Il senso della realtà

di

Mauro Eberspacher



Personaggi: 
Reno Scrittore
Fanny Fantasia sexy
Gianrica Critica redazionale
Marito Fantasia inibitoria


Ambientazione: 
L’azione si svolge in un rustico di montagna, ad inizio primavera; il palcoscenico rappresenta la sala-tinello della casa; a destra due porte: quella anteriore è l’accesso alla stretta rampa di scale che scende al piccolo ingresso, mentre quella posteriore immette nella ripida scala che porta alla soffitta; a sinistra altre due porte: quella anteriore immette nell’unica camera da letto, l’altra nel bagno; sul fondo, oltre ad un eventuale caminetto, c’è la porta che dà sulla cucina.
L’arredamento corrisponde a quello che ci si può aspettare di trovare in una casa “di riserva”: sedie e un tavolo di modesto passato, un divano piuttosto consumato, mensole con cose assortite, da qualche candela ad una serie di libri ammucchiati.
Specialmente all’inizio ci si può aspettare qualche manifestazione di polvere d’epoca.

1.scena: Entrata (Reno)
Il sipario si apre sulla scena vuota e buia. Dall’esterno si sentono arrivare i passi pesanti di qualcuno che sale faticosamente una scala. Da destra entra Reno, vestito in maniera invernale, con una valigia in una mano ed alcune buste nell’altra. Deve trattarsi di roba pesante, perché Reno fatica parecchio. Non appena entrato accende la luce; ad un primo sguardo pare soddisfatto. Lascia le cose in terra e torna alla scala da cui è venuto; rumore di scale in discesa; risale pesante come prima; stavolta sono tutte buste e borse più piccole. Si deterge il sudore. Si toglie il giaccone e lo butta su una sedia sollevando una nuvola di polvere; prende le buste e le porta in cucina, poi la valigia e le borse che vuole portare in camera da letto. Proprio nel momento di maggior sforzo una musichetta frivola comincia a suonare; dopo un istante d’indecisione poggia tutto, infila una mano sotto il maglione contorcendosi e ne estrae il telefono cellulare.

2.scena: Telefonata dell’editore (Reno)
Reno Pronto? Ah, ciao Luigi, come va? … Sì, bene, grazie; spero altrettanto… C’è qualcosa di nuovo? … No, dico, perché ci siamo sentiti appena ieri e, come ti avevo detto, sono venuto in montagna… certo, tutto come in programma… ma no, te l’ho detto: è che sento il bisogno di stare concentrato, senza distrazioni, le mie idee e io! … Naturalmente: …e il computer! (dando un calcetto ad una delle borse) Tranquillo: avrai una prima stesura tra pochissimi giorni, come d’accordo; è tutto qui! (battendosi una tempia con un dito). E’ già tutto chiaro, te l’ho spiegato l’altro giorno in enoteca… a proposito come va con Claudia? Ti fa certi sguardi! E poi non t’ha nemmeno fatto pagare, mi sa che se c’era il marito… (ride) Chi, io? Ma va, va; lo sai che a quella piacciono maturi… sì vabbè, più che maturo sei un po’ sfatto, ma se ti dai un’aggiustata per lei potresti ancora andare! … Ok. Come ti ho detto sarà un seguito-bomba, molto meglio del primo libro: avventura, esotismo, magia, salti nel tempo, svolazzi da un pianeta all’altro…(pausa un po’ più lunga) Mah… Tu dici ? … No, no, che bacchettone, è che parliamo di Fantasy, di cose magnifiche, lunari, trascendentali… io il sesso non ce lo vedo! Venderà pure, ma, tu lo sai, non è nelle mie corde… cioè, sai bene che per me non è un problema, è solo che non mi sembra necessario… sono avventure per ragazzi… va bene, saranno pure porcellini, ma … “oni”, sì va bene: porcelloni, ma… Luigi! … Luigi! … Non ti sento! … Bah!

Rimette via il cellulare, dà un’occhiata alle borse, si fa coraggio, poi le solleva tutte meno quella del computer e le porta in camera da letto.

3.scena: Al lavoro (Reno)
Rientra. Si siede un momento sul divano, si distende, si massaggia il collo. Dopo un momento lancia uno sguardo alla borsa del computer, ci pensa, poi decide di darsi da fare: prende un tavolinetto pieghevole, lo apre davanti al divano e ci mette sopra un computer portatile. Lo accende. Traffica sui tasti, poi:
Reno “La chioma di Berenice”. … No, dunque: “Il segno dei Vannah”! …mmm, non va. “Le cento centurie”! … Ho fatto lo scioglilingua… “La spirale inversa”… Non è male! … (ridacchia) “scrittore inseguito da madri involontarie”…(trae un sospiro) Non fa niente, mi verrà poi, durante la stesura. 
Spegne il computer, lo chiude, si alza e va in cucina.
Buio
La luce si riaccende con Reno che rientra dalla cucina asciugandosi la bocca con un tovagliolo di carta. Si siede davanti al computer, lo accende, ci pensa un po’, poi gli scappa uno sbadiglio profondissimo, guarda l’ora, è abbastanza tardi; spegne il computer, si alza e con un nuovo sbadiglio entra in camera da letto.
Buio
Reno in pigiama esce dalla camera da letto diretto al bagno: vede il computer, gli viene in mente di scrivere un po’, è pure ben disposto, si siede, lo accende, alza il dito per cominciare a battere, ma si blocca, la mano va al ventre e di corsa va in bagno.
Buio
Reno esce dal bagno, entra in camera da letto, ne riesce mezzo vestito; continua a vestirsi fissando il computer e ruminando idee per il libro che subito scarta; quando infine sta per sedersi si accorge che fa freddo, guarda nel camino, non c’è niente ed esce a prendere della legna.
Buio
Reno attraversa la stanza, un’occhiata al computer e tira dritto.
Buio
Reno seduto sul divano fissa il computer. Molto serio.
Buio
Come prima. Improvvisamente la sua espressione si rischiara, si fa avanti per scrivere, quando all’improvviso suona il cellulare. Con un’espressione alla <<Eh, no!>> si alza, lo prende e risponde.
Reno Pronto? Ah, ciao Luigi, come va?…Bene, sì, grazie… Ah, è magnifico qui: silenzio, tranquillità assoluta, niente televisione, il paese più vicino è a mezz’ora di macchina e nessuno mi cerca, per cui…come va il libro? Mmm, bene! Benissimo! E’ una meraviglia, un’idea dopo l’altra! D’altronde con tutto il lavoro preparatorio che avevo fatto in città, quello che devo scrivere è una pura formalità: nemmeno ho bisogno di correggere, pensa!…Tardi? E per cosa?… Che giorno hai detto? … No! Ma guarda, non m’ero accorto che era già passato tanto tempo… Beh, naturalmente è già pronta, altro che la prima stesura: va a finire che tra poco tempo avrai direttamente il libro bello e finito! … Certo il punto internet più vicino sta in un altro paese e se al tabaccaio gli gira storta è capace che neanche apre… Noooo, non c’è alcun bisogno che mandi qualcuno, la strada è infame, il posto è difficile da trovare, poi potrebbe nevicare da un momento all’altro…Certo, se vuoi, figurati, non c’è alcun problema, è solo che si tratta di una faticaccia; a me fa piacere: vedere un essere umano dopo un po’ d’isolamento è sempre piacevole… Certo, sarebbe anche un po’ una distrazione, il flusso d’idee che ho potrebbe, come dire, rarefarsi, distrarsi pure lui, ma non c’è problema, poi ritorna, lo sai…Va bene. Va bene, sì, facciamo così: la prossima volta che ci sentiamo fissiamo un appuntamento…Chiami tu? Vuoi chiamare tu? Va bene, per me non ci sono problemi… Ciao allora. Ciao!

Posa il telefono e si volta a fissare il computer: si passa una mano tra i capelli.
Buio
Reno rientra dalla cucina con un bicchiere d’acqua, ha l’aria molto determinata; si siede davanti al computer, non sa dove mettere il bicchiere, lo poggia per terra, si sistema, accende il computer, si sporge in avanti per cominciare a scrivere, ma con il piede urta il bicchiere che si rovescia. Una parolaccia, lo raccoglie e di fretta si mette ad asciugare con uno straccio.
Buio
Reno ha in mano un altro bicchiere, più piccolo, si versa del whisky, osserva torvo il computer; con il bicchiere in mano si predispone, come prima, stavolta ha appoggiato il bicchierino sul tavolino del computer, si sporge, protende la mano, ma essa, dopo una sosta sulla tastiera, devia sul bicchierino, lo prende e beve.
Buio
Reno, sciatto e disordinato, fissa il computer con il bicchierino in mano. Beve.
Buio
Reno sdraiato scomposto sul divano russa rumorosamente. Il cellulare comincia a suonare. Reno si gira e continua a dormire. Il cellulare continua a suonare finché, con un ultimo trillo patetico, finisce la batteria.
Buio

4.scena: La sorpresa (Fanny e Reno)
Luce
Come nella scena precedente: sonno di Reno, scomposto, sul divano. 
Novità: una donna di evidente bellezza, non volgare, ma senza dubbio dotata di fascino e attrattive fisiche, è compostamente seduta su una sedia, non distante dal divano, con lo sguardo fisso sullo scrittore, in serena attesa.
Reno si muove; il suo sonno inquieto, fatto di sguardi nel vuoto e tuffi in un torpore incosciente, lo porta a dirigere un’occhiata dalla parte della donna: gli occhi gli si richiudono subito, è naturale, ed una mano si allunga nel vuoto verso la bella visione; la donna prende quella mano tra le sue, l’accarezza, sul viso dell’uomo si distende un’espressione di piacere, porta quelle mani a sé, apre gli occhi vacui, li richiude; l’espressione si fissa; gli occhi si riaprono, preoccupati; verifica la consistenza della cosa: è vera! Di scatto si alza seduto.
Reno: (confuso)Ehm, buongiorno…mi scusi…Lei…lei è qui da molto?
Fanny: Da un po’.
Reno: Da un po’… Io, io, mi ero addormentato, un momento… Da un po’, ha detto,… un po’… quanto?
Fanny: Mah, pochi minuti…
Reno: E lei, lei è stata…sì, dico, per tutto il tempo qui a… ad aspettare… mm?
Fanny: Oh, sì, ma non si preoccupi, non mi è pesato.
Reno: Già…Dunque, come mi ha detto di chiamarsi, scusi?
Fanny: (frivola, ammiccante) Cos’è, un primo passo verso un po’ d’intimità?
Reno: (infastidito) Ma cosa dice, vorrei solo sapere il suo nome.
Fanny: E per farne cosa? Darlo ad una delle sue eroine, magari?
Reno: Può darsi, vediamo un po’?
Fanny: Oh cielo, cosa vorrebbe che le mostrassi?
Reno: Eh? Mostrare cosa?
Fanny: Lei vuole approfittarsi di me, così sola ed indifesa in questa casupola isolata ed irraggiungibile…
Reno: Ma che dice?
Fanny: Perché, non vuole?
Reno: Eh?
Fanny: Pensa che non sia all’altezza?
Reno: Di che?
Fanny: Delle sue morbose fantasie, no?
Reno: Scusi, non ci sto capendo niente. Ma di che sta parlando?
Fanny: Vuol farmi credere di non averne?
Reno: Ma che cosa, santiddio!
Fanny: Ma strane idee, è chiaro.
Reno: Strane… Ma mi faccia il piacere…
Fanny: (imbronciata) Ah, dunque è così: io proprio non sarei adatta… (riferendosi al proprio fisico) è strano però, lo sa?
Reno: Ma di che cacchio sta parlandoooo!?!?
Fanny: Non faccia così!
Reno: A casa mia faccio come mi pare, è chiaro almeno questo? E se non ha altro da dire, la prego di riprendere la strada…
Fanny: No! (gli si getta ai piedi, in preda ad un panico frenetico) Lei non vuole dirlo, vero? Lei non mi caccerà via, non mi sbatterà fuori dalla porta, fuori fa freddo, è inverno, la mia sorte sarebbe segnata, sarei senza scampo, dimmi, dimmi che posso restare qui, nella tua casa, davanti al tuo caminetto, sotto la tua coperta, fra le tue braccia, dammi questa possibilità, niente, niente per me rimane se mi cacci via, tienimi qui, con te, con te…
Nel farneticare queste parole lei si avvinghia a lui, abbracciandogli prima le gambe, poi i fianchi, il petto, terminando fiato a fiato, con le bocche separate da un palpito
Reno: (affannato) No, no…non fare così, su.
Fanny: Sì, tu mi mandi via.
Reno: Ma no
Fanny: Sì, sì.
Reno: Ti dico di no…
Fanny: Senza pietà…
Reno: No, te lo assicuro…
Fanny: …al freddo, al gelo…
Reno: Io non sono proprio il tipo…
Fanny: …come un povero cane, abbandonata…
Reno: Ma non potrei…
Lei lo stringe a sé 
Reno: …mai
Musica e luce che sfuma sui due naufraghi uniti in un solo respiro.


5.scena: Primo tempo con Fanny (stessi)
Luce
Reno, in una vecchia vestaglia rattoppata, rientra dalla camera da letto, attraversa il soggiorno ed esce in cucina.
Reno: (dalla cucina) Hai sete? Lo vuoi un succo di frutta?
Fanny: (dalla camera da letto) No, grazie!
Reno: (c.s.) Vuoi mangiare qualcosa?
Fanny: (c.s.) Non ho fame! (pausa) …o meglio…
Reno: (affacciandosi alla cucina con un succo di frutta in una mano e una mela nell’altra) Eh? Vuoi qualcosa?
Fanny: (c.s.) Qualcosa qualcosina ci sarebbe…
Reno: (entrando in camera) Che cosa? La vuoi una mela…Aaaah! Ancora ?!?!
Buio

6.scena: Secondo tempo con Fanny (stessi)
Luce
Reno, come sopra, rientra dalla camera da letto, attraversa il soggiorno ed esce in cucina, seguito da Fanny, in accappatoio, che si ferma in soggiorno a sbirciare i titoli dei libri.
Reno: (dalla cucina) Davvero non vuoi bere?
Fanny: Ma no, grazie, ti ho detto che non mi va nulla adesso!
Reno: (dalla cucina) Mangiare neppure, eh?
Fanny: Nà!
Reno: (affacciandosi preoccupato) Non mangi, non bevi… ma come fai?
Fanny: Mah, così…è che non mi va. Mangio quando ho fame… bevo quando…
Reno: “…ho sete”; sì, vabbè, ma tu non mangi e non bevi mai!
Fanny: (maliziosa, avvicinandoglisi) A me non è sembrato…
Reno: (indietreggiando) No, aspetta, dico sul serio…
Fanny: (incalzandolo) Anch’io. Anzi ora che mi ci fai pensare…Avrei giusto un po’ di fame…
Reno: (indietreggiando verso la porta del bagno) No, eh?
Fanny: (c.s.) …un po’ di sete.. 
Reno: (ormai in bagno) E no, dài…e poi in bagno!
Fanny: (inseguendolo in bagno) …fame, sete, fame, sete…
Buio

7.scena: Terzo tempo con Fanny (stessi)
Luce
Reno, in vestaglia, siede sul divano con aria corrucciata. Fanny lo raggiunge; gli carezza la testa; lui si sottrae; lei ci riprova; lui le scansa la mano; lei insiste dispettosa; lui le toglie la mano con maggior decisione.
Reno: Basta, ma vuoi stare ferma?
Fanny: (toccandogli la fronte) Hai mal di testa?
Reno: No.
Fanny: (mettendogli la mano sulla gola) Hai mal di gola?
Reno: No.
Fanny: (sfiorandogli il petto) Hai la tosse?
Reno: …
Fanny: (c.s.) Mal di pancia?
Reno: E dài, basta…
Fanny: (continuando a scendere) Mal di …
Reno: (reagendo, le afferra il polso e lo allontana) No, Fanny, così non va!
Fanny: (sorpresa) Cosa c’è?
Reno: Lo sai benissimo.
Fanny: Che cosa?
Reno: (esita un momento, poi si decide) Sono molto preoccupato.
Fanny: E perché?
Reno: (riluttante) Perché… perché tu non mangi, non bevi …
Fanny: (assumendo un’aria maliziosa) Te l’ho detto…
Reno: …per quanto ne so, non dormi neppure. (pausa) Non è normale.
Fanny: Io non ci vedo niente di strano.
Reno: (guardandola negli occhi) Fanny, come sei arrivata qui ?
Fanny: Mah, adesso non saprei dirti…
Reno: Da dove sei partita?
Fanny: …(cercando di farglisi sotto, mentre lui la tiene a distanza) cosa vuoi che m’importi…
Reno: Quando sei nata?
Fanny: …(c.s.) queste non sono cose da domandare ad una signora…
Reno: (sbottando) Per dio, Fanny! Di te non so niente! Potresti essere un’aliena!
Fanny: (con aria appena più seria) Ti darebbe tanto fastidio?
Reno: Fanny, non scherziamo! Smettila di sfuggirmi, dammi una risposta! Qualunque cosa sarà meglio di questa incertezza. Io mi trovo in mezzo ad un vortice di sensazioni, di emozioni… di sesso! Sesso pieno, coinvolgente, fantastico, molto, molto soddisfacente, con un’intesa prodigiosa – sembri sapere in anticipo quello che voglio- e di te non so niente! Ti giuro, a questo punto non so se desiderarti o avere paura di te, io…io… a volte ho paura che tu sia una mia invenzione…
Fanny: …insomma…
Reno: …una bolla d’aria; ho paura che tu possa sparire da un momento all’altro…(prendendo coscienza di quello che sta per dire)…proprio come sei venuta!
Fanny: (imbarazzata) Ehm… beh…
Reno: (pausa) Fanny, non sarai un fantasma, eh?
Fanny: (con vivacità, ridendo) Nooo, che ti viene in mente?
Reno: E allora cosa sei, eh?
Fanny: (giocando) Un fantasma! Buuuuh!
Reno: Che cosa sei? …Aspetta, aspetta, ferma, ferma…Ferma per dio! (lei si ferma; lui, scandendo le parole) Fanny, tu sei vera? 
Fanny: (fissandolo con gli occhi sgranati) Sì…
Reno: (sospira di sollievo) 
Fanny: …e no!
Pausa. Reno sembra una statua, mentre Fanny sembra divertirsi molto.
Reno: (forzandosi) Non ho capito bene.
Fanny: Proprio proprio vera, no. Proprio proprio proprio finta, via, non direi!
Reno: (c.s.) Abbiamo scherzato abbastanza.
Fanny: Ma io sono serissima!
Reno: (c.s.) Va bene: vera no! E’ così? 
Fanny: Eh, più o meno. E’ quello che ho detto io.
Reno: (c.s.) …e non sei un fantasma…
Fanny: Acqua!
Reno: (c.s. allungando una mano) …e se ti tocco…
Fanny: …magari!…
Reno: (c.s. sfiorandole appena un braccio) …ti sento…
Fanny: …io non me ne sono quasi accorta…
Reno: (dopo una pausa) Non capisco.
Fanny: E va bene. Uffa! Ma devo dirti tutto io! Allora: (maestrina) io sono una pura emanazione della tua psiche, complicata da apporti immaginativi, con foto_simulacri adattativi all’esperienza sensoriale. (vedendolo ancora, e vieppiù, confuso, continua lentamente, come se parlasse ad un bambino) Insomma, io sono opera della tua…
Reno: (a ritmo) …fantasia…
Fanny: Sì ?
Reno: Eh?
Fanny: Mi hai chiamato.
Reno: Chi?
Fanny: Tu.
Reno: Io?
Fanny: No. Mio nonno!
Reno: (guardando in giro) C’è pure tuo nonno?
Fanny: Ma no! Dicevo: mi hai chiamato?
Reno: Chi?
Fanny: Tu.
Reno: Io?
Fanny: Alt! Fermo qui: stai correndo un pericolo terribile!
Reno: (ormai in balia degli eventi) Oddio, dove, cosa?
Fanny: Concentrati. Recupera il senso critico. Lo dico a mio discapito: recupera il senso della realtà.
Reno: Eh.
Fanny: Fatto?
Reno: …diciamo…
Fanny: Pìzzicati!
Reno: Mmm?
Fanny: Sul braccio! Datti un pizzico!
Reno: (esegue) Fatto.
Fanny: Più forte! Deve lasciarti il segno!
Reno: (c.s., con una smorfia) Va bene così?
Fanny: Sì, va bene. Adesso guardati il braccio.
Reno: C’è il livido…
Fanny: Ecco.
Reno la guarda interrogativo
Reno: E adesso?
Fanny: Stai attento.
Fanny con una mano gli afferra l’altro braccio e con l’altra mano gli dà un pizzico fortissimo. L’espressione del viso di entrambi rende l’idea dello sforzo e del dolore.
Reno: Ahia! Ma che sei matta?
Fanny: Fa male?
Reno: Altroché!
Fanny: Davvero? Guarda un po’.
Reno: (esegue) Ma… non c’è il livido…
Fanny: Appunto.
Reno: Ma tu m’hai fatto male…
Fanny: Povera stella, tu sapessi quanto m’è costato, ma era necessario.
Reno: E che vuol dire?
Fanny: Che io, in quanto foto_simulacro sensoriale immaginativo psichico, posso relazionarmi con te in tutti i modi – tutti, come ben sai – ma non posso lasciare tracce oggettive del mio operato; quindi: né spostare oggetti, né procurarti dolore permanente, per esempio. 
Reno: Ah. (realizzando, lentamente) …Fantasia!
Fanny: Toh! Mi hai chiamato di nuovo?
Reno: Ti ho chiama… Fantasia… Ma tu ti chiami Fanny!
Fanny: Beh, Fantasia faceva tanto Ottocento! 
Reno: (tra sé) Fantasia…
Fanny: Presente!
Reno: (c.s.) Tu sei una … fantasia…
Fanny: Non ne vedo altre!
Reno: (c.s.) Una … mia … fantasia ?
Fanny: (posandogli una mano sul braccio) Tutta e solo tua!
Reno: (con lo sguardo fisso sulla mano) Tu… non esisti… è così?
Fanny: Oddio, “esistenza” è un concetto molto relativo… E’ complesso, sai? …
Reno: (c.s.) Ma io ti ho … toccato…
Fanny: …abbracciato, baciato, smanacciato, sciupacchiato… brutalone!
Reno: (guardandola come se fosse per la prima volta) …e tutto questo…con chi l’avrei fatto?
Fanny: Aspetta che faccio l’appello: c’è nessuno qui?
Reno: No. Nessuno…(con gli occhi sgranati) oltre me.
Fanny: Ecco l’egoismo maschile: e io che sono, un abbacchio?
Reno: (lentamente, parlando come trasognato, si alza e si dirige in camera) Io… sono…da solo. Non…non c’era nessuno quando…quando. Devo pensare…pensare…recuperare il senso…il senso della realtà…(esce in camera)
Fanny: Ah, allora mi stavi a sentire! (pausa, poi con una vena di preoccupazione) Reno? Reno, tutto bene? (pausa) Ti aspetto? (pausa) Io ti aspetto qui, va bene? (pausa) Non ti preoccupare per me, tanto posso stare qui quanto vuoi: non ho bisogno di mangiare, non ho bisogno di bere…
Reno: (da fuori) Aaaaaahhhhh!
Buio

8.scena: Adesso so chi sei (stessi)
Luce
Reno, abbattuto e confuso, siede sul divano; Fanny, seduta accanto a lui, gli tiene un braccio sulle spalle.
Reno: Mamma mia…
Fanny: Su, su, c’è di peggio…
Reno: Che cosa?
Fanny: (vivace) Beh, potevo essere vecchia, o brutta, o tutt’e due le cose!
Reno: No: di peggio che parlare da solo.
Fanny: (c.s.) Con un becchino?
Reno: …da solo… e senza saperlo…
Fanny: Posso?
Reno: …magari questa non è l’unica … fantasia,… magari sto in un manicomio…(guardandosi intorno) e non me ne sono accorto…
Fanny: Posso… una cosa?
Reno: … e magari non bevo e non mangio da giorni…sto morendo sul bordo di una strada…
Fanny: Posso dirti una cosa?
Reno: (come se la vedesse solo adesso) Che?
Fanny: Hai provato a sentirti l’alito?
Reno si mette una mano davanti alla bocca, alita e fa un’espressione di disgusto
Fanny: Ecco, questo risponde ad un sacco di domande.
Reno: Ma anche questo è una mia fantasia…
Fanny: Tu sai dirmi che profumo “indosso”?
Reno: (dopo un momento di riflessione) Mmm, no, non saprei… Già, non lo so!
Fanny: Lo vedi? Niente, dico niente, di quello che mi riguarda colpisce permanentemente i tuoi sensi, ahimé; e questo perché in quanto fantasia sto qui con te… ma non ci sono!
Reno: (amaro) Andare avanti con le allucinazioni…
Fanny: (scattando in piedi) Eh, no! Adesso mi offendo! Una cosa del genere la fanno quelli che guardano un attaccapanni e ci vedono zia Adelina, tanto è uguale! Dimmi, per favore, dimmi: cosa dovrebbe ispirarti una “forma” simile?
Reno: Mah, chi lo sa…
Fanny: (rattristandosi) La verità è che tu non mi vuoi più bene! (cominciando a piagnucolare) Non mi vuoi, non mi vuoi! (crolla a piangere sul divano) Tra un po’ sparirò…svanirò, come una bolla di sapone…
Reno: (scosso, le si avvicina) No, non fare così.
Fanny: …come un filo di fumo…
Reno: (cingendole le spalle) No, dài, mi dispiace tanto…
Fanny: (tra i singhiozzi)…sempre più esile, finché non ci sarò più…
Reno: (c.s.) …non dirlo nemmeno…
Fanny: …e tu ti sarai liberato di me…
Reno: (ormai irrimediabilmente vicino) …non potrei…
Fanny: …liberato per…
Reno: (insieme) …mai.
Fanny: (insieme) …sempre.
La luce sfuma sulla riconciliazione.


9.scena: Ménage (stessi)
Luce
Reno siede sul divano; senza essere tirato a lucido è, però, abbastanza in ordine: niente barba, pettinato, vestito con jeans e maglione; proteso in avanti sta scrivendo, con scioltezza, al computer.
Fanny: (vestita, entra dalla scala che porta alla soffitta) Ti sei alzato, finalmente.
Reno: (senza interrompersi) Già.
Fanny: Sono stata di sopra a dare un’occhiata.
Reno: (c.s.) Ah, bene, bene.
Fanny: Se tu sapessi le cianfrusaglie che ci sono! (lui annuisce) C’è anche una vecchia rete a molle, sai, di quelle dei letti di una volta… (nessuna reazione) …che quando ci dormivi ti sembrava di stare su un’amaca, (avvicinandosi alle spalle) come in un’isoletta dei tropici, con il suono del mare, (comincia a massaggiargli le spalle; lui dapprima resiste, poi si lascia prendere dal sollievo e si appoggia alla spalliera), cullati da una leggera brezza, dai versi degli uccelli variopinti sulle cime delle palme…
Reno: (interrompendo) Giusto, buona idea! (e si rimette a scrivere, con disappunto di Fanny)
Fanny: (dopo un momento, cercando di sbirciare da dietro le spalle di Reno) Che scrivi?
Reno: (senza interrompere la scrittura)Una storia.
Fanny: Che storia?
Reno: (c.s.)Una di mia invenzione.
Fanny: Non quella di fantasy?
Reno: (c.s.)No, un’altra.
Fanny: Peccato, poteva parlare di me: sarebbe stato in argomento!
Reno: (c.s.)Te non ti preoccupare.
Fanny: (eccitata) Perché? Mi hai messo in un tuo racconto?
Reno: (Batte il punto conclusivo e si rialza con un respiro profondo stirandosi) Poi te lo dico. Ma davvero non lo sai? Devo dirtelo io? (stendendo le braccia indietro cingendola) Che parto della mia fantasia sei, tu, eh? 
Fanny: Io sono solo quello che tu vuoi, lo sai. Se vuoi che io non sappia, io non sappio!
Reno: Scusa, hai ragione. Ti ho offesa?
Fanny: Tanto tanto!
Reno: Mmm, sapessi quanto mi rincresce! Come posso farmi perdonare?
Fanny: (abbracciandolo a sua volta) C’è bisogno che te lo dica?
Reno: No, senti, un minimo di tempo! Lo sai che più di tanto…
Fanny: Se ti volessi morto…
Reno: Lo vuoi?
Fanny: Mi è costitutivamente impossibile!
Reno: Meno male. (pausa) Coccole?
Fanny: Coccole. 
Reno si alza e si avvia alla camera da letto abbracciato a Fanny
Fanny: …ma tante però… 
Buio

10.scena: Un’altra presenza (Gianrica, poi Reno)
Luce
Scena vuota. Dalle scale si sente arrivare qualcuno; entra Gianrica. Si tratta di una donna dall’aspetto piuttosto trasandato e convenzionale; occhiali, capelli raccolti, gonna media, colori medi, borsa voluminosa. Si guarda intorno con sguardo disapprovante; si accorge che qualcosa non va: sono gli occhiali. Posa la borsa su una sedia e si toglie il soprabito; si china sulla borsa per cercare un fazzoletto con cui pulire le lenti. Entra Reno dalla camera da letto; è in maglietta e mutande, tranquillo; sta andando in cucina, quando s’accorge di Gianrica. All’inizio pensa di rientrare in camera da letto per mettersi addosso qualcosa, poi però si blocca: potrebbe essere un’altra creatura della sua fantasia, come Fanny! Anzi, lo è senz’altro! D’altronde cos’altro potrebbe essere un’apparizione silenziosa, chinata e con un sedere come quello? Compiaciuto, mentre Gianrica rovista nella borsa, le si avvicina silenziosamente da tergo e, una volta vicino, le dà una clamorosa “pacca” a due mani sul sedere. Gianrica salta in aria lanciando un grido, si gira; nel vedere quello sconosciuto che sorride deficiente, grida di nuovo. 
Gianrica: (considerando l’oltraggio) Ma come si permette?!?! 
Gianrica dà un forte schiaffo a Reno; questi non perde l’espressione, anzi sembra contento della reazione della donna
Reno: (con una mano sulla guancia) “Come si permette”…Bene! …Giorno nuovo, donna nuova! … e io mi permetto! 
Ridacchiando e ripetendo tra sé queste cose Reno si avvia in cucina lasciando Gianrica furente e un po’ sconcertata. Dopo pochissimo Reno rientra con tutt’altro atteggiamento: la guancia continua a fargli male e questo non rientra nei canoni delle apparizioni di fantasia! Con espressione stupita ed un po’ preoccupata va a piazzarsi davanti a Gianrica.
Reno: (mettendole davanti una mano ed indicandola con l’altra) Qua. 
Gianrica: Eh? 
Reno: Picchia qua. 
Gianrica: Volentieri! (e gli ci dà sopra uno schiaffo fortissimo)
Reno accusa il dolore, poi si allontana un momento, muove la mano per vedere se gli passa. Più tempo passa senza che scompaia il dolore, più si preoccupa. Alla fine deve arrendersi all’evidenza. 
Reno: (coprendosi) Mi scusi, torno subito (via in camera da letto). 

11.scena: Presentazione (stessi, poi Fanny)
Reno rientra, infilandosi parzialmente la camicia nei pantaloni e cercando di mettere delle scarpe. 
Reno: (imbarazzato)Ehm, scusi per prima, ero ancora mezzo addormentato…. 
Gianrica: (sulle sue, acida) Già, già.
Reno: (c.s.) No, dico sul serio, se l’ho…ehm, diciamo…offesa, importunata, ehm…mi dispiace…sa, non mi ero accorto del suo arrivo e… 
Gianrica: (c.s.) E ha pensato bene di prendersi le sue libertà. Certo, è naturale, è casa sua dopo tutto.
Reno: Ecco. Appunto. …
Sulle parole di Gianrica, dietro a Reno, è entrata Fanny. 
Fanny: Che libertà, caro?
Reno: Niente, niente, poi ti spiego.
Gianrica: Mi scusi se glielo faccio notare, ma non tengo particolarmente ad una maggiore confidenza con lei; perciò le sarei molto grata se volesse continuare a darmi del lei.
Reno rimane un istante interdetto, il tempo strettamente indispensabile per capire che Gianrica non vede Fanny (d’altronde come potrebbe). 
Reno: Bene. Certo. Come… come vuole. E, visto che si siamo, posso sapere a cosa devo…?
Gianrica: Sono la dottoressa Gianrica Degli Andrei, incaricata dal comitato di redazione della Edizioni Pegaso…
Reno: …Luigi!
Gianrica: …il dottor Pegaso, sì, ... di verificare i progressi del suo lavoro e …
Reno: …riferire se per caso i soldi che la casa editrice mi ha anticipato me li sono solo bevuti, o ci ho pagato anche le puttane …
Fanny: Che assurdità!
Gianrica: No. Non lo credo. Non riesco ad immaginare una donna che si possa lasciar convincere a raggiungerla in questa…(dopo un significativo sguardo circolare all’ambiente) in questa tana.
Fanny: (abbracciandolo) Calda calda!
Reno: Pensi che io, invece, riesco benissimo ad immaginarla, anzi la vedo addirittura…
Fanny: Amore mio!
Reno: …(scandendo) visto che lei è qui.
Fanny: Beccati questa!
Gianrica: (accusando il colpo) Non si preoccupi, non vedo l’ora di riportare la situazione alla normalità, andandomene.
Fanny: Anch’io!
Reno: Anch’io!
Pausa tipo “sfida tra pistoleri” in cui si fissano con antipatia.
Reno: D’accordo! …
Fanny: Giusto! Mandala via!
Reno: Sì…
Fanny: Falla sloggiare.
Reno: Un momento…
Fanny: Qui non ce la voglio!
Reno: Ho capito!
Gianrica: Anche a me piacerebbe capire.
Reno: Eh?
Gianrica: Lei è sbronzo, altroché!
Reno: (confuso, mentre Fanny ridacchia) Io…io…
Gianrica: Coraggio, mi faccia vedere il manoscritto, se ne esiste uno.
Reno: (riscuotendosi, infilando nei pantaloni un lembo della camicia rimasto fuori) Ah, già. Esiste, esiste, ora glielo mostro.
Gianrica: (indietreggiando) Ah! Cosa intende fare?
Fanny: Ma caro!
Reno: Eh?
Gianrica: (tesa) Non si avvicini!
Fanny: Che gusto ci provi con questa qui?!
Reno: Ma che state dicendo?
Gianrica: (c.s.) Dal “lei” può passare anche al “voi”, se vuole, ma si tolga dalla mente di fare con me le sue porcate!
Fanny: (beffarda) Con te? 
Reno: Ma quali porcate…? (accorgendosi dell’equivoco) Ah! Mi sa che fra tutt’e due avete un’opinione piuttosto bassa di me...
Gianrica: (tra sé) …pure schizofrenico…!
Reno: (sedendosi davanti al computer) …comunque è tutto qui dentro, vuol dare un’occhiata?
Gianrica: Sì, ma si allontani.
Reno: Va bene, va bene. Vuole che vada nell’angolo più lontano della casa?
Gianrica: (prendendo posto davanti al computer) E’ un’idea. 
Reno: Va bene, così?
Gianrica: Sì. E non si avvicini!
Fanny: E tieni le mani bene in vista. 
Reno: Perché?
Gianrica: Non ci provi e basta!
Fanny: Mmm! Chissà che potresti combinare con quelle manacce! 
Reno: Aspetta che te le metta addosso!
Gianrica: (allarmata) Che cosa?
Reno: Eh?
Gianrica: Che vuol mettermi addosso?
Reno: (intanto Fanny si è portata alle spalle di Gianrica) Le…le…sciarpe! Se ha freddo ho delle sciarpe che…(Reno vede Fanny che sta per colpire Gianrica con uno schiaffo) No! Ferma! 
Reno si precipita a fermare Fanny, Gianrica grida prendendo la borsa e l’abbatte sulla testa dello scrittore. 
Reno: (prendendosi la testa tra le mani) Ahia! Ma che, è matta?
Gianrica: (brandendo minacciosa la borsa) Ci riprovi un’altra volta e vedrà come si usa una borsa!
Reno: (c.s., con Fanny che gli si accosta premurosa) Ma che ci tiene là dentro?
Gianrica: (c.s.) Quanto basta. E se non si allontana glielo faccio riprovare!
Reno: (si allontana) No, no, vado, vado.
Gianrica: (tornando a sedersi) Io adesso torno a leggere. Lei non provi ad avvicinarsi, sennò…
Fanny: (carezzandolo) Brutta strega! 
Reno: Pensa che le ci vorrà molto?
Gianrica: (estraendo dalla borsa una scheda) Lo stretto indispensabile. (legge dalla scheda) Romanzo. Fantasy. (alzata di sopracciglio) …séguito de “L’orma del sogno”…capirai!...avventura, magia, mondi paralleli…niente sesso, creature immaginarie, esotismo, eccetera, eccetera, pubblico di riferimento: adolescenza immatura. Le solite cose. Non si preoccupi, sono una lettrice veloce; mi basterà leggere poche righe per capire l’andazzo, dopo di che me ne andrò e (lanciandogli un’occhiata ostile) …riferirò.
Fanny: Purché se ne vada presto! 
Reno: Legga, legga, io sto qui…
Gianrica: (battendo sui tasti e leggendo) Sì…sì…mah! Siamo a pagina 5 e ancora niente “Fantasy” (sguardo interrogativo di Fanny a Reno) … Hai capito! E meno male che non era previsto sesso… Addirittura! …Anche!… Ma dove l’ha viste queste cose…(interrompendosi, con un profondo respiro, rivolta allo scrittore) Che concetto ha lei degli adolescenti? (Reno si limita ad alzare le spalle) Qui c’è materiale più esplicito di tanti romanzi porno! (Fanny s’illumina, dà a Reno un bacio su una guancia e lo abbraccia, mentre Gianrica si rituffa nella lettura) Mmm, vediamo…e poi…e poi …
La luce sfuma.

12.scena: Ora di andare (stessi)
Luce su Gianrica completamente assorbita dalla lettura, mentre gli altri due stanno nel solito angolo addormentati abbandonati su due sedie che si sono procurate con Fanny ancora abbracciata a Reno.
Gianrica: (accalorata, con un ultima pressione sul computer, se ne distanzia lasciandosi scappare un gemito soffocato; un’occhiata allo scrittore per sincerarsi che non abbia colto i segni del suo turbamento, poi si ricompone fino a riacquistare la maschera torva di prima. A voce volutamente alta) Fatto!
Reno: (risvegliato di soprassalto) Eh? Che c’è?
Fanny: Zitto che ha finito! 
Gianrica: (occupata a risistemare le sue cose) Ho finito la lettura.
Fanny: …detto, io!
Reno: (mentre Fanny si stira)Ah, sì? Bene, bene…E…cosa le è sembrato?
Gianrica: (senza interrompersi) Vuole proprio che glielo dica?.
Fanny: No. 
Reno: Sì.
Gianrica finisce e gli si erge di fronte, mentre Reno sta ancora intontito sulla sedia e Fanny assume un atteggiamento protettivo 
Gianrica: (acida) Ha scritto un buon libro...
Fanny: E chi se ne frega.
Gianrica: Credo che potrebbe offrirlo a molti editori…
Fanny: (scandendo) Chi-se-ne-fre…(Reno l’interrompe alzando la mano)
Gianrica: (pensando che ce l’abbia con lei, con una certa ostilità) Che c’è?
Reno: (tirandosi su) Niente…mi sgranchivo un braccio. Prosegua.
Gianrica: Dicevo che sul mercato dei libri erotici la sua opera potrà certamente trovare una risposta…(lieve pausa)…anche significativa, forse. Ma non vedo spazi nei programmi delle Edizioni Pegaso. Inoltre non ha niente a che fare con quello che le era stato commissionato. Questo è ciò che riferirò.
Fanny: Che stronza! 
Reno: (pausa) Tutto qui?
Gianrica: Tutto qui.
Reno: (Alzandosi) Bene. Le occorre altro?
Gianrica: No, grazie. Andrei via.
Fanny: Finalmente ne pensa una giusta! 
Reno: (dopo aver lanciato un’occhiata in quinta, alla finestra della camera) Ha le catene?
Gianrica: (in guardia) Cos’ha in mente?
Fanny: Ma, caro! 
Reno: Per l’auto. Le ha?
Gianrica: No, perché?
Reno: Perché fuori è quasi buio, ma dal poco che si vede direi che ha nevicato e pure abbondantemente.
Gianrica: Ma siamo nella mezza stagione!
Fanny: (facendole il verso) Ma siamo in alta montagna! … Deficiente! 
Reno: Può capitare.
Gianrica: Ci mancherebbe altro, dopo il tempo perso in questa…topaia!
Reno: E’ sicura di saper guidare con la neve?
Gianrica: Pur di andarmene imparerei a guidare nel fuoco!
Fanny: Accidenti, abbiamo solo neve. 
Gianrica: Non si preoccupi, riuscirò a partire.
Reno: Mi preoccupa di più il contrario. Andiamo, l’accompagno fuori.(s’incammina)
Fanny: Mettiti qualcosa, prenderai freddo! 
Reno: Farò in un baleno.
Gianrica: Lo spero bene.
Reno: La precedo (esce).
Gianrica: (con ritrosia) Grazie. (esce)
Fanny: Ciao ciao. (affacciandosi alle scale) Caro, se la macchina non parte, dalle una spinta…bella forte!
Buio

13.scena: Sistemarsi per la notte (Fanny, poi Gianrica e Reno)
Luce. Fanny è seduta immobile sul divano rilassata, in posa decadente, ma immobile, più oggetto che persona; con l’avvicinarsi delle voci riprende gradualmente vita. Voci dalle scale dell’ingresso.
Gianrica: (da fuori, salendo le scale) C’avrei giurato! Non bastava la neve, ci voleva il colpo di grazia dell’incompetente! (entra come una furia)
Reno: (seguendola da presso) Etcì! Etcì!
Fanny: (alzandoglisi incontro) Caro, hai preso il raffreddore! (Reno fa segno di più o meno)
Gianrica: E adesso voglio proprio vedere come sistema la faccenda.
Reno: Etcì! (esce in cucina)
Fanny: (andandogli dietro) Oh, poverino come sei ridotto!
Gianrica: (non ha visto niente e neanche gliene importa) Pretendo una soluzione! Non ha niente da dire?
Reno: (rientra con un fazzoletto di carta con cui si soffia forte il naso) Prrrà!
Gianrica: Ah! (si gira e gli si fa sotto minacciosa) Non si permetta di offendermi, sa? 
Reno: (la guarda con occhi rossi e lacrimosi, cerca di parlare, ma è interrotto da uno starnuto) Etcì! (butta per terra il fazzoletto usato e ne tira fuori con urgenza un altro dalla tasca dei pantaloni con cui si soffia nuovamente il naso) Prrrà!
Fanny: Ecco, soffia, soffia che ti fa bene!
Gianrica: (voltandogli le spalle) Se pensa di farmi pietà ha capito male: lei ha combinato questo bel pasticcio e lei me ne deve tirare fuori!
Fanny: Ma che è successo?
Reno: (tirando su col naso) C’era la deve sull’auto…Etcì! Prrrà!…L’ho tolta, poi ho cercato di bettere id boto, ba la batteria era… era… Etcì!
Gianrica: Carica! Carichissima! E’ stata cambiata appena dieci anni fa!
Reno: Prrrà! …Ca…capirai, cod dieci addi, e se dod la codtrolla, hai voglia a scaricarla. Già è tadto che c’è arrivata fido a qui…Etcì!
Fanny: (all’unisono) L’avesse mollata prima!
Gianrica: (all’unisono) M’avesse mollata prima!
Fanny: Oh! Su una cosa andiamo d’accordo!
Gianrica: Adesso che mi ha ammazzato la batteria, pretendo che trovi la maniera di farmi tornare a casa. (all’unisono) Mi chiami un taxi!
Fanny: (all’unisono) Si chiami un taxi!
Reno: Do.
Fanny & Gianrica: Come, no! 
Reno: (abbozzando un inchino verso Gianrica) Spiacedte, ba a quest’ora haddo fidito le corse. Bica siabo all’Opera. Etcì!
Gianrica: Non pretenderà che rimanga qui! 
Fanny: Orrore!
Gianrica: (cominciando ad andare avanti e indietro) Faccia qualcosa!
Reno: Prrrà!
Fanny: Inventati qualcosa, amore, ti rendi conto del rischio terribile che corriamo?
Reno: (sedendosi sul divano, distrutto) Bi dispiace. Tadto. Dod c’è diedte da fare. Dovrà ribadere dostra ospite fido a dobadi, albedo…aaaah….brrrr! (si sdraia)
Fanny & Gianrica: Scherzi/Scherza?
Reno: Do.
Le due donne cominciano ad andare in giro come mosche impazzite. Le loro parole si sovrappongono.
Gianrica: E’ una follia! Non si rende conto! Sequestrata da questo imbecille! Con tutto quello che ho da fare! Sotto lo stesso tetto con un tipo simile! Sarà pure un maniaco sessuale!
Fanny: Non è possibile! Mandala via, mandala via! Io non ce la voglio! Fai uno sforzo! Provaci, almeno! Non può proprio restare qui, ma siamo matti? 
Entrambe si fermano all’improvviso, contemporaneamente.
Gianrica: (all’unisono) Anzi, sa cosa le dico?
Fanny: (all’unisono) Anzi, sai cosa ti dico?
Gianrica: Io la denuncio per sequestro di persona!
Fanny: O lei o io!
Reno fa un tentativo per rialzarsi, ma non ce la fa e, con un gesto sconsolato rivolto prima all’una e poi all’altra, ricade sdraiato.
Gianrica: (fremendo di rabbia) Aaaah! 
Fanny: Povero amore mio, ma stai davvero male! (corre a mettergli la mano sulla fronte)
Gianrica: Un aiuto. Sì. Adesso telefono e qualcuno verrà ad aiutarmi. Ah, vedremo come la prenderà quando i carabinieri la interrogheranno. Ha un telefono? (Reno risponde con un gesto vago in direzione della mensola del camino) Eccolo qua. (digitando un numero di telefono) Vedrà, vedrà! Ci provi a fare le sue battute con loro, che tanto non le capiscono. Ma. Non funziona! (rivolta a Reno) Non funziona? (vago cenno di no) Ah, ma è una trappola, questa! (dopo una breve pausa, risoluta) Bene. Dunque pare che non ci sia alternativa, dovrò passare la notte qui dentro. Allora. Dove dormo?
Fanny: (cercando di scuoterlo) Amore…
Gianrica: Non pretenderà che dorma per terra, vero?
Fanny: (c.s.) Amore!
Gianrica: (guardandosi in giro) Ci sarà pure una stanza, no?
Fanny: (allarmatissima) Cacchio, amore, datti una mossa che Attila c’invade il letto!
Reno: (riprendendo i sensi) Do!
Gianrica: (c.s.) Come sarebbe, dorme per terra?
Reno: Do, sto troppo bale.
Gianrica: (c.s.) Non capisco cosa c’entri (trovando la camera) Ah, tombola!
Fanny: Aiuto! L’ha trovata!
Gianrica: Beh, per me andrà benissimo.
Fanny: (alzandosi bellicosa) Dovrà passare sul mio corpo!
Reno: Ba dod dire strodzate!
Gianrica: (girandosi con fredda collera) Sempre carino e gentile!
Reno: …Quella ti passa attraverso e debbedo se de accorge!
Fanny: (mettendosi a “uomo vitruviano” sulla soglia della camera) Non fa niente, sono pronta a tutto
Gianrica: (rabbuiata) Ma che dice?
Reno: Viedi…viedi qua, fabbi caldo che ho ud freddo terribile…brrr! (geme e rantola)
Fanny: (ritorna di corsa da lui) Povero, povero, povero amore mio!
Gianrica: Che porco, con il cimurro che s’è preso ha ancora voglia di pensare a ‘ste cose. 
Fanny: (ad un gemito di Reno) Oh, mamma mia!
Gianrica: (fra sé, preoccupata, sovrapponendosi a Fanny) Mamma mia, sta davvero male! (pausa, poi, con un sospiro) Mi sa che il letto stanotte non toccherà a me. 
La luce sfuma


Fine Primo Atto 
Secondo Atto

14.scena: Nuovo giorno, nevica ancora (Gianrica, poi Reno e Fanny)
Luce. E’ giorno. Il tavolinetto con il computer è stato addossato ad una parete con un filo che collega l’apparecchio alla presa elettrica per ricaricarne la batteria. Il divano è occupato da Gianrica, avvolta in numerose coperte. I suoi vestiti sono piegati su una sedia. La luce la desta. Si alza, è di cattivo umore ed in pigiama abbondante. Da uomo. Per prima cosa si reca in cucina a guardare fuori.
Gianrica: (dalla cucina) Ancora neve! (Rientrando) Ma siamo in primavera! Che c’entra la neve? (si mette a disfare il letto ed a ripiegare le coperte)
Reno: (entra in pigiama, con Fanny che lo segue vicina; ha l’aria intronata e la voce ancora vagamente nasale, rauca; si tiene la mano dietro la testa) Buongiorno.
Gianrica: (sorpresa, coprendosi con una coperta) Ah! Si vergogni, non sono vestita! Prima di entrare bussi e, comunque, non vedo perché debba entrare in questa stanza.
Reno: (c.s.) Veramente…dovrei andare in bagno e si passa da qui
Fanny: Già, dovremmo fare un bisognino!
Reno: No, lo devo fare da solo.
Gianrica: Figuriamoci. Vada, vada pure! Io (sottolineando) l’aspetto qui. Ma non ci metta molto, eh, che poi tocca a me.
Fanny: Ci dispiace tanto tanto, ma si tratta di un bisognone grosso così!
Reno: (mentre va in bagno seguito da Fanny) Ma smettila.(esce)
Gianrica: A me. “Smettila” a me! (riprendendo a sistemare le coperte con gesti bruschi, fra sé) Ma chi si crede di essere? Appena posso scappo via da qui, mica resto a farmi insultare! Se solo avessi sospettato in che razza di situazione mi andavo a cacciare…Ah, ma appena torno in città mi sentono! E se ne accorgerà: gli sparo una denuncia irritirabile!…
Reno: (dal bagno) Posso?
Gianrica: Aspetti! (facendo schermo con una coperta) Venga.
Fanny: (entra con Reno, diretta alla camera) L’abbiamo fatta tutta, sa? Ed era grosso come…come…
Reno: (entrando in camera) Smettila, t’ho detto! Che vuoi che importi? (in camera)
Gianrica: Ah, sì? (raccogliendo le sue cose ed andando in bagno) E pensa che importi qualcosa a me? Capirai, abbiamo trovato la giuria di Miss Universo! Ma s’è guardato, lui?!? (esce)
Fanny: (entra circospetta, si guarda intorno, poi, rivolta a Reno che è ancora in camera) Puoi venire, via libera!
Reno: (finendo di vestirsi, infilandosi le scarpe) Ma dài, uffa! Con il mal di testa che ho figurati se me la sento di giocare…
Fanny: (gattina) Amore, ma davvero non t’importa di rimanere solo con me?
Reno: No, beh, ma vedrai che tutto si risolve…
Fanny: Voi uomini! Sempre a rimandare! Adesso, adesso bisogna sistemare le cose! Se ti fa male un piede che fai, aspetti che ti caschi?
Reno: Va bene, va bene…(andando a sedersi sul divano) Quando esce dal bagno ci parlo. 
Fanny: E’ una questione di vita o di morte!
Reno: Che vita?
Fanny: La nostra, naturalmente.
Reno: E la morte di chi?
Fanny: La sua, volessiddìo!
Reno: …vedrai che sistemiamo tutto.
Fanny: Mi raccomando, non ci sono storie: fuori e subito!
Reno: Ma sì, ma sì…
Gianrica: (rientra dal bagno, vestita, con il pigiama sul braccio) Se vuole lo faccio lavare e poi glielo faccio riavere.
Reno: Che? Ah sì, la ringrazio, ma non c’è bisogno, me ne occuperò io. Lo dia a me.
Gianrica: Glielo lascio in camera. (esegue)
Fanny: L’invasione!
Reno: Buona!

15.scena: Il crollo (stessi)
Gianrica: (rientrando) Bene, ho sistemato il pigiama sulla sedia in fondo al letto. Sul mucchio.
Reno: Già…beh, sì… c’è un po’ di disordine…
Gianrica: In confronto ad un bombardamento mi sembra tutto a posto.
Reno: (piccato) Ognuno ha il suo modo di fare!
Gianrica: …se vogliamo chiamarlo così…(cambiando discorso) Si sente meglio stamattina?
Fanny: Cos’è questa premura?
Reno: Un pochino, grazie; mi fa male la testa e mi sento ancora leggerm…
Gianrica: (tagliandogli la battuta) Immagino che abbia recuperato le forze!
Reno: Insomma…
Gianrica: (c.s.) Praticamente a posto, potremmo dire, no?
Reno: Beh, veramen…
Gianrica: (c.s.) Non avrebbe difficoltà, allora, ad aiutarmi a partire…
Fanny: Ah, ecco.
Reno: Sì, solo che mi sento ancora un po’ strano…
Gianrica: (c.s.) Lo credo, con quello che ha mandato giù…
Reno: Ehm, perché? Che ho mandato giù? (Fanny si siede all’altro lato del divano, attenta)
Gianrica: Ieri sera era proprio ridotto male. Al punto da farmi pena…
Fanny: …pensa un po’…
Gianrica: …così ho preso l’iniziativa di prepararle qualcosa di forte per cercare di riscaldarla…
Reno: Non ricordo niente…
Gianrica: (beffarda) Era praticamente svenuto.
Reno: Mi pare di aver sognato di bere olio bollente… mi fa ancora male la gola…
Gianrica: Non è stato facile farglielo bere tutto.
Reno: Tutto?
Gianrica: Fino all’ultima goccia.
Reno: Ma che roba era?
Gianrica: Un…cocktail di mia invenzione. Fatto con quello che c’era: Whisky, Sambuca, salsa worchester, aglio, peperoncino…
Fanny: Madonna, che schifezza!
Reno: Basta, basta così! (pausa) E la raucedine ha una spiegazione. (ci pensa su un momento) Come ho fatto ad arrivare al letto?
Gianrica: Ho dovuto pensare anche a questo.
Reno: Non mi dica…
Gianrica: L’ho dovuta trascinare.
Reno: Per le spalle…
Gianrica: Per i piedi.
Reno: Ah. (si porta la mano alla nuca) E immagino che sia per questo che…
Gianrica: Eh sì.
Reno: Sbattevo?
Gianrica: Da tutte le parti.
Fanny: (che finora è rimasta ad ascoltare ad occhi spalancati) Alla faccia della crocerossina!
Reno: (massaggiandosi la nuca) Quindi credo di doverla ringraziare anche per questo. Ma, e il pigiama?
Fanny: Già. Non mi dire!
Gianrica: Non potevo lasciarla con i vestiti umidi addosso.
Reno: E così…
Gianrica: Glieli ho tolti…
Fanny: Brutta maniaca…
Gianrica: …le ho fatto indossare il pigiama e l’ho infilata a letto.
Fanny: …viziosa, porca…
Reno: (a Fanny, infastidito) Basta, dài.
Fanny: …violentatrice, aguzzina…
Reno: (c.s.) Ti ho detto di smetterla.
Fanny: …vampira, sadica…
Reno: (c.s. , violentemente) Basta, ho detto!...ahi…(si porta la mano alla testa)
Fanny: (dopo un attimo di stordimento, sorpresa) Ah! Non mi hai mai parlato così! 
Reno: Non capisci che l’ha fatto per aiutarmi?
Fanny: (c.s.) …con cattiveria, livore…io…io…(e scoppia a piangere)
Reno: (commosso) No, non fare così…(l’abbraccia e comincia a confortarla cullandola, carezzandola) No, no…su, non capisci? In fin dei conti è stata solo gentile…mi ha visto in quelle condizioni e chiunque al posto suo avrebbe fatto lo stesso…
Fanny: (tra i singhiozzi) …non mi vuoi più bene…per niente…
Reno: Ma no, stai tranquilla… tranquilla, dài…
Gianrica: (che ha seguito tutta la scena a bocca aperta, tra sé) Dio mio! Parla da solo!
Fanny: (c.s.) …ti piace…più di me! (e piange più forte)
Reno: Che dici… Non l’ho nemmeno guardata…ti giuro, non so nemmeno di che colore sono i suoi occhi…(rivolto a Gianrica) Scusi,di che colore ha gli occhi, lei?
Gianrica: (attonita) …marroni…
Reno: Ecco, vedi, gliel’ho dovuto chiedere! Neanche lo sapevo…
Fanny: (c.s.) …lo fa apposta…per rubarti a me…
Reno: Che dici…ma l’hai vista? E’ brutta… insignificante…
Gianrica: (Debolmente) No!
Reno: ...E’ una serpe…una rompiscatole…
Gianrica: (c.s.) …non è vero…
Reno: …chi se la piglia quella?...nessuno la vuole…
Gianrica: (c.s.) …per favore…
Reno: ...camperà e morirà da sola…
Fanny: (tirando su col naso) …sicuro?...
Reno: Sicuro.
Gianrica: Noooo! (e scoppia a piangere accucciandosi a terra)

16.scena: Consolazione (stessi)
La situazione è la seguente: Gianrica piange inconsolabile, in un crescendo di angoscia, accucciata davanti alla porta della camera da letto; Fanny, ai singhiozzi di Gianrica converte gradualmente i propri sospiri in sorrisi,poi in risatine, quindi in vere e proprie sghignazzate trionfanti; Reno, tanto per cambiare, non capisce più niente: quella che piangeva ride e quella che ironizzava piange; inoltre la testa non ha smesso di fargli male.
Reno, stupito dal comportamento di Fanny e mosso da compassione per Gianrica, si alza e si avvicina alla donna.
Reno: (sfiorandole una spalla con la mano) Su, su, cosa c’è adesso? (Gianrica si sottrae al contatto e lamentandosi più forte) Cosa c’è, eh? Su, non faccia così. Si sistema tutto, vedrà…(a Fanny, che fa corrispondere ad ogni lamento di Gianrica una propria risata) Ma smettila, cavolo! 
Gianrica e Fanny lo guardano un istante, poi Gianrica scoppia a piangere più forte di prima e Fanny ride 
Reno: (disperato a Gianrica) No, no, no, mi dispiace, non ce l’avevo con lei…
Gianrica: (tra le lacrime) …e con chi…
Reno: Con l’altra. (Scoppio di pianto di Gianrica e sghignazzo di Fanny)
Scoppio di pianto di Gianrica e sghignazzo di Fanny
Reno: (a Gianrica, prendendola per le spalle) Mi creda è tutto un equivoco…
Gianrica: (spaventata, cercando di sottrarsi) Non mi tocchi, non mi tocchi!
Fanny: (facendole il verso) Non mi tocchi, non mi tocchi!
Reno: (rivolto a Fanny) Brutta cretina! 
Fanny gli fa il broncio e Gianrica lo guarda con gli occhi spalancati
Gianrica: (lentamente) Lei è pazzo.
Reno: No, davvero, lo so che le circostanze…
Gianrica: (c.s.) Lei è pazzo.
Reno: Mi rendo conto, ma deve credermi…
Gianrica: (c.s.) Lei è pazzo.
Fanny: (canzonando, come una bambina) S’è lotta, s’è lotta, lipete tutto quanto!
Reno: Le spiegherò tutto…
Gianrica: (c.s.) Lei è pazzo.
Reno: (scoppiando) E va bene, sono pazzo, completamente pazzo. Se non lo ero prima lo sono diventato adesso! (si alza e se ne va in camera. Si riaffaccia.) E andate a quel paese tutt’e due!
Buio

17.scena: Suvvia (Gianrica, poi Reno)
Luce
In scena Gianrica siede sul divano, miserevolmente avvolta in una coperta, scarmigliata, con lo sguardo fisso nel vuoto. 
Reno: (entrando dalla cucina con una tazza di tè caldo in mano) Come va? (Gianrica non risponde) Le ho portato una tazza di tè, bella calda. Vedrà, si sentirà meglio. 
pausa: Gianrica sembra non essersi accorta di niente; Reno si siede sulla sponda del divano
Reno: Senta, lo capisco: lei ce l’ha con me perché pensa che io l’abbia trattata male; magari è anche convinta che io sia un po’…sciroccato. (lieve movimento di Gianrica) Guardi che la capisco, al suo posto l’avrei pensata come lei; però a volte bisogna lasciare agli altri la possibilità di spiegarsi perché le cose possono essere diverse da quello che sembrano. (pausa) Mi segue? (Gianrica annuisce debolmente) Bene. Ora, vede, io vengo qui da lei con un ramoscello d’ulivo in mano…(Gianrica guarda la tazza di tè ancora in mano allo scrittore, poi guarda Reno, poi, con espressione più sconsolata di prima, torna a guardare davanti a sé) …Mi rendo conto che le circostanze non mi aiutano…Ma senta: lei è convinta che io sia schizofrenico, che abbia le visioni, che sia … che sia…
Gianrica: (assente) Pazzo…
Reno: Ehm…sì, va bene. A volte lo credo anch’io, ma le domando: se fossi pericoloso, furioso, sanguinario, mi presenterei da lei con una tazza di tè in mano? Eh? Mi guardi. (Gianrica torna a guardarlo) Davvero, dico, mi crede pericoloso? (Gianrica ci pensa un momento, poi, debolmente, fa segno di no) Almeno questo. E crede che io sia matto? (Gianrica annuisce) Non ha paura di me, no? (piccola pausa, poi Gianrica, tornando a guardare davanti a sé, facendo segno di no) E allora…
Gianrica: (piano) Di me.
Reno: Eh?
Gianrica: E’ di me che ho paura. (piccola pausa) Lei è fuori di cervello, non c’è dubbio, ma è alla mia vita che penso, non alla sua. (Reno non sa cosa dire e Gianrica prosegue) Prima (accennando col capo) lei mi ha fatto male…
Reno: Mi dispiace tanto, mi scuso…
Gianrica: …lasci stare. Mi ha detto delle cose cattive – anche se parlava con chissà chi o chissà cosa – però mi hanno ferito perché c’era della verità. Tanta, Troppa. Io…non so se raccontare certe cose…non la conosco…
Reno: Non si preoccupi, ormai credo che mi conosca molto meglio di tanti suoi amici, e (prevenendola) …diamoci del “tu”. Nessuna invadenza, se preferisce rimaniamo al “lei”, ma mi sembra che la situazione non sia molto…formale?
Gianrica: (abbozza un leggero sorriso ed annuisce) Va bene, come preferisce (cenno di Reno)…preferisci. (pausa) Vedi, la mia vita non è un gran che. A casa non mi aspetta nessuno e…nessuno mi ha mai aspettato con ansia nemmeno altrove. Come donna non sono mai stata così bella da essere cercata, né io l’ho mai voluto…Non che sia pentita: ho una casa, un lavoro…(si spegne)
Reno: (approfittando della pausa) Scusa se mi permetto, ma non mi sembri poi quel mostro che dici, ci sono donne molto meno avvenenti che…
Gianrica: Ma non è che m’importi molto, poi…In fondo io ho sempre avuto una sola passione: il mare. Mi ha sempre affascinata, fin quando ero bambina: coi pesci, le profondità, i colori… E così un bel giorno ho deciso che da grande avrei studiato tutto questo. Sono stata tenace. Non ho concesso a nulla e a nessuno di distrarmi. (pausa) Sono dieci anni che mi sono laureata in biologia marina. Dopo un breve contratto da fame, fatto solo per acquisire conoscenze, ho deciso di dare un taglio netto. Via dai miei. Me la cavo da sola. In sette anni ho fatto dieci lavori, tutti diversi e lontanissimi dal mare. Prima di trovarmi questo sono stata a spasso quattro mesi - e m’è anche andata bene -; per pagare l’affitto mi sono venduta tutto quello che potevo, anche i libri sui pesci; se avessi avuto l’appoggio, anche economico, di qualcuno, mi sarebbe pesato meno… Così, eccomi qui! Specializzata nel ramo “Fantasy”, solo perché con le mie conoscenze di biologia posso dare un minimo di senso ai mostri alieni che gli autori s’inventano; se tu immaginassi le fesserie che mi tocca mettere in discussione... Perciò figurati se m’importa qualcosa di quel che leggo. Anzi, guarda che a confronto con tutto ciò che ho letto negli ultimi tempi il tuo libro, almeno, è interessante…parla di qualcosa…di rapporti concreti tra persone…(con uno sguardo di scusa a Reno) Scusa. Devo averti annoiato.
Reno: Per niente.
Gianrica: Davvero?
Reno: Non scherzo. Anzi, vorrei che mi credessi se ti dico che trovo la tua storia…non banale.
Gianrica: (schernendosi) E’ solo uno sfogo in un brutto momento…
Reno: No, dico davvero. Ho avuto anch’io esperienze simili. E mi rendo conto della tensione che si prova ad aprire certe porte con la paura che si chiudano alle nostre spalle e non sia più possibile tornare indietro… almeno, per me è stato così…
Gianrica: No, no, anche per me…
Reno: Credo che sia la solitudine che gioca certi scherzi; se hai da fare, qualcosa su cui concentrarti, e intorno c’è qualcuno che ti distrae, non ci riesci. Voglio dire, non si riesce a entrare nel sentiero, non so se mi spiego…
Gianrica: Proprio così.
Pausa. I due si guardano, sorpresi dell’improvvisa, spontanea, intimità. Si sorridono.
Gianrica: Chi l’avrebbe detto.
Reno: Già. (uscendo dal momento) E, scusa se te lo chiedo, la mia solitudine si spiega con il lavoro che faccio – certo, ho il carattere che ho - … ma…tu, la tua solitudine…come mai…
Gianrica: (vagamente sulla difensiva) Perché, una donna non può decidere la propria vita senza la guida e la tutela di un omaccione che la protegga? 
Reno: Mai dubitato. Non intendevo in quel senso.
Gianrica: (lo guarda negli occhi, poi) Scusa. Sai, di solito di certe cose non riesco a parlare con un uomo senza credere che lui abbia un secondo fine.
Reno: (ricambiando lo sguardo) Nessun problema. Se vuoi parliamo d’altro.
Gianrica: (dopo un momento, distogliendo lo sguardo) Non c’è molto da dire: sono una persona orgogliosa. Te ne sarai accorto. (lieve sorriso di Reno) Non ha funzionato quasi mai. (pausa) Mai. Ogni volta che avrei potuto…Mi sono sempre fermata davanti a quel dubbio sul secondo fine, sulle reali intenzioni…Il frutto proibito! (scuotendosi) Mah! Vorrà dire che è destino che lasci questo pianeta senza lasciare tracce…
Reno: Che pessimismo!
Gianrica: Te l’ho detto, è un momentaccio.
Reno: Allora benvenuta nel club dei “solitari”.
Gianrica: (lo guarda esitando, poi:) Per dire la verità tu non mi sei sembrato tanto solo…
Reno: Io? (imbarazzato) Ah, già. E’ che…ecco…vedi…in questo periodo io…sono un po’ meno solo del solito.
Gianrica: Non volevo metterti in difficoltà…
Reno: No, è soltanto un po’ difficile da spiegare.
Gianrica: Non fa niente…
Reno: No, vorrei raccontarti…il problema è che non so da dove cominciare…
Gianrica: Anch’io delle volte parlo con me stessa…Magari non mi abbraccio…(pausa) Ma è intermittente?
Reno: Cosa?
Gianrica: La tua…”compagnia”.
Reno: Perché?
Gianrica: Negli ultimi minuti mi sembra che tu … sì, insomma, sia stato abbastanza … ”normale”, diciamo…
Reno: In che senso?
Gianrica: “Nessun problema. Se vuoi parliamo d’altro.”
Reno: No, no, parliamone…parliamone, ti dirò tutto (raccoglie le idee, poi:) Ecco…(Si ode un rumore dalla cucina. Reno si arresta) Che cos’era?
Gianrica: Cosa?
Reno: Quel rumore.
Gianrica: Non ho sentito nulla, mi sarà sfuggito. 
Il rumore si sente di nuovo, due volte.
Reno: Eccolo, di nuovo, l’hai sentito adesso?
Gianrica: (guardandolo intensamente) No. Vuoi parlarmene?
Reno: Tu non l’hai…
Il rumore si ripete come se qualcuno stesse bussando in cucina. Reno, agitato, si volta, poi coglie lo sguardo mesto di Gianrica e si ferma a guardarla
Gianrica: Scusami, devo andare in bagno. (si avvia. Prima di entrare in bagno si ferma) Grazie per il tè…e per tutto il resto. (esce)
Reno si accorge solo adesso di avere ancora in mano la tazza di tè, si alza e va in cucina.


18.scena: Gelosia (Fanny e Reno)
Dalla cucina viene il rumore delle voci di Reno e Fanny. La voce della donna è eccitata: protesta per qualcosa, mentre lo scrittore cerca di calmarla.
Fanny: (Fa irruzione nella stanza; sul poco di cui è vestita indossa un grembiule. Mentre parla cerca di togliersi di dosso polvere e ragnatele di cui è sporca) Che schifo! Sono indignata!
Reno: (andandole dietro cercando di calmarla. Parla preoccupato di non alzare troppo la voce, per evitare che Gianrica senta) Ma cara, io non capisco…
Fanny: Ah non capisci ?! Una può anche crepare di asfissia e – sput!- di avvelenamento, tanto tu non ti accorgi di niente e di nessuno!
Reno: Ma come potevo sapere che …
Fanny: (volgendosi come una vipera, inveendo a mitraglia)…che un deficiente mi aveva chiusa in uno sgabuzzino? Non potevi! Perché a te, di me, non te ne frega un accidente! Sai solo fare domande idiote. E naturalmente cercarmi non se ne parla. Il signorino ha le sue occupazioni e quando gioca coi soldatini guai a disturbarlo! Meglio crepare in pace, masticare polvere e ragnatele…Aaaah! Guarda i miei capelli: i miei capelli! 
Reno: Fanny, scusa, ma come ci sei finita lì dentro?
Fanny: Perché io non penso solo a me stessa, io. Mi ero sistemata grembiule e crestina perché…perché…(con rabbia) Perché volevo fare un giochino nuovo con te, ecco perché!
Reno: (stordito) Che giochino?
Fanny: Quello della camerierina e del cuoco grosso e porcaccione, ecco quale! Ma tu non ti sei nemmeno accorto che ti ero vicina; eri tutto preso a preparare un tè per quella…per quella…
Reno: Per favore…
Fanny: …per quella…(bloccandosi all’improvviso) A proposito, dov’è? (d’un tratto raggiante e grata) Non mi dire! L’hai sbolognata!?!
Reno: N…no. Sta in bagno, adesso.
Fanny: (furente) Ah, sì? (corre a strillare davanti alla porta del bagno) Che ti prenda un accidente, brutta invadente che non sei altro! Impiccati con la carta igienica! Ti pigliasse la cacarel…
Reno: Smettila, Fanny! (trascinandola via da lì) Capisco che sei nervosa, ma Gianrica non c’entra niente con quello che ti è successo. Calmati, dài. 
Fanny: (minacciandolo con un dito) Tu non prendere, le sue difese, hai capito? E’ grazie a lei che ti sei distratto e hai fatto quello che hai fatto. A me. A me! Anzi, sai cosa ti dico? Appena esce la prendi e la chiudi nella tana dei ragni, come hai fatto con me, ma stavolta butti la chiave!
Reno: Ma che vai dicendo…
Fanny: (gridandogli in faccia) O fai quello che ti chiedo, o me ne vado!
Reno: (a tono) Fa come ti pare, basta che la pianti!
Gianrica: (dal bagno, allegramente) Mi hai chiamato?
Fanny: …hai?...
Reno: (ad alta voce) No, niente. Ho…sbattuto ad una sedia.
Gianrica: (c.s.) Se vuoi quando esco ti ci do un’occhiata.
Reno: (imbarazzato da Fanny che gli si è avvicinata scrutandolo) Ah…sì, grazie…poi vediamo; fai con calma.
Gianrica: (c.s.) Tra poco esco. Ciao.
Reno: ..Ciao…
Fanny: (dopo un momento di tensione) “Ciao”?
Reno: (imbarazzato)Ehm…sì. Perché?
Fanny: Da quando l’Abominevole è diventata umanoide?
Reno: Ma no, è una persona normale…
Fanny: E cos’è tutta questa confidenza? Dal “lei” al “tu”…?
Reno: …beh, dopotutto…
Fanny: “Ciao”, “ti ci do un’occhiata”…che intende per “occhiata”? Cosa intenderebbe mettersi a guardare, quella?
Reno: Fanny, se non fosse ridicolo, direi che sei gelosa.
Fanny: E’ ridicolo? Ridi, allora! 
Reno: Dài…
Fanny: No. Io voglio sapere cosa avete combinato mentre ero chiusa là dentro!
Reno: Che dovevamo combinare?
Fanny: Ora che ci penso. Tu mi hai chiuso là dentro apposta. Sì! L’hai fatto apposta! Non mi volevi in giro mentre trescavi con Lucrezia Borgia!
Reno: Ma che ti viene in mente…(cerca di metterle le mani sulle spalle)
Fanny: (si divincola) Non toccarmi, brutto porco pervertito! Ti piacciono brutte e malriuscite? Tienitele! Non mi meriti! Meglio i ragni della soffitta! (e se ne va, regale, alle scale che portano in soffitta)


19.scena: Come stai? (Reno e Gianrica)
Gianrica: (rientra dal bagno; si è pettinata e truccata) Come stai?
Reno: Bene…bene…
Gianrica: Che hai? Sembri sconvolto.
Reno: Niente…niente…stavo… cercando una cosa e mi sono innervosito…
Gianrica: Vuoi farmi vedere dove ti sei fatto male?
Reno: Lascia stare…non mi fa più male…
Gianrica: Mio nonno disse lo stesso, lì per lì, dopo aver perso la mano. Dopo, però…
Reno: (divertito) Che famiglia! E da allora tutti col moncherino!
Gianrica: Per fortuna aveva già generato mio padre, altrimenti non si sa cosa avrebbero potuto combinare i geni.(pausa) L’ereditarietà è una brutta bestia, lo sai?
Reno: Già, tu sei una biologa…
Gianrica: Ed anche vivandiera di Mac Donald’s, rappresentante di pentole, bibliotecaria, traslocatrice…
Reno: Hai lavorato anche nei traslochi?
Gianrica: Uno solo. Il mio. Ma da allora l’ho sempre inserito nel curriculum. E’ stata una sfacchinata!
Reno: Nient’altro?
Gianrica: Poca roba: veterinaria, centralinista e lettrice di manoscritti.
Reno: Veterinaria?
Gianrica: Lavavo i cani. E’ stato l’unico periodo in cui ho lavorato con clienti capaci di mostrare riconoscenza. All’inizio del trattamento non molto, ma alla fine mi ringraziavano tutti.
Reno: E perché non hai continuato?
Gianrica: Perché il veterinario era un porco.
Reno: Peccato, era pur sempre un lavoro che aveva a che fare con gli animali.
Gianrica: Già. (pausa) Ma a me piacciono gli ambienti marini…I pesci, le piante, i cetacei…i grandi fondali…i microambienti…Solo la fantasia e la curiosità pongono limiti.
Reno: (sedendosi sul divano e, con ciò, invitandola a fare altrettanto) Perché non mi racconti qualcosa? Una storia del mare.
Gianrica: (schernendosi) Io? Non sono una divulgatrice. Mi piace il mare, tutto qui. 
Reno: Eppure io sono convinto che non sai essere noiosa. Dài, racconta qualcosa.
Gianrica: Ma…non so…cosa vorresti sapere?
Reno: Vediamo. Qual è l’animale più spaventoso da incontrare sott’acqua, secondo te? Un autentico alieno.
Gianrica: (si siede sul divano) Beh, dunque…mi pare che siano due domande, ben differenti. Secondo me non esistono creature spaventose. Pericolose sì. Sorprendenti, magari. Ma hanno tutte le loro regole di convivenza con l’ambiente che le circonda, più o meno come quelle della terraferma, con la differenza che dispongono di una terza dimensione, l’alto - basso, che per noi terricoli non esiste. Mmm, l’argomento è grosso assai…
Reno: Ho tempo…
Gianrica: Prima, allora, la seconda domanda. Per me un animale che potresti definire alieno, almeno da un punto di vista superficiale, ma sostanziale, è il Polpo. Sì, è…diversissimo da noi. Il corpo? Non ce l’ha. Il cervello? E’ enorme, rispetto al corpo. Ha gli arti? Otto, ti bastano? E non ha praticamente scheletro; è davvero tutto muscoli!
Reno: Un fusto insomma!
Gianrica: E puoi vederlo volare nell’acqua come un jet, lungo e affusolato. Oppure diventare un enorme ombrello che ti si chiude sopra inesorabile!
Reno: Un ombrello?
Gianrica: Sì, guarda! 


20.scena: Mal di schiena (stessi più Fanny)
Si alza e va a porsi dietro di lui. Contemporaneamente Fanny è rientrata e si pone in un angolo oscuro, dove Reno non può vederla.
Gianrica: (abbraccia Reno da dietro e sopra, con mossa ampia, stringendolo forte) Così, vedi? E non scappi più.
Fanny: (acida) Ci credo!
Gianrica: (Reno s’irrigidisce) Che c’è? Qualcosa non va?
Fanny: Se rimani così per lui va tutto benissimo. Te lo assicuro io.
Reno: (imbarazzato, cercando con cautela di sciogliersi dall’abbraccio della donna)Scusa…
Gianrica: (raddrizzandosi) Non capisco.
Fanny: Lui invece sì!
Reno: (rialzandosi) No… è che…
Gianrica: (di colpo insicura) Ho fatto qualcosa di male?
Reno: E’ la schiena…dopo un po’ che sto sul divano…in certe posizioni…
Fanny: Eh, già…in certe posizioni…
Gianrica: (c.s.) Cosa ho sbagliato, dimmelo!
Reno: Nulla, è che a sentir parlare tanto di mare, di acqua, mi sono accorto di aver sete, e allora…(fa per dirigersi verso la cucina)
Gianrica: (apprensiva) Oh, che sciocca, esci da una terribile infreddatura, avrai le membra irrigidite, sarai anche disidratato… Vado io. Ti faccio un bel tè?
Reno: Lascia, faccio da me…
Gianrica: (gli si oppone) No no no, ci penso io. Tu stattene sul divano, in una posizione bella comoda. Torno subito. (esce)

21.scena: Cosa ci trovi? (Reno e Fanny)
Fanny: Sei terribile, eh? Non ti si può lasciare solo un momento…
Reno: (preoccupato di tenere bassa la voce) Senti Fanny, non è come credi…
Fanny: Io non credo niente. Guardo…vedo…
Reno: Stai traendo delle conclusioni sbagliate.
Fanny: …L’unica cosa che non capisco è: cosa ci trovi in lei?
Reno: Ma perché devi mettere le cose su questo piano…Se ti dico…
Fanny: Davvero, sai? (accennando alle proprie curve) Cos’ha quella più di me?
Gianrica: (dalla cucina) Scusa, dove sta il tè?.
Reno: Nel primo pensile! (a Fanny) Ecco, vedi? Lei cerca il tè, mette l’acqua sul fuoco, tra poco sarà qui con una tazza in mano…
Fanny: (avvicinandoglisi provocante) Perché, io non so essere premurosa con te?
Reno: Sì…sì, beh…
Fanny: (sfilandosi il grembiulino, come in uno spogliarello) Io non mi preoccupo dei tuoi desideri?
Reno: …sì, ma…è un po’ diverso.
Fanny: (stringendolo a sé) Ma certo che lo è.
Reno: (con affanno) Per favore, Fanny, per favore!
Fanny: (finta ingenua) Qualcosa non va?
Reno: Può essere qui da un momento all’altro.
Fanny: (si alza prendendolo per una mano e tirandolo su ) Se è solo per questo...(lo tira verso la camera)
Gianrica: (entra con un tovagliolo ed una zuccheriera; Reno s’immobilizza) L’acqua è sul fuoco; il tè sarà pronto tra pochissimo. (accorgendosi che lui è in piedi) Ma…dove, vai? Dovresti restartene sdraiato.
Reno: Vado un momento in camera… a mettermi addosso qualcosa di caldo.
Fanny: Di molto caldo.
Gianrica: Giusto, certo. Fai con comodo; quando uscirai troverai il tè bello pronto.
Con uno strattone deciso Fanny se lo porta in camera da letto

22.scena: Nell’attesa (Gianrica)
Gianrica posa le cose sul tavolinetto del computer. Non sa che fare. Un’occhiata alla porta della camera. Un pensiero. Poi lo sguardo le torna al computer: tanto vale ridare un’occhiata. Stacca la spina che collega il computer al muro, rimette il tavolinetto davanti al divano, accende e si mette a leggere. Dalle espressioni e dai gesti si capisce che si trova a leggere un passaggio particolarmente “caldo”. La donna non riesce ad evitare d’immedesimarsi: il fiato corto, la mano sul collo, sul viso, il corpo fremente. D’un tratto torna in sé.
Gianrica: Il tè!
Si alza e va di fretta verso la cucina, ma prima di uscire torna indietro, spegne e chiude il computer, poi, con un ultimo sguardo alla camera da letto, va in cucina aggiustandosi i capelli.

23.scena: Non hai mai fatto così (Gianrica più Reno e Fanny)
Reno rientra scuro in volto e si lascia cadere ad un estremo del divano. Dopo di lui entra anche Fanny imbronciata andandosi a sedere all’estremo opposto a braccia incrociate. Non si guardano.
Fanny: Non hai mai fatto così.
Reno: Per tutto c’è una prima volta.
Fanny: Sei stato brutale e poi…
Reno: Va come va….
Fanny: (lo guarda) Non funzioni più?
Reno: Può darsi.
Fanny: Oppure sono io a non funzionare?
Reno: Mah. Non credo.
Pausa 
Fanny: (Lentamente) E’ tutta colpa sua. (Reno non replica) E’ così, vero? Ti sta facendo qualcosa. Zitta zitta, acqua cheta, sta cambiando le cose. E’ così, eh?
Reno: Se ti fa piacere.
Fanny: Ma che cosa?
Reno: (dopo una pausa) Ho cercato di dirtelo. Guarda il tavolino del computer: cosa vedi?
Fanny: Il computer.
Reno: Poi?
Fanny: Un tovagliolo, una zuccheriera…e allora?
Reno: Ecco la differenza.
Fanny: Non ho capito.
Reno: Lei…è meno attraente di te, ha meno curve, non corrisponde al mio ideale di donna…
Fanny: …non ci vai a letto…
Reno: Non lo so, ma anche se non fosse: lei è vera. Esiste.
Fanny: …è meglio di me…
Reno: Il problema non è se lei sia meglio o peggio. E’ diversa, ma in modo non paragonabile.
Fanny: Io farò di tutto per riconquistarti…
Reno: Sai bene di non averne bisogno.
Fanny: …lotterò, ti renderò la vita impossibile!
Reno: Spero proprio di no.
Fanny: Altrimenti? Eh? Altrimenti che fai, eh?

24.scena: Non insistere (Gianrica più Reno e Fanny)
Gianrica rientra con una tazza di tè fumante in mano. 
Gianrica: (porgendo la tazza a Reno e sedendosi sul divano tra Reno e Fanny) Ecco qua; vedrai che ti sentirai meglio. Sei fortunato; so fare poche cose, ma il tè è fra queste. Purtroppo non ho trovato né latte né limone, comunque dovrebbe andare.
Fanny: Attento!
Reno: Grazie…Accidenti, scotta davvero!
Gianrica: Sì, attento, dovevo avvertirti, è bollente. Vuoi che ti ci metta lo zucchero?
Fanny: Lo vedi? Te l’ha fatto apposta!
Reno: No, grazie, 
Gianrica: Come ti senti?
Fanny: Che falsa!
Reno: Un po’ meglio.
Gianrica: Ti fa male ancora?
Fanny: Ha in mente una cosa sola!
Reno: Non è detto.
Gianrica: Nel senso che hai ancora dolore?
Fanny: Bugiarda ipocrita insidiosa strega…
Reno: (si volta con decisione per interrompere Fanny) Senti…
Reno s’interrompe trovandosi faccia a faccia con Gianrica. Si guardano. Fanny, da dietro la donna, cerca di capire cosa succeda. Gianrica abbassa la testa, si toglie gli occhiali e la rialza. Reno si trova a fissare i suoi occhi.
Reno: (sorpreso) Hai degli occhi bellissimi!
Gianrica: (arrossendo) Grazie.
Fanny: No.
Reno: Non me n’ero mai accorto.
Fanny: Non ci cascare.
Gianrica: Gli occhiali…
Reno: Non ti valorizzano.
Gianrica: Dici?
Fanny: Attento!
Reno: Certo. Dovresti cambiare montatura.
Gianrica: Io…non so scegliere…
Fanny: E’ una trappola!
Reno: Potrei aiutarti io.
Gianrica: Lo faresti?
Reno: Volentieri.
Gianrica: Davvero?
Reno: Certo. Poi, se posso…(allunga una mano ai suoi capelli; Gianrica lascia fare) Penso che se facessi qualcosa per i capelli…così…
Gianrica annulla la distanza tra le loro labbra
Fanny: (inveisce, mentre Reno con la mano che cinge le spalle di Gianrica cerca di tenerla lontana) Ah! Puttana! Brutta troia maledetta! Mollalo subito! E tu (aggrappandosi alla mano di Reno e tirandola) lasciala! Lasciala! Lasciala, ho detto!

25.scena: Chi l’ha detto che tre è il numero perfetto? (stessi più Marito)
Reno divincola la mano e schiocca le dita
Fanny: (sorpresa) Eh?
Gianrica: (staccandosi un momento) Vuoi qualcosa?
Reno: (riattirandola a sé) Lo stesso di prima, cameriere.
Fanny: (ricominciando come prima) Ma allora sei tu! Sei tu! Toglile queste mani di dosso! Hai capito? Toglile queste mani…
Marito: Amore?!?!
Dalla porta della soffitta emerge un ometto vestito da ragioniere fine ‘800, con baffetti a punta, bombetta ed ombrello al braccio. Dice solo “Amore” e “Tesoro” in tutte le sfumature possibili.
Fanny: (volgendosi a guardarlo) Chi è?
Marito: (un passo avanti) Tesoro?!?!
Fanny: (sorpresa) Cielo, mio marito!
Marito: Amore!
Fanny: (si alza dal divano) Ehm, tu qui, caro?
Marito: Tesoro!
Per sfuggirgli comincia a girare intorno al divano sempre più veloce seguita dappresso dal Marito mentre a Reno viene da ridere.
Fanny: No no no, tu non devi stare qui, non puoi esserci, cosa ci fai? Tornatene via! Vai via! Vattene in ufficio. Non ce l’hai una riunione?…
Marito: Amore! Tesoro! Amore! Tesoro!
I coniugi infilano la porta della soffitta.
Gianrica: (senza uscire dall’abbraccio)Perché ridi?
Reno: Perché…perché…perché mi sento bene.
Gianrica: Non hai più mal di schiena?
Reno: No. Tutta un’altra cosa.
Gianrica: (pausa) La stessa che penso io?
Reno: (si alza tenendola per le mani) Può darsi.
Gianrica: (si alza anch’essa, timida) Non vorrai…
Reno: (tirandola verso la camera) Non vorrò…
La luce sfuma sui due che entrano in camera da letto

26.scena: Commiato (Reno, poi Fanny e Marito, poi Gianrica)
Gianrica entra dalla camera da letto; come pigiama indossa una camicia di Reno che le fa da camicia da notte corta. Si affaccia alla cucina da cui viene la vivace luce del nuovo mattino. Si stira: è distesa e tranquilla. Con un sorriso beato va in bagno. Dopo un minimo intervallo dalla camera esce Reno in pigiama. Dà un’occhiata in giro, si gratta la testa, sbadiglia, poi si gira per entrare in bagno, ma la porta non si apre.
Gianrica: (dal bagno) Occupato! 
Reno: (ad alta voce) Scusa! (tra sé, canticchiando) Il bagno è occupato! Il bagno è occupato! E fuori me ne resterò! (ad alta voce) Hai dormito bene? 
Gianrica: (c.s.) Benissimo! 
Reno: Fai con calma. Vuoi che ti prepari la colazione?
Gianrica: (c.s.) Se vuoi! Grazie!
Canticchiando Reno fa per andare in cucina, quando, voltandosi, vede uscire dalla porta della soffitta Fanny, vestita per uscire, ed il Marito. Senza che Reno se ne accorga, Gianrica è uscita dal bagno con un asciugamano tra le mani; starebbe per dire qualcosa, ma si trattiene e rimane a guardare. Fanny si fa avanti sino a metà scena. Reno la raggiunge. Si guardano.
Marito: Tesoro?
Fanny si volta ed annuisce. Reno pure lo guarda. Il Marito, sorridendo, saluta togliendosi il cappello con un lieve cenno della testa; Reno fa altrettanto. Il Marito si rimette il cappello.
Marito: (rivolto a Fanny, accennando col capo alle scale d’uscita) Amore?! 
Fanny annuisce ancora. Il Marito esce. Tornano a guardarsi con affetto.
Reno: Ti ringr…(un cenno di Fanny lo blocca)
Fanny: L’amore non è un dono. Tu mi hai dato tanto, io pure. Non avanza niente.
Reno: (pausa) Non so se ci rivedremo.
Fanny: Ci siamo visti…(con un lieve sorriso) eccetera. Cosa vuoi di più?
Reno annuisce. Le prende le mani, gliele bacia; lei, con un dito sotto il mento gli riporta su il viso; si baciano brevemente. Lei si distacca e s’incammina verso l’uscita. Dopo un ultimo sguardo esce. 

27.scena: Epilogo (Reno e Gianrica)
Reno prende un respiro profondo, riflessivo, e non sente che Gianrica lo ha raggiunto alle spalle; ella gli pone una mano su una spalla e Reno trasale leggermente. Si volta; fa per parlare, ma Gianrica lo blocca mettendogli un dito sulle labbra. Poi lo bacia abbracciandolo, ricambiata. 
Gianrica: (staccandosi) Ho passato una notte bellissima.
Reno: Che coincidenza: anch’io. (la bacia, poi si distacca con espressione seria) Senti, devo raccontarti una cosa.
Gianrica: (con un lieve sorriso) E’ una nuova storia?
Reno: In un certo senso…
Gianrica: Non vedo l’ora che me la racconti. Ma prima…
Gianrica lo porta sul divano, davanti al computer; lo accende.
Gianrica: …prima dobbiamo completare questa.
Reno: Cos’hai in mente? Qualcosa di diverso?
Gianrica: Ah, guarda: per adesso mi va benissimo continuare sullo stesso tono. 
Reno: Davvero?
Gianrica: Anzi! (con complicità) Anzi… Solo che…
Reno: …che?
Gianrica: Che ne diresti di trasportare il seguito della vicenda in un’ambientazione diversa.
Reno: Di che tipo? Ah, ho capito! Sul tipo: palme…
Gianrica: …pesciolini…
Reno: …spiagge deserte…
Gianrica: …alghe ondeggianti…
Reno: …noci di cocco…
Gianrica: …delfini…
Reno: …foreste lussureggianti…
Gianrica: …mante dalle ali infinite…
La luce sfuma sui due innamorati.


Sipario