C'è scappato il morto!

di

Enzo Ferrara



Personaggi:
Lia: Donna delle pulizia                
Lara: Aiutante                     
Walter: Giornalista                    
Fabrizia: Sorella di Maurizia            
Maurizia: Sorella di Fabrizia            
Gerardo: Titolare Impresa Pulizie            
Ernesto: (Jean Valjean) Ricercato dalla polizia    
Adalgisa: Ex moglie del commendatore        
Giaverti: Ispettore di polizia            

Sala d'ingresso di appartamento. Tre porte: destra, sinistra, centro.
Entrano cercando di non fare rumore due donne: Lia e Lara. Portano utensili per far pulizia: scope, secchielli e altro. La più giovane: Lara, fa cadere un utensile provocando un rumore. L'altra la rimprovera fulminandola con lo sguardo.

Lia: Sshhhhhhh! Ti ho detto di stare attenta. Il commendatore non vuole essere disturbato.
Lara: Ma che facciamo le pulizie in silenzio? Non siamo mica in chiesa!
Lia:  Il giorno delle pulizie lui si chiude nel suo studio e non vuole essere disturbato, perciò noi faremo pulizia in tutta la casa, escluso il suo studio. Che è quello. (indica la porta a sinistra) Dai cominciamo. Tu spazza le altre stanze (indica le porte al centro ) io comincio da qui.
Lara: (mentre si impadronisce di scope e stracci, fa cadere un secchio. Altro rumore, Altro rimprovero)
Lia: Ma che cos'hai? Ti cade tutto!  Che ti succede?
Lara: Sono nervosa! Ieri sera ho litigato con Giorgio.
Lia: Giorgio? Chi è? Il meccanico?
Lara: No, quello era Giovanni.
Lia: Il geometra?
Lara: No, quello era Ilario.
Lia: Ma allora chi era? Il magazziniere!
Lara: No, quello era Franco.
Lia: Insomma chi era questo...
Lara: Giorgio.
Lia: Si, lui!
Lara: Te l'ho detto no? Quello che lavorava alla Tivvu.
Lia: Un attore? Un cantante? Un tecnico...
Lara: Nooooo! Un aiuto cuoco!
Lia: In tivvu? Un aiuto cuoco! Lavorava con la Antonella Clerici
Lara: Magari! No. Era aiuto cuoco alla mensa della tivvu.
Lia: La RAI!
Lara: Magari? Telebustese... sai quella che trasmette le televendite dei materassi.
Lia: Materassi, materassi, sembra l'umanità voglia solo dormire! Beh, non mi pare che tu abbia perso il sei al superenalotto...
Lara: Ma che vuol dire! Mi piaceva, era carino, stava sempre in silenzio, ma era simpatico...
Lia: Come fa ad essere simpatico uno che sta sempre in silenzio?! Cosa fa? le smorfie?
Lara: Ma che centra, uno può essere simpatico e riservato.
Lia: Si, riservato! Come un posto a teatro. Tu la devi smettere di trovarti sempre personaggi così strani...
Lara: Non sono strani, sono... originali.
Lia: Si, hanno il bollino blu, come le banane. Uno, coso li... allevava topi...
Lara: Giacomo e non erano topi, erano cincillà.
Lia: Si va be, sempre topi sono; l'altro faceva l'arbitro di lotta americana e prendeva più botte lui  che i lottatori...
Lara: Che vorresti dire che sono una scema?
Lia: Nooo! Voglio solo dire che devi stare attenta, di imbecilli che vogliono approfittare di ragazze ingenue è pieno il mondo.
Lara: Ma perché tutti questi imbecilli li devo trovare tutti io? Che cosa ho? L'aspira-imbecilli  incorporato? E poi sono nervosa perché domani mi scade il contratto di lavoro.
Lia: Vedrai che Gilberto te lo rinnova.
Lara. Per altri tre mesi? E poi? Sono stanca e vorrei un lavoro fisso senza ansie.
Lia: Ci parlerò io con Gilberto. Per quanto riguarda gli uomini... lasciamo perdere.  Ti racconterei io di imbecilli che ho incontrato... ma adesso dobbiamo lavorare. Su vai di la', io comincio da questa stanza.

Si separano; Lara va fuori scena, Lia rimane e comincia a spazzare.
Ad un tratto si sente uno strillo. Lara che arriva di corsa spaventata.

Lia: Che c'è? Che succede?
Lara: (in piena crisi, indicando fuori) C'è... coso... quello...
Lia: Quello chi? Calmati! Che cosa c'è! Disturbi il commendatore...
Lara: No, no, non lo disturbo...
Lia: Ti dico che lo disturbi...
Lara: (gridando) Nooooo! Non lo disturbo perché è morto!
Lia: Morto!?
Lara: Si, almeno credo che sia morto, è sdraiato per terra...
Lia: Oh signur... ndemo a veder...

(passano dalla porta ed escono di scena)
(Nel frattempo bussa qualcuno, spinge la porta, sorpreso che sia aperta, entra. Si tratta di Walter)

Walter: C'è nessuno!? E' permesso?!

(Si aggira alla ricerca di qualcuno. Non vede nessuno. Si sta girando per tornare indietro, quando entra Lara)
(L'incontro fra i due è di tipo romantico. Sottofondo della musica del “Tema di Lara”. Scambio di sguardi, stupore, meraviglia. Dopo un attimo di fermo immagine, accompagnati dalla musica i due, come se visti al rallentatore si fanno incontro)

Walter: Ciao, io sono Walter.
Lara: Io sono Clara, ma tutti mi chiamano Lara, anche tu mi puoi chiamare... Lara!
Walter: Ciao Lara.
Lara: Ciao Walter.
Walter: Sento come una musica...
Lara: La sento anch'io... la musica che ascoltava sempre mia madre... aspetta si chiama... il problema di Lara...
Walter: Non è il problema, è il Tema di Lara...
Lara: Tema, io credevo fosse il problema...
Walter: Si, ma non è un problema...
Lara: Ho capito non è il problema, è il tema...
Walter: Si, ma non è un problema...
Lara:  (Gridando) Ho capito!
Walter: Che bello! Il nostro primo litigio.
Lara: E' vero! Questo vuol dire che siamo fatti l'uno per l'altro.
Walter: E' bello litigare, perché poi si fa pace...
Lara: Allora adesso facciamo pace?

(entra Lia, si avvicina ai due che sembrano in estasi. Li guarda e li imita)

Lia: Ueee! Ragazzi! Vi siete imbambolati?!

(I due si riprendono)

Lara: Lui è Walter.
Walter: Lei è Clara ma la può chiamare Lara.
Lia: Ah, si? La posso chiamare Lara? UHE! E lo dici a me chi è lei? Lo so che è Lara.
Walter: (scuotendosi) Scusate... Io sono un giornalista del giornale “La Repubblica della sera”, ho un appuntamento con il commendatore.

(Faccia terrorizzata di Lara. Calma e controllata Lia)

Lia: Il commendatore non può riceverla... sta male... molto male..
Lara: Malissimo!
Walter: vabbè... malissimo! ma non è mica morto?
Lara: Chi te lo ha detto?...
Lia: Ma che morto! Sta male, ha avuto una brutta nottata... e non può ricevere nessuno...
Walter: Ma io ho appuntamento! Mi aveva assicurato una intervista in esclusiva! Il mio direttore mi aspetta con l'intervista.
Lia: (facendo segnali a Lara per assecondarla) Mi dispiace, venga domani..
Walter: Ma domani deve uscire la mia intervista... (disperato) Come faccio... Se non porto l'intervista la mia vita è rovinata, sarò licenziato, dovrò cercare un altro lavoro, forse dovrò emigrare, dove andrò? In Australia, in Cina... (rivolto a Lara) tu ci verresti con me in Cina?
Lara: In Cina? Ma la Cina è piena di... cinesi...
Lia: (Impietosita) Suvvia! Non esageriamo! Cos'è il festival degli sfigati oggi! Senta, facciamo così... lei mi scrive le domande che vuole fare al commendatore e io glieli sottopongo, e poi gli do' le risposte. Va bene cosi?
Walter: Ma non è una intervista regolare...
Lia: Senta, o questa o niente!
Walter : (Rassegnato) Va bene. Se non c'è alternativa...
Lia: No, non c'è ne!
Walter: (tira fuori un foglietto) io le domande me l'ero scritte... (Le da a Lia)
Lia: Bravo! Adesso vada...
Walter: (guardando Lara) Non posso aspettare qui?
Lia: No non no! Dobbiamo lavorare, fuori, fuori, ci vediamo più tardi... fra... tre ore:
(spinge Walter verso la porta)
(Lia e Lara restano sole. Lara è preoccupata)
Lara: Ma che vuoi fare... dobbiamo chiamare la polizia... io ho paura...
Lia: Stai calma. Non c'è da aver paura. Il commendatore lo abbiamo sistemato nello studio, e siccome noi nello studio non possiamo entrare, quindi, noi non sappiamo che è morto. Hai capito?
Lara: Ora ho capito perché lo abbiamo messo nello studio. Si... ma io non me la sento di continuare a fare le pulizie con un morto seduto in poltrona.
Lia: Ascolta, noi abbiamo una occasione d'oro. Siamo nella casa di uno dei più potenti finanzieri d'Italia, una situazione straordinaria! Il commendatore è stato uno che ha avuto in mano più potere del primo ministro, e tutti sanno che lui ha un diario segreto su cui ha scritto cose segretissime...
Lara: Ma... ma tu... come fai a sapere tutte queste cose?
Lia: Bambina mia, tu credi che io abbia sempre fatto le pulizie? La sottoscritta è stata una manager... in un'altra vita... e non dico altro.
Lara: Come non dici altro? Dimmi, io voglio sapere. Che facevi prima di lavorare alla “Splendor”?
Lia: Questa è una storia che ti racconterò un'altra volta. Adesso dobbiamo lavorare...
Lara: Le pulizie?!
Lia: Macché pulizie! Ricerca. Dobbiamo trovare qualcosa, qualche diario, quaderno, qualcosa in cui lui può aver scritto...
Lara: E... se lo avesse scritto nel computer?
Lia: Giusto! Ehi, non sei mica stupida! Può essere! Allora diamoci da fare... io cerco nel computer, tu nella sua stanza...
Lara: Cosa? Che cosa devo cercare?
Lia: Te l'ho detto: un quaderno, un diario... se lo trovi lo capisci subito... vai!
Lara: Ma quando lo avremo trovato questo... diario, che ne vuoi fare?
Lia: Questo non lo so esattamente, ma è un oggetto di valore, posso scambiarlo o... ci penserò dopo. Adesso andiamo.

(le due donne si allontanano separatamente)
(Subito dopo altre due donne entrano. Sono sulla cinquantina, vestite da ragazzine)

Fabrizia: Lui ci deve dare una spiegazione...
Maurizia: Non si può cambiare un testamento senza avvertire...
Fabrizia: Appunto! Lo dici: “ragazze io vi tolgo dal testamento!”
Maurizia: E noi ti diciamo: Non puoi!
Fabrizia: Non puoi!
Maurizia: Appunto! La legge parla chiaro.
Fabrizia: Sei sicura! La legge dice che se tu cambi testamento devi avvisare?
Maurizia: Si... mi pare... se non lo dice la legge, lo diciamo noi!
Fabrizia: Appunto! Lo diciamo noi!
Maurizia: Lui ce l'ha sempre avuto con noi, specie da quando è morta la mamma...
Fabrizia: La verità che lui voleva due maschi...
Maurizia: E certo! Allora perché ci ha chiamati. Fabrizia
Fabrizia: ...e Maurizia.
Maurizia: Voleva due maschi!? E noi, non ci siamo comportate sempre da maschi?
Fabrizia: Appunto! Mangiamo come maschi,
Maurizia: Beviamo come maschi,
Fabrizia: Spendiamo come maschi. Dov'è la differenza!?
Maurizia: Cosa dovevamo fare le monache di clausura? Perché lui questo avrebbe voluto...
Fabrizia: Sicuro! Chiuderci in un bel convento, tutte vestite di nero...
Maurizia: ...a pregare dalla mattina alla sera.
Fabrizia: Egoista!
Maurizia: Spilorcio!
Fabrizia: Che poi, che ne fa di tutti soldi che ha?
Maurizia: Appunto. Non gli verrà la balorda idea di darli in beneficenza!?
Fabrizia: Beneficenza!? Che schifo!
Maurizia: La beneficenza è in assoluto la più brutta invenzione dell'uomo.
Fabrizia: Questo lo dobbiamo impedire con tutti i mezzi...
Maurizia: Anche per il suo bene...
Fabrizia: Appunto... e anche per il nostro. Ti figuri tu e io a vivere con un assegno di appena tremila euro al mese...
Maurizia. Come due impiegate qualsiasi... meglio morire...
Fabrizia: morire noi?
Maurizia: No, meglio che muoia lui.
Fabrizia: Non dire queste cose! Porta male!
Maurizia: Vuoi dire che poi muore davvero?
Fabrizia: No! Che poi non muore davvero!
Maurizia: E' vero! Come è stato per AlbertoMaria, che tu gli hai detto che lo volevi morto e lui invece non è morto.
Fabrizia: Già! Che poi ti ci sei messa tu!
Maurizia: Poverino, mi faceva una pena...
Fabrizia: Penaaaa?!
Maurizia: Si, piangeva sempre, mi diceva che tu lo hai trattato male...
Fabrizia: L'ho trattato male! Lo sai quanti soldi gli ho prestato?
Maurizia: Anche tu!?
Fabrizia: Perché, non te lo ha detto?
Maurizia: No, anzi mi ha detto che lui ti aveva prestato i soldi...
Fabrizia: Lui!? Scema che non sei altro, e tu gli hai creduto?
Maurizia: Che dovevo fare! Ha voluto un prestito perché dice che aveva dato tutto a te!
Fabrizia: Ma come hai potuto credere a quel farabutto...
Maurizia: Io!? E tu? Non gli hai dato anche tu soldi! Allora chi è la scema?
Fabrizia: Tu!
Maurizia: Io? No, tu!
Fabrizia: Tu

(continuano a scambiarsi il “TU” quando entra Lia)

Fabrizia: Lei … chi è?
Lia: Sono l'infermiera del Commendatore. Loro chi sono?
Maurizia: Siamo le figlie del commendatore.
Fabrizia: Infermiera?! Perché? Il papà sta male?
Lia: Sta molto male!
Fabrizia: Male? Quanto male?
Lia: Molto.
Maurizia: Molto-molto o molto-poco?
Lia: Molto-molto-molto!
Fabrizia: Si può dire... moltissimo?
Lia: Si può dire.
Maurizia: Allora dobbiamo parlargli subito!
Lia. Perché?
Fabrizia: faccende di famiglia. Vada da lui e gli dica che ci siamo noi..
Maurizia: ...le sue adorate figlie...
Fabrizia: ..che debbono vederlo...
Maurizia: ..e che siamo preoccupate...
Fabrizia: ...molto preoccupate...
Maurizia: ...preoccupatissime per la sua salute.
Lia: Va bene, glielo dirò... ma non adesso, sta riposando.
Fabrizia: Scusi, ma lei, come infermiera, sa, per caso, se “lui” ha visto il notaio...
Lia: Il notaio?
Fabrizia: Siiii... per faccende di testamento...
Lia: (intuisce il motivo della visita delle due)Sssssiiii, ora ricordo, proprio l'altro giorno è venuto qui il notaio, e si sono chiusi nello studio per due ore circa; ma io non ero presente...
Fabrizia: (rivolta a Maurizia) Hai visto! Come mi avevano detto... lo ha fatto! lo ha fatto!
Maurizia: E adesso? Che facciamo?
Fabrizia: (Rivolta a Lia) Senta signora....?
Lia: Infermiera.
Fabrizia: Signora infermiera, io e mia sorella le vorremmo chiedere un... piccolo favore...
Maurizia: (che ha preso al volo le intenzioni della sorella) una sciocchezza...
Fabrizia: si, una sciocchezza, se potesse dare una occhiata, senza che lui lo sappia...
Maurizia: ...ovviamente...
Fabrizia: ..ovviamente, all'ultimo testamento, sa per una nostra curiosità...
Maurizia: ...solo una piccola curiosità...
Fabrizia: Così, solo per vedere come ha deciso di ripartire i suoi beni...
Maurizia: Sa, qualche malalingua ha messo in giro la voce che nostro padre, il nostro amato padre, ci ha tolto dal suo testamento... (risatina)
Fabrizia: (risatina) naturalmente è una sciocchezza... ma se lei potesse darci una occhiata...
Maurizia: ...noi le saremmo grate.
Fabrizia: Ovviamente!
Maurizia: Con un pensierino, diciamo... un regalino... ovviamente!
Lia: Signore, io farò quello che mi chiedete... dovete però darmi qualche giorno...
Fabrizia: Ma certamente... faccia con calma...
Maurizia: …non c'è fretta... veniamo... stasera...
Lia: Stasera?!
Fabrizia: Noooo! Non stasera, fra due ore.
Lia: Due ore?! Ma è troppo presto!
Maurizia: Non è troppo presto... due ore sono una eternità, vero Fabrizia?
Fabrizia: Vero Maurizia! Non dimentichi il “regalino” che le abbiamo promesso. By by!
Maurizia: By by, infermiera.

(Le due donne escono di stanza. Entra Lara)

Lara: (avvicinandosi a Lia) Ho ascoltato tutto! Due vipere!
Lia: Si, due vipere, ma dobbiamo liberarcene.
Lara: Ma come?
Lia: Non lo so: Certo che ci possono inguaiare, specie me che mi sono spacciata per la sua infermiera...
Lara: E' vero!
Lia: Troviamo questo testamento e cosi ce le togliamo dai piedi...

(Entra una donna, è Adalgisa la ex moglie, con piglio deciso si dirige verso la stanza studio)
(Le due donne si guardano, come per dire: “E questa da dove arriva?”
(Lia si precipita a fermarla)

Lia: Signora dove va? Non può entrare!
Adalgisa: (incenerendola con lo sguardo) Come si permette di dire a me dove posso o non posso entrare. Io sono la moglie e anche se sono separata, ho il diritto di entrare! (prosegue decisa, apre la porta ed entra)

Le due donne rimangono impietrite. Consapevoli che adesso tutto verrà a galla:

Lara: E adesso! Che si fa? Ora quella scopre tutto... io ho paura...
Lia: Ma di cosa? Noi non sappiamo niente! Perché noi nello studio “non possiamo entrare!” Chiaro! Quando lei verrà fuori dicendo che ha trovato un cadavere noi faremo la faccia sorpresa! Hai capito!
Lara: Si, si, ma io ho lo stesso paura, se quella scopre che lo abbiamo spostato noi il cadavere...
Lia: Ma chi glielo deve dire!? Insomma smettila e non fare l'isterica! Noi continuiamo a lavorare.

Passa qualche minuto, le due fanno finta di scopare con gli occhi fissi all'uscita dello studio. La porta si apre. Adalgisa esce. E' attonita, visibilmente depressa. Si ferma, guarda nel vuoto.

Adalgisa: E' morto! Quell'uomo è morto!
Lia: Morto?! (si finge sorpresa)
Adalgisa: Quell'uomo è morto dentro.
Lara: Dentro? Come sarebbe? E fuori?
Lia: ma forse è un po'... stanco.
Adalgisa: E' un uomo senza cuore, senza anima. E' sempre stato così. Io lo prego, lo imploro, lo     supplico, ma lui non mi risponde. Mi guarda come se non mi vedesse. Mi sembra un morto che cammina.
Lara: Come: cammina?
Lia: E' un modo di dire.
Adalgisa: Mi dica, cosa posso fare? Lei è una donna sa cosa vuol dire amare un uomo.
Lia: Ehhhh! Si che lo so!
Adalgisa. Allora, mi dica che posso fare?
Lia: Non gliela dia vinta! Insista! Gli uomini fanno finta di non guardarci, ma sotto sotto ci vogliono.
Adalgisa: Si, è vero! Farò cosi1 (rivolta verso la porta) Io non mi arrendo sai! Tornerò! E alla fine l'amore trionferà! (esce risoluta)

( Le due donne si guardano attonite)

Lara: Ma cos'è una gabbia di matti questa?!
Lia: Manteniamo la calma! Siamo persone in gamba, possiamo farcela: Facciamo tre respiri profondi...
Lara: Tre respiri? Bastano?
Lia: (si siede per terra) Vieni, siedi anche tu...
Lara: Per terra?!
Lia: Si, vieni ti insegno un metodo di rilassamento buddista.
(Lara si siede e imita Lia)

(Lia esegue il rito del Nam Myoho Renge Kyo e quello del OM imitata, un po' goffamente da Lara)

(Mentre sono concentrate nelle preghiera, entra un uomo vestito da prete che si avvina a loro senza essere sentito. Tossisce per farsi sentire. Scossa Lia si alza. Lara che ci aveva preso gusto continua. Lia la scuote. Lara si sveglia e si alza)

Prete: Disturbo?
Lia: Noooo!
Lara: Noi si stava pregando.
Prete: Non conosco questa preghiera.
Lia: No, non era una preghiera, era un... una canzone nuova...
Prete: Ah, bene. Sapete io sono un povero prete, non conosco queste modernità.
Lia: Mi dica... padre?
Prete: Cosimo, sono Padre Cosimo della parrocchia dell'Assunta.
Lia: Ah! la parrocchia dell'Assunta...
Lara: Assunta. Beata lei!
Prete: Sempre sia beata!
Lia: (subito correggendola) Ora pro nobis. A cosa dobbiamo la sua visita?
(a Lara) Lara: tu continua a fare la ricerca...
Lara: La ric... Ah! ho capito. Vado! (esce)
Prete: Vorrei parlare con il commendatore.
Lia: Padre, purtroppo il commendatore non è disponibile, sta molto male.
Prete: Oh, come mi dispiace! Ma io non lo disturberei molto; voglio rivolgergli solo una preghiera.
Lia: Possiamo rivolgerla noi. Che preghiera?
Prete: (sorridendo) Nooo, figliola, dicevo una preghiera nel senso di un favore. Vede io sono anche missionario in Africa e il commendatore, tutti lo sanno, è un uomo di buon cuore. C'è tanto bisogno di aiuto per i poveri bambini.
Lia: Capisco, ma vede Padre come dicevo il commendatore sta molto male...
Prete: Ma deve solo fare un assegno, sono certo che il commendatore avrà la forza di scrivere un assegno. E poi vorrei che lui si confessasse.
Lia: Per la confessione è in ritardo padre.
Prete: (Duro) Non è mai troppo tardi per confessare.
Lia: Mi creda: è troppo tardi!
Prete: (minaccioso) E io dico che non è mai troppo tardi! Ascolta donna, io non mi muovo da qui se... (cambia tono: dolce) se lui non si confessa!

 (Lia è nel panico)
(entra il  signor Gilberto, titolare della ditta di pulizie)

Gilberto: (entra, si ferma, si guarda attorno sorpreso e preoccupato) Allora! Lia! Che succede? A che punto siete?
Lia: Gilberto, abbiamo avuto un problema...
Gilberto: Problema? Che problema!?
Lia: Un problema...
Gilberto: Ho capito! Ma che problema?

(intanto il prete ha un atteggiamento di disagio. Cerca in tutti i modi di nascondersi alla vista di Gilberto)
(Alla fine Gilberto si accorge di lui)

Gilberto: (rivolto al prete) Scusi, ma non ci conosciamo noi due?
Prete: Eh, noooooo, non mi pare...
Gilberto: Scusi padre, ma a me sembra di conoscerlo... lei per caso...
Prete: No! Non sono io... Mi scambia con qualcun altro...
Gilberto: Mah! Forse è perché divento vecchio e allora confondo fischi per fiaschi, come si dice... ma lei per caso...
Prete: No!  ma io adesso devo andare, mi sono ricordato di un impegno che ho in parrocchia... Ripasserò più tardi...
(Sta per uscire ma viene bloccato da Gillberto)
Gilberto: (rivolto al prete e tirandolo da una parte) Scusi se approfitto, io ho un problema, diciamo di carattere religioso, allora visto che lei è un prete... (si ferma) ma lei non è...
Prete: (deciso) NO!
Lia: Allora io vado. (esce)
Gilberto: Scusi, come le dicevo, il mio è un problema religioso...
Prete: Si ma io adesso devo andare... venga in chiesa e ne parliamo...
Gilberto: Ma è una cosa riservata, sa com'è... in chiesa... (si blocca) ma lei è per caso...
Prete: (deciso) NO!
Gilberto: Padre, io volevo sapere se... tradire la moglie con il pensiero... solo con il pensiero eh! è peccato?
Prete: Come sarebbe: solo con il pensiero?
Gilberto: Siiii, che uno vede una bella donna... ha capito?
Prete: No, non ho capito! Insomma la tradisce o no?
Gilberto: Col pensiero! Solo col pensiero. E' peccato?
Prete: Si è peccato!
Gilberto: Peccato!... peccatuccio... no?
Prete: No, non è un peccatuccio! E' un peccato mortale!
Gilberto: Addirittura!
Prete: Questa donna di cui stiamo  parlando è sposata o no?
Gilberto: Qualcuna si, qualche altra no.
Prete: ma quante sono queste donne?
Gilberto: Uhmmmm, un po'!
Prete: Ahhhhh! Quindi siamo alla reiterazione del reato..
Gilberto: Reato?
Prete: Volevo dire.. peccato! E sua moglie?
Gilberto: Ah, mia moglie non sa niente.
Prete: Allora siamo di fronte a tre reati... peccati.
Gilberto: TRE?
Prete: Primo: peccato di omissione di informazione insomma, bugia alla moglie, secondo: desiderare la donna di altri, e terzo: recidiva. Tre peccati in uno. Non ci sono dubbi: dritto all'inferno!
Gilberto: (spaventato) L'inferno?! Ma io ho fatto solo qualche pensierino...
Prete: Pensierino?! Pensierino?!
Gilberto: Pensiero. Ma non credevo... (cambia tono) Ora mi ricordo: lei è...
Prete: NO! Non distogliere la mente dai tuoi peccati... vizioso! pentiti! O le porte dell'inferno si spalancheranno per te...
Gilberto: (contrito e spaventato) Si, mi pento, mi pento...
Prete: Devi fare penitenza!
Gilberto: Si, farò penitenza, si, si... che devo fare. Tre paternostro e tre avemarie...
Prete: Come penitenza ti recherai nel tuo bagno e davanti allo specchio ti darai uno schiaffo per ogni pensiero cattivo che hai fatto...
Gilberto: Ma io non li ho contati.
Prete: Allora facciamo un forfait... diciamo cinquanta schiaffi...
Gilberto: Cosi tanti? Non possiamo fare di meno?
Prete: Blasfemo! Cosa credi che si possa mercanteggiare con il diavolo?
Gilberto: No, no, per carità. Vabbe... cinquanta schiaffi...
Prete: Io ora vado. Mi raccomando. Cinquanta schiaffi (mima uno che si da schiaffi)

(mentre il prete va via Gilberto ha un soprassalto)

Gilberto: Padre! Ora mi ricordo!
Prete: (minaccioso) Taci peccatore!
Gilberto: Mi scusi padre.

(il prete esce di scena)
(Entra Lia)

Lia: Dove padre Cosimo
Gilberto: (Ancora scosso) E' andato via:
Lia: Che cosa hai Gilberto?
Gilberto: Io? Niente, niente... perché?
Lia: Sembri preoccupato. La verità è che tu hai troppi pensieri.
Gilberto: Pensieri?! No, no, io non ho nessun pensiero. La mia mente è sgombra... niente pensieri... niente (Esce)

(Entra Maurizia)

Maurizia: (cospiratrice) Ho visto uscire un prete... allora.. ci siamo?
Lia: In che senso?
Maurizia: Il prete... gli ha dato... (fa segno di benedizione)
Lia: Ah si. Ha chiesto un prete, sa com'è... in questi momenti...
Maurizia: Vuole confessare i suoi peccati...
Lia: Ma... (cita) chi è senza peccato...
Maurizia: Lei non so, ma io sono candida come un giglio... ma non dica a mia sorella che sono venuta, sa lei è una megera, falsa e bugiarda, come suo padre...
Lia: Ma non è anche “suo” padre?
Maurizia: Si, ma io ho preso da mia madre. Ci vediamo più tardi. (esce)

Entra Fabrizia:

Fabrizia: Ho visto uscire prima un prete e poi mia sorella. Che cosa sta succedendo?
Lia: Il prete è venuto per confessare suo padre...
Fabrizia: E Maurizia? Ha una tresca con il prete?
Lia: Una tresca?
Fabrizia: La conosco mia sorella è una viziosa, ipocrita, è capace di tutto per soddisfare le sue insane voglie..
Lia: Non c'è nessuna tresca, sua sorella voleva notizie di vostro padre...
Fabrizia: Nostro padre è un uomo avido e meschino come mia sorella, meno male che io ho preso da mia madre. (esce)
(Entra Gilberto)
Lia: Anche tu!
Gilberto: Come sarebbe: anche tu?
Lia: Qui c'è un via vai che neanche in galleria!
Gilberto: Volevo sapere a che punto siete?
(Entra Lara sventolando una cartella)
Lara: Ecco1 L'ho trovato, l'ho trovato!
Gilberto: Che cosa ha trovato?
Lia: (Togliendo di mano la cartella a Lara) La carta per pulire.
Gilberto: La carta? Ma ve la siete presa dal magazzino stamattina?
Lia: Siiii, ma questa è meglio. Vedi (prende un foglio dalla cartella lo appallottola) con questo viene meglio a pulire... (si mette il foglio in tasca imitata da Lara)
Entra Adalgisa, vestita con abito sgargiante, cappello a larga tesa, un fascio di fiori in mano. In viso un sorriso beato.
Stavolta nessuno tenterà di fermarla, anzi sarà lei a fermarsi per dire.
Adalgisa: (sognante) Arrivo! Arrivo! E porto con me la primavera, sì, riuscirò a svegliare il suo cuore di pietra, lo scalderò con la passione del mio amore, (rivolta alla porta dello studio) farò di te un uomo nuovo, un uomo pieno di vita, di ardore, accenderò la fiamma della vita, farò battere il tuo cuore... io ti resusciterò!
(Si avvia decisa e apre la porta)
Gilberto: Ma chi è quella lì?
Lara: è la moglie, la ex moglie del commendatore.
Gilberto: Ma perché parla di morti da resuscitare?
Lia: Ma non saprei, sai che nello studio noi non entriamo...
Lara: Dovunque in casa ma non nello studio...
Gilberto: Lo so che nello studio non entrate, ma quella li parla di morti...
Lia: Boh! Io non so niente...
Lara: Io nemmeno...
Gilberto: OOOOHHH! BASTA! Fate il vostro lavoro e non state a perdere tempo: Torno fra due ore e voglio vedere tutto pulito! Ci siamo intesi?! Io vado. (si avvia, ma si ferma a metà strada) io quel prete li l'ho visto, ma non mi ricordo dove!
Lia: Vai a fare una passeggiata, magari ti verrà in mente.
Gilberto: Magari, sai che a volte dimentico anche le cose più... più... più
Lara: Più...cosa?
Gilberto: Più cosa, che?
Lara: hai detto... più , più più... cosa...
Gilberto: Io ho detto: più più più? E perché?
Lia: basta! Gilberto, vai fuori!
(in quel momento Adalgisa esce mogia mogia, lo sguardo assente. Si ferma vicino a Lia:
Lia: Che c'è signora? Come lo ha trovato?
Adalgisa: Non c'è nessuna speranza, quell'uomo è morto.
Gilberto: (Occhi sbarrati) Morto?!
(Lia gli fa segno di stare zitto e assecondarla)
Lia: Lo so signora, lo so. Su non si abbatta.
Adalgisa: Vede, lo sa anche lei, (rivolta a Gilberto che assente confuso) lo sanno tutti: quell'uomo è morto.
Lara: Tutti!?
Lia: Tutti, in senso lato...
Adalgisa: Volevo fargli provare l'ebbrezza dell'amore, ma lui non mi ascolta... Volevo fargli sentire i battiti del mio cuore, ma lui non ascolta; volevo fargli sentire il calore del mio corpo ma lui...
Lia: ...non lo ascolta. Cosa ci vuol fare ci sono uomini freddi... (Fulmina con lo sguardo Gilberto)
Adalgisa: Lui non è freddo, è gelato, lui è un uomo...
Lia e Lara: MORTO!

Adalgisa da i fiori a Lara e, mestamente, esce.
Lia sbatte i fiori in petto a Gilberto.

Gilberto: Ma, ma che siete tutte ammattite oggi? I morti che risuscitano, i fiori... i preti che danno schiaffi per penitenza.
Lia: La verità è che voi uomini siete... insensibili, senza cuore..
Lara. Si, siete... morti!
Gilberto: (fa gesti di scongiuro ed esce)

(Rimangono sole Lara e Lia.)

Lara: Siamo in un casino pazzesco! Qui finisce malissimo. Un morto di la', una matta, che entra ci parla  e non se ne accorge, due figlie che vogliono i soldi, un prete che vuole confessare un morto...
Lia: (tira fuori la cartella che ha portato Lara e legge) Ma questo è il testamento! Bene!  Così quando vengono le due vipere glielo diamo e ce li togliamo di torno. Adesso bisogna cercare il diario segreto... (pausa) il giornalista! Mi stavo dimenticando del giornalista... coso li... come si chiama...
Lara:Walter!
Lia: Si lui! Fra un po' viene e io gli devo scrivere l'intervista...

(esce di corsa)
(Entra Walter. L'incontro fra Walter e Lara è sempre accompagnato dalla musica, “Il tema di Lara” e da movimenti coreografici)

Walter: Ciao Lara.
Lara: Ciao Walter.
Walter: Lara, ho sempre pensato a te, da quando ci siamo lasciati...
Lara: Ci siamo lasciati? Di giaaaa!
Walter: No, da poco fa, non ho fatto altro che pensare a te... e tu mi hai pensato?
Lara: un po' si e un po' no... sai abbiamo avuto un po' di problemi...
Walter: Mi sono innamorato di te appena ti ho visto...tu non sei impegnata vero?
Lara: No, sono libera, mi sono liberata ieri sera, e tu?
Walter: Io sono libero, ma anche se fossi stato impegnato mi sarei liberato per te.
Lara: Che bello! Siamo tutti e due liberi e ci possiamo fidanzare?
Walter: Certo! Ci fidanziamo, ci frequentiamo e poi ci sposiamo.
Lara: Ci sposiamo!?
Walter: Siii! Ci sposiamo e andremo a vivere in una bella casetta, avremo tre bambini...
Lara: Perché: tre?
Walter: Perché tre è il numero perfetto. Saranno due maschi e una femminuccia...
Lara: Io preferisco due femmine e un maschietto...
Walter: No, è meglio due maschietti, lo dicono le statistiche, le donne sono più degli uomini, dobbiamo cercare di alzare la media degli uomini.
Lara: Ma scusa, la devo alzare proprio io la media...
Walter: Tutti dobbiamo fare la nostra parte: tu contribuisci con due maschietti.
Lara: Io non voglio contribuire, sono stanca di contribuire...
Walter: In cosa hai contribuito?
Lara: Ho contribuito al alzare la media dei disoccupati, la media dei precari, ora basta!
Walter: Va bene, va bene, calmati... faremo i figli che tu vorrai. Prima però devo vedere se il direttore mi aumenta lo stipendio con l'intervista al commendatore. A proposito dove la tua amica?
Lia: Eccomi! (porta in mano una cartella con dei fogli, la porge a Walter) Questa è per te! Ci sono tutte le risposte alle tue domande.
Walter: Lui?! Lui ha risposto alle mie domande?
Lia: Certo, li ha lette e ha scritto le risposte.
Walter: Ma... non ha detto niente... c'erano domande molto impertinenti...
Lia: Ah, si! Mi ha detto proprio questo: Ma questo giornalista fa domande impertinenti, ma... intelligenti.
Walter. Siiiii? Ha detto così?
Lia: Proprio cosi! Domande intelligenti. Lui è un uomo  navigato, conosce il mondo...
Walter: (emozionato) Sono contento... sì, sì adesso li leggo e poi vado dal direttore... vado..., vado Lara:, vado e... ci vediamo … ciao e... grazie, grazie (esce)
Lara: Ma cosa gli hai scritto? Tutte sciocchezze? Non è giusto imbrogliarlo cosi, Walter è un bravo ragazzo, mi vuole sposare...
Lia: Ma lo hai appena conosciuto!!
Lara: E' stato amore a prima vista. Ci vogliamo sposare e fare tre figli...
Lia: Oh la madonna! Ma non la smetterai mai di innamorarti del primo che passa? Comunque le risposte che ho scritto sono risposte che non hanno senso.
Lara: Ma... ma perché?
Lia: Perché se lui pubblica l'intervista e viene fuori che ha intervistato un morto, lui passa i guai... meglio se si accorge che sono stupidate... noi dobbiamo trovare questo diario segreto e poi accorgerci del morto e denuncialo alla polizia, hai capito?!

(Bussano forte alla porta)

Ispettore: Aprite! Polizia!

(Panico delle due donne. Entra l'attore che impersona l'ispettore)

Ispettore: (si presenta) Sono l'ispettore Giaverti della polizia.

(Lara sviene fra le braccia di Lia che la scarica fra le braccia dell'ispettore)
(l'ispettore la scuote. Lara si sveglia)

Ispettore: (estrae un carta dalla tasca e la porge a Lia) Ispettore Giaverti polizia investigativa
Lia: (legge la carta) Ah! Anche lei va alla Coop a fare la spesa?
Ispettore: (Si accorge di aver dato una carta sbagliata, la ritira imbarazzato e gliene da un'altra)
Lia: (la prende e legge) Sexi shop il peccato...
Ispettore: (ancora più imbarazzato, strappa di mano la carta e ne da un'altra, non senza prima averla guardata bene)
Lia: Adesso si. Cosa c'è ispettore?
Ispettore: Una normale indagine. Sto seguendo un individuo con un brutto curriculum:  insomma un individuo pericoloso e miei informatori mi hanno detto che lo hanno visto entrare qui.
Lara: Quiiiii!?
Ispettore: Voi non lo avete visto?
Lia: Chi?
Ispettore: Un uomo alto, con un ghigno brutto, una faccia da delinquente, i capelli dritti, gli occhi insanguinati...
Lara: Madonna! Ma chi è! Dracula il vampiro
Lia: Ispettore uno così come c'è lo descrive non dovrebbe nemmeno uscire di casa...
Ispettore: Si, ma lui è molto abile nei travestimenti, si mette maschere di gomma che gli cambiano la fisionomia. Voi non avete visto nessun tipo strano, uno che si aggira sospetto...
Lia: Lara: tu hai visto qualcuno che si aggirava sospetto con una maschera di gomma?
Lara: Con una maschera di gomma? Noooo, non mi pare.
Ispettore: va bene, va bene... ma voi, tranquille! ci sono io in giro. Mi raccomando!  Nel caso lo vedeste telefonate a questo numero. (tira fuori un biglietto da visita e lo da a Lia che lo guarda attentamente. L'ispettore toglie di scatto il biglietto a Lia, lo guarda con attenzione. Glielo ridà. Esce.)
(Arriva alla porta, sta per uscire, ma torna indietro.)
Ispettore: Dimenticavo, si chiama: Jean Valjean!
Lia: Jean Valjean?! Ma non è possibile!
Ispettore: E' possibile! Arrivederci.
Lara: Perché hai detto che è impossibile?
Lia: Tu non sai chi è Jean Valjean?
Lara: Chi è? Un cantante Francese?
Lia: Leggi ragazza mia, leggi! Non ho tempo per raccontarti la sua storia... qui stiamo perdendo tempo, andiamo nello studio a cercare, vieni.

(Entra con cautela l'uomo che era vestito da prete e che adesso indossa una vestito nero.  Si muove guardingo, Sta per entrare nello studio quando entra Gilberto, portando secchielli e scope. I due si trovano uno di fronte all'altro. Gilberto credendo di essere di fronte ad una  pistola spianata dell'altro alza le mani con quello che ha in mano.)
Gilberto: Tu sei... Jean Valjean!
Ernesto: Ma perché alzi le mani.
Gilberto:  Mi stai puntando una pistola!
Ernesto: Questo è il mio dito, non è una pistola.
Gilberto: (abbassa le mani) Eri tu vestito da prete!
Ernesto: Adesso lo hai capito!
Gilberto: Ci ho pensato tutta la mattina ma non mi venivi in mente. Tu sei Jean Valjean.
Ernesto: Non chiamarmi cosi. Lo sai che il mio nome non è questo.
Gilberto:  Tutti ti chiamano così; ma io lo so che tu sei Ernesto Brambilla. Ma la tua storia pare un romanzo per questo ti chiamano Jean Valjean come quel miserabile.
Ernesto: Io non sono un miserabile, miserabile è quello che mi ha fatto passare tutti i guai...
Gilberto: Ma, allora non è vero che tu hai rubato tutti quei soldi alla banca dove lavoravi?
Ernesto : Ma secondo te se io avessi rubato tutti i soldi che dicono, sarei ancora qui a fare la vita che faccio?
Gilberto:Ma allora perché non lo dici al giudice e chiarisci?
Ernesto: Glielo detto ma lui non mi crede, crede di più a chi mi accusa.
Gilberto. E chi sarebbe?
Ernesto: Il tuo commendatore!
Gilberto: Il cummendatur?
Ernesto: Si, lui, quello che poi è diventato un finanziere potente e ricchissimo.
Gilberto: Ma perché ?
Ernesto: Una donna! Eravamo innamorati della stessa donna, e lei scelse me.
Gilberto: Ma ma... per una donna arrivare ad accusarti di furto mi sembra esagerato!
Ernesto: Per te! Non per lui! Lui voleva quella donna e accorgersi che lei preferiva un impiegato al direttore lo fece  impazzire di gelosia.
Gilberto: Ma poi alla fine chi sposo quella donna?
Ernesto: Nessuno! Lui era vedovo ma lei non volle sposarlo... se ne andò nessuno l'ha più vista.
Gilberto: Ragazzi che storia! Ma tu adesso perché lo cerchi?
Ernesto: Perché lui deve dire al giudice tutta la verità. Io sono stanco di nascondermi!

(Entra Lia. Si ferma sorpresa)

Lia: Gilberto! Che ci fai qui? E il signore... ma è il prete di poco fa!
Gilberto. Ma che prete. Quest'uomo qui è il famoso Jean Valjean, o meglio: è conosciuto come Jean Valjean.
Lia: Ma perchè stamattina è venuto a cercare il commendatore, vestito da prete.
Ernesto: Perché lui mi ha accusato, adesso mi deve scagionare...
Gilberto: Mi stava appunto dicendo che il commendatore lo ha accusato di avere rubato soldi alla banca dove lui, il cummenda, era direttore.
Lia: Ma questa cosa, mi pare di ricordare, è successa vent'anni fa...
Ernesto: E in tutti questi anni sono stato latitante perché nessuno crede alla mia innocenza, ma adesso lui mi deve scagionare, deve dire la verità se no... l'ammazzo.
Lia: Non puoi ammazzarlo.
Ernesto: Chi lo dice! Sono disposto a tutto!
Lia Non puoi ammazzarlo perchè il cummenda, è già morto per conto suo.
Gilberto: Come sarebbe: morto!?
Lia: Com'è un morto? Morto!
Ernesto: Ma come è morto?
Lia: Un infarto, un colpo... noi ce ne siamo accorti solo poco fa, Lara: è andata nello studio per pulire e lo ha visto seduto immobile...
Ernesto: Sono perduto. Adesso chi mi scagionerà! Forse sarebbe meglio morire.
Lia: Morire, morire! Quello vuole espatriare, questo vuole morire, ma uomini con le palle non c'è ne in questa storia. Ascolta jean Valjean...
Ernesto: non chiamarmi così, io mi chiamo Ernesto.
Lia: ascolta Ernesto. Io ero una manager che viaggiava in aereo in prima classe, dormivo in alberghi a sei stelle, poi è venuta la crisi e tutto questo è sparito: poufff! Non mi sono mica suicidata; mi sono messo l'elmetto e sono andata a combattere. Adesso faccio le pulizie, non mi vergogno, e sono convinta che alla prima occasione io tornerò la dove eero prima. Perciò basta piagnistei, troviamo la soluzione...

(entra Lara precipitosamente)

Lara: Presto, presto, c'è la polizia, quell'ispettore...
Ernesto: Giaverti! Quest'uomo mi perseguita... mi devo nascondere...
Lia:   (A Ernesto) Vieni con me... (lo trascina fuori scena)

(entra Giaverti, si guarda attorno, vede Gilberto e estrae la pistola)

Giaverti: Ti ho preso Jean Valjean!
Gilberto: (Si guarda attorno) Con chi sta parlando?
Giaverti: Con te! Credi che non avrei riconosciuto con questo travestimento.
Gilberto: Travestimento? Guardi che c'è un errore... io sono Gilberto Reguzzoni titolare della Splendor...
Giaverti: (ride) Si, e io sono l'allenatore della Juventus! Non farmi ridere. Giù la maschera!
Gilberto: Ma che maschera?

(Giaverti si avvicina a Gilberto e gli tira i capelli, poi il naso, convinto di
togliere una maschera)

Giaverti. Togliti questa maschera!

(Fra i due nasce una strana colluttazione)
(Entra Lia che li separa.)

Lia: Ma che sta succedendo perché vi state accapigliando?
Gilberto: Ma questo crede che io abbia una maschera.
Giaverti: Ma lo guardi1 Non può essere questa la sua faccia, deve essere una maschera; ma non si toglie.
Lia: Ispettore, questa è la sua faccia. Mi creda. La conosco da anni.

(entra Adalgisa, con un abito rosso attillato, una rosa nella mani,)
(si avvicina al gruppo)

Adalgisa: (si avvicina a Lia) Ho ascoltato il suo consiglio, sono pronta.
Lia: Signora, (la guarda da testa a piedi) sono sicura che non resisterà al suo fascino sensuale..
Adalgisa: Si! Basta parole, basta silenzi, lasciamo parlare la carne. Lo sedurrò con le armi della sensualità, della passione che travolge. Carnalità! Questo è il mio nome!

(sotto gli occhi strabuzzati di tutti si dirige decisa verso la porta dello studio)

Giaverti: Chi è quella signora? Eppoi, cos'è questa storia della carne?
Lia: La signora ha problemi con il suo ex marito...
Gilberto: E anche con il suo macellaio, mi pare …
Lia: Ma che c'entra il macellaio... non è quella la carne di cui parlava la signora.
Giaverti: Ma di quale carne parlava, forse quella del supermercato
Lia: Ispettore!? Ma non lo ha ancora capito? Eppure lei frequenta i sexi shop... “Il peccato... eh!?
Gilberto: Anche nei sexi shop vendono la carne?
Giaverti: Nooo, nei sexi shop non vendono la carne...
Gilberto: Ma lo so....
Lia: Gilberto! Anche tu vai nei sexi shop?
Gilberto: Siii, una volta, ci ho accompagnato un amico...
Lia: Che scusa cretina...
Giaverti: Ma che c'è di male ad andare nei sexi shop?
Gilberto: lei in quale va?
Giaverti: In quello di via Pozzi, sa quello dietro …
Gilberto: Ah, ho capito... e si trova bene?
Lia: Gilberto, Ispettore!!! ma ma siete due sporcaccioni...
Gilberto: Ma che c'entra, uno si deve aggiornare, con tutte queste novità...
Lia: Ma che novità? Quella cosa si fa adesso come si faceva milioni di anni fa!
Giaverti: Si, ma adesso ci sono delle variazioni...
Gilberto. Giusto! Ci sono delle variazioni.
Lia: Si? E quali sarebbero queste variazioni?
Gilberto: Già, ispettore, quali sarebbero queste variazioni'
Giaverti: Mah, per esempio...  (gesticola con le mani)

(continua a soggetto)

 Esce Adalgisa.

Adalgisa: (esce più depressa che mai. Si ferma davanti al gruppo) Non è possibile, questo non è un uomo, è un iceberg. Eppure so di essere una donna sex, sono ancora bella, ho un bel corpo, ma lui neanche mi guarda. Ma perché?! C'è una sola spiegazione: Quest'uomo non è morto...
Lia: Non è morto?
Adalgisa: E' peggio che morto, quest'uomo ha...
Lia, Gilberto: (insieme) Haaaaaaa???
Adalgisa: Ha una amante! E quando uomo ti tradisce c'è solo un rimedio.

(esce truce e dura in faccia)

Lia: allora? Stava dicendo delle variazioni?
Gilberto: Beh, io vado, devo fare un sacco di cose...
Giaverti: Beh, io devo parlare con questo commendatore...
Lia: Perché?
Giaverti: Perché lui deve spiegarmi parecchie cose che succedono qui dentro.
Lia: Ma lei lo conosce il commendatore?
Giaverti: Non ho avuto il piacere...
Lia: Bene, allora lo informo che lei gli vuole parlare.

(Lia esce e dopo qualche minuto entra con Ernesto che indossa una sciarpa che gli copre metà del viso. Ansima e tossisce)


Lia: Ispettore le presento il commendatore
Giaverti: Molto lieto.
Lia: Il commendatore non sta bene. Ha preso una malattia nel suo ultimo viaggio in Tasmania...
Giaverti: (ritira subito la mano) Malattia? Che malattia'
Ernesto: Si chiama ForuForu, cosi dice il dottore, ma non ci creda, io sto benissimo (tossisce rumorosamente)
Giaverti: ForuForu? Ma che malattia é?
Ernesto: E' una malattia che fa venire tanti foruncoli grossi come una pesca e poi fa cadere la pelle a piccoli pezzetti...
Giaverti: Pi pi piccoli pezze... pezze... pezzetti, Fori fori
Ernesto. No, foru foru ma non si deve preoccupare. Lei ha fatto il vaccino?
Giaverti: (che comincia a balbettare) Il va... il va... il vaccino? No non, no no
Ernesto: Fa niente, è una malattia contagiosa solo per il 99 percento delle persone... che cosa vuole sapere ispettore?
Lia: Cosa c'è ispettore? Sta male? Sta diventando pallido...
Ernesto: Già, è vero, ha un pallore cadaverico.
Giaverti: Si si... ma io sto bene... anzi adesso devo andare...
Ernesto: ma non doveva chiedermi qualcosa?
Giaverti: si, no, non è importante... devo andare..

(Ernesto cercherà di fermarlo mettendogli le mani addosso; l'ispettore cercherà di evitare il contatto)

Ernesto: Ma perché va via? Non le abbiamo offerto neanche un tè, un caffè... (a Lia) Perché non offriamo un bel caffè, su venga ispettore...
Giaverti: (facendo passi indietro per evitare il contatto) No, grazie, grazie, devo andare, devo andare... (Scappa via)
(Entra Lara)
Lara: Che succede' Ho visto l'ispettore correre come impazzito!
Ernesto: Mi sono preso la soddisfazione di fargli venire la strizza.
Lara: Ma ho visto le sorelle che arrivano.
Lia: (a Ernesto) Vieni con me. Tu Lara bada alle sorelle. Io vado, credo di averlo trovato nel computer quello che cercavo...

(entrano le due sorelle)

Fabrizia: Ci si rivede! Dov'è l'infermiera di papà?
Lara: E' da  vostro padre.
Maurizia: E lei chi è?
Lara: Io sono... la segretaria.
Fabrizia: Segretaria? Papà non ha mai voluto segretarie?
Lara: Prima, ma adesso sta male...
Maurizia: Qui c'è qualcosa che mi puzza.
Fabrizia: Anche a me.  Andiamo a vedere cosa sta succedendo...
Maurizia: Appunto! Anch'io sento un po di puzza, andiamo
(Si avviano verso la porta.)
Lara: Non volevate il testamento? E qui!
(Sventola una cartella)
(le due tornano indietrto, si accapigliano per impadronirsene, tirando da una parte e dall'altra ed escono cercando di sottrarre l'una all'altra la cartella)
(Entra Lia con Ernesto)

Lia:  Ho trovato quello che cercavo nel computer. (Mostra una chiavetta) è tutto qui.
Lara: Siiii!? Brava, adesso possiamo dirlo! Non ne posso più di dire bugie a tutti...
Ernesto : Allora non mi resta che tornare nell'oscurità da dove sono venuto.
Lia: Perché? Sei innocente. Ci sarà un modo per scagionarti.
Ernesto: C'era un modo. Ma adesso che è morto il mio accusatore non vedo vie d'uscita.
Lia: Aspetta! Forse fra le righe del suo diario segreto c'è una confessione...
(Mostra la chiavetta)
Lara: Ma tu l'hai letto questo diario?
Lia: Come facevo!? Con tutto questo via vai che nemmeno a Cadorna!
Ernesto: Cosa c'è in questa chiavetta?
Lia: Il suo diario segreto. Nomi, luoghi, fatti. C'è tutto!
Ernesto: Come l'hai avuto?
Lia: L'ho preso dal suo PC. Questa è l'ultima speranza per te... e anche per me...
Lara: E per me?
Lia: Si, anche per te.

(Vieni andiamo a vedere)
(Ernesto e Lia escono)

 (Lara resta sola. Entra Walter. E' adirato. Guarda Lara con odio)
La musica di sottofondo è cambiata: Perfidia (?)

Lara: Walter, perché mi guardi così?
Walter: Ah, non lo sai? Sei anche una ipocrita....
Lara: Ti posso spiegare...
Walter: Non c'è niente da spiegare... ma ti rendi conto che se io non lo avessi letto ci avrei fatto la figura del cretino con il mio direttore...
Lara: Ti posso spiegare tutto...
Walter. Ah si! Allora spiegami questa risposta... (prende i foglietti della intervista scritti da Lia) ...la domanda era: “Qual è secondo lei la ricetta per far ripartite l'economia? Risposta: “la ricetta è la seguente: prendere la classe politica italiana, farla a pezzetti piccoli piccoli, farla soffriggere in padella, a parte prendere i grandi speculatori farli bollire in una pentola per un mese intero, quando sono squagliati, scolarli e metterli insieme ai politici già soffritti farli mantecare per due mesi e poi buttarli a mare.
Lara: (ride)
Walter: Si ridi ridi tu! Ascolta questa altra risposta: la domanda era: secondo lei ci sono i presupposti economici e politici per superare la crisi economica mondiale? Risposta: “ Si! Col cavolo!”
Lara: Vuoi sapere la verità?
Walter: Certo!
Lara: Quella intervista è una intervista fasulla, è stata scritta dalla mia collega perché il commendatore non poteva scriverla.
Walter: Perché?
Lara: Perché è morto!
Walter: Morto!!!
Lara: Morto! Così l'ho trovato io stamattina.
Walter: Ma... ma... perché non lo avete detto subito a qualcuno... i parenti, la polizia...
Lara: E' una lunga storia. Adesso capisci che se ti avessimo data una intervista appena credibile, ti avrebbero accusato di falsità, perché non potevi averlo intervistato: stamattina il commendatore era morto.
Walter: Io, non ci capisco più niente... avete inventato tutta questa storia per coprire che era morto... perché?

(entra Lia è Ernesto)

Lia: Non prendertela con Lara, lei non approvava ma è stata al gioco; questo fa di lei una ragazza intelligente. Fai un affare se la sposi.
Ernesto: Lia ha fatto bene a guadagnare tempo... quando muore un pezzo grosso della finanza si muovono grossi capitali, è sarebbe da sciocchi non ricavarci qualcosa.
Walter: Ho capito! Giocare in borsa. Ma bisogna avere capitali... io non ho niente.

(entra Gilberto)

Gilberto: (a Lia) Lia io ho fatto quello che mi hai detto al telefono, ho comprato le azioni che mi hai detto, guarda che ho spesso tutti i miei risparmi... se succede il patatrac siamo rovinati, finiremo a fare le pulizie...
Lia: In poche parole non ci succede niente!
Gilberto: Beh, si, forse hai ragione...
Lia: Ma stai tranquillo...

(entrano di furia le sorelle)

Maurizia: (Rivolta a Lia con il dito puntato) Tu, tu sei una imbrogliona, ci hai dato un testamento falso...
Fabrizia. ...falso e truccato; non è possibile che noi: le sue adorate figlie non veniamo nemmeno menzionate...
Maurizia: Noi: le pupille dei  suoi occhi,
Fabrizia. ...la luce della sua vita,
Maurizia: Noi: le sue adorate figlie, non ci ha lasciato niente!
Fabrizia: Mentre da' un milione di euro a un certo Ernesto Brambilla...

(Stupore e meraviglia di Lia e Ernesto, i quali strappano il testamento e lo leggono)
Ernesto: ...(leggendo) … lascio un milione di euro a Ernesto Brambilla che ho accusato ingiustamente di aver sottratto soldi alla banca di cui ero presidente. Questo rimorso mi ha perseguitato per vent'anni, so che non basterebbero tutti i soldi che posseggo per ripagarlo delle ingiustizie sofferte, ma faccio questo per dare pace alla mia anima.”

(Commozione di Ernesto e Lia. Indifferenza delle due sorelle.)

Fabrizia: Si, ma tutto questo a noi non importa, noi vogliamo la nostra parte di eredità...
Maurizia: andiamo da Lui e gliene diciamo quattro...
Lia: E' inutile, non può ascoltarvi.
Fabrizia: Lo dici tu, andiamo...
Lia: Non può ascoltarvi perché... è morto!

(Sbalordimento e finti svenimenti)

Maurizia: Morto!
Fabrizia: Morto!
Maurizia: L'ho già detto io. Ma come è morto il nostro adorato papino...
Fabrizia: Si, diteci, come è morto il nostro caro papuccio?
Lia: Un infarto. Lo vedrà il dottore... che abbiamo chiamato...
Maurizia: Si ma il testamento...
Lia. Aspettate! Forse so dov'è il vostro testamento.

(Prende dalla tasca un foglio appallottolato lo apre e legge)
    (lo stesso fa Lara. Entrambi li riappallottolano e li lanciano alle sorelle che li acchiappano. Li stendono e li leggono con viso affranto e deluso)

Walter: Adesso mi dovrò cercare un nuovo lavoro...
Lia: Perché? Volevi una intervista famosa?
Walter: si certo... ma chi intervisto?
Lia: (Accompagnando Ernesto da Walter) Intervisterai una dei più famosi ricercati d'Italia: Jean Valjean!
Walter: Jean Valjean!? Vuoi dire che lui è il famoso...
Lia: Appunto!
Walter: E' fantastico, (Gridando)  intervisterò Jean Valjean!!!

(Entra Giaverti pistola in pugno)

Giaverti: Fermi tutti!  Chi ha gridato Jean Valjean!?

(Si ferma davanti a Walter)
Giaverti: Tu! Sei Jean Valjean, togliti la maschera... (tenta di togliere una maschera che non c'è)
Ernesto: Lo lasci stare ispettore. Sono io Jean Valjean.
Giaverti: Non è possibile, tu hai il foruforu! Vai via vai via!
Ernesto: Io sono Jean Valjean, alias Ernesto Brambilla e nel testamento c'è la prova della mia innocenza.

Sono tutti in scena: Parlano fra di loro, litigano, si abbracciano...
Si ammutoliscono quando entra in scena Adalgisa armata di fucile o mitra.
Si ferma al centro del palcoscenico. Tutti in silenzio.

Adalgisa: E' finito il tempo dell'amore, basta con i salamelecchi, con le preghiere, le suppliche. E' finito il tempo delle fragole, delle mele, dei lamponi. Ora è tempo della vendetta! Io entro e lo ammazzo!

Tutti insieme: GIA' FATTO!
Adalgisa: GIA' FATTO?

Adalgisa resta attonita. Parte la musica di chiusura finale.


FINE