RIFUGIO
di
Marco Stefanini
personaggi
Agata la nobildonna
Carlo il vecchio
Elisa la mamma
Enzo l'opportunista
Germano il pazzo
Ivan il sognatore
Maria la tradita
Virna la donna delle candele
Si apre il sipario, la scena è buia. Si sente il suono di una sirena, che poi si
scoprirà essere un allarme, e si illumina il palcoscenico. Quella che si vede è
una stanza, senza porte né finestre con una lampadina che scende dal soffitto
come unico punto luce, le pareti sono di mattoni e l'unico elemento che spezza
la continuità di questi muri di mattoni è sulla parete che vediamo di fronte a
noi. Qui infatti si vede il profilo di una scala che porta all'unico ingresso
della stanza, che è situato in alto rispetto al pavimento della stessa facendoci
intuire che ci troviamo in una cantina. Entra un uomo anziano, un po’ trafelato.
Dopo avere sceso le scale si rende conto di essere solo.
CARLO No. Non c'è nessuno. Anche qui non c'è nessuno. Ma come mai? Eppure la
strada era piena di gente. O mi sto confondendo? Mi ricordo, mi ricordo bene.
Ero passato come al solito in latteria, ho incontrato il giornalaio che mi ha
raccontato di avere chiuso un momento l'edicola perché si era dimenticato di
passare, prima di aprire, a prendere il pane. Mi ha detto che ci ha messo il
biglietto: torno subito. Una volta l'edicola è rimasta chiusa per tre giorni con
quel biglietto appeso alla porta. Poi c'era la moglie di Zufolo che comperava la
farina per fare la polenta... C'era il garzone, quel ragazzino... Filippo che mi
ha dato il latte, e mi ha chiesto come era andata a finire quella storia con la
principessa... La principessa, una gran donna. E Romano riuscì a sposarla. Aveva
proprio perso la testa per lei, non era un capriccio il suo, come quello di
tanti. Strano che si sia ricordato quella storia Filippo, quando successe non
aveva che pochi anni ed era ancora il garzone di bottega. Ora è un uomo. Adesso
c'è addirittura un ufficio al posto della latteria. Non è possibile come la
gente calpesti tutto. Non si rendono nemmeno conto cosa vuol dire per la gente
un posto, una bottega, averla nel sangue. Là proprio di fronte c'era il vetraio,
poi mi ricordo che in fondo al vicolo c'era una trattoria. Hanno piantato tutti
quegli alberi per riportare il centro come era una volta... Io c'ero, una volta,
e le piante lì non ci sono mai state, sicuro. Me lo ricordo bene, si andava lì
quando eravamo ragazzini a giocare e quando era estate ci batteva un sole che
sembrava di essere dentro a un forno. Magari ci fossero stati gli alberi,
avrebbero potuto esserci molto utili anche per fare le porte per giocare a
pallone, o avremmo potuto giocare a nascondino, o appenderci una altalena... Non
c'era nessuna pianta, me lo ricordo bene. Oggi ci sono gli alberi ma non ci sono
più bambini. C'è sempre un motivo in più, un pericolo in più... Io preferirei
che ci fossero i bambini invece che gli alberi. Potrei andare a vederli giocare
e sarebbe più divertente che guardare delle piante. Potrei anche rendermi utile,
controllare che non si facciano del male, che non si avvicini qualche
malintenzionato, farli divertire facendo qualche faccia strana... La gente non
ci crede ma potrei essere utile. Non mi lasciano altro da fare che passeggiare,
guardare le vetrine dei negozi, leggere il giornale. Come sono stato felice
quando sono andato in pensione, avevo raggiunto finalmente il traguardo, non più
orari, non più problemi di altre persone che nemmeno conosci di cui farsi
carico, non più corse, non più rinunce per motivi che non dipendono dalla tua
volontà. Poi tutto il tempo a disposizione per andare a pescare, finalmente
poterci andare tutte le volte che mi pare, di giorno, di notte, d'estate,
d'inverno. Però che due palle andare sempre a pescare. Ci deve essere qualcosa
di più. Mi fermo ogni tanto in qualche posto a chiacchierare con qualcuno che
non conosco, ma non importa ci si conosce, l'importante è comunicare. Ma non
interessa a nessuno scambiare due chiacchiere con uno come me, ci sono altre
cose più importanti da fare, non c'è tempo per fermarsi, per perdere tempo, per
parlare. Sono quasi felice quando suona quel maledetto allarme, almeno qualcuno
qua è obbligato a fermarsi e per far passare il tempo va bene anche parlare con
me. E oggi non c'è nessuno. Anche per strada non c'era nessuno. Chissà dove sono
andati tutti? E comunque nemmeno uno passava di qua dovunque andasse? Quasi
quasi esco, me ne vado. Che facciano di me quello che vogliono. Perché se la
penso così quando suona un allarme mi precipito qua? Non ho un motivo per avere
paura di lasciare che la vita se ne vada. Qui è sempre peggio, ogni giorno c'è
un pericolo dal quale fuggire, c'è qualche cosa di cui avere paura, che si
aggiunge ai timori che ogni giorno nascono e si accumulano, nemici che spuntano
che sono a loro volta nemici degli altri nemici e noi qui a trincerarci, a
nasconderci ad avere paura a scappare, senza ormai sapere più da cosa e da chi o
dove andare per non dovere più subire. E non è mai abbastanza, la vita. Ce la
teniamo stretta, nonostante tutto. C'è da scappare? Scappiamo, anche se non
abbiamo un buon motivo, anche se vorremmo restare, la vita è troppo importante,
anche se non sappiamo cosa farcene. Ogni tanto succede anche di credere che sia
finita, che non ci sia più pericolo, che non si debba più scappare, ma è una
illusione breve. Forse non c'è più nessuno. Forse è successo qualcosa di grave.
C'erano un paio di persone che incontravo sempre qua dentro, non proprio due
simpaticoni, però gente vera. Sarà successo qualcosa anche a loro? Mi
dispiacerebbe. Spesso incontravo anche quella ragazza... Sono quasi sicuro che
sia figlia di quella donna che è stata la mia amante tanti tanti anni fa. Sembra
proprio lei da giovane. Aveva i capelli un po’ più lunghi forse la madre e anche
un po’ più biondi. Ho ancora a casa tutti i ritagli di giornale che parlavano di
lei. La magnifica la chiamavano, e lo era veramente. E io ero il suo amante,
segretamente la nostra storia è andata avanti per tanto tempo. No il pubblico
non doveva saperlo, fino a quando non sarebbe venuto il momento giusto per
rendere pubblica la nostra storia. E nell'ombra si è consumata, o meglio
l'attesa l'ha esaurita e ancora oggi aspetto il suo ritorno. Sono sicuro,
ritornerà, non potrà farne a meno e io riuscirò a perdonarla. Ogni giorno alla
stazione vado ad aspettare il suo treno, con un fiore. Un giorno scenderà da
quel treno e io ci sarò. Forse è proprio questo il motivo che mi tiene legato
alla vita. Mi sarebbe piaciuto viaggiare e tutti questi miei giorni passati in
stazione mi fanno sentire un viaggiatore anche se non lo sono mai stato. Le
valigie, i saluti, i biglietti di sola andata, la facce di chi deve partire e di
chi ti viene a salutare. Tutti che viaggiano o meglio partono andando incontro
alla vita, che è lì che li aspetta. Se è scritto nel tuo futuro diventerai un
grande uomo. Puoi metterci una vita, un anno un solo giorno ma se è nel tuo
destino lo diventerai. Io continuo a vivere aspettando e cercando gli altri che
mi salutano, che forse mi vogliono anche bene. Illuso, sei solo un vecchio
illuso. Stupido a crederci ancora. Apri gli occhi e non avere paura di vedere,
di guardare in faccia ai tuoi giorni. A cosa mi serve? Eh? A cosa mi serve.
Imparare, leggere, guardare. Non c'è niente che io posso fare. Non torturarti.
Non torturarti. Non torturarti. Sto impazzendo non posso continuare a vivere
così, dove sono gli altri? Dove sono tutti? E io continuo a pensare e a pensare
e a pensare e a pensare e a pensare e a pensare e a pensare e a pensare...
L'uomo continua a ripetere incessantemente " e a pensare " quando suona
nuovamente la sirena. Entra correndo una donna. L'uomo la vede e smette di
parlare. Si guardano.
CARLO Buongiorno. E' giorno fuori?
ELISA Ma certo che è giorno fuori.
CARLO Era solo per la precisione.
ELISA Per la precisione?!?
CARLO Sì. Io ho azzardato un buon giorno. Ma poteva anche essere sera.
ELISA Comunque sia che sia giorno, sia che sia sera, per la precisione dovrebbe
evitare di metterci il "buon" davanti.
CARLO E gli altri?
ELISA Gli altri?
CARLO Gli altri, le altre persone. Non ne sa niente? Non è curioso che non ci
sia nessuno qua dentro?
ELISA Ma cosa vuole che me ne importi. Gli altri. Facciano quello che gli pare.
Con tutte le cose che ho da fare secondo lei dovrei stare a pensare agli altri?
CARLO Credevo solo che per caso ci avesse fatto caso che qui non è come al
solito affollato di gente. Anche lei non mi è una faccia nuova. L'ho già
incontrata qua dentro e se non mi ricordo male non era nemmeno sola.
ELISA Ma lei non ha niente di meglio da fare che guardare chi va e chi viene?
CARLO No.
ELISA Beato lei. Potessi farlo io.
CARLO Non è così divertente.
ELISA Perché è più divertente correre continuamente dietro a qualche cosa? Avere
le giornate così piene da non potersi permettere di perdere neanche un minuto? E
poi uno corre corre, va di fretta, si precipita e di colpo qualcosa lo costringe
a fermarsi, ad aspettare rimuginando al tempo che sta passando, alle cose che
dovrebbe fare e a come organizzarsi quando sarà libero di andarsene per
recuperare il più possibile il tempo passato qua dentro. Speriamo almeno che i
bambini siano al sicuro.
CARLO E' vero una volta lei è entrata con due bambini. Sono suoi figli?
ELISA Sì.
CARLO Sono due bei bambini.
ELISA Grazie. Poverini. E' tutto così difficile per loro. Anche adesso magari si
chiederanno dove sono, perché non sono andata a prenderli. A quest'ora dovevano
già essere a lezione, dopo dovevamo andare insieme a guardare per la cameretta
nuova. Speriamo che siano al sicuro poi vedrò di spiegare loro il perché. Ma
come si fa a spiegare la follia? E poi vorrei riuscire a proteggerli a
difenderli da tutto quello che ci opprime, almeno finché sono dei bambini. Poi
quando sarà il momento dovranno sforzarsi di capire e di viverci il meglio
possibile...
CARLO Magari troveranno qualcosa di meglio di quello che abbiamo trovato noi.
Anzi dovremmo, dobbiamo fare di tutto perché sia così. E' un nostro dovere.
ELISA Un nostro dovere. Tutti tentiamo di fare il nostro dovere. Però succede
che a volte i nostri doveri non corrispondano. Cosa crede, che quelli là fuori
non stiano cercando di fare il loro dovere? Però intanto noi stiamo qua sotto e
non possiamo fare altro che aspettare e di fare in modo che il risultato che
troveremo quando usciremo di qua ci piaccia il più possibile.
CARLO Forse dovremmo cercare noi di fare qualcosa...
ELISA Per carità. No grazie. Di salvatori della patria ne ho visti e conosciuti
già troppi. E alla fine siamo sempre qua. E poi diciamocelo lei come salvatore
della patria non ce la vedo proprio.
CARLO No. Io non pretendo di salvare la patria. Però potrei dare un contributo a
fare in modo che le cose vadano meglio.
ELISA Chi, lei?
CARLO Sì, io.
ELISA Mi scusi, non è per offenderla, ma si è guardato?
CARLO Cosa ho che non va?
ELISA Non vorrà che sia io a dirglielo.
CARLO No, la prego sia franca.
ELISA Ma lei... Non può. Ma chi glielo farebbe fare di andarsi a mettere dei
problemi?
CARLO Nessuno, lo farei perché potrei fare qualcosa di utile.
ELISA Ma non esiste che lei stia a pensare a come potrebbero andare le cose in
futuro.
CARLO Non la capisco. Perché?
ELISA Ma via, alla sua età...
CARLO Ah, già. La mia età. Non ho un futuro, giusto? E allora perché dovrei
preoccuparmene?
ELISA E per cosa lo farebbe? Per la gloria? Per i soldi?
CARLO Lo farei per niente. Niente di tutto quello che lei intende. Lo farei per
tutto. Per tutto quello che per me significherebbe essere vivo. Metterei la mia
esperienza al servizio di ciò che ritengo giusto, senza nessuno scopo personale
visto che non ho e non posso avere nessun vantaggio in futuro. Potrei anche solo
parlare, raccontare tutto quello che è successo quando lei, per esempio, non era
ancora nata e magari capirebbe il perché di certe cose, di certe scelte e
potrebbe aiutare a sua volta i suoi figli a capire e ad avere gli strumenti
utili per potere un giorno prendere decisioni giuste. E' vero, presto morirò e
tutto quello che potrebbe essere utile a qualcuno andrà a concimare un prato o
dei fiori. E' consolante sapere che comunque sarò utile a qualcosa.
ELISA Adesso non faccia così. Cosa vuol dire presto morirò. Sa già il giorno che
succederà? L'importante è che non si abbatta.
CARLO E' difficile sa? E' ogni giorno più difficile non abbattersi. Capita
sempre più spesso di incontrare gente che la pensa come lei. Lei lo sa cosa vuol
dire rendersi conto del tempo che passa inesorabile? Ed è lì, che si incomincia
a morire.
ELISA Il tempo, non si preoccupi, passa per tutti. E la mia vita potrebbe essere
molto più breve della sua. Il problema è che non si può continuare così. Stiamo
qui a parlare di vita e di vivere e intanto in questo modo ce la stanno portando
via. Siamo qui senza sapere niente di cosa succede fuori, senza potere decidere
niente, neanche scegliere dove andare e quando. Questa è vita?
CARLO Non riesco a capire come possiamo essere ancora a questo punto. L'unica
spiegazione è che abbiamo perso la testa. Guardiamo ogni giorno i telegiornali,
che mandano in onda quotidianamente orrori, e a noi non fa né caldo né freddo.
Tutti questi uomini che decidono, che parlano per noi sembrano non saperlo, non
vederlo tutto l'orrore che provocano.
ELISA E tutto il più delle volte si nascondono vigliaccamente dietro agli
ideali. Ma questi uomini non hanno dei genitori, dei figli, dei compagni che
stanchi di tutto questo gli chiedano di fermarsi?
CARLO Ci sono immagini che se sognassi sarebbero incubi.
ELISA E sono la realtà. Perché c'è così tanto egoismo in giro?
CARLO Ci allenano all'egoismo. Dobbiamo avere, possedere sempre di più,
espanderci conquistare, a qualunque prezzo.
ELISA Ma io non sono così.
CARLO Se vive in mezzo ai comuni mortali lo deve essere. Gliel'ho detto se non
lo siamo naturalmente così, veniamo allenati ad esserlo.
ELISA Non io.
CARLO Si guardi.
ELISA Guardandosi.
Che cosa c'è?
CARLO Si guardi attentamente.
ELISA Non ho bisogno di guardarmi attentamente, mi conosco bene.
CARLO Si conosce bene. Lo sa che con quello che ha speso lei per vestirsi oggi
avrebbe potuto salvare centinaia di persone?
ELISA Adesso non dia la colpa a me se c'è della miseria al mondo.
CARLO No, non è questo che voglio dire. Ma lei si comporta come tutti quelli dai
quali dice di essere così diversa, chiedendo sempre di più. Ancora più vestiti,
una casa più grande e più bella, una bella macchina, gioielli, due figli da
mandare all'università, che fra l'altro, sarei pronto a scommetterci, non
andrebbero mai a scuola con uno zainetto non firmato.
ELISA Cosa c'è di male?
CARLO C'è di male che queste sono le sue preoccupazioni principali nella vita
ecco cosa c'è di male. Costringendo a lavorare di più sia lei che suo marito,
che magari per fare carriera si trova costretto a licenziare della povera gente
che non ha altre risorse dalle quali attingere. E poi si lamenta, che si va
sempre di fretta, che si deve sempre correre che non ha un minuto per guardarsi
intorno senza nemmeno preoccuparsi se i suoi figli vorrebbero passare più tempo
con lei, o con loro padre. Cosa crede, comprandogli la cameretta non compra la
loro felicità, compra solo dei mobili nuovi, di cui magari non ha nemmeno
bisogno.
Si sente suonare l'allarme. Il dialogo si interrompe ed entra un ragazzo che
sembra di buonumore con due sedie in mano.
IVAN Fiuu. Che corsa. Tutti qui? Meglio soli che male accompagnati. Prego
sedetevi pure, io rimango volentieri un po’ in piedi è tutt'oggi che sono a
sedere. Allora, cosa mi raccontate? Ho interrotto un momento di intimità per
caso?
Ridacchiando, gli altri due non reagiscono, rimanendo piuttosto seri.
Guardate che dicevo così per scherzare.
ELISA Certo che hai una bella voglia di giocare.
IVAN Non dovrei?
CARLO Mi sembra che ci sia ben poco da divertirsi.
IVAN Guardate che comunque le cose vanno così. Cerco di prenderla con filosofia.
C'è un momento di silenzio, di molta tensione.
Ho capito, me ne vado. Scusate per il disturbo ma ci si diverte di più fuori che
qua dentro, le sedie tenetele pure, le vengo a prendere dopo.
Si avvia alla porta .
CARLO Ma cosa fa esce? Ma è pericoloso.
ELISA Non essere precipitoso, magari presto potremo uscire.
IVAN Oohh. Una reazione. Bene. Ma secondo voi me ne uscivo di qua?
CARLO Avrebbe anche potuto uscire. Mica la conosco. Non l'ho mai vista. Come mai
da queste parti?
IVAN Mi avevano detto che da queste parti cercavano dei volontari per continuare
a tenere aperta l'unica biblioteca che ancora apre e sono venuta a cercarla.
ELISA E l'hai trovata?
IVAN Credo di sì, ma era chiusa. Spero di essere arrivato in tempo per essere
utile.
CARLO Forse è rimasta chiusa dall'ultimo allarme, è stato così vicino a questo.
ELISA Be se vuoi te lo spiego io dov'è la biblioteca.
IVAN Cos'è sei una volontaria anche tu?
ELISA Io? No.
IVAN Allora la frequenti perché leggi libri?
ELISA No, ci abito a fianco.
IVAN Ah e dimmi: è ancora aperta?
ELISA Non lo so, penso di sì.
CARLO Di più non chieda, non lo può ottenere.
ELISA Senta lei, la smetta di importunarmi.
IVAN Ma cosa fa? Allunga le mani?
CARLO No, scusala, è un po’ esaurita.
ELISA Urlando.
Io, per sua norma e regola non sono affatto esaurita!!!
IVAN Manteniamo la calma. Già la convivenza è difficile qua dentro, cerchiamo di
renderla il più piacevole possibile.
CARLO Giusto.
ELISA Per me ci sto.
IVAN Ecco, così va molto meglio. Grazie. Potrei sapere se da queste parti gli
allarmi durano parecchio?
CARLO Ma dipende...
ELISA Ma tu non sei di queste parti?
IVAN No.
CARLO E da dove viene?
IVAN Ormai ho fatto tanta di quella strada che non mi ricordo nemmeno da dove
sono partito.
ELISA E come mai non sei in prima linea?
IVAN Ma io sono in prima linea.
CARLO Giovane, io ci sono stato in prima linea e ci scommetterei che non sa
nemmeno come è fatto un fucile.
IVAN Infatti. Non lo so e non lo voglio neanche sapere.
ELISA E perché ci ha mentito quando hai detto di essere in prima linea?
IVAN Io non ho mentito. Sono in prima linea, davvero.
CARLO Il fatto di non sapere sparare però ti toglie dal gioco.
IVAN Ma io combatto con un'arma molto più terribile di un fucile.
ELISA Quale?
IVAN Voi non siete stanchi di quello che dobbiamo sopportare?
CARLO Siamo stanchi sì.
IVAN Allora arruolatevi nei nostri.
ELISA Stai organizzando un esercito con il quale combattere.
IVAN Sì.
CARLO Ma lo sai quanti ce ne sono dei gruppi che combattono nel nome del giusto?
IVAN Io li sconfiggerò tutti.
ELISA E come farai?
IVAN Ho solo bisogno di gente.
CARLO Ha solo bisogno di gente?
IVAN Sì, di tanta gente che sia davvero stanca e che voglia veramente fare
cambiare le cose.
ELISA E le armi?
IVAN Per noi non c'è bisogno di armi.
CARLO Vuoi fare la guerra senza le armi?
IVAN No. Io non voglio fare la guerra. Voglio finirla la guerra.
ELISA Anche noi.
CARLO Anche noi.
IVAN Allora, quando sarà il momento, venite con me. La faremo finire questa
guerra.
ELISA Come... Ma io non so combattere, sono una donna io...
CARLO Anche io non saprei come aiutarla. Sono solo un povero vecchio.
IVAN Ma siete persone. Vive. Che non vogliono più la guerra, anche a costo di
morire. Scenderemo per le vie, nelle piazze, nei vicoli tenendoci mano nella
mano. E staremo lì, semplicemente cantando, niente più guerre, crediamo nella
forza della parola e nell'intelligenza che ci permette di appianare ogni
divergenza.
ELISA Ma loro ci spareranno.
IVAN E noi staremo lì, a farci sparare e a cantare: niente più guerre, crediamo
nella forza della parola e nell'intelligenza che ci permette di appianare ogni
divergenza. Per questo dovremo essere in tanti. Ad un certo punto si dovranno
fermare, non possono ucciderci tutti. Niente più guerre, crediamo nella forza
della parola e nell'intelligenza che ci permette di appianare ogni divergenza.
Suona l'allarme i tre che si stavano tenendo per mano si abbracciano ed entra
una donna.
MARIA Cos'è successo. Ditemi che cosa è successo.
CARLO Non è successo niente.
ELISA E' poi un modo di dire. Anche oggi ci ritroviamo rinchiusi qui dentro e
abbiamo il coraggio di dire che è tutto normale, che non è successo niente.
IVAN Piuttosto, da fuori che notizie ci porti?
MARIA Che notizie volete che vi porti. Ci tengono all'oscuro di tutto.
CARLO C'è qualcosa che possiamo fare?
MARIA Potete dirmi se avete visto un uomo sulla trentina, biondo.
Gli altri scuotono lentamente la testa.
Che domanda stupida, chissà dove sarà a quest'ora.
ELISA Dobbiamo abituarci a vivere senza farci troppe domande.
IVAN No vi dico che dobbiamo ribellarci. Abbiamo la vita, no? E questa è la cosa
più importante.
MARIA Guarda che non hai capito niente. Noi che siamo vivi non siamo niente.
ELISA Spero che i miei bambini siano al sicuro, sono innocenti loro.
CARLO Anche noi lo siamo.
ELISA Lo so ma sono così piccoli...
IVAN Probabilmente loro saranno risparmiati in caso succedesse qualcosa.
CARLO Lei è molto giovane e ancora troppo ingenuo.
MARIA Non risparmiano nessuno, proprio nessuno. Prendono ordini e li eseguono
senza pensare. Sono stati addestrati per questo. Spero che ogni notte le voci
delle loro vittime gli risuonino nelle orecchie. Spero che le loro coscienze
vengano torturate tutti i giorni e che quando la mattina si alzano non abbiano
più il coraggio di guardarsi allo specchio.
ELISA Basta. Basta. Basta!!! Non voglio più sentirti.
CARLO Sì perché tanta cattiveria? La smetta.
IVAN E' per questo che dobbiamo vincere, perché nessuno possa più raccontarci di
queste verità.
MARIA Già, non possiamo tapparci gli occhi e pensare, dal momento che non le
vediamo, che non siano vere.
CARLO Sì, ma non possiamo neanche permettere che questi pensieri ci distruggano.
ELISA So che non è facile, ma ci dobbiamo provare con tutte le nostre forze ad
essere ottimisti.
MARIA Non ho più sogni. Mi hanno portato via la fantasia... Come faccio a
pensare a domani se sono rimasta sola? Non credo più a niente, per questo non ho
motivo di pensare al dopo.
IVAN Ma non sei sola. Raccogliendo quello che rimane delle nostre forze e
mettendole insieme possiamo ancora credere in qualche cosa.
CARLO Ognuno di noi nel suo piccolo può contribuire a che qualcosa di buono si
possa combinare.
ELISA E' per questo che si continua a lottare ogni giorno, contro i nemici
visibili e invisibili che popolano la nostra realtà.
MARIA Sono così stanca. Mi hanno succhiato le forze. Mi hanno portato via il mio
amore, ho assistito mio fratello che passava dalla vita alla morte senza poterci
fare niente, com'è che si dice? Ah, sì. L'ho aiutato a morire.
CARLO Domani sarà un giorno migliore.
ELISA I miei bambini potranno ritornare a giocare senza paura.
IVAN Sì domani potremo alzarci e trovare qualcosa di bello a cui andare
incontro.
MARIA Non ce la faccio. Non ce la faccio più a credere a qualcuno... Sarebbe
bello, sarebbe bello sì potersi ancora addormentare con il profumo dell'erba
tagliata nel naso ed emozionarsi pensando che domani sarà un bel giorno di sole.
Si apre la porta ed entra un uomo con una borsina di plastica nella mano.
GERMANO Ma cosa ci fate tutti qua dentro?
ELISA Cosa ci fa lei là fuori piuttosto?
GERMANO Perché non c'è nessuno per strada?
CARLO Perché è pericoloso.
GERMANO Ero lì, che aspettavo l'autobus e niente. Non succedeva niente.
Assolutamente niente. Nessuno per la strada, silenzio, nessun autobus che passa.
Avete per caso l'ora? Forse a una certa ora i pullman non passano più.
IVAN Durante gli allarmi è più prudente chiudersi in un rifugio come questo. E'
più sicuro.
GERMANO E' più sicuro? Ma se non passano gli autobus poi la gente per forza fa
gli incidenti in macchina. Vanno fino al mare per ascoltare la canzone. Io sono
dovuto venire qui perché non trovavo più le medicine. Non ne avevano più e mi
hanno mandato in ospedale e mi hanno fatto una puntura. Se no piangerei e
urlerei. Guardate come mi hanno ridotto. Sono le medicine. Mi hanno gonfiato. Ho
dovuto prendere un taxi, ma si spendono un sacco di soldi.
Fa come per uscire.
MARIA Ma dove va? Bisogna stare qui adesso.
GERMANO Bisogna stare qui?
ELISA Non si può uscire.
GERMANO Non si può uscire?
CARLO No. Si deve aspettare.
GERMANO Posso avere una sedia per aspettare?
IVAN Certo che può avere una sedia.
GERMANO Grazie, buongiorno.
MARIA Non credo che si senta molto bene.
ELISA C'è anche chi non ce la fa a sopportare.
CARLO E' una brutta situazione però ritrovarsi così.
IVAN Già. Proprio una brutta situazione.
GERMANO Voi credete che me la ridaranno la macchina?
MARIA La macchina?
GERMANO Sì, la mia macchina. E' tanto che non la guido più. Lo so che è
pericoloso, ma sono uno che sta molto attento.
CARLO C'era qualcuno con lei che l'ha accompagnata?
GERMANO No. Non mi accompagna più nessuno. La mamma una volta mi accompagnava
sempre. Poi un giorno mi ha accompagnato il suo amico e non mi è più venuto a
prendere.
ELISA Ma è sicuro di sentirsi bene?
GERMANO Mi sento bene, non sono mai felice ma mi sento bene. Non sono neanche
triste però. Dovrei andarmene.
IVAN Allora c'è qualcuno che la aspetta a casa?
GERMANO Sì. No. C'è un sacco di gente, ma non mi aspetta nessuno.
MARIA Perché vivere? E di che cosa si può essere felici?
CARLO Ci sono molte cose che potrebbero darci un motivo.
ELISA Sì. E' vero. Non dobbiamo lasciarci trascinare in questa spirale.
IVAN Abbiamo ancora tanto da vivere.
MARIA Non è così facile.
CARLO Non dobbiamo dimenticare che dopo l'inverno ci sarà sempre la primavera.
GERMANO La primavera. Mi ricorda qualche cosa la primavera.
ELISA Ci sono anche i ricordi, e anche quelli aiutano a sopportare i momenti
brutti.
MARIA Io non voglio averne di ricordi. Non si può vivere di ricordi.
IVAN Non si deve vivere di ricordi, ma si possono usare a nostro piacimento. E
poi si passa dal ricordo al sogno e ci si confonde, non si riesce più a
distinguere fino dove è la realtà e dove incomincia la fantasia. Nei nostri
ricordi magari anche questo momento lo ricorderemo con dolcezza. Alla fine sono
gli unici momenti che ci spingono ad incontrare altra gente. Altre persone che
non avremmo incontrato e che comunque non saremmo andati a cercare.
CARLO Ha ragione nessuno di voi si sarebbe fermato per parlare con me. Infatti
qua dentro io non sto poi così male. E' un posto sicuro ci si conosce. Là fuori
è il pericolo, là fuori c'è la solitudine.
MARIA Siete paradossali... Ma avete ragione.
GERMANO E' tranquillo qui, mi piace.
ELISA Siamo pazzi, abbiamo bisogno di questo per incontrarci.
MARIA Voglio vivere in un mondo diverso da quello che c'è fuori.
GERMANO Perché? Questo mondo è bello.
CARLO Ha ragione. Io credo che sia il posto migliore dove vivere questo.
IVAN Esatto. E' per questo che dobbiamo fare in modo che nessuno ce lo porti
via.
MARIA Io parlo del modo nel quale siamo costretti a viverci su questa terra.
ELISA Sicuramente cambierà.
CARLO Sì, ma in meglio?
GERMANO Questo mondo è bello. E' solo colpa nostra.
ELISA Io non mi sento colpevole.
CARLO Non c'è bisogno di picchiare qualcuno per essere colpevoli.
IVAN Siamo tutti d'accordo, ma allora perché c'è qualche cosa che non va?
GERMANO Perché l'uomo è un essere pensante.
MARIA Io credo che qualunque cosa ci sia dopo questa vita, sarà per forza
meglio. Qui non si fa altro che soffrire. E per cosa poi? Per potere
sopravvivere oggi ed avere un domani terribile.
ELISA Chissà quando potremo uscire di qua?
IVAN Sarà questione di poco credo.
GERMANO Se la smettessimo di pensare andrebbe tutto molto meglio.
CARLO Io non ho affatto fretta di uscire di qua.
MARIA Per quello a cui andrò incontro non uscirei più.
GERMANO E' logico che è tutto nella nostra testa quello che non va.
ELISA Anche io qui sto bene, ho parlato molto più oggi che in tutta la
settimana. Vorrei solo che i miei bambini fossero qui con me.
CARLO Lei ha un buon motivo per uscire e per fare in modo che le cose in futuro
vadano diversamente. E adesso che ci penso io fra un po’ dovrei andare in
stazione, ho un treno da andare ad aspettare.
IVAN Cazzo. La biblioteca, devo andarmene al più presto.
GERMANO La biblioteca? Quello è un posto che ti riempie la testa di idee strane.
MARIA Io non ho niente da fare quando uscirò di qui, e la colpa è anche mia.
ELISA Potremo fare in modo, quando usciremo di qui, che le cose tra noi
rimangano così.
IVAN Sì, è vero. Dipende da noi: se noi lo vogliamo possiamo incontrarci,
parlare, stare insieme senza esserne costretti.
CARLO Sarebbe bello. Sarebbe come una volta, quando alla sera ci si ritrovava
tutti insieme nel calduccio della stalla, che poi era solo una scusa per stare
con gli altri.
MARIA Non vi credo, quando usciremo di qua avrete tutti altre cose da fare. Non
vi ricorderete nemmeno di avermi incontrata. Proprio come lui.
GERMANO E i libri chi li scrive? L'uomo. E' sempre lui il problema.
ELISA Lui chi?
MARIA Lui... Il mio amore. L'ho amato come di più non avrei potuto.
CARLO E lui?
MARIA Anche lui mi ha amato.
IVAN E che fine ha fatto?
GERMANO Avrà pensato.
MARIA Me lo hanno portato via.
ELISA Chi è stato?
MARIA E' stata una donna, una donna. Io non credevo di essere capace di odiare.
CARLO Non faccia così, se no anche qui diventa come là fuori.
GERMANO Che bisogno c'era di inventare il denaro? E le armi?
IVAN E' per questo che è così amareggiata?
MARIA Amareggiata. Non ho niente là fuori.
ELISA Tutto quello che hai ce l'hai qui con te e non è poco.
CARLO Lei può fare in modo che possa avere un altro futuro.
IVAN Domani è un altro giorno, non è bello andargli incontro per scoprire cosa
ci aspetta?
GERMANO Poi alla sera sento delle voci.
CARLO Ogni giorno c'è un treno alla stazione che arriva, è la speranza che si
rinnova.
ELISA Sarà bello scoprire i progressi dei miei bambini, ogni giorno impareranno
qualcosa.
MARIA Dovranno imparare presto a soffrire.
IVAN Perché non glielo insegni tu?
MARIA Io?
IVAN Visto che sei un esperta.
Fa un cenno per invitarla ad una spiegazione.
MARIA Prima di tutto bambini, dovete imparare a non fidarvi degli altri.
CARLO Degli altri?
MARIA Sì, non fidatevi mai.
GERMANO Io però di me mi fido.
MARIA Io però di te no.
ELISA Perché?
MARIA Dovrei fidarmi secondo voi?
CARLO Sì, però il fatto che non si fida di lui non significa che non si debba
fidare di me per esempio.
MARIA C'era una persona di cui mi fidavo, non ho altro a cui attaccarmi.
IVAN Puoi fidarti di te.
GERMANO Non ci siamo accontentati di inventare i soldi, dopo ci siamo inventati
il costo del denaro.
MARIA A parte il fatto che non ne sono così sicura di fidarmi di me... Comunque
mi sembra poco.
ELISA E' molto, dopo devi solo lasciarti vivere.
MARIA Lasciarsi vivere... C'è chi si lascia morire.
GERMANO Quando l'uomo ha inventato la pistola non poteva accontentarsi? No,
inventa la bomba.
Suona un altro allarme.
Suonano, starà arrivando l'autobus.
Fa come per alzarsi ed uscire.
Me ne vado.
IVAN Ma che uscire, bisogna ancora rimanere qua dentro.
CARLO Questo fra l'altro mi giunge nuovo. Chissà cosa starà succedendo.
Nel frattempo è entrata una donna vestita di nero, con una cesta con tanta
leggerezza che gli altri non si accorgono del suo ingresso.
ELISA Io non ce la faccio più qua dentro, devo andare dai miei bambini se no
impazzisco.
MARIA Non puoi uscire.
Trattenendola .
GERMANO Non si può uscire. Ho perso anche l'autobus. E' pericoloso fuori. Per
fortuna che la bomba l'ho trovata io e me la porto con me.
CARLO Cosa vuol dire la porto sempre con me?
IVAN Non l'avrà mica dentro quella borsina?
GERMANO Sì, insieme alle mele.
ELISA Oddio aiuto!
MARIA Senti bastardo vedi di non fare scherzi.
GERMANO Dice con me?
IVAN E' meglio che tu la dia a noi.
GERMANO Non muovetevi la mia roba non si tocca.
VIRNA Germano, non preoccuparti, che nessuno ti porta via niente.
MARIA E lei da dove salta fuori?
CARLO Ma quando è arrivata?
VIRNA Sono arrivata adesso, ma che importanza ha?
ELISA Cosa succede fuori?
VIRNA Non c'è niente di cui preoccuparsi.
IVAN Infatti peggio che qua dentro non può andare.
VIRNA Ma rimanete tranquilli, Germano non farà del male a nessuno, vero Germano?
Germano fa un cenno di no con la testa.
CARLO Ma lei signora lo conosce?
MARIA Non ci posso credere. Per rimanere al mondo mi tocca sopportare anche
questo. Come se ne valesse poi la pena.
ELISA Io mi chiamo Elisa signora. Lei chi è?
VIRNA Chi sono io? Sono la donna delle candele.
IVAN La donna delle candele?
CARLO Cosa vuol dire la donna delle candele?
VIRNA Non avete mai sentito parlare delle candele micka?
ELISA Le candele che esaudiscono i desideri delle persone in pena?
MARIA Non ne ho mai sentito parlare
VIRNA Tra la mia gente sono una vecchia tradizione.
IVAN E cosa fanno queste candele?
GERMANO Le candele... Fanno luce le candele.
VIRNA Queste però fanno una luce particolare, che non tutti possono vedere.
CARLO Come?
VIRNA E' una luce che illumina la via dell'angelo custode.
ELISA A me certi discorsi mi fanno paura.
MARIA La via dell'angelo custode ti fa paura. Ma andiamo.
IVAN E tu perché sei la donna delle candele?
VIRNA Perché a me tocca distribuirle, sono cinque generazioni che le donne della
mia famiglia hanno questo compito.
CARLO Lei pensa che potrei vederla la luce delle sue candele?
VIRNA Può darsi.
CARLO Me ne dia una: voglio provare.
IVAN Anche io.
VIRNA Non è così semplice.
MARIA Lo sapevo che c'era un trucco.
ELISA Anche se ho paura, vorrei provare anche io a esprimere un desiderio.
GERMANO Io vorrei andarmene a casa, ecco cosa vorrei.
VIRNA Vedrai che presto potrai andarci.
IVAN Come fa a dirlo?
VIRNA Diciamo che è una intuizione.
CARLO Cosa posso fare per provare a vedere la luce della candela?
VIRNA Deve convincere anche gli altri a volerlo fare, visto che da qui nessuno
se ne può andare.
ELISA Be ma siamo tutti d'accordo di provare.
MARIA A me veramente non me ne frega niente.
IVAN A noi ci basta che ci presti la tua attenzione, non che tu ci creda.
MARIA E per quale motivo dovrei farlo?
VIRNA Magari potrebbe essere proprio il tuo il desiderio che si avvera.
MARIA Non ho alcun desiderio...
GERMANO Vorrei ritornare bambino.
CARLO Io tanto lo so che il mio desiderio, prima o poi si realizzerà.
ELISA Io però vorrei fare tutto quello che è possibile perché quello che
desidero accada, anche un gesto scaramantico.
IVAN Io credo che qualche cosa di soprannaturale ci sia.
VIRNA E possiamo tutte le notti toccarlo con mano.
MARIA Tutte le notti?
VIRNA Con i nostri occhi.
CARLO Con gli occhi?
VIRNA Con gli occhi. Tutte le notti che alziamo i nostri occhi al cielo possiamo
vedere tutte le candele micka accese.
GERMANO Le vedo tutte le notti.
VIRNA Quelle che siamo abituati a vedere come stelle e che vediamo volare ogni
notte sopra le nostre teste sono i sogni, i desideri, le speranze degli uomini.
E ogni giorno c'è un desiderio che si avvera, un sogno che diventa realtà.
MARIA Vorrei provare ad accendere una candela.
ELISA Sì, accendiamole.
CARLO Cosa dobbiamo fare?
IVAN Quanto costa una candela?
VIRNA Quanto saresti disposto a pagare perché un tuo desiderio si realizzi?
Certe cose non hanno prezzo.
Incomincia a distribuire le candele a tutti i presenti .
MARIA E come facciamo ad accenderle?
VIRNA Si accenderanno quando scenderà il buio e la luce si spegnerà.
ELISA Ma qua dentro la luce non si spegne mai.
GERMANO Ormai fuori sarà buio.
CARLO Allora non se ne fa niente?
IVAN Potrei rompere la lampadina.
VIRNA Abbiate pazienza la luce si spegnerà.
MARIA Ma a lei chi glielo ha detto?
La scena, improvvisamente, diventa buia. Si sente una strana musica, mischiata
con dei rumori. Ad una ad una le candele si accendono, illuminando i volti dei
personaggi. Una luce molto calda illuminerà appena in successione i personaggi.
Ogni volta che la luce si spegne su un personaggio per andare ad illuminarne un
altro si spegne anche la candela che lo riguarda. Ogni personaggio illuminato
avrà un sottofondo particolare che accompagnerà alcuni suoi gesti. Una volta che
tutte le candele sono accese la prima ad essere illuminata dalla luce è Elisa,
che mimerà l'atto di cullare un bambino con le voci di altri due bambini che
dicono ( sempre sul sottofondo musicale di prima ) Mamma, mamma. E' arrivato un
altro fratellino? - Mamma mi hanno insegnato a fare i tuffi. Dopo di che si
spegne la candela relativa ad Elisa e la luce passa ad illuminare Carlo che ha
in mano un fiore. Si sente il rumore di una stazione ferroviaria dove sta
arrivando un treno e la voce di una donna. Carlo amore mio sei proprio tu? E la
voce di Carlo che dice: questo fiore? E' per te. Si spegne la candela di Carlo e
la luce si sposta su Ivan che canta insieme ad altre voci registrate: niente più
guerre, crediamo nella forza della parola e nell'intelligenza che ci permette di
appianare ogni nostra divergenza. Spenta la candela di Ivan la luce passa ad
illuminare Germano che ha in mano un grosso trenino, e si sente la sua voce di
bambino che dice: dove sei papà? Dove sei andato? Spenta la candela la luce
passa su Maria che sta accarezzando, guardandolo con molta intensità, il viso di
un uomo. Improvvisamente si spegne la luce e l'ultima candela che ancora era
accesa e dopo un attimo di buio si torna ad accendere la luce iniziale nel
rifugio e qui troviamo Maria che sta ancora accarezzando il viso di quell'uomo
con molta dolcezza nello sguardo. Dopo un attimo cambia espressione, come si
svegliasse da uno stato di trance, smette di accarezzarlo e gli sputa in faccia.
L'uomo alza una mano come per colpirla con uno schiaffo.
IVAN Prendendogli il braccio.
Fossi in te non lo farei.
ENZO Tu che vuoi? Lasciami.
CARLO Spostando Maria e mettendosi al suo posto.
Non credo che lei lo possa fare.
ENZO E sentiamo perché?
CARLO Perché io non glielo permetterò.
ENZO Senti nonnetto vedi di farti gli affari tuoi.
MARIA Sei proprio un bastardo.
ELISA Ma chi è?
GERMANO Io sono Germano.
ENZO Anche tu non sei proprio cambiata, dopo tutti questi anni ti ritrovo
esattamente dove ti ho lasciata.
IVAN Comunque qui, finché ci siamo noi tu non la tocchi.
MARIA Perché te ne sei andato così?
ELISA Sì, perché?
ENZO (Ridendo.
Non l'hai ancora capito?
MARIA Come avrei potuto, non una parola, neanche un biglietto mi hai lasciato.
Lo sai che ho pianto perché credevo che ti fosse successo qualcosa?
ENZO Hai fatto male a piangere per me. Però è vero, è vero che mi è successo
qualcosa. Tu non mi hai mai voluto capire, figuriamoci se ci hai provato questa
volta. Comunque sarebbe stato tempo perso, non avresti capito lo stesso.
VIRNA Alla fine del tempo, quando finirà il nostro tempo a disposizione ci sarà
un momento per capire le cose, un piccolo attimo nel quale tutto ci sarà chiaro.
ELISA E ci servirà a qualcosa?
CARLO Non credo.
IVAN Forse sì, ci servirà a qualcosa, se no che cosa ci serve tutto quello che
abbiamo fatto? Ci porteremo una valigia con tutto dentro, ovunque andremo.
GERMANO Io non ho una valigia pronta. E' per questo che non posso andarmene?
MARIA Il mio mondo non sarà mai più quello di prima, te ne rendi conto di quello
che hai fatto?
ENZO Sì che mi rendo conto, lo so benissimo quello che ho fatto e ti posso
assicurare che tornassi indietro cento volte la rifarei esattamente come l'ho
già fatto.
ELISA Perché? Non vedi come l'hai ridotta? Come fai ancora a parlare così?
CARLO Ma tu l'hai amata?
ENZO Amata?
IVAN Un momento. Queste non sono domande che possiamo fargli noi.
MARIA Già, allora te lo chiedo io: mi hai mai amata?
ELISA Non può mica tenere un comizio davanti a tutti noi a proposito dei suoi
sentimenti.
GERMANO Noi non centriamo, lasciamoli soli.
CARLO Al di là del fatto che non la lascerei mai sola con quest'uomo da qui non
possiamo andarcene.
MARIA Ma lui mi deve rispondere ora. Quando usciremo di qua, non lo rivedrò mai
più.
VIRNA Già, quando usciremo di qua. Ormai non c'è più tanta differenza tra qua
dentro e quello che c'è fuori. Quello che sembrava un posto sicuro, tranquillo,
lontano da tutti i pericoli e i nemici si sta rivelando una trappola.
ELISA Allora perché stiamo ancora qua?
GERMANO Perché fuori è pericoloso.
IVAN Stiamo degenerando perché siamo rinchiusi qua dentro, costretti come
animali in gabbia.
CARLO Anche fuori siamo costretti, crediamo di non esserlo, ma lo siamo.
GERMANO Anche qui la solita storia.
MARIA E' vero non c'è differenza tra fuori e qui dentro.
ENZO Sì, però al momento è meglio rimanere qua dentro anche se non è il massimo.
MARIA A me a volte viene il dubbio che molte cose che ci vogliono fare credere
non esistono.
VIRNA E' vero, si sente suonare un allarme e noi corriamo qua dentro, magari
fuori non sta succedendo proprio niente.
CARLO Però poi ci sono i telegiornali che ci fanno vedere come stanno le cose e
che cosa sta succedendo.
IVAN E se fosse tutto inventato?
GERMANO L'uomo ne sarebbe capace, un gigantesco set dove può fare succedere
quello che vuole, sentendosi come un padreterno.
MARIA E' vero. Se vedessimo solo fin dove può arrivare il nostro occhio sarebbe
come se tante cose non succedessero.
ELISA Succedono perché ce le fanno vedere...
ENZO Siete pazzi.
CARLO Credo che le cose non stiano così.
VIRNA Non dobbiamo credere ai nostri occhi.
MARIA Non dovrei credere ai miei occhi?
ENZO E' una delle poche cose a cui credo.
IVAN E' come guardare un film. I miei occhi vedono quello che scorre sullo
schermo, ma io nello stesso istante sono cosciente del fatto che non è vero
quello che sto vedendo.
ELISA Non possiamo fidarci neanche di quello che vediamo.
GERMANO Quando c'è qualche cosa che mi fa paura chiudo gli occhi.
VIRNA Il nostro occhio non è altro che un congegno che raccoglie quello che ci
circonda e ce lo porta dentro. Ed è qui che possiamo scegliere se crederci o no
a quello che vediamo.
ENZO Questi sono discorsi assurdi. Non credo che dovremmo credere a questa
donna. Quello che si vede è.
MARIA No. Non è così. Anche io credevo che tu fossi come ti vedevo e mi fidavo
di quello che avevo davanti agli occhi. Mi hai sempre fatto vedere quello che
hai voluto.
ENZO Forse hai visto quello che hai voluto vedere.
MARIA Hai ragione probabilmente ti ho aiutato, ma è un errore che non farò mai
più.
CARLO Cosa significa, che non crederà più a nessuno?
MARIA Esatto, ho imparato la lezione.
VIRNA Nel mondo in cui viviamo ci sono, diciamo troppe immagini. Quello che il
nostro occhio cattura poi ce lo proietta all'interno ed è a questo punto che
possiamo imparare qualche cosa che ci aiuti a proiettare queste immagini sopra
un freddo muro bianco o sopra a qualche cosa di sensibile come una carta per
fotografie.
GERMANO Vorrei colorare il mio album, c'è il mio album?
ELISA Voglio andare dai miei bambini, questa attesa sta durando troppo.
IVAN Chissà cosa stanno combinando quei bastardi là fuori, vogliono farci
impazzire.
ENZO A chi ti stai riferendo?
IVAN A quelli che non ci permettono più di vivere.
ENZO Stanno facendo del loro meglio per darci un futuro migliore.
IVAN Ma come fai a crederci ancora? Ci stanno prendendo in giro e magari si
prendono in giro loro stessi.
ENZO Guarda che sono superiori, come fai ad affermare che si prendono in giro
loro stessi?
IVAN Sono dei pazzi. Ma io li fermerò.
ENZO Come sarebbe?
IVAN Sarebbe che li distruggerò prima che lo facciano loro.
ENZO E come faresti? Sentiamo.
CARLO E lei perché fa tante domande?
ENZO Lei non si intrometta.
MARIA Certo che sei proprio il solito. Chissà cosa ti hanno promesso per fare la
spia.
ELISA Come la spia?
GERMANO Chi fa la spia non è figlio di Maria.
VIRNA Non parlare più se non vuoi metterti nei guai.
IVAN Parlare? E chi ci pensa più a parlare.
Incomincia a dare degli spintoni a Enzo.
ENZO Sei in cerca di guai ragazzo?
Incominciando a rispondere agli spintoni.
IVAN Credi che un ruffiano come te mi metta paura?
Incominciano a lottare con gli altri personaggi che tentano di dividerli facendo
un gran vociare fino a quando riescono a dividerli.
CARLO Da te proprio non me l'aspettavo. Non eri uno contrario alla violenza?
GERMANO Gli uomini parlano parlano e poi siamo sempre allo stesso punto.
ELISA Ma non vi rendete conto è come se fossimo in un laboratorio e ricreassimo
quello che c'è fuori. Ma che futuro possono avere i miei bambini?
Ancora una volta suona un allarme che mette per un momento tutti a tacere. I due
che si picchiavano si ricompongono e tra tutti chiaramente c'è disappunto per
questo nuovo allarme che suona. Entra una donna.
AGATA E ma che odore qua dentro. Ma è molto che siete qui? Mi presento sono la
contessa Agata.
IVAN E allora?
GERMANO Ma quando passa l'autobus? Signora ha visto l'autobus?
AGATA Ma che autobus. Esistono ancora gli autobus? Saranno dieci anni che non ne
vedo uno.
CARLO Non sa dirci che cosa sta succedendo fuori?
MARIA Tanto peggio che qua dentro non può andare.
AGATA E ma come siamo tetri, chissà mai cosa succede qua dentro?
ELISA Signora, lei che è contessa, non potrebbe aiutarmi a raggiungere i miei
bambini?
AGATA I bambini? Perché lei ha dei figli?
ELISA Sì due.
AGATA Poveretta due bambini, già alla sua età. Mi dispiace.
VIRNA Non crede che la signora possa essere contenta di essere mamma?
AGATA Ognuno ha le sue manie... Comunque non credo di poterla aiutare.
ENZO Tu non credere di passarla liscia. Te la faremo pagare.
IVAN Ah sì? Se fossi in te non ne sarei tanto sicuro.
MARIA Lascialo stare, poveretto. Gli avranno fatto credere di essere chissà chi,
probabilmente non potrà farti niente.
CARLO Ma lei come fa a stare dalla loro parte?
VIRNA Gli avranno fatto credere che gli conviene.
GERMANO Spero che non ci abbia pensato troppo.
ELISA Non ce la faremo mai, non ce la faremo mai ad uscire da questa situazione
è tutto inutile il problema non è là fuori.
IVAN Finché esistono degli uomini così, non c'è speranza.
MARIA Il problema è qua dentro.
AGATA Ma di che cosa state parlando?
CARLO Del mondo che ci circonda, che credevamo di avere lasciato fuori e che
invece lo ritroviamo qua.
ENZO La vita non si può lasciare fuori da una porta.
ELISA E questa è vita secondo te?
VIRNA Questa sì che è vita.
IVAN Ma non ci meritiamo niente di meglio?
GERMANO Io vorrei solo andarmene a casa, non chiedo di più.
ELISA Posso solo pregare per i miei bambini. Non posso fare altro.
Si mette a pregare.
AGATA Mi avevano detto che qui era meglio se non ci venivo, però chi ci crede
più a quello che si sente dire in giro.
MARIA A me tanto non interessa più niente, che dicano o facciano quello che
vogliono, io gli lascio il campo libero.
IVAN Perché anche qua dentro non ce l'abbiamo fatta a creare qualche cosa di
diverso?
VIRNA Perché il problema non è fuori da quella porta, non è neanche dentro a
questa stanza. Il problema è proprio qui in mezzo al nostro petto.
GERMANO Una volta mi hanno fatto anche una puntura nella pancia se no urlavo e
piangevo.
ENZO E' che siete dei deboli e non usate il cervello.
AGATA E tu lo usi il cervello?
CARLO Non credo che possa usarlo.
ENZO Molto bene. Con questa mi avete proprio stancato. Vi comunico che da questo
momento comando io e che non voglio più neanche sentirvi fiatare. Sono stato
chiaro?
MARIA Perché il grande uomo che cosa ci fa?
GERMANO Io non voglio comandare non sono mica matto. Sono solo problemi...
ENZO Vi fa pentire di essere entrati qua dentro.
AGATA Senti bello. Non sono mica d’accordo sai? Chi è che ha deciso che comandi
tu qua dentro?
CARLO Certo. Anche io potrei dire la stessa cosa. Come la mettiamo?
VIRNA Se c'è bisogno che qualcuno comandi deve essere scelto da noi tutti.
GERMANO Come si fa per scegliere?
AGATA Ma ci si candida no?
MARIA Io voglio candidarmi.
IVAN Tu?
MARIA Perché cosa c'è, non posso?
CARLO Sembrava che non avesse molta fiducia nel mondo.
MARIA Infatti non ne ho. Però se comandassi io potrebbero andare meglio le cose.
ENZO Anche io mi candido.
IVAN Non mi tiro certo indietro.
CARLO Penso che la mia esperienza potrebbe venire utile anche io sono in gara.
AGATA Non vorrei deludervi o deprimervi ma ci sono anche io che voglio
partecipare e mi sa che il gioco si fa duro.
VIRNA Io non ho intenzione di partecipare, tanto è inutile non saremo mai tutti
d'accordo. Ognuno comunque ci spieghi che cosa farebbe nel caso che gli altri
decidessero di farlo comandare, poi ognuno voterà per chi meglio crede.
Ora incominciano tutti a parlare contemporaneamente a bassissima voce. Le voci
piano piano si alzano di volume, nessuna sarà distinguibile chiaramente, perché
tutte assieme faranno parte di un suono. Un accordo sarà quello che si sente e
che aumenta sempre di più fino a diventare un urlo collettivo. Ad un certo punto
su questo crescere di voci partirà una musica che accompagnerà il crescere delle
voci. Il volume della musica più quello delle voci diventerà sempre più alto
fino a diventare assordante per poi finire all'improvviso. A questo punto si
sentirà una voce metallica che annuncerà:" Gli allarmi sono da considerarsi
conclusi. Potete uscire dai vostri rifugi. Gli allarmi sono da considerarsi
conclusi. Potete uscire dai vostri rifugi. Gli allarmi sono da considerarsi
conclusi. Potete uscire dai vostri rifugi." In sottofondo parte una musica,
finiscono gli annunci e i personaggi incominciano a cantare una canzone.
CARLO Liberi di uscire noi adesso siamo,
di correre felici senza fiato,
andando incontro a chi, come noi vorrà,
ancora vivere e sperare che un domani ci,
sarà ancora chi di noi bisogno avrà è per questo io vivrò
ELISA Bambini io sono qui,
abbandonati non vi ho,
è stato soltanto il tempo che non basta mai,
non piangere così,
tra le mie braccia so,
che insieme a voi la forza avrò di credere che poi
TUTTI
di credere che poi
IVAN la guerra non vogliamo,
la guerra finirà,
il mondo che noi vogliamo,
le armi non avrà,
e una nuovo fiore nascerà,
MARIA ancora il colore,
nei miei giorni mancherà,
perché la vita senza chi va,
è un vento gelido,
e ancora ancora io vivrò.
TUTTI
insieme a tutti quelli che,
sanno come me
GERMANO che il cielo è sempre rosa,
e la luna è un buco blu
per tutto il tempo che passo con la testa all'ingiù
ti posso solo dire che la vita è bella più che mai
TUTTI
la pace difenderemo,
e il mondo ci piacerà,
e presto ci alzeremo,
per salutare il giorno,
il giorno il giorno che verrà,
se tu lo vorrai,
ENZO con i miei occhi cercherò,
di capire la realtà,
non so più cosa aspettarmi,
ma qualcosa troverò,
e se ancora ci sarà qualcuno che bene mi vorrà,
gli dirò che nel mio cuore un lungo inverno troverà,
VIRNA accendi i tuoi sogni,
e credi in quello che,
potrai avere in cambio,
e tienili con te,
domani meno duro sarà,
AGATA anche se è ancora inverno,
puoi credere che poi,
il sole
TUTTI
il sole, tornerà.
Appena finita la canzone si sentirà nuovamente l'allarme che suona, i personaggi
ritornano improvvisamente cupi e si chiude il sipario.
F I N E