Rosaspina

di

Michela Andreozzi


Un luogo claustrofobico e grigio, diviso al centro da una grata: potrebbe essere una prigione. 
Ai lati due sedie grigie, tra le sbarre, incastrato, un tavolino (è visibile solo una parte dell’ambiente ma sia a destra che a sinistra lo spazio si presuppone estendersi ancora un poco) . 
Sul muro, da entrambe le parti, batte la luce di due piccole finestre con inferriate. 

Due donne, entrambe vestite con divise anonime, occupano ciascuna un lato del palco, divise dalla grata. 
BRUNA, a sinistra, è una donna carnale, vitale, di estrazione popolare: chiassosa e inopportuna. 
CHIARA, a destra, è una donna borghese, evidentemente provata ma impeccabile. 

***

Buio. Rumore di cancelli che vengono chiusi a più mandate. Sale piano la luce. 
Bruna è seduta in scena, sola, annoiata. Si rivolge alla sua sinistra.

BRUNA 
Ti sei svegliata… 

Nessuno risponde. Bruna si volta dall’altra parte.

BRUNA 
Oggi e’ il mio compleanno. 

CHIARA (vfc) 
Auguri. 

Bruna si volta di scatto, sorpresa. 
La luce sfuma. Buio. 
Sale piano la luce. 
Bruna e’ sola in scena, in piedi nel suo spazio. 

BRUNA 
Sta ricominciando a fare freddo. Speriamo che accendono. Qua dentro l’estate è un forno e d’inverno ti si gela il culo. 

Chiara entra in scena dall’altro lato con un pacco di giornali in mano. 

CHIARA 
Hanno portato le coperte. 

BRUNA 
(indicando i giornali) Notizie dal mondo? 

CHIARA 
(passando un giornale attraverso la grata) … delle… scoperte scientifiche.

BRUNA 
(riluttante a prendere il giornale) Hanno inventato le pentole che si puliscono da sole…

CHIARA 
(sedendosi sulla sua sedia e sfogliando)…Hanno costruito un tessuto con il deodorante nelle molecole: neutralizza gli odori quando sudi.

BRUNA 
Buono per la metropolitana. Col biglietto ti danno la maglia che non puzza!

CHIARA 
Poi… aspetta, me n’ero segnata un’altra…(cercando nel giornale)

BRUNA 
…Solo perché stai col braccio alzato. Ci provassero loro a tirare su l’ascella… 

CHIARA 
(trovando l’articolo) Ah, si. Mettono in commercio l’anticoncezionale maschile.

BRUNA 
Il pillolo!

CHIARA 
In realtà è una puntura… Per tre mesi sono… innocui.

BRUNA 
(sottovoce) Non gli funziona proprio? 

CHIARA 
Se fosse così chi se la farebbe fare?

BRUNA 
I maniaci pentiti… i preti… ‘ahivoglia! 

CHIARA 
(impettita) Diventano solo sterili per un po’. 

BRUNA 
Secondo me è pericoloso (lasciando il giornaei): mia cognata era sterile e le hanno dato la pillola, cioè, un sacco di pillole e quando ha smesso, guarda qua… (tirando fuori dal portafoglio una foto) quattro figli, tutti gemelli, tutti insieme! …e grassi, poi. I gemelli più grassi del mondo: quando sono nati l’ospedale sembrava il circo. Quelli sono gli ormoni! Oddio, nemmeno mio fratello è magro…

CHIARA 
(con tono da maestrina) Donne e uomini è diverso. Le donne producono uno o due ovuli al mese, se fai una cura di ormoni possono aumentare… e per quello nascono i gemelli. Ma gli uomini hanno milioni di spermatozoi, mille in più o in meno non fa molta differenza… 

BRUNA 
(all’improvviso) Ecco cos’è…

CHIARA 
Cosa? 

BRUNA 
Che gli riempie la testa! Sono gli spermozoi che stanno stretti, escono e se ne vanno a spasso nel cervello! 

CHIARA 
(sorridendo) Potrebbe essere…

BRUNA 
(facendole il verso)… essere… (si siede. Poi, leggendo) Cazzo che eleganza… pensa che bello essere invitati a una festa così… di classe, in abito da sera. Io me lo metterei d’oro. In tv hanno detto che le more si devono vestire d’oro e le bionde argento.

Chiara non le presta attenzione.

BRUNA 
(insistendo mostrandole il giornale attraverso la grata) Perché se no capelli gialli e vestito oro sembri una meringa!

CHIARA 
(guardando il giornale) Oh, il Nobel… quest’anno l’hanno dato a una donna. 

BRUNA 
Ah. E quanto ha vinto? 

CHIARA 
No, è una…onorificenza. Se qualcuno fa qualcosa di buono per l’umanità viene insignito…

BRUNA 
Insi?

CHIARA 
Gnito, gli viene dato… Un premio, il premio Nobel.

BRUNA 
Si, si il Nobel lo so… ma pensavo che fossero soldi. 

CHIARA 
Si anche soldi, tanti… Ma è più importante il premio. 

BRUNA 
E questa che ha fatto? 

CHIARA 
Si è battuta per la pace. 

BRUNA 
Questa?!

CHIARA 
Mm…

BRUNA 
Ma questo è un teatro…? (mostrando a Chiara il giornale che ha in mano)

CHIARA
Si. 

BRUNA 
Tu ci sei mai stata a teatro? (mostrando a Chiara il giornale che ha in mano)

CHIARA 
Si. 

BRUNA 
È bello? (mostrando a Chiara il giornale che ha in mano, petulante)

CHIARA 
Si. (secca, poi riprendendosi) È… emozionante vedere gli attori dal vivo.

BRUNA 
Beh, io prima o poi ci vado! (mollando i giornali) Qual’è lo spettacolo più bello? 

CHIARA 
(imbarazzata dalla domanda ingenua) Mah… Shakespeare, qualsiasi cosa di Shakespeare.

BRUNA 
Giulietta e Romeo! 

CHIARA 
Brava!

BRUNA 
Questa la sapevo! Però che finale… una sfiga! Non è che a teatro lo cambiano, il finale? 

CHIARA 
No. 

BRUNA 
Ma come no, scusa?! Se gli attori sono là,vivi, no? Potrebbero dire quello che gli pare e se gli gira cambiano il finale! Io lo farei. Che ne so… Giulietta e Romeo scappano insieme a… dove è che stavano? 

CHIARA 
A Verona… 

BRUNA 
E qual’è un posto vicino a Verona? 

CHIARA 
Venezia.

BRUNA 
Perfetto! Scappano a Venezia, che è pure romantico! Anche per fare una cosa nuova…

CHIARA 
Ma a teatro non si cambia il finale… il bello del teatro è che sai come va a finire.

BRUNA 
(provocando) E allora che ci vai a fare? 

CHIARA 
A vedere come com’è l’interpretazione di certi attori…

BRUNA 
(raccogliendo di corsa il giornale, agitata) Gli attori certo, perché mica sempre… cioè oggi uno e domani… ho capito io! (ma non trova ciò che cerca e lo passa a Chiara) Guardami un po’ chi c’è che fa Romeo, perché se c’è quello che dico io, vado a vederlo pure se alla fine Giulietta muore! 

CHIARA 
(sbattendo in malo modo i giornali che ha in braccio) I giornali ce li mandano vecchi di un mese. 

Chiara si alza ed esce di scena visibilmente colpita. 

BRUNA 
(imbarazzata) Certo che le sai tutte, tu. 

CHIARA (vfc) 
Mia madre, ci teneva…

BRUNA 
A farti studiare? Io dopo le medie gli ho fatto “ciao”. (pausa) Non è che mi hanno fermato, eh. Ho fatto dalla scuola al ristorante nel giro di due giorni. 

Chiara rientra in scena titubante senza giornali. 

BRUNA 
(timida) Tu le hai fatte tutte le scuole? 

CHIARA 
Si. E poi il conservatorio. 

Bruna non capisce. 

CHIARA
Musica.

BRUNA 
Beata te! Se avevo studiato mica stavo qua… 

Chiara la fredda con lo sguardo. 

BRUNA 
(come scusandosi e andando di corsa a bere un bicchiere d’acqua che tiene sul tavolino ) 
Però avere un’istruzione serve sempre… 

CHIARA 
(accondiscendente) Ma si.

BRUNA 
(cambiando discorso ancora deglutendo) Alle medie mi hanno fatto leggere Le avventure di Tom So…Tom So.. 

CHIARA
Tom Sawyer?

BRUNO
Quello! Bello! Un po’ tosto…

CHIARA 
Ancora te lo ricordi? 

BRUNA 
Ho letto solo quello. Tu (indicando la parete di Chiara) quelli li hai letti tutti?

CHIARA 
Tante volte. 

BRUNA 
E qual’è il tuo preferito? 

CHIARA 
La Bibbia. 

BRUNA 
Tutti quei libri… la Bibbia della chiesa? 

CHIARA 
Ci sono storie meravigliose! (andando a prendere la sua Bibbia fuori scena) 

BRUNA 
Ma finiscono sempre male, è peggio di Giulietta e Romeo!

CHIARA 
(rientrando con la Bibbia in mano) Non è vero! Se vuoi te ne leggo una. 

Suona una campanella assordante. 

BRUNA 
Stanno per spegnere la luce…

Chiara chiude la Bibbia. 
Cambio luci. 
Bruna e Chiara sono sedute e contano delle carte da gioco sparse sul tavolino incastrato nella grata. 
La campanella sfuma. 

CHIARA
..settebello..

BRUNA 
(come proseguendo un vecchio discorso) A me il cazzo non m’è mai piaciuto... (di seguito senza badare a Chiara scioccata) La mano è mia? .. Perché gioco da una vita! Se giocavo a soldi, adesso sai che pacchia… Mischia. 

CHIARA 
(mischiando imbarazzatissima) Ma se… allora perché ti sei sposata?

BRUNA 
Che ne so. Mi piaceva e l’ho sposato. 

CHIARA
(dando le carte) Lui si e il… sesso no. 

BRUNA 
Il sesso si, quello no. 

CHIARA
(senza capire) Ah.

BRUNA 
(spiegando) Il sesso nel senso stare a letto nudi, baci, carezze eccetera, si. Ma lui, il coso, no. E’ proprio antipatia. Sarà la forma, sarà che quando sta lì sull’attenti sembra che t’avanza qualcosa. Si sente pure se sta zitto … 

CHIARA 
(rompendo l’imbarazzo) Tocca a te!

Giocano. 

BRUNA 
…ma mica mi piacciono le donne, eh, non capire male! … (abbassando il tono) e poi pure se fosse..

CHIARA
(sollevando le carte rimaste sul tavolo) Scopa!

BRUNA 
Si, magari ! Qua dentro ce ne stanno certe… Gorilla arrapati!, ecco che sono. Peggio dei maschi. 

CHIARA 
(riflettendo) Invidia del pene.

BRUNA 
Che?!

CHIARA 
È una cosa che dicono gli psichiatri. Che le donne sono invidiose del pene. 

BRUNA 
Ah. (senza capire, poi si illumina) Si! Da piccola volevo pisciare in piedi perché lo faceva pure mio cugino. Mi finiva sempre nei calzini… più che invidia, un idiota (ride).

CHIARA 
(insistendo con educazione) Ma con tuo marito come facevi? 

BRUNA 
Facevamo… altre cose. 

CHIARA 
Altre cose…?

BRUNA 
Posso essere sincera? 

CHIARA
(agghiacciata) Certo. 

BRUNA 
Quando lui me la…

CHIARA 
(senza capire) Te la… ?

BRUNA 
Colla… 

CHIARA
…colla…

BRUNA
…bocca.

CHIARA 
(squillante) Baciava?!

BRUNA 
Eh! Diciamo baciava… non era male. Se non aveva la barba, sennò fa solletico.

CHIARA
(capisce) Ah… (insiste) Ma se lui ti chiedeva lo stesso… trattamento in cambio?...

BRUNA 
Mi tappavo il naso. I maschi! Dieci minuti e te li levi di torno… 

CHIARA 
Si ma quando… facevate facevate proprio.

BRUNA 
Guardavo fissa la luce sul comò. Mi ipnotizzava. 

Le due fissano una luce lontana.

BRUNA 
(all’improvviso) E tu? 

CHIARA 
(impaurita) Io cosa?

BRUNA 
Sesso.

CHIARA 
(squillante) Normale!

BRUNA 
Subito la prima volta t’è piaciuto?!

CHIARA 
Dopo un po’… Con mio marito siamo cresciuti insieme, in quel senso. 

BRUNA 
E con gli altri? 

CHIARA 
… E’ stato il primo. 

BRUNA 
Si. E con gli altri? 

Chiara si nasconde dietro le carte. 

BRUNA 
Ma nessuna sposa il primo! … a quanti anni ti sei sposata? 

CHIARA 
Ventotto… e mezzo.

BRUNA 
Eri vergine fino a ventott’anni? 

CHIARA 
… e mezzo. Sono cattolica!

BRUNA 
Ma nessun cattolico fa… veramente quello che deve fare!

CHIARA 
Tu non sei cattolica? 

BRUNA 
I miei erano atei.

CHIARA 
E i tuoi figli? 

BRUNA 
(fermandosi colpita) Ce ne ho solo uno (improvvisamente di malumore). Basta con le carte. 

CHIARA 
(per sollevarla) La partita è tua! 

BRUNA 
Campionessa del penitenziario! Metti a posto che ti piace tanto. (passandole tutte le carte) 

Chiara si accinge a sistemare il mazzo di carte in modo maniacale. Bruna la blocca. 

BRUNA
Basta così. (mettendosi le carte in tasca) Come l’hai conosciuto? 

CHIARA
In una libreria, abbiamo preso lo stesso spartito… 

BRUNA 
Chic.

CHIARA
… e l’ho portato a casa quel giorno stesso… Mia madre ci ha fatto il the. 

BRUNA
(prendendola in giro) Il the… e poi l’hai sposato… come nei film… Ma senti fermarsi al primo!

CHIARA 
Eravamo innamorati! (poi confessandosi) La prima volta non ho sentito molto. Anzi niente. Però mi ricordo che mi aspettavo qualcosa, come…

BRUNA 
Una rivelazione?

CHIARA 
Si! … e invece…

BRUNA 
(cinica) Sudore sudore sudore, un brivido appiccicoso e tanta carta igienica.

CHIARA 
(prosegue sognante) Mi diceva sempre che mi amava, in quei momenti… “Ti amo, tesoro”. Era… bello. 

BRUNA 
Qual’era la cosa che ti piaceva di più ? 

CHIARA 
Il dopo. 

BRUNA 
Di sesso! Sei peggio di me… 

CHIARA 
Di sesso… farlo!

BRUNA 
(confidenziale) Non te l’ha mai… (accennando alla bocca).

CHIARA
No!

BRUNA 
Pazzesco. Ci sono certi uomini che qui sotto ci si farebbero una capanna! (alzandosi la casacca)

CHIARA 
A mio marito piaceva stare… dentro. Diceva che si sentiva a casa, era dolce. (andando verso la sua finestra) La nostra camera da letto aveva una vetrata, una vetrata, una vetrata che dava su un bosco. 

BRUNA 
Porca miseria. 

CHIARA 
(minimizzando) Dalle mie parti sono tutte così… Il bosco era fitto di alberi ma dalla mia parte di letto si vedeva solo un pezzo di cielo grande come un fazzoletto. (sdraiandosi per vedere meglio il cielo) Quando faceva bello e c’erano le stelle sembrava ricamato. Io ci vedevo di tutto in quelle stelle: un tizio col cappello, la bottiglia del latte, una macchina… tutto, tutto tutto tranne che le stelle! Il cielo sembrava sempre diverso, invece erano i miei occhi che cambiavano.
(cambiando tono e sollevandosi all’improvviso) E la tua prima volta? 

BRUNA 
Ma che domande!?!?... (spaccona) A tredici anni con un amico di mio fratello. Ci eravamo appena trasferiti dalle case popolari in una casa vera, col garage e tutto. Avevo una camera tutta per me, non ci stavo più nella pelle… mia mamma era al lavoro, il marito era di sotto e io non capivo che stava succedendo… m’ero tolta le mutande per penitenza.

Chiara e’ stupita.

BRUNA 
(minimizzando) Giochetti di quartiere, da noi usa così … gliel’avevo dovuta far vedere. Poi, però, lui mi ha girato e ho sentito che trafficava lì sotto… (ridendo) Quando ho visto quelle macchie sul tappeto ho pensato: se mia madre le vede, m’ammazza! Lui aveva 20 anni. 

CHIARA 
Mascalzone!

BRUNA 
No, no, proprio un pezzo di merda. 

CHIARA 
(pensandoci) Forse e’ per quello che non ti piace il…

BRUNA 
Forse (brusca). 

CHIARA 
(cambiando tono) L’hai più visto? 

BRUNA 
Si, fa l’ispettore di polizia. 

Suona una campanella assordante. Bruna esce. 
Cambio luci. 
Chiara è sola in scena, seduta a terra nel suo angolo, nascosta da una coperta che le fa da tenda. Bruna entra con un pacco in mano. 
La campanella sfuma. 

BRUNA 
Oh.

Nessuno risponde. 

BRUNA
(allarmata) Oh… 

CHIARA 
(da sotto alla tenda) Ehi! 

BRUNA 
Ah, ci sei…

CHIARA 
(da sotto alla tenda) Sono andata a fare due passi.

BRUNA 
Fa bel tempo? 

CHIARA 
(da sotto alla tenda) Magnifico. Lì com’è? 

BRUNA 
Uno schifo! 

CHIARA 
(da sotto alla tenda, allegra) Qui è primavera!

BRUNA 
Bello… Ma che fai li sotto? (agitando il pacco) Ho una cosa per te… 

Chiara compare da sotto alla coperta e Bruna le porge il pacco. 

BRUNA
Pacco delle dame di carità! … me l’hanno dato poco fa. Vi piace tanto. 

CHIARA
(aprendolo frenetica) Guarda! Ci sono trucchi, riviste… e guarda questo! (mostrando una boccetta) Smalto! 

BRUNA 
Bello… (guardandosi le mani) Io non lo porto… 

CHIARA 
Te lo metto io! 

BRUNA 
No, ho le mani rovinate… 

CHIARA 
Con lo smalto sembrano più belle… Va bene questo rosa? È un po’ secco, ma è più facile di uno rosso… che se sbagli è un macello e qui con la grata… 

BRUNA 
(interrompendola secca) Secco? Ma perché, è usato?

CHIARA 
Si... 

BRUNA 
È usato?! (arrabbiandosi) Ma come cazzo gli viene in mente di regalare lo smalto usato! 

CHIARA
È quasi nuovo…

BRUNA 
Quasi nuovo non è nuovo! Mi fanno pena!!

CHIARA 
Ma che ti importa? 

Chiara si siede impettita e inizia a passarsi lo smalto. 

BRUNA 
Ma che sei contenta che ti fanno la carità? (gridando) Ma guarda tu queste brutte vecchie puttane mignotte ricche!

CHIARA 
Sta meglio a noi che a loro.

BRUNA 
(acida) Tanto i mariti non se le scopano più!

CHIARA 
Ma se a te non piace!

BRUNA 
Ma a loro si! E gli sta bene… E poi a che serve lo smalto qua dentro?

CHIARA
(leggera) A ricordarci chi siamo. 

Bruna è colpita e tace, osservando Chiara che si mette lo smalto.

BRUNA 
(come scusandosi) Lo metti bene. 

CHIARA 
(cogliendo la palla al balzo) Dai siediti che te lo metto! 

BRUNA
No! Ho detto no ed è no! 

CHIARA
Allora ti vergogni… ti vergogni ti vergogni l’ho capito che ti vergogni è evidente che ti vergogni… (cantilenando)

Bruna esasperata si siede sul tavolino e sbatte la mano porgendola a Chiara. 

CHIARA 
(si blocca trionfante e iniziando a mettere lo smalto a Bruna) Ho imparato da piccola, lo mettevo a mia nonna, tutti i fine settimana. Mia nonna era straordinaria. Otto figli e un marito che in tutta la sua vita avrà detto tre parole tra cui “si” il giorno del matrimonio, ed è pure morto giovane. Ma lei, sempre sorridente. Quando è rimasta vedova non ha voluto nessun altro. Mi adorava. E io… mi faceva sentire bene. La domenica caricava il furgoncino di vasi e veniva a trovarci: faceva tutto da sola, era fatta così. Arrivava e ci riempiva il giardino di fiori. 

BRUNA 
E tu le mettevi lo smalto… (guardandosi la prima mano smaltata e porgendo l’altra)

CHIARA 
Era una fissazione, il marito adorava lo smalto e lei non ha mai smesso di portarlo. Rosso. Aveva delle mani perfette, non so come, visto che le teneva sempre in mezzo alla terra. Mi ha insegnato a metterlo che ero piccolissima… era la mia bambola. E se sbagliavo, lo tiravamo via e lo davamo ancora. Non le importava… non le importava… non le importava (lo ripete come incantata)

Bruna da una botta sul tavolo. 

CHIARA
Mia madre non se lo faceva mettere mai. (di nuovo sorridente) Invece io ero brava… vedi? 

BRUNA 
Forte.

CHIARA 
A mia nonna l’ho messo fino… alla fine. Diceva che una donna è una donna per sempre. Aveva 97 anni. 

BRUNA 
Porca puttana…

CHIARA 
Ha fatto una vita fantastica. Adesso dorme sotto alle sue rose, si chiamava Rosa… (turbata, si perde nel vuoto).

BRUNA 
(per attirare l’attenzione di Chiara) Ma sei sicura che questo mi sta bene? Questo va con i tacchi… io quando esco di qui vado a giocare a biliardo!

CHIARA 
(alzandosi in preda ad una euforia fuori luogo) Io quando esco vado a ballare! Amo la musica… la prima volta che mia madre mi ha permesso di uscire da sola avevo quindici anni. 

BRUNA 
(alzandosi come per seguire i movimenti di Chiara) Quindici! Io già lavoravo! 

CHIARA 
(senza ascoltarla) Avevo con me un registratore di quelli… con le cuffiette…

BRUNA 
Un walkman…

CHIARA 
Quello. Mi ero fatta una cassetta che si chiamava “passeggiata”: durava un’ora, e tanto ho camminato… con la colonna sonora, capito? Le cose più belle della mia vita hanno tutte una musica. Tutte le cose più belle della mia vita hanno tutte una musica. Io amo la musica amo la musica amo la musica … (ripetendo entra in un loop)

BRUNA 
(cercando di fermarla con la voce) … Tutte le cose più belle della mia vita hanno il silenzio! Quando ho comprato la prima macchina ci ho fatto togliere l’autoradio…. A casa mia era un inferno. Tutti che urlavano come posseduti dal demonio, tutto il giorno!

CHIARA 
(come da lontanissimo) Sembra divertente…

BRUNA 
Stacci dentro! (gridando) Stacci dentro!!

CHIARA 
(tornando improvvisamente normale e andando a sedersi molto formale) I miei erano separati… io ho vissuto con mia madre, aveva deciso così. Era capace di decidere tutto. Nel testamento ha scritto cosa dovevo mettermi al suo funerale. È stato meglio così, in quei momenti non sai mai cosa fare… Mio padre… (bloccandosi sul ricordo) Mia madre aveva un carattere… forte. (riprendendosi) Mio padre invece… Non lo vedevo spesso perchè abitava lontano. Ma era simpatico: uno con la testa tra le nuvole. Non sapeva mai quando facevo qualcosa, non si ricordava mai del mio compleanno… perciò dovevo chiamarlo io e dirgli “fammi gli auguri”. Però era dolce, mi scriveva un sacco di cose carine, quando gli girava. Ogni tanto gli girava. Pensa, lui e mia madre non si sono visti per tanti anni e se ne sono andati contemporaneamente. Erano sempre una famiglia. 

BRUNA
(sedendosi) Mi dispiace.

CHIARA 
No, erano vecchi, io sono nata tardi… i tuoi come sono?

BRUNA 
Erano. Normali… Cioè , mia madre ce l’ho ancora, ma non ci sta più con la testa. L’ultima volta che sono andata a trovarla …sta in un posto di quelli… mi ha preso per una suora e ha cominciato a bestemmiare! (ridacchiando, solleva una gamba sull’altra per grattarsi) Ci pensi mai se si potesse tornare indietro? 

CHIARA 
(alzandosi di nuovo in preda all’euforia strana) A casa avevamo un pianoforte. Per mia madre era un tocco di eleganza… a Natale mi faceva esibire per gli ospiti, vestita di bianco. A me piaceva tanto, a Natale. Era tutto perfetto. Tutto perfetto in un giorno perfetto. Io suonavo, io ero felice, io sarei diventata una pianista… ma quando mia madre ha capito che facevo sul serio, una mattina mi sveglio e al posto del pianoforte c’era… (perdendo vita sul volto) un divano azzurro. 

BRUNA 
Cazzo. (alzandosi di scatto) Se tornassi indietro, aprirei un bar. Ma lo sai che io indovino sempre uno che birra beve, ci scommetti? Ci scommetti? (insistendo e gridando perché Chiara non la ascolta) Ci scommetti?!?

CHIARA 
Sono astemia… 

BRUNA 
(arrabbiata e anche spaventata delle “assenze” di Chiara) E che cazzo, sei una suora!

CHIARA 
Non è vero…

BRUNA 
Si, le conosco quelle come te…!

CHIARA 
Come sarebbe “quelle come me”? 

BRUNA 
Tutte stirate!

CHIARA 
Stirate? 

BRUNA 
Tutte… in piega!

CHIARA 
Ma che dici? 

BRUNA 
“Oh, si vuole un po’ di thè... ?”

CHIARA 
Ma io non sono così…

BRUNA 
Ti manca il velo, ti manca!

CHIARA 
Le dico anche io le parolacce!

BRUNA 
Si, certo che dici… (provocandola) Porca paletta?

CHIARA 
Porca zozza!

BRUNA 
Non è parolaccia!

CHIARA 
Porca puttana?

BRUNA 
Meglio. 

CHIARA 
(titubante) Cazzo? 

BRUNA 
(ridendo sotto i baffi) Eh?!?

CHIARA 
Cazzo.

BRUNA 
Cazzo! 

CHIARA – BRUNA 
Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! 

Si fanno eco a ripetizione, gridano allegre, sfogandosi. Chiara perde completamente il controllo. Poi scoppiano a ridere e si siedono. Chiara tira fuori un ricamo. Bruna tenta di sbirciare il ricamo ma Chiara lo copre per non farglielo vedere. Si capisce che è un vecchio gioco tra di loro. 

BRUNA
E sciogliti ogni tanto… 

CHIARA 
È una questione di educazione. Mia madre diceva … 

BRUNA 
Capirai a me l’ha insegnate lei!

CHIARA
Non è bello. 

BRUNA
Quando ci vuole, ci vuole! 

Bruna prende un po’ in giro Chiara, che comincia a ricamare, sempre sorridendo, poi si punge. 

CHIARA
Oh, mio Dio! 

BRUNA
Che c’è? 

CHIARA
Mi sono fatta male con l’ago…. 

BRUNA
Non è niente…

CHIARA 
(cadendo in ginocchio) Scivola perché è consumato... Ma che si credono? Che con un ago vero riusciamo ad andarcene?! 

BRUNA 
(cercando di mantenere la calma) Ehi, senti a me, senti a me! Ci vuole molto a finire uno di quelli? (smorza il tono) Ci vuole molto a finire uno di quelli? 

CHIARA 
(guardando Bruna e stringendosi al petto il ricamo) Spero solo di finirlo. 

Cambio luci. 
Bruna esce e rientra con del cibo che appoggia sul tavolino. Chiara è in piedi, nervosa, ha un tic ad una mano, se la tiene ferma con l’altra.

BRUNA 
Devi mangiare qualcosa. 

CHIARA 
Perché.

BRUNA 
Perché sono due giorni.

CHIARA
(assente) Due giorni… due anni e tre mesi…

BRUNA 
Forza.

CHIARA 
… Qui dentro. Più altri sette… sono nove. Nove anni, non due giorni…

BRUNA 
Adesso mangia.

CHIARA 
Perché. Devo. Mangiare.

BRUNA 
Perché… fa bene.

CHIARA 
A che! Alla mia vita?!

BRUNA 
A te.

CHIARA 
Mangiare è… mangiare è normale. Questo (indicando la sua mano che trema) è normale? Noi siamo normali?!

BRUNA 
Hai mangiato fin’ora. 

CHIARA 
(rabbiosa) Ho cambiato idea, cambiare idea è l’unica cosa che posso fare. O no?! 

BRUNA 
Va bene, lascia perdere.

CHIARA 
(perdendo il controllo) Trovami un motivo per cui dovrei mangiare questa merda! 

Chiara si avvicina al cibo e lo getta con disprezzo per terra dal lato di Bruna. Bruna la fredda con lo sguardo, raccoglie il cibo. 

BRUNA 
Per tenermi compagnia. (lasciando cadere il cibo dal lato di Chiara) Prendilo. Prendilo! 

Chiara raccoglie e inizia a piluccare.. Bruna si siede inizia a mangiare il suo panino. 

BRUNA 
Io non riesco a mandare la roba indietro… a lasciarla nel piatto. È una cosa vecchia. Tanta gente non ha niente… Quando abitavamo nelle case popolari, davanti alla finestra della cucina che dava sul cortile, ci si fermava sempre un gruppetto di ragazzini, all’ora di pranzo. Mia madre li teneva a distanza, diceva che erano ladri. Bambini ladri, ma ti pare? Gli avesse mai dato una briciola! (smettendo di mangiare si alza)

Chiara si fa il segno della croce, stanchissima. 

BRUNA
Da noi si pregava per avere da mangiare, non quando ce l’avevi.

CHIARA 
Mi viene automatico.

BRUNA 
Non è una brutta cosa. 

CHIARA 
Non so più perché lo faccio.

BRUNA 
Sei cattolica. Voi mangiate il corpo e … com’è? 

CHIARA 
Corpo e sangue di Cristo. 

BRUNA 
Mangiate Dio dentro a un pezzo di pane. Mi fa senso… 

CHIARA 
Transustansazione. 

BRUNA 
Si, va beh.. 

CHIARA 
Si chiama transustansazione. Per accogliere Dio dentro di te, prendi dalle sue mani pane e vino, che durante la messa si trasformano in corpo e sangue… 

BRUNA 
Siete cannibali.

CHIARA 
Credere è un fatto personale. O credi o no. 

BRUNA 
Mm… e la confessione?

Chiara la guarda interrogativa.

BRUNA 
Non mi ha mai convinto. Tu vai da uno che non hai mai visto e che magari ne ha fatte di peggio… e scusa! E lui con due croci ti mette in regola col padreterno. 

CHIARA 
Più o meno… 

BRUNA 
Allora parla direttamente col padreterno! 

CHIARA 
…Se parli con Dio stai in silenzio. 

BRUNA 
Non ti risponde? 

CHIARA 
Invece in confessione dici i peccati a qualcuno… li ammetti. (si perde nel vuoto)

BRUNA 
Scherzi? Il motto della mia famiglia era: negare sempre! Una volta, a quattordici anni, sono scappata con la macchina di mio fratello… (si interrompe perché Chiara si è persa nel vuoto)

CHIARA 
(riprendendosi) Perché? 

BRUNA 
E chi se lo ricorda… ho preso la macchina e sono andata lontano. Pensa che non ero mai uscita dal quartiere… vedevo solo alberi e macchine, alberi e macchine. C’era tanto spazio là fuori. E un silenzio incredibile. Mi sentivo forte. Mi hanno ritrovato la mattina dopo duecento chilometri lontano. Ho detto che avevo perso la memoria…

CHIARA 
Ti hanno creduto? 

BRUNA 
(cambiando discorso) Se dici balle in confessione ti mettono in regola lo stesso? 

CHIARA 
Se ti confessi è per liberarti dai peccati, non per farne altri. 

BRUNA 
E se uno non si vuole liberare? (sedendosi) 

CHIARA 
(alzandosi) Finisce qui dentro. 

Suona una campanella assordante che continua anche mentre parlano. Anche Bruna si alza. 

BRUNA 
(urlando) Mia fratello è testimone di Geova… ce ne sono tanti. Fanno una vita! Un figlio dietro l’altro, adesso stanno a cinque. Cinque! E in casa lavora solo lui. Ti rendi conto?!?

CHIARA 
Sono rigidi… 

BRUNA 
Rompicoglioni! Va in giro a regalare giornaletti a gente che gli ride in faccia. Ed è tutto contento! 

CHIARA 
Ci crede…

BRUNA 
È un demente!

La campanella si ferma. 
Le due donne siedono in terra, ciascuna dalla sua parte. 

BRUNA
È un demente. Anche da piccolo… E vuoi sapere la più bella? (si volta verso Chiara, è accorata) Nel duemila i Geova pensavano che arrivava la fine del mondo… Si! “La Fine Del Mondo”!… e senti: a Capodanno, tutti allegri, si chiudono in casa, coi bambini terrorizzati, e aspettano che a mezzanotte una grossa scoreggia distrugga la terra!

CHIARA 
E…? 

BRUNA 
E quando non è scoppiato un bel cazzo di niente hanno detto che i calendari erano sbagliati… sbagliati! Ti rendi conto? Adesso sono tre anni che fanno i conti per capire quando ci sarà sta benedetta… come si chiama? 

CHIARA
Scoreggia? 

BRUNA
Ma no, (ridendo) la fine del mondo!

CHIARA
Apocalisse?! (attaccandosi alla grata, in ginocchio) 

BRUNA
Apocalisse. (attaccandosi alla mano di Chiara sulla grata) 


Un grido allucinante erompe da una stanza vicina e scatta una sirena assordante. 
Bruna scappa via uscendo di scena mentre Chiara si agita, si attacca alla grata e cerca di capire che succede. Bruna rientra in scena. 

CHIARA 
Che succede? Che succede? (agitata, insistendo)

BRUNA 
(come andando via) Alla quattro…

CHIARA 
(trattenendola insistente) Aspetta… Che ha fatto? Dimmi che ha fatto! Dimmi che ha fatto! Dimmi che ha fatto! Dimmi che ha fatto! Dimmi che ha fatto.

BRUNA 
Un cappio con le lenzuola. 

Cambio luci. 
Chiara si siede assente e in preda a un tic nervoso. 

BRUNA 
Dispiace anche a me. Era una brava ragazza… 

CHIARA 
Aveva ammazzato il marito. 

BRUNA 
Qui era brava… 

CHIARA 
Non ce la faceva più…

BRUNA 
No. 

CHIARA 
Li ha fregati… 

BRUNA 
Si. 

CHIARA 
Li ha fregati... che brava, che brava che brava che brava…

BRUNA 
Ok… Adesso basta.

CHIARA 
(facendole eco) Basta. 

BRUNA 
Forza.

CHIARA 
(facendole eco ) Forza! (si riprende dalla trance ma è fuori di sé) Forza? Cos’ho di diverso da quella?! (provocando Bruna) 

Bruna non risponde.

CHIARA 
Toglimi le lenzuola, no? Toglimi l’aria, toglimi la finestra! Toglimi… Toglimi le lenzuola, no? Toglimi l’aria, toglimi la finestra! Toglimi… Toglimi le lenzuola, no? Toglimi l’aria, toglimi la finestra! Toglimi… (come una cantilena molto cattiva) 

BRUNA 
Lo so che non lo fai.

CHIARA 
(aggrappandosi alla grata con tutta la sua forza e disperata) Ma che cazzo ne sai tu? La vedi questa? (gridando senza fiato) La vedi?!

BRUNA
Tutti i giorni.

CHIARA 
(ridendo sarcastica) Eh, ma dipende da che lato stai. (si volta, seria) Il prete non lo voglio. 

BRUNA 
Avevi detto…

CHIARA 
Ho cambiato idea. 

BRUNA 
Va bene. Ma tu ci credi.

CHIARA
Dio e religione è diverso. 

BRUNA 
Hai detto che è più importante Dio. 

CHIARA
Dio dorme.

BRUNA 
Dorme…

CHIARA 
Per non sentire. Come è possibile… (si inginocchia) 

BRUNA 
Tirati su. 

CHIARA 
Non è possibile, Dio, non mi chiedere questo…

BRUNA 
Tirati su ho detto! 

CHIARA 
Non si può sperare. 

BRUNA 
Tutti sperano. 

CHIARA 
Non è vero. Non è vero. Non è vero, tu non speri. 

BRUNA 
Smettila. 

CHIARA 
Si vede chi spera e chi non spera. 

BRUNA
Alzati!

CHIARA 
Chi spera sembra vivo… 

BRUNA 
Tirati su!

CHIARA 
Chi spera si mette lo smalto pure se sta qua dentro…

BRUNA 
Se fai cosi… 

CHIARA 
Chi spera non vede le sbarre…

BRUNA 
…devo chiamare qualcuno!

CHIARA
…Vede il cielo che c’è dietro…

BRUNA 
Se non ti alzi me ne vado!

CHIARA 
(gridando) E le lenzuola le usa per dormire! 

BRUNA 
(gridando) Ora finiscila!

CHIARA 
Vattene!

Bruna si allontana, Chiara disperata la segue. 

CHIARA
(pausa, raggiunge Bruna) Non è vero! 

Bruna si ferma. 

CHIARA 
Non è vero non è vero non ci credo. Io non ci credo più in Dio.

BRUNA 
Non fa niente. 

CHIARA 
E nemmeno lui.

BRUNA 
Non fa niente. 

CHIARA
Non ci crede più a me. 

BRUNA 
Non importa.

CHIARA
Più. 

Cambio luci. 
Bruna esce, Chiara misura la cella a piccoli passi.
Rumore di cancelli che vengono chiusi a più mandate. 
Bruna rientra tesa. Chiara si sporge per toccarla ma non ci riesce. 

CHIARA 
Dov’eri? 

BRUNA 
(secca) Un permesso. 

CHIARA 
Sei stata via due giorni. 

BRUNA 
Niente di che. 

CHIARA 
Ah. 

BRUNA 
Niente di che. (pausa) È morta mia madre. 

CHIARA 
… Siediti. 

BRUNA 
Era vecchia.

CHIARA
Siediti. 

BRUNA 
Vecchia e malata.

Chiara si siede ma Bruna rimane in piedi, è nervosa. 

BRUNA 
Mia sorella, ha voluto fare questi (tira fuori dalla tasca un cartoncino e lo getta in terra dal lato di Chiara). Leggi. Leggi, sai leggere, leggi, no? (aggressiva) 

CHIARA
“Lassù tra i santi ed i sogni , il mio pensiero sempre ti accompagni”. Era bella. (porgendole indietro il cartoncino, spaventata)

BRUNA 
(ironica) Io sono uguale a mio padre! (pausa) Non l’ho mai visto. (giustificandosi, mentre si siede) Se n’è andato che ero piccolissima, ho trovato una foto in un cassetto. Da che mi ricordo lei è sempre stata con quell’altro. 

CHIARA 
Suo marito?

Bruna non risponde. 

CHIARA 
(cambiando discorso leggera) E come era fuori? 

BRUNA 
(alzandosi di scatto come se non vedesse l’ora di parlare) Hanno allargato l’aeroporto. C’è una parte nuova, sembra un albergo. I cartelli sono gialli, con le scritte piccole, se non stai attenta ti perdi. (cambiando discorso e tono) Non la vedevo da quella volta… della suora… Sei anni. Non mi riconosceva più, che ci andavo a fare? Nemmeno io l’ho... Sono stata due ore davanti a un’altra morta. (ridendo nervosissima) I parenti mi hanno pure ringraziato… Era diventata piccola… (facendo segno con le mani, seria) così, come un gatto. Le avevo portato un vestito, invece le hanno lasciato la camicia, quella dell’ospedale… Aperta dietro.

CHIARA 
È più comoda…

BRUNA
Faceva freddo. Era un ospizio di merda che puzzava di piscio. 

CHIARA 
Hai fatto del tuo meglio. 

BRUNA 
Ma che ne sai. 

CHIARA
Ti conosco.

BRUNA 
(guardandola negli occhi) Ma che ne sai? 

CHIARA 
Ti importa degli altri. 

BRUNA 
Della spazzatura!

Chiara è colpita e si siede molto turbata. Bruna se ne accorge. 

BRUNA 
Non parlavo di te. 

CHIARA 
Non fa niente. Non fa niente…

BRUNA 
Non parlavo di te. Non parlavo di te! (sedendosi sempre più arrabbiata) C’era anche mio fratello. È grasso, cazzo, sempre peggio. Mia cognata e i bambini erano rimasti a casa, ma lui… s’è messo lì, mi guardava come se fosse colpa mia. È insopportabile. 

CHIARA 
Essere figli unici è peggio (iniziando a pensare tra sé, in un delirio personale).

BRUNA 
Mi puntava con quegli occhietti… sta sempre zitto, ma si capisce che pensa. 

CHIARA 
Tutti concentrati su di te…

BRUNA 
Non dice una parola. 

CHIARA 
… Come se dipendesse da te. 

BRUNA 
Giudica, lui.

CHIARA 
… Tutta la loro vita da te. 

BRUNA 
Secondo lui la dovevo tenere io!

CHIARA 
Non puoi sbagliare mai.

BRUNA 
Perché non ho famiglia…

CHIARA 
Mai. 

BRUNA 
Ma che cazzo ne sa… (piangendo si alza)

CHIARA 
Onora il padre e la madre… Onora il padre e la madre… Onora il padre e la madre… Onora il padre e la madre… (cantilenando anche mentre Bruna parla)

BRUNA 
Ma che cazzo ne sa…Ma che cazzo ne sa…Ma che cazzo ne sa…Ma che cazzo ne sa… (sempre più disperata, poi reagisce) Ma vaffanculo!

CHIARA 
Dio maledica i figli unici.

BRUNA 
(a Chiara) Non le ho mai detto niente. 

CHIARA 
(ancora incantata) Le madri sanno tutto. 

BRUNA 
Ma che cazzo ne sai tu? 

CHIARA 
Le madri sanno tutto…

BRUNA 
Ma che cazzo ne sai tu? 

Chiara la guarda sorpresa. 

BRUNA 
Tu sai sempre tutto, no? Stai lì a… sputare sentenze. 

CHIARA 
Ma che dici? 

BRUNA 
“Questo è giusto, questo è sbagliato”…

CHIARA 
Ma che dici?

BRUNA 
Sei come mio fratello!

CHIARA 
(sottraendosi all’attacco) Io non ti giudico! 

BRUNA 
(alzando la voce) Sta’ zitta!

CHIARA 
Sei piena di rabbia!

BRUNA 
(gridando) Si sono piena di rabbia, sono piena di rabbia: è morta mia madre. Tu non ti incazzi se ti muore qualcuno? 

CHIARA
Non sei meglio di me!!

BRUNA 
(più forte) Io sto da questa parte! 

CHIARA
E’ uguale! 

BRUNA
(più forte) No, non è uguale! Io non ce la metto la testa sotto la merda! Io non faccio finta, hai capito?! … 

CHIARA (vfc) 
Non me ne frega niente.

BRUNA
(fortissimo) Hai capito?!?! Avevo dieci anni!

CHIARA (vfc) 
Non me ne frega niente. 

BRUNA 
Avevo dieci anni… Avevo dieci anni… (si copre il viso con le mani ) Avevo dieci anni, e lei lo sapeva. Io glielo dicevo, non uscire, non mi lasciare con quello. Ma lei non voleva sentire si incazzava con me diceva che ero gelosa… “Bugiarda, bugiarda”. (si libera il viso restando a occhi bassi) Era furbo, ci stava attento “Sei una troia come tua madre” diceva “Resti incinta con un’occhiata”. Mi faceva tutto tranne quello. Gli puzzava il fiato, trattenevo il respiro tutto il tempo per non vomitare sul tappeto. Non si lavava nemmeno le mani… sporche di grasso, mi lasciava i segni addosso, sui vestiti, dopo un po’ non gliene fregava più niente, lo sapeva che non gli succedeva niente, che nessuno gli diceva niente… io mettevo la roba a lavare così lei la vedeva. Lei lo sapeva. E non diceva niente sennò pure lui se ne andava, come mio padre. Io mi vergognavo di vivere. Mi vergognavo di vivere. (si siede) Quando è morto mi sono messa un vestito rosso, ero felice. Lei mi ha detto “puttana, cambiati”. Piangeva. Io le dicevo che era meglio così, che finalmente potevamo starcene da sole, io e lei, io e lei, da sole. Urlava. Diceva che il cancro gliel’avevo fatto venire io… (ridendo come una pazza) Un cancro alle palle, dove altro gli poteva venire? 

CHIARA 
(ride nervosa) Un vestito rosso. 

BRUNA 
L’ho detto a mio fratello. Non mi ha creduto. 

CHIARA 
Lei non può farti più niente. 

BRUNA 
Io volevo che moriva. Pensavo che mi sarei sentita meglio. 

CHIARA 
Adesso dorme. 

BRUNA 
Come Dio?

CHIARA 
Come Dio. 

BRUNA 
Non ho fatto in tempo a dirle… 

CHIARA 
Ti sente lo stesso. 

BRUNA 
(ridendo ancora) Era sorda!

CHIARA 
Allora grida. 

Bruna non capisce. Chiara annuisce. 

CHIARA
Grida… 

BRUNA
(finalmente convinta, gridando) Puttanaaa!!!

Buio. Parte una musica. È il tema di Chiara. 
Sale piano la luce. 
Bruna entra in scena e si avvicina a Chiara che sta seduta, ricamando. Chiara nasconde il suo ricamo. Allora Bruna tira fuori dalla tasca un pettine e lo porge a Chiara, che entusiasta lo prende e inizia a passarselo tra i capelli, poi si ferma e si sporge per pettinare Bruna. Bruna la lascia fare per qualche secondo, poi la ferma. 
Anche la musica si ferma. 
Chiara mette via il pettine. Le due donne si siedono in terra e Chiara riprende a ricamare. 

CHIARA
Qual è stato il giorno più bello della tua vita? 

BRUNA
(pausa, ci pensa ma non vuole rispondere) Quando ho saputo di essere incinta. Mi erano saltate, ma non sono mai stata regolare perciò non ci pensavo. Una mattina però mi alzo, mi infilo la gonna e non mi si allaccia. Avevo una curvetta qua sotto (indicandosi la pancia) piccola piccola ma tonda. L’ho capito subito. Non ho sofferto nemmeno una volta, niente vomito, niente di niente… ho lavorato sempre e ho partorito in venti minuti sull’ambulanza. Se non stavo attenta me lo perdevo. E poi quando è nato… La dottoressa ha detto che non aveva mai visto un bambino così… Bianco e rosa come un porcellino. Non piangeva mai! Mangiava dormiva e rideva! Io gli dicevo “brutto figlio di una zozza” e lui rideva! 

Chiara ripete l’eco delle parole di Bruna, fissando il vuoto. Bruna tira fuori dalla tasca una matassina di filo e la porge a Chiara attraverso dalla grata. 

CHIARA 
Cos’è? (raccogliendo senza capire) 

BRUNA 
Avevi finito il rosa… 

CHIARA 
Grazie.

Chiara si alza per riporre la matassina e rientra. Anche Bruna si alza e le parla dietro. 

BRUNA 
Sembri quella tizia che faceva la coperta… la coperta che non finiva mai. 

CHIARA
(rientrando) Penelope. 

BRUNA 
Com’era?.. 

CHIARA 
Se la finiva doveva sposarsi con… con uno che non amava, invece lei aspettava il ritorno di suo marito. 

BRUNA 
Aspetta e spera … 

CHIARA 
(sedendosi un po’ rianimata) Il suo è tornato. Dopo dieci anni. 

BRUNA 
(sedendosi) Dieci anni?! Io lo cacciavo a calci in culo! Io il mio l’ho cacciato. A calci in culo. Quando ci siamo sposati mi portava fuori, mi diceva le cose. Una volta mi ha scritto una lettera… Con la carta azzurra… Gliel’ho buttata dalla finestra insieme al resto della roba. 

CHIARA
Che aveva fatto? 

BRUNA
(cinica) Scopava con una del supermercato, una con le tette a pera… (seria) S’è portato via mio figlio, con quella. 

CHIARA
Mi dispiace. Tu sei bella. 

BRUNA
Ma va, va… la bellezza è come i maschi: prima ce l’hai attaccata addosso, poi ti molla. Fa schifo. 

CHIARA 
Perché non sei mai stata brutta. 

BRUNA
Ma perché che ti manca? 

CHIARA
Mia madre diceva che ho la struttura che non va. È così, non sono proporzionata. 

BRUNA
Tu pensi troppo. 

CHIARA
(si alza avviandosi verso la finestra) Sono sviluppata a quindici anni. Ero la più bassa della classe, piatta qui davanti, niente di niente. Ero invisibile. 

BRUNA
(alzandosi) Io volevo essere invisibile. 

CHIARA
Dicevo che mi depilavo le ascelle per darmi un tono… la verità è che ancora non mi erano cresciuti. (ridendo come per darsi un tono, è patetica) Non facevo ginnastica per non spogliarmi davanti alle altre. Quindici anni, un’età orrenda. Fuori sei una bambina, ma dentro… dentro ti innamori, sogni, ti piacciono i vestiti… leggi i libri dove a quelle come te succede di tutto… Giulietta aveva tredici anni. (in crescendo) E tu speri di diventare bella come quella seduta al banco vicino, mia madre… (fermandosi turbata) mia madre mi ha fatto fare una cura di ormoni. 

BRUNA
A tredici anni ero come adesso. Ma io volevo essere invisibile. 

CHIARA
(voltandosi tenera verso Bruna) Dov’ero prima non erano come te. (avvicinandosi alla grata) Erano infermiere.

BRUNA
(pietrificata) Qui è… tranquillo…

CHIARA
Per forza. (sorridente) C’è solo la porta d’entrata. 

Chiara fa un passo avanti, le due donne sono una di fronte all’altra, ai lati della grata.

CHIARA
(sorridente) E a me, a me non me lo chiedi? 

BRUNA
(abbassando lo sguardo) …Qual è stato il giorno più bello della tua… vita.

CHIARA
Quando ho saputo di essere incinta!

Cambio luci repentino. 
Bruna esce veloce. Chiara si siede a ricamare. Bruna rientra dal suo lato, molto seria. 

BRUNA
Buongiorno.

Chiara non risponde ma si ferma. 

BRUNA 
Buongiorno…

CHIARA 
(allarmata) Che c’è? 

Bruna non risponde. 

CHIARA 
Non mi hai mai detto “buongiorno”. 

BRUNA 
È un saluto come un'altro. 

CHIARA 
O dici ciao o non dici niente, o dici…

BRUNA 
Vieni qui. 

CHIARA 
No. 

BRUNA
Ti devo parlare.

CHIARA 
(prendendo a fissare il ricamo senza guardarla) Parla da lì! (iniziando a ricamare veloce) 

BRUNA 
(sospirando) E’ arrivata la comunicazione. 

CHIARA
Ci si abitua. 

BRUNA
Mi dispiace. 

CHIARA
(guardando fissa il ricamo) Ti dispiace. 

BRUNA 
Devo leggerti delle cose. (tirando fuori un foglio dalla tasca)

CHIARA
(guardando fissa il ricamo) Non voglio sapere niente. Domani. 

BRUNA 
Non si può. Ascolta. Fammi leggere, io lo devo fare… 

CHIARA 
(guardando fissa il ricamo) Allora dopo. (lavorando sempre più rapida sul ricamo) Tanto c’è tempo, no? “Finché c’è vita c’è speranza!” Finché c’è vita c’è speranza! Finché c’è vita c’è speranza! Finché c’è vita c’è speranza! Finché c’è vita…

BRUNA 
È tra tre giorni!

L’ago di Chiara cade per terra. 

BRUNA
È tra tre giorni. 

CHIARA
(alzandosi e indicando agitatissima il ricamo che ha in mano) Non ho finito, questo non è finito, io… (agitandosi sempre di più) Io lo devo finire, e tu… fammi parlare con qualcuno io glielo devo dire che è importante… e poi gli devo dire che è anche un po’ colpa tua, perché tu mi hai portato il rosa troppo tardi… e io glielo devo dire a questo qualcuno… 

BRUNA 
Scusami.

CHIARA 
… non mi possono dire niente, è troppo importante… Fammi parlare con qualcuno, voglio parlare con qualcuno… 

Chiara corre alla grata e mostra finalmente a Bruna il suo ricamo, ma Bruna si volta di spalle per non guardare.

CHIARA
Guarda! … guarda, non è finito, vedi? Te lo faccio vedere, lo volevi tanto vedere, no? È una rosa, vedi? Una rosa, rosa. Se vuoi ti insegno…

BRUNA 
(voltandosi e afferrando la mano di Chiara) Aiutami. 

CHIARA 
No! (allontanandosi di scatto) Pure lei era a metà, io non… non era finita. Non sapeva nemmeno succhiare, la attaccavo ma non succedeva niente. Tutti si attaccano, tutti… lei no. (al ricamo) 
Una mattina si sveglia. E invece di piangere, come tutti i bambini, piangere e basta, una cosa stupida, piangere... Lei… sta. Sta ferma, come una fotografia. C’era vomito… Si era vomitata addosso su una camicina che aveva ricamato mia madre. C’era una rosa. Si chiamava Rosa. Mi guarda sdraiata e sorride, in mezzo al vomito, sorride in mezzo alla puzza, una puzza malata con gli occhi tutti vuoti. (al ricamo) Muoviti, muoviti muoviti. Fai qualcosa, io non ce la faccio. Ma lei non faceva niente. Non era capace, non era… come si dice? Normale. (verso l’alto) Hai detto qualcosa? Come Abramo, lui aveva detto si, lui la sentiva la voce di Dio e aveva detto si. Ma io non la sentivo. (verso l’alto) Hai detto qualcosa? Ma lei non faceva niente, mi stava solo attaccata come un ragno, niente altro, attaccata come un ragno. L’ho presa in braccio e sorrideva, con la testa molla, in mezzo alla puzza. (verso l’alto ) Hai detto qualcosa? Ma io non sentivo, non potevo, c’era troppo silenzio, un silenzio assordante perché lei non piangeva. Shhh! Poi ho capito. (al ricamo) Dio ti vuole. Io ti ho fatto, io ti disfo, Dio ti finisce. 

Chiara accartoccia il ricamo, poi lo getta in terra. Bruna le volta le spalle per non guardare.

CHIARA 
(come cambiando discorso) Lui è tornato a casa tardi. Non era arrabbiato, mi ha solo guardato in silenzio ed è andato via. Sono stata tutta la notte a fissare il cielo ma non c’erano più le mie figure, solo le stelle, piccole, lontane, fredde. (pausa) Avevo fatto certe analisi… lo sapevo che era così. Non era colpa mia, ma non potevo tornare indietro. Io non dovevo tornare indietro, era una prova, la prova di Dio. Io ce la facevo, se mi era capitato vuol dire che ce la facevo. Invece lei pensava che ero debole. Che non sentivo la voce di Dio. Mia madre pensava che non ce la facevo… (scorre verso la grata) Mamma…

Bruna si volta verso di lei. 

CHIARA 
Perché non me l’hai detto? 

Bruna la guarda impietrita. 

CHIARA 
Ho sbagliato una volta sola. 

Bruna fa un passo verso di lei. 

CHIARA
Una sola. Una. (facendo “uno” con la mano)

BRUNA 
(abbassandole il braccio) Tutti sbagliano. 

Buio. 
Sale piano la luce. Chiara è seduta dalla sua parte, composta e serena e ha la Bibbia in mano. Anche Bruna è seduta e ascolta.

CHIARA
“Nel cielo apparve dunque una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di stelle. Era incinta e gridava per il travaglio del parto. Allora apparve in cielo un drago che si pose davanti alla donna per divorare il suo bambino. Ma Dio diede alla donna due ali per volare lontano. Allora il drago se ne andò. Ma prima si fermò sulla spiaggia del mare.” (chiudendo il libro) È ancora lì. 

BRUNA
È una bella storia. La donna sei tu.

CHIARA
Si.

BRUNA
E il drago? 

CHIARA
Anche. 

BRUNA
L’hai scritta tu? 

CHIARA 
È la Bibbia. L’Apocalisse. (si alza per appoggiare il libro sulla sedia)

BRUNA
La fine del mondo…E come va a finire?

CHIARA
Bene! (squillante. Poi corre verso la grata, seria) Voglio un vestito rosso. 

Parte una musica. È il tema di Chiara. 
Le due donne chiudono gli occhi e Chiara a tastoni suona le sbarre della grata come se fossero i tasti di un pianoforte. 
La musica finisce. 

CHIARA
Voglio che mi accompagni tu. 

Suona una campana a morto. 
Bruna e Chiara si incontrano davanti alla grata, in proscenio. Si abbracciano, poi Chiara si stacca e porge a Bruna i polsi. Bruna prende dalla tasca un paio di manette e le apre. 
Buio. 
Sale piano la luce. Bruna entra dal lato di Chiara. Si guarda intorno e raccoglie tutti gli oggetti lasciati da Chiara. Poi si volge al pubblico. 

BRUNA
Non c’è più niente da vedere. Più niente. Prego (indicando l’uscita). 

Si avvicina alla sua quinta cantando sul tema di Chiara. 

BRUNA 
Chi dopo di me? Chi dopo di…

Si volta verso il pubblico e sorride. 
Buio. 

FINE