UNA STATUA, UNA PANCHINA, LA LUNA

di

Giuseppe Esposito


Atto I Scena I
San Fili - Esterno notte – Piazzetta F. Cesario, la statua raffigurante San Francesco da Paola con intorno tanti fiori– Agosto, gran caldo – Tommaso Scarda passeggia rimuginando davanti la panchina dove sta seduto Filippo Venturi.
Tommaso Scarda, Filippo Venturi.

Tommaso (si ferma, porta l’indice della mano destra alla bocca, ticchettando) ... Ecco, si!... Proprio, proprio!... (declama ad alta voce) “Beato il leone che l’uomo mangia, cosicché il leone diventi uomo, e, sventurato l’uomo che il leone mangia, cosicché l’uomo diventi leone.” (soddisfatto si liscia il mento) Quanta saggezza. L’essenza stessa dell’umanità in tutta la sua doppia natura, non trovi?
Filippo (contrariato, piega la testa sul lato sinistro guardando Tommaso dal basso in alto) Quanta perfidia in questo rompicapo!... (si alza di scatto, in senso di sfida, quasi ad urtare il petto di Tommaso) Che vuoi che ne sappia, io, di uomini che mangiano leoni o viceversa?... (risiede tranquillo) Comunque, se per te è meglio essere sbranati non hai che da provare.
Tommaso Una metafora! Semplicemente una metafora per dar colore al mio punto di vista.
Filippo (ironico) Già!... Così, adesso, per me, tutto diventa più semplice e lineare. Non devo far altro che aspettare il primo leone che passa e, gentilmente, offrirmi volontario a fargli da colazione. Ma fammi il piacere!...
Tommaso (seccato, professorale) Nel senso che deve essere l’uomo a controllare la sua bestialità e non il contrario.
Filippo (divertito, scuote il capo) La tua è una testa eccessivamente affollata.
Tommaso Devi convenire, però, che suona bene e rende l’idea.
Filippo Si, come no!... Una vera e propria folgorazione. A confronto San Paolo sulla via di Damasco vide, appena appena, albeggiare.
Tommaso Vedi di non bestemmiare, proprio qui, poi…
Filippo (nervoso) Qui, si!... In quale altro posto, allora? (indica il santo) Quale migliore testimone?
Tommaso Ma se tu non credi in nulla che possa, seppur minimamente, avvicinarti a… (Filippo lo interrompe)
Filippo (rivolta tutte e due le tasche) Rovinato! Capisci?... (scandisce) Rovinato!... Se passasse, ora, in questo momento, un leone, di crudo me lo mangerei!...
Tommaso E con esso diventare una bestia? E’ che non può essere, lo capisci? Siamo uomini non animali.
Filippo Meglio una bestia sazia che un uomo finito. Sei tu che non vuoi capire. Sono allo stremo delle forze e farei di peggio, altro che leoni!... E’ lui che mi mangerei, Giacomo, insieme al suo cuore, al suo sguardo e quel ghigno di superiorità, sempre, stampato sulle labbra.
Tommaso Ma vedi di non esagerare, ricordati che nulla è più pietoso di un uomo sopraffatto dall’ira.
Filippo Ira?... No!... La mia rotta non può concedersi un, così facile, approdo. Ondeggio, invece, nel dubbio fra la vendetta e l’autodistruzione. Odio!... E’ questa la sola fonte a cui dovrò abbeverarmi. O io, o lui. Il suo annullamento sarà il balsamo per le mie ferite oppure il suo merito sarà il mio carnefice.
Tommaso Via!... Quanta inutile retorica. C’è sempre un adeguato tono di grigio fra il bianco ed il nero. Una via di fuga, ecco, un lumicino di speranza, in fondo, a tutto c’è un rimedio.
Filippo No, per carità! Non chiedermi questo. Preferisco dolermi da solo che ascoltarti. Piuttosto!... Può sembrarti strampalato ma, questa tua storia di leoni, mi ha scosso molto.
Tommaso In che senso?
Filippo Una strana coincidenza. (guarda Tommaso riflettendo, ripete) “Beato il leone che l’uomo mangia” ed il resto della parabola… non dirmi che è frutto di una tua riflessione, qua su due piedi!
Tommaso Assolutamente!... Un versetto che mi si è stampato nella mente leggendo uno dei vangeli apocrifi, non ricordo quale, però.
Filippo Detto da te, c’era d’aspettarselo un qualche riferimento religioso, al solito: (pomposo) la nobiltà d’animo del buon cristiano come divertimento finalizzato a mitigare l’istinto umano ed affermare la sua vocazione a sfidare la natura. Ma se proprio devo affidarmi alla tua metafora posso affermare, invece, che per me è “beato l’uomo che il leone mangia” e non solo in senso figurato.
Tommaso Ti vuoi spiegare?
Filippo Te lo ripeto, c’è una strana somiglianza fra i tuoi leoni, i tuoi uomini e ciò che mi rintrona in testa.
Tommaso Non capisco.
Filippo E’ semplice. Ogni notte lo stesso sogno, sono mesi ormai. Come se stessimo affondando in un mare sconosciuto e grigio, Giacomo ed io. Lui mi sta addosso come una zavorra che mi spinge in basso ed io cerco di allontanarlo a furia di morsi intanto che le braccia e le gambe sono impegnate a darmi la spinta per risalire. Ogni morso che riesco a dare lascia su di lui una ferita dolorosa e sanguinolenta al punto da fargli lasciare la presa e ciò diventa, per me, un sollievo riuscendo, con uno sforzo immane, a riguadagnare l’aria. Subito dopo, guarito, mi si avvinghia facendomi sprofondare di nuovo e così via sino a svegliarmi inzuppato di sudore, quasi asfissiato e con un senso di prostrazione insopportabile. E’ a quel punto che la paura e l’odio prendono il sopravvento per lasciare il posto ad una strana euforia quando, concitato e senza riflettere, prometto a me stesso di far smettere, in qualsiasi modo, questo incubo.
Tommaso (eccitato ed interessato) In che modo, scusa?... Avrai pure pensato a come.
Filippo (tranquillo, insinuando a voce bassa) Credi che il cannibalismo sia avulso dalla natura umana?... Credi che cibarsi di un proprio simile sia solo una necessità fisiologica dettata dalla fame?
Tommaso Dove vorresti parare?
Filippo Credo, invece, che mangiare l’altro, l’avversario, il nemico, stia proprio nel bisogno di annientarlo, prima, e custodirlo, poi, nella prigione del proprio corpo. E quale posto è più sicuro che non il proprio corpo esorcizzando, così, anche l’invincibile terrore di vederne apparire il fantasma?
Tommaso Può essere, ho sentito cose simili sugli aborigeni che praticano il cannibalismo.
Filippo Vedi? La natura primordiale non è estranea a noi. L’istinto rimane, certo ammansito da secoli di moralismi e convenzioni ma sempre in agguato e pronto a prevalere!
Tommaso Ma noi siamo persone civili, civili e tolleranti e non possiamo permetterci di smarrire la via della ragione!...
Filippo Perché, allora, questo chiodo mi si è piantato in mezzo alla fronte? Sono forse diverso dagli altri? Non mi pare!... E’ la vita con le sue vicende a scatenare la bestia che è in noi.
Tommaso Ma questo che c’entra con Giacomo?
Filippo C’entra e come, perché non ho vergogna a confessarti che provo un immenso piacere al pensiero di ucciderlo, Giacomo, di mangiarlo ed una volta digerito andare nell’orto a cagarlo cosicché utilizzato come concime, quelle piante che cresceranno saranno di nuovo mangiate, digerite, cagate, in una sorta di ciclo biologico virtuoso per cui alla fine, lui, Giacomo, possa diventare il mio nutrimento sino alla fine dei miei giorni.
Tommaso (ironico, divertito) Ed ogni volta, imbandito il desco, bearsi e ridere, perché il riso fa buon sangue e il buon sangue ci dà un’aspettativa di campare di più e meglio.
Filippo A dire il vero a questo non avevo pensato. (riflette, compiaciuto) Giacomo come cibo, concime, pozione, elisir, medicina… quale suo migliore utilizzo?
Tommaso Certo non posso toglierti le illusioni, me ne guarderei bene, lasciami, almeno, l’ambizione d’essere scettico nel credere che ciò che stai dicendo sia vero.
Filippo (folle) Vuoi capire o no che il ”tuo leone” si è impossessato della mia anima, che ha vinto, che sono alla sua mercé e ogni tentativo di sopirlo mi crea fastidio fisico e tanta avversione per me stesso. Solo nella vendetta sento che potrò essere libero, risoluto, famelico… un uomo vivo, insomma. Vedi?... La differenza fra noi sta nel fatto che tu parli per gli altri e dal di fuori, io parlo di me stesso, di ciò che provo e di ciò che mi attende.
Tommaso Follia, pura follia!... Capisco il tuo arido presente ed intravedo i contorni oscuri del tuo futuro, ma nessuno, credimi, può predire ciò che sarà.
Filippo E’ vero!... Certamente, però, sarò più bestia che uomo. Non mi rimane altra scelta. Tutto quello che avevo, onore, ricchezza, stima, costruito in anni di duro lavoro… stop, finito!... Sono cambiato dentro, capisci? In una metamorfosi regressiva, da farfalla a verme strisciante. Ho smesso di aver fiducia nel prossimo, indugio a salutare le persone, convinto della loro malafede, sto perdendo gli amici per la mia riluttanza e frustrazione, cerco il buio per nascondermi come un animale braccato, mentre la luce mi ferisce gli occhi e lo spirito. E poi. Ho, forse, affetti su cui poggiare qualche mia speranza? Ho, forse, una famiglia? Non mi sono avventurato nel matrimonio, non ne ho avuto il tempo ed il coraggio, convinto com’ero che una famiglia avrebbe dovuto rappresentare la fine di un percorso di vita dignitoso e comodo. Altre persone nella mia vita avrebbero significato una esperienza di responsabilità nuova, coinvolgente ed unica. I figli, tanti, ne avrei voluti tanti, ad allietarmi ed essere allietati. Può sembrarti ridicolo, ma ero pronto a gustarmi la felicità che mi ero conquistato, da solo, senza dover ringraziare nessuno, e sai come, ciò, sia difficile da queste nostre parti. Ma ho incontrato lui, Giacomo, e con lui la mia rovina. Povertà, guai giudiziari, creditori sulla porta di una casa che non è più mia… (mostra le mani) di mio non ho altro che queste mani, mani che possono, solo, uccidere e (digrigna i denti mostrandoli) questi denti che possono azzannare e fare scempio. (pausa) Potrei perdonare?... Ma perché domandarselo?... Tanto!... Già assaporo il suo dolore, la sua disperazione e la sua carne.
Tommaso Cominci a farmi paura, Filippo!...
Filippo Io ho già paura.
Tommaso Permettimi di dubitare, però!... Perché raccontarmi di questa tua intenzione?... Di un delitto così efferato?... Solitamente chi si appresta a simili imprese fa di tutto per mantenerle nel più grande riserbo.
Filippo Tu sei il mio migliore amico ed hai, tutto, il diritto di conoscere sino in fondo chi è la persona che ti sta accanto, non dovrai mai avere dubbi su di me, fra noi non ci dovrà mai essere l’imbarazzo delle cose pensate e non dette. E poi, conosci bene il mio aborrire l’ipocrisia: è sin troppo facile confessare ad un prete nel segreto del sacramento il proprio delitto ed ottenere la misericordia divina, dimodocché prima, lontano da Dio, invocare il libero arbitrio e poi, a cose fatte, a Dio, chiedere perdono. Accomodante!... Non ne ho bisogno. Troppo accomodante!
Tommaso Ti ringrazio per la fiducia, avrei, però, preferito non sapere. Ma, ormai, è tardi!... Ho il dovere di cercare di dissuaderti e, perciò, ti comunico che potrei, benissimo, raccontare tutto a Giacomo ed evitare questa tragedia!
Filippo Sono certo che non lo farai.
Tommaso Da dove ti viene questa sicurezza?
Filippo Mi hai dimostrato più volte la tua lealtà.
Tommaso Ma lo capisci che così mi metti in mezzo?... Io, diventerò tuo complice, non solo, per gli uomini ma, soprattutto, per Dio!... Devo avvertire Giacomo, assolutamente! (indica il santo) Lui sa già!
Filippo Nessuno ti crederà, la tua parola contro la mia, ti farò passare per un mitomane! Non hai scelta!... Io, non ho più nulla da perdere, mi pare di avertelo già detto: o io o lui, uno dei due dovrà morire. Se dovessi impedirmi di farlo, sei tu che morirai al posto suo e, subito dopo, anch’io.
Tommaso Ho capito! Ho capito!... Sei, proprio, impazzito!...
Filippo Non è follia, è logica.
Tommaso La logica dei numeri… già! A conti fatti è meglio che muoia uno solo. (lo guarda, china la testa) Stai tranquillo, non ti tradirò. Non l’avrei mai fatto.
Filippo Così va meglio.
Tommaso E’ pur sempre una barbarie.
Filippo E’ il solo modo che avrà di morire per acquietare il mio spirito.
Tommaso (tentatore) Rimango, comunque, scettico di fronte a tanta determinazione.
Filippo Sei libero di non credere. Del resto, non è la fede in Dio che ti manca ma quella verso di me e ciò non è un peccato. Ricorda, però, che è proprio questo tuo scetticismo a rafforzarmi nel proposito di uccidere, è in questa sfida fra bene e male che ritrovo me stesso e le ragioni delle mie necessità.
Tommaso Vedi? Lo affermi anche tu, è solo per appagare le tue necessità, ricercando il tuo utile.
Filippo Dovresti giudicare tenendo conto del mio punto di vista e ti accorgeresti che il male non sono io, come, tu, credi che sia, ma lui, Giacomo, è lui il male, io sono semplicemente l’ostacolo che si frappone tra lui ed il futuro per impedirgli di farne, altro, di male.
Tommaso Ti sei inventato questa sfida per dimostrare a te prima che agli altri che la giustizia degli uomini è la sola possibile.
Filippo Se pensi che abbia bisogno di un alibi per agire, sappi che ciò che farò è l’unico modo per liberare me stesso, ma non farmi credere che non sarà un sollievo per l’intero paese. Del resto, avrete di che salvarvi la coscienza e la faccia partecipando uniti e commossi al suo funerale.
Tommaso La, tua, presunzione è, di gran lunga, superiore ad ogni ipocrisia.
Filippo La, vostra, ipocrisia è la, mia, forza.
Tommaso Parole, parole. Lo capisci, almeno, che lo spirito di un uomo non si acquieta con la morte di altro uomo… Dio mio!... Così... semplicemente, come bere un bicchiere d’acqua fresca. In questo luogo santo, per giunta, senza un minimo di pietà.
Filippo Non m’incanti... La, sua, morte sarà la, mia, resurrezione e la pietà è un lusso che non mi posso permettere, anche se la pietà, ora, non c’entra. Ricorda: o io o lui!...(ironico) Ed anche se ti crea sofferenza, o lui o voi tutti. Questa è, solo ed esclusivamente, legittima difesa!
Tommaso Sai cosa me ne faccio della tua ironia?... Ma, adesso, che farai?
Filippo Torno a casa… ho bisogno di stare solo, devo prepararmi a passare la notte.
Tommaso Rimarrai sveglio?
Filippo Tanto è inutile, non potrò resistere a lungo, sono molto stanco ed un appuntamento al quale non posso mancare, il mio incubo.
Tommaso E’ tutto deciso?
Filippo Si.
Tommaso Per quando?
Filippo Non posso dirtelo.
Tommaso Se ti ho assicurato che non… (Filippo lo interrompe)
Filippo Potresti cambiare idea.
Tommaso Ma come?
Filippo Lo stress, fa brutti scherzi.
Tommaso Sono in grado di controllare le mie emozioni.
Filippo Vero è che ognuno di noi non è quello che ha sempre pensato d’essere, sono le circostanze a decidere per noi e ciò che noi, realmente, siamo. E’ stato così per me, potrebbe essere lo stesso per te. Non posso rischiare!
Tommaso Hai ragione. Conoscere in anticipo, il suo momento, potrebbe indurmi in qualche crisi di coscienza e crearmi, in seguito, rigurgiti morali.
Filippo Al posto tuo farei di tutto per rimanerne fuori.
Tommaso Ma se mi hai coinvolto fin sopra la cima dei capelli.
Filippo Solo delle mie intenzioni, intenzioni, non altro, capisci?... Altro è, conoscere l’ora ultima di una persona al di fuori della sua consapevolezza, la qual cosa ti pone in una condizione di superiorità, quasi divina, non facilmente sopportabile dalla natura umana.
Tommaso Chiaramente non vale per te quello che stai dicendo. (ironico) Tu, invece, sei Dio per dispensare vita e morte, vero?
Filippo Vedi, adesso, tu, di non bestemmiare. Il tuo Dio misericordioso non uccide!... Dovresti saperlo meglio di me. Lui, però, sa, nella sua onniscienza, che Giacomo morirà per mano mia. Io sono, solo, un esecutore di una volontà unica, la mia, a metà strada fra l’efferatezza della bestia e la coscienza dell’uomo. Altro che Dio!...
Tommaso Ma perché portarmi in questo luogo, con tanti posti che ci sono?
Filippo Ho scelto testimoni fidati (indica il santo) per questo incontro!
Tommaso Il santo?...
Filippo Si, proprio lui! Ne conosco la tua devozione.
Tommaso Non si viene in questi posti per prepararsi al più feroce dei delitti. Qui, la gente… (Filippo lo interrompe)
Filippo Qui la gente viene sperando di cambiare la vita materiale, credo siano pochi a raccomandarsi l’anima.
Tommaso (annuisce amaro) Già!... (risoluto) Ma resta, in ogni modo, una manifestazione di fede ed un riconoscimento della propria debolezza.
Filippo Come no?... La fede in cambio del potere per opprimere il prossimo, del denaro per possedere il superfluo, della salute per assaporare l’immortalità, della passione per soddisfare i sensi. Ho visto baciare questa pietra con la stessa facilità con cui si varcano antri oscuri di maghi e ciarlatani per invocare chissà quali entità. Nello stesso istante, dalle stesse persone ho visto devozione a Dio e al Demonio: a Dio offrire voti, al Diavolo l’anima.
Tommaso Sempre a criticare. Tu sei, forse, migliore? Invocando te stesso come arbitro della vita degli altri?
Filippo Assumendomi le responsabilità delle mie azioni, da uomo di fronte agli uomini, da uomo di fronte a Dio, (sottovoce) nel caso dovesse esistere...
Tommaso Significa, questo, che confesserai il tuo delitto?
Filippo No, mai!... Né al giudice, né al confessore. Dovranno provarlo che sono stato io!
Tommaso E, allora, quale responsabilità?
Filippo Lo capirai, quando sarà il momento.

Si abbassano le luci

Atto I Scena II
San Fili – Esterno notte – Piazzetta F. Cesario – Agosto, gran caldo – Tommaso Scarda di spalle guarda oltre la recinzione, Filippo Venturi dietro lo osserva per qualche istante.
Tommaso Scarda, Filippo Venturi

Tommaso (si gira di scatto) Tu?...
Filippo Io, si!...
Tommaso Ho visto tutto.
Filippo Tutti hanno visto e, te lo posso certificare, tutto secondo copione.
Tommaso Non avrei immaginato, mai e poi mai, l’orrore di quella scena.
Filippo E gli altri, allora? Tu, in qualche modo, eri già preparato.
Tommaso C’è da perderci la testa.
Filippo Ha ricevuto, senza sconti, ciò che mi aveva dato.
Tommaso Forse non ti rendi conto, ma, io, in questo momento, sto parlando con un assassino che tranquillamente… (Filippo lo interrompe)
Filippo Lascia stare i giudizi.
Tommaso Non sto giudicando, figurati! Prendo atto e basta, del resto, saresti altro?... Chi, allora?
Filippo Un uomo libero! Capisci?... O, almeno, così mi sento, credimi.
Tommaso Senza rimorsi?
Filippo Basta non avere più fame.
Tommaso (spaventato) Fame?... Sei sicuro?
Filippo Può una belva impazzire dalla fame, finalmente saziarsi e poi avere frustrazioni, ripensamenti o rimorsi? La vedi, invece, la bestia, soddisfatta a contemplare lo scempio della morte aspettando, rinnovato, il tempo della fame per uccidere ancora. Fame d’aria e di vendetta, la mia, come nell’incubo ricorrente. Sai, in queste ultime notti ho dormito come non mai e sento di aver recuperato completamente le forze, (indica il santo) un miracolo…
Tommaso Illusioni!... Vedrai, quando sul ciglio del dirupo, nel rimorso, piangerai sino alla morte.
Filippo Avrò, almeno, il piacere di decidere da me quando invocarla, la morte.
Tommaso Già! Un punto d’onore a tuo vantaggio. Attento, però, che la fortuna, a volte, gioca brutti scherzi.
Filippo Comunque vada, sarà, sempre, mia la scelta.
Tommaso Dici?... Intanto, tutti, in paese, sospettano di te. Circola voce che solo… (Filippo lo interrompe)
Filippo (sorride) Che solo uno senza Dio avrebbe potuto fare ciò che è stato fatto. Tu guarda che coincidenza, chi più miscredente di me? Ma, nessuno, dico nessuno, sulla base di un pregiudizio religioso potrà, mai, provare il mio delitto.
Tommaso C’è il movente della tua rovina, non scordare.
Filippo La vita di Giacomo era costellata di episodi poco chiari, frequentazioni equivoche, affari illeciti… potrebbe essere stato chiunque.
Tommaso Devo essere sincero? Sono, fortemente, contrariato, dopo le tue confidenze mi aspettavo altro che un corpo completamente carbonizzato. Era proprio necessario?
Filippo L’hai detto, necessario, solo necessità! (sorride) Ma perché sei così curioso?
Tommaso (si schernisce indifferente) Per non farlo riconoscere subito ed avere il tempo, così, di occultare le prove, vero?
Filippo Si e no…
Tommaso Come si e no?
Filippo Si, per far sparire le prove; no, perché il tempo del riconoscimento sarebbe stato irrilevante. Forse… (Tommaso lo interrompe concitato)
Tommaso Vuoi dire che speravi che fosse riconosciuto subito?
Filippo Si!... Solo il fuoco è stato necessario per distruggere ogni prova.
Tommaso Non capisco.
Filippo In primis, non ho tradito la mia parola, stanne, pur, certo. Ho fatto esattamente ciò che ti avevo confessato. Poi, anche e soprattutto, per soddisfare la tua curiosità, sappi che queste mani e questa bocca sono stati gli strumenti della sua fine, non avrei potuto fare altrimenti. Non c’è nessuna arma del delitto da trovare. Lo verificherai quando l’esame autoptico sul corpo stabilirà la mancanza del cuore, degli occhi, delle labbra e di una parte del viso. Il fuoco è servito solo a nascondere la furia dei miei denti, il dna della mia bava e i segni delle mie unghie. Poi, è stato facile liberarmi della sua carne e del suo sangue, perché sono dentro di me. Il pasto migliore della mia vita.
Tommaso Sto parlando con un mostro…
Filippo In fondo sei fortunato, non è cosa di tutti i giorni parlare con un mostro senza patirne conseguenze spiacevoli.
Tommaso Adesso non mi fai nessuna paura.
Filippo (sorridendo) Si può avere paura di chi ha finito le munizioni, o, come nel nostro caso, di una fiera sazia?
Tommaso Continui a scherzare come se nulla fosse accaduto.
Filippo Ciò che è stato è stato, fa parte, oramai, del passato. Adesso bisogna pensare al futuro.
Tommaso A proposito di futuro, hai, mai, pensato alla moglie ed al figlio?
Filippo Non avranno di che lamentarsi, loro, a godersi ciò che era mio, in tal senso, recita bene il vecchio adagio popolare che “la borsa pesante fa il cuore leggero”
Tommaso M’impressiona, ancor più di ciò che hai fatto, l’ostentazione di questa tua superficialità gratuita. Potevano, benissimo, esserci dei sentimenti.
Filippo Il figlio è troppo piccolo per averne.
Tommaso Crescerà senza un padre.
Filippo Meglio! Io non avrei voluto un padre così.
Tommaso Tu?... Lascia decidere gli altri.
Filippo La vergogna dell’infamia non si augura a nessuno.
Tommaso E Sara, la moglie?
Filippo E’ giovane, bella… Avrà una pietra di paragone in più per saggiare gli uomini in futuro. E, poi, ha, sempre, un figlio da crescere e da amare.
Tommaso Tutto va a posto, quindi, i tasselli si sono ricomposti in un nuovo mosaico. I conti quadrano e non c’è da recriminare per nessuno.
Filippo No, ti sbagli. Manca il punto d’equilibrio in questa nuova situazione.
Tommaso Finalmente lo ammetti. E’ questo che volevo sentirti dire.
Filippo Ricordi ciò che ti ho detto a proposito delle responsabilità? Che me le sarei assunte, tutte, adesso è arrivato il momento.
Tommaso Era ora di cominciare a sentire qualcosa di sensato. Anche se ho difficoltà a seguirti.
Filippo Te lo ripeto, in questa storia, manca il giusto equilibrio e tu devi aiutarmi a trovarlo.
Tommaso (preoccupato) E perché, mai, io? Non ti basta avermi coinvolto sino a questo punto? (ironico) Io, al contrario tuo, non ho la fortuna di non aver nulla da perdere.
Filippo Calmati! Tranquillo, Tommaso. Non ti chiedo di uccidere nessuno.
Tommaso Ci mancherebbe, anche, che tu me lo chiedessi.
Filippo Questa miscela che ho generato ha prodotto diversi composti e fra i tanti riusciti a regola d’arte, uno è particolarmente velenoso.
Tommaso Fosse solo uno!...
Filippo Uno, uno solo che come la cera, duttile ed informe vicino al caldo, assume rigidità e definizione nella norma. Avevo, già, consapevolezza che a fuoco spento questo veleno si sarebbe presentato, poco alla volta ma inesorabile in tutta la sua potenza distruttiva. Ora, l’innesco è avvenuto… ma ho ancora tempo per disattivarlo.
Tommaso Perdonami, ma non capisco di cosa… (Filippo lo interrompe)
Filippo (nervoso) Di cosa?... E’ presto detto, di Sara e suo figlio.
Tommaso Incominciano i ripensamenti, eh?... Visto che avevo ragione?
Filippo Non è il loro stato ad impensierirmi, (pensa) una vedova ed un orfano, condizione grigia dell’esistenza, ma, infine, non così insolita.
Tommaso E allora?
Filippo E’ per me stesso, capisci?
Tommaso No, non capisco, proprio!
Filippo E’ per il mio futuro!... Non voglio conoscere, solamente, il veleno! Sara, già, sospetta e se pure non dovesse essere provato nulla a mio carico, lei comincerà ad odiarmi, sempre di più, per ogni attimo che passerà, sino a trasmetterlo, in tutta la sua grandezza, anche, a suo figlio.
Tommaso E con ciò?
Filippo E’ proprio questo che non potrò sopportare, questo veleno che mi ucciderà lentamente, confondendomi dapprima il senno.
Tommaso E’ il frutto del tuo male… vedi come oggi ti si ritorce contro? (ironico) Non eri tu il male, eh?... Ricordi? Eri così certo della, tua, opera di giustizia che ora te ne lamenti.
Filippo Non ho difese contro di loro e mi sento perduto. L’odio degli innocenti è un veleno assai potente, lo conosco per averlo assaporato sino all’ultima goccia.
Tommaso Paura di vendette?... Non è bello vivere guardandosi le spalle ad ogni piè sospinto.
Filippo Magari una vendetta, così, finirebbe tutto, sarei il primo a gioirne.
Tommaso E allora?
Filippo Altra, è la paura che ho di loro: la paura di non poterne sostenere lo sguardo, la paura di essere sezionato dentro, nel cuore e nelle viscere e mostrare il suo sangue e la sua carne, essere cosciente che l’odio continuerà a crescere sino a scoppiargli dentro e senza, però, potersene liberare; ed è proprio in quel momento che ne morrò, nella disperazione. (guarda Tommaso con insistenza) Un modo c’è per trovare l’antidoto a questo veleno: tu!
Tommaso (impaurito) Che posso fare, io?... Che vai cercando da me?
Filippo Molto, tutto! Dovrai farmi incontrare con Sara e suo figlio, qui, proprio qui!
Tommaso (sibilando e cercando di tenere bassa la voce) Tu sei pazzo! Pazzo!... Hai deciso, proprio di annientarmi, eh?... Se si venisse a sapere in giro di questo mio compito, cosa penserebbe la gente? Di certo sarò bollato come tuo complice. E’ questo che vuoi?
Filippo Ciò non è, neanche, nel mio interesse, rifletti. Dirai a Sara che ho prove da mostrare sulla mia innocenza.
Tommaso (si guarda in giro sospettoso, quasi grida) Hai il coraggio, proprio qui, (indica il santo) davanti a lui di propormi di dire il falso e tradire, così, (indica di nuovo il santo) la sua fiducia e quella di Sara?... (guarda Filippo, con la mano disegna un cerchio in aria, scandisce) Innocenza!... Ma quale innocenza? Tu sei un mostro assassino colpevole sin dentro il midollo delle ossa.
Filippo E tu con me!... (minaccioso) Ricorda…
Tommaso Un ricatto?... (pensa) Un ricatto, certo!... Me lo sarei dovuto aspettare, da un assassino cosa avrei… (Filippo lo interrompe)
Filippo Un ricatto, è vero!... Fidati, però, solo a fin di bene.
Tommaso Non so cos’hai in mente e, a questo punto, non voglio, più, saperlo. So solo che mi stai costringendo.
Filippo Non è, proprio, così. Siamo in un posto a te congeniale, hai dalla tua, tutta, la (indica il santo) sua forza, sei nelle condizioni migliori per ribellarti.
Tommaso Rischiando di passare per quello che non sono, la gente… (Filippo lo interrompe)
Filippo Come avevo immaginato, un vigliacco. Ecco cosa sei, un vigliacco. Almeno, così, ricattandoti, sono certo, glielo chiederai.
Tommaso Ma lei non acconsentirà mai.
Filippo Il tuo è solo un azzardo, (categorico) vedi di dirglielo, intesi? Sono certo che verrà, (riflette) prima o poi, verrà.
Tommaso Speri che anche lei si metta nelle tue mani?... Sta, già, prendendo corpo il disegno, la vedo la, tua, malafede che manipola gli altri per restare impunito. A spese d’altri, disperatamente, stai cercando di risalire dall’abisso in cui ti trovi. Anche lei?... Non ti bastavo io? Puoi chiedermi tutto, anche di fornirti un alibi falso. Tutto, capisci, ma lasciala in pace, almeno lei, lasciala al suo dolore.
Filippo Non capisco chi ti muove, se il difetto o la virtù!... In ogni caso, o dell’uno o dell’altra sei, proprio, fuori strada.
Tommaso Non credi che, io, possa difenderla da te, senza averne nessun tornaconto, vero?
Filippo Potrei accettare una qualsiasi ragione morale da parte tua, se non fosse che devi difendere te stesso. Perciò cercare di fuorviarmi dalla mia decisione, ti posso assicurare, è completamente inutile.
Tommaso Ti ostini a non credermi.
Filippo Vale anche per te, in questo siamo pari.
Tommaso Consentimi, almeno, di sapere cosa vuoi da lei.
Filippo E’ chiaro che le mie parole sono andate al vento.
Tommaso Ti sembra il momento di fare l’incompreso?
Filippo Non c’è peggior sordo di chi… (Tommaso lo interrompe)
Tommaso (inquieto) Sta bene! Sta bene! (perentorio) Ma, per favore, rispondi!
Filippo Sara si chiederà il perché dell’uccisione del marito ed ottenere, almeno, una risposta è lo stretto necessario per sopportarne, in qualche modo, la perdita. Vivere nel dubbio, consumarsi nelle ipotesi, sarà come degradarsi ad elemosinare e restare, sempre, a mani vuote. Ogni risposta innescherà una spirale di altre domande, altri dubbi, ed infine, potrà mai, l’odio non prendere il posto della rassegnazione?
Tommaso E’ così grave per te?
Filippo Solo chi ha provato fame di giustizia, può immaginare cosa sia la sete di verità!
Tommaso Ancora ti ostini a credere che tutti siano affamati ed assetati?
Filippo Non puoi capire… sta in ciò la differenza fra noi. Tu, (indica il santo) hai fede, io, no.
Tommaso E questo che c’entra?
Filippo La fede è un correttivo, aggiusta errori e da speranza. Chi, come me, ne è orfano è costretto a pagare sulla propria pelle e pagarsi su quella degli altri l’intima necessità di pareggiare i conti, qui e ora prima che la lotteria della vita lo decreti perdente.
Tommaso (irato) Ma questa è la legge del taglione, occhio per occhio, ti rendi conto di ciò che stai dicendo?
Filippo Perché ti scaldi tanto? Per te è facile! Non sarebbe stato più facile, anche per me, se l’avessi avuta la fede? Credi che delegare ad un altro giudice, infinitamente più giusto, l’onere del giudizio non sarebbe stato più semplice che divorare Giacomo? Ho provato, ti assicuro, ma non ci riesco ad accettare un luogo che dopo la morte diventa rifugio di pace dove ogni torto è riparato, ogni paura sopita, ogni dubbio dissipato.
Tommaso Ma la vita, così, diventa insopportabile.
Filippo Hai ragione, chi non ha fede è condannato ad una folle corsa dove rubare il tempo diventa l’unico scopo dell’esistenza. Si è, sempre, in affanno a realizzare sogni, speranze e disegni, una lotta continua contro la morte; in affanno, continuamente, per non lasciare conti in sospeso.
Tommaso Come gli animali che vivono solo per saziarsi e perpetuare la specie.
Filippo No! Questo no! Animali no! Uomini, invece, che raccolgono in se l’aspirazione all’eternità della storia nella coscienza dei loro limiti, uomini eroici costretti a vivere nella realtà le illusioni, uomini operosi che alla noia non concedono neanche il riposo. Capisci, ora, del bisogno che ho di parlare con Sara?
Tommaso Assassino o no, non posso condannarti per questo. Parlerò con Sara.
Filippo Finalmente.
Tommaso Ma non farti eccessive illusioni e per quanto possa sembrarti incredibile, questa volta sono con te e sarò, io stesso, ad anticiparle la verità.
Filippo Finalmente.
Tommaso (recita) “Dirai a Sara che ho prove da mostrare sulla mia innocenza”; era, proprio, inevitabile mentire? Bisognava, per forza, arrivare a ricattarmi?... A me, il tuo migliore amico. Avresti potuto, benissimo, dirmi la verità su ciò che le avresti raccontato.
Filippo La verità, si!... L’unica verità.
Tommaso Potrà utilizzarla contro di te.
Filippo Te lo ripeto, non temo la sua vendetta.
Tommaso Bene, così diventa tutto più semplice.




Atto II Scena I
San Fili - Esterno notte – Piazzetta F. Cesario – Agosto, passano veloci le nuvole nel cielo stellato e con la luna piena, la luce cambia continuamente dando vita al santo – Filippo Venturi è seduto su una panchina spostandosi e muovendo continuamente la testa per osservare da diverse angolazioni la testa del santo.
Filippo Venturi, Tommaso Scarda, il santo.

Filippo (rivolgendosi al santo a voce bassa) Perché così particolare questa notte da sconvolgere le sembianze del tuo volto?... Perché, confondere i miei sensi? Cosa sono questi bagliori improvvisi e questo scintillio del cielo che tutto animano e che mal si adattano alla mia condizione? (alza una mano) Non muoverti, ti prego. Se ti vedessi scendere da quella pietra per farmi la carità di una parola di conforto, così, da alleviare la mia condizione, ti assicuro, per me sarebbe insopportabile! Insopportabile prostrarmi alla tua santità dopo essermi macchiato del peccato di Caino, il più odioso di tutti. Come potrei giustificarmi al tuo cospetto?... Non puoi farmi questo, non ora che sta per chiudersi il cerchio del mio percorso. Non muoverti, ti prego, non adesso! E’ così sensibile l’umanità agli attacchi del male per avere bisogno del contrappeso di riportare a te un ateo e, perdippiù, un cannibale con tanto clamore? Dovrò sopportare il dono della redenzione per fare più grande la tua gloria ed essere sacrificato sull’altare della beffa? Ho chiesto questo? Sono stato, forse, avvisato? (scuote la testa) La tensione fa brutti scherzi, non è che incomincio a vaneggiare? Proprio ora? Forse, sto perdendo la fiducia in me stesso. (si rivolge al santo) Non tradirmi ora, ti prego, non scendere. (scuote la testa) Sto per impazzire certamente, implorare così?... Io?... Implorare un santo, poi!... (sarcastico) Speriamo, però, che non scenda da quella pietra. (da lontano vede due figure che si avvicinano) Finalmente. Quest’attesa mi sta facendo impazzire. Ora bisogna affrontare la realtà non le ombre e i fantasmi. (Tommaso e Sara con in braccio un bimbo sono di fronte a Filippo)
Tommaso Eccoci qua!
Filippo Grazie per essere venuti.
Tommaso Credo sia meglio lasciarvi da soli. (si avvia sfiorando Filippo)
Filippo (sottovoce) Lei sa?
Tommaso (impercettibile) Si. (esce di scena)

Atto II Scena II
Filippo Venturi, Sara, il santo, la luna.


Filippo Siamo soli.
Sara Già!
Filippo (indicando il bambino) Come si chiama?
Sara Luca.
Filippo E’ proprio piccolo
Sara Si, appena sei mesi.
Filippo A questa età ci si accorge della perdita di un genitore?
Sara Non sorride, quasi, più.
Filippo Il tuo stato d’animo, certo, non lo aiuta.
Sara Può darsi.
Filippo Ho, quasi, costretto Tommaso a convincerti d’incontrarmi.
Sara Lo so.
Filippo In questo posto, dal santo.
Sara Lo so.
Filippo Non che, io, ne sia devoto. Io non credo, o più precisamente, ho fede nel non credere.
Sara So anche questo.
Filippo Questo posto, però, mi affascina e, spesso, diventa tutt’uno con i miei pensieri, facendomi spaziare oltre queste montagne.
Sara Per me sarebbe andato bene qualunque posto.
Filippo Magari qui, ti senti maggiormente protetta.
Sara Sento di non dover temere nulla.
Filippo (sconcertato) Ah!... Forse è meglio che ci sediamo.
Sara Si, è meglio.
Filippo (mentre si siede, scandisce) Quindi, se ho ben capito, io, non suscito in te alcun senso di paura.
Sara No.
Filippo Uh!…Allora è peggio di quello che avevo immaginato.
Sara Non capisco…
Filippo E’ una questione di vantaggio.
Sara Continuo a non capire.
Filippo E’ evidente che tu sia avvantaggiata nei miei confronti.
Sara Quale vantaggio?
Filippo Si, perché, io, ed è meglio essere leali da subito, al contrario tuo ho paura di te e di questo bimbo così piccolo.
Sara (sorride) Paura?... Tu?... Di me e Luca?... Mah!...
Filippo Paura, si, paura, è la verità!
Sara Non mi pare di aver fatto male a nessuno e poi, Luca… così piccolo, come si fa ad avere paura di un bimbo? (risoluta) In fondo, non abbiamo ucciso nessuno, noi!
Filippo Proprio questo è il punto. Le apparenze, a volte, ingannano. Noi siamo, forse, ciò che indossiamo?... Certo che no!
Sara Ebbene?
Filippo Siamo, invece, ciò che rappresentiamo, nella vita come in teatro. Io rappresento la miseria, voi la forza. La miseria evoca disprezzo e compassione, la forza, invece, è confidente per natura ed incute soggezione.
Sara Così, il fatto di non farci paura ti fa sentire un disgraziato, un miserabile!... Mi dispiace dovertelo confermare, ma, non mi fai nessuna paura. La prova è che non sarei qui se avessi immaginato un qualsiasi pericolo.
Filippo Potresti essere venuta di proposito per esorcizzarla, affrontandola, la paura. Anche la curiosità di guardare negli occhi l’assassino di tuo marito, potrebbe essere un buon motivo per affrontarla, la paura.
Sara Può essere!... Però, non avrei portato, mai, con me (scandisce) suo figlio.
Filippo Una buona ragione, questa, per farmi sentire, ancor di più, un miserabile.
Sara Calma, calma, aspetta un po’!... Ma tu che vuoi da me? Conferme per te stesso?... Ti sembra, possibile, che io possa dartele? Non puoi avermi fatto venire qua, solo, per il tuo interesse, sono io, se permetti, a dover cercare risposte, non il contrario.
Filippo Hai ragione, scusami, ma io non sono un miserabile, o, almeno, non mi sento di esserlo. Non so cosa farei per dimostrarti che… (Sara lo interrompe)
Sara Ed io, allora? Farei cose da pazzi per avere una risposta, una sola!... Ho sfidato il paese, tutto, per essere qui con te, per cercare di capire, ma, visto che, per avere, dovrò prima dare, essendo come dici tu, in vantaggio, ebbene, ti posso giurare su questo bimbo che per te non provo alcun sentimento, nessuno, capisci?... Nessuno! Né odio, né rancore, né disprezzo, né, ancordippiù, paura.
Filippo Indifferenza, certo!... (nervoso) Peggio, ancor peggio di ciò… (Sara lo interrompe)
Sara Scavarmi dentro, ora, non serve. Non mi è bastato il tempo per pensare, mi sento come un treno in corsa che non riesce a fermarsi in nessuna stazione ma che potrebbe deragliare da un momento all’altro. Ancora non riesco a capacitarmi che il padre di questa creatura non ci sia più. Per me, lui, è ancora vivo! Lui, non può essere quel pezzo di legno carbonizzato che mi hanno fatto riconoscere all’obitorio e, se riesco ad immaginarlo vivo, vivo, come faccio ad avere dei sentimenti per chi, in ogni caso, non può averlo ucciso?
Filippo (d’impeto) Si!... (riflette) Vivo? Come vivo?... Uno sbandamento… per un attimo… confuso, ecco, confuso. (guarda il santo, sottovoce) Forse, anche, sperato. (a voce sostenuta) Fa brutti scherzi questo luogo, è meglio andarcene ognuno per conto suo.
Sara No, questo no!... Non puoi andartene adesso, non senza avermi ascoltato. Sai, me ne vergogno, ma ho bisogno di confessarlo e a chi se non a te: ancora non ho pianto per la sua morte, ho coperto con il velo e le mani gli occhi avari di lacrime e sulla sua tomba ho sentito, solo, incredulità e sgomento. Chi più di te potrà convincermi della sua totale assenza? Sono venuta per questo, per poterne piangere la morte e per assaporare l’amaro della disperazione di dover crescere questo bimbo senza un padre. Sento d’impazzire quando, aperta la porta di casa, lui, non è là. Voglio la prova della sua morte per poterla accettare e, solo, tu puoi darmela.
Filippo E’ assurdo, mostruoso quello che mi stai chiedendo. E’ per me come doverlo uccidere per la seconda volta e per niente, capisci?
Sara Si!... Sono qui apposta per rivivere gli ultimi istanti della sua vita. Ho bisogno di sentirmi dentro il suo dolore e la sua disperazione.
Filippo (disperato) No, non posso! Non ricordo, non posso ricordare, non sono un assassino.
Sara (concitata) Vedi? Lo dici anche tu che lui non è morto. E’ vivo, è vivo!... Adesso posso ritornare a casa ad aspettarlo.
Filippo E’ morto, morto, sbranato!
Sara Ma se, proprio adesso, hai detto di non essere un assassino.
Filippo (frastornato) Non confondermi!... Ho bisogno di riflettere, si… riflettere.
Sara Allora?
Filippo Vuoi, per forza, farmi sentire un assassino?... Si!… Giacomo, l’ho ucciso con (mostra le mani) queste mani. Sono la prova della sua morte, le mie mani.
Sara Con le mani?
Filippo E con i denti.
Sara Ah!... Tommaso mi ha accennato… ma, era da credere?... Tu gli avresti creduto?... Un uomo mangiato vivo da un altro uomo.
Filippo Vorrei non parlarne, non con te, non posso.
Sara E’ questa la notte della verità e sarebbe fatale indugiare.
Filippo Non ci riesco, non per viltà né per compassione. Rifletti: è giusto nutrire il tuo cuore d’odio? E’, proprio, indispensabile cercare il soverchio della mostruosità?
Sara Era mio marito.
Filippo Va bene!... Vuoi la verità?... Eccola: non ho fatto, altro, che interpretare il mio stesso copione con la prevista ferocia e determinazione, ma, ancorpiù, con intimo piacere, mi sono appagato dello strazio della sua carne e della disperazione delle sue grida, dei lunghi rantolii che hanno preceduto la morte sino a godere succhiandogli il gemito del suo ultimo respiro.
Sara Perché in questo modo?
Filippo (esaltato) Era tutto (si batte la fronte) qui, un solo copione, scritto ed impresso a fuoco, (si batte di nuovo la fronte) Qui!
Sara Quando odio in queste tue parole!... Non ti è bastato prendergli la vita!... Anche l’anima dovevi rubargli?
Filippo Come l’anima?
Sara Il suo ultimo respiro.
Filippo Già, l’anima, quella dei credenti. Meglio, si!... Meglio avere un’anima facile da ripulire con lo straccio di una preghiera che una coscienza alla quale dare conto! Se dovesse essere da qualche parte, quell’anima, ricorderà in eterno quegli attimi.
Sara Lui vive, lo sento!...
Filippo Ancora?... Cosa devo fare, ancora, per convincerti che… (Sara lo interrompe)
Sara Vive… si… in te!
Filippo (sobbalza) In me?... Ma che follia è questa?
Sara L’ho sentito dal primo istante che ti ho intravisto. Quando, ancora, da lontano, si stagliava, appena, la tua figura, ho sentito il cuore scoppiare.
Filippo Cosa?... Cos’hai sentito?
Sara Come se lui fosse vivo. Avevo, già, un presentimento, come una divinazione. Ricordi che ti ho pure detto di essere venuta a questo appuntamento senza alcun timore.
Filippo Ma che divinazioni!... Sono sciocchezze che… (Sara lo interrompe)
Sara No! Adesso, finalmente, ho capito!
Filippo Capito?... Veramente, ora, se permetti, vorrei capire anch’io.
Sara Tutta quella confusione in testa, mi sono sforzata a convincermi della sua morte, ho fatto di tutto per accettarne la perdita. Ricordi?... Non una lacrima!... Quando Tommaso mi ha chiesto di venire qua, da te, è stato come se si fosse accesa una speranza.
Filippo Sii indulgente con me, non spingermi a perdere i lumi della ragione.
Sara (non lo ascolta, quasi grida, indica il santo) Lui!... E’ stato lui!... Lui ha voluto tutto questo.
Filippo (sbigottito, indica il santo) Lui?... Chi?... Il santo?
Sara E chi altri, allora.
Filippo Una statua?... Un pezzo di ferro?...
Sara Se fosse, solo, ciò che dici, perché (indica i fiori intorno) tutta questa devozione e queste suppliche?
Filippo Superstizione, paura, pietà, egoismo e mille altre sciocchezze.
Sara E la fede?... Quella no, vero?... Che ingrata sono stata a non capire di aver avuto senza chiedere. E dire che per me sarebbe andato bene qualsiasi altro posto per incontrarci. Sei stato, proprio tu, invece, a volermi qui.
Filippo Era un modo come un altro per tranquillizzarti.
Sara Tu credi?... E’ stata la (indica il santo) sua volontà a predisporre le cose utilizzando, proprio, te, un ateo.
Filippo (seccato) Non coinvolgermi e parla per te, alle mie cose ci penso io, altro che i santi.
Sara Senza che tu ne avessi coscienza.
Filippo (ironico) Come un burattino, si!... Io?... Ma per favore!... Ed il libero arbitrio?... E la mia libertà?... Che fine hanno fatto.
Sara Non ho tempo per queste dispute, il mio è un atto di fede.
Filippo Un atto di fede contro la mia libertà.
Sara Un atto di fede e basta.
Filippo Ho capito! Ho capito!... Almeno rispondi a questa domanda: se lui, come, tu, dici, è dentro di me, io, chi sono?
(il bimbo inizia a piangere)
Sara Ha fame, bisogna che lo allatti, scusami.
Filippo (si alza, si sposta) Si, certo!... La sua fame, adesso, è più importante. (Sara, in penombra, scopre il seno ed inizia ad allattare, la luna splende in cielo, adesso le ombre sono stagliate e nette).
Filippo (si avvicina al santo, sottovoce) Perché, adesso, così proteso e immobile a sfidare l’immobilità della montagna ed ignorare chi, come me, soffre, sino a diventarne pazzo, della sua pazzia? (batte la mano contro il piedistallo del santo) Perché non scendi da questa pietra?... Ora sono pronto!... E’ per lei, lo sai!... Per lei che te lo chiedo e per quel bimbo. Scendi!... Ti prego, non fare che le mie suppliche rimangano inascoltate. Scendi per dirle che suo marito non può essere in me, toglile questa pietosa illusione, ridalle la ragione nella verità. Ti prego, scendi!... (rimane a lungo a guardare il santo) Già!... Che sciocco sono!... Se un uomo sapesse la verità del proprio scopo, cesserebbe d’inseguirti. Già!... Che utile ne avresti dalla verità?... Sta nella ferma rigidità la tua forza e la tua grandezza, cosicché non s’inciampa quando rinunciando alla fallacia del movimento tutto è guadagno in equilibrio e santità. Immobilità!... E’ questa!... E’ questa la regola ed il miracolo; scendere da lì è niente in confronto alla tua statica immobilità e, quando, di più, il popolo ti prega e ti acclama tanto più rimani lì a sfidare inutilmente la montagna resistendo, immobile, alla corruzione della vanità. Viva il nostro santo protettore nell’immobilità della fede e della morte. Fortuna che ci sei tu, (si rivolge alla luna) luna, che nell’eterno vagare mi allevii quest’orrore del nulla e mi rendi indifeso e volubile, ma vivo.
(Sara ha finito d’allattare, Filippo si avvicina)
Filippo (a bassa voce) Dorme?
Sara Si.
Filippo Allora, si può sapere chi sono, io?
Sara Tu?... Che domanda?... Filippo!
Filippo E lui?...
Sara Lui?... Lui è dentro di te.
Filippo Ancora con questa storia?... Che significa dentro di me?... (spaventato) Cosa ci fa dentro di me?
Sara No!... Cos’hai capito?... Forse una possessione, un’intrusione diabolica?... Tu credi che io pensi che, lui, si sia impossessato di te?
Filippo Io, non so, più, cosa pensare. Te lo ripeto, dimmi, cosa intendi per “dentro di me”?
Sara Che è presente in te senza, però, averci a che fare con te. E’ difficile, lo so, ma come dire che usa, soltanto, il tuo corpo, non avendone, più, per se, uno proprio.
Filippo (si tocca da tutte le parti) Il mio corpo a sua disposizione! Come un albergo!... Com’è possibile?
Sara Deve pur stare da qualche parte!... Sei stato, tu, ad offrirti di ospitarlo, non ricordi? Potevi, benissimo, lasciarlo andare.
Filippo Io?... Io, non ho fatto nulla!... Io, l’ho, solamente, ammazzato.
Sara Appunto!... Ma in quel modo.
Filippo (concitato) Dimmi la verità!... Vedi qualcosa di strano in me?... Un qualcosa che ti ricordi lui?
Sara No!... Che c’entra, tu sei tu, Filippo, è chiaro.
Filippo Lo vedi?... Chiaro!... E allora?
Sara Te lo ripeto, sento lui, in te. Ne avverto la presenza.
Filippo Come sentire il calore della febbre.
Sara Così!... Così!... Una febbre provocata da un organismo estraneo e che, però, vive di vita propria.
Filippo (grida) La febbre o ti uccide o, tu, uccidi lei e chi la provoca, capisci?... (riflette, fra se) O io, o lui!... Ancora una volta.
Sara Luca dorme. Per favore, smetti di gridare, Giacomo!... Ecco, vedi?.. Si è svegliato (si occupa del bimbo)
Filippo (spaventato, fra se) Il suo nome, Giacomo, è la prima volta che lo nomina, e proprio rivolgendosi a me. (a Sara concitato) Basta, Basta!... Aiutami!... Aiutami a liberarmi di lui, da quest’intruso.
Sara No!... Non voglio che lui ti lasci, che lui vada via, hai sentito? E’ la prima volta che, di nuovo, riesco a pronunciare il suo nome, (estasiata, folle) Giacomo. (parla col bimbo) Giacomo, hai capito? E’ così che si chiama tuo padre (continua a parlare e a giocare completamente estraniata)
Filippo (si rivolge alla luna) A te non chiedo miracoli, solo di vegliare mentre parlo al mio cuore. Non è niente, in paragone alla sua pena, il mio stupore. Sara è convinta di sentirlo, in me, Giacomo. Mah!... Ammettiamolo pure!... (si indica il corpo con le mani) Questo mio corpo, avvelenato dall’odio della vendetta, alla fine, si è concesso, benevolo, ad accoglierlo e custodirlo senza darmene, il ben che minimo, preavviso. Di nascosto, contaminandomi. Tuttavia e per essere onesti, elementi a sua discolpa ce ne sono, ad iniziare dall’essere stato colto di sorpresa e che una volta gustata la sua consistenza materiale non abbia disdegnato quella più effimera dello spirito. Vada per ciò!... Ma privarmi di un segno, di un sintomo, o, quant’altro, beh!... E’ una vigliaccata. Almeno un po’ di febbre! Niente, niente!... Dico, io, Giacomo era il mio opposto contrario in tutto, carattere, fisico, gusti… si!... Completamente diverso. Ci sarebbe potuta stare una, seppur minima, reazione allergica o, una, qualche, forma di rigetto. Invece, no!... Nemmeno un mal di testa, un raffreddore. E’ dura da accettare, ma (si indica con le mani il corpo) questo corpo mi tradisce, a dir poco, si è messo contro la mia volontà e non bastandogli, assurdo nell’assurdo, si è preso anche la briga di difenderlo, rendendolo, (si indica) quest’intruso, completamente invisibile ai miei sensi. Eppure, lei, riesce a percepirlo dentro di me, addirittura, anche da lontano, quando, a suo dire, “appena si stagliava la mia figura”. Devo fare qualcosa perché questo mio corpo assolva al suo compito di rispondere alla mia volontà. Si, ma cosa? Se, dapprincipio, si è prestato, mettendo a disposizione, tutta, la sua vigoria fisica ed una inaudita ferocia per sbranarlo, perché, ora, diventa, così, controverso il suo agire?... Ma sarà, poi, tanto vero quello che lei sta sostenendo? Oppure persegue un altro fine, del quale non riesco, neppure, ad intravederne i contorni?... Attento, Filippo, a non farti suggestionare da questo posto, dalla luna e dalla sua bellezza. E’ bella, Sara, vero?... Forse, troppo!... Ricorda, Filippo, che la cosa da temere più della follia degli altri è la propria verità. Ma, quale verità?
Sara (stringendo il bimbo a se) Hai visto? Appena gli ho parlato di Giacomo si è messo a giocare ed ora dorme tranquillo. Sono convinta che anche lui avverte, in te, la presenza del padre.
Filippo Anche lui?... Già!... E perché, no?... Se lo dice sua madre, poi!
Sara Cos’è che vorresti insinuare?
Filippo (ironico) Tu, Luca ed il povero disgraziato, (si indica) qui presente, che assolve l’ingrato compito della presenza-supplenza, sua, di Giacomo. E, poi, non c’è che dire, un bel quadretto familiare il nostro. Leggermente modificato, però, a gustarsi la frescura della notte.
Sara Vada per l’inutile sarcasmo. Consentimi di dissentire, oltremodo, sul resto. Rispondi!... Tu, che c’entri?... In questo quadretto dovresti notarci una forte dissonanza, la tua.
Filippo Come?... Ma se, in me, in me… dici di sentire lui. Se, io, per te sono… insomma… in qualche modo… come dire… più o meno, lo rappresento.
Sara Chi?... Lui?
Filippo E chi altri, allora?
Sara Ma, tu, sei Filippo. Hai voluto che te lo confermassi, ricordi? Tu non sei Giacomo, sei Filippo e come tale non puoi surrogarlo e tantomeno rappresentarlo.
Filippo Pazzesco!... Pazzesco.
Sara Pazzesco?... Pazzesco è se uno di noi ad un certo punto cessa, anche in parte, d’essere se stesso.
Filippo Hai ragione, non può che essere così. Ma, allora, io, cosa sono per voi?
Sara Tu sei il custode della sua anima, che, noi, avvertiamo essere presente in te.
Filippo Ma non è, completamente, folle affermare che convivendo, continuamente, con lui… in qualche modo… col tempo, io, possa, un po’, assomigliargli in una sorta d’adattamento. Avviene anche fra le persone, sai?... E’ provato.
Sara Non credo sia la stessa cosa.
Filippo Come fai ad esserne certa?
Sara Non è che, tu, non l’avverti, come noi, la sua presenza. Tu, non l’avverti, affatto. E, come potresti somigliare a ciò che nemmeno, lontanamente, riesci a percepire?
Filippo Lo capisci, bene, che non mi può bastare essere, solo, un contenitore, un albergo, un’urna cineraria; voglio di più, voglio ciò che mi spetta, voglio avvertirne, anch’io, la presenza! E’ un mio diritto, il corpo è mio ed è giusto che qualcuno mi paghi l’affitto.
Sara Mettendoci di proprio si conquistano le cose.
Filippo Almeno dammi una indicazione, una direzione; devo, forse, concentrarmi, sforzarmi con la mente per riconoscerlo?
Sara E’ semplice, ma non ti potrà aiutare nessuno, il segreto sta nell’esserne convinto.
Filippo Convinto di cosa?
Sara Che, lui, è in te.
Filippo Dire si, sapendo che è no?... Mentire a me stesso, convincendomi di non mentire? Troppo complicato. Mettiamola, invece, in quest’altro modo. Se, io, adesso, andassi via, lui verrebbe con me, vero?
Sara Purtroppo, si!
Filippo Tu vuoi che vada via?
Sara Certo che no.
Filippo E’ questo che mi aspettavo di sentire. La mia assenza diventa, in special modo per te, un disagio, un dolore.
Sara (precisa) Quella sua, non la tua.
Filippo Che, in fondo, è lo stesso, essendo, io, l’essere, il soggetto, la qualcosa o ciò che più ti aggrada che ha in custodia, lui. I fatti, però, sono questi: se, io, ci sono, lui c’è, in caso contrario…
Sara Ho capito, una specie di ricatto.
Filippo Diciamo meglio, e senza drammatizzare, che preferisco l’autogestione della mia libertà personale.
Sara Non è in mio potere aiutarti a sentirlo, torno a ripetertelo, se potessi lo farei con tutte le mie forze. Per intanto, ho un dovere da compiere, quello si, che posso farlo e subito: devo ringraziarti.
Filippo Di cosa?... Non mi pare di aver fatto molto. Ah!... Capisco. (sorride) Perché continuo a restare?
Sara Anche per questo. Soprattutto, però, perché ho avuto risposta alla domanda che più mi assillava.
Filippo Che, lui, non è… che è ancora… non so proprio come dire… vivo?... Vivo?... E’ così?
Sara E’ così!... Grazie.
Filippo Se è per questo, anch’io, ho interesse a restare, devo, ancora, imparare molto, devo cercare di conoscere ciò che mi sta succedendo.
Sara Vedo che hai capito. E’ un momento, questo, in cui le convenienze di entrambi coincidono.
Filippo Un momento?... (riflette) Aspetta, tu, un momento!... E dopo che sarà?
Sara Come dopo?... Hai, forse, tempi da proporre?
Filippo No. Magari li avessi. Però, come il solito, parto svantaggiato.
Sara Come sarebbe?
Filippo Momento più, momento meno, per te, in ogni modo, è solo una questione di tempi, io, al contrario, resto impegnato a vita.
Sara Impegnato?... Impegnato in cosa.
Filippo Con lui. Facciamo che, un giorno qualsiasi, tu, dovessi innamorarti di un altro, o, per capriccio, decidere che questa storia è giunta al capolinea. In un attimo, (fa schioccare le dita) così, finirà il tuo interesse per lui e, con lui, anche, per me. Ed, io?... Che sarà di me?... Perderò tutto, sicuro!
Sara E’ possibile che, in ogni caso, in ogni circostanza, debba esserci una convenienza, un guadagno?
Filippo Non puoi, certo, pretendere che vada, per forza, in perdita, io, mi gioco tutto in questa vita, non ho altre aspirazioni, non scordarlo.
Sara Beh!... Se dovesse capitare, ognuno per sé.
Filippo Si?... Vedi che avevo ragione!... Ed io, allora?... Dovrò portarmi addosso questo peso inutile, questo fardello che non è mio?... Poi… poi, fai conto che, per amor tuo, anch’io, ora, riesca a percepirlo, che si crei un’intesa, una comunione, una tregua fra me e lui; poi, tu, decidi e te ne vai, io, che ci faccio con lui?... No!... Non voglio che, questo, accada, non voglio sentirlo, assolutamente!... Devo andare, adesso, prima che sia troppo tardi! (si alza, sta per andarsene)
Sara Non è scappando che potrai salvarti. Se te ne vai, fra un attimo, lui, potrebbe, così, per dispetto, presentarsi per ossessionarti. Oramai, lui, è in te, sentire o farsi sentire è una vostra prerogativa, non dipende da me, dalle mie scelte o dalla mia volontà.
Filippo (ritorna a sedersi, sconsolato) Sono condannato, sono nelle sue mani, vero?... Adesso è tutto più chiaro, io gli ho preso la vita, lui si sta prendendo gioco della mia e del mio intelletto.
Sara Per ora, è, solo, una ipotesi dettata dal tuo stato d’animo e non suffragata dai fatti. Attento, però!... Non puoi permetterti che la volontà sia annullata dall’immaginazione e dalla paura.
Filippo Che si fa, allora?
Sara Intanto, dovremmo incontrarci più spesso.
Filippo Per lui?
Sara No, per noi tutti.
Filippo Credi che, lui, sia d’accordo?
Sara Non vedo perché dovrebbe esserne contrariato, in fondo è l’unico modo per mantenersi in contatto.
Filippo Nel corpo del suo assassino, bella consolazione!
Sara E’ meglio che niente.
Filippo Se, tu, comunque, potessi intercedere.
Sara Fra te e lui, non credo essere la persona giusta.
Filippo E perché, no?
Sara Se ne avessi la facoltà, cosa di cui dubito molto, credi che, lui, accetterebbe questa specie di triangolo? Avrebbe di che lamentarsi, non avendo, come noi, un corpo.
Filippo Così, allora, non ho più speranze? Ridotto, come sono, ad una specie d’interfaccia umana volta a mettere in comunicazione, te e lui, vivi e morti. Perché, allora, dovrebbe farsi avvertire da me?... Se per mezzo mio riesce, già, a farsi sentire da te? Io, non avrò, mai, questo privilegio!... Sono, solo, condannato a portarlo a spasso, Giacomo, ed avvertirne solo la beffa.
Sara Ma, tu, che ne sai? Conosci, forse, la logica che muove queste cose?
Filippo Sarà la sua vendetta, lui e te senza di me, ma, con me in mezzo, sordo e muto. E’ chiaro, l’hai già detto, lui, non accetterà, mai questo triangolo. (riflette) Però… forse… aspetta un po’… una soluzione potrebbe esserci. Si, si, l’unica, forse. (fissa Sara in modo strano)
Sara ( curiosa, un po’ spaventata) Che vorresti dire?
Filippo La soluzione sta in te.
Sara In me?... Vorresti mangiare, anche, me?... A pensarci bene, averci dentro tutt’e due acquieterebbe lui ed in parte me, ciò ridurrebbe, di molto, il tuo conflitto e le tue preoccupazioni rendendoti, anche, in questo modo, più libero; non saresti vincolato, più, a persone, completamente, vive.
Filippo Non scherzare, non è, proprio, il momento.
Sara No?... E perché?... Se la tua è la logica dell’utile… quale migliore occasione, questa?
Filippo Potremmo… insieme… io e te… realizzare una unione… una convivenza e perché no?... Una famiglia.
Sara Avere te e lui?... Contemporaneamente!... Il tuo corpo e la sua anima?... Un buon affare, certo, un buon affare, per me, ma, specialmente, per te e per la tua paura. C’è un piccolo particolare, però, non so se la mia coscienza sopporterebbe, tutto questo. In un sol colpo, carnefice e vittima, una prospettiva dura da accettare. Ecco, tu ti accontenterai di me per paura di lui; io, avrei lui, ma dovrei accontentarmi di te.
Filippo Io, accontentarmi di te?... Via, non esageriamo. (imbarazzato) Non è, assolutamente, così!
Sara (imbarazzata) Vuoi dire che io… (Filippo la interrompe)
Filippo Si!... Mi piaci… molto.
Sara Devi essere, proprio, terrorizzato per arrivare a tanto.
Filippo E’ la verità!... (nervoso) Piuttosto, il problema è… che dovrai, tu, accontentarti di me.
Sara Scusa, scusami… non volevo, ti assicuro che non era nelle mie intenzioni. Cerca di capirmi, proporti, così, solo, per necessità, mi ha scosso molto, non ero pronta. Te lo ripeto, non credo che lui sia d’accordo a realizzare ciò.
Filippo Insisto, mi piaci. Se, tu, dovessi accettare, molte cose andrebbero a posto, oltre a ripeterti che con te… (Sara lo interrompe)
Sara Mi stai chiedendo di… (Filippo la interrompe)
Filippo Si!... Di vivere insieme.
Sara Anche tu?...
Filippo Anch’io cosa?
Sara Anche tu come Tommaso.
Filippo Perché, anche lui?
Sara Si!... Appena dopo il funerale, con garbo, s’intende, e con ambigua leggerezza; ma, il vero è, che si è offerto di consolarmi.
Filippo E tu?
Sara Ho finto di non capire, sai, la confusione del momento mi ha aiutata. E’ certo, in ogni caso, che alla fine renderà esplicita la sua intenzione.
Filippo E tu?
Sara Dovrò dargli una risposta.
Filippo (riflettendo ad alta voce) Tommaso!... Tommaso!... Hai capito che essere spregevole, Tommaso?
Sara Perché così sorpreso?... Perché si è dichiarato con me? (ironica) Cominci, già, ad esserne geloso?
Filippo No!... Tommaso sapeva.
Sara So che era a conoscenza di tutto. Se sono qui è per questo, sua la richiesta, sua l’ammissione.
Filippo No!... Non è per questo. Tommaso conosceva le mie intenzioni.
Sara (esterrefatta) Lui?... Tommaso?... Prima che, Giacomo, morisse?
Filippo Si, prima!... E’ qui che mi sono aperto con lui, proprio, qui!... Conoscendo la sua devozione ho pensato che fosse, questo, il luogo adatto. Il santo, la panchina e la luna mi sono testimoni. Mi ha, pure, sfidato buttandomi in faccia, tutto, il suo scetticismo.
Sara (disperata) E’ troppo!... E’ troppo da sopportare, più della sua morte. Tu, Giacomo e Tommaso. Tre uomini che hanno preteso di voler entrare, con la forza, nella mia vita! Ti prego, lasciami sola, un attimo, solo un attimo… ho bisogno di riflettere!
(Filippo si alza e si avvia verso il santo)
Filippo (tocca il piedistallo guardando il santo in senso di sfida) Cos’hai fatto per meritare cotanto piedistallo?... Dimmi!... Chi ti ha messo qui?... Chi, a ricordare agli altri la tua nobile virtù di cui, egli, non ha mai saputo o sentito nulla?... Dimmi!... Devo ringraziarti per avermi dato un esempio da seguire, lui, il tuo Tommaso, quando, egli, continua ad abbeverarsi nell’acqua putrida dell’infamia?... Dimmi!... Come fai a rimanerci, ancora, qui sopra, quando, alla sua perfidia devi il tuo splendore?... Dimmi!... E’ la ferocia del mio stato di cannibale ad impressionarti più dell’ipocrisia di chi ti ha messo qui, usandoti, solo, per realizzare i propri affari? Perché, testardo, a questo protenderti, minaccioso, contro l’oscuro e l’incombente e a difesa di queste mura, quando alberga, già, nei cuori e fra le mura, il male?... Dimmi!... E’ questo che... (Sara lo interrompe)
Sara (a voce alta) Avrebbe potuto evitarla, Tommaso, questa tragedia?
Filippo (si avvicina, in piedi di fronte a lei) Se avesse confessato tutto, si. Anche se l’ho, verosimilmente, intimorito, dicendogli che, se mi avesse tradito, avrei ucciso lui al posto di Giacomo.
Sara Lo avresti fatto?
Filippo Certo che no.
Sara Glielo hai confessato, sperando, in qualche modo, che lui ti avesse impedito di farlo, vero?
Filippo Non ne sono sicuro, forse, inconsciamente.
Sara Non si confessa, a nessuno, l’intenzione di un delitto, pena, il fallimento dello stesso. Bell’amico!... In fondo, tu, gli hai chiesto di aiutarti e, lui, invece, ti ha spinto più in là delle tue intenzioni.
Filippo Ti prego, adesso, non mettermi, tu, in ridicolo. (alterato) Il delitto di Giacomo è mio, solo mio. La sua carne è dentro di me. Non scordarlo.
Sara Devi ammettere, però, che Tommaso è tuo complice senza avere, nessuna, attenuante, perché ti ha usato avendone vantaggio. La sua morte gli era indispensabile per farsi avanti con me… che di Giacomo, lui, aveva un gran terrore. Tu hai fatto il lavoro sporco che Tommaso non avrebbe, mai, avuto il coraggio di fare. Tu, il leone che si ciba di carne viva, lui, la iena che conosce solo il tanfo della carne morta. Vigliacco!... Vigliacco!...
Filippo Ancora il leone!... Possibile che mi perseguiti, così, in continuazione?... Ad ogni passaggio della mia vita, lui, il leone, è sempre presente. (riflette) Ecco!... E’ lui, il leone, che si è impossessato di me, non Giacomo. Tu, Sara, non senti, in me, Giacomo, ma un uomo, un uomo che ha l’odore della bestia, famelica e feroce, proprio, come un leone. E’ stata questa mia natura ad incuriosirti e cercarmi ed è stato il tuo istinto primordiale a ritrovarmi. E’ questo che senti in me, non altro. Finalmente, io, ho ritrovato la mia verità, devo temerla adesso?
Sara Ma di cosa parli?
Filippo E’ tutto chiaro, adesso!... Il leone è il più temibile dei mangiatori d’uomini, lo sanno bene i cannibali che lo temono sino al punto di mutuare la sua stessa natura pensando così, di incarnarsi in esso. Il versetto dei vangeli apocrifi ne è la testimonianza. (recita) “Beato il leone che l’uomo mangia, cosicché il leone diventi uomo, e, sventurato l’uomo che il leone mangia, cosicché l’uomo diventi leone”. Io… sono un uomo, un uomo che mangia l’altro uomo; un cannibale, si, un cannibale… (ironico) ma non so, ancora, come definirmi, se santo o sventurato. Si vede che, per esserci in natura, gli esseri come me sono necessari per ripulire il mondo.
Sara Non capisco cosa dici, ma tu pensi che non sia lui, Giacomo, ad essere in te?
Filippo No, non ci sono altre anime, c’è, soltanto, il leone che mi possiede, ne sento la fame… la stessa che ho sentito per Giacomo.
Sara Ascolta Filippo. Sono frastornata, impaurita come non mai, ma sento di dover andare sino in fondo, ora. Dimmi!... Cambia qualcosa nella proposta che mi hai fatto?
Filippo Adesso che mi sento d’essere me stesso, che mi sento di aver riconosciuto la mia vera, unica natura, posso affermare che stare insieme a te è, proprio, ciò che voglio. Voglio vivere con te e questo bimbo, Sara.
Sara Toglimi, solo, una curiosità, lo rifaresti?
Filippo Cosa?
Sara Mangiare un uomo.
Filippo Rinnovare quell’esperienza, adesso?
Sara Proprio così.
Filippo (in tono scherzoso) In fondo, tutto sarebbe più semplice. Dopo il primo si acquisisce una certa pratica e si affinano certi gusti particolari.
Sara Non scherzare. E’ importante, per me.
Filippo La verità?
Sara Che altro?
Filippo Lo rifarei… si… nello stesso, identico, modo e senza alcun tentennamento. Anzi, tutto è pronto per saziarmi ancora. Adesso, dimmi, tu, che farai.
Sara Per me è ora di andare. Mi accompagni? (Filippo fa un cenno affermativo con la testa, si alzano) E’ ora di adoperarsi affinché si dia pace a chi pace non ha.
Filippo Sicura di volerlo?
Sara Si.
Filippo (passano di fianco al santo, lo guarda con un sorriso beffardo sulle labbra) Ho, altro, da fare che pregarti!