Il segreto di via Mecenate

di

Giancarlo Loffarelli


personaggi

SILVIA, nata nel 1923
MARIO, nato nel 1920
GIULIANA, nata nel 1925
PAOLO, nato nel 1921
CARLA, nata nel 1950
MAURIZIO, nato nel 1947


La vicenda si svolge a Roma nel corso di quasi sessant’anni. Nel testo verranno date poche indicazioni circa il luogo, il tempo e l’età dei personaggi nelle varie scene. E’ lasciata al regista e allo scenografo piena libertà di trovare le soluzioni artisticamente e funzionalmente più valide per render conto dei cambiamenti spazio-temporali di personaggi ed ambienti.


ATTO PRIMO

Scena prima
(Silvia e Mario, poi Giuliana)

31 dicembre 1999. Primo pomeriggio.
Un letto ad una piazza è collocato ad un lato della scena. Sostenuto da tre o quattro cuscini, Mario vi è coricato, quasi seduto, e sembra sonnecchiare. Sul lato opposto della scena, Silvia è seduta su di una sedia a dondolo e sta lavorando a maglia. Ognuno dei due ha quasi raggiunto gli ottant’anni.

SILVIA (dopo un po’, interrompe il suo lavoro, guarda Mario, tira un profondo, sonoro sospiro e riprende a lavorare. Dopo qualche istante, l’operazione si ripete esattamente allo stesso modo. Ancora qualche momento, e, di nuovo, la stessa sequenza) 
MARIO (immobile, sempre con gli occhi chiusi, con tono asettico) Oggi è una bella giornata.
SILVIA Che hai detto?
MARIO Non io. Tu.
SILVIA Che?
MARIO Dopo tre sospiri.
SILVIA Dopo tre sospiri, che?
MARIO Oggi è una bella giornata.
SILVIA Oggi è una bella giornata?
MARIO Così dici sempre.
SILVIA Io?
MARIO Tre sospiri e la frase!
SILVIA Oggi è una bella giornata.
MARIO Lo vedi che lo sai.
SILVIA E tu che ne sai?
MARIO Sono sette mesi e ventuno giorni che lo fai.
SILVIA Sette mesi…
MARIO … e ventuno giorni! Da quando sto allettato.
SILVIA Sette mesi e ventuno giorni?
MARIO Eh!
SILVIA (fa una smorfia)
MARIO (sempre con gli occhi chiusi) E’ inutile che fai le smorfie!
SILVIA Che smorfie?
MARIO (ripete esattamente la smorfia fatta da Silvia)
SILVIA Ma chi ha fatto niente!
MARIO L’hai fatta, l’hai fatta. E lo sai perché l’hai fatta?
SILVIA Perché l’ho fatta?
MARIO Perché ti sei stufata.
SILVIA Io stufata?
MARIO Di assistermi.
SILVIA Mario! Io sono tua moglie!
MARIO E hai ragione. Io pure mi sarei stufato di assistere te.
SILVIA Non è vero.
MARIO E’ vero.
SILVIA Non è vero che mi sono stufata.
MARIO E’ vero che io mi sarei stufato.
SILVIA Tu sei tu e io sono io.
MARIO Questo è vero: va riconosciuto.
SILVIA Mi prendi per il culo?
MARIO Sì.
SILVIA Ah!

Silenzio. Poi:

SILVIA Allora non dormivi?
MARIO Abbiamo fatto un discorso!
SILVIA No, prima.
MARIO Io non dormo mai.
SILVIA Non dormi mai?
MARIO Mai.
SILVIA E com’è che io ti sento russare, certe volte?
MARIO Tu te lo inventi.
SILVIA Non è vero.
MARIO Non hai testimoni.
SILVIA Mò pure i testimoni mi ci vogliono per dirti che russi?
MARIO La tua parola contro la mia.
SILVIA Ma che interesse avrei a dirti che russi?
MARIO Nessuno. E’ per questo che non capisco perché te lo devi inventare.
SILVIA (fa una smorfia, diversa dalla precedente)
MARIO (che ha sempre gli occhi chiusi) Ti ho detto di non fare le smorfie.
SILVIA Ma che smorfie?
MARIO (ripete esattamente la nuova smorfia)

Silenzio. Poi:

SILVIA Oggi è una bella giornata.
MARIO Il cerchio s’è chiuso.
SILVIA Ma che dovrei dire, se oggi è una bella giornata: che è brutta?
MARIO E’ inutile dirlo in sé. La giornata è bella di per sé: non ha bisogno di sentirselo confermare da te.
SILVIA Intendo dire che è strano che sia bella, visto che oggi è il 31 dicembre.
MARIO (pausa) Oggi è il 31 dicembre?
SILVIA 31 dicembre 1999. Finisce il secolo.
MARIO (silenzio)
SILVIA Com’è che ti ricordi i giorni precisi che stai a letto e non sai che giorno è oggi?
MARIO (silenzio)
SILVIA Mario!... Mario!... Mario!... (Calma) Ma sei morto?
MARIO (apre gli occhi) Vieni qua.
SILVIA Che t’è successo?
MARIO Vieni qua, per favore.
SILVIA (alzandosi e raggiungendo il letto) Ti stai sentendo male?
MARIO Prendimi la mano destra e deponimela sui coglioni.
SILVIA Che?
MARIO Gesto scaramantico.
SILVIA (eseguendo, con un sorriso) Perché t’ho chiesto se eri morto? 
MARIO Lasciacela, va, che oggi sei in vena iettatoria, ho capito.
SILVIA Devi sforzarti di usarle da solo le braccia: l’hai sentito che ha detto il medico.
MARIO Io sono paralizzato agli arti inferiori e superiori. E quel dottorino è uno stronzo.
SILVIA Solo tu capisci.
MARIO Lo saprò se sono o no paralizzato, no, che dici?
SILVIA (tornando a sedere) Fa’ come ti pare!
MARIO Hai telefonato a Carla?
SILVIA Eh?
MARIO Non hai sentito?
SILVIA No.
MARIO Com’è che non senti mai quando ti chiedo se hai telefonato a nostra figlia?
SILVIA Ah!... Sì, le ho telefonato…
MARIO (pausa) E allora?
SILVIA Allora che?
MARIO Silvia, santiddio, ti ho chiesto se hai chiamato Carla, mi hai detto di sì, è strano che io ti chieda “allora”?
SILVIA Allora niente, non riesco a trovarla!
MARIO Nemmeno sul cellulare?
SILVIA Ma che! Sempre spento o irraggiungibile.
MARIO Possibile?
SILVIA Eh, possibile. Tu non hai idea questi cellulari: guarda che mica sono quella comodità che si dice, sai? No, no: una volta sono spenti, una volta sono irraggiungibili, guarda, per fortuna a te non ti serve il cellulare…
MARIO Che culo!

Silenzio. Poi:

MARIO Io conto i giorni da quando mi sono ammalato.
SILVIA Che?
MARIO M’avevi chiesto, no?... Io non so in che giorno siamo perché conto i giorni solo da quando mi sono ammalato, come quando ero partigiano: il calendario per me iniziava dal 17 ottobre 1943…

Silvia ha come un sussulto.

MARIO … il giorno in cui scappai dal mio reparto. E così adesso: il calendario inizia il 10 maggio 1999.
SILVIA (silenzio)
MARIO Se non ti va di parlare, dimmelo.
SILVIA Ma che dici?
MARIO Non ti va di parlare, ho capito.
SILVIA (smorfia)
MARIO E non fare le smorfie, t’ho detto! (Ripete la smorfia)
SILVIA Vedi di dormire… visto che prima non dormivi.
MARIO Io non dormo…
SILVIA … mai!
MARIO … mai!
SILVIA Lo so.

Silenzio. Dopo un po’, Mario comincia a russare. Silvia lo guarda, si alza, va a rimboccargli le coperte, sta per tornare a sedere, quando si sente suonare il campanello d’ingresso. Silvia esce di scena e, poco dopo, rientra seguita da Giuliana, di qualche anno più giovane di lei, comunque oltre i settanta.

SILVIA E come deve stare? Sempre uguale. Adesso sta dormendo. Non lo so mica se quando dorme è meglio.
GIULIANA Il medico che dice?
SILVIA Che dice? Ognuno dice una cosa diversa. Nessuno ci capisce più di tanto e lui sta sempre uguale: questo è!
GIULIANA Ho capito.
SILVIA E’ che ci dobbiamo rassegnare: qua se non è oggi è domani.
GIULIANA Addirittura!
SILVIA Volevo far venire don Pietro per fargli dare i Sacramenti ma non lo so come la prenderebbe Mario…
GIULIANA E Carla?
SILVIA (abbassando la voce) A Carla le ho telefonato.
GIULIANA E allora?
SILVIA Non ne vuole sapere di venire a vedere il padre prima che muore.
GIULIANA E lui?
SILVIA A lui ho detto che non riesco a trovarla al telefono.
GIULIANA Ma perché si ostina così tua figlia?
SILVIA Io non è che la giustifico, ma posso capire che ce l’ha ancora col padre per quello che è successo.
GIULIANA Ancora quella storia?
SILVIA Ancora!
GIULIANA Ma sono passati tanti di quegli anni!
SILVIA Per lei è come se fosse stato ieri.
GIULIANA Ma rischia di non vederlo più da vivo.
SILVIA Ha detto che non vuole vederlo nemmeno da morto.
GIULIANA Questa è cattiveria, allora!
SILVIA Io ho fatto di tutto per convincerla a riconciliarsi con suo padre, credimi!
GIULIANA Povero Mario! Chi l’avrebbe detto che sarebbe finito così…
SILVIA Poco fa mi ha fatto venire un brivido…
GIULIANA Chi? Mario?
SILVIA Parlava del ’43.
GIULIANA Del ’43?
SILVIA Era tanto tempo che non parlava più di quel periodo… Forse è arrivata la fine!
GIULIANA Perché?
SILVIA Non lo so… Gli tornano in mente quei tempi… E’ strano!
GIULIANA (silenzio)
SILVIA Ripensavo a quando ci conoscemmo…
GIULIANA Era il ’43? 
SILVIA Il ’44. 
GIULIANA Eravamo giovani…
SILVIA E sembra ieri.
GIULIANA Sembra ieri, già!
SILVIA Ci presentò Paolo, tuo marito…
GIULIANA Sì, lo so… Io allora non lo conoscevo. Paolo lo conobbi tre… quattro anni dopo, nel ’48…
SILVIA Mi ricordo.
GIULIANA La guerra era finita…
SILVIA Finita, finita, sì.
GIULIANA Voi vi conosceste durante la guerra…
SILVIA Mi sembra di vedere, come se ce l’avessi qui davanti agli occhi, la stanza dove Mario si nascondeva…
GIULIANA Sai che pure a me sembra di starci dentro, se appena appena chiudo gli occhi e mi ci metto a pensare…
SILVIA Tu non l’hai mai vista.
GIULIANA Ma me ne avete parlato così tante volte che è come se l’avessi vista pure io.
SILVIA Via Mecenate, 79…
GIULIANA Una traversa di via Merulana.
SILVIA Una traversa di via Merulana.
GIULIANA All’ultimo piano…
SILVIA Era una soffitta, sì.

Buio.

Scena seconda
(Mario e Paolo, poi Silvia)

Marzo 1944. Roma, via Mecenate, 79. Una nuova luce illumina una stanza disadorna e squallida. I personaggi ora hanno poco più di vent’anni. Mario e Paolo stanno armeggiando ad una radio, quando si sentono dei colpi ritmati alla porta. Mario si interrompe, Paolo prende una pistola che teneva alla cintura dei pantaloni ed esce. Poco dopo, rientra preceduto da Silvia che, di corsa, si precipita ad abbracciare e baciare Mario.

MARIO Silvia!
SILVIA Amore mio!
PAOLO Calmate i vostri bollori, ragazzi!... Silvia, sei sicura che nessuno t’abbia seguito? (I due sono ancora intenti a baciarsi) Daje!... Silvia!
SILVIA Non mi ha seguito nessuno. (Riprende a baciare Mario)
PAOLO Ne sei sicura?
SILVIA Sì. (Riprende a baciare Mario)
PAOLO Ma come fai a dirlo?
MARIO T’ha detto di sì: basta, no? (Riprende a baciare Silvia)
PAOLO Dimmi tu se uno decide di combattere fascisti e tedeschi e deve ritrovarsi a regge’ il moccolo a ‘sti due!
SILVIA Paolo ha ragione, veniamo a noi…
MARIO A chi l’Impero?
PAOLO (alza la mano nel saluto fascista) A noi!
SILVIA Non fate gli scemi!
MARIO E allora dicci tutto.
PAOLO Ce l’hai una sigaretta?
SILVIA No.
MARIO Ce l’ho io?
PAOLO Grazie. (Mario e Paolo si accendono una sigaretta)
SILVIA (tira fuori dal vestito, nascosti in mezzo al seno, due documenti) Vi ho portato i documenti falsi. Il Comando ha deciso l’azione per dopodomani: pare che ci sarà una manifestazione dei fascisti non so per che ricorrenza ed è prevista una rappresentanza di alti papaveri del Comando tedesco. 
MARIO Ci saremo solo noi?
SILVIA No, ci saranno anche altri due compagni del Salario.
PAOLO Li conosciamo?
SILVIA Non credo. Vi incontrate davanti alle Poste alle sette: loro vi chiederanno a che ora aprono alle Poste e voi dovrete rispondere “Quando si svegliano gli impiegati.”
MARIO Ammazza che parola d’ordine!
PAOLO Però è vero che le Poste aprono quando…
SILVIA Ma possibile che dovete scherzare sempre su tutto?
MARIO Se proprio dobbiamo morire…
PAOLO … facciamolo ridendo!
SILVIA Comunque, questo è quanto: io devo scappare…
MARIO Già te ne vai?
SILVIA Se non scappo non ce la faccio a rientrare prima del coprifuoco. (Bacia sulle labbra Mario e sulle guance Paolo) Addio!
PAOLO Addio! Sii prudente!
SILVIA Non preoccupatevi, so quello che devo fare.
MARIO Ci vediamo, amore mio! (La bacia ancora)

Silvia esce. Mario rimane a guardare il vuoto lasciato da Silvia.

PAOLO Poi non dirmi che non t’ho fatto conoscere una donna eccezionale!
MARIO Ho solo paura di perderla.
PAOLO Questo può succedere!
MARIO (si tocca) Grazie dell’incoraggiamento!
PAOLO Ci camminiamo insieme con la morte da quando abbiamo fatto questa scelta!
MARIO (si tocca ancora) Daje!
PAOLO Va be’, pianifichiamo questo attacco.
MARIO (cupo) Sì, forse è meglio. 
PAOLO Che c’è?
MARIO Niente.
PAOLO Ti sei immalinconito perché Carla se n’è andata?
MARIO Silvia. Almeno fra di noi chiamiamola col suo nome e non con quello di battaglia.
PAOLO E’ per questo?
MARIO T’ho detto che non ho niente, vediamo questo piano.
PAOLO Ma che t’è preso?
MARIO (silenzio)
PAOLO Allora?
MARIO (pausa) Senti Paolo… Forse è meglio che ne parliamo subito.
PAOLO Di che cosa?
MARIO Io… non so come dirti…
PAOLO Avanti, non tenermi sulle spine!
MARIO Io non so se partecipare a questo attacco.
PAOLO All’attacco?
MARIO All’attacco!
PAOLO Ma stiamo parlando di questo nostro attacco?
MARIO E di quale?
PAOLO Allora credo di non aver capito quello che hai detto.
MARIO Per me questa azione sarebbe il battesimo del fuoco…
PAOLO Ho capito! Non devi preoccuparti: anche a me è successo la prima volta…
MARIO Io non è che ho paura…
PAOLO E chi parla di paura? Ti dico che ti capisco: è la prima volta. E’ solo la prima volta. E’ normale che tu provi quello che provi…
MARIO Io credo che sia qualcosa di più…
PAOLO Non è niente di più di questo.
MARIO Forse hai ragione tu, ma in questo momento non riesco a non pensare che potrebbero andarci di mezzo degli innocenti…
PAOLO Ascolta Mario, le cose sono due: o questa cosa è momentanea, legata al fatto che per te è la prima volta – e allora ti dico che è perfettamente normale; oppure è una questione di fondo – e allora devi capire che cosa ci stai a fare con noi, visto che innocenti potrebbero andarci sempre di mezzo!
MARIO Io ti chiedo solo una cosa.
PAOLO Cosa?
MARIO E ti parlo perché siamo amici…
PAOLO Cosa?
MARIO Mi serve tempo.
PAOLO Che tempo?
MARIO Tempo per capire.
PAOLO Se devi stare con noi o coi fascisti?
MARIO Che cazzo stai dicendo?
PAOLO Che devi capire, allora?
MARIO Se sono capace di uccidere.
PAOLO E adesso ti viene in mente questa cosa?
MARIO Adesso.
PAOLO E adesso è tardi, amico mio!
MARIO Perché tardi?
PAOLO Perché se questa cosa appena appena esce fuori da qui, tu dal Comando sei bollato come inaffidabile e bruciato e noi non possiamo permetterci di tenere viva gente che sa troppe cose di noi ma è indecisa sul da farsi!
MARIO Dipende da te se questa cosa uscirà da qui.
PAOLO E lo sai che non uscirà! Ma tu non puoi restare così appeso.
MARIO Non ci resterò, Paolo: dammi solo tempo.
PAOLO E come faccio?
MARIO Perché?
PAOLO Il Comando sa che tu farai parte dell’azione.
MARIO E allora?
PAOLO E allora o tu sei dentro o io dovrò riferire al comando che sei fuori.
MARIO E io sono morto.
PAOLO Ma io non ho alternative.
MARIO Devi trovarle!
PAOLO Io devo trovarle? Ma tu sei scemo!
MARIO Per favore, Paolo, per favore!
PAOLO (pausa) In che razza di guaio mi stai mettendo, Mario! Questa è la cosa peggiore che potevi chiedermi!
MARIO Lo so.
PAOLO Io non ho la minima idea di come si possa uscire da questa situazione…
MARIO Lo so…
PAOLO Ti rendi conto che posso andarci di mezzo io se quelli del Comando scoprono qualcosa?
MARIO Lo so.
PAOLO E smettila di dire lo so!
MARIO Hai ragione.
PAOLO Smettila di dire hai ragione!
MARIO (silenzio)
PAOLO (silenzio)
MARIO Allora?
PAOLO Che?
MARIO (silenzio)
PAOLO Senti, io qualcosa m’invento…
MARIO Grazie…
PAOLO Stai zitto! Fammi parlare e stai zitto ché non devo pensarci e devo parlare tutto di filato, ché se ci penso ci ripenso… Io qualcosa m’invento: tutti sapranno che tu nell’azione c’eri, dovevamo agire in coppia dai tetti e farò io il lavoro per due, non c’è bisogno che gli altri ci vedano e a quel punto chi potrà dirlo se eravamo in due o no…
MARIO E all’appuntamento coi due del Salario?
PAOLO (distratto) Che?
MARIO I due compagni del Salario!
PAOLO Qualcosa m’invento, non è quello il problema. 
MARIO Grazie…
PAOLO Stai zitto! Io ti copro, ma tu ci pensi un paio di giorni e poi mi fai sapere che hai deciso, dopodiché: o dentro o fuori! Chiaro?
MARIO Chiaro.
PAOLO Non lo so se faccio bene a fare quello che faccio…
MARIO Tu stai…
PAOLO Ma non devo pensarci: queste cose si fanno senza pensarci.
MARIO Stai aiutando un amico, Paolo.
PAOLO Un amico stronzo!
MARIO Stronzo, ma amico.
PAOLO Sarà!

Buio.


Scena terza
(Mario, Silvia, Giuliana e Paolo)

22 aprile 1948. Casa di Mario e Silvia. Mario, Silvia, Giuliana e Paolo sono a cena. Tutti fra i venti e i trent’anni. Paolo è claudicante.

PAOLO (alzando il bicchiere) Allora io direi di cominciare con un bel brindisi alla salute del nostro neo deputato…
MARIO Dai, non cominciamo a sfottere!
GIULIANA Auguri al nostro deputato.
PAOLO Il primo Parlamento del dopoguerra potrà contare sul tuo valido contributo!
SILVIA (baciandolo) Tanti auguri, amore mio!
MARIO Sono io che devo ringraziare Paolo per l’impegno che ha profuso per me in campagna elettorale.
PAOLO Ma che impegno!
SILVIA Mario ha ragione: senza il tuo aiuto…
PAOLO Va be’, va be’…
GIULIANA Mi dica la verità, Mario…
MARIO Eh, eh, eh… ancora con questo lei! 
GIULIANA Ah, già, mi scusi… scusami!
MARIO Le donne di Paolo sono mie amiche!
SILVIA Mario!
MARIO Che c’è?
SILVIA Non ti rendi proprio conto!
MARIO Ma di che?
GIULIANA Lo so che Paolo ha avuto tante donne…
PAOLO Io? Bell’amico, Mario!
MARIO Ma no, era per dire, volevo dire che… insomma io intendevo…
SILVIA Lascia perdere…
GIULIANA Comunque, adesso sono io la donna di Paolo…
MARIO Cosa mi stavi dicendo?
GIULIANA Come?
MARIO Mi stavi dicendo qualcosa…
GIULIANA Ah, sì, volevo chiederti… no, una cosa banale… se sei più felice di essere stato eletto o più rattristato dalla sconfitta del Partito…
PAOLO Giuliana, ma che cazzo di domande…!
MARIO Il Partito non ha perso!
PAOLO Sì, è solo che ha vinto la Democrazia Cristiana.
MARIO Hanno vinto loro ma il Partito non ha perso…
PAOLO Ha fatto zero a zero!
SILVIA Comunque, Mario adesso potrà fare le sue battaglie in Parlamento… Le stesse che abbiamo fatto durante la Resistenza… Cambiano le forme ma la lotta è sempre la stessa…
PAOLO Sarà!
SILVIA Non credi che per Mario…
PAOLO Mario lo conosco troppo bene e so che per lui l’impegno è lo stesso o con una pistola in mano o con carte e discorsi… Dico che non so se sarà per tutti la stessa cosa!
SILVIA E perché?
PAOLO Perché le guerre le combattono i fessi e i dopoguerra i furbi!
SILVIA Ma perché devi sempre godere a fare il cinico?
MARIO Lascialo stare: è il primo a non credere a quello che sta dicendo.
PAOLO Intanto lo dico e resta alla storia: poi vedremo!
GIULIANA Paolo mi ha raccontato del vostro impegno a Roma contro i nazi-fascisti…
MARIO (sorpreso) Ah sì?
GIULIANA Mi ha raccontato di quando tu gli hai salvato la vita in quell’azione in cui lui è stato ferito alla gamba…
PAOLO (imbarazzato) Non stiamo a parlare sempre delle stesse cose, Giuliana!
SILVIA Infatti! 
GIULIANA No, a me questo è un discorso che interessa moltissimo: Paolo mi ha detto che Mario è stato una specie di eroe…
MARIO Non esageriamo! Ma che le hai raccontato?
PAOLO Ma niente!
MARIO E poi io il grosso della Resistenza l’ho fatto da dirigente di Partito: non è che ti devi immaginare chissà che cosa!
SILVIA E’ Paolo che ha lavorato veramente da eroe…
GIULIANA Sì, lo so, ma Paolo mi ha detto che, quando fu ferito, senza di Mario…
MARIO In quella guerra non ci sono stati eroi, solo gente normale che ha sentito di fare qualcosa per la patria.
SILVIA Che saggio, mio marito, eh!
PAOLO Comunque è vero che quella volta dell’azione alle Poste, se non fosse stato per Mario, io a quest’ora, altro che la gamba: sarei rimasto secco su quel tetto! E dire che era il suo battesimo del fuoco. 
GIULIANA (a Mario) Perché non racconti pure di qualche altra azione che avete svolto…?
PAOLO Questa crede di stare al cinematografo!
MARIO Davvero, Giuliana, ricordare le azioni di guerra non è la cosa più importante da fare in questo momento. Tutto quello che abbiamo fatto appartiene al passato: ora c’è da ricostruire il Paese. Ci sederemo a ricordare quando saremo vecchi, magari attorno al fuoco del camino, circondati dai nipoti, chissà!
GIULIANA Sì, lo so, ma a me interessava sapere… 
PAOLO (subito) Posso proporre un altro brindisi?
MARIO Che brindisi?
SILVIA C’è un’altra bella notizia da festeggiare?
PAOLO C’è un’altra notizia da festeggiare. Bella?... Diciamo bella pure quella.
MARIO Sentiamo la notizia.
PAOLO Ho trovato un lavoro!
GIULIANA Davvero? E non m’avevi detto niente?
MARIO Che lavoro?
PAOLO Niente a che vedere con il deputato: un cantiere edile!
SILVIA Bene!
MARIO Muratore?
PAOLO Non esageriamo: manovale!
GIULIANA Tanto per cominciare… poi magari puoi fare carriera…
PAOLO Piano, piano.
MARIO E con la gamba?
PAOLO Con la gamba, che?
MARIO No, dico…
PAOLO Zoppico un po’, ma ci carico sopra il peso che voglio!
MARIO M’avevi detto che volevi iscriverti all’Università…
PAOLO T’avevo detto un sacco di cose: poi alcune si possono fare, altre no. E poi perché un intellettuale sarebbe meglio di un operaio?
MARIO Non ho detto questo.
PAOLO Però intendevi questo.
MARIO Non intendevo niente.
PAOLO Tu, a proposito, a che punto sei?
MARIO Tre esami e poi la tesi.
PAOLO Quasi fatta.
MARIO Già.
GIULIANA Che facoltà?
MARIO Lettere.
GIULIANA Bello! Sai che pure io sto a Lettere?
MARIO Ah sì?
GIULIANA Io mi sono appena iscritta, però.
SILVIA Allora adesso potete sposarvi!
PAOLO Chi?
SILVIA Ma come chi? Voi, no!? Adesso che hai un lavoro, potete pure sposarvi, dicevo… o no?
PAOLO Come no?
GIULIANA Beh, quello poi vedremo…
MARIO Ma lascia che decidano loro, Silvia!
SILVIA No, dicevo così…

Buio.


Scena quarta
(Mario e Giuliana)

1952. Due stretti fasci di luce illuminano, alle estremità del palcoscenico, Mario e Giuliana intenti, di volta in volta, a leggere e scrivere lettere. Sono attorno ai trent’anni.

GIULIANA (scrivendo) Dodici ottobre 1952. Caro Mario, ti ringrazio per la bellissima dedica che hai voluto scrivere sulla copia del tuo libro che mi hai spedito. Bellissima la dedica, ma ancor più bello il libro che mi ha permesso di rivivere i racconti della clandestinità che mi aveva fatto Paolo e che tu, per pudore, ti sei sempre rifiutato di narrarmi a voce…
MARIO (leggendo) … “Ritrovarli nel libro è stata un’esperienza emozionante: ho potuto comprendere i fatti ma soprattutto entrare nello stato d’animo di chi, come te, li viveva. In quegli anni io ero poco più che una bambina che provava ad immaginare la vita di quei giovani che avevano preso le armi contro i tedeschi ed ho letto il racconto delle vostre azioni con le lacrime agli occhi…”
GIULIANA (scrivendo) … Qui al Liceo di Ferrara mi hanno dato una Quarta ginnasiale e mi piacerebbe che i miei alunni potessero leggere il tuo libro: servirebbe a far conoscere loro su quanti sacrifici si fonda la loro vita di oggi. Mi piacerebbe che conoscessero te, che conoscessero Paolo e potessero ascoltare dal vostro racconto diretto quegli eroici anni…
MARIO (leggendo) … “Ho pensato che, se il Preside accetterà di far leggere agli alunni della mia classe il tuo libro, poi tu e Paolo potreste venire qui a Ferrara ad incontrare gli alunni. Ho già manifestato a Paolo, per lettera, questa mia idea ma lui mi ha detto che non se la sente di parlare agli alunni. Tu però potresti venire lo stesso. Fammi sapere cosa ne pensi.”
GIULIANA (leggendo) “Venti ottobre 1952. Cara Giuliana, la tua idea di farmi venire ad incontrare i tuoi alunni mi tenta: credo sia giusto favorire questa apertura del mondo della scuola alla storia recente che anche noi abbiamo contribuito a costruire…”
MARIO (scrivendo) … sono andato a trovare Paolo al cantiere dove lavora per chiedergli cosa ne pensasse: ha apprezzato l’idea, ma lui non se la sente, dice di non saper parlare in pubblico…
GIULIANA (leggendo) … “per cui ho pensato di venire io a Ferrara, appena il calendario degli impegni parlamentari me lo permetterà…”
MARIO (scrivendo) … Porta i miei cordiali saluti al Preside per l’invito formalmente rivoltomi…
GIULIANA (leggendo) … “mentre ricevi un forte abbraccio ed un amichevole bacio dal tuo Mario.”

Buio.


Scena quinta
(Mario e Giuliana, poi Paolo)

1955. Roma, casa di Giuliana e Paolo. Il dialogo fra Mario e Giuliana si svolge, inizialmente, mentre i due si baciano e si spogliano reciprocamente in maniera sempre più goffa, sdraiati su di un divano, lui tra le gambe di lei, con i pantaloni mezzi scesi; lei con la camicia aperta che tenta di sbottonarsi i polsini dietro la schiena di lui. I due sono tra i trenta e i trentacinque anni.

MARIO Dov’è Paolo? 
GIULIANA Oggi inizia a lavorare. 
MARIO Come, inizia?
GIULIANA S’è licenziato dal cantiere e comincia un nuovo lavoro.
MARIO Dove?
GIULIANA E’ una fabbrica americana, non so bene di cosa si occupi. 
MARIO Operaio?
GIULIANA Cercavano uno specializzato…
MARIO Speriamo sia una cosa che gli piaccia.
GIULIANA Ti preoccupi per lui mentre gli scopi la moglie?
MARIO (cercando di tirar fuori un piede che con la scarpa s’è incastrato ai pantaloni) Con questi cazzo di pantaloni mi sa che non scopo mica, sai!
GIULIANA (quasi assente, mentre si toglie il vestito) Che cosa strana, Mario.
MARIO E’ che s’è incastrato il tacco…
GIULIANA (non si avvede degli sforzi di Mario) Non riusciamo a venirne fuori…
MARIO … infatti è meglio che mi sfili la scarpa…
GIULIANA … io non so se ce la faremo…
MARIO (trionfante perché s’è liberato) … ce l’ho fatta!
GIULIANA … non credo che ce la faremo mai…
MARIO T’ho detto che ce l’ho fatta.
GIULIANA Che cosa?
MARIO (controllando i pantaloni) Per poco non strappavo l’orlo.
GIULIANA Ma tu hai capito quello che stavo dicendo?
MARIO Perché, che stavi dicendo?
GIULIANA Niente, niente…
MARIO (piega con estrema cura i pantaloni) Io a Paolo voglio bene.
GIULIANA Lo so, ma non ti sembra strano che tu stia qui con me, in mutande?
MARIO E’ la vita che è strana, Giuliana!
GIULIANA Siamo noi che la facciamo strana, Mario!
MARIO (appende con cura i pantaloni ad una sedia) Anche questo è vero.
GIULIANA Non riusciamo a comandare ai nostri sentimenti.
MARIO Infatti.
GIULIANA E sembra che tutto diventi lecito.
MARIO Lecito proprio no.
GIULIANA Tu hai sensi di colpa?
MARIO E tu no?
GIULIANA Dimmi di te.
MARIO (dispone ordinatamente scarpe e calzini sotto una sedia) Io ho sensi di colpa.
GIULIANA Hai sensi di colpa?
MARIO Certo.
GIULIANA Da come ti organizzi con le tue cose, non si direbbe.
MARIO Quali cose?
GIULIANA (abbracciandolo) Ma che uomo sei, Mario?
MARIO In che senso?
GIULIANA Vedi, se ti vedessi preso dalla passione, entrare qui dentro, strapparmi i vestiti di dosso e fare l’amore come se fosse l’ultimo giorno della nostra vita, capirei qualcosa…
MARIO Ma noi…
GIULIANA … ma vederti che pieghi con cura le tue cose come se fosse un lavoro d’ufficio…
MARIO La passione non si misura a mutande strappate.
GIULIANA Non dico questo.
MARIO Oggi non ti va, vero?
GIULIANA Non ridurre tutto ad un ti va o non ti va.
MARIO (si avvicina alla finestra) Non riduco, ma alla fine di questo si tratta.
GIULIANA Che vuoi dire?
MARIO Quando venni a trovarti a Ferrara, tre anni fa, mi sembrava che tutto dovesse restare così spirituale, che la nostra storia fosse destinata a rimanere qualcosa di etereo…
GIULIANA E poi?
MARIO Poi, quando sei riuscita a tornare qui a Roma, tutto è diventato così… così…
GIULIANA Banale?
MARIO (guarda fuori dalla finestra) E’ che ci sono dei giorni in cui tutto sembra giusto, e degli altri in cui le stesse cose ci fanno orrore.
GIULIANA E’ proprio per questo che…
MARIO Porca puttana!
GIULIANA Che c’è?
MARIO (si precipita ai suoi vestiti e comincia a rivestirsi) Paolo!
GIULIANA Paolo che cosa?
MARIO Paolo tuo marito. 
GIULIANA Lo so che mio marito si chiama Paolo.
MARIO Sta salendo…
GIULIANA Cosa?
MARIO La smetti di farmi domande e vuoi ficcarti addosso quei cazzo di vestiti?
GIULIANA (cominciando a rivestirsi) Ma come sta salendo?
MARIO Sta salendo.
GIULIANA Ma doveva stare in fabbrica, come mai è tornato?
MARIO E che ne so, io?
GIULIANA E adesso?
MARIO Adesso niente: son venuto a trovarti e…
GIULIANA E?
MARIO E… che non posso venire a trovarvi?
GIULIANA La chiusura!
MARIO (guardandosi attorno) Quale chiusura.
GIULIANA I pantaloni!
MARIO (si accorge di avere la zip aperta e la chiude) Porca troja! 
GIULIANA Cerchiamo di stare calmi.
MARIO Non perdiamo la calma.
GIULIANA (mette un bicchiere in mano a Mario) Ecco.
MARIO Che è?
GIULIANA Stavamo bevendo qualcosa.
MARIO Cosa?
GIULIANA Che cazzo ne so!
MARIO No, ma se fa domande…
GIULIANA Caffè! Stavamo bevendo caffè…
MARIO Ma non sono tazzine da caffè…
GIULIANA Whisky, allora era whisky.
MARIO Ma Paolo lo sa che io non bevo whisky…
GIULIANA (gli toglie il bicchiere di mano) Vaffanculo i bicchieri! Eri appena arrivato e non ho fatto in tempo ad offrirti niente!
MARIO Sei un po’ agitata, Giuliana: non ne vedo il motivo…
GIULIANA Non ne vedi il motivo? 
MARIO A dire il vero, no.
GIULIANA Io sto qui a scopare con te, sta arrivando mio marito, non so se ti rendi conto: un po’ nervosi è normale esserlo.
MARIO E allora agitati come una pazza così Paolo capisce tutto!
GIULIANA Forse sarebbe meglio!
MARIO Perché se non l’hai… Che hai detto?
GIULIANA Stai zitto!
MARIO Che cosa hai detto?
GIULIANA Zitto, sta entrando!
MARIO Poi mi spieghi…
GIULIANA Zitto!
PAOLO (entra e, in assoluto silenzio, va a sedere sul divano, lo sguardo fisso dinanzi a sé) 
MARIO Ciao, Paolo! 
PAOLO (silenzio)
GIULIANA Come mai sei tornato?
PAOLO (silenzio)
MARIO Io ero appena arrivato…
GIULIANA (fa un gesto di disappunto verso Mario)
MARIO No, era così per dire…
GIULIANA Non sei andato in fabbrica? 
PAOLO (silenzio)
GIULIANA Perché non rispondi?
PAOLO (comincia a sbattere lentamente e ritmicamente le labbra)
MARIO Ma che gli ha preso?
GIULIANA Stai male?
PAOLO (continua imperterrito)
MARIO (gli si avvicina per scuoterlo) Paolo, per favore… (si interrompe e comincia ad annusarlo)
GIULIANA Ma che fai?
MARIO E’ ubriaco fradicio.
GIULIANA Ubriaco?!
PAOLO Rivedibile!
MARIO Che dici, Paolo?
PAOLO Rivedibile!
GIULIANA Oddio! Questo è uscito fuori di testa!
MARIO Stai calma, cerchiamo di capire
PAOLO Rivedibile!
GIULIANA Fa’ qualcosa, Mario, ti prego!
MARIO Che debbo fare?
GIULIANA Fa’ qualcosa, ti prego!
MARIO Vuoi stare un momento zitta! Sentiamo che dice!
PAOLO (pausa) Rivedibile!
MARIO Ecco!
GIULIANA (comincia a piangere) No, no, no…
MARIO Paolo, che cazzo significa rivedibile?
PAOLO (pausa) Hai presente alla visita militare?
GIULIANA Ma che c’entra la visita militare?
MARIO Sssttt! Lascialo parlare…
GIULIANA Ma lo vedi che sragiona?
MARIO E’ ubriaco: è chiaro che sragiona! (A Paolo) Alla visita militare, sì, e allora?
PAOLO O sei abile e arruolato…
MARIO Oppure riformato, lo so!
PAOLO Non sai un cazzo, non sai! Non dire che lo sai e poi non lo sai!
MARIO Che devo sapere?
PAOLO Rivedibile!
MARIO Rivedibile?
PAOLO La terza possibilità. O abile e arruolato…
MARIO o riformato, o…
PAOLO Rivedibile! Ecco!
MARIO E che c’entra con te?
PAOLO Rivedibile: ripassare tra un anno: ops!
MARIO Spiegati, Paolo, per favore.
PAOLO Gli americani…
MARIO Quelli della fabbrica?
PAOLO Bravo!... Quando lo vuoi lo vedi che capisci?
MARIO Che t’hanno fatto?
PAOLO Rivedibile!
MARIO E cioè?
PAOLO Adesso assumono una macchina: l’anno prossimo io ripasso e se la macchina non va bene, assumono me.
GIULIANO Ma allora non t’hanno preso?
PAOLO Hanno preso una macchina.
MARIO Ma non t’avevano già assunto a te?
PAOLO Sì.
MARIO E allora come esce fuori questo discorso?
PAOLO Loro sono i padroni: se vogliono una macchina prendono una macchina, se vogliono un uomo prendono un uomo. Non sei tu che comandi, Mario, renditene conto! Tu non conti un cazzo! E io meno di te.
MARIO Io non conterò niente, ma i sindacati qualcosa contano: e adesso io voglio portare questo problema al sindacato…
PAOLO I sindacati non contano un cazzo anche meno di me, che già è difficile contare meno di me!
MARIO E questa la vedremo! Tu però mi devi spiegare tutto per bene, Paolo: mi devi dire se avevano firmato qualcosa o se era tutto solo sulla parola…
PAOLO Rivedibile!
GIULIANA Paolo, ascolta quello che ti dice Mario che vuole aiutarti!
PAOLO Ciao, Giuliana, ci sei pure tu?
MARIO Paolo, adesso tu ti fai una bella doccia, Giuliana ti prepara un bel caffè forte e poi tu mi racconti bene tutto quello che devi raccontarmi: ci penso io a parlare con i sindacati, va bene?
PAOLO Rivedibile!
GIULIANA (aiutandolo ad alzarsi) Ma perché ti sei ubriacato, Paolo? 
PAOLO Non sono ubriaco.
MARIO (sorregge Paolo e lo affida a Giuliana) Portalo in bagno e fagli fare una doccia.
GIULIANA Stai attento… 
MARIO Io ti aspetto qui, Paolo.
PAOLO Sei un amico, Mario, sei l’unica persona di cui mi posso fidare, fatti dare un bacio… (si volta e abbraccia Mario)
GIULIANA Stai fermo che cadi…!
PAOLO Voglio dare un bacio a Mario…
MARIO Stai calmo, Paolo…
PAOLO (baciandolo) Tu sei un vero amico! Te lo dico io e io non sbaglio su queste cose!
MARIO Vai adesso, vai…
PAOLO Ci vediamo, amico mio… ci vediamo…

Buio.


Scena sesta
(Paolo e Giuliana, Silvia, poi Mario)

1963. Illuminate da due distinti fasci di luce, le due scene si svolgono in luoghi distanti. Da una parte Silvia e Mario (quando entrerà) nel tinello di casa, dall’altra Paolo e Giuliana, seduti su di una panchina in un parco. Tutti sono attorno ai quarant’anni.

PAOLO (disteso e rilassato, si guarda attorno compiaciuto, poi tira un lungo sospiro di piacere, godendosi l’aria del parco) 
GIULIANA (tesa e nervosa, è sovrapensiero) Eh?
SILVIA (in piedi, passeggia nervosa cercando di estrarre, senza rovinarla, una lettera da una busta già aperta)
PAOLO (inizia in prosa e termina cantando, sbagliando canzone) Ah, che bell’aria fresca… sembra già ‘na festa! 
GIULIANA Smettila di cantare! 
SILVIA (ha aperto la lettera e ne cerca la firma) Giuliana?! Una lettera di Giuliana?
PAOLO Smettila!... mica stavo cantando: due note ho accennato, giusto per esprimere ‘sto senso di benessere che mi sento addosso per quest’aria… 
GIULIANA Va be’, va be’: abbiamo capito! Non c’è bisogno che fai discorsi.
SILVIA (leggendo) “Mario, amore mio!...”
PAOLO Stai nervosa? 
GIULIANA (scattando) Sì! Ebbene sì! Sto nervosa: ti dispiace: sono nervosa, non si può? Devo rendere conto a te anche se sono nervosa?
SILVIA (sedendo) “… ti scrivo approfittando di una piccola pausa nella correzione dei compiti…” 
PAOLO (pausa) Caspita!... Glielo dicevo a Mario l’altro giorno che tu stai…
GIULIANA Ma che dicevi a Mario? Che c’entra Mario adesso? Perché stai sempre a parlare di Mario? Mario qua, Mario là…
PAOLO Mario è il mio migliore amico e…
GIULIANA Ma che ne sai tu di Mario?
PAOLO Che ne so di Mario?
GIULIANA Che ne sai di Mario?!
PAOLO Io Mario lo conosco dal tempo…
GIULIANA E basta pure co’ ’sta storia della Resistenza e di Mario che t’ha salvato la vita e poi non t’accorgi di niente, manco di quello che ti succede sotto il naso!
PAOLO (pausa) Che mi succede sotto il naso?
GIULIANA (lacrimosa) Oddio, scusami Paolo… Lo vedi, è che sono effettivamente un po’ tesa che… che scatto per ogni minima cosa e…
SILVIA “… ma il mio pensiero è sempre fisso a te…”
PAOLO Ma perché sei tesa?
GIULIANA Non lo so, Paolo, non lo so, non me lo chiedere, non lo so…
SILVIA “… ogni istante della mia giornata…”
PAOLO E’ qualche problema a scuola?
GIULIANA Come?
SILVIA “… mi riporta alla mente…”
PAOLO C’è qualche problema a scuola?
GIULIANA No, la scuola…
SILVIA “… le nostre notti d’amore…”
PAOLO Stavi meglio a Ferrara, vero?
GIULIANA A Ferrara?
SILVIA “… qui a Ferrara!”
PAOLO Da quando sei tornata a Roma sei cambiata, me ne sono accorto…
GIULIANA Sì, a Ferrara è cominciato tutto…
SILVIA (interrompendo la lettura) Disgraziati maledetti!
PAOLO Passerà, vedrai, io sono sicuro…
GIULIANA Lo so…
SILVIA E maledetta… benedetta la mia mania di rovistare dappertutto! 
PAOLO Che cosa è cominciato a Ferrara?
GIULIANA Eh?
SILVIA Si teneva le lettere dell’amante in quel doppiofondo dello scrittoio!
PAOLO Dicevi che a Ferrara è cominciato tutto. Cosa?
GIULIANA A Ferrara?
SILVIA Pensava che io non l’avrei mai scoperto!
PAOLO Così hai detto.
GIULIANA Ah sì, non so… che è cominciato a Ferrara?
MARIO (da fuori) Silvia!
SILVIA (nasconde rapidamente la lettera in tasca)
MARIO Amore!
PAOLO Che è cominciato?
GIULIANA Ma che ne so! Questa routine della scuola, i problemi di sempre, i colleghi che ti giudicano, il Preside che sta lì sempre a controllare, i ragazzi che mi sembrano ad ogni anno peggiori, capisci Paolo, questi sono discorsi da una che sta per andarsene in pensione e non ne può più della scuola e invece si può dire che io ho appena cominciato, non è possibile che tutto mi debba essere così negativo e poi io non ti amo più, Paolo.
MARIO (entrando) Ciao.
SILVIA Ciao.
MARIO (la bacia) Che fai?
PAOLO (pausa) Scusa, puoi ripetere l’ultima frase?
GIULIANA E’ così Paolo: tutto è vero quello che t’ho detto, ma il problema ancora più vero è quello.
SILVIA Ti aspettavo.
MARIO Ho finito appena adesso la riunione in Commissione.
PAOLO E cioè?
GIULIANA Io sento di non amarti più.
SILVIA Vieni da Montecitorio?
MARIO E da dove, allora? (offre una sigaretta a Silvia)
PAOLO Ma che significa?
GIULIANA Io non lo so se sarà così per sempre, ma adesso sento questo! Forse mi passerà, che ne sappiamo Paolo? Perché costringermi a qualcosa che non sento più… per adesso?
SILVIA (prendendo la sigaretta) Tutto bene?
MARIO (prende anche lui una sigaretta e le accende) Solite questioni: c’è un po’ di maretta tra i Socialisti e in Commissione se ne risente.
PAOLO Non ti sto costringendo a niente.
GIULIANA No, dico per dire…
SILVIA Ho capito.
MARIO E tu?
PAOLO C’è un altro?
GIULIANA Eh?
SILVIA Io? Niente.
MARIO Solite cose?
PAOLO Ami un altro uomo?
GIULIANA Ma no! Come ti viene in mente?
SILVIA Solite cose.
MARIO (prendendo il giornale) Che hai?
PAOLO Sicura?
GIULIANA Mi faresti così volgare?
SILVIA Niente.
MARIO (mentre scorre il giornale) Mi sembrava.
PAOLO Non significa essere volgari? Forse non senti più per me… perché senti per qualcun altro…
GIULIANA Ti ho detto di no! 
SILVIA Tutto normale, come sempre.
MARIO Ho capito.
PAOLO Ho capito.
GIULIANA Non c’è nessun altro.
SILVIA Niente di nuovo sul fronte occidentale!
MARIO Ho capito, ho capito!
PAOLO (pausa) E allora?
GIULIANA Allora cosa?
SILVIA Di che parlavate?
MARIO Quando?
PAOLO Che facciamo?
GIULIANA Noi siamo fortunati Paolo!
SILVIA In Commissione.
MARIO Ah niente, c’era una nuova proposta… 
PAOLO Sì?
GIULIANA Siamo fortunati perché non abbiamo figli e quindi non coinvolgiamo nessuno in questo nostro problema… 
SILVIA Su cosa?
MARIO Sulla questione del divorzio.
PAOLO Ma non c’è il divorzio in Italia.
GIULIANA (subito) Mario dice che in Parlamento qualche deputato comincia a parlarne sempre più spesso e che presto, probabilmente, anche in Italia si potrà divorziare.
SILVIA Senti, senti!
MARIO Che cosa?
PAOLO Mario?
GIULIANA Mario.
SILVIA Sul divorzio?
MARIO Sì, perché?
PAOLO Hai già parlato con Mario di queste cose?
GIULIANA No.
SILVIA No, niente, così.
MARIO Chissà se diventerà mai legge!
PAOLO E allora che ne sai di quello che fanno in Parlamento?
GIULIANA Lo so perché se ne parlava così, in generale, di questo come di altre questioni politiche…
SILVIA Comunque a noi non interessa, no?
MARIO Cosa?
PAOLO Questioni politiche.
GIULIANA Ma tu non mi dici niente. Io ti ho detto quello che ti ho detto e tu che mi dici?
SILVIA Il divorzio.
MARIO (sempre continuando a leggere) Non interessa noi due ma è una questione di portata generale.
PAOLO E che devo dirti?... Che io invece ti amo, che ero felice perché il nuovo lavoro che mi ha fatto trovare Mario mi piace, che questo pomeriggio così fresco mi metteva allegria… che devo dirti?
GIULIANA (in lacrime) Mi perdoni? 
SILVIA Di portata generale, sì.
MARIO Ma certamente.
PAOLO Di cosa devo perdonarti? Non è colpa tua se non mi ami più. Come non è colpa tua se un giorno di tanti anni fa hai cominciato ad amarmi. E’ così. Siamo fatti così. E la felicità non ci appartiene… o ci appartiene solo per qualche momento. 
GIULIANA Come sei buono, Paolo!
SILVIA (improvvisamente briosa, scosta il giornale e lo prende) Andiamo a cena?
MARIO Fammi leggere un attimo…
PAOLO (malinconicamente ironico) Grazie.

Buio.


Scena settima
(Silvia e Giuliana, poi Mario)

1964. Le luci si riaccendono sui due medesimi ambienti della scena precedente. In casa di Silvia e Mario, troviamo ora Giuliana e Silvia, mentre sulla panchina vediamo Mario intento a leggere il giornale.

GIULIANA (andando incontro a Silvia con la mano tesa) Ciao, Silvia, è molto che non ci vediamo e…
SILVIA (molla un terribile schiaffo a Giuliana)
GIULIANA (perde l’equilibrio e cade a terra) Ah!
SILVIA (siede come se nulla fosse accaduto) Ecco: adesso possiamo parlare civilmente.
GIULIANA (si rialza) Sai tutto? 
SILVIA So tutto.
GIULIANA Come hai fatto?
SILVIA Mio marito non legge Poe.
GIULIANA Chi?
SILVIA Edgar Allan Poe. La lettera rubata.
GIULIANA E quindi?
SILVIA Il posto più sicuro per nascondere una lettera è quello più ovvio, non quello più nascosto.
GIULIANA (siede) Ho capito.
SILVIA La componente istintiva e beluina l’abbiamo soddisfatta entrambe.
GIULIANA Come?
SILVIA Tu scopandoti mio marito ed io mollandoti lo schiaffo di prima.
GIULIANA Ah!
SILVIA Ammetto che ti sarai divertita di più tu, ma tant’è.
GIULIANA E allora?
SILVIA Allora adesso possiamo passare alla parte razionale del nostro agire.
GIULIANA Nel senso?
SILVIA Nel senso che tu tronchi immediatamente con Mario.
GIULIANA Io…
SILVIA Non provare neppure lontanamente a tirar fuori discorsi legati all’amore o cose del genere. Siamo donne degli anni Sessanta. Quarantenni disilluse…
GIULIANA Tu sarai…
SILVIA Io sono disillusa su tutti i fronti: sono sopravvissuta alla guerra, sono sopravvissuta al governo Tambroni, posso sopravvivere alle corna di mio marito.
GIULIANA Ma io…
SILVIA Tu non hai fatto la Resistenza.
GIULIANA E allora?
SILVIA Mario non fa per te.
GIULIANA E che ne sai tu?
SILVIA Lo so, lo so.
GIULIANA Tu non sai un bel niente. Io e Mario ci amiamo.
SILVIA Io e Mario abbiamo una figlia: e questo è molto di più.
GIULIANA Che significa?
SILVIA Tu trovi subito una scusa e molli Mario. Potrai conservare la nostra amicizia e venire a trovarci tutte le volte che vorrai.
GIULIANA Tu sei pazza!
SILVIA Lo so. Ed è per questo che ti conviene darmi ascolto…
GIULIANA Non ci penso nemmeno!
SILVIA Tu dovrai parlare al più presto con Mario…
GIULIANA Io non parlo con nessuno…
SILVIA … e convincerlo a troncare la vostra storia. 
GIULIANA Smettila!
SILVIA E’ una cosa che devi fare soprattutto per Mario…
GIULIANA Io…
SILVIA Lasciami parlare e ti convincerai anche tu che è la cosa migliore… per tutti.
GIULIANA Ma io non posso…
SILVIA Pensa solo a Mario! 
GIULIANA (silenzio)
SILVIA Pensa a lui, se dici di amarlo…
GIULIANA (si alza e raggiunge Mario)
SILVIA (continua a parlare come se Giuliana fosse vicino a lei) … tutto quello che lui è ed è diventato non può essere distrutto dalla vostra storia. Se la vostra storia diventasse di dominio pubblico, Mario ne uscirebbe distrutto…
MARIO (a Giuliana) Ma che significa tutto questo, Giuliana?
SILVIA … tu gli dirai che quello che sentivi per lui se n’è andato…
GIULIANA (a Mario) Quello che sentivo per te…
SILVIA … misteriosamente com’era venuto.
GIULIANA … se n’è andato misteriosamente com’era venuto.
MARIO Io non capisco… tutto così rapidamente…
SILVIA Gli dirai di non farti domande…
GIULIANA Non farmi domande, Mario…
MARIO Tu non puoi…
SILVIA … perché nemmeno tu sai cosa ti è successo.
GIULIANA … non lo so nemmeno io che cosa m’è successo!
MARIO Ma tu devi darmi una spiegazione!
SILVIA E se ti chiederà spiegazioni, digli che non lo ami più.
GIULIANA Io non ti amo più: è tutto qui. 
SILVIA Conosco Mario: non ti chiederà altro.
MARIO (silenzio)

Mario e Giuliana restano in silenzio. Lei non riesce a guardarlo in volto, mentre lui la fissa, come se attendesse qualcosa. 

SILVIA E tutto tornerà a posto… Come se nulla fosse cambiato dai tempi in cui ci siamo conosciuti… Quando eravamo giovani… E tutto era diverso.

SIPARIO




ATTO SECONDO

Scena prima
(Mario, Silvia, Carla e Maurizio)

1974. Casa di Mario e Silvia. Mario, Silvia, Maurizio e Carla stanno bevendo qualcosa. I primi due sono appena oltre i cinquant’anni, i secondi attorno ai venticinque. 

MARIO E di cosa si occupa lei?
MAURIZIO Di storia contemporanea.
CARLA Maurizio è ricercatore all’Università.
MARIO Ah sì, molto bene, complimenti.
MAURIZIO Grazie.
MARIO Qui a Roma?
MAURIZIO Sì, a Roma.
SILVIA E cosa studia, in particolare?
MAURIZIO Il Novecento, in genere. In questo momento sto lavorando sulla Resistenza…
MARIO Ma guarda!
SILVIA Lo sa che mio marito…
CARLA Sa tutto, mamma!
MAURIZIO Suo marito è molto conosciuto nel nostro ambiente, signora: anche prima di conoscere Carla sapevo molte cose del Comandante Maurizio. Il fatto che si chiamasse come me mi ha sempre spinto a studiare diverse cose della sua storia politica e militare…
MARIO Lei si chiama Maurizio, infatti: interessante.
SILVIA Che c’è di interessante?
MARIO Niente, si fa per dire.
SILVIA E Carla si chiama così perché questo era il mio nome di battaglia durante la…
CARLA Sa anche questo, mamma!
SILVIA Va bene, ho capito.
MAURIZIO (ridendo) E poi, Carla mi ha parlato dell’onorevole così tanto che nemmeno tutte le ricerche possibili avrebbero potuto dirmi di più.
CARLA (ridendo) Io sono cresciuta col mito di papà: per me lui era come John Wayne nei film di John Ford!
MARIO Ma lei cosa studia, in particolare, della Resistenza? 
MAURIZIO Sto lavorando ad uno studio per cogliere le relazioni fra la lotta partigiana ed il fenomeno della lotta armata oggi.
SILVIA Sta facendo uno studio del genere…?
MARIO Avrà concluso che non c’è nessuna relazione!
MAURIZIO A dire il vero il discorso è ancora aperto, ma a me già sembra di poter intravedere più di qualche relazione interessante.
MARIO Ah sì?
MAURIZIO Certamente.
MARIO E quale, per esempio?
SILVIA Ma non so se è il caso adesso di fare questi discorsi…
MARIO No, così per sapere…
MAURIZIO Le interessa sul serio?
MARIO Sul serio.
MAURIZIO Che cosa le interesserebbe sapere?
MARIO Che rapporto c’è, secondo lei, fra noi e quelli di adesso.
MAURIZIO Intanto c’è un primo aspetto…
MARIO Un primo?
MAURIZIO Sì, un primo…
MARIO Quindi ce ne sono altri?
SILVIA Mario, lascia parlare!
MARIO No, per chiedere, per sapere…
CARLA Senza prendere per il culo!
MARIO Non mi permetterei, mi creda, caro Maurizio, mi creda…
SILVIA Stava dicendo, Maurizio?
MAURIZIO Dicevo, un primo aspetto è costituito dalla scelta della lotta armata come strumento di lotta politica…
MARIO … lotta politica.
MAURIZIO … che ha come obiettivo i punti nevralgici del sistema…
MARIO… del sistema.
MAURIZIO Poi c’è un secondo aspetto…
MARIO Quale?
MAURIZIO … vale a dire la dimensione classista della lotta armata che era costitutiva almeno di una parte dell’esperienza della Resistenza.
MARIO Ho capito.
SILVIA Va bene, credo che possa bastare, adesso, no?
MARIO Ci saranno altri aspetti, credo, no?
CARLA Ma ne parleremo un’altra volta, papà!
MARIO Come vuoi tu, cara.
SILVIA (a Maurizio) E da quanto tempo vi conoscete con Carla?
CARLA E’ già da un po’, mamma.
MARIO E siete fidanzati?
CARLA Mamma, ma che parole usi?
MARIO Perché, che parola ha usato?
CARLA Ma non si usa più…
MARIO Perché, c’è stato un decreto che l’ha messa fuori uso…
SILVIA Mario!
MARIO … qualcuno ha preso questa decisione? Non mi hanno avvertito…
SILVIA Lascia perdere, Mario!
CARLA (per cambiare discorso) Ho saputo che Paolo e Giuliana hanno ottenuto il divorzio.
SILVIA Sì, ci sono riusciti.
CARLA Era ora!
MARIO Era ora?
CARLA Avevano troncato da parecchio ma adesso potranno rifarsi una vita.
SILVIA Già, è proprio così.
CARLA (a Maurizio) Paolo è quel compagno di papà…
MAURIZIO Sì, ho capito, ho condotto degli studi anche su di lui…
CARLA … quello che fu ferito…
MARIO Ci si sente un po’ coleotteri!
MAURIZIO Cosa?
MARIO No, dico: a sapersi studiati, ci si sente un po’…
MAURIZIO (ridendo) Ah, capisco…

Silenzio.

MARIO Bene.
SILVIA Cosa?
MARIO In generale, dico.
SILVIA Ho capito.

Buio.


Scena seconda
(Maurizio e Carla)

1975. Stesso ambiente della scena precedente. 

MAURIZIO (entrando, con una borsa) Ho trovato!
CARLA Maurizio!
MAURIZIO Ho trovato quello che cercavo!
CARLA Che cosa hai trovato?
MAURIZIO Le carte che mi servivano, le testimonianze…
CARLA Ma a che proposito?
MAURIZIO A proposito di tuo padre.
CARLA Di mio padre?
MAURIZIO Lo sospettavo, lo sospettavo, lo sospettavo! E’ un anno che vado cercando! Tuo padre non mi ha mai convinto su quel punto!
CARLA Ma di che stai parlando?
MAURIZIO Sì, lo so, che per te potrebbe significare…
CARLA Maurizio, calmati e spiegati, per favore!
MAURIZIO … io però dovevo farlo!
CARLA Che devi dirmi?
MAURIZIO Mi perdoni, è vero, se ti darò un dolore?
CARLA Che dolore?
MAURIZIO (pausa) Tuo padre non è l’eroe che tutti credono.
CARLA Che dici?
MAURIZIO Credimi, ho le prove!
CARLA Che prove?
MAURIZIO Ti ricordi quell’azione militare durante la Resistenza in cui Paolo rimase ferito?
CARLA Certo, l’ho sentita raccontare mille volte.
MAURIZIO Quella che loro chiamano “delle Poste”?
CARLA Sì, ho capito, ho capito!
MAURIZIO Tutto da riscrivere, Carla! E’ tutta un’altra storia.
CARLA Che storia?
MAURIZIO Tuo padre non prese parte a quell’azione!
CARLA Che cosa?
MAURIZIO E’ così, Carla.
CARLA Ma che ne sai tu?
MAURIZIO Ho le carte che lo dimostrano, ho sentito le testimonianze dirette di chi vi partecipò e le ho messe a confronto.
CARLA Ma Paolo ha sempre detto che mio padre gli salvò la vita proprio in quell’occasione…
MAURIZIO Balle! Tutte balle!
CARLA Balle?
MAURIZIO Balle, ti dico…
CARLA Ma perché Paolo avrebbe detto…
MAURIZIO Non lo so, questo non lo so: non so il motivo, ma Paolo s’è inventato una storia per coprirlo!
CARLA Raccontami tutto con calma.
MAURIZIO Ci sono delle carte – qui (indica la borsa) ne ho delle fotocopie – che dimostrano in maniera inequivocabile che il Comando da cui dipendeva tuo padre era stato informato che in quell’azione tuo padre non era presente.
CARLA E Paolo?
MAURIZIO Paolo lo ha sempre coperto.
CARLA Ma come?
MAURIZIO E il Comando ha tenuto sempre tutto segreto.
CARLA Lui c’era, quindi?
MAURIZIO Paolo c’era e fu effettivamente ferito, ma la parte di azione che dovevano compiere in due la compì il solo Paolo, che però, poi, raccontò il tutto come se fossero stati in due a farlo.
CARLA Ma perché?
MAURIZIO Ti dico che questo non lo so. Così come non so perché il Comando, che in seguito venne informato, abbia tenuto segreto tutto, così come non so ancora chi e quando abbia informato il Comando del vero andamento dell’azione.
CARLA Mancano molte cose…
MAURIZIO Questo non ha molta importanza perché ormai s’è aperto un buco e attraverso quel buco io riuscirò a vedere bene come si sono svolti tutti i fatti. La cosa importante, per adesso, è aver appurato che tuo padre è un impostore…
CARLA Un impostore?
MAURIZIO Uno che ha costruito tutta la sua carriera politica sull’immagine dell’eroe che non è mai stato. Uno che ha scritto libri sulla Resistenza, vendendo centinaia di migliaia di copie senza aver mai sparato un colpo…
CARLA Tu dici…?
MAURIZIO Un vigliacco, ecco chi è stato tuo padre, Carla! Mi duole dirlo, ma uno che si è sottratto alle sue responsabilità, peggio: uno che sulla falsità ha fatto carriera è uno spregevole vigliacco!
CARLA Fammi vedere quelle carte!
MAURIZIO (dandole le carte che prende dalla borsa) Te le ho portate apposta; devi leggerle, Carla, così come ho fatto io: solo così crederai veramente a quello che ti sto dicendo.
CARLA (dando una rapida scorsa alle carte) Incredibile!
MAURIZIO Lo so che può sembrare incredibile: anch’io ho fatto fatica a credere ai miei occhi, ma questa è la verità.
CARLA (continuando a leggere le carte) E quelli del Comando?
MAURIZIO I pochi ancora vivi dovranno rispondere del loro silenzio. Così come Paolo dovrà rispondere del suo comportamento. Certo, Paolo adesso è solo un ubriacone mezzo fallito, ma tuo padre è una storia diversa!
CARLA (c. s.) Dio, Dio, Dio…!
MAURIZIO Sai cosa penso? Che appena avrò reso pubbliche queste carte, due sono le ipotesi possibili: o il Partito si assume le sue responsabilità… oppure scaricheranno tutto su tuo padre e sarà la sua fine politica.
CARLA (c. s.) Sembra un mondo che crolla.
MAURIZIO Non esagerare, adesso
CARLA (distogliendo gli occhi dalle carte) Per me è come se crollasse un mondo: quello della mia fiducia in mio padre.
MAURIZIO Capisco quello che vuoi dire ma…
CARLA Lasciami le carte. Ci vediamo.
MAURIZIO C’è un’altra cosa che devo dirti.
CARLA Cosa?
MAURIZIO Non so se faccio bene a dirtela…
CARLA Perché?
MAURIZIO Perché quello che t’ho detto finora aveva a che fare con la mia professione…
CARLA E il resto?
MAURIZIO Il resto è una cosa privata che ti darà ancora più dolore.
CARLA (pausa) Di che si tratta?
MAURIZIO In questa mia ricerca non ho visitato soltanto gli archivi, ho incontrato anche informalmente vecchi compagni di tuo padre e… sai com’è…?
CARLA Com’è che cosa?
MAURIZIO Intendiamoci… discorsi fatti nelle bettole, attorno a un fiasco di vino…
CARLA Che discorsi?
MAURIZIO Chiacchiere, probabilmente… forse niente di sicuro…
CARLA Che discorsi?
MAURIZIO Giuliana e Paolo.
CARLA Giuliana e Paolo?
MAURIZIO Il loro matrimonio è saltato perché Giuliana è stata per diversi anni l’amante di tuo padre.
CARLA (silenzio)
MAURIZIO Mi dispiace, Carla.
CARLA (silenzio)
MAURIZIO Mi dispiace davvero.
CARLA E’ finita.
MAURIZIO Beh, va considerato che forse…
CARLA Ho chiuso con mio padre!
MAURIZIO Carla, potrebbero essere solo voci…
CARLA Vigliacco e traditore, in pubblico e in privato.

Buio.


Scena terza
(Silvia e Carla)

1982. Stesso ambiente della scena precedente. Silvia è sui sessant’anni, Carla poco oltre i trenta. Le due donne sono in piedi, ferme, una di fronte all’altra, e si guardano negli occhi in silenzio.

SILVIA (pausa) Carla! 
CARLA Che cosa devi dirmi mamma?
SILVIA Che cosa devo dirti?
CARLA Eh! Che cosa devi dirmi?
SILVIA In che senso?
CARLA Mi hai chiamato, no?
SILVIA Sì, ma tu mi hai risposto come se già sapessi che volevo dirti qualcosa.
CARLA Ma se uno ti chiama è chiaro che vuole dirti qualcosa, no?
SILVIA Voglio dire: tu avevi già il tono di chi intende dirti “si può sapere quello che vuoi?”
CARLA Va bene, allora non volevi dirmi niente.
SILVIA No.
CARLA Okay, capito!
SILVIA (pausa)
CARLA (pausa)
SILVIA Veramente…
CARLA Veramente cosa?
SILVIA Veramente… Ma perché sei sempre così aggressiva?
CARLA Mamma, una volta per tutte: che cosa caspita vuoi? Parla adesso o mai più!
SILVIA (pausa)
CARLA (pausa)
SILVIA E adesso invece io ti rovescio la frittata!
CARLA Che fai?
SILVIA Io ti rovescio la frittata. 
CARLA In che senso, mamma?
SILVIA Che cosa mi rispondi?
CARLA Come?
SILVIA Che cosa mi rispondi?
CARLA Ma a che?
SILVIA Non fare finta che non hai capito.
CARLA Ma che?
SILVIA Tu hai capito quello che volevo dirti ed è per questo che già rispondevi contrariata. E allora, visto che hai capito, io ti chiedo: cosa rispondi?
CARLA Mamma, tu stai fuori di testa!
SILVIA Non cambiare discorso: cosa rispondi?
CARLA (pausa)
SILVIA (pausa)
CARLA E allora io ti rovescio un’altra volta la frittata! 
SILVIA Sì?
CARLA Lo sai cosa ti rispondo!
SILVIA (pausa)
CARLA (pausa)
SILVIA Carla, vogliamo fare una cosa?
CARLA Cosa?
SILVIA Lasciamo perdere i sottintesi: parliamo esplicitamente.
CARLA Oh, finalmente!
SILVIA Non ti sembra il momento?
CARLA Di cosa, mamma?
SILVIA Di riconciliarti con tuo padre.
CARLA Oh, alla buon’ora: ti sei decisa!
SILVIA Allora avevi capito?
CARLA No, mamma! La risposta è no!
SILVIA Ma a che serve? 
CARLA Serve.
SILVIA Tu dici che serve.
CARLA Io dico che serve.
SILVIA E allora spiegami almeno perché?
CARLA Perché.
SILVIA Perché! Bel dialogo: non c’è dubbio. Se la conversazione esplicita doveva essere questa, non capisco qual è la differenza con la conversazione implicita. No, spiegami: che differenza c’è?
CARLA Mamma, per me con mio padre non c’è speranza di riconciliazione, come dici tu…
SILVIA Ho capito, ma perché? 
CARLA A che serve sapere perché?
SILVIA A che serve?!
CARLA A che serve?
SILVIA Serve, serve!
CARLA A chi serve?
SILVIA Serve a me, serve: perché io ho il diritto di sapere perché mia figlia non vuole più avere niente a che fare con suo padre. Io ho il diritto di sapere perché da dieci anni hai deciso di non vedere né parlare più con tuo padre…
CARLA Otto anni, mamma: solo otto anni.
SILVIA Otto anni, va bene: ma io adesso voglio almeno sapere! Ne avrò il diritto!?
CARLA No, mamma!
SILVIA Che?
CARLA Non hai il diritto!
SILVIA Non ho il diritto?
CARLA Sì, voglio dire…
SILVIA Non ho il diritto?
CARLA … ne avrai pure il diritto, ma…
SILVIA Ma tu guarda cosa mi tocca sentire!
CARLA … ma io non ho intenzione di…
SILVIA Non ho il diritto!
CARLA … di stare qui a dirti…
SILVIA Senti, Carla…
CARLA … il motivo per cui io non voglio…
SILVIA … fammi parlare, per favore…
CARLA … avere più niente a che fare con papà…
SILVIA … Carla, per favore non interrompermi…
CARLA Mamma, ti prego…
SILVIA … Carla, ascoltami bene…
CARLA Mamma, non urlare!...
SILVIA … ascolta bene quello che sto per dirti…
CARLA Mamma, per favore!...
SILVIA Io e tuo padre è una vita…
CARLA Mamma, smettila: sei isterica…
SILVIA … che stiamo qui a fare sacrifici…
CARLA Papà ti tradisce, mamma!
SILVIA … e tu invece non sei nemmeno…
CARLA (pausa)
SILVIA Che cosa?
CARLA Perdonami, ma era per questo che non volevo dirti…
SILVIA Che hai detto?
CARLA Questo è il motivo per cui ho rotto con papà.
SILVIA Quale?
CARLA Papà ti tradisce. O ti ha tradito. Non lo so se la storia continua.
SILVIA E solo per questo, tu hai rotto con tuo padre?!
CARLA Solo per questo?!
SILVIA Solo per questo?
CARLA Che cazzo significa, solo per questo? Non basta?
SILVIA Ma non voglio dire che…
CARLA Ma se tu sapessi con chi è che ti tradisce…
SILVIA Con Giuliana.
CARLA (pausa) Lo sai?!
SILVIA Certo che lo so.
CARLA Tu sai che papà si scopa Giuliana e non dici niente?!
SILVIA Che devo dire?
CARLA Ma che razza di donna sei, mamma?
SILVIA Tu non puoi capire…
CARLA Che razza di donna sei?
SILVIA Ascolta, Carla…
CARLA Che cosa dovrei capire, avanti?
SILVIA Pure tu hai un marito…
CARLA Lascia perdere Maurizio…
SILVIA No, voglio dire che pure tu, avendo un marito…
CARLA T’ho detto di lasciar perdere…
SILVIA … puoi capire che una moglie…
CARLA Mamma, io e Maurizio ci siamo lasciati!
SILVIA (pausa) Vi siete lasciati?
CARLA Ci siamo lasciati.
SILVIA Ma perché?
CARLA Lascia perdere, le domande le faccio io: tu sapevi che papà…
SILVIA Perché vi siete lasciati?
CARLA Cristo santo, mamma!
SILVIA E non mi hai detto niente?
CARLA Te l’ho detto adesso…
SILVIA Ma per caso, quasi per sbaglio!
CARLA Perché, tu mi avevi forse detto che sapevi di papà e Giuliana?
SILVIA E tu mi avevi detto che sapevi che tuo padre mi tradiva?
CARLA Stiamo facendo le ripicche, adesso?
SILVIA Avete rovinato una famiglia!
CARLA Mamma, non accetto lezioni di morale da te!
SILVIA E perché?
CARLA Perché io credo sia più morale lasciarsi se non ci si ama, più che sapere del tradimento di tuo marito e subire passivamente tutto.
SILVIA E chi l’ha detto questo?
CARLA Io. Lo dico io, questo!
SILVIA E chi sei tu?
CARLA Sono una che non subisce tradimenti senza far niente.
SILVIA (comprensiva) Allora Maurizio ti tradiva?
CARLA Mamma!
SILVIA Che c’è?
CARLA Non sto parlando di me e Maurizio: sto parlando di te e di papà!
SILVIA (improvvisamente stanca) Di me e di papà.
CARLA Di te e di papà!
SILVIA Carla… Eh, Carla… Carla, Carla!
CARLA Ma Carla, che?
SILVIA Una volta ero io, Carla.
CARLA Che c’entra questo?
SILVIA Vorrei tanto tornare a quei giorni, sai?
CARLA Mamma…
SILVIA (piangendo silenziosamente) A vent’anni ci si sente forti. A quei tempi, poi, quando si pensa di poter decidere le sorti della patria…
CARLA (tenera) Mamma…
SILVIA … e lo si fa stando al fianco dell’uomo che si ama! Se tutto si fosse fermato in quel momento! Se fossimo morti a vent’anni, con un fucile in mano…
CARLA Ma che dici, mamma?
SILVIA Ed ora tuo padre, invece… è bastato che si sapesse… e lui è diventato un vigliacco…
CARLA Non riapriamo questo discorso, mamma!
SILVIA Per tutti: un vigliacco! E anche per te!
CARLA Adesso basta!
SILVIA Ma per me è lo stesso di sempre.
CARLA Adesso basta piangere, mamma!
SILVIA (asciugandosi le lacrime) Scusami, cara.
CARLA Che t’è preso?
SILVIA Scusami.
CARLA Tu non sei mai stata così malinconica!
SILVIA Lo so.
CARLA Scusami per prima.
SILVIA Non ne parliamo più.
CARLA Va bene.
SILVIA Credi solo questo di quello che ti dico: non so spiegartelo… ma io non ho rotto con tuo padre, dopo che ho saputo del suo tradimento… perché lo amo. 
CARLA Non ti capisco.
SILVIA Non importa. Adesso lo sai. Che tu possa capirlo, sarebbe chiedere troppo alla vita.
CARLA Non so se hai ragione tu, ma…
SILVIA Devi sapere, però, che adesso fra di loro è finito tutto.
CARLA Sì?
SILVIA Sì. Non so se questo cambia le cose per te.
CARLA Non lo so.
SILVIA Ho capito.
CARLA Per quanto riguarda me e Maurizio…
SILVIA Ssstt! 
CARLA Che significa?
SILVIA Non dirmi niente.
CARLA Perché?
SILVIA Non servirebbe a niente… E poi sono stanca… Forse un’altra volta…
CARLA Un'altra volta.

Buio.


Scena quarta
(Giuliana, Silvia e Mario, poi Carla e Paolo)

31 dicembre 1999. Ore 20,45. Casa di Mario e Silvia. Stessa situazione dell’Atto primo, Scena prima.

SILVIA Che ore si son fatte?
GIULIANA (guarda l’orologio) Quasi le nove… Fra tre ore inizia il nuovo millennio…
SILVIA Nuovo!... Mah!
GIULIANA Silvia!
SILVIA Eh!
GIULIANA (parlando piano per non farsi sentire da Mario) Io ho fatto una cosa.
SILVIA (c. s.) Che hai fatto?
GIULIANA (c. s.) Io spero che non te ne avrai a male.
SILVIA (c. s.) Non mi fare questo giochetto che mi sale la pressione: che hai fatto?
GIULIANA (c. s.) Non è che poi…?
SILVIA (c. s.) Che hai fatto?
GIULIANA (c. s.) Io ho pensato che Mario se ne poteva andare da un momento all’altro.
MARIO Da un momento all’altro te ne vai tu se non la smetti di portare jella!
SILVIA (c. s.) Mario!
GIULIANA (c. s.) Ma stai sveglio!?
MARIO Perciò non c’è bisogno che parlate a bassa voce.
SILVIA E ci sente pure bene!
MARIO Sicuro che ci sento! Non sono mica sordo come te!
SILVIA (fa una smorfia)
MARIO E non fare smorfie!
SILVIA Ma chi fa smorfie?!
GIULIANA Come stai, Mario?
MARIO E come sto?
GIULIANA Ti vedo bene.
MARIO (chiamando) Carla!

Silenzio.

SILVIA (sorridendo) Mario!
MARIO Eh?
SILVIA Mi hai chiamato Carla, come una volta!
MARIO Ah sì, e mi sarò sbagliato. Ho sete.
SILVIA Subito!

Le due donne prendono una il bicchiere e l’altra la bottiglia, versano l’acqua, poi Silvia dà da bere a Mario mentre Giuliana lo aiuta a sollevare la testa. Mentre compiono queste operazioni:

GIULIANA Ecco, ecco.
SILVIA Aiutami a sollevarlo un po’…
GIULIANA Attenta alla coperta…
SILVIA Ecco fatto…
GIULIANA Bevi, bevi…

Terminata l’operazione, le due donne riprendono le loro posizioni. Poi:

MARIO Che hai fatto, Giuliana?
GIULIANA Che ho fatto?
MARIO (con fatica) Non mi far parlare troppo che non ce la faccio.
GIULIANA Ah, dici per quello che stavo dicendo prima…
SILVIA Ah, appunto, che stavi dicendo?
GIULIANA No, Mario… io, non so se ti può far piacere, ma ormai l’ho fatto…
SILVIA Che hai fatto, si può sapere?
GIULIANA Ho detto a Paolo di venire qui da voi.
SILVIA Ti pigliasse un colpo! E per una cretinata di queste fai tutte quelle moine? Paolo è di casa, qua!
GIULIANA E l’ho detto pure a Carla.
MARIO (con fatica) Carla.
SILVIA A Carla?!
GIULIANA Eh!
SILVIA E che le hai detto? 
GIULIANA E’ per questo che non sapevo se dirvelo.
SILVIA Ma perché che hai detto?
GIULIANA Che Mario stava per morire.
MARIO Daje!
GIULIANA Ma così, capisci in che senso?
SILVIA E Carla che t’ha detto?
GIULIANA Che sarebbe venuta.
MARIO Carla.
GIULIANA Tutti e due m’hanno detto che sarebbero venuti.
MARIO E allora vuol dire che per me è finita.
SILVIA (fa una smorfia) 
MARIO (con fatica) Non fare le smorfie!
GIULIANA Era solo un piccolo trucco perché volevo che tornassimo a stare tutti insieme…
SILVIA Hai fatto bene, non preoccuparti.
GIULIANA E Paolo come sta?
SILVIA Bene, non beve più adesso.
GIULIANA Sono contenta.
SILVIA Ogni tanto gli prendono degli attacchi di depressione…
GIULIANA Sta sempre solo?
SILVIA Sempre solo.
GIULIANA Mi dispiace.
SILVIA Qualche mese fa ha cercato di suicidarsi.
GIULIANA No!
MARIO Suicidarsi! Che esagerazione!... S’è ingozzato tre confezioni di pasticche omeopatiche. Gli s’è alzato il diabete!
SILVIA A che ora venivano?
GIULIANA Avevo detto per le nove.
SILVIA E’ quasi ora! 
GIULIANA E’ quasi ora, sì… non so poi se saranno puntuali…
SILVIA Certo si saranno rovinati il veglione di San Silvestro della fine del millennio…
GIULIANA M’è sembrato che hanno tutti accettato senza problemi…
SILVIA Non credo con piacere…
GIULIANA Non so se con piacere, ma non ho dovuto insistere nemmeno un po’ con nessuno, credimi: era come se tutti, più o meno, stessero aspettando soltanto di avere un’occasione del genere…
SILVIA Sul serio? 
GIULIANA Davvero! M’è sembrato come un miracolo che solo Mario poteva fare!
SILVIA (fa una smorfia)

Silvia e Giuliana, istintivamente, si voltano verso Mario aspettandosi, come al solito, che egli reagisca alla smorfia di Silvia ma, questa volta, Mario resta immobile nel suo letto. Le donne si guardano perplesse e poi:

SILVIA Mario!
GIULIANA (alzandosi) Mario!
SILVIA (sforzandosi di sorridere) Mario, non hai sentito la cretinata che ha detto Giuliana?
GIULIANA (è vicina al letto e cerca di sentire il battito al collo di Mario) Mario, rispondi per favore!
SILVIA (trattenendo le lacrime, si alza anche lei e raggiunge il letto) Questo è uno dei suoi soliti scherzi cretini!
GIULIANA Non è uno scherzo!
SILVIA Mario!

Si sente suonare.

GIULIANA (uscendo per aprire) Vado io…
SILVIA (sorride, dolcissima, tra le lacrime, mentre accarezza i capelli di Mario) Amore mio… Che bello scherzo m’hai fatto!... (Gli tocca le labbra, si porta la mano alle sue labbra, bacia la punta delle dita, quindi si fa il segno della croce)

Dopo qualche istante, entrano Carla e Paolo seguiti da Silvia. Paolo ha anche lui quasi ottant’anni e si appoggia ad un bastone, Carla è sui cinquanta.

CARLA (rimane qualche istante immobile, poi si precipita al letto di Mario) Papà!
SILVIA Carla! Sei venuta?

Carla resta immobile, il volto sulla mano del padre.

PAOLO (sposta una sedia e va a sedere accanto al letto) Brutto disgraziato, m’hai fregato, eh!? Hai lasciato me a piangerti!... Te l’avrei voluta proprio dare io ‘sta fregatura!
GIULIANA Proprio adesso doveva andarsene!
SILVIA Ha voluto morire nel suo secolo: non c’è voluto venire nel nuovo millennio!
PAOLO Bisognerà pensare ai funerali… Oh, chissà se anche per gli ex deputati pensa a tutto il Parlamento!
GIULIANA Ma sei cretino! Che ti viene in mente?
PAOLO Potrebbe essere, no?
SILVIA (a Carla) Sono contenta che sei venuta.
CARLA (scoppia in pianto) Non ho fatto in tempo, però…
PAOLO Hai fatto in tempo, hai fatto in tempo: quello là (indica Mario) vede tutto, te lo dico io! Basta che sei venuta: che gli frega a lui a che ora sei venuta?
GIULIANA (a Paolo) Come va la gamba?
PAOLO Quale gamba?
GIULIANA La tua!
PAOLO E chi se la sente più! 
CARLA S’era aggravato?
SILVIA Da un po’ di mesi, ma io non credevo… 
GIULIANA No, io lo sapevo che gli era rimasto poco!
PAOLO Bello sforzo! Per fare la profezia, a uno di ottant’anni, che muore, non ci vuole mica la palla! 

Silenzio.

PAOLO Se proprio dobbiamo morire… facciamolo ridendo!
SILVIA (guardando teneramente il marito) Mario. 
PAOLO (a Giuliana) Tu stai sola?
GIULIANA Mi sono risposata.
PAOLO Ho capito. (Pausa) Figli?
GIULIANA No.
PAOLO Uhm. 
GIULIANA Tu stai bene?
PAOLO Benissimo.
GIULIANA A parte la gamba.
PAOLO La gamba non la sento.

Silenzio.

SILVIA Sentite tutti.
PAOLO Che c’è?
SILVIA Eh sì, adesso è ora.
GIULIANA Di che?
SILVIA E’ giunto il momento di dirvi una cosa.
PAOLO A tutti?
SILVIA A tutti voi che siete stati, con me, i più intimi di Mario. Finora non ho potuto dire niente. Ho dovuto solo soffrire in silenzio, sopportare tutto frenando la voglia di urlare a tutti chi era veramente mio marito… Durante la guerra mi fece giurare il silenzio: ed io, zitta. Finita la guerra volevo rompere il segreto ma lui mi disse che un atto di disobbedienza al Partito, se si fosse saputo, avrebbe compromesso la sua carriera politica. Poi Maurizio fece quelle scoperte, ci fu lo scandalo, fu cacciato dal partito, finì la sua carriera di Deputato… ed io a quel punto volevo parlare. Ma lui, di nuovo, mi fece giurare il silenzio: mi disse che ormai nessuno gli avrebbe creduto e la verità sarebbe stata scambiata per un patetico tentativo di difendersi. Mi si è rovinato il fegato a non parlare, ma non ho parlato. Ora che Mario è morto, il giuramento è sciolto. E voi dovete sapere: intanto voi, poi lo sapranno tutti.
PAOLO Ma che devono sapere tutti?
SILVIA Ora il legame che mi teneva prigioniera a quel giuramento s’è sciolto ed io voglio che sappiate che mio marito non era il vigliacco che vi sembrava di aver scoperto, ma l’eroe che è stato sempre creduto. Tu Paolo te lo ricordi quel rifugio all’ultimo piano di via Mecenate, 79, te lo ricordi?
PAOLO Me lo ricordo?... E chi c’è più uscito da quella stanza!
SILVIA Tu quella volta, però, non c’eri… Mario aveva voluto che lo raggiungessi in un momento in cui tu non c’eri, non dovevi esserci… perché lui doveva dirmi un segreto… che solo io potevo sapere… io e lui…

Buio.


Scena quinta
(Mario e Silvia)

1944. Stesso ambiente dell’Atto primo, Scena seconda. Mario e Silvia sono seduti ad un tavolo.

MARIO Quello che sto per dirti lo devi tenere per te.
SILVIA E’ ovvio.
MARIO No, non è ovvio: intendo dire che non ne devi parlare con nessuno dei compagni.
SILVIA Nemmeno con Paolo?
MARIO Nemmeno con lui.
SILVIA Ma perché?
MARIO Perché è una decisione mia.
SILVIA Tua in che senso?
MARIO Il Comando non ne sa niente e non dovrà saperne niente.
SILVIA Ma sei diventato matto?
MARIO Forse sì.
SILVIA Mario, spiegami quello che hai in mente…
MARIO Ascoltami, Silvia: questa operazione avrei voluto farla da solo. Se te ne parlo è perché… ci ho pensato… non posso tacere con la donna che amo… Se mi succedesse qualcosa, non potrei pensare di non vederti più senza averti detto per che cosa ero andato a morire…
SILVIA Ma perché parli così, amore mio?
MARIO E’ per questo che te ne parlo. E’ solo per questo. Ma tu non devi parlarne con nessuno.
SILVIA Non devi stare a dirmelo.
MARIO Pensaci bene, Silvia, e rispondimi: io sto per dirti una cosa che nessuno dovrà mai sapere e tu devi essere capace di tenere sempre per te questa cosa. Pensi di esserne capace?
SILVIA Ma sì.
MARIO Pensaci bene! Se tu credi di non poterci riuscire, dimmelo subito: io preferisco non dirti niente!
SILVIA Ti ho detto di sì.
MARIO Nemmeno a Paolo, nemmeno al Comando, capisci?
SILVIA Ho capito, ma forse se tu ne parlassi al Comando, l’operazione potrebbe esser fatta con altri compagni…
MARIO L’operazione è impossibile fatta in gruppo. Se c’è una possibilità di portarla a termine è che ad agire sia un uomo solo. E da solo, quell’uomo avrà anche possibilità di cavarsela in caso di fallimento: un gruppo, no.
SILVIA Di che si tratta?
MARIO (pausa) Kesselring!
SILVIA Chi?!
MARIO Kesselring!
SILVIA Kesselring?! Ma tu sei scemo! E allora perché non Hitler?
MARIO Perché non è a Roma.
SILVIA Tu sei tutto pazzo: questo è un suicidio.
MARIO Vedi perché non ne potevo parlare al Comando.
SILVIA Ma certo, perché t’avrebbero fatto rinchiudere.
MARIO E io invece voglio essere libero di agire. Solo, libero da vincoli.
SILVIA Ma è morte certa, Mario!
MARIO Non è morte certa.
SILVIA Ah, no? E cos’è, allora?
MARIO Una probabilità su cento che vada bene.
SILVIA Che lusso!
MARIO Ma cinquanta su cento di portar via la pelle, se va male.
SILVIA E le altre cinquanta?
MARIO Quelle stanno sempre nel conto. Anche nell’operazione delle Poste.
SILVIA Quella con Paolo?
MARIO Quella.
SILVIA E che c’entra?
MARIO Il mio piano coincide temporalmente con quell’operazione.
SILVIA E allora?
MARIO Allora io nell’operazione delle Poste non ci sarò.
SILVIA E come fai?
MARIO Troverò una scusa.
SILVIA Che scusa?
MARIO Ripensamenti.
SILVIA Ripensamenti? Ma che significa?
MARIO Dirò a Paolo che non me la sento…
SILVIA E i compagni?
MARIO Chiederò a Paolo di coprirmi con loro.
SILVIA Passerai per vigliacco.
MARIO Passerò per vigliacco.
SILVIA Sai che significa Mario?
MARIO Lo so.
SILVIA Che se va male, va male. Se va bene, va bene. Ma se va male perché non riesce, però va bene perché porti a casa la pelle, il marchio di vigliacco per tutta la vita non te lo toglie nessuno.
MARIO Paolo mi coprirà.
SILVIA Vigliacco lo resterai per lui.
MARIO Mi basta che tu sola sappia la verità. Ma non dovrai dirla mai a nessuno. Promesso?
SILVIA (pausa)
MARIO Promesso?
SILVIA Promesso.
MARIO E’ un giuramento che voglio da te.
SILVIA Te lo giuro.
MARIO Sarà il segreto che ci accompagnerà per tutta la vita.
SILVIA Sarà il nostro segreto.

Silvia gli si avvicina e si baciano. 

SIPARIO