Semi d’acciaio

Il gioco di Smine

a tutte le vittime delle mine anti-uomo

di

Leonardo Petrillo,  Giancarlo Brancale,  Angela Di Noto



AMBIENTAZIONE:

Un imprecisato paese in cui è in corso una guerra civile. I due schieramenti per semplicità saranno indicati con “GOVERNATIVO” e “RIBELLE”.

PERSONAGGI:
in ordine di apparizione

RIBELLE
GOVERNATIVO
RUKYA
MAMADOU
SUOR TERESA
FRANCESCO
SMINE UN ROBOT



PROLOGO

M1 Nel buio della sala si sentono voci di bimbi che giocano. Latrare di cani in sottofondo.
VOCE SUOR TERESA: (suona un fischietto; poi, concitata) Bambini, la ricreazione è finita! Venite qui, presto! Mi raccomando: da oggi non si gioca più vicino al traliccio, capito? E’ diventato pericoloso! No, non si esce! No! ... Khaled…. Dov’è Khaled? Khaled… (urla) Khaled! (suona il fischietto con tutto il fiato)
M2 Si sente un’esplosione.
VOCE GOVERNATIVO: (duro) Un’altra vittoria è stata raggiunta.
Luce.
In proscenio, un ribelle a terra con le mani legate dietro la schiena. Un governativo è alle sue spalle. I due sono illuminati dalle luci di una telecamera.
Il governativo tiene sollevata la testa del ribelle. Il ribelle è provato, perde sangue da una gamba ma non si lamenta. Il governativo guarda verso la telecamera.
GOVERNATIVO: L'operazione è stata compiuta da un'audace unità di combattimento che ha agito con abilità e precisione. Questa è la strategia che impiegheremo per andare avanti. Di cattura in cattura, di cellula in cellula, di vittoria in vittoria. La sicurezza del popolo è garantita dalla nostra pazienza e determinazione e dalla certezza del successo.
RIBELLE:. Hai avuto culo!
RUKIA: Stop!
RIBELLE:. Domechac!
Le luci della telecamera si spengono.
Buio



I TEMPO
SCENA I
Nel buio una porta si schiude. Si sentono dei passi, poi la voce di suor Teresa.
SUOR TERESA: Aspetti dottore, aspetti. (si sente un colpo, seguito da un lamento) Glielo avevo detto di aspettare.
Luce (si accende un Neon.
Suor Teresa è accanto all’interruttore. Siamo in una scuola bombardata. Le pareti sono in parte coperte da cartelloni colorati che chiudono i buchi causati dai bombardamenti, in parte decorate da disegni di bambini. E' evidente che si trattava di una scuola elementare: una lavagna, dei banchi accatastati, una carta geografica del mondo rovinata e strappata in alcuni punti. Un finestrone con i vetri rotti è coperto malamente da una logora tenda e pezzi di cartone. Un grande ventilatore pende dal soffitto. Una porta che conduce all’esterno ed una piccola porticina(che userà solo Suor Teresa) sono le due quinte. Una colonna portante divide in due la scena sulla quale troviamo un robot antisabotaggio privo di alcune ruote e perciò inclinato lateralmente, scatoloni e casse, alcune piene di banane, una lettiga, armadietti.
Francesco è vicino ad una cassa di banane, in una mano una valigia; nell’altra una banana che guarda sorpreso.
SUOR TERESA: Siamo nel paese delle banane, di cosa si meraviglia? …Non ci siamo ancora presentati. Piacere, suor Teresa.
FRANCESCO: Francesco Poli. (getta la banana nella cassa, si guarda attorno)
SUOR TERESA: Ho fatto del mio meglio. Vede? (mostra il finestrone coperto malamente) Tutto tappezzato, oscurato.
FRANCESCO: (scettico)Se bombardano di notte… Ma perlomeno di giorno, un po’ più di luce!
SUOR TERESA: Che faccio, ogni volta tolgo e metto?
FRANCESCO: Bisogna rimediare tende di tessuto pesante. (avvicinandosi alle casse piene di banane) Che ci fanno qui?
SUOR TERESA: Dunque, è una storia strana…
FRANCESCO: (interrompendola) Va be’, lasciamo perdere la storia delle banane. L’ospedale dove sarà?
SUOR TERESA: (ironica) L’ospedale?

FRANCESCO: (correggendosi) L’ambulatorio da campo. Ho visto fuori che non hanno ancora iniziato i lavori. Eppure doveva già essere tutto pronto, almeno i moduli prefabbricati. Avevano assicurato che…(sconsolato) E’ tutto da creare questo posto. Il contingente?
Suor Teresa fa spallucce.
FRANCESCO: Mi sembra di capire che non sia ancora arrivato.
SUOR TERESA: (lo guarda basita) Chi?
FRANCESCO: Il contingente… Gli addetti alla logistica… Il personale sanitario...
SUOR TERESA: Ci sono io, sono una maestra, ma anche mezza infermiera. Ho fatto il corso. Tanti anni fa, ormai. Perciò la posso aiutare, dottore. (modesta) Ci provo. (sicura) Senz’altro che ci provo! Altrimenti perché avrei chiesto di restare? (notando la delusione di Francesco, tenta di consolarlo) Qualcuno comunque è venuto. Hanno portato queste.
La suora gli mostra degli scatoloni, ne tira fuori del materiale sanitario; Francesco lo controlla mentre Suor Teresa esce di scena attraverso una piccola porticina per andarlo a sistemare. Francesco apre diverse scatole, tra queste anche uno scatolone con delle stampelle.
FRANCESCO: Medicine, aghi per sutura, ovatta… stampelle… E’ già qualcosa.
SUOR TERESA: Lo dice a me? Sono due giorni che metto a posto!
FRANCESCO: (indicando la lettiga) Ne hanno portata solo una?
SUOR TERESA: L’hanno usata per trasportare gli scatoloni. Hanno scaricato e se ne sono andati. Mi hanno detto che dovevano portare tante altre cose, ma i camion più grandi sono stati bloccati.
FRANCESCO: Come, bloccati… Perché, chi li ha bloccati?
Suor Teresa allarga le braccia.
FRANCESCO: Non si sa niente!… Il Comitato Internazionale ha preso accordi con il governo e le formazioni ribelli, non possono bloccare i camion…Anche i miei colleghi… Dovevamo arrivare insieme. Io sono pure partito con un giorno di ritardo, ho avuto problemi con il visto.
SUOR TERESA: Forse anche loro hanno avuto problemi col visto?
FRANCESCO: …Mah! Speriamo entro stasera di sapere qualcosa.
SUOR TERESA: Da chi? Dottore,la sera non si va in giro… Quando fa buio bisogna pregare. E dormire, chi ci riesce. (sorridendo) Ma forse lei è alla sua prima missione?
M4 Scoppio di una mina. Francesco è scosso, La suora rimane immobile.

SUOR TERESA: (bonaria) Via, via. E’ solo una M-14!
FRANCESCO: Sono preparato ad affrontare qualsiasi tipo di danno possano causare. Ma sentirle all’improvviso… e così vicine... Lei riesce addirittura a riconoscerle?
SUOR TERESA: Questione d’abitudine.
FRANCESCO: Credo sia inevitabile. (guardandosi intorno nota il ventilatore) Però! Abbiamo pure… (Suor Teresa gli fa un cenno negativo con la testa)
FRANCESCO: Ho come la sensazione di trovarmi dentro ad uno di quegli opuscoli informativi sulle missioni… Solo che quelli sono organizzati meglio.
SUOR TERESA: (continua a trasportare gli scatoloni e sistemare i materiali) Diamoci da fare allora, visto che vuole organizzarsi meglio.
FRANCESCO: Ha ragione. (apre un armadietto e guarda la suora scettico)
SUOR TERESA: (orgogliosa) C’è tutto per le emergenze.
FRANCESCO: (perplesso) Umh…
SUOR TERESA: C’è tutto, ci ho pensato io: pulito e sterilizzato.
FRANCESCO: Tutto… A mala pena arriviamo all’indispensabile! Ma d'altronde per ora la situazione è questa.
SUOR TERESA: Poche medicine, tanta fede!
FRANCESCO: Almeno abbiamo l’elettricità.
SUOR TERESA: Sì, anche se a volte salta.
FRANCESCO: (caustico) Bene!
SUOR TERESA: Sabotaggi! (tenta di recuperare) Ma poi la fanno tornare subito.
FRANCESCO: (ironico)Sicuramente saremo sommersi dai generatori.
SUOR TERESA: Sicuramente! Comunque abbiamo queste! (va ad aprire un armadio, prende una luce di emergenza) Ma il vero problema è l’acqua.
FRANCESCO: (c.s.) Ma va!
SUOR TERESA: Per esserci, c’è, la prendiamo dal pozzo. Diciamo… non è proprio adatta ad un ospedale.
FRANCESCO: (annuendo) Ci organizzeremo anche per questo.
SUOR TERESA: (declama) Chi vuole davvero qualcosa trova una strada, gli altri una scusa. (rispondendo con un sorriso allo sguardo interrogativo di Francesco) Proverbio africano.(esce)
Francesco sta per staccare la carta geografica, ma il suo braccio sprofonda in uno squarcio sul muro.

FRANCESCO: (nervoso) Sempre per curiosità… Questo posto ce l’ ha un rifugio sicuro?
SUOR TERESA: No.
FRANCESCO: Ah. Dicevo io! E quando… insomma, se dovesse servire, dove si va?
SUOR TERESA: Quando c’è un bombardamento? Si corre fuori, il prima possibile. …Come mai ha scelto di venire qua, dottore?
FRANCESCO: (avvicinandosi ad una cassa di banane ne prende una) E’ una storia lunga.
SUOR TERESA: (lo interrompe) Quella delle banane non è lunga.
FRANCESCO: (ironico)Me la vuole raccontare adesso?
SUOR TERESA: Si! Però poi lei mi racconta la sua! ...Una sera mi sono addormentata che le banane non c’erano, perché le ho detto che qui la sera o si prega o si dorme, e io avevo già pregato. Dopo il rosario mi sono addormentata, veramente in mezzo al rosario, perché mi fa da ninna nanna, glielo recito spesso ai bambini, un bel rosario lungo lungo e tutti crollati! Se vuole più tardi glielo recito anche a lei. (al cortese rifiuto di Francesco riprende) Ecco che quando è spuntato il sole… Perché qui la mattina ci si sveglia presto: all’alba entra la luce dai finestroni, anche se ci ho messo sopra tutto quello che ho trovato, a questo anche i cartelloni dei bimbi. (gli mostra i cartelloni) Le piacciono? Carini… Guardi! Guardi! (lo costringe a voltarsi) Questo qui, e questo… e questo parla delle stagioni. Ci ho fatto mettere la neve, loro non la conoscono la neve, si sono così divertiti a farla cadere sulle casette (indica il disegno). Case… più che altro capanne di fango e paglia; solo pochi possono permettersi i mattoni. …Ma se avessimo avuto tutta questa ovatta, sa come sarebbero stati contenti, sa quanti cartelloni pieni di neve! Altro che quella poca lana spiluccata di nascosto dalla poltrona di suor Caterina! (come rapita da un pensiero)Eh!
FRANCESCO: Eh! …E’ finita?
SUOR TERESA: (fa cenno di no con la testa) La mattina mi sveglio e mi trovo circondata da casse piene piene di caschi di banane. Le pare? Ma per carità, le banane fanno bene, contengono potassio, danno tantissima energia! E poi ai bambini piacciono, sono facili da sbucciare e non hanno semi. (indica Francesco) Eh!
FRANCESCO: (come risvegliandosi) Eh?
SUOR TERESA: Beh?
FRANCESCO: Che?
SUOR TERESA: La storia! E’ il suo turno. Perché è venuto qua?
FRANCESCO: Ah, sì… Però dopo lavoriamo. …C’era una volta un signore tranquillo, che da anni faceva una protesta pacifica contro le mine anti-uomo. Sa come? Girava tutta l’Europa a piedi, raccogliendo testimonianze, firme, fotografie… Spingendo questo carrettino, dove teneva quel poco che gli serviva per sopravvivere.
SUOR TERESA: (piena d’ammirazione) Noo!! Lei ha davvero fatto questo?
FRANCESCO: …No, no, non io, aspetti, adesso le dico. Un giorno questo signore, (ricordando) Marcel… ha subito un'aggressione. L’hanno picchiato selvaggiamente. Probabilmente qualcuno che non la pensava come lui. E’ stato ricoverato in ospedale, e indovini chi lavorava in quell’ospedale ?
Suor Teresa lo guarda aspettando, fa spallucce,senza rispondere.
FRANCESCO: Io!
SUOR TERESA: Ah!
FRANCESCO: E’ stato in osservazione per poco tempo. Ma tanto è bastato per farci diventare amici. Dopo il turno, mi fermavo nella sua stanza. Parlavamo per ore…..(Suor Teresa rapita lo incita a continuare) Ogni sua parola, ogni gesto… Sapeva come catturarti, ti faceva suo, non potevi evitarlo. Poi all’improvviso ti stupiva, ti raccontava cose tremende con una semplicità… Aveva una forza quella sua voce pacata… E anche i suoi silenzi, erano… li riempiva con gli occhi, scuri ma incredibilmente trasparenti.
SUOR TERESA: Come quelli dei miei bambini.
FRANCESCO: Così ho raccolto il suo messaggio, ho dato un senso nuovo alla mia vita … e ora sono qui.
SUOR TERESA: Il suo amico, sarà fiero della sua scelta!
FRANCESCO: Purtroppo non ha mai saputo che sono partito.
SUOR TERESA: Perché? Eravate tanto amici…
FRANCESCO: Suor Teresa, le ho detto che è una storia lunga… Abbiamo da fare, avremo modo.
SUOR TERESA: (leggermente contrariata si alza ) Va bene!
Francesco si alza a sua volta e solleva una coperta che “nasconde” un robot.
SUOR TERESA: Shhh!!(si frappone tra Francesco ed il robot) Perché lo disturba? Non lo vede che è azzoppato?
FRANCESCO: (stupito) Sì, ma…
SUOR TERESA: Ma ma. E’ azzoppato. (coprendogli le “orecchie”) Ci facciamo compagnia. E’ l’unico rimasto.
Francesco comincia ad intuire lo stato mentale in cui è precipitata Suor Teresa. Una goccia d’acqua cade dal soffitto in testa a Francesco, che si tocca i capelli e si sposta, guardando in alto.
SUOR TERESA: Due giorni fa c’è stato un bel temporale.

Suor Teresa sposta una bacinella già piena d’acqua nel punto in cui cadono le gocce.

SUOR TERESA: A posto.
FRANCESCO: (ironico) Eh… A posto!
BUIO


SCENA II
In proscenio vediamo gli uomini del prologo. La luce della telecamera li illumina. Il ribelle è a terra il governativo è inginocchiato accanto a lui.
GOVERNATIVO: (interrogandolo pacatamente) Dove le hai nascoste?... Non parli, eh?
Il governativo lo colpisce sulla ferita e fa per pulirsi la mano sporca di sangue sulla camicia del ribelle.
VOCE RUKYA: Stop!
L’operatore smette di riprendere, poggia la telecamera a terra.
Rukya con una torcia a batteria illumina i due.
RUKYA: Non pulirti lì! Fallo sulla tua divisa! Così sembri ferito anche tu!
Il governativo si pulisce la mano sulla propria divisa.
RIBELLE: Fai bene a seguire i suoi consigli. Se non le facevi da autista, non avevi il culo di beccarmi.
GOVERNATIVO: Intanto ti ho preso.
RIBELLE: Sì, tu e tutta la tua “audace unità di combattimento” (si guarda attorno ridendo).
Il governativo sferra un colpo al ribelle che crolla a terra.
RUKYA: Attoi! Akain tè!
Rukya si avvicina al Governativo che si ferma.
RUKYA: (scossa) Niente violenza. (avvicinandosi al ribelle )
Mamadou va a controllare le condizioni del ribelle, che appare privo di sensi.
RUKYA: Dev’essere curato.
GOVERNATIVO: Domani, quando raggiungiamo il comando. Ci penseranno loro.
RUKYA: Ha bisogno di cure adesso! Ti interessa che parli o che muoia? Dove c’era la scuola stanno allestendo un centro di primo soccorso. Forse è già arrivato qualcuno. Anietà!


SCENA III
Francesco sta visitando suor Teresa, seduta sulla lettiga.
SUOR TERESA: (prova ad alzare un braccio) Vede dottore, non va più su di così..
FRANCESCO: Questo lo vediamo dopo, adesso respiri. (inserisce la testina dello stetoscopio sotto la veste della suora che è rimasta vestita)
SUOR TERESA: (fa un colpo di tosse) E’ da due mesi che sento un rantolo…
FRANCESCO: Sst. Tossisca.
SUOR TERESA: (tossisce, poi con una smorfia) Certe volte la fitta arriva davanti fino al petto. O forse va dietro fino alle scapole, non lo so.
FRANCESCO: Respiri a fondo.
Suor Teresa fa dei sospiri profondissimi. Francesco la osserva stupito.
SUOR TERESA: Respiro ancora?
FRANCESCO: No no, va bene così!
SUOR TERESA: Che dice? Sente niente, dottore?
FRANCESCO: Sento la sua voce. (ripone lo stetoscopio) Non la posso visitare così, dovrebbe spogliarsi! (viene freddato da uno sguardo) C’è anche una donna tra i miei colleghi, magari si farà visitare da lei. …Comunque mi pare tutto a posto, un po’ di tensione. E’ normale, in certe circostanze.
SUOR TERESA: E che non va più su... ( riprova ad alzare un braccio)
FRANCESCO: (massaggiandole le spalle e le braccia) E’ una mialgia, una leggera contrattura muscolare. Vedrà che adesso si sentirà meglio. (inizia a farle fare degli esercizi) Poi, stasera dopo cena prende un bell’antinfiammatorio.
SUOR TERESA: (voltando la testa vede la valigia del dottore rimasta per terra; prende la scusa per terminare i dolorosi esercizi) La valigia dottore, la metta a posto!
FRANCESCO: Dove posso…
Continuando gli esercizi Suor Teresa gli indica un armadietto voltando la testa dal lato opposto.
M 8 Scoppio di una mina. Francesco s’irrigidisce poi va a prendere la valigia ed estrae vari effetti tra i quali un camice e una divisa della Croce Rossa che sistema nell’armadietto.
SUOR TERESA: PMF 1, produzione russa, piccolissima, somiglia a una farfalla. Un bambino pensa che sia un giocattolo e la prende. Ma quella mica scoppia subito. Aspetta che il bambino la porti dagli amichetti… aspetta!
Suor Teresa scende dalla lettiga e nota una maggiore mobilità articolare.
SUOR TERESA: Lei è bravo.(alza un braccio verso l’alto)
FRANCESCO: (di spalle alla suora) Dice? Solo perché mi trovo qua? No, non basta. Guardi che la generosità e l’egoismo confinano.
SUOR TERESA: No, lei è proprio bravo. (alza entrambe le braccia incontrando lo sguardo sorridente di Francesco che si è voltato verso di lei) Si vede che è paziente con le persone.
FRANCESCO: Questo è vero. Riposo, riposo! (invitandola ad abbassare le braccia) Ma le assicuro che essere troppo pazienti può essere anche un difetto.
SUOR TERESA: (declamando) La pazienza è un albero: le radici sono amare, ma i suoi frutti dolcissimi. Proverbio africano! (prende una scatola ed esce)
FRANCESCO: Si, però se ne mangi troppi, di questi frutti, ti viene la colite, il mal di testa, l’insonnia... E poi sono io che ho bisogno del medico.
V.F.C. SUOR TERESA: Pensi se non ci fosse più bisogno di dottori! (ride) Tutti sani e voi senza lavoro.
FRANCESCO: (con un sorriso) Sarebbe una gran cosa sentirmi inutile. Un mondo perfetto, dove non esiste il dolore….e il dottore. Ma riesce a immaginarlo? Dovrei inventarmi qualcos’altro.
SUOR TERESA: (rientrando) Cosa le piacerebbe?
FRANCESCO: (stupito) Non lo so, non ci ho mai pensato. E’ così. L’unica cosa che ho sempre voluto fare è stata il medico. Magari…. si, da ragazzino tiravo di boxe. (rapito da un pensiero) Comunque la mia carriera di pugile è finita prima di cominciare. Mi sono iscritto a medicina. E’ stato tutto consequenziale: il sangue non mi faceva più paura.
SUOR TERESA: (con un sorriso) Lo vede allora che lei è proprio bravo?
FRANCESCO: Bastasse questo.
SUOR TERESA: Conosce la favola del bosco?
FRANCESCO: (sconsolato) No, la favola del bosco no!
SUOR TERESA: Gliela racconto veloce veloce. E’ una favola africana. (come se raccontasse ai bambini) Scoppia un incendio nella foresta e mentre tutti gli animali fuggono, un colibrì vola in senso contrario, con una goccia d'acqua nel becco. "Cosa credi di fare?" gli chiede il leone. "Vado a spegnere l'incendio!" risponde il piccolo volatile. "Con una goccia d'acqua?" E il colibrì, proseguendo il volo: "Io faccio la mia parte!”. …Eh?
FRANCESCO: Eh! Spero di farla al meglio. Pensi quando questo posto andrà a pieno ritmo, e non saprò dove girarmi…
SUOR TERESA: Si confonde da adesso? Si può salvare il mondo anche a rate, dottore: una persona alla volta. (declama) Poco a poco, il poco diventa più.
FRANCESCO: Saggia Africa…la culla dell’umanità! E non a caso, è in queste terre arcaiche che il proverbio si fa estratto di vita… parabola!
SUOR TERESA: Ntz ntz... Questo è un proverbio mio.
FRANCESCO: Ah, brava!
SUOR TERESA: Le preparo qualcosa? La vedo un po’ stanco. (esce in quinta)
FRANCESCO: (giustificandosi) Oltre al viaggio aereo, mi sono fatto sei ore in jeep su una strada impossibile…(dopo una pausa) Sì, però in un posto di una bellezza sconvolgente…. Anzi, pensavo di stare peggio. Sarà l’adrenalina! …Che cucina di bello?
V.F.C. SUOR TERESA: Ha fame, dottore? Sto solo preparando del tè.
FRANCESCO: (ironico) Con questo caldo…
V.F.C. SUOR TERESA: Abbiamo un frigo. Servirebbe per conservare le medicine, però noi ci mettiamo il bricco e facciamo il tè freddo.
FRANCESCO: (annuendo va a sbirciare in quinta) Quel fornello è l’unico dell’intera regione?
V.F.C. SUOR TERESA: Eah!!Dotto’!
FRANCESCO: (al ‘grugnito’ di suor Teresa) Non mi stavo lamentando… è abbastanza grande! Era solo per capire. Lo so che qui la parola d’ordine è accontentarsi.
SUOR TERESA: (rientrando) Ntz Ntz: adattarsi. Accontentarsi mai. C’è dentro la parola ‘contento’… impossibile.
Francesco nota dentro ad una cassa una divisa militare e la mostra a Suor Teresa.
FRANCESCO: E questa? Di chi è?
SUOR TERESA: Mah! Stava lì, in mezzo alle banane.
Francesco rimette la divisa nella cassa.
FRANCESCO: Mah!
SUOR TERESA: Dottore, qui tutto ha una sua logica! Solo che nessuno la capisce.
FRANCESCO: Già. Com’era? Abitudine... accontentarsi… No!
SUOR TERESA e FRANCESCO: (insieme, ridendo) Adattarsi!
SUOR TERESA: Devo farla conoscere ai bambini. Sono sicura che la troveranno simpatico. Deve vedere che faccette, piccole piccole, tenere! E che boccucce tonde!
FRANCESCO: Quali bambini? Li hanno trasferiti, no?

SUOR TERESA: (agitandosi improvvisamente) No! Ci sono, ci sono. Vanno e vengono. Non si fanno vedere da nessuno, ma si sentono. E come si fa a non sentirli? Quanto strillano… (commossa) e poi ridono, cantano… (sale su una scala e si affaccia al finestrone) Eccoli! Eccoli là! Di nuovo! Che le dicevo? Li sente?
FRANCESCO: (scuote la testa) …Suor Teresa…
SUOR TERESA: (grida verso fuori) Toglietevi da lì! Delinquenti! Ah, ma adesso mi faccio sentire pure io!
Suor Teresa da sotto la veste tira fuori un fischietto legato al collo con un nastrino: fischia forte verso l’esterno. Francesco si tappa le orecchie.
FRANCESCO: La smetta! Basta!
SUOR TERESA: E invece no, non basta. Non basta mai… (scende dalla scala e lo invita a salire) Guardi!.... Vede?! Vanno ad arrampicarsi su quella specie di gabbia alta a punta. Fanno sempre così!
FRANCESCO: (sale e guarda fuori) Il traliccio? Quello dell’alta tensione?
SUOR TERESA: Ma non è quello che mi fa arrabbiare, la cosa peggiore è che vanno in quel campo. (spaventata grida ancora verso fuori) …Lì non ci dovete più andare! (a Francesco) Anche lì adesso è diventato pericolosissimo. E’ tutto pericoloso, tutto tutto…
FRANCESCO: (preoccupato) Mi sta dicendo che lì ci sono delle mine?
SUOR TERESA: (rabbiosa, senza dargli ascolto) Quel diavolo di Khaled! Il più furbo di tutti! Un bandito! Non voleva mai mangiare. Certi capricci! E io: ‘guarda, Khaled, che più non mangi più la fame non torna’. Poverino com’era debilitato quand’è arrivato, lo stomaco chiuso, rischiava l’anoressia se non lo abituavamo di nuovo al cibo, piano piano. Ma io ci so fare, a lui non ho promesso solo i bonbon, ma un pallone di cuoio, come quelli che usano i giocatori veri. ‘Però prima devi mangiare tutto, così poi hai le forze per giocare’. Contento! ‘Sul serio, sorella? Un pallone come quello dei giocatori veri?’. Da quel giorno mangia, mangia tutto e si allena.
FRANCESCO: (con delicatezza) Non ci sono più i bambini, sono stati portati in un’altra missione.
SUOR TERESA: (scossa) Non è vero. Sono ancora in giro. Khaled… lo sento. Non strilla, non ride, non canta, ma io lo sento correre, sempre dietro a quel pallone. Corre, corre, corre non si ferma mai. Con quelle gambette, (imita il movimento) zic zic zic! (al robot) E’ vero? E’ vero?
Francesco è basito. Trova un telefono. Solleva la cornetta, rimane in ascolto, stupito. Controlla la presa, che è inserita.
SUOR TERESA: La linea è saltata. (ovvia) I ribelli. La rimettono? E loro la fanno saltare un’altra volta.
Francesco prende dalla tasca il cellulare.
SUOR TERESA: I cellulari qui non prendono.
FRANCESCO: Sicuramente non le hanno lasciato un telefono satellitare. (non ottiene risposta, guarda sfiduciato dentro gli scatoloni). Questa è l’unica struttura per centinaia di chilometri e siamo isolati?… Non è possibile! Ancora non sono arrivati i moduli, non ci sono i materiali, i miei colleghi… hanno bloccato i camion… Che cazzo! Scusi! Lei dice che ci sono mine anche a poche decine di metri…
SUOR TERESA: (sposta lo sguardo verso l’esterno) …Il mio Khaled. Bel nome, vero? Khaled! Significa… (pausa) ‘eterno’.
M 10 Si sente il fischio della teiera
SUOR TERESA: (come risvegliata) Bolle… (va a controllare l’acqua del tè)
FRANCESCO: (tra sé) Bolle!
Francesco nota lo schema delle mine antiuomo sulla lavagna; con rabbia la gira e sul retro della lavagna scopre alcuni segni,continua il disegno come a scaricare la tensione.
V.F.C SUOR TERESA: Lo vuole freddo? Deve aspettare!
Francesco continua a disegnare. Suor Teresa rientra.
SUOR TERESA: Qui niente è facile. Con il tempo lo capirà, però se se lo mette subito in testa, è meglio.
FRANCESCO: (con un sospiro) …Credo che dovrò fare ricorso a tutta la mia inventiva. Non vedo altra soluzione.
SUOR TERESA: (declama) Chi vuole il carbone … sopporti il fumo.
FRANCESCO: (cercando di indovinare) Su…a…
FRANCESCO e SUOR TERESA: (insieme) Africa!
Francesco finisce il disegno scrivendo il numero 10 sulla maglia della caricatura di Francesco Totti.
SUOR TERESA: (osservando il disegno, ironica) Eh! Dieci io non l’ho mai messo a nessuno.
FRANCESCO: Ma lui è un grande.
SUOR TERESA: E’ bravo?
Francesco mima un “bravo esagerato”.
SUOR TERESA:Chi è? Cosa fa?
FRANCESCO: Il capitano!
SUOR TERESA: (accondiscendente) Ci sono anche dei militari bravi.
Francesco mestamente rimette a posto la lavagna.
M 11 (eff gocce acqua)
SUOR TERESA: (dopo una pausa) E’ bello il silenzio, eh?
FRANCESCO: E’ strano… Mi aspettavo… un frastuono continuo e ogni tanto... il silenzio. …Invece è tutto il contrario.
M 12 (arriva una Jeep; delle urla provengono dall’esterno)
V.F.C. Governativo: Atenierama, akegiona!
SUOR TERESA: Si annoiava, dottore?
Suor Teresa va a spegnere la luce e si ripara dietro una cassa.
FRANCESCO: Suor Teresa, che fa?
SUOR TERESA: Sssst! Si nasconda!
Francesco, interdetto, obbedisce. Entra Rukya, accende una torcia e si guarda attorno.
RUKYA: C’è nessuno? Mogodobèi ?! Sono una giornalista. Abbiamo un ferito!
Suor Teresa riaccende la luce.
Entra Mamadou, portando sulle spalle il ribelle. Li segue il Governativo.
FRANCESCO: Sulla lettiga, presto.
Il Governativo aiuta Mamadou a portare il ribelle sulla lettiga. Francesco indossa il camice. Suor Teresa, notando la ferita, va verso il robot e lo copre per impedirgli di guardare, poi va a preparare i ferri per l’operazione.
FRANCESCO: Che gli è successo?
GOVERNATIVO: E’ capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
RUKYA: E’ grave?
Francesco indossa i guanti, inizia a visitare il ribelle, ma si blocca: il governativo lo ha ammanettato alla lettiga.
FRANCESCO: Cosa fa?
RUKYA: E’ un prigioniero.
GOVERNATIVO: Mubilà! Kanafotugu!(a Rukya, poi precisa a Francesco) E’ un ribelle.
FRANCESCO: E’ un ferito. (deciso) Devo visitarlo e non posso farlo così.
GOVERNATIVO: Devi solo curare la gamba, quella è libera.
SUOR TERESA: (cercando di calmare Francesco) A me m’ha visitata vestita!
Suor Teresa esce. Francesco riprende a visitare il ribelle.
FRANCESCO: Perde troppo sangue. C’è un’emorragia.
Rukya fa cenno a Mamadou di uscire. Il ribelle si lamenta. Francesco con un paio di forbici gli taglia il pantalone sopra al ginocchio.
FRANCESCO: (al governativo) Lo liberi.
GOVERNATIVO: E se scappa?
FRANCESCO: Non in queste condizioni. Glielo ripeto per l’ultima volta: lo liberi.
GOVERNATIVO: Altrimenti?
FRANCESCO: Altrimenti lo portate da un altro medico. (si mette a braccia conserte) Se ci arriva.
GOVERNATIVO: Non puoi rifiutarti. Hai l’obbligo d’operarlo, ammanettato o no.
FRANCESCO: Mi rifiuto.
GOVERNATIVO: Cosa fai? Vieni meno al tuo dovere?
FRANCESCO: Vengo meno al suo abuso.
GOVERNATIVO: Quale abuso? E’ la regola!
FRANCESCO: Qui le regole le detto io. E io dico che non si tengono i feriti ammanettati.
Rientra Mamadou con la telecamera. Il governativo è costretto a togliere le manette al ribelle, le mostra al dottore.
GOVERNATIVO: Quando hai finito, queste tornano al suo polso.
FRANCESCO: Si allontani.
Il governativo esce, con un atteggiamento di sfida.
FRANCESCO: (a Rukya e Mamadou) Anche voi. (esasperato) Questa non è né una zona militare né uno studio televisivo! Fuori!
RUKYA: (cambia atteggiamento) Prometto che non le daremo fastidio. (fa spegnere la telecamera a Mamadou che esce)
SUOR TERESA: (rientrando, anche lei ha indossato i guanti) Dottore ho portato i ferri. Non ho trovato il povidone iodato, ho portato dell’acqua ossigenata ed ho preparato delle garze alla clorexidina e l’anestetico.
FRANCESCO: (stupito dall’efficienza di suor Teresa) Bene. Brava. (controllando) Fortunatamente non è stata compromessa l’arteria femorale. Il foro d’uscita…
Il ribelle si lamenta più forte.
FRANCESCO: Mi passi l’anestetico.
SUOR TERESA: (gli passa una siringa) Ecco. C’è solo via endovena, al momento, dottore.
FRANCESCO: Va bene, è perfetto.
Francesco inietta l’anestetico al ribelle.
RUKYA: Cosa diceva del foro d’uscita?
FRANCESCO: Non c’è. Il proiettile è dentro. Aveva promesso di non disturbarmi. …Suor Teresa, se la sente?
SUOR TERESA: Certo!
M 13 Si ode lo scoppio di una mina anti-uomo
SUOR TERESA: MON 200, produzione Russa, diametro 13 cm, raggio di azione 200 metri, potentissima. (a Francesco)…Sono pronta, dottore.
Francesco si china sulla ferita, per osservarla meglio.
FRANCESCO: (a suor Teresa) Bisturi.

Buio.

SCENA IV
Il ribelle dorme sulla lettiga; ha la gamba fasciata. Rukya e Francesco sono seduti su una cassa.
RUKYA: Lo avrebbe lasciato davvero morire, se non gli avesse tolto le manette?
FRANCESCO: Non sarebbe morto.
RUKYA: Poteva lasciargliele. Non erano una complicazione.
FRANCESCO: Invece sì. Mi davano fastidio. Molto.
RUKYA: Ha corso un rischio.
FRANCESCO: Ma ho ottenuto quello che volevo.
RUKYA: Stia attento, la prossima volta.
FRANCESCO: La prossima volta ci saranno i miei colleghi!
Il ribelle comincia a svegliarsi. Francesco va da lui. Rukya esce.
FRANCESCO: Come si sente?
Il Ribelle prova ad alzarsi.
FRANCESCO: Stia fermo. Ha subito un intervento. E’ andato tutto bene. Ma non deve muoversi.
RIBELLE: (sorpreso) Perché siamo qui… Tu sei un medico?!
FRANCESCO: Cos’è? Ti dispiace? Sono appena arrivato. Sei stato fortunato.
RIBELLE: Fortunato…
Il governativo rientra, seguito da Rukya
Il governativo va ad ammanettare il ribelle alla lettiga.
GOVERNATIVO: (a Francesco) Erano questi i patti no? (al ribelle) Vedo che stai meglio, mi fa piacere.
Il governativo stringe con forza la gamba ferita del ribelle, che urla. Francesco gli blocca il braccio. I due restano per qualche istante occhi negli occhi. Il governativo si libera dalla presa strattonando Francesco.
GOVERNATIVO: Sono un ufficiale della forza governativa, non dimenticarlo.
FRANCESCO: Qui siamo in campo neutro. E se mette un’altra volta le mani addosso a lui, o a me…
GOVERNATIVO: (ridendo) Che fai? Mi denunci?
RUKYA: Se continui, lo faccio io.
Rukya prende Francesco per un braccio e lo porta fuori. Il Governativo va a sedersi e poggia il mitra a terra.
M 15 Si sente uno scoppio di mina.
SUOR TERESA: (entra, con un catino in mano) Valmara 69. Produzione italiana, diametro 10 centimetri, peso 3 etti, salta a un metro da terra e spara 2000 frammenti metallici 30 metri intorno.
Suor Teresa dal catino prende una pezzetta umida e la poggia sulla testa del ribelle che fa una smorfia schifata e se la toglie.
SUOR TERESA: E’ aceto, lo so che puzza ma abbassa la febbre. Perciò zitto e muto. (declama) Si può aiutare un bue a rialzarsi solo se lui stesso si sforza di farlo, (al governativo) Ci pensa lei? Quando la pezzetta si asciuga, la bagna di nuovo, la strizza bene bene e poi la poggia allargandola su tutta la fronte. Ha capito? (gli da il catino)
Il governativo annuisce.
SUOR TERESA: Bene!...(va dal ribelle, lo guarda a lungo) Io… Mi sembra di…Mah?
Suor Teresa scuote la testa, esce.
M 16 (gocce acqua)
Il governativo si alza e si avvicina al ribelle
GOVERNATIVO: (in dialetto Mandingo) Ika Dogo Yoro Yuma?
RIBELLE: Non capisco!
GOVERNATIVO: Dove si trova il deposito?
RIBELLE: Che lingua di merda il Mandingo!
GOVERNATIVO: Allora? Ika Dogo Yoro Yuma?
Il governativo strappa la benda sulla gamba del ribelle e vi versa sopra l’aceto. Il ribelle trattiene il dolore.
GOVERNATIVO: Ika Dogo Yoro Yuma?
RIBELLE: Denundai. Non mi uccidi finché non parlo. E io non parlo!
GOVERNATIVO: Vuoi fare la fine di Mamadou?
RIBELLE: Domiciaga! Perché non me la tagli? (Il ribelle mostra la lingua)
GOVERNATIVO: Non è il mio compito. E poi la tua lingua ci serve ancora.
RIBELLE: Non hai le palle.
GOVERNATIVO: (lo colpisce sulla ferita) Dove sono le armi? Dove le hai nascoste?
RIBELLE: Un giorno questo paese sarà libero!
GOVERNATIVO: (dandogli un altro pungo) Da quelli come te!
Francesco rientra di corsa, seguito da Rukya.
RUKYA: Atoi!
Francesco si mette tra il Ribelle ed il Governativo, i due restano un istante a fissarsi; poi il Governativo va a riprende il mitra, minaccioso.
GOVERNATIVO: (al ribelle) Ringrazia i tuoi angeli custodi. (mima il volo degli angeli che si librano in cielo, ai quali spara una raffica di mitra che altro non è che il crepitare della sua convulsa risata)
Il governativo esce. Rukya si avvicina al ribelle.
RUKYA: La benda…
RIBELLE: Bull ma al!
FRANCESCO: (a Rukya) Faccio io.
Francesco va a prendere una nuova benda. Rukya si allontana. Torna suor Teresa, raccoglie da terra il catino che conteneva l’aceto. Bofonchia, seccata. Riguarda il Ribelle e va dal robot, con la pezzetta lo pulisce canticchiando una nenia con voce infantile:
Bambino che cosa ti fa piangere?Bambino che cosa hai nel cuore? -rit
Non essere triste un giorno qualcuno ti aiuterà
Denikeleni mukilakassi, denikeleni mubidjussulassan
Ikanakassi londobenansè mogodo beiledemè eh eh
FRANCESCO: (al ribelle, riferendosi a Suor Teresa, va a guardare i disegni appesi alle pareti) ...Una brava maestra. E adesso, tutto finito. Le sono rimasti solo i rimpianti. E ai bambini cos’è rimasto? Come lo avete ridotto questo paese… (con intenzione) ovunque mine!
RIBELLE: (non raccogliendo la provocazione) Se nel mondo qualcuno ancora le produce, ti sei chiesto perché… e per chi?
FRANCESCO: (guardandolo negli occhi) Per chi non ha un minimo di coscienza.
RIBELLE: Pensi che le mettiamo noi?
FRANCESCO: Non il governo, ha firmato un trattato internazionale. Se non rispetta la messa al bando delle mine, corre troppi rischi.
RIBELLE: Ha firmato per le mine. (fa un sorrisetto sarcastico) Ma non per le bombe a grappolo. Le conosci, dottore?
FRANCESCO: (in tono di sfida) E tu? Tu le conosci? Le conosci davvero? Sai che sono molto più potenti delle mine anti-uomo? Che dopo che le hanno lanciate se ne vanno dove vogliono (allarga le braccia) e quelle che rimangono inesplose, e non sono poche, restano lì… in attesa che passi qualcuno. …Magari i bambini di Suor Teresa. (duro) Colpire i bambini per colpire il futuro di un popolo.
RIBELLE: Il popolo è con noi, (ruggendo) siamo noi. (si batte sul petto) Non lo colpiremo mai! Abbiamo un solo nemico, questa dittatura. E un solo obiettivo: abbatterla. (mima il taglio della testa) Na dè!
FRANCESCO: (annuendo sarcastico) Sì, sì! Qui ognuno gioca la sua partita. Purtroppo però è una partita che perdono solo gli innocenti.
RIBELLE: (risatina) Tu credi di essere un santerello solo perché non ha mai ammazzato nessuno?
FRANCESCO: Zitto, stai zitto!
RIBELLE: ( ironico) Ho detto una cosa giusta.
M 17 Si sente lo scoppio di una mina. Suor Teresa rimane in ascolto, con attenzione; è tesa.
SUOR TERESA: Questa… questa…

Buio




SCENA V
Hanno appena finito di cenare, appoggiati o seduti dove capita, il ribelle si è ripreso, ora è seduto sulla lettiga. Suor Teresa è accanto al robot. Rukya, scrive su un blocchetto.
SUOR TERESA: E’ venuto buono, il matoke. Peccato che manca il curry. Se avessi avuto anche un po’ di pomodori e soprattutto il pollo… tutto un altro sapore! Mah, bisogna adattarsi. Di banane in compenso ne ho messe a volontà.
Suor Teresa dà uno straccio bagnato per pulirsi le mani a Rukya che lo rifiuta; lo prende Mamadou. Suor Teresa si va a sedere vicino al robot. Il Ribelle chiede lo straccio a Mamadou che glielo lancia.
RUKYA: (a Mamadou, continuando a scrivere) Mamadou, domani riprendiamo anche il traliccio qui dietro...
Mamadou annuisce. Suor Teresa è preoccupata.
RUKYA: E’ tra i pochi ancora non sabotati dai ribelli.
SUOR TERESA: (si agita) Non si può! Non si può! Quante volte devo ripeterlo?
Il Ribelle tira lo straccio al Governativo, che lo schiva.
FRANCESCO: (a suor Teresa, fissando con intenzione il governativo) Li accompagnerà lui, non si preoccupi.
RUKYA: Certo che ci accompagna. E’ il suo lavoro. Tieni! (il governativo si avvicina, Rukya strappa il foglio dal blocchetto)
SUOR TERESA: No! No!
GOVERNATIVO: (prende il foglio e legge) La trasmissione dell’energia elettrica, fondamentale per la vita di un paese, sta per essere messa in ginocchio dai continui sabotaggi …
RUKYA: Imparalo.
GOVERNATIVO: Le riprese però le fate da lontano.
FRANCESCO: (ironico) Perché? Lei sa come muoversi!
SUOR TERESA: (abbracciando il robot) Che esempio date ai bambini, se vi vedono attraversare quel campo?
RUKYA: Potrebbe davvero essere minato?
GOVERNATIVO: Chi può saperlo? A sentire la sorella sì! Ma non mi sembra affidabile. (ride) Non è il caso di fare esperimenti, non ho l’attrezzatura e anche questo robot (si avvicina al robot) ormai non può più aiutarci, per cui le riprese fatele da lontano. (riferendosi al robot) Pedsco RMI, buone macchine.
SUOR TERESA: (reagendo all’improvviso) Sì, è buono e si chiama Smine.
Il governativo la osserva divertito, ride.
GOVERNATIVO: Peccato. Non serve più a niente, adesso.
SUOR TERESA: (coprendo quelle che per lei sono le orecchie del robot) Zitto!
GOVERNATIVO: (fintamente preoccupato) Poverino! Dove l’ha trovato?
SUOR TERESA: Zitto, ho detto!
GOVERNATIVO: Se lo tiene per ricordo, sorella?
FRANCESCO: (al governativo) Smetta di tormentarla.
GOVERNATIVO: Mi diverte.
FRANCESCO: (duro) E’ più o meno divertente che seminare mine o lanciare bombe a grappolo vicino ad una scuola?
RIBELLE: Bravo dottore! (batte le mani)
GOVERNATIVO: (a Francesco) Ti fidi di quello che dice questo terrorista. Ti sei fatto convincere che siamo noi… E’un trafficante di armi. Rifornisce le milizie ribelli. Noi (si tocca la divisa) le togliamo, le mine. Non uccidono, ma feriscono e un ferito, al governo, crea più problemi di un morto! Aumenta i costi del servizio sanitario, i nostri ospedali sono pieni di…
RIBELLE: (interrompendolo, aggressivo) Quali ospedali? Quei pochi rimasti aperti, per un’operazione chiedono cifre assurde, in valuta straniera. Così rimangono solo due scelte: morire… o morire.
GOVERNATIVO: La colpa è vostra! Delle vostre mine! Il governo non ha nessun interesse a ferire i propri figli.
RIBELLE: Ma se sono figli del popolo ribelle, sì!
GOVERNATIVO: (al ribelle) Batramogo! Le sue mine (indica il ribelle) sono le più difficili da trovare. Sono ricoperte di plastica! Il materiale esplosivo, il campo magnetico non li individui, puoi usare i cani, i cercametalli… niente! Sono mine intelligenti!
FRANCESCO: (provocatorio) Sbagliato!
Il ribelle ride.
FRANCESCO: Le mine intelligenti sono quelle che esplodono quando l’obiettivo arriva a una certa distanza, o quelle che si disinnescano da sole, o che esplodono a tempo, o quelle che non esplodono affatto. E rimangono nascoste per giorni, mesi, anni. Sotto terra. Come semi d’acciaio. …Le persone intelligenti, invece, sono quelle dotate della facoltà di pensare, ragionare …E alla fine di scegliere!
GOVERNATIVO: (sprezzante) Sei solo un medico! (esce)
SUOR TERESA: (tra sé) Guai a voi se non mi ascoltate. (accarezzando il robot). A me non mi sentono. (sta per piangere)
La suora, agitata, batte i piedi per terra, si tappa le orecchie, si lamenta. Rukya la abbraccia e cerca di calmarla. Francesco va a prendere qualcosa negli scatoloni delle medicine.
SUOR TERESA: Non giocate con i fiori, e le farfalle grandi. Volete fare Boom!! Eh? Volete fare Boom?
M 19
Francesco versa dell’acqua con delle gocce in un bicchiere e fa bere la suora. Suor Teresa si calma, ma ha ancora il fiato corto; si abbandona sul petto di Rukya e comincia a cantare una nenia africana.
Aminata non piangere per il bambino- Aminata nessuno gli farà del male. Aminata i sacrifici sono nulla in confronta alla gioia di un figlio. Aminata il matrimonio è nulla di fronte al crescere un figlio- Aminata wei kanakassi deinkola –Aminata djonbeni toro deinkola—Aminata ah seghè mabelè deinkola - Aminata oh furù mabelè deinkola. (singhiozzando)
SUOR TERESA: Khaled… Glielo dicevo sempre, io… (come in trance) Era buono il matoke, vero? Mangiatelo tutto, su! Non ci sono i semi nelle banane. Se mangiate tutto, vi do i bonbon. Ma solo dopo che avete mangiato. Se no, niente bonbon! (calmandosi) Niente bonbon!
M 20 (gocce acqua)
RIBELLE: (sfottente) Dottore, ma tu sai curare proprio tutto. Due gocce e via, abbiamo risolto. Che bravo. (batte le mani) Uagur! Uagur- e Uai!
Francesco non gli risponde, va a sedersi su una cassa. Rukya raggiunge Francesco, sedendosi vicino a lui.
SUOR TERESA: Khaled! … Khaled!
RUKYA: Quando arriveranno i suoi colleghi, la porteranno via?
FRANCESCO: (annuendo)Perché lei che è giornalista non racconta storie come la sua? Lasci perdere quei due, i tralicci, i sabotaggi… Dica al mondo cosa la guerra si lascia dietro. Racconti le lacrime invece del sangue. Siamo così abituati, assuefatti all’orrore, che non ci fa più nessuna impressione. Anzi, restiamo delusi se censurano le scene troppo violente. Ma se ci mettono davanti al dolore, al dolore vero… allora quello non riusciamo a sopportarlo, cambiamo canale. (sorride, ironico) E’ per questo che alla sua televisione non interessa.
RUKYA: Non interessa a nessuno. Probabilmente da voi, in Europa, si pensa persino che questa guerra sia finita, solo perché non se ne parla più. O forse non è mai esistita. (dopo una pausa) Lavoro per loro e non è facile...
FRANCESCO: No, non ci prova neanche! Ha paura? Per se, la sua famiglia? (non ottiene risposta) Lei si è schierata. Come fa ad essere così sicura di chi è buono e chi è cattivo? Conosce davvero le ragioni dei ribelli? Pascal dice che l’uomo non è né angelo né bestia, ma entrambe le cose.
RUKYA: (aggressiva, si alza) E bravo, belle citazioni! Si riempia la bocca. Ma cosa ne sa lei? Di me, di questo paese. Si ammazzano tra di loro quelli che da bambini giocavano insieme. Pulizia etnica, pulizia del territorio, solo questa zona in pochi mesi è passata da cinquantamila a ventimila abitanti. Chi non è stato ucciso, è stato allontanato, esiliato. Un altro tipo di condanna a morte: senza un campo da coltivare, senza un lavoro. Lontano dalla tomba dei tuoi padri. Per un europeo… difficile da capire. …E’ la mia gente, questa!
FRANCESCO: Appunto! Racconti di loro!
RUKYA: (si siede) Prima di affidarmi questo servizio sui sabotaggi dei ribelli, sono stata in un villaggio… Un elicottero del governo carico di esplosivo era precipitato: uomini, donne, anziani… bambini… arsi vivi dentro le loro capanne (scossa). C’era una ragazzina, si aggirava tra quei corpi… i suoi occhi…(non riesce a parlare) Li ho ripresi a lungo i suoi occhi: attoniti, persi, davanti a quello scempio. (sarcastica) Le immagini di quegli occhi non sono mai andate in onda, solo quello strazio ed il mio commento che raccontava di un villaggio… distrutto dai ribelli.
Buio.
VIDEO I
Sul canto di Suor Teresa, scorrono le immagini del servizio di Rukya: tra il fumo nero, gli occhi smarriti della ragazzina vagano alla ricerca di qualcosa che non c’è più.
BUIO



SCENA VI
La luce della telecamera di Mamadou illumina il governativo; sullo sfondo il ribelle sulla lettiga. Rukya è affianco a Mamadou, in ginocchio; ha in mano un cartellone dei bambini sul retro del quale ha scritto le frasi che il Governativo legge. Suor Teresa e seduta accanto al Robot.
GOVERNATIVO: L’odio che la milizia ribelle nutre la spinge a disprezzare le forze governative. I ribelli ci sottovalutano e si addentrano in territori sotto il nostro controllo. Una sprovvedutezza che va a vantaggio del governo. Il pericoloso prigioniero, accusato di sabotaggio, possesso, utilizzo e commercio d’armi è stato trasportato in un Presidio Medico Avanzato per ricevere le prime cure.
RIBELLE: Fenì nen rek!
RUKYA: Stop!
Il governativo esce.
RUKYA: (a Mamadou) Tagliamo!
RIBELLE: (agitandosi urla a Rukya) Stai trasformando degli assassini in eroi!
RUKYA: Mi limito a documentare. Lavoro per il mio paese.
RIBELLE: Anche io! E questo è il tuo modo di ‘documentare’. Perché non vieni a riprendere quello che mi faranno al comando?
Rukya rimane in silenzio.
RIBELLE: Sei solo una venduta!
Rukya è paralizzata dalla rabbia, vorrebbe parlare ma non ci riesce.
RIBELLE: (con disprezzo) Ciagaharambi!
Rukya si allontana. Mamadou la segue.
RIBELLE: (urlandole dietro) E’ la tua telecamera la più vigliacca delle mine!
M 22 Si sente lo scoppio di una mina.
SUOR TERESA: (riprendendosi) PPMI SR, produzione Repubblica Ceca, diametro 10 centimetri, raggio d’azione 20 metri.
M 23 (gocce acqua)
Suor Teresa prende in mano la corona del rosario e comincia a pregare, sussurrando mentre sgrana.
Rientra Francesco che, richiamato da un colpo di tosse del Ribelle, va verso di lui.
SUOR TERESA: Ha bisogno di me, dottore?
FRANCESCO: No, grazie.
Francesco si avvicina al Ribelle.
RIBELLE: Liberami.
FRANCESCO: Non posso.
RIBELLE: Non vuoi.
FRANCESCO: Non sono qui per ascoltare le tue chiacchiere.(tastandogli la fronte) Devo curare la tua ferita e lo faccio. Il resto non m’interessa.
RIBELLE: Fai come lo struzzo! Infili la testa sotto terra! Attento, potresti trovarci qualche sorpresina là giù! (ride in modo sguaiato)
FRANCESCO: Ridi, che ti fa bene….(va a prendere un flacone) Aumenta il battito cardiaco, è un ottimo antidolorifico e difende dalle infezioni. Hai visto quante cose in una risata?
RIBELLE: Stai sbagliando strada. Non si cambiano le cose con il tuo atteggiamento.
Francesco sorride ironico.
FRANCESCO: Restare calmo mentre tutti impazziscono: ti sembra poco? ….(gli da bere) Bevi!
RIBELLE: Liberami. Lo sto chiedendo a te, non al medico. Ti ho sentito parlare. Fratello, tu la pensi come me.
FRANCESCO: Io la penso come…? (sbotta,getta il bicchiere nel cestino e torna indietro) Tu sei un trafficante d’armi! Vendi la disperazione alla gente, alla tua gente! Vuoi parlare all’uomo? Eccomi! Mi fai schifo. Mi fate schifo tutt’e due. E non mi parlate d’ideali. Voi non lottate per il popolo, gli state addosso come sanguisughe! Andateli a raccontare a Khaled, a tutti gli altri bambini, i vostri… ideali!
Entra il governativo che sorride beffardo.
GOVERNATIVO: Ma che bella scena. Questa era da riprendere! Peccato che non c’è Rukya.
La luce al neon si spegne improvvisamente. Buio
M 24 (gocce acqua)
Francesco va a prendere una luce di emergenza, si avvicina la governativo e lo osserva
GOVERNATIVO: Cosa guardi?
FRANCESCO: (indica la mascella) Brutta ferita.
GOVERNATIVO: Bel buco … Un Blacorò! (va a sedersi e si accende una sigaretta) Poteva avere undici, dodici anni. Mi ha sparato. Ma era troppo giovane, inesperto, troppa paura. La pallottola ha attraversato la mascella ed è uscita sotto l’orecchio. Un medico volontario mi ha salvato la vita. …Ho saputo che i ribelli l’hanno ucciso, anche a lui hanno sparato in bocca. Un segnale chiaro: aveva aiutato un ufficiale del governo.
Il governativo offe una sigaretta a Francesco, che rifiuta.
FRANCESCO: Grazie.
M 25 Si sente lo scoppio di una mina. Suor Teresa interrompe le preghiere, resta in ascolto.
SUOR TERESA: VS 50… no! E’ sempre lei! (inizia a pregare)
GOVERNATIVO: (a Francesco guardando il ribelle) Dottore, può viaggiare, domani?
FRANCESCO: Sì.
GOVERNATIVO: Bene. (si alza) Noi all’alba ci muoviamo. Buona fortuna, non sarà facile portare avanti questa baracca da solo.
FRANCESCO: Non sarò solo, presto arriveranno i miei colleghi!
GOVERNATIVO: Presto? Io non ci conterei troppo. (guardando il ribelle) Non è la prima volta che rapiscono operatori stranieri per chiedere un riscatto.
Torna la luce. Francesco poggia la luce di emergenza sulla cassa accanto a Suor Teresa.
GOVERNATIVO: E quasi mai li rilasciano.
FRANCESCO: Che fine hanno fatto gli altri medici?
RIBELLE: (indica il governativo) Chiedilo a lui.
FRANCESCO: E’ evidente che qualcuno vuole che quest’ambulatorio non si realizzi. Non so chi di voi due abbia questo scopo, ma chiunque sia, sta facendo un grave errore.
Governativo e ribelle si lanciano un sorriso di sfida.
FRANCESCO: (con disprezzo) Siete uguali!
Francesco esce.
IL governativo raggiunge il Ribelle.
GOVERNATIVO: Ti do l’ultima possibilità. Altrimenti ci penseranno i miei amici a tirartele fuori a forza le parole, una per una. Tu ancora non hai capito in che casino ti sei infilato… Io non ti porto al comando, ti porto alla base, dove ti aspetta Djnà wulè!
RIBELLE: (dopo un attimo di incertezza) Non vedo l’ora di conoscerlo.
GOVERNATIVO: Anche lui! Ti strapperà un pezzo di pelle per ogni combattente che è saltato sulle tue mine.
Il governativo gli avvicina la sigaretta al volto. Il ribelle gli blocca il braccio con la mano libera.
RIBELLE: Toglimi le manette, battiamoci da uomini. Sono curioso di vedere cosa sai fare.
GOVERNATIVO: La curiosità te la sei già tolta: guardati! …Allora, chi ha vinto?
RIBELLE: Mi hai preso a tradimento. Tapet!
GOVERNATIVO: Quello che conta è il risultato, cajabassa!
M 26 Si sentono bombe più o meno lontane, colpi di fucile, raffiche di mitra. Il governativo si stacca dal ribelle, la suora si alza in piedi. Il suono cresce fino a diventare quasi assordante, poi improvvisamente cessa.
M 27 Delle gocce cadono nella bacinella.
SUOR TERESA: (al governativo che si è avvicinato alla porta, dopo aver spento la luce rimasta accesa ed averla sistemata nell’armadio) Senti?
GOVERNATIVO: Cosa? Non si sente più niente.
SUOR TERESA:. …Il silenzio! Adesso i bambini possono dormire.
GOVERNATIVO: Io non sopporto il silenzio.
SUOR TERESA: Perché sei così nervoso? Io lo capisco che quel ragazzo ferito ti fa arrabbiare. Però tu sbagli, non sei psicologo. Tu li hai visti i felini? Il leone, la tigre?
Il governativo annuisce.
SUOR TERESA: Quando i cuccioli si fanno troppo invadenti, quando si ribellano, li tengono a bada, li allontanano con una zampata… morbida! Tu invece sei sempre agitato. Rilassati, così fai male a te e a lui. Pazienza e allegria! ..Tu devi imparare dagli animali. Non sei mica una bestia!
Il governativo, sollevandola di peso, la mette a sedere su una cassa e fa per uscire.
SUOR TERESA: …Ama il prossimo tuo come te stesso.
GOVERNATIVO: (improvvisamente serio) Io non mi amo!
M 28 Scoppio di mina anti-persona. Suor Teresa rimane immobile seduta sulla cassa.
SUOR TERESA: (turbata) Questa… questa… E’ sempre lei… (esce)
M 29
Buio

SCENA VII
Passaggio di tempo. Durante il buio tutte le vettovaglie sono sparite.
In lontananza si sente un tamburo, che suona lento come una ninna nanna. Altri tamburi gli fanno da eco, ancora più distanti.
Il ribelle dorme sulla lettiga. Francesco è sulla soglia della porta, sta fissando il vuoto. Rukya è seduta su una cassa.
M 30 gocce acqua
RUKYA: Nangadef?
Francesco sorride, senza sapere come rispondere.
RUKYA: (spiegando) …Vuol dire come stai? Devi dire ‘manghifi’. Se stai bene, ovviamente.
FRANCESCO: E allora Manghifi! E tu? Nangadef?...Di quanto sei?
RUKYA: Come hai fatto …?
FRANCESCO: Ho visto come ti accarezzi la pancia ogni tanto. Allora quanto: due mesi, tre?
RUKYA: Sì, tre. …Non ci voleva, proprio adesso.
FRANCESCO: Il padre?
RUKYA: Amir... chissà dov’è. (toccandosi la pancia) Lo desidero. Eppure non riesco… mi sembra assurdo mettere al mondo… (si corregge) no, in questo paese, per com’è adesso… Assurdo e bellissimo al tempo stesso. …Tu hai figli?
FRANCESCO: No.
RUKYA: Forse non saresti qui.
FRANCESCO: Molti miei colleghi partono lo stesso. Io non so se ce l’avrei fatta.
RUKYA: Io riuscirò ad andarmene, lo porterò via da questo inferno. …Anche se dovessi trovarmi da sola.
Francesco guarda Rukya intensamente.
RUKYA: Che c’è?
FRANCESCO: No, niente… pensavo. Siete sempre voi donne a pagare il prezzo più alto. Vedete i vostri uomini partire per combattere, i figli in pericolo.(si alza) Ho sempre creduto che avere un figlio facesse diventare più vulnerabili, che dovesse rendermi insicuro, fragile davanti a tanta fragilità. E invece non sono mai stato vulnerabile come adesso. Credo che sarei molto più… più “deciso”, se avessi un figlio. …In un certo senso, l’ho avuto.
Rukya lo guarda sorpresa.
FRANCESCO: Mio fratello: Claudio. Quindici anni di differenza. Siamo stati cresciuti da nostro zio. Ma lui ha sempre visto me come… sì, quasi come un padre. Un giorno sono tornato prima da scuola… ho trovato lo zio che… lo stava (non riesce a parlare; ha un moto d’ira) Gli ho strappato Claudio dalle mani, e mi sono ritrovato a colpirlo, più volte, e ancora… e ancora… e ancora! Sapevo come fargli male, già tiravo di boxe. Non mi sono fermato neanche quando ha perso i sensi. (pausa) E’ andato in coma. …Io in riformatorio. E’ stato lì che ho cominciato a studiare medicina. Volevo cercare un riscatto,e prendere in mano le nostre vite, la mia e quella di Claudio. (non riesce a trattenere le lacrime) E’ arrivato fino all’adolescenza e poi non ce l’ha fatta ad affrontare la vita e se l’è tolta… (abbozza un sorriso) E’ sempre stato lui la mia forza, oggi più di ieri.

M 31 Si ode lontano un latrare di cani. Improvvisamente lo scoppio di una mina.

SUOR TERESA: (rientra, gridando spaventata) Eccola! E’ questa! E’ lei! Adesso mi ricordo!
Il ribelle si sveglia.
FRANCESCO: Suor Teresa, che succede? (si avvicina alla suora)
SUOR TERESA: (al robot) E’ questa che ti ha fatto male, vero? Non avere paura. (tocca il robot lì dove mancano le rotelle) M18 A1, produzione Stati Uniti, Cile, Corea del Sud, forma rettangolare, raggio d’azione 50 metri... (sottovoce a Francesco che si avvicina) Dottore, adesso ricordo, sto ricordando tutto! …Sono arrivati la mattina presto. C’erano i cani che abbaiavano. Ho chiamato le altre sorelle, suor Gertrude, suor Julie, suor Caterina. Ma che potevamo fare? Ci siamo messe a cantare, per far stare tranquilli i bambini. Io cantavo, Suor Julie piangeva…
Suor Teresa si avvicina al ribelle, lo guarda intensamente.
SUOR TERESA: E’ lui! ...Tu quel giorno sei venuto qui!
Il ribelle scoppia a ridere. Suor Teresa si copre le orecchie.
RIBELLE: Povera pazza!
SUOR TERESA: No! No! Ora ricordo benissimo. Tu e i tuoi amici… seminavate le mine. (a Francesco) Sono stata la prima a vederli, a capire quello che stavano facendo con Smine e i cani. Volevi vedere se le avevi nascoste bene…
RIBELLE: Sono un perfezionista!
SUOR TERESA: (scagliandosi contro il Ribelle, trattenuta da Francesco) Perfezionista! Smine era bravissimo, (Francesco tenta invano di metterla a sedere) con quel suo occhietto vispo le trovava subito da lontano, faceva prima dei cani. Allora tu con i tuoi amici le nascondevi meglio, più giù: (a Francesco) ci mettevano la sabbia sopra, le foglie… Smine impiegava più tempo, ma le trovava sempre, lì al campo.. Dove vanno a giocare i bambini. Ma quel giorno non li abbiamo fatti uscire. Tutti chiusi, dentro. (trasale) Khaled! (crolla sedendosi su una cassa, cerca il fischietto nervosamente) è scappato… ha visto i cani… lui ama i cani… e poi ha visto Smine, lo ha raggiunto e... e poi… tutti e due… sono… (trova il fischietto, lo porta alle labbra ma le ricade giù sul petto; con un singhiozzo) sono…
M 32
Suor Teresa stringe il robot, come a volerlo proteggere, ed inizia a pregare. Silenzio. Appena percettibile, solo la preghiera di suor Teresa abbracciata al suo Smine. Rukya, sgomenta, si alza.
FRANCESCO: (sempre accanto alla suora) Anche qui, a poche decine di metri da una scuola. Perché? Avevi detto: ‘il popolo siamo noi’!
RIBELLE: (sadico) Questa è zona loro.
RUKYA: No! No… i bambini no!
RIBELLE: (a Rukya) Limal lebal lala fai! (a Francesco)Abbiamo solo ripagato con la stessa moneta.
FRANCESCO: Tu sei una carogna!
RIBELLE: Perché ti scaldi tanto? Tutto il paese è minato! Non puoi andare a prendere l’acqua, non puoi andare a raccogliere la legna, non puoi fare un cazzo che rischi di saltare per aria a ogni passo.
FRANCESCO: Qui c’erano delle creature!
RIBELLE: Quelli che tu chiami creature potresti trovarteli davanti con un kalashnikov.
FRANCESCO: Voi li armate!
RIBELLE: Noi… e loro. (a Rukya) Il tuo ufficiale e il suo comandante Djnà wulè. (a Francesco) E devi vedere come sono bravi a usarli, le ‘creature’! (mima una raffica di mitra) Ra ta ta tà !!!
M 33 (pad)
RUKYA: Djnà wulè ?!
FRANCESCO: (a Rukya) Chi è Djnà wulè ?
Si appartano davanti alle casse, quasi in proscenio.
RUKYA: Il Diavolo rosso, un mercenario assoldato per istruire le truppe. L’hanno messo a capo di un’unità di combattimento, ma è sfuggito al controllo governativo. (angosciata) Djnà wulè combatte una sorta di guerra privata per arricchirsi all’ombra del governo e scalare il potere…
FRANCESCO: (riferendosi al ribelle) Pensi che l’ufficiale lo porterà da lui?
RUKYA: Se è davvero un uomo del diavolo, sì!
FRANCESCO: Lo uccideranno.
RUKYA: (annuisce) Lentamente.
M 34 (gocce acqua)
Suor Teresa dopo aver accarezzato il robot esce mestamente passando tra Francesco e Rukya.
FRANCESCO: No, non ce la faccio. Non posso rimanere qui. Non ci riesco.
RUKYA: Devi rimanere.
FRANCESCO: No! Bisogna mantenere il sangue freddo, sempre, Rukya: rispettare le regole! E io non sono capace, sono impulsivo e questo spesso porta a sbagliare. Verrà un altro al mio posto. E magari quest’altro sarà più capace di me. Saprà essere distaccato. Non si lascerà coinvolgere. Farà il suo dovere e basta. Il suo dovere e basta!
RUKYA: (dopo una pausa) Francesco, non è solo di questo che abbiamo bisogno.
Entra Mamadou, fa dei segni a Rukya, che guarda preoccupata Francesco.
RUKYA: Sei sicuro Mamadou?
FRANCESCO: Che succede?
RUKYA: I tuoi colleghi sono stati rapiti.
FRANCESCO: Da chi? (Mamadou scuote la testa) Dove sono? (Mamadou scuote la testa) Chi te lo ha detto? Come…
Rukya traduce i segni di Mamadou.
RUKYA: Suonando ha avvertito i villaggi vicini, altri tamburi hanno passato l'informazione e la notizia si è diffusa...
Mamadou, annuendo, mima a Francesco il suonare il tamburo. Francesco guarda Rukya, incredulo.
RUKYA: Funziona come un codice Morse.
FRANCESCO: (a Mamadou) Non si riesce a saperne di più?
Mamadou fa cenno di no.
Entra il governativo che punta il mitra contro Mamadou.
RUKYA: Attoi! Akain tè!
GOVERNATIVO: (a Mamadou) Cajabassa! Di che notizia parlate? Cos’hai riferito? Cos’hai detto ai tuoi amichetti?
FRANCESCO: No, no!Abbassa quell’arma. Ha preso solo informazioni sugli altri medici. Sono stati rapiti. (con intenzione, fissando il governativo negli occhi) Come avevi detto tu.
RUKYA: Fidati!
GOVERNATIVO: Fidarmi? Io non mi fido neanche di mia madre! Posso fidarmi della donna di Amir e del suo migliore amico? (guarda Mamadou, sorride abbassando l’arma) Non mi avete portato dove volevo…. Adesso basta! L’autista è stanco di giocare a nascondino!. Tra poco sarà l’alba. Cominciate a prepararvi. Djina wulè è ansioso di sentire cosa avete da raccontare… (mostra la lingua a Rukya e fa segno di tagliarla)…Katighè! (esce)
Francesco si avvicina a Rukya.
RUKYA: (annichilita) E’ davvero un uomo del diavolo! Un infiltrato. Ci faceva da guida sperando che lo portassimo da Amir… ma noi non sappiamo dove si nasconde. Speravamo, lavorando sulle cronache della guerriglia, di riuscire a raccogliere informazioni, di trovarlo.
Rukya è sconvolta, Francesco cerca di calmarla.
RUKYA: Amir è un fotoreporter, lavorava con Mamadou, insieme avevano scoperto un traffico di armi chimiche in cui è coinvolto il diavolo. Volevano passare le immagini alla stampa estera…Erano in pericolo, così si sono nascosti, ma li hanno trovati. Amir è riuscito a fuggire con le foto. Lui… (guarda Mamadou commossa) non avrebbe parlato anche se avesse conosciuto il rifugio di Amir, così hanno deciso che non avrebbe più dovuto parlare. (improvvisamente confortata) Finora la mia era solo una speranza, ma ora ho la certezza che non hanno ancora trovato Amir.
FRANCESCO: Ma hanno voi, vi hanno usato come esche perchè sono convinti che sapete dov’è.
Rukya scuote la testa.
FRANCESCO: Non vi crederanno mai.
Suor Teresa li interrompe, porgendo loro due tazze di tè.
SUOR TERESA: Un po’ di tè. Ora sì che è freddo, come voleva lei, dottore. Anche se era meglio berlo bollente, ma così è più sfizioso. (a Rukya indicando fuori) L’amico tuo, là fuori, è il più nervoso di tutti: a lui glielo faccio doppio.
Francesco odora il tè, sospettoso.
SUOR TERESA: E’ alla banana!
Suor Teresa esce all’esterno con l’ultima tazza. Francesco resta un attimo a fissare il vuoto.



SCENA VIII
Suor Teresa rientra.
SUOR TERESA: Quello l’ha bevuto tutto d’un fiato. Adesso è tranquillo come un angioletto! Volevo vedere: dentro il suo tè ci ho messo un bel po’ di quelle gocce che ha dato a me, dottore!
FRANCESCO: (dapprima stupito, poi come illuminato) Quante?
SUOR TERESA: Non le ho contate... (presa dal dubbio) Ho fatto male?
FRANCESCO: No, benissimo!
Suor Teresa, rassicurata esce in quinta. Francesco corre fuori. Francesco rientra, con il mitra e la pistola del governativo in mano. Rukya e Mamadou si avvicinano a lui.
FRANCESCO: Dorme come un angioletto. Non so quanto durerà l’effetto.
Francesco nasconde il mitra e la pistola del governativo in una scatola di stampelle.
FRANCESCO: Dobbiamo sbrigarci.
RUKYA: E’ pieno di cecchini. Senza una guida, non sappiamo come muoverci.
FRANCESCO: (riferendosi al ribelle) C’è lui! (le mostra un mazzo di chiavi, piccole) Ho preso le chiavi delle manette.
RUKYA: Lascialo qui, lascia che si scannino tra di loro. Non meritano nulla.
FRANCESCO: Nessuno merita tutto questo… (guarda il ribelle e dopo una pausa) Rukya: dobbiamo andarcene e abbiamo bisogno di lui. E lui di noi.
Rukya fa un debole cenno di assenso. Francesco lancia un mazzo di chiavi a Mamadou.
FRANCESCO: Queste sono le chiavi della Jeep.
Mamadou esce.
FRANCESCO: Convinci Suor Teresa a partire. (guarda il ribelle) A lui ci penso io, gli dirò che l’ufficiale si è allontanato; se si accorge che è qui addormentato, lo ammazza.
Francesco va a prendere una stampella per il Ribelle.
RUKYA: Sorella!
Rukya si avvicina alla porticina di suor Teresa, che esce con un cartello in mano.
RUKYA: Dobbiamo andare.
SUOR TERESA: Dove? La notte non si va da nessuna parte.
RUKYA: Stavolta sì. E poi tra poco è l’alba.
SUOR TERESA: Devo finire qui. Io li faccio, li metto e poi c’è sempre qualcuno che li toglie. Mi vuoi aiutare?
RUKYA: Un’altra volta. (con tono deciso) Si muova!
SUOR TERESA: Almeno fammi prendere il mio libro di preghiere! (declama, con amarezza mentre esce con il cartello) Quando gli elefanti combattono, è sempre l'erba a rimanere schiacciata.
Suor Teresa entra nella porticina, Rukya esce.
RIBELLE: Dov’è quel bastardo?
FRANCESCO: Si è allontanato, abbiamo poco tempo.
Francesco lo libera dalle manette.
RIBELLE: Credi di fare un’opera buona, vero?!
FRANCESCO: Sto solo cercando di salvarti la vita.
RIBELLE: Salvarmi la vita? E dove mi porti? In questo stato esiste la pena di morte, lo sai? Di quale cazzo di vita parli?!
Francesco passa una stampella al ribelle.
FRANCESCO: Non ti consegniamo al governo. Ti lasceremo da qualche parte, ci dirai tu dove. Sbrighiamoci!
Il ribelle muove zoppicando qualche passo, aiutato da Francesco.
RIBELLE: Io non voglio sbrigarmi. Sto benissimo qui.
FRANCESCO: Tra poco torna.
RIBELLE: Lascialo tornare, appena entra... (prende una banana dalla cassa e la impugna come una pistola) Bum!
FRANCESCO: Non fare l’idiota.
RIBELLE: Sai come le chiamiamo qui le banane? Il frutto della libertà.
FRANCESCO: Solo che non sono ancora mature!
RIBELLE: (affaticato, si siede sulla cassa) Dammi anche l’altra.
Francesco va a prendere l’altra stampella mentre il Ribelle rovista nella cassa ed estrae dall’interno una pistola ed un caricatore che inserisce velocemente. Punta la pistola contro Francesco e si getta sulle spalle la divisa che stava nella cassa.
FRANCESCO: E’ tua!? Fai il doppio gioco. (sarcastico) La usi come passe-partout. E già! Tu sei per il libero mercato.
Il ribelle si dirige lentamente verso la porta.
RIBELLE: Vedi?! Parliamo la stessa lingua, dottore. Crediamo negli stessi valori. Anche io non mi schiero. Lavoro per chi ha bisogno di me. E qui tutti hanno bisogno: ribelli e governativi…
FRANCESCO: (amaro) Certo. Avete tutti bisogno. (specifica) Di armi.
RIBELLE: Di cos’altro si può aver bisogno, in guerra? Banane? (ride) Il dottore arriva pensando di allestire un ospedale, e invece…
FRANCESCO: Il deposito è qui.
Il ribelle applaude ironico.
RIBELLE: Uagur Uagur!
Entra Rukya.
RIBELLE: (minacciando Rukya con la pistola la costringe ad andare da lui) Ciaharambi! Qui!
RUKYA: Per questo hai minato la zona!
RIBELLE: E’ un posto perfetto, insospettabile, in pieno territorio nemico. Se vuoi nascondere una cosa, mettila sotto al naso di chi la cerca. …Ma non abbiamo fatto in tempo a far chiudere la scuola che (indica Francesco con la pistola e usando Rukya a mo’ di stampella si avvia verso la porta per uscire ) avete pensato di farci un ospedale. E no! Un po’ per uno… Almeno sulla carta, siamo in democrazia? (ride) Ora tocca a me ! Io non discrimino nessuno, vendo a tutti! (ride) Visto! (indica la pistola) non è verde come le altre. E non si mangia.
FRANCESCO: Cosa vuoi fare, ucciderci ?
RIBELLE: Buona idea!
FRANCESCO: E dopo? Guarda come sei conciato, non andrai da nessuna parte. Butta quella pistola.
RIBELLE: Questo posto deve rimanere così. Almeno per un po’. Devi avere pazienza. Ma perché non eri con i tuoi colleghi? Dovrò punire i miei informatori.
FRANCESCO: Dove sono i miei colle… (fa per reagire)
Il ribelle gli punta la pistola.
FRANCESCO: Avanti spara! Tutta la tua forza è in quel pezzo di ferro che tieni in mano. Avanti …
Il governativo appare sulla porta, colpisce il Ribelle prendendolo alle spalle, i due lottano. Il Governativo sembra avere la meglio, punta la pistola sul ribelle.
GOVERNATIVO: Non mi servi più.
Il ribelle si divincola, lottano. Parte un colpo, il governativo rimane ferito. Mamadou arriva di corsa, prende la pistola e la mette in tasca. Francesco si china ad osservare la ferita del governativo.
FRANCESCO: Aiutatemi!
Rukya insieme a Mamadou aiuta Francesco a portare il governativo sulla lettiga.
GOVERNATIVO: Sto morendo?
FRANCESCO: No. Non morirai!
GOVERNATIVO: Sei solo un medico..
FRANCESCO: (osservando la ferita) Già.
Mamadou estrae la pistola e tiene sotto tiro il Ribelle che nel frattempo è riuscito a rialzarsi e tentava di fuggire.
GOVERNATIVO: (prova a sorridere) Dunugnàn latighè, è scritto.
FRANCESCO: (scuotendo la testa) Possiamo cancellarlo, il destino.
M 36 (bombardamento)
Dalle fessure della finestra e dai buchi dei muri filtrano le prime luci dell’alba. Rumore di elicotteri. Scoppia all’improvviso un bombardamento.
FRANCESCO: Andate via! Via! Fuori!
RUKYA: Francesco!
FRANCESCO: Sbrigatevi, ho detto fuori!
La suora rientra, rimane vicino alla porticina.
Mamadou continua a tenere la pistola puntata contro il ribelle, e guarda Rukya con aria interrogativa.
RIBELLE: Dobbiamo scappare! Dobbiamo uscire da qui! E’ una trappola!
Mamadou fa cenni concitati a Rukya.
Suor Teresa si avvicina a Francesco per aiutarlo
SUOR TERESA: (a Rukya e Mamadou) Andate via …
RUKYA: Vieni!
FRANCESCO: (continuando a prepararsi all’ operazione) Fuori !
Uno scoppio fortissimo, vicino.
RUKYA: Perché? Perché rischiare la vita per lui?
Il bombardamento diminuisce di intensità.
FRANCESCO: Pensa alla vita di tuo figlio. …Mamadou! Prendete la Jeep. Via, andate via!
Mamadou afferra Rukya e la trascina via facendo segno con la pistola al ribelle di seguirlo.
RUKYA: (urla uscendo) Francesco!
Lo sguardo di Francesco, incontra quello del Governativo che con forza gli stringe il braccio
BUIO



SCENA IX
Giorno.
Le casse delle banane, la lettiga, la lavagna, i banchi, le seggiole accatastate e il robot non ci sono più. Al loro posto scatole di materiale sanitario.
Voci e rumori provenienti dall’esterno danno la sensazione di grande fermento.
Dopo un attimo, Francesco entra con uno scatolone. Indossa una divisa della Croce Rossa.
FRANCESCO: (rivolgendosi all’esterno) Gli altri portateli in sala operatoria. Qui al magazzino ci penso io. Grazie.
Francesco chiude la porta ed inizia a cercare qualcosa. Entra Suor Teresa.
FRANCESCO: (tra l’arrabbiato ed il sollevato) Suor Teresa! Dov’era…
SUOR TERESA: Non dica niente! Ho una sorpresa per lei! (gli mostra un giornale) Ta-tàn!
FRANCESCO: (prendendo il giornale, sorpreso) Un quotidiano …italiano!
SUOR TERESA: E’ di sei giorni fa…
FRANCESCO: (sfogliando, emozionato) Va bene, va benissimo lo stesso, è incredibile! Ma lo sa da quanto tempo… Lo sport! Il calcio!
SUOR TERESA: Anche lei fissato con il pallone!
FRANCESCO: Grazie! Lei… (torna accigliato) Lei sta cercando di cambiare discorso. Dov’era finita?!
SUOR TERESA: Ho portato Smine a giocare con i bambini. Si sono divertiti tanto! Dottore, mancano ancora dei cuscini.
FRANCESCO: (estraendoli dallo scatolone) Sono appena arrivati. E pure le zanzariere! Mi dia una mano.
Iniziano a controllare una zanzariera, la srotolano e ripiegano come fosse un lenzuolo.
SUOR TERESA: Lo sa, mi è venuta un’idea!
FRANCESCO: Un'altra?
SUOR TERESA: Alla vigilia facciamo venire Babbo Natale! Che ne pensa? Voglio mettere un annuncio: cercasi uomo corpulento preferibilmente brizzolato, col naso grosso grosso…
FRANCESCO: (accondiscendente) Ci penso io, lo metto io l’annuncio.
SUOR TERESA: Davvero?
FRANCESCO: Certo.
SUOR TERESA: E poi sa cosa voglio fare dottore?
FRANCESCO: Cosa?
SUOR TERESA: Apriamo una scuola di cucito e una di falegnameria.
FRANCESCO: (facendole il verso) Aspetti! Piano piano…l’importante è che lei non vada in giro per i reparti.
SUOR TERESA: Ma come?
FRANCESCO: (rimproverandola) Suor Teresa!... Ah! Eccola! (prende la bacinella che suor Teresa usava per raccogliere l’acqua piovana)
SUOR TERESA: Il tetto l’hanno riparato.
FRANCESCO: Il tetto!
SUOR TERESA: E allora, che ci deve fare con quella?
FRANCESCO: Il bagnetto a Muenda.
SUOR TERESA: E già, il settimino… Ha imparato bene, dottore!
FRANCESCO: Eh sì! Mi sono adattato. …A tutto.
Suor Teresa gli batte una mano sulla spalla.
SUOR TERESA: Lo dico sempre io: tanta fiducia in Dio.
FRANCESCO: (continuando) …E perseveranza nella preghiera.
SUOR TERESA: Quale perseveranza?! Testardaggine bisogna avere!
Francesco inizia a pulire la bacinella sedendosi sulla poltrona di Suor Caterina, mentre Suor Teresa sfoglia il giornale
FRANCESCO: Brava, così mi piace… Suor Teresa…. Si ricorda del mio amico, Marcel…
SUOR TERESA: (ricordando) Il suo paziente, quello che l’ha spinto a venire qui.
FRANCESCO:…Eh! (annuendo) Non le ho detto tutto. …Ho sbagliato con lui… Si fidava solo di me… e quando sono subentrate delle complicazioni… Mi sono precipitato in camera operatoria, non volevo perdere tempo, gli volevo bene, ero ansioso... E’ stato un mio collega ad accorgersi dell’emorragia, un sanguinamento occulto. Io invece… non lo avevo visto, non sono riuscito a mantenere il sangue freddo… lo avrei condannato a morte. Mi sono sentito così... Non sono più riuscito a incontrarlo. Ma ora qui, in mezzo a tutte queste vittime innocenti… sì, soffro, piango, ma lo sa che mentre opero riesco a mantenere il sangue freddo, non sento più il battito cardiaco che aumenta quando le mine esplodono.
SUOR TERESA: Glielo dica, a Marcel.
FRANCESCO: No, Suor Teresa. …Sto ancora male.
SUOR TERESA: Di che segno è lei dottore?
FRANCESCO: …Cancro!
SUOR TERESA: Allora si spiega!(dalla tasca prende una lettera e sorridendo la porge a Francesco) Ci ha scritto Rukya.
Francesco, concitato, prende la lettera, la apre, inizia a leggere e accenna ad un sorriso.
SUOR TERESA: (inizia a svelare il contenuto della lettera) Halima, è un bel nome e poi tre chili e due, una pupona. (ride) Ah ah!!!
Francesco guarda Suor Teresa poi riprende a leggere. Suor Teresa lo osserva con attenzione. Francesco s’incupisce.
SUOR TERESA: Di Amir non si sa ancora niente! (sospira) Eh! ...Però lei ha ripreso a fare la giornalista (ripete a memoria) “per tenere i riflettori accesi su questa tragedi”…
Francesco alza lo sguardo a rimproverarla; Suor Teresa si interrompe. Francesco riprende la lettura, ma dopo qualche secondo Suor Teresa ricomincia.
SUOR TERESA: (ripete a memoria) Ho guardato in faccia l’orrore e adesso che sono distante, sto provando a raccontarlo…
Francesco chiude la lettera rimanendo ad ascoltarla.
SUOR TERESA: (c.s.) …a raccontare anche le lacrime, come dicevi tu Francesco, tutto quello che la guerra si lascia dietro. I ricordi sono ingombranti… ma Halima mi da la forza per andare avanti. …Eh?
FRANCESCO: Eh! E’ finita?
SUOR TERESA: No! Legga, legga! (Francesco riapre la lettera e Suor Teresa “riparte”) Tanti baci a te e a Suor Teresa, Rukya…Tunisi, sei novembre 2009… Ah!(dandogli delle foto) Ci sono le foto di lei con la bimba …Pure Mamadou sta bene.
Mentre Francesco osserva le foto, la suora fa per uscire.
FRANCESCO: E ora dove va? Ieri si sono lamentati…
SUOR TERESA: Perché?
FRANCESCO: E perché? Non può raccontare i proverbi alle puerpere alle tre di notte!
SUOR TERESA: E’ stata l’ostetrica a dirglielo? Una spia, quella!
FRANCESCO: Lo sa che rispondo io di lei.
SUOR TERESA: Questa è casa mia!
Francesco ride.
SUOR TERESA: Va beh!
Suor Teresa fa per uscire.
FRANCESCO: Quando torna, mi prepara del tè?
SUOR TERESA: Non c’è già pronto?
FRANCESCO: L’ho finito stanotte.
SUOR TERESA: Perché non va a riposarsi? Chi gliela dà tutta quest’energia?
FRANCESCO: Chi me la da? …(le mostra la bacinella di Muenda; poi, sbadigliando) La notte è dura.
SUOR TERESA: (declama) …ma il giorno arriva lo stesso!
Suor Teresa esce e si chiude la porta alle spalle. Francesco va a posare la lettera e le foto.
La porta si apre, i rumori provenienti dall’esterno fanno voltare Francesco che si trova di fronte il Governativo. Il governativo richiude la porta. Francesco si fa istintivamente indietro.
GOVERNATIVO: Hai paura di me? Non ti fidi?
FRANCESCO: Di uno che non si fida di nessuno?
GOVERNATIVO: (ride) Forse è per questo… (tocca il mitra) Avevi ragione, non sei più solo. (sottolinea i rumori esterni)
FRANCESCO: Che ci fai da queste parti. Vuoi far sparare in bocca anche a me?
GOVERNATIVO: Perché? C’è qualche ribelle in giro? Eh, già, è probabile: tu non li tieni ammanettati. Anzi, tu li liberi.
FRANCESCO: E questo al diavolo rosso non è andato giù. …Ti ha mandato a saldare il conto?
GOVERNATIVO: (sorridendo) No! Il deposito lo abbiamo trovato (si guarda attorno)
FRANCESCO: E le armi chimiche?
GOVERNATIVO: Quali? (ride) Non ci sono più! (fischia) Fiiittt! (mima la sparizione)
FRANCESCO: Amir?
Il Governativo sorride sarcastico.
FRANCESCO: Avete trovato il deposito, nascosto le armi, eliminato Amir…. Cosa manca ancora alla lista del diavolo?
GOVERNATIVO: Alla sua, niente. Sono io che ho ancora un conto in sospeso.
Francesco è teso. Il governativo gli si avvicina, i due restano a guardarsi per un tempo che a Francesco sembra interminabile, quindi il governativo gli tende la mano.
GOVERNATIVO: Io mi fido di te.
Francesco rimane immobile, il governativo ritira la mano e ridendo si avvia verso l’uscita.
GOVERNATIVO:(ride)Ma ti tengo d’occhio, dottore!
BUIO
M 38

VIDEO II
Scorrono le immagini di bambini africani che giocano a calcio, scalzi e con un pallone di pezza. Sul sorriso di un bambino (Khaled) la pellicola si va consumando.
BUIO
Luce.
Gli attori entrano cantando
Bambino che cosa ti fa piangere?Bambino che cosa hai nel cuore? -rit
Non essere triste un giorno qualcuno ti aiuterà
Denikeleni mukilakassi, denikeleni mubidjussulassan..
Ikanakassi londobenansè mogodo beiledemè eh eh

Saluti finali

FINE