ROSANERO

di

Roberto Cavosi



PERSONAGGI

GIULIANA MICELI Giovane maestra, malata di anoressia, la piu' giovane delle sorelle Miceli.
VANNINA MICELI Sua sorella, la maggiore.
CARLOTTA MICELI Altra sorella, la seconda.
BEATRICE MICELI Altra sorella mezzana, la terza.
SUOR ROSSANA Cugina delle sorelle Miceli, coetanea di Vannina.


L'AZIONE SI SVOLGE AI GIORNI NOSTRI INTERAMENTE NEL SALOTTO ADIBITO A LIBRERIA DELL'APPARTAMENTO DI GIULIANA A MONREALE.


SCENA PRIMA.

Casa di Giuliana. Una grande sala piena di libri. Al centro troneggia un grande tavolone in legno scuro, in un angolo una grande e vecchia poltrona, sulla sinistra una finestra con le persiane semichiuse, sulla destra, vicino ad un pesante como', la porta d'ingresso aperta su un piccolo e scuro corridoio in fondo al quale s'intravede pallida la luce del sole. Suor Rossana, cugina di Giuliana, Beatrice e Carlotta, sorelle di Giuliana, stanno dicendo il rosario. Sono vestite a lutto, rigorosamente di nero. Nell'altra stanza, quella da letto, da dove proviene la luce del sole, c'e' Giuliana ormai morta. Stanno aspettando le pompe funebri per portarla al cimitero. Ci sono accatastati piu' o meno ordinatamente delle fotocopie di articoli di giornale, articoli di giornale, album contenenti articoli di giornale, qua e la' piccoli ritagli, anche minuscoli grandi quasi come coriandoli.

Rossana: (Sgranando il rosario) Ave Maria, piena di grazia, il signore e' con te.

Carlotte e Beatrice: Tu sei benedetta fra le donne, com'e' benedetto il frutto del ventre tuo Gesu'.

Rossana: Santa Maria...

Carlotta e Beatrice: (Beatrice molto controvoglia) Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte.

Rossana Carlotte e Beatrice: Amen.

Rossana: Ave Maria, piena di grazia..

Carlotta: Il signore e' con te...

Beatrice: Basta. Rossana ti prego.

Rossana e Carlotta: (Imperterrite continuano) Tu sei benedetta fra le donne, com'e' benedetto...
Beatrice: Rossana...

Carlotta: Perche' continui ad interromperci?

Beatrice: E' una tortura, smettiamola.

Carlotta: Scusala cugina, ma e' molto scossa. Non e' vero Beatrice?

Beatrice: C'e'poco da scusarsi.

Rossana: E' vero non c'e' nulla di cui scusarsi.

Carlotta: (un po' seccata) Allora, abbiate pazienza. Non vi interrompero' piu'. Stai a vedere che adesso sono io che...

Rossana: Avanti continuiamo. (Sta per ricominciare a dire il rosario)

Beatrice: No Rossana, no. Dico davvero. Mi scoppiera' la testa. Lo so non e' un atteggiamento molto cristiano il mio, ma non so cosa farci.

Carlotta: Invece no. Se a te non sta bene recitare il rosario te ne puoi anche andare di la', con lei.

Beatrice: Andateci voi di la' con lei, visto che siete tanto brave.

Carlotta: Cos'e', hai paura? Di tua sorella!

Beatrice: Non voglio stare da sola con lei.

Carlotta: Io e Rossana l'abbiamo vegliata tutta la notte, mentre tu te ne stavi a dormire.

Beatrice: Ho due bambini io e non posso lasciarli soli.

Carlotta: C'e' sempre suo padre. In certi casi Raffaele potrebbe anche abbassarsi a cambiare i pannolini.

Beatrice: Raffaele deve lavorare, deve alzarsi presto la mattina.

Carlotta: Perche', tu non lavori di giorno?

Beatrice: Che ragionamenti da gallina.

Carlotta: Avanti Rossana, riprendi il rosario.

Rossana: Sentite?

Beatrice: Che cosa?

Rossana: Sentite, e' il profumo delle arance.

Carlotta: Lo senti solo tu.

Rossana: E' la benedizione di Dio che scende su questa casa.

Beatrice: Dio avrebbe potuto ricordarsi di noi un po' prima.

Carlotta: Non bestemmiare!

Beatrice: La nostra vita e' una bestemmia. Aveva fatto bene Giuliana a venirsene quassu' a Monreale, lontano da Palermo e da tutti.

Carlotta: Certo, lontano anche dalla sua famiglia. Continuiamo a pregare.

Rossana: Giuliana aveva deciso indipendentemente da voi, la sua era stata una scelta di vita assolutamente personale.

Carlotta: Cosa ne vuoi sapere.

Rossana: Lo so. Giuliana s'era confidata con me proprio quando si trasferi' in questa casa. (Con tono provocatorio) Se non sbaglio fui l'unica a venirla a trovare.

Carlotta: Tu sei solo sua cugina, per te e' diverso.

Rossana: E' diverso perche'?

Carlotta: Perche' papa' a te non poteva proibirlo.

Beatrice: Comunque non fu l'unica a venire a Monreale.

Carlotta: E chi altri?

Beatrice: Vannina.

Carlotta: Non e' possibile.

Beatrice: E allora chiediglielo quando verra'.

Carlotta: Non verra', stai tranquilla.

Beatrice: Si che verra'.

Carlotta: No, non Vannina.

Beatrice: Allora glielo potrai chiedere questa sera a casa, o domani.

Rossana: Voi non sapete quanto vi amasse Giuliana, quanto affetto...
Carlotta: Tanto di quell'affetto che se ne ando' via. Dopo gli sforzi fatti da papa' e soprattutto da Vannina. Vannina ha sacrificato la sua vita per noi, per le sue sorelle, e Giuliana ha sputato nel piatto che le era stato porto con tanto amore e quello si che era amore, affetto tangibile.

Rossana: Ti sbagli Carlotta. Forse tu non hai mai voluto veramente parlare con Giuliana.

Carlotta: Perche' lei si? Da quando se ne ando' non ci ha mai piu' cercate, non un cenno, una telefonata. Niente! Nemmeno quando stava per morire ci ha mai cercato e a chi doveva chiedere aiuto se non alle sue sorelle, a suo padre alla sua famiglia? Lei non l'ha mai potuta soffrire la sua famiglia, ci ha sempre ritenute non degne di lei, aveva quasi paura a toccarci, nemmeno fossimo sporche.

Rossana: Non sapete quanto mi dispiaccia sentirvi parlare cosi'. Soprattutto ora che Giuliana non puo' piu' difendersi.

Carlotta: Ci ha disprezzate anche in punto di morte, non ci ha tenute degne nemmeno di venirla a seppellire.

Rossana: Che ne sapete? Che ne sapete degli ultimi istanti della sua vita?

Carlotta: Senti cugina se non fosse stato per il puzzo del suo cadavere che ha impestato anche il giroscale a quest'ora la cara sorellina Giuliana sarebbe ancora seduta a marcire su quella poltrona. (Indica una poltrona vuota, l'unica poltrona della sala) Degli ultimi istanti della vita di Giuliana, parli? Ma quali istanti? Sono tre anni che Giuliana ci aveva dimenticate.

Rossana: Ma voi l'avete mai cercata, anche per insultarla, anche per dirle in faccia queste cose?

Carlotta: Sarebbe stato fiato sprecato.

Beatrice: Poi, a noi non avrebbe mai dato retta, se non l'ha data a Vannina figurarsi a noi.

Rossana: Giuliana si e' lasciata morire, questo e' certo, e voi lo sapevate, che stava male, che non mangiava piu', e non avete fatto nulla, come non avete fatto nulla per Emanuele.

Carlotta: Ti pare il momento di rinfacciarci queste cose, di ricordarci della morte di Emanuele.

Rossana: E quando dovrei farlo? Per parlare con voi bisogna mandarvi una domanda in carta da bollo!

Carlotta: Allora parliamone, e diciamo le cose come stanno. Di quanto Giuliana amasse nostro fratello. E' meglio lasciar perdere credimi.

Beatrice: Almeno Emanuele potevi non ricordarcelo Rossana. Almeno oggi.

Rossana: Emanuele e' morto solo sei mesi fa. Fate presto voi a dimenticare.

Carlotta: Se noi dimenticassimo realmente oggi non saremmo qui. Questa notte non avrei vegliato una sorella che per noi era morta e sepolta gia' da tre anni. Almeno di questo me ne devi dare atto.

Rossana: Eppure sapevate della sua malattia.

Carlotta: Malattia. Era una bandiera per lei. Fin da piccola.

Beatrice: Non si puo' far niente con ragazze cosi', prima o poi... anche se le fossimo state dietro.

Carlotta: Non vedo comunque perche' te la prendi solo con noi, anche tu sapevi.

Rossana: Io non sto piu' a Palermo da tre anni, da quando Giuliana si trasferi' qui. Quando la venni a trovare fu anche per salutarla. Ci siamo scritte qualche volta e qualche volta scrissi a voi per mettervi in guardia, per dirvi che stava peggiornado, ma voi niente.

Beatrice: Andiamo,Vannina spese tutti i suoi soldi in dottori. Soldi che nemmeno papa' voleva piu' mettere, tanto considerva nostra sorella inguaribile. Nessuno avrebbe potuto fare nulla. Se una non vuole mangiare non la si puo' certo obbligare. E anche quando la si obbligava, vomitava. Una volta fini' in ospedale con le flebo al braccio. Se le strappava e urlava: Non sporcatemi, gridava, Non sporcatemi! Con una cosi' cosa si poteva fare?

Rossana: E' incredibile l'odore delle arance, dalla conca d'oro arriva fin quassu'.

Carlotta: Si, si le arance. Vorrei sapere dove trovi la fantasia di pensare a queste cose? Il rosario cugina, almeno non siamo costrette a parlare.

Rossana: Voi non sentite nulla?

Carlotta: No.

Beatrice: Io forse un po', ma forse no. No,neanch'io.

Rossana: (Riprende a sgranare il risario) Ave maria, gratia plena, dominus tecum.

Beatrice: No, ti prego, ti prego no. Non posso piu' sentire quella tiritera. Te l'ho gia detto.

Carlotta: Arrivassero almeno le pompe funebri potremmo andare al cimitero, sarebbe un sollievo. Non posso piu' stare in questa casa.

Beatrice: Io invece vorrei che venisse Vaninna, potrebbe dirti Rossana come stanno realmente le cose a lei tu crederesti.

Rossana: Che argomenti avrebbe lei, piu' convincenti dei vostri?

Beatrice: E' la piu' grande ed e' come se fosse nostra madre, lo sai bene. Da quando mori' mamma fu lei a tirare su tutte noi e poi anche Emanuele.

Carlotta: Anche tu Rossana e' quella che stimi piu' di tutte. Ci vuol poco a stimare Vannina, ha lasciato la scuola a quindici anni e da allora non ha fatto altro che pensare alla famiglia senza mai darsi tregua.

Rossana: Io vi stimo tutte allo stesso modo.

Carlotta: Non essere ipocrita, non tu ti prego. I veri poli di attrazione della nostra famiglia sono sempre state Vannina e Giuliana, una in positivo e l'altra in negativo. Io e Beatrice non siamo mai contate nulla. Siamo le mezzane, robetta senza peso.

Beatrice: Giuliana pero' fino a dodici o tredici anni e' sempre stata la piu' coccolata di papa' e Vannina un po' ci soffriva.

Rossana: Vi dimenticate sempre di Emanuele. Non e' lui il piu' piccolo?

Beatrice: Cosa vuoi e' venuto talmente dopo e poi io, mi vergogno a dirlo, ma associo la sua nascita sempre con la morte di mamma. Poverina se ne ando' solo tre mesi dopo il parto. Io avevo 11 anni ma mi ricordo come se fosse adesso. In ospedale non ci fecero entrare, io e Carlotta ci tenevamo strette mentre Vannina era gia' grande, era seria, impassibile.

Rossana: E Giuliana?

Carlotta: Non lo indovini? Giuliana non volle venire, preferi' restare a casa a giocare.

Rossana: Aveva solo dieci anni.

Beatrice: E non ne avevo 11 io e 13 Carlotta? Non era una differenza cosi' grande. Ma lei no sempre sola, caparbia. Ci credi? Io non l'ho mai vista piangere, nemmeno quella volta che si ruppe un braccio.

Rossana: Probabilmente si vergognava a farsi vedere.

Carlotta: Certo, per questo non venne al funerale di mamma e nemmeno a quello di Emanuele. Perche' si vergognava a farsi vedere piangere. Come sei ingenua cugina. Solo la suora potevi fare.

Rossana: Nemmeno io sono venuta al funerale di Emanuele.

Carlotta: Cosa c'entra era il tuo periodo di clausura, non potevi certo lasciare il convento.

Beatrice: Comunque Giuliana si guardo' bene dal farsi vedere, vorrei sapere cosa le sarebbe costato.

Rossana: Ma la avviso' qualcuno?

Beatrice: Vannina, e' logico. 

Carlotta: Io ho chiuso il mio salone per due settimane in luglio, per questo lutto e Beatrice in ufficio si e' fatta dare delle ferie per stare vicina a papa' e a noi. Quell'altra non si e' vista, mai.

Rossana: Pero' questi articoli (Indica le fotocopie e gli album) li vedete anche voi, vedete con quale attaccamento abbia tenuto tutti i giornali che parlavano di Emanuele.

Carlotta: Stupidaggini, follie. Ma non ti rendi conto? (Prende in mano un album e lo sfoglia) Un album intero pieno della stessa fotocopia. Sempre la stessa. E questi ritagli: (prende una manciata di minuscoli ritagli su una credenza) frasi sparse, coriandoli di parole prive di senso. Una carnevalata, te lo dico io, una mascherata per mostrare il dolore che non aveva. Te ne faccio un milone di fotocopie se voglio.

Rossana: Puoi sempre cominciare.

Carlotta: Ma cosa dici? Cosa dici? E ringrazia l'abito che porti se non ti rispondo peggio.

Rossana: Tu ti rifiuti di comprendere.

Carlotta: Puo' darsi. Forse una povera parrucchiera non puo' arrivarci, forse e' questo. E tu Beatrice che hai studiato piu' di me, che hai fatto le ragionerie, che ne dici?

Beatrice: Che devo dire. Io non le avrei mai fatte queste fotocopie, io non ho tenuto nemmeno un articolo su Emanuele, mi avrebbe fatto troppa impressione.

Carlotta: Lo vedi, era perversa Giuliana, c'e' solo da provare orrore nel guardare questa roba. Orrore.

Beatrice: Sentite!

Carlotta: Che c'e'?

Beatrice: No niente, mi era parso di sentire l'odore delle arance, ma mi sono sbagliata.

Carlotta: Beatrice, se andassi a vedere perche' quelli delle pompe funebri ci mettono tanto? Dovevano essere gia' qui. Tra un'ora c'e' la messa.

Beatrice: Perche' non ci vai tu?

Carlotta: Magari in strada potresti sentire l'odore delle arance.

Beatrice: No,non mi va piu' di sentirlo.

Carlotta: Io sento sempre l'odore dell'henne'invece. Ne faccio talmente tanti, che ormai so anch'io di quella specie di mistura. Ma e' buono: liquirizia misto a soldi delle clienti (ride).

Beatrice: Tu si che guadagni, hai fatto bene a farti aprire quel salone da papa', io sono stata meno intelligente.

Carlotta: Tu ti sei fatta incastrare a 18 anni. Eppure sia io che Vannina ti dicevamo di stare attenta.

Beatrice: Si pero' Raffaele era cosi' forte e... (ride) bravo.

Rossana: Verra' vostro padre al funerale di Giuliana?

Carlotta: Che cosa?

Rossana: Chiedo se zio verra' al funerale.

Carlotta: Certo che verra', ma non per Giuliana; solo perche' non si parli male di lui.

Rossana: E Vannina?

Beatrice: Io dico di si', anzi vedrete che a momenti suonera' il campanello e sara' lei.

Carlotta: No, dopo che Giuliana non ando' al funerale di Emanuele giuro' che non l'avrebbe mai piu' rivista nemmeno se fosse morta. Era furibonda con lei, ed aveva ragione.

Rossana: Quando ha saputo che Giuliana era morta cosa fece?

Carlotta: Niente, assolutamente niente.

Beatrice: Non e' vero disse che le stava bene che se l'era meritato.

Rossana: E voi perche' siete qui? Per paura come vostro padre, che la gente possa parlare male di voi?

Beatrice: Certo, per questo, solo per questo.

Rossana: (Sommessamente ricomincia il rosario) Ave Maria...

Beatrice: Devi proprio Rossana? Te l'ho chiesto per favore, il piu' piccolo non ha dormito per niente questa notte ho la testa che mi scoppia.

Rossana: Giuliana l'avete sempre demonizzata per il suo atteggiamento cosi' severo verso se stessa.

Carlotta: E' incredibile che una suora ragioni in questi termini.

Rossana: Perche'?

Carlotta: Perche' Giuliana non poteva essere l'arbitro della su vita. Non c'insegna questo il vangelo? O sbaglio?

Rossana: E allora?

Carlotta: Allora? Privandosi del cibo Giuliana si e' volontariamente suicidata. Quindi mi meraviglio che proprio tu venga a fare di questi discorsi! Rossana ti scongiuro: basta parlare, riprendi il rosario.

Beatrice: Ma porca miseria! Dittelo da sola il rosario, ripassalo mentalmente. Mi sembra di averlo detto abbastanza chiaramente di avere mal di testa.

Rossana: Il cibo che cercava Giuliana era la purezza, la preghiera se vogliamo, solo di questo si voleva nutrire, era troppo sensibile per noi.

Carlotta: Bella sensibilita'.

Beatrice: Una persona sensibile non si riduce come s'e' ridotta lei, non la minima attenzione nemmeno verso se stessa.

Rossana: Giuliana non sopportava piu' la gente che le stava intorno...

Carlotta: Ecco finalmente lo dici.

Rossana: Eppure amava il suo paese, la sua famiglia con una intensita' che non ha paragoni.

Carlotta: Stando chiusa in un appartamento a Monreale.

Rossana: Questo appartamento se lo scelse con la massima attenzione. Qui dietro c'e' la cattedrale, con il grande Cristo dorato e sul davanti la terrazza sulla conca d'oro. Da qui poteva vedere tutta Palermo, poteva idealizzarla, giudicarla, viverla per cio' che ogni Siciliano vero vorrebbe che fosse.

Carlotta: E cioe'?

Rossana: Lo chiedi a me. Ora? Vai di la' e chiedilo a Giuliana.

Beatrice: Andare a chiedere a una morta cosa pensa di Palermo? Ma cosa dici?

Rossana: Andate a guardare il suo volto. Lo sapete che quando ieri l'ho vestita la testa appoggiata sul cuscino si e' girata verso la terrazza? Verso la conca d'ora, verso l'odore delle arance.

Carlotta: (Sarcastica) Un miracolo, e' avvenuto un miracolo. Stai a vedere che Giuliana diventera' anche Santa.

Beatrice: Fa freddo qui, non trovate? E' un gennaio molto freddo questo. Non c'e' nemmeno il riscaldamento.

Carlotta: Mi e' venuta voglia di parlare di Emanuele. Non hai qualche bella frase anche per lui? Non e' giusto fare tanti discorsi per Giuliana e non per Emanuele. In fondo qualche bella frase se la meriterebbe molto di piu' lui che e' morto senza volerlo, senza saperlo. Se ci fosse stata qui Vannina non avresti osato. Ha ragione Beatrice ci vorrebbe Vannina. Lei non ha la tua cultura ma ti avrebbe messa a posto in due minuti.

Rossana: Avete finito di farvi scudo di vostra sorella maggiore. Mettetemi a posto voi se ne avete gli argomenti.

Carlotta: Dicevi di volerci bene a tutte noi indistintamente. Lo vedi che era solo una frase fatta.

Rossana: E' proprio stando qui a discutere con voi che vi dimostro il bene che vi voglio.

Carlotta: Per te e' tutto facile che vivi in un convento, come un convento e' questo: lontano dal mondo, lontano dalla realta'.

Rossana: Io vivo questa relata' quanto voi.

Carlotta: Il mondo e' molto diverso da quattro preghiere messe in fila come questi articoli di giornale.

Rossana: A si'? E cosa avrebbe di diverso?

Beatrice: (ride) La mafia!

Carlotta: (Alla sorella con sufficienza) Idiota.

Rossana: Era meglio che me ne restassi nel mio convento vero? Con le mie preghiere.

Carlotta: Perche'? Anzi.

Rossana: Ne sei sicura Carlotta? Quello che cercavo di dirti e' che la preghiera e' tutto cio che si vive, i propri gesti i propri sentimenti. Sono molto pericolose le preghiere, noi lo sappiamo bene.

Beatrice: Infatti il tuo rosario fa venire il mal di testa. (ride da sola, poi sentendo il silenzio si zittisce imbarazzata)

Carlotta: Arriva dove vuoi arrivare Rossana.

Rossana: Non credo che debba essere io a tirare le conclusioni, nel senso che le conosci benissimo da sola.

Carlotta: Invece no.

Beatrice: Ma di cosa state parlando?

Carlotta: Di noi Beatrice, della nostra famiglia.

Beatrice: (Risponde senza capire) Ahh.

Carlotta: Non crederai di farmi paura Rossana.
Rossana: E' un discorso chiuso, lo sai meglio di me.

Carlotta: Ma muori dalla voglia di parlarne. Non e' vero? Ma cosi' senza uno scopo, quasi per passare il tempo, un sostitutivo al rosario.

Rossana: (Quasi la frase le fosse scappata di bocca) La nostra famiglia e' un covo di disonesti.

Carlotta: Eccola la'. Vorrei sapere come ti permetti?

Rossana: (Pentendosi) Ave Maria Gratia Plena, dominus tecum...

Carlotta: Ti ho chiesto come ti permetti! Tu non sei morta, hai la lingua per rispondermi.

Rossana: Perche' ti arrabbi? Ho calunniato qualcuno?

Carlotta: Hai calunniato tutti noi.

Rossana: Ave Maria, gratia plena, dominus tecum...

Carlotta: Smettila con quel rosario!

Rossana: Adesso devo smettere? Non volevi proprio tu che continuassi?

Beatrice: Si, si continua, mi e' passato il mal di testa.

Carlotta: Sei una serva Rossana, solo una povera serva. 

Rossana: Vogliamo parlare di Emanuele adesso, vogliamo dirci sinceramente perche' sia morto? Vogliamo dire qualche bella frase per lui?

Carlotta: Ci fosse Vannina! Se arrivasse.

Rossana: Mio padre e mio zio sono due delinquenti e Vannina lo stesso.

Carlotta: Non parlare cosi' di Vannina!

Rossana: La nostra era una famiglia in ginocchio, al punto che dovetti farmi suora per non pesare a nessuno. Spero che vi ricordiate dei pianti che mi feci. Ma questo conta poco, i pianti di una quattordicenne non sono nulla in confronto alle nefandezze fatte dai nostri parenti. Nel giro di due anni le cose cambiarono enormemente, al punto che chiedete e papa' vi da'! Voglio un salone, ma non uno qualunque, il piu' bello di Palermo. Ed ecco che zio mette mano al portafoglio. Voglio una casa, eh Beatrice, con vista su piazza della Marina. Raffaele, e' bravo, come dici tu, ma e' disoccupato. Ed ecco la casa e il lavoro per Raffaele. Lo sai cosa realmente fa tuo marito Beatrice? Cosa fanno tuo padre e la tua amata sorellina?

Carlotta: No, non lo sappiamo diccelo tu!

Rossana: Io?

Beatrice: Avanti diccelo, poi lo vado a riferire a Vannina.

Carlotta: Senti Rossana, smettila di sparare nel vuoto, se vuoi colpire colpisci,ma fallo bene pero', altrimenti stai zitta.

Rossana: Vorrei che ci fosse Vannina.

Carlotta: Lo vorremmo tutte, forse anche Giuliana, di la' distesa sul letto, ma Vannina non c'e' e dovremo cavarcela da sole.

Rossana: Una volta lessi una commedia di tre sorelle che ogni sera dicevano il rosario con la madre e cercavano d'intercedere con lei per una sorella ripudiata ed ora moribonda. Non riuscirono a convincerla e la sorella mori' sola senza mai piu' rivedere la madre che tanto amava.

Carlotta: Commovente, ma non e' certo il nostro caso, semmai il contrario.

Beatrice: E poi cosa c'entra? Se hai qualche cosa contro papa' denuncialo. Se sei sicura di quello che dici. Non dobbiamo temere niente noi.

Carlotta: Stai zitta.

Beatrice: Perche'? Cosa dobbiamo temere noi? Una suora che ha le visione, vede i morti girare la testa, sente continuamente l'odore delle arance. E poi cosa fa? Se denucia nostro padre denucia automaticamente anche il suo. (ride)

Carlotta: Stai zitta!

Beatrice: (facendosi molto piccola) Cosa ho detto di male? E' vero.

Carlotta: Certo che e' vero e Rossana lo sa molto meglio di te, il problema e' sapere cosa pensa realmente.

Beatrice: Se lo pensa e basta non e' certamente un problema.

Rossana: Io prego, prego in continuazione per tutti noi. Di notte e di giorno. Altro che il tuo mal di testa Beatrice. Mi sembra di scoppiare a volte, e allora cerco i muri della mia cella e mi appiattisco sopra, e vorrei diventare calcinaccio, vorrei sparire per sempre. 

Carlotta: E' questa la realta' che ti insegnano in convento? Lo vedi che avevo ragione io!

Rossana: Non e' vero! Non mi puoi rinfacciare una scelta che non e' stata mia! La realta' la subisco molto piu' io di voi due. Hai voluto un salone e ce l'hai! Tu ti sei voluta sposare Raffaele, ed eccoti servita. Voi vi state godendo la ricchezza della nostra famiglia mentre io ogni giorno sconto la miseria in cui eravamo.

Carlotta: Ah ecco dove sta il tuo moralismo! Nel rancore.

Rossana: Magari Carlotta fosse cosi'. Magari. Lo vorrei anch'io, sarebbe talmente semplice. Il problema e' un altro. E' che in questi lunghi anni, nonostante appartenga a voi ho imparato anche ad appartenere a nostro Signore.

Carlotta: E sono due cose assolutamente incompatibili.

Rossana: No purtroppo. Non per me. Ma cio' nonostante non posso fare a meno di considerare le cose come stanno.

Carlotta: La realta' e' una sola: e' che Giuliana ci ha disprezzato tutti, anche morendo.

Rossana: Anch'io vi ho disprezzati un'attimo fa.

Carlotta: Sciocchezze. Il tuo rancore lo capisco e lo giustifico, e poi sei sempre qui con noi, reciti il rosario con noi, ti siedi alla nostra stessa tavola, abbracci i tuoi parenti come e' giusto che sia in ogni famiglia rispettabile.

Rossana: (recita una poesia) Come vorrei abbattere ogni ostacolo,
Spezzare ogni legame!
Liberamente con te librarmi lassu',
Nel firmamento eternamente azzurro!
Con quale gioia loderei
Il dio che ha nome liberta'.

Beatrice: Che roba e'?

Rossana: Alcuni versi che mi scrisse Giuliana nella sua ultima lettera. Lei e' l'unica di tutte noi che ha saputo realmente staccarsi da cio' che c'e' di schifoso nella famiglia.

Carlotta: Io vorrei sapere di che ti lamenti? Nessuno ti disturba, nessuno pretende piu' niente da te, stai nel tuo convento punto e basta, mangi,dormi, non hai preoccupazioni.

Beatrice: Magari te la fai anche con il confessore.

Rossana: Io mi lamento di non aver avuto il coraggio di Giuliana, di non avere la sua fede.

Carlotta: Vale cento volte di piu' l'abito che indossi di tutto cio' che ha pensato Giuliana nella sua vita.

Rossana: Non bestemmiare.

Carlotta: Sei una sventurata Rossana.

Rossana: E' vero, questa volta hai ragione.

Carlotta: Ma ti rifugi in noi e questo ti fa onore.

Beatrice: Beh? Non si stava parlando di denuce? Allora lo denunci o no papa'? (Ride)

Carlotta: Smettila di ridere.

Beatrice: Io faccio quello che mi pare, poi sono contenta mi e' passato il mal di testa.

Carlotta: Quindi possiamo riprendre il rosario?

Beatrice: E se arrivano le pompe funebri?

Carlotta: Allora ce ne andremo al cimitero, ma finche' non arrivano... 

Beatrice: Va bene, ma piano, a bassa voce.

Rossana: (Sgranando sommessamente il rosario) Ave Maria, piena di grazia, il signore e' con te.

Carlotte e Beatrice: Tu sei benedetta fra le donne, com'e' benedetto il frutto del ventre tuo Gesu'.

Rossana: Santa Maria...

Carlotta e Beatrice: Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte.

Rossana Carlotte e Beatrice: Amen.

Rossana: Ave Maria, piena di grazia..

Carlotta e Beatrice: Il signore e' con te, tu sei benedetta fra le donne, com'e' benedetto il frutto del ventre...


Suonano alla porta d'ingresso.


Beatrice: Hanno suonato alla porta.

Carlotta: Abbiamo sentito.

Beatrice: Chi va ad aprire?

Rossana: Vado io, non sara' certamente il diavolo.

Carlotta: Il diavolo? Saranno finalmente le pompe funebri. (Rossana e' uscita)

Beatrice: Se non sono i becchini magari e' Raffaele, gli avevo detto di venire.

Carlotta: Raffaele?

Beatrice: Beh, perche'? Anche lui fa parte della famiglia.

Carlotta: (Poco convinta) Si, si. E i bambini chi te li tiene?

Beatrice: Mia suocera. (Chiama verso l'ingresso) Raffaele sei tu?

Vannina: (Entrando) No, sono solo Vannina. Mi dispiace. (E' vestita con un appariscente e volgare soprabito rosa shoking. Rientra anche Rossana, ha in mano una sporta della spesa. Non e' per niente tranquilla.)

Carlotta: (Stupita) Vannina.

Vannina: Che c'e'?

Carlotta: No, niente.

Vannina: Sembri stupita.

Carlotta: E' vero, non mi aspettavo che venissi...proprio qui.

Vannina: E' tanto terribile questo posto?

Carlotta: No ma e' la casa di Giuliana, e lei e' di la'...

Vannina: Morta. (Carlotta la guarda interrogativamente, Beatrice risponde con un filo di voce)

Beatrice: Si, certo... morta.

Vannina: Dunque, non e' piu' casa sua questa.

Rossana: Non vuoi andare da Giuliana? (Indica verso la sua stanza)

Vannina: No. Preferisco di no.

Rossana: Non ti sei nemmeno vestita a lutto.

Vannina: Quale lutto? Oggi e' la festa di Giuliana. E' da quando e' nata che aspettava questo momento, ed io sono venuta ad onorarla vestita del colore che lei preferiva. (Ride) Portando tutto il necessario per festeggiarla. (Indica la sporta che Rossana tiene ancora automaticamente in mano.)

Rossana: (Un po' impaurita) Cosa c'e' in questa sporta? Te l'ho presa dalle mani senza nemmeno accorgermene.

Vannina: Non me l'hai presa te l'ho data io.

Beatrice: Ma non c'e' tempo di festeggiare, adesso arrivano i becchini e...

Vannina: Ho telefonato che il funerale e' rimandato a domani.

Beatrice: In che senso?

Vannina: Nel senso che il funerale non si fara' oggi ma domani. 

Rossana: Non stai dicendo sul serio.

Vannina: Ho mai parlato a vuoto?

Carlotta: Ma tutti quelli che verranno.

Vannina: Chi verra'?

Carlotta: Papa', le colleghe di Vannina.

Vannina: Le colleghe di Vannina? Sono io Vannina, idiota.

Carlotta: Scusa, intendevo di Giuliana: le maestre sue amiche.

Vannina: Papa' l'ho gia avvisato io e in quanto a quattro stupide maestre rincoglionite... (Ride) Ve le vedete aspettare al cimitero! (Rammenta qualche cosa e diventa seria, quando ha dovuto aspettare lei Giuliana) Gia'. Comunque io ho deciso e non voglio sentire ragioni.

Carlotta: Non e' possibile. Ecco Vannina... 

Vannina: Che c'e'?

Carlotta: Il cadavere ormai...

Beatrice: Ha ragione Carlotta, ormai... (ride stupidamente) puzza. Non possiamo aspettare piu' nemmeno un'ora. D'altronde puzzava gia' prima che la trovassero, la' su quella poltrona. 

Carlotta: Chissa' quanti giorni c'e' rimasta prima di morire.

Vannina: Su quella poltrona fu trovata?

Beatrice: Certo e' stata la vicina.

Vannina: Non me la so immaginare ferma su una poltrona. Era sempre in movimento, come se camminasse su dei carboni ardenti. Per lei dev'essere stato terribile, come un'enorme penitenza, come una condanna.

Tutte e quattro sono girate verso la poltrona, nei loro volti sembra affiorare il ricordo di Giuliana. 


SCENA SECONDA.

Stessa scena. E' luglio e fa molto caldo, le persiane sono spalancate. La luce e' estremamente violenta e anche la vecchia sala, come il resto di Monreale, non riesce a sfuggirealla determinata implacabilita' di quel pomeriggio estivo. Giuliana e' seduta sulla poltrona in un angolo della stanza, la stessa poltrona indicata da Carlotta nella scena precedente. Ha sulle ginocchia un album pieno di articoli di giornale e di fotocopie di altri articoli. Sta incollando sull'album un articolo. Preme l'articolo sulla pagina dell'album freneticamente ed ossessivamente. E' molto magra ma sembra dotata di una misteriosa energia inesauribile, che la fa muovere in continuazione come un animale chiuso in gabbia. E' vestita con un fresco abitino di cotone rosa molto pallido. Al centro della sala, vicino al grande tavolo di noce scuro, in piedi, statuaria, c'e' Vannina. E' vestita a lutto, anche se il taglio del suo vestito e' molto provocante, e non nasconde certo le prorompenti forme della ragazza, anzi le accentua, le asseconda, le valorizza quasi in lei si sintetizzasse l'amore tra Eros e Tanatos. Fuma volgarmente una sigaretta.

Vannina: (Rompendo il lungo silenzio) Ti da' fastidio se fumo? (Non ottiene risposta) Lo so che ti da' fastidio. (Silenzio) Io comunque fumo lo stesso!

Giuliana: (Persa) Fai come credi.

Vannina: Certo che faccio come credo. L'ho sempre fatto. Compreso il venire qui, adesso.

Giuliana: Lo so.

Vannina: (Infuriata) Cosa cazzo sai tu! Niente! Un beato cazzo di niente! (Spegne la sigaretta)

Giuliana: Non arrabbiarti cosi' Vannina, diventi brutta.

Vannina: Ti ho portato una cosa. Era nella nostra stanza. Te la ricordi ancora la nostra stanza? Te la ricordi ancora casa tua?

Giuliana: Questa e' casa mia.

Vannina: Lo vuoi vedere cosa ti ho portato?

Giuliana: (Impaurita) Che cos'e'?

Vannina: (Aprendo la sua borsetta e prendendo una foto in una cornice d'argento. La foto raffigura Giuliana, Vannina, Carlotta, Beatrice ed un bambino piu' piccolo di loro: Emanuele, il loro fratellino) Che cos'e'? Te lo faccio vedere subito che cos'e'! (Prende la foto e la scaraventa per terra ai piedi di Giuliana. Il vetro va in frantumi.)

Giuliana: (Mentre Vannina getta la foto ha una reazione violenta) No! (Poi si getta sulla foto gia' frantumata a terra) La foto, la nostra foto.

Vannina: Bene, vedo che ti e' tornata di colpo la memoria!

Giuliana: Perche'? Chi te ne ha dato il diritto?

Vannina: Su quella foto ci sono anch'io, quindi.

Giuliana: Ce la fece papa' il giorno della prima comunione di Emanuele.

Vannina: Ma non mi dire.

Giuliana: C'era il sole quel giorno, era primavera e Palermo profumava di mille colori. E noi eravamo ancora tutti uniti. 

Vannina: Anche oggi c'e' il sole. Forse troppo,non trovi? Quasi non si riesce a respirare.

Giuliana: Abbiamo litigato quel giorno, per chi doveva pettinarlo. Eppure eravamo gia' grandi. Alla fine lo pettino' nostra cugina Rossana. Urlammo talmente tanto. 

Vannina: Ah si? Vorrei sapere che importanza abbia ora.

Giuliana: Era cosi' emozionato Emanuele. Inciampo' sull'altare quando si avvicino' alla particola, e il sacerdote lo prese per un braccio. Sarebbe caduto altrimenti. Povero Emanuele: il viso gli divento' tutto rosso.

Vannina: Sei completamente pazza.

Giuliana: (Facendole il verso) Sara' questo caldo. Cosa dici? D'altronde siamo a luglio e la Sicilia e' un'inferno...l'estate. (Va a porre, con grande cura, la foto sul tavolo)

Vannina: Basta giocare.

Giuliana: E' tanto che ho smesso di farlo.

Vannina: Non si direbbe.

Giuliana: Perche'? A cosa ti riferisci?

Vannina: Davvero non lo indovini? Ho aspettato dieci giorni prima di venire. Magari e' malata ho pensato, forse e' in una di quelle sue crisi. Per questo non si e' fatta vedere, ne' sentire. Che vergogna.

Giuliana: Avevo da fare.

Vannina: Vedo. Abbiamo ritardato il funerale di mezz'ora per aspettare i tuoi porci comodi. Fino all'ultimo ho sperato che la piccola Giuliana spuntasse da un momento all'altro.

Giuliana: (Alludendo alla cornice) Potevi non gettarla cosi'. Hai visto: hai rotto lo specchio ed ammaccato la cornice. Anche gli oggetti, i ricordi, hanno un anima, cosa credi. Per fortuna la foto e' rimasta intera.

Vannina: Giuliana! C'erano piu' di duecento persone ad aspettare soltanto te! Papa' era furibondo!

Giuliana: Scusami, non capisco.

Vannina: Sei un'idiota! Una povera scema! Ti ho sempre difesa fino adesso...

Giuliana: (Alzando spropositatamente il tono) Nessuno ti ha mai chiesto niente! Ho mai chiesto l'aiuto di nessuno! Sto facendo la mia vita. Non voglio niente, non chiedo niente!

Vannina: (Lapidaria) Se papa' sa che sono venuta a Monreale mi caccia di casa. Tu non sei piu' sua figlia dal giorno del funerale, sei un nemico.

Giuliana: Io non sono piu' sua figlia da quando ho preso quest'appartamento per conto mio.

Vannina: (Con disprezzo)Almeno al funerale di tuo fratello potevi venirci. Sei una disgraziata.

Giuliana: Sei venuta per farmi la predica, proprio tu.

Vannina: Che vuoi dire?

Giuliana: (Cambiando volutamente discorso) Guarda, guarda cos'ho qui. (Mostra prima il suo album e poi va ad uno scaffale a prendere una cartella colma di altri ritagli di giornale) Vedi li ho raccolti tutti, tutti fino all'ultimo.

Vannina: Ritagli di giornale?

Giuliana: Si. Gli articoli su Emanuele. Ne hanno parlato tanto sai, e ognuno dava una versione diversa. Non ci crederai ma ne hanno scritto anche all'estero. Guarda questo e' tedesco, l'ho preso al Goethe Institut, vedi la foto: e' il nostro fratellino.

Vannina: Giuliana...

Giuliana: (Parla sempre piu' in fretta, quasi follemente) Me lo sono fatta tradurre, c'e' una professoressa mia collega che sa il tedesco, il titolo dice: La mafia Italiana uccide un'altro bambino. E questo e' Spagnolo, facile no: Ninos, bambino, assassinato, eccetera eccetera. E questo. Questo e' il pezzo forte, una rarita'. E' di qua , e' raro per quello che dice: l'avevi mai letto? "basta con la politica del terrore" Dice "nessuno nega l'esistenza della mafia, ma e' impensabile che la Sicilia uccida cosi' i suoi figli.Il piccolo Emanuele Miceli e' stato soltanto la vittima di una atroce casualita'," (tornando normale, quasi commossa.) Casualita', incredibile vero, due colpi al torace ed uno alla testa. Casuali. "Lo piangiamo con grande pieta'" continua. E voi, al funerale, avete pianto con grande pieta'?

Vannina: Potevi venire, se volevi vederci piangere. Mi fai schifo, i ritagli dei giornali, la premura per la foto della prima comunione, eppure non hai nemmeno la decenza di vestirti a lutto ed andare ad onorare tuo fratello!

Giuliana: Tu, tu mi vieni a parlare di decenza.

Vannina: Perche' non potrei?

Giuliana: Non voglio litigare adesso.

Vannina: E io si, fa parte della mia natura. Avanti che cosa hai da dire?

Giuliana: Sei una puttana Vannina, di lusso, ma puttana!

Vannina: Come ti permetti!

Giuliana: Come ti permetti tu, a venirmi ad insultare a casa mia! Che ne sai tu del dolore! Del vuoto che sento dalla morte di Emanuele. Tu che ti fai scopare da tutti, che sei la puttana di papa'. Tutti quelli che hanno degli affari con lui passano prima da te!

Vannina: Brava, bel discorso, tirato fuori al momento giusto. Ti ringrazio della sincerita',ma non vedo cosa c'entri questo con i funerali di tuo fratello.

Giuliana: C'era anche Antonio Trani al funerale quella mattina? Eh? C'era anche lui?

Vannina: E' logico.

Giuliana: E' logico. E ci scopi ancora con lui?

Vannina: Che ti succede Giuliana, sempre tutta per benino, cosa sono questi toni, adesso?

Giuliana: Tu fai all'amore con l'assassino di Emanuele, e lo sai benissimo. Lo sai che e' stato lui, come lo sa Papa'. Come lo sanno tutti. E' vero che e' stato lui? E' vero? (Vannina non risponde. Passa un lungo silenzio) Non rispondi. Peccato. Chissa' quanti baci di cordoglio vi siete scambiati questa mattina. E vieni da me a fare la moralista. Vestiti a lutto. Onora tuo fratello. Ma di quale onore parli? Noi siamo colpevoli quanto Trani della morte di Emanuele.

Vannina: Non dire stronzate!

Giuliana: Non diciamole tutti! Io, tu, papa' questi giornali. Leggi questo.

Vannina: Ma che cosa...

Giuliana: Leggilo! Qui, a questa riga. (Le indica la riga) 

Vannina: (Legge) "Emanuele Miceli era invischiato in un traffico di droga. Era un Baby spacciatore con il vizietto, evidentemente, di non pagare le percentuali dovute."

Giuliana: Emanuele faceva questo? Dimmelo? Faceva questo?

Vannina: Perche' non sei venuta a chiederlo a Trani? O magari, se ti fossi degnata, potevi scendere dalla tua reggia e stando ben attenta a non sporcarti le mani avresti potuto chiederlo direttamente ad Emanuele, quando ancora era vivo.

Giuliana: (Strappa l'articolo di giornale dalla mani di Vannina) Ridammi quest'articolo. (Riordina nevroticamente la cartella)

Vannina: Dov'eri quando Emanuele non tornava a casa la sera? Quando io lo andavo a cercare per le strade. Eh? Facciamo le schifiltose adesso. E' facile scappare e poi giudicare. Bella casa questa, con vista sulla cattedrale e sulla conca d'oro. Si sente il profumo delle arance l'inverno e l'odore dell'incenso a tutte le messi solenni. Ma laggiu' e' diverso.

Giuliana: Lo so e oltretutto qui c'e' piu' luce, piu' aria! E' per questo che me ne sono andata. 

Vannina: (Schiaffeggiando violentemente la sorella) E allora pensaci dieci volte prima di dare della puttana a tua sorella!

Giuliana: Sei una vigliacca!

Vannina: Che faccia tosta. Se hai problemi di coscienza non cercare di riversarli su di me.

Giuliana: Ho detto che siamo tutti colpevoli, mi pare. Quindi smettila di fare la vittima. Ognuno si sceglie la vita che crede. La mia casa profuma d'incenso e si sente l'odore delle arance? Puo' darsi, comunque non me la dai a bere, tu non avresti mai perso un secondo delle tue maialate per Emanuele.

Vannina: Sei ridicola. Va bene, diciamo che se Emanuele spacciava droga a me non me ne e' mai fregato un cazzo, e lo dico solo per farti contenta, e che io mi faccio scopare da chiunque mi capiti a tiro, e allora? Scopo con Trani e' vero, volevi farlo tu per caso? Sei tu che non hai mai voluto regalare nemmeno un secondo della tua vita alla tua famiglia, sei tu l'egoista. Certo Giuliana voleva studiare. La tua casa e' piena di libri e il tuo cervello di sapere, hai esattamente la misura di cio' che e' bene e male, eppure Emanuele e' morto lo stesso, nonostante le tue belle parole ed i tuoi sensi di colpa. Sono tre anni che te ne sei andata da casa, da quando ti sei diplomata, e di cosa facesse Emanuele dalla mattina alla sera non te ne e' mai fregato niente, a te, a te!

Giuliana: Io dovevo dare uno scopo alla mia vita.

Vannina: Va bene, concesso. Ma non venirmi piu' a parlare di colpevoli o innocenti.

Giuliana: Infatti: non vedo nessun innocente. (Si piega sui suoi articoli) Perche' non mi aiuti a ritagliare questi articoli? Si fanno tante piccole magie con le forbici.

Vannina: (Gli scaraventa per terra) Giuliana! (Calmandosi) Giuliana e' possibile che tu non capisca?
Giuliana: Che cosa dovrei capire?

Vannina: L'affetto che ho per te. L'amore che ti porto. 

Giuliana: Lo so, forse e' per questo che me ne sono andata.

Vannina: Se non siamo unite in una circostanza cosi' terribile, quando mai lo saremo?

Giuliana: Ma io lo sono, lo sono. Per me tu sei molto di piu' che mia sorella, sei anche la mia migliore amica, sei mia madre. Mi hai dato tutto, hai pagato i medici quando nemmeno papa' voleva piu' darmi i soldi, e quelli erano i tuoi primi soldi...

Vannina: Lascia perdere.

Giuliana: No, no e' giusto. Mi hai aiutata negli studi.

Vannina: E allora perche'?

Giuliana: Io ho diritto alla mia vita. Sono diventata maestra e posso camminare con le mie gambe, pagarmi l'affitto di questa casa e l'universita', senza pesare piu' a nessuno. Io devo muovermi! Muovermi!

Vannina: Le cose che ho fatto per te le ho fatte con gioia, non ho mai sentito nessun peso. Guarda Carlotta e Beatrice, loro non hanno mai avuto di questi problemi.

Giuliana: Ma loro non ti vogliono bene come te ne voglio io.

Vannina: Come?

Giuliana: Luglio e' uno dei mesi che detesto di piu'.

Vannina: Che cosa hai detto prima?

Giuliana: Mi devi promettere che tornerai qui a gennaio. Questa stanza s'innonda del profumo delle arance, sembra che tutta la loro fragranza voglia rifugiarsi tra questi libri. Ed e' curioso sai? L'odore si sente solo qui, nemmeno di la' sul balcone, ma qui, nella stanza piu' lontana dalla Conca d'oro.

Vannina: Mangi?

Giuliana: Mi sforzo. Ma puoi stare tranquilla, adesso posso nutrirmi anche del ricordo di Emanuele. Mi hanno strappato una parte di me stessa. La piu' importante.

Vannina: Dovresti farti mettere almeno un telefono, non si sa mai che avessi bisogno di qualche cosa.

Giuliana: No, non ho bisogno di niente qui.

Vannina: Magari ti dimentichi del pane quando fai la spesa, mi telefoni ed io te lo porto senza che tu riesca di casa.

Giuliana: Lo faresti, anche se non sono venuta al funerale?

Vannina: Perche' non torni a casa Giuliana? Sentiamo tutti la tua mancanza.

Giuliana: Anch'io la vostra, e tanto.

Vannina: E allora?

Giuliana: Non si puo'. No.

Vannina: E' anche finita la scuola. Vieni almeno per l'estate, se proprio non te la senti ritorni quassu'.

Giuliana: Non hai detto che papa' mi considera un nemico?

Vannina: Gli parlero' io, non puo' rifiutare nulla a me.

Giuliana: Gli vuoi proporre un patto mafioso? Mi fa paura Vannina, non voglio.

Vannina: Ma quale patto?

Giuliana: Mi accetterebbe solo perche' tu lo ricatteresti, non sarebbe affetto.

Vannina: Ma non e' vero! Ho usato le parole sbagliate, ecco tutto. Anzi, forse tornando potresti colmare questo lutto.

Giuliana: Non mi fido.

Vannina: Di cosa hai paura? Hai detto che ti manchiamo. O non vuoi avere una sorella...in affari, come sono io.

Giuliana: Qui tutto ha un'anima,il grande tavolo, gli scaffali stracolmi di libri, le finestre. Io me ne sono gia' andata una volta di casa, e quella e' stata la decisione migliore della mia vita.

Vannina: Sei una stronza. Ti si tende una mano e tu ci sputi sopra. Dai Giuliana, t'aiuto a prendere i tuoi vestiti. Senti io sono seriamente preoccupata per te, ho paura che potresti ricadere nei tuoi soliti periodi terribili.

Giuliana: Papa' non mi rivorrebbe.

Vannina: Non puo'! Deve riabbracciarti.

Giuliana: Perche'? Se non mi riaccetta tu non scopi piu' con i suoi clienti?

Vannina: (Esausta) Oh Dio! Quanta pazienza pretendi da me? Tu non lo vuoi l'amore degli altri Giuliana. Non sai che fartene. Mi sono umiliata a venire da te, rischio che papa' mi cacci di casa, capisci, e tu mi tratti in questo modo. Carlotta e Beatrice le hai viste per caso? No, ma io sono venuta nonostante non te lo meritassi affatto.

Giuliana: Se non me lo meritavo non dovevi farlo.

Vannina: Vuoi dire che ho sbagliato?

Giuliana: Tu vieni da me perche' hai bisogno di pulizia.

Vannina: E' pazzesco. O sei matta o ci fai. Vorrei sapere cos'e' questa storia della pulizia? Non crederai di essere un'anima candida tu!

Giuliana: (Giuliana si siede e ricomincia a tagliuzzare giornali) Siediti ed aiutami, c'e' tanto lavoro da fare ancora.

Vannina: Giuliana, in questi tre anni sono venuta ogni tanto a trovarti, ed ogni volta mi hai riempita d'insulti, oggi piu' che mai. Eppure eccomi di nuovo qui, umilmente, pazientemente. Forse hai ragione, vengo da te per ritrovare qualla pulizia che ho perso a quindici anni.

Giuliana: Io non sapevo cosa ti facesse fare papa', ma piangevo tutte le notti e pregavo, per te, come ora sto facendo per Emanuele.

Vannina: E quando l'hai saputo? Voglio dire: veramente.

Giuliana: Quella volta che mi portarono in ospedale.

Vannina: Quando rifiutavi anche le flebo?

Giuliana: Si.

Vannina: Come hai fatto a saperlo?

Giuliana: Ti ho vista. Con Trani, nel suo albergo, o meglio in uno dei suoi alberghi. Quello al centro...

Vannina: Si, si ho capito.

Giuliana: Ti avevo seguita invece di andare a letto. Evitare il portiere fu uno scherzo. Stetti fuori dalla porta della vostra camera per tutta la notte, finche' spunto' il sole. Prima di tornare a casa mi ricordo che girai a vuoto per la Vucciria chissa' quanto tempo. Per fotuna riuscii a rientrare prima che gli altri si svegliassero. Era luglio, come adesso. Poi mi venne la febbre, per una settimana, e tutto mi faceva orrore, anche le lenzuola del mio lettino mi sembravano sporche. Pensare che Carlotta e Beatrice quando uscivi la notte dicevano che andavi a trovare la zia e restavi a dormire da lei.

Vannina: Loro non hanno mai sospettato niente. Ora sanno quello che faccio, ma ormai... sono grandi e poi Carlotta non e' certo uno stinco di Santo. Gia'. Comunque non mi hai mai detto nulla, mai. Perche' se lo sapevi?

Giuliana: E a che scopo? Per sfogarmi come ho fatto oggi.

Vannina: Spero che ti sia servito almeno?

Giuliana: No, per niente. E a te e' servito insultarmi?

Vannina: No.

Giuliana: Lo vedi. Magari nell'ira avrei potuto rendere complici anche Carlotta e Beatrice.

Vannina: Come complici?

Giuliana: Complici. Io sono stata tua complice, solo il fatto di saperlo, di non oppormi.

Vannina: Si che ti sei opposta.

Giuliana: E come?

Vannina: Con la tua malattia.

Giuliana: Non e' una vera e propria opposizione, anzi e' solo un modo per sentirmi meglio.

Vannina: Non e' mai stato possibile penetrare i tuoi pensieri.

Giuliana: Sono brutti sai, tremendi, violenti.

Vannina: Giuliana, smetti con quegli articoli.

Giuliana: Perche'?

Vannina: Guardami bene in faccia. Abbiamo ancora tante cose da dirci.

Giuliana: Infatti.

Vannina: Non ti rendi conto di quanto abbia bisogno di te. E' per questo che sopporto tutto quello che mi dici.

Giuliana: La mia casa ti e' sempre stata aperta, puoi venire qui quando vuoi.

Vannina: Io sono il centro della nostra famiglia, almeno di noi sorelle, se parlo per me parlo per tutti.

Giuliana: Tu sei disperata Vannina, te lo leggo negli occhi, e' anche per questo che accetti tutto da me.

Vannina: E tu non lo sei?

Giuliana: Ho raccolto tanti altri articoli sai, non solo che riguardano Emanuele, per lo meno non direttamente.

Vannina: Giuliana se oggi non decidi di tornare fra noi, ti giuro che non mi faro' piu' rivedere, che non esisterai piu' nemmeno per me.

Giuliana: Non correre. Prendo un'altro album. (Si alza e va al como', prende dal cassetto un'altro album e lo appoggia sul tavolone mostrando degli articoli a Vannina) Sono interessanti questi articoli, precedono di qualche settimana la morte di Emanuele, e' stato un caso che durante le ricerche ai giornali mi siano capitatati sotto il naso.

Vannina: Capisci cosa ti sto dicendo?

Giuliana: Non vuoi fumarti un'altra sigaretta? Ti prego, fuma.

Vannina: (Vannina intuisce qualche cosa, ma ostenta sicurezza e fuma un'altra sigaretta)

Giuliana: C'eri anche tu quella mattina che papa' porto' Emanuele nella stalla ad uccidere un cavallo. Bello spettacolo vero?

Vannina: Splendido.

Giuliana: Gia'. C'ero anch'io e Beatrice e Carlotta. Venni portata a forza per vedere quanto era coraggioso Emanuele. Emanuele sparo' e la fronte bianca del cavallo si macchio' di rosso. Ed io l'ho vomitato per una settimana quel sangue e ancora oggi me lo ricordo. Emanuele era tutto sudato e il cavallo lo guardava con i suoi grandi occhioni innocenti. E papa' urlava, avanti fifone e' una bestia quella, quella e' solo una lurida bastarda bestia. Premi il grilletto, spara! Spara! Aveva dieci anni Emanuele, un mese dopo me ne andai di casa. Voi avete applaudito me lo ricordo bene. Bravo Emanuele,bravo. Da morto com'era Emanuele?Aveva gli stessi occhi di quel cavallo, sbarrati nel vuoto, e quello stesso sangue sulla fronte bianca? Non applaudi adesso Vannina?

Vannina: (Applaude sarcasticamenete, con lentezza)

Giuliana: Ahh applaudi, e' giusto, si deve essere coerenti nella vita. Fu un grande gesto quello ed Emanuele divenne di colpo un uomo e un baby spacciatore e un baby killer. Quanti uomini avra' ucciso tuo fratellino? Quanti cavalli? Dico tuo. Sbaglio? Si perche' il mio Emanuele e' diverso, e' studioso, ubbidiente, non farebbe del male ad una mosca.

Vannina: Tra poco me ne dovro' andare Giuliana.

Giuliana: Si hai ragione, a volte parlo troppo, mi lascio come prendere dai sentimenti. (Prende coraggio) Sono stata indecisa fino adesso se mostrarti questi articoli, ma credo sia giusto che te li faccia vedere. Chissa' fin dove riusciremo a volerci bene Vannina?

Vannina: Me li ricordo questi (allude agli articoli): parlano della nostra ditta.

Giuliana: E questi di quella di Trani.

Vannina: E allora?

Giuliana: Guarda prendo le forbici. Sono come una bacchetta magica. (Prende le forbici) Comincio a ritagliare, e' un bel giochetto sai lo facevo anche da piccola. (Ritaglia singole parole dagli articoli)

Vannina: (Ironica) Molto interessante. 

Giuliana: Aspetta a giudicare. Dunque una sforbiciatina qua ed una dall'altra. Una specie di puzzle o di formula alchemica.

Vannina: Non hai paura di rovinarli, i tuoi articoli?

Giuliana: No, ho tante fotocopie. Le ho fatte apposta per poter ritagliare a mio piacere.

Vannina: Ho fretta Giuliana, si e' fatto tardi. Voglio una risposta da te.

Giuliana: Hei, Al Capone, un secondo, ho finito. Ecco fatto. Ora mettiamo queste parole insieme. Cosa leggi?

Vannina: Ma che cazzata e'?

Giuliana: Te lo leggo io. Abracadabra: "La famiglia Miceli truffa il noto industriale, l'onorevole Trani, le conseguenze saranno terribili! Si pensa addirittura ad un sacrificio umano per placare la sete di sangue dell'industriale. Ne e' in gioco l'esistenza stessa della famiglia Miceli, composta da padre, quattro sorelle ed un fratellino di nome Emanuele!"

Vannina: (Spegne la sigaretta) Me ne vado.

Giuliana: Allora ho ragione?

Vannina: Sei pazza. Idiota, imbecille che non sei altro. Potevi scriverla direttamente questa bella frase invece che ritagliarla dalle tue stramaledette fotocopie.

Giuliana: Ma cosi' e' come se fosse stata scritta sul giornale. Anzi e' una sintesi degli articoli di due settimane sulla morte di Emanuele. Le cause prima (mostra l'album sul tavolo) e gli effetti dopo (Mostra l'album sulla poltrona). E c'e' dell'altro.

Vannina: Cioe'?

Giuliana: Un trafiletto, piccolo, ma bellissimo. Dov'e'? Eccolo, eccolo qui: "Raffaele Bruni" Il caro e focoso marito di Beatrice, "E' stato trattenuto dalle autorita' giudiziarie per due giorni, poi rilasciato per insuficenza di elementi che ne potessero determinare l'arresto." Il giornale e' datato sei luglio, due giorni dopo la morte di Emanuele.

Vannina: Raffaele e' sempre stato una mezza tacca e sempre lo sara', l'importante e' che piaccia a Beatrice.

Giuliana: (Recita) Mi sono svegliata in una prigione

Con pesanti catene alle mani;

Piu' acuta ogni giorno e' la mia nostalgia.

E tu,liberta'! Tu mi fosti rapita.

Vannina: (Cupa) Che cos' e'?

Giuliana: Non te lo immagineresti mai.

Vannina: E' una tua poesia?

Giuliana: E' dell'ultima imperatrice d'Austria. Mi piaccino molto le sue poesie, a volte passo le notti a trascriverle su un quaderno, una la scrissi anche a Rossana, in una lettera. Povera Rossana, cosi' sola, io almeno ho me stessa con cui parlare, ma lei...

Vannina: (Ironica) Si, povera Rossana.

Giuliana: Un tempo ne scrivevo anch'io di poesie e poi le dedicavo una volta a papa', una volta a Beatrice, a Carlotta ed a nostra madre.

Vannina: Mi hai saltata.

Giuliana: No, tu sei la sintesi di tutti noi, l'hai detto tu. Davvero non ti ricordi le poesie che ti scrivevo? Te le mettevo sotto il cuscino affinche' tu potessi leggerle senza dovermi ringraziare.

Vannina: Vuoi che lo faccia ora?

Giuliana: No, non voglio nemmeno sapere se le hai mai trovate.

Vannina: Fa male ricordare vero? Come fa male vivere.

Giuliana: L'ho scritto io?

Vannina: Le buttavo nel cesso le tue poesie lo sai? Mi facevano ricordare che ero solo una bambina. Tu piangevi la notte ed io la mattina, alla luce del giorno, quando voi andavate a scuola.

Giuliana: Gia'.

Vannina: Sapevi anche questo, mi hai spiata anche mentre piangevo?

Giuliana: Io ti spiavo sempre Vannina. Di giorno, di notte. Avrei voluto cacciare indietro l'orrore ed offrirmi al posto tuo. Avrei voluto tante cose, avrei voluto mamma e papa'. Avrei voluto e vorrei tuttora essere diversa, ma non e' possibile, come non e' possibile tornare indietro. Te lo ricordi l'ultimo capodanno che facemmo con mamma: all'alba andammo al porto a mangiare il pane con la milza, io te e mamma, tutti gli altri restarono a casa a dormire. Con che appetito mangai quel pane e la milza bollita con le foglie di cavolo cappuccio. Fu l'ultima volta che mangiai con gusto qualche cosa. Come eravamo emozionate, io avevo nove anni ma non mi scordo nemmeno un particolare di quella mattina. Ricordo il sorriso di mamma e la dolcezza con cui ci guardava e l'amore con cui ti accarezzava i capelli. Se non ci fosse la mia Vannina diceva, come farei, come faremmo tutti noi, e come faremmo senza Giuliana, la piu' piccina di tutti ma la piu' forte. Poi ci strinse al petto mentre il mare si nascondeva tra le onde per lasciarci sole, noi tre, sole e felici. Sapeva gia' tutto mamma, per questo mise al mondo un'anno dopo Emanuele, per questo ci ha fatte rincontrare qui.

Vannina: Mi ricordo anch'io di quella mattina, avevo freddo e sonno, e la milza mi faceva schifo,ma e' vero: ero felice.

Giuliana: Te ne stavi andando mi pare, o hai cambiato idea?

Vannina: Cos'e' che ci divide Giuliana?

Giuliana: Questi! (Mostra gli articoli di giornale)

Vannina: Non provano nulla.

Giuliana: Pero' non te ne vai. Stavi uscendo dalla porta invece ti sei fermata.

Vannina: Curiosita': voglio vedere fino a che punto e' rimbecillita mia sorella.

Giuliana: Va bene, mettiamola cosi'. Ma ascoltami bene: da questi articoli si capisce benissimo che noi abbiamo truffato Trani.

Vannina: E' tutto?

Giuliana: Ma sei scema o ci fai?

Vannina: Ci faccio.

Giuliana: E' molto semplice: Emanuele, morendo, ha salvato te e Papa'. Non e' questione di droga, di tangenti non pagate, Emanuele non faceva queste cose, era un bravo bambino, e la notte andava in giro per Palermo per non ricevere il bacio della buona notte da nessuno di voi.

Vannina: Uno che la pensava come te vuoi dire? E'questo che ti fa piacere.

Giuliana: Sei brava a non mostrare nessuna reazione, io al tuo posto sarei gia' impazzita.

Vannina: Infatti non ne sei molto lontana.

Giuliana: Ci siamo io e te qui. Ho ragione?

Vannina: Perche' lo vuoi sapere? Per darti arie di grande investigatrice?

Giuliana: Si, per questo.

Vannina: Sai cosa farei al tuo posto adesso: scriverei una bella poesia e poi la andrei a mettere sotto il cuscino della tua sorella maggiore. Altrimenti se vuoi aspetto mentre la componi. E' piu' semplice forse. Mi chiedo se da piccola tu mi volessi uccidere con la tua bonta', con i tuoi bigliettini. Cosa speravi di ottenere? Avresti potuto darli a papa' invece che a me. Che ci avrei potuto fare io? Recitarli ai clienti mentre mi scopavano? Quanto eri stronza, adesso me ne rendo conto, bastarda, schifosa. Sarei contenta se crepassi. Ma si non mangiare, crepa, santarellina che non sei altro.

Giuliana: (Urlando) Sapevi o no che Emanuele sarebbe stato ucciso? Dopo la sua morte cio' che avete tentato di togliere a Trani e' stato restituito. Anche questo e' stato scritto su un giornale (Mostra un articolo). Papa' non avrebbe mai ceduto, e prima che il pesce piu' grosso mangiasse tutta la famiglia Miceli, hai pensato di dare tu stessa al pescecane la prova della tua infinita fedelta'. (Esasperata) E chi e' stato a farlo? Raffaele su ordine tuo!

Vannina: (Furibonda) Su ordine mio? 

Giuliana: Certo! O l'hai fatto da sola? O l'hai consigliato direttamente a Trani? Ti ho chiesto prima se era stato lui,e con forza. Ma non mi hai risposto, sei rimasta muta. Non potevi rispondermi.

Vannina: (E' fuori di se' ma non riesce piu' ad avere reazioni esplosive, fissa Giuliana senza capire, quasi balbetta nel risponderle) Che orrore, che schifo. Sei pazza, pazza! Io non ci resisto un minuto di piu' qui dentro. (Cosi' dicendo, raccoglie la sua borsetta ed esce verso il corridoio) Crepa brutta stronza! (Esce dalla porta di casa sbattendola con fragore)

Giuliana: Vannina, aspetta. Dove vai? Dimmi almeno se tornerai a trovarmi. Non lasciarmi sola. (con un filo di voce) Rispondimi Vannina.


SCENA TERZA.

Stessa situazione del finale della Scena Prima, come se un lungo flash back avesse interrotto l'azione nella suddetta scena. Le tre sorelle e la cugina Rossana stanno ancora guardando in direzione della poltrona. E' Beatrice, facendosi coraggio, a rompere il silenzio.

Beatrice: E' inutile far finta di niente. Puzza Vannina, Giuliana puzza.

Vannina: Quando una vuole crepare da sola puzza gia' prima di morire.

Beatrice: Si, hai ragione, ma non si puo' rimandare addirittura il funerale!

Vannina: (Calma, con superiorita') Il funerale e' rimandato e non voglio sentire ragioni.

Rossana: E' questione di decenza, di rispetto.

Vannina: Nessuno ha mai avuto rispetto per me, non vedo perche' ne debba avere io per gli altri.

Carlotta: Ma cosa dici Vannina, noi saremmo disposte a baciare dove passi.

Beatrice: Diglielo tu Rossana, non abbiamo fatto altro che rammentarti poco fa. Speravamo tutte che arrivassi.

Vannina: (Sospettosa) E perche'?

Beatrice: Beh, perche'...perche'...

Rossana: Perche' io mi sono permessa di dire le cose come stanno, perche' ho detto che la nostra famiglia, che tu...

Vannina: Veramente? Sul cadavere di Giuliana voi facevate dei pettegolezzi.

Rossana: Non sono pettegolezzi.

Vannina: Io sono qui per festeggiare, per essere allegra! E' il giusto omaggio alla nostra sorellina Giuliana, e nulla mi fara' cambiare idea.

Beatrice: Allora non c'e' proprio piu' il funerale.

Vannina: Non ti preoccupare Beatrice, ci sara', ma domani.

Carlotta: Scusami Vannina, non ti capisco, se proprio lo desideri festeggia dopo il funerale, una volta sepolta non ci si pensa piu'.

Vannina: Appunto, una volta sepolta...l'hai detto tu stessa.

Carlotta: Si, ma io intendevo...

Vannina: (Irritata) Vuoi pranzare qui con me, o no?

Carlotta: Se lo vuoi tu Vannina, certo, certamente.

Beatrice: A me e' tornato il mal di testa: e' terribile, molto terribile.

Vannina: Allora andrai di la' a cucinare. Rossana dalle la sporta. (Rossana le da'la sporta.)

Beatrice: Io non sono brava a cucinare.

Vannina: Come no. Raffaele parla sempre bene delle cose che gli fai. (Vannina sorride e Betrice a sua volta le risponde sorridendo scioccamente) Avanti, ho comprato tutto: le sarde, i finocchi selvatici. Avanti, noi intanto apparecchieremo.

Beatrice: E la pasta?

Vannina: Anche quella e' logico. Ora sbrigati ho fame.

Beatrice: Si, vado, chissa' che non mi passi il mal di testa.

Vannina: Ce lo auguriamo tutti. (Beatrice esce)

Rossana: Vannina e' disgustoso.

Vannina: Perche' non reciti il rosario intanto che si cuoce la pasta? Prima di suonare il campanello mi e' sembrato di sentirvi biascicare quella roba.

Carlotta: Dai smettila Vannina, tu non sei cosi' come vuoi farci credere, vai a fermare Beatrice facciamo tutto come deve essere fatto.

Vannina: Ho speso piu' di un milione per comprarmi questo vestito. Rosa! Il colore preferito dalla morta. Ho impiegato tre ore a sceglierlo. E ora si fara' quello che dico io. Come sempre.

Carlotta: Scusami, ma sento un po' di pena, per lei.

Vannina: Lei chi?

Carlotta: Per Giuliana.

Vannina: Giuliana era una stronza, non si merita altro.

Rossana: Vieni di la' a vederla. Anche un solo istante.

Vannina: Che cosa fai Rossana? Cerchi di commuovermi? Non mi far ridere. Quando mori' Emanuele Giuliana sputo' in faccia a tutti noi.

Rossana: Hai un bel vestito Vannina, e' vero, scelto con la massima cura, come il rancore che ti porti dentro.

Vannina: Ma quale rancore:sono qui per festeggiare vi ho detto. E dobbiamo essere allegre, tutte. E' un'occasione unica questa.

Rossana: Quale?

Vannina: Questa: essere qui tutte insieme. Noi, fra donne, senza gli uomini che ci hanno rovinate, che hanno rovinato la Sicilia.

Rossana: Belle parole, brava. La verita' e' una sola: tu festeggi solo la morte di tua sorella.

Vannina: E' logico, perche' e' cio' che le avrebbe fatto piacere. Me l'ha detto Giuliana stessa.

Rossana: Non dire stupidaggini.

Vannina: (Grave) Io venni a trovarla, dopo il funerale di Emanuele.

Carlotta: Allora Beatrice aveva ragione.

Vannina: Si, si. Beatrice lo sapeva . Mi scappo' di dirlo, una sera che...ero piu' triste del solito. Certamente, venni a trovarla per l'ultima volta. Dieci giorni dopo il funerale di Emanuele.

Carlotta: Potevi dirmelo, sarei venuta anch'io.

Vannina: Tu eri libera di venirci in qualsiasi momento.

Carlotta: Ma cosa dici? Papa' non me l'avrebbe mai perdonato e forse nemmeno tu.

Vannina: Cosa c'entro io?

Carlotta: (Titubante) Tu sei sempre stata un po' gelosa di Giuliana.

Vannina: Che cazzata. Quanto sei stupida.

Rossana: Carlotta non ha tutti i torti. Questa volta le devo dare ragione. Ma cio' non toglie che stai inscenando una pagliacciata.

Vannina: Accidenti, sono attaccata su tutti i fronti e pensare che ero venuta a portarvi solo un po' di allegria.

Rossana: E allora continua a divertirci, se ci riesci.

Vannina: Come pensate mi abbia accolta Giuliana? In quale disperazione crediate la abbia trovata? Vestita di rosa, fresca, argentina. (Si guarda intorno, cerca le fotocopie) Intenta a ritagliare giornali. Mentre noi, tra le lacrime, col capo chino sulla tomba di nostro fratello. E allora, non e' giusto onorarla cosi'? Pieni di colore. Pieni di quella vita che lei agognava tanto e che da sola si toglieva. 

Carlotta: (Sconsolata) Oh dio mio!

Vannina: Noi staremo qui, a mangiare sulla sua tavola!

Carlotta: Senti Vannina. Io non approvo Giuliana, la disprezzo per come si e' comportata con noi. Ma non me la sento. Non cosi'.

Vannina: Tu non te la senti? E io me la sento di fare quello che faccio per voi?

Carlotta: Capisco quando eri piccola, ed e' per questo che bacerei dove passi, ma ora e' diverso, ora se vuoi puoi anche non farlo.

Vannina: Tu credi? Lo credi davvero? Non dirmelo Carlotta. Se fosse cosi' sarei disposta a vestirmi a lutto, ad indossare anche l'abito di Rossana. Ma sai bene che non e' cosi'. Lo sai? (arrabbiandosi) Sto parlando con te? Lo sai?

Carlotta: Si Vannina. Scusami.

Vannina: Bene, sono contenta.

Beatrice: (Entrando, si capisce che ha in mente qualche cosa) Preferite piu' finocchio o piu' sarde?

Vannina: Metti tutto quello che ho preso.

Beatrice: Si.

Vannina: Vai! Cosa aspetti?

Beatrice: Sai Vannina che nostra cugina ha detto davvero delle brutte cose su di noi poco fa. Se prima non ci avessi interrotte...

Rossana: Non avevi mal di testa tu?

Beatrice: Mi e' passato di nuovo, mentre bolliva l'acqua. E proprio mentre vedevo quell'acqua bollire mi son detta: e' giusto che lo dica a Vannina, ma davanti a te (indica Rossana), in modo che non ti possa lamentare che noi sparliamo alle spalle.

Vannina: Beatrice che cosa hai da dire?

Beatrice: Rossana ha detto che siamo dei delinquenti.

Vannina: E allora?

Beatrice: Non ti arrabbi?

Vannina: Vai a finire la pasta, abbiamo tutti fame. Non e' vero? (Non ottiene risposta)

Beatrice: Vannina io non capisco.

Vannina: E quando mai hai capito qualche cosa.

Beatrice: Mi e' tornato mal di testa, vado a controllare la pasta. (Esce)

Vannina: Cominciamo ad apparecchiare. (Si dirige sicura verso un como' basso e massiccio) I piatti e la tovaglia sono sicuramente qui. (apre lo sportello ed infatti trova tutto l'occorrente per apparecchiare, un bel servizio fine e raffinato con i bicchieri in cristallo lavorato) Vedete, ci sono anche i bicchieri e le posate. E' tutta roba nuova, perfettamente conservata. C'e' solo un po' di polvere ma basta un tovagliolo per pulirla. Allora non mi aiutate? (Carlotta e' pietrificata)

Rossana: (Avvinandosi, con la volonta' di vedere dove Vannina vuole arrivare) Dammi la tovaglia.

Vannina: (Trionfante) Brava. Adesso si, che cominci a capire.

Rossana: (A Carlotta, molto dura) Libera il tavolo. (Carlotta, ha un attimo d'indecisione) Che cosa aspetti? (Carlotta comincia a liberare il tavolo, mentre Vannina prende i piatti)

Vannina: Sicche' Rossana, hai sfruttato questa situazione per diffamarci. 

Rossana: Stavo contando, non era possibile che tu ci saresti passata sopra.

Vannina: Non ci sono misteri tra di noi.

Rossana: Infatti.

Vannina: La nostra e' una famiglia di prestanome, e' talmente semplice. Tramite me papa' si e' costruito la fiducia di Trani e di quelli come lui. Naturalmente con tutto cio' che ne comporta. Ma si sa, mi fa meraviglia invece che tu abbia voluto sporcare la memoria di Giuliana con queste cose.

Rossana: Perche' sporcare visto che le consideri elementi normali della nostra esistenza?

Vannina: Perche' tu ne hai fatto della morale a tuo uso e consumo.

Rossana: Ma quale uso e consumo? C'e' solo una morale, ed e' quella dell'onesta'!

Vannina: Palle, non esiste la morale, non esiste l'onesta'. Qui si parla della sopravvivenza di una famiglia, soltanto di questo. Ed e' una cosa talmente forte che va al di sopra di tutto. Te ne rendi conto?

Rossana: Certo che me ne rendo conto e piu' di me ne era cosciente Emanuele. L'hai protetto bene Vannina, in fondo hai fatto anche meno di quello che ha fatto per lui Giuliana. Se non altro hai fatto peggio.

Vannina: (alzando la voce) Si puo' sapere che cos'hai in quella testaccia di cazzo che ti ritrovi?

Rossana: Non urlare.

Vannina: E perche' non dovrei?

Rossana: (Alzando anche lei la voce) Solo Giuliana poteva salvare la nostra famiglia, solo lei poteva prendere il posto di vostra madre! Ma non l'avete ascoltata, non l'avete mai amata per cio' che meritava! Sei gelosa di lei fino al midollo e sai perfettamente che non saresti degna nemmeno di allacciarle le scarpe.

Vannina: (Applaude sarcastica) Stai parlando di carne morta.

Rossana: No, te lo ripeto, sto parlando della sola che poteva prendere il posto di vostra madre.

Vannina: (E' terrea) Ridicolo. Tu Carlotta che cosa dici?

Carlotta: (Incerta) Dico che sei tu nostra madre, solo tu.

Vannina: Sentito?

Rossana: Sono parole dettate dalla paura le sue.

Vannina: Paura? Di sua sorella? E' cosi' Carlotta?

Rossana: Cosa vuoi che ti risponda. Prima che arrivassi tu era un leone, ora pare non esistere. Con quale coraggio mi attaccava e con che cattiveria giudicava Giuliana.

Carlotta: Un momento. Non e' questione di paura. Vannina non ha certo bisogno del mio aiuto per difendersi.

Rossana: Eppure l'ha chiesto, come mai?

Carlotta: Non lo so, non me l'aspettavo. In ogni caso non c'e' nulla di male se per una volta mi chiede di aiutarla. Non e' cosi' Vannina? (Vannina fissa Rossana)

Rossana: Ora e' Vannina che ha paura. Ma che strano vero? Chissa' cosa ho detto di cosi' terribile.

Vannina: Finiamo di mettere la tavola.

Rossana: I bicchieri li prendo io. (Va al como' e prende i bicchieri, prende anche un tovagliolo per spolverarli)

Vannina: Ci stai prendendo gusto ad organizzare questo banchetto.

Rossana: Moltissimo.

Vannina: Ti sei ricreduta.

Rossana: Per niente. Ma mi diverte assecondarti.

Vannina: Almeno ti diverti, sempre meglio che recitare rosari.

Carlotta: Era meglio fare il funerale oggi, era meglio fare le cose come si fanno sempre. Mi meraviglio di te Vannina, hai sempre ragionato nella tua vita, non ti sei mai lasciata trasportare dalle passioni. Non mi piace che ti comporti cosi'.

Vannina: Non ho diritto anch'io alle passioni? Chi crediate che sia io?

Carlotta: Giuliana era gia' sepolta a quest'ora, e con lei tutto il suo disprezzo verso di noi. Che bisogno c'e' di tenerlo in vita?

Rossana: Sarebbe troppo facile coprire tutto con due colpi di vanga, non e' vero Vannina?Vannina:Infatti.

Carlotta: Vannina...Non ti avevo mai vista cosi'. Fosti talmente sicura quando ti comunicammo che Giuliana era morta. "Ben le sta." dicesti. E questo fu tutto. Semplice, chiaro, anche una parrucchiera come me poteva capire. Invece no. Oggi tra te e Rossana fate di tutto per far resuscitare i morti. E' stupido.

Rossana: Non avrebbe nessun senso averli uccisi, e' questo che intendi?

Carlotta: (Mette le ultime posate) Ecco, ecco! La vostra stramaledetta tavola e' apparecchiata. Cosa volete metterci adesso nei piatti? (Prende un album con le fotocopie) Le foto di Emanuele! Mettiamole allora. Ecco (sparpaglia fotocopie ovunque). Emanuele, per primo per secondo. Usiamolo anche come tovagliolo, cosi' non sporchiamo questi di cotone! Ci puliremo la bocca sulla sua faccia. E' questo che volete voi due?

Vannina: Calmati!

Carlotta: Calmati un cazzo! Che cosa volete fare, dove volete arrivare? Siamo una famiglia come si deve noi! E come tali ci comporteremo. Ne ho abbastanza di tutto questo. (Spagina l'ultimo album, cosi' facendo casca sul tavolo la foto che Vannina porto' a Giuliana. Carlotta resta impietrita a guardarla.)

Vannina: E' soltanto una foto.

Carlotta: E'la foto della prima comunione di Emanuele. Eravamo tutte unite allora. Tutte unite intorno a nostro fratello.

Vannina: (Sarcastica) Coraggio, ci sono famiglie a cui e' andata molto peggio che a noi.
Carlotta: Bella consolazione.

Vannina: Saresti potuta morire tu al posto di Emanuele.

Carlotta: Io non spacciavo droga.

Vannina: Credi che sia cosi' semplice?

Carlotta: Perche'? Non ti capisco. Sembri Rossana, prima diceva le stesse cose, ed io che speravo che arrivassi tu per chiuderle la bocca. A questa disgraziata.

Vannina: Disgraziata Rossana? E noi allora?

Carlotta: Vannina, parla. Non mi spaventare, che cosa c'e'? Ci siamo sempre dette tutto no?

Beatrice: (Entrando con una cofana di pasta condita con le sarde) E' pronta la pasta! Forza a tavola.

Carlotta, Vannina e Rossana restano immobili.


Beatrice: (Ferma davanti alla tavola vede le fotocopie sparse sulla tovaglia e sui piatti) Madonna che Casino, chi l'ha combinato?

Carlotta: Sono stata io.

Beatrice: Allora pulisci adesso.

Carlotta: Appoggia la pasta Beatrice.

Beatrice: Si, come volete. Ma non vorrei che si raffreddasse, ci ho messo tutto l'impegno per farla.(Appoggia la cofana sul tavolo) Per amore vostro e di Giuliana per cui si deve festeggiare. Non e' vero?

Carlotta: Puo' darsi.

Beatrice: Come puo' darsi. Vannina?

Carlotta: Vannina ha qualche cosa da dirci. Almeno credo.

Vannina: E che cosa vi dovrei dire?

Carlotta: Mi era parso d'aver capito cosi'!

Vannina: Andatevene via.

Beatrice: Come?

Vannina: Ho detto di andarvene.

Beatrice: (Ride) Questa e' bella. E la pasta?

Vannina: Non c'e' piu' nessuna festa, nessun invitato. Tornatevene a casa.

Beatrice: Si puo' sapere che cosa e' successo? Vannina, e' tutto pronto. Hai disdetto il funerale...

Vannina: Fatemi il sacrosanto piacere!

Carlotta: Vannina non puoi farti schiacciare cosi' da una morta. Lo vedi che e' stupido, si davano due colpi di vanga, un po' di terra e tutto era finito. Quello che siamo siamo, e lo siamo a dispetto di chi ci vuole male.

Rossana: (Sarcastica) Ma no, sediamoci a tavola e mangiamo in letizia cio' che il Signore ci ha dato, sarebbe un peccato perdere questa occasione.

Vannina: Voi chi credete abbia ucciso Emanuele?

Carlotta: Dio mio, ancora. E' stato Trani e' logico, il tuo amante. Ma anche lui non aveva scelta. E nemmeno tu: devi continuare ad essere la sua puttana. E' questo che volevi sentirti dire?

Vannina: Non hai detto che ormai sono adulta, che ormai sarei in grado di scegliere.

Carlotta: L'ho detto in un momento di debolezza. Ci tengo troppo al mio salone, e tu sei stata anche troppo chiara nel ricordarmelo.

Beatrice: Non ne posso piu', non facciamo altro che farci del male, come se servisse a qualche cosa.

Vannina: Tu chi avresti preferito come madre, me o Giuliana?

Beatrice: Che domanda e'? Sei stata tu nostra madre, cosi' ci e' stato imposto, cosi' avete voluto tu e papa'.

Vannina: Capisco. (Prende in mano la foto della comunione) E' vero eravamo unite allora.

Carlotta: E non lo siamo piu' da quando Giuliana e' venuta in questa casa.

Vannina: Appunto.

Carlotta: Che significa?

Vannina: Niente. Significa che io non sono niente, come non lo siete voi, come non lo e' Emanuele etantomeno papa'. Ora andatevene. Per favore.

Carlotta: E' ridicolo tutto questo. E' pazzesco. Ce ne usciamo di qui con tutti i vicini che ci vedono, senza la bara di nostra sorella. Bella buffonata. Ti costera' molto caro questo Vannina, lo capisci?

Vannina: Vai a dire le tue cazzate da un'altra parte.

Carlotta: Ma si, ma si,me ne vado. Non ti rendi conto che hai fatto il gioco di Giuliana. Chissa' le risate che si sta facendo alle nostre spalle. Ci ha divise del tutto e tu ancora li' pronta come un cagnolino a leccarle la mano. Proprio tu. Non mi avevi mai delusa cosi'.

Vannina: C'e' sempre una prima volta. Comunque se non vuoi lasciare qui Giuliana puoi sempre caricartela sulle spalle e portartela al cimitero, almeno tu con la tua coscienza saresti a posto.

Carlotta: Questa e' una casa di follie, di assurdita'. Le fotocopie, i tuoi improvvisi piagnistei. Che pena che sento e che vergogna.

Vannina: La tua vergogna sta solo nell'uscire dalla porta e nel doverti ripresentare qui domani.

Carlotta: La mia vergogna sta nell'essermi affidata a te. E pensare che venisti pure a trovarla. Tu.

Beatrice: Insomma Vannina cosa dobbiamo fare?

Vannina: Hai sempre mal di testa?

Beatrice: Devo averlo? (Non ottiene risposta) Beh, ecco un po' ce l'ho, anzi parecchio.

Vannina: Allora vai a fartelo passare a casa tua. Vai a farti accarezzare da Raffaele, vedrai che ti passera'.

Carlotta: Ciao Rossana. Ciao Vannina, domani ci torni da sola qui.

Vannina: Non mi aspettavo niente di meglio.

Carlotta: Ho delle clienti da rispettare. A Palermo fanno la coda anche per un mese pur di venire da me nel mio salone. Allora Rossana? La subisco ancora Vannina, ho paura di lei?

Vannina: (Terribile) Ce l'avrai, non ti preoccupare.

Carlotta: (Impressionata) Andiamocene Beatrice.

Beatrice: Si, andiamo. Ciao Vannina, telefonami cosi' ci mettiamo d'accordo per domani. (Vannina fa un piccolo cenno con il capo, Carlotta e' gia' uscita) Ma se mi risparmiassi preferirei, visto che non viene nemmeno Carlotta. Gia'...(Vannina e' estremamente cupa) Peccato per quella pasta. (Esce)

Rossana e Vannina restano immobili ed in silenzio.

Vannina: Fa freddo qui. E' un gennaio molto freddo e quest'abito tanto e' caro e tanto non riscalda. (Rossana resta impassibile) Ho delle sorelle molto noiose. Non trovi cugina?

Rossana: Puo' darsi.

Vannina: Si, loro vanno pazze per il tonno in scatola ma deprecano la mattanza. Che vigliacche.

Rossana: E' sempre facile parlare della vigliaccheria degli altri.

Vannina: Gia'. Hai ragione. Com'e' facile fare la sputasentenze.

Rossana: Vorrei sapere cosa diavolo hai nella testa.

Vannina: Speravo...chissa'. Era la prima volta nella mia vita che speravo qualche cosa. (abbozza un melanconico sorriso)

Rossana: Speravi in questa buffonata? (Indica la tavola con la pasta)

Vannina: Si. Ma io non sono come mamma e non posso pretendere che tutti si mettano a tavola quando pare a me. Non e' vero cugina?

Rossana: Infatti.

Vannina: Giuliana, Giuliana ci sarebbe riuscita. Io ho sbagliato tutto.

Rossana: Mi prendi in giro?

Vannina: No. Non mi permetteri mai.

Rossana: Che cosa hai sbagliato?

Vannina: A far apparecchiare questa tavola per esempio. Giuliana sentiva il profumo delle arance stando in questa stanza, seduta su quella poltrona, sentiva le campane della cattedrale. Non e' cosa da poco. Io potrei stare una vita al centro della conca d'oro e non sentirei assolutamente nulla. E' vero sono gelosa di Giuliana, ma non so se solo lei avrebbe potuto essere nostra madre. Forse noi due insieme.

Rossana: Io voglio tornare da lei a pregare. Mi fa paura questa tua improvvisa docilita'. Non mi fido, o forse non sopporto piu' questa stanza.

Vannina: Aspetta.

Rossana: Non vorrai cacciare anche me?

Vannina: (Dopo averla guardata elude la domanda) Sono stata io a trovarla, sai?

Rossana: Non e' stata la vicina?

Vannina: No, fui io, pregai la vicina di dire che era stata lei.

Rossana: E perche'?

Vannina: Devo risponderti?

Rossana: No.

Vannina: Arrivai troppo tardi.Deve aver sofferto tanto.

Rossana: Cosi' mi ha detto il dottore del comune. E' stata un'agonia interminabile, inchiodata su quella poltrona. Forse dieci, quindici giorni, priva di forze. Le unghie erano spezzate, chissa' quante volte avra' provato ad alzarsi.

Vannina: Gia'.

Rossana: S'era volontariamente accostata viva alle fosse dei morti, senza sapere la strada del ritorno. Aveva scelto il giardino degli ulivi, in attesa della resurrezione. D'altronde a chi avrebbe potuto tendere la mano? A questo tavolo? A questa credenza dai grandi occhi scuri, o agli assassini di suo fratello? Non aveva molte alternative.

Vannina: E' vero: lei attribuiva un'anima a questi oggetti. Ero tornata qui perche' volevo farle gli auguri di buon anno, speravo che si fosse ricreduta.
Rossana: Che volesse tornare a casa.

Vannina: Eh?

Rossana: Si... che volesse tornare a Palermo.

Vannina: No, non per questo. Per un'altra questione.

Rossana: E cioe'. Posso sapere?

Vannina: Non te ne vuoi tornare di la' a pregare.

Rossana: Decidi tu.

Vannina: Quando la trovai presi alcuni articoli che teneva accanto a se'. Alcuni di questi fogli con incollati sopra i ritagli di giornale. (Apre la borsetta) Sono qui, volevo leggerli a tavola. Se solo io fossi realmente la madre che credevo di essere.

Rossana: Li vuoi leggere a me? 

Vannina: In fondo siamo uguali io e te. Spero che non ti offenda, sai benissimo a cosa mi riferisco.

Rossana: In parte hai ragione.

Vannina: (Prende i fogli dalla borsetta) Aveva ricomposto dei veri e propri articoli, aveva dedicato i suoi ultimi mesi solo a questo lavoro. Chiusa in queste quattro mura forse credendosi una specie di santa.

Rossana: Non ci si rinchiude in un convento per sentirsi i migliori del mondo. Al contrario casomai, per capire di essere i peggiori. Altrimenti non varrebbe la pena di segregarsi in questo modo.

Vannina: E tu ti credi tra le peggiori del mondo?

Rossana: No, purtroppo.

Vannina: E ti piacerebbe?

Rossana: La cosa piu' importante con Dio e' non scendere a compromessi. Leggimi questi articoli prima che diventino dei carboni ardenti.

Vannina: Gia' lo sono, non sarei qui altrimenti. Questo e' il primo, il primo in un'ordine che Giuliana stessa aveva fatto. L'aveva datato lo stesso giorno della morte di Emanuele. Stringi forte il rosario: "Mio fratello trucidato dalla mia stessa famiglia." Ti risparmio i particolari. Poi questo: "Vannina Miceli e' la mandante dell'omicidio di mio fratello!" Quindi altri sullo stesso tono, ne faceva anche quattro o cinque al giorno: "Carlotta e Beatrice pagano profumatamente Raffaele, il Killer di Emanuele."


Rossana e' ammutolita.

Vannina: Non parli piu' Rossana? E' terribile vero? Me lo disse Giuliana,quando la venni a trovare a luglio, che la sua mente era piena di pensieri terrificanti. Noi siamo stati sempre dei prestanome, ma non avevamo mai ucciso, non cosi' direttamente per lo meno. (Ride)

Rossana: Perche' Giuliana ha fatto queste accuse? (Impaurita) Cosa significano?

Vannina: Quello che dicono. Tranne che Raffaele l'ho pagato direttamente io. Quelle due imbecilli non sanno nulla.

Rossana: Mi prendi in giro! Non e' vero.

Vannina: Non dicevi che eravamo dei delinquenti.

Rossana: E' un'altra cosa...ma tu la mandate dell'omicidio di tuo fratello. Non ha senso.

Vannina: Abbiamo truffato Trani, come prestanome abbiamo preteso cio' per cui avevamo firmato e legalmente e' possibile.

Rossana: E' vero?

Vannina: Non te l'ha detto tuo padre? Naturalmente Trani non poteva restare a guardare e naturalmente papa' e zio non volevano cedere. D'accordo con Trani, su mia proposta, scegliemmo Emanuele. Pagammo Raffaele... e i nostri due vecchi idioti si convinsero a mollare il mal tolto. Altrimenti sarebbe potuto capitare a me, a te o a tutti noi.

Rossana: (Con ingenua rabbia) E perche' non Trani allora?

Vannina: Per essere imperatori un'ora e poi diventare carne da macello? (Rossana si pente di cio' che aveva detto) No, Rossana. (Con amaro sarcasmo) Si trattava di agire come una madre premurosa, come un chirurgo che sacrifica una gamba per salvare il paziente. E Giuliana aveva intuito tutto, tutto.

Rossana: Stai zitta!

Vannina: No e' un'occasione speciale questa, te l'avevo detto. Si deve festeggiare, bere...cantare.

Rossana: Dio mio. Guardami, dimmi che non e' vero, che ti senti solo colpevole, che Giuliana era impazzita, che quello che scriveva era solo una metafora, terribile ma lontano dalla verita'.

Vannina: Ti piacerebbe adesso che fosse pazza! Non era una santa fino a poco fa. Giuliana non ha mai visto bene la realta' come in questa occasione.

Rossana: Mi fai schifo.

Vannina: Si, e' una sensazione che faccio a molti. Ormai ci sono abituata.

Rossana: (balbettando) Io...io...

Vannina: Vuoi che ti legga ancora?

Rossana: (dolorosamente assorta) Cosa?

Vannina: Non ti spaventare: scherzavo.

Rossana: E' orrore, non e' spavento. Come hai potuto?

Vannina: Come ho potuto? Cosa credi che non abbia fatto di tutto prima? Che non abbia scongiurato papa'? Ma lui no! Tra lui e zio non so chi fosse stato piu' cieco. E Trani? Gli ho anche proposto di uccidere me. Rideva: "Se muori tu, tuo padre s'incazza e basta!" Ridicolo vero? Tu provi orrore, ma io cosa pensi che senta? Ho il ghiaccio, la morte nel cuore. (Rossana e' come morta) Ecco... gli altri articoli. Ce n'e' per tutti i gusti. Questo lo devi sentire pero'. E' l'ultimo che ha composto: "Noi viviamo in paradiso ma non vogliamo saperlo, e' per questo che ci tormentiamo. E' per questo che Emanuele ha pagato: per la nostra assoluta incapacita' ad essere felici. Vannina non puo' essere altro di cio' che e', ne' io potrei essere diversa. Nessuna delle due e' migliore dell'altra. La morte, la vita, il bene e il male sono solo un autocompiacimento della nostra esistenza."

Rossana: Queste affermazioni rendono il dolore ancora piu' opprimente.

Vannina: (Porge a Rossana i fogli) Li vuoi tenere tu? Ci sarebbe ancora tanto da leggere. (Rossana fa un'impercettibile no con la testa) Hai ragione. (Li appoggia sul tavolo) Mi avra' cercata Giuliana prima di morire? Cosa dici Rossana? Forse mi avra' cercata ma non aveva piu' la forza di alzarsi da qui, forse chiamava tutti noi. Vannina dove sei? Avra' detto. Vannina ti chiedo perdono, abbi pieta' di me, lasciati voler bene. Ho detto un mucchio di calunnie sul tuo conto ed anche se le forbici continuano nel loro ricamo, anche se le parole si ricompongono sempre in un atto d'accusa il mio cuore e' con te, il mio sangue. Vannina dove sei? Vorrei alzarmi per venirti a cercare, vorrei correre fino all'alba e poi ritrovarti lungo il porto insieme alla mamma. Vorrei andare alla messa di natale, nel cuore della notte, tenedo per mano te ed Emanuele. Accostarmi in letizia all'altare. (Poi non piu' come se fosse Giuliana) Piovesse, scoppiasse un nubifragio, venissero lavate le nostre distrazioni, le nostre incomprensioni. Le cose non dette. Il disgusto Dio mio Rossana, potessi essere lei.

Rossana: Ti sembrerebbe tutto piu' facile?

Vannina: No, non le renderei giustizia. 

Rossana: E' giusto.

Vannina: Anni fa papa' porto' Emanuele ad uccidere un cavallo, cosi' a sangue freddo.

Rossana: Lo so. Serve a diventare uomini dicono.

Vannina: Ecco, quel cavallo vorrei essere:una grande ed orgogliosa bestia pronta al macello. 

Rossana: Aveva ragione Carlotta, non sei mai stata cosi'.

Vannina: Sei delusa anche tu?

Rossana: (Sorride)

Vannina: Non prenderla come una bestemmia, ma e' quasi un bene che Emanuele sia morto.

Rossana: Come nostro Signore Gesu', vuoi dire?

Vannina: Eh?

Rossana: In greco antico martire significa testimone, capisci: i martiri sono i testimoni non violenti della nostra vita, gli unici puri, immacolati, i soli che sanno vedere la verita'. La stessa verita' che cercava Giuliana e per la quale e' morta.

Vannina: (Interrompendola perche' non la stava ascoltando) E' strano Rossana: mi sento stanca. Quale magia eh? Ho corso tanto per arrivare ad essere stanca. Come Giuliana, anche lei alla fine avra' sentito questo sollievo. Non una condanna, una penitenza ma un premio.

Rossana: Un premio? Tu pretendi troppo da me. Credo che andro' di la', a vegliarla fino a domani.

Vannina: Hai gia' fatto una notte accanto a lei...

Rossana: Io non sono stanca, perche' sono gia' morta. E' solo la volonta' di pregare che mi tiene ancora in vita. Vuoi venire con me?

Vannina: No, ho paura a rivederla. Preferisco stare qui, se non ti dispiace.

Rossana: No. (Rossana non si muove)

Vannina: Bene.

Rossana: (Con pena infinita) Sei stata davvero tu Vannina? Dimmi una bugia, dimmi che non e' vero.

Vannina: Sono talmente stanca che anche una bugia sarebbe troppo faticosa.

Rossana: Io non c'ero arrivata. E come avrei potuto. Le nostre implicazioni morali erano comunque tante, ma, che addirittura...

Vannina: Fa differenza? Dimmelo, dimmelo tu ti prego, ti ho fatta rimanere apposta.

Rossana: T'interessa davvero il parere di una mezza suora?

Vannina: E' quello che m'interessa di piu' adesso che non c'e' piu' Giuliana. Ti prego.

Rossana: Allora, secondo me...non c'e' alcuna differenza.

Vannina: Grazie.

Rossana: Figurati. L'avesse fatto anche Trani sarebbe stata comunque la stessa cosa. Siamo una manica di complici, piccoli e meschini. 

Vannina: (Prende in mano un foglio tra gli articoli che aveva appoggiato sul tavolo, sempre scritto con i ritagli di giornale) C'e' anche una poesia. Era tanto che non ne componeva piu', me lo disse lei stessa. Ormai la so a memoria.

Rossana: Me la vuoi dire?

Vannina: No. (Le porge il foglio) Per favore leggila tu. A voce alta. Prendila ti prego.

Rossana: (Prende il foglio e legge) 

La pietra ha ottuso la gola,

un pietra grande come un pugno chiuso,

grande come il cuore di un adolescente.

La bocca si e' spaccata

e nessuna parola e' piu' potuta uscire,

nemmeno la rabbia,

nemmeno l'odio.

Tutto rimaneva la'

sospeso

nella terra di antichi miti prigionieri.

Vannina: (Continuando a memoria)

Giganti e uomini non c'erano piu',

di colpo scomparsi

naufraughi ignari

tra le parole frenate dalla pietra,

da un cuore giovane,

senza piu' verbi ne' sillabe,

per sempre sepolto

al centro dell'inferno rosanero,

nella madre senza piu' ventre. (Smette di recitare)

Forse era questa la verita' che cercava Giuliana? Se le fossi stata vicino.

Rossana: Ora andro' di la' a pregare. Riprendi questa. (Le rida' la poesia. Vannina fa si col capo, e riprende la poesia. Rossana esce. Vannina riprende i fogli in mano, poi quasi senza rendersene conto si va sedere sulla poltrona in cui era morta Giuliana, poltrona sulla quale, tranne naturalmente Giuliana, non si era mai seduto nessuno per tutta la commedia. Su un piccolo tavolino vicino alla poltrona ci sono appoggiate un paio di forbici. Involontariamente le prende e tagliuzza la poesia)

Vannina: (Con un filo di voce) Giuliana...dove sei? Dio mio aiutami. Mi mancano le poesie che mi mettevi sotto il cuscino, mi mancano tantissimo, non e' vero che le buttavo nel cesso, e' stata l'unica cosa bella della mia vita. (Guarda i ritagli della poesia che involontariamente sta facendo a pezzi) La vita...di una madre senza ventre. (Poi abbandona il braccio e lentamente lascia cadere il foglio tagliuzzato per terra.)