELEONORA: (sconsolata) Che ho da fare? Povera me, perché non ho anco io uno marito che me ami e conforti? Perché elli non me desidera mai? Lo corpo mèo sfiorisce consumato ne l'insoddisfazione et elli altro non pensa che a trafficar in stoffe e stipular affari…..Quand'.io era pulzella me appariva in sogno, lo Amore…. Lo vedea qual me lusingavo incontrare…..jovine, gagliardo cavaliere. Alto, de larga spalla, con braccia forti e possente torace; con lo villoso petto da li peli bruni...li fianchi snelli, lo ventre piatto e un grande ….Oh..oh me miseraa…(esce a sx).

Scena 21 Lucrezia, Bartolino.
Si sentono le voci da fuori scena
LUCREZIA : (f.s.) Via, fuora, non te do nulla !
BARTOLINO : (f.s.) E io la voglio ! (entrano in scena dal cx. Bartolino ha un fagotto)
LUCREZIA : Te dico de no ! Via Fuora dai piedi !
BARTOLINO : Messer Vitellozzo ve disse de darme quel che voglio ch’ei pagherà!
LUCREZIA : E io non ti diedi un pollastro arrosto ? Dàmme indietro quella roba !
BARTOLINO : E io domani che mangerò?
LUCREZIA : Anderai a faticare!.
BARTOLINO : Faticheràn le bestie! Io son un omo !
LUCREZIA : E sia! Tiènti tutto, vai a ramengo, e non farte più vedere ! Tànghero !(esce al cx)
BARTOLINO; L’è fatta ! Alt ! Spetta meglio è che asconda ‘sto fagotto in sotto la camicia (esegue). Con tutti li brutti musi che ghe vi son pe’l mondo non vorrìa che i m’arrubbassero ‘sto ben de Dio...(Circospetto, nasconde le cibarie sotto la camicia)

Scena 22 Bartolino, Vanesse, Clarisse.
Entrano dal cx, non viste, Clarisse e Vanesse. Notano Bartolino che si muove circospetto.
VANESSE : Regarde-là, quell’uomo nasconde qualcosa !
CLARISSE : Aha. Le Capitain ci è scappato mais questo non deve fuggirci.
VANESSE : Bien, tu attiralo mostrando una gamba, io gli vado dietro e avec le baston....
CLARISSE : Mais non, via le baston, Vanesse, n’est pas necessaire. Dalla figura mi pare uno stupid. Credo che riusciremo a spennarlo senza “divertissement” e senza le baston. Laisse faire a moi. (Clarisse si mette dietro a Bartolino come un'ombra. Sentendosi osservato si gira più volte ma, non la vede. Va in proscenio).
BARTOLINO: Me pareva come d’essere osservato. Con li 'briganti che s'aggirano non se puote giammai star tranquilli. Ho da stare ,accorto, Messer VitelloZzo, a’la nova ch'ho trovato una femina che fa a’ lo caso suo, m 'ha garantito credito a' la locanda sicché ho fatta una poca de provvista per chetarme la fame (si gira di scatto, Clarisse e Vanesse si ritraggono). Me sento come se avessi delli occhi a dosso. (si avvia e va, a sbattere con la faccia contro il petto di Clarisse) Oh! E questo che ha da essere? (senza guardare sta per toccare con la mano ma riceve uno schiaffo sulla medesima) Oh! (si gira per fare dietro-front ma si trova davanti a Vanesse).
CLARISSE: Bonjour monsieur, qual buon vento ?
BARTOLINO: Eh? Bé, io..,
VANESSE; Mi sembrate un poco strano, monsieur,,
BARTOLINO: Strano? No, gli è che...
CLARISSE : Mais oui, non vorrei che aveste qualche malanno. Siete malade ?
VANESSE : Certo, basta guardarlo, quest’uomo non sta bene.
CLARISSE; Oui, oui.
BARTOLINO; Eh? Come dite?
CLARISSE: Oui oui. Qui!
BARTOLINO: Ha, ha, ha, ha! e dite che io ho qualche malanno e poisiete voi che ve lagnate dicendo "ùi ùi ùi"! Che vi duole?La panza?
CLARISSE; Mais non, che dite? Vous piuttosto: non vi sentite dei giramenti di testa?
BARTOLINO; No.
VANESSE: Non avete dei brividi di freddo?
BARTOLINO : Ma no, ve dico che sto benissimo...
CLARISSE : Non vi sentite dei giramenti di testa ?
BARTOLINO : ’gnoranò!
VANESSE Un dolore alla schiena ?
BARTOLINO : Un pochetto...
CLARISSE : Le gambe molli ?
BARTOLINO : Sì, ma poco....
VANESSE Un senso di affanno ?
BARTOLINO : Me pare de sì...
CLARISSE : Un qualcosa sullo stomaco ?
BARTOLINO : Ma none… Oh! Gli è vero ! Ve sento un peso… lo stomaco m’è gonfio !
VANESSE Che ti dicevo ? Ha problemi alla pancia ! 
BARTOLINO: Or che me lo dite me pare che un. poco me doglia…
CLARISSE: Monsieur, dovete farvi visitare subito.
BARTOLINO : Visitare ? E da chi ?
CLARISSE : Et bien, vous etes trés fortunato : moi je suis stata l’assistente del grand professeur Clisterius. Vi visiterò io (lo tasta e finge di visitarlo. In realtà vuole scoprire cosa nasconde) Fate vedere 1 ‘occhio….vediamo la lingua… Ditè "Trente-trois".. .
BARTOLINO; Tgruà- tgruà!
CLARISSE : Trente-trois !
BARTOLINO:Tgruàn-tgruà, pciù! (tossisce e sputa).
CLARISSE: Bièn, basta così. Lo supponevo.
BARTOLINO: E’…E’ molto grave?
CLARISSE: Et bièn, monsieur, voi ….siete gravido!
BARTOLI NO ; Co - com e ?
CLARISSE : Un rarissimo caso di gravidanza extrauterina gastrico-duodenale !
BARTOLINO : Ma come puote essere che io sia gravido ?
CLARISSE : Lo siete certamente, ed anche in pericolo di partorire da un momento all’altro.
BARTOLINO : Partorire ? Gravido ? ma chi puote averme ingravidato a me che son omo ? Io non feci nulla che... e poi com’averìa fatto a... 
VANESSE : Ma certo, è la solita storia di tutte le ragazze madri: "Io non. ho fatto nulla", "Io non sapevo", "Io non credevo", mais qui (indica la pancia di lui) c'è la prova del peccato ed il frutto della colpa!
BARTOLINO : Ma io son omo !
CLARISSE : Non ha importanza ! Preparatevi piuttosto al parto.
BARTOLINO : Al parto ?
CLARISSE : Ne ve preoccupez-pas. Avec l'aiuto della mia assistant vi curerò io. Mettiamolo in posizione (lo mettono a candela con le spalle a terra, e il corpo in verticale con le gambe divaricate e le ginocchia flesse) 
VANESSE: (brandisce un randello) Anestesia totale?
CLARISSE: Mais, non… meglio epidurale!
VANESSE: Mais quella l’USL non la passa!
CLARISSE: Ah, no? Allora parto naturale! Pronto? (pesta una. mano a Bartolino) 
BARTOLINO; Aahh!…che male..che fu?
CLARISSE: Mais c’est facile; i dolori delle doglie! (lo ripesta).
BARTOLINO: Aaahh.... ahiaa!...
CLARISSE; Bièn, respirate, respirate profondamente….ancora….ancora....spingete ora, su….bravo’ , ecco.. (tira fuori un sala.me da sotto la camicia.) . Respirate ancora, sì, così, spin gete di più....Bene..( trae una. forma di cacio) Trés bièn; ancora un respiro …spingete…spingete, e (tira fuori una gallina) Bièn, bièn…..ancora (un'altra gallina.) Oh, un parto gemellare „
BARTOLINO; Dui gemelli? Aaahia. . .
VANESSE : Bien, è andato tutto bene. Ora chiudete gli occhi e contate fino a dieci. Contate… un…deux…trois…(le due, preso il fagotto, si dileguano a dx).
BARTOLINO? Uno, dui, tré, quattro...- dopo che viene? - sette, cin-que ....otto, - non so fare de conto! - eè, eè eè e dieci!….Madame? Me posso movere ora? (si mette seduto) Oh, se ne son ite via! Oh! non ho più la panza! Aaaa!…..li fantolini! Ove sono li fantolini mèi? (si alza e li cerca) Fantolini? Fan-toliniiii!……Ah! sangue mèo, ove vi hanno portato? Aiita! Me rapirono li gemelli fantoliniii ! …… Li fantolini mèi...Oh, che dolorè per un……. e come ho da chiamarme da me medesmo? Giacché son omo averei a dir "Patre". E però avendo io partorito dui gemelli da lo grembo meo saria anco giusto ch'io dicessi "Mater" ….. (si rende conto della truffa):Aahh ! …..La, cibaria! M'han gabbato! Ah, me disgraziato,me feci jocare come uno allocco! Lo salame, lo fromaggio et anco li dui pollastri me involarono! Che ho da fare ora? Anderò a pigliare Vitellozzo per lo portar da madonna Eleonora a combinar l’affare. E con li danari de la senserìa me ricomprerò le cibarie! Animo Bartolino, andèmo! (esce al cx).

Scena 23 Bartolino, Vitellozzo.

BARTOLINO: (sulla porta della locanda) Messer Vitellozzo!…messer Vitellozzo!…
VITELLOZZO: (esce) Che c’è, Bartolino?
BARTOLINO: Me diceste cercar per voi una qualche femina che non avesse da lo compagno suo bastante soddisfazione…
VITELLOZZO: Sì, te ‘l dissi,. E dunque? L’hai tu trovata?
BARTOLINO: Si a codesta dama lo digiuno fosse di trentadui anni, ve sarebbero da voi difficoltà?
VITELLOZZO: Niuna!
BARTOLINO : E si codesta dama fusse per caso un puoco “odorosa” de’ suoi corporali odori giacchè…
VITELLOZZO: Non v’è difficoltà, Bartolino, son professionista e purchè possa pagar, ciò fa parte del mestiere!
BARTOLINO: (Cànchero che stomaco ch’ha costui!) Allor ve dico che ho trovata una siffatta femina! Quanto a danari non v’è alcun pensiero. Venite meco e ve la fo conoscere.
VITELLOZZO. Andiamo.

Scena 24 Bartolino, Vitellozzo, Lisetta, Eleonora.

BARTOLINO : Ora chiamo Lisetta, così ve presenta a la sua patrona madonna Eleonora… Lisetta !... Lisetta !...
LISETTA : (entra da sx) Che c’è ?
BARTOLINO : Vièn qua. Questi è quel tal Vitellozzo....(le parla all’orecchio. Lei dà segni di scandalizzarsi sulle prime, ma poi sembra convincersi) fa come che te dico, che te vedrai che sarem tutti contenti, e massimamente la patrona tua!
LISETTA : E sia, ma lo fo solo per l’amore che te porto. Se qual cosa dovesse andare male...
BARTOLINO :Anderà tutto bène, e noialtri averemo el nostro tornaconto. Chiàmala dunque.
LISETTA : Madonna Eleonora !.... Madonna Eleonora !....
ELEONORA : Chi me vuole ? Che succede?
LISETTA : Madonna Eleonora, questi che vedete è lo fidanzato mèo, Bartolino, che tanto me ha pregata affinché consentissi introdur presso de voi ....
ELEONORA: (ammirata nel vedere Vitellozzo) E quello ,jovine sì. Ben in arnese?
LISETTA: Elli è, per lo appunto ... . .
VITELLOZZO: Son Vitellozzo, per servirvi, gentile madonna.
ELEONORA: Eh.? A me dite gentile?
VITELLOZZO: Certo: non vedo che voi, dama dal cor gentil che 'l mio veder me dice stata assai in pena. Son Vitellozzo, io parlo poco e chiaro: veggo che me desiderate e io son qua pronto a servirvi di ciò che lungamente v’è mancato.
ELEONORA:.Eh? Co-come osate? Insolente mascalzone ch'altro non siete! Uscite, via di qua !
VITELLOZZO: Se così volete, sia così; me n'anderò. Peggio per voi.
ELEONORA: Ehm...No ! eh..a-aspettate…..
VITELLOZZO: Madonna, voi m'avete scacciato.
ELEONORA: No, no,no, ve priego...perdonate lo impulso mèo. Ve desidero, è vero.Restate.
VITELLOZZO: Ho piacere de sentirve così rajonare. Resterò dunque e ve donerò, per quanto ne vorrete, lo piacimento che sì lungamente ve fece difetto!
ELEONORA: Me sazierete?
VITELLOZZO: Infin'alla mattina, de domani v'è bastante?
ELEONORA: E..e non me bastonerete?..
VITELLOZZO: E perché mai? Anzi, soavemente ve carezzerò»
ELEONORA: Non me darete li calci?
VITELLOZZO: No certo, più tosto ve bacerò e strignerò a lo petto.
ELEONORA: (sognante) Elli è lo cavaliere de lo sogno…
VITELLOZZO: Ma…voi, madonna, sarete "riconoscente" per li riguardi mèi?
ELEONORA: oh, sì; ve darò tutta me stessa e lo foco mèo de tanti anni de desiderio….
VITELLOZZO: Sì madonna, ma poi nient’altro?
ELEON'O'RA: …..Ciò che vorrete, cavaliere...
VITELLOZZO: Donereste a me per le mie attenzioni diciamo…dièciducati?
ELEONORA: Oh, si...anco venti….
BARTOLINO: (si intromette) E trenta?
LISETTA : (Sottovoce) Bartolino, che tu dici !
ELEONORA Certamente….anco quaranta. . .
BARTOLINO; E cinquanta?
LISETTA : Sei tu pazzo Zanni, smetti !
ELEONORA: ..e sia pure….anco sessanta...
BARTOLINO: Settanta!
VITELLOZZO: Olà, basti cosi.! . (Eleonora entra in casa a sx) tu se’ un’ottimo sensale, ma v’è un limite a ogni cosa. De sessanta ducati ti spetta la quinta parte e adunque, se ancor so far di conto, dodece son tuoi.
BARTOLINO : Lo conto sarà giusto, per me l’affare è fatto. Me raccomando messer Vitellozzo : Adoprate com maestrìa quell’ ”instrumento”che ha da essere…. Com’è che dicevate?
VITELLOZZO: Semplice: l’”instrumento” mèo ha da essere esso uno piffero che suole accompagnarsi alla chitarra, sicché quando lo doppero s’ha da dir che io “trombo” !
BARTOLINO: Ha, ha, ha! Ben detto. E adunque…dàtece dentro!
VITELLOZZO : Su questo non ti dubitare. Eccola che torna. (Eleonora esce da sx con la borsa di denari che consegna a Vitellozzo) Andiamo, fresca rosa, conducetemi alle vostre stanze. Addìo Bartolino, tiènimi tu la borsa. Ce rivedremo poi.
ELEONORA : Vitellozzo, perdiana, Oh, com’io me sento avvampare tutta..Andemo in casa ! 
LISETTA : E noi, che avemo da fare ?
BARTOLINO : Hò la borsa coi denari. Già m’arrubbarono un fagotto de roba da magnare e ho paura de andare in giro....
LISETTA. Or bene allora entreremo in casa anco noi, ma t’avverto : non te provar de me toccare. (Vede arrivare Guglielmo da dx che chiama “Eleonora”!) Oh, arriva qualcheduno !
BARTOLINO: Chi sarà?
ELEONORA; E' lo Amore...
BARTOLINO: Ma che amore, è qui messer Guglielmo! Aita, sémo perduti !
LISETTA; Oh, povera me, che avemo a. fare?
ELEONORA: (riavutasi dallo stato di estasi) Eh? ma. . .nascondéteve ! De là, de là...
BARTOLINO: No, no, de quive...
LISETTA: Presto, presto. „. (dopo un fuggi-fuggi, Vitellozzo si nasconde sotto la gonna di Lisetta e Bartolino sotto quella di Eleonora,).

Scena 25 - Eleonora, Lisetta. Bartolino , Vitellozzo Guglielmo.

ELEONORA. Ehm..,Come mai già. de ritorno, marito mèo?
GUGLIELMO: Perché me lo dimandi? Non. son fors'io padrone in codesta. casa?
ELEONORA:. Si,si; ma.. .
GUGLIELMO: Ma e mi e mo! Vado e revegno come più me aggrada!
LISETTA: (dà segni di piacere e sussulta) Mmh,, oh!
GUGLIELMO: Che, non. lo posso dunque fare?
LISETTA: Oh! Ohh….(intanto Bartolino esce a prendere aria con la esta, poi torna a nascondersi)
GUGLIELMO. (a Lisetta) E tu. che hai? Ehi? Lo singhiozzo? Onde guardi?
ELEONORA: (solleva, la. sottana e vede Bartolino semi-asfissiato. Si rende conto che Vitellozzo è nascosto sotto Lisetta, il che la ingelosisce ) Ehm, si …ha lo singhiozzo; ma ora le averà a passare !
GUGLIELMO; Voialtre fémine..,. sempre in qualche magagna!
LISETTA; Uh! Oh, oh, oh…
GUGLIELMO: Ma che hai? Qual sorta de 'singhiozzo è mai questo che tu hai?
ELEONORA: (gelosa scopre Ba.rtolino e con un calcio lo indirizza verso Lisetta.) E' un'ischerzo, marito mèo, ite pure, ite che penserò io a….
GUGLIELMO: Come? Una serva me cogliona e la mugliera mèa me manda via…(non vede Bartolino che procede a quattro zampe. Vi. si siede sopra). Me pare ve sia qualcosa de strano… Vollio vederce chiaro…(si alza, e va verso Lisetta).
ELEONORA: Ehm, marito caro….
GUGLIELMO: (volgendosi verso di lei) Marito caro? Marito caro me dici? (Bartolino, non visto, fa uscire Vitellozzo e ne occupa il posto sotto la gonna di .Lisetta) Che sono codeste tue maniere? Eh? Me pare tu me voglia far passar per fesso….(va a. risedersi, questa volta sulla schiena di Vitellozzo che transitava in direzione di Eleonora) Fémine...siete fémine, questo è lo malanno. Che devo fare? (si alza. Vitellozzo va, a farsi "catturare" dalla gonna di Eleonora) Ora ve la farò vedere io! (a Lisetta) Te farò saggiare lo bastone finché lo "singhiozzo" non tè passerà!
LISETTA; Lo bastone? No, no, messere, m'è già passato!
GUGLIELMO: E vorrà dire che te batterò lo stesso!
LISETTA; Ma perché messere?
GUGLIELMO: Perché…perché non lo so! Non ho capito nulla ma lo averai a sapere ben tu lo perché io te bastonerò (Eleonora sussulta come precedentemente Lisetta) Le fémine han sempre qualche colpa, prima fra tutte, per l’appunto, gli è quella che siete fémine e…
ELEONORA: Oh! uh! ohh..ssì….
GUGLIELMO: Che?...Anco tu pigliasti lo singhiozzo?
ELEONORA: Ooh! Mmh! . …
GUGLIELMO: Che hai? onde pari li occhi? Ah, canchero (indietreggia) che lo dimonio te porti a te e tutte le fémine! Ah!….ah!…(si sente male, sembra un infarto, un colpo…e si blocca, immobile in posizione da cavallerizzo) Ah!
LISETTA: Oh, per giove, è morto!.. Messer Guglielmo?…Messere, siète voi vivo?
ELEONORA: Lo pilliò un colpo!
BARTOLINO; (esce dal suo nascondiglio ) Perbacco! Se n'è ito. Scampémo via, fuora, fuora…
VITELLOZZO: (c.s.) ) Me pare sia cosa sensata. Andémo fin che lo campo è libero….
ELEONORA: Ah, no! 'Messer Vitellozzo, voi me avevate fatta promessa..
VITELLOZZO: Ma non me par lo caso, madonna…
ELEONORA: Sentite: s’ei è morto io son vedova e me diovete consolare! Se non lo è convien di profittar finch’è così straniato! Ponetelo in disparte e intremo in casa! (Bartolino e Vitellozzo prendono di peso Guglielmo come una statua e lo posizionano di spalle a destra giù dal palchetto dei comici). Ben fatto. Lisetta, me sento lo fòco... Averò finalmente lo contento alli mèi bolliori….. Ma dèo far presto e profittare che può esser che Guglielmo se risvegli e che scoperto lo inganno sia furibondo e io tornerò a sofferire, Venite, entremo in casa! (escono a sx).



Scena 26- Capitano e popolani.

CAPITANO: (esce al cx, dalla Locanda e si mette a provare da solo dei colpi di scherma leggendo su un libriccino le istruzioni) In los ultimos combatimientos son stado un poquito escarso. Adesso es mejo de far un poco de exercizios ! Attacco de primera :Uno... Dòs.... y très ! No....es sbajado Op..op..là! Muerte! No, Non es questo, (riprova) Uno, dòs y Oop-là! Nooo!.. Por el diablo! Es muy difficultoso... (entra Bortolo correndo da in mezzo al pubblico).
BORTOLO: E’ maschio! .. E' maschio! .. Mi è nato uno vitello...
TUTTI; Ssst!..Silenzio Ssst! .. Zitto!.. Sst!..
BORTOLO: Un vitellino bello e sano!
TUTTI: (cercano di zittirlo) Sst!.. Zitto!.. Basta! ..
BORTOLO: Uno vitello! Oh, me intendete?
CELIA: Te vói quietare o no? Rechi disturbo a la comedia!
BORTOLO: M’è nato uno vitello!
CAPITANO: (alzando la maschera) Messere, ve chiedo troppo se v'invito ad usarmi la cortesìa de starvene buono e zitto?
BORTOLO: La mia vacca mi ha partorito uno vitello!
CAPITANO: Ah sì? E la mia norma ha ricamato li lenzuoli!
BORTOLO: Ah si? De punto a giorno o de punto a croce?
CAPITANO: Basta! Fatelo tacere!
AGNESE: E siediti, Bortolo! Stàtti zitto!
BORTOLO: Anco la mia nonna era adusa a ricamar li lenzuoli...,
CELIA: (prende la scopa e lo picchia rovinando tra gli altri) E tiè, tiè, tiè! Se non intendi altro ti farò ben tacere io! Tiè, tiè...(gli altri la fermano e la dividono da Bortolo).
BORTOLO: Ahi, ahi ... ferma ... tenetela ferma, che mi starò zitto.
CELIA: Oh, bene. L’hai capita eh? A voi, signor attore, or potete seguitare.
CAPITANO: (scende dal palco e con una riverenza le bacia la mano) Vi ringrazio e vi sono riconoscente, madonna. Sappiate che dedicherò a voi la mia interpretazione di quest'oggi. Venite
CELIA: Dove me volete portare? Oh, no ch'io me ne vergogno de salir in sul palco, no…
CAPITANO: Fidatevi, venite meco (salgono sul palco. Al pubblico): Or io ve priego, o rispettabili, de voler dedicare uno applauso a questa, graziosa quanto pugnace madonna, del cui fascinoso sguardo, lo confesso, son assai invaghito. (dopo l’applauso le ribacia la mano con una riverenza e la accompagna giù dal palco) Grazie ancora per l'intervento vostro, dolce fiore.
TUTTI: (Fischiano, motteggiano, ironizzano all’indirizzo di Celia. Uh, "madonna graziosa". "Dolce fiore" "Che fai, cambi marito?" "Fiorellin di maggio" Ha, ha, ha..).
CELIA: Eh, smettetela, invidiose... Basta, altrimenti...(riprende la scopa).
TUTTI: Sst...Basta...Silenzio...Buona…Sst...(Celia si siede).
CAPITANO: Grazie a tutti. Ora possiamo seguitare, (abbassa la maschera e riprende dall’inizio la scena).Op.. op.. op-la ! Ah, muerte, non es esto aqui. Uno dòs y tres op-là! Por el diablo, como es esto golpe? (sfoglia il manuale) Uuuno ... doooos ...y.. y tres! Aagh! (arrabbiato) Porquè? Non es possible... non es possible esballiarase!... Ah, Basta ! Non es el momento, non hoy concentraciòn ! 


Scena 27 - Capitano, Guglielmo, Eleonora, Vitellozzo, Lisetta, Bartolino, Clarisse e Vanesse.

GUGLIELMO : (tra sé) Oh, che faccio? Me devo essere indormito. E ce voglio anco credere! Dopo una notte insonne. Perbacco! Quegli è lo pazzo ispaniolo de stamani! Mira che brutti musi, in giro per le contrade. Meglio è girar al largo che non me buchi le trippe con quel ferro rùgginito. Oh, semo arrivati a casa. Strepiti non ne sento.... Chissà che non sia chetata ‘sta smania de la mogliera mèa. (Si sente Eleonora ridere di gusto) Quest’è ella che ride ! E che vi sarà da ridere a sto modo ? (si sente ridere di nuovo) Senti come ride ! Che vi sarà? Che sia Lisetta intenta a far essa le catarìssole ? (si sente ridere Eleonora e poi Vitellozzo) Hi, udite come se la ride… ! He, he, he... a ho caro ch’ella sia allegra... Oh! Ma questi è rider da omo! (si avvia) Fermi tutti ! Chi è in casa mia ? (escea sx).
CAPITANO : ...Attacco de segunda : Uno, dòs.....y très ! Nooo, hoy esbajado ancora ! (da fuori scena si anima un parapiglia a più voci : Guglielmo ha scoperto tutto Arrivano tutti e tre in scena lottando con vari oggetti tutti contro tutti).
GUGLIELMO : Femina traditora !
ELEONORA : Vitellozzo, fuggirò con voi !
VITELLOZZO : Nimmànco per sogno, Mollàteme !
ELEONORA : E allor piglia questa, traditore mercenario !
GUGLIELMO : Disgraziato, ruina fameglie (travolgono il Capitano che si rialza furioso) 
CAPITANO : Ah ! Cabrònes ! Addosso a mi ? Ve mato todos ! (escono da sx Lisetta e Zann, questi con la borsa dei denari in manoi).
GUGLIELMO : La mia borsa ! Al ladro !
CAPITANO : Fiermi, che ve mato todos !
VITELLOZZO : Ma che vostra ! son danari miei !
ELEONORA : No quelli son miei, piglialo, piglialo! (Tutti inseguono Lisetta e Zanni che si passano la borsa al volo).
Arrivano da dx le due meretrici. Clarisse coglie al volo la borsa e prova a fuggire nel parapiglia scambiandola con Vanesse inseguite da tutti.
CAPITANO : Mira ! Las baldrocas ! 
CLARISSE : Vanesse, scappiamo avec l’argent! Corri, corri!
GUGLIELMO: Ah, ladre, Li denari mèi!
VANESSE: Passe..passe moi, Clarisse!…
BARTOLINO : Le franciose che m’involaron le cibarie! A me, la borsa è mèa!
ELEONORA: No, è mèa! Pigliale, pigliale! (Si inseguono a soggetto eventualmente anche tra il pubblico per poi tornare sul palco).

Scena 28 - Lucrezia, Guglielmo, Eleonora, Vanesse, Clarisse, Bartolino, Lisetta, Capitano, Vitellozzo.

LUCREZIA : Fermateve, tàngheri che sennò ve spacco la testa ! tò e tò (si fermano tutti ansimanti a terra) Oh, là ! Che succede qua ?
GUGLIELMO : Ella voleva farme becco, femina disgraziàta...
ELEONORA : Colpa sua, che non me da mai contento!...
BARTOLINO : Quelle due franciose m’han involato lo fagotto con le mie cibarie !....
VANESSE : Le Capitain de la...
TUTTI : Prrt ! ....
VANESSE : Non ci ha pagato per le “divertissement” !...
GUGLIELMO: Ma voi a me m’uccellaste sei soldi in vece sua!
VITELLOZZO : Quella femmina a momenti me staccava l’instrumento mèo !...
TUTTI : (protestano contemporaneamente)
LUCREZIA : Silenzio ! Che or ora ve metterò posto io ! Guai a chi favella ! Messer Guglielmo, venite qua…e voi pure madonna Eleonora. Fate promessa de fare el vostro dovere de marìto con la vostra sposa ?
GUGLIELMO : Mai ! Ella me fece becco !
ELEONORA : Magàri ! No n’ebbi nimmanco el tempo!
LUCREZIA : Via, Messere, avete sentito?Non siete becco affatto. Perdonate la vostra mogliera e fate promessa da qui in avanti de contentarla sempre. Va bene ?
GUGLIELMO : E sia...
LUCREZIA : Bene, andate ora in pace a casa, suvvia...
ELEONORA : Oh, caro Guglielmo, andemo a far la pace !
GUGLIELMO : Andemo. (esconoa sx)
LUCREZIA : Voialtre due, franciose...
CLARISSE : Oui ?
LUCREZIA : Me pare che qua di ribalderie n’avete combinate che basta. Che dite ?
VANESSE : Ma veramente noi...
LUCREZIA : Che dite voi? Non ve pare sia tempo de cambiar aria, ? Qua de baldracche non n’avemo affatto bisogno.
CLARISSE : Andiamo, Vanesse, questo paese non mi piace per niente.
VANESSE : D’accord, andiamo, andremo a Paris ! (escono a dx).
LUCREZIA : Quanto a voi, Capitano, e a voi, messer Vitellozzo, ho idea che ve convenga andare in cerca de fortuna da qualche altra parte, ve pare o no ?
VITELLOZZO :Avete ragione, madonna. Me ne anderò ad offrire i miei servigi de grande amatore dove essi saràn più graditi : Me ne partirò per Bologna. Addio.
CAPITANO : Aspètame, senor ! El capitan Caimano Fuente y Bombarda de la Sierra de...
TUTTI : Prrt !...
CAPITANO : ....Escorreza, ha da seguir la sua estrada. Anderò a combatter los turcos in Asia Minore !
VITELLOZZO : Ma... l’Asia Minore è da quell’altra parte.
CAPITANO : Non ha importancia ! Farò el giro largo ! Vamos ! (escono a dx)
LUCREZIA : E voialtri dui? Che voi fate qua ?
BARTOLINO : Eh, noi semo poveretti, onde posiiamo ire?
LISETTA : L’amore non ce manca, ma senza danari non se tira avanti...
LUCREZIA : Li danari ? Guardate là ! Ve n’è una borsa.
BARTOLINO : La borsa con li sessanta ducati !
LISETTA : Ma non son nostri....
LUCREZIA : Ah no ? E chi lo sa? Prendi su, stolta, e ite a maritarve a lo paese vostro! Sessanta ducati son un bel capitale me pare !
LISETTA : Che tu dici, Zanni ?
ZANNI : Che dico ? (raccoglie la borsa) Non so.... che abbiamo a fare adesso?
LISETTA : Non so, davvero non lo so...
LUCREZIA : Oh, per diana ! Che joventùde stolta ! Aspettate me..! (chiama indietro quelli che se n’erano andati) Ehi ! Fermi !... Capitàno !... Vitellozzo !... Rosetta vièni fuora !... E pure voi franciose, tornate indietro !...Eleonora, Guglielmo, venite qua !
ELEONORA : (accorre con Guglielmo, entrambi sistemandosi gli abiti) Va ramengo Lucrezia ! Proprio ora che dopo tanto egli era in gringola.....
LUCREZIA : E stateve bona, Avete aspettàto trent’anni, che mai saràn dièce minuti?
TUTTI : (arrivano e a soggetto chiedono cosa sia capitato).
LUCREZIA : Eccovi codesti due sciocchi : Son giovani, se amano e vedete che musi hanno : Non san che cosa fare.... Che voi dite? Dicemo lor noi che han da fare ?
TUTTI : Sì ! (si dispongono a semicerchio intorno alla coppia).

EPILOGO

ROSETTA : Punto primo, se fa festa !
CAPITANO : Vamos todos a far la danza !
CLARISSE : Petto in fuor, dentro la panza !
VANESSE : Liete siam noi di ballare....
CAPITANO : Non se puede più aspettare !
MARTINA : Per messere e per donzella
lo danzare è cosa bella
e d’ognun empie d’ardore
tanto l’anima che ‘l core !
ELEONORA : Liète sìano le giornate,
le finestre spalancate,
lièti gli occhi, lièto il viso,
sulla bocca un bel sorriso !
GUGLIELMO : Evitate che i denari
siano al cuore troppo cari, 
poiché presto l’avarizia
reca l’astio e la tristizia !
LISETTA : Strizza l’occhio la madama
a colui che di già ama
lo qual presto dà a vedere
che vuol esser suo messere !
VITELLOZZO : Ormai tutto è stato detto,
ben chiarito è lo concetto :
nulla v’è di più perfetto....
TUTTI : ... Che l’amor fatto nel letto !

FINE