I SETTE VIZI (più uno)

Atto unico visionario di

Antonio  Sapienza



Personaggi:

Gigi…………………………………………………………..il pittore
Beba …………………………………………………………la modella
Amalia………………………………………………………..la collezionista

E, poi, i sette vizi, rappresentati da figure femminili che si alternano di volta in volta, e che possono essere rappresentate, con opportuni costumi, da una sola attrice.


La trama:
Un pittore riceve l’incarico di dipingere i sette vizi capitali. Egli propone alla sua modella e amante di posare per tutti e sette i vizi. La ragazza accetta, Ma, non appena l’artista si pone all’opera, ecco che dall’oscurità emerge una figura misteriosa: è un vizio che parla in nome dei suoi compagni. Così s’innesta una vicenda misteriosa con i vizi, i quali ad uno ad uno, vengono a visitare l’artista o la modella, cercando di corromperli affinchè dispongono che il vizio che rappresentano risulti come miglior dipinto (la vanagloria). Ma poi irrompe la vulcanica collezionista.


Catania, 1985- prima stesura; poi smarrita e ritrovata in frammenti; quindi ripresa e completata in Sant’Alessio Siculo, luglio 2021.


Sulla scena è stato ricostruito lo studio di un pittore: Vetrata a sinistra, porta a destra, cavalletto vicino alla vetrata, poi una sedia e in tavolinetto, un piccolo paravento nei pressi della porta.  In scena c’è Gigi un giovane pittore, dietro il paravento s’intravvede una ragazza giovanissima, Beba, che si prepara per posare. La luce è sul cavalletto, il paravento è semibuio, il resto è buio.
Tutta la commedia sarà illuminata e con commento musicale adeguato per cui tutto lo svolgimento delle scene dei  vizi, dovrà avvenire come in un sogno o in trance; tranne la scena finale con l’entrata di Amalia.
Musica iniziale e luci che riprendono su Beba, quindi si allargano su Gigi.  

Beba- Gigi, parlami d’amore.-
Gigi- Ora? Devo lavorare.-
Beba- Ti prego, mi piace ascoltare le tue parole d’amore. Su dai. (intanto esce dal paravento, è in bichini).-
Gigi- (ammirandola) Come sei bella.-
Beba- Non mi basta. Dillo in poesia.-
Gigi- (riflettendo) D’accordo. Senti se ti piace:
Bebebè, voglio bene solo a te,
Bobobò, io per sempre t’amerò,
Bibibì, ti dirò ancor di sì,
Bababà, te lo giuro là per là,
Bububù, tutto questo su per giù. Attacca tu.-
Beba- (che non aveva gradito l’ultimo verso) Io? Si, attacco però con le consonanti:
B, come bastardo,
C come cornuto,
D come deficiente,
F come fesso…-
Gigi. – (fermandola col gesto) Esagerata. (ridendo) Sai qual è la mia effe?-
Beba- Dillo, dillo pure (con sopportazione).-
Gigi- Effe come fiorellino mio! (s’avvicina e fa il gesto di toccarla nella parte intima).-
Beba- (scansandosi civettuola) E no! Uffa! Oggi no! Mi hai offesa. E me ne vado. (corre verso il paravento, prende l’abito, lo indossa velocemente ed esce).
Gigi- Ma dai, si scherzava…amore, amore…(insegue la ragazza fino alla soglia, poi, quando sarà uscita, malinconicamente va verso il cavalletto, prende la tavolozza, un pennello, sta per iniziare a dipingere, poi con stizza getta tutto a terra.)
Ho ricevuto un incarico prestigioso da parte di un committente eccezionale: dipingere i vizi capitali e lei accetta di far da modella ma poi mi si mette contro con le sue fisime. Ci vogliamo bene, perbacco, ma il lavoro è lavoro. (con irritazione)Ecco, ora non so più reggere il pennello, per la collera mi tremano le mani. Accidenti accidentaccio. (poi tutto diventerà misterioso, avvolgendo Gigi e Beba in un’atmosfera irreale. Dal buio emerge una figura femminile, avvolta in un mantello scuro, che avanza verso Gigi, il quale la contempla sbigottito. Musica adatta. E’ l’Ira

Gigi – E tu chi sei, da dove sbuchi, chi ti ha chiamata, cosa vuoi?-
Ira- Io sono l’Ira, vengo dal nulla, mi hai chiamata tu, con la tua stizza, e voglio un… diciamo così… un favore.-
Gigi- Io un favore a te? Mai!-
Ira- Troppo in fretta hai detto mai. Per me significa: parliamone.-
Gigi- Per te…-
Ira- Già, per me. Senti carino, io e le mie sorelle – che insieme componiamo i vizi capitali- osservando te e la tua modella, abbiamo scommesso che di noi è il vizio più forte che ti domina… no non rispondere, è la verità! Noi vi dominiamo! Noi vi possediamo! Noi di guidiamo! Ora quello che ti chiedo è di proclamarmi tuo vizio dominante e dipingimi nel modo migliore, e che le mie sorelle schiattino pure.-
Gigi- Senti, io non so che sei e non m’importa delle tue sorelle, non so da dove spunti, ma so dove andrai.-
Ira- Dove, se posso chiedertelo.-
Gigi- Andrai dritta dritta a fare in culo! (detto con fermezza e asprezza, facendo segno verso l’uscita) .-
Ira- Avete udito sorelle mie? Ecco chi possiede questo baldo giovane: Io! Lo posseggo! Avete visto l’ira come gli sprizza dagli occhi? Avete notato il suo gesto? Avete ancora dubbi? Eh, ditelo!-   

Cambio di musica e di luci. Esce l’Ira ed entra la Gola.

Gola- (ridendo sguaiatamente) Ah, ah, ah. Sarebbe tutto tuo. Ma la là, dove ti ha detto di andare dopo fa questo giovanotto. Egli è mio. E’ stato sempre mio. Io l’ho posseduto e lo posseggo ancora. Che ne sapete voi della sua ingordigia?  Che ne sapete dei suoi più nascosti appetiti? Egli non si sfama né si sfamerà mai! Avete capito bene? (poi a Gigi) Gigi, Gigi mio, come sono stupide le mie sorelle. Io invece ti conosco bene. Io ti ho visto sbavare di fronte alle pietanze, io ti ho visto  accaparrare il cibo. Ma si, dai, non essere timoroso, ammettilo. Vedi, un solo uomo per noi è meno che niente è nulla. Io, con te,  potrei ritenermi soddisfatta. Ma non è così perché voglio di più, sempre di più. La fame e la miseria posseggono tre quarti dell’umanità e sono i miei più fidati seguaci. Noi le tragedie, i flagelli, e le ecatombe le commettiamo in silenzio, con riservatezza, senza clamori, affamando i popoli, prostrandoli col solo desiderio del cibo. Ma ti assicuro, ti assicuro che io non sono meno efficace, meno tristo di quelle strombazzate ai quattro venti degli altri Vizi, te compreso.-
Gigi- Tu non hai capito un bel nulla di me. Si, sono goloso, ma non tanto quanto pensi tu. Fai pure la gradassa, ma con me non attacca. Io il cibo lo gusto, lo assaporo e lo rispetto. Ed ora vai via, scompari dalla mia vista. Vai!-

Cambio della musica, e delle luci. Esce la Gola ed entra l’Accidia.

Accidia- Avete visto? Avete visto tutte care sorelle? (poi a Gigi suadente) Vedi caro, ora altri interessi hai in serbo, ma nonostante tutto penso che qualcosa del passato ti sia rimasto; qualcosa di quel periodo che oserei definire illuminato, e profondamente radicato nel tuo essere. Ebbene scaviamo dentro di te, tiriamo fuori la tua prima vocazione, mettiamo a frutto la tua primitiva intuizione di vita accidiosa. Non dare retta alle mie sorelle perché sono bugiarde e frivole e che ti possono portare alla completa rovina. Ma lasciati andare a me che ti do la calma, la rilassatezza, il riposo. Affidati a me e non te ne pentirai. L’indolenza fa parte di te, anzi è la parte migliore di te. Sono il tuo vizio principe.-
Gigi- Ah principessa, io devo lavorare, vedi d’andartene, perché mi hai rotto le scatole con le tue lagne. Io sono un uomo libero. Libero! Hai capito? Ed ora march! (indica la porta).-

Cambio di musica e di luci. Entra la Superbia.

Superbia- (altezzosa) Mi dispiace, mi dispiace proprio dovermi misurare con un grande artista quale sei tu, Gigi. Ma sono le circostanze che ci portano l’uno di fronte all’altro. La mia ammirazione per te e la tua Arte è fuori discussione. Tutto al più potrei obiettare sulla tua personalità; come dire, ecco sulla tua persona come privato. Insomma come un uomo qualsiasi. Ma come scindere le due cose, i due sentimenti? E’ difficile, molto difficile. Da quando sono in questo studio, sono rimasta ore ed ore in contemplazione davanti ai tuoi dipinti. Non ultimi i ritratti delle mie sorelle minori e ho sempre sentito nell’intimo un brivido di commozione che spesso mi ha fatto gridare alla natura: ma perchè questo genio non è conosciuto dal mondo intero? Ecco Gigi il mondo intero è la tua dimora. Lì ti dovrai stabilire, e lì dovrai ricevere gli onori che merita la tua geniale arte.-
Gigi - Tu mi stai adulando.-
Superbia - Io adulare te? Ma lo sai che sono la Superbia? E come potrei adulare un altro soggetto che non sia me stessa? Suvvia, non essere modesto, con me non attacca. Le qualità sono indiscutibili e non sono possedute da tutti indiscriminatamente, ma solo da pochi. Gli Illuminati, i Geni, i Condottieri. E tu sei uno di loro.  Ma dimmi cos’hai tu da spartire con gli altri comuni mortali? Perché lo sai, vero? lo sai che tu sei immortale. Ti vivrai nel corso dei secoli attraverso la tua genialità. Cos’è dunque questa confidenza con la tua umile…modella? Cos’è questa famigliarità col tuo mercante? E il prezzo dei tuoi capolavori perchè non lo adegui ai suoi reali valori?  Pensaci.-
Gigi -Si, è vero, qualche volta ci ho pensato, ma sono stato sempre sconsigliato dal farlo: per motivi di mercato…soprattutto per l’accesso del popolano alla mia arte. In fondo svolgo un’azione sociale e culturale non comune… e … a pensarci bene… sono il solo ad adoperare i questo senso. Forse non hai tutti i tordi, dovrei adeguare i prezzi. Ma certo lo dovrò fare.-
Superbia (sempre altezzosa)  E allora fallo! Che aspetti?-
Gigi- (meditabondo) Aspetto che tu vada via e che mi lasci riflettere in pace. Addio!-

C. s . Esce la Superbia ed entra l’Avarizia.

Avarizia-Ah, ah, mia sorella è servita! Sono entrata in scena a pieno diritto! Certo che devi aumentare i prezzi dei tuoi dipinti! Devi spremere i tuoi acquirenti. Li devi spogliare dai loro soldoni tintinnanti e riversarli nelle tua profonde tasche. Perché le tue tasche sono belle e profonde, vero?-
Gigi- Certo, alcune volte mi sono sentito svalutato, frodato, zanche, anche deriso per i miei prezzi modesti. Ma io voglio che i miei dipinti vadano a tutti: ricchi e poveri, basta che siano amanti dell’Arte, a chi mi rimetto tutto per tutto. Io voglio essere universale, ma non pe i guadagni, mae nemmeno per la fama, ma per essere giunto ai ceti bassi, a quelle persone che pur amando l’Arte non possono permettersi dati i costi di acquistarne qualcuno per portarselo a casa e ammirarlo quando vogliono. Questo è il mio intendimento verso la mia Arte: divulgare, divulgare e divulgare. Va via tu, e lasciami  nella mia Arte che è tutto per me. Va’ via!-
Avarizia- Tu dici così, ma io n on ti credo.-
Gigi- Va’ via!-

Cs - Esce Avarizia e Gigi, spossato, si siede nella sedia, poggia la testa sul tavolino e s’addormenta. Entra Beba, Vede Gigi che dorme, ed in punta di piedi, si reca vicino alla tela posta sul cavalletto e l’ammira. Entra Invidia.

Beba -E tu chi saresti?-
Invidia - Ah, sei Beba, la sua modella- amane. Io sono Invidia ed ho un messaggio per te. Eccolo: Non scordare donna che noi non siamo umani, noi non andiamo soggetti ai vostri squilibri fisici, psichici, sociali ed economici. Ma tra di voi questi squilibri esistono - e come!  Basti pensare alla iniqua distruzione della ricchezza nel mondo. Avere Paesi opulenti e Paesi di carestia. Popoli ricchi e popolazioni marchiati da una irrevocabile condanna atavica: la povertà! Avete uomini celebri, i campioni, gli eroi, i divi… e creature sfortunate. Poi, nel tuo piccolo: l’Artista e la Modella. Guarda sembra il titolo di una fiaba: come il principe, il potente, il ricco, circuisce la popolana, la fanciulla indifesa, la povera figlia di mamma. Quasi quasi mi commuovo a questo pensiero. Ma sai quello che mi amareggia di più è la rassegnazione a volte (vile?) a volte d’attesa, rare volte di preparazione alla rivalsa, che vedo molto spesso scritta nei vostri visi di uomini oppressi. Non vi vedo pronti alla reazione contro questa ingiustizia, questa ingiusta discriminazione. Gli schiavi, i prigionieri, i negri, i proletari, gli oppressi in genere – che sono la maggioranza- non sanno prevalere sugli oppressori  che sono minoranza. Tu che ne dici?-
Beba – Parli bene, ma, forse, quelli hanno dalla loro parte la forza.-
Invidia- Ma si, questo è vero, hanno la forza, ma questa forza che gliela ha data in loro mano, chi gli ha ceduto il comando, chi gli si è sottomesso. Poi I corsi e i ricorso storici ci insegnano…-
Invidia - Lascia perdere la storia, mia cara e pensa, per esempio, alla tua situazione: Sei una ragazza in gamba, sei colta, bella e preparata, e cosa fai? La modella. Fai la semplice modella, tu che sei pronta ad affrontare il mondo e… forse a sottometterlo con la tua grande intelligenza. E lui? Che cos’è? E’ un debole, un instabile, quasi un bambino. Ma solo perché sa imbrattare qualche tela, ti tratta dall’alto in basso. Il tuo… datore di lavoro, il tuo datore di te! Di te! Che saresti capace di soggiogarlo con un solo sguardo, con un lampo d’intelligenza, con un guizzo della fantasia. Eppure sei alle sue dipendenze, soggiaci ai suoi umori, alle sue fregole e alle sua manie. Ecco tu sei l’esempio vivente di ciò che teoricamente ti ho enunciato poco fa.-
Beba -Vedi, però lui è artista…-
Invidia -Artista lui? Mah… lo sai meglio di me che sei la sua ispirazione. Senza ti sarebbe un banalissimo imbrattatele realizzatore di croste!  Quel mercante si che è un furbacchione. Ne ha fatto un personaggio, e vende le tele a prezzo esoso, esorbitante – esagerato- ma assai esagerato. Dimmi, in tutta onestà, quanto valgono le sue opere?-
Beba- Valgono, valgono. Gli acquirenti sono tanti e anche importanti, e lo dimostra questa commissione sui sette vizi.-
Invidia- Balle! Egli ti strutta! Artisticamente e sessualmente. Ma cosa aspetti a ribellarti? Datti una mossa cara.-
Beba- Adesso hai parlato troppo. Non voglio più sentirti e vederti, esci dalla mia vita!-
Invidia- Come vuoi, come vuoi, ma, se ne hai bisogno di me, chiamami, sarò sempre a tua disposizione.-
Beba- Stai fresca!-

Esce Invidia e intanto si sveglia Gigi. Entra Lussuria   

Lussuria- Ah, bene, ci sei anche tu (a Gigi, poi a tutte e due) Ah, bene, benissimo, siete insieme, e vedo con piacere che siete riusciti a resistere alle mie care sorelle. Ma che bellezza ragazzi, ci pensate? Resto ormai solamente io ad insidiare le vostre … virtù. Ma lo sapete che io sono il Vizio più dolce che esiste? Sono il più riservato, il più bello, il più appagante di tutti i Vizi e di tutte le Virtù. Ditemi, chi riesce a darvi l’ebbrezza che vi riserbo io? Nessuno! Siatene certi! Dunque, provate con me……… provate il piacere della carne, l’emozione delle carezze intime, il brivido dei sensi. E’ meraviglioso, sapete? Il piacere conosce ondate sempre più potenti – e sale – sale verso il cervello facendolo irrorare di sangue e di sensazioni. I muscoli vibrano ansiosi, le mani cercano la calda carne, le palpebre calano pesantemente sugli occhi, vinti dal languore, le labbra si schiudono per suggere e sussurrare   e poi per gridare al mondo intero che l’orgasmo è vostro! Ecco, adesso rilassatevi giovani uomini. Godete del ricordo e della dolce stanchezza che vi scioglie le membra. Così! Così! Abbandonati a voi stessi, a vostri umori, alla dolce attesa di rinnovare il piacere. Quel piacere su cui si fonda la vita. Quel piacere senza il quale il mondo sarebbe un arido mucchio di pietre. Quel piacere che spinge il maschio a cercare la femmina, a lottare – a morire. E’ ridicolo sentire taluni uomini stupidi parlare di un certo sentimento che è la mistificazione del piacere inventato solamente allo scopo di ingentilire l’amplesso. Lo chiamano amore. Amore per non dire piacere, amore per tacere il godimento, amore per giustificare l’attrazione carnale. Amore per pulire i sessi! Amore per ingabbiare i sensi. Ma l’amore non esiste! Non è mai esistito! Solo dei bugiardi ipocriti sostengono la sua esistenza. L’amore forza dell’universo, amore riscatto del peccato, amore toccasana di tutti i mali dell’uomo. Uh, illusi! Guardate questi due giovani, guardateli, vedete cosa hanno saputo fare dei loro corpi. Ho vinto! Senza dubbio ho vinto! Come avete visto non hanno saputo resistere! Nessuno può resistermi! Sono il primo, sono il più antico vizio degli uomini. Io sono loro stessi!-
Gigi- Bum! (poi guardando Beba come se aspettasse conferma) Che bella tirata, non c’è male, vero Beba? (poi a Lussuria)  Vedi cara, dovresti fare l’attrice. E anche l’autrice, e, mi voglio rovinare, anche la regista. (pausa, poi serio) Vedi, non essendo umana, non hai considerato una variante importantissima: Noi siamo innamorati e tutte le sciocchezze che ci hai detto tu e quelle delle tue torbide sorelle, a noi non importa un fico secco!-
Beba- L’amore, per voi questo sconosciuto, riempie le nostre vite, ci da certezze e coraggio… anche se qualche volta litighiamo…-
Gigi- Ma sono, come si suol dire, schermaglie d’innamorati, che servono per rendere più saldo il nostro legame. Ed ora vattene anche tu. Torna tra le tue sorelle, e lasciaci tranquillamente amare e lavorare.-
Beba- E fare Arte, che è il collante dei popoli. Ciao bellissima e a non più rivederti.-
Lussuria- Ma siete cretini? Per chi  mi avete preso: Io sono la regina dell’universo…-
Gigi- (interrompendola)  Chi sei tu? La regina? No cara, la Maestà, su questa terra, spetta all’Amore! Ciao e a non più rivedervi te e le tue sorelle.-
Beba- (civettuola, facendo segno d’addio con la manina) Addio.-    

Lussuria esce.

Gigi- Sei stata grande, meriti un bacino (avvicina le labbra a cuoricino).-
Beba- (ricambiando il bacino, ma, poi, respingendolo) Prima il dovere, poi il piacere. Al lavoro Artista!-

Luci normali. Entra Amalia.

Amalia-  Ohilà! Artista! Come si va’. (nota Beba) Ciao carissima. (le si avvicina e la bacia, Beba dimostra insofferenza) Cosa dipingi artista? Ah, che bella donna, cos’è? Dimmi, dimmi.-
Gigi- Lavoro su una bellissima commissione. Sono i vizi capitali. (tra se) E ne so qualcosa…-
Amalia- Bello! Magnifico, stupefacente, e anche splendido. Fai edere? (s’avvicina, mentre Gigi sbuffa infastidito) Me lo compro! –
Gigi- Non è in vendita. Fa parte di una commissione come t’ho già detto.-
Amalia- Ma io sono una tua estimatrice, una tua cliente, un’acquirente di primo piano. Sono una collezionista! (poi suadente) Dimmi quanto vuoi!-
Gigi- Non è in vendita! E adesso scusami, devo preparare dei colori. (lascia i pennelli sul tavolo ed esce)
Beba- (che è abituata alle scenate tra artista e la collezionista, si stende su una poltroncina e si stiracchia) L’hai fatto incavolare un’altra volta…-  
Amalia – E’ come un fiammifero, si strofina un pochino e subito s’accende. (Beba fa cenno come per dire: come vuoi tu) Sei stanca, vero?-
Beba - Lo credo. E’ faticoso restare immobile. Sono già due ore che poso.-
Amalia- E dimmi, quanto guadagni?-
Beba - Dipende dalle ore di posa. Posso arrivare anche a cento euro in un giorno.
Amalia -  Cento euro?  (gridolino quasi scandalizzata) Una miseria, considerato quanto guadagna lui.-
Beba-  Ma lui è l’artista…il Maestro…-
Amalia -  …e tu se la sua ispirazione. E’ iniquo!-
Beba- “ Sarà…(sistemandosi meglio nella poltroncina, con aria annoiata per far capire che l’argomento non le interessa. Intanto Gigi, sornione, facendo finta di nulla, ascolta il dialogo)-
Amalia - Sarà…va bene, sarà…(poi come se fosse ispirata) però quanti squilibri sociali ed economici, purtroppo  ci sono ancora… Basti pensare alla iniqua distribuzione della ricchezza nel mondo. Abbiamo Paesi opulenti e Paesi in perenne carestia. Poi abbiamo uomini celebri, i campioni, gli eroi, i divi gli artisti… e di contra, le creature sfortunate, e tanto per restare nel tuo piccolo, la modella. Ecco, l’Artista e la Modella. Guarda sembra il titolo di una fiaba: come il principe, il potente, il ricco, circuisce la popolana, la fanciulla indifesa, la povera figlia di mamma. Quasi quasi mi commuovo a questo pensiero. Ma sai quello che mi amareggia di più è la rassegnazione a volte vile, a volte d’attesa, rare volte di preparazione alla rivalsa, che vedo molto spesso scritta nei vostri visi di creature oppresse. Non vi vedo pronti alla reazione contro questa ingiustizia, questa ingiusta discriminazione. Tu che ne dici?-
Beba- Ma, forse, quelli hanno dalla loro parte la forza ( quasi con noncuranza).-
Amalia-  Ma si, questo è vero, hanno la forza, ma questa forza che gliela ha data in loro mano, chi gli ha ceduto il comando, chi gli si è sottomesso.-
Beba- I corsi e i ricorsi storici ci insegnano…(ammise timidamente Beba).-
Amalia- Lascia perdere la storia, mia cara e pensa, per esempio, alla tua situazione: Sei una ragazza in gamba, sei colta, bella e preparata, e cosa fai? La modella. Fai la semplice modella, tu che sei pronta ad affrontare il mondo e… forse a sottometterlo con la tua grande intelligenza. E lui? Che cos’è? E’ un debole, un instabile, quasi un bambino. Ma solo perché sa imbrattare qualche tela, ti tratta dall’alto in basso. Tu saresti capace di soggiogarlo con un solo sguardo, con un lampo d’intelligenza, con un guizzo della fantasia. Eppure sei alle sue dipendenze, soggiaci ai suoi umori, alle sue fregole e alle sua manie. Ecco tu sei l’esempio vivente di ciò che teoricamente ti ho enunciato poco fa-.
Beba- Ma lui è artista…( con rassegnazione).-
Amalia- Artista lui? Mah… lo sai meglio di me che sei la sua ispirazione. Senza te sarebbe un banalissimo imbrattatele realizzatore di croste. Dimmi, in tutta onestà, quanto valgono le sue opere?-
Beba- (con imbarazzo) Mi dispiace, non me ne intendo di quotazioni.-
Amalia - Lo difendi? Anche se si approfitta di te sessualmente?-
Beba - No… ma no, io lo faccio l’amore con lui perché lo voglio. (guardando Amalia come per capire se parlasse sul serio). –              -
Amalia-  Ah, si?  Ah, bene, benissimo, è riuscito a plagiarti del tutto. Certo lui è ricco, famoso …e ti scopa, e tu? Nulla. Ma lo sai qual è suo vizio?-
Beba -Quale vizio? Io non lo so...( incominciando a inquietarsi) .-
Amalia - E te lo dico io: La lussuria! La lussuria che è il più dolce vizio che esiste al mondo, il più riservato, il più bello, il più appagante di tutti i Vizi e di tutte le Virtù.  Provare il piacere della carne, l’emozione delle carezze intime, il brivido dei sensi. E’ meraviglioso o no? Il piacere conosce ondate sempre più potenti, e sale, sale verso il cervello facendolo irrorare di sangue e di sensazioni. I muscoli vibrano ansiosi, le mani cercano la calda carne, le palpebre calano pesantemente sugli occhi, vinti dal languore, le labbra si schiudono per suggere e sussurrare… e poi per gridare al mondo intero che l’orgasmo è vostro! Poi rilassarsi, godere del ricordo e della dolce stanchezza che ci scioglie le membra, abbandonandoci a noi stessi, a nostri umori, alla dolce attesa di rinnovare il piacere. Quel piacere su cui si fonda la vita. Quel piacere senza il quale il mondo sarebbe un arido mucchio di pietre. Quel piacere che spinge il maschio a cercare la femmina, a lottare – a morire. E’ ridicolo sentire taluni uomini stupidi parlare di un certo sentimento che è la mistificazione del piacere, inventato solamente allo scopo di ingentilire l’amplesso. Lo chiamano amore. Amore per non dire piacere, amore per tacere il godimento, amore per giustificare l’attrazione carnale. Amore per pulire i sessi! Amore per ingabbiare i sensi. Ma l’amore non esiste! Non è mai esistito! Solo dei bugiardi ipocriti lo sostengono! L’amore forza dell’universo, amore riscatto del peccato, amore toccasana di tutti i mali dell’uomo. Uh, illusi! Nessuno può resistere al più antico vizio degli uomini. Vizio che loro stessi impersonano!-

Beba- (la guarda allibita) Ma dove ho sentito ‘sta litania? (poi, non appena vede rientrare Gigi, come per liberarsi di Amalia, si reca immediatamente a mettersi in posa.  Gigi, che ha sentito, non visto, i discorsi tra due donne, sorride ironicamente e scuote la testa accorgendosi che Beba è sfibrata e che Amalia è quasi in trance. Quindi batte le mani come per ristabilire la realtà. –

Gigi -Ehilà, donne, sveglia! ( riprendendo il suo posto davanti al cavalletto e pulendo la spatola per iniziare a dipingere.)-
Amalia- Gigi, Gigi sai? questa idea dei ritratti dei vizi capitali mi sta intrigando. Ho deciso, poserò anch’io per te!  Dimmi, per quale dei sette vizi?-
Gigi- Per l’ottavo.(impassibile).-
Amalioa- L’ottavo?( Sconcertata) Ma non sono sette? E quale sarebbe l’ottavo? –
Gigi – La Perfidia! ( le soffia in viso Gigi).-
Amalia- he, eh, ma questo non è un vizio capitale...( ammonendolo con ditino).-
Gigi-  Peggio! Cara… molto peggio (asciugandosi i le mani con uno straccio lanciando la spatola sula banchetto) Ed ora scusami, la luce è cambiata, smetto. Beba per oggi basta, andiamo via.” ( poi ad Amalia che s’era avvicinata per salutarlo con bacino, scostandola)– Ciao rompi…rompi…co…gli…( Gigi esita, vorrebbe dire tutta la sua contrarietà all’intrusione della donna nel suo lavoro, ma  poi si avvia verso l’uscita.)-
Amalia -… rompi … co’ gli… cosa?”  ( ansiosa, avvicinandosi ancheggiando e sorridente) .-
Gigi - Rompi co –gli- oni, mia cara. ( le sparò in viso, quindi si avviò verso l’uscita seguito da  Beba che nel frattempo s’era rivestita. Amalia prima resta basita, poi li segue. Nicola, cavallerescamente l’aspetta, e, con un ironico inchino, le dà la precedenza. –

Amalia esce insuperbita, Beba esce sorridente timidamente, Gigi esce facendo un gesto significativo con le mani.